Pocket Salute Edizione Roma Novembre 2010

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Il primo free-press del benessere - Anno II n°3 Novembre 2010 Con il Patrocinio della Provincia di Roma e della Regione Lazio reg. trib.di Pescara n.24/08 del 7/11/2008

LA GUIDA MENSILE DEDICATA AL TUO BENESSERE

edizione Roma

Novembre 2010

smettere di fumare campagna contro il tabagismo

la bellezza oggi studiati i volti delle miss

lotta ai tumori

con la farmacoprevenzione

sesso e prevenzione le indicazioni per il sesso sicuro

parlato e disabilità la metodologia pedagogica

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speciale Dialisi peritoneale per una migliore qualità di vita

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solidarietà in primo piano ABIO - Associazione per il Bambino In Ospedale Promuove l’umanizzazione dell’ospedale e sdrammatizza l’impatto del bambino e della sua famiglia con le strutture sanitarie. www.abioroma.org AIPD - Associazione Italiana Persone Down L’Associazione non ha fini di lucro e vuole essere soprattutto un punto di riferimento per le famiglie, gli operatori socio-sanitari e della scuola che si occupano di questo handicap. www.aipd-roma.it ALZHEIMER Roma L´Associazione persegue la missione di offrire sostegno alle famiglie con un malato di Alzheimer. Collabora con Istituzioni sanitarie e accademiche, sia nazionali che locali. www.alzheimeroma.it ANFFAS Roma Onlus L’Associazione si propone di assicurare il benessere e la tutela delle persone con disabilità intellettiva e relazionale e delle loro famiglie, operando primariamente per rendere concreti i principi della pari opportunità, della non discriminazione e della inclusione sociale. www.anffasroma.it Il Sorriso di Beatrice ONLUS L’Associazione nasce con l’intenzione di trasformare un evento tragico quale è stato la scomparsa di Beatrice in motivo di gioia e speranza per tutti coloro che vivono la drammatica esperienza della malattia oncologica. www.ilsorrisodibeatrice.com UNIAMO Federazione Italiana Malattie Rare Onlus Scopo essenziale è difendere i diritti e migliorare la qualità di vita di tutte le persone affette da malattie rare. La Federazione fa parte di un Network Europeo di tredici Alleanze Federative Nazionali tra associazioni di pazienti di altrettanti Paesi della Unione Europea. www.uniamo.org

editoriale del mese Le notizie degli ultimi mesi ci raccontano tristi storie di decessi in conseguenza a problematiche avvenute durante il parto. A volte si è trattato di eventi strettamente legati a patologie della madre o del feto; troppo spesso, però, ha avuto un ruolo predominante la responsabilità degli operatori medici. Ovviamente, fino a che non saranno determinate con esattezza le cause dei singoli eventi e le indagini delle relative procure non saranno terminate,non è possibile, nè corretto, accusare qualcuno. Rimane però forte e vivo il lancinante dolore dei familiari che in poche ore sono passati dalla gioia per una nuova nascita allo sconforto per la perdita di una vita. A ciò si aggiunge la rabbia di non sapere perchè ciò sia avvenuto e chi sia il responsabile. Tali accadimenti, inoltre, hanno contribuito a creare un clima generale di preoccupazione nelle famiglie e, soprattutto, nelle gestanti che si apprestano al parto. A tal proposito il Ministro della Salute, On. Ferruccio Fazio, ha precisato che “i dati dimostrano che non c’è alcun motivo di preoccupazione”. Dal 2001 al 2006, per i maschi si è scesi da 4,9 a 4,1 decessi per 1.000 nati vivi, mentre per le femmine si è passati da 4,2 a 3,2 decessi per 1.000 nati vivi. Il dato della riduzione della mortalità infantile interessa tutto il territorio nazionale, anche se permangono differenze fra le regioni del Nord-Centro e quelle del Sud del Paese. Analoga situazione si rileva per la mortalità neonatale, che è pari al 2,35‰. Nel periodo compreso tra settembre 2005 ed agosto 2010, sono stati segnalati 40 casi di eventi sentinella relativi a mortalità neonatale e 21 eventi sentinella relativi alla morte materna al parto, a fronte di circa 2.800.000 parti nello stesso periodo di tempo. Pertanto, questi dati consentono di dare una risposta di assoluta tranquillità in termini di sicurezza sia per la madre che per il neonato. Inoltre, sono in corso di emanazione linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo. Visti i presupposti ci auguriamo che nessuna famiglia debba più vivere una tragedia così grande come la perdita di una nuova vita. Serena Zimuel, Direttore Editoriale

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psicologia trova-facile: guida alla psicologia 06 disfluenze e metodo pedagogico 07 dalla ricerca alla terapia con eatris 11 pagg. 32-33

la dialisi peritoneale oggi Rivista gratuita mensile Edizione Pescara-Chieti Reg. Tribunale di Pescara n.24/08 del 7/11/2008 reg. ROC n.18668

salute farmacoprevenzione per i tumori 13 a Roma un centro per la CCSVI

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dialisi peritoneale in età geriatrica 25

benessere

Direttore responsabile Daniele Giangiulli redazione@pocketsalute.it

trova-facile: guida al benessere

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un progetto a misura di donna

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Direttore editoriale Serena Zimuel serena.zimuel@pocketsalute.it Redazione Roberta Armentano, Giovanna Filoso, Valentina Peter

campagna contro il tabagismo

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Direttore commerciale Giulia Mincarini giulia.mincarini@pocketsalute.it Editore, Redazione e Pubblicità Editore POCKET IDEA s.rl. Via Cavour 4/2, San Giovanni Teatino (CH) Infoline: 085 4460163 www.pocketidea.it Foto e illustrazioni © 2010 Microsoft Office Online, © 2010 Fotolia, © 2010 iStockphoto © Proprietà letteraria riservata. E’ vietata la riproduzione, anche parziale, di testi, immagini o disegni pubblicati, senza l’autorizzazione scritta della Direzione e dell’Editore. Le opinioni degli autori impegnano la loro responsabilità e non rispecchiano necessariamente quelle della Direzione della rivista. All’interno dei contributi possono essere citati nomi di prodotti, anche farmaceutici, pubblicati nel rispetto delle opinioni degli autori e per completezza d’informazione sui temi trattati.

bellezza trova-facile: guida alla bellezza

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studiati i volti delle miss

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le coccole della pelle

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sesso trova-facile: guida alla sessualità 56 la campagna nastro rosa

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la prevenzione nella sessualità

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Pocket Salute, Roma con il patrocinio di:


guida pratica alla psicologia

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superare la balbuzie Prof. Marco Santilli

Associazione Italiana La Nuova Parola

Via Cavour 4/2, San Giovanni Teatino (CH) N° verde: 800 090732 Cell. 340 8671477 Sito web: www.marcosantilli.it L’intera unità psicofisica del soggetto è il cuore di una giusta terapia. Questo non deve solo ri-abilitare! Deve stimolare la persona con disabilità del parlato e scoprire per se stessi le proprie potenzialità e sviluppare abilità di aiuto alla persona, di nuovo slancio vitale al fine di promuovere l’autonomia della verbalizzazione.

METODOLOGIA PEDAGOGICA PER LE DISABILITA’ DEL PARLATO Il terapista che affronta disabilità del parlato non applica strategie terapeutiche per classificare le persone. Una persona che si chiama Paolo non può essere bollata come disfluente e ancor meno come balbuziente. Si deve aiutare Paolo in ogni sua difficoltà, ogni disagio, ogni disarmonia. Si lavora con una persona intervenendo in suo aiuto conoscendo ogni aspetto che la caratterizza qsenza fermarsi ad un termine con cui si attesta il suo disagio o disturbo. Bisogna opporsi altresì alle classificazioni separatiste, soprattutto a quelle usate in ambito educativo, all’interno del quale sono stati coniati termini come, ad esempio, insolente, negligente, pigro, distratto, svogliato. Ogni persona “è” e non si può classificarla con particolari epiteti che testimoniano solo l’incapacità di un educatore. Anche nell’utilizzare classificazioni nosografiche come “balbuzie” bisogna stare attenti: è necessario rendersi conto che ci si deve riferire alle persone e non alla disabilità del parlato o al disturbo. L’intervento comportamentale sulla balbuzie, ad esempio, non è una cura, è molto di più, è la vera cura. Questo si traduce nel rilevare significati affettivi, abilità nel pensare e del sentire e quanto sia ha desiderio e volontà che siano messi in gioco nella vita. E’ così che possiamo trovare insieme strategie e iniziative per affrontare la disabilità del parlato.

Personalmente conduco il colloquio (e consiglio di farlo ad ogni terapeuta) intervenendo il meno possibile per evitare che entrino in gioco i meccanismi di difesa dell’io, consentendo così al soggetto di manifestare in modo tale le proprie debolezze e preoccupazioni. La persona che si rivolge al terapeuta non si interroga sul disturbo in esame, sulla sua malattia, sul suo problema, non è rispetto al terapeuta un “paziente passivo” che dipende dalle scelte dell’operatore sulla base di un modello autoritario. Si deve realizzare una comunione nella comunicazione terapeuta-persona dove lo scenario è la realizzazione socio-psicologica di un progetto di intervento come progetto di vita. Un esempio di comunicazione a livello globale (verbale e non verbale) molto utile al terapeuta è la tecnica del “roleplay” (gioco di ruoli). All’interno di un gruppo si raccontano a vicenda (in un tempo di circa 7 minuti a ciascuno) il proprio vissuto, la propria vita ed i contesti familiari e lavorativi. E’ uno strumento di simulazione, cioè di riproduzione di una dimensione autentica dove la disfluenza si manifesta. Di rilievo è l’interazione diretta, e in tempo reale, tra i partecipanti all’interno del gioco della vita, ognuno con il proprio ruolo verbale e psicologico. Il roleplay è uno strumento terapeutico che migliora e amplia le capacità comunicative degli individui. Particolarmente indicato per chi ha problemi di interazione con gli altri.

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a cura della redazione

Valentina Peter

UNA TAVOLA DAI COLORI AUTUNNALI

Con il finire dell’estate ci si dovrebbe sentire più riposati e ricaricati; in realtà, l’arrivo dell’autunno è, spesso, segnato da disturbi e fastidi di vario genere come stanchezza e mancanza di concentrazione. Un mal d’autunno che i dietisti dell’Istituto Clinico Humanitas Gavazzeni di Bergamo affrontano con questa dichiarazione: “Un’alimentazione basata su frutta e verdura di stagione é la chiave per battere il grigiore del cielo colorando la tavola. Il rosso dei melograni, il giallo delle patate, il verde di mele e pere, il viola dell’uva, l’arancio di cachi, zucche e carote, la gamma dei marroni di noci, nocciole e castagne: un arcobaleno di tinte e sapori che gli specialisti descrivono come “un vero e proprio fortino di salute”.

eventualmente assumerli passati nelle minestre. Il melograno è un frutto che i dietisti definiscono un toccasana per il cambio di stagione, in quanto possiede alti livelli d’acqua, poche calorie e una notevole quantità di acido citrico, potenziatore della vitamina C. In autunno si tende a nutrirsi di alimenti più grassi e pesanti rispetto ai mesi estivi; è necessario, quindi, evitare l’accumulo di tossine. Gli specialisti consigliano di consumare frutti ricchi di sostanze antiossidanti, che contrastano i radicali liberi, come uva, mele e pere.

