thebrief.city – edizione speciale Sustainable Places 2021

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settembre 2021

Chi pensa, progetta e costruisce le città. Il portale di informazione di PPAN

EDIZIONE SPECIALE SUSTAINABLE PLACES 2021

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PUNTARE SU CRESCITA SOSTENIBILE IN AIUTO ARRIVA LA TASSONOMIA di Simona Bonafé, eurodeputata Il cambiamento climatico e l’uso inefficiente delle risorse naturali rappresentano tanto un grave pericolo per l’ambiente e il benessere delle future generazioni, quanto un fattore critico per l’economia. I dati sull’incremento della temperatura e sul moltiplicarsi degli eventi meteorologici estremi, sono oggi sotto gli occhi di tutti e ci richiamano alla necessità di ridurre nettamente le emissioni di CO2 a partire dalla modernizzazione e dall’efficientamento dei settori più impattanti come quello energetico, dei trasporti o degli edifici. Intanto, ogni anno consumiamo due volte e mezzo le risorse che il nostro pianeta è in grado di rigenerare, un dato che ci impone un’urgente trasformazione del nostro modello economico da un sistema di progettazione, produzione e consumo lineare a uno pienamente circolare che ne rispetti i limiti. Stiamo fronteggiando un’emergenza sanitaria e non possiamo permetterci di trovarci, prima di quanto già oggi la scienza ci dice, in una vera e propria emergenza climatica dagli effetti altrettanto devastanti. L’Unione Europea prende sul serio questa sfida e per questo motivo ha approvato la prima legge al mondo sul clima, che mette nero su bianco il carattere vincolante della traiettoria che dobbiamo intraprendere nei prossimi anni per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica nel 2050. Si tratta di un percorso concreto e immediato, che parte da una revisione ambiziosa del target di riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2030, portato al 55 per cento. Un’accelerazione di questo tipo richiede una quantità inedita di investimenti. A livello europeo si stima una necessità di almeno 180 miliardi annui di investimenti aggiuntivi solo per allinearci agli impegni presi con l’Accordo di Parigi in termini di riduzione delle emissioni. Il tema del gap di investimenti non è stato trascurato e viene affrontato secondo due direttrici: risorse pubbliche e risorse private, possibilmente in grado di integrarsi al meglio tra di loro. Sul lato pubblico, il bilancio Ue, in linea con il “Green Deal”, dedica il 30% di quanto previsto per il settennato 2021-2027 agli investimenti sostenibili. In coerenza con questo impegno, il piú recente Piano Next Generation Eu e i conseguenti Piani Nazionali di ripresa e

Roma-Europa, andata e ritorno La città del futuro parte da qui Con la ricerca europea, la transizione culturale si traduce in progetti innovativi

DI REDAZIONE THEBRIEF

OGNI ANNO CONSUMIAMO DUE VOLTE E MEZZO LE RISORSE CHE IL NOSTRO PIANETA È IN GRADO DI RIGENERARE, UN DATO CHE CI IMPONE UN’URGENTE TRASFORMAZIONE DEL NOSTRO MODELLO ECONOMICO

resilienza stabiliscono che almeno il 37% delle risorse finanziarie corrisposte dovrà essere dedicato a investimenti capaci di contribuire alla sostenibilità ambientale dei nostri territori e delle nostre economie. Sul lato privato, è ben avviato il lavoro sulla finanza sostenibile. Nel 2022 entreranno in vigore i primi criteri tecnici, a corredo della cosiddetta tassonomia, per misurare la sostenibilità di tutte quelle attività economiche che contribuiscono alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici. A seguire arriveranno i criteri per evidenziare il contributo delle attività economiche alla transizione verso l’economia circolare. Si tratta di garantire a imprese, investitori e risparmiatori degli standard con valore legale, scientificamente solidi e in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione. Si stima che la tassonomia e gli obblighi di divulgazione di informazioni non finanziarie possano contribuire a facilitare il graduale spostamento degli investimenti dalle attività più impattanti a quelle più sostenibili.

