POCKET SALUTE - Anno VI n° 5 Estate 2014 - Pocket Idea srl Editore - Registrazione ROC n.18668 - Periodico Bimestrale- Spedizione in Abbonamento Postale - € 3,75
IMPLANTOLOGIA I nuovi traguardi dell’odontoiatria intervista al Dott. Giuseppe Guiducci
La cervicalgia STOP AL DOLORE CON LA CHIRURGIA MINI-INVASIVA
QUANDO LA SPALLA FA MALE Spesso è colpa della patologia della cuffia dei rotatori
ADDIO CELLULITE CON SMOOTHSHAPES® RISULTATI IMMEDIATI
INTIMAMENTE GIOVANE GRAZIE ALLA LASERTERAPIA
Pocket Salute ESTATE 2014 - Copia Omaggio
Focus: BIMBI&MAMME
VIVERE SANO
21 13 attenti al caldo Guida pratica per anziani e malati cronici contro i rischi delle elevate temperature estive.
14 il dolore al collo Ernia del disco e discopatia cervicale: è possibile risolverle grazie alla chirurgia mini-invasiva
43 cibo e prime parole Prime pappe e masticazione da vivere come momento affettivo con i nostri bimbi.
18 il piede diabetico
Il Dott. Giuseppe Guiducci ci illustra tutti i numerosi vantaggi dell’implantologia mini-invasiva
Melanoma: attenzione ai bimbi nati in primavera
23 vescica iperattiva
Infanzia: in Italia i servizi funzionano davvero?
Cosa fare per risolvere definitivamentei disagi derivanti dall’incontinenza urinaria
26 quando la spalla fa male La patologia della cuffia dei rotatori spesso è la causa più comune.
28 bocca sana, senza protesi Da oggi chiunque può tornare ad avere un sorriso perfetto grazie alla chirurgia maxillo-facciale.
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Aggiornamenti, news & eventi Cinguetta con pocketsalute!
pillole
21 i nuovi impianti dentali
Il legamento crociato anteriore, la più comune delle patologie del ginocchio nello sportivo.
Consigli e utilità! Benvenuto su pocketsalute
Video, interviste e tanto altro... Nasce PocketSalute TV
L’importante ruolo della terapia del dolore nell’approccio multidisciplinare
24 la lesione del crociato
social media
Alimenti: leggi l’etichetta, scegli consapevole
55 addio cellulite Con la tecnologia laser di SmoothShapes®, risultati che puoi vedere e toccare.
57 estetica e sicurezza I consigli dello specialista per migliorare il proprio aspetto in tutta sicurezza.
61 la lipoaspirazione L’intervento più diffuso per eliminare gli accumuli di grasso in eccesso.
Tumore al pancreas: è possibile prevenirlo HIV: scoprire subito l’infezione è fondamentale
EDIZIONE ESTATE 2014 Pocket Salute - Periodico Bimestrale Pocket Idea srl Editore - Registrazione ROC n. 18668 Registrazione Tribunale di Pescara n.24/08 del 07/11/2008 Pocket Salute® marchio registrato da Giulia Mincarini e Serena Zimuel
DIRETTORE RESPONSABILE Daniele Giangiulli DIRETTORE EDITORIALE Serena Zimuel DIRETTORE COMMERCIALE Giulia Mincarini REDAZIONE infoline: 328 6374817 e-mail: redazione@pocketsalute.it PUBBLICITA’ infoline: 366 8265045 e-mail: commerciale@pocketsalute.it ABBONATI
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Gli specialisti di POCKET SALUTE sono medici di alto livello professionale che supportano e indirizzano, con la loro esperienza, un’informazione medico-scientifica corretta, vasta, comprensibile e continuamente aggiornata. L’impegno di questi clinici d’eccellenza favorisce chi consulta POCKET SALUTE contribuendo ad accrescerne in modo rilevante la cultura sanitaria e la salute in termini di prevenzione e di orientamento consapevole verso il medico curante. In questo numero (in ordine di apparizione): Dott. Raffaele Luise, Dott. Pier Francesco Eugeni, Prof. Ettore Cianchetti, Dott. Younes Alì, Dott. Giuseppe Guiducci, Prof. Vincenzo Salini, Dott. Marco Saporito, Dott. Pasquale Frisina, Dott. Alessandro Palumbo, Dott. Orazio Schiavone, Dott. Vincenzo Lizzi, Marco Santilli, Dott. Sergio Guerri, Dott.ssa Vittoria Dragani, Dott. Donato Zizi, Dott. Donatello Di Mascio, Dott.ssa Francesca Serafini. ® Proprietà letteraria riservata.
Pocket Salute® è un marchio registrato di proprietà di Giulia Mincarini e Serena Zimuel, fondatrici del periodico nel 2008. E’ vietata la riproduzione, anche parziale, di testi, immagini o disegni pubblicati, senza l’autorizzazione scritta della Direzione e dell’Editore. Le opinioni degli autori impegnano la loro responsabilità e non rispecchiano necessariamente quelle della Direzione della rivista. All’interno dei contributi possono essere citati nomi di prodotti, anche farmaceutici, pubblicati nel rispetto delle opinioni degli autori e per completezza d’informazione sui temi trattati. Foto e illustrazioni: © Shutterstock Image.
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Dott.ssa Filomena Napolitano Psicologa-Psicoterapeuta Neurospicodiagnosta Psicologa dello sport Psicologia del trauma CONSULENZE PER BAMBINI-ADULTI-COPPIE Infoline: 389 9610982 www.psicologonapolitano.it
EDIZIONE ESTATE 2014
melanoma, gli esperti avvertono: attenzione ai bimbi nati in primavera
servizi all’infanzia: in italia funzionano davvero?
fonte GAS Communication - Roma
fonte Fondazione Emanuela Zancan - Padova
Roma, 22 maggio 2014. Allarme dei dermatologi: aumento dell’incidenza del melanoma nei bambini nati durante i mesi primaverili, tra Marzo e Maggio. I primi mesi di vita sembrano, infatti, rappresentare un periodo critico di suscettibilità all’esposizione solare per lo sviluppo del melanoma. È quanto emerge da uno studio scientifico (Crump et al. Int J Epidemiol 2014) diffuso in occasione dell’Euromelanoma Day 2014, la campagna europea di informazione sul melanoma e sui tumori della pelle, dedicata interamente alla prevenzione e alla consulenza di specialisti dermatologi, promossa e realizzata nel nostro Paese dalla SIDeMaST - Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse.
Napoli, 27 e 28 maggio 2014. I servizi per l’infanzia in Italia rispondono ai bisogni di bambini appartenenti a famiglie a basso reddito o in situazione di svantaggio? Questo il focus del seminario “Valutare l’impatto dell’incontro tra bisogni, risposte e risorse per l’infanzia”, organizzato da Fondazione CON IL SUD, Compagnia di San Paolo, Fondazione Emanuela Zancan, Fondazione Cariplo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo nell’ambito del progetto TFIEY, Transatlantic Forum on Inclusive Early Years. Per due giorni Napoli ha ospitato esperti da tutt’Italia per confrontarsi e condividere soluzioni e metodi per valutare i servizi per l’infanzia, la qualità, la capacità di inclusione dei bambini poveri e deprivati, il loro impatto sociale.
“Proteggere i più piccoli risulta quanto mai importante - afferma Ketty Peris, Direttore della Clinica Dermatologica Università Cattolica del Sacro Cuore Policlinico A. Gemelli di Roma – perché chi si è ustionato al sole da bambino ha un maggior rischio di sviluppare un tumore della pelle da adulto; inoltre, lo studio scientifico appena pubblicato esorta ad una maggiore protezione dai raggi solari per i bambini nati durante il periodo primaverile; questi bambini, infatti, vengono esposti al sole precocemente e più a lungo rispetto a quelli nati nei mesi invernali”.
In Italia non ci si chiede abbastanza se e come funzionino i servizi pubblici, privati, del terzo settore rivolti ai bambini. Una verifica degli interventi è invece fondamentale per capire come vengono utilizzate le risorse, con quale efficacia, verso dove potrebbero essere meglio indirizzate. Un chiaro esempio sono gli asili nido, che rappresentano un’importante parte del sistema di welfare pubblico. In Italia la spesa pubblica nel 2009 era pari a circa 3 miliardi di euro e un bambino su 4 frequentava un asilo nido. Al di là dei dati, si conosce poco degli effetti complessivi di questo investimento - e quindi del suo valore - per la società. Si dice che questa forma di welfare aiuterebbe i genitori (le madri, in particolare) a partecipare attivamente al mercato del lavoro, e che è fondamentale per i bambini perché permette loro di socializzare e di ricevere maggiori stimoli educativi nei primissimi anni di vita. Mancano tuttavia evidenze scientifiche e verifiche di rendimento e di impatto sociale.
E’ possibile prevenire i tumori della pelle attraverso il rispetto di poche regole: l’utilizzo regolare di schermi solari ad alta protezione (30-50 SBF), l’applicazione della crema ogni 2 ore, la protezione di pelle e occhi con cappelli, magliette e occhiali da sole; mai esporsi al sole durante le ore più calde (11.00-14.00).
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pillole di salute
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leggi l’etichetta e scegli l’alimento giusto: il decalogo del ministero
TUMORE DEL pancreas: prevenire si puo’, ma 6 italiani su 10 non lo sanno
fonte Ministero della Salute - www.salute.gov.it
fonte Intermedia News - Brescia
L’etichetta è la carta d’identità dell’alimento: riporta informazioni sul contenuto nutrizionale del prodotto e fornisce una serie di indicazioni per comprendere come i diversi alimenti concorrono ad una dieta corretta ed equilibrata. Saper leggere correttamente le etichette rappresenta un atto di responsabilità verso il nostro benessere e verso quello delle persone che mangiano le cose che acquistiamo. Ecco il decalogo del Ministero: 1) Leggi scrupolosamente le etichette sulle confezioni. Più informazioni leggi, tanto migliore sarà il tuo giudizio su quel prodotto. 2) Ricorda, le illustrazioni riportate sulle confezioni sono puramente indicative. Hanno lo scopo principale di richiamare la tua attenzione e non sono necessariamente legate all’aspetto reale del prodotto. 3) Attenzione all’ordine degli ingredienti di un prodotto. Gli ingredienti sono indicati per ordine decrescente di quantità; il primo dell’elenco è più abbondante del secondo e così via. 4) Consuma il prodotto entro la data di scadenza indicata in etichetta. Dopo la scadenza il prodotto può deperire rapidamente e non essere più sicuro per la tua salute. 5) Non confondere la data di scadenza di un prodotto con il termine minimo di conservazione; se trovi sull’etichetta la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro...”, il prodotto, oltre la data riportata, può aver modificato alcune caratteristiche organolettiche come il sapore e l’odore ma può essere consumato senza rischi per la salute. 6) Controlla il peso netto/sgocciolato dell’alimento. Spesso possiamo essere tratti in inganno dalle dimensioni delle confezioni. 7) Se soffri di allergie alimentari controlla sempre nell’elenco degli ingredienti la presenza di eventuali allergeni. La lista degli allergeni viene periodicamente aggiornata alla luce delle conoscenze scientifiche più recenti. 8) Mantieni sempre i prodotti refrigerati e quelli surgelati alla temperatura indicata sull’etichetta e riponili, subito dopo l’acquisto, nel frigorifero o nel congelatore. Ricorda che il freddo non uccide i batteri anche se ne rallenta o ne impedisce temporaneamente la crescita. 9) Se compri pesce in pescheria controlla i cartelli esposti. Accanto al pesce fresco si può vendere anche pesce decongelato, il venditore è tenuto ad esporre le indicazioni obbligatorie, tra cui quelle sulla provenienza. 10) A parità di qualità e prezzo preferisci gli alimenti confezionati con materiale riciclato/riciclabile; leggi bene le indicazioni sul materiale utilizzato per il confezionamento o l’imballaggio, darai una mano alla salvaguardia dell’ambiente.
Roma 22 maggio 2014. Il tumore del pancreas è una delle neoplasie più aggressive e colpisce ogni anno circa 12.200 persone in Italia. Per sconfiggerlo è fondamentale adottare fin da giovani stili di vita sani come non fumare, svolgere regolarmente attività fisica e non bere alcolici. Nonostante la sua diffusione sia in continuo aumento si parla ancora troppo poco di questo tipo di cancro. Per far luce sulla patologia, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) ha lanciato PanCrea: creiamo informazione, la prima campagna nazionale di sensibilizzazione sul tumore del pancreas. Si tratta di un progetto importante che prevede la distribuzione di opuscoli, sondaggi tra medici, cittadini e pazienti e un tour di incontri pubblici in 7 Regioni italiane. Il tour è arrivato a Roma per la sua terza tappa giovedì 22 maggio 2014 presso l’Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena”,ed ha visto la partecipazione in conferenza stampa, tra gli altri, del prof. Francesco Cognetti, Direttore dell’Oncologia Medica A dell’INT; del prof. Francesco De Lorenzo, Presidente di FAVO e AIMaC e del prof. Gianluca Grazi, Direttore della Chirurgia a indirizzo epato-bilio-pancreatico del “Regina Elena”. In occasione dell’evento sono stati presentati anche i dati locali di incidenza del tumore.
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scoprire precocemente di essere infetti dal virus hiv e’ decisivo fonte Piergiorgio Greco - www.piergiorgiogreco.it Il progetto “Fai il test anche tu” è stato pensato proprio per allargare sensibilmente la base delle persone che scelgono consapevolmente di fare il test ed evitare la dannosa scoperta del contagio in fase avanzata, quando spesso è troppo tardi. L’idea, nata dalla sinergia tra Ausl Pescara, Regione Abruzzo, Federfarma e Fondazione Camillo De Lellis, è semplice: utilizzare uno strumento tecnologico come un sito Internet – www.failtestanchetu.it - per superare la barriera apparentemente invalicabile del timore (personale e del proprio ambiente di vita), puntando su informazione e riservatezza. Tutti possono accedere al sito e fare una prima, indispensabile verifica: calcolare quanto si è esposti a rischio. Rispondendo ad un questionario completamente anonimo, chiamato Risk Calculator, si valuta quanto potrebbe essere necessario ricorrere al test: a seconda della luce del semaforo finale l’interessato capirà se è urgente farlo (rosso), se può prenderlo in considerazione anche se il rischio è basso (giallo) o se può farne a meno (verde). In caso di dubbio, chi ha calcolato il rischio può comunque richiedere ulteriori informazioni: anche la successiva richiesta di test prevede una visita e un consulto preliminare.
meglio scoppiare di salute! Campagna di prevenzione delle patologie cardiovascolari. Giunta oramai agli sgoccioli, prosegue con sua la ottava e nona tappa “Viaggio sul Camper della Salute”, campagna di sensibilizzazione itinerante dedicata quest’anno alla prevenzione delle patologie cardiovascolari a cura di FARMATUA in collaborazione con: Università degli Studi “G. D’Annunzio” CHIETI - PESCARA Dipartimento Malattie Cardiovascolari, U.O. di Cardiologia Universitaria Policlinico “SS. Annunziata” di Chieti, Reparto di Cardiologia – UTIC “San Pio da Pietrelcina” del P.O. di Vasto, UOC di Cardiologia del P.O. “San Salvatore” dell’Aquila, Reparto di Cardiologia dell’ospedale “San Massimo” di Penne, Reparto di Cardiologia dell’Ospedale “Santissima Trinità” di Popoli, UOC di Cardiologia - UTIC ed Emodinamica della Ausl 4 di Teramo, UOC di Cardiologia dell’ Ospedale “San Timoteo” di Termoli, Associazione CUOREPICENO Onlus di Ascoli Piceno. Salutata con grande favore da parte dei cittadini che, in attesa dell’evento sono giunti in piazza con entusiasmo per sottoporsi gratuitamente agli screening, l’iniziativa conta, alla vigilia del suo terzultimo appuntamento, quasi 400 elettrocardiogrammi e più di 300 analisi delle dislipidemie effettuati. L’iniziativa, intrapresa nel 2011 con la campagna di prevenzione dell’osteoporosi e successivamente con le campagne dedicate alla prevenzione del glaucoma, del melanoma, delle patologie respiratorie e del tabagismo, ha l’obiettivo di educare la popolazione a corretti stili di vita, promuovendo la prevenzione e la diagnosi precoce per contrastare le malattie cardiovascolari che, secondo quanto affermato nel Piano Sanitario Nazionale, costituiscono in Italia uno dei più importanti problemi di sanità pubblica e rappresentano la prima causa di morte e la principale causa di inabilità nella popolazione anziana. “Meglio scoppiare di Salute” suggerisce il titolo della campagna, in occasione della quale i medici dei dipartimenti e delle unità coinvolte, mossi dall’entusiasmo con il quale tutti i giorni svolgono il proprio lavoro e dal grande spirito di appartenenza nei confronti del territorio, sono usciti dagli ospedali per incontrare i cittadini in una serie di appuntamenti in piazza dedicati alla prevenzione.
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A bordo del Camper Farmatua e alla presenza di personale medico e infermieristico specializzato, le strutture coinvolte, in concerto con Farmatua, hanno offerto ai cittadini, come nelle scorse edizioni, e grazie al lavoro e all’assistenza dei medici, consulenze e screening gratuiti, nello specifico: l’esecuzione dell’elettrocardiogramma,l’ese cuzione dell’ analisi delle dislipidemie (trigliceridi, colesterolo HDL, LDL, glicemia, creatinina, emocromo, uricemia, AST, ALT) e la misurazione della pressione arteriosa. “L’impegno profuso da Farmatua nei confronti di iniziative di responsabilità sociale”, spiega il Dott. Luca Toro, Amministratore Delegato Safar, “si è rinnovato anche quest’anno a dimostrazione della profonda vocazione, dei farmacisti e delle farmaciste Farmatua, alla cultura della prevenzione. Un mio sincero ringraziamento va inoltre ai dirigenti di reparto, che sposando il progetto ne hanno reso possibile la realizzazione.”
Le malattie cardiovascolari sono per la gran parte prevenibili attraverso l’adozione di stili di vita sani, in particolare sana alimentazione, attività fisica regolare e abolizione del fumo di sigaretta. Così negli anni, parallelamente al crescere delle possibilità di trattamento medico e chirurgico delle malattie in genere, è cresciuta la consapevolezza dell’importanza di interventi di tipo preventivo, per impedirne o ritardarne l’insorgenza.
