Titolo: Confessions Autore: Don Alemanno © 2020, Poliniani Prima edizione Corrado Polini Design / Editore ISBN 9788832118339
Con il contributo di: Alessandra Valenti, Barbascura X, Boban Pesov, Delli Mellow, Federica Cacciola, Feudalesimo e Libertà, Fumeddy, GioPizzi, Giulio Mosca (Il Baffo), Mattia Martignago, Maurizio Merluzzo, Player Inside, Quei Due Sul Server, Rick Du Fer, Sergio Algozzino, Vacca Power, Victorlaszlo88, Walter Trono. Impaginazione: Poliniani Illustrazioni inizio capirolo: Jacques Callot
Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e a norma delle convenzioni internazionali. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta con sistemi elettronici, meccanici o altro senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.
Stampato nel mese di Settembre da Corrado Polini Design / Editore Via Campofiore, 27 - 37129 Verona (VR)
PROLOGO
In principio fu il Peccato. Sì lo so, siamo abituati a sentirci dire che in principio fu il Verbo, ma se ci riflettete non c’è molta differenza. Tutto dipende da come lo coniughi, il Verbo. E quando parti subito dall’Imperativo mi pare evidente che “tu”, Creatore dei cieli e della Terra e di tutte le cose visibili e invisibili, un po’ bullo sia. Nella simbologia cattolica, il divieto di mangiare i frutti dell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male rappresenta esattamente questo: il primo e fondamentale “patti chiari amicizia lunga” della storia dell’Umanità, con la piccola differenza che - ed è del tutto fattuale - Adamo ed Eva non avevano chiesto di essere creati e tanto meno avevano chiesto di possedere gli istinti e le debolezze che caratterizzano la nostra specie. Vi starete chiedendo se sia impazzito, dal momento in cui parlo di Adamo ed Eva come se fossero esistiti sul serio, anzi ancor peggio come se fossero realmente i progenitori della Specie. Sarebbe una presa di posizione abbastanza bizzarra, se proveniente da uno come il sottoscritto che del proprio anti-clericalismo ha fatto una bandiera e - inutile negarlo - una professione. Obiezione accolta, ma presto risolta. In questo libro, sappiatelo fin da subito, esiste tutto quanto. Esiste Dio, esiste Gesù, la Madonna (vergine prima, dopo e durante il parto) esistono i santi, Adamo ed Eva e tutta la carovana. Il che non significa che io ci creda, né tanto meno che vi sia chiesto di crederci, intendiamoci. Ma cos’è il Peccato, se non la violazione di un precetto? Per poterne parlare dobbiamo necessariamente applicare quel minimo sindacale di sense of wonder, per il quale all’interno di un dato contesto si sospende l’incredulità e si dà per buona l’esistenza di leggi della natura che travalicano quelle a noi note.
