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Dove l’arte ricostruisce il tempo Il parco archeologico di Santa Maria di Siponto. Un modello di valorizzazione a Manfredonia
Segreteriato Regionale MiBACT per la Puglia Soprintendenza Archeologia della Puglia con PPAN - comunicazione e networking per il costruito Paola Pierotti e Andrea Nonni interviste a cura di Paola Pierotti coordinamento editoriale e progetto grafico PPAN
Dove l’arte ricostruisce il tempo
Il parco archeologico di Santa Maria di Siponto. Un modello di valorizzazione a Manfredonia 4
Paola Pierotti Luigi La Rocca Francesco Longobardi Angelo Riccardi Edoardo Tresoldi Simone Pallotta Margherita Guccione Anna Mattirolo Aldo Patruno Giovanni Carbonara Adriana Polveroni Costantino D’Orazio seguici su www.ppan.it
immagine copertina © Edoardo Tresoldi 2016
progetto
comunicazione
La committenza pubblica investe nei giovani talenti e nell’industria creativa Arte pubblica e committenza pubblica. Industria creativa e investimento sui giovani talenti. Dialogo tra arte contemporanea e archeologia, tradotto in un’installazione leggera e trasparente che ricostruisce il volume di una chiesa esistente, evocandone la memoria e ispirando nuovi segni di interpretazione. Nel comune di Manfredonia, il Segretariato Regionale e la Soprintendenza Archeologia della Puglia, hanno ultimato un piano di valorizzazione del parco archeologico. Impiegando fondi europei hanno coperto, protetto e riqualificato il sito archeologico e il lavoro dell’impresa Cobar spa è stato arricchito dal contributo artistico del giovane Edoardo Tresoldi. “Per una volta, invece della fuga all’estero di una giovane mente brillante siamo riusciti ad imbrigliarla in un passato remoto. È scaturita una sorta di meraviglia, di connubio tra capacità antiche e arte contemporanea. Siamo riusciti nell’impresa non facile di garantire la tutela ad un sito archeologico - spiega Anna Maria Tunzi, direttore scientifico del progetto - proteggendone le parti più fragili e allo stesso tempo fornendo, attraverso non una copertura anonima ma una vera e propria installazione d’arte, la possibilità a chiunque di immaginarsi queste antiche basiliche paleocristiane che si sono nel tempo avvicendate”. Dopo un’attenta ricerca promossa dal Soprintendente Archeologo Luigi La Rocca, coinvolgendo archeologi, architetti e studiosi, si è deciso di affrontare in modo sperimentale e innovativo il problema della copertura del sito archeologico. Edoardo Tresoldi, classe 1987, è stato individuato da Francesco Longobardi, progettista e direttore dei lavori. È stata un’illuminazione: le opere realizzate da Tresoldi e pubblicate online sono sembrate fin da subito adatte alle esigenze della Soprintendenza. L’incontro e il dialogo tra archeologi e artista l’hanno confermato. Ad agosto 2015 il giovane, con un background nel mondo della scenografia cinematografica, ha ricevuto l’incarico e in tre mesi ha costruito l’opera.
L’intervento complessivo per il parco archeologico di Santa Maria di Siponto è costato 3,5 milioni di euro di cui sono stati investiti per la sola installazione artistica 900mila euro. Per raccontare il processo e comunicare un modello virtuoso la Soprintendenza Archeologia della Puglia ha deciso di coinvolgere il mondo dei media, i critici, gli esperti e gli addetti ai lavori per condividere il risultato e mostrare ufficialmente l’opera costruita. PPAN comunicazione e networking per il costruito ha progettato e coordinato un evento in programma l’11 e il 12 marzo 2016 anticipandolo con un coming soon e promuovendo un talk con esperti. È stato realizzato un instant video del processo e la due giorni viene arricchita da un concerto di musiche 1 medievali e da un laboratorio con i ragazzi delle scuole d’arte e di architettura. Tra gli altri parteciperanno Margherita Guccione, direttore Maxxi Architettura, Anna Mattirolo, direttore storico dell’arte del Mibact, Aldo Patruno direttore Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia, Dora Di Francesco, dirigente servizio II – programmazione strategica nazionale e comunitaria del Mibact, Roberto Zancan e Roberto Bosi esperti del mondo della comunicazione e dell’architettura, e Beatrice Oleari di Fare. In questo booklet sono raccolti commenti e riflessioni dal mondo della comunicazione, dell’architettura, dell’arte e del restauro.
