NUMERO 01 | GIUGNO 2011
P a s s i
d i
b i o a r c h i t e t t u r a
CASTELIR SUITE HOTEL
il loft fiorentino
Diesel Headquarters
Riva il borgo Arredamenti piemontese 1908 Arch. Luciano Falcini
Arch. Paolo Facchini panchià - Val di FIEMME (TN)
Breganze (VI)
Arch. Giacomo Spezza FIRENZE
BRESCIA
il palazzo del settecento Arch. Michela Baldessari TRENTO
Val d’Ossola (VB)
c o n t e m p o r a n e a
la villa in lombardia
il casolare del trecento
l’asilo trentino
Galleria dello Scudo
Arch. Ulisse Marcolli VARESE
Arch. Massimo Cont BESENELLO (TN)
Arch. Massimo Baldassari BAGNONE (MS)
Arch. Paolo Baldessari VERONA
Numero 01 | Giugno 2011 Testi: Silvia Conotter/Plus | Grafica: Plus (TN) | Foto: Carlo Baroni, Giorgio Ruzzene| Stampa: Saturnia (TN)
Il valore di un prodotto non si può inventare, ma è necessario progettarlo nei minimi particolari e costruirlo con grande attenzione e serietà. Siamo consapevoli che un pavimento in legno è sempre più interpretato come un complemento d’arredo, per questo ci impegniamo a sviluppare le nostre proposte ponendo sempre molta attenzione alle tendenze del design. Ma, oltre all’estetica, altri due aspetti per noi sono assolutamente centrali: la salubrità del prodotto, che deve essere totale, e la durata nel tempo: facile avere un prodotto bello oggi, molto più difficile mantenere questa bellezza inalterata per 30 anni.
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La casa dei sogni CASTELIR SUITE HOTEL panchià - Val di FIEMME (TN) Arch. Paolo Facchini
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Rosso ha un cuore di legno
UN loft a tutto rovere il loft fiorentino FIRENZE Arch. Giacomo Spezza
Diesel Headquarters Breganze (VI)
30 Riva Arredamenti 1908 BRESCIA
38 Una casa tra rigore e convivialità il palazzo del settecento TRENTO Arch. Michela Baldessari
46 ritorno al passato il borgo piemontese Val d’Ossola (VB) Arch. Luciano Falcini
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un paddock in teak
la villa in lombardia VARESE Arch. Ulisse Marcolli
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quando il vento dell’est soffia eleganza
Tutti giu per terra l’asilo trentino
il casolare del trecento
BESENELLO (TN) Arch. Massimo Cont
BAGNONE (MS) Arch. Massimo Baldassari
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Arte e arte applicata
Galleria dello Scudo VERONA Arch. Paolo Baldessari
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La casa dei sogni
Un piccolo grande albergo nel cuore della Valle di Fiemme.
La casa dei sogni
1 Un sogno cullato per ben 14 anni, in attesa
ne inaugurato il Suite Hotel Castelir di Panchià,
diverse specie di alberi che circondano il Ca-
che la burocrazia facesse il suo corso e matu-
nel cuore della Val di Fiemme.
stelir: pino, mugo, larice, pruno, melo, abete,
rassero i tempi per la realizzazione di un quat-
Rolando Delugan e la moglie Graziella sono
betulla, noce. Ognuna costruita come fosse
tro stelle superior con sole sette stanze.
la quarta generazione di due famiglie di
una casetta, con il patio ed una propria entra-
albergatori e sanno bene cosa vuol dire
ta indipendente dal giardino.
Un posto dove trovare benessere e tranquillità, avvolti dal silenzio di una natura incontaminata. Un luogo dove stare bene, da dove ripartire solo per aver voglia di ritornare.
offrire all’ospite un servizio di qualità: “Prima di essere un albergo questa è casa nostra, visto che viviamo nella parte superiore della struttura – racconta Rolando – e così l’abbiamo immaginata, senza seguire le mode o i consigli degli esperti, pensando a quello che avremmo
Nel 2006 arriva finalmente il via libera. Esatta-
voluto noi se fossimo venuti qui in vacanza”.
mente 14 mesi dopo, il 10 dicembre 2007, vie-
Sette suite, quindi, che prendono il nome dalle
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Per i pavimenti è stato scelto un larice spazzolato anticato,il cui colore chiaro bene si sposa con quello dei mobili antichi recuperati grazie ad anni di ricerche. “Cercavamo un parquet bello e resistente,
Un piccolo grande albergo nel cuore della Valle di Fiemme.
2 ARCHITETTO
PAOLO FACCHINI parola d’ordine: bioedilizia
Paolo Facchini, 47 anni, si è laureato in Architettura a Venezia nel 1993. L’anno successivo ha iniziato la professione, specializzandosi in bioedilizia a livello residenziale sia per quanto riguarda le nuove costruzioni che le ristrutturazioni. La realizzazione del quattro stelle superior di Panchià rappresenta quindi un episodio unico nella sua carriera professionale: una parentesi che ha
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però generato contatti preziosi con chi ha avuto modo di vedere il Castelir ed è rimasto colpito dal suo stile. Per questo motivo, da qualche anno la sua attività è uscita spesso dai confini provinciali. La passione per la bioarchitettura di Paolo Facchini è nata ai tempi dell’università e si è rafforzata dopo la frequentazione del primo corso Anab (Associazione nazionale architettura bioecologica) in cui ha avuto come insegnante il luminare del settore Anton Schneider. Tra il 1993 e il 2000, ristrutturando la casa di famiglia a Centa San Nicolò in Trentino, ha avuto modo di mettere in pratica le tecniche di autocostruzione in bioedilizia: sette anni di fatiche e di ingegno, con l’aiuto del padre completamente digiuno di edilizia, ripagati ampiamente da un risultato sorprendente.
vista l’entrata dal giardino – spiega Graziella –
Per l’ampia vasca idromassaggio, punto forte
gli ospiti del Castelir. Ospiti che, se a volte
e, a distanza di quattro anni, devo dire che si
della zona wellness, si è scelto di evitare le
fanno fatica ad incontrarsi tra loro, ritovano
è rivelato una scelta ottimale”. D’altra parte
classiche location sotto terra presenti spesso
ogni mattina la natura protesa sulla soglia
i segni del tempo non alterano la bellezza e la
anche negli alberghi di livello. Ecco quindi
della loro stanza, percorsa dalle impronte
funzionalità del pavimento in larice, ma ren-
le ampie vetrate sul bosco, che aggiungono
delle volpi che si avvicinano nella notte in
dono ancor più caldi ed accoglienti gli spazi in
relax visivo a quello delle bollicine sul corpo.
cerca di cibo.
cui è inserito.
Senza contare la bellezza della piscina esterna, riscaldata anche d’inverno per magiche
Tutti i materiali sono stati scelti con i criteri della filiera corta e della biocompatibilità, perché il benessere - per essere tale - contempla solo prodotti naturali.
nuotate sotto le stelle. Interessante la “zona pensatoio” che si trova all’interno della torretta: luogo ideale per scrivere, leggere, o pensare a quanto la natura sia stata generosa con questa valle e, di consequenza, con
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La casa dei sogni
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Un piccolo grande albergo nel cuore della Valle di Fiemme.
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La casa dei sogni
L’esperienza unica di costruire una casa-aLbergo Quando l’edilizia residenziale si mette al servizio di quella alberghiera. è vero che la famiglia Deflorian ha dovuto insistere non poco per convincerla ad accettare l’incarico di progettazione del loro hotel? Mi sono sempre occupato di edilizia residenziale ed inizialmente ritenevo insufficiente la mia esperienza legata agli aspetti tecnico-funzionali delle strutture ricettive. Però i committenti hanno dimostrato fin da subito grande entusiasmo nel voler creare, più che un albergo, una seconda casa per i loro ospiti. La loro disponibilità a collaborare attivamente all’aspetto progettuale, mettendo a disposizione le loro notevoli conoscenze sui temi in cui io mi sentivo carente, hanno fatto sì che i miei dubbi si cominciassero a dipanare.
Come si è convinto definitivamente? Vedendo il sito dove sarebbe sorto l’albergo. Finalmente avevo la possibilità di realizzare una struttura con libertà compositive enormi. Era l’occasione per concretizzare idee e soluzioni formali che mai avevo avuto la possibilità di realizzare prima. Quello era il luogo ideale, dotato di un forte carattere estetico che si manifestava con un’accentuata forma sinuosa delle curve di livello. Ho cominciato subito ad elaborare idee e progetti.
Qual è stato il risultato finale? Esattamente quello che volevo, soprattutto per quanto riguarda gli esterni e la forte articolazione dei volumi. è stato decisamente un progetto impegnativo, ma che soddisfazione! A lavori compiuti l’artigiano che ha realizzato le strutture in legno mi ha confidato che la complessità di questo lavoro gli ha fatto raggiungere il limite estremo compatibile con le capacità della sua impresa di costruzioni. Questo mi ha dato molta soddisfazione, conoscendo il loro elevato livello qualitativo.
