Pocket Salute Edizione Pescara-Chieti Dicembre 2009

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reg. trib.di Pescara n.24/08 del 7/11/2008

Edizione Pescara/Chieti - Anno II n°4 Dicembre 2009

salute

mal di schiena come curarlo con la ginnastica posturale

sesso

andrologia la protesi peniena: questa sconosciuta

bellezza smagliature

il laser per eliminarle

benessere 30 kg in 4 mesi con il trattamento dietetico naturale

psico

parkinson

speciale Terremoto: concluso il progetto d’aiuto del Vides Pescara

dieta speciale per i pazienti trattati con levadopa

Con il Patrocinio del Comune e della Provincia di Pescara


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Editoriale del mese Buon Natale! Con questo numero di Dicembre vogliamo farVi i nostri migliori auguri perchè queste feste siano all’insegna della serenità e della solidarietà. Senza essere troppo retoriche, speriamo che questa possa essere l’occasione per dedicarsi ai propri cari, tendendo la mano a chi ha più bisogno. Per tutto l’anno non facciamo altro che correre freneticamente tra un impegno e l’altro, presi da mille pensieri quotidiani. Approfittiamo di queste festività per fermarci a riflettere, anche solo un momento. Trascorriamo più tempo con la nostra famiglia, ridiamo insieme ai nostri amici e avviciniamoci a chi è meno fortunato di noi. Non c’è bisogno di gesti straordinari, a volte basta davvero poco per sentirsi meglio e aiutare gli altri. La vita, come ci racconta la natività, è unica e straordinaria, anche con le sue grandi difficoltà; è importante essere uniti, perchè insieme, mano nella mano, possiamo superare qualunque ostacolo. Dimentichiamo le diffidenze e impariamo, insieme ai nostri figli, ad apprezzare le differenze. Perchè, solo conoscendo l’altro, potremo comprenderlo e condividere con lui la nostra realtà. Auguri di cuore. Approfittiamo di questo spazio per ricordare insieme la professionalità e l’umanità del Dott. Enrico Follador, scomparso prematuramente lo scorso mese. Ci uniamo al dolore della famiglia e dei colleghi dello Skin Laser Clinic. Arrivederci Dottore, ci mancherà. Giulia Mincarini e Serena Zimuel, Responsabili di Pocket Salute per le vostre lettere scrivete a : redazione@pocketsalute.it


Pocket Salute Rivista gratuita mensile Edizione Pescara-Chieti Reg. Tribunale di Pescara n.24/08 del 7/11/2008 reg. ROC n.18668 Con il patrocinio della Provincia di Pescara

PROVINCIA DI PESCARA

Con il patrocinio del Comune di Pescara

Direttore responsabile Daniele Giangiulli redazione@pocketsalute.it Direttore editoriale Serena Zimuel serena.zimuel@pocketsalute.it 334 8872311 Direttore commerciale Giulia Mincarini giulia.mincarini@pocketsalute.it 392 3289668 Grafica ed impaginazione Serena Zimuel

Comune di Pescara

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Editore POCKET IDEA s.r.l. Stampa Industria Grafica Editoriale Gercap srl Zona Industriale Incoronata, Foggia Redazione e Pubblciità Editore POCKET IDEA s.rl. Via N. Fabrizi, 155 - 65121 Pescara Infoline: 334 8872311 - 392 3289668 www.pocketsalute.it info@pocketsalute.it Distribuzione POCKET IDEA s.r.l. distribuzione@pocketsalute.it Foto e illustrazioni © 2009 Microsoft Office Online, © 2009 Fotolia, © 2009 iStockphoto


Pocket Salute Edizione Pescara/Chieti - Anno II n° 4 Dicembre 2009

pag.32-33

speciale

Terremoto: concluso il progetto d’aiuto del Vides

09 malattia di parkinson

dieta speciale per i pazienti trattati con levadopa

23 mal di schiena

come curarlo con la ginnastica posturale

35 30 kg in 4 mesi con il trattamento dietetico naturale

45 smagliature

grazie al laser possono essere eliminate

57 andrologia

la protesi peniena: questa sconosciuta

il trova-facile

guida pratica al benessere pag. 40

pag.43

functional training


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Il dovere d’informare Il diritto di conoscere


associazioni non-profit

La solidarietà in primo piano

aiutaci ad aiutare il prossimo... AGE - Associazione Italiana Genitori Il Progetto Andrea nasce nel 1995 presso l’ospedale di Latina. Rappresenta un esempio concreto del patto di solidarietà tra i bambini e gli adolescenti ricoverati, i loro genitori, gli operatori sanitari, le istituzioni, il mondo del volontariato, della cittadinanza attiva, della scuola. Sito: http://www.age.it AGBE - Associazione Genitori Bambini Emopatici L’Associazione nasce per seguire più da vicino, e meglio, la vita dei bambini che frequentano il reparto ed il day hospital ematologico. Sito: http://www.agbe.it AGDE - Associazione Guarigione dalle Epatopatie L’A.G.d.E., Associazione per la Guarigione dalle Epatopatie, opera ormai da diversi anni a sostegno delle persone affete da malattie del fegato. I fini sono il sostegno ai Pazienti in tutte le forme effettuabili, compreso il reperimento di mezzi per sostenere l’attività della Struttura di Epatologia di Pescara Sito: http://www.agde.it AIDO - Associazione Italiana per la Donazione di Organi e Tessuti e Cellule L’A.I.D.O. conduce quotidianamente una battaglia difficile contro le paure, i dubbi, le diffidenze legate ad un tema difficile come quello della donazione di organi. I volontari del Gruppo Comunale e della Sezione Provinciale risponderanno a tutte le domande presso la nostra nuova sede all’interno dell’Ospedale Civile “Spirito Santo” di Pescara. Sito: http://www.aido.it Domenico Allegrino O.N.L.U.S. L ’Associazione interviene per sostenere

attraverso la soddisfazione di bisogni reali, il valore dell’essere umano e per contribuire a diffondere la cultura della solidarietà Sito: http://www.domenicoallegrino.it FIDAS Pescara- Donatori Sangue L’attuale FIDAS PESCARA ha la sua origine dalla spinta unitaria che animò gruppi di donatori. Con il tempo le attività di propaganda si sono intensificate e l’attenzione si è spostata anche sul mondo dei giovani. Sito: http://www.fidaspescara.it Marco di Martino O.N.L.U.S. L’associazione si prefigge la realizzazione di opere umanitarie attraverso l’elargizione di aiuti finanziari e morali alle persone,ai giovani, agli adolescenti ed ai più piccoli. Intende favorire inoltre, la crescita sociale, culturale, civile per lo sviluppo delle pari opportunità fra i Popoli Sito: http://www.onlusmarcodimartino.org S.M.I.C.I. ONLUS – Sostegno Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali L’associazione nasce nel 2007 per volontà dei genitori di bambini affetti da patologie rare ma gravi come malattia di Crohn e rettocolite ulcerosa. L’obiettivo primario è quello di fornire aiuto e sostegno ai piccoli pazienti, alle famiglie e all’U.O.S. di Gastroenterologia Pediatrica dell’ospedale “Spirito Santo” di Pescara. http://www.smici-onlus.it Vides Pescara O.N.L.U.S. Promuove il volontariato giovanile con particolare attenzione alle problematiche relative alla prevenzione del disagio minorile. Dal 1995 il Vides è impegnato nelle adozioni a distanza e nei microprogetti. Ad oggi beneficiano del progetto SAD ( Solidarietà a distanza) circa 6.000 bambini distribuiti in 22 nazioni. Sito: http://www.videspescara.org

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neurologia

a cura della Dott.ssa Federica La Rovere

DIETA SPECIALE PER I MALATI DI PARKINSON TRATTATI CON LEVODOPA L’alimentazione nella malattia di Parkinson deve essere intesa come un’educazione nutrizionale atta a mantenere un soddisfacente stato di salute, e non deve essere proposta come un regime di sacrifici o privazioni. La malattia di Parkinson è un disturbo del sistema nervoso centrale caratterizzato principalmente da degenerazione di alcune cellule nervose (neuroni) situate in una zona profonda del cervello (sostanza nera). Tali cellule producono un neurotrasmettitore (sostanza chimica che trasmette messaggi a neuroni in altre zone del cervello) o dopamina. Con la riduzione del 50% dei neuroni dopaminergici viene a mancare un’adeguata stimolazione dei recettori (nella zona detta “striato”) ossia delle stazioni di arrivo. I neuroni sofferenti, osservati al microscopio, mostrano al loro interno corpuscoli sferici detti corpi di Lewy (composti di α-sinucleina). La terapia farmacologia si basa sull’uso di quei farmaci che controllano i sintomi primari della malattia ossia dopaminoagonisti nelle prime fasi di malattia e poi la levodopa e altri necessari. La necessità di uno schema alimentare adeguato nasce dal fatto che i pasti possono interferire co n l’efficacia della terapia farmacologia, essendo la levodopa un amminoacido neutro che viene assorbita nell’intestino tenue. Ci sono diversi fattori dietetici che influenzano negativamente tale assorbimento tra i quali un eccesso o difetto di acidità gastrica, ed una dieta ricca in grassi e proteine (amminoacidi: isoleucina, leucina, valina, fenilalanina, triptofano e valina). Lo schema dietetico più indicato è composto da 3 pasti principali al giorno e due spuntini a base di frutta, ed è

consigliata l’assunzione di almeno 1,5 litri di acqua al giorno. E’ importante cercare di assumere alimenti con alto contenuto proteico (carne, pesce, legumi, uova, formaggi) nei pasti serali limitandone il consumo giornaliero (12-15% delle calorie giornaliere). L’aumento ematico di carboidrati provoca un incremento nella secrezione di insulina che abbassa la quantità degli amminoacidi, favorendo il trasporto della levodopa a livello cerebrale, la quantità di carboidrati dovrebbe essere dal 55-58% delle calorie giornaliere. La quantità di grassi non dovrebbe mai essere superiore al 30% del totale calorico giornaliero, preferendo gli acidi grassi mono e poliinsaturi (20-25%) ai saturi (5-8%). Inoltre non dovrebbero verificarsi episodi di carenza di vitamine e Sali minerali. Uno schema potrebbe consistere in: colazione: fette biscottate, pane o biscotti secchi, con marmellata o miele. E’ possibile bere tè, orzo, caffè zuccherati preferendo lo zucchero di canna. spuntino: frutta o yogurt magro pranzo: un primo piatto (pasta, riso o polenta), pane, verdure spuntino: frutta o crackers cena: un secondo piatto a base di carne, pesce, uova, formaggio, legumi o prosciutto crudo o bresaola, pane, verdure. condimento: preferire l’olio extra vergine d’oliva.

Prof. Marco Onofrj Specialista in Neurologia www.marcoonofrj.it Via Campobasso 26, Pescara tel: 085-2058931 cell: 331 292646

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POSTA CERTIFICATA Il Decreto legge n.185 del 29/11/2008, convertito nella legge n.2 del 28/01/2009, prevede che i Liberi professionisti e le Aziende debbano dotarsi di una casella di posta elettronica certificata rispettivamente entro uno e tre anni. Il sistema di Posta Certificata, sfruttando protocolli di sicurezza quali https, smtps, pop3s e imaps, riesce a fornire agli utenti un servizio sicuro che sostituisce il tradizionale servizio di posta (elettronica e cartacea), limitando inoltre il fenomeno dello SPAM (messaggi di posta indesiderata). La Posta Certificata garantisce che il messaggio provenga da un indirizzo e-mail certificato, attivato tramite un gestore di posta certificato. Durante la sua trasmissione il messaggio NON può essere alterato e, nel momento in cui esso giunge al server del gestore certificato per l’invio, ottiene un codice identificativo ben preciso che verrà riportato sulla Ricevuta di Accettazione e che corrisponderà anche a quello indicato nella Ricevuta di Consegna. La Ricevuta di Consegna assicura, infatti, al mittente che il messaggio non abbia subito modifiche durante la trasmissione e attesta la certezza dell'avvenuto recapito alla casella destinataria, in modo analogo alla tradizionale raccomandata A/R e con lo stesso valore legale.

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IMPLICAZIONI PSICOLOGICHE ED EDUCATIVE DEL LINGUAGGIO Dal punto di vista educativoterapeutico esistono due codici: il linguaggio ristretto ed il linguaggio elaborato. Un codice ristretto è il modo in cui certi genitori o educatori costringono il bambino a fare una cosa in modo comandato. Un codice elaborato, invece, è è caratterizzato da elaborazioni astratte e complesse, maggiormente analitiche. Pedagogicamente la terapia del linguaggio dice: 1) Il linguaggio elaborato arricchisce il parlato e la coscienza del parlante che sviluppa la capacità del pensiero e stimola il ragazzo ad uscire da un codice ristretto e di solito socialmente subalterno. 2) Il linguaggio ristretto è linguisticamente più povero, si affida più che al messaggio verbale, all’intonazione ed ai gesti. E’ compito di terapeuti ed educatori porre il linguaggio e le sue terapie come via principale alla comunicazione educativa. Il periodo della scuola, materna o dell’obbligo, è il momento in cui il linguaggio diventa conoscenza, personalità, abilità. La comunicazione educativa passa attraverso il linguaggio nel suo momento più alto e privilegiato, non solo come strumento formativo ma come interazione tra conoscenza e ambiente. Il linguaggio diventa regolatore di controllo dei sentimenti e

delle emozioni. Una reazione emotiva confusa può usare il mezzo linguistico per circoscrivere il comportamento razionalizzandolo. Il linguaggio, in tutte le sue manifestazioni espressive ed emotive persegue questo fine, cioè analizza ciò che sta facendo, quale tipo di comportamento è in essere, e quindi realizza il prendere coscienza della propria sicurezza e personalità.