Dice benissimo l’immenso Corrado Guzzanti, nel ruolo di Padre Pizzaro: “Quando vedi Harry Potter non è che pensi «e mò perché il gufo parla?». Te guardi il film e te stai zitto!”. Se esiste un precetto, esiste qualcuno che l’ha enunciato e si è dimostrato in grado di punire severamente coloro che osavano violarlo. Un individuo così potente da riuscire, nel corso dei millenni, a soggiogare i popoli di una buona parte del globo con lo spauracchio delle fiamme dell’Inferno. Non devi stare lì a interrogarti troppo su che senso abbia vantare un libero arbitrio, quando qualunque deragliamento dai binari prestabiliti determina la dannazione eterna. Smettila di farti domande, e lasciati trascinare dalla sospensione dell’incredulità. Dio esiste, esattamente come ce lo raccontano i suoi portavoce. Il suo occhio infuocato scruta questo sputo di pianeta che orbita in una tra 100 miliardi di galassie presenti nell’Universo noto, guardingo e attento che tu, misero mortale, non disperda il seme e non bestemmi. Ognuno ha le sue priorità. Dio ha queste. Egli creò l’Uomo a propria immagine e somiglianza, per poi rendersi conto che così non sarebbe stato abbastanza divertente. Ira, Gola, Avarizia, Accidia, Lussuria, Superbia e Invidia sono i downgrade che l’Altissimo ha installato fin dal principio nel nostro chip, affinché potessimo cadere in tentazione, e lui di conseguenza potesse punirci. In questo libro tutto ciò è reale, che ci piaccia o meno. E io, ovviamente, sono un prete vero. Don Alemanno
DIETRO IL CONFESSIONALE
Instagram è un social network atipico, nel quale l’interazione verbale tra gli iscritti è nettamente inferiore a quella riscontrabile su Facebook, e dove sono soprattutto le immagini a parlare. Tramite il proprio nome, Instagram ci racconta la sua stessa essenza: l’istantaneità. Questo è stato pressoché un dogma nei primi anni di vita dell’applicazione, tant’è che - nonostante gli indizi del successo che avrebbe avuto di lì a poco - non fui particolarmente propenso a utilizzarla, continuando a preferire la piattaforma primogenita di Zuckenberg. Solo in una seconda fase Instagram ha subito un piccolo ma significativo cambio di rotta, e un po’ per questo un po’ per i continui “se non lo usi sei un coglione” che mi rivolgevano quelli dotati di un certo fiuto per i social, ho deciso di sfruttarlo maggiormente da un anno a questa parte. Nell’introdurre le cosiddette stories, cioè quei particolari post della durata di 24 ore, salvabili in un archivio pubblico solo a discrezione dell’autore, la piattaforma è riuscita a fornire uno strumento che punta ancora sulla rapidità dei contenuti, senza però disdegnare certe funzionalità che accrescono incredibilmente il livello di interazione tra creator e utenti. Nelle stories è possibile postare dirette video, registrazioni di breve durata nei quali mostriamo sprazzi della nostra vita, testi arricchiti da gif animate, musica, disegni e chi più ne ha, più ne metta. Alla luce di questa rivelazione, quasi in preda a un attacco di nostalgia canaglia, ho deciso di indossare nuovamente l’abito talare così come feci agli albori del mio attuale mestiere. “Che c’entra questo con le stories?”, direte voi. E invece c’entra, quanto il parmigiano sulla pasta col tonno, che vi piaccia o meno. Pochi sanno infatti che all’inizio della mia (per ora) breve carriera da vignettista, vestii i panni del padre spirituale anche negli eventi dal vivo, tra i quali resta memorabile quello alla Mondadori di Corso Vittorio Emanuele a Milano, nel 2014. Quel giorno, chiunque acquistasse il volume Jenus Apocalypse, poteva
ottenere una dedica dal sottoscritto previa confessione dei propri peccati. Il tutto con vero inginocchiatoio, vero abito talare e due modelle ai lati travestite da angeli. Insomma, tutto nel rispetto della migliore tradizione clericale. Ora i tempi sono cambiati, ma restano pur sempre bui. E nonostante ci si avvalga di mezzi diversi, permane un grande bisogno di espiazione. Voi, amati discepoli, la invocate a gran voce, e quando i fedeli chiamano, io rispondo. Su Instagram. Nelle stories, in particolare nella funzione “Domande & Risposte”, ho scoperto un perfetto confessionale 2.0: chi passa dalle mie parti può confessare il proprio peccato sfruttando un numero limitato di caratteri e solo il sottoscritto conosce l’identità del penitente e i peccati che questi ha commesso. Queste brevi ammissioni di colpa possono essere all’occorrenza condivise con il popolo di Instagram, mantenendo il totale anonimato riguardo l’autore della confessione.
Confessione del peccatore
nto e mm on Co el D d
Bando alle ciance, dunque: immergetevi senza indugio alcuno nell’universo di Confessions, per un viaggio tra pensieri, parole, opere e omissioni.
