I canti dell’Innocenza - Con in appendice gli Oracoli degli Innocenti

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ARISTODEMICA

La collana “ARISTODEMICA” nasce dalla collaborazione di Editoria Poliniani e Al Segno di Fileta, di cui vuole preservare, unendole, le rispettive ‘filosofie’: pop e divulgativa da una parte, scientifica e accademica dall’altra. Infatti, ARISTODEMICA è un titolo derivante dalla fusione di due aggettivi greci che riconducono ai concetti di aristocratico e popolare. Obiettivo di ARISTODEMICA è pertanto quello di proporre al pubblico volumi – monografie, raccolte di saggi, edizioni e traduzioni… – che siano frutto di una prospettiva critica nuova: non si tratta, infatti, soltanto di portare l’accademia ‘fuori dall’accademia’ né di far entrare il pop nell’accademia, ma di declinare temi di ricerca e di studio in modo tale che, indipendentemente da gerarchie e settorialità, risultino coinvolgenti per chiunque desideri approfondire i propri orizzonti culturali.

Direzione Scientifica: Antonello Fabio CATERINO, Francesca FAVARO Direzione Editoriale: Corrado POLINI (Editoria Poliniani) Comitato Scientifico: Teresa AGOVINO (Universitas Mercatorum) Visnja BANDALO (Università di Zagabria) Antonello Fabio CATERINO (Univeristà del Molise) Francesca FAVARO (Univeristà di Padova) Lucia CHECCHIA (Univeristà del Molise) Salvatore PUGGIONI (Università di Padova) Alessandra TREVISAN (Università Ca’ Foscari di Venezia) In aggiornamento 3


Titolo: I Canti dell’Innocenza Autore: William Blake Traduttore: Antonello Fabio Caterino © 2020, Poliniani Prima edizione Corrado Polini Design / Editore ISBN Poliniani 9788832118353 ISBN Al segno di Fileta 9788832173055

Illustrazioni: Erika Bisi Impaginazione: Poliniani

Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e a norma delle convenzioni internazionali. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta con sistemi elettronici, meccanici o altro senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.

Stampato nel mese di Ottobre da Corrado Polini Design / Editore Via Campofiore, 27 - 37129 Verona (VR)


Oh cupidigia che i mortali affonde sì sotto te, che nessuno ha podere di trarre li occhi fuor de le tue onde! Ben fiorisce ne li uomini il volere; ma la pioggia continüa converte in bozzacchioni le sosine vere. Fede e innocenza son reperte solo ne’ parvoletti; poi ciascuna pria fugge che le guance sian coperte. (Dante, Paradiso XXVI 121-129)

Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi le tue calzette rosse e l’innocenza sulle gote tue due arance ancor più rosse (Mogol/Battisti, La canzone del sole)

Io nun piango quanno scoppia ‘na guera, Er coraggio de’ l’eroi stesi in tera, Io lo premio co’ du’ fiori de serra, Ma nun piango quanno scoppia ‘na guera. Io piango quanno casco nello sguardo De’ ‘n cane vagabondo perché Ce somijamo in modo assurdo: Semo due soli al monno! (Franco Califano, Io nun piango)

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PREFAZIONE DI

ELEONORA CAVALLINI Università di Bologna

Largamente sottovalutato in vita, forse a causa del suo linguaggio precocemente visionario e simbolista, William Blake divenne in seguito ineludibile punto di riferimento per scrittori e intellettuali di fama mondiale. In Italia, Blake ebbe un traduttore di eccezione in Giuseppe Ungaretti, che si applicò allo studio del poeta inglese con costanza e dedizione, come risulta dal Discorsetto del traduttore che apre il volume di traduzioni Visioni di William Blake, pubblicato da Mondadori nel 1965: «è un poeta difficile. Sempre, anche quando è semplice come l’acqua. Ma c’è poeta, o un qualsiasi uomo che parli, che sia nel suo dire interamente decifrabile?». Nel 1993, Mondadori ripubblicò la traduzione ungarettiana di Blake in un volume la cui copertina presenta il sinuoso, intrigante dipinto La verità di Jules Lefevbre, con introduzione di AldoTagliaferri («Era possibile innestare la poesia di Blake solo in una poesia capace di stringata sentenziosità quanto di avvolgente mistero e di scatti impetuosi...Ungaretti si dimostra interprete più efficace, e al contempo più partecipe, di quanto lo sia stato, poniamo, Gide in francese»). Pochi anni più tardi della prima traduzione ungarettiana, nel 1969, il poeta americano Allen Ginsberg, esponente di punta della beat generation, pubblicava la propria trasposizione in musica dell’opera di Blake, in particolare della raccolta blakeiana Songs of Innocence and Experience (1789-1794). Probabilmente, Ginsberg era affascinato dtlla potenza immaginifica di Blake, che a quanto pare si era manifestata sotto forma di visioni già al tempo dell’infanzia del poeta, e senza l’aiuto di nessuna sostanza psicotropa. Il mondo di Ginsberg, condizionato dall’LSD, provava un’indicibile attrazione per il mondo incontaminato di Blake. Il poeta americano si sforzò di tradurre la dizione volutamente elementare, apparentemente ingenua, di Blake in un linguaggio musicale di ricercata semplicità, vicina alla folk-song, caratterizzata da un ritmo cantilenante, da un insieme dimelodi e basiche e dall’ accompagnamento di un gruppo di musicisti jazz. L’esempio 7