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Sei un medico o uno specialista? Internet è ormai diventato uno strumento fondamentale, utilizzato ogni giorno da milioni di utenti che in Rete cercano la risposta i loro quesiti e problemi. In molti casi anche per problemi di medicina. Siamo specializzati nella realizzazione di siti e portali per aziende ospedaliere, medici generici, odontoiatria ed operatori del benessere. Creiamo, progettiamo e realizziamo siti ad alto impatto professionale, che mostrino la tua professionalità con semplicità, con una grafica accattivante, risultato delle tue esigenze, del tuo gusto e della nostra consulenza che ti accompagnerà durante tutta la fase di creazione del sito. Potrai, tramite il tuo sito, aumentare il numero dei pazienti, fare conoscere la tua professione all’esterno, ampliando il portafoglio pazienti, far conoscere la posizione del tuo studio tramite le nuovissime mappe interattive.Inoltre, se vorrai usufruire del Sistema per la Gestione dei Contenuti, potrai inserire tu stesso, in ogni momento e nella più totale libertà, i contenuti all’interno del tuo sito: consigli, suggerimenti, novità in campo medico, ma anche il tuo curriculum e le esperienze professionali.

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filo diretto

Dott.ssa Carmela Di Blasio

SCRIVICI ANCHE TU A filodiretto@pocketsalute.it Egregia dottoressa. Oggi si parla sempre, troppo spesso di andare dallo psicologo, sono dubbiosa sull’aiuto che uno psicologo può dare, mi chiedo perché andarci quando bastano un pò di buon senso e razionalità per risolvere i propri problemi, non si fa troppa pubblicità su questa professione?

Scrivete a filodiretto@pocketsalute.it pubblicheremo le risposte su questa rubrica. Per rispettare la legge sulla privacy, non sono richiesti dati anagrafici personali, nè indirizzi email o altro. E’ sufficiente indicare uno pseudonimo che verrà utillizzato per poter fornire una risposta al quesito sottoposto.

Le chiedo scusa ma ho difficoltà a credere che bastano colloqui con lo psicologo per farci stare meglio!

Sè, a favore di qualcosa di nuovo ignoto, che, positivo o negativo che sia, rappresenta comunque qualcosa di sconosciuto e quindi di potenzialmente ansiogeno.

Caro scrittore, magari fosse così facile!!! Pochi colloqui con lo psicologo per farci stare meglio, no non è così semplice, non abbiamo la bacchetta magica.

Fare un percorso psicologico oppure andare da uno psicoterapeuta spesso si rivela di aiuto.

Si va dallo psicologo perché a volte attraversiamo periodi della vita che possono essere particolarmente difficili da gestire: un divorzio, una malattia, la perdita di una persona cara, un trauma, situazioni di forte stress, stati di ansia…l’elenco potrebbe continuare all’infinito, tali eventi possono essere comuni, ma di forte impatto impatto emotivo, così eclatanti che possono avere effetti importanti nella vita delle persone. Ma non sono solo gli avvenimenti così “eclatanti” a poter portare effetti importanti sulla vita delle persone: qualsiasi cambiamento infatti può essere vissuto, da alcuni, come destabilizzante (cambiare casa, lavoro, sposarsi, avere un figlio, laurearsi, entrare in menopausa, invecchiare, perdere il lavoro, sentirsi non accettati, isolati etc.), poiché esso può essere accompagnato da vissuti depressivi per la perdita di parti conosciute del proprio

Naturalmente ci sono persone, più fortunate, che hanno consapevolezza delle proprie risorse e, non trovano l’utilità di contattare uno psicologo. Poco tempo fa sono andata per la prima volta dallo psicologo, quasi mi vergognavo, pensavo “se mi vede qualcuno”, ma mi sono fatta coraggio, ho suonato il campanello, da quel giorno sono tornata altre volte, non so se mi sarà d’aiuto, ma ho deciso di affrontare questo percorso. Da alcuni anni soffro di insonnia, riposo male, dopo alcune ore di sonno mi sveglio e trascorro ore nel letto a pensare, pensare, pensare, spesso i miei pensieri diventano incubi, più penso più mi agito meno dormo. Ho deciso di affrontare il mio problema, cercare di capire cosa succede… F. Cara F. penso che hai fatto la scelta giusta, spero che lo psicologo ti aiuti a chiarire le tue idee, i tuoi pensieri, riscrivimi pure per farmi sapere com’è andata. Un grosso un bocca al lupo.

Dott.ssa Carmela Di Blasio Psicologa Cell. 3347591833 filodiretto@pocketsalute.it www.carmeladiblasio.it

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piccola guida al pronto soccorso

a cura della redazione

PILLOLE DI PRIMO SOCCORSO TRASPORTO DI UN FERITO Il soccorritore deve se possibile chiamare i soccorsi e coprire il paziente con coperte o indumenti lasciandolo sul luogo dell'incidente. Non cercare di cambiare posizione all'infortunato finché non sia accertata la natura delle lesioni, a meno che sia assolutamente necessario spostarlo per evitargli danni ulteriori. Affrontare il rischio di muovere comunque l'infortunato: quando si trova a faccia in giù e ha bisogno di essere rianimato o ha difficoltà a respirare per la presenza di acqua o fango; quando si trova in posizione supina, a faccia in su, e la respirazione è ostacolata dal rilasciamento della lingua o dalla presenza di vomito o di altri materiali organici; quando c'è un fattore ambientale come il pericolo di un incendio, di una esplosione, ecc. Valutare la possibilità di adottare la posizione laterale di sicurezza. Se l'infortunato deve essere messo al sicuro, spostarlo nel senso della lunghezza, non di fianco, mantenendo la testa immobilizzata ed allineata col collo e col dorso. Se deve essere sollevato, Il soccorritore non deve piegarlo alzando soltanto la testa e i piedi ma farsi aiutare e sollevare tutto il corpo, in modo da mantenerlo sempre dritto. Non caricare un ferito grave in un automobile per affrettarvi ad arrivare nell'abitato più vicino. Non trasportarlo, se non sdraiato o semi sdraiato. Se deve assolutamente essere trasportato, improvvisare una barella. La cosa migliore può essere una porta o una larga asse. In mancanza di ciò, fare una barella con coperte e bastoni per mezzo di giacche abbottonate con le maniche rovesciate all'interno e i bastoni infilati dentro le maniche. Servirsi di una sedia (portata da due persone) per trasportare un ferito giù per una scala stretta o a chiocciola. Quando si da notizia di un incidente, informare il medico o il personale

dell'ospedale della natura dell'incidente stesso e delle ferite. Chiedere consiglio sul procedimento più sicuro da seguire. Se vi sono dubbi, lasciare il ferito dov'è fino all'arrivo dei soccorsi, assicurandosi che sia al sicuro da altri pericoli. USTIONI CHIMICHE Il soccorritore deve lavare scrupolosamente con acqua la regione colpita per diluire ed asportare la sostanza chimica. Quindi comportarsi come se si trattasse di una ustione da calore. Alcune sostanze, come l'acido solforico e la calce viva, reagiscono con l'acqua producendo grande quantità di calore: in questi casi il lavaggio deve essere continuato per non meno di 10 minuti. Se un occhio è stato colpito dalla sostanza chimica, lavarlo con prudenza ma accuratamente con acqua sterile o con soluzione salina. Coprite con una medicazione sterile e consultate subito un medico. Ustioni e scottature gravi Il soccorritore, se i vestiti dell'infortunato hanno preso fuoco, deve: soffocare le fiamme con indumenti, coperte o tappeti. Tenere il paziente sdraiato per diminuire lo shock. Tagliare via i vestiti dalla zona ustionata. Se vi aderiscono non strapparli: tagliare il tessuto intorno all'ustione. Chiamare un medico o una ambulanza. Non applicare sulle ustioni pomate, oli o disinfettanti di alcun genere. Se l'ustione è grave ma poco estesa, coprire con garze sterili asciutte (non usate mai il cotone idrofilo o il talco!) che, impedendo il contatto con l'aria, ridurranno il dolore e la possibilità d'infezioni. Se l'infortunato è in se, sciogliere mezzo cucchiaino di bicarbonato di sodio e un cucchiaino di sale in un litro d'acqua. Dare da bere al paziente mezzo bicchiere di questa soluzione ogni 10 minuti circa, per reintegrare i liquidi corporei perduti attraverso la pelle ustionata. Se il paziente vomita non insistere a farlo bere.

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prevenzione oncologica

Dott. Donato Natale

TUMORI, NOVE CONSIGLI PER PREVENIRLI: ATTIVITÀ FISICA REGOLARE L’attività fisica, oltre a prevenire molte malattie, ostacola l’insorgenza di alcuni tipi di tumori, in particolare il cancro del colon e quello della mammella. Secondo l’OMS l’inattività fisica sarebbe alla base di 1.9 milioni di morti l’anno, ed in particolare del 10-16% dei casi di cancro al seno ed al colon. In un recentissimo studio, su oltre 100.000 donne seguite per 24 anni, il 31% delle morti premature totali ed il 21% di quelle dovute a tumori nelle non fumatrici, potevano essere correlate con l’inattività fisica. Purtroppo almeno il 60% della popolazione mondiale non raggiunge i livelli d’attività fisica minimi che sarebbero indispensabili per la salute. L’attività fisica influenza numerose funzioni dell’organismo potenzialmente correlate con il rischio di tumori: la funzionalità cardiovascolare e polmonare, la motilità intestinale, la produzione di ormoni, il bilancio energetico, la funzionalità immunitaria e la produzione di sostanze anti ossidanti. Gli effetti negativi della sedentarietà possono in parte spiegare la maggior frequenza del cancro del colon nelle nazioni industrializzate e nelle aree urbane. Anche il rischio di carcinoma della mammella si riduce del 15-30% con l’attività fisica e vi è una correlazione dose-risposta, anche se l’associazione è minore che per il cancro del colon. L’effetto protettivo è dato dalla riduzione del grasso corporeo (e quindi della produzione di estrogeno a partire dagli androgeni) e dalla riduzione dell’insulina e di altre proteine circolanti (che influenzano la disponibilità di estrogeni e di insulina stessa). Un effetto protettivo è stato poi ipotizzato, ma non dimostrato, anche per i tumori della prostata, del testicolo (tramite l’azione sulla produzione di ormoni sessuali),

dell’endometrio e del polmone (per il miglioramento della ventilazione e della perfusione polmonare). Da approfondire ancora il possibile ruolo di altri fattori come dieta, uso di alcool e tabacco e predisposizione genetica. L’attività fisica ha, inoltre, un ruolo importante nel trattamento e nella riabilitazione dei pazienti affetti da cancro, riducendo l’affaticamento, migliorando l’efficienza fisica, influenzando positivamente la qualità di vita, contrastando la depressione e riducendo la comparsa e la progressione di eventuali altre patologie. Un adeguato programma di movimento potrebbe avere addirittura un ruolo preventivo per le ricadute anche grazie all’azione dell’esercizio fisico sul sistema immunitario. Mentre in passato i medici consigliavano generalmente il riposo, alle persone con tumori maligni in stadio avanzato, oggi si va affermando il concetto che il movimento può migliorare la qualità di vita. Per ottenere il beneficio preventivo, è necessario mantenere le buone abitudini (suggeriti 30 minuti di attività al giorno per almeno 4-7 giorni la settimana, ad esempio cammino a passo spedito o in bicicletta). Per essere efficace l’attività fisica deve avere un’intensità sufficiente a produrre una certa sudorazione ed accelerazione del battito cardiaco. Chi inizia è bene che lo faccia gradualmente, ad esempio con 15 minuti di cammino al giorno (alternando 5m di cammino lento con 5minuti di cammino veloce) ed aumentando il cammino veloce di 3 minuti alla settimana fino a raggiungere i tempi consigliati. Molto importante è trovare un amico o un gruppo con cui svolgere l’attività. Se il camminare non è gradito possono essere effettuate attività diversificate (ballo,giardinaggio ecc.) a condizione che ci siano movimento e consumo calorico come per la camminata. L’attività fisica non solo fa bene alla salute, ma è anche molto piacevole, specie se svolta in compagnia. E allora, cominciamo semplicemente a pensarci: il resto forse verrà da sè.

Dott. Donato Natale, Specialista in oncologia Ospedale Civile Santo Spirito, Pescara e-mail: d.natale@pe.nettuno.it

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Dichiaro di aver letto l’impegno di riservatezza e dichiaro di essere maggiorenne.


Qualche consiglio ai genitori

a cura di Roberta Armentano

LA CURA DEI DENTI DA LATTE I denti dei bambini si chiamano “denti da latte” (o decidui), sono più piccoli di quelli degli adulti e sono solo 20 (8 incisivi, 4 canini e 8 molari). I primi a comparire sono gli incisivi centrali inferiori che spuntano a partire dall’età di sei mesi; nell’arco dei tre anni la dentizione si completa. Questi denti, lo sappiamo, sono destinati a cadere e ad essere sostituiti da quelli permanenti ma, anche se temporanei, i denti da latte meritano la stessa cura dei permanenti. Controllare lo sviluppo della dentatura permette di verificare la corretta permuta dell’eruzione dentale, del mantenimento dello spazio fra un dente e l’altro, di prevenire e intervenire sulla formazione della carie. La carie sui denti da latte non è da sottovalutare solo perché il dente verrà cambiato; se non viene curata per tempo può generare infezioni, può essere profonda (raggiungere la polpa proprio come per i denti degli adulti) e causare dolore, di conseguenza, questo mal di denti provocato da una carie non curata porta ad altri problemi come la cattiva masticazione e conseguente cattiva alimentazione o la necessità di estrarre il dente malandato, operazione traumatica a qualsiasi età; per un bambino ancora di più. Cura dei denti significa anche attenzione a quelle abitudini che i dentisti definiscono “viziate” quali la respirazione orale (il bimbo respira con la bocca), la suzione del labbro o del dito (o del ciuccio), la deglutizione atipica (il bimbo per deglutire o ingoiare il cibo non posiziona la lingua sul palato), se prolungate nel tempo, queste abitudini possono creare problemi alle arcate dentali dei bambini. Per fare qualche esempio, se il bambino respira

usando la bocca, significa che rimane sempre a bocca aperta, non socchiudendo mai le labbra i denti tenderanno a crescere “in fuori” sotto la spinta della lingua. La suzione del dito o del labbro inferiore, spinge i denti superiori in avanti, succhiare il ciuccio, invece, crea a bocca chiusa uno spazio fra i denti superiori ed inferiori (si definisce morso aperto); il ciuccio, infatti, ostacola la corretta crescita degli incisivi e dei canini ed inclina all'esterno gli incisivi. Nella deglutizione atipica la lingua non preme sul palato ma spinge sui denti (superiori o inferiori), oppure si pone tra le due arcate dentali, anteriormente o lateralmente. Queste abitudini viziate devono essere riconosciute e curate il più precocemente possibile ma, ancora di più, è indispensabile insegnare ai bambini a prendersi cura di bocca e denti iniziando dalla pratica quotidiana di lavarsi i denti dopo ogni pasto.