L’autunno è il periodo giusto per seguire una dieta equilibrata con il giusto apporto di vitamine, sali minerali e proteine.

Per chi ha bisogno di energia, come ad esempio gli sportivi e i bambini, i cachi e le castagne sono l’ideale. Vanno consumati quando sono ben maturi ed hanno un elevato contenuto di zucchero, che li rende molto energetici.

E’ utile far provvista di legumi come ceci, fagioli, orzo, farro e lenticchie , ricchi di proteine e amminoacidi essenziale; per evitare che questi possano creare gonfiore intestinale basta consumarne il giusto dosaggio ed

E’ importante colorare la tavola con i colori della natura e delle sue stagioni, assaporando quegli alimenti che smaltiscono la stanchezza dell’estate ci preparano per la stagione fredda.

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Giovanna Filoso, fonte: Istituto Superiore di Sanità (www.iss.it)

a cura della redazione

DALLA RICERCA ALLA TERAPIA CON EATRIS Dalla ricerca di base alle applicazioni cliniche o, se si preferisce, dai banchi di laboratorio al letto del paziente. È questa, in sintesi, la filosofia del progetto europeo EATRIS (European Advanced Translational Research Infrastructure in Medicine) per la biomedicina traslazionale. Progetto che è stato illustrato a Roma nel corso del EATRIS Stakeholders Meeting, promosso dall’ISS in collaborazione col Ministero della Salute. “Fondamentale allo sviluppo della ricerca traslazionale - ha dichiarato Enrico Garaci, presidente dell’ISS - è senz’altro la realizzazione di una rete europea di centri nazionali che colleghi ricercatori di base, clinici e partner industriali allo scopo di trasferire, il più velocemente ed efficacemente possibile, i risultati delle scoperte scientifiche in terapie e applicazioni mediche per i pazienti. Proprio questo è l’obiettivo del Progetto EATRIS al quale partecipano i rappresentanti di nove paesi europei.

partimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze dell’ISS e coordinatore della IATRIS - a fronte del grande interesse che l’Europa e altri paesi mostrano verso la medicina traslazionale, uno degli ostacoli principali al suo pieno sviluppo è oggi rappresentato dalla mancanza di conoscenze dei ricercatori biomedici sugli aspetti regolatori da rispettare prima della sperimentazione sull’uomo, in particolare per quello che riguarda i prodotti medicinali per terapie avanzate (PMTA) ossia quei farmaci che sono più innovativi e promettenti.

Nell’ambito di EATRIS siamo fieri del ruolo del nostro Istituto che ha dato un contributo importante alla realizzazione del progetto e coordina il nodo nazionale IATRIS (Italian Advanced Translational Research Infrastructure), ossia l’infrastruttura italiana, una rete di enti di eccellenza dedicati alla ricerca traslazionale.

Da qui inutili ritardi e difficoltà. EATRIS, e nel nostro specifico IATRIS, vanno proprio in questa direzione: quella di colmare, con infrastrutture dedicate, la distanza tra ricerca pura e trial clinici”.

Costituita per ora da un primo nucleo di istituzioni e network di centri specializzati, oltre che dall’ISS medesimo, la IATRIS tenderà ad evolvere e a potenziarsi per contribuire sempre meglio a fornire servizi fondamentali per la medicina traslazionale che vanno dalla formazione avanzata di personale qualificato, alla valutazione preclinica e alla preparazione dei protocolli clinici con attenzione particolare all’assistenza e consulenza sugli aspetti normativi per lo sviluppo dei farmaci”.

• presentare EATRIS;

“Infatti - prosegue Filippo Belardelli, direttore del Di-

Il Convegno ha avuto dunque i seguenti scopi principali:

• ottenere il supporto dei decision makers, dei finanziatori potenziali e degli opinion leaders scientifici; • far conoscere EATRIS alla comunità scientifica, alle fondazioni, alle associazioni di pazienti e alle organizzazioni attive nel campo della medicina traslazionale; • pubblicizzare EATRIS mediante il coinvolgimento della stampa specializzata.

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oncologia Dott. Sergio Del Bianco Specialista in Oncologia

tel. Tel. 06 78462786 Cell. 335 6762760 -333 3606973 Sito web: www.sergiodelbianco.it

FARMACOPREVENZIONE DEI TUMORI: UNA NUOVA ERA Benché la prevenzione dei tumori inizi da un corretto stile di vita (principalmente alimentare) grandissimo interesse sta riscuotendo la possibilità di adottare un trattamento farmacologico in grado di prevenire l’insorgenza tumorale. Una notevole mole di dati scientifici indicano come il “cancro” può essere prevenuto o, quantomeno, significamene ritardato. Il concetto chiave della farmacoprevenzione (definita chemioprevenzione, ma non ha nulla a che fare con la chemioterapia!) è che la carcinogenesi – processo che porta alla trasformazione di una cellula sana in una “cancerosa” – sia un processo che evolve attraverso degli “step” di cambiamenti genetici successivi. La conoscenza piu’ precisa di questi eventi (step) ha consentito di intervenire su questo processo mediante l’utilizzo di farmaci “ad hoc”. Già trent’anni or sono si era visto che l’impiego di sostanze naturali, sintetiche o biologiche erano in grado di: prevenire, far regredire o sopprimere la fase iniziale della cancerogenesi e la progressione neoplastica. Da allora è stato realizzato un notevole percorso nell’impiego di questi farmaci e, soprattutto per ciò che riguarda il tumore del seno, si sono raggiunte delle certezze scientifiche che hanno portato ad un utilizzo pratico dei farmaci stessi. In particolare adottando alcuni modelli, oramai validati scientificamente, si è in grado di ridurre il rischio di un tumore del seno in oltre il cinquanta per cento delle donne predisposte.Si tratta di derivati ormonali (Tamoxifene, Raloxifene) ben noti

e definiti nella loro maneggevolezza di impiego. E’ importante a tale scopo che il trattamento sia consigliato e “gestito” dall’oncologo-senologo che, dopo adeguato colloquio con la donna a rischio, condivida con lei, monitorandola, la terapia del caso. In tal modo si potrà anche adeguatamente individualizzare il monitoraggio senologico (RX mammografia se e quando, Ecografia se e quando, etc.) secondo le specifiche esigenze della donna. Ciò consente anche quel supporto psicologico importante in grado di dare alla donna quella sensazione di essere in un “binario” protetto e controllato. Casa di Cura “Villa Mafalda” Via Monte delle Gioie 5 - 00199 Roma Casa di Cura “Madonna della Fiducia” Via Cesare Correnti, 5/6 - 00179 Roma

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Fonte: Ministero della Salute www.salute.gov.it

a cura della redazione

Guida per le famiglie alla cura del neonato (parte 1) Tutelare la salute dei più piccoli significa non solo assicurare loro le migliori cure possibili, ma anche prevenire malattie e pericolosi incidenti. Il Ministero ha realizzato una pubblicazione che si propone come guida per le famiglie; strumento informativo capace di trasmettere ai neo genitori utili conoscenze per la cura del proprio figlio con l’intento di dare un contributo affinché ogni nuova nascita sia davvero un momento di grande gioia.

- si sconsiglia di portare i bambini nei locali inquinati da fumo e da polveri sottili irritanti (smog prodotto dalle automobili).

FINALMENTE A CASA. Arrivando a casa con il vostro bambino o bambina potreste avere alcuni dubbi su come comportarvi e sulla casa, se sia sufficientemente adatta a vostro figlio o figlia. Non vi preoccupate, è più semplice di quanto pensiate. Sarà importante essere sicure della pulizia dei pavimenti, delle pareti e in generale delle superfici dove appoggerete le cose che vi serviranno. Se possibile, la temperatura della casa dovrà essere gradevole, tra i 18° C e i 22° C. Nei primi giorni per capire se il piccolo ha caldo o freddo toccatelo e controllate i cambiamenti del colorito abituale del volto, delle mani, dei piedi e della punta del naso. Nel caso avesse caldo, le manine e i piedini saranno caldi e le guance molto rosse. Se viceversa avesse freddo, il colorito del volto e delle labbra sarà grigioviolaceo. Dopo le prime settimane vestitelo come vi vestireste voi.

A casa vi aspettano... fratellini o sorelline... I fratelli e le sorelle dopo un primo momento di stupore e di curiosità in occasione dei primi contatti con il nuovo nato, potrebbero provare, nei giorni successivi un sentimento di delusione perché si renderanno conto che la situazione è cambiata, non a loro vantaggio, e che saranno “costretti” a qualche rinuncia. Per far accettare il nuovo arrivato senza frustrare il più grande, soprattutto durante le prime settimane, è utile: - non porgli eccessivi limiti senza dare giuste e chiare motivazioni (“adesso non puoi più fare così” ; “attenzione, perché altrimenti si sveglia” ; “aspetta che devo cambiare quel piscione”, ecc.) - farlo partecipare alle cure per il nuovo nato perché potrebbe essere gratificante. Almeno nelle prime settimane di vita, anche se il rapporto sembra buono, è comunque necessario stare molto attenti alle manifestazioni di affetto o di ostilità rivolte dal grande al piccolo. Questa attenzione deve essere ancora maggiore quando il più piccolo inizia a trascorrere un po’ di tempo fuori dalla culla.

In casa, è sufficiente: - garantire temperature non troppo alte - arieggiare spesso gli ambienti con la semplice apertura delle finestre per qualche minuto, proteggendo prima il piccolo da eventuali sbalzi di temperatura e dalle correnti d’aria - non fumare e allontanare il bambino o la bambina dalla cucina durante la cottura dei cibi. Anche i fumi dell’olio fritto sono irritanti per la gola e per i bronchi e aprono le porte ai germi e ai virus responsabili di vere e proprie malattie - non copritelo eccessivamente quando dorme; mettetelo a dormire a pancia in su

... anche un animale domestico… Avere un animale domestico in casa è sicuramente simpatico e utile per la crescita dei piccoli, ma allo stesso tempo richiede accorgimenti per la loro sicurezza. Innanzitutto occorre: - fare attenzione al rischio di trasmissione di germi e parassiti derivanti dagli animali, lavando accuratamente le mani prima di toccare il bambino o i suoi alimenti - assicurarsi che il cibo e i prodotti per la pulizia degli animali non siano alla portata dei più piccoli - addestrare gli animali per salvaguardare i bambini da eventuali pericoli di aggressione - non lasciare mai il bambino solo con l’animale.