Come spiega il Professor Raffaele De Caterina, Direttore dell’U.O. di Cardiologia Universitaria del Policlinico “SS. Annunziata” di Chieti, “il messaggio più semplice da dare ai cittadini e da reiterare in ogni possibile occasione, una delle quali – importantissima – è la campagna “Viaggio sul Camper della Salute”, è che prevenire è meglio che curare. La Cardiologia ha fatto passi da gigante nel limitare la mortalità e le conseguenze dell’infarto del miocardio e più in generale della cardiopatia ischemica, alla base dell’angina pectoris e dell’infarto; ma i maggiori progressi per impatto a livello di popolazione sono stati osservati a seguito dei trattamenti preventivi, che limitano le recidive di infarto in persone che hanno già avuto episodi conclamati clinici di cardiopatia ischemica (prevenzione secondaria) o che ancora non ne hanno avuti (prevenzione primaria). Quest’ultima, in particolare, ha delle importantissime valenze educazionali, che hanno a che fare con la conoscenza da parte dei cittadini – a qualsiasi età – di come si sviluppano le malattie e su che cosa possiamo fare per prevenirle.
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Ed è un dato di fatto che gli interventi di prevenzione cardiovascolare basati su modificazioni degli stili di vita si riflettono poi anche in una riduzione delle malattie anche non cardiovascolari. Naturalmente il rischio di malattie cardiovascolari aumenta con l’età, e c’è una predominanza di malattie cardiovascolari, soprattutto di cardiopatia ischemica (angina pectoris e infarto), nel sesso maschile (si dice che la donna, per l’effetto protettivo degli ormoni femminili, soprattutto gli estrogeni prodotti durante l’età fertile, ritardano di circa 10 anni l’insorgenza di tali malattie). E’ per questo che in passato ci si è limitati ad intervenire, soprattutto con terapie farmacologiche, su individui in cui il rischio di un episodio cardiovascolare maggiore (morte, infarto, ictus cerebro-vascolare) calcolato su un intervallo di tempo relativamente breve (5 o 10 anni) supera una certa soglia. Per questo motivo non venivano adottate particolari precauzioni in individui giovani, in cui il rischio a 5-10 anni è notoriamente molto basso. Tuttavia è diventato chiarissimo oggi che i cosiddetti “fattori di rischio” hanno un effetto
cumulativo: essere esposti a un colesterolo alto sin dall’età giovanile, come succede in alcuni giovani affetti da forme familiari di ipercolesterolemia, ha un effetto sulla prognosi a lungo termine e sull’aspettativa di vita ben diverso – molto maggiore – che non avere il colesterolo alto solo dopo una certa età. Per questo motivo oggi si fa attenzione anche alla valutazione del rischio a lungo termine, a vita (lifetime risk), predicando l’attenzione sin dall’età giovanile ad adeguati stili di vita ed eventualmente intervenendo precocemente con farmaci, ad esempio gli anti-ipertensivi e le statine, che si sono dimostrati estremamente sicuri anche a lungo termine, e i cui benefici eccedono di gran lunga i possibili – minimi – rischi. Grazie alla campagna FARMATUA si può da una parte sensibilizzare il cittadino e dall’altra individuare soggetti su cui concentrare particolarmente uno sforzo ulteriore da mettere in atto in un secondo momento in sede specialistica.”
medicina specialistica EDIZIONE ESTATE 2014 arriva l’estate, attenti al caldo a cura del Dott. Raffaele Luise Specialista in Cardiologia - Dirigente Medico UTIC Ospedale S. Salvatore - L’Aquila
Direttore Clinica Ortopedica e Traumatologica Università “G. D’Annunzio” - Chieti - Pescara
ernia del disco e discopatia cervicale a cura del Dott. Pier Francesco Eugeni
quel terribile dolore alla spalla a cura del Dott. Marco Saporito
tumore all’ovaio, guarire si puo’ a cura dell’AIRC
bocca sana, senza protesi a cura del Dott. Pasquale Frisina
la terapia del piede diabetico a cura del Dott. Younes Alì
estate sicura 2014 a cura della redazione
Esperto in Terapia del Dolore Presidio Ospedaliero Villa Letizia - Preturo, L’Aquila
Fonte: Ministero della Salute www.salute.gov.it
implantologia mini-invasiva a cura del Dott. Giuseppe Guiducci
odontoiatria e medicina estetica a cura del Dott. Orazio Schiavone
Specialista in Neurochirurgia - Neurochirurgo Clinica Stella Maris - San Benedetto del Tronto (AP)
Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro Numero Verde 800 350 350 www.airc.it
Specialista in Odontoiatria Titolare Studio Dentistico Guiducci - Pescara
vescica iperattiva, cosa fare intervista al Dott. Stefano Salvatore
Responsabile Unità Funzionale di Uroginecologia, Ospedale San Raffaele, Milano
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lesione del legamento crociato a cura del Prof. Vincenzo Salini
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Specialista in Ortopedia Centro di Riabilitazione Kinesis - Pescara
Specialista in Chirurgia Maxillo-Facciale Casa di Cura Sligato - Roma
Medico Chirurgo e Dentista Studi Medici a Pescara e Foggia
la malattia parodontale a cura del Dott. Vincenzo Lizzi Medico Chirurgo e Dentista Titolare Studio Odontoiatrico Lizzi
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arriva l’estate: attenti al caldo! Guida pratica per anziani e malati cronici contro le elevate temperature. Nelle giornate estive particolarmente torride, questo avvertimento può sembrare scontato, ma fornisce l’occasione per approfondire alcuni argomenti legati alle complicanze delle temperature elevate. Sono soprattutto gli anziani, in particolar modo i malati cronici (cardiopatici, diabetici etc.), le persone più a rischio di complicanze, a causa di un sistema di termoregolazione compromesso dall’età. Queste persone non andrebbero mai lasciate sole per lunghi periodi. Informarsi sui rischi che il caldo può procurare sull’organismo è molto importante così come lo è la prevenzione, che può essere fatta usando piccoli accorgimenti: - Nelle ore più calde della giornata, dalle 11 alle 18, evitare di uscire di casa, evitare le aree verdi, i parchi pubblici, le zone ad alta intensità di traffico delle città dove si registrano alti valori di ozono. - Il caldo può potenziare l’effetto di molti farmaci per la cura dell’ipertensione e di molte malattie cardiovascolari: durante la stagione estiva si consiglia di effettuare più frequentemente il controllo della pressione arteriosa e richiedere sempre il parere del proprio medico curante (per dosaggio e tipologia di farmaci). - I pazienti ipertesi e cardiopatici, soprattutto se anziani, sono particolarmente sensibili agli effetti negativi del caldo e a volte possono manifestare episodi di diminuzione della pressione arteriosa soprattutto nel passare dalla posizione sdraiata alla posizione eretta. Evitare, ad esempio, soprattutto nelle ore notturne, di alzarsi troppo repentinamente dal letto, ma fermarsi in posizioni intermedie (ad esempio stando seduti al bordo del letto per alcuni minuti). - Porre attenzione alla presenza di sintomi legati ad ipotensione come stanchezza, capogiri, sudorazione fredda, sensazione di svenimento. In queste situazioni, è consigliabile sdraiarsi all’ombra e possibilmente in un posto ventilato, bere liquidi, sollevare le gambe all’altezza del cuore e chiamare il proprio medico curante.
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Dott. Raffaele Luise Dirigente Medico UTIC - S. Salvatore, L’Aquila Studio Medico Viale J. F. Kennedy 86, Pescara Tel. 085 4711542 - È importante consumare cibi freschi, in particolare frutta e verdura, anche sotto forma di frullati o centrifugati, e fare pasti leggeri, dando preferenza al pesce o alle carni bianche, evitando i formaggi stagionati. Aumentare l’assunzione di liquidi, evitando bevande molto fredde, alcoliche, zuccherate e gassate, tè e caffé. Recenti studi evidenziano che il consumo di due o più porzioni di pesce alla settimana può ridurre sensibilmente il rischio di malattia coronaria sia nelle donne sia negli uomini.
l’ernia del disco e la discopatia cervicale Cervicobrachialgia e mielopatia cervicale: diagnosi e trattamento Il dolore al collo, comunemente definito cervicalgia è un disturbo che frequentemente è riferito al medico. Ad esso a volte si associa un dolore irradiato al braccio o alla mano, accompagnato da parestesie (formicolii), da sensazioni di scarica elettrica e da diminuzione della forza del braccio o della mano. Alcune posizioni del collo possono far aumentare o diminuire il disturbo lungo l’arto per cui il paziente e indotto ad assumere posizioni coatte del capo. Questo dolore può anche peggiorare con il colpo di tosse o lo starnuto.
Dott. pier francesco eugeni Specialista in Neurochirurgia Primario di Neurochirurgia e Chirurgia Spinale Clinica Stella Maris - San Benedetto del Tronto (AP) Riceve a: San Benedetto del Tronto, Mosciano Sant’Angelo Teramo, Pescara, L’Aquila, Avezzano Tel. 3296122118 – 3208219474 e-mail: eugeni@inwind.it
È di comune osservazione in questi pazienti la presenza, agli esami radiologici standard (Radiografia del rachide cervicale) o a quelli di secondo livello (RMN e TAC), la presenza di alterazioni morfologiche del rachide cervicale espressione di un deterioramento o di una usura dei cuscinetti di ammortizzazione posti fra una vertebra e l’altra detti dischi intervertebrali. Da questa usura, normalmente all’inizio caratterizzata da una disidratazione, può derivare una erniazione di parte del materiale costituente il nucleo del disco (ernia cervicale) all’interno del canale vertebrale nel quale sono il midollo spinale e le radici nervose che da esso derivano. La progressiva degenerazione artrosica dei dischi intervertebrali cervicali può portare alla formazione di escrescenze ossee chiamate osteofiti che progressivamente restringono il calibro del canale cervicale o dei forami di coniugazione attraverso i quali dalla colonna fuoriescono le radici nervose. La diminuzione in altezza dei dischi intervertebrali fa si che i rapporti meccanici delle articolazioni posteriori intervertebrali (chiamate faccette articolari) perdano la loro congruità e per questo anche esse mostrino una degenerazione artrosica con la formazione di osteofiti che, anch’essi, restringono il canale vertebrale e i forami coniugali. Da questo deriva quello che normalmente è, all’inizio, il disturbo più evidente per il paziente: la cervicalgia e il dolore lungo l’arto, brachialgia, dovuto allo schiacciamento di una o più radici nervose.
lità degli arti inferiori con la comparsa di disturbi della marcia e del controllo degli sfinteri che può arrivare ad una vera e propria paraparesi (paralisi degli arti inferiori).
Un aspetto ancor più importante è la compressione sul midollo spinale. Dal momento che essa non causa dolore, di questa condizione il paziente nelle fasi iniziali ha scarsa o nulla percezione. Nelle fasi successive la sofferenza del midollo spinale, mielopatia, determina una diminuzione progressiva della forza e della sensibi-
Alla diagnostica per immagini (Rx, RMN e TC) si associano comunemente anche gli esami neurofisiopatologici (elettromiografia – EMG e potenziali evocati spinali – PES). È comunque la valutazione clinica neurochirurgica che permette il corretto inquadramento del paziente.
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In base alla storia clinica (durata e caratteristiche del disturbo) e al quadro clinico (segni di irritazione o sofferenza delle strutture nervose coinvolte) è possibile il corretto inquadramento del paziente e il suo indirizzo ad un tipo di terapia medica e/o fisica.
una artrodesi (fusione ossea) fra le due vertebre contigue. L’utilizzo di una placca avvitata anteriormente alla colonna vertebrale permette di evitare l’utilizzo del collare nel post operatorio e consente al paziente immediata libertà di movimento. L’utilizzo di una strumentazione (placca anteriore oppure viti e barre posteriori) è necessaria quasi sempre quando la decompressione effettuata interessa non solo il disco intervertebrale ma il corpo vertebrale di una o più vertebre. In questo caso la sostituzione della porzione asportata viene effettuata con gabbie di materiale sintetico o metallico più lunghe. Le cages con viti integrate permettono di abbreviare ancora di più i tempi chirurgici e forniscono una perfetta stabilità primaria del segmento operato. Esse possono essere anche associate nell’utilizzo a protesi discali in altri livelli.
Nelle fasi iniziali, senza sofferenza del midollo e senza grossolani deficit radicolari, il paziente può giovarsi di un trattamento farmacologico (antiinfiammatori, miorilassanti, cortisone, neurotrofici) o fisioterapico (massoterapia, osteopatia, posturologia, applicazioni di energia sotto varie forme – laser, tecar, scenar, ecc). L’utilizzo di una ortesi cervicale in questa fase e per brevi periodi può alle volte essere di aiuto. Il perdurare del disturbo doloroso oppure la presenza, la comparsa o il peggioramento di un deficit neurologico radicolare o, a maggior ragione, la presenza di segni clinici di sofferenza midollare fanno porre indicazione alla terapia chirurgica. Le procedure utilizzabili per la decompressione delle radici nervose e/o del midollo si basano su approcci chirurgici anteriori oppure posteriori. La scelta fra l’uno e l’altro come pure la estensione della decompressione viene effettuata sulla base del dato morfologico radiologico e sulla sua congruità e corrispondenza con il dato clinico. Le procedure posteriori si basano sostanzialmente nella asportazione o nella rimodulazione della parte posteriore del canale vertebrale allo scopo di aumentare il diametro dello spazio a disposizione del midollo. Sono indicate quando è prevalente la sofferenza midollare, la compressione è dovuta ad una stenosi che interessa più livelli e la lordosi cervicale è conservata.
Le cages permettono di evitare il prelievo di tassello osseo dalla cresta iliaca del paziente e hanno reso questo genere di procedura chirurgica molto più breve ed è assai meno cruenta ed invasiva che in passato. Anche in caso di estese decompressioni con sostituzione di uno o più corpi vertebrali il decorso post operatorio è normalmente molto confortevole per il paziente che viene messo in piedi ed autorizzato alla deambulazione autonoma anche il giorno stesso dell’interveto. Le dimissioni ordinariamente vengono disposte in II o III giornata post operatoria e il paziente può tornare alle normali occupazioni (se non particolarmente gravose) anche dopo pochissime settimane.
Il più delle volte le procedure anteriori, generalmente assai meno cruente ed invasive di quelle posteriori, consistono nella asportazione microchirurgica del disco erniato e nella sua sostituzione con una protesi discale oppure con un tassello di materiale sintetico fenestrato (cage) riempito con frammenti ossei del paziente o con materiale osteoinducente. Questo tassello ha lo scopo di indurre
Una accurata selezione del paziente e della giusta tecnica chirurgica permettono la gestione di queste patologie anche in pazienti anziani o con altre patologie. La rapida mobilizzazione riduce il rischio di complicanze legate all’allettamento e aumenta la sicurezza di queste procedure con rischi teorici del tutto accettabili, da discutere caso per caso da parte del neurochirurgo con il singolo paziente.
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Mesotelioma, i carciofi la nuova arma contro il tumore ITALIA E CANADA GUIDANO IL PRIMO STUDIO CLINICO AL MONDO. A Roma l’annuncio durante il Workshop internazionale su metabolismo, dieta e malattie croniche. Al via la sperimentazione sull’estratto di carciofo contro il mesotelioma, terribile tumore causato dall’amianto. Il capofila del nuovo studio clinico è l’Istituto Regina Elena che, insieme alla canadese McMaster University, analizzerà le proprietà del vegetale per un anno su persone con forti fattori di rischio, come le placche polmonari da asbesto. Un progetto “made in Italy” quindi, perché il composto è stato messo completamente a punto da un’azienda del nostro Paese. “Ogni anno questa forma di cancro colpisce oltre 2mila persone in Italia, ma la sua incidenza è in continua crescita: è atteso un picco entro il 2020 – commenta il Dott. Giovanni Blandino, Responsabile del Laboratorio di Oncogenomica Traslazionale del Regina Elena –. Nel nostro studio sperimentiamo, primi al mondo, la chemioprevenzione con una sostanza naturale e dal costo contenuto – aggiunge anche la Dott.ssa Sabrina Strano, ricercatrice dell’Area di Medicina Molecolare –. Se le nostre intuizioni venissero confermate, apriremmo la strada a una rivoluzione”. Il mesotelioma è direttamente collegato all’esposizione da amianto, materiale bandito dall’Italia da vent’anni ma ancora diffusissimo: nell’ambiente ne restano circa 5 quintali per cittadino, 32 milioni di tonnellate. Un tema sempre più attuale quindi, soprattutto perché il processo contro i dirigenti dell’Eternit è ancora in corso: dopo la storica condanna d’appello del 2013 si è ora in atte-
sa della Cassazione. Inoltre, per il mesotelioma non esistono terapie davvero efficaci. Il trial clinico viene presentato oggi a Roma, durante l’International Workshop on metabolism, diet and chronic disease, un appuntamento per fare il punto sulle evidenze scientifiche riguardanti stili di vita e neoplasie. “La chemioprevenzione è un’idea nata negli USA e in Italia ha trovato terreno fertile – ribadisce la Prof.ssa Paola Muti, della McMaster University di Hamilton in Canada –. Si può attuare tutti i giorni anche tramite l’alimentazione. Ma non solo, un impiego differente di alcuni farmaci può rivelarsi fondamentale. Nel 2011 una collaborazione tra “Regina Elena” e Istituto dei Tumori di Milano ha dato il via allo studio TEVERE, il più importante lavoro al mondo per valutare come giocare d’anticipo sul cancro al seno. Stiamo analizzando gli effetti preventivi della metformina, una molecola comunemente utilizzata per il diabete, su 16mila donne sane. Questi due trial sono l’ulteriore conferma del valore dei link internazionali, portatori di innovazione”. La scienza medica riconosce ormai da tempo il ruolo protettivo offerto da frutta e verdura contro diverse patologie, compresi i tumori. “Il Workshop di oggi ribadisce l’importanza di uno stile di vita corretto – afferma Vito De Filippo, Sottosegretario al Ministero della Salute –. La sostenibilità del Servizio sanitario verrà garantita solo se riusciremo a sensibilizzare in maniera efficace i cittadini su questi aspetti, altrimenti assisteremo al costante incremento delle malattie croniche”. Intermedia News: 030.226105 – 335.265394 – 329.3146572
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tumore all’OVAIO, guarire si puo’ Tutti gli step, dalla prevenzione alla diagnosi fino alla cura. Il cancro all’ovaio è dovuto alla proliferazione incontrollata delle cellule dell’organo, il più delle volte a partenza dalle cellule epiteliali (ovvero non da quelle che producono gli ovuli). Anche le cellule germinali possono però essere all’origine di una forma tumorale.