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terapia del dolore

Dott. Marco Tarquini

FUGGIRE DAL MAL DI SCHIENA Una galassia di disturbi, più che un’unica malattia e con un record non invidiabile: è una delle prime cause di assenza dal lavoro. Nove mal di schiena su dieci riguardano i fianchi e la zona appena sopra i glutei: si tratta di lombalgia, che colpisce ben 15 milioni di Italiani. Può avere cause diverse: infiammazione dei fasci nervosi che escono dalla colonna vertebrale, ernia del disco, artrosi, contratture muscolari, crolli vertebrali provocati da forme gravi di osteoporosi. Il 90% della popolazione adulta mondiale ne soffre almeno una volta nella vita. Anche gli adolescenti non sono immuni al disturbo, infatti circa il 40% ha dolori alla schiena almeno 1 volta al mese. La lombalgia è un dolore che può essere lieve ma può esacerbarsi fino a divenire insopportabile e limitare molte delle attività quotidiane, come guidare l’auto, camminare, allacciarsi le scarpe, sollevare oggetti leggeri e perfino disturbare il sonno. Quando la lombalgia è acuta, ed è dovuta a contratture muscolari, molte volte bastano degli antidolorifici (sempre prescritti dal medico), riposo per qualche giorno, per poi sottoporsi ad una serie di esercizi fisici per prevenire nuovi attacchi. Ma quando il dolore e l’impotenza funzionale diventano cronici (dura da più di 6 mesi) e nè i farmaci nè i trattamenti riabilitativi hanno successo, allora lo specialista può intervenire con trattamenti chirurgici detti mini invasivi. Tra le numerose tecniche chirurgiche specifiche per il trattamento del dolore lombo sacrale troviamo la Periduroscopia, la Radio Frequenza Pulsata, la Decompressione Discale Percutanea, la Nucleo plastica, la Discolisi

con Ozono e tante altre ancora. Tutte queste tecniche hanno un basso grado di invasività e danno la possibilità al paziente di essere dimesso in giornata o con una sola notte di degenza. Esiste una buona percentuale di successo, circa il 70% dei pazienti trattati a 3 mesi ha un ottimo sollievo dal dolore. Mi preme sottolineare che questi trattamenti sono per la maggior parte indirizzati a diminuire o annullare il processo infiammatorio che causa il dolore, mentre non hanno la capacità di ripristinare la normale anatomia e fisiologia della propria colonna vertebrale che subisce nel tempo modificazioni irreversibili. Del resto, anche per colpa delle innumerevoli cause che possono nascondersi dietro al mal di schiena, oggi non esiste un trattamento unico per il quale ci siano prove schiaccianti di validità. L’unico elemento su cui non ci sono dubbi è un approccio multidisciplinare al problema. Infatti solo la stretta collaborazione di vari specialisti del settore e non da ultimo dello psicologo, ci permetterà di tenere a bada la lombalgia. Dott. Marco Tarquini: Anestesista-Rianimatore Esperto in Terapia Antalgica Attività professionale presso la Casa di Cura Privata “L. PIERANGELI” Pescara

Dott. Marco Tarquini Specialista in Anestesia e Rianimazione Casa di Cura “L. Pierangeli”, Pe Cell. 3341560562 tarquinimarco@alice.it 19


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cardiologia

Dott. Raffaele Luise

L’ABLAZIONE PER INTERVENIRE SULLE ARITMIE CARDIACHE L’ablazione transcatetere delle aritmie cardiache consiste nell’eliminazione (ablazione) del substrato aritmogeno, sede del cortocircuito causa delle tachicardie. Come viene eseguita: mediante l’introduzione percutanea in anestesia locale, attraverso le vene o le arterie, di sonde (elettrocateteri) che permettono l’identificazione del substrato aritmogeno mediante mappaggio elettrico e/o anatomico. L’ablazione può essere eseguita anche durante l’intervento cardiochirurgico direttamente sul cuore, qualora si debba intervenire durante la rivascolarizzazione coronarica e/o la sostituzione protesica di una valvola cardiaca. L’energia impiegata è la radiofrequenza, modulata con controllo di temperatura (50°-60° C), la medesima di un elettrobisturi. Viene prodotta una lesione coagulativa delle cellule cardiache limitata alla lunghezza dell’elettrodo (4-8-10 mm). In alcuni casi viene impiegata la crioablazione che richiede tempi più lunghi (-70° -90°C). Indicazioni: tutte le tachicardie cardiache. Le linee guida prevedono: 1)Tachicardie insensibili al trattamento farmacologico 2)Desiderio del paziente di non assumere la terapia farmacologica efficace. 3)Tachicardie che determinano ipotensione arteriosa, per l’elevata frequenza. Tipi di aritmia trattabili: fibrillazione atriale, flutter atriale, tachicardia da rientro nel Nodo Atrio-Ventricolare, tachicardia da rientro Atrio-Ventricolare (WPW), tachicardia atriale e tachicardie ventricolari. Possiamo distinguere le forme che determinano un singolo circuito, in cui verrà effettuata l’ablazione su substrato anatomi-

Paziente di 35 anni affetto da episodi di tachicardia sopraventricolare rapida accompagnata ad ottundimento del sensorio.

Mappaggio elettrico con elettrocateteri che identifica la sede del substrato (fascio anomalo occulto) sull’anello mitralico anterolaterale

Erogazione di radiofrequenza con interruzione della tachicardia e del fascio anomalo dopo alcuni secondi

co limitato, da quelle in cui sono presenti numerosi circuiti contemporanei, come la fibrillazione atriale in cui il substrato coinvolge le vene polmonari e l’atrio sinistro. Risultati: per i casi di substrato limitato, l'ablazione è efficace nel 90-98% dei casi, eliminando così la necessità di interventi chirurgici o terapie farmacologiche a lungo termine. La fibrillazione atriale invece nel 60-90%. Complicanze: i rischi maggiori sono simili a quelli di una procedura interventistica trans catetere sul cuore circa il 2‰ di mortalità, percentuale veramente minima rispetto ad un intervento chirurgico.

Dott. Raffaele Luise Specialista in Cardiologia Viale J.F.Kennedy 86, Pescara Tel. 085.4711542 luiraf@webzone.it

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fisioterapia

Centro di Riabilitazione e Fisiokinesiterapia Fisioter

CURARE IL MAL DI SCHIENA CON LA POSTURA Quel fastidioso mal di schiena continua a tormentarci e non ci regala un attimo di tregua. Sembra davvero un incubo. Eppure a volte è solo questione di “postura”. Per questo chi non ancora ha mai provato questa patologia può prevenirla proprio seguendo alcune semplici regole. Uno dei modi più semplici ed efficaci per mantenere la colonna vertebrale sana, prevenendo il mal di schiena, è quello di assumere una postura corretta, qualsiasi cosa si faccia. Gli studi dimostrano, infatti, che una buona postura e un buon sostegno muscolare per la colonna vertebrale sono molto importanti per ridurre l'incidenza del mal di schiena e del dolore cervicale. Anche se per un certo tempo non avvertirete fastidi, lo stress a cui sottoporrete la schiena assumendo una postura errata con il tempo potrà causare seri problemi a muscoli, tendini, dischi e articolazioni. A questo punto viene spontaneo chiedersi quale sia la postura giusta. Una postura corretta si ottiene tenendo ogni parte del corpo allineata con le zone correlate, cosa che garantisce un buon equilibrio e sostegno. Stando in piedi assumerete una postura corretta se sarà possibile tracciare una ideale linea retta che, dal lobo dell'orecchio, scende attraverso la spalla, l'anca e il ginocchio fino al centro della caviglia. È ovvio che non starete in piedi tutto il giorno, quindi è necessario assumere la postura giusta a seconda della vostra attività: stare seduti, piegati, distesi o accovacciati. È anche importante mantenere la postura corretta quando passate da un'attività o da una posizione

all'altra, muovendovi con scioltezza e con calma, per evitare scatti, movimenti bruschi e pressione inopportuna sulle varie parti del corpo. Quando avrete preso dimestichezza con tutto questo, i movimenti diventeranno automatici e richiederanno solo un minimo sforzo. Questi sono alcuni consigli da eseguire per una corretta postura quando si è in piedi. State con il peso per lo più sugli avampiedi e non sui talloni; sarebbe auspicabile tenere i piedi leggermente divaricati (circa la larghezza delle spalle); lasciare pendere le braccia sui fianchi. Bisognerebbe, inoltre, evitare di avvicinare fra loro le ginocchia; portare il mento al livello della testa, assicurarsi che la testa sia ad angolo retto con collo e spina dorsale e non protesa in avanti. E infine il consiglio è di stare dritti e a testa alta, con le spalle dritte. Se state in piedi a lungo, spostate il peso da un piede all'altro oppure dondolando avanti e indietro, su dita e talloni. Appoggiatevi contro un muro con le spalle ed i glutei. In questa posizione, anche la testa dovrebbe toccare il muro. La postura corretta quando si cammina prevede che voi teniate la testa alta e gli occhi che guardano dritto davanti a voi, che evitiate di spingere la testa in avanti e manteniate le spalle opportunamente allineate con il resto del corpo.

Gianna D’Innocenzo, Direttore Generale Centro Fisioter Via Giolitti, 2/4, Montesilvano Tel. 0854451155 3347702829 337664425

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consigli utili per vivere meglio

a cura di Roberta Armentano

SE IL PRURITO DIPENDE DAL BUCATO I dermatologi la chiamano DAC, è la così detta dermatite da contatto: una reazione allergica della pelle conseguente all’intolleranza dell’epidermide di alcune sostanze. In Italia dichiarano di esserne affetti il 15% delle donne e il 7% degli uomini. I fastidiosi pruriti, a volte vere e proprie eruzioni cutanee su tutto il corpo, fanno scattare dei meccanismi ossessivi di “caccia al colpevole”. Attraverso i test di rilevazione spesso si scopre che a scatenare le reazioni allergiche sono i prodotti che usiamo per le pulizie domestiche o i detersivi per i nostri capi. Ne parliamo con Francesco Gallo, amministratore dell’azienda Gallo di Genova da un secolo impegnata nella produzione di prodotti per la detergenza domestica di alta qualità che negli ultimi anni ha commercializzato una linea di detersivi, ipoallergenici e non irritanti, la cui formula è stata certificata dall’ISPE, uno dei più accreditati laboratori di analisi dermatologiche. “E’ normale – ci dice il Dott. Gallo quando ci sono reazioni allergiche da contatto, pensare che i responsabili possano essere alcuni tipi di tessuti, ma mai i detersivi, visto che erroneamente si ritiene che gli stessi vengano eliminati dai nostri vestiti nel momento del risciacquo finale. In verità gli agenti chimici preposti alla detergenza si risvegliano nei momenti di sudorazione”. E per quanto riguarda i prodotti per le pulizie domestiche? “Una ricerca da poco pubblicata sulla rivista scientifica Annals of Allergy, Asthma and Immunology arriva alla conclusione che le pulizie di casa possono risultare pericolose a causa della tossicità dei prodotti utilizzati, soprattutto per le

I TEST Per verificare se un prodotto è ipoallergenico o irritante si eseguono test cutanei su volontari umani consenzienti: Test 1: Si applica una pezza di tessuto lavata con il prodotto sulla cute della schiena con modalità occlusiva per 48 ore. Test 2: Si riempiono delle cellette cilindriche di alluminio con il prodotto e si applicano a diretto contatto con la pelle per 30 minuti. Valutazione: Subito dopo la rimozione e dopo 24 e 48 ore si effettua un controllo dermatologico per evidenziare l’eventuale comparsa di reazioni cutanee allergiche.

casalinghe asmatiche, più soggette a gravi disturbi respiratori. Purtroppo si tratta dell’ennesima conferma di un pericolo già evidenziato l’anno scorso dalla Società Italiana di Dermatologia Allergologica, Professionale e Ambientale che attraverso un rapporto dettagliato ha denunciato la condizione di un’alta percentuale di casalinghe e colf affette da fastidiose allergie della pelle. Sotto accusa sempre i detersivi e i prodotti per la pulizia domestica”. Utilizzare molti prodotti per la pulizia e l’igiene della casa può essere un rischio anche per chi aspetta un bambino? “Purtroppo sì, lo conferma una recente ricerca inglese condotta dall’Avon Longitudinal Study of Parents of Children; un istituto dell’Università di Bristol che ha seguito circa tredicimila bambini da prima della nascita sino a dopo i 16 anni. Lo studio rivela che l’esposizione ad agenti chimici contenuti nei prodotti igienizzanti aumenta, del 41%, le probabilità di ammalarsi d’asma a partire dal settimo anno di vita. Un rimedio – conclude il Dott. Gallo - è l’uso di detersivi ipoallergenici e non irritanti, come consigliano molti dermatologi”. Per conoscere i punti vendita ed avere maggiori informazione sui prodotti anallergici USE consultate il sito www.use.it