Perché è un progetto così particolare? è il risultato di una ricerca che tende da un lato al recupero di forme tradizionali, dall’altro all’inserimento delle stesse in un contesto più innovativo. Questo dualismo si riflette su molti aspetti che caratterizzano questo edificio. Il complesso, infatti, ricorda l’assetto del villaggio rurale, con uno sviluppo delle singole unità edilizie caratterizzato da forme di aggregazione apparentemente spontanee (tipiche della cultura architettonica alpina), ma che soggiacciono allo stesso tempo ad una rigida geometria compositiva d’insieme. Gli ospiti hanno la possibilità di trascorrere la loro permanenza in spazi privati intimi ed esclusivi, quasi a dimensione domestica e, contemporaneamente, hanno a disposizione una serie di aree strutturate per favorire attività collettive, da condividere con gli altri ospiti o con i gestori stessi.
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Un piccolo grande albergo nel cuore della Valle di Fiemme.
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Particolari di questo pavimento sono le stonalizzazioni create dal processo di antichizzazione.
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Le camere prendono il nome dalle varie specie di alberi che circondano il Castelir.
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Ogni stanza è impreziosita da un mobile antico.
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Il carattere rustico di un pavimento in larice riesce ad abbinarsi perfettamente anche ad uno stile moderno.
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Grazie al trattamento di oliatura Fiemme 3000 Bio Plus, il pavimento ha una grande resistenza ai liquidi.
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I pavimenti Fiemme 3000 sono l’ideale per i locali di frequente utilizzo.
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La posa flottante con incastro maschio-femmina, permette al pavimento Fiemme 3000 applicazioni piĂš creative.
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Rosso ha un cuore di legno 35 mila metri quadrati di legno per il quartier generale della Diesel.
Rosso ha un cuore di legno
1 I numeri sono da far girare la testa: una struttura costituita da cinque edifici con un volume di circa 350 mila metri cubi, inserita in un lotto di 90 mila metri quadrati. Una capienza di mille posti di lavoro, un auditorium da 650 persone, un ristorante da 350, ma anche una palestra, due campi da squash, un campo di calcetto e di basket. E poi, una scuola materna
Benvenuti a Breganze, in provincia di Vicenza, nel nuovo quartier generale della Diesel. lnaugurato nel settembre del 2010 dopo 5 anni di lavori, ha già ottenuto la certificazione energetica in classe A. Un record per un edificio di tali dimensioni.
del pavimento di copertura. L’acqua piovana viene invece recuperata e utilizzata sia per innaffiare le piante che per gli scarichi. Con un sistema di telegenerazione viene alimentato il sistema di riscaldamento e di raffrescamento, mentre la ventilazione naturale è garantita dal posizionamento nord-sud. L’asilo invece, alimentato con l’energia prodotta dall’edificio, è certificato “Emissioni classe 0”.
ed un asilo nido aziendale con una settantina di bambini. Se non bastasse, ecco il muro vege-
I tetti sono coperti da pannelli fotovoltaici,
tale verticale (per interni) più grande d’Euro-
tranne quelli a vista che sono vegetali: per
La fabbrica è ipogea: solo gli ultimi due piani
pa: 23 metri e 50 centimetri. Costo totale della
una questione estetica certo, ma anche per
sono sopra il livello della strada, quasi la
realizzazione: oltre 100 milioni di euro.
agevolare l’abbassamento termodinamico
si volesse nascondere. Il progetto prevede
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35 mila metri quadrati di legno per il quartier generale della Diesel.
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3 che in futuro sia ricoperta di vegetazione, in
tenuti in ordine tutti i capi storici.
su cui non si è risparmiato, in completa con-
modo che si mimetizzi con il territorio. Pa-
Dal primo piano in su si trovano gli uffici: per
trapposizione alla vecchia sede cresciuta
rola d’ordine “basso profilo”, quindi. Non è
il 95% open space, brulicanti di creatività e
assieme al forte boom che ha vissuto l’azien-
un caso che non ci siano cartelli, né nomi sul
informalità grazie alla presenza di salottini,
da e che ha visto trasformare spesso i capan-
campanello, così come si sia evitato di coin-
macchinette per il caffè e zone relax.
noni in uffici.
Da ogni postazione di lavoro si può vedere la natura all’esterno, tenendo fede all’enorme sforzo fatto per offrire qualità assoluta ai dipendenti.
Per progettare gli interni si è giocato molto con i materiali basici, in linea con il mood di Diesel che ama contrapporre povertà e ricchezza: il ferro delle scale e i cementi grezzi si alternano così con il calore del legno.
volgere nel progetto un “archistar” che poi richiamasse inevitabilmente turismo. La struttura si può dividere in due aree, unite da un cardo che percorre il lotto da nord a sud: quella a est - dove si trovano gli uffici e l’auditorium - e quella a ovest che ospita il “museo”, cioè un magazzino meccanizzato dove vengono
La luce, il verde e l’aria sono fattori primari,
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Rosso ha un cuore di legno
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35 mila metri quadrati di legno per il quartier generale della Diesel.
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Rosso ha un cuore di legno
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10 Ben 35 mila i metri quadrati di rovere Fiem-
to pavimentato con il rovere. “Rosso, che ha
legno tagliati con il laser e poi riassemblati.
me 3000, scelta importante e piuttosto rara
seguito passo passo l’avanzamento dei lavori,
Pensato per essere visibile solo dall’ultimo
negli uffici. “Si è deciso di investire sul legno
è andato a colpo sicuro sul tipo di parquet,
piano, è un colpo d’occhio notevole per il
in maniera massiccia per due motivi – spiega-
poi ha visionato circa 200 campioni per tro-
visitatore.
no i progettisti del Diesel Creative Team – in-
vare la nuance desiderata – spiega il Team. Il
nanzitutto per una ragione tecnica, visto che
presidente è una persona che sbaglia poco e
gli stilisti lavorano a terra per molte ore, e
dobbiamo dire che con questo legno ha deci-
poi perché amiamo il legno come materiale.
samente azzeccato la scelta”. Sulle terrazze
Abbiamo scelto la stessa essenza per tanti
esterne si è deciso di posare del teak, firmato
altri negozi Diesel sparsi nel mondo”.
sempre Fiemme 3000. Impressionante, nella hall d’ingresso, il
Anche l’ufficio del presidente Renzo Rosso -
disegno a mosaico del “moicano” – simbolo
200 metri, su due piani, con giardino – è sta-
della Diesel – composto da 10 mila pezzi di
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35 mila metri quadrati di legno per il quartier generale della Diesel.
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Il quartier generale della Diesel, che ha ottenuto la certificazione energetica in classe A.
Tutti gli ambienti lavorativi sono percorsi da pavimenti oliati con Fiemme 3000 Bio Plus.
L’auditorium, che ospita concerti ed eventi, è stato rivestito con 800 metri quadrati di rovere thermowood posato con incastro a secco.
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Per gli esterni Renzo Rosso ha scelto un teak oliato per la sua piacevolezza estetica.
La maggior parte degli spazi è open space e ogni postazione gode di una veduta sull’esterno.
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La posa del pavimento è stata realizzata con clips in acciaio.
In tutto il quartier generale sono stati posati più di 35 mila metri quadrati di pavimento in legno.
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Nella hall spicca la parete vegetale più grande d’Europa: 23 metri e 50 centimetri.
Un rovere antico seconda patina, oliato neutro. Un legno che esprime tutto il suo fascino per un pavimento originale di 150 anni.
10 Il legno si accompagna con materiali basici, in linea con il mood Diesel.
11 I manifesti pubblicitari si alternano all’interno dell’edificio ripercorrendo la storia dell’azienda.
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UN loft a tutto rovere
250 metri quadrati tra il marrone del legno e i grigi della pietra.
UN loft a tutto rovere
1 Un loft progettato per un giovane imprenditore single sempre in giro per il mondo, abituato a spostarsi spesso da un albergo all’altro e con il desiderio di costruire nella propria città uno spazio dove poter staccare da tutto. Un ambiente decisamente maschile,
Siamo nel centro di Firenze e parliamo dell’intero primo piano di un corpo di fabbrica secondario di un edificio residenziale degli anni Quaranta, inserito nel tessuto di espansione ottocentesco della città.
ture metalliche color marrone e da ambienti particolarmente ampi e luminosi, grazie alla presenza di un importante lucernario a filo falda e di una terrazza a tasca dalle ampie vetrate. Il proprietario e l’amico architetto Giacomo Spezza, che si è occupato del restyling, sono
contraddistinto da materiali grezzi e tonalità tra il grigio ed il marrone, addolcito solamen-
Utilizzato originariamente come laboratorio
rimasti subito affascinati da questi interni;
te - qualche anno dopo - dall’arrivo di una
artigiano, più precisamente come setificio,
per l’ampiezza dei volumi, per la luce e per
compagna che ha deciso di dare un tocco più
e solo successivamente convertito ad uso
il loro carattere informale, risultavano infat-
umano disseminando qua e là fotografie di
residenziale, si tratta di uno spazio di 250
ti perfetti per la realizzazione di una resi-
viaggi e di vita.
metri quadrati caratterizzati da una coper-
denza con tutti i comfort di una abitazione
tura a capanna sorretta da grandi incavalla-
cittadina, ma, allo stesso tempo, rilassante,
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250 metri quadrati tra il marrone del legno e i grigi della pietra.