di Ginsberg avrebbe esercitato una significativa influenza sulla counter culture degli anni ‘60- ‘70, in particolare su Bob Dylan e Jim Morrison. Ma l’autore -non a caso, anch’egli americano- che maggiormente sembra risentire l’influsso di Blake e della sua poetica, è Thomas Harris, creatore dell’urticante personaggio di Hannibal Lecter, simbolo di un male che interagisce costantemente con il bene. All’argomento è dedicato il libro di Michelle Leigh Gompf Thomas Harris and William Blake: Allusions in the Hannibal Lecter Novels (2013): secondo l’autrice, l’opera e la filosofia di Blake rappresentano la base per una lettura dei romanzi di Harris in quanto indagine su come l’umanità dovrebbe prendere in considerazione il male e su fino a che punto il male possa essere accettato. Sempre secondo la Leigh Gompf, i romanzi di Harris e le relative versioni cinematografiche rivelano che Harris prende le mosse da Blake per dimostrare che bene e male sono intrecciati e coesistono, e che è errato rifiutarsi di riconoscere lo stretto legame che li unisce. In data sconosciuta, forse fra 1790 e 1793, Blake scrive The Marriage of Heaven and Hell, dove, diversamente da Dante e Milton, descrive l’inferno non come un luogo di perdizione, ma come una scaturigine di energia dionisiaca che si contrappone al carattere rigido e autoritario del Paradiso. Vale la pena ricordare l’album del gruppo musicale epic metal Virgin Steele (1994-1995), che non solo riprende il titolo del libro The Marriage of Heaven and Hell, ma percorre sentieri analoghi a quelli blakeiani, anche se, stando alle interviste con il leader della band David DeFeis, la scelta del titolo sembra essere stata casuale. Nel presente volume, Antonello Fabio Caterino ripropone la prima edizione di Songs of Innocence (1789), che prelude alla successiva raccolta Songs of Innocence and Experience (1794). Si tratta di una traduzione molto peculiare, che privilegia l’aspetto metrico: «Blake ha sempre dato ai suoi componimenti un impianto metrico importante, talvolta dato per scontato, che si è cercato – nei limiti del possibile – di traslare in lingua italiana, con le regole prosodiche (ben più limitanti) di quest’ultima». Questo comporta un frequente distanziamento dalla lettera del testo, senza tuttavia che venga mai perso di vista il senso generale dei versi blakeiani: si potrebbe parlare, attenendosi al lessico della moderna traduttologia, di una traduzione di orientamento cibliste, che privilegia le esigenze della lingua di arrivo, senza tuttavia mai perdere di vista il senso più profondo dei testioriginali né il loro andamento cantilenante, solo apparentemente ingenuo. Un lavoro che sicuramente rappresenta un contributo significativo alla storia degli studi bla8


keiani e alla valorizzazione della scrittura dell’illustre bardo britannico e del suo fascino impalpabile.

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INTRODUZIONE DI

ANTONELLO FABIO CATERINO Università degli Studi di del Molise Centro di ricerca “Lo Stilo di Fileta”

William Blake è per antonomasia il poeta dell’innocenza. Nella costituzione della sua celebre opera Songs of Innocence and of Experience: Showing the Two Contrary States of the Human Soul egli posa prevalentemente la sua attenzione sugli innocenti, per poi studiarli poeticamente da due diverse prospettive: dal punto di vista degli stessi innocenti e sotto la luce di chi ha maturato un’esperienza nuova sul modo; un’esperienza che – per quanto possa essere tragica, e riguardare i destini e le sorti di tutti – non arriva mai a intaccare la purezza degli innocenti. Non è assolutamente forzato l’uso che Hannibal Lecter – personaggio nato dall’eccezionale penna di Thomas Harris – fa dell’opera di Blake. Rende particolare giustizia la traduzione di The silence of the Lambs in italiano: ‘Il silenzio degli Innocenti’: la palese allusione all’agnello, simbolo-perno dell’Innocenza in Blake proprio in quanto lato innocente della stessa divinità cristiana, vuole spiccare sin dal titolo dell’opera che vede il Dr. Lecter e Clarice Starling come protagonisti. Ma è ne Il delitto della terza luna – progenitore della pellicola Red Dragon – che Lecter mette in scena tutta la sua visione blakeiana della vita: una contrapposizione non netta tra colpevoli e innocenti, divisi più dal destino che dalla natura. In fondo, si nasce tutti innocenti. Nella pellicola, resta celebre la citazione di Hannibal a Will Graham tratta dagli Auguries of Innocence (in appendice a questa raccolta, tradotti come Oracoli degli innocenti): “Quando un pettirosso finisce in gabbia, s’indispettisce il cielo, anzi di arrabbia”.

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Il serial killer che Lecter aiuta è una vittima trasformatasi in carnefice, che si fregia dell’appellativo di “Drago Rosso”, con palese allusione a un fortunato ciclo di acquerelli primo-ottocenteschi dello stesso Blake. Ecco perché in questo volume si uniscono I Canti dell’Innocenza alle Oracoli degli Innocenti: per entrare nell’immenso universo visionario di Blake – poeta e artista a tutto tondo – bisogna ben capire cosa sia per lo stesso l’innocenza. Dopo questo avvio, addentrarsi negli altri lavori blakeiani sarà molto più semplice, a parità di senso di angoscia. Blake ha sempre dato ai suoi componimenti un impianto metrico importante, talvolta dato per scontato, che si è cercato – nei limiti del possibile – di traslare in lingua italiana, con le regole prosodiche (ben più limitanti) di quest’ultima. Questa non è un’edizione commentata: si lascia ai testi la massima libertà di parola proprio per evitare di appesantirne il senso – il cui mistero di partenza è quasi sempre evidente – con infinite glosse di erudizione sparsa. Il consiglio di chi scrive è leggere l’opera di Thomas Harris dedicata ad Hannibal Lecter, ovvero vedere la relativa trilogia cinematografica, durante la lettura del presente volume. Si consiglia una lettura lenta, attenta: il lettore non si lasci trarre in inganno da cantilene e nenie: l’innocenza ha la forma della semplicità ma l’intimità del divino. E Blake il divino lo tratta sempre con il dovuto rispetto. L’edizione corrente potrà avvalersi delle illustrazioni di […]. Per quanto concerne il testo, si è deciso di avvalersi dell’originale del 1794, con minime normalizzazioni, nonché – per gli Oracoli degli Innocenti, del cosiddetto Pickering manuscript (ca. 1801-1803)

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SONGS OF INNOCENCE I canti dell’Innocenza

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INTRODUCTION Introduzione

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Piping down the valleys wild, Piping songs of pleasant glee, On a cloud I saw a child, And he laughing said to me:

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‘Pipe a song about a Lamb!’ So I piped with merry cheer. ‘Piper, pipe that song again.’ So I piped: he wept to hear.

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‘Drop thy pipe, thy happy pipe; Sing thy songs of happy cheer:’ So I sung the same again, While he wept with joy to hear.

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‘Piper, sit thee down and write In a book, that all may read.’ So he vanish’d from my sight; And I pluck’d a hollow reed,

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And I made a rural pen, And I stained the water clear, And I wrote my happy songs Every child may joy to hear.