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Casa di Cura "Villa Serena" Unità Operativa di Medicina e di Riabilitazione Respiratoria

tel. 085 – 9590326/9590465 TRATTAMENTO NON FARMACOLOGICO DELLE MALATTIE POLMONARI Le malattie respiratorie sono fra le maggiori cause di mortalità e di compromissione della funzione polmonare. Inoltre, a causa dei sintomi (l’affanno – dispnea - in particolare), creano difficoltà nell’eseguire le normali attività quotidiane e portano ad una riduzione della performance fisica (disabilità). La terapia farmacologica si è rivelata molto efficace nel controllare i sintomi e, in alcuni casi, anche nel rallentare la progressione della malattia ma spesso non riesce a incidere ulteriormente sulla qualità di vita del paziente. La riabilitazione polmonare ha lo scopo di far recuperare ai pazienti uno stile di vita indipendente, più produttivo e soddisfacente impedendo l'ulteriore deterioramento clinico, compatibilmente con lo stato della malattia. Integrando la terapia farmacologica con le tecniche riabilitative, si riduce ulteriormente la sintomatologia migliorando la qualità di vita con conseguente, dimostrata, riduzione dei ricoveri ospedalieri e complessivo risparmio di risorse (Società Europea di Pneumologia). La riabilitazione respiratoria è un programma multidisciplinare di cura per pazienti con disfunzioni respiratorie, programmato "su misura" per ottimizzare l'autonomia e la performance fisica e sociale (American Thoracic Society) sia in fase post-acuta (a seguito di esacerbazione di patologia respiratoria cronica) per migliorare le funzioni residue e prevenire le complicanze dovute all'ospedalizzazione, sia nella stabilità clinica per migliorare la qualità di vita. Nei soggetti sottoposti a intubazione o con tracheostomia (trattati con ventilazione meccanica invasiva prolungata per patologie respiratorie, neuromuscolari, o cardiovascolari) l'intervento riabilitativo è volto allo svezzamento dalla ventilazione meccanica ed al reinserimento domiciliare, in caso di parziale o totale dipendenza dalla ventila-

zione meccanica. Quasi tutte le affezioni toraciche e polmonari traggono beneficio da un programma riabilitativo. Dovrebbe essere previsto un programma riabilitativo per: i soggetti sottoposti a interventi di chirurgia toracica o cardiochirurgica, Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), Bronchiectasie, Malattie Neuro-Muscolari (Distrofie Muscolari, Sclerosi Laterale Amiotrofica, Sclerosi Multipla), Insufficienza Respiratoria. In particolare, la ridotta tolleranza allo sforzo del paziente BPCO è dovuta all’instaurarsi di un circolo vizioso per cui il paziente riduce l’attività fisica, a causa della dispnea, e tende a perdere trofismo e forza dei muscoli sia respiratori che degli arti. Questa spirale negativa si rinforza anche attraverso fattori concasuali come l’ansia e la depressione e altre patologie concomitanti, come la cardiopatia ischemica e lo scompenso. Il paziente sviluppa quindi disabilità, con perdita dell’autonomia e peggioramento, talora drammatico, della qualità di vita. Non c’è nessuna limitazione d’età al trattamento riabilitativo respiratorio se non l’incapacità, o la non volontà, a partecipare. A seconda della severità della malattia, gli interventi devono essere svolti in regime di ricovero nei casi più severi (patologia instabile, concomitanti affezioni cardiache o problemi di trasporto), o in regime di day-hospital o ambulatoriale nelle situazioni di maggiore stabilità clinica e nei meno compromessi.

Dott.Giuseppe De Matthaeis, Specialista in Medicina Interna e Fisiokinesiterapia Respiratoria Primario di Medicina e referente sezione di Riabilitazione Respiratoria 26 Casa di Cura “Villa Serena”, Città Sant’Angelo (Pescara)


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IN AUTUNNO TORNA LA TIROIDITE SUBACUTA Con l’arrivo dell’autunno torna di attualità una patologia della tiroide che è verosimilmente di origina infettiva: la tiroidite subacuta, altrimenti detta tiroidite granulomatosa o di De Quervain. E’ un’infiammazione acuta della tiroide caratterizzata da febbre, dolore al collo e da un decorso clinico durante il quale si ha inizialmente una fase caratterizzata da eccesso di ormoni tiroidei, a cui segue un periodo di ipotiroidismo per tornare alla fine ad un normale funzionamento della tiroide. Sebbene la causa della malattia non sia precisamente nota, essa è considerata una patologia virale perchè è spesso preceduta da una infezione delle vie respiratorie superiori, perche’ ha un picco di frequenza durante la stagione autunnale, perchè geograficamente segue la distribuzione tipica di alcune famiglie di virus. Tuttavia, la possibilità di contagio e’ limitata e la possibilità di assistere alla contemporanea presenza della tiroidite in più componenti della stessa famiglia è assai rara. Nella fase prodromica della malattia si può avvertire malessere, dolori articolari e muscolari, ma la caratteristica principale della tiroidite subacuta è il “mal di gola”, un forte dolore al collo che si propaga verso l’orecchio e che si accentua soprattutto durante la deglutizione; esso è accompagnato da febbre, che può essere lieve ma che può raggiungere anche i 40 gradi. Un’altra peculiarità della tiroidite subacuta è la “migratorietà” del dolore che spesso compare ad una metà del collo per poi spostarsi con il tempo alla metà controlaterale. Si aggiungono poi i sintomi specifici della disfunzione tiroidea, ovvero, durante la fase di eccesso degli ormoni tiroidei,

dimagrimento, palpitazioni, irritabilità eccessiva sudorazione. Questa fase della malattia dura generalmente 4-6 settimane e può essere controllata mediante l’uso di antinfiammatori (eventualmente anche cortisonici); ovviamente questo tipo di “mal di gola” virale non è responsivo alla terapia antibiotica. Non è neanche opportuno usare farmaci antitiroidei per curare l’eccesso degli ormoni perchè esso non è dovuto ad un aumentato funzionamento della tiroide ma alla immissione nel sangue di ormoni già formati e immagazzinati all’interno della tiroide. Una volta che il dolore e la fase acuta sono terminate si assiste nella maggioranza dei pazienti alla successiva fase di ipotiroidismo che non determina generalmente alcun sintomo e anche il tanto temuto aumento di peso, che viene sempre associato alla riduzione degli ormoni tiroidei, non ha il tempo di manifestarsi, visto che la fase ipotiroidea è generalmente di breve durata (2-8 settimane). In oltre il 90% dei pazienti entro 3-6 mesi dall’esordio della tiroidite si ha la risoluzione completa con ripristino della normale morfologia e funzione tiroidea, mentre in una esigua minoranza si assiste alla persistenza dell’ipotiroidismo che in questo caso richiede la necessità di iniziare la terapia sostitutiva con ormone tiroideo (L-T4).

Prof. Giorgio Napolitano Professore Associato di Endocrinologia Scuola di Specializzazione di Endocrinologia e Malattie del Ricambio Università “G. d’Annunzio”di Chieti-Pescara

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odontoiatria

Dott. Umberto Preite

LA SALUTE DEI NOSTRI FIGLI PASSA ANCHE DALLA SALUTE DEI LORO DENTI E’ ormai affermata convinzione che i denti dei nostri figli vanno difesi con pazienza e con perseveranza: non è facile ma è assolutamente necessario. La crescita dei bimbi oggi, specie nei paesi più sviluppati, è seguita meticolosamente sin dai primi mesi di vita, quindi è necessario che genitori, pediatri ed odontoiatri prendano coscienza che anche la salute dentale deve essere monitorizzata. Sia ben chiaro che si devono rispettare carattere e psicologia di ogni bimbo, perchè i bimbi non sono “piccoli adulti” ma hanno bisogno di noi per superare le l’ostilità verso ciò che non capiscono. Il modo più semplice di aiutarli a fidarsi di noi è dire loro sempre la verità, immergendosi nel loro mondo semplice ed allo stesso modo tanto particolare. L’eruzione dei denti da latte (decidui) inizia intorno ai 4 -6 mesi di vita e finisce intorno ai 3 anni. I denti decidui in totale sono 20 e la loro salute non deve assolutamente essere sottovalutata poichè sono fondamentali per la masticazione, l’articolazione dei suoni e delle parole, la corretta eruzione dei denti permanenti e la normale crescita scheletrica. I denti permanenti cominciano ad erompere intorno ai 6 anni fino circa ai 20; ogni adulto avrà alla fine una dentizione permanente di 32 denti (compresi i 4 denti del giudizio). L’età da seguire con particolare attenzione è tra i 6 ed i 12 anni circa (età della dentizione mista). Nella mia ormai ventennale esperienza ho constatato che il miglior modo per preservare la salute dentale dei nostri bimbi è creare sempre un approccio, il più dolce e sereno possibile, con il loro odontoiatra. E’ fondamentale che i bambini vadano dal dentista disinvolti e tranquilli e che lì trovino un ambiente allegro e sereno, dove qualora

ve ne fosse l’esigenza è anche consigliabile rinviare la seduta pur di non traumatizzare il bambino. La famiglia, la scuola e la stessa struttura odontoiatrica devono giocare un ruolo fondamentale nel non demonizzare la figura del medico, perché ciò influenzerebbe la flebile e semplice psicologia del bambino. Oltre ai controlli presso il pediatra consiglio sempre delle visite odontoiatriche, semplici e delicate, nel periodo della dentizione decidua (6 mesi-3 anni); al contempo sensibilizzo l‘intera famiglia ad una corretta alimentazione, con un giusto apporto di fluoro, ad un corretto uso di biberon e ciucciotti, ponendo particolare attenzione ai traumi dentali derivanti da cadute accidentali. Tra la dentizione decidua e quella mista istruisco i genitori ad una corretta igiene dei denti dei propri figli, perchè diventi una pratica comune a tutta la famiglia. Dai 3 ai 5 anni, poichè la situazione è piuttosto statica, propongo visite semestrali; dai 5 ai 12 anni visite quadrimestrali, durante le quali, oltre alla cura di eventuali carie, sono indispensabili la fluoroprofilassi ambulatoriale e la sigillatura dei solchi. E’ d‘obbligo sottolineare la validità di questa pratica nel proteggere le superfici masticatorie dei denti posteriori dall’attacco della carie; le superfici vengono protette da una speciale resina molto fluida che viene fatta indurire con lampade alogene senza l’ausilio di alcuno strumento traumatico come ad es. il trapano. Non da ultimo va considerata la straordinaria opera di sensibilizzazione che l’intera equipe dei miei studi fa sui piccoli pazienti attraverso ripetute e sistematiche lezioni di igiene orale, attraverso incontri periodici di gruppo anche con l’ausilio di video proiezioni animate , nonché di materiale cartaceo e gadget tematici. Dott. Umberto Preite: Specialista in Chirurgia Generale Perfezionato in Parodontologia Clinica ed Implantologia Clinica e Biomateriali Via Firenze104 Pescara Tel. 085 4227128 Via Asiago12 San Benedetto del Tronto (Ap) Tel. 0735 781303

Dott. Umberto Preite, Medico Chirurgo–Odontoiatra Via Firenze104 Pescara 65122 Tel. 0854227128 preiteumberto@libero.it 28


salute

Dott. Umberto Preite

ALITOSI ,COME CI SI DIFENDE ? Per alitosi si intende l’emissione di aria maleodorante con il respiro e con la fonazione. Oltre il 55 % della popolazione mondiale è affetto da questo disturbo nelle sue forme più varie , ed è proprio questa percentuale che ci dà la prova tangibile della valenza sociale che l’alitosi ha assunto. Oggi l’immagine personale nel relazionarsi con la società è diventata un’esigenza fondamentale e proprio questo induce il soggetto affetto da alitosi, soprattutto quello consapevole di esserlo, ad isolarsi o comunque a ridurre al minimo le relazioni interpersonali con notevole decadimento della qualità della vita di tutti i giorni. Questo disturbo può essere causato da alcune malattie sistemiche, da farmaci che causano xerostomia, ma in più del 90% dei casi è in diretto rapporto con le condizioni del nostro cavo orale. Scarsa igiene orale, carie dentali, protesi mal eseguite, ricostruzioni dentali decadenti , gengiviti e parodontiti, mancata asportazione della placca dal dorso linguale ecc. sono le cause più frequenti dell’alitosi ad origine dal cavo orale. I batteri gram negativi anaerobi presenti in notevoli quantità nelle condizioni sopraelencate degradano le sostanze organiche proteiche contenute soprattutto nella placca producendo i cosiddetti composti volatili solforati come il solfuro di idrogeno, il metilmercaptano, l’acido isovalerico, ed infine composti amminici quali putrescina e cadaverina . Da tutto ciò si può facilmente dedurre che è il dentista è il primo professionista a cui rivolgersi nel caso in cui tale disturbo dovesse presentarsi. E’ inoltre importante sottolineare come in particolare la “piorrea” , più correttamente

definita parodontite, si manifesta quasi sempre con l’alitosi; si può dedurre da ciò come sia importante non trascurare la presenza di questo disturbo perché lo stesso potrebbe portare alla scoperta di una patologia così subdola e pericolosa per i nostri denti. Un altro caso meritevole di attenzione è l’alitosi presente nei pazienti affetti da respirazione orale , nei quali frequentemente si verifica lo scolo di secrezioni mucose dal naso provocato dalle patologie infiammatorie che sono alla base dell’ostruzione nasale. Nella diagnosi e nella misurazione del livello raggiunto dall’alitosi è utilissimo l’uso di uno strumento chiamato HALIMETER che ci permette di misurare la quantità dei composti volatili solforati responsabili del problema. Anche i test microbiologici atti alla ricerca qualitativa e quantitativa dei germi anaerobi del cavo orale può aiutarci ad individuare ed a debellare l’alitosi. A questo punto è importante che un concetto sia ben chiaro: nella quasi totalità dei casi l’alitosi è un disturbo assolutamente eliminabile e controllabile. Detto ciò appare evidente che nell’alitosi ad origine dal cavo orale la soluzione del problema sarà legata all’applicazione di rigorose sedute di igiene professionale, all’eliminazione di tutte quelle condizioni di raccolta della placca, all’educazione del paziente affinchè lo stesso possa condurre nella vita quotidiana una rigorosa igiene domiciliare importantissima al controllo nel tempo del disturbo. Ci sarebbe ancora tantissimo da dire su questo particolare e molto fastidioso problema ma concludo con un’ultima precisazione facendo riferimento a quel 10% di casi in cui l’alitosi non è causata da problemi del cavo orale, bene non bisogna in questo caso lesinare dall’andare a consultare altri specialisti quali gastroenterologi, pneumologi ecc. magari dopo aver consultato un odontostomatologo che abbia escluso cause ben più frequenti quali quelle presenti nel cavo orale.