Paola Pierotti PPAN
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© Giacomo Pepe 2016
“Ho lavorato come se fossi uno scultore applicato all’architettura, dove i vari elementi che utilizzo si compongono e relazionano con il resto del paesaggio e con la figura umana” 3
Edoardo Tresoldi
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Il coraggio della sperimentazione La Soprintendenza della Puglia sposa l’arte contemporanea © Mibact 2016
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Luigi La Rocca
Soprintendente Archeologo della Puglia L’arte contemporanea per valorizzare il parco archeologico. Quali aspettative ci sono per la città, il territorio e i turisti? La scelta è nata in primo luogo da un’esigenza di carattere conservativo, in un’ottica di riqualificazione dell’intero parco archeologico di Santa Maria di Siponto. La copertura delle antiche strutture della basilica paleocristiana, in particolare dei mosaici, è stata progettata per consentire la visita da parte dei turisti. Nel corso del processo di progettazione, quindi, l’intento è stato quello di coniugare aspetti ricostruttivi dell’alzato della chiesa con esigenze di conservazione. Cercando un modello di riferimento, l’abbiamo trovato in alcuni lavori realizzati dal giovane artista Edoardo Tresoldi. Cosa vi ha colpito del lavoro di Tresoldi? La leggerezza e la trasparenza delle sue strutture. L’abbiamo contattato e abbiamo capito subito che poteva essere la soluzione giusta. Abbiamo investito in lui e nella sua
squadra, sperimentando quella che viene definita “industria creativa”. Abbiamo dato così forma ad un gruppo di lavoro formato da professionalità provenienti da settori diversi, giovani artisti, archeologi, architetti, che lavorano su un progetto comune di restauro e riqualificazione di un’area archeologica. Quest’opera d’arte è stata finanziata con risorse europee. Qual è stato il processo? Abbiamo utilizzato i fondi europei relativi all’agenda 2007-2013, il cosiddetto Programma Operativo Interregionale “Attrattori culturali, naturali e turismo” (P.O.In.). Inizialmente, il Ministero dei Beni Culturali e la Regione Puglia hanno scelto l’area del Gargano come destinataria del programma, individuando alcuni punti di eccellenza, tra cui il territorio di Manfredonia, che avevano necessità di un intervento di restauro, riqualificazione e reimmissione all’interno del circuito turistico. Il Mibact ha poi investito in un’operazione da circa nove milioni di euro per un progetto che riguardava l’area di Santa Maria di Siponto e il vicino complesso medievale di San Leonardo di Siponto. Rientra in questo maxi-piano, gestito dalla Direzione Regionale per i Beni
Culturali e Paesaggistici della Puglia e dalla Soprintendenza Archeologia della Puglia, anche un terzo sito a Manfredonia, il riallestimento complessivo del Museo Nazionale Archeologico all’interno del castello Angioino. Un cantiere della cultura. Che aria si respirava tra artisti, operai e tecnici? C’è stata una straordinaria integrazione fra tutti quelli che hanno lavorato al progetto, gli artisti collaboratori di Tresoldi, ma anche le maestranze e gli archeologi che nel frattempo completavano gli scavi nella basilica. Non solo, il senso di stupore e di attesa nel veder crescere questa struttura, per certi aspetti fantastica, ha coinvolto anche la comunità locale e i visitatori. C’è molta curiosità, e devo dire anche molto apprezzamento, nei confronti di quest’opera che ricorda la costruzione di una cattedrale gotica che dal basso va verso l’alto e raggiunge il cielo. Noi naturalmente non ci ispiriamo a modelli così elevati ma speriamo di aver dato un contributo alla valorizzazione di questo territorio anche a fini turistici.
Come commenta a questo punto l’esito di questa scelta sperimentale? Ritengo che si tratti di un esperimento riuscito. È un utilizzo nuovo dell’arte contemporanea, che si fonda su una forte integrazione tra un monumento antico e una struttura del nostro tempo. Ci sono stati alcuni esempi precedenti di opere d’arte ospitate in aree archeologiche, ma nessuna di così forte impatto. Inoltre l’installazione di Tresoldi ha grande valenza ed efficacia didattica, aiuta a far capire l’archeologia ai non addetti ai lavori. Il monumento antico, che noi molto spesso siamo abituati a vedere solo nelle sue fondazioni, grazie a questo intervento riacquista la terza e quarta dimensione e suggerisce l’originario utilizzo.
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© Mibact 2016
L’identità del luogo L’installazione che ricrea equilibrio tra paesaggio, archeologia e architettura © PPAN 2016
Francesco Longobardi
Progettista e Direttore dei Lavori
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Longobardi ha scoperto l’artista grazie alle immagini postate via Facebook, l’ha contattato e ha seguito tutte le fasi della realizzazione. Quale risultato? È un’installazione di arte contemporanea a servizio dell’archeologia, un vero e proprio progetto di comunicazione visiva, non nella sua accezione più semplice di suggerire e ricreare l’architettura antica, ma piuttosto di permettere al visitatore di avvicinarsi all’identità del luogo. Grazie all’installazione di Tresoldi, il visitatore entrerà nella basilica paleocristiana e potrà provare le stesse emozioni degli uomini del tempo. La cosa più bella è che si è ricreato un equilibrio tra le varie valenze del luogo. Mi ha meravigliato molto la riflessione fatta da uno dei primissimi visitatori, secondo il quale ora difficilmente riuscirebbe a vedere l’area delle basiliche senza l’opera dell’artista. Credo sia questo il successo del progetto, aver riportato identità in questi luoghi. Come è nata l’idea di affrontare in modo innovativo la valorizzazione del parco archeologico? Il progetto all’origine prevedeva la realizzazione di una copertura a protezione del mosaico presente nella basilica paleocristiana. Abbiamo iniziato a picchettare per posizionare i pilastri e ci siamo resi conto che alcuni di questi andavano ad interferire con le strutture murarie. D’accordo con i funzionari archeologici della Soprintendenza, siamo stati quindi costretti a rivedere in parte il progetto originario, che prevedeva una copertura in ferro e vetro su pilastri che affondavano nel terreno. Come direttore dei lavori ho pensato di creare un gruppo di ricerca composto da archeologi, professori universitari, società specializzate nel monitoraggio del progetto e ingegneri strutturisti, per trovare una soluzione adeguata. L’idea innovativa che ne è scaturita è stata quella di sostituire la semplice copertura a curva originaria con un’opera che
suggerisce le forme della vecchia basilica, per assecondare la ricerca dell’identità e del genius loci. Perché un’opera d’arte che ricrea la volumetria dell’antica basilica paleocristiana? L’approccio progettuale è stato quello di immedesimarsi in un comune turista che si trova a visitare una zona archeologica dove la sola presenza di strutture murarie rende difficile la comprensione e la percezione della terza dimensione del sito. Uno spazio archeologico, infatti, è uno spazio privo delle altezze. Nonostante una lunga serie di ricerche e studi, non eravamo giunti ad una soluzione che ci soddisfacesse, fino al momento in cui mi sono imbattuto nell’immagine di un’istallazione di Edoardo Tresoldi pubblicata su Facebook e l’ho trasferita mentalmente a Siponto. La leggerezza, la trasparenza e la dimensione delle sue opere era quello che faceva al caso nostro.