IMMAGINE DI COPERTINA: ENEL HQ, RENDER © ACPV ANTONIO CITTERIO PATRICIA VIEL

oma Smart City, un cantiere che corre. Attraverso la sfida della sostenibilità, verso l’orizzonte del Pnrr e la collaborazione tra pubblico-privato, in un contesto europeo dove ecologia, transizione digitale e real estate sono i presupposti per una rinascita, la Capitale guarda avanti. E volge gli occhi a come si innova l’ambiente del costruito considerando prodotti e servizi, edifici e facilities. Con un compito fondamentale: declinare al plurale e investire nella partecipazione. Come le città del domani possono rappresentare un’occasione per trasporre sul mercato politiche e progetti? Siamo in grado di costruire sistemi urbani antifragili, ovvero dotati della qualità di migliorarsi nell’instabilità? Domande che verranno indagate dal 28 settembre al 1° ottobre durante l’evento Sustainable Places 2021, ospitato nel Palazzo dei Congressi di Eur Spa. Una manifestazione di carattere scientifico e culturale, con ospiti istituzionali, dell’industria, dell’università che punta ad affermarsi come osservatorio sulle città intelligenti, con un focus particolare sul rapporto tra innovazione e centri urbani. L’edizione italiana del 2021, ideata da R2M Solution e PPAN, co-organizzata con Eur Spa, si propone come piattaforma di networking, per condividere esperienze, risultati, esigenze ed opportunità, confrontarsi sui nuovi trend della ricerca e prototipi all’avanguardia. Si parlerà di tecnologie digitali applicate all’immobiliare, di riduzione delle emissioni di CO2 e di come i progetti europei rappresentino un driver per portare valore e qualità della vita. «Sustainable Places è un evento unico nel suo genere, capace di far dialogare ricerca, mercato e attori della politica verso un futuro

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migliore per l’ambiente del costruito. È un’opportunità per tutti, per essere coinvolti nei cambiamenti sociali che stanno trasformando il nostro pianeta. Siamo molto orgogliosi ad averlo portato in Italia e a Roma», spiega Thomas Messervey, founder e ceo di R2M Solution. Sono almeno 150 i progetti che saranno presentati nell’ambito dell’edizione romana, i più con riferimento al programma di ricerca Horizon 2020, per un valore di 876 milioni di euro. La maggior parte di essi sono trasversali in tutti i settori della sostenibilità e rappresentano i contributi di oltre 1.500 organizzazioni di ricerca e sviluppo in tutta Europa; 29 quelli coordinati da organizzazioni italiane. Dalla ricerca al mercato, Sustainable Places è anche il luogo per diffondere le nuove iniziative Ue, per discuterne gli aspetti politici e di attuazione, per raccontare progetti pilota attraverso la voce e l’esperienza di chi ne è il motore. In aggiunta, partendo anche dal lavoro di ricerca di Bas Boorsma, chief digital officer della città di Rotterdam e di Raffaele Gareri, direttore del dipartimento di trasformazione digitale di Roma Capitale, considerando i risultati del Laboratorio Smart City di Roma Capitale, Sustainable Places sceglie l’Eur, come luogo ideale dove applicare modelli innovativi. «Parliamo di un sistema multiasset dal potenziale enorme che ora più che mai – ha commentato Alberto Sasso, presidente di Eur spa – può rappresentare uno straordinario esempio di città sostenibile. Una “defence” ante litteram che proietti l’Eur in una dimensione leader internazionale, da qui la proposta di un patto per l’Eur: una rete di cooperazione attiva che riconosca negli stakeholder un posto ove far convergere energie, progettualità e investimenti».