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Ministero della Salute

a cura della redazione

TUTELA DEL BENESSERE DEGLI ANIMALI Con la “tutela del benessere degli animali” si intende riconoscere agli animali un loro ruolo ed un loro habitat considerandoli nostri coinquilini terrestri, ridimensionando lo sfruttamento e l’assoggettamento da parte dell’uomo. Vi sono condizioni di vita degli animali per le quali la società, la scienza ed il legislatore possono stabilire requisiti di benessere, dopo averne identificato esigenze fisiologiche ed etologiche. A tal fine è stato attivato dal Ministero della salute un Centro di referenza nazionale per il benessere animale presso l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell' Emilia Romagna. Il concetto di benessere si inserisce in particolare nel rapporto uomo-animale da compagnia o da affezione, dove vanno definite le migliori condizioni di ambiente, di alimentazione e di utilizzazione degli animali. Ne è un esempio l’Accordo Stato-Regioni del 28 febbraio 2003 recante Disposizioni in materia di benessere degli animali da compagnia e pet therapy. Col progressivo miglioramento della qualità della vita l’uomo ha sempre più accentuato la tendenza a considerare gli animali non solo come fonti di servizi e nutrimento, ma anche come preziosi compagni della propria esistenza, ai quali si possono rivolgere sentimenti di amore avendo la certezza della loro capacità di ricambiarli abbondantemente. Il crescente interesse verso gli animali da compagnia trova un ulteriore motivazione nella fisionomia dell’attuale organizzazione sociale, caratterizzata da nuclei familiari sempre più ridotti, col conseguente aumento delle persone sole e quindi

bisognose di affetto e compagnia. Il mondo occidentale è sempre più popolato di animali e le cifre lo dimostrano ampiamente; negli Stati Uniti d’America vivono presso le famiglie 63 milioni di gatti e 54 milioni di cani e vengono spesi, per il loro mantenimento, 17 miliardi di dollari l’anno (cifre relative al 1995). Anche gli italiani, per avere modificato i loro rapporti sociali, hanno manifestato una crescente interesse per gli animali da compagnia adottandone un congruo numero. Da un’indagine Doxa del 1996 risulta che in una famiglia su tre sono presenti animali da compagnia, di cui: 8 milioni di gatti, 6,8 milioni di cani, 12 milioni di uccelli, 6 milioni di pesci d’acquario, di tartarughe, di animali esotici, circa 33 milioni complessivamente con una spesa che dovrebbe aggirarsi intorno ai 4 miliardi di euro all’anno. Queste specie animali fanno parte della cosiddetta famiglia allargata nella quale, oltre ad essersi guadagnate, con l’affetto o con la semplice presenza, un posto di membro effettivo, ricoprono, sempre più spesso, un ruolo nuovo e coinvolgente, a volte positivo per la salute umana. Per maggiori informazioni visitate il sito http://www.ministerosalute.it

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speciale

in collaborazione con il Vides Pescara Onlus

Emergenza terremoto: concluso il progetto di aiuto Sabato 21 Novembre 2009 si è concluso il progetto che l’associazione Vides Pescara Onlus ha posto in essere relativamente all’aiuto al Comune di Villa Sant’Angelo (Aq), dopo gli eventi del 6 Aprile scorso. Il sole ci ha accompagnato presso l’ormai ex campo di Villa Sant’Angelo, gli unici container rimasti, quelli relativi agli uffici del Comune, risaltavano tra la terra e la breccia del terreno che ha ospitato la tendopoli. L’effetto è stato strano, da un lato la tristezza di quella desolazione, dall’altro la consapevolezza che una fase è finita e che ne inizia un’altra altrettanto dura per la gente di Villa Sant’Angelo. Ad accoglierci il sindaco dott. Pierluigi Biondi e buona parte dell’amministrazione comunale. Le attrezzature che abbiamo donato (televisore, mixer, microfoni, casse ecc.) sono state molto apprezzate in quanto permetteranno loro di svolgere manifestazioni e riprendere la vita associativa che, al momento, sembra essere una delle cose più urgenti. Abbiamo visitato il villaggio, quasi terminato del tutto, ed abbiamo parlato con alcuni abitanti che sono stati ben lieti di condividere la loro esperienza con noi. La voglia di comunicare era tangibile tanto che uno di loro, il sig. Nevio Di Michele, ci ha invitato a visitare la sua nuova casa dove abita da solo. La “casetta” è molto carina sia all’esterno che all’interno ed il sig. Nevio si e dichiarato soddisfatto della nuova sistemazione. Oltre agli arredi avuti con l’abitazione vi erano foto, quadri ed oggetti della sua “vecchia” vita che aveva preso dalla sua abitazione non agibile. Ivana Zuccarini Presidente Vides Pescara O.N.L.U.S. Via Montanara 29, Pescara Tel. e Fax 085 73451 info@videspescara.org

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solidarietà

Vides Pescara Onlus

gli speciali di Pocket Salute! Altri abitanti ci hanno raccontato la loro determinazione a riprendere il lavoro, una coppia in particolare si stà attivando, anche se con molte difficoltà, a riaprire il ristorante che aveva prima del sisma. Salutando il sindaco e gli assessori ci siamo dati appuntamento a primavera in quanto, anche se il nostro progetto di aiuto è finito, continua quello di amicizia. La speranza è un essere piumato che si posa sull’anima, canta melodie senza parole e non finisce mai… Emily Dickinson Un grazie di cuore alla redazione della rivista Pocket Salute che ha dimostrato grande sensibilità dando visibilità a questo nostro percorso solidale. Ivana Zuccarini Presidente Vides Pescara Onlus Per condividere concretamente le attività dell’Associazione, nella prossima dichiarazione dei redditi dona il 5 x mille indicando CF 91076170686, oppure invia un piccolo contributo sul C/C. postale n° 77885523 intestato a Vides Pescara Onlus. Per maggiori informazioni: Vides Pescara Onlus Via Montanara 29, 65123 Pescara Tel. 08573451 www.videspescara.org info@videspescara.org Ivana Zuccarini 328 4545605

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reflessologia

Mara Parisse, Reflessologa

PERDERE 30 KG IN 4 MESI CON IL TRATTAMENTO DIETETICO NATURALE Abbiamo lungamente ribadito il concetto e la differenza tra trattamento dietetico e dieta: la perdita di peso con distruzione di aposità l’una, e la semplice diminuzione di peso l’altra. Questa volta, invece, ci occupiamo dei piccoli “nei”, chiamiamoli così, che possono accompagnare questo trattamento. Iniziamo col dire che non ci sono effetti collaterali ma solo piccoli disturbi - fastidi che potrebbero crearsi (non è sempre dato). L’integratore proteico in quanto essenzialmente composto da proteine del latte ha un suo retrogusto: è consigliabile berlo freddo per evitare questo sapore “pesante”. Nella realtà comunque il pesante è un aggettivo appropriato: l’integratore, infatti, copre il 50% dell’alimentazione giornaliera, per questo va bevuto lentamente. Le proteine del latte, per coloro che non sono abituati al gusto, possono creare sensazione di disgusto...ripetiamo sensazione. Inizialmente, dal momento che il fisico deve imparare a metabolizzare correttamente, si può pensare di ridurre l’integratore, per la pesantezza di cui sopra. Nulla di più scorretto! L’organismo, per ricominicare a funzionare perfettamente, ha bisogno di carburante appropriato. Tra l’altro, così come per l’autovettura in riserva c’è la spia che lo segnala, per noi in trattamento dietetico è lo stomaco che da il famoso “crampo di fame”. Ciò significa semplicemente che è ora della “poppata”: l’integratore a base di proteine del latte, da me simpaticamente chiamato “biberon”. Così come pure l’altalenanza del peso

durante la giornata: il neonato si pesa al mattino, anche noi! Durante le poppate il peso può variare quindi bisogna tenere conto solo del dato mattutino. Se si è tanto accorti da prestare attenzione ai segnali che vi ho descritti (e credo che siano davvero pochi se servono a raggiungere un definitivo benessere psico-fisico) non avremo null’altro di significativo a parte un paio di fastidi transitorii. Sappiamo tutti che, nel ridurre peso, lo scheletro deve riadattarsi in postura e movimento. Questo comporta delle dolenzie a metà colonna, classiche dell’essere più leggeri; questo vuol dire, solamente, che si sta riacquistando elasticità: gli anelli si riposizionano ed il tronco torna ad essere eretto con spalle larghe (ricordiamo che l’obeso tende ad avere una postura ad U.) Credo di aver affrontato l’interno del percorso del trattamento dietetico naturale per la distruzione di adiposità localizzate come meglio non potevo. Mi auguro di essere stata esauriente ed esaudiente in proposito e, soprattutto, di avere invogliato anche qualche pigro a riguardo. Tengo a ricordare che la diminuzione del peso è certa ma soprattutto che è garantito il mantenimento del peso con tutto il conseguente rimodellamento corporeo. Senza mai rinunciare al piacere di un pasto sano e gustoso...La mia statistica ad oggi stima una perdita di peso di 30 kg in 4 mesi.

Mara Parisse, Reflessologa e Puericultrice, Professionista dei rimedi naturali Via Solferino 5 p.t. 65123 Pescara Tel. 085 77284 Cell. 339 7274588

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benessere

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CONTRO L’OSSIDAZIONE DEL FORMAGGIO E venne l’era del Salvaformaggio. Dopo aver prodotto il Salvapane, un cestino per la conservazione del pane fino a sette giorni, ora è la volta di un altro prodotto che promette di abbattere spese inutili. La prima battaglia, dunque, è stata contro muffe e batteri. Una battaglia vinta, a giudicare dalle oltre cinquantamila famiglie che l’hanno acquistato. Ora sarà rivolta all’ossidazione. Contro gli sprechi e il caro-vita l’azienda abruzzese “Acqua e Sapone” (diffusa capillarmente in Italia in controtendenza alla grande distribuzione) lancia sul mercato un sacchetto che promette di conservare il formaggio stagionato più a lungo possibile. E così non sarà più necessario gettare via la prima fetta di formaggio che sta andando a male dopo appena qualche giorno dall’acquisto. Ma servirà anche per garantire l’igiene del prodotto nei luoghi di refrigerazione. Il sacchetto dai molteplici colori, infatti, non assorbe odori e neppure li diffonde. Al costo di 6 euro e 90 centesimi la novità sta già riscuotendo un grandissimo successo. Sta andando letteralmente a ruba negli 800 negozi specializzati della catena. Il rivoluzionario e innovativo sacchetto è frutto di una ricerca durata un anno svolta dall’azienda capitanata da Angelo Barbarossa ed è destinata ai formaggi stagionati. Facendo un po’ di conti è facile capirne il risparmio. Sul bancone i prezzi di parmigiano, provolone e pecorino vanno dai dieci ai venti euro al chilogrammo, per poi finire nel cestino dell’immondizia quando si ossida la prima fetta. La spesa del sacchetto, dunque, basterà per ripagare una volta per tutte l’acquisto del cestino. I soliti pezzi di carta con cui sono avvolti gli alimenti non

facilitano la loro conservazione. Il Salvaformaggio, invece, blocca la stagionatura. La caciotta o la fetta di formaggio vengono infilati nel sacchetto, senza pellicole o involucri di nessun genere ma in diretto contatto con il tessuto traspirante del sacchetto. Quest’ultimo si chiude e si ripone in frigo abbandonando anche i timori legati a ossidazioni. Tuttavia vi sono alcune semplicissime regole da rispettare. Certamente è necessario svuotare periodicamente il sacchetto, eliminando le briciole di formaggio ed esponendolo al sole o a qualsiasi fonte di calore, dopo averlo accuratamente rivoltato. Questo consente di eliminare l’umidità accumulatasi durante la conservazione del formaggio. Dopo un assiduo uso del prodotto lo speciale tessuto in cui è realizzato permette di essere lavato periodicamente in lavatrice. Così il provolone, la caciotta, il pecorino o il parmigiano durano di più, vengono conservati al meglio e chiaramente tutto questo permette di risparmiare sull’acquisto di pezzature maggiori. In più il nuovo cestino vivacizza la tavola. Qualcuno, tra l’altro, lancia anche un’idea: si possono usare colori diversi per diversi tipi di formaggio contenuto. Sarebbe uno splendido modo per un diverso pic-nic all’insegna della vivacità.

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benessere

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A TAVOLA PIU’ COLORE NEI PIATTI! CREIAMO UN ARCOBALENO DI SALUTE Oggi nella giungla delle diete “fai da te”, negli infiniti modelli alimentari proposti ogni giorno, non ci accorgiamo che tutto ciò che può esserci utile nel mantenimento del peso corporeo e di uno stato di salute ottimale ci viene offerto dalla natura. Spesso nelle diete comuni si parla di carboidrati, proteine, grassi e vengono tralasciati i sali minerali, le vitamine e gli antiossidanti naturali, e soprattutto l’acqua che sono invece fondamentali per il nostro organismo. La natura ci mette a disposizione di tante sostanze preziose, sottoforma di micronutrienti, attraverso semplici alimenti e ci permette di riconoscere tali principi dai diversi colori dell’alimento stesso. Il tris ottimale per la salute è infatti rappresentato da: antiossidanti naturali, vitamine (A, B, C, D, E, K) o “alfabeto della salute”, sali minerali. In passato, nell’età dei metalli, si potevano gustare frutta e verdura. All'epoca degli antichi egiziani, si mangiava pane di orzo. Gli egiziani usavano poca carne, ma molto pesce sotto sale, affumicato o seccato al sole, formaggio, legumi e frutta. Nel 1000 a.C i Fenici si alimentavano con zuppa di farro o legumi, orzo, cipolle, insalate. In una famiglia ricca si gustava dell'ottima selvaggina, in una povera, invece, si assaporava del buon pesce. Tra il VII e il IV secolo a.C. gli Etruschi consumavano la farinata di cereali, un piatto tradizionale, e insieme a questa anche farro, orzo, legumi, frutti selvatici, latte e formaggio di capra. Gli alimenti più consumati erano pane e olive, polenta e verdure cotte o crude, pesci in salamoia, frattaglie, conserve sotto aceto e castagne. Dal 1500 al 1600, con la scoperta

dei nuovi continenti arrivarono le patate, il riso, il mais, gli asparagi, gli spinaci. Tra il XVI e il XVII secolo, il mais e la polenta diventarono alimento di base dei contadini, soprattutto nell'Italia settentrionale, mentre nel 1769 a causa della grande carestia l’alimentazione era a base di patate. Questo piccolo viaggio nel tempo sta a dimostrare quanto diversa sia l’alimentazione dei nostri antenati dalla nostra spesso ricca di alimenti grassi e zuccheri raffinati. E’ importante portare in tavola piatti nuovi ricchi di semplicità e di sostanze naturali preziose (antiossidanti), che sono un antidoto naturale contro l’invecchiamento, e sono utili nella prevenzione di malattie croniche. Tra essi ricordiamo: •Antociani di frutta e ortaggi, ai quali conferiscono le sfumature del rosso e del blu. (es. licopene del pomodoro); •Polifenoli del tè verde, con colore rossoarancio (catechine); •Isoflavoni della soia (genisteina e daidzeina, fitoestrogeni) con colore bianco; •Isocianati delle verdure verdi (isotiocinati); •Quercetina delle mele, vino rosso, cipolle. Partiamo allora da piccoli cambiamenti, non ripetiamo inutilmente “da lunedì inizio la dieta”, ma iniziamo a pensare “che il cibo sia la mia medicina, che la medicina sia il mio cibo”(Ippocrate).