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TIPOLOGIE. A parte i tumori benigni, come la cisti ovarica, i tumori maligni dell’ovaio sono di tre tipi: tumori epiteliali, tumori germinali e tumori stromali. I tumori epiteliali originano dalle cellule epiteliali che rivestono superficialmente le ovaie. Essi costituiscono più del 90% delle neoplasie ovariche maligne. I tumori germinali originano dalle cellule germinali; essi rappresentano il 5% circa delle neoplasie ovariche maligne, sono pressoché esclusivi dell’età giovane e sono differenziabili dagli altri tumori maligni dell’ovaio perché producono marcatori tumorali riscontrabili nel sangue (come l’alfaproteina o la gonadotropina corionica) diversi da quelli prodotti dai tumori di origine epiteliale. I tumori stromali originano dallo stroma gonadico (tessuto di sostegno dell’ovaio). In teoria costituiscono un gruppo facilmente diagnosticabile dato che alla sintomatologia comune a tutti i tumori ovarici uniscono effetti ormonali. La maggior parte di questi tumori sono caratterizzati da una bassa malignità. Essi rappresentano il 4% circa delle neoplasie ovariche maligne. Una recente classificazione, detta di Kurman, distingue il carcinoma ovarico in due gruppi, definiti tipo I e II. I tumori di tipo I insorgono da cellule ben differenziate, come i tumori borderline; alcuni di questi possono essere a lenta crescita (carcinomi sierosi di basso grado). I tumori di tipo I sono correlati con un certo tipo di mutazioni a carico di specifici geni (tra cui KRAS, BRAF, PTEN e b-catenina). I tumori di tipo II, al contrario, sono tumori di alto grado, piuttosto aggressivi, che insorgono direttamente dal tessuto epiteliale dell’organo, senza passare da una fase precancerosa. Questi tumori sono molto instabili dal punto di vista genetico e mostrano mutazioni del gene P53. I tumori ereditari legati ai geni BRCA1 e BRCA2 sono di tipo II.
FIGO (Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia) negli stadi iniziali la sopravvivenza a cinque anni è pari all’85%; così non è negli stadi avanzati in cui la sopravvivenza a cinque anni scende al 25%.
EVOLUZIONE. Purtroppo il tumore dell’ovaio non dà segni di sé fino a quando non ha raggiunto dimensioni notevoli e questo influenza pesantemente l’esito delle cure. Negli stadi iniziali, ossia quando la neoplasia è localizzata a un ovaio o anche a tutti e due, il risultato di una terapia adeguata è soddisfacente. Secondo la
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DIAGNOSI. La diagnosi si effettua mediante l’esame pelvico ossia la visita ginecologica e la palpazione dell’addome. Nella valutazione clinica sono importanti l’età della paziente, le dimensioni e la consistenza delle ovaie. L’ecografia transaddominale o meglio transvaginale è molto utile, talvolta combinata con il dosaggio del CA 125, un marcatore serico i cui valori possono però essere elevati in molte situazioni sia tumorali ginecologiche e non ginecologiche, sia in patologie non neoplastiche come epatopatie croniche, pancreatite. Oltre all’ecografia, vengono utilizzate la TAC addome, il clisma opaco con bario e la risonanza magnetica con lo scopo di verificare la diffusione del tumore e la presenza di eventuali metastasi nel cavo addominale. COME SI CURA. Le donne colpite da un cancro dell’ovaio vengono sottoposte a intervento chirurgico la cui entità varia secondo lo stadio di malattia. Tuttavia l’intervento chirurgico demolitivo non ha la certezza che il tumore non si ripresenti: per questo si consiglia, dopo l’intervento, una chemioterapia che è tanto più importante quanto più è avanzato il tumore asportato. Esistono molti schemi: uno dei più usati è quello a base di paclitaxel e di cisplatino o carboplatino. La radioterapia non viene quasi mai impiegata nella terapia del carcinoma ovarico se non a scopo palliativo su alcune sedi metastatiche. Sono allo studio diversi farmaci biologici per la terapia del cancro dell’ovaio in fase avanzata: si tratta per lo più di sostanze ancora in sperimentazione sulle quali si ripongono molte speranze per il futuro.
la terapia del piede diabetico L’importanza della terapia del dolore nell’approccio multidisciplinare. Lo staff del Centro di Terapia del piede diabetico-vascolare del Presidio Ospedaliero Villa Letizia è formato da un team multidisciplinare in cui figurano chirurghi generali e vascolari, emodinamisti, clinici, neurologi, nefrologi e terapisti del dolore, insieme ad una equipe infermieristica specializzata e qualificata.
Dott. ALI’ YOUNES Specialista in Anestesia e Rianimazione Esperto in Terapia del Dolore
Il percorso terapeutico di questa patologia è sicuramente multidisciplinare e la terapia del dolore occupa una posizione fondamentale.
RICEVE A:
L’incidenza del piede diabetico, in Europa in generale e in Italia in particolare, è in continuo aumento per diversi motivi tra cui neuropatie e vasculopatie, obesità, fumo di sigaretta ecc. Il diabete danneggia i nervi e i vasi sanguigni degli arti inferiori e dei piedi provocando una diminuzione della sensibilità e della motilità. Campanello d’allarme è l’insorgenza di sintomi vari tra cui dolore non specifico al piede, deambulazione difficoltosa, piedi gonfi e freddi, infezioni fungine e lesioni periferiche che, se non curate, possono addirittura portare all’amputazione. Le lesioni possono essere di origine neuropatica, ischemica e/o mista, e il dolore risulta essere la componente principale.
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Neuropatia diabetica sensitiva: la progressiva trasformazione della sensibilità, dall’iniziale pesantezza al bruciore doloroso fino alla completa anestesia del piede e quindi, il rischio di ulcere ed infezioni provocate da un qualsiasi microtrauma.
DIAGNOSI
Neuropatia diabetica motoria: sviluppa deformità delle articolazioni metatarsofalangee con segni di iper carico dell’arco plantare. Insieme alla neuropatia sensitiva provoca lesioni ulcerative profonde che possono raggiungere i muscoli e le ossa.
- esami ematochimici completi, tra cui gli indici di infiammazione (emocromo, ves, pcr ecc.) e la valutazione del compenso glicemico (glicemia, hba1c);
Osteortropatia di Charcot: la manifestazione più grave, si tratta infatti del processo osteo-distruttivo del piede che porta deformità e instabilità articolare e quindi impossibilità alla deambulazione. Vasculopatia dibetica periferica: la progressiva aterosclerosi dei vasi periferici, più aggressiva agli arti inferiori, con insorgenza a volte di dolore vascolare.
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L’esame obiettivo e la storia clinica costituiscono il pilastro su cui poggiano poi gli esami strumentali:
- eco color doppler degli arti inferiori per valutare lo stato della circolazione sanguigna; - eco addome completo; - emg arti inferiori; - angiotac s/c mezzo di contrasto degli arti inferiori.
Dott.ssa Filomena Napolitano Psicologa-Psicoterapeuta TERAPIA La strategia terapeutica del piede diabetico è complessa e multifocale: 1) Inizialmente è necessario riportare i valori glicemici a valori accettabili, quindi si passa a terapia medica con ipoglicemizzanti orali e insulina sotto cute, se serve. 2) Terapia antibiotica specifica a largo spettro per via endovenosa nei casi di infezioni cutanee già in atto e terapia per os nei casi lievi e/o di media gravità. 3) Toilette, disinfezione con garze e bende sterili fino al trattamento chirurgico per rimuovere il tessuto infetto.
Neurospicodiagnosta Psicologa dello sport Psicologia del trauma CONSULENZE PER BAMBINI-ADULTI-COPPIE Infoline: 389 9610982 www.psicologonapolitano.it
4) Terapia del dolore: si tratta di creare una condizione di vasodilatazione periferica per migliorare la circolazione ematica a livello degli arti inferiori. E’ una terapia medica antidolorifica e anti neuropatica. Tale strategia consiste nel semplice posizionamento di un catetere peridurale a livello di l3-l4, tunnelizzato, con un elastomero contenente una miscela di farmaci specifici per ottenere l’effetto migliorativo circolatorio. Dopo un periodo di terapia, a esito positivo, si posiziona un catetere a permanenza con un reservoir sottocute. Nei casi piu gravi, si posiziona un elettrostimolatore midollare, lombare. In conclusione, è necessario che il paziente diabetico e/o vasculopatico avvisi immediatamente il medico non appena percepisce segni e sintomi anomali a livello dei piedi.
non più soli nel dolore Cure palliative, un riparo sicuro di calore umano e scienza medica La legge 38/2010 tutela l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore.
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implantologia mini-invasiva Con l’ausilio del computer, i nuovi traguardi dell’odontoiatria L’estetica dentale non è una disciplina ben distinta dalle altre ma è solo il punto di arrivo ed il valore aggiunto di terapie eseguite con scrupolo e razionalità scientifica. Abbiamo intervistato il Dottor Giuseppe Guiducci, odontoiatra e protesista dentale di Pescara, esperto in Implantologia Computer Guidata. Dottor Guiducci, cosa s’intende per implantologia mini invasiva? “Il costante sviluppo delle tecniche chirurgiche permette che l’intervento venga pianificato ed effettuato grazie ad un tipo d’implantologia avanzata mini-invasiva computer guidata. Avvalendosi infatti della TAC tridimensionale che evidenzia la struttura scheletrica è consentita la programmazione protesicamente guidata del caso e la realizzazione dell’intervento, attraverso apposite mascherine chirurgiche, con l’inserzione preventivamente programmata e non dolorosa d’impianti in titanio, biocompatibili, inerti, anallergici, su cui andranno ancorati monconi e corone in ceramica. Il sistema è quello più recente - prosegue il Dott. Guiducci - che permette di avere una prima sistemazione della bocca, sia estetica che funzionale, eseguita nella stessa giornata per poi raggiungere progressivamente, attraverso un’adeguata riabilitazione, la soluzione definitiva. In questo modo si riducono al minimo i disagi, anche in condizioni di completa mancanza di denti, e si consente al paziente di recuperare la piena efficienza funzionale masticatoria ed un sorriso estetico luminoso”. Quali vantaggi hanno apportato le nuove tecniche biologiche metal free in campo protesico? “Nell’odontoiatria protesica l’orientamento è rivolto all’utilizzo di corone in ceramica integrale e zirconio ceramica, realizzate attraverso software digitali evoluti CAD CAM e che presentano una biocompatibilità ed un’integrazione tissutale migliore. Il colore viene preso attraverso uno spettrofotometro digitale garantendo così un’estetica eccellente, con caratterizzazioni e traslucenza dei denti naturali”.
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dott. giuseppe guiducci Odontoiatria e Protesista dentale Studio Odontoiatrico Via Venezia 36, Pescara Tel. 085 386258 www.studiodentisticoguiducci.it www.studiodentisticoguiducci.abcsalute.it
Dottor Guiducci, rimane comunque preferibile riuscire a “salvare” i propri denti? “Nei pazienti suscettibili alla malattia parodontale molto importante è il monitoraggio dei tessuti di sostegno dei denti e l’eliminazione di sanguinamento ed infiammazione, attraverso singole sedute dedicate e mirate alla difesa dell’altezza della cresta alveolare ossea, decisiva per evitare la perdita degli elementi dentali. Nell’era dei grandi passi in avanti dell’odontoiatria, la sfida che oggi attende il dentista è di saper conservare la dentatura dei pazienti non più giovani ripristinando con tutte le tecniche estetico funzionali possibili, eventuali deprimenti strutturali dei denti. Diventano fondamentali una diagnosi scrupolosa e l’attenta esecuzione del miglior trattamento di ripristino della masticazione estetico funzionale”. Per quando riguarda l’estetica dentale, si sente sempre più spesso parlare delle faccette estetiche dentali; ci spiega in cosa consistono? ”Le faccette dentali rappresentano uno dei risultati migliori dell’odontoiatria estetica moderna; consentono il raggiungimento di un eccellente risultato estetico in odontoiatria. Si tratta di sottili gusci in ceramica dello spessore di 0,4 mm realizzati su misura dopo un attento studio in laboratorio; applicate sulla superficie esterna dei denti sono in grado di donare forma e colore ideali per l’estetica del paziente.
Faccette Dentali prima e dopo l’applicazione
DOMANDE FREQUENTI Esiste un limte di età per l’inserimento degli impianti dentali? Una volta concluso il processo di crescita osseo scheletrico, gli spazi vuoti possono essere sostituiti con impianti dentali anche in età senile molto avanzata. L’inserimento degli impianti dentali è doloroso? No, l’inserimento degli impianti dentali viene eseguito in anestesia locale. Si prova dolore o fastidio dopo l’inserimento degli impianti dentali? No, grazie ad un tipo chirugia implantare mini invasiva si riduce al minimo il disagio ed il discomfort per il paziente, che nel giro di poche ore può tornare alle sue normali attività. In alcuni casi possono subentrare disturbi analoghi a quelli di una semplice estrazione dentale. Qual è la durata media di un impianto dentale? Sane e corrette abitudini d’igiene orale, come spazzolarsi accuratamente, passare il filo interdentale e lo scovolino, insieme a controlli periodici e sedute d’igiene presso lo studio dentistico, ne garantiscono una lunghissima durata. IN BREVE I VANTAGGI DEGLI IMPIANTI: - Mantengono sani i denti naturali - Sono affidabili e duraturi - Sono estetici - Tutelano le strutture ossee - Sono economici Sarà possibile così evitare tutti gli inconvenienti dovuti a ponti, protesi mobili, totali o parziali. L’implantologia spesso costa meno degli altri trattamenti. Considerando il tempo impiegato per adattare continuamente le protesi o riparare i danni provocati nel tempo dai ponti, si può capire che gli impianti sono la soluzione che dà il miglior valore aggiunto e la tecnica di ripristino della masticazione più estetica, funzionale e salutare.
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Incontinenza urinaria da vescica iperattiva, cosa si può fare Dal 19 al 21 giugno si è svolto a Milano il 38° Congresso nazionale della SIUD, la Società Italiana di Urodinamica. Abbiamo intervistato il Dott. Stefano Salvatore - Responsabile dell’Unità Funzionale di Uroginecologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano e Presidente del Congresso. Quali sono stati i temi trattati quest’anno? Durante questa 38a edizione del Congresso nazionale sono state dibattute alcune patologie di grande interesse generale quali il prolasso genitale, l’ipertrofia prostatica benigna, la Vescica Iperattiva con o senza incontinenza, il dolore pelvico e tutte quelle condizioni patologiche urinarie in qualche modo collegate ad alterazioni della sfera neurologica. Interessanti i temi trattati in diversi workshop: dagli approcci multidisciplinari dell’endometriosi del tratto urinario e intestinale alla riparazione degli sfinteri in sala parto. Una delle patologie di cui si é dibattuto con maggiore attenzione al Congresso è la Sindrome da Vescica Iperattiva, che interessa circa 3 milioni di italiani, ci può spiegare di cosa si tratta? Quali sono le cause e come può manifestarsi? L’International Continence Society definisce Vescica Iperattiva una sindrome caratterizzata da urgenza minzionale con (“bagnata”) o senza (“asciutta”) incontinenza urinaria, intesa come perdita involontaria di urine. L’urgenza si associa di solito ad aumento della frequenza minzionale diurna o notturna (nicturia). Tutto questo in assenza di infezioni delle vie urinarie o di altre patologie evidenti. La Vescica Iperattiva viene definita Sindrome poiché in essa possiamo trovare associati diversi sintomi e segni: a seconda che sia presente o meno l’incontinenza, l’impatto sulla qualità di vita dei pazienti può variare. Oltre la metà delle donne affette da Sindrome della Vescica Iperattiva è incontinente. Non è semplice un inquadramento eziopatologico della Vescica Iperattiva. Si comincia solo di recente a comprendere meglio i meccanismi fisiopatologici del riempimento e dello svuotamento vescicale ma la causa della loro disfunzione resta ancora sconosciuta. Sappiamo che è presente uno stato di ipereccitabilità del sistema afferente, dei muscoli vescicali e alterazioni a diversi livelli del controllo neurologico dello stimolo minzionale. L’invecchiamento fa parte dei fattori di rischio cosiddetti predisponenti insieme alla menopausa, l’obesità, il diabete, i disordini del pavimento pelvico, le disfunzioni cognitive e i pregressi interventi chirurgici di tipo uro-ginecologico. I campanelli d’allarme sono il bisogno impellente e improcrastinabile di urinare, l’incontinenza e l’incapacità di controllare l’urgenza impellente. Quali sono i maggiori problemi cui va incontro una persona che soffre di Sindrome della Vescica Iperattiva a livello fisico e psicosociale? La Sindrome da Vescica Iperattiva è tra le condizioni a maggior impatto per
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la qualità di vita dei pazienti sia per quanto concerne la quotidianità che per il vissuto psicologico in generale. Pensiamo solo al fatto che il sintomo “urgenza” associato o meno all’incontinenza può sopraggiungere in qualunque momento del giorno e delle attività, inaspettatamente. Questo condiziona tutta la vita del paziente, la sua sfera lavorativa, le sue attività quotidiane, la sua vita affettiva, relazionale e sessuale. I pazienti vivono con l’angoscia costante di dover correre in bagno in qualunque momento, di dovere sempre cercare una toilette, di indossare vestiti neri per paura delle macchie, di emanare un odore sgradevole, di portare i pannoloni. Tutto questo viene vissuto con ansia, vergogna e imbarazzo, perdita dell’autostima, gravi sensi di colpa che in molti casi portano all’isolamento sociale e alla negazione della vita affettiva e sessuale. Quali sono gli elementi fondamentali per un corretto percorso diagnostico-terapeutico della Sindrome da Vescica Iperattiva? Un corretto percorso diagnostico-terapeutico è quello che porta alla presa in carico del paziente dal momento della diagnosi alla cura in modo appropriato ed efficace. In tal senso il primo tassello è “chiedere” ai pazienti se hanno qualche segnale d’allarme. Infatti, spesso i medici non prestano adeguata attenzione a questi segnali e purtroppo la Vescica Iperattiva è una di quelle condizioni di cui la donna, in particolare, non parla, non riferisce a meno che non le venga chiesto esplicitamente di parlare del problema. Un secondo step è rappresentato dai questionari, validati, che servono ad accertare l’esistenza o meno del problema. Si tratta di questionari che possono essere somministrati ai pazienti anche in sala d’attesa, facili da compilare trattandosi di interviste strutturate che prevedono l’anonimato. Altro punto fondamentale, importante per arrivare ad una diagnosi con indagini di primo livello, è il diario minzionale sul quale il paziente deve annotare tutto quello che avviene nell’arco delle 24 ore, ad esempio quanto si beve e quante volte si urina, quali farmaci si prendono e come, i cibi assunti durante la giornata e così via. Fatta la diagnosi si prescrive in prima battuta la terapia conservativa comportamentale e in successione la terapia farmacologica. Se dopo un periodo di tempo ragionevole non si ottengono risultati evidenti, si passa ad indagini di secondo livello che includono la valutazione urodinamica che studia il funzionamento del basso tratto urinario (vescica e uretra) durante il riempimento e lo svuotamento vescicale, cui si possono associare un’ecografia e la videourodinamica che si avvale della cistografia. Terminate queste indagini strumentali si arriva ad una diagnosi certa e si può procedere con le terapie farmacologiche o, più raramente, chirurgiche. Pro Format Comunicazione: Tel 06 5417093
lesione del legamento crociato anteriore Tra le più comuni patologie del ginocchio nello sportivo. La perdita dell’integrità del Legamento Crociato Anteriore (LCA) non determina solo anomalie della cinematica ma causa anche alterazioni degenerative del ginocchio stesso. Gli sport che implicano torsioni, salti, accelerazioni, decelerazioni ed improvvisi cambi di direzione sono i più coinvolti nella genesi della lesione e l’elemento chiave è l’ipersollecitazione del quadricipite. Infatti il 78% delle lesioni del LCA ascrivibili ad attività sportiva avviene nella pratica del calcio, football americano, baseball, pallacanestro e sci; il resto è attribuibile a traumi della strada e del lavoro. La patologia è influenzata da fattori intriseci (lassità articolare, allineamento dell’arto, grandezza del legamento) ed estrinseci (movimento del corpo, forza, coordinazione e condizionamento). Il più comune meccanismo di lesione è l’angolazione del ginocchio in valgismo decelerante con un’extrarotazione senza contatto. Altri meccanismi sono l’iperestensione con torsione, l’angolazione in valgismo causata dalla forza applicata al versante laterale del ginocchio e l’iperflessione. L’evento traumatico determina dapprima una distensione elastica del legamento e solo in un secondo momento la rottura dello stesso (totale o parziale). La lesione completa del LCA conduce sia a lassità meccanica sia alla perdita di propriocezione locale. Dal punto di vista clinico, il paziente riferisce instabilità accompagnata da sintomatologia articolare come dolore, tumefazione, versamento e “discomfort”, indice della presenza di carichi ripetuti sopra la soglia fisiologica tollerabile e della perdita dell’equilibrio articolare. In questo contesto l’esame clinico ortopedico costituisce un momento imprescindibile nella formulazione della diagnosi. Tra i test statici quello più importante è il Lachman test: questa manovra da sola ha una sensibilità tra l’85% e 98% e viene eseguita con il paziente in posizione supina e ginocchio flesso a 30°.