2 ARCHITETTO
Giacomo Spezza nel nome dell’arte
Giacomo Spezza, nato a Firenze, classe 1973, si è laureato nel 2000 presso la facoltà di Architettura di Firenze in progettazione urbana. Nello stesso anno è entrato a far parte dello studio di famiglia, occupandosi da subito di progettazione d’interni per la realizzazione di negozi e residenze private. Nel 2001 ha iniziato la collaborazione con lo stilista fiorentino Stefano Ricci, firmando insieme allo studio tutti i progetti per le nuove boutique della griffe nel mondo. Parallelamente disegna gli interni per numerose abitazioni private a Firenze e Milano, le due città in cui vive, senza prediligere in particolare alcuno stile, ma cercando di volta in volta, attraverso un rapporto sinergico con la committenza, di interpretarne il gusto e guidarne le scelte. Da qualche anno, insieme all’amico di sempre Alberto Salem, coltiva l’interesse per l’arte contemporanea ed ha iniziato una propria collezione con il sogno nel cassetto di poter aprire un giorno, sulle colline fiorentine, uno spazio privato per esporla al pubblico.
giovane e fresca. I lavori sono iniziati nel
Quel che più colpisce entrando nel loft è l’am-
A terra, elemento unificatore di tutto l’ap-
2005 e sono durati un anno e mezzo. “Abbia-
pio soggiorno, in cui si possono distinguere
partamento, un rovere Fiemme 3000 oliato e
mo aggiunto più che tolto – spiega l’architet-
tre aree: una davanti al camino, più intima
spazzolato, una scelta a colpo sicuro del pa-
to – questo era infatti un unico, grandissimo
ed accogliente; una difronte all’enorme tele-
drone di casa che desiderava un parquet scu-
ambiente che abbiamo dovuto ridisegnare
visore, inno al relax e alla comodità; e, infi-
ro, di grande formato e soprattutto trattato
realizzando diversi tramezzi.
ne, un’area dedicata alla convivialità, con un
con oli naturali.
tavolo di considerevoli dimensioni capace di
Il progetto è consistito prevalentemente nella riqualificazione estetica e nella rivalorizzazione formale dello spazio, con l’inserimento di alcuni elementi nuovi e la sostituzione di tutte le finiture.
accogliere molti ospiti. A lato del salone è stata ricavata la zona padronale, dotata di una suite con una grande zona armadio e un bagno. Dalla parte opposta si trova la cucina, con annessa una camera per gli ospiti sviluppata su due livelli.
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UN loft a tutto rovere
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250 metri quadrati tra il marrone del legno e i grigi della pietra.
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UN loft a tutto rovere
il marrone, il grigio e la luce Uno spazio disegnato con il carattere della luce e la personalità del colore.
Questo loft è caratterizzato in maniera forte dai colori e dai materiali utilizzati. Ci spiega questa scelta? Tutto l’appartamento è giocato sulle tonalità dei grigi e del marrone, che danno uniformità agli ambienti senza creare cesure e conferiscono un carattere deciso e “maschile” agli spazi. Grigie sono la pietra serena e il granito nero africa nella finitura bocciardata utilizzate per i rivestimenti interni ed alcuni arredi fissi ed elementi decorativi quali: la parete con camino incassato del grande soggiorno, il bancone bar della cucina affacciato sul living ed i gradini della scala a sbalzo che collega il piano dell’appartamento con la terrazza a tasca. Marroni sono il pavimento in grandi tavole di rovere cotto spazzolato e oliato, le porte interne e la maggioranza degli arredi, sempre in essenza di rovere tinti color wenghé, e le capriate del tetto a vista verniciate con uno smalto marrone opaco.
qualcosa è stato particolarmente difficile da realizzare? Il progetto non ha comportato particolari difficoltà, fatta eccezione per la scelta dei punti luce dovuta alla particolare conformazione degli spazi interni (grandi altezze e soffitti inclinati) e alle richieste del proprietario che voleva avere la possibilità in tutti gli ambienti di modulare l’intensità della luce e creare scenari diversi adatti per i diversi usi.
Come ci siete riusciti? Si è fatto ricorso a numerose tipologie di corpi illuminanti, prediligendo sempre l’aspetto funzionale ed il tipo di luce emessa più che la valenza estetica degli stessi: i faretti da incasso - tipo segna passo - posizionati lungo le scale interne, e lungo tutto il perimetro del soggiorno, sono stati impiegati per poter avere una luce ambiente adatta ai momenti di relax davanti al camino o alla televisione, mentre apparecchi da incasso posizionati nella parte alta di alcune pareti e fari alogeni posti sopra i capitelli delle lesene, alla base delle capriate, servono per creare una luce ambiente diffusa più intensa. Binari con faretti a scomparsa nei controsoffitto hanno infine permesso di creare effetti di luce decorativi, illuminando a sfioro alcuni elementi architettonici di rilievo.
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250 metri quadrati tra il marrone del legno e i grigi della pietra.
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1 Il pavimento Stone thermowood oliato neutro è la scelta per uno stile raffinato.
2 La combinazione di legno e marmo conferisce al loft un tocco elegante e moderno.
3 Per i 250 metri quadrati di pavimento in legno è stata scelta la posa flottante, senza l’impiego di colle.
4 Un pavimento scuro come lo Stone esalta i contrasti cromatici di pareti e arredi.
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La scala è stata realizzata con gli stessi elementi del pavimento, con un sistema di costruzione a spigolo vivo.
6 Dalla cucina si accede alla camera degli ospiti, disposta su due piani.
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Rovere piano sega. Il rustico che esalta il design.
1 Le migliori firme del design per interni in un’esposizione permanente nel cuore di Brescia: nasce così, nell’aprile 2011, “Casa Riva”, il negozio dello storico gruppo “Riva Arredamenti 1908” dedicato alla casa.
obbiettivo: arredare appartamenti e case di
di realizzare “Casa Riva”.
charme e prestigio. La storia dell’azienda
L’edificio comprato in centro negli anni Tren-
affonda le radici nel 1905, quando il fondato-
ta, ospitava infatti uno storico negozio di
re Eugenio Riva – un falegname – si trasferi-
giocattoli che per decenni è riuscito a po-
sce a Brescia come dipendente di una ditta.
sticipare lo sfratto. Solo dopo la morte della
Nel giro di pochi anni si fa apprezzare per le
titolare, a metà del 2010, è stato possibile
sue competenze, tant’è che in breve tempo
cominciare la ristrutturazione e realizzare il
decide di mettersi in proprio. Una scelta che
desiderio dei discendenti di Eugenio Riva. A
Oltre cent’anni di tradizione ed esperienza
si rivelerà vincente e che coinvolgerà le suc-
cominciare dall’omonimo ingegnere Eugenio
concentrata in quello che è ormai chiamato
cessive quattro generazioni, capaci di trasfor-
Riva, attuale presidente e amministratore
il settore del “contract”, cioè le forniture
mare l’azienda in una società per azioni. Tra
delegato. Il negozio è situato in una porzione
per grandi progetti. Ma ora, con lo showroom
i tanti risultati raggiunti in questi cento anni,
verticale di un palazzo del Quattrocento, a
appena inaugurato, si delinea un nuovo
solo uno stentava a realizzarsi: proprio quello
due passi dal Duomo e da piazza della Loggia.
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Rovere piano sega. Il rustico che esalta il design.
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Si sviluppa su quattro piani ampi e luminosi,
damento outdoor, mentre la mansarda verrà
tecniche moderne, l’effetto rustico e affascinante
ognuno di circa 140 metri quadrati, l’ultimo
allestita con dei pezzi “cult”.
del taglio della tavola realizzato con le vecchie
dei quali riservato agli uffici. L’esposizione di
Filo conduttore degli ambienti è stata la scel-
seghe. Questo trattamento aumenta la resistenza
oggetti di design esclusivi e ricercati colloca
ta di aziende di design di fascia alta.
del materiale al calpestio, inoltre confonde notevolmente qualsiasi segno del tempo, visto che
il negozio in una fascia di alto livello, con ampie vetrine ad effetto in cui saranno esposti a rotazione pezzi di forte impatto estetico. Il primo piano è dedicato all’illuminazione ed alla zona living, mentre il secondo è pensato per offrire una bella panoramica sulla zona
Il pavimento scelto è un rovere chiaro Fiemme 3000, finitura piano sega, capace di creare un’atmosfera di grande effetto consentendo di cambiare ambientazione con facilità.
anticipa l’effetto vissuto che si forma naturalmente nell’arco della vita del pavimento. Per questo motivo è particolarmente consigliata per le zone ad alto traffico, come hotel ed uffici, ma anche – come in questo caso – per negozi che vogliono avere quel tocco di calore in più dato dal legno
notte, anche se in futuro si prospetta una certa versatilità degli ambienti. La terrazza del
Ma cosa si intende esattamente per “lavorazio-
naturale senza rinunciare alla praticità di un ma-
secondo piano sarà dedicata invece all’arre-
ne piano sega”? Una lavorazione che ricrea, con
teriale particolarmente resistente.
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Rovere piano sega.Il rustico che esalta il design.
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Rovere piano sega. Il rustico che esalta il design.