Sinergia tra le istituzioni La nuova installazione sarà volano per il territorio e per il turismo © PPAN 2016
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Angelo Riccardi
Sindaco di Manfredonia Sindaco, che senso ha per la vostra città l’inaugurazione di quest’opera che coniuga arte contemporanea e archeologia? Sicuramente è un sogno che si realizza per la nostra città. Un’opera straordinaria e importante entro una rete di altri progetti che abbiamo realizzato in questi mesi. C’è poi un aspetto di grande innovazione: l’investimento nell’arte contemporanea darà maggiore impulso ad interventi di rivisitazione al di fuori degli usuali modelli accademici. Un risultato di grande impatto. I cittadini come hanno accolto quest’opera? La comunità ha apprezzato la scelta di realizzare un’opera coraggiosa. C’è molta curiosità, tanti parlano di “basilica fantasma”. I cittadini godranno dell’opera dopo la sua inaugurazione, di giorno e di notte quando sarà illuminata. Sarà per noi un’occasione per apprezzare tutto il contesto archeologico che in questi anni la città non ha scoperto fino in fondo. Grazie all’allestimento che ha portato la basilica al suo antico splendore, il complesso archeologico sarà
sicuramente un richiamo non solo per i nostri concittadini, ma anche per i visitatori. Potrà quindi essere un volano per il turismo? Assolutamente sì, perché l’idea di mettere in rete tutti i beni culturali che abbiamo recuperato in questi mesi potrà innescare e incrementare il turismo, portando occasioni di sviluppo e flussi di persone. Anche grazie a iniziative come questa, possiamo valorizzare al meglio la risorsa del turismo, che ci appartiene, per creare nuove economie locali. Che strategie avete per la gestione di quest’opera? Questo progetto è nato grazie alla partecipazione di molti attori, che hanno contribuito a recuperare e rendere fruibile il sito archeologico. Adesso ci aspetta la fase più delicata: mettere insieme tutti coloro che hanno partecipato - dalla Diocesi, alla Soprintendenza, al Comune di Manfredonia - per costruire un tavolo sinergico e rendere questi beni realmente vivibili. Sarà importante individuare coloro che potranno gestirne la manutenzione, la sicurezza e il flusso di turisti. La sfida, dopo il recupero, sta proprio nella buona ed efficace gestione dei beni.
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© Edoardo Tresoldi 2016
“Mi è piaciuta fin da subito l’idea di fondere nello stesso progetto l’aspetto artistico con un intervento conservativo tipico del restauro. Seguendo questa linea spero si aprano opportunità di coinvolgimento per altri creativi” 9
Edoardo Tresoldi
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L’arte di Tresoldi fa un salto nel tempo Volumi trasparenti per interpretare la storia © Edoardo Tresoldi 2016
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Edoardo Tresoldi Artista
Quali sono le tappe principali che segnano l’inizio del tuo percorso artistico? Ho cominciato nel 2009 a lavorare per il cinema come scenografo trasferendomi a Roma. Nel 2013 ho iniziato a fare le mie prime sculture nel contesto pubblico ed a sviluppare le mie idee su interventi di carattere urbano. Con il tempo i progetti sono diventati via via sempre più grandi ed è stato necessario allargare la famiglia: lavorano con me ragazzi che ho incontrato in varie esperienze della mia vita. Tra di loro c’è chi fa cinema, chi il cuoco, chi l’architetto, tutti in qualche modo mestieri creativi. Con tutti loro c’è un coinvolgimento diretto da quando si attiva la fase realizzativa. Essendo però un lavoro site specific, che comporta un intervento in uno spazio e in un tempo ben definiti, la progettazione si può protrarre e può variare fino alla fase conclusiva.
Quanto influisce il tuo background dal mondo cinema? Mi metto sempre nei panni dello spettatore: ho cominciato a lavorare come scenografo, dove progetti e costruisci solo ciò che finisce nell’inquadratura. Pertanto tutto quello che non è nel campo visivo del fruitore per me non esiste. Nel momento in cui si va a lavorare nello spazio, e in particolar modo con la scultura, diventa centrale il rapporto tra il punto di vista del fruitore e l’opera. Nei miei progetti, inoltre, mi riferisco sempre ad uno spettatore in movimento, considerando la relazione che c’è fra lui e l’opera. Il concept della tua nuova opera di Manfredonia? In Puglia sono stato invitato a fare un intervento in un sito archeologico. L’idea è stata di fondere due linguaggi, archeologia ed arte contemporanea. Penso che la mia ricerca si sia sposata con quella di chi da tempo si interroga e lavora nel campo del restauro. Ho proposto un salto nel tempo. Finora mi ero trovato a lavorare soltanto con lo spazio creando elementi sospesi, mentre qui ho avuto la possibilità di cimentarmi anche sulla linea del tempo e di far confluire nel progetto diversi fattori culturali.