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L’Istituto Superiore di Sanità informa

a cura della redazione

DOMANDE E RISPOSTE SU HIV E AIDS: INFORMAZIONI SUL TEST Quali accertamenti diagnostici devono essere eseguiti per rilevare l'infezione da HIV? L’infezione da HIV viene rilevata con test di primo livello, tra i quali: test che identificano gli anticorpi anti-HIV (EIA, ELISA e similari), test combinati (identificano non solo gli anticorpi ma anche l’antigene p24) e metodi di biologia molecolare (PCR, NAT, che identificano il genoma del virus). I test che identificano gli anticorpi vengono poi confermati con test di secondo livello (Western Blot, RIPA, RIBA). È possibile sottoporsi ad esami e controlli mantenendo l'anonimato? Sì, in alcuni Centri Diagnostico-Clinici è possibile mantenere l’anonimato (completa assenza dei dati della persona/utente – non viene richiesto alcun documento); in altri, invece, il test è strettamente confidenziale (la persona/utente fornisce i propri dati solo all’operatore che effettua il test, il quale li conserva e li tratta in modo riservato). La Legge n. 135 dell’8 giugno 1990 sancisce che gli operatori sanitari qualora, “nell'esercizio della loro professione, vengano a conoscenza di un caso di AIDS ovvero di un caso di infezione da HIV sono tenuti a prestare la necessaria assistenza, adottando tutte le misure occorrenti per la tutela della riservatezza della persona assistita”. Inoltre, tale normativa stabilisce che “nessuno possa essere sottoposto, senza il suo consenso, ad analisi tendenti ad accertare l'infezione da HIV se non per motivi di necessità clinica nel suo interesse”. Sono consentite analisi di accertamento di infezione da HIV, “nell'ambito di programmi epidemiologici, soltanto quando i campioni di sangue da analizzare siano stati resi anonimi con assoluta impossibilità di pervenire all’identificazione delle persone interessate. La comunicazione dei risultati di accertamenti diagnostici diretti o indiretti per infezione da HIV può essere data

esclusivamente alla persona alla quale tali esami sono riferiti o ai suoi tutori legali”. In ogni caso, fornire i propri dati all’operatore, prima del prelievo per il test HIV, ha il solo fine di tutelare la persona affinché il risultato possa essere consegnato solo a lei. Nelle strutture pubbliche il test è sempre gratuito? Nelle strutture pubbliche, il test è gratuito. Le persone straniere, anche se prive del permesso di soggiorno, possono effettuare il test alle stesse condizioni del cittadino italiano. Quando è opportuno effettuare il test HIV? Il test deve essere eseguito dopo 3 - 6 mesi (periodo finestra) dall’ultimo comportamento a rischio. Tale periodo di tempo è necessario all'organismo per sviluppare gli anticorpi specifici contro l’HIV. E’ opportuno, fare sempre riferimento alla valutazione del medico che ha prescritto l’esame o del medico, che la persona incontra nel Centro Diagnostico-Clinico. Quando è inutile ripetere il test HIV? È inutile quando il test ELISA eseguito dopo 6 mesi dall’ultimo comportamento a rischio, risulti negativo. Ciò, infatti, indica, definitivamente, che non è avvenuto il contagio. Un risultato positivo è sempre indicativo di infezione da HIV? Se un test ELISA è positivo e viene confermato successivamente da un test Western Blot, indica, definitivamente, che è avvenuto il contagio. Tutte le donne in gravidanza devono sottoporsi al test HIV? Il test HIV in gravidanza come in qualsiasi altra situazione non è obbligatorio. Tuttavia questo test è indicato tra gli esami diagnostici proposti alla donna che sta programmando una gravidanza o che è già in gravidanza. Vi ricordiamo che è attivo il Telefono Verde AIDS 800 861061 a cura del Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate dell’Istituto Superiore di Sanità. Per maggiori informazioni http://www.iss.it

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IL FUTURO DELL’ALLENAMENTO: FUNCTIONAL TRAINING Lo sviluppo e la richiesta sempre maggiore della figura di un Personal trainer all’interno della palestra ha portato ad una modifica degli ambienti e degli attrezzi presenti nei club. Non esistono più solo macchine isotoniche ma sempre più si stanno facendo avanti attrezzature dedicate all’allenamento funzionale. Ma cos’è l’allenamento funzionale? È una metodologia di allenamento che stimola la propriocettività e il controllo del corpo e si basa sul concetto di trasferibilità cioè sull’apprendimento di un gesto motorio che può essere utilizzato nella vita di tutti i giorni. Con questo allenamento si rende la persona capace di effettuare e di affrontare qualsiasi movimento, non dovendo rischiare il blocco della schiena per un movimento non idoneo e corretto, è adattabile a tutti ma deve essere costruito e svolto con il supporto di un Personal Trainer professionista che ha lo scopo di creare esercizi che rispettino i quattro elementi fondamentali dell’allenamento funzionale: equilibrio- reattività- forza dei muscoli addominali e cintura pelvica – potenziamento dei movimenti (in rotazione) sul piano traverso. Per poter svolgere un allenamento funzionale non servono grandi attrezzi, già solo con il peso del proprio corpo (sovraccarico naturale) possiamo fare tutti gli esercizi a corpo libero quali (push up, pull up, squat, dip…) con fit-ball, pesetti, elastici, kettlebell, tappeti, bastoni, step, tavolette propriocettive, funi, sacchi di sabbia, si possono

creare un infinità di esercizi combinati spaziando a 360°. Nell’allenamento funzionale il principio della progressione è estremamente importante, quindi si inizierà con esercizi basilari che di volta in volta saranno resi più complicati ed impegnativi per sviluppare forza e potenza ma anche coordinazione, flessibilità e agibilità. Se siete pronti iniziate ad integrare ad un esercizio classico, tipo distensione su panca, un push up sulla palla medica; l’aumento della componente destabilizzante dell’esercizio porterà ad un incremento di equilibrio e forza e a stimolare uno schema corporeo e motorio più pronto ed efficace.

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IL LASER: NEMICO DELLE SMAGLIATURE Gravidanza, allattamento, terapie cortisoniche, ma anche un rapido dimagrimento e una predisposizione genetica sono le principali cause della comparsa delle “smagliature”. Dette anche "Stria distensa" è una lesione cicatriforme, che si manifesta per distensione e/o atrofia a livello della cute di glutei, cosce, fianchi, polpacci, addome, seno e talvolta della regione lombosacrale. Le smagliature appaiono caratterizzate da alcune particolarità: assottigliamento dell'epidermide responsabile dell'aspetto avvallato della smagliatura, riduzione della vascolarizzazione e alterata distribuzione delle fibre di collagene ed elastiche a livello del derma. Essendo un disturbo estetico a volte collegato a una predisposizione genetica e a una cicatrizzazione, i risultati variano da persona a persona, ma in ogni caso un miglioramento sostanziale si ottiene ora con la tecnologia laseristica. Quando compaiono sono di colore rossoviolaceo: è l’organismo che cerca di far cicatrizzare una sorta di lacerazione interna alla pelle e in qualche caso ci riesce, così la smagliatura rossa scompare. In molti altri casi invece l’organismo non ce la fa, le smagliature "rimarginano” male assumendo un colore bianco perlaceo e appaiono sulla cute o leggermente infossate o talvolta con un aspetto lievemente rilevato proprio come una cicatrice. Qualora le smagliature siano di vecchia data, cioè bianche, allora le applicazioni laser e a luce pulsata trovano il loro impiego migliore. I Laser infatti riescono a esfoliare in maniera più precisa dei peelings chimici lo strato superficiale

della pelle delle smagliature; le Luci pulsate invece “scaldano” il derma “smagliato” sottostante e lo riattivano per favorire un nuovo processo di cicatrizzazione. Dopo una visita medica per conoscere l’entità e le cause delle smagliature, viene prescritta una preparazione terapeutica da fare a casa, personalizzata e finalizzata a stimolare leggermente l’attività microcircolatoria delle smagliature, della durata variabile da 7 a 15 giorni. Durante la prima seduta vengono erogati diversi spot luminosi di una particolare luce pulsata proprio sulle smagliature fino a ottenere un arrossamento moderato delle stesse e poi viene provocata un’esfoliazione della superficie delle smagliature stesse con un laser ablativo (esfoliante). A casa il paziente deve applicare solo un prodotto specifico, prescrivibile con ricetta medica, e ripresentarsi dopo un mese circa per la seconda seduta; in tutto le sedute sono cinque o sei. Spesso la formazione delle smagliature ha un'origine ereditaria o meglio predisposta geneticamente, ma vi sono numerosi fattori che ne possono evitare o rallentare la sua evoluzione: bisogna evitare lo stress e il fumo, dimagrimenti e ingrassamenti repentini, la disidratazione, seguire una dieta equilibrata ricca di frutta, verdura e vitamine, fare attività fisica e mantenere la pelle elastica in gravidanza, utilizzando prodotti esfolianti e/o elasticizzanti prescritti dallo specialista.

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GLI ULTRASUONI CONTRO IL GRASSO IN ECCESSO Si chiama Cavitazione ultrasonica. Ed è l’ultima arma per ridurre il grasso in eccesso sottocutaneo senza ricorrere ai bisturi. Si tratta di una terapia medica fisicomeccanica che, per mezzo di una apparecchiatura, causa la disgregazione graduale delle cellule adipose. Il dispositivo utilizzato si serve di “ultrasuoni a bassa frequenza” che causano lo scioglimento delle cellule di grasso. Si basa sulla capacità degli ultrasuoni di produrre microbolle di vuoto e vapore che si formano nelle cellule adipose del sottocute. Esplodendo, queste provocano la rottura di tali cellule e sciolgono il tessuto grasso. Nel nostro centro utilizziamo una strumentazione di ultimissima generazione che assicura degli ottimi risultati in modo non invasivo e indolore: il paziente percepisce infatti solo la pressione del manipolo d’acciaio che diffonde gli ultrasuoni con calore, oltre alla preliminare iniezione di una soluzione acquosa sterile. Gli effetti prodotti sono molteplici. Innanzitutto è ben evidente fin dalla prima seduta una massiccia disgregazione del tessuto adiposo e un progressivo rimodellamento del profilo corporeo. A tutto ciò si aggiungono una considerevole modifica dell’aspetto a buccia d’arancia con l’eliminazione dei fibro-noduli della cellulite, una migliore ossigenazione e rivascolarizzazione con una conseguente riattivazione della circolazione periferica e di drenaggio dei liquidi di ristagno. E, non da ultimo, un miglioramento del tono e dell’elasticità del tessuto cutaneo. Le controindicazioni al trattamento sono ridotte ma è altamente sconsigliato utilizzare

queste metodiche su soggetti cardiopatici o affetti da patologie vascolari attive, su portatori di pace-maker o affetti da trombosi e/o tromboflebiti e su coloro che soffrono di gravi dismetabolismi dei grassi e che sono sottoposti a terapie anticoagulanti. Le stesse controindicazioni si possono avere in pazienti trapiantati, donne in stato di gravidanza e portatori di grandi protesi metalliche. La zona di adiposità in eccesso viene misurata in spessore mediante un rilevamento ecografico e delimitata con una matita dermografica. Quindi vengono disinfettate le aree da trattare e si procede con l’infiltrazione di una soluzione fluidificante sterile. Dopo aver cosparso la zona trattata con un gel conduttore, si applica la sonda a emissione di ultrasuoni sulla cute dello spazio da trattare. L’efficacia della metodica viene infine confermata a ciclo completato con un riscontro ecografico. È anche possibile effettuare il solo trattamento Cavitazionale senza infiltrazione nei casi di adiposità di piccole dimensioni. La durata di una singola seduta è compresa tra i 30 e i 40 minuti, si richiedono da quattro a sette applicazioni con un intervallo tra l’una e l’altra di circa 10 giorni. Se è necessario, e se il paziente è in soprappeso, è opportuno in certi casi modificare l’apporto calorico giornaliero. E per un efficace mantenimento dei risultati sarà poi sufficiente sottoporsi a una o due sedute ogni 4-6 mesi.