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I gradini di Casa Riva sono stati realizzati con lo stesso trattamento “piano sega” utilizzato per il pavimento.
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Il “piano sega” è indicato per gli ambienti ad alta frequentazione come uffici e punti vendita poiché rende la superficie particolarmente resistente all’usura.
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La serie Evoluzioni di Fiemme 3000 è caratterizzata dall’esaltazione naturale dei colori del legno.
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La particolarità di questo trattamento è dovuta alla reazione del legno, che si evolve nei primi sei mesi di vita del pavimento, schiarendo in maniera decisa.
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Una lavorazione decisa come il “piano sega” si adatta molto bene allo stile moderno come a quello più tradizionale.
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Casa Riva espone i pezzi di design più prestigiosi.
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La terrazza del secondo piano sarà dedicata all’arredamento outdoor.
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Nelle vetrine di Casa Riva, in pieno centro a Brescia, vengono esposti a rotazione pezzi ricercati di design.
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Una casa tra rigore e convivialità La pulizia delle superfici uniformi, la follia dell’arte.
Una casa tra rigore e convivialità
ARCHITETTO
Michela Baldessari forme in libertà
Michela Baldessari ha studiato industrial design allo IED di Milano dove successivamente ha svolto attività didattica nei corsi di progettazione e bionica applicata al design. Contemporaneamente ha maturato esperienza negli studi professionali milanesi degli architetti Aroldi e Isao Hosoe. Ha sviluppato progetti con Icf e Horm e avviato collaborazioni con Alias, Artemide, Cattelan Italia, Bernini, Progetti e Caimi. Prima classificata al concorso Una sedia italiana per gli Usa nel 1984 e al concorso di nuove sperimentazioni di arredo per esterno - Sun Rimini nel 2007, ha ricevuto menzioni speciali per la progettazione di una workstation al concorso internazionale Trau nel 1991 e per De Divino Palladio, l’etichetta Amarone della Cantina Santa Sofia, nel 2007. Nei progetti di architettura d’interni incrocia una costante ricerca tra l’uso di nuovi linguaggi e materiali con un approccio libero e carico di curiosità, prediligendo soluzioni semplici, lineari e contemporanee. È socio ADI dal 1982 e consigliere della delegazione ADI Veneto e Trentino Alto Adige dal 2009.
1 La struttura dell’appartamento richiama alla mente un che di francescano, con un suggestivo chiostro che ti accoglie a sorpresa non appena sali la scalinata dell’ingresso del palazzo settecentesco.
La numerosa famiglia che vi abita ha, a
questo grande terrazzo è data dalla di-
dispetto di questi ambienti puliti e rigorosi,
sposizione delle larghe doghe in legno che
uno stile di vita particolarmente conviviale,
corrono nello stesso senso sia all’interno
denso di relazioni e di allegre riunioni tra
che all’esterno, ma anche dalla scelta gen-
amici. E, proprio agli amici Baldessari, è
erale di finiture calde che danno un’im-
stato affidato il compito di seguire la ristrut-
pronta di accoglienza ed ospitalità. Il primo
turazione, avvenuta nel 2007 in contempo-
passo è stato quello di studiare la disposi-
ranea a quella dell’edificio. Si tratta della
zione e l’organizzazione di questi 200 metri
Le sette porte-finestre che si affacciano
parte est del primo piano nobile, dotata
quadrati: una grande zona living e due zone
sull’ampia terrazza fanno poi il resto, sot-
di uno spazio esterno di un centinaio di
notte. Nella prima parte, quella dedicata
tolineando la disposizione sequenziale degli
metri quadrati che si inserisce tra i tanti
alle stanze per i tre figli, nella parte fina-
ambienti che godono ognuno di una propria
palazzi del centro storico. La continuità
le una sorta di suite padronale. Ogni stanza
fonte di luce naturale.
della zona giorno e della zona notte con
con il proprio bagno. L’ambiente è permeato
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La pulizia delle superfici uniformi, la follia dell’arte.
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da un gusto minimalista che rispetta però il
to il progetto ha sempre operato nel settore
Le porte e gli armadi a scomparsa, integrati
desiderio di elementi di qualità. Un’estrema
dell’arte contemporanea – spiega l’architet-
nella boiserie, danno un estremo senso di
rigorosità e pulizia in linea con la scelta di
to Baldessari – ed ha portato in dotazione
pulizia grazie anche alle maniglie scavate in
utilizzare due soli materiali raffinati, ma mo-
per l’arredamento quadri e sculture di ar-
profondità. Una progettazione mirata a far
derni, come il frassino ed il gesso. Il risulta-
tisti di valenza internazionale che ci hanno
scomparire gli elementi eccedenti, garanten-
to è un’immagine contemporanea e fresca,
fortemente coinvolto. Abbiamo così cercato
do però le esigenze di funzionalità.
con un’ambientazione forte. Il pavimento è
di fare in modo che queste opere, di grande
stato pensato come tappeto della casa, un
forza simbolica ed energia, venissero fuori”.
parterre di grande comunicazione in empatia con i cotoni chiari dei divani, con gli oggetti moderni d’arredamento, ma anche con i pezzi antichi e le opere d’arte disseminate qua e là. “La famiglia che ha commissiona-
Un certo rigore è dato invece dal rivestimento in legno delle pareti, quasi il pavimento continuasse fino all’altezza di due metri.
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Una casa tra rigore e convivialitĂ
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La pulizia delle superfici uniformi, la follia dell’arte.
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Una casa tra rigore e convivialità
nel colore del saio Una struttura francescana per una casa che ha posto solo per l’indispensabile.
Michela Baldessari, Com’è stato occuparsi di un progetto i cui committenti sono una coppia di amici? Molto impegnativo, perché ti senti doppiamente coinvolto per cercare di realizzare ogni cosa al meglio; di grande soddisfazione perché abbiamo sempre trovato una condivisione nelle scelte.
Avete utilizzato il frassino come parquet. Una scelta non comune. La struttura francescana ci ha portati a scegliere un pavimento con questa colorazione testa moro che ricorda il saio dei frati. Un’impostazione ripetuta e declinata nella realizzazione degli arredi a disegno e delle finiture in tutta la casa.
Perché avete scelto il legno come pavimento per l’intera casa? Abbiamo una particolare predilezione per il legno, così caldo al tatto e piacevole nell’aspetto che acquista sempre maggiore bellezza con il passare del tempo. La straordinaria qualità delle essenze di Fiemme 3000 ci ha consentito di utilizzarlo in tutti gli ambienti, compresi bagni e cucina, con la massima tranquillità e garanzia lasciandoci libertà espressiva.
è stata una scelta azzeccata? Certamente sì. Adoriamo questa colorazione scura molto elegante e la texture data dalla spazzolatura che riporta in luce ed esalta la venatura delle tavole. è un legno duro che dà molte garanzie; come si può vedere anche a distanza di anni, con un passaggio notevole di persone e minima manutenzione, si è mantenuto straordinariamente bello e vivo.
avete incontrato qualche difficoltà nella realizzazione del progetto? Avevamo dei vincoli legati alla disposizione delle porte finestra e qualche problema legato alla calibratura delle stanze: 200 metri quadrati non sono pochi, ma con cinque persone e la richiesta di un living grande, non ci si può regalare un centimetro in più. La scelta di utilizzare in continuità il legno su pavimenti e rivestimenti ha aiutato a dilatare visivamente anche le stanze più piccole.
Qual è secondo lei l’effetto finale? Mi pare una casa pulita, moderna, calda ed equilibrata, dove si porta lo stile di un vivere borghese per quanto poi la presenza dei ragazzi alleggerisca l’atmosfera. è la casa che avrei realizzato per me.
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La pulizia delle superfici uniformi, la follia dell’arte.
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5 1
Le porte e gli armadi a scomparsa, integrati nella boiserie, conferiscono all’ambiente un senso di estrema pulizia.
2
Il frassino è un legno duro che offre molte garanzie: ancora oggi, dopo un notevole passaggio di persone e senza manutenzione, è straordinariamente bello.
3
L’impostazione dell’appartamento è francescana, con una serie di portefinestre che danno sull’ampia terrazza.
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I profili chiari dell’arredamento e le pareti bianche fanno da contraltare al pavimento scuro.
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I parquet posati flottanti giocano in alcuni casi sull’inversione di posa esaltando l’aspetto estetico degli ambienti.
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Le grandi fonti di luce naturale presenti nell’appartamento esaltano le tonalità scure del pavimento.
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La suite padronale è dotata di bagno proprio e costituisce una zona a sé stante, separata dal resto con una porta a scomparsa.
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Il pavimento in frassino oliato nero si dimostra particolarmente adatto per ambienti prestigiosi ed eleganti.
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ritorno al passato Il borgo del benessere scolpito tra la pietra e il legno.
ritorno al passato
1 Val d’Ossola, estrema punta del Piemonte che
Luciano Falcini ed un suo socio decidono di
struiti i terrazzamenti e rimessi a coltura i
si incunea nella Svizzera meridionale.
riportare quel luogo alla vita, trasformandolo
terreni agricoli, abbandonati ormai da decen-
in un agriturismo. Un progetto impegnativo
ni. Ecco quindi i campi di patate, le piante di
dal punto di vista tecnico, visto che le case
piccoli frutti, il meleto, le casette delle api,
erano parzialmente o totalmente crollate, e
ma anche la stalla con gli animali da cortile,
difficile l’impresa di riunificare una proprietà
in attesa di quelli di taglia più grossa.
particolarmente frammentata.