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PROF. VINCENZO SALINI Specialista in Ortopedia Clinica Ortopedica e Traumatologica Università “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara Ambulatorio: tel. 0871 358412 www.vincenzosalini.it
Se il LCA è rotto si avverte una traslazione anteriore della tibia più o meno rilevante in base al grado di lassità su una scala da 0 a 3. Il test del cassetto anteriore è meno affidabile in acuto ma altamente valido nelle lesioni croniche. I test dinamici da insufficienza del LCA sono di due tipi: quelli che vanno dall’estensione alla flessione, come il Lateral pivot shift, lo Scolum test e il Noyes; quelli che vanno dalla flessione all’estensione, come il Loose test e soprattutto il Jerk test. Questi test mirano a riprodurre quanto accade al paziente negli episodi di cedimento del ginocchio: la traslazione anteriore e rotatoria della tibia rispetto al femore. Nella diagnostica strumentale delle lesioni legamentose un contributo importante è fornito dalle valutazioni funzionali biomeccaniche che consentono lo studio di vari parametri (artrometrico, stabilometrico, elettromiografico ed isocinetico). Per quanto riguarda l’imaging, l’esecuzione di un esame radiografico in due proiezioni (anteroposteriore e laterale) in fase acuta è necessario per escludere concomitanti lesioni scheletriche. Sono tuttavia le metodiche pan esploranti, come la TAC e la Risonanza Magnetica (RM), a confermare la presenza di una lesione del crociato anteriore sospettato all’esame clinico. La RM rappresenta il “gold standard of non invasive evaluation” nello studio delle lesioni legamentose.
Campagna informativa sulla chirurgia DIREZIONE POLITICHE DELLA SALUTE Attività Ispettiva-Controllo Qualità
COMPETENZA E TECNOLOGIA IN CHIRURGIA
Tecniche mini-invasive e robotica per una chirurgia sicura
L’intervento chirurgico di ricostruzione del legamento crociato anteriore, eseguito con tecnica artroscopica assistita, è oggi indispensabile per ristabilire la stabilità statica e dinamica del ginocchio dell’atleta. L’obiettivo della chirurgia mini invasiva artroscopica è il ripristino dello stato capsulo legamentoso e delle condizioni morfo-funzionali dell’apparato locomotore allo status pre trauma. L’approccio artroscopico permette una visualizzazione completa delle strutture intra articolari, aggiungendo la possibilità di valutare in modo diretto i condili femorali, i piatti tibiali, i menischi e i legamenti e consentendo così una più accurata diagnosi ed una stadiazione oggettiva delle eventuali lesioni associate. Nata come presidio prettamente diagnostico, l’artroscopia con il passare del tempo è divenuto uno strumento chirurgico indispensabile nelle mani dell’ortopedico per il trattamento delle lesioni capsulo legamentose. Le sostituzioni dei legamenti stanno oggi diventando più frequenti ed efficienti con lo sviluppo di nuove tecniche chirurgiche e nuovi materiali. Tale chirurgia dispone di differenti metodiche di ricostruzione che possono essere valutate e scelte in relazione all’attività sportiva del paziente.
La competenza dei chirurghi della sanità abruzzese si arricchisce delle più evolute e moderne tecnologie che consentono alla nostra regione di raggiungere gli standard qualitativi delle migliori strutture ospedaliere del paese. Affidati ai chirurghi della tua Regione.
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Campagna di sensibilizzazione sulle malattie cardio-cerebro-vascolari
METTI IN CIRCOLO LA PREVENZIONE Corretti stili di vita riducono il rischio di ictus, infarto e malattie cardio-cerebro-vascolari
Il legamento lesionato è sostituito grazie ad un trapianto (graft) di tendine autologo (rotuleo o semitendinoso e gracile), omologo (da cadavere) oppure utilizzando legamenti sintetici. Il miglioramento della strumentazione e l’esperienza acquisita nella scelta del graft più idoneo e nel corretto posizionamento del neo-legamento stesso stanno portando ad una continua evoluzione della tecnica chirurgica artroscopica nel rispetto dei principi della MIS (Minimally Invasive Surgery) e della TSS (Tissue Sparing Surgery) ed a risultati clinici sempre più soddisfacenti con un ritorno all’attività sport-specifica a 4-6 mesi dell’intervento.
Ictus e infarto sono le prime due cause di invalidità e mortalità in Italia: prevenirli è possibile. Smettere di fumare, svolgere attività fisica e seguire una sana dieta alimentare sono scelte capaci di limitare l'insorgenza delle malattie cardiocerebrovascolari. Parlane col tuo medico di fiducia.
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quel terribile dolore alla spalla La patologia della cuffia dei rotatori è la causa più comune. La cuffia dei rotatori è una struttura anatomica costituita da 4 unità muscolotendinee rappresentate dal sovraspinato, sottospinato, piccolo rotondo e sottoscapolare, che lavorano in combinazione con il deltoide per consentire l’elevazione della spalla. La cuffia dei rotatori mantiene la testa dell’omero centrata sulla glenoide e si oppone alla traslazione superiore esercitata dal deltoide grazie a un vettore di forza diretto verso la cavità glenoidea e verso il basso.
centro di riabilitazione kinesis Fisioterapia e Riabilitazione Viale Regina Margherita 15 Pescara Tel. 085.374203 www.fisiokinesis.com info@fisiokinesis.com
Accanto a questi muscoli è necessario considerare il capo lungo del bicipite che, pur essendo estraneo al sistema scapola-tuberosità omerali, quando è stabile e funzionalmente valido, ha funzioni di depressore e stabilizzatore della testa omerale. La patologia della cuffia dei rotatori è la causa più comune di dolore alla spalla e deficit funzionale e rappresenta, nella pratica ortopedica, la terza causa di dolore muscoloscheletrico più comune dopo il dolore lombare e cervicale. Tale patologia può presentarsi in forme differenti, che vanno dalla tendinite, tendinosi, alla lesione della cuffia dei rotatori stessa. Il dolore e/o il deficit funzionale sono i principali sintomi di presentazione delle lesioni della cuffia dei rotatori. Il paziente con una lesione, lamenta normalmente un dolore alla spalla con irradiazione laterale lungo il braccio fino a livello del gomito, tale dolore si accentua durante i movimenti di elevazione dell’arto. Il paziente riferisce frequentemente un accentuazione della sintomatologia dolorosa durante la notte e la necessità di alzarsi dal letto e assumere una posizione seduta o in piedi o se è steso, di portare l’arto in massima abduzione con rotazione esterna. Un altro sintomo frequentemente lamentato dai pazienti è la facile stancabilità dell’arto durante i lavori eseguiti con le braccia sollevate al disopra dei 90° e la necessità di dover mantenere l’arto abbassato per qualche minuto, prima di riprendere il lavoro.
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I test diagnostici includono la valutazione del range di movimento (ROM) attivo e passivo, la valutazione dei singoli tendini della cuffia dei rotatori, la valutazione di alterazioni del ritmo scapolo-toracico e l’eventuale presenza di patologie carvicali associate. Gli esami diagnostici possono essere di aiuto per meglio identificare la lesione dei tendini della cuffia dei rotatori ed eventuali lesioni associate. Al fine di una corretta valutazione diagnostica della lesione dovrebbero essere eseguiti i seguenti esami: - RX Spalla in 3 proiezioni (AP, Ascellare, Y di Neer) - Ecografia - Risonanza Magnetica Bisogna per prima cosa differenziare il trattamento conservativo delle lesioni della cuffia dei rotatori, da quello riabilitativo post-chirurgico.
Dott. Marco Saporito Medico Chirurgo specialista in Ortopedia Centro di Chirurgia della Spalla e del Gomito diretto dal Prof. Giuseppe Porcellini Presidio Ospedaliero Riccione-Cattolica Ospedale “D. Cervesi” Via L. Beethoven, 46 - 47841Cattolica (RN) Azienda USL della Romagna Sede Legale Via De Gasperi 8 – 48121- Ravenna Dott. ssa Naddei Annamaria Responsabile della Riabilitazione della Spalla e del Gomito Centro di riabilitazione KINESIS Pescara.
Il nostro approccio al paziente con lesione della cuffia dei rotatori, prevede, dopo un accurata fase anamnestica-clinica-diagnostica, la prescrizione di una terapia farmacologica finalizzata al miglioramento del dolore, alla prescrizione di un programma riabilitativo finalizzato al recupero funzionale e all’eventuale indicazione chirurgica artroscopica o artrotomica. Il tipo di approccio alla lesione della cuffia dei rotatori dipende dalla valutazione durante la visita e terrà conto di numerose variabili quali: età del paziente, attività lavorativa, sport, tipologia e bilateralità della lesione, retrazione del tendine. In pazienti con età inferiore a 65 anni, attivi dal punto di vista lavorativo e sportivo, con lesioni tendinee traumatiche o croniche-degenerative riparabili del sovraspinato e del sottospinato, dopo un primo approccio conservativo della durata di circa 3 mesi, se la sintomatologia non dovesse migliorare, preferiamo eseguire la riparazione artroscopica della lesione di cuffia. Se invece, dopo il programma riabilitativo, la sintomatologia dovesse migliorare notevolmente e il paziente si mostra soddisfatto di tale risultato, prescriviamo un programma riabilitativo di mantenimento e lo rivalutiamo clinicamente e con nuova RMN dopo circa 8-10 mesi. In pazienti di età superiore a 65 anni, poco attivi, con lesioni spesso croniche-degenerative o massive irreparabili, pazienti con patologie sistemiche associate che controindicano in maniera assoluta l’intervento chirurgico, pazienti diabetici scompensati, grandi obesi, con uso cronico di corticosteroidi e anabolizzanti, grandi fumatori, con condizioni psicologiche e con uso di ansiolitici e antidepressivi nella maggior parte dei casi, preferiamo prescrivere un programma riabilitativo finalizzato al controllo del dolore e al miglioramento della funzionalità dell’arto. RIABILITAZIONE CONSERVATIVA Il recupero del ROM passivo, in pazienti con rigidità capsulare, si ottiene mediante l’esecuzione di mobilizzazioni passive praticate dal fisioterapista su lettino 2-3 volte a settimana fino al completo recupero
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del movimento su tutti i piani, tali mobilizzazioni possono essere eseguite con opportune tecniche di presa, da terapisti esperti, anche in piscina con acqua riscaldata e generalmente a scapola “bloccata”. Il paziente eseguirà a casa esercizi pendolari di Codman senza peso 2-3 volte al giorno per 3 minuti, finalizzati alla decoaptazione gleno-omnerale ed esercizi di stretching capsulare contro la parete finalizzati al recupero dell’elasticità capsulare. Il paziente viene quindi istruito ad eseguire esercizi autopassivi , finalizzati al mantenimento e/o recupero del ROM attivo e al mantenimento e/o recupero dell’elasticità capsulare. Particolare attenzione viene posta al riequilibrio posturale e allo stretching della muscolatura parascapolare atti a ripristinare i rapporti scapolo toracici. Notevoli risultati ha dimostrato l’applicazione delle facilitazioni neuro cinetiche progressive secondo le quali seguendo delle traiettorie di movimento diagonali e spirali, si può portare unb muscolo, o meglio, un gruppo muscolare, da uno stato di massimo allungamento a uno di massimo accorciamento. RIABILITAZIONE POST CHIRURGICA Il programma riabilitativo che prescriviamo al paziente operato per sutura artroscopica della cuffia dei rotatori può differire in base ad alcune variabili preoperatorie e intraoperatorie come: pazienti diabetici,il tipo di lesione tendinea il tipo e la stabilità della sutura. Successivamente al periodo di immobilizzazione con apposito tutore il paziente comincerà con il terapista mobilizzazioni passive prima sul piano scapolare e dal 35° giorno post operatorio aggiungerà esercizi auto passivi in acqua e mobilizzazioni passive al di sopra della scapola e nelle rotazioni fino al completo recupero del rom passivo. Dopo il 45° giorno dall’intervento, il paziente verrà istruito ad eseguire a casa, delle mobilizzazioni autopassive con il bastone, la carrucola e l’asciugamano, finalizzate al recupero completo del ROM passivo e attivo. Ottenuto il completo recupero del ROM attivo e l’elasticità capsulare, il paziente comincerà il rinforzo con gli elastici degli abbassatori omerali e a seguire degli intra/extrarotatori. Presso il centro di Riabilitazione KINESIS di Pescara, eccellenza nella riabilitazione della Spalla e del Gomito, sito in Via Regina Margherita 15 Tel 085/374203, è possibile effettuare una visita specialistica con il Dott. Marco Saporito, Medico Chirurgo specialista in Ortopedia - Centro di Chirurgia della Spalla e del Gomito diretto dal Prof. Giuseppe Porcellini Presidio Ospedaliero Riccione-Cattolica Ospedale “D. Cervesi” Via L. Beethoven, 46 47841 Cattolica (RN)Azienda USL della Romagna Sede Legale Via De Gasperi 8, 48121 Ravenna - ed effettuare i protocolli riabilitativi eseguiti da fisioterapisti altamente specializzati nella riabilitazione della Spalla e del Gomito.
bocca sana, senza protesi Da oggi chiunque può tornare ad avere un sorriso perfetto. “È una tecnica con cui è possibile inserire delle viti nell’osso che riproducono una radice artificiale, su cui è possibile confezionare dopo un periodo di tempo variabile di guarigione la protesi fissa” dice il Dott. Pasquale Frisina, responsabile del Day Hospital di Chirurgia Oro-Maxillo e Odontostomatologico della casa di cura Siligato di Roma. L’edentulismo si risolve con innovative metodiche implantologiche che consentono di ripristinare una dentatura fissa, anche in presenza di gravi difetti ossei. Con l’evoluzione tecnologica nel campo della chirurgia dentaria oggi chiunque può tornare ad avere una bocca sana. Se poi il paziente necessita di ricostruzione ossea e gengivale (cosa che accade in gran parte dei casi) l’intervento, impianto incluso, è gratuito. La riabilitazione del paziente edentulo per mezzo di impianti osteo-integrati è diventata oggi pratica comune, con risultati affidabili a lungo termine. La maggioranza dei pazienti che necessitano di una protesi convenzionale non hanno difetti così ampi e non richiedono interventi chirurgici complessi. ll problema è più articolato per i pazienti edentuli con grave stato di ipotrofia del tessuto osseo delle arcate dentarie mascellari e mandibolari che non è più idoneo a sostenere una protesi convenzionale. In questi pazienti, in virtù delle nuove tecnologie chirurgiche, é possibile praticare la ricostruzione ossea e restituire alle strutture ossee mascellari e mandibolari una nuova struttura idonea a ricevere gli impianti necessari per la riattivazione dei denti. Le tecniche chirurgiche hanno lo scopo di ripristinare il giusto volume osseo tramite innesti e ricostruzioni con osso prelevato dal paziente da sedi intra o extraorali (autologo), di banca o sostitutivo, altresì l’inserimento diretto senza ricostruzione di fixture in titanio specifiche, cioè progettate per le zone particolarmente atrofizzate. A tal proposito abbiamo intervistato il Responsabile del Day Hospital di Chirurgia Oro-Maxillo e Odontostomatologico della Casa di Cura Siligato di Roma convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale, il Dottore Pasquale Frisina. Cos’è l’implantologia? «È una tecnica con cui è possibile inserire delle viti o più generalmente dei supporti
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Dott. pasquale frisina Specialista in Chirurgia Oro-Maxillo-Facciale Riceve a: Casa di Cura Siligato Convenzionata SSN Civitavecchia (RM) - Parma Centro Unico di Prenotazioni Tel. 06 98875721 Cell. 338 275769 E-mail: frisinaspa@gmail.com Per maggiori informazioni: www.implantologiainconvenzione.blogspot.it
in titanio nell’osso che riproducono una radice artificiale, su cui è possibile confezionare dopo un periodo di tempo variabile di guarigione la protesi fissa». Tutti ne possono usufruire? «Assolutamente si. Spesso una cattiva informazione spinge i pazienti a diffidarne, ripiegando sulla classica dentiera, anche per colpa di alcuni dentisti che preferiscono un facile guadagno rispetto al faticoso training formativo a cui ci si deve sottoporre per effettuare un’implantologia, anche se solo di base». Quindi la dentiera può essere considerata un ricordo? «La cultura dell’estrazione dei denti aggrediti dalla piorrea è di fatto la causa più frequente di edentulismo. Quando invece con tecniche di rigenerazione è ormai possibile procrastinare la caduta denti e in molti casi scongiurare per tut-
Mi rendo conto che non tutto può essere spiegato nel dettaglio ma questa tecnica rappresenta una vera e propria rivoluzione nell’approccio alla protesizzazione immediata».
ta la vita l’estrazione. La moderna implantologia e le nuove tecniche chirurgiche di rigenerazione ossea ci permettono di riabilitare con una dentatura fissa in qualsiasi paziente. Le protesi mobili dovrebbero essere considerate da tutta la categoria dei dentisti come obsolete e comunque applicabili solo per brevi periodi. Questo dovrebbe essere un dogma nella professione odontoiatrica. Fanno eccezione solo i pazienti gravemente defedati e chi effettua radioterapia.