L’ANGOLO DELL’OSPITE
FEUDALESIMO E LIBERTÀ @feudalesimoeliberta
I
LUSSURIA
L’ANGOLO DELL’OSPITE
MATTIA FERRARI / VICTORLASZLO88 @victorlaszlo88
Dicono che se sei lussurioso vai all’Inferno. Ma perché, non è già una sofferenza di per sé doversi approcciare, magari facendo la figura del coglione, evitare di dire frasi imbarazzanti tipo: “Ma sai che mi ricordi un sacco mia madre ?” (o il fratello, se è un uomo), o cercare di non venire dopo dodici secondi netti una volta arrivati al dunque perché non vai a letto con qualcuno dal mesolitico? Il corteggiamento è già un inferno, magari lasciateci trombare in pace, dopo.
L’ANGOLO DELL’OSPITE
ALESSANDRA VALENTI @iritrattidialessandra
Mi perdoni Padre perché ho molto peccato. Fin da piccola il mio sogno era quello di arrivare pura e casta al matrimonio, come vuole nostro Signore. Ho sempre seguito le sue regole e i suoi comandamenti. Ma ultimamente non faccio altro che fare pensieri impuri. Davvero impuri. È tutto cominciato quando ho incontrato lui. È stato un incontro inaspettato. Un unicorno bellissimo. Non ne avevo mai visto uno così e non credevo neanche
esistessero. Un unicorno grande, magnifico, possente! Ne sono diventata ossessionata. Sogno la notte il suo corno, voglio farlo mio! Non ne ho mai visto uno così grande, capisce? Non so più cosa fare ormai. Ho provato a farmi un bagno nell’acqua santa, ma nemmeno quello raffredda i miei bollori. Cosa posso fare Padre?
II
ACCIDIA
L’ANGOLO DELL’OSPITE
QUEI DUE SUL SERVER @qdss
L’ANGOLO DELL’OSPITE
FUMEDDY @fumeddy
III
IRA
L’ANGOLO DELL’OSPITE
BOBAN PESOV @bobanpesov
IV
SUPERBIA
L’ANGOLO DELL’OSPITE
FEDERICA CACCIOLA @_federica_cacciola Sono Martina dell’Ombra, una ragazza normale con un grande sogno politico. L’eroe del mio cuore è Lui, Matteo Salvini. Io mi ispiro a lui in tutto e per tutto: infatti ho tanti fan su Facebook, mi faccio spesso vedere nuda e riesco a guadagnare tanti soldi senza lavorare. Ed esattamente come lui, ho tutti e 7 i vizi capitali, perché si sa, avere i vizi ti fa sembrare una persona del popolo.
Matteo c’è. Ed è per questo che tutti lo amano. Superbia: Matteo in effetti non è superbo. Si crede semplicemente migliore Di Renzi. Di Di Maio. Degli immigrati. Degli zingari. Dei Rom. Dei Musulmani. Dei comunisti. Di quelli delle ONG. Di quelli che votano a sinistra. Di quelli che votano al centro. Di quelli che votano Forza Italia. Di quelli che votano Fratelli d’Italia. Gola: Matteo sta continuamente Insomma: di tutti quelli che non a magnà. Lasagne, pane e nutella, votano lui. salsiccia, tortelli, pasta confezionata con il ragù da 3 euro del supermercato. Avarizia: si dice che Matteo sia una Qualunque cosa sia commestibile per persona estremamente generosa. Ed l’uomo della strada lui la mangia e, è vero. È così generoso che quando soprattutto, la posta. ha scoperto che i suoi amici avevano Perché ricordati: qualcosa che non rubato 49 milioni di euro... glieli ha posti non esiste. fatti tenere! Riuscite a immaginare qualcuno di più tenero? Ira: Matteo si arrabbia spesso e quando si arrabbia grida in tv. Ma lui Invidia: Matteo non ha davvero si arrabbia solo per le cose