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a cura della redazione

Roberta Armentano

Un weekend per cancellare l’ignoranza

“Cancelliamo l’ignoranza”; questo lo slogan della manifestazione che sabato 2 e domenica 3 ottobre si è tenuta a Roma in Piazza del Popolo, in occasione della a terza edizione dell’Handicap Day. Questa festa di piazza ha coinvolto musicisti, ballerini, personaggi del mondo dello spettacolo ma soprattutto famiglie e associazioni che lavorano con i disabili. La kermesse dell’Handicap Day, promossa da Comune e Provincia di Roma, è stato un momento di “condivisione e integrazione, un’occasione e uno stimolo per sperimentare, conoscere ed approfondire le tematiche e le dinamiche operanti all’interno delle politiche sociali”. Più volte durante la manifestazione l’assessore alle politiche Sociali della Provincia di Roma, Claudio Cecchini, ha ricordato che “le barriere più pericolose, sono quelle legate alla paura, all’ignoranza, al pregiudizio perchè non creano integrazione”. Per l’occasione Piazza del Popolo ha ospitato numerosi stand espositivi delle numerose associazioni che quotidianamente realizzano progetti con le persone portatrici di handicap. L’Ospedale San Camillo di Roma ha permesso di effettuare un ecodoppler gratuito (per valutare

lo stato del rischio vascolare). I bambini hanno avuto la possibilità di “disegnare” la strada della solidarietà fatta di piccole mani di carta colorate, di guardare la piazza dall’alto dopo aver scalato una parete per l’arrampicata e di assistere e partecipare a discipline sportive sfidando i campioni della Federazione italiana Baseball Softball. “Tutto si può superare, le barriere architettoniche, linguistiche e culturali”; sul grande palco allestito in piazza si sono svolti dibattiti tra i cittadini e le associazioni pubbliche e private che operano nel terzo settore; i non udenti hanno comunque potuto seguire gli interventi sul palco grazie ad un interprete di lingua dei segni. Si sono esibiti musicisti, bande musicali e gruppi che a suon di pizzica e taranta hanno fatto ballare la piazza. E poi ci sono stati i ragazzi delle cooperative sociali e delle associazioni, i protagonisti di questa giornata, che con brevi rappresentazioni teatrali e di danza hanno avuto la possibilità di esprimersi e di farsi conoscere. “ L’Handicap Day serve a questo – ha dichiarato Claudio Cecchini - è un momento forte di educazione e sensibilizzazione”.

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prevenzione cardiovascolare Prof. Claudio Di Veroli

Specialista Nefrologo, Esperto di Ipertensione Arteriosa

Casa di Cura “San Domenico” Piazza Sassari, 5 Roma Tel. 06 44230851

LA SINDROME METABOLICA: UN’EPIDEMIA DEL BENESSERE Quattro domande al prof. Claudio Di Veroli, esperto di ipertensione arteriosa e di malattie metaboliche, che riteniamo essere la persona giusta per affrontare il non facile tema della Sindrome Metabolica. In questi ultimi anni si sente parlare di Sindrome Metabolica, la può definire? La Sindrome Metabolica è espressione di un insieme di condizioni patologiche così raggruppabili: • Fattori di rischio cardiovascolare, come obesità addominale, ipertensione, iperuricemia ed alterazioni del metabolismo glico-lipidico; • Anomalie cliniche, come facilità alla trombosi, infiammazione diffusa e cronica, alterazioni dello stato ossidativo, steatosi epatica con possibilità di steato-epatite non alcolica, ovaio policistico, sleep apnea, artrosi atipica e calcificazioni tendinee (speroni calcaneari), perdita proteica con le urine. Questi principali fattori, ma anche altri, possono variamente presentarsi o precedersi nel tempo, perché avrebbero aspetti patogenetici condivisi. Per tale motivo i pazienti devono essere seguiti con attenzione per le forme morbose attuali, ma anche per quelle potenziali. L’epidemiologia ci dice che in Italia la sindrome colpisce 25-28 milioni di persone (40-79 anni, con picco tra 65-74 anni). Come si presenta il soggetto con Sindrome Metabolica? Nella maggioranza dei casi è obeso, specie a livello addominale da dove prenderebbe avvio il processo che porta agli stati di insulino-resistenza (difficoltà o resistenza dell’insulina a far entrare il glucosio nelle cellule) e di

dis-regolazione adiposa (increzione da quel grasso di sostanze patologiche che facilitano lo stato di aterosclerosi attraverso un’infiammazione cronica cosiddetta di basso livello ed un incremento dei fattori di rischio cardiovascolare). Sfortunatamente il soggetto con Sindrome Metabolica si può presentare già con segni e sintomi di un danno cardiovascolare. Osservazioni di oltre 6-7 anni hanno dimostrato, a questo proposito, che la possibilità di alterazioni coronariche e cerebrali aumenta nel tempo di tre-quattro volte. Esistono trattamenti che possono far guarire o perlomeno tenere sotto controllo questi soggetti? Gli studi clinici ci insegnano che un decremento ponderale del 10% circa (ottenuto con attività fisica e con dieta controllata per quantità e qualità) corrisponde quasi ad una riduzione del grasso viscerale del 30% con conseguente miglioramento metabolico e pressorio. Se ciò non è sufficiente bisogna utilizzare i farmaci. Lo ha suggerito lei, a questo punto vorremmo sapere qualcosa sui farmaci? Possiamo fare molto con i farmaci. Esistono sostanze che: • Migliorano l’assetto lipidico (statine, fibrati, niacina, omega-3); • Ottimizzano lo stato ipertensivo, addirittura alcune classi di farmaci possono migliorare gli altri fattori di rischio cardiovascolare (specie alcuni sartani); • Cambiano in meglio il quadro glicidico, riducendo l’insulino-resistenza e/o la glicemia elevata (acarbose, glinidi, biguanidi, tiazolidinedioni, moderne insuline); • Riducono la possibilità trombotica, l’aumento dell’acido urico plasmatico e la perdita proteica con le urine. Ringraziamo il prof. Claudio Di Veroli per essere stato molto esauriente e particolarmente chiaro nelle risposte ai nostri quesiti. Prof. Claudio Di Veroli Responsabile del “Centro dell’Ipertensione Arteriosa e delle Malattie Metaboliche e Renali” Casa di Cura “San Domenico” - Roma

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scienze cardiovascolari Prof. Francesco Ciciarello

CENTRO CCSVI Dipartimento di Scienze Cardivascolari, Respiratorie, Nefrologiche e Geriatriche

“Sapienza” Università di Roma Policlinico “Umberto I” Tel. 06 49979021 strettamente correlata alla sclerosi multipla, se non addirittura la causa stessa. I recentissimi dati scientifici prodotti dall’equipe del Prof. Zamboni mostrano come attraverso un’angioplastica venosa di tali malformazioni, è possibile modificare sensibilmente il decorso della sclerosi multipla e migliorare significativamente le condizioni cliniche ed il decorso della malattia.

PRESENTAZIONE CENTRO CCSVI La sclerosi multipla è nota per essere una grave malattia cronica del sistema nervoso centrale, di origine autoimmune, progressivamente invalidante, con evoluzione imprevedibile. Ad oggi gli approcci terapeutici si basano sulla necessità di porre un freno ad un sistema immunitario che attacca la guaina mielinica, che ricopre gli assoni neuronali, creando lesioni (le famose placche cerebrali) che, con il passare del tempo, possono creare danni irreversibili. Tale prospettiva è stata da poco integrata da una nuova scoperta: la cosiddetta “big idea” del Prof. Zamboni, Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara, che è passata dall’essere una semplice teoria, ad affermarsi come una delle più sconvolgenti scoperte degli ultimi anni. Essa nasce dalla constatazione che, su quasi tutti i soggetti studiati con EcoColorDoppler affetti da sclerosi multipla, è stata rilevata la presenza di una malformazione delle vene principali del collo che fanno defluire e drenano il sangue dal cervello verso il cuore. Tali malformazioni venose determinano una insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI) cioè una stasi del ritorno venoso ed attraverso uno stravaso (come succede anche nella ipertensione venosa distrettuale degli arti inferiori), creano degli accumuli ferrosi che, riconosciuti come tossici dall’organismo, attiverebbero la risposta del sistema immunitario. Tutto questo lascia ritenere che tale condizione circolatoria, definita con acronimo CCSVI, sia

Il Dipartimento di Scienze Cardio-Vascolari, Respiratorie, Nefrologiche e Geriatriche della Sapienza, Roma, Scuola di specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare diretta dal Prof F. Fedele, nell’ottica di ampliare la propria area di emodinamica diagnostica ed interventistica cardio-vascolare, ha deciso di attivare un centro di diagnostica e terapia della CCSVI. Tale metodica è innovativa a livello mondiale e consta di un momento diagnostico con ultrasuoni e trattamenti endovascolari di angioplastica venosa per i soggetti affetti da CCSVI studiati secondo metodica Zamboni. Il centro CCSVI della nostra Scuola afferisce alla UOD Diagnostica Cardiovascolare Non Invasiva diretta dal Prof. Luciano Agati e vede l’attività del Prof. Francesco Ciciarello e la consulenza del Prof. Sandro Mandolesi. Tale centro va a colmare un’aspettativa sia diagnostico che terapeutica, presente a livello sociale, nell’ottica del completamento formativo ed assistenziale del Dipartimento e tenuto conto dell’impatto sanitario della patologia (circa 60.000 soggetti in Italia e 6000 circa nella nostra regione), con costi sociali attualmente elevatissimi. Lungi da noi il creare false aspettative, desideriamo contribuire ad aumentare le evidenze a favore dell’ipotesi Zamboni e speriamo che l’introduzione di questo trattamento di angioplastica venosa in Day Hospital diventi una punta di diamante sia per l’aspetto scientifico che assistenziale del nostro Dipartimento e della nostra Università.

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Fonte: www.europarl.europa.eu

a cura della redazione

combattere pedofilia e sfruttamento sessuale dei bambini

Una Direttiva europea per combattere gli abusi, lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile: è quanto chiede il Parlamento europeo, appoggiando una proposta della Commissione, che prevede sanzioni più dure per i reati legati alla pedofilia e un controllo più restrittivo su internet. La procedura legislativa sarà curata da Roberta Angelilli, vice-presidente del Parlamento, “la nuova Direttiva definirà sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive e intende istituire norme minime per la lotta contro questi crimini orribili”. A marzo la Commissione europea ha proposto una Direttiva europea per la lotta contro gli abusi sessuali, lo sfruttamento e la pornografia infantile, che sostituirà una precedente legge del 2004. L’obiettivo è di rafforzare le sanzioni, criminalizzare attività come il “grooming”, ovvero l’adescamento dei minori su internet e il turismo sessuale, e migliorare le misure preventive contro i pedofili recidivi che, per esempio, non potranno più ottenere un lavoro a contatto con i bambini in tutti i paesi dell’UE. La Commissione propone inoltre di limitare l’accesso a siti internet a contenuto pedopornografico. L’on. Angelilli ha sottolineato che è essenziale “proteggere le vittime prima, durante e dopo il procedimento penale”, e in particolare

“migliorare l’accesso all’assistenza legale per tutelare le giovani vittime nel procedimento penale”, ed evitare “ulteriori traumi nel bambino”. Una delle proposte più controverse nel testo pubblicato dalla Commissione in marzo riguarda la possibilità di bloccare l’accesso ai siti che mostrano abusi sessuali sui bambini. Sarebbero gli Stati a decidere come disporre il blocco. Quella contro la violenza sui minori è una battaglia difficile, perché le vittime sono vulnerabili, e spesso si vergognano o hanno paura di denunciare i loro aggressori, specialmente quando si tratta di persone vicine. Le statistiche sul fenomeno non sono sempre affidabili, ma secondo uno studio della Commissione, le proporzioni sono allarmanti: fra il 10% e il 20% dei bambini in Europa avrebbe subito un qualche abuso sessuale nel corso dell’infanzia. E, ancora più preoccupante, i dati dicono che il fenomeno è in crescita. I minori ritratti nelle immagini di pedofilia sono sempre più piccoli, e le scene sempre più violente. “Il Parlamento proporrà strumenti forti per combattere abusi e sfruttamenti – ha assicurato l’on. Angelilli - i governi UE, da parte loro, devono impegnarsi a cooperare”.