La moderna Chirurgia Dentaria e Ricostruttiva delle Atrofie Mascellari permette di sostituire i denti mancanti senza toccare i denti sani e di riattivare una dentatura fissa in pazienti fino a ieri condannati alla dentiera. Inoltre, nuove procedure Implantoprotesiche a carico immediato consentono la riabilitazione di una dentatura fissa in tempi ragionevolmente rapidi e, comunque, da subito è possibile avere una dentatura provvisoria fissa dopo l’inserimento delle fixture in titanio. Inoltre ho messo appunto una nuova tecnica perfezionata di carico immediato cioè la possibilità in casi selezionati l’inserimento immediato dei denti fissi subito dopo l’alloggiamento degli impianti. Questa Tecnica consente l’inserimento dei denti fissi immediatamente ma evita i disagi che hanno le tecniche attuali tipo all-four all-sixe oppure la tecnica con sincristallizatice perché il protocollo chirurgico e protesico è assolutamente predicibile ma soprattutto si effettua extra-oralmente. Cioè le attuali tecniche di carico immediato si effettuano obbligatoriamente all’interno del cavo orale del paziente, la tecnica da me Ideata é Perfezionata permette la realizzazione del carico immediato fuori dal cavo orale evitando ulteriori stress agli impianti e ai tessuti Orali ovviamente tutto in una seduta dopo la chirurgia infatti il paziente non deve subire più nessuna manovra all’interno del cavo orale ma attende solo l’alloggiamento dei denti con depassivazione.
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Molto spesso si parla di mancanza d’osso. Cosa fare in questi casi? «La mancanza d’osso può essere risolta con degli innesti autologhi (dallo stesso paziente Tibia, Cresta Iliaca, intra Orali Mento e trigono retro molare) o con materiali sostitutivi d’osso, oppure con tecniche implantologiche specifiche per le zone atrofiche e cioè con gli impianti zigomatici con tecnica exstrasinusale ideata dal professore Malavezz (università Libera di Bruxelles) o con gli efficacissimi “impianti a lama” ideati ben 40 anni fa dal professore Lincao, negli Stati Uniti, e ripensati in chiave moderna dal professore Pasqualini». Quali sono i principali vantaggi dell’implantologia? «La protesi fissa su impianti permette l’integrale ripristino della capacità masticatoria, che torna identica a quella dei denti naturali, a differenza di quanto avviene con una protesi mobile o col classico ponte. Inoltre viene assicurato il mantenimento della struttura ossea delle mascelle». È doloroso? «Durante l’intervento la presenza di un anestesista in sala operatoria ci permette di prestare massima attenzione agli aspetti della gestione del dolore che è assolutamente assente perché l’intervento è effettuato in sedazione o nei casi più complessi in anestesia generale. Inoltre, il disagio dopo l’intervento viene eliminato con l’utilizzo di farmaci somministrati nel postoperatorio. In tal modo il paziente non ha modo di percepire gli aspetti più disagevoli della terapia chirurgica». La Sanità Pubblica aiuta i pazienti ad accedere a tali prestazioni? «Si. Perché il problema non è solo estetico ma anche funzionale. Il servizio sanitario nazionale ammette il ripristino della struttura ossea. Infatti, presso il daysurgery della struttura in cui opero in convenzionamento con il S.S.N è possibile effettuare tali interventi in convenzione». C’è rischio di un rigetto? «No, perché il titanio è biocompatibile: un eventuale insuccesso è imputabile ad altre cause. Si tratta tuttavia di una ristretta percentuale di casi (limitata al 3%) e comunque tali pazienti possono essere nuovamente operati. Nella nostra esperienza abbiamo potuto constatare che la maggioranza dei nostri pazienti con difetti molto ampi che si erano presentati pensando di ricorrere ad una protesi convenzionale, sono stati tutti suscettibili di intervento chirurgico con risultati affidabili a lungo termine». La moderna Chirurgia Dentaria e Ricostruttiva delle Atrofie Mascellari permette di sostituire i denti mancanti senza toccare i denti sani e di riattivare una dentatura fissa in pazienti fino a ieri condannati alla dentiera.
Dir. San. Dott.ssa A. Carlone Aut. N. 530 del 19/06/95
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estate sicura 2014 che caldo che fa Attivo il sistema d’allarme con i bollettini del Ministero della Salute Dal 3 giugno al 15 settembre 2014 è attivo il Sistema nazionale di previsione allarme ondate di calore, che permette la previsione, sorveglianza e prevenzione degli effetti delle ondate di calore sulla salute della popolazione. Dislocato in 27 città italiane consente di individuare, dal lunedì al venerdì, per ogni specifica area urbana, le condizioni meteo-climatiche che possono avere un impatto significativo sulla salute dei soggetti vulnerabili. E’ disponibile online su www.salute.gov.it 10 UTILI CONSIGLI PER VINCERE IL CALDO 1) Uscire di casa nelle ore meno calde della giornata. Evitare di uscire all’aria aperta nelle ore più calde cioè dalle ore 11.00 alle 18.00. Se si esce nelle ore più calde non dimenticare di proteggere il capo con un cappello di colore chiaro e gli occhi con occhiali da sole; inoltre proteggere la pelle dalle scottature con creme solari ad alto fattore protettivo. 2) Indossare un abbigliamento adeguato e leggero. Sia in casa che all’aperto, indossare abiti leggeri, non aderenti, preferibilmente di fibre naturali per assorbire meglio il sudore e permettere la traspirazione della cute. 3) Rinfrescare l’ambiente domestico e di lavoro. Schermare le finestre esposte al sole utilizzando tapparelle, persiane, tende, ecc.. Chiudere le finestre durante il giorno e aprirle durante le ore più fresche della giornata (la sera e la notte). Se si utilizza l’aria condizionata, ricordarsi che questo efficace strumento va utilizzato adottando alcune precauzioni per evitare conseguenze sulla salute e eccessivi consumi energetici. In particolare, si raccomanda di utilizzarli preferibilmente nelle giornate con condizioni climatiche a rischio; di regolare la temperatura tra i 24°C - 26°C; di coprirsi nel passaggio da un ambiente caldo ad uno più freddo; di provvedere alla loro manutenzione e alla pulizia regolare dei filtri; di evitare l’uso contemporaneo di elettrodomestici che producono calore e consumo di energia. 4) Ridurre la temperatura corporea. Fare bagni e docce con acqua tiepida, bagnarsi viso e braccia con acqua fresca.In casi di temperature molto elevate porre un panno bagnato sulla nuca. 5) Ridurre il livello di attività fisica. Nelle ore più calde della giornata evitare di praticare all’aperto attività fisica intensa o lavori pesanti.
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6) Bere con regolarità ed alimentarsi in maniera corretta. Bere almeno 2 litri di acqua al giorno (salvo diversa indicazione del medico curante). Gli anziani devono bere anche se non ne sentono il bisogno. Evitare di bere alcolici e limitare l’assunzione di bevande gassate o troppo fredde. Mangiare preferibilmente cibi leggeri e con alto contenuto di acqua (frutta e verdura). Porre particolare attenzione alla conservazione degli alimenti ed evitare di lasciarli all’aperto per più di 2 ore. 7) Adottare alcune precauzioni se si esce in macchina. Se si entra in un’auto parcheggiata al sole, prima di salire aprire gli sportelli, poi iniziare il viaggio a finestrini aperti o utilizzare il sistema di climatizzazione. Prestare attenzione nel sistemare i bambini sui seggiolini di sicurezza, verificare che non siano surriscaldati. Quando si parcheggia la macchina non lasciare mai, nemmeno per pochi minuti, persone o animali nell’abitacolo. 8) Conservare correttamente i farmaci. Leggere attentamente le modalità di conservazione riportate sulle confezioni dei farmaci e conservare tutti i farmaci nella loro confezione, lontano da fonti di calore e da irradiazione solare diretta. Conservare in frigorifero i farmaci per i quali è prevista una Temperatura di conservazione non superiore ai 25-30°C. 9) Adottare precauzioni particolari in caso di persone a rischio. Quando arriva il gran caldo, le persone anziane, con patologie croniche (cardiovascolari, respiratorie, neurologiche, diabete ecc) e le persone che assumono farmaci devono segnalare al medico qualsiasi malessere, anche lieve, che sopraggiunga durante la terapia farmacolgica senza mai sospenderla di propria iniziativa. 10) Sorvegliare e prendersi cura delle persone a rischio. Nei periodi prolungati di caldo intenso, prestare attenzione a familiari o vicini di casa anziani, specialmente se vivono da soli e, ove possibile, aiutarli a svolgere alcune piccole faccende. Segnalare ai servizi socio-sanitari eventuali situazioni che necessitano di un intervento, come persone che vivono in situazioni di grave indigenza o di pericolo per la salute.
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fessionale delle discipline urologiche. Sono state illustrate linee-guida condivise nella definizione diagnostica del carcinoma prostatico, le nuove tecnologie, le indicazioni ed i risultati terapeutici. Attenzione particolare è stata rivolta alle moderne tecniche di chirurgia mini-invasiva. Per il paziente i risultati sono importanti; a parità di esiti, ha: minori perdite di sangue; minori dolori; minore necessità di analgesici, antibiotici, medicazioni; migliori risultati estetici; ridotta convalescenza; rapido ritorno alle attività lavorative. Una sessione è stata dedicata alle problematiche uro-ginecologiche, in particolare all’incontinenza femminile. In campo andrologico sono stati presentati gli ultimi farmaci utilizzati per contrastare la disfunzione erettile e l’eiaculazione precoce. Il rapporto tra paziente e territorio è stato esteso anche all’ambiente: siamo quello che mangiamo, ma anche quello che beviamo e respiriamo; per questo motivo è stato presentato uno studio sulla diffusione di agenti inquinanti nell’ambiente costiero abruzzese. Ma una particolare attenzione è stata riservata al rapporto tra paziente, territorio e un nuovo modello di sanità, con un progetto di integrazione attraverso la realizzazione di un network di telecomunicazione che vede coinvolti paziente, medico di medicina generale, territorio e ospedale.
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odontoiatria e medicina estetica “Posso finalmente tornare a sorridere, peccato però per queste rughe… … dottore, non potrebbe fare qualcosa anche per quelle?” Il numero di dentisti a cui viene posta una domanda del genere alla fine di un trattamento odontoiatrico è sempre maggiore, sta quindi cambiando l’approccio terapeutico da parte di questi professionisti che non si limitano più al solo benessere dei denti ma a tutta la persona. Il medico odontoiatra che abbraccia questo nuovo orizzonte comincia un percorso che, partendo dall’odontoiatria e servendosi della medicina estetica, indirizza il proprio lavoro non solo dal punto di vista dentale ma sull’intera persona. Un paziente che entrerà nello studio di un odontoiatra aperto a queste nuove frontiere ben presto capirà che non troverà solo cure per i suoi problemi dentali ma anche e soprattutto specialisti in grado di prendersi cura di tutta la sua persona. Un medico odontoiatra che offre servizi di medicina estetica cambierà radicalmente il suo approccio al lavoro, il “saper ascoltare” ed il “saper capire” le esigenze del proprio paziente verrà ancor prima del “risolvere” i suoi problemi: conoscerlo e capirlo per poi curarlo. Tra i trattamenti più richiesti c’è di sicuro il Plexer, l’ultima frontiera della soft surgery. La tecnica di trattamento non necessita di anestesia poiché la pelle viene appena sfiorata in quanto il suo principio di funzionamento è l’utilizzo del plasma, un gas che a contatto con i tessuti genera un piccolo arco elettrico che agisce a livello epidermico creando una sublimazione simile a quella indotta dal laser. Gli effetti risultano eccellenti anche in presenza di fibromi, nevi, angiomi, macchie cutanee, verruche e discheratosi. I risultati sono immediatamente visibili e nell’arco di una settimana svanisce anche l’eventuale rossore dovuto al trattamento. Anche in caso di Acne in fase attiva, cicatrici, comprese quelle post acneiche e post varicella il Plexer può sortire ottimi risultati. Grazie ai fili di sospensione, invece, è possibile lottare contro l’invecchiamento del viso senza ricorrere al lifting.
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Dott. ORAZIO SCHIAVONE Medico chirurgo e dentista Iscr. Ord. Medici di Avellino n. 3164 Iscr. Albo Odontoiatri di Avellino n. 241 Studio di Odontoiatria e Medicina Estetica Via Pier Paolo Pasolini, 5 Tel. 085.76439 Situato vicino il centro sportivo “Le Naiadi”, in via Pasolini n.5, lo studio del Dott. Orazio Schiavone si occupa dei seguenti trattamenti:
Odontoiatria
- Conservativa - Ortodonzia - Protesi dentarie - Implantologia - Chirurgia orale - Rx ortopanoramiche
Medicina Estetica
- Radiofrequenza - Onda acustica - Luce pulsata - Ossigeno iperbarico - Bio-rivitalizzazione - Foto-ringiovanimento del viso - Fili di sospensione - Plexer - Botulino - Filler
Introdotti sotto la pelle tramite un intervento mini-invasivo correggono il rilassamento del viso, ringiovanendolo, e rilassando i tessuti. Questo è un intervento di chirurgia estetica plastica che va ad agire sulle parti rilassate del viso come guance cadenti, collo rilassato, lifting del sopracciglio, zigomi e naso. Gli effetti saranno immediatamente visibili e l’effetto volume verrà mantenuto nel tempo. Il ringiovanimento del viso può essere effettuato da solo o in combinazione con altri trattamenti (filler, tossina botulinica) e può essere applicato ad aree differenti del viso: mandibola, guance e area malare, collo, sopracciglio. La durata della seduta è di soli 30 minuti, non prevede nessuna incisione o lesione della cute con risultati duraturi fino a 18 mesi.
I Mondiali di calcio: insegnare ai bambini i valori dello sport Il calcio è da sempre tra gli sport più popolari e diffusi tra i bambini e i Mondiali che si stanno disputando a passo di samba offrono lo spunto per rispondere ad alcuni interrogativi: perché uno sport che appassiona, riunisce le persone in un vissuto di appartenenza e di identità collettiva e celebra l’orgoglio nazionale, diventa talvolta catalizzatore di provocazioni, scontri e perfino tragedie? In quale modo l’atteggiamento dei genitori influenza quello dei figli? E come questi ultimi dovrebbero accostarsi allo sport traendone insegnamenti di vita anziché pretesti per comportamenti aggressivi e devianti? “Lo sport - afferma Piercarlo Salari, pediatra di consultorio a Milano e membro della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) - è un momento educativo importante da promuovere con uno spirito basato sull’identificazione e il sostegno della propria squadra e al tempo stesso sui principi della convivenza civile, sulla consapevolezza che gli uomini, da qualunque parte dello stadio giochino o guardino, siano tutti da rispettare come noi stessi. Per primi i genitori devono imparare a vivere lo sport in modo tranquillo e sereno, rendendo l’agonismo interessante e piacevole e ricordando che si tratta pur sempre di un gioco. È altrettanto importante mantenere un atteggiamento positivo ed equilibrato in rapporto ai risultato, insegnare ai propri figli che saper perdere è molto più difficile ed importante che saper vincere, perché nello sport, così come nella vita, il più delle volte non si vince e dopo una caduta bisogna sapersi rialzare”.