Disegni tutto in 2D o realizzi anche dei modelli? A Manfredonia il percorso è iniziato con una ricerca di documentazione storica con esperti, archeologi e addetti ai lavori del mondo dei beni culturali. Quando questo ricerca è entrata nel mio mondo ho cominciato ad immaginare un ritorno di questa grande basilica, come se fosse parte della memoria storica del luogo. Mi sono prefigurato di riuscire a disegnare nell’aria, mantenendo però delle relazioni dirette con il contesto. La trasparenza è protagonista delle tue opere. Come imposti il progetto? Nelle mie opere anche le parti strutturali ed interne rimangono a vista, quindi devo considerare che tutte le linee create si relazioneranno in qualche modo con lo spazio circostante. Quando vado a definire la composizione considero i possibili rapporti tra gli elementi che inserirò nel paesaggio e quelli preesistenti, tra i quali si andranno ad innescare dei possibili dialoghi. A Siponto ad esempio si sono attivate interessanti relazioni tra la chiesa e l’albero che si trova dietro l’abside, tema che nella progettazione di una non trasparente non sarebbe stato preso in minima considerazione, mentre per me è diventato elemento quasi vincolante perché, quando ci si trova al centro dell’opera e si guarda verso l’abside, si apprezza l’albero attraverso il filtro dell’installazione. Un’altra relazione interessante è quella che si è instaurata tra il materiale industriale - con cui è stata realizzata la chiesa di rete - ed un grande capannone che dista un chilometro da Santa Maria di Siponto, un hangar trasparente che ricorda vagamente quel tipo di architettura, quantomeno come riferimento temporale. In sintesi, si attiva uno spirito di osservazione nei confronti dello spazio e del paesaggio, ci si allena a trovare relazioni inedite. Artigianato, industrializzazione, cantiere. Come fa Edoardo Tresoldi a realizzare le sue installazioni? Trattandosi di strutture complesse le opere si realizzano per parti ed è necessario prevedere una fase di assemblaggio in un laboratorio. A Santa Maria di Siponto nella prima fase di realizzazione sono stati necessari alcuni test e studi, una ricerca sui materiali e sulle attrezzature.
La parte più importante per me consiste nell’assemblaggio sul posto: è indispensabile una grande organizzazione in modo tale che sul cantiere ci sia la possibilità di modificare tutto ciò che è possibile, rimpicciolendo alcune parti ed ingrandendone altre in base alle intuizioni work in progress. Quanto è importante la luce in questo tipo di opere? Molto, perché se un’architettura tradizionale è fatta di pieni e vuoti, e la luce la attraversa creando le varie dinamiche visive interne all’architettura; con la rete la luce crea pieni, i vuoti e le ombre, perché la rete diventa più trasparente quando si trova in una zona d’ombra. Molte volte quindi le ombre determinate dagli altri elementi creano vuoti o tagli all’interno dell’architettura che cambiano la percezione dello spazio. Come pensi invecchierà la tua opera? Ci sarà sicuramente un leggero cambiamento cromatico ed un minimo di ossidazione del metallo. Le altre opere che ho realizzato in 11 prossimità del mare hanno avuto un’alterazione cromatica molto interessante, è particolare vedere come le opere vengono metabolizzate dal contesto, integrate nel luogo e nel tempo.
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Interferenze La forza dell’antico e la spinta del contemporaneo © Giacomo Pepe 2016
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Simone Pallotta
Curatore e critico d’arte Quali sono le premesse da cui nasce l’installazione di Edoardo Tresoldi a Santa Maria di Siponto? L’archeologia è storia spesso illeggibile, le sue fisiologiche lacune e la distanza temporale la dividono dall’uomo contemporaneo che la percepisce distante, la rispetta, ma con distacco. Tresoldi è partito da qui per ripensare il patrimonio archeologico, attraverso chiavi di lettura in grado di farlo comprendere anche ai non addetti ai lavori, trasmettendo emozioni ed empatia. Da queste premesse nasce il lavoro nell’area archeologica di Siponto, ai piedi del Gargano. I pochi resti di basamenti, un mosaico, alcune tombe sono elementi linguistici che ci parlano oggi della Basilica Paleocristiana di Siponto. La Soprintendenza archeologia della Puglia, che ha promosso il progetto di valorizzazione del parco archeologico, è riuscita ad immaginare questo luogo come un dialogo tra archeologia, architettura, arte contemporanea, scultura e paesaggio.
Qual è l’eccezionalità di quest’opera di Tresoldi? Nell’installazione realizzata nel parco archeologico di Siponto, Tresoldi è stato capace di trasfigurare l’architettura in oggetto scultoreo, in un’opera d’arte che restituisce, reinterpretandola, la tridimensionalità alla basilica paleocristiana. La scultura architettura che ne risulta, in leggera rete metallica in continuità con i suoi precedenti lavori, sovverte la consueta percezione visiva di un ambiente costruito attraverso la velata trasparenza del materiale. La rete rende contemporaneamente visibili tutti gli strati che componevano l’antica struttura, concretizzandosi in una percezione simultanea di un interno e di un esterno che si sommano a formare un’unica composizione, dove l’arte e la natura circostante dialogano compenetrandosi, senza mai toccarsi. Un ritmo visivo di pieni e vuoti, che si realizza grazie a luci e ombre che impattano sulla rete metallica, dove la solida trasparenza del materiale trattiene al suo interno sia il paesaggio che i residui architettonici. L’opera riesce a raccontare la struttura originaria sprigionando al contempo una spiritualità dall’accezione totalmente attuale, dove l’oggetto artistico, il manufatto contemporaneo, è intriso e in dialogo con la preesistenza.