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dialisi peritoneale Prof. Gaspare Elios Russo Specialista in Nefrologia

A.N.Di.P. “Enzo Siciliano” Onlus Segreteria: Tel. 06 49974293 Cell. 334 1883466 Sito web: www.andip.org

LA DIALISI PERITONEALE (DP) IN ETÀ GERIATRICA La popolazione anziana è in costante aumento. Più del 68% della popolazione con un’ età superiore ai 65 anni presenta una patologia cronica, con un 30%, circa, che è affetto da oltre tre patologie croniche (comorbidità). L’età media della popolazione in trattamento dialitico è superiore ai 70 anni. In un 30% della popolazione sopra i 65 anni l’età è semplicemente un fatto anagrafico ( “anziani giovani”). L’inizio della vecchiaia, oggi, coincide con quella che è chiamata la “senescenza graduale” (65-75 anni); mentre la “senescenza conclamata” corrisponde ai soggetti di 75-90 anni; infine ci sono i “longevi” o “grandi vecchi” oltre i 90 anni. Secondo Cicerone: “Nemo est tam senex, qui se annum non putet vivere”, pertanto “chi non fa nulla per non invecchiare è colpevole della sua vecchiaia”. Noi riteniamo che sia più produttivo insegnare alla gente a invecchiare bene, piuttosto che assistere persone invecchiate male! Nei soggetti uremici anziani, vari fattori influenzano la scelta del trattamento dialitico: dobbiamo considerare la preferenza del paziente, la condizione sociale, il supporto familiare, supportate naturalmente da considerazioni di ordine cliniche. I vantaggi della DP nella popolazione geriatrica possono riassumersi nel buon controllo pressorio, buon controllo dei fluidi e degli elettroliti, minimo stress emodinamico,

buon controllo delle aritmie cardiache, migliore rimozione della beta2-microglobulina, minore ospedalizzazione, maggiore libertà di azione, conservazione della funzione renale residua, etc. Le controindicazioni alla DP nell’anziano sono simili a quelle della popolazione generale. Forse la maggiore incidenza di inabilità fisica e psichica, può rendere più problematico l’impiego di questa terapia tipicamente domiciliare ed auto-somministrata. Rilevanza particolare possono avere gli aspetti nutrizionali, considerando le maggiori problematiche che ha l’anziano ad alimentarsi e la necessità del paziente in DP ad assumere una dieta con un importante contenuto proteico. Nel complesso, però, considerando gli aspetti clinici, nutrizionali e la qualità di vita la DP può essere considerata una valida scelta terapeutica anche nell’anziano. Un ampio studio del 2007, infatti, ha dimostrato come la dialisi peritoneale sia una valida opzione come metodica sostitutiva nel paziente anziano uremico, non solo dal punto di vista della qualità depurativa, ma anche dal punto di vista dell’autogestione della metodica da parte di tali pazienti (self-care CAPD). Esistono, oggi, ancora numerose barriere allo sviluppo della dialisi peritoneale, tra cui fattori clinici e sociali, mentre in talune situzioni ci sarebbe la necessità di una “DP assistita”, come sta avvenendo in molte parti del mondo. Lo sviluppo di un’Assisted-PD può permettere di superare, almeno gli aspetti sociali così da garantire anche ai pazienti più fragili ed anziani la scelta di un trattamento dialitico domiciliare. Fondamentale risulta a questo punto riuscire a creare una rete di assistenza sul territorio per fornire a tutti la possibilità di scegliere tale metodica, anche a coloro che per invalidità/ inabilità, mancanza di un partner ne sarebbero esclusi (assisted-PD).

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Giovanna Filoso, fonte: Ministero della Salute (www.salute.gov.it)

a cura della redazione

SICUREZZA E NEL SISTEMA SANITARIO E NEI PERCORSI DI NASCITA

Sono in corso di emanazione, nel nostro Paese, linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo, come indicato dal nuovo Piano Sanitario nazionale 2010-2012. I dati illustrati di seguito, evidenziano il livello di sicurezza del nostro sistema sanitario. Sicurezza del parto e dei percorsi nascita. I dati sulla mortalità infantile dimostrano un trend in continuo miglioramento a livello nazionale: si è scesi, in media, quasi dell’1%. Questo dato infantile interessa tutto il territorio nazionale, anche se permangono differenze fra le regioni del Nord-Centro e quelle del Sud del Paese. Analoga situazione si rileva per la mortalità neonatale, che è pari al 2,35‰. Su 559.102 parti registrati dalle Schede di Dimissione Ospedaliera nell’anno 2008, la proporzione complessiva di parti cesarei è di 38,3%; tra le 474.468 donne senza pregresso cesareo, la proporzione nazionale scende a 29%. La proporzione a livello regionale di parti cesarei totali varia da un massimo di 61,9% in Campania ad un minimo di 21,3% in Friuli Venezia Giulia. Pertanto, questi dati consentono di dare una risposta di assoluta tranquillità in termini di sicurezza sia per la madre che per il neonato. A fronte di quasi 3 milioni di parti, sono stati segnalati solo 61 eventi sentinella materni o neonatali.

Sicurezza in corsia. La possibilità che anche nel migliore dei sistemi, con medici e personale competenti, possa comunque verificarsi un errore non è umanamente evitabile. Chirurgia. Occorre sottolineare che in Italia i volumi di attività chirurgica rappresentano il 40,6% della totalità dei ricoveri per acuti. Nel quinquennio 2005-2010, a fronte di oltre 23 milioni di prestazioni chirurgiche erogate, sono stati segnalati solo 119 eventi sentinella correlati ad attività chirurgica. Reazione trasfusionale. 36 eventi sentinella nel quinquennio 2005-2010 su oltre 11 milioni e mezzo di pazienti, contando solo i globuli rossi. Trasporto emergenza 118 in Pronto Soccorso. In questo caso, a fronte di 14 eventi sentinella relativi a problemi di trasporto in Pronto Soccorso, il SSN ha erogato prestazioni di soccorso 118 nella misura di circa 20 milioni di interventi, e oltre 150 milioni di cittadini hanno avuto accesso in Pronto soccorso nel periodo 2005-2010. Ispezioni. E’ in corso una intensa attività di analisi degli eventi nelle strutture sanitarie, tramite gruppi di lavoro congiunti tra Ministero, Regioni e Aziende sanitarie, e con la partecipazione di esperti del settore. E’ attivo un “control team” misto Ministero-Regioni-Aziende sanitarie, con il coinvolgimento del Centro nazionale sangue, del Centro nazionale trapianti e di esperti di settore.

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Fonte: www.operazionenasorosso.it

a cura della redazione

AIUTIAMO I bimbi AFFETTI DA OSTEOGENESI IMPERFETTA L’Osteogenesi Imperfetta è una malattia rara (Decreto Ministeriale del 18 maggio 2001, n.279, pubblicato sul supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale n.160 del 12 luglio 2001, “OSTEODISTROFIE CONGENITEOSTEOGENESI IMPERFETTA cod. sanzione RNG060”), con eredità autosomica dominante che colpisce indifferentemente i due sessi con una incidenza di 1 a 20.000, caratterizzata da fragilità ossea ed altri segni di alterazioni connettivali. Gli individui affetti sono particolarmente predisposti alle fratture anche a seguito di traumi molto lievi e la malattia è per questo anche detta “malattia delle ossa fragili” o “malattia delle ossa di vetro”. Altri sintomi e segni clinici sono: sclere blu, osteopenia, vari gradi di bassa statura, deformità ossee progressive, dentinogenesi imperfetta, lassità ligamentosa e cutanea, sordità ad esordio prevalentemente in età adulta. Manifestazioni minori sono tendenza ad ecchimosi, lividi, cheloidi, ipertermia, iperidrosi, ipotonia e ipotrofia muscolare, alterazioni valvolari cardiache, anomalie oculari e alterazioni dell’emostasi. Nei pazienti affetti da tale patologia è di vitale importanza la terapia medica effettuata con bisfosfonati a quella fisioterapica e ortopedica. Proprio una corretta valutazione dello schema corporeo e degli eventuali deficit motori e staturali ai quali purtroppo frequentemente vanno incontro i nostri pazienti è fondamentale per impostare un’efficace protocollo terapeutico fisioterapico, che deve mirare non solo ad evitare ulteriori peggioramenti delle deformità ma deve favorire un completo recupero delle attività vitali (deambulazione, respirazione etc) dei pazienti. Sul recupero della deambulazione e respirazione grande ruolo riveste la colonna vertebrale che in questa patologia è frequentemente contrassegnata da “fratture vertebrali” che favoriscono la comparsa di cifosi o scoliosi che nel tempo limitano le attività quotidiane e lavorative dei pazienti adulti e un’isolamento e depressione dei pazienti in età pediatrica.

Fino ad oggi la valutazione statica, le deformità, la cifosi e scoliosi viene effettuata, nel Presidio per le Osteodistrofie Congenite del Policlinico Umberto I di Roma, mediante l’esame radiologico tradizionale sottoponendo il paziente all’assunzione di eccessive quantità di radiazioni e con significativo aumento del rischio oncogeno. Al fine di evitare che i nostri pazienti continuino ad essere sottoposti ad esami radiografici seriati, con conseguente assunzione di eccessive dosi di radiazioni, per la corretta valutazione della cifosi e scoliosi è necessario che il Presidio venga dotato di un apparecchio quale il FORMETRIC SPINOMETRIA 4D. Questo sistema di analisi effettua una dettagliata ed estesa rilevazione ottica tridimensionale non invasiva (senza raggi X e senza alcun effetto collaterale), statica e dinamica dell’intera colonna vertebrale e del bacino fornendo dati quantitativi precisi e ripetibili con rappresentazioni grafiche di numerose problematiche posturali. Tale sistema presenta diversi campi di applicazione quali: - diagnosi precoce e monitoraggio degli atteggiamenti scoliotici e scoliosi, iperlordosi, dorso piatto, eterometria e dismetria degli arti inferiori in età evolutiva; - diagnostica e follow-up di deformazioni del rachide quali scoliosi, ipercifosi dorsale, iperlordosi lombare; - valutazione posturale nelle problematiche muscolo-scheletriche. Il costo della macchina è di € 35.000 e per questo chiediamo a tutti l’impegno, con una donazione anche piccola, per il suo acquisto. Nella pagina accanto tutte le informazioni.