Da lassù, tra il Sacro Monte Calvario e la sta-
Dieci anni di lavori, poi, nel giugno del 2010,
zione sciistica Domobianca, si gode un bel
l’inaugurazione. Quando il visitatore arriva a
panorama: di fronte il parco nazionale Val
Tensa non può che rimanere colpito da questo
Grande, l’area selvaggia più vasta delle Alpi.
Un territorio che si contraddistingue per la sua schietta e silenziosa bellezza. Un paesino, Tensa, a cui si arriva solamente a piedi, grazie ad un sentiero nel bosco. Una donna anziana, che negli anni Sessanta rimane l’unica ad abitarlo.
piccolo gruppo di case in pietra, immerse nel
Ma questo non è il solo motivo per cui stare
Alla sua morte inizia un silenzio lungo 40
verde e circondate da orti e colture. Oltre al
seduti al sole sulla grande terrazza è così
anni, finché alla fine degli anni Novanta
recupero del borgo, infatti, sono stati rico-
rilassante: tutto parla di quiete, di ritmi len-
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Il borgo del benessere scolpito tra la pietra e il legno.
ARCHITETTO
Luciano Falcini amore per la tradizione
Luciano Falcini, 60 anni, nato a Domodossola, è agronomo e forestale. Assieme ad un altro socio negli ultimi dieci anni ha riportato alla vita il borgo di Tensa, ormai abbandonato, trasformandolo in un agriturismo e in un ristorante. L’inaugurazione è avvenuta nel giugno 2010, riscuotendo immediatamente un grande successo sia per la location che per la cucina tipica. è la prima volta che i due soci ristrutturano interamente un borgo, ma vent’anni fa avevano realizzato un lavoro simile: rimettere a nuovo il rifugio “Gattascosa” - in Valle Bognanco, al confine con la Svizzera - situato a 2000 metri di quota. “Prima di essere imprese commerciali –spiega Falcini –i nostri progetti sono il frutto della passione per il recupero delle tradizioni, ossia di ciò che rende unico il nostro territorio.”
ti e antichi, di un passato che poteva andare
lunghi. Bella l’alternanza della pietra e del
completamente perduto e così invece non è
legno: per i pavimenti è stato scelto un larice
stato. Al posto della vecchia stalla, sovrastata
Fiemme 3000 spazzolato naturale, mentre nel
dal fienile, è nata l’osteria con i prodotti e
ristorante, per dare maggiore luminosità, si è
i piatti tipici, tra cui la “pasta e bagian ru-
preferita la versione sbiancata.
stia”, un primo con pancetta, patate, taccole
“Volevamo dimostrare che in montagna si può
e formaggio fuso che richiama clienti dalla
ancora vivere e lavorare – spiega Falcini – con-
Svizzera, dal Varesotto e perfino dal Milanese.
tinuando però a rispettare le tradizioni e il
L’antico forno invece è stato trasformato in
territorio”.
di pietra posate in verticale per segnare i confini dei terreni. Proprio come una volta.
un monolocale con soppalco, andandosi ad aggiungere così alle altre sette casette. Alcune offrono il servizio “bed & breakfast”, altre sono dotate di cucina per soggiorni più
Ecco quindi i pannelli solari ed il teleriscaldamento alimentato con il cippato di legno, ma anche le lastre
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ritorno al passato
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Il borgo del benessere scolpito tra la pietra e il legno.
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ritorno al passato
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5 1 Larice e pietra, materiali provenienti dalla natura, risvegliano i sapori di autenticità del borgo antico.
2 Il calore del pavimento in larice anticato neutro è evidente in ogni ambiente.
3 Il processo di antichizzazione favorisce la stonalizzazione del legno che acquisisce diverse gradazioni di colore per un insieme armonico.
4 Ciascuna casetta del borgo ospita una stanza.
5 Le parole d’ordine di questo progetto sono semplicità e tradizione.
6 Il larice è un’essenza rustica con nodi sani, caratteristica basilare di questo prodotto.
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6
Il borgo del benessere scolpito tra la pietra e il legno.
il paese rinato Un luogo strappato all’avanzare del bosco e riconsegnato all’uomo.
Come è nata l’idea di recuperare un intero paese? Conoscevo questo posto fin da piccolo, perché mia madre viveva non lontano da qui. Sono cresciuto in questi luoghi ed ho seguito l’evolversi della loro storia. Da quando Tensa è diventato un paesino abbandonato ho sempre avuto il desiderio di riportarlo alla vita, anche se ero cosciente del fatto che non sarebbe stato un lavoro semplice.
Perché? Beh, la proprietà era molto polverizzata e ci sono voluti un paio d’anni per unificarla. Ma credevo fortemente in questo posto ed in questo progetto, così nel 2001 siamo riusciti a cominciare i lavori. Inizialmente ci siamo occupati delle opere primarie, come sistemare la strada d’accesso, portare la corrente elettrica e l’acqua potabile. Poi abbiamo cominciato a mettere a posto le case, che erano parzialmente o quasi totalmente distrutte.
Come avete proceduto? Questo progetto non poteva essere affidato ad una grossa impresa del tipo “chiavi in mano”. Abbiamo dovuto individuare quindi degli artigiani locali che avessero esperienza nella costruzione di queste abitazioni in pietra tipiche del nostro territorio. Ad esempio, le colonne del porticato di fronte al ristorante sono ottenute a spacco naturale, qui non abbiamo utilizzato niente di prodotto industrialmente. Anche questi muri in pietra non sono facili da realizzare, perché richiedono una certa esperienza.
Un progetto particolarmente impegnativo. Si è trattato di una ristrutturazione molto più vicina alla ricostruzione. D’altra parte questo paese era caratterizzato da una tipologia architettonica molto povera e ci abbiamo messo quasi dieci anni a concludere il progetto. Oltre alle case, abbiamo sistemato anche le aree circostanti, che erano state invase dal bosco: il meleto, il vigneto, il campo di patate frutto della nostra fatica. Anche i terrazzamenti sono stati completamente rifatti, visto che erano andati distrutti.
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Una villa degli anni ‘20 che parla degli anni 2000.
un paddock in teak
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Quando si apre il cancello e si percorre il via-
Qui ora vive un giovane imprenditore con
Poco lontano, un tavolo e, al posto delle
letto d’accesso l’occhio si perde nel verde im-
la moglie e i due figli piccoli. Per curiosità
sedie, i sedili di una Ferrari mentre, nel
menso del giardino, tra piante esotiche, spazi
si è cercato di scoprire, attraverso ricerche
corridoio che porta alla cucina, ecco una
riservati ai cavalli, cinguettii primaverili e fiori
di carattere storico, chi abitasse originaria-
“passerella” ad effetto con una serie con-
colorati che danno una sensazione di serenità.
mente la villa, ma con esito negativo.
tinua di oblò sul pavimento che rivelano la presenza di una grande piscina. Un colpo
Siamo sulle colline di Varese, in una tenuta familiare di 40 mila metri quadrati che ospita una villa degli anni Venti - recentemente ristrutturata - con un caratteristico tetto piano, difficilmente riscontrabile in edifici della stessa epoca storica. 56
Certo è che la villa ha un’impronta decisamente caratteristica - a tratti eccentrica - con alcune moto storiche da corsa posizionate all’ingresso, lì dove generalmente si posa un vaso di fiori e un tavolo.
d’occhio notevole ed originale, che ben si sposa con la pavimentazione in teak Fiemme 3000 che ricopre la quasi totalità dei 700 metri quadrati di superficie, suddivisi su tre piani. Un’essenza calda e pregiata, scelta per la particolare resistenza che ne ha permesso l’utilizzo anche in un ambien-
Una villa degli anni ‘20 che parla degli anni 2000.
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5 ARCHITETTO
Ulisse MarcollI il dettaglio innanzitutto
Ulisse Marcolli ha 40 anni e si è laureato al Politecnico di Milano. Vive e lavora nella città di Varese ma tra le sue esperienze passate vanta collaborazioni anche a Milano e Lugano. Il settore in cui opera principalmente è quello dell’edilizia privata, croce e delizia per ogni architetto, perché se da una parte offre spesso la possibilità di lavorare su case bellissime in un contesto molto
3
ricercato, allo stesso tempo richiede una mole di lavoro non indifferente. Marcolli segue tutti i progetti con estrema cura, dando molta importanza al dettaglio e la sua dedizione viene ampiamente ricompensata dalla fiducia e dalle continue richieste da parte dei suoi committenti. Il “difetto” che gli viene forse attribuito, e che egli stesso ammette, è il ‘time-frame’ nella fase progettuale, che talvolta può dilatarsi, ma mai a discapito del lavoro finale che gli stessi committenti, con i quali l’architetto lavora a stretto contatto, comprendono essere la conseguenza di una serie infinita di soluzioni d’intervento e della grande accuratezza con cui vengono seguiti.
te molto umido come quello della piscina.