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“L’ECCESSO DI FEMMINILITA” NELLA SILHOUETTE: BASTA LA DIETA? Nell’ambulatorio del medico che si occupa di dietoterapia e nutrizione con finalità correttiva ed estetica oltreché di benessere, sempre più spesso si incontrano pazienti di sesso femminile che, pur non avendo grande soprappeso, hanno il cosiddetto “eccesso di femminilità” su fianchi, glutei, cosce, arti inferiori. Sono afflitte dunque da un problema che spesso è solo estetico, ma talvolta può diventare funzionale con gravi ripercussioni sulla circolazione venosa e linfatica e con disturbi cronici (pesantezza, gonfiore, dolore). Non si sta parlando solo della cosiddetta “cellulite”, ma anche di quelle manifestazioni vascolari legate a un fastidioso accumulo di grasso sottocutaneo che soffoca la circolazione di ritorno dalle gambe. È importante premettere che quando le calorie introdotte con gli alimenti scarseggiano, l’organismo attinge al grasso di riserva, soprattutto a quello viscerale (quello situato all’interno dell’addome), ma non a quello sottocutaneo e del distretto corporeo inferiore. Tale processo avviene prevalentemente nella donna. Ecco perché per chi che desidera perdere peso proprio sugli arti inferiori e sui glutei, l’effetto di una restrizione calorica è peggiorativo o comunque non risolve il problema soprattutto se i chili da perdere non sono tanti. La moderna “medicina correttiva della silhouette” ci offre una soluzione non chirurgica a tale problema. C’è la possibilità di migliorare il body-contour (il profilo corporeo) con

alcune terapie poco cruente e con un particolare tipo di alimentazione da seguire per un breve periodo che azionano il meccanismo “brucia-grassi” periferico, che scinde il tessuto adiposo del segmento inferiore del corpo femminile così resistente alla sola restrizione alimentare. Si tratta della “intralipoterapia cavitazionale”. Prevede una infiltrazione del grasso sottocutaneo con un sostanza attivante il metabolismo delle cellule adipose, seguita dalla somministrazione di ultrasuoni a bassa frequenza (30-50 KHz) che hanno il compito di rompere le membrane delle cellule adipose stesse, in maniera tale da liberare i grassi in esse contenuti e renderli disponibili come fonte di energia. Il trattamento si esegue mensilmente per 3-4 volte in media ed è ben tollerato da tutte le pazienti. I risultati a secondo del volume da trattare sono pressoché immediati, ma nei casi di gambe gonfie è opportuno associare un ciclo di linfodrenaggio sec. Vodder effettuato da mani esperte. Qualora invece sia presente un rilassamento della pelle è preferibile effettuare contemporaneamente al calo di peso un ciclo di radiofrequenza, una tecnica laser che effettua una sorta di lifting dei tessuti rilassati. Le candidate migliori a questo tipo di terapia sono le donne con un sovrappeso localizzato non superiore a 5-10 chili, altrimenti per un sovrappeso superiore, almeno in fase iniziale, la sola dietoterapia tradizionale è insostituibile.

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Il Ministero della Salute

a cura della redazione

NASCE L'ONCOGUIDA, IL MOTORE DI RICERCA WEB CON 20.000 INDIRIZZI L’informazione come prima medicina, una Oncoguida al servizio dei malati di cancro. Questo il tema centrale del Convegno “Parlare con i malati di cancro”, che si è svolto il 4 novembre presso l’Istituto Superiore di Sanità alla presenza del Viceministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Prof. Ferruccio Fazio, e del Presidente dell’ISS, Prof. Enrico Garaci. "L'Oncoguida – spiega il Prof. Fazio intervenendo al Convegno - è un’iniziativa molto importante per i malati oncologici, rappresenta un vero e proprio motore di ricerca delle strutture". La guida, realizzata da AIMaC (Associazione Italiana Malati di Cancro), ISS e Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, con la collaborazione delle Società scientifiche, è consultabile on line ma sarà presto disponibile anche in versione cartacea. "Sono le Pagine Gialle dell’oncologia – spiega il prof. Garaci - con 20.000 indirizzi in tutta Italia divisi per Regione e tipologia di struttura: ospedali, associazioni di volontariato, organizzazioni no profit per sapere a chi rivolgersi per diagnosi, trattamenti terapeutici, sostegno psicologico, riabilitazione e assistenza. Uno strumento prezioso per far valere i propri diritti e scegliere dove farsi curare". "Oggi abbiamo gli strumenti per poter valutare, con le “stellette”, l’appropriatezza clinica delle struttura e delle liste di attesa", ha spiegato il Prof. Fazio, aggiungendo che "ora l’impegno è proprio quello di certificare, come Ministero, questo motore di ricerca, in modo da poter dare un valore aggiunto e presentare il prossimo anno una guida con le stellette". Con riferimento al tema del volontariato, il Viceministro ha precisato che "le azioni dei volontari spesso frustrati da un ruolo non riconosciuto, devono diventare parte integrata, certificata del Servizio Sanitario Nazionale.

Bisogna sistematizzare la loro presenza nei reparti delle strutture ospedaliere". I risultati dell'indagine AIMaC Donna, laureata o diplomata, tra i 50 e i 70 anni. E’ questo l’identikit di chi si rivolge maggiormente ai Punti informativi ospedalieri, spazi riservati attivi dal 2006 dove pazienti oncologici e loro familiari hanno la possibilità di richiedere consigli e approfondimenti sulla malattia. Al di là della richiesta di notizie di tipo clinico, le domande riguardano soprattutto la conoscenza dei propri diritti (61%), nonché indicazioni sulla dieta da seguire (29%) e sulle strutture oncologiche cui rivolgersi (9%). Sono questi i risultati che emergono da un’indagine condotta su 3.888 persone (66 % donne e 34% uomini) dall’Associazione Italiana Malati di Cancro (AIMaC), con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), gli IRCCS oncologici e i maggiori centri universitari e ospedalieri (nell’ambito di un progetto finanziato da “Alleanza contro il cancro”). Collegamenti utili: Oncoguida online: servizio di informazione per i malati di cancro e le loro famiglie, i curanti, le istituzioni, gli amministratori sanitari e i volontari. E' uno strumento per sapere a chi rivolgersi per indagini diagnostiche, trattamenti terapeutici, sostegno psicologico, riabilitazione, assistenza e per essere informati sui propri diritti. www.oncoguida.it Istituto superiore di Sanità: ente pubblico che coniuga l’attività di ricerca a quella di consulenza, formazione e controllo applicate alla tutela della salute pubblica. www.iss.it Associazione Italiana Malati di Cancro: nata per offrire informazioni sul cancro e sulle terapie ai malati, alle loro famiglie e amici; assicurare sostegno psicologico ai malati; promuovere iniziative per diffondere il più capillarmente possibile le informazioni sul cancro. www.aimac.it

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ACNE GIOVANILE : LE PROSPETTIVE ATTUALI L’acne giovanile è una patologia infiammatoria multifattoriale che coinvolge aree cutanee ricche di ghiandole sebacee (viso-tronco). La parola deriva dal termine greco “ακνη” che significa letteralmente “efflorescenza”. Si calcola che quasi il 100% dei giovani siano affetti da acne nell’adolescenza. Il 5% degli uomini ed il 10% delle donne soffre di acne anche in età adulta. L’esordio della patologia si ha generalmente in età puberale: tra 10 e 14 anni nelle ragazze, tra 12 e 16 anni nei ragazzi. Nei successivi 5 anni l’acne peggiora progressivamente e, se trascurata evolve in forme sempre più gravi. Nelle sue forme iniziali l’acne è caratterizzata da lesioni non infiammatorie (comedone chiuso o aperto : i cosiddetti “punti neri”) e secondariamente da lesioni infiammatorie quali papule, pustole, noduli e cisti. L’acne viene classificata in base alla gravità in 3 tipologie: •Lieve: comedonica e papulo-pustolosa con pochi elementi •Moderata: papulo-pustolosa con numerosi elementi e nodulare con poche lesioni •Severa: nodulare grave e conglobata Le lesioni acneiche sono spesso esteticamente poco accettate e possono provocare effetti negativi sulla psiche dei giovani pazienti. L’acne colpisce i ragazzi in una fase critica della loro vita: la fase adolescenziale è infatti contraddistinta da una maggiore sensibilità psicologica e da un maggior rischio di condizionamenti negativi. I fattori che incidono sullo sviluppo dell’acne sono: •Aumento della produzione di sebo da parte delle ghiandole sebacee •Disturbo di cheratinizzazione •Colonizzazione batterica da Propionibacterium acnes

•Infiammazione follicolare Il corretto approccio diagnostico nelle pazienti di sesso femminile deve avvalersi di un’approfondita analisi dell’assetto ormonale, in associazione ad esami strumentali quali l’ecografia ovarica per escludere la presenza di una policistosi ovarica. Le terapie attuabili si dividono in formulazioni topiche (locali) e sistemiche. Terapie locali includono agenti cheratolitici ed antinfiammatori come i retinoidi, gli α-idrossi acidi, l’acido salicilico, l’acido azelaico ed agenti antibatterici come il benzoil perossido e gli antibiotici in crema o gel. Terapie sistemiche si avvalgono di antibiotici, terapia ormonale ed isotretinoina orale. Gli esiti cicatriziali possono essere notevolmente migliorati e ridotti mediante peelings chimici, laser CO2 frazionato e recentemente anche grazie alla terapia fotodinamica. Un corretto e tempestivo approccio al problema “acne” è fondamentale per il conseguimento di due obiettivi: •Risoluzione delle lesioni acneiche per prevenire la possibile comparsa di cicatrici permanenti ed esteticamente invalidanti •Raggiungimento del benessere psicofisico del giovane, per evitare ipotetiche “cicatrici psicologiche” ancora più gravi di quelle estetiche. Dott. Marco Tracanna, Dott.ssa Daniela Di Rollo Medici Chirurghi - Specialisti in Dermatologia e Venereologia Dottorandi di Ricerca rispettivamente in Oncologia e Dermatologia Oncologica www.studiodermatologico.it

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LE MALATTIE AUTOIMMUNI: LA DIAGNOSTICA PER LA TIROIDE La tiroide è una ghiandola endocrina di grandi dimensioni, l'unica di tipo follicolare (costituita cioè da strutture approssimativamente sferiche piene di colloide). Produce tre ormoni fondamentali per lo sviluppo e il metabolismo corporeo.Gli ormoni hanno un effetto generalmente eccitatorio sul metabolismo basale: aumentano il consumo di ossigeno da parte dei tessuti, stimolando la produzione endogena di calore; stimolano la sintesi proteica, la gluconeogenesi, la glicogenolisi e il catabolismo dei lipidi; hanno un effetto inotropo e cronotropo positivo sul miocardio, migliorandone la sensibilità alle catecolamine. La diagnostica di laboratorio delle malattie autoimmuni della tiroide si avvale di 3 gradi di valutazione. 1)valutazione della funzionalità della tiroide (attraverso FT3, FT4 e TSH) 2)valutazione dell'autoimmunità tiroidea 3)marcatori delle patologie autoimmuni presenti contemporaneamente alla tiroidite Nell'ambito dei valori di riferimento normali per gli esami di laboratorio, purtroppo molti pazienti presentano una notevole variabilità: esistono diversi casi con valori normali di FT3 e FT4 che peraltro vanno incontro a ipotiroidismo o ipertiroidismo. Per l' analisi dell' autommunità tiroidea, in laboratorio, si utilizzano essenzialmente: ATPO: anticorpi anti-tireoperossidasi ABTG: anticorpi anti-tireoglobuline ANTI TSH: anticorpi anti-recettori del TSH

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LA PROTESI PENIENA: QUESTA SCONOSCIUTA Risolve anche i casi più gravi di difficoltà erettiva, ma i medici non ne parlano e i pazienti la ignorano. La cura delle difficoltà di erezione si identifica comunemente con le famose “pillole”, gli inibitori della fosfodiesterasi 5. Ma non sempre la disfunzione erettile risponde ai farmaci orali. Infatti, per funzionare, questi hanno bisogno di due condizioni: che ci sia un’attività residua dei tessuti del pene e che i collegamenti nervosi tra quest’ultimo ed il cervello siano intatti. Ebbene, in 3 persone su 10, i farmaci orali non funzionano proprio per mancanza di una o entrambe le condizioni. Cosa fare in questi casi? Un intervento risolutivo Una soluzione alternativa è la protesi peniena: all’interno dei cilindri naturali del pene, i corpi cavernosi, vengono inseriti due cilindri artificiali. Le protesi si dividono principalmente in due tipi: non idrauliche e idrauliche. I modelli non idraulici sono più semplici e consistono in due cilindri in silicone che conferiscono al pene una rigidità parziale costante. I modelli idraulici sono più sofisticati: i cilindri sono riempiti di liquido, collegato mediante un sistema a circuito chiuso ad una pompa di controllo, a livello dello scroto, e ad un serbatoio. Il tutto è interno all’organismo e non visibile dall’esterno. La persona con protesi idraulica può ottenere, quando lo desidera, una erezione di ottima qualità, agendo sulla pompa di controllo riconoscibile manualmente sotto la pelle dello scroto. L’erezione così ottenuta non è di fatto distinguibile da una erezione naturale: il pene ha infatti la stessa sensibilità e capacità di eiaculazione presenti prima dell’intervento. Inoltre i modelli idraulici permettono di avere

un aspetto visivo, quando la protesi non è azionata, del tutto normale. Ciò è particolarmente importante per chi pratica sport e condivide lo spogliatoio o le docce con altri uomini. Ancora troppo poche Sebbene la protesi possa risolvere definitivamente anche i problemi di erezione più gravi, molti uomini non ne conoscono l’esistenza. Troppo spesso infatti neppure i medici generici ne parlano ai propri pazienti, privandoli di una soluzione riconosciuta valida a livello mondiale, soprattutto nei casi di disfunzione che non rispondono ai farmaci. Così, a fronte di una stima per difetto di circa 400.000 uomini in Italia affetti da grave disfunzione erettile, gli interventi totali di chirurgia protesica lo scorso anno sono stati solamente 1.200: solo lo 0.4% degli uomini con gravi problemi erettili ha dunque ricevuto un trattamento risolutivo, nonostante molti studi scientifici abbiano dimostrato che le protesi determinano un elevato grado di soddisfazione sia per il paziente che per la partner. Tuttavia è importante ricordare che questo tipo di chirurgia va eseguita da specialisti andrologi in strutture assolutamente idonee poichè questo intervento, come tutta la chirurgia protesica, può comportare possibili complicanze. Di fondamentale importanza appare anche un appropriato counselling preoperatorio che coinvolga possibilmente anche la partner.

Dott. Stefano Goldoni Specialista in Andrologia e Urologia Ospedale Civile di Pescara, Tel. 085 4252486 Cell. 335 5634751

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Mensile gratuito ricco di articoli informativi a cura di medici e specialisti locali. Testi dal linguaggio semplice e diretto per facilitare la comunicazione con il cittadino.