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la provincia di Roma informa

Fonte: www.provincia.roma.it

la nuova gestione del “Centro Provinciale Giorgio Fregosi” Il “Centro Provinciale Giorgio Fregosi” è una struttura polifunzionale nata nel 1999 per offrire servizi specializzati per la prevenzione, la presa in carico e il trattamento dei maltrattamenti e abusi all’infanzia e dell’adolescenza. Sulla base dell’esperienza e delle nuove esigenze emerse nel primo decennio di gestione, a seguito dei cambiamenti sociali e dei percorsi di crescita nella comunità dei servizi territoriali e delle istituzioni locali intorno al tema dell’abuso e maltrattamento all’infanzia,l’Assessorato alle Politiche Sociali e per la Famiglia ha avviato un processo di revisione complessiva del modello di realizzazione del “Centro Provinciale Giorgio Fregosi”, conclusosi con il nuovo bando di gara il cui esito ha individuato il soggetto gestore. Il Centro è rivolto a tutti i cittadini, minori e adulti, del territorio di Roma e provincia, nonché agli operatori dei servizi pubblici e privati. Le prestazioni offerte dal Centro sono gratuite e vengono garantiti sia interventi in emergenza sia interventi programmabili. La Provincia assicura la risposta h24 per l’accoglienza in emergenza, mettendo a disposizione posti presso case famiglia del territorio provinciale. Il nuovo Centro Fregosi prevede un ampliamento della fascia d’età dei minori in accoglienza residenziale dai 0/12 ai 0/18 anni. I SERVIZI Servizio di Accoglienza Psicosociale e Orientamento con la finalità di: • accogliere segnalazioni e richieste che provengono

dai Servizi territoriali, dai cittadini, dalle famiglie, dagli educatori, dai Tribunali Ordinari e dai Tribunali per i Minorenni, garantendo interventi di consulenza; • prevenire le difficoltà relazionali nelle famiglie che possono esporre i bambini e gli adolescenti al rischio di violenza. Servizio di Affiancamento e Supporto agli operatori dei Servizi Territoriali con la finalità di: • integrarsi e condividere con gli operatori dei Servizi territoriali un modello d’intervento sull’abuso e il maltrattamento all’infanzia e all’adolescenza, nonché metodologie e strumenti di rilevazione dei segnali di rischio; • promuovere l’informazione e la formazione sugli indicatori di rischio dell’abuso e del maltrattamento nei contesti educativi. Servizio di Diagnosi e Trattamento con la finalità di: • attivare procedure di valutazione e diagnosi, estendibili anche al contesto familiare; • organizzare incontri di osservazione del minore e delle relazioni familiari; • programmare e realizzare interventi di trattamento clinico. Il Centro è aperto dal: lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 17.00 sabato dalle 9.00 alle 13.00. Contatti: • Telefono: 06.44202254 • Per la risposta in emergenza h24: cell. 393.9070496 • Via Musa 10, Roma.

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dialisi peritoneale Prof. Gaspare Elios Russo Specialista in Nefrologia

A.N.Di.P. “Enzo Siciliano” Onlus Segreteria: Tel. 06 49974293 Cell. 334 1883466 Sito web: www.andip.org

LA DIALISI PERITONEALE OGGI La Dialisi Peritoneale, chiamata in ambito medico con l’acronimo “DP”, rappresenta la metodica intracorporea per il trattamento sostitutivo dell’insufficienza renale cronica. Questa cura consente, a coloro che sono affetti da un tale disturbo, di sopravvivere mantenendo una buona qualità di vita e si effettua attraverso l’introduzione di una soluzione dializzante nella cavità peritoneale tramite un catetere peritoneale, il cui nome è catetere di Tenckhoff, dove staziona per un tempo sufficientemente lungo da consentire gli scambi delle varie sostanze con il sangue. Disponiamo attualmente di metodiche di dialisi peritoneale manuali, che prendono il nome di “CAPD”, o automatizzate, più comunemente conosciute come “APD”, che possono rispondere alle diverse esigenze cliniche e riabilitative dei pazienti. La “CAPD” che è l’acronimo di “Continua ambulante dialisi peritoneale” è una metodica continua, com’è facilmente comprensibile dal nome stesso, che consente al paziente di muoversi e lavorare mentre il peritoneo dializza. Tale metodologia prevede che si effettuino dai tre ai quattro scambi, distribuiti equamente durante l’arco della

giornata, del liquido di dialisi dalla cavità peritoneale. Perciò, i suddetti scambi, andrebbero continuamente ripetuti dopo ogni sosta che duri circa sei ore. Pur essendo la “CAPD” una tecnica validissima, si è cercato, negli ultimi anni, di identificare nuove forme di trattamento che sostituissero quelle tradizionali, vista la scarsa appetibilità e tollerabilità sia dal punto di vista clinico che da quello psicologico, aspetto, quest’ ultimo, da non sottovalutare. La “Dialisi Peritoneale Automatizzata” più brevemente chiamata con l’acronimo “APD” utilizza una macchina automatica, detta cycler, che esegue gli scambi preferibilmente durante la notte, visto che le occorrono in media otto ore, in modo da limitare gli interventi operativi del paziente, oppure del partner, a due sole operazioni per ogni seduta ed è perfetta per essere utilizzata nelle “Case di cura o di riposo per gli anziani”, infatti un solo infermiere può essere in grado di gestire dai sei ai dieci pazienti durante la notte, oltretutto con un notevole contenimento della spesa sanitaria. La “DP”, ossia la “Dialisi peritoneale”, è una metodica

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Fonte: www.operazionenasorosso.it fisiologica con una depurazione continua nell’arco delle 24 ore, effettuata dallo stesso paziente nel proprio domicilio senza doversi recare tre volte alla settimana presso una struttura ospedaliera per sottoporsi ad emodialisi extracorporea (HD). I vantaggi possono essere molteplici: dal maggior benessere fisico, senza stress cardiologico, ad una più facile gestione della propria giornata e delle proprie vacanze anche attraverso una dieta più libera ed un normale introito di liquidi. L’addestramento dei pazienti ad eseguire la dialisi peritoneale avviene presso il centro di riferimento da parte di un infermiere professionale che provvede ad insegnare correttamente tutta la procedura. Noi siamo fermamente convinti che la dialisi peritoneale può essere una buona opzione di scelta terapeutica, insomma una cura più comoda dell’I.R.C. ma, più di ogni altra cosa, una soluzione con meno limitazioni anche per chi vive a grande distanza da un CentroDialisi, soprattutto se si pensa che in Italia la Dialisi Peritoneale si è negli ultimi 10 anni stabilizzata su valori di insediazione intorno al 10% anche se vi sono notevoli differenze tra centri nefrologici del Nord Italia e quelli del restante Centro-Sud e tra le differenti aree regionali del Nord. Nel 2001 il CENSIS ha effettuato un’analisi dei costi dei vari trattamenti dialitici e da questidati emerge come una settimana di trattamento in peritoneale costa 333,83 euro a fronte di 455,49 euro per una settimana di trattamento extracorporeo standard e 753,30 euro con membrane ad alto flusso. Oltre a queste considerazioni, bisogna tener presente che una proiezione effettuata dallo United States Renal Data System dimostra come l’insufficienza renale cronica sia una patologia che tende a dilatarsi e che nel 2011 interesserà quasi il doppio della popolazione dialitica presente nell’anno 2000.

speciale del mese Un dato molto importante che dovrebbe farci riflettere, è che circa il 50% dei nostri pazienti in dialisi appartiene alla categoria degli anziani che superano i 65 anni di età; quindi il contenimento della spesa sanitaria a fronte di una buona qualità di vita ci devono indurre a tenere in maggiore considerazione questa terapia dialitica come metodica di prima scelta. Emodialisi e dialisi peritoneale non sono terapie alternative, bensì complementari, per il trattamento sostitutivo dell’I.R.C.; ciascuna delle due metodologie di cura ha precise indicazioni cliniche e precisi limiti, alla stregua delle terapie farmacologiche. Solo a parità di indicazioni, dopo attenta valutazione clinica e logistica da parte di uno specialista, l’ultima parola, nella scelta della terapia dialitica, può essere lasciata al paziente. L’“A.N.Di.P.”, ovvero “Associazione Nazionale Dialisi Peritoneale”“Onlus Enzo Siciliano” continua con lo scopo di promuovere la conoscenza ed il ricorso alla Dialisi Peritoneale nel trattamento dell’uremia, e con l’intento di unificare i percorsi attuativi ed i diritti dei pazienti stessi. La nostra Associazione ha, allo studio, un progetto di assistenza domiciliare rivolto a coloro che non sono autosufficienti oppure a coloro che non hanno un partner. Il fine è quello di costituire e formare un gruppo di volontari a supporto di queste persone. L’importanza dell’iniziativa è fuori discussione perché ha il duplice scopo di tentare di ridurre al minimo i disagi, non solo per chi soffre, ma anche per i familiari del degente ed allo stesso tempo cercare di ridurre la spesa sanitaria. A tale proposito sarà opportuno e necessario organizzare, con l’aiuto di tutti, una campagna pubblicitaria con l’intento di raccogliere i fondi necessari a coprire le spese per i vari scopi umanitari e le iniziative dell’Associazione.

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Giovanna Filoso, fonte: www.ordinemediciroma.it

a cura della redazione

DISABILITÁ E RIABILITAZIONE

Roma, 6 ottobre - Sono più di due milioni e mezzo gli italiani con disabilità. Una popolazione in crescita, con bisogni assistenziali precisi. Per migliorare le loro condizioni cliniche ma anche di vita, e dare le risposte che ancora mancano, il ministero della Salute ha messo a punto il nuovo “Piano di indirizzo sulla riabilitazione”, presentato questa mattina dal ministro Ferruccio Fazio e dal sottosegretario alla Salute, Francesca Martini. Le linee guida, opera del Gruppo di lavoro istituito al ministero, aggiornano il sistema riabilitativo datato 1998, che presenta diverse carenze ed è a macchia di leopardo, con una distribuzione disomogenea delle strutture e dei servizi nella Penisola. Le novità più importanti del Piano, spiega Fazio, “sono la multidisciplinarietà, ma soprattutto la continuità assistenziale e il percorso riabilitativo personalizzato, a seconda del danno riportato dal paziente”. Il ministro sottolinea che “la prima, grande conquista è stata dimensionare adeguatamente la riabilitazione ad alta specializzazione, che nella prima bozza dei livelli essenziali di assistenza era sottodimensionata. Nell’ultima riunione con le Regioni abbiamo poi proposto il monitoraggio dei Lea, compresi quelli sulle attività riabilitative”. L’obiettivo è garantire che le nuove linee guida vengano applicate uniformemente su tutto il territorio, comprese quelle Regioni alle prese con i piani di rientro e la necessità di riorganizzare i servizi.

“I luoghi di cura - prosegue Fazio – sono fondamentalmente la degenza, divisa in riabilitazione intensiva, ad alta specializzazione ed estensiva, e il territorio, dove ci sono diversi livelli di riabilitazione, da quella residenziale all’assistenza domiciliare integrata”. Si vuole garantire la continuità assistenziale fra l’una e l’altra, ma “soprattutto il percorso individualizzato: un malato di cuore deve essere curato in un reparto di cardiologia per acuti, dotato di un collegamento con un reparto di riabilitazione in cardiologia. Il paziente non deve essere buttato sul territorio alla ricerca di una riabilitazione qualsiasi, che sarebbe inappropriata. Cioè, le mele con le mele, le pere con le pere”, esemplifica il ministro, che aggiunge: “Il nuovo piano mette al centro il cittadino disabile nel suo complesso, non deve essere valutato solo l’organo che ha causato la disabilità”. Il percorso riabilitativo individuale è portato avanti da un team multidisciplinare, di cui entra a far parte a pieno titolo il ‘caregiver’, cioè il familiare o la persona che assiste il paziente. Vengono creati Dipartimenti ad hoc per la riabilitazione, garanti di un’integrazione organizzativa con le strutture private accreditate presenti sul territorio. Ogni Regione stabilirà la tipologia organizzativa o gestionale del Dipartimento. E, infine, l’attività fisica diventa parte integrante del percorso di riabilitazione, perché aiuta a migliorare l’autonomia e la qualità di vita, combatte l’ipomobilità e favorisce la socializzazione.