L’eternità nel futuro di Roma? Servono reputazione e metodo per attrarre capitali e progetti Verso il Giubileo, con la scommessa di Expo e le sfide dell’agenda internazionale DI PAOLA PIEROTTI

Roma2025 con il Giubileo. Roma2030, con l’orizzonte di Expo. E ancora, Roma2050 in corsa come le altre città del mondo per contribuire alla transizione verso un’economia carbon neutral, ad emissioni nette zero entro i prossimi trent’anni. A scala internazionale è in atto una forte ripresa trainata dalle nuove domande residenziali e dai cambiamenti provocati dalla pandemia. Quale scommessa per Roma? Parliamo di una città che è grande sette volte Milano, le cui circoscrizioni sono equivalenti a città medie come Pisa o Bergamo. Patrimonio storico, attrattività turistica, eccellenza del sistema-qualità, sicurezza, presenza del verde. Lungo l’elenco dei plus che non emergono però nella narrativa comune che associa Roma alla gestione dei rifiuti, all’inefficienza del trasporto pubblico, ai cinghiali nel centro urbano. Ecco che le questioni legate alla reputazione e alla fiducia diventano cruciali per operatori internazionali e domestici, prima di pensare su cosa investire, e come farlo. «A Roma ci abbiamo pensato e ci continueremo a pensare – ha dichiarato Mario Abbadessa, alla guida di Hines in Italia dal 2016, nell’ambito dell’ultima edizione del forum Scenari Immobiliari – dei nostri 4 miliardi

di euro investiti, zero sono sulla Capitale. Oggi non manca la liquidità e abbiamo grandi pressioni per scaricarla in beni reali, real estate in primis. A Roma si contano il triplo degli arrivi di Milano, l’aeroporto gestisce un traffico doppio rispetto a quello di Milano, ma nella città della moda le transazioni sono tre volte tanto quello della città eterna». Abbadessa ricorda che «Milano i giochi olimpici li avrà, Roma li ha rifiutati. Non girano immagini di Milano con la spazzatura per strada e la narrativa non è un aspetto secondario: il marketing territoriale è centrale. Troppo spesso mi è capitato di dover giustificare, difendere Roma. Ma soprattutto, a Milano c’è un metodo di lavoro che, con tutto rispetto per la politica e i grandi eventi come Expo, lo abbiamo fatto noi, quella società civile, quella borghesia operante che ha creato un sistema oltre la crisi. Sia chiaro - commenta Abbadessa – è una guerra armata ovunque, ma se c’è un metodo, le cose atterrano». Roma a settembre è stata protagonista al Mipim di Cannes e i 100 progetti di rigenerazione urbana che Roma Capitale ha messo in campo per consegnare ai suoi abitanti, city user e turisti una città più sostenibile e attrattiva, aperta e condivisa, sono stati esposti

OGGI NON MANCA LA LIQUIDITÀ E ABBIAMO GRANDI PRESSIONI PER SCARICARLA IN BENI REALI, REAL ESTATE IN PRIMIS. A ROMA SI CONTANO IL TRIPLO DEGLI ARRIVI DI MILANO, L’AEROPORTO GESTISCE UN TRAFFICO DOPPIO RISPETTO A QUELLO DI MILANO, MA NELLA CITTÀ DELLA MODA LE TRANSAZIONI SONO TRE VOLTE TANTO QUELLO DELLA CITTÀ ETERNA

Mario Abbadessa, Hines Italia al pubblico ai Musei Capitolini con la mostra “Roma, l’Eternità nel Futuro”. Oggi nella Capitale si contano almeno una quindicina di aree strategiche promettenti per grandi progetti di rigenerazione urbana, si pensi all’ex Fiera piuttosto che alla Tiburtina con lo Sdo. Ci sono caserme e grandi immobili pubblici abbandonati, intanto avanza il recupero dell’Ex Zecca di Piazza Verdi ed è partito quello della sede dell’Istituto Poligrafico dell’Esquilino. Nuovi progetti privati come quelli di Enel in via Regina Margherita o del Campus biomedico. Decine le iniziative nel settore dell’hotellerie. Roma si conferma un mercato primario, l’offerta è bassa e la domanda alta: l’opportunità di business c’è. Vanno poste però le condizioni, a maggior ragione considerando che il capitale oggi c’è. Manfredi Catella alla guida di Coima, il padre dell’operazione Porta Nuova a Milano, con gli occhi puntati su Roma, interviene nel dibattito ricordando che «a Milano, nel 2000, tutto veniva considerato impossibile, e poi è successo. La scintilla era nata dal pubblico, da un sindaco come Gabriele Albertini con una visione e con la voglia di scommettere su progetti di discontinuità. Senz’altro, eventi come Expo sono stati dei facilitatori ma la squadra urbanistica era stata determinante, necessaria per mettere a terra la visione urbanistica». L’Europa ha tracciato una rotta, oggi ci sono capitali che vent’anni fa non c’erano, c’è un’esperienza di filiera matura e il tema della conoscenza non è indifferente. Condizioni favorevoli importanti per una partita tutta da giocare.