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Mentre al flauto davo fiato Per le valli d’aspro aspetto Su una nuvola ho incontrato Un bambino che mi ha detto:

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“Usa il flauto per suonare Un’arietta su un agnello”. Disse ancor: “Non ti fermare”. Ascoltò, poi pianse, quello.

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“Posa il flauto, canta adesso Ciò che lieto più t’appare”. Io cantai davver lo stesso, quel si mise a lacrimare.

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“Pifferaio, come oggetto, scrivi un canto aperto e bello”. Quel sparì dal mio cospetto Ed io presi un ramoscello.

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Ho forgiato penna agreste, l’ho imbevuta d’acque chete, e col canto di foreste faccio mille infanzie liete.

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THE SHEPHERD Il pastore

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How sweet is the Shepherd’s sweet lot! From the morn to the evening he strays; He shall follow his sheep all the day, And his tongue shall be filled with praise.

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For he hears the lamb’s innocent call, And he hears the ewe’s tender reply; He is watchful while they are in peace, For they know when their Shepherd is nigh.

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Dolcissimo è il pastore, tanto dolce! Erra dovunque, da mattina a sera, insegue suoi gl’armenti tutto il giorno, riempie la sua bocca di preghiera.

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Poi che già sente dell’agnello il canto, e la materna voce al piccolino, quel resta ad ammirare tanta pace: san tutti che ‘l pastore è lì vicino.

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THE ECHOING GREEN Il prato con l’eco

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The Sun does arise, And make happy the skies; The merry bells ring To welcome the Spring; The skylark and thrush, The birds of the bush, Sing louder around To the bells’ cheerful sound, While our sports shall be seen On the Echoing Green. Old John, with white hair, Does laugh away care, Sitting under the oak, Among the old folk. They laugh at our play, And soon they all say: ‘Such, such were the joys When we all, girls & boys, In our youth time were seen On the echoing green.’ Till the little ones, weary, No more can be merry; The sun does descend, And our sports have an end. Round the laps of their mothers Many sisters and brothers, Like birds in their nest, Are ready for rest, And sport no more seen On the darkening Green.

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Il sole si desta, il cielo fa festa, e la campanella fa la stagion bella. Poi l’allodoletta, poi il tordo, di fretta risponde già arzillo al suo primo squillo. Io gioco e mi reco sul prato con l’eco.

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Il vecchio Giovanni Riposa gli affanni Lì sotto, seduto, col capo canuto. Con altri rideva 15 E presto diceva: “Son questi i bei passi Gli scherzi, gli spassi Ch’io recavo meco Sul prato con l’eco. 20 Poi lesti i ragazzi, già stanchi pei lazzi, finiscono il gioco: il sole è già fioco. Fratelli e sorelle 25 Ritornano a quelle Lor case, i lor lidi Che paiono nidi. Non resta che un geco Sul prato con l’eco. 30


THE LAMB L’agnello

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Little Lamb, who made thee? Dost thou know who made thee? Gave thee life & bid thee feed By the stream & o’er the mead; Gave thee clothing of delight, Softest clothing, wooly, bright; Gave thee such a tender voice, Making all the vales rejoice? Little Lamb, who made thee? Dost thou know who made thee? Little Lamb, I’ll tell thee, Little Lamb, I’ll tell thee: He is callèd by thy name, For he calls himself a Lamb. He is meek, & he is mild; He became a little child. I a child, & thou a lamb, We are callèd by his name. Little Lamb, God bless thee! Little Lamb, God bless thee!

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Agnellin, chi ti ha creato? Tu lo sai chi ha creato? Diede vita, nutrimento, ti insegnò il sostentamento; diete a te candida veste sol diafana e celeste; diede a te la tenerezza del belare, che carezza! Agnellin, chi ti ha creato? Tu lo sai chi ha creato? Agnellin, qui te lo dico, Agnellin, qui te lo dico. Battezzato è nel tuo nome, ché lo chiamano l’Agnello: ed è calmo, ed è divino, poi divenne un bel bambino. Io un bimbo, tu un agnello: siam chiamati col suo nome. Agnellin, sii benedetto, agnellin, sii benedetto.

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THE LITTLE BLACK BOY Il piccolo bambino nero

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My mother bore me in the southern wild, And I am black, but O! my soul is white White as an angel is the English child: But I am black as if bereav’d of light.

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My mother taught me underneath a tree And sitting down before the heat of day She took me on her lap and kissed me, And pointing to the east began to say:

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Look on the rising sun: there God does live And gives his light, and gives his heat away And flowers and trees and beasts and men receive Comfort in morning joy in the noonday.

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And we are put on earth a little space That we may learn to bear the beams of love. And these black bodies and this sunburnt face Is but a cloud, and like a shady grove,

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For when our souls have learn’d the heat to bear The cloud will vanish we shall hear his voice, Saying: come out from the grove my love & care And round my golden tent like lambs rejoice.

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Thus did my mother say and kissed me. And thus I say to little English boy. When I from black and he from white cloud free, And round the tent of God like lambs we joy:

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I’ll shade him from the heat till he can bear To lean in joy upon our fathers knee. And then I’ll stand and stroke his silver hair, And be like him and he will then love me.

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A sud, ma proprio a sud, ebbi i natali: ho l’alma in petto bianca, ma son nero. L’inglese è bianco, è scritto negli annali, ma io nol sono, manco di luce, invero.

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Ero educato sotto un alto arbusto Prima del grande caldo d’ogni giorno. Sul ventre di mia mamma, in ver robusto, sedevo, e lei rivolta all’est adorno:

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“Lì sorge il sole, è casa del buon Dio. Lui ci riscalda, e luce Lui ci fa, con gli alberi e i bei fior che colgo anch’io: pace al mattino e al meriggio quel dà.

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Per poco sulla terra soggiorniamo, per imparar qualcosa dell’amore, e i corpi neri in cui noi abitiamo son nuvole in un ciel senza bagliore.

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Quando saprem l’amore cosa sia Non ci saran più nuvole, ed un grido Avvertiremo: “Fuor di vostra via, venite, agnelli, all’aureo mio lido”.

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Così diceva – e io ascoltavo! – mamma, ed al bambino inglese dico questo: più nubi non avremo, e non è un dramma, e come agnelli andrem dal Dio ch’è desto.