L’architetto Marcolli ha cominciato nel 2006 l’intervento sostanziale e strutturale degli spazi interni, mentre all’esterno si è cercato di ripristinare le bellezze preesistenti, a partire dagli splendidi graffiti che decoravano le pareti.
la parte sud del primo piano hanno infatti
di dimensioni sotto. All’esterno, invece, sono
la particolarità di trovarsi controterra, con
stati effettuati dei lavori per recuperare del
tutte le implicazioni che ne derivano. La
terreno e realizzare così una zona relax e uno
villa ha una struttura molto caratteristica,
spazio per il barbecue.
che suscita suggestioni di epoche lontane: prima della ristrutturazione esisteva un blocco rettangolare, che ora costituisce il corpo centrale della casa e, ad una decina di metri di distanza, una torretta ottagonale. Queste due porzioni sono state unite cercando di
I lavori sono durati tre anni, a causa delle
mantenere lo stesso stile, dando vita ad un
difficoltà relative alle infiltrazioni e alle
ampliamento caratterizzato da tre arcate,
opere di consolidamento: il piano terra e
con una veranda sopra e una piscina di gran-
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un paddock in teak
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Una villa degli anni ‘20 che parla degli anni 2000.
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un paddock in teak Idee, soluzioni e materiali capaci di durare nel tempo.
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Ulisse Marcollli, quali sono state le direttive dei committenti? Mi hanno chiesto una casa moderna, ma che mantenesse uno stile classico. Ci siamo trovati d’accordo nel realizzare un progetto che non passasse di moda nel giro di pochi anni. Anche nella scelta dei materiali abbiamo seguito questo criterio: solo pietra e legno di alta qualità, capaci di durare nel tempo rispetto sia allo stile che all’usura. Ogni decisione è stata presa in un confronto continuo, senza soluzioni “chiavi in mano”. Abbiamo scelto assieme anche l’arredamento, con il supporto fondamentale dell’arredatrice Francesca Bernasconi.
Perché avete scelto un parquet Fiemme 3000? Perché offre delle essenze molto belle, con una finitura ad olio che lascia il materiale vivo. Questo teak poi è un’essenza pregiata e particolarmente resistente, proprio quello di cui avevamo bisogno in questo caso.
Per quale motivo? Abbiamo avuto parecchi problemi con l’impianto di climatizzazione, che spesso è andato in tilt, probabilmente perché sottodimensionato. Questo ha generato più volte un’eccessiva umidità nella casa, che per fortuna è stata assorbita da questo legno senza che venisse minimamente deformato. Merito anche di una posa particolarmente accurata.
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Come ha conosciuto l’azienda? Ci siamo informati sull’esistenza di soluzioni biocompatibili e così siamo venuti a conoscenza di questi ottimi prodotti. L’altro grande vantaggio di un parquet Fiemme 3000 è dato dalla manutenzione, che ripristina perfettamente il materiale grazie all’olio che permea la fibra del legno facendo “scoprire” nuovi strati. Se fosse un parquet verniciato quest’operazione sarebbe assolutamente complicata, fosse solo per la necessità di spostare tutti i mobili.
Tornasse indietro farebbe qualcosa di diverso? Ogni progetto ha margini di miglioramento. In questo caso sono state modificate alcune impostazioni originarie nel momento in cui sono cambiate le esigenze della coppia con l’arrivo dei loro due bambini. Alcune parti sono ancora in divenire, ma direi che complessivamente ci riteniamo tutti soddisfatti.
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Una villa degli anni ‘20 che parla degli anni 2000.
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La passione per le moto del proprietario è evidente non appena si entra in casa.
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La villa è situata in una tenuta familiare di 40 mila metri quadri.
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Nel corridoio che porta alla cucina sono stati applicati inserti in vetro che lasciano intravedere la piscina sottostante.
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Il teak burma di prima scelta è stato posato flottante a correre.
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Il teak burma è stato utilizzato anche per realizzare alcuni elementi di arredo.
Grazie al particolare trattamento Fiemme 3000 Bio Plus, questi pavimenti possono essere posati anche in bagno.
6 L’ampia zona piscina è stata realizzata sempre in teak, posata a tolda di nave. Tutti gli elementi a bordo vasca sono su misura.
10 Caldo ed elegante il pavimento in teak è un vero e proprio complemento d’arredo.
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La cantina privata della villa.
Particolare della cucina, moderna e tecnologica.
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Gli interni della villa sono spesso originali studiati con particolare attenzione al dettaglio.
Il pavimento naturale Fiemme 3000 è stato scelto dai proprietari perché naturale e biocompatibile.
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Tutti giu per terra Un asilo biocompatibile con il gioco dei bambini.
Tutti giu per terra
1 Appena entrati sembra di essere in un Paese del Nord Europa, dove gli asili sono progettati e realizzati a misura di bambino, con tanto legno e materiali naturali che danno un sapore completamente diverso al luogo in cui lasciamo solitamente i nostri figli durante il giorno.
I lavori sono iniziati nel 2008, non lontano
importante, ma non prevalente, esso risulta
dalla struttura precedente, oramai inade-
caratterizzante nelle finiture interne: 200
guata sia per numero di posti disponibili che
metri quadrati di rovere nella sala polifun-
per collocazione. Oggi rimane ancora qualche
zionale, utilizzata anche come palestra, 70
parte da ultimare, ma i bambini hanno pre-
metri di parquet per ognuna delle cinque
so pieno possesso del nuovo edificio di 1200
classi, 80 metri nell’aula sonno del primo
metri quadrati.
piano. Nelle zone di maggiore usura, come
Le sezioni previste sono 5, per un massimo
la mensa e nelle vie di fuga dove sono obbli-
di 126 bambini. Al momento l’asilo ne ospita
gatori materiali classe 0, c’è invece il gress
Siamo invece a Besenello, a pochi chilometri
poco meno di cento: un numero statistica-
porcellanato.
da Trento, dove un’amministrazione comuna-
mente sopra la media, considerati i circa
La svolta “green” del progetto è dovuta
le capace ha saputo trasformare un progetto
3000 abitanti del comune, e imputabile alla
alle capacità professionali di Massimo Cont,
standard, legato ad esigenze di contenimento
forte espansione urbanistica che negli ultimi
direttore lavori e responsabile della sicu-
dei costi, in un gioiellino che ospita un cen-
anni ha caratterizzato il paese, ove si sono
rezza della nuova scuola, che ha redatto tre
tinaio di bambini e che sa di buono, di sano,
stabilite molte giovani coppie.
diverse varianti. “L’impostazione iniziale era
di serenità.
Se nella struttura il legno svolge un ruolo
standard, – spiega l’ingegnere – anche perché
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Un asilo biocompatibile con il gioco dei bambini.
ARCHITETTO
Massimo Cont la salute e il legno
Massimo Cont è nato ad Aldeno, Trento, nel1963. Laureato in Ingegneria civile idraulica all’Universita degli Studi di Padova nel 1991, è iscritto all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Trento ed ha uno studio tecnico a Calliano. Opera in particolare nel settore della progettazione di strutture civili in legno, delle quali segue l’intero iter, dall’ideazione alla verifica strutturale fino alla program-
2
mazione cad-cam per la lavorazione con centri a controllo numerico. Da oltre dieci anni svolge attività di consulenza per alcune aziende trentine nel campo delle costruzioni in legno. è anche funzionario tecnico part-time con contratto di tipo privatistico presso il Comune di Besenello ove segue la progettazione, la sicurezza dei cantieri e la direzione lavori delle principali opere pubbliche. Il suo hobby è l’apicoltura.
nel 2004 (quando la progettazione è iniziata)
mo, il faggio, il frassino, l’acero, per quella
– interviene l’ingegnere che prosegue – Come
non erano ancora consolidati gli approcci ba-
meno luminosa, e il larice, scelto originaria-
isolanti abbiamo utilizzato il vetro cellulare
sati sul risparmio energetico. Appena iniziati
mente per ragioni economiche, ma che si è
espanso, la fibra di legno e il sughero; neppu-
i lavori ho puntato a trasformare la struttura
rivelato molto bello anche se meno ricercato
re un milligrammo di polimeri plastici. Spesso
in Casa Clima B ed ora siamo già in fase di
rispetto alle latifoglie.
succede che si utilizzano materiali nuovi per poi scoprire che sono cancerogeni”.
certificazione”. Gli spessori dei pacchetti isolanti sono stati aumentati, l’interrato isolato, le vetrate modificate ed è stato deciso di non costruire la centrale termica indipendente, dato che ci si poteva collegare a quella della vicina palestra dando vita ad una piccola rete
“Ho scelto legnami europei – spiega Cont - volevo che ci fossero le essenze dei boschi trentini, perché credo sia interessante far conoscere ai bambini il legno dei nostri alberi.”
Un’opera tanto attenta dal punto di vista concettuale quanto impegnativa: ad esempio, per l’impianto di riscaldamento a pavimento è stato realizzato uno strato coibente in vetro cellulare espanso, considerando che la parte a contatto del circuito radiante è quella che,
di teleriscaldamento. Sono stati poi posati parecchi metri quadrati di pannelli solari termi-
La scelta è ricaduta su Fiemme 3000 perché
riscaldandosi, rilascia maggiori emissioni.
ci, mentre l’installazione di quelli fotovoltaici
si è voluto utilizzare materiali il più possibile
Vedere però i bimbi giocare felici a piedi nudi
è in fase di valutazione.
naturali. “E più precisamente quelli che non
sul legno ripaga di tanto impegno.