Smart community, primi esperimenti al via Dalle immagini della nuova Telosa ai modelli della città dei 15 minuti, come tradurre l’innovazione in architetture DI CHIARA BRIVIO

Progettare città verdi e circolari, altamente connesse, e a misura d’uomo sembra, ancora oggi, un’utopia delegata ad un futuro lontano. Se alcuni centri europei, come Barcellona e Parigi, si stanno muovendo in questa direzione ispirandosi alla teoria della “città a 15 minuti” – favorendo, tramite politiche di pianificazione urbana come le superilles (blocchi), la mobilità dolce, aumentano i metri quadri delle aree verdi, la condivisione tra i residenti, la vita di quartiere –, costruire delle reali smart city significa modificare radicalmente il modo di concepire, pianificare e costruire i centri urbani e, soprattutto, non sarà un processo possibile senza l’ausilio della digitalizzazione e della tecnologia. Ma c’è chi si sta già cimentando con una vera smart city del futuro. È il caso di Telosa, la “città più sostenibile del mondo” secondo le parole del miliardario Marc Lore, già presidente e ceo del colosso Walmart e oggi proprietario della Nba, finanziatore del progetto. Firmata dallo studio danese Big – Bjarke Engels Group, dovrebbe sorgere dal nulla su un sito di quasi 61mila mq, in un’area non ancora identificata nel deserto occidentale degli Stati Uniti. Un investimento dell’ordine di 400 miliardi di dollari per una città che sarà costruita secondo i canoni dell’architettura green, con edifici interamente nZEB, alimentata esclusivamente da energie rinnovabili, dove si prediligeranno mobilità dolce e veicoli a guida autonoma, dotata di un sistema di recupero delle acque piovane e con una smart grid che potrà rifornire l’intera città senza bisogno di altre fonti.

ROMA TIBURTINA © LUIGI FILETICI

Le città sono e saranno la soluzione: luoghi di sfide e cambiamenti Con il “metodo partecipativo” e nuove risorse umane DI FRANCESCA FRADELLONI

Da Taranto a Bolzano, dai piccoli ai grandi centri, le città sono sempre e comunque la soluzione. A raccontarlo è Paolo Testa, responsabile area Studi e ricerche dell’Anci. Le città sono i luoghi in cui avvengono le sfide principali del nostro tempo, ma anche quelli in cui emergono le soluzioni più interessanti, sviluppate in molti casi attraverso la collaborazione tra Pa e comunità locali. «La pubblica amministrazione si cambia nel momento in cui si costruiscono rapporti di collaborazione: reti tra funzionari e cittadini, operatori e amministratori, politici e professionisti. I comuni cambiano davvero, quando si è in grado di mettere a sistema dinamiche di aiuto reciproco e sostegno. Quando c’è la volontà di trasferire competenze, pratiche, opportunità, quando c’è il coinvolgimento della parte attiva della società e delle associazioni», racconta Testa, tra gli autori, insieme a Simone d’Antonio, del libro “Le città sono la soluzione”, appunto. «Siamo sulla soglia di un’età che possiamo de-

I COMUNI CAMBIANO DAVVERO, QUANDO SI È IN GRADO DI METTERE A SISTEMA DINAMICHE DI AIUTO RECIPROCO E SOSTEGNO. QUANDO C’È LA VOLONTÀ DI TRASFERIRE COMPETENZE, PRATICHE, OPPORTUNITÀ, QUANDO C’È IL COINVOLGIMENTO DELLA PARTE ATTIVA DELLA SOCIETÀ E DELLE ASSOCIAZIONI