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Lo guarderò dal caldo e quel restare Potrà sulle ginocchia del buon Dio. Potrò i capellli suoi già carezzare: avrò l’amore suo, lui il mio.

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THE BLOSSOM Il fiore

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Merry merry sparrow! Under leaves so green A happy blossom Sees you swift as arrow Seek your cradle narrow Near my bosom.

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Pretty pretty robin! Under leaves so green A happy blossom Hears you sobbing sobbing Pretty pretty robin Near my bosom.

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Mio dolce passerotto, tra quelle foglie verdi un caro fiorelletto ti scorge, lĂŹ, di sotto, far nido (bel fagotto), e prossimo al mio petto.

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Prezioso pettirosso, tra quelle foglie verdi un caro fiorelletto sente il tuo cuore scosso, prezioso pettirosso, e prossimo al mio petto.

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THE CHIMNEY SWEEPER Lo spazzacamino

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When my mother died I was very young, And my father sold me while yet my tongue Could scarcely cry ‘ ‘weep! ‘weep! ‘weep! ‘weep!’ So your chimneys I sweep, and in soot I sleep.

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There’s little Tom Dacre, who cried when his head, That curl’d like a lamb’s back, was shav’d: so I said ‘Hush, Tom! never mind it, for when your head’s bare You know that the soot cannot spoil your white hair.’

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And so he was quiet, and that very night, As Tom was a-sleeping, he had such a sight!— That thousands of sweepers, Dick, Joe, Ned, and Jack, Were all of them lock’d up in coffins of black.

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And by came an Angel who had a bright key, And he open’d the coffins & set them all free; Then down a green plain leaping, laughing, they run And wash in a river, and shine in the Sun.

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Then naked & white, all their bags left behind, They rise upon clouds, and sport in the wind; And the Angel told Tom, if he’d be a good boy, He’d have God for his father, & never want joy.

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And so Tom awoke; and we rose in the dark, And got with our bags & our brushes to work. Tho’ the morning was cold, Tom was happy & warm; So if all do their duty, they need not fear harm.

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Quando morì mia mamma ero piccino: papà mi vendette quand’io, tapino, incominciai a vagire da infante, pulisco canne fumarie ora, tante!

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C’è il piccolo Tommy che pianse davvero Mentre i capalli gli fecero a zero. “Non preoccuparti ora, Tommy compito, ch’ora già il capo tu avrai più pulito”.

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Dopo che Tommy davver si calmò Ebbe visione allor proprio di ciò: v’eran migliaia di spazzacamini rinchiusi in bare nere: poverini!

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Un angelo arrivò con una chiave E tutti liberò con far soave. Andarono per prati proprio tutti E si lavoron coi fluviali flutti.

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Così da sporchi lor divenner bianchi E sulle nubi salirono a branchi; A Tom disse l’angelo “Se farai il buono Avrai da Dio l’affetto e il perdono”.

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Tom si svegliò: nel buio già stava: con nere sacche lì si lavorava! Faceva freddo ma Tom stava bene: E’ in pace quel che al suo lavor s’attiene.

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THE LITTLE BOY LOST Il piccolo bimbo perduto

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‘Father! father! where are you going? O do not walk so fast. Speak, father, speak to your little boy, Or else I shall be lost.’

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The night was dark, no father was there; The child was wet with dew; The mire was deep, and the child did weep, And away the vapour flew.

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“Papà, papà, non correre, t’imploro! Dov’è che stai andando? Dimmi papà, su, parla al tuo piccino Che ormai si sta perdendo!”

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La notte scura e solitaria pare E il bimbo scoppiò in pianto: Tra fango, grida e nebbia tutt’intorno… Nessun paterno manto.

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THE LITTLE BOY FOUND Il piccolo bambino ritrovato

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The little boy lost in the lonely fen, Led by the wand’ring light, Began to cry; but God, ever nigh, Appear’d like his father, in white.

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He kissed the child, and by the hand led, And to his mother brought, Who in sorrow pale, thro’ the lonely dale, Her little boy weeping sought.

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Tra grigi fanghi il bimbo si era sperso, e dietro ad una luce egli era in pianto. Ma il buon Iddio, che a tutti è pur vicino Gli apparve in bianca veste, e questo è quanto!

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Baciò il piccino e prese la sua mano, poi lo portò repente dalla mamma, la quale lo cercava per la valle in pianto per l’orrore di quel dramma.

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LAUGHING SONG Canto giosioso

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When the green woods laugh with the voice of joy, And the dimpling stream runs laughing by; When the air does laugh with our merry wit, And the green hill laughs with the noise of it;

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When the meadows laugh with lively green, And the grasshopper laughs in the merry scene, When Mary and Susan and Emily With their sweet round mouths sing ‘Ha, Ha, He!’

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When the painted birds laugh in the shade, Where our table with cherries and nuts is spread, Come live, and be merry, and join with me, To sing the sweet chorus of ‘Ha, Ha, He!’

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Ridono i boschi con fare gioioso, Ridendo il rivo non trova riposo, Ride anche l’aria per le nostre voci, Ridono i colli ad esse già soci.

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Ridono i prati col loro bel verde: La cavalletta la scena non perde. Tre ragazzette, con velocità, leste ripetono un “ha ha ha ha”.

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Ridon gli uccelli dal manto che spicca, ove è imbandita una tavola ricca. Vieni, davvero: resta un po’ qua! Ridi nel coro del “ha ha ha ha”.

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CRADLE SONG Canto di Culla

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Sweet dreams, form a shade O’er my lovely infant’s head; Sweet dreams of pleasant streams By happy, silent, moony beams.

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Sweet Sleep, with soft down Weave thy brows an infant crown. Sweet Sleep, Angel mild, Hover o’er my happy child.

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Sweet smiles, in the night Hover over my delight; Sweet smiles, mother’s smiles, All the livelong night beguiles.

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Sweet moans, dovelike sighs, Chase not slumber from thy eyes. Sweet moans, sweeter smiles, All the dovelike moans beguiles.

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Sleep, sleep, happy child, All creation slept and smil’d; Sleep, sleep, happy sleep, While o’er thee thy mother weep.

