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Introduzione

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Introduzione

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Definizioni di Droga: a) definizione generale: Con il vocabolo droga si identificano generalmente le sostanze stupefacenti (e/o psicotrope) in grado di agire sul sistema nervoso centrale. Ogni sostanza cosiddetta psicoattiva, chiamata più comunemente droga, modifica la trasmissione degli impulsi e delle informazioni fra le cellule nervose b) definizione da Treccani: nel linguaggio corrente viene chiamata d. qualsiasi sostanza capace di modificare temporaneamente lo stato di coscienza o comunque lo stato psichico dell’individuo; rientrano pertanto fra le d. gli stupefacenti, gli allucinogeni, i barbiturici e gli altri psicostimolanti, nonché alcune sostanze atte ad aumentare le energie e il rendimento fisico, soprattutto nelle competizioni sportive. In tale quadro il termine d. è molto generico poiché comprende sostanze con proprietà diversissime e spesso indica in senso restrittivo composti esclusi per legge dal prontuario farmaceutico quali l’eroina, la cocaina, l’LSD. Solitamente si fa distinzione tra d. leggere e d. pesanti (oppure, per traduzione dell’ingl. hard e soft, tra d. dure e d. morbide), distinzione fondata soprattutto sulla considerazione dei danni che le varie d. possono produrre sull’organismo di chi ne fa uso, e sulla condizione di dipendenza che esse tendono a indurre. c) definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: si definisce droga qualsiasi sostanza che introdotta in un organismo vivente ne modifica il funzionamento e/o gli atteggiamenti sia fisici che psichici. Il termine “droga” si riferisce a qualsiasi sostanza naturale, di origine vegetale o sintetica, la cui assunzione provoca modificazioni della coscienza, della percezione e dell’umore. Gli effetti psicofisici indotti dal consumo delle droghe comprendono una sensazione di piacere, di benessere immediato, insieme alla riduzione di sensazioni spiacevoli e a un miglioramento delle interazioni sociali, una modulazione del tono dell’umore e la conseguente diminuzione di stati ansiosi o tensivi. Gli effetti delle droghe dipendono dalla capacità di mimare o modificare l’attività di molecole endogene, normalmente prodotte dal nostro organismo. A differenza dei farmaci, sono assunte in maniera voluttuaria e in assenza di qualsiasi controllo medico sia nella formulazione che nella somministrazione. Gli effetti delle droghe sul nostro comportamento dipendono principalmente dalle

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caratteristiche farmacologiche di ogni sostanza e da una serie di fattori complementari relativi all’assunzione, alcuni di tipo oggettivo, altri di tipo soggettivo. La modalità di consumo è un fattore oggettivo e riguarda il dosaggio e la via di introduzione (endovenosa, ipodermica, inalatoria). Mentre fattori soggettivi possono essere rappresentati dall’ambiente in cui la droga è consumata, dalle caratteristiche del consumatore quali la personalità, l’umore, le condizioni fisiche e le anticipazioni fatte sugli effetti del consumo

stesso.

La dipendenza è il fenomeno per il quale, dopo un certo periodo di uso continuativo e frequente di una sostanza, la brusca interruzione della sua assunzione determina una serie di disturbi psicofisici. La condizione di dipendenza dipende da fasi che si compenetrano: craving, caratterizzata dal bisogno compulsivo di assumere la sostanza con gli aspetti appetitivi di ricerca della gratificazione connessa al successivo consumo; assunzione, caratterizzata dagli effetti gratificanti acuti indotti dalla sostanza; ansia anticipatoria, connessa con la fine dell’effetto gratificante della sostanza e con la preoccupazione per l’insorgere della successiva fase di astinenza; astinenza, con sintomi di malessere fisico specifici per la sostanza associati ad aspetti emotivi di tipo depressivo, anedonia, apatia, disforia, irritabilità. Le motivazioni avversive di questa fase inducono rapidamente l’inizio di un nuovo ciclo con la fase di craving. L’induzione della dipendenza da parte di una sostanza è subordinata alla capacità della stessa di causare, dal punto di vista psicologico, un rinforzo. Il rinforzo positivo si verifica quando il comportamento è seguito da stimoli appetitivi, cosicché nella stessa situazione quel comportamento diventa più frequente. Il rinforzo è un fenomeno conservato tra le specie, dipendente dall’apprendimento di comportamenti motivati, che sono legati alla sopravvivenza. Tali comportamenti comprendono le attività parentali e nutritive e l’attività sessuale/riproduttiva, ed hanno come ricompensa naturale o gratificazione, il piacere psicofisico che risulta dalla loro messa in atto. I circuiti cerebrali della ricompensa comprendono neuroni sottocorticali telencefalici appartenenti al sistema limbico, che utilizzano dopamina e