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a cura della redazione

Valentina Peter

lE REGOLE DELL’OBESITA’ INFANTILE

L’obesità è una patologia caratterizzata da un eccesso di tessuto adiposo in grado di indurre un significativo numero problemi salutari come malattie cardiovascolari, pressione alta, diabete ed ipercolesterolemia. L´obesità infantile è un fenomeno molto diffuso nelle società definite “del benessere”. I fattori che la caratterizzano sono sono la cattiva alimentazione, la ridotta attività fisica, le alterazioni ormonali e le disfunzioni surrenali. Spesso si ha la convinzione che il rapido accrescimento staturale, tipico dell’età adolescenziale, riduca il sovrappeso; ma non è sempre così. Nella maggior parte dei casi il problema persiste; se l’obesità si presenta in età infantile e se si amplifica rapidamente, facilmente l’obesità si manterrà in età adulta. E’ necessario, quindi, agire per tempo. Occorre analizzare i vari fattori che influiscono sullo sviluppo dell’obesità. Gli specialisti sono soliti effettuare delle anamnesi di vario tipo. La prima si concentra sulle caratteristiche della famiglia del bambino/a, delineando il loro peso, la familiarità con malattie cronico degenerative.

Successivamente si ci sofferma sulla fisiologia e patologia del sovrappeso, annotando il peso neonatale, le modalità di allattamento, eventuali assunzioni di farmaci e andamento dell’aumento-calo del peso. L’anamnesi che può fare un genitore è molto semplice. E’ importante prestare attenzione alle abitudini nutrizionali: - controllare il numero dei pasti; - evitare l’uso quotidiano delle bibite gassate; - fare quotidianamente la prima colazione; - consumare settimanalmente i principali alimenti, - non eccedere con i prodotti industriali. Oltre all’alimentazione, non bisogna sottovalutare l’attività fisica ed evitare la sedentarietà. E’ buona abitudine: - spronare i bambini a fare le scale, anche per un solo piano e non essere schiavi dell’ascensore; - diminuire le ore dedicate alla visione della televisione; - aumentare l’attività sportiva, permettendosi, anche solo ogni tanto, una passeggiata in bicicletta.

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Fonte: www.portalavoro.regione.lazio.it

la Regione Lazio informa

Vittime di incidenti mortali sul lavoro: aiuti alle famiglie

L’Assessorato al Lavoro, Pari opportunità e politiche giovanili della Regione Lazio ha promosso l’attivazione di un Fondo regionale di solidarietà delle vittime di incidenti mortali sul lavoro. Beneficiari Sono destinatari del contributo del Fondo regionale: • i familiari superstiti di lavoratori deceduti a causa di infortunio sul lavoro residenti, al momento dell’infortunio, nel territorio della Regione Lazio; • i familiari superstiti di lavoratori deceduti a causa di infortuni sul lavoro avvenuti nel territorio della Regione Lazio. Gli eventi infortunistici devono essersi verificati a partire dal 1^ gennaio 2009. Rientrano nella categorie di “familiari superstiti”: • coniuge; • figli minori legittimi, naturali riconosciuti o riconoscibili, adottivi; • genitori viventi a carico; • fratelli o sorelle conviventi ed a carico. Contributi I contributi consistono in un’erogazione una tantum di 10 mila euro per ogni lavoratore deceduto, nei limi-

ti delle disponibilità finanziarie del Fondo regionale. Le richieste di contributo, autorizzate dalla Direzione regionale lavoro, pari opportunità e politiche giovanili, che non dovessero rientrare nel finanziamento per mancanza di risorse finanziarie , saranno considerate in via prioritaria nel corso dell’anno successivo. I contributi del Fondo regionale vengono erogati ad integrazione dei benefici del Fondo nazionale di solidarietà alle vittime di incidenti sul lavoro previsto dall’art. 1, comma 1187 della legge n. 296/2006 mentre sono incompatibili con interventi analoghi disposti da altre Regioni o province. Modalità di presentazione delle domande Le richieste, redatte secondo la modulistica prevista, possono essere consegnate a mano o spedite per posta mediante raccomandata con ricevuta di ritorno alle sedi INAIL competenti per territorio. La firma sulla domanda può essere autenticata, previa identificazione del dichiarante, dal funzionario incaricato a ricevere la documentazione presso la competente sede dell’Istituto (INAIL o IPSEMA) o presso gli Uffici comunali. Nel caso in cui l’istanza venga inviata a mezzo raccomandata A/R, la firma dovrà essere autenticata. Sulla busta deve essere indicato con chiarezza: “Richiesta di ammissione ai contributi del Fondo regionale infortuni sul lavoro.

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a cura della redazione

Valentina Peter

UN PROGETTO A “MISURA DI DONNA”

Gli ospedali a misura di donna sono una realtà ben strutturata in Italia.

Un programma che punta a limitare il dolore e a lavorare sulla prevenzione.

Il programma è un’inizativa promossa dall’O.N.Da, Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna; il progetto “E’ volto a identificare delle realtà clinico e/o scientifiche fortemente all’avanguardia nel panorama sanitario italiano al fine di facilitare la scelta del luogo di cura da parte delle donne”. “...L’obbiettivo è premiare le strutture che già possiedono caratteristiche a misura di donna e incentivare le altre, ad adeguarsi nel tempo, ai parametri definiti dall’Osservatorio” (citato dal sito internet di O.N.Da).

Un progetto che valorizza le esigenze della donna e garantisce maggior benessere nella sfera sanitaria femminile.

Le strutture italiane, che hanno ottenuto il bollino rosa, sono 224; queste sono state premiate per le loro tecnologie più avanzate, i sistemi di diagnosi del tumore al seno, il trattamento del dolore al femminile; per la gestione del parto in analgesia, le cure palliative e le diagnosi precoci.

La regione Abruzzo è valorizzata da due realtà ospedialiere: l’Ospedale G. Mazzini a Teramo e il Presidio Ospedaliero SS Filippo e Nicola ad Avezzano.

Un’analisi statistica mostra che la maggior parte di centri, con tre bollini rosa, offre i servizi 24 ore su 24, garantiti salvo emergenze che occupino gli specialisti in sala operatoria.

In occasione delle premiazioni dell’edizione del 2010, è stata presentata la guida “Bollini rosa. Gli ospedali vicini alle donne” che contiene informazioni sugli ospedali certificati. E’ disponibile in libreria.

Le strutture ospedaliere premiante sono distribuite sul tutto il territorio italiano. La Lombardia e l’Emilia Romagna detengono il primato per la maggior presenza di strutture con bollini rosa; negli ultimi anni sono aumentate le rappresentanze delle regioni Abruzzo, Basilicata e Molise.

L’intero elenco delle strutture premiate è disponibile sul sito di O.N.Da.

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Giovanna Filoso, fonte: Comune di Roma (www.comune.roma.it)

a cura della redazione

SOS DONNA 24: UN VALIDO AIUTO DAL CAMPIDOGLIO

Presentato dal sindaco Gianni Alemanno, dal delegato per le Pari Opportunità Lavinia Mennuni e dalla presidente di “Be Free Cooperativa Sociale” Oria Gargano, il servizio antiviolenza “SOS DONNA H24”. Rivolto a ogni donna che abbia subito violenze o maltrattamenti. Molte le donne che in questo primo periodo di attività hanno avuto il coraggio di uscire dall’isolamento e dal silenzio, chiamando il servizio per essere aiutate. SOS DONNA H24, istituito dall’ufficio per le Pari Opportunità, è destinato non solo alle donne ma anche alle forze dell’ordine, ai servizi sociosanitari, alle istituzioni pubbliche e del privato sociale che possono segnalare ogni situazione che generi violenza. Il servizio è svolto in collaborazione con una psicologa, una mediatrice culturale, una sociologa, un’assistente sociale e un’avvocatessa. La donna che subisce violenza viene accolta e ascoltata da un’altra donna che, conoscendo a fondo le dinamiche del fenomeno, può aiutarla a gestire la situazione. Si tratta di un servizio unico nel panorama nazionale e quasi unico nel contesto europeo: l’approccio è quello dell’ “accoglienza in emergenza”. In quasi nove mesi l’intervento dell’operatrice è scattato non solo su allarme delle donne maltrattate, ma l’aiuto è anche partito da segnalazioni di altro servizio territoriale o sociale oppure su chiamate di persone vicine alle vittime. Nella maggior parte dei casi l’autore della violenza è il marito/partner o l’ex marito/partner o comunque una persona che ha o ha

avuto con la vittima una relazione affettiva. Dalle storie delle donne emerge che il fenomeno della violenza interessa per lo più donne italiane maltrattate da uomini italiani, si tratta di donne tra i 36 e i 48 anni, per lo più dipendenti e collaboratrici con titoli di studio medio-alti, mentre il 2% coinvolge ragazze minorenni. Gli uomini autori della violenza, la cui età ricalca quella delle donne nel 17% dei casi, svolgono un lavoro dipendente o sono liberi professionisti. Molteplici, i tipi di violenza che si manifestano nelle relazioni di coppia o familiari: aggressione, violenza psicologica, molestie sessuali, minacce, violenza privata, segregazione, sequestro, violenza economica, stupro. Oltre la metà dei figli delle donne che si sono rivolte a SOS DONNA H24 subisce o ha subito violenza fisica o psicologica, oppure è stato presente alle aggressioni. Diverse le tipologie di intervento del servizio antiviolenza: spesso è stato necessario trovare strutture d’accoglienza per permettere l’allontanamento da casa delle donne e dei figli; in alcuni casi le donne sono state inviate a consulenza legale; più di rado è stato invece effettuato l’invio a interventi specialistici di tipo psicologico, psichiatrico o sanitario. SOS DONNA H24 ha anche un’altra importante funzione: raccogliere dati e casistica per indirizzare le politiche sociali. Un lavoro fatto di analisi e di elaborazione, fondamentale per prevenire e contrastare le violenze e i maltrattamenti che subiscono le donne.