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Sweet babe, in thy face Holy image I can trace. Sweet babe, once like thee, Thy Maker lay and wept for me,

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Fa’ da riposo, sogno divino Del dolce capo del mio bambino; Sogni divini di lieti fiumi, sogni lunari, tremuli lumi.

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Un dolce sonno faccia corona Alla tua cara, dolce persona. Un dolce sonno, in un baleno L’angelo porta al bimbo sereno.

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Dolci sorrisi or in questa notte, Dolci delizie di mezzanotte. Dolci sorrisi, mamma felice, Eterni incanti, dolce nutrice.

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Dolce sospiro, tieni riposto Nel piccoletto il sogno al suo posto. Dolce sospiro, riso felice, fa’ della notte dolce cornice.

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Dormi, su, dormi, mio bel bambino, dorme il creato lieto e divino. Dormi, su, dormi, sogna un bel gioco, mentre la mamma lacrima un poco.

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O mio bambino, sulla tua faccia Scorgo la rara, divina traccia. O mio bambino, come fai tu, per me già pianse pure Gesù.

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Wept for me, for thee, for all, When He was an infant small. Thou His image ever see, Heavenly face that smiles on thee.

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Smiles on thee, on me, on all; Who became an infant small. Infant smiles are His own smiles; Heaven and earth to peace beguiles.

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Per me Lui pianse, pel mondo intero, quando era in fasce, bambino vero. Possa tu avere sempre con te Vera l’immago di Cristo re.

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Su te sorrida, su me, sul mondo, Lui che divenne bimbo facondo, Son le risate dei bei bambini Le Sue risate: cari destini!

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THE DIVINE IMAGE L’immagine divina

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To Mercy, Pity, Peace, and Love All pray in their distress; And to these virtues of delight Return their thankfulness.

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For Mercy, Pity, Peace, and Love Is God our Father dear, And Mercy, Pity, Peace, and Love Is man, His child and care.

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For Mercy has a human heart, Pity, a human face, And Love, the human form divine, And Peace, the human dress.

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Then every man, of every clime, That prays in his distress, Prays to the human form divine, Love, Mercy, Pity, Peace.

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And all must love the human form, In heathen, Turk, or Jew; Where Mercy, Love, and Pity dwell There God is dwelling too.

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Pietà e misericordia, e pace, e pure amore, si pregano già in coro tra i lutti di ogni cuore.

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Son quelle gran virtù Quel Dio, chè padre vostro, Son quelle gran virtù, il Figlio, Cristo Nostro.

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Misericordia è il cuore, Pietà il suo volto caro, Amore, il far divino, e Pace, veste umana.

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Ogn’uomo, d’ogni razza Che prega pei suoi guai Già prega il far divino Di quelle gran virtù.

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Eppur l’umana veste Sarà sol d’apprezzare, Perché già tutti i popoli Saprà ricollegare.

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HOLY THURSDAY Giovedì Santo

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’Twas on a Holy Thursday, their innocent faces clean, The children walking two and two, in red and blue and green, Grey-headed beadles walk’d before, with wands as white as snow, Till into the high dome of Paul’s they like Thames’ waters flow.

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O what a multitude they seem’d, these flowers of London town! Seated in companies they sit with radiance all their own. The hum of multitudes was there, but multitudes of lambs, Thousands of little boys and girls raising their innocent hands.

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Now like a mighty wind they raise to Heaven the voice of song, Or like harmonious thunderings the seats of Heaven among. Beneath them sit the aged men, wise guardians of the poor; Then cherish pity, lest you drive an angel from your door.

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Nel santo giovedì dei ragazzini Con variopinti indosso vestitini Correndo e rincorrendo più d’un tale Si ritrovaron nella cattedrale.

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O quanti fiori ha in seno Londra cara: eran seduti in quella chiesa chiara; tanti agnellini, in cor riconoscenti, donne, ragazzi, volti da innocenti.

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Alzarono quei lesti al cielo il mento E emisero un bel canto, come il vento. E v’erano più in là dei poverelli: Angelo mio, proteggi e salva quelli!

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NIGHT Notte

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The sun descending in the west, The evening star does shine; The birds are silent in their nest, And I must seek for mine. The moon, like a flower In heaven’s high bower, With silent delight, Sits and smiles on the night. Farewell, green fields and happy groves, Where flocks have took delight. Where lambs have nibbled, silent moves The feet of angels bright; Unseen, they pour blessing, And joy without ceasing, On each bud and blossom, And each sleeping bosom. They look in every thoughtless nest Where birds are covered warm; They visit caves of every beast, To keep them all from harm: If they see any weeping That should have been sleeping, They pour sleep on their head, And sit down by their bed.

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Il sole già discende in occidente E già le stelle iniziano a brillare, E l’uccellin nel nido sta silente: pur il mio nido devo anch’io trovare. La luna sembra un fiore ritto e fiso Nel candido giardin del Paradiso, e siede, e già sorride nella notte tra le delizie della mezzanotte. Addio, monti e colline ridenti, ove gli armenti si son dilettati, ove gli agnellli si nutrono attenti, ove pur gl’angeli sono arrivati. Qui cominciarono già a benedire, gioie e pur grazie lesti a spedire, sopra ogni petto e pur sopra ogni cuore, sopra ogni fiore pregno già d’amore.

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Giungono gli angeli pur in ogni nido, dove gli uccelli già dormono quieti. Van per le tane e ancor per ogni lido E gli animali dormon già mansueti. 20 E se qualcuno ora trovano in pianto Lo fan dormire già con un bel canto. Portano sonno con fare divino, tutti riposano sopra il cuscino. 24


When wolves and tigers howl for prey, They pitying stand and weep; Seeking to drive their thirst away, And keep them from the sheep. But if they rush dreadful, The angels, most heedful, Receive each mild spirit, New worlds to inherit. And there the lion’s ruddy eyes Shall flow with tears of gold, And pitying the tender cries, And walking round the fold, Saying: ‘Wrath, by His meekness, And, by His health, sickness Is driven away From our immortal day. ‘And now beside thee, bleating lamb, I can lie down and sleep; Or think on Him who bore thy name, Graze after thee and weep. For, wash’d in life’s river My bright mane for ever Shall shine like the gold As I guard o’er the fold.’

28

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48


E quando lupi e tigri cercan prede, piangono fermi tutti quanti quelli, e quindi con prudenza e salda fede distolgono le fieri dagli agnelli. Ma se le bestie sono inferocite Quegli angeli, per ogni agnello mite, conducono già l’alma al nuovo mondo per loro ben più giusto e più giocondo E verserà una lacrima il leone Sotto quegli occhi rossi ed infuocati, e avrà pietà di pecorelle buone poi esclamanto a greggi, colli e prati: “La furia mia s’è subito sedata Ed ogni rabbia è presto già placata. Cade peccato e furia, tutt’intorno In questo nuovo, vero, eterno giorno. Io resterò, vicino alle tue chiome, Caro agnellin, placato dolcemente, pensando a Chi è chiamato col tuo nome, belando assieme a te, carinamente. La mia criniera al fiume della vita Io lavo e pur la faccio più pulita. E come l’oro brillerà in eterno Mentr’io proteggo l’agnellin fraterno.

28

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48


SPRING Primavera

76



Sound the flute! Now it’s mute. Birds delight Day and night; Nightingale In the dale, Lark in sky, Merrily, Merrily, merrily, to welcome in the year.

5

Little boy, 10 Full of joy; Little girl, Sweet and small; Cock does crow, So do you; 15 Merry voice, Infant noise, Merrily, merrily, to welcome in the year. Little lamb, Here I am; Come and lick My white neck; Let me pull Your soft wool; Let me kiss Your soft face; Merrily, merrily, we welcome in the year.

20

25


Un flauto suona, tace e risuona, scherzan gli uccelli sempre, a saltelli. E gli usignoli 5 Tra valli e voli, e i tordi in cielo a bruciapelo festeggiano il ripristino dell’anno. Caro bambino, lieto e piccino, dolce bambina, tu, piccolina! Il gallo strilla Con gran favilla, poi voi cantate strofe incantate per festeggiare il rinnovo dell’anno.

10

15

Caro agnellino, son qui vicino. 20 Giungi satollo Presso il mio collo. Tocco soltanto Dolce il tuo manto. Spero ti piaccia 25 Un bacio in faccia Per festeggiare il rinnovo dell’anno.


NURSE’S SONG Canto della Nutrice

80



When the voices of children are heard on the green, And laughing is heard on the hill, My heart is at rest within my breast, And everything else is still.

4

‘Then come home, my children, the sun is gone down, And the dews of night arise; Come, come leave off play, and let us away Till the morning appears in the skies.’

8

‘No, no, let us play, for it is yet day, And we cannot go to sleep; Besides, in the sky the little birds fly, And the hills are all cover’d with sheep.’

12

‘Well, well, go and play till the light fades away, And then go home to bed.’ The little ones leapèd, and shoutèd, and laugh’d And all the hills echoèd.

16


Mentre s’odon le fanciullesche voci E il ridere pei colli pur s’avverte, Quel core che ho nel petto resta in quete: le coste restan ferme, salde e certe.

4

“Tornate, miei ragazzi, presto a casa! Ché la rugiada fredda sta salendo. Lasciate i vostri giochi e i bei balocchi Fin quando il giorno non andrà sorgendo!”.

8

“è giorno, e noi vogliamo ancor giocare Né di dormire abbiamo voglia alcuna: scorgiamo gli uccellini in ciel volare, le pecore sui prati, ad una ad una.

12

“Va bene, un po’ di luce ancor permane: giocate, poi tornate a casa, meco”: Tornarono quei bimbi al grido e al canto E le colline e i boschi fecer eco.

16


INFANT JOY Gioia d’infante

84



‘I have no name: I am but two days old.’ What shall I call thee? ‘I happy am, Joy is my name.’ Sweet joy befall thee!

6

Pretty joy! Sweet joy, but two days old. Sweet joy I call thee: Thou dost smile, I sing the while, Sweet joy befall thee!

12


“Non ho ancor nome Son di due giorni”. Come ti chiami? “Mi sento lieta, Gioia è il mio nome”. Gioia ora t’ami.

6

Splendida Gioia! Goia Piccina, Goia ti chiamo Ridi e di fatto, Cant’io d’un tratto: Goia sol t’amo.

12


A DREAM Un sogno

88



Once a dream did weave a shade O’er my Angel-guarded bed, That an emmet lost its way Where on grass methought I lay.

4

Troubled, ‘wilder’d, and forlorn, Dark, benighted, travel-worn, Over many a tangled spray, All heart-broke I heard her say:

8

‘O, my children! do they cry? Do they hear their father sigh? Now they look abroad to see: Now return and weep for me.’

12

Pitying, I dropp’d a tear; But I saw a glow-worm near, Who replied: ‘What wailing wight Calls the watchman of the night?

16

‘I am set to light the ground, While the beetle goes his round: Follow now the beetle’s hum; Little wanderer, hie thee home.’

20


Ebbi un sogno inaspettato Sul mio letto ben vegliato. Qui m’apparve una formica: s’era spersa, dolce amica.

4

Quella, ansiosa ed affannata, e per giunta spaesata, in quel prato come un mare iniziava a raccontare:

8

“Son perduta e i miei piccini Piangeranno già, tapini. Faran certo dentro e fuori In pensiero, quegli amori”.

12

Mi commossi un pochettino, e una lucciola vicino, disse “Vieni, vieni meco, ché di notte luce arreco”.

16

“Ecco, t’indico il cammino, col ronzar del maggiolino. A casetta fa’ ritorno Prima che si faccia giorno”.

20


ON ANOTHER’S SORROW Il dispiacere di un altro

92



Can I see another’s woe, And not be in sorrow too? Can I see another’s grief, And not seek for kind relief ?

4

Can I see a falling tear, And not feel my sorrow’s share? Can a father see his child Weep, nor be with sorrow fill’d?

8

Can a mother sit and hear An infant groan, an infant fear? No, no! never can it be! Never, never can it be!

12

And can He who smiles on all Hear the wren with sorrows small, Hear the small bird’s grief and care, Hear the woes that infants bear,

16

And not sit beside the nest, Pouring pity in their breast; And not sit the cradle near, Weeping tear on infant’s tear;

20

And not sit both night and day, Wiping all our tears away? O, no! never can it be! Never, never can it be!

24


Se vedo che qualcuno soffre alquanto Poss’io non dispiacermi proprio tanto? E se qualcuno è in pena per la cosa, poss’io restare senza far qualcosa?

4

Se vedo scendere lacrime amare Posso al dolore io non partecipare? Un padre può suo figlio triste solo Guardare, senza offrigli il suo consolo?

8

Può una madre or esser così dura Da ignorare del figlio la paura? Esser così non può, no, no, davvero! Esser così non può, no, no, davvero!

12

E può restare, lui che ride ai lutti, che dà conforto agli animali tutti, che ascolta un pianto ver dall’uccellino ed il lamento antroce del bambino

16

senza recarsi allor nido per nido infondendo pietà per ogni lido, senza recarsi presso quel lettino e lacrimare insieme a quel piccino?

20

Senza cercare allor con il suo canto Pur di scacciar dal piccoletto il pianto? Esser così non può, no, no, davvero! Esser così non può, no, no, davvero!

24


He doth give His joy to all; He becomes an infant small; He becomes a man of woe; He doth feel the sorrow too.

28

Think not thou canst sigh a sigh, And thy Maker is not by: Think not thou canst weep a tear, And thy Maker is not near.

32

O! He gives to us His joy That our grief he may destroy; Till our grief is fled & gone He doth sit by us and moan.

36


Ha infuso gioia certa a tutto il mondo, è diventato un bel bambin facondo; E’ diventato un uomo per soffrire Gran sofferenza ha potuto patire.

28

Non creder di soffrire solo tu, senza sentir vicino il buon Gesù. Da solo tu non piangerai, è vero: Accanto a te c’è sempre il Cristo vero!

32

Gioia celeste invero Quel ci infonde Per dissipare del male pur l’onde: finché il dolore non finisce amaro Lui soffre assiame a noi, giammai avaro.

36


APPENDICE

AUGURIES OF INNOCENCE Oracoli degli innocenti

98



To see a world in a grain of sand And a heaven in a wild flower, Hold infinity in the palm of your hand, And eternity in an hour.

4

A robin redbreast in a cage Puts all heaven in a rage. A dove-house fill’d with doves and pigeons Shudders hell thro’ all its regions. A dog starv’d at his master’s gate Predicts the ruin of the state. A horse misused upon the road Calls to heaven for human blood. Each outcry of the hunted hare A fibre from the brain does tear. A skylark wounded in the wing, A cherubim does cease to sing. The game-cock clipt and arm’d for fight Does the rising sun affright.

8

12

16

Every wolf ’s and lion’s howl Raises from hell a human soul.

20

The wild deer, wand’ring here and there, Keeps the human soul from care. The lamb misus’d breeds public strife, And yet forgives the butcher’s knife.

24


Rivedo nella sabbia tutto il mondo, ed in un fior selvaggio il paradiso: racchiudo il tutto nel mio palmo tondo, e l’infinito guardo saldo e fiso.

4

Un pettirosso chiuso nelle gabbia Infonde ai cieli solamente rabbia. E l’uccelliera zeppa di piccioni Scuote persin d’inferno le prigioni. Un cane infreddolito e abbandonato Predice la rovina dello Stato. Un valido destriero ormai esangue Rivendica per sé l’umano sangue. Il pianto d’una preda non è bello: fa piangere ogni fibra del cervello. L’allodola che smette di volare Fa l’angelo incapace di cantare. Un gallo da combattimento vuole Già spaventare tutto: l’alba e il sole.

8

12

16

Nell’urlo del leone e pur del lupo C’è struggimento in core, amaro e cupo.

20

Il cervo che saltella allegramente Arrecca affanni or all’umana mente. L’agnello, seppur vittima d’un guaio, Arriva a perdonare il macellaio.

24


The bat that flits at close of eve Has left the brain that won’t believe. The owl that calls upon the night Speaks the unbeliever’s fright.

28

He who shall hurt the little wren Shall never be belov’d by men. He who the ox to wrath has mov’d Shall never be by woman lov’d.

32

The wanton boy that kills the fly Shall feel the spider’s enmity. He who torments the chafer’s sprite Weaves a bower in endless night.

36

The caterpillar on the leaf Repeats to thee thy mother’s grief. Kill not the moth nor butterfly, For the last judgement draweth nigh.

40

He who shall train the horse to war Shall never pass the polar bar. The beggar’s dog and widow’s cat, Feed them and thou wilt grow fat.

44

The gnat that sings his summer’s song Poison gets from slander’s tongue. The poison of the snake and newt Is the sweat of envy’s foot.

48


Il pipistrello che vola e non vede Vien dal cervello di quel che non crede Di notte i gufi emettono i lor cori, Di chi non crede narrano i timori.

28

Chi se la prende col caro uccellino Non sarà amato da uomo o bambino. Chi un vecchio bue ha fatto alterare Non si potrà far mai da donna amare.

32

E se una mosca atterra un discoletto S’aspetti già il rancore del ragnetto. E chi tormenta il vispo scarafaggio Di notte mangi il parco suo foraggio.

36

Il bruco su una foglia sembra affranto e ti ricorda di tua madre il pianto Alle farfalle tutte non far male: È prossimo il giudizio universale!

40

Chi addestra alla battaglia il suo destriero Non creda di arrivare in cielo, invero. E se tu sfami il can ramingo e il gatto La fame tu non soffrirai affatto.

44

D’estate la zanzara pur si sente: Trae il velen da lingua maldicente. Ed il serpente succhia il suo veleno Dal piede di chi invidia, d’un baleno.

48


The poison of the honey bee Is the artist’s jealousy. The prince’s robes and beggar’s rags Are toadstools on the miser’s bags. A truth that’s told with bad intent Beats all the lies you can invent. It is right it should be so; Man was made for joy and woe; And when this we rightly know, Thro’ the world we safely go. Joy and woe are woven fine, A clothing for the soul divine. Under every grief and pine Runs a joy with silken twine. The babe is more than swaddling bands; Throughout all these human lands; Tools were made and born were hands, Every farmer understands. Every tear from every eye Becomes a babe in eternity; This is caught by females bright, And return’d to its own delight. The bleat, the bark, bellow, and roar, Are waves that beat on heaven’s shore.