Paolo Testa, Anci finire dell’abbondanza, nei prossimi anni saranno a disposizione tante risorse. Si parla di circa 300 miliardi di euro a disposizione degli enti locali e territoriali grazie alle risorse previste dal Pnrr, dai fondi di coesione europei e da diverse altre misure che saranno messe in atto. Un’occasione da non perdere, questa, per i giovani da avviare al lavoro attraverso una nuova cultura nella gestione del servizio pubblico e per la progettazione nelle città». In un’Italia che si porta appresso le sue diverINIZIATIVA PROMOSSA DA

28 settembre – 1 ottobre ROMA, EUR, PALAZZO DEI CONGRESSI

sità culturali e infrastrutturali, la situazione cambia nei comuni grandi e piccoli, da sud a nord, con una grande differenza di passo segnata solo da Milano. Sia in termini reali che narrativi. «Milano viaggia a un altro ritmo. È oggetto non solo di grandi interventi, ma di una visione a tutto tondo: del territorio, della politica, degli imprenditori e di tutti i portatori di interesse. Ha avuto la lungimiranza di pensare a un’integrazione tra campagna e città molto evoluta (basta pensare al Parco Sud) e la determinazione di voler riportare la manifattura dentro la città. Milano ha la visione e chi la sa tradurre. Nel resto d’Italia non vedo grandi disparità nell’affrontare i cambiamenti». Oggi l’unico elemento di stasi alla nuova era di iniezione economica europea potrebbe essere solo il tempo. «Bisogna fare le riforme, semplificare le procedure, ma soprattutto arruolare nuove risorse umane, un capitale umano competente e giovane. Dirigere cantieri, disegnare progetti, pensare a soluzioni innovative, sono attività che hanno bisogno di tante forze in campo». I sindaci sono il motore, ovunque si fanno molte domande e si danno già le risposte, le questioni sono quelle che sono sul palcoscenico globale e nelle città trovano i fenomeni più visibili e più drammatici: disuguaglianze e rischi infrastrutturali. «Cresce la consapevolezza di sindaci e funzionari della necessità del coinvolgimento della cittadinanza – conclude Testa – ma dobbiamo fare i conti con uno strumentario giuridico carente, mancano le leggi che regolino in modo coerente questo movimento di rinascita». CON IL PATROCINIO DI

Green Building Council Italia

© BIG – BJARKE ENGELS GROUP

Cinquantamila i residenti iniziali, che dovrebbero arrivare a 5 milioni entro il 2050. Un centro urbano dove, grazie alla tecnologia e allo sviluppo di applicazioni digitali, tramite l’uso dell’intelligenza artificiale e dell’Internet of things (Iot), i cittadini potranno avere accesso all’assistenza sanitaria, alla formazione, tenendo sotto controllo consumi, e soprattutto, l’utilizzo dei loro dati. Obiettivo di Telosa non è solo quello di raggiungere la sostenibilità ecologica, ma anche un’etica e un’equità sociale, attraverso processi di condivisione e partecipazione dal basso e di un uso sapiente della tecnologia. E questa equità è anche al centro della riflessione di Bas Boorsma, chief digital officer di Rotterdam, nel suo libro “Un new deal digitale”, dove scrive che una vera digitalizzazione non si potrà ottenere senza «un nuovo consenso su quello che dovrà portare e sulle modalità con cui realizzare e facilitare l’intero processo». In assenza di un verso consenso, «il divario tecnologico aumenterà, preverrà un disordine digitale, l’innovazione sarà ampliamente dominata dall’incrementalismo e, in definitiva, le sfide della nostra società non saranno superate». Il new deal digitale si configura quindi come un progetto concertato prima di tutto dalla società e dai suoi membri, che potrà essere portato a compimento solo con il coinvolgimento delle istituzioni sia a livello centrale che locale, e affiancato da una strategia imprenditoriale. Un modello necessariamente flessibile e adattabile ai diversi contesti, se si vorranno creare delle vere “smart community”.


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