Ogni aula ha il proprio legno: il rovere, l’ol-
derivano da un processo di sintesi industriale
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Tutti giu per terra
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Un asilo biocompatibile con il gioco dei bambini.
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Tutti giu per terra
LA SCUOLA DEI PICCOLI CHE FA SCUOLA AI GRANDI Una realizzazione che premia il coraggio dell’amministrazione comunale e del suo progettista.
Massimo Cont, lei ha dato un’impronta importante alla scuola materna, puntando su materiali più naturali possibile e sul risparmio energetico. Questo è stato possibile grazie alle amministrazioni comunali con cui ho collaborato e collaboro, le quali mi hanno dato fiducia e la possibilità di seguire queste linee guida. Ritengo che il lavoro della scuola materna sia stato importante anche come esempio per i costruttori privati: non possiamo pretendere dei cambiamenti senza un riscontro concreto da parte dell’edilizia pubblica.
Perché ha scelto Fiemme 3000? Conoscevo ed apprezzavo già i suoi prodotti, dotati di caratteristiche in linea con la mia filosofia. Quella fornitura non rientrava nel contratto di appalto, ma nelle somme a disposizione: volevo avere la massima possibilità di scelta, senza dovermi basare solamente sul prezzo. Il rischio era quello di dover accettare la posa di un prodotto di bassa qualità, e non parlo solo dal punto di vista estetico ma soprattutto prestazionale. Per quanto riguarda invece la scelta delle essenze e delle finiture abbiamo preferito superfici semplici e leggermente sbiancate, cercando di incontrare il gusto comune.
Il suo giudizio sulla posa del pavimento? Sono molto soddisfatto. Capita spesso che ottimi prodotti vengano posati male, vanificando di fatto il lavoro dell’azienda. Fiemme 3000 mi piace perché è riuscita a soddisfare i requisiti che fino a qualche anno fa i pavimenti non riuscivano a garantire: finché si utilizzava il massiccio c’erano sempre problemi di deformazioni, crepe, movimenti. Il triplo strato è illuminante dal punto di vista tecnologico: dà le stesse sensazioni del legno massiccio, contemporaneamente si risparmia legno e con la stuoietta in dotazione garantisce la trasmissione del calore per l’impianto a pavimento che è ormai diventato lo standard.
E per quanto riguarda l’estetica? L’oliatura rende stupenda la superficie e la leggera sbiancatura mi ricorda il colore delle tavole appena tagliate in segheria. Fino a pochi anni fa volevamo la vernice poliuretanica perché più performante, poi ci siamo accorti che il legno è bello, anche se si rovina. È la sua natura e col tempo diventa sempre più interessante. Bisogna chiaramente scegliere tra le essenze più dure. Il legno non deve distruggersi, ma al tempo stesso la rigatura non è un problema. In fondo pochi materiali di finitura come il legno invecchiano bene e garantiscono ottime prestazioni estetiche anche in condizioni di usura.
C’è qualcosa che avrebbe voluto ma non è riuscito a realizzare? Ho un solo rammarico: quello di non aver potuto posare sulle scale l’alzatina in legno perché sono considerate una via di fuga e il materiale per il loro rivestimento deve essere in classe 0.
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Un asilo biocompatibile con il gioco dei bambini.
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L’acero oliato bianco, 21 millimetri di spessore, è un prodotto assolutamente naturale posato senza utilizzo di colle.
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Per ciascuna delle cinque aule da 80 metri quadri è stata scelta una particolare essenza.
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Il pavimento Fiemme 3000 risulta pratico e resistente anche in un ambiente vissuto quotidianamente da bambini.
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La fiammatura scura all’interno delle plance è particolare del frassino oliato.
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Il rovere Super Rustic, un pavimento a prova dei giochi più sfrenati.
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Dormire su un pavimento in larice Fiemme 3000 è come essere immersi nella natura.
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quando il vento dell’est soffia eleganza Un casolare del trecento vive una nuova stagione in equilibrio tra antico e moderno.
quando il vento dell’est soffia eleganza
1 Tutto comincia con un colpo di fulmine. Quello che avviene durante il loro matrimonio sulle colline toscane, così vicine al mare e allo stesso tempo ricche di vallate, castelli e borghi antichi. Un ambiente rilassante, fermo nel tempo.
vecchio pastore. Nel Cinquecento è stato
Al piano inferiore, la cucina in marmo rosa
ricostruito completamente, e nei secoli suc-
brasiliano opaco, molto grande ed aperta sul
cessivi ha subito diverse ristrutturazioni,
soggiorno, emblema del desiderio di vivere
nonché ampliamenti da parte di alcune fa-
in un open space ampio e confortevole.
miglie nobili. Oggi è un rustico elegante, con
I proprietari hanno voluto infatti cambiare
alcuni tocchi di modernità, che mantiene
la struttura interna della casa con un inter-
uno stile colonico classico grazie all’utilizzo
vento deciso, mirato a rendere comunicanti
di materiali come il sasso, il legno, il cotto
i diversi piani che prima erano nettamente
La coppia di manager russi decide così di
e la pietra.
separati. Questo ha comportato una nuova
trovare una casa dove poter trascorrere le
Trecentocinquanta metri quadrati suddivisi
disposizione degli spazi e la ricerca di una
vacanze negli anni successivi. La trovano in
su tre piani: la mansarda-stanza padronale
nuova collocazione per le scale interne. Gli
provincia di Massa Carrara, nel 2007: un ca-
di oltre 50 metri quadrati, dotata di un am-
ambienti oggi risultano estremamente lumi-
solare che - nelle memorie di chi vive nei
pio bagno nel quale spicca un’enorme vasca,
nosi, caratterizzati dai controsoffitti in travi
dintorni - risale al Trecento, costruito da un
moderna evoluzione della classica tinozza.
di legno di castagno. Durante la ristruttura-
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Un casolare del trecento vive una nuova stagione in equilibrio tra antico e moderno.
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ARCHITETTO
Massimo Baldassari progettare con il cuore
Massimo Baldassari, 56 anni, di Sarzana (SP), è designer per caso e per passione. Si è laureato in Giurisprudenza, per poi decidere di cambiare settore dedicandosi a due professioni completamente diverse. Innanzitutto l’enogastronomia: dal 2000 al 2007 ha dato vita infatti al club di cucina “Gli amici di Max”, un luogo dedicato alla conoscenza ed alla degustazione di prodotti e ricette particolari. E poi l’arredamento: “Fin da piccolo ho avuto la fortuna di girare il mondo con i miei genitori, grandi amanti del bello – racconta Massimo – mio padre era appassionato di antiquariato e di quadri, mia madre invece di abiti. Anche non volendo ho sempre respirato la cultura del bello e con il tempo ho sviluppato capacità di sintesi ed equilibrio estetico. Riesco ad intuire immediatamente cosa vuole il cliente, a capire dove lo porta la sua esperienza, il suo sentimento”.
3 zione, è stata individuata, grazie agli archetti di mattoncini visibili solo dall’esterno, una parte interrata della casa. Dopo un controllo tecnico, hanno visto la luce alcune stanze che ora ospitano i bimbi della coppia. Curiosi i bagni presenti su ogni piano, ognuno
Per scegliere il parquet il proprietario è entrato in un Official Fiemme 3000, ha scelto un campione di questa tipologia, si è tolto le scarpe, vi ha camminato sopra e dopo pochi secondi ha detto: “Yes”.
verde e rigogliosa: tutto attorno prati per un ettaro e mezzo, tappeto naturale e silenzioso interrotto solo dalle vigne, da qualche pianta di ulivo e dalle due querce secolari che sorvegliano immobili.
caratterizzato da un mosaico di colore e tipologia differente, ma tutti accomunati da un
Il lavoro di posa è stato particolarmente im-
originale mix di elementi antichi e moderni.
pegnativo, anche perché è stato necessario
Il pavimento scelto in questo caso è un ro-
intagliare ogni tavola e adattarla alle pareti
vere, pigmentato con una colorazione noce,
in pietra. Un’opera certosina, che rimane per-
distribuito su tavole di diverse larghezze che
fetta ed immobile nel tempo, nonostante la
danno l’idea di movimento. La piallatura a
forte presenza di umidità nella casa.
mano, invece, ricrea un effetto vissuto unico.
La vallata che circonda il casolare infatti è
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quando il vento dell’est soffia eleganza
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Un casolare del trecento vive una nuova stagione in equilibrio tra antico e moderno.
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quando il vento dell’est soffia eleganza
LA PRIMA VOLTA NON SI SBAGLIA MAI Una straordinaria miscela di materiali, storia, arredi e natura dall’aroma romantico.
Baldassari, è vero che questo è stato il suo primo lavoro? In realtà non è la prima volta che mi occupo di arredamento, ma sempre su richiesta di amici. Questa è la prima volta che lo faccio per lavoro. Non mi sono spaventato, perché sapevo che potevo contare sulla mia grande volontà e su una certa cultura nel settore, acquisita nel tempo. Ci sono stati momenti in cui ho sentito una forte pressione, anche perché i tempi di realizzazione erano strettissimi. La mia caparbietà e la capacità di concentrazione hanno per fortuna prevalso.