importanti: bisogno di invidiare nessuno. Lui ha gli immigrati clandestini, Di Maio che l’Italia e tutti i venditori di salame non gli risponde al telefono, e Fabio ai suoi piedi. L’unico suo piccolo, Fazio, che esiste. quasi irrisibile cruccio, è quel sottile desiderio di avere per sé la dotazione Accidia: Matteo lavora solo se e quando genitale dei cosiddetti “negri”. I quali, strettamente necessario. Cioè mai. giungendo nel nostro paese con il loro mastodontici bastoni intimi, Lussuria: da quando Matteo è ministro mettono in ridicolo la scarsa dotazione si accompagna a bellissime e giovani Italica. Ma il Ministro Salvini ha già donne, come Silvio ha insegnato a fare trovato una soluzione per questo prima di lui. Presentatrici, rampolle inconveniente: non farli sbarcare. di alta Famiglia, cubiste scappate di Occhio non vede, cuore non duole. casa, non fa differenza. Là dove c’è figa,
V
AVARIZIA
L’ANGOLO DELL’OSPITE
MAURIZIO MERLUZZO @themerluzz
Perdonami, Padre, perché ho peccato, ma non ho peccato di sesso, cibo, uccidi, ruba o blasfemia. Ho peccato nel senso di mannaggia! Eh sì, perché devi sapere, mio buon Don, che io ho due grandissime qualità: una è la memoria, e l’altra… l’altra… l’altra adesso non me la ricordo. Fatto sta che dovevo fare questo favore a un amico, ma daje de cazzi e daje de mazzi continuavo a rimandare, me tapino! Allora a un certo punto mi sono trovato a un bivio, ovvero giacere con la mia dama ignuda al soffio di ventilatore o, come menzionavo, rispettare la parola data e adempiere al mio dovere. Adempii, oh sì che adempii! Solo che ciò fece in modo che le già poche energie della mia dolce metà la donassero alle braccia di Morfeo, e io mi dovetti così dare al fai da te. Mannaggia!
VI
INVIDIA
L’ANGOLO DELL’OSPITE
SERGIO ALGOZZINO
@sergioalgozzino_memoriea8bit
L’ANGOLO DELL’OSPITE
RICK DU FER @rickdufer
“Guardalo: sicuro di sé, affascinante e divertente. Ma come fa? Voglio essere come lui!” Questo gli passa per la testa mentre guarda se stesso da uno schermo su Youtube. Nella vita reale: timido, insicuro, anonimo; sullo schermo: carismatico, vitale e affascinante. Imprigionato in questo dualismo, invidia l’immagine virtuale di sé, ma non ha nessuno da imitare, tranne se stesso.
VII
GOLA
L’ANGOLO DELL’OSPITE
BARBASCURA X @barbascura_x
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Io c’ho fame. La gente pensa che io sia pazzo, ma no, cazzo. E’ solo che c’ho fame. Io c’ho sempre fame. Mio padre era scemo. Si fotteva mia madre sul talamo bestiale. Come un temporale. Primordiale. SBAM BAM, SBAM BRAM. ‘Na tempesta. Lui cielo, lei terra. Sorta di figli. Ciclopi con occhi speziati. Quegli altri c’avevan cento braccia e cinquanta teste. E che schifo so’ sti miei fratelli, non si potevan guardare. I titani, poi, eran titanici e incazzati. Mi fottevan le figurine, e cagavan fuoco e fulmini. Lui, mio padre, li gettava tutti. Appena quelli crescevano li prendeva e li gettava. PLOF. Giù nel Tarataro, come si getta ‘na caccola dalle stelle. Oh, so traumi. E mia madre a ‘na certa s’è incazzata. “Oh”, c’ha detto. “Oh, e che abbiamo deciso qua? Che è un bordello far uscire