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sessuologia

Dott.ssa Eva I. F. Iorio

RACCONTO QUALCHE BUGIA PER AVERE PIU’ LIBERTA’ Un’attitudine prettamente maschile... sì, gli uomini raccontano tante bugie per tenersi stretti la libertà di avere i propri spazi e, allo stesso tempo, la ragazza che dicono di amare. Qualcuno mi deve ancora spiegare come si possa amare una persona e allo stesso tempo mentirle, è un vero mistero. In teoria se ami una persona non hai bisogno di avere segreti, non hai bisogno di conservare i tuoi spazi per sentirti libero, la libertà dovrebbe dartela la persona che ami, con il suo amore dovrebbe renderti libero. Ci sono uomini che dicono: non sono mai andato a letto con altre donne, penso proprio che non ci riuscirei, ma in compenso non racconto mai tutto quello che faccio alla mia ragazza, allora la domanda sorge spontanea PERCHE’??? La risposta è quasi sempre la stessa: preferisco che non sappia se sono andato a bere una birra con gli amici dopo il calcetto, tanto non faccio nulla di male, ma lei, mi farebbe senz’altro delle storie se io le dicessi la verità, e allora, evito di parlare. Ecco, spesso gli uomini definiscono questi comportamenti non come dovrebbero, cioè menzogna e immaturità, ma con una semplice espressione del tipo: ho omesso di dirle i particolari, che male c’è mica le ho mentito? E poi ancora, tanto lei non mi ha chiesto niente, perché avrei dovuto dirglielo! Tutto questo per evitare discussioni e di essere schiacciati dalle domande della propria partner, per il cosiddetto quieto vivere, a cui gli uomini sono tanto affezionati. A volte le bugie sono molto più subdole, ad esempio far credere alla propria donna di volersi sposare e poi rinviare il fatidico momento ora con una

scusa ora con un’altra. Ma che genere di persone sono, questi sarebbero degli uomini? Quando una donna si trova di fronte un uomo del genere e arriva a tradirlo non fa bene? Quando non riesce più a fidarsi del proprio partner e quindi finisce con il lasciarlo non fa bene? Questi sono gli uomini da cui stare alla larga che non porteranno mai sicurezza al rapporto, con cui non si potrà mai fare un progetto di vita insieme, sono uomini che non sanno dare nulla se non a se stessi. Visto che la maggior parte degli uomini attuali è così le donne sono destinate a rimanere sole, ma essendo oggi giorno molto indipendenti questa diventa una sfida e non una preoccupazione. Le donne oggi più di ieri hanno una maggiore autostima, una maggiore forza di credere in se stesse, di dimostrare la loro intelligenza non cadendo in certe relazioni dove la frustrazione è continua. La donna per natura possiede una maggiore maturità ed è meno incline a comportamenti vili, prerogativa anche questa tipicamente maschile. La donna è più sentimentale, passionale, proprio per questo necessita di una maggiore cura rispetto all’uomo, che, troppo spesso tradisce per il puro gusto di farlo. La donna, di solito, quando tradisce, lo fa perché si sente trascurata e come non comprenderla, con uomini di questo tipo è difficile sentirsi amate, direi impossibile.

Dott.ssa Eva I. F. Iorio Psicologo Clinico, Dottoranda di Ricerca Università “G. d’Annunzio” e-mail: evaifiorio@virgilio.it

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L’nformazione alle donne

a cura della redazione

DEPRESSIONE POST PARTUM: PIÙ A RISCHIO LE MAMME GIOVANISSIME La depressione post-parto ha un'incidenza del 50% tra le mamme con meno di 20 anni. Un dato allarmante, quindi, ma correlato al profilo della mamma giovanissima, poco più che adolescente. Queste mamme sono già a rischio di depressione prima della gravidanza. Si tratta spesso di ragazze emarginate a scuola, con bassa scolarità, spesso hanno subito abusi e sono comunque non adeguatamente seguite dalle famiglie. Nei giorni che seguono il parto, molte donne si sentono vulnerabili, inutili e piangono senza motivo. Questa condizione, definita “baby blues” o malinconia della puerpera (le cosiddette “lacrime del latte” delle nostre nonne), è correlata alla combinazione degli improvvisi mutamenti ormonali che avvengono dopo il parto e di ulteriori cause scatenanti come fattori psicologici, genetici e ambientali. Alla stanchezza fisica si aggiunge la spossatezza mentale conseguente al carico delle nuove responsabilità: la mamma prova un senso di inadeguatezza nei confronti del bambino e, spesso, vive un rapporto conflittuale con il partner, a sua volta piuttosto provato dai drastici cambiamenti nelle sue abitudini di vita. Il baby blues si risolve spontaneamente in un paio di settimane, quando la mamma inizia a riprendersi. In alcune mamme, però, questa sensazione persiste. Quando la “malinconia” è più spiccata, già preesistente alla gravidanza, e continua per settimane si parla di vera e propria depressione post-parto. I sintomi possono essere: - costante sensazione di stanchezza eccessiva - disturbi del sonno, risvegli precoci - poco appetito, bocca secca, stitichezza - irrequietezza - scarsa concentrazione - improvviso desiderio di piangere senza apparente motivo - sensazione di “rallentamento del pensiero”

- senso di colpa e di inadeguatezza - ansia persistente e bassa autostima - perdita del desiderio sessuale La mamma che soffre di depressione post-parto, da considerarsi una vera e propria malattia, non dovrebbe essere lasciata sola, ma capita e confortata. Alcune mamme, particolarmente sensibili e predisposte possono manifestare anche altri episodi di psicosi (situazione di disagio psichico in cui c’è un distacco inconsapevole dalla realtà) oppure l’associazione del fenomeno depressivo con differenti disturbi che possono comparire e/o associarsi in periodi di particolare vulnerabilità neurobiologica e psichica della donna, qual è il periodo dopo il parto, soprattutto nelle mamme adolescenti. In questi casi ad esempio, i fenomeni depressivi possono associarsi ad un disturbo di panico (un’esasperazione di un disturbo d’ansia latente che merita attenzione già durante la gravidanza) oppure un disturbo ossessivo-compulsivo. Infine, si può assistere anche all’insorgenza parallela di un disturbo post traumatico da stress, che tende a manifestarsi soprattutto nelle donne che hanno alle spalle una storia di abusi, fisici, psicoemotivi e/o sessuali, la cui condizione di stress si può poi ripercuotere drammaticamente anche sul bambino. Per saperne di più

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Domenica 6 Simoncelli - Corso Vittorio Emanuele Tel. 085 4211448 Alleva - Piazza Le Laudi 3 Tel. 085 64871 Sabato 12 Mignella - Via Firenze 189 Tel. 085 4212177 Blasetti - Via Tiburtina Valeria 260 Tel. 085 50322 Domenica 13 Mignella - Via Firenze 189 Tel. 085 4212177 Blasetti - Via Tiburtina Valeria 260 Tel. 085 50322 Sabato 19 Zenobii - Piazza S.Francesco 20 Tel. 085 4222685 Stadio - Via Benedetto Croce 201 Tel. 085 66371 Domenica 20 Alby- Via Piero Gobetti 166 Tel. 085 34 114 Pennese - Via del Circuito 165 Tel. 085 299112 Venerdì 25 Perrucci - Via Nicola Fabrizi 240 Tel. 085 4211485 Di Lisio - Viale Guglielmo Marconi 316/3 Tel. 085 693709

Domenica 10 Esposito - Via del Circuito 74 Tel. 085 36208 Greco - Via Cavour 51 Tel. 085 4711690 Sabato 16 Alby- Via Piero Gobetti 166 Tel. 085 34 114 Pennese - Via del Circuito 165 Tel. 085 299112 Domenica 17 Bonora- Corso Vittorio Emanuele II 116 Tel. 085 4211895 Di Giamberardino- Via del Santuario 77 Tel. 085 4153388 Sabato 23 Cesaris- Via Amerigo Vespucci 69 Tel. 085 63793 Caldarelli- Viale Leopoldo Muzii 33/1 Tel. 085 4212626 Domenica 24 Cesaris- Via Amerigo Vespucci 69 Tel. 085 63793 Caldarelli- Viale Leopoldo Muzii 33/1 Tel. 085 4212626

Sabato 26 Adriatica - Viale Giovanni Bovio 362 Tel. 085 4712729 Signorini - Piazza Garibaldi 24 Tel. 085 690829

Sabato 30 Simoncelli - Corso Vittorio Emanuele Tel. 085 4211448 Alleva - Piazza Le Laudi 3 Tel. 085 64871

Domenica 27 Adriatica - Viale Giovanni Bovio 362 Tel. 085 4712729 Signorini - Piazza Garibaldi 24 Tel. 085 690829

Domenica 31 Vizioli - Corso Umberto I 109 Tel. 085 4212149 Martella Roberta - Via San Donato 35 Tel. 085 51655

guardia medica Pescara Largo Luciano Lama (ex Via Renato Paolini n° 68)

Tel. 085 288 68 oppure 085 425 31 91 Il servizio viene attivato il giorno prefestivo (il sabato) alle ore 10.00 e rimane in funzione sino alle ore 08.00 del giorno successivo al festivo (il lunedì)

Per informazioni sulle farmacie di turno, quelle di appoggio e le guardie mediche della Provincia di Pescara consultate il sito: http://www.ausl.pe.it Per informazioni e consigli su farmaci, prodotti da banco, ticket e tutto ciò che riguarda il mondo delle farmacie consultate il sito: https://www.federfarma.it Per notizie, curiosità e promozioni in atto nelle farmacie del consorzio Farmatua consultate il sito: http://www.farmatua.com


118 Emergenza Intervento medico con ambulanza 24 ore su 24, 365 giorni l’anno Guardia medica Tel. 085 4252663 Tel. 085 28868 Richiesta di intervento medico senza ambulanza. In funzione dalle ore 20 alle ore 8 dei giorni feriali e dalle ore 10 del giorno prefestivo alle ore 8 del conseguente giorno postfestivo (es. dalle ore 10 del sabato alle C.U.P. Tel. 085 4253232-3-4-5 Centro unico per tutte le prestazioni eseguite nell’Ospedale S.Spirito di Pescara. Distretto ASL Nord Via Nazionale Adriatica Nord n° 140, Pescara (ex clinica Baiocchi) dsb.penord@ausl.pe.it Tel. 085 4253457 Fax. 085 4253422 Distretto ASL Sud Tel. 085 4254040 Cassa 085 4254034 Per prenotare tutte le prestazioni da eseguire presso il Distretto Sanitario Sud. URP ASL Ufficio relazioni con il pubblico Tel. 085 4253201 Tel. 085 4252777 - 8 Orario di apertura al pubblico: dal lunedì al venerdì, dalle ore 08.30 alle ore 12.30; martedì e giovedì, dalle ore 15.00 alle ore 17.00 Direzione Ospedale di Pescara Tel. 085 4252633 Dalle 15.00 alle 17.00.

Servizio Sociale Ospedale di Pescara Tel. 085 4252474

Ambulatorio vaccinazioni Tel. 085 425 958 / 9

Servizio Dietetico Ospedale di Pescara Tel. 085 4252449

Centro Micologico Tel. 085 4253974

Servizio Disinfettori Ospedale di Pescara Tel. 085 4252585 Servizio Centralizzati Ospedale di Pescara Tel. 085 4252441 Servizio Raccolta e Smaltimento Rifiuti Ospedalieri Ospedale di Pescara Tel. 085 4252818 Servizio Poliambulatori Ospedale di Pescara Tel. 085 4252464 Servizio Portineria Ospedale di Pescara Tel. 085 4252765 Servizio Obitorio Ospedale di Pescara Tel. 085 4252522 Dalle 8.00 alle19.00 Recupero crediti Ospedale di Pescara Tel. 085 4252834 Servizio di Cartelle Cliniche e Rapporti con Stranieri Ospedale di Pescara Tel. 085 4252431 Fax 085 4252637 L'ufficio è aperto al pubblico tutti i giorni feriali dalle 9.00 alle 12.00, per informazioni telefonare dalle 12.00 alle 13.30. C.S.M. PE NORD p2 Centro Salute Mentale Tel. 085 4253446/9/7 C.S.M. PE SUD p1 Centro Salute Mentale Tel. 085 425358 /3/1

Ufficio Prevenzione e controllo delle malattie respiratorie Tel. 085 4254513 / 4 / 5 Medicina scolastica Tel. 085 4253 911/ 5/ 2/3 Ambulatorio Extracomunitari Tel. 085 4253960 Medicina dello Sport Tel. 085 4253961/2 Consultori Familiari PESCARA Via Pesaro, 50 Tel. 085 4253 975/7 PESCARA Viale Bovio, 414 Tel.085 4 253 470 / 1 PESCARA Via G. Milli, 2 Tel. 085 4 254 980 MONTESILVANO C.so Umberto, 447 Tel. 085 4 253 351/4 SPOLTORE Via del Convento, 12 Tel. 085 4253611 CITTÀ S. ANGELO Largo Baiocchi Tel. 085 4 253 306 PENNE C.da Carmine, 107 Tel. 085 8 276 523 / 4 Medicina Legale Tel. 085 4253519/14 Invalidità Civile Tel. 085 4254953/4 Ser.T. (Servizio per le Tossicodipendenze) Tel. 085 4253492/3

indirizzi utili Casa Famiglia Salute Mentale Tel. 085 4253443 Centro Diurno Salute Mentale Tel. 085 4253444 Neuropsichiatria Infantile Tel. 085 4252842/3 Pronto Soccorso Tel. 085 4252450 Tel. 085 4225666 Croce Rossa Italiana Tel. 085 2056258 Croce Bianca Tel. 085 4311533 Misericordia Pescara Tel. 085 2305797 Assistenza Domiciliare Integrata ADI Tel. 085 4253025 Centro Regionale di Nefrologia e Dialisi Pediatrica Tel. 085 4252483 SERVIZIO VETERINARIO Ufficio Igiene Alimenti di origine animale Tel. 085 4253527 Ufficio Igiene degli Allevamenti e delle Produzioni Zootecniche Tel. 085 4253201 Igiene, Epidemiologia e Sanità Pubblica Fax: 085 4253951


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