Potremmo dire, quindi, che l’arte diventa strumento di una nuova comprensione del passato? Assolutamente sì. Il risultato della realizzazione artistica è un intervento non neutrale che attualizza una volontà anti mimetica del restauro, riuscendo a potenziare il sito archeologico nell’ottica di una nuova e più coinvolgente leggibilità, agevolandone la comprensione. Visto che, come dice Cesare Brandi, c’è comunque “interferenza” da parte dell’agente contemporaneo quando questo agisce su entità artistiche preesistenti, risulta di grande interesse pensare come l’arte possa farsi vettore di una lettura che interpreta il passato in forma rinnovata, caratterizzandosi come macchina temporale connettiva tra la realtà archeologica e la sua problematica, ma necessaria, rilettura contemporanea. Qual è la caratteristica principale della poetica di Tresoldi? La trasparenza prodotta dalla rete metallica nei lavori di Edoardo è senz’altro la caratteristica fondamentale della sua poetica, tesa ad abbracciare all’interno dell’opera d’arte il contesto nel quale viene collocata. Oltre
a raccontare i volumi dell’antica basilica paleocristiana l’installazione a Siponto costruisce un dialogo visivo con il circostante, una modalità di fruizione capace di rinnovarsi in ogni momento della giornata e ad ogni cambiamento meteorologico, che vive nello spazio in cui si trova, in simbiosi con i colori degli elementi naturali a contrasto. Tresoldi mette in atto una possibilità visiva comprensiva, totalizzante, che ambisce ad una quarta dimensione, dove il tempo è inteso come soggetto valoriale assorbito all’interno dell’opera d’arte. La poetica di Edoardo Tresoldi si sviluppa a partire dalla scenografia, materia fondante della sua prima e profonda esperienza lavorativa, arrivando oggi ad evolversi attraverso procedimenti e suggestioni rinascimentali. Il lavoro di squadra, configurato come una bottega contemporanea, attiva una sequenza lavorativa funzionale nella quale la condivisione delle conoscenze rappresenta un percorso di arricchimento culturale e tecnico. L’approccio solitario dell’artista viene meno a favore di una progressione conoscitiva partecipata, capace di sviluppare le competenze di un intero gruppo di lavoro con l’obiettivo di una 13 produzione artistica frutto di confronto e dialogo.
© Giacomo Pepe 2016
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© Giacomo Pepe 2016
Dati in pillole. Numeri sul volume costruito, l’età dei giovani creativi, i tempi del cantiere e i costi
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metri L’altezza dell’opera
anni L’età dell’artista
anni L’età media del team dell’artista
mesi Il tempo del cantiere
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L’arte che riqualifica Rovine e reperti che parlano anche ai non addetti ai lavori © PPAN 2016
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Margherita Guccione
Direttore MAXXI Architettura Quale messaggio comunica una Soprintendenza che sceglie di innestare l’arte contemporanea sull’archeologia? La scelta della Soprintendenza di ricorrere all’arte contemporanea per valorizzare l’archeologia è interessante e innovativa perché lega due estremi temporali lontanissimi in un unico percorso di conoscenza e fruizione. Spesso il patrimonio archeologico non riesce a comunicare in pieno tutti i suoi valori, rovine e reperti sembrano parlare ai soli esperti ed è difficile comprendere l’ambiente archeologico nel suo carattere complessivo. L’arte contemporanea, con interventi site specific può riuscire, lavorando sul livello evocativo ed emozionale, a rendere evidente i caratteri originari, i volumi, i significati reconditi di un’opera e quelli più attuali nel paesaggio contemporaneo. Arte pubblica, un museo all’aperto. È già una tendenza in Italia o sono i primi segnali? Il museo contemporaneo è aperto per definizione e guarda all’esterno dei suoi confini per riflettere sullo
spazio pubblico e su come l’arte possa qualificare i luoghi dal punto di vista fisico e comportamentale, con pratiche artistiche che mettano al centro il rapporto con il pubblico. Questo approccio è l’esito di molte esperienze internazionali e italiane consolidate e lo stesso Maxxi sperimenta continuamente in questa direzione, dialogando con la città, a partire dal grande spazio antistante il museo. Su questa linea ricordo l’esperienza che ultimamente ha visto il grande Golden Lotus del coreano Choi Jeng-Hwa mettere in risonanza il Maxxi con il cuore di Roma, nell’allestimento temporaneo a piazza San Silvestro. Quanto arte e architettura contemporanea possono incidere nella valorizzazione di un tessuto consolidato? Il linguaggio contemporaneo apre alla comprensione dell’antico, attualizzandolo e a volte spettacolarizzandolo. Nel caso di Santa Maria di Siponto, partendo dalle tracce murarie della basilica paleocristiana, l’artista guarda simultaneamente alla storia passata e alla spazialità perduta e, come in una metafora, rinnova l’immagine nel presente, offrendo una sintesi visiva ed esperienziale di storia e contemporaneità.