ste bestie. Fa male, so scomodi pure. So’ tutta slabrata. Un bordello, ti dico. Questi nascono già giganti. E ok che so terra, ma sto utero sta a diventà ‘na grotta”, c’ha detto. E’ che eran brutti forte i miei fratelli. Ma ogni scarrafon è bell a mamma soje. Allora quella mi diceva: “Crono, tuo padre è scemo. Toh, prendi sto trinciapollo ed eviralo”. “In che senso” “Tagliagli l’uccello” “Non sarà un tantinello eccessivo, mamma?” “None” “Vabbuon” Allora quando quello andò per fottere ancora mia madre, io lo evirai. L’uccello gli cadde in mare e fece ‘na schiuma che madonna che schifo. Mia madre rideva, mio padre se n’andava in paranoia. E quello, mio padre, mi diceva: “guarda che pure tuo figlio ti fa la stessa cosa, prima o poi. Ci tieni all’uccello?” E no, babbo. Statti buono lì nel cielo, che a me il batacchio serve. E poi io mica so’ scemo. Mica mi faccio toccare l’uccello dai miei figli. So’ aggarbato, io. Mica li getto nei pozzi, io. Io me li mangio direttamente. Tanto c’ho fame. Ne ho mangiati già quattro. Sanno di cosce di dodo. C’ho sempre fame. se In fondo sono io Il tempo. Sopra e sotto. Prima e dopo. Prima o poi tutto cade. Tranne la fame. Quella sta sempre là. C’ho proprio fame. Ma proprio fame. C’ho fame. Figlio scusa, non sei tu, è che c’ho fame. La fame è fame. lo
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L’ANGOLO DELL’OSPITE
LORENZO CERUTTI @cerro_art
VIII
FLUSSI
DI INCOSCIENZA OVVERO: QUANDO LA CURIOSITÀ DEL PRETE PRENDE IL SOPRAVVENTO
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WALTER TRONO @walter.trono.art
Mi perdoni padre, perchè ho peccato. Nello specifico, ho peccato allo stesso tempo di lussuria, gola e accidia. Assieme alla mia ragazza, con cui vivo sotto lo stesso tetto seppur non uniti in matrimonio, ho trascorso quasi mezza giornata a letto facendo sesso e disperdendo il seme ovunque fosse
possibile; siamo rimasti nudi, distesi tra le lenzuola, fumando una sigaretta dietro l’altra e mangiando porcherie dolci e salate, invasi da un torpore indolente alternato a picchi di sudata lussuria animale. Il tutto durante un giorno feriale, mentendo ai datori di lavoro e alla nostra partita IVA.
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PLAYER INSIDE @playerinside In uno dei tantissimi viaggi di lavoro in aereo, per chissà quale tappa in Italia (anche sforzandoci non riusciamo a ricordare in occasione di quale evento capitò questa cosa), eravamo in prima fila, uno accanto all’altra. Sapete di quei posti in aereo che come pro hanno la possibilità di sedersi e di uscire per primi, oltre che di poter distendere le gambe non avendo nessun altro davanti, ma come contro hanno l’enorme svantaggio di doversi sorbire il chiacchiericcio di hostess e stewart che, durante il decollo e l’atterraggio e in occasione di qualche turbolenza, parlano di fatti loro come se non ci fosse un aereo di duecento persone ad ascoltarli? Ecco, quei posti lì.
fregarcene di meno, che ci stai sul ca**o. Hai comunque badato bene a tenere fisso su di noi lo sguardo dall’inizio del volo e dopo averci colto in atteggiamenti comuni ad una coppia, ci poni questa domanda?
Decidiamo di stare al gioco e di rispondere di sì. E da lì cominciamo con effusioni sempre più pesanti, tra una pausa e l’altra dai racconti di come nostra madre ci avesse diseredato dopo essere venuta a conoscenza di questa nostra tendenza. E che stavamo fuggendo per sempre dalla nostra città alla ricerca, altrove, di quella felicità incestuosa di cui avevano saputo godere, non senza ostacoli, i Lannister Non siamo tipi da effusioni in pubblico, di martiniana memoria. non lo siamo mai stati, ad eccezione dei primissimi mesi in cui stavamo insieme Nel frattempo, lo stewart accanto a lei, in cui l’ormone ribelle non consente che aveva capito la nostra impostura, di controllare bene le pulsioni e in sorrideva un po’ imbarazzato e un po’ quell’occasione ci siamo scambiati giusto con la faccia di chi gode a vedere presa qualche carezza e qualche bacino. Come in giro una solitamente petulante collega tutti, del resto. Erano di quelle carezze che abboccava ad ogni nostra parola e e bacetti sì innocenti, ma non al punto che, in un modo o nell’altro, meritava di tale da giustificare senza meraviglia la essere perculata. domanda da parte della hostess che seguì di lì a poco, spiazzandoci: “Ma Ci siamo sentiti un po’ sporchi, un siete fratello e sorella”? po’ stronzi. Ma una volta arrivati in hotel abbiamo capito che avevamo Ok, ci stai guardando da mezzora, inventato un interessante gioco di ruolo, almeno. Hai anche capito dalle nostre concretizzandone l’epilogo finale come espressioni scocciate come quelle di chi potete ben immaginare. vorrebbe rilassarsi ma non può farlo a causa dei tuoi “interessantissimi” racconti sui tuoi comunissimi nipoti e sulle amiche di cui non poteva
Anch’io lo faccio spesso, poi piango.
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DELLI MELLOW @dellimellow
Confesso che i piedi femminili, quelli belli, mi eccitano più di qualsiasi corpo nudo. Credo che questo derivi dal fatto che per noi europei il simbolo dell’erotismo sia Venere, sempre rappresentata scalza, magari con le vergogne coperte (altre volte no) ma sempre scalza. Forse sono solo un deviato che cerca giustificazioni.
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MATTIA MARTIGNAGO @mattia_martignago ED IO VIDI CHE ERA COSA BUONA … TOC TOC. Non ci fu nessun “Chi è?” La Venere in Rosso mi lasciò entrare e, abbandonandosi alle lenzuola, pian piano virò verso il grigio. Quando le sue carni furono macerate al punto giusto, iniziò a rosicchiarsele con un sorriso di miele, mentre le accarezzavo i capelli da dentro la mente e imitavo molto bene la voce della sua coscienza. ... ED ELLA VIDE CHE ERA COSA GIUSTA.
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VACCA POWER @vaccapower Apro il menù davanti ai miei occhi, osservando con attenzione ogni piatto disponibile: alcuni sono molto semplici, quasi banali, ma potrebbero inaspettatamente sorprenderti. Altri sono un ammasso di ingredienti, così tante cose che rischiano di annullare il loro gusto a vicenda. Alcuni, invece, sono il risultato di abbinamenti strani che si rivelano una scoperta indimenticabile.
volte, degli oggetti. C’è chi abusa della possibilità di poter decidere e accumula, accumula, accumula. Non gli interessa cosa c’è all’interno ma il mostrare a tutti ciò che ha. Ingordo di apparenze e banalità.
Il piatto pieno ma la bocca asciutta. Perché non in grado di apprezzare ciò che possiede ma di volerne sempre di più. E la pancia si riempie e la vita si vuota Ho sempre paragonato le persone ai perché, chiudendo il menù, quella falsa piatti disponibili in un menù. realtà sparisce portandosi il sorriso Perché, alla fine, voltiamo le pagine con sé. finché non troviamo la pietanza più simile ai nostri gusti. Molte volte pretendiamo di più e altre ci accontentiamo. Rischiamo anche di rimanere delusi e maledirci per non aver scelto il solito piatto ma aver preferito sperimentare. Alcuni accumulano ordini su ordini solo per fare una foto e far ingelosire i propri followers. Ora fate finta che tu ciò che io vi abbia appena detto sia riferito a delle persone e non a del cibo. Ironicamente ha senso. Perché siamo delle scelte e, molte
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GIO PIZZI @giopizzii Come tutti, mi macchio di molti peccati. O meglio, ho cercato. Questo perché ho sempre avuto l’atroce paura di trovarmi, da vecchio e macilento, a rimasticare acidamente su rimpianti di vita mai vissuta. Non dico che vorrei succhiare il midollo della vita o qualsiasi altra frase alla Walt Withman, dico solo che vorrei evitare, a 90 anni suonati, di chiedermi che cosa avrei potuto fare per godermi meglio l’esistenza, quando a quel punto il momento più alto della giornata potrebbe essere chiedermi se sto per tirare una fiacca scorreggia infelice o Barry White liquefatto. Certo, ci potrebbe anche essere il goffo tentativo quotidiano di palpare il didietro dell’infermiera, ma già sono rincoglionito di mio, con l’età e i tranquillanti finirei per sfregare il pannolone sulla macchinetta del caffè credendo che sia un paio di tette. In ogni caso, ho cercato di darci dentro con tutti i vizi e peccati possibili per un imbecille pavido come me. Ho iniziato con le sigarette. Mi sparavo due pacchetti di Malboro al giorno. Siccome oltre che essere pirla sono pure pagliaccio, ne facevo quasi un vanto. Ma ho dovuto smettere, perché facendo spettacoli teatrali, alla prima sessione di allenamento con il mio trainer, prima vomitavo, poi mi mettevo a piangere sul pavimento, nella commiserazione collettiva. Quindi no sigarette. Allora ho provato l’acool. A sedici anni feci un mischione di Mirto e Filu ‘e ferru in un villaggio vacanze nella provincia di Carbonia. Sboccai l’anima, mezzo stomaco e i primi due anni delle medie. A un certo punto mi apparve pure Sant’Antioco che cominciò a sgridarmi in cagliaritano, mettendoci in mezzo qualcosa sul socialismo agrario e la globalizzazione. Non ho afferrato bene il discorso ma credo mi abbia dato dello stronzo. Sta di fatto che tutt’oggi, quando proprio
voglio festeggiare, al massimo mi concedo un amaro Montenegro senza ghiaccio che lascio sempre a metà. Con il sesso neanche a parlarne. Dopo aver raggiunto quel minimo di notorietà che non ti permette di definirti famoso, ma almeno conosciuto in una bolla memetico/ internettiana di terzo livello, anche io cominciai a ricevere proposte squisitamente indecenti da parte di ragazzette tette e ragazzotti barzotti. Finché ci inviavamo porcherie in chat, alla grande. Facendo il pagliaccio, lo show è il mio mestiere. Palesavo prestazioni che in confronto Rocco Siffredi sembra il senatore Pillon, facevo promesse di amplessi cosi assurde, fuori di testa e completamente irrealizzabili che Salvini mi ha assunto per la campagna elettorale. Il problema arrivava quando c’era da incontrarsi. Una volta una ragazza mi ha levato i pantaloni e mi è venuto un crampo al polpaccio che abbiamo dovuto chiamare i paramedici. In ultimo ho provato il gioco d’azzardo. Quest’anno sono andato al casinò a Praga per cinque giorni con due amici. Il piano era arrivare, sbancare tutti a poker e tornare a casa pieni di soldi. Eravamo carichi come mine antiuomo. Nelle prime due ore della prima sera abbiamo perso 60.000 corone a testa. Abbiamo passato il resto della vacanza con 200 corone in tre, a sufficienza per nutrirci con mezzo cesto di ali di pollo del KFC al plutonio denuclearizzato, per quattro giorni. Umiliato, siamo tornati a casa verdi, al verde. In ogni caso, non mi considero un peccatore, anche se ci ho miseramente provato. Anche se forse il vero peccato è credere che siano effettivamente queste le cose che ti permettono di definire la tua vita come “vissuta”. Ma questo lo lascerò dire a persone più profonde e intelligenti di me.
L’ANGOLO DELL’OSPITE
GIULIO MOSCA / IL BAFFO @ilbaffogram
@ 2020 POLINIANI