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a cura della redazione

Valentina Peter

CELIACHIA E ANTICHE PANIFICAZIONI

Celiachia, una malattia in forte aumento, che colpisce una persona su cento. “Mentre qualche decennio fa l’incidenza della malattia era di 1 caso ogni mille o duemila persone, oggi siamo giunti a dover stimare 1 caso ogni 100 o 150 persone», spiega Adriano Pucci, presidente dell’Associazione Italiana Celiachia. «Siamo dunque nell’ordine, in Italia, di circa 400 mila malati, di cui però soltanto 55 mila hanno ricevuto una diagnosi certa e seguono una dieta che può salvare loro la vita». La celiachia è un problema derivante dall’ingestione del glutine. Il glutine è una sostanza alimentare costituita principalmente da proteine, che si unisco con la presenza dell’acqua. Non vi sono limiti dei età per sviluppare la celiachia; tutti, compresi gli adulti, possono sviluppare un’intolleranza al glutine. Come spiega il dottor Auricchio, dell’università di Napoli, “Non tutto il glutine infatti danneggia le

mucose intestinali, ma solo certi “pezzetti” a cui l’intestino dei celiaci è permeabile: i frammenti, entrando in circolo, scatenano una riposta immunitaria anomala. Oggi l’unica terapia è escludere dalla dieta tutti i cereali a rischio: non è semplice, così si stanno cercando varietà di grano povere di proteine tossiche da utilizzare per prodotti a prova di celiaco”. L’obiettivo delle ricerche anti-celiachia è ridurre la presenza del glutine nei cibi. Una ricerca dell’ELFID (Laboratorio Europeo per lo Studio delle Malattie Indotte da Alimenti) punta sulla rivalutazione di tecniche di panificazioni antiche: “Abbiamo coinvolto 10 celiaci che per tre-sei mesi hanno mangiato pane e prodotti derivati da farine trattate coi lattobacilli - riferisce Riccardo Troncone, direttore dell’ELFID e coautore della ricerca - I pazienti li hanno tollerati benissimo e anche a distanza di tempo la mucosa intestinale non ha manifestato danni. Così potremmo ampliare il ventaglio di scelte dietetiche dei celiaci oltre che aiutare a prevenire la malattia nei soggetti a rischio». Per informazioni consultare i siti internet: www.celiachia.it www.elfid.unina.it.

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a cura della redazione

Valentina Peter

CAMPAGNA CONTRO IL TABAGISMO GIOVANILE

Il Ministero della Salute propone una campagna contro il fumo, rivolta ai giovani adolescenti. L’obiettivo è creare consapevolezza e capacità di scelta, per una vita libera da condizionamenti. Nonostante le lunghe battaglie degli ultimi anni, il fumo è un abitudine ancora molto diffusa. I giovani, spesso, iniziano per curiosità, per imitazione o insicurezza; le ultime indagini (DOXA-ISS-OFAD 2010) mostrano che l’età di avvicinamento al fumo si sta abbassando. Sono gli adolescenti, con età inferiore ai 15 anni, ad essere più esposti all’iniziazione tabagista. Il loro consumo di tabacco può portare allo sviluppo di patologie croniche che influiscono sulla salute e si aggravano con il passare del tempo. Le politiche antifumo puntano a limitare l’accesso dei giovani al tabacco. In particolar modo a quello sfuso, le cui vendite sono aumentate esponenzialmente negli ultimi cinque anni; il tabacco venduto in busta ha un costo minore ed è, quindi, più accessibile alle giovani fasce d’età. Le strategie contro l’espansione del tabagismo si articolano in campagne di sensibilizzazione, evitando un

approccio drammatico e concentrandosi su messaggi positivi, in modo da instaurare una rapporto empatico con gli interessati. Messaggi diretti e leggeri, che evitano quelle struggenti immagini, utilizzate da alcuni paesi stranieri. A sostegno del programma, è stato realizzato uno spot televisivo, interpretato dall’attore Renato Pozzetto, che si trasmette su tutta la rete nazionale. Lo spot si conclude invitando a prestare maggiore attenzione verso i rischi del fumare; l’idea di fondo è di informare e trasmettere il concetto di consapevolezza e salute, puntando sulle nuove giovani generazioni. Per maggiori informazioni, consultare il sito internet del ministero della salute, http://www.salute.gov.it/. Per la bibliografia, si consigliano i titoli: - Paola Gremigni, Psicologia del fumo, Programmi di prevenzione e metodi per smettere, Roma, Carocci, 2005 - David Brizer, Smettere di fumare per negati, Milano, Mondadori, 2008.

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a cura della redazione

Fonte: www.ansa.it

Studiati i volti delle miss, ecco la bellezza oggi Il ‘bel viso’ del 2010, agli albori del nuovo millennio, e’ ‘sufficientemente simmetrico’, con l’ovale proporzionato alle labbra (il superiore piu’ pronunciato), il naso piccolo e rettilineo, la distanza tra gli occhi in armonia con il disegno delle sopracciglia e della fronte, che e’ alta e spaziosa. Sono i primi risultati dello studio sull’Attrattiva Facciale promosso dalla Societa’ italiana di Ortodonzia e compiuto sui volti delle 60 finaliste a Miss Italia da Raoul D’Alessio, docente di Estetica facciale all’Universita’ del Sacro Cuore di Roma; Roberto Deli, direttore Dipartimento Odontostomatologia del Policlinico Gemelli; Alberto Laino, docente Ortognatodonzia alla Federico II di Napoli e Luigi Maria Galantucci, ingegnere, docente al Politecnico di Bari, che ha messo a punto un sistema di rilevazione simile a quello usato nel cinema per personaggi come quelli del film ‘Avatar’. Questi risultati, che saranno sviluppati nei prossimi due anni, sono stati presentati a Salsomaggiore Terme nel convegno ‘La bellezza come e’ cambiata’, voluto dalla ‘patron’ di Miss Italia, Patrizia Mirigliani, per indagare i nuovi canoni della bellezza dopo aver notato i cambiamenti nelle vincitrici del concorso, nei 71 anni trascorsi dalla prima edizione del 1939. Le 60 finaliste sono state scelte per la ricerca perche’ considerate un gruppo rappresentativo della bellezza delle italiane, dopo essere passate all’esame di molte giurie, dalle prime selezioni locali fino a Salsomaggiore. I ricercatori, con la fotogrammetria digitale 3D e la ricostruzione virtuale dell’intero volto, hanno rilevato le caratteristiche antropometriche facciali delle miss, indagando - hanno spiegato - ‘’se i parametri dell’armonia facciale, classici o moderni, trovano corrispondenza con la bellezza percepita dal pubblico o dalle giurie’’. Il ‘canone 2010 estetico’ scaturito dagli studi ha anche ‘’possibili implicazioni diagnostiche e terapeutiche’’.

Tra le novita’, l’analisi tridimensionale ‘’basata non solo su singoli punti, ma sulle superfici dell’intero volto umano’’. I volti delle miss sono stati ripresi con cinque fotocamere digitali collegate a un software e rilevati ognuno con 50.000 punti nello spazio; in cinque millesimi di secondo si acquisisce un calcolo matematico del viso, per la prima volta tridimensionale, dato importante perche’ si viene attratti dalla visione di tre quarti del viso. Tra gli altri risultati, e’ stata evidenziata ‘’la mandibola normoruotata e ben delineata con un mascellare piu’ largo e prominente’’, proporzionato alle labbra, che hanno ‘’un ben pronunciato filtro di cupido; il naso proporzionatamente piu’ piccolo con un conseguente profilo rettilineo dei tessuti molli. Una distanza bi-pupillare in armonia con il disegno del sopracciglio ed un’altezza della fronte, ben rappresentata e piu’ spaziosa. Lo zigomo espressione della regione intermedia del viso e’ ben rappresentato ma non eccessivo’’. ‘’La bellezza oggi - osservano i ricercatori - accetta l’ eterogeneita’, la diversita’, purche’ ci sia armonia, proporzionalita’, sia nell’immagine del profilo che quella frontale ma soprattutto in quella di tre quarti’’. Osservando le immagini del concorso fin dall’inizio, e’ stato anche osservato che dalla bellezza mediterranea delle maggiorate, passando dalla ‘donna grissino’ anni Ottanta, ‘’piu’ o meno ogni 15 anni c’e’ una rivoluzione nei volti delle concorrenti. Negli anni Sessanta, ad esempio, andava di moda il volto tipo svedese, con profilo lievemente ‘biretruso’ (mandibola arretrata), che oggi viene giudicato meno attraente. Oggi l’osso mascellare e’ prominente e domina sull’asse naso-labbra, fronte piu’ ampia, naso tendente al convesso, labbro superiore piu’ sporgente’’.

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Giovanna Filoso, fonte: www.ordinemediciroma.it

a cura della redazione

LA LEGGE 40 SULLA FECONDAZIONE ETEROLOGA

La prima sezione del Tribunale civile di Firenze ha sollevato il dubbio di costituzionalità per la norma della legge sulla fecondazione artificiale con la quale si vieta alle coppie sterili di accedere alla fecondazione eterologa, utilizzando cioè ovuli o seme donati da persone esterne alla coppia. Lo comunicano gli avvocati Filomena Gallo e Gianni Baldini, i quali assistono una coppia che aveva presentato la richiesta, in seguito a un “problema di sterilità maschile causato da una cura farmacologica eseguita quando il paziente aveva 13 anni”. Torna quindi alla Corte Costituzionale la legge 40 sulla fecondazione assistita. La coppia, dopo essere stata in cura in Svizzera e in altri centri, si è rivolta all’Associazione per essere assistita legalmente nella richiesta di poter effettuare le cure nel proprio Paese. Così i legali hanno presentato ricorso d’urgenza presso il tribunale di Firenze. “Il Giudice ha riconosciuto le istanze mosse dalla coppia, dopo aver rilevato profili di manifesta irragionevolezza del divieto assoluto di fecondazione eterologa per l’evidente sproporzione mezzi-fini e di illegittima intromissione del legislatore in aspetti intimi e personali della vita privata - spiega Baldini - Questa sentenza è infatti assolutamente coerente con le precedenti pronunce in materia, e ritiene che l’articolo relativo al divieto di fecondazione eterologa sia contrario alla Costituzione e rimanda gli atti alla Corte, affinché provveda alla relativa declaratoria. Questo pro-

nunciamento, inoltre, ha a che fare anche con il Trattato di Lisbona nel quale si afferma che le decisioni della Corte europea dei diritti dell’uomo sono direttamente applicabili nel nostro ordinamento “. La coppia aveva chiesto aiuto dopo aver appreso del caso dell’Austria, che era stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo proprio relativamente al divieto di fecondazione eterologa. “Abbiamo deciso di raccogliere questa sfida perché ci sembrava che i tempi ormai fossero maturi e che si stesse creando una sensibilità finalmente europea a questo problema, come dimostra anche il Nobel dato ad Edwards, che riconosce come questa medicina raccolga in realtà istanze e aspirazioni profondamente umane”, spiega Gallo. Il tribunale di Firenze “ha riconosciuto che è irragionevole e discriminatorio non consentire a chi è sterile di conseguire, utilizzando le tecniche disponibili, il fine procreativo di coppia. Ed è per questo che, se il giudice italiano non ritiene di poter procedere ad un’interpretazione della legge nazionale in contrasto con la normativa comunitaria, deve sollevare la questione di costituzionalità sottolineando un conflitto netto tra la norma e i diritti dell’uomo”. Insomma, concludono gli avvocati difensori, “non vi è stata alternativa alla remissione della questione alla Corte Costituzionale, perché come avvenuto in altre occasioni, possa essere restituita certezza e uniformità di decisioni in questa delicatissima e fondamentale materia”.

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Roberta Armentano

Quando il micio ci fa starnutire

Vi è mai capitato di essere invitati a cena da alcuni amici e di avere iniziato a starnutire appena seduti sul divano? Il naso “cola”, la gola si chiude, gli occhi lacrimano… perfino il palato prude. Forse i nostri amici non ci hanno avvisato di condividere l’appartamento con un cane o un gatto e noi ci siamo trovati impreparati di fronte all’allergia. Ma perché siamo allergici al pelo degli animali? Le sensazioni di fastidio si scatenano perché il nostro sistema immunitario ha reagito agli allergeni, cioè a delle sostanze che il nostro organismo recepisce come “estranee”, che vengono prodotte dalle ghiandole sebacee dell’animale per poi depositarsi sul pelo, sulla cute, essere presenti nella saliva e disperdersi nell’ambiente con molta facilità, sui tappeti, sui cuscini, sulle tende. Se sappiamo già di essere allergici al pelo degli animali, faremmo bene a portare sempre con noi una scorta di farmaci antistaminici (e cortisonici) per alleviare temporaneamente i sintomi dell’allergia qualora fosse necessario. Purtroppo se ci piacciono gli animali, ma siamo allergici, c’è poco da fare: l’unico modo per non soffrire l’allergia è stare lontani da cani, gatti, criceti e conigli.

Eppure una soluzione c’è: il vaccino, infatti come si legge in una nota dell’Organizzazione Mondiale della Sanità “il vaccino antiallergico costituisce l’unica opzione terapeutica in grado di modificare la storia naturale della malattia allergica consentendo sia di prevenire l’insorgenza di nuove sensibilizzazioni allergiche, sia di rallentare o di arrestare la progressione della malattia”. Il vaccino più comune avviene attraverso una serie di iniezioni sottocutanee di una sostanza che contiene l’allergene; le dosi di allergene vengono aumentate man mano che si va avanti con la cura fino a quando il nostro organismo non arriva a tollerarlo del tutto. Questa terapia deve protrarsi nel tempo per avere gli effetti desiderati, la fase di mantenimento infatti può durare fino a 5 anni. Oltre che per il dolore dell’iniezione, il vaccino non è così popolare anche perché i costi non sono molto accessibili, solo chi non può farne a meno intraprende la terapia. Se il nostro problema con l’allergia si riduce ad una sera soltanto, portiamo pazienza, sorridiamo ai nostri amici e al loro inquilino a quattro zampe e tornati a casa spazzoliamo con cura i vestiti e laviamoli prima di indossarli di nuovo.

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Valentina Peter

LE COCCOLE DELLA PELLE Durante il periodo invernale, è importante dedicarsi alla cura della pelle. Oltre al puntuale appuntamento dall’estetista, si può adottare qualche rimedio fatto in casa, pratico e veloce. Le maschere sono uno dei trattamenti più facili da preparare; si possono utilizzare semplici ingredienti presenti nella cucina quotidiana. E’ importante preparare una buona base, utilizzando dell’argilla o della farina di riso per le pelli delicate, da stemperare con dell’acqua e alcuni oli essenziali. Le regole di base sono fare un’accurata pulizia del viso, utilizzando del detergente, applicare la maschera con un pennello dalle setole piatte e morbide, rispettare i tempi di posa, non dimenticare le zone delle collo e della scollatura, evitare quelle degli occhi e della bocca, posare sulle palpebre bustine di te nero o di camomilla già utilizzate e godersi il momento di relax sdraiandosi e ascoltando della musica. Vi sono maschere per ogni esigenza e tipo di pelle. Eccone alcune dedicate al viso. Maschera all’argilla gialla e mela, per le impurità del viso. Mescolare dell’argilla gialla con mezza mela frullata, un cucchiaino di yogurt, mezzo cucchiaino di timo oppure di salvia in polvere e qualche goccia di olio essenziale di limone. Applicare per 20 minuti e risciacquare. Maschera al miele, nutritiva ed idratante. Prendete due cucchiai di miele, tre cucchiai di olio d’oliva e un uovo intero. Mescolate e agitare prima dell’applicazione. Risciacquare.

Maschere per l’acne al cetriolo e limone. Schiacciare bene la polpa di un cetriolo e condirlo con poco succo di limone, lasciando agire per 10 minuti. Risciacquare. Maschera antirughe all’uovo. Prendere un albume e sbatterlo aggiungendo qualche goccia di limone. Applicare per 10 minuti. Risciacquare. Scrub per il viso. Mescolare un cucchiaio di miele, una manciata di zucchero e un cucchiaino di acqua di rose. Applicare sul viso, massaggiare per 2-3 minuti e risciacquare con acqua tiepida. Per la bibliografia si consigliano: Francesca Marotta, Cosmesi naturale pratica, Nuovi Equilibri, 2007. Sibling Lucy M., Ricette di bellezza naturali, Elfi, 2009.

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Valentina Peter

LA RIFLESSOLOGIA PLANTARE, UNA MEDICINA NATURALE La Riflessologia Plantare è una tecnica di massaggio che, attraverso stimolazioni e compressioni effettuate sulle zone dei piedi, permette di verificare lo stato di salute, d’intervenire sulla prevenzione e su eventuali disturbi. In ogni piede si trovano 7.200 terminazioni nervose che collegano il midollo spinale ed il cervello con tutte il resto del corpo. Si tratta di un massaggio antichissimo. La sua pratica si ritrova in Cina e in India 5000 anni prima di Cristo; il medico Ippocrate la esporta in occidente, insegnandola ai suoi allievi. Il massaggio plantare agisce sulla stimolazione nervosa, relazionando le terminazioni dei nervi con la zona in cui si presenta il dolore e, di conseguenza, stimolando il cervello ad intervenire sul problema; infatti, secondo la teoria della riflessologia, è fondamentale agire sulle zone riflesse doloranti per stimolare il cervello a dispensare ormoni celebrali, che agiscano come agente curativo. Questa tecnica agisce sul sistema linfatico, sul sistema sanguigno, migliorando la circolazione, e sui disturbi quotidiani come stress, emicrania e insonnia. Stimolando i vari punti del piede, per esempio quelli corrispondenti al fegato o al rene, si possono comprendere, dal tipo di dolore acuto o sordo, se si tratta di un problema recente o vecchio, in fase di guarigione o di riacutizzazione. La riflessologia è una tecnica olistica che agisce tramite massaggio e leggere pressioni locali. E’ una terapia naturale che cura secondo lo stesso principio utilizzato dall’agopuntura e dallo shiatsu.

Nel Lazio sono presenti molte realtà che si dedicano a questa tecnica, rendendosi disponibili sia per i trattamenti, sia per la preparazione di corsi destinati a chi sia interessato a praticare la riflessologia. Per la bibliografia, si consigliano i titoli: Claudio Santoro, Riflessologia plantare, Teoria e Pratica, Firenze, Macro Edizioni, 2007, pp. 200. Piero Bertea – DomenicoBianco, Il massaggio del piede, Cantalupa, Effata, 2009, pp. 128.

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Valentina Peter

UN NASTRO ROSA PER OGNI DONNA

La Campagna Nastro Rosa è un’iniziativa promossa dal’LILT (Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori), creata per accentuare i toni sulla prevenzione e diagnosi precoce dei tumori della mammella. Nel mese di ottobre sono state effettuate centinaia di controlli gratuiti nei centri Lilt; un lavoro svolto all’insegna della continuità e dell’informazione. In Italia quarantamila donne, all’anno, si ammalano di tumore al seno. Un male che può essere controllato ed evitato tramite le visite di routine. Il tumore alla mammella viene definito Big Killer, in quanto colpisce migliaia di persone al giorno in tutto il mondo. La diagnosi precoce può diminuire la comparsa della malattia e la percentuale di mortalità. “Tutte le donne corrono il rischio di poter sviluppare un tumore al seno - sostiene il professor Francesco Schittulli, presidente della Lilt - per questo è importante sottoporsi a controlli periodici. In questo modo infatti è possibile diagnosticare precocemente la malattia, sconfiggendola.

E’ importante educare le giovani alla cultura della prevenzione come metodo di vita, anche in età non sospetta. Basti pensare che oggi, in Italia, una donna su sette con tumore al seno ha meno di 40 anni e per questa fascia d’età il Servizio sanitario nazionale non prevede screening”. Le parole chiave sono Prevenzione e Diagnosi precoce. L’obiettivo è sensibilizzare più donne possibili ad effettuare periodicamente ecografie, mammografie e risonanza magnetica, in modo da poter scoprire tumori di piccole dimensioni. “ Tecnologia e medicina stanno trovando strumenti sempre più efficaci - spiega Schittulli - per questo l’anticipazione diagnostica è oggi l’arma vincente contro questa malattia. Ecografia, mammografia e risonanza magnetica, ci permettono di scoprire tumori di piccolissime dimensioni. Individuare un carcinoma di 2-3 centimetri significa intervenire con atti chirurgici ed azioni sempre più conservativi e semplici che, peraltro, non provocano danni estetici alla donna. Se scopriamo un cancro sotto il centimetro di volume la probabilità di guarigione supera il 90- 95 %”.

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Valentina Peter

UNA SESSUALITA’ CHIAMATA PREVENZIONE La sessualità è un aspetto della vita molto complesso. Con il termine sessualità, generalmente, s’intende il comportamento sessuale; è necessario, però, tener conto di alcuni componenti che lo influenzano, come ad esempio il fattore psicologico, quello biologico e sociale. Una buona sessualità viaggia di pari passo con una valida salute sessuale, dettata dall’assenza di malattie organiche o psicologiche. L’OSM (Organizzazione Mondiale della Sanità), durante la Giornata Mondiale della Salute Sessuale, ha definito in sei punti, le indicazioni fondamentali per un sesso sicuro: - utilizzare il preservativo in ogni rapporto, in particolar modo con i nuovi partner; - la monogamia è la migliore assicurazione contro le IST (Infezioni Sessualmente Trasmissibili), compreso l’AIDS; valorizzare rituali che comprendano abbracci, massaggi e baci; - evitare le pratiche violente che possono provocare lacerazioni; - nel caso di rapporti anali, usare sempre il preservativo con lubrificanti poiché la mucosa anale può lacerarsi facilmente; - evitare i rapporti con penetrazione e il sesso orale se uno dei partner ha ulcere genitali o secrezioni anomale. La buona salute sessuale si ottiene attraverso una corretta informazione, facendo scelte consapevoli e anche con l’aiuto di regolari controlli medici. Le infezioni sessualmente trasmissibili si insidiano con il il contatto sessuale e costituiscono un vasto gruppo di malattie contagiose: sifilide, gonorrea, herpes

genitale, candidosi, epatite B e C. Queste malattie possono, inoltre, avere effetti tardivi come l’infertilità, il cancro della cervice uterina e gravidanze ectopiche. L’OSM punta alla diffusione d’informazione tra i giovani adolescenti e a un programma di prevenzione ben strutturato. Inoltre consiglia, in caso di contrazione di malattia sessuale, di avvertire il proprio partner e dedicarsi, nel minor tempo possibile, alle dovute cure. E’ importante, poi, contattare un medico di medicina generale o un consultorio familiare ASL o uno specialista. In Italia esistono dei centri IST e MST (Malattie Sessualmente Trasmissibili), con specialisti del settore.

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