IL VECCHIO
Ziu Raimondo era rimasto vedovo dopo sessanta anni e più di matrimonio. Ora viveva solo nella sua vecchia casa di Arba con Francesca, un’anziana domestica. Alla figlia Rosangela tutto questo dispiaceva. Avrebbe voluto l’anziano genitore presso di sé per meglio assisterlo e curarlo. Lo vedeva troppo solo in quella casa grande. Non si dette per vinta. Tanto fece e tanto e tanto insistette, che infine Rosangela lo convinse a stabilirsi in un piccolo appartamento postogli a sua esclusiva disposizione, dirimpetto al suo in una moderna palazzina, naturalmente con la domestica, E sul momento ziu Raimondo sembrò felice di trovarsi vicino alla figlia, che lo accudiva amorevolmente insieme a Francesca, circondato di mille attenzioni. Erano passati pochi giorni. Sul far della sera, ziu Raimondo chiamò la figlia. « Fammi sellare il cavallo, per favore. Voglio tornare a casa mia. » Rosangela ne fu desolata e mortificata. « Babbo, perché mi chiedete questo? Non vi trovate bene qui? Vi ho fatto qualche torto senza volerlo? Parlatemi con sincerità in modo che io possa rimediare, che sarebbe troppo per una figlia sapere di avere sbagliato e per uno sbaglio vedere il proprio padre andarsene. Se ho mancato con voi, chiedo venia e vi prego di restare vicino a me, dove avete tutto ciò di cui avete bisogno». « No, figlia mia, non hai da chiedermi scusa, perché non hai da dimostrarmi affetto maggiore di quello che mi hai sempre dimostrato. Ma, vedi, a una certa età: mazzone a tanas suas...» Fu irremovibile. La stessa sera ritornò alla sua tana. Il buon vecchio era stato oppresso dalla nostalgia per la sua dimora, nella quale aveva vissuto per tanti anni, a fianco della sua donna e della quale forse sentiva aleggiare fra le vecchie mura il suo spirito, affettuosamente ancora a lui vicino. Anche dopo la morte.