In quanto tempo è stato realizzato il progetto? Sei mesi appena, una tempistica da infarto. D’altra parte l’impresa ha lavorato tutti i giorni, ininterrottamente, con dodici persone. Il parquet è stato ordinato a Fiemme 3000 in agosto, in prossimità delle ferie estive e, non so come, sono riusciti a consegnarlo in tempi record. È stato un lavoro decisamente impegnativo, anche perché, tra le altre cose, è stato rialzato il cordolo di una cinquantina di centimetri e sono stati costruiti due comignoli nuovi.
Cosa l’ha colpita di più di questo progetto? Sicuramente la posizione romantica e intima del rustico, con la strada d’accesso protetta da un bosco di castagni secolari. È un luogo intimo e suggestivo, con una grande apertura verso la vallata. Quando si arriva lì ci si sente subito bene, è l’ideale per rilassarsi.
Dal punto di vista tecnico, cosa le ha dato maggior soddisfazione? Innanzitutto la posa del parquet, realizzata perfettamente. I proprietari l’hanno voluto anche in bagno, rassicurati dalla sua particolare resistenza. E poi amo il tipo di sasso antico della casa, ingiallito dal tempo, che siamo riusciti a recuperare.
Come ha voluto caratterizzare l’arredo? È un ambiente pieno di luce - grazie alle tante finestre e all’utilizzo dell’open space - nel quale si alterna molto bene la tradizione con la modernità. Ho voluto giocare un po’ nei bagni, in cui ho scelto degli arredamenti antichi o antichizzati, mescolandoli con materiali ed elementi modernissimi. Troviamo combinati assieme, ad esempio, un lavandino in frassino che sembra una conchiglia - un pezzo unico - e radiatori di nuova generazione a spirale.
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Un casolare del trecento vive una nuova stagione in equilibrio tra antico e moderno.
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Il rustico si inserisce in una vallata rigogliosa dove sembra che il tempo si sia fermato.
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Il rovere piallato a mano è molto pratico e resistente anche per la cucina.
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La colorazione scura non impedisce alla stonalizzazione di far emergere le caratteristiche più vere del legno.
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La tonalità delle tavole piallate a mano si abbina perfettamente con le travi in castagno.
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La qualità della posa consente di non utilizzare il battiscopa in adiacenza alla parete in pietra.
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Il calore di questo pavimento in rovere è l’ideale per un rustico.
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Nei bagni, il legno si accompagna ad elementi di design ricercati.
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Il pavimento in rovere piallato a mano riesce a mantenere praticità e durata anche in bagno.
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Arte e arte applicata Nelle stanze dell’arte, un pavimento ad arte.
Arte e arte applicata
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2 cento, all’interno di una situazione abitativa che richiama alla mente le gallerie londinesi e che si sviluppa su una superficie di oltre 200 metri quadrati.
Fondata nel 1968, la Galleria dello Scudo è
di critica e di pubblico. Tra le mostre storiche
uno degli spazi espositivi storici del panorama
più significative troviamo De Chirico, gli anni
italiano, che ospita mostre d’arte moderna e
Venti (1986-1987) e Realismo Magico - Pittura
contemporanea, con un particolare interes-
e scultura in Italia 1919-1925 (1988 – 1989),
se per i maggiori artisti italiani della prima
entrambe trasferite poi a Milano nella sede di
metà del Novecento. Titolare è Massimo Di
Palazzo Reale.
Carlo, presidente dei Galleristi italiani. L’al-
Ci troviamo a Verona, in vicolo dello Scudo di
L’esigenza di restyling nasce nel 2007, sia
lestimento nel 1981 dedicato a Carlo Carrà,
Francia, una laterale della centralissima via
per ragioni strutturali che estetiche. Viene
ha segnato l’inizio, per la prima volta in Ita-
Mazzini.
contattato quindi lo studio d’architettura
lia, della collaborazione con enti pubblici per l’organizzazione di importanti rassegne a carattere strettamente scientifico, che per il taglio inedito hanno suscitato viva attenzione
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Scordatevi i grandi spazi asettici delle gallerie contemporanee: qui siamo in un palazzo del Quattro-
Baldessari e Baldessari di Rovereto che interviene su questi due aspetti. Innanzitutto viene ripensato e riorganizzato l’archivio interno, di fondamentale importanza, e la zona
Nelle stanze dell’arte, un pavimento ad arte.
ARCHITETTO
Paolo Baldessari il piacere di reinterpretare
Paolo Baldessari si è laureato in Architettura a Venezia e svolge attività professionale dal 1981. Dal 1983 sviluppa con Baldessari e Baldessari progetti in Italia e all’estero nel campo dell’architettura, industrial e visual design, architettura d’interni ed exhibit design. Partecipa a concorsi ed esposizioni. Ha ricevuto il primo premio al Premio Alcan per l’uso dell’alluminio nell’ambiente costruito nel 1991 e al Concorso di nuove sperimentazioni di arredo per esterno - Sun Rimini nel 2007. Sviluppa concept progettuali per la valorizzazione e la reinterpretazione di prodotti e materiali per brand aziendali ed eventi con un approccio versatile e multiforme, senza connotati rigidi. è iscritto all’ordine degli architetti e paesaggisti di Trento ed è socio fondatore di Idea - Associazione Italiana Exhibition Designers.
operativa; in seguito vengono abbattuti alcu-
senso di continuità permeando tutti i passaggi
sassone e i passaggi ad arco tra una stanza e
ni tramezzi per realizzare un secondo grande
architettonici tra una stanza e l’altra.
l’altra. Un ambiente caldo ed elegante, diventato un perfetto contenitore per opere di
spazio dotato di una finestra e rispondere così all’esigenza degli allestimenti d’arte contemporanea, caratterizzati spesso da sculture di dimensioni piuttosto consistenti. Il risultato è un percorso ad ampio respiro. Dal punto di vista estetico il cambiamento più importante riguarda senza dubbio il pavimento: il parquet a lisca di pesce risalente ai
Il legno fa da contraltare alla “fodera” delle pareti costituita da pannelli rasati a gesso, con il battiscopa sostituito da uno zoccolo grigio rientrante alto due centimetri che alleggerisce la percezione visiva degli spazi.
un certo rilievo, soprattutto sculture, com’è accaduto nell’esposizione che si è appena conclusa dedicata a Mattiacci.
primi anni del Novecento è stato ricoperto e sostituito da un rovere Fiemme 3000 legger-
Caratteristiche anche le porte bianche, che
mente sbiancato, le cui lunghe assi danno un
si fregiano di mostre eleganti in stile anglo-
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Nelle stanze dell’arte, un pavimento ad arte.
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Anche con il passare del tempo un Fiemme 3000 mantiene il suo fascino.
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Il rovere spazzolato oliato bianco si adatta a tutti gli ambienti.
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L’assenza del battiscopa con una rientranza di due centimetri conferisce all’ambiente un effetto di particolare leggerezza.
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Il rovere è un’essenza duttile, adattabile a tutte le ipotesi di mostre.
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La rivisitazione degli spazi permette di ospitare d’ora in avanti anche opere di grandi dimensioni.
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La posa flottante è a correre, anche nei passaggi architettonici.
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L’essenza del rovere si distingue per resistenza e praticità e si presta anche per la zona ufficio ed archivio.
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Un progetto che ha trasformato semplici spazi espositivi in un vero contenitore d’arte. Paolo Baldessari, che suggestione le ha dato questo spazio? Abbiamo accolto con grande soddisfazione e piacere l’invito a ripensare il restyling degli spazi espositivi della galleria che ha svolto e continua a svolgere un’attività di altissimo livello ospitando artisti di grande riconoscibilità internazionale. Le sale passanti della galleria consentono di allestire un percorso espositivo scandito da alternanze di pause riflessive e accelerazioni emotive in un contesto raffinato ed elegante.
Che differenza d’atmosfera si percepisce dopo la sostituzione del pavimento a spina di pesce con il rovere? Una delle linee guida del restyling si basava proprio sul fatto che il pavimento dovesse essere duttile e adattarsi a tutte le ipotesi di mostre. Questo rovere con una tonalità piuttosto neutra è il perfetto denominatore comune, essendo tra l’altro un supporto elegante, nuovo, caldo, moderno.
Da cosa è stata dettata la scelta di non mettere il battiscopa? Togliere ogni elemento superfluo per conferire una sorta di “rarefazione” dello spazio e rendere protagoniste unicamente le opere.
Che giudizio dà al risultato finale? Siamo stati piacevolmente sorpresi quando abbiamo visto, nelle mostre successive al restyling, la grande capacità degli spazi della galleria di reggere installazioni anche di grandi dimensioni, come quelle di Consagra, Dessì e queste ultime di Mattiacci.
Quali sono stati i commenti dei visitatori? Abbiamo raccolto una serie notevole di apprezzamenti, che ci hanno lusingato anche perché effettuati da persone che hanno “l’occhio abituato al bello”. Il rinnovo della galleria è stato accolto con grande curiosità e piacere.
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