Ricostruire la lettura del ‘classico’ La committenza pubblica spinge sul contemporaneo © PPAN 2016
Ci sono altre esperienze interessanti che coniugano arte e archeologia? Sono molteplici le esperienze di connubio. Una relazione che da anni coniuga antico e contemporaneo in un dialogo in pieno svolgimento nelle più importanti realtà museali e siti archeologici nazionali ed internazionali, con un’affermazione sempre più ampia. Penso agli interventi di artisti contemporanei al Foro romano e al Palatino, oltre che all’interno delle terme di Diocleziano; poi al parco archeologico di Scolacium, e a quello di Aquileia. L’arte contemporanea ha anche invaso i castelli di Puglia con l’iniziativa Intramoenia/extra art. C’è infine il Museo archeologico di Napoli, che ha ospitato una lunga serie di mostre dove gli artisti si sono confrontati con i capolavori del passato. 17
Anna Mattirolo
Direttore storico dell’arte Mibact Arte promossa da una committenza pubblica. Quali sono le priorità e le iniziative del Mibact sul tema del contemporaneo? Più di una. Nel corso degli ultimi anni il tema del contemporaneo è finalmente entrato a pieno titolo tra le attività del Ministero. Ricordo tre esempi. Primo tra tutti, la riconferma della direzione generale dedicata alla contemporaneità dedicata ad accrescere le collezioni pubbliche anche attraverso committenze private. Il Museo MAXXI, poi, è stato un progetto tra i più rilevanti che questa amministrazione abbia mai messo in campo: un luogo dedicato alla contemporaneità che guarda a tutte le forme creative dei nostri giorni. In un prossimo futuro arriverà anche un nuovo polo di valorizzazione per l’arte contemporanea. Si tratta di Palazzo Ardinghelli, all’Aquila, che verrà allestito con una serie di opere commissionate a importanti artisti italiani specificatamente per quegli spazi. Il valore aggiunto di questa iniziativa sta nel contribuire al processo di rinascita del centro storico della città colpita dal sisma e di riscatto per quel territorio.
Dal tuo punto di vista il valore aggiunto del progetto di Edoardo Tresoldi per il parco archeologico pugliese? La scelta di esporre in un museo o in un’area archeologica rappresenta una continuità percettiva del tempo, un felice spaesamento mentale tra due tempi storici. Tanto più a Siponto dove l’intervento dell’artista vuole fare ancora un passo in avanti: non solo un confronto con gli elementi del passato, ma una vera e propria integrazione, seppure effimera e transitoria, di un monumento architettonico, con lo scopo di ricostruire una lettura dell’insieme coerente e fantasiosa insieme. È stato osservato da Salvatore Settis che “il ‘classico’ muore per rinascere ogni volta uguale a se stesso e ogni volta diverso”. Ecco, questa è la scommessa del progetto di Santa Maria di Siponto e il segno contemporaneo contribuisce al meglio a ricostruire quella rinascita.
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Š Edoardo Tresoldi 2016
4.500 7 30
mq La rete elettrosaladata zincata
tonnellate Il peso dell’installazione
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persone Acheologi, architetti, ingegneri, operai
3,5 900
milioni di euro Il costo del parco archeologico
mila euro Il costo dell’opera di Tresoldi
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Opportunità di sviluppo L’economia della cultura per valorizzare il territorio © Edoardo Tresoldi 2016
In una riflessione con gli assessori comunali e regionali è nata l’idea di realizzare una struttura policentrica per mettere in rete le eccellenze puntuali, da Palazzo Tupputi a Bisceglie, a Polignano a Mare con la Fondazione Museo Pino Pascali, straordinario esempio di recupero di un ex mattatoio. Contiamo di partire da Bari per fare sistema e alimentare il polo del contemporaneo con altre esperienze. A Corato, per fare un altro esempio, c’è un vecchio liceo da recuperare dove si pensa di realizzare residenze per artisti. L’arte contemporanea è di fatto uno straordinario elemento di connessione tra contenuti, anche virtuale. Oltre la Puglia si potrà poi immaginare anche un polo del contemporaneo del Mezzogiorno, allargando la rete ad esempio al Museo Madre di Napoli. 20
Aldo Patruno
Regione Puglia Direttore Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio Cultura e paesaggio, conservazione dell’esistente e nuove iniziative. Quali ricadute e opportunità per chi sceglie di investire nel contemporaneo? In Regione Puglia il nostro dipartimento già nella denominazione coniuga il turismo con l’economia della cultura, nella consapevolezza che la valorizzazione del territorio si fondi proprio su queste attività e sullo sviluppo di industrie culturali, rispetto alle quali il contemporaneo non ha conosciuto crisi. Dopo anni di esperienza all’Agenzia del Demanio, oggi è alla Regione Puglia. Che ruolo ha il contemporaneo per le politiche di rigenerazione urbana? Proprio a Bari, grazie al federalismo demaniale, il Demanio ha ceduto il Teatro Margherita e l’ex mercato del pesce per restaurare un polo del contemporaneo. Due progetti finanziati con 10 milioni di risorse europee erogate dalla Regione.