“La partita - aggiunge Stefania Bianchi, psicologa e psicoterapeuta presso l’Associazione ProXXima a Milano - assume per gli spettatori significati di tipo simbolico e comunicativo, dove l’aggressività diventa una forma di lotta mimata e simulata, senza poi dimenticare il fascino e l’attrazione esercitati dai giocatori che ostentano maggiore aggressività. I bambini e ragazzi sono fortemente influenzati dall’ambiente in cui vivono, soprattutto dai comportamenti dei propri genitori e degli adulti di riferimento: assimilano immediatamente il loro comportamento senza la consapevolezza che sia corretto o no, e tendono a riproporlo. Imitazione e apprendimento in queste fasce di età hanno un ruolo preminente nella formazione della personalità e nello sviluppo di modalità relazionali: i minori hanno infatti bisogno di punti di riferimento e di modelli da seguire. Inoltre, gli adolescenti sono alla ricerca di una identità sociale attraverso l’aggregazione in un gruppo di coetanei che li promuove e li sostiene nell’interazione con il mondo degli adulti: l’insieme dei coetanei sviluppa in loro una sicurezza legata al senso di appartenenza sperimentandosi in codici di relazione e regole che devono seguire per essere inseriti nel gruppo stesso”. Spetta dunque ai genitori il compito di creare un clima “da partita” che sia occasione di svago e divertimento, non di aggressività e competizione violenta, e favorisca un vissuto di appartenenza e di identità collettiva, senza sfociare nella lotta al nemico avversario. GAS Communication: Tel 06 68134260
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urare: campanello d’allarme di una infiammazione del parodonto E importante sape- all’interno delle tasche paradontali re che nella quasi dei pazienti affetti da paradontite, cautotalità dei casi sando l’alitosi oltre che il sanguinal’alitosi può essere mento gengivale e la indolore distrueliminata o comun- zione dell’osso che sostiene i denti. que controllata in maniera tale che PARODONTITE non interferisca E l’infiammazione del parodonto nella vita di relazio- costituito dai tessuti che supportano i Pescara 36 pagine.qxp:Layout 1 28/05/14 10.00 Pagina 21 ne. Può avere origidenti mantenendo le radici ancorate ni diverse, rara- alle ossa mascellari. mente è causata da La parodontite è l’infezione che promalattie sistemiche voca la distruzione progressiva del(ernia iatale, cirrosi l’osso alveolare del legamento paroSALUTE epatica, diabete dontale e la perdita dei denti. mellito) ma quasi sempre è espressioPerchè i denti possono diventare sensibili? I denticausa possoLa parodontite è la prima di ne di problemi del cavo orale; dalla perdita dei denti nella popolazione no diventare sensibili per diverse ragioni: le più comuni tendenza a formare una spessa patina adulta ed e quindi origine della perdidentaria, la malattia parodontale e la rebianca sulla sono linguala allecarie parodontopata delle funzioni masticatorie e fonatocessione gengivale.con Tali condizioni fanno si che la dentitie di origine infiammatoria rie. na, parte deli dente rimanga esposta agli stimoli tasche gengivali in cui sensibile si annidano Provoca gravi disturbi alla vita di relaLa isensibilità è un segno fisiologico di germi capaciesterni. di produrre gas respon- dentinale zione e all’estetica del sorriso. sabili di tale vitalità fastidioso disturbo. del dente e nello stesso tempo un valido campa-
la malattia parOdontale
Primi sintomi: denti sensibili, gengive sanguinanti, alito cattivo
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Denti sensibili, gengive sanguinanti e alito cattivo, i primi sintomi della malattia parodontale
nello d’allarme. È un sintomo va data la giusta Da cosaal équale causata?? Quali sonorilevanza le cause più perche oltre a La costituire un èdisagio mina parodontite causatache da un grup-il frequenti dell’alitosi? nostro benessere quotidiano, può rappresentare il primo po di batteri.
Dottor Vincenzo Lizzi Medico Chirurgo Odontoiatra Perfezionato in Implantologia
Sintomi da non trascurare: campanello d’allarme di una infiammazion
sintomo problemidi piùL’infezione gravi perinizia la salute dei denti e con la penetrazione Sebbene possa essere di espressione Dottor Luigi Romano delle gengive. affezioni organiche o di terapie farma- di questi batteri della placca dentale Specialista Odontostomatologica cologiche, la maggioranza delle cause nello spazio tra la gengiva ed il dente.E importante all’interno delle tasche paradontali sape-in Chirurgia di cattivo odore dell’alito (il 90% La risposta infiammatoria e caratteriz-re che nella quasi dei pazienti affetti da paradontite, caucirca) va ricercata nel cavo orale stes- zata da arrossamento e sanguinamen-totalità Dottoressa Leila sando De Tittal’alitosi oltre che il sanguinadei casi to delle gengive, sintomi iniziali el’alitosi può so. Odontoiatra essere mento gengivale e la indolore distruInfatti quando sono presenti lesione spesso indolori della malattia. zione dell’osso che sostiene i denti. eliminataSpecialista o comun-in Odontostomatologia cariose, otturazioni infiltrate, apparec- Questa infiammazione protegge dalOrtodonzia que controllata in chi ortodontici e protesi difficili da l’invasione dei batteri all’interno dei pulire, ed in ogni caso un mancato tessuti, ma se persiste causa la distru-maniera tale che PARODONTITE Dottor Alessio Di Matteo interferisca controllo dell’igiene orale, aumenta zione del parodonto provocando rias-non E l’infiammazione del parodonto Chirurgo Odontoiatra di relazionotevolmente la quantita di batteri sorbimento osseo, mobilità e perditanella vitaMedico costituito dai tessuti che supportano i ne. Può avere origi- denti mantenendo le radici ancorate gram negativi che possiedono un dei denti. Dottoressa Alessia Antonelli ni diverse, rarametabolismo anaerobio. alle ossa mascellari. Dottoressa Dentale è l’infezione che promente è causata da in Igiene tali microorganismi siono presenti La parodontite malattie sistemiche voca la distruzione progressiva deliatale, cirrosi presenti all’interno delle tasche del parodontali L’alitosi é un fastidioso disturbo che può interessare(ernia l’osso alveolare legamentodei paroepatica, pazientidiabete affetti dadontale parodontite, causando l’alitosi chiunque adultied anziani) e può essere un e la perdita dei denti. DENTI(bambini, SENSIBILI ma quasiE’sempre espressiooltreè che il sanguinamento gengivale e la indolomotivo di disagio, specie nei rapporti mellito) interpersonali. 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Può avere La parodontite è l’infiammazione del parodonto I denti possono diventare sensibili per tie di origine infiammatoria con rie. che supportano i denti manorigini diverse, raramente è causata malattie sistemi- costituito dai tessuti diverse ragioni:le più comuni sono la datasche gengivali in cui si annidano i Provoca gravi disturbi alla vita di relatenendo le radici ancorate alle ossa mascellari. checarie (ernia iatale,lacirrosi epatica, diabete germi mellito) ma quasi dentaria, malattia parodontale capaci di produrre i gas respon- zione e all’estetica del sorriso. sempre è espressione di problemi cavo diorale; dalla L’infezione e la recessione gengivale. Tali condi-del sabili tale fastidioso disturbo. provoca la distruzione progressiva tendenza a formare spessa, patina zioni fanno si che una la dentina parte bianca sulla lingua dell’osso alveolare del legamento parodontacosaDa é causata?? denti. cosa é causata? La allesensibile parodontopatie origineesposta infiammatoria con tasche le e la perdita deiDa del dente dirimanga Quali sono le cause più La parodontite è causata un grupda un gruppo didabatteri. gengivali in cui si annidano i germi la sensibilità denti- capaci di produrre i parodontite è causata agli stimoli esterni. frequenti dell’alitosi? di batteri. L’infezione iniziapocon la penetrazione di questi è un segnodifisiologico di vitalità gasnale responsabili tale fastidioso disturbo. conspazio la penetrazione L’infezione del dente e nello stesso tempo un vali- Sebbene possa esserebatteri espressione della diplacca dentaleinizia nello tra la di questi batteri infiammatoria della placca dentale do campanello d’allarme. È un sintoaffezioni terapie ed farmagengiva il dente. La risposta e Quali sono le cause più frequenti dell’alitosi? Laorganiche maggio- o di spazio tra elasanguinamento gengiva ed il dente. mo aldelle qualecause va data giusta rilevanza cologiche, la maggioranza delle causeda nello arrossamento ranza dilacattivo odore dell’alito (il 90% cir- caratterizzata La risposta infiammatoria e caratterizoltre anel costituire un disagio di cattivo odore (il 90% sintomi delle gengive, iniziali e spesso indolori ca)perche va ricercata cavo orale stesso. Infatti quando sonodell’alito zata da infiammazione arrossamento e sanguinamenche mina il nostro benessere quotidia-infiltrate, circa) va ricercata nel della cavo orale stes- Questa malattia. protegge presenti lesione cariose, otturazioni apparecchi delle gengive, sintomi iniziali e no, può rappresentare il primo all’interno dei tessuti, ortodontici e protesi difficili dasintopulire,so. ed in ogni caso dall’invasione deito batteri spesso delladel malattia. di problemi più gravi per la salute quando sono presenti lesione causa ma se persiste la indolori distruzione parodonunmo mancato controllo dell’igiene orale, Infatti aumenta notevolQuesta infiammazione protegge edaldei denti e delle gengive. cariose, apparec- riassorbimento to provocando osseo, mobilità mente la quantità di batteri gram negativi che otturazioni possiedo- infiltrate, chi ortodontici e protesi difficili da l’invasione dei batteri all’interno dei perdita dei denti. no un metabolismo anaerobio.Tali microorganismi sono ALITOSI pulire, ed in ogni caso un mancato tessuti, ma se persiste causa la distruL’alitosi e un fastidioso disturbo che controllo dell’igiene orale, aumenta zione del parodonto provocando rias41 può www.pocketsalute.it interessare chiunque, bambini, notevolmente la quantita di batteri sorbimento osseo, mobilità e perdita adulti, anziani e può essere un motivo gram negativi che possiedono un dei denti. di disagio, specie nei rapporti inter- metabolismo anaerobio. tali microorganismi siono presenti personali.
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l’anca del neonato a cura del Dott. Sergio Guerri
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allergie e probiotici a cura di Gas Communication
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guida ai farmaci in gravidanza a cura dell’AIFA - Agenzia Italiana del Farmaco
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cibo e parole nelle prime pappe La masticazione come momento affettivo con i nostri bimbi. Nel momento dell’alimentazione il bambino recepisce anche quale sarà il binario emotivo del suo linguaggio. Ogni atteggiamento di amore, indifferenza, tranquillità o ansia nel momento motorio della nutrizionalità viene recepito dal bambino e lo influenza nel percorso verbale. Il bambino che ha fame se accolto nel momento dell’alimentazione in una dimensione di serenità e premura non ansiosa godrà di una profonda e persistente sicurezza affettiva che generera assenza di timori o paure verbali con conseguente crescita di fiducia in se stesso e nella realtàche lo circonda. Perchè il linguaggio del bambino sia non frenato e inibito occorre incoraggiare con sorrisi ed esclamazioni ed espressioni muscolo-facciali gratificanti il momento della masticazione nell’alimentazione, mangiando con lui o insieme ad altri nello stesso momento in modo che ne osservi i movimenti e li imiti adeguandosi alla scelta tempo-motoria che si vuole dare, che consiglio sempre lenta e armonica priva di veloci tensioni articolatorie. Utile è preparare i cibi insieme al genitore coinvolgendo le sue capacità sensopercettive, tattili, sensoriali, visive. L’armonia di questo insieme rende semplice e gratificante l’accostamento ai cibi e alla loro masticazione e questo si rifletterà sulla capacità di verbalizzazione del bambino. Fondamentale nello sviluppo del linguaggio é la percezione del ritmo armonico motorio-verbale che il bimbo deve avere ed esplorare. Dunque molto importante sarà assumere un ritmo di masticazione ma anche di tempo dell’alimentazione che sia rispettoso dei desideri del bambino senza che ci sia impazienza e intonazione nervosa del genitore che relaziona in quel momento con il bambino. Si rischia al contrario di creare una masticazione nervosa e irritata, eccitata e tesa che genera un senso di debolezza e stanchezza del ritmo verbale. E’ necessario dunque chiedere con empatia uno sforzo masticatorio al bambino e mai iniziare troppo tardi a nutrirlo con cibi solidi.
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marco santilli Associazione La Nuova Parola in collaborazione con Dott. Saverio Di Donato Centro Specialistico Eliminazione della Balbuzie Numero verde: 800 090 732 Infoline: 340 8671477 Sito web: www.marcosantilli.it
l’anca del neonato Diagnostica ecografica della displasia dell’anca neonatale. La displasia dell’anca o lussazione congenita dell’anca è una patologia dell’età neonatale dovuta ad una incompleta o errata formazione in epoca fetale dell’articolazione dell’anca, nella displasia dell’anca si assiste ad una incompleta formazione dell’acetabolo del bacino che porta di conseguenza la testa del femore a fuoriuscirne. La displasia dell’anca presenta una maggiore incidenza nel sesso femminile (fino a sei volte più frequente che nei maschi) ed ha anche una discretà familiarità. Le cause della displasia dell’anca possono essere legate ad una differente serie di fattori morfologici: - alterazioni del sistema osteo-cartilagineo (ovvero incompleta formazione dell’acetabolo oppure alterata formazione della testa o del collo del femore) - alterazioni di tipo muscolo-tendineo (accorciamento e/o contrattura anomala dei muscoli dell’articolazione dell’anca) - alterazioni capsulo-legamentose (imperfetta ed anomala formazione della capsula articolare o del legamento rotondo) - alterazioni delle parti molli (ipertrofia del cuscinetto adiposo “pulvinar” posto sul fondo dell’acetabolo). Questo tipo di patologia oggi per fortuna quasi scomparsa grazie alla prevenzione ed al trattamento precoce, era responsabile in passato di gravi problemi della deambulazione nell’adolescente e nell’adulto, frequenti in letteratura (Dickens etc.) i romanzi con protagonisti adolescenti “storpi”. In passato infatti questo tipo di patologia veniva riconosciuto raramente, sia per la mancanza di strumenti diagnostici sia per la mancanza di manovre specifiche di semeiologia, e solamente in maniera tardiva, quando ormai la situazione di alterazione della morfologia e della dinamica dell’articolazione dell’anca era ormai consolidata e nulla o quasi poteva essere tentato per una cura correttiva. Al giorno d’oggi i pediatri posseggono varie armi per il riconoscimento precoce della displasia dell’anca, perlomeno nei paesi con migliore tenore di vita. Prima fase fondamentale è una accurata anamnesi da parte del pediatra che porti all’eventuale identificazio-
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Dott. sergio guerri Specialista in Ecografia Studio Medico Viale Majella 92, Chieti Tel. 333 5232242 ne di precedenti familiari di displasia dell’anca, a seguire è indispensabile una accurata visita che può portare all’evidenziazione di sublussazioni che recedono con manovre particolari (segno di Ortolani). A seguire si rende necessaria l’esecuzione di una ecografia del bacino e dell’articolazione dell’anca; essa infatti essendo una metodica assolutamente priva di radiazioni, è sicura, facilmente ripetibile, non invasiva ed assolutamente ben tollerata dal neonato. L’ecografia dell’anca neonatale va effettuata tra il secondo ed il terzo mese di vita e richiede una particolare esperienza nel campo. L’esame dura una decina di minuti e consente di visualizzare innanzitutto la morfologia dell’acetabolo, la cavità cioè del bacino nel quale si inserisce la testa del femore, viene successivamente valutata la conformazione del margine cotiloideo, l’integrità della capsula, l’assenza di eventuali anomalie di conformazione muscolare o legamentosa. Esame più impegnativo e riservato ovviamente a casi particolari è la radiografia del bacino e delle anche, con esso si avrà una perfetta visualizzazione anche del fondo dell’acetabolo e della struttura ossea a prezzo però di una irradiazione del neonato. Il trattamento della displasia dell’anca è in genere ben sopportata dal neonato, si va dalla più semplice che consiste nell’apporre un secondo pannolino sopra quello che normalmente il neonato porta, esso infatti va a determinare una accentuata divaricazione delle cosce che costringono e stabilizzano la testa del femore nell’acetabolo. Casi più severi di displasia vengono risolti con appositi tutori rigidi. Raro infine può essere il ricorso alla chirurgia ricostruttiva della capsula o dei legamenti.
Le allergie nei bambini preveniamole con i probiotici. Allergie, infezioni respiratorie ricorrenti e infiammazioni dell’intestino: spesso la causa dipende da alterazioni della microflora intestinale, fondamentale per un corretto sviluppo e mantenimento del sistema immunitario. I pediatri di SITIP spiegano perché i probiotici rappresentano uno strumento importante nella prevenzione di queste patologie. Da qualche decennio si assiste ad un preoccupante incremento della prevalenza di malattie allergiche: il 20% della popolazione europea è affetto da una forma allergica e, a livello mondiale, le patologie croniche più comuni nei bambini sono appunto le allergie. Per combatterle oggi abbiamo un’arma in più. Recentemente, infatti, è stata dimostrata la correlazione tra lo sviluppo di allergie ed altre patologie in età pediatrica e la composizione della microflora intestinale, il cosiddetto microbiota. Caratterizzato da un insieme di almeno 4 milioni di tipi di batteri diversi, il microbiota, che ha il grande potere di influenzare funzioni essenziali dell’organismo, tra cui quelle del sistema immunitario, protegge il bambino dalle aggressioni di microrganismi patogeni, prevenendo così la comparsa di molte infezioni. Qualora, però, la sua composizione venga alterata da fattori esterni, quali un’alimentazione scorretta o l’uso incongruo di farmaci, tra cui antibiotici, il bambino si trova esposto non solo a patologie dell’apparato gastrointestinale ma anche ad allergie e infezioni respiratorie. Con l’obiettivo, quindi, di valutare strategie alternative di controllo della salute dei bambini, anche nel nostro Paese la comunità scientifica ha preso in considera-
zione le proprietà curative e preventive dei batteri probiotici (microrganismi non patogeni): evidenze scientifiche hanno dimostrato che intervenire con i probiotici, fin dai primi anni di vita sul microbiota, potrebbe segnare una svolta nella prevenzione e nel trattamento di molte patologie. “I probiotici hanno effetti benefici in tutte le fasi della vita, comprese le primissime - sottolinea la Prof.ssa Susanna Esposito, Direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Università degli Studi di Milano e Presidente della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (SITIP) - quindi intervenire precocemente sulla microflora intestinale attraverso i probiotici già a partire dall’infanzia, se non addirittura in fase prenatale, contribuisce a proteggere il bambino dallo sviluppo dei disturbi allergici stagionali e di numerose altre patologie. Il microbiota dei bambini è “vergine”, non presenta, infatti, al contrario dell’adulto, una storia precedente, pertanto l’assunzione di batteri favorevoli interviene sul sistema immunitario svolgendo un’azione importante di prevenzione”. In questi ultimi anni la diffusione dei probiotici, contenenti Lactobacillus o Bifidobacterium per lo più in associazione con altri batteri, è aumentata notevolmente, tanto che l’OMS e la FAO nel 2011 hanno elaborato delle linee guida per chiarire i requisiti necessari di questi prodotti con l’obiettivo di garantire una maggiore sicurezza alimentare. GAS Communication: Tel 06 68134260
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Antibiotici nei bambini: in Italia se ne fa un uso scorretto. L’Italia risulta tra i Paesi europei con i livelli più elevati di antibiotico-resistenza. Nel nostro Paese, gli antibiotici sono i farmaci più utilizzati in età pediatrica, soprattutto a livello ambulatoriale. I pediatri della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (SITIP) raccomandano ancora una volta un uso giudizioso e appropriato degli antibiotici in età evolutiva. Oggi in Italia, gli antibiotici sono i farmaci più utilizzati in età pediatrica, soprattutto per il trattamento delle infezioni respiratorie e, secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio Arno nel 2011, gli antibiotici vengono utilizzati dal 42% dei bambini di età inferiore ad 1 anno, dal 66% di quelli di 1 anno, dal 65% tra i 2 e i 5 anni, dal 41% tra i 6 e gli 11 anni e dal 33% degli adolescenti tra i 12 e i 13 anni. E non è tutto. L’Italia risulta tra i Paesi europei con i livelli più elevati di antibiotico-resistenza. Negli ultimi 5 anni la resistenza agli antibiotici è aumentata: se nel 2003 si attestava intorno al 21%, oggi ha superato il 35%. L’antibiotico, definito anche “l’antibiotico della paura” ha da sempre un effetto rassicurante: rassicura i genitori che vogliono un rimedio sicuro e veloce ed è una falsa sicurezza anche per i pediatri, che subiscono le pressioni. Eppure, oggi, si sta assistendo ad un’importante inversione di rotta da parte dei pediatri italiani: gli antibiotici si devono assumere in modo appropriato a seconda del singolo caso e soltanto quando siano realmente necessari, cioè per combattere infezioni batteriche e non quelle virali, come spesso sono influenze e raffreddori.
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Questa è l’attuale raccomandazione delle società scientifiche di pediatria nazionali ed internazionali. Se ne é discusso a Palermo in apertura del 70° Congresso Italiano di Pediatria dove i massimi esperti italiani e internazionali si sono riuniti per fare il punto sulle nuove scoperte e terapie in ambito pediatrico. “Gli antibiotici sono farmaci preziosi – sottolinea la Prof.ssa Paola Marchisio, Dirigente Medico presso l’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Università degli Studi di Milano - ma vanno usati correttamente e con equilibrio. E’ fondamentale che prima di prescrivere un antibiotico ci sia una diagnosi certa di infezione verosimilmente batterica da parte del pediatra, altrimenti si corre il rischio, come sta accadendo nel nostro Paese, che alcuni di questi farmaci spesso così abusati, perdano di efficacia. L’uso, ma soprattutto l’abuso degli antibiotici a cui abbiamo assistito in questi ultimi trent’anni nel nostro Paese, ha fatto sì che ormai il “bagaglio antibiotici” sia finito e che non possiamo contare su nuove molecole per almeno i prossimi 5 anni”. Usare, quindi, gli antibiotici in modo responsabile significa tutelare la salute di tutti poiché il loro cattivo utilizzo rischia di rendere più “forti” i batteri e di aumentare la diffusione delle infezioni diminuendo le nostre armi per combatterle. GAS Communication: Tel 06 68134260
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Primadel concepimento
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Profilassi e Check-up Se non sei ancora incinta, ma hai intenzione di avere un bambino, pianifica un check-up e discuti con il tuo medico dei farmaci che utilizzi occasionalmente o spesso e delle tue abitudini di consumo di caffeina, alcool e fumo. È molto importante che continui a trattare i tuoi problemi di salute durante la gravidanza. Sarà il medico a dirti se devi modificare la terapia. A parità di efficacia terapeutica, infatti, ti indicherà i farmaci più sicuri, ad esempio quelli più studiati e in commercio da più tempo, su cui sono disponibili maggiori informazioni relative all’efficacia e alla sicurezza. La gravidanza determina cambiamenti fisiologici significativi che incidono su alcune proprietà dei farmaci: alcuni possono avere gli stessi effetti a dosaggi ridotti, altri ne richiedono un graduale aumento. Acido Folico Le donne in età fertile (dai 15 ai 45 anni circa) dovrebbero assumere quotidianamente acido folico e seguire un’alimentazione ricca di folati, per ridurre il rischio di malformazioni congenite. L'acido folico e i folati sono vitamine del gruppo B coinvolte nella sintesi di molecole importanti come DNA, RNA e proteine. Sono essenziali, quindi, per le cellule che vanno incontro a processi di differenziazione e rapida proliferazione e, in particolare, durante la formazione dell’embrione. L'assunzione di 0,4 mg al giorno di Acido Folico prima o durante la gravidanza è fortemente raccomandata per prevenire o ridurre l'insorgenza di malformazioni fetali, in particolare i difetti del tubo neurale. In caso di specifiche patologie o in casi selezionati (epilessia, diabete, alterato assorbimento gastro-enterico) è consigliata l’assunzione di 4-5 mg al giorno. Ricorda che, nelle prime settimane di gestazione, potresti non sapere di essere incinta. 4
Durante l’allattamento al seno
Il latte materno è l’alimento ideale per una buona crescita e una buona salute del tuo bambino. Quasi tutti i farmaci passano nel latte materno, ma nella maggior parte dei casi il neonato ne assorbe una quantità molto bassa, che non comporta rischi di effetti indesiderati. Raramente, quindi, l’assunzione di farmaci richiede la sospensione (temporanea o definitiva) dell’allattamento. La quantità di medicinale che passa nel latte dipende comunque dalla tipologia di farmaco, dalla dose assunta e dalla durata della terapia. Per ridurre la quantità di farmaco presente nel latte può essere utile assumerlo subito dopo una poppata, in quanto il picco ematico (il momento in cui il principio attivo raggiunge la maggiore biodisponibilità nel sangue) avviene tra 1 e 3 ore dall’assunzione orale. Se prendi il farmaco una volta al giorno, fallo dopo il pasto che precede il riposo notturno. Se possibile, lascia trascorrere un intervallo di 3-4 ore tra l’assunzione del medicinale e la poppata successiva. In genere, i farmaci che non si possono somministrare in allattamento non possono essere prescritti neppure in gravidanza. L’assunzione di un medicinale durante l’allattamento deve essere una tua scelta consapevole, supportata da una informazione corretta.
In gravidanza Se ti ammali in gravidanza Nel decidere se usare o meno un farmaco in gravidanza, dovrai valutare con il medico i benefici e i rischi connessi al suo impiego. In certi casi durante la gravidanza assumere medicine è una scelta. Per esempio, se prendi il raffreddore, puoi decidere di non usare un farmaco decongestionante del naso. Altre volte, invece, potresti aver bisogno di ricorrere ai farmaci per pochi giorni o anche per un periodo più lungo. In questi casi curarti preserva te e il tuo bambino da conseguenze più gravi. Se sei in cura per patologie importanti Se sei in cura per una patologia cronica (depressione, asma, diabete, epilessia ecc.), non interrompere o modificare l’assunzione di farmaci di tua iniziativa. Non curarti potrebbe essere più pericoloso per te e di conseguenza per il feto, che assumere il farmaco di cui hai bisogno. I fogli illustrativi dei medicinali elencano i rischi per le donne in gravidanza o che vogliono avere un figlio. Ma è sempre opportuno confrontarti con il medico per la scelta del farmaco che fa per te. Con una adeguata informazione potrai misurarti consapevolmente con i tuoi valori e le tue esperienze e scegliere tra le soluzioni possibili.
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la lipoaspirazione a cura della Dott. Angelo Scioli
addio cellulite a cura del Dott. Alessandro Mastromarino
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Fonte: Ministero della Salute - Proteggi la tua pelle www.salute.gov.it
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la sicurezza in medicina estetica a cura del Dott. Donato Zizi Esperto in Chirurgia e Medicina Estetica Titolare Studio di Medicina Estetica Zizi - Roseto
proteggi la pelle dai raggi solari a cura della Dott. Donatello Di Mascio Specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica Pescara - Parma
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controlla ogni anno lo stato dei tuoi nei Con la diagnosi precoce sale al 90% la probabilità di guarigione dai tumori. La presenza di nei (o nevi) sulla pelle rappresenta un fattore di rischio per il melanoma. Per una diagnosi precoce del melanoma è bene seguire queste quattro semplici azioni: 1) esegui con metodo e regolarità l’autoesame attraverso la regola dell’ABCDE (Asimmetria, Bordi, Colore, Dimensioni ed Evoluzione) 2) se noti un neo sospetto richiedi un consulto al tuo medico di medicina generale 3) se il medico di medicina generale individua un “neo a rischio” sarà suo compito indirizzarti in un Centro di riferimento specialistico 4) esegui la visita dal dermatologo con valutazione dei nei attraverso l’esame dermoscopico Controlli periodici e mirati In generale, devono effettuare l’autoesame e controllo dermatologico periodico e programmato, almeno una volta l’anno o secondo le indicazioni del dermatologo, le persone che presentano le seguenti caratteristiche: - uomini con più di 50 anni - familiarità per melanoma - storia personale di melanoma - melanomi multipli - tumori cutanei non melanocitici (cheratosi attinica e carcinomi) - elevato numero di nevi melanocitici comuni o atipici - fototipo chiaro - occhi azzurri o verdi - capelli biondi o rossi La visita dal dermatologo. L’esame clinico della cute da parte del dermatologo riveste un ruolo centrale. E’ sempre molto utile integrare l’esame clinico all’esame dermoscopico nella valutazione dei nei. Il dermatoscopio è uno strumento che ingrandisce la lesione e impiega dispositivi che consentono di evidenziare aspetti morfologici che all’occhio esperto consentono di effettuare una diagnosi più sicura rispetto all’esame obiettivo. E’ stato dimostrato che la dermatoscopia è in grado di incrementare la sensibilità diagnostica del melanoma anche fino al 35% rispetto alla sola osservazione ad occhio nudo. Tale miglioramento diagnostico può essere ottenuto solo se il medico specialista ha un buon livello di esperienza nell’utilizzo della metodica.
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il ministero della salute informa La mia pelle - le regole della prevenzione www.lamiapelle.salute.gov.it Istituto Nazionale Tumori Regina Elena Istituto Dermatologico San Gallicano Tuttavia bisogna ricordare che la diagnosi certa può basarsi solo su un riscontro istologico. Pertanto è sempre consigliabile fare asportare i nei che il dermatologo considera dubbi e farli analizzare. L’autoesame. Permette al paziente di osservare eventuali modifiche delle macchie della pelle. I possibili segni che devono far sospettare un melanoma associato ad un nevo riguardano un suo cambiamento nel tempo, in particolare: l’aumento di dimensioni, il cambiamento di forma, di colore e la trasformazione. La regole dell’ABCDE. Le caratteristiche di un neo che devono far sospettare la sua trasformazione in melanoma possono essere riassunte nella regola dell’ABCDE: A: Asimmetria della lesione B: Bordi irregolari e frastagliati C: Colore disomogeneo a varie tinte (nero, rossobruno, rosa non uniforme) o nero molto intenso D: Dimensioni superiori ai 6 mm E: Evoluzione progressiva quando la lesione tende a crescere e ad allargarsi rapidamente con modifiche cromatiche L’American Academy of Dermatology ha aggiunto alla regola dell’ABCDE, l’acronimo HARMM per allertare le persone che, più di altre, devono essere coinvolte nella prevenzione del melanoma: H come History: storia personale o familiare di melanoma A come Age: età sopra i 50 anni R come Regular: assenza o ritardo di una regolare visita dermatologica M come Mole changing: cambiamento dei nei M come Male gender: sesso maschile
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addio cellulite, finalmente si puo’ Con SmoothShapes® risultati che puoi vedere e toccare. La cellulite estetica, in termini medici più correttamente denominata pannicolopatia edemato-fibro-sclerotica o PEFS, indica una condizione alterata del tessuto sottocutaneo che è ricco di cellule adipose. Si trova sotto la pelle ed è caratterizzata da ipertrofia delle cellule adipose, dove, negli spazi intracellulari si accumulano liquidi (residui dei processi biochimici dell’organismo) in eccesso. L’equilibrio del sistema venoso e linfatico (la linfa è un liquido che raccoglie i materiali di scarto dell’organismo e scorre nei vasi linfatici) è modificato con un rallentamento del flusso sanguigno e una ritenzione di liquidi da parte dei tessuti. Molte sono le cause che danno origine alla cellulite, spesso dipendente da vari fattori che si sommano fra loro. È causata da un’alterazione del microcircolo. Alcuni fattori non sono causati da noi e quindi non sono eliminabili. Questi li definiamo primari (ad es. il sesso, la razza o la familiarità). Gli altri fattori che sono collegati all’andamento della nostra vita li definiamo secondari. Sono collegati a patologie particolari o all’assunzione di farmaci. Infine esistono fattori aggravanti dovuti al nostro stile di vita che sicuramente potrebbero essere controllati adottando uno stile di vita diverso (ad es. cattiva alimentazione o sedentarietà). CON SMOOTHSHAPES® RISULTATI DURATURI Il sistema SmoothShapes® utilizza una tecnologia brevettata ed unica nominata Photomology® per combattere il problema della cellulite. Questo trattamento indolore utilizza la luce dinamica del laser e l’energia della luce per liquefare il grasso nei lipociti dilatati e per riparare il collagene indebolito. Il collagene è rigenerato, la circolazione è migliorata e i processi metabolici sono ristorati. I rulli e il massaggio vacuum contribuiscono a spostare il grasso liquefatto facendo in modo che il sistema linfatico lo smaltisca del tutto, migliorando l’uniformità e il rassodamento della pelle. COSA ASPETTARSI SmoothShapes® è un sistema sicuro, una procedura confortevole che assicura risultati duraturi in pelli che presentano la “buccia d’arancia” a causa della cellulite. I pazienti otterranno visibili miglioramenti nel tono e nella texture della pelle, oltre ad un ottimo rassodamento che permetterà di indossare più comodamente tanti vestiti. Un trattamento SmoothShapes® è composto da 8 sessioni, due alla settimana per quattro settimane.
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dott. alessandro mastromarino Chirurgo Vascolare, Esperto in Medicina Estetica Studio Medico Dott.ssa Vittoria Dragani Viale Regina Margherita 49, Pescara Per appuntamento: tel. 085 4227339 www.medicinaestetica-draganivittoria.it
I RISULTATI I pazienti di SmoothShapes® ottengono una riduzione media della circonferenza coscia di 3,5 cm, pari a una o due taglie di pantaloni. Puoi quindi dire addio alla cellulite e dare il benvenuto ad una nuova te stessa più snella e con una pelle più omogenea! INFORMAZIONI PRATICHE - Sono necessari, almeno 8 trattamenti. - L’effetto è visibile dopo 4-5 sedute. - L’azione continua nei 3-6 mesi successivi al trattamento, perché il collagene continua a rigenerarsi, migliorando la qualità della pelle. - La sensazione che si percepisce durante il trattamento è paragonabile a un intenso massaggio associato a una leggera sensazione di calore. INIZIA ORA Lo specialista che utilizza il sistema SmoothShapes® è formato per valutare il tuo grado di cellulite, determinare le aree che possono essere trattate e programmare la serie di trattamenti. Contatta subito il nostro studio e prenota entro il 5 Agosto la consulenza medico-nutrizionale ed il tuo trattamento prova.
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l’importanza della sicurezza in medicina I consigli dello specialista per migliorare il proprio aspetto in massima sicurezza Il programma satirico “Striscia La Notizia” ospita settimanalmente una rubrica intitolata “ I Nuovi Mostri” in cui si vedono personaggi noti prima e dopo il classico “ritocchino”. In molti casi, purtroppo, si tratta di ritocchi dagli esiti disastrosi! A questo punto sorge spontanea la domanda sui limiti da rispettare affinchè la Medicina Estetica non vada oltre la propria potenzialità nel diagnosticare e trattare l’inestetismo per migliorare l’aspetto e soprattutto l’autostima del paziente, senza alterarne in maniera innaturale i tratti distintivi.
Dott. DONATO ZIZI Dott.ssa marianna tornese Esperti in Chirurgia e Medicina Estetica Studio Medico Via Nazionale/angolo via Lago di Garda, Roseto Tel. 085 8943217 info@donatozizi.com www.donatozizi.com
A questo punto cosa consigliare al paziente che vorrebbe migliorare qualcosa del suo aspetto fisico nelle condizioni di massima sicurezza? 1) INFORMARSI sul professionista a cui ci si intende affidare. Non aver paura di chiedere tutte le informazioni come il curriculum di studi, l’esperienza professionale, i casi trattati fino a quel momento corredati da risultati ecc. Accertarsi che la struttura sia autorizzata all’esecuzione di procedure di Medicina e Chirurgia Estetica (di norma le autorizzazini andrebbero esposte in sala d’aspetto). 2) Prima di decidere se effettuare un intervento CONSULTARE PIU’ PROFESSIONISTI; la medicina non è purtroppo una scienza esatta ed a volte i pareri potrebbero essre anche altamente contrastanti. Questa situazione dovrebbe spingere il paziente ad una maggiore riflessione prima di prendere una decisione. 3) DIFFIDARE DAI PREZZI MOLTO BASSI. A tutti piace risparmiare ma esistono dei costi fissi ( personale, apparecchiature, materiale di prima qualità, manutenzione dela struttura) che rendono impossibile stare al di sotto di certi prezzi. 4) CONSERVARE TRACCIA DEI TRATTAMENTI EFFETTUATI. Sarebbe opportuno che al paziente venisse rilasciato il foglietto informativo dei prodotti utilizzati (filler, tossina botulinica, protesi ecc.) con indicazioni circa la data di scadenza ed il numero di lotto. 5) ESSERE OBIETTIVI E REALISTI in merito alle prorpie aspettative di risultato.
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Un piccolo miglioramento del proprio corpo può dare soddisfazioni immense sia in campo personale che sociale. La Medicina Estetica ha raggiunto livelli eccezionali, ma va usata con cautela e buon senso per rimanere nei margini di sicurezza e soprattutto per non rischiare di ritrovarsi su “Striscia La Notizia”!
proteggi la pelle dai raggi solari E’ importante prevenire scegliendo il prodotto fotoprotettivo più adatto. Con l’arrivo della bella stagione e il desiderio di migliorare il nostro look si rischia di commettere errori con “l’abbronzatura selvaggia”, i cui effetti negativi e pericolosi si palesano anche anni più tardi. Per una corretta prevenzione è utile comprendere le modalità di una corretta esposizione solare, soprattutto coadiuvati da prodotti foto-protettivi adatti al tipo di pelle che ognuno di noi ha e di qualità.
dott. donatello di mascio Specialista in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva Studio Medico Via Fabio Filzi 5, Pescara Tel. 338 9304564 donatello.dimascio@alice.it
COME SI CLASSIFICANO GLI SCHERMI SOLARI:
tare (prometazina, tintura di bergamotto e decotti vari “fai da te”).
- Filtri Fisici costituiti da polveri naturali (i trucchi utilizzati dalle ragazze) che riflettono le radiazioni.
7) L’esposizione deve essere progressiva aumentando di 30 minuti al dì.
- Filtri Chimici sostanze che assorbono alcune lunghezze d’onda della luce.
8) Gli occhiali da sole non sono solo un accessorio alla moda bensì devono: - avere lenti scure e certificate con filtro UV; - essere grandi e aderire sia frontalmente che avvolgere lateralmente al fine di non lasciar penetrare la luce; - avere lenti a “specchio” per riflettere i raggi se si praticano sport come sci, vela, canoa e alpinismo.
- Fotoprotettori Naturali: il colore della pelle (fototipo) e la percentuale di abbronzatura. Spesso vengono associati tra di loro per dare una fotoprotezione più ampia verso i raggi ultravioletti. Alcune volte vengono associate anche sostanze di tipo antiossidante. Una corretta esposizione prevede: 1) Per le pelli chiare sono indicati prodotti solari contenenti Ectoina (che protegge la membrana esterna delle cellule) e il Mannitolo (protegge contro i radicali liberi generando una difesa sia in superficie che dall’interno), anche se le persone con i capelli rossi dovrebbero rinunciare all’abbronzatura. La protezione solare, comunque deve avvalersi sempre di prodotti ad alta protezione, che copra sia gli UVA che UVB, SPF 50+. 2) Cicatrici e nei sono aree più delicate e necessitano di una foto-protezione perseverante. 3) La fotoprotezione deve essere continua anche quando si è abbronzati. 4) Il prodotto foto-protettivo và applicato almeno 30 minuti prima di esporsi e và riapplicato ogni due/tre ore e dopo ogni bagno. 5) Tra le 11:00 e le 15:30 evitare di esporsi al sole. 6) I prodotti che stimolano l’abbronzatura sono da evi-
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9) Il contrasto dei radicali liberi consiste nell’assunzione di antiossidanti (Vit. C, E ed oligoelementi quali lo zinco); questi prodotti si trovano negli alimenti di origine vegetale, ed anche assumibili come integratori; essi neutralizzano chimicamente i radicali liberi e di limitano quindi l’effetto negativo sulle cellule e sui tessuti. Categorie a rischio. Oltre ai patiti dell’abbronzatura ci sono molti lavoratori che sono a forte rischio: Agricoltori Floricoltori, Giardinieri, Portuali, Muratori, Operatori ecologici, Marinai, Parcheggiatori, Benzinai, Operai linee elettriche esterne, Istruttori di sport all’aperto, Portalettere, Bagnini, e Vigili urbani. Gli effetti negativi dell’esposizione solare sono un problema molto sentito, tanto che la fotoprotezione è stata inserita nel Testo Unico della Sicurezza del Lavoro, dove si recita che l’esposizione ai raggi UVA, UVB e UVC non può durare più di 8 ore giornaliere e che i lavoratori esposti ad agenti atmosferici hanno la possibilità di utilizzare dei Dispositivi di Protezione Individuale.
IL FOTOTIPO Non siamo tutti uguali davanti al sole: le nostre caratteristiche genetiche influenzano la predisposizione ad eritemi e scottature. Il fototipo viene definito dal colore della pelle, dei capelli, dalla predisposizione alla comparsa di eritemi e dall’attitudine all’abbronzatura. Particolarità, quindi, che sono di fatto geneticamente programmate. Fototipo 1 Capelli rossi, carnagione lattea, tendenza all’eritema sempre presente, niente abbronzatura. Fototipo 2 Capelli biondi, carnagione chiara, tendenza all’eritema costante, abbronzatura leggera. Fototipo 3 Capelli castani, carnagione chiara, tendenza all’eritema frequente, abbronzatura chiara. Fototipo 4 Capelli bruni, carnagione olivastra, tendenza all’eritema rara, abbronzatura scura. Fototipo 5 Capelli neri, carnagione olivastra, tendenza all’eritema eccezionale, abbronzatura molto scura. Fototipo 6 Capelli nera, carnagione nera, nessuna tendenza all’eritema, abbronzatura nera. Conoscere il fototipo permette di scegliere la fotoprotezione più adatta alla propria “sensibilità” individuale. Non bisogna però dimenticare anche l’intensità del sole e delle condizioni di esposizione: in montagna, ad esempio, la quantità di ultravioletti aumenta del 4% ogni 300 m. La luce e gli ultravioletti possono raggiungere la pelle indirettamente riflettendosi su diverse superfici. Infine, si possono sviluppare eritemi anche sotto l’ombrellone o sotto un cielo nuvoloso. Non dimentichiamo, infine, che un’overdose di radiazioni solari non si limita a danni come le scottature, ma può causare problemi più gravi e, nel medio termine, accelerare l’invecchiamento precoce della pelle.
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Dott.ssa Filomena Napolitano Psicologa-Psicoterapeuta Neurospicodiagnosta Psicologa dello sport Psicologia del trauma CONSULENZE PER BAMBINI-ADULTI-COPPIE Infoline: 389 9610982 www.psicologonapolitano.it
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la lipoaspirazione come e perche’ L’intervento chirurgico che consente di eliminare i depositi di grasso. La lipoaspirazione è l’intervento più effettuato al mondo addirittura più delle appendicectomie che sono solo al secondo posto. E’ applicabile in una varietà molto vasta di situazioni (accumuli di grasso a livello delle cosce, dell’addome, dei fianchi delle ginocchia, delle caviglie, ecc.). Questo intervento è stato ideato nel 1974 da un chirurgo tedesco, il direttore della cattedra di chirurgia plastica dell’Università di Colonia, il Prof. Joseph Schrudde. Oggi, con lo sviluppo delle nuove tecniche, riusciamo ad eliminare gli accumuli di grasso localizzato attraverso mini-incisioni di 5mm (con utilizzo di micro cannule di 3mm per l’aspirazione). Le diete, i massaggi, la mesoterapia ecc. riducono il volume delle cellule adipose, ma non il loro numero, pertanto finito l’effetto terapeutico tutto torna come prima. Con la lipoaspirazione invece il grasso asportato non si può riformare perchè viene ridotto il numero delle cellule che contengono il grasso. La quantità di grasso che può essere asportata in una seduta operatoria è variabile da soggetto e in genere non supera i 2500-3000 cc. Nei casi che necessitano ampie asportazioni, si preferisce programmare un trattamento in due o più tempi operatori. L’intervento si può svolgere in anestesia locale oppure, se l’area da trattare è particolarmente estesa, in anestesia generale con un ricovero di un giorno. L’intervento in anestesia locale è ambulatoriale. L’anestesia locale è combinata con un tranquillante, per cui la paziente non avverte alcun fastidio e si può addormentare durante l’intervento. Possono essere trattate le seguenti zone: MENTO e COLLO: in associazione con il lifting. PANCIA, PUNTO VITA E FIANCHI: per uomini e donne GLUTEI: L’aspirazione mira principalmente a rendere più marcato il solco sotto i glutei in modo da evidenziarne il profilo. COSCE: zona più frequentemente trattata sulla superficie anteriore, esterna o interna; se occorre si può ottenere anche la riduzione di tutta la circonferenza.
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Dott. ANGELO SCIOLI Specialista in Chirurgia Plastica Studio Medico Corso Umberto 44, Pescara Cell. 337 642227 Poliambulatorio Regina Elena Città S.Angelo Tel. 085 9590530 GINOCCHIA: è una zona che viene trattata negli ultimi tempi sempre più frequentemente, anche per “esigenze” dettate dalla moda. E’ possibile assottigliare tutto il ginocchio, aspirando il grasso presente nella superficie interna ed al di sotto della coscia. GAMBE E CAVIGLIE: è possibile ottenere ottimi risultati, soprattutto sulle caviglie che vengono rimodellate ed assottigliate. Al termine dell’intervento la paziente indossa una medicazione elastica compressiva (calza elastica o guaina elastica) che riduce il sanguinamentoe controlla il formarsi dell’edema (cioè del gonfiore che consegue all’intervento), consentendo inoltre alla pelle di adattarsi ad un volume minore. Nell’immediato periodo post-intervento l’aspetto della zona trattata non mostra differenze molto evidenti rispetto a primaa causa del gonfiore. Possono essere a volte necessari settimane o mesi perché si risolva, ciò spiega perchè il risultato dell’intervento sia ottimale solo dopo 6-8 mesi. Purtroppo, essendo un intervento molto richiesto, la lipoaspirazione è a volte praticata anche da persone poco esperte ma è chiaro che, trattandosi di una vera e propria procedura chirurgica (seppur mini-invasiva) devono essere prese tutte le precauzioni del caso. Bisogna perciò essere molto accorti nella scelta del chirurgo, accertandosi che sia davvero uno Specialista in Chirurgia Plastica, che sia iscritto a Società Medico-Scientifiche che ne attestino l’affidabilità (ad esempio Sicpre e Aicpe) e sopratutto che operi in Cliniche sicure. Conviene diffidare sempre di chi, come si dice in gergo, opera nei “sottoscala”.
ecco le novita’ dal mondo fitness Direttamente dalla fiera Rimini Wellness tutte le nuove ed esclusive tendenze. Ogni anno c’è uno sforzo immane da parte dei creativi del fitness per solleticare la curiosità dei media, interessare la clientela delle palestre e motivare gli insegnanti dei fitness club. Una vetrina di riferimento è Rimini Wellness, la fiera nella quale è obbligatorio essere presenti se si vuole avere visibilità nel settore.
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Queste le macrotendenze di quest’anno:
Il settore del Body Mind è estremamente vivace ed è capace di sfornare continuamente elementi di novità. Qualche esempio? Il Longevity, il Body Fly, il Flex & Flow e l’Olistic Workout. Derivazioni che hanno come base la flessibilità e lo yoga. Lo yoga, appunto, che propone alcune variazioni del tipo Bikram, una sequenza di 26 asana iche si praticano alla temperatura di 40°, oppure il Naked yoga, lo yoga nudi per la completa libertà di movimenti.
Il training funzionale è definitivamente la grande novità del mercato, pienamente sancita dalla fiera di Rimini: ovunque si esponevano e vendevano kettlebell, sacche appesantite, barre di ferro, funi enormi, tubi, palle mediche ecc. Fino ad oggi si sono scatenati i praticanti hard (quelli che si spingono l’un l’altro il copertone di un trattore per intenderci) ma stanno guadagnando posizioni coloro che utilizzano questa forma di esercizio come alternativa all’allenamento tradizionale, senza però trascendere. Il boot camp si inserisce ormai nel training funzionale, contribuendo al successo del modello di attività fisica pura e dura. La tendenza che sta conquistando un’importante fetta di mercato è la Zumba, ovvero un programma precoreografato inventato e sviluppato dal colombiano Beto Perez che si è trasformato oggi in un business colossale: lanciato negli USA all’inizio del 2000 quasi per caso (almeno così vuole la leggenda) in breve si è diffuso in tutto il mondo.
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Non è finita qui, ovviamente. A Rimini Wellness si sono viste alcune discipline curiose. Per esempio il MammaFit, un programma di allenamento che si rivolge alle donne nei primi mesi dopo il parto. La ginnastica prevede esercizi eseguiti col passeggino a ritmo di musica.
L’allenamento in sospensione conquista porzioni di pubblico sempre più ampie. Oggi è quasi normale appendere supporti per l’allenamento da qualche parte.
Una nicchia ristretta ma agguerrita pratica invece la Pole Dance, programma che utilizza il palo della lap dance per eseguire esercizi di tonificazione. L’altro programma di fitness basato sulla danza in versione show è il Burlesque, attività che prende spunto dal musical e che sta facendosi strada tra chi desidera qualcosa di veramente trendy.
Ad esempio l’Antigravity è un programma che si pratica su una specie di amaca e consente di eseguire esercizi in sospensione, spesso a testa in giù. L’idea nasce in America con il suspension training, l’allenamento per le truppe statunitensi: si fissano delle cinghie ad un supporto e ci si appende per eseguire molti esercizi davvero efficaci. Esiste anche il Jukari, attrezzo creato dalla Reebok, che ricorda il trapezio del circo. La Air Force One, ha cavalcato l’onda della sospensione creando il supporto per questo tipo di allenamento, il Queenax, elegante attrezzo a forma di gabbia sul quale si possono fissare i diversi elementi che garantiscono il suspension training.
Ovviamente, ritengo che non tutte le tendenze citate siano presentabili al pubblico, alcune hanno un solido contenuto allenante altre invece si dimostrano solamente delle bizzarrie create per la novità fine a sé stessa. Rimane comunque necessario creare nuovi spazi per l’allenamento, fornire attrezzature alternative e aggiungere alla programmazione lezioni dal sapore innovative. Questo non solo perché il pubblico si aspetta a ogni stagione un rinnovamento della proposta, ma anche perché la novità stessa costituisce un elemento di comunicazione centrale di una pubblicità di inizio stagione.
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abbiamo a cuore la salute dei vostri piccoli AMICI Ambulatorio Veterinario VESTINA
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quando arriva un cucciolo Alcune nozioni educative per una convivenza felice in famiglia. L’arrivo di un cucciolo in una famiglia determina spesso entusiasmo e scompiglio che mai, però, dovrebbero far perdere di vista al neo-proprietario le esigenze del piccolo, fin dai primi giorni. Sebbene sia di vitale importanza garantire a quest’ultimo un’ottima alimentazione, un “angolino tutto suo” e tutte le cure sanitarie necessarie, è bene ricordare come sia altrettanto importante impostare, fin dall’inizio, delle “piccole regole di vita” che renderanno il vostro rapporto con il nuovo arrivato sempre più stretto ed equilibrato. Infatti, non bisogna dimenticare come il “vostro batuffolo di pelo” diventerà (a volte anche troppo velocemente !) un cane adulto, con un proprio carattere, frutto non solo di predisposizioni di razza ma, in particolar modo, delle esperienze relazionali che vivrà nel periodo infantile. Si ricorda, innanzitutto, come sia un grave errore adottare un cucciolo prima della 6°-8° settimana di vita, privandolo dell’opportunità di interagire con la madre ed i fratelli ed impedendo uno dei primi processi di apprendimento, definito impregnazione. Il rapporto con i suoi consimili, soprattutto attraverso il gioco, permetterà a quest’ultimo di imparare le prime regole di comunicazione intraspecifica e di adottare un giusto comportamento esplorativo nei confronti del piccolo mondo che lo circonda. La mancanza di queste interazioni porta a gravi disturbi del comportamento, a volte difficilmente risolvibili, come vere e proprie fobie nei confronti di stimoli esterni, verso i quali non sono stati adeguatamente sensibilizzati (ricordiamo per esempio la paura dei temporali) o comportamenti di esitamento od addirittura di aggressione predatoria nei confronti di chi non hanno avuto modo di conoscere nel periodo sopra descritto, sia che esso sia conspecifico che non, oltre che a varie forme ansiose. Una volta giunto a casa, invece, cerchiamo di non assillare il cucciolo, ma lasciamo che esso abbia il tempo di ambientarsi nel nuovo ambiente, esplorandolo autonomamente ed intervenendo solo nei momenti in cui esso stesso ci induce ad interagire (vedrete che questi momenti saranno sempre maggiori!). È importante anche instaurare, fin dal principio, un corretto “modus comunicandi” evitando urli e rumori che potrebbero solo infastidire ed agitare il nuovo arrivato.
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Dott.ssa francesca serafini Medico Veterinario Iscrizione Ordine Medici Veterinari: PE 209 Infoline: serafinifra@libero.it Infine, è di importanza fondamentale non dimenticarsi mai come il vostro amico a quattro zampe sia caratterizzato da una sua “soggettività” e da caratteristiche etologiche da rispettare in ogni momento. In altre parole, il vostro cucciolo non è sicuramente un mero oggetto, ma neanche il sostitutivo di un bimbo o di un figlio. Infatti anche queste ultime opzioni relegano “il piccolo” in un ruolo sociale troppo oneroso, che potrebbe condurre allo sviluppo di ansie, frustrazioni e disturbi dell’area emotiva. È bene dunque premiare sicuramente il cucciolo per ogni comportamento che noi vogliamo enfatizzare, magari con un bocconcino di cibo da elargire immediatamente dopo l’atto (ossia, entro il mezzo secondo !), quanto punirlo in circostanze poco consone, evitando, in ogni caso, il confronto fisico. Questo perché in animali con un carattere già di per sé dominante, l’atto violento non fa che incentivare, nel tempo, comportamenti agonistici ed, infine, aggressivi. È bene invece, impostare fin dai primi giorni, nell’ambito della relazione, regole costanti e generalizzabili, che stabiliscano il giusto ordine gerarchico, il cui vertice deve essere di nostra competenza. Non sarà dunque “crudele” insegnare al cucciolo a mangiare dopo di noi, fornendogli la ciotola solo quel tanto che basta per finire la sua razione del momento e non elargendogli assolutamente niente durante il nostro di pasto. Inoltre, evitiamo che il nostro divano e il nostro letto diventino “suoi”. Questi piccoli accorgimenti hanno un importante risvolto etologico. È per questo che chiunque fosse interessato ad adottare un cane dovrebbe quasi obbligatoriamente informarsi in merito al comportamento, attraverso libri di testo o direttamente dal Medico Veterinario.
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