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72


E l’ape il suo veleno tira via Dall’artista e dalla sua gelosia. Del povero e del ricco ognor le vesti Son funghi nati sopra i parchi cesti. Il vero quand’è usato per falsare Gareggia con il falso e fa tremare. Questa è la verità per tutte l’ore: L’uomo è creato per gioia e dolore E sol chi l’ha capito fino in fondo Può andare sano e salvo per il mondo. Gioia e dolore son quindi intrecciati, Nell’unica veste dell’alma adagiati E sotto ogni dolore ed ogni pena Può ritrovarsi ognor di gioia vena. Un bimbo è molto più delle sue fasce, Per terre e boschi in cui lo stesso nasce. Gli attrezzi per le mani son creati: Gli agricoltori sono già abituati. La lacrima dall’occhio sgorga e scende: la vita in un bambino infonde e accende. Lo sa di certo la femminea mente: lo vuol sapere pur piacevolmente. Barriti eppur belati io ti rivelo Son l’onde sulle rive blu del cielo.

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72


The babe that weeps the rod beneath Writes revenge in realms of death. The beggar’s rags, fluttering in air, Does to rags the heavens tear.

76

The soldier, arm’d with sword and gun, Palsied strikes the summer’s sun. The poor man’s farthing is worth more Than all the gold on Afric’s shore.

80

One mite wrung from the lab’rer’s hands Shall buy and sell the miser’s lands; Or, if protected from on high, Does that whole nation sell and buy.

84

He who mocks the infant’s faith Shall be mock’d in age and death. He who shall teach the child to doubt The rotting grave shall ne’er get out.

88

He who respects the infant’s faith Triumphs over hell and death. The child’s toys and the old man’s reasons Are the fruits of the two seasons.

92

The questioner, who sits so sly, Shall never know how to reply. He who replies to words of doubt Doth put the light of knowledge out.

96


Un bimbo che soggiace a colpi forti Grida vendetta nel regno dei morti. Gli stracci del pitocco poverello Fan pur del Paradiso un sol brandello.

76

Un milite perfettamente armato Guerreggia contro il Sol paralizzato. E il soldo del pezzente ha più valore Dell’oro d’Africa e del suo bagliore.

80

Se togli un soldo ad un lavoratore Ci compri il campo d’un agricoltore, Ma se dall’alto hai grosse protezioni Ci compri pur gli Stati e le Nazioni.

84

Chi prende in giro l’ingenuo bambino Avrà un beffardo e crudele destino. Chi insegna ad un bambino a dubitare Dalla sua tomba non potrà scappare.

88

Chi d’un bambin rispetta fede e sorte Trionfa sull’inferno e sulla morte. Un bimbo che gioca, un vecchio che cita, Sono le due stagioni della vita.

92

E chi si sente astuto e solo chiede Una risposta certa mai non vede. E chi risponde lesto al dubbio atroce Già smorza di ragion la vera voce.

96


The strongest poison ever known Came from Caesar’s laurel crown. Nought can deform the human race Like to the armour’s iron brace.

100

When gold and gems adorn the plow, To peaceful arts shall envy bow. A riddle, or the cricket’s cry, Is to doubt a fit reply.

104

The emmet’s inch and eagle’s mile Make lame philosophy to smile. He who doubts from what he sees Will ne’er believe, do what you please.

108

If the sun and moon should doubt, They’d immediately go out. To be in a passion you good may do, But no good if a passion is in you.

112

The whore and gambler, by the state Licensed, build that nation’s fate. The harlot’s cry from street to street Shall weave old England’s winding-sheet.

116

The winner’s shout, the loser’s curse, Dance before dead England’s hearse. Every night and every morn Some to misery are born,

120


L’alloro di cesarea corona Emette una pozion che non perdona. E nulla può piegar la razza umana: la cotta anch’in battaglia resta sana.

100

Se l’oro e le gemme decoran la mente S’arrendano l’arti all’invidia repente. L’enigma, oppure d’un grillo proposta, Portino al dubbio una giusta risposta.

104

La formichina e l’aquila possente Fan ridere i filosofi repente. Chi dubita persin di ciò che vede Giammai avrà nel core giusta fede.

108

Se un dubbio avesse il sole o, inver, la luna In ciel non vi sarebbe luce alcuna. Aver passione è bello, è cosa rara Ma l’esser posseduti è cosa amara.

112

Puttane e giocatori son per fato L’essenza incontrastata dello Stato. Di meretrice il canto in questa terra Sarà il sepolcro d’antica Inghilterra.

116

Le grida di chi perde e di chi vince Fan d’Inghilterra morte le province. Per ogni notte e pur per ogni giorno Qualcuno è nato con miseria attorno.

120


Every morn and every night Some are born to sweet delight. Some are born to sweet delight, Some are born to endless night.

124

We are led to believe a lie When we see not thro’ the eye, Which was born in a night to perish in a night, When the soul slept in beams of light.

128

God appears, and God is light, To those poor souls who dwell in night; But does a human form display To those who dwell in realms of day.

132


Per ogni giorno eppur per ogni notte Qualcuno è nato invero in aurea botte. Qualcuno è nato invero in aurea botte, Qualcuno è nato per l’eterna notte.

124

Se non sappiam guardare su per gli occhi Crediamo al falso come veri allocchi, Che nasce nella notte, per la notte E mentre l’alma esclama buonanotte.

128

Iddio appare come fitta luce A chi di notte il viver suo conduce Iddio appare con umana forma A chi di giorno imprime la sua orma.

132


INDEX Indice

112



Introduction 16 The Shepherd

20

The echoing green

24

The Lamb

28

The Little Black Boy

32

The Blossom

36

The Chimney Sweeper

40

The Little Boy lost

44

The Little Boy found

48

Laughing Song

52

Cradle Song 56 The Divine Image

62

Holy Thursday

66

Night

70

Spring 76 Nurse’s Song

80

Infant Joy

84


Introduzione 16 Il pastore 20 Il prato con l’eco

24

L’agnello

28

Il piccolo bambino nero

32

Il fiore 36 Lo spazzacamino

40

Il piccolo bimbo perduto

44

Il piccolo bambino ritrovato

48

Canto giosioso 52 Canto di Culla

56

L’immagine divina

62

Giovedì Santo 66 Notte 70 Primavera 76 Canto della Nutrice

80

Gioia d’infante 84


A Dream

88

On Another’s Sorrow

92

Appendix

98


Un sogno 88 Il dispiacere di un altro

92

Appendice 98


Š 2020, Poliniani - Al segno di Fileta



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