Patrimonio e turismo, quale legame? Quali strategie in Puglia? Le idee sono molte e l’obiettivo delle istituzioni è quello di non intervenire più solo sui contenitori ma anche sui contenuti. Prioritario sarà lavorare sul software e non solo sull’hardware: bisogna lavorare sui sistemi gestionali innovativi, investire nella ricerca tecnologica applicata ai siti culturali e nella multimedialità. Quali sono i valori aggiunti che nota nel progetto di Santa Maria di Siponto? Che il Mibact e la Soprintendenza Archeologia realizzino un’iniziativa di questo genere, attivando anche un evento di comunicazione è significativo. Inserire un elemento di attrazione com’è l’arte contemporanea in un parco archeologico, tentando una commistione tra sacro e profano, è un’operazione straordinaria nel panorama nazionale. Si consideri anche il valore aggiunto dato dall’impiego di fondi europei. Questo progetto può diventare elemento importante anche per il tema dei cammini religiosi e, più in generale, per il turismo.
Innovazione nel restauro Il recupero della terza dimensione affidato ad un artista © Edoardo Tresoldi 2016
Giovanni Carbonara
Professore emerito di restauro dei monumenti alla Sapienza, Consulente e consigliere della Soprintendenza Archeologia L’opera di Santa Maria di Siponto, letta da un maestro del restauro italiano. Ci sono precedenti? Sì ci sono, ma non realizzati da artisti. Finora sono stati gli architetti ad intervenire in questo senso, aggiungendo qualcosa, attraverso il loro intervento, che andasse oltre alla mera protezione dell’opera da eventi meteorologici. Già nella Carta del Restauro di Venezia del 1964 all’articolo 9 si precisava che la funzione del restauro deve essere ‘conservativa’ e ‘rivelativa’. Negli anni ‘50-‘60 Franco Minissi nella villa del Casale a Piazza Armerina ha realizzato una copertura in metallo intesa come elemento paesaggistico, denotativa dello spazio antico e degli antichi volumi. A Veio, negli anni ‘90, Franco Ceschi ha ricostruito virtualmente con dei tondini d’acciaio il Tempio di Apollo, un’opera etrusca che era ridotta a pochi centimetri di terra, riproducendone l’altezza. Ora la proposta di Tresoldi racconta decisamente qualcosa in più, si apre alla comprensibilità anche per chi non ha una cultura specifica, recupera l’elevato e riproduce la terza dimensione. Tresoldi fa un passo avanti? Nel parco di Siponto ci si è posti il problema di ridare un volume virtuale alla chiesa paleocristiana, impostando sullo scavo archeologico un gioco di trasparenze reso possibile dai fili d’acciaio che non interferiscono affatto con la chiesa romanica nata 600 anni dopo. Con una struttura di fili trasparenti Tresoldi rende democratica la cultura, agisce da artista e propone un sistema estremamente leggero, adottando una soluzione sperimentale. Una scelta che dimostra la cultura e il coraggio della Soprintendenza, attenta non soltanto al restauro prudenziale dell’opera, con l’obiettivo di non danneggiarla, ma anche alla sua comprensibilità.
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A Santa Maria di Siponto nuovo e antico continueranno a convivere senza danno per l’antico. Nel restauro l’Italia si conferma il paese più avanzato? L’Italia è avanti rispetto a tutti gli altri paesi. Il restauro resta forse l’unica materia per la quale siamo veramente apprezzati all’estero. Ci sono esempi di ricostruzioni in Ungheria, in Germania e in altri paesi del nord Europa, ma l’Italia continua ad avere maggiore rispetto per l’esistente: quando si interviene si fa qualcosa che si distingue e mantiene un’autonomia figurativa e qualitativa, ma che, al contempo, si accompagna all’esistente senza danneggiarlo o manometterlo.
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#ricostruireconarte
Dove l’arte pubblica innesta relazioni L’informazione oggi passa anche attraverso i social network © Giacomo Pepe 2016
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Adriana Polveroni Direttore Exibart
Arte pubblica in Italia. Quali novità? La tendenza dell’arte pubblica in Italia mi sembra da molto tempo orientata verso il recupero delle periferie e la recente istituzione della Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane, nell’ambito della riforma Franceschini del Mibact, ne è una prova. Le modalità in cui si articola la progettualità finalizzata a tale recupero sono varie. Gli esempi più interessanti sono stati a nord e a sud della penisola, con il progetto Nuovi Committenti, realizzato a Mirafiori (Torino) dal gruppo curatoriale a.titolo, e a Catania, precisamente nel quartiere di Librino, dalla fondazione Antonio Presti. In linea generale rilevo che si è passati dalla realizzazione di opere compiute (intendendo manufatti come sculture o installazioni) a valorizzare approcci processuali che privilegiano il prima e il dopo della stessa realizzazione. Viene considerata importante anche la rete di relazioni distribuite sul territorio che ha un ruolo decisivo nell’attivazione di processi partecipativi e nella salvaguardia dell’opera stessa.
Comunicare l’arte. Come si muove l’editoria del settore? La comunicazione dell’arte è oggi un mondo molto diverso da quello di soli pochi anni fa. Internet ha dato una spinta straordinaria per la nascita di nuove realtà editoriali e per liberare energie critiche e creative, spesso giovani, che non avrebbero mai trovato spazio nell’editoria tradizionale. Ma internet ha anche cambiato il modo di raccontare l’arte, a volte appiattendone i contenuti, più spesso puntando sulla quantità dell’offerta piuttosto che sulla qualità. La diffusione dei social media ancora ha impresso un’ulteriore, significativa spinta in avanti. Ormai la comunicazione non passa quasi più per i siti dedicati all’arte, ma attraverso Facebook, Instagram e Twitter, facendo di questi veri e propri organi di comunicazione, senza però nessun controllo.
Comunicare e promuovere l’arte Quando il pubblico è un modello per il privato © Giacomo Pepe 2016
è sempre la stessa: è necessario che le istituzioni siano vicine al mondo dell’arte, conoscano la scena artistica e sappiano giudicare il valore culturale delle opere. In questo senso, anche l’Art Bonus è una ottima opportunità, che ha un grande potenziale. Speriamo solo che lo Stato sappia trattare con i privati senza opporre loro il muro della burocrazia. Ma mi pare che l’attuale governo stia lavorando proprio in questa direzione.
Costantino D’Orazio
Storico dell’Arte. Curatore presso il museo MACRO di Roma Arte contemporanea in relazione al costruito. Dalla legge del 2% all’Art Bonus, qual è l’applicazione? Criticità e opportunità? La legge del 2% è un’invenzione straordinaria che in Italia ha trovato una corretta applicazione soltanto negli ultimi anni. L’idea che una nuova architettura provochi la nascita di una nuova opera d’arte rimanda alla buona pratica dei mecenati d’un tempo che riempivano i loro palazzi di affreschi e sculture straordinarie, realizzate appositamente per le loro dimore. Così si è sviluppato nei secoli il patrimonio artistico italiano, che è costituito da territori preziosi e coerenti in cui edifici ed affreschi o dipinti non si possono separare. Purtroppo per decenni il 2% è stato gestito da funzionari pubblici che hanno favorito ristretti circoli di artisti, senza una adeguata selezione dei progetti, a danno della qualità. Ma questa fase mi pare oggi superata, a partire dalle opere di Massimo Grimaldi e Maurizio Mochetti realizzate a completamento del Maxxi di Roma. La questione
Comunicare l’arte. Giornalisti, critici, blogger, curatori, qual è il panorama? Quale approccio per appassionare i curiosi/non addetti ai lavori? Umberto Eco un po’ aveva ragione quando affermava che “internet ha dato diritto di parola a legioni di imbecilli”. Internet è una25straordinaria 25 risorsa, ma spesso pretende di sostituirsi alla ricerca oppure offre un palcoscenico a chi cerca visibilità e non riesce a conquistarla attraverso i canali dello studio e del confronto con i maestri. Insomma, internet può essere un’ottima scorciatoia. Sono convinto però che i social network siano uno straordinario strumento di coinvolgimento del pubblico, anche per l’arte. L’idea di poter condividere immagini, impressioni, consigli, ha permesso alle attività culturali di circolare molto di più, superando il filtro troppo stretto un tempo costituito dalle pagine culturali dei giornali. Naturalmente, c’è bisogno di saper discernere, perché, online, la mostra più amatoriale e quella di grande valore possono essere presentate con il medesimo impatto (a volte anche rovesciato). Per questo credo che internet sia un valido strumento di comunicazione dell’arte e può diventare terreno di dibattito soltanto se gestito in grande accortezza ed onestà intellettuale. Oltre a capisaldi della cultura online, come Nazione Indiana o Artribune, ottimi sono i segnali che giungono dai blog aperti da gruppi di giovani curatori (come Artnoise). C’è ancora un mondo da esplorare davanti a noi!
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Progetto di recupero e Valorizzazione Parco Archeologico di Siponto Luigi La Rocca Francesco Longobardi Edoardo Tresoldi Programma Operativo Interregionale (P.O.In.) Attrattori culturali naturali e turismo Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2007-2013 Segreteriato Regionale MiBACT per la Puglia Soprintendenza Archeologia della Puglia Eugenia Vantaggiato Segretario Regionale MiBACT per la Puglia 32
Luigi La Rocca Soprintendente Archeologo della Puglia Francesco Longobardi Progettista e Direttore Lavori Anna Maria Tunzi Direzione Scientifica Raffaella Cassano Consulenza Scientifica Antonello D’Ardes Consulenza tecnica Cobar spa Impresa esecutrice Edoardo Tresoldi Artista
progetto
11-12 marzo 2016 preview per la stampa e inaugurazione dell’opera progetto Programma Operativo Interregionale (P.O.In.) Attrattori culturali naturali e turismo Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2007-2013 Segreteriato Regionale MIBACT per la Puglia Soprintendenza Archeologia della Puglia in collaborazione con Città di Manfredonia 33
Arcidiocesi di Manfredonia, Vieste e San Giovanni Rotondo Cobar spa comunicazione PPAN comunicazione e networking per il costruito (Roma) concept, comunicazione e coordinamento e con la partecipazione di Studio Forward (Palermo) per le riprese e il montaggio instant video Fare (Milano) per il laboratorio con gli studenti delle scuole d’arte e di architettura Ensemble Calixtinus (Molfetta) per il concerto di musiche medievali
comunicazione
in collaborazione con
Città di Manfredonia
Arcidiocesi di Manfredonia Vieste San Giovanni Rotondo
COBAR S.p.A. Costruzioni Barozzi Altamura
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Dove l’arte ricostruisce il tempo
Il parco archeologico di Santa Maria di Siponto. Un modello di valorizzazione a Manfredonia
Paola Pierotti Luigi La Rocca Francesco Longobardi Angelo Riccardi Edoardo Tresoldi Simone Pallotta Margherita Guccione Anna Mattirolo Aldo Patruno Giovanni Carbonara Adriana Polveroni Costantino D’Orazio