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noradrenalina, e innervano i centri cerebrali preposti al controllo degli equilibri fisiologici e del comportamento emozionale e motivazionale. Tutti gli stimoli naturali di rinforzo causano l’attivazione del sistema dopaminergico mesolimbico, e al suo interno del nucleo accumbens. Il rilascio di dopamina in tale struttura determina uno stato di attivazione e di benessere a livello psicofisico che produce il rinforzo dei comportamenti utili alla soddisfazione dei bisogni organici e induce in tal modo l’individuo a ripeterli. Gli stimoli e i comportamenti gratificanti presentano due componenti, una preparatoria incentivante e una consumatoria. La prima, di tipo appetitivo, è caratterizzata da aspetti sensoriali specifici che identificano gli stimoli gratificanti e rappresenta la fase nella quale si prepara l’azione e si ricerca il comportamento. L’idea dominante della componente incentivante del comportamento motivato è ottenere la gratificazione della fase seguente. Questa componente è definita ergotropa ed è caratterizzata da attivazione del catabolismo, dell’attività motoria, del tono simpatico e della vigilanza; essa è direttamente controllata dal sistema dopaminergico mesolimbico, responsabile dell’aumento del livello di vigilanza e dell’attivazione motoria necessari all’approccio del comportamento gratificante. La componente consumatoria del comportamento motivato è associata al consumo del comportamento approcciato e al benessere generato dal raggiungimento dell’obiettivo. Essa è detta trofotropa e dipende dal contatto diretto con lo stimolo compensante e dall’induzione di risposte fisiologiche che producono un notevole grado di sedazione psicofisica, anabolismo e attivazione del tono parasimpatico. Tale fase è sotto il controllo di sistemi neurotrasmettitoriali serotoninergico e endorfinegico. Poiché l’atto rinforzato è quello compiuto immediatamente prima dell’effetto appetitivo, ai fini dell’apprendimento del comportamento motivato e quindi della sopravvivenza dell’individuo, è necessaria la tempestiva associazione tra le due fasi.

E’ impossibile apprendere la prima fase se essa non è subito seguita dalla seconda; ed è impossibile proporre soltanto la fase di sedazione se non si associa con la fase appetitiva.

Le sostanze d’abuso possono essere considerate come surrogati degli stimoli gratificanti naturali.

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Queste sostanze hanno proprietà incentivanti e motivazionali, attivando comportamenti compulsivi di tipo appetitivo. Le sostanze che causano dipendenza, comprese l’eroina e gli altri oppiacei, la cocaina, le anfetamine, la nicotina, l’alcol, i derivati della cannabis, inducono il rilascio di dopamina nell’accumbens e ne aumentano il tono dopaminergico come gli stimoli naturali, ed hanno effetti di attivazione dei comportamenti di approccio

e consumo.

Le droghe inducono quindi all’interno del SNC uno stato di attivazione motivazionale che ne farà proseguire l’utilizzazione. Il rinforzo negativo si verifica quando un particolare comportamento riduce uno stimolo avversivo, tale cioè da causare malessere o disagio. Se l’avvicinamento all’uso di una sostanza psicoattiva può essere determinato dalla necessità di sfuggire situazioni di dolore e sofferenza causati dal rapporto con l’ambiente e i propri simili, lo sviluppo della tossicodipendenza, con l’esperienza dei disturbi tipici della fase di astinenza induce l’individuo ad assumere nuovamente la sostanza per farli scomparire. Ambedue questi fenomeni producono rinforzo negativo. Oltre al rinforzo, altre situazioni possono indurre il consumatore a ricercare la sostanza d’abuso. Lo stress sembra innescare il comportamento di ricerca e assunzione attraverso la secrezione ipotalamica del fattore di rilascio della corticotropina (CRF), un neuropeptide direttamente responsabile della risposta dell’organismo alla situazione stressogena e coinvolto negli effetti avversivi dell’astinenza da numerose sostanze d’abuso. Lo sviluppo della tossicodipendenza dipende da caratteristiche individuali, che possono essere ascritte a componenti genetiche e ambientali. Le influenze genetiche sulla propensione all’assunzione e alla dipendenza da alcolismo o nicotina o abuso di cocaina e cannabis, spesso in associazione con particolari tratti di personalità, sono studiate da alcuni anni. Oggi è accertato che esistono tratti genetici che predispongono all’avvicinamento alle sostanza d’abuso e allo sviluppo della tossicodipendenza.

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