presenza dell’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE
NAZ/350/2008 DCOO53793
numero 6 – anno L novembre-dicembre 2018
Ateneo
L’altra economia di Giuseppe Toniolo
Premio Vito
Globalizzazione, la lezione di Bazoli
Ne ha fatta di strada Nadia Righi, l’arte come folgorazione
TAJANI E LE RADICI d’Europa All’inaugurazione del nuovo anno accademico la prolusione del Presidente del Parlamento europeo su valori e prospettive del Vecchio Continente
Conoscere, cambiare, crescere. LLe ep priorità riorità che condividiamo.
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2018-2019
presenza dell’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE
NAZ/350/2008 DCOO53793
numero 6 – anno L novembre-dicembre 2018
Ateneo
L’altra economia di Giuseppe Toniolo
SOMMARIO
Premio Vito
Globalizzazione, la lezione di Bazoli
Ne ha fatta di strada Nadia Righi, l’arte come folgorazione
04 – Antonio Tajani e le radici dell’Europa TAJANI E LE RADICI d’Europa All’inaugurazione del nuovo anno accademico la prolusione del Presidente del Parlamento europeo su valori e prospettive del Vecchio Continente
08 – Nadia Righi, l’arte come folgorazione 11 – Maltempo e beni culturali, sos Alpi 12 – Il Premio Gemelli ai migliori laureati
n.6/duemiladiciotto Rivista bimestrale realizzata dal Servizio Stampa dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Master in Giornalismo, con la partecipazione del Servizio Pubbliche relazioni dell’Istituto “G.Toniolo” di Studi Superiori © 2001 – Università Cattolica del Sacro Cuore DIRETTORE Franco Anelli RESPONSABILE Gerardo Ferrari COORDINATORE Graziana Gabbianelli COMITATO REDAZIONALE Katia Biondi, Nicola Cerbino, Sabrina Cliti, Paolo Ferrari, Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Fausto Maconi, Antonella Olivari HANNO SCRITTO Katia Biondi, Sabrina Cliti, Silvia Ferrandi, Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Velania La Mendola, Federica Mancinelli, Giada Meloni, Antonella Olivari, Agostino Picicco, Federica Vernò, Maria Villano REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Università Cattolica del Sacro Cuore L.go Gemelli, 1 – 20123 – MILANO tel. 0272342216 – fax 0272342700 e-mail: presenza@unicatt.it www.unicatt.it REDAZIONE ROMANA L.go Francesco Vito – 00168 – ROMA tel. O630154295 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 94 del 5 marzo 1969 PROGETTO GRAFICO Matteo Scanni IMPAGINAZIONE Studio Editoriale EDUCatt FOTO ARCHIVIO Università Cattolica, AP, Getty Image STAMPA Tiber spa – Brescia
Questo periodico è associato all’USPI Il numero è stato chiuso in redazione il 20 novembre 2018
13 – L’altra economia di Toniolo 15 – Globalizzazione, la lezione di Bazoli 17 – La Milano di Eugenio Montale 18 – Assoreti, 20mila euro in borse di studio 22 – Medicina, doppia laurea con Filadelfia 24 – Brescia, 10 anni di ASA 26 – Piacenza, i giovani a 50 anni dal ’68 28 – Educatt lancia il progetto: adotta uno studente 30 – VP, i giusti continuano a leggere
Presenza è sfogliabile anche online su www.unicatt.it/presenza
primo piano
TAJANI E LE RADICI
d’Europa
La prolusione del Presidente del Parlamento europeo all’inaugurazione del nuovo anno accademico è stata una riflessione su valori e prospettive del Vecchio Continente a cura della redazione
U
n’inaugurazione in chiave europea. Il nuovo anno accademico 2018/2019 si è aperto ufficialmente lo scorso 19 novembre con la prolusione affidata all’onorevole Antonio Tajani. Il Presidente del Parlamento Europeo ha dedicato il suo intervento alle Riflessioni per una nuova Europa. L’attenzione alle comunità e ai cittadini come valore unificante. La giornata di apertura del 98° anno accademico è iniziata, come tradizione, con la celebrazione eucaristica nella Basilica di Sant’Ambrogio presieduta
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PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2018
dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini e concelebrata dall’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori, dagli assistenti spirituali e dai docenti di Teologia dell’Ateneo. Successivamente la cerimonia di inaugurazione è proseguita nell’Aula Magna di Largo Gemelli con il discorso inaugurale del rettore Franco Anelli e il saluto di monsignor Delpini come presidente dell’Istituto Toniolo di Studi Superiori. E proprio riferendosi direttamente agli interventi del Rettore e dell’Arcivescovo di Mi-
lano, il presidente Tajani ha introdotto la sua prolusione, dicendo che le loro parole sollecitavano una serie di risposte riguardo l’Europa «se vale la pena crederci e perché vale la pena difenderla e magari cambiarla, in vista delle prossime grandi sfide che ci troveremo di fronte. Ma dobbiamo partire però dalla nostra identità, perché altrimenti non si comprende perché siamo europei, qual è il nostro collante, il nostro denominatore comune che si dipana nel corso dei secoli». Nonostante le fatiche, i contrasti, le diatribe quotidiane, secondo Antonio Tajani
INAUGURAZIONE ANNO ACCADEMICO: IL DISCORSO DEL RETTORE
La Cattolica cresce: aumentano le matricole e gli studenti stranieri
I
l tema dell’Europa, che ha caratterizzato la 98sima inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è stato introdotto dal rettore Franco Anelli, all’inizio del suo discorso, mediante due preliminari constatazioni, affermando anzitutto che: «l’identità culturale europea rende il percorso di unificazione una necessità storica», e ricordando che «L’Europa ha sempre ritrovato nella forza coesiva del suo comune patrimonio culturale energia e motivi per rigenerarsi e costruire un nuovo modello di convivenza». In tale contesto, da sempre le Università «hanno assunto un ruolo trainante nel definire una nuova idea di cittadinanza, animata da giovani destinati per formazione, cultura, progetti di vita, propensione alla mobilità, a pensarsi e a vivere in una dimensione sovranazionale». Le istituzioni formative sono oggi chiamate, secondo il Rettore, a dare continuità e a rinnovare questo importante aspetto della loro missione educativa, sforzandosi di essere ancora più aperte e inclusive. A tal proposito, soffermandosi sulla situazione italiana, il professor Anelli ha voluto smentire un luogo comune tanto diffuso quanto infondato circa il presunto deficit di laureati del nostro Paese. I dati raccolti dall’Anvur mostrano infatti che, in Italia, le persone in possesso di una laurea magistrale sono in crescita e in linea con la media europea, con numeri superiori a quelli del Regno Unito e della Germania. Nel contempo, egli ha spiegato come l’effettiva carenza di laureati triennali, il cui numero è inferiore alla media continentale, si possa in larga misura attribuire all’assenza, nel nostro sistema, di linee di formazione terziaria a carattere professionalizzante. In merito all’attività di ricerca svolta negli atenei nazionali, egli ha evidenziato come la nostra produttività scientifica, seppure con minori risorse a disposizione, sia oggi superiore a quella di Francia e Germania. «Gli studiosi italiani con poco fanno molto», ha chiosato il Rettore. La seconda parte del discorso si è incentrata, secondo tradizione, sulla situazione attuale dell’Università Cattolica, che vede, dopo anni di forte
crescita, un ulteriore incremento delle nuove immatricolazioni (+1,5% rispetto all’anno precedente) e degli studenti stranieri che hanno preso parte a programmi di studio nei cinque campus dell’Ateneo (4.205 nel 2018 rispetto ai 3.971 del 2017). Il nuovo anno accademico si apre con 95 corsi di laurea (42 lauree triennali, 46 lauree magistrali, 7 lauree magistrali a ciclo unico) e 120 master. Inoltre, le numerose Borse di studio e le molteplici forme di agevolazione, finanziate in modo significativo attingendo a risorse proprie anche per supplire alle carenze del sistema pubblico del diritto allo
studio, rendono l’Università Cattolica una realtà sempre più accessibile. Il Rettore non ha mancato di rilevare che, proprio l’apprezzamento dell’offerta formativa dell’Ateneo, ponga nuove esigenze di carattere logistico, a partire dal fabbisogno di nuovi spazi e, in particolare, di nuove aule. Proprio per questo, il Rettore ha segnalato che sono già state individuate soluzioni per rispondere alle più immediate necessità. Ciò detto, egli ha ricordato come la disponibilità degli ampi spazi della Caserma Garibaldi risolverebbero definitivamente ogni difficoltà. E proprio sull’iter per entrare in possesso del prestigioso edificio, il Rettore ha dichiarato che «il lavoro procede intensamente, purtroppo scontando i tempi imposti da una legislazione la cui complessità non agevola un’operazione così articolata e che coinvolge plurimi soggetti». Riferendosi ancora alla sede di Milano e ai legami della Cattolica con la città, il territorio e le altre istituzioni di alta formazione, il Rettore ha ricordato che «da anni gli atenei milanesi stanno stringendo relazioni…di competizione
collaborativa e virtuosa», e che la ricchezza complessiva dell’offerta di corsi di laurea, dottorati e master, insieme a una trama di rapporti con le imprese nella ricerca e nella formazione, contribuisce a rendere Milano un centro di elaborazione culturale e scientifica, a vivacizzarla con la presenza di decine di migliaia di studenti italiani e stranieri, e a sostenerne lo sviluppo». Se Milano costituisce un positivo esempio di collaborazione tra atenei statali e non statali a beneficio dell’intera collettività, permane invece nel nostro ordinamento, secondo il Rettore Anelli, una «sclerotica distinzione fra soggetti qualificati come “pubblici” e “privati”»; una distinzione che specialmente in ambito scientifico ed educativo risulta spesso discriminatoria. Lampante il caso dei fondi per la ricerca destinati esclusivamente alle università statali: «Dato che le regole sono le stesse, si rilasciano gli stessi titoli di studio, e si svolge la medesima attività di ricerca – ha affermato − è giusto partecipare con parità di accesso al Fondo per il finanziamento delle attività base della ricerca, che oggi premia le sole università statali.» «Non stiamo invocando – ha poi precisato − pure e semplici erogazioni; chiediamo piuttosto di non soffrire arbitrarie preclusioni nell’accesso a finanziamenti assegnati sulla base di un leale confronto competitivo: siamo certi che in un tale contesto, la qualità del lavoro svolto ci offrirebbe importanti e meritate opportunità». Concludendo il suo discorso, il rettore Anelli ha fatto riferimento – tra le ricorrenze di grande significato come la recente celebrazione del centenario della Casa Editrice “Vita e Pensiero” – al traguardo del primo secolo dalla fondazione dell’Ateneo cattolico nel 1921: «Gli anni che ci separano dalla ricorrenza devono essere la preparazione del secondo secolo, più che la nostalgia del primo». A docenti, personale e studenti ha infine indicato “un’ardua missione”: «prepararci al secondo secolo dell’Ateneo significa farsene pienamente carico e dedicare ogni nostra capacità, energia e passione per progettare un futuro all’altezza di quel compito».
Il testo completo del discorso del Rettore pronunciato nel corso della cerimonia di inaugurazione è pubblicato all’indirizzo: https://www.cattolicanews.it/Discorso_Rettore_Anelli_2018-2019(1).pdf PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2018
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primo piano l’Europa esiste e la sua identità è nella “libertà”, nel suo senso più profondo: «Da Lisbona a Praga a Bratislava, da Stoccolma a Parigi a Roma, la Croce è il minimo comune denominatore dell’Europa. Anche la Bandiera porta le tracce di questa identità: azzurra come il manto della Madonna, con dodici stelle che rappresentano le dodici tribù d’Israele e la corona di Maria. Anche Dante esalta il valore dell’Europa nelle sue forti radici cristiane. Al centro dell’Europa ci sono la “persona”, la “sussidiarietà verticale e orizzontale”, da cui il «no al Leviatano Europa che decide tutto per tutti» e il sì a un’Europa che interviene «quando gli altri enti non possono intervenire» eppure, ha affermato Tajani: «tanti valori si sono indeboliti quando è prevalsa una visione economicistica dell’Europa». «Io credo che il nostro impegno –ha aggiunto Il Presidente del Parlamento Europeo – debba essere orientato a cambiare l’Europa che ha perso forse il suo slancio iniziale, ma non ha perso il ruolo che deve e dovrà avere soprattutto per i nostri figli, se vogliamo guardare con ottimismo al futuro». Proseguendo nella sua riflessione riguardo ad una nuova Europa, Tajani ha ribadito che proprio attraverso la condivisione di quei valori che ci hanno condotto per anni, riusciremo a risollevarci e ad andare avanti. Così come siamo stati in grado di farlo dopo la prima e la seconda guerra mondiale e dopo tutte le catastrofi che hanno colpito l’Europa. Tutto questo perché «crediamo nell’uomo, in quel mezzo miliardo di essere umani che dovranno mettere in comune i loro destini, senza rinunciare alla propria storia e diversità, ma in quanto figli di quella parola che si chiama “libertà”». Il tema del futuro europeo ha riecheggiato forte anche nel saluto del presidente dell’Istituto Toniolo, monsignor Mario Delpini che, rivolgendosi in modo particolare ai giovani, ha spiegato: «L’anima dell’Europa è ferita e va curata. Soprattutto dai giovani, che hanno la predisposizione a una visione più lungimirante e ad amicizie più internazionali» e in virtù di questo rivolge direttamente a loro un accorato invito «Curatevi della sua anima. Se gli affari, i trattati e le leggi non hanno un’anima, l’Europa rischia di 6
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essere travolta alla prima crisi». Monsignor Delpini si è interrogato riguardo la natura e le caratteristiche dell’anima dell’Europa, che essendo un’anima ferita può generare risentimento per quel che ha sofferto, così come, diversamente, può diventare molto saggia proprio perché ha tanto sofferto. Secondo l’Arcivescovo di Milano l’Europa ha inoltre un’anima “predisposta” alla visione, grandi pensieri infatti sono nati in Europa, e la visione è un elemento fondamentale per non finire in contenziosi meschini ma invece aprirsi e orientarsi verso la speranza. Infine monsignor Delpini descrive l’anima dell’Europa
come un’anima sensibile, predisposta all’amicizia, e quest’ultima crea legami, alleanze che possono essere la forza del progresso. Concludendo Mario Delpini afferma che proprio come presidente dell’Istituto Toniolo ha il compito e la responsabilità di curare l’anima dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per essere utile al suo cammino. Il video completo della prolusione tenuta dal presidente Antonio Tajani nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico è pubblicato all’indirizzo https:// www.cattolicanews.it/inaugurazione-con-antonio-tajani
LA MESSA IN SANT’AMBROGIO
L’omelia di Delpini: ciò che conta è altrove e oltre. È la vocazione
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ome da tradizione, lo scorso 19 novembre, la celebrazione eucaristica nella Basilica di Sant’Ambrogio ha dato inizio alla cerimonia di inaugurazione del 98° anno accademico dell’Università Cattolica. L’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori ha rivolto un indirizzo di saluto all’arcivescovo Mario Delpini ringraziandolo per la costante attenzione alla vita dell’Ateneo, per la partecipazione frequente e attenta alle iniziative culturali, per la saggia e puntuale guida dell’Istituto Toniolo, ente fondatore e garante dell’Ateneo dei cattolici italiani. Monsignor Giuliodori ha in particolare evidenziato «l’abbraccio caloroso e incoraggiante dell’Arcivescovo, che ci ha confortato e ci ha spronato nel lavoro quotidiano che ci vede impegnati a realizzare la vocazione e la missione dell’Ateneo in una stagione affascinante, anche se non priva di prove e difficoltà». Ha inoltre ricordato il ruolo svolto da monsignor Delpini quale padre sinodale, particolarmente sentito dall’Ateneo che quotidianamente si confronta con i giovani studenti. Ha anche citato San Paolo VI canonizzato durante il Sinodo, la cui passione educativa, da arcivescovo di Milano, ha toccato in modo significativo l’Ateneo. Infine monsignor Giuliodori ha concluso con un riferimento al beato Giuseppe Toniolo «che cento anni fa consegnava ai fondatori
di questo Ateneo il compito di realizzare quella che appariva a tutti una missione impossibile: dare ai cattolici italiani e al Paese un Ateneo libero e ispirato ai
la buona sistemazione è insoddisfacente e la decisione dei primi discepoli, senza troppi calcoli e senza troppe esitazioni, forse manifesta di persone che nella buo-
valori cristiani capace di trasmettere alle giovani generazioni la ricerca e l’amore della verità, un’alta formazione scientifica e culturale, la dedizione e il servizio al bene comune». Nella sua omelia l’arcivescovo di Milano Mario Delpini si è pronunciato invece contro ogni facile e buona sistemazione personale e professionale di soddisfazione e di prestigio, anche in Università. Ciò che conta, invece, è altrove e oltre: è la vocazione. «L’incontro con Gesù rivela che
na sistemazione non si sentivano ben sistemate». Per l’Arcivescovo l’incontro con Gesù è sempre un incontro determinante, anche se non sempre è un invito a lasciare il lavoro e la famiglia: «Certo però Gesù chiama tutti coloro che credono in lui, che aspettano la sua venuta, che ascoltano la sua parola a vivere per la fede». L’”oltre” a cui il Signore chiama è quel non vivere più solo per la propria buona sistemazione, ma la sua sequela richiede di condividere i suoi sentimenti, di essere disponibili alla compassione, di concepire la vita come servizio, di dedicare tempo e capacità per una causa più grande di una buona sistemazione, «in un orizzonte di fraternità che ospita il bisogno degli altri». La visione cristiana della vita, infatti, propone di pensare ogni vita come vocazione, «non nel senso che Dio chiama a qualsiasi cosa o che Dio predefinisce le strade da percorrere, i ruoli da ricoprire, i mestieri da fare. Ma è certo che Dio – ha concluso monsignor Delpini – chiama a quell’oltre che è oltre se stessi, oltre l’orizzonte circoscritto del presente, oltre i calcoli meschini di uomini ottusi, chiama oltre: alla compassione, alla speranza, alla lungimiranza». (a.p.) PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2018
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ne ha fatta di strada
L’ARTE COME
folgorazione Nadia Righi sognava di fare l’insegnante d’italiano ma durante le lezioni di storia dell’arte in Università Cattolica ha scoperto la sua vera vocazione. Da lì agli stage al Louvre e alle prime collaborazioni con il Museo diocesano di Milano il passo è stato breve. Fino a diventarne direttrice a cura della redazione
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un anno e mezzo dalla sua nomina a direttrice del Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano, dopo un anno ricco di impegno, soddisfazione e successo raccolti per l’esposizione dell’opera L’adorazione dei pastori del Perugino, per la rassegna Capolavori Sibillini, per la mostra Gaetano Previati 1852-1920. La passione, per la mostra fotografica Magnum e l’Italia e ora con L’adorazione dei Magi di Veronese incontriamo Nadia Righi, milanese, classe 1969, laureata in Storia medievale e moderna all’Università Cattolica di Milano. Dottoressa Righi come e quando è nata la sua passione per l’arte? A dire la verità mi sono iscritta alla facoltà di Lettere moderne in Cattolica perché avevo l’intenzione di studiare per diventare insegnante di Italiano sin dai tempi delle scuole medie. Poi il corso di Arte medievale del secondo anno è stata una vera e propria folgorazione. Il professor Daniele Benati,
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che quell’anno sostituiva il professor Miklos Boskovits in anno sabbatico, ha cominciato la prima lezione proiettando, in aula cardinal Ferrari, la grande Crocefissione di Annibale Carracci. La pittura di fine 500 non era certo tra le mie passioni eppure rimasi colpita e affascinata dal modo di far lezione e dal metodo seguito dal professore. Così decisi di biennalizzare, e poi triennalizzare l’esame e, dall’anno successivo, cominciai a lavorare alla tesi con il professor Boskovits, un maestro davvero straordinario. A cosa è dovuta la scelta di studiare in Università Cattolica? Ne avevo parlato con molti amici e conoscenti, che già frequentavano l’Ateneo o che si erano appena laureati. Ho dei ricordi splendidi degli anni di studio in Cattolica: ho trascorso intere giornate a studiare con i miei compagni di corso in biblioteca, nelle aule e nei chiostri dell’Università. Ricordo con piacere, in particolare, le nuove amicizie nate tra i libri, il rapporto con amici più grandi di me che erano sempre disponibili a dare una mano, e che ci aiutavano a preparare gli esami, le lezioni interessanti con professori e con assistenti o ricercatori che ci stimolavano sempre ad approfondire le materie. Tutto questo ha fatto sì che io abbia scelto di restare in Università Cattolica anche per la Scuola di specializzazione in Storia dell’arte. La Cattolica mi ha inoltre permesso, attraverso le relazioni di lavoro e i rapporti di reciproca stima che si erano creati con alcuni docenti, di entrare in contatto con il mondo del lavoro. Pian piano infatti,
dopo la laurea e mentre frequentavo la Scuola di Specializzazione, ho iniziato a collaborare per alcune case editrici, a fare esperienze di catalogazione di beni artistici, a schedare opere nei musei…. Le mie prime piccole, ma significative, esperienze lavorative. Poi nel 1999 è stata contatta dal Museo Diocesano… Quell’anno, mentre ero impegnata in un lavoro di catalogazione presso la Diocesi di Bergamo, fui contatta da Paolo Biscottini, docente di Museologia in Cattolica e direttore del Museo Diocesano, che aveva bisogno di una collaboratrice storica dell’arte che lo affiancasse nel lavoro di ricerca e selezione delle opere destinate ai percorsi del Museo, che a quell’epoca aveva iniziato la sua attività espositiva ma non aveva ancora la collezione permanente. Mi chiamò per un colloquio e fu così che – al mio rientro da un’interessante esperienza di stage svolta al museo del Louvre a Parigi – ho iniziato a lavorare con lui. Il professor Biscottini è stato un grande maestro per me, mi ha insegnato davvero tantissimo. Quando il museo è stato inaugurato, nel 2001, è stato sempre lui a nominarmi conservatore. C’è una mostra, un’esposizione a cui si sente maggiormente legata? È una domanda difficile. Forse la prima esposizione in cui il professor Biscottini mi coinvolse, perché è stata quella che ha anticipato di un anno l’inaugurazione della collezione permanente del Museo Diocesano: si intitolava Splendori al Museo Diocesano. Una
ne ha fatta di strada
mostra che è stata frutto di una intensa ricerca sul campo del territorio della Diocesi, che spesso è stato il protagonista principale delle nostre proposte. Tra le mostre più recenti, sicuramente Marc Chagall e la bibbia, un approfondimento sul tema biblico nella produzione di questo straordinario artista. E poi la serie di Un capolavoro per Milano, che ogni anno permette di portare al Museo un’opera straordinaria o poco nota al pubblico. Inaugurato nel 2001 dal cardinale Carlo Maria Martini, il Museo Diocesano è il punto di arrivo di un importante progetto finalizzato alla valorizzazione dell’ingente patrimonio artistico della Diocesi ambrosiana, considerato tanto nella sua specifica valenza storico artistica, quanto come testimonianza di un’interrotta storia di fede e di bellezza cristiana.. Proprio così, attualmente la Collezione permanente del Museo Diocesano Carlo Maria Martini è costituita da ormai quasi mille opere, comprese tra il II ed il XXI secolo. Opere giunte come lasciti, depositi o donazioni, che costituiscono una testimonianza della ricca produzione artistica ambrosiana e che offrono un interessante panorama del gusto collezionistico non solo arcivescovile, ma anche privato. Il Museo, sin dalla sua fondazione, ha avuto come scopo quello di raccontare la storia della fede e della cultura ambrosiana attraverso l’arte e di aiutare ciascuno di noi, attraverso la nostra tradizione e la nostra storia, a capire chi siamo oggi. In qualità di direttrice del Museo Dio-
cesano come riesce oggi a concretizzare questo progetto quando pensa, pianifica e organizza una mostra? Siamo cercando di pensare ad un’offerta sempre più ampia, che sia in grado di portare spunti di riflessione ad un pubblico allargato, utilizzando anche linguaggi diversi. Le iniziative di quest’ultimo anno avevano proprio questo scopo. Per esempio, nel Capolavoro per Milano, la riflessione su una sola opera per volta serve proprio a questo: a concedersi del tempo per contemplare il bello, che è segno della vera Bellezza. Di fronte ad un capolavoro non si può non interrogarsi non solo sullo stile, la storia o l’iconografia di un’opera, ma anche sul significato più profondo che essa incarna. La mostra sulla Passione di Previati, realizzata in collaborazione con i Musei Vaticani, prendeva spunto da un’opera del Museo, e ci ha permesso di riflettere su un artista straordinario, sulla sua spiritualità, ma anche sul tema della Via Crucis. Che cosa significa oggi guardare Cristo sofferente? La mostra fotografica Magnum e l’Italia ci ha aiutato a coinvolgere un pubblico diverso, di giovani, che abitualmente non frequentano il nostro museo. È stato uno spunto per riflettere sull’oggi, partendo da un racconto della storia del nostro paese, grazie a fotografie straordinarie. Quale consiglio potrebbe dare ad un giovane che vuole intraprendere la sua strada? Innanzitutto direi di andare a fondo
con ciò che si desidera, di fare i conti con le proprie passioni: studiare storia dell’arte è una bellissima esperienza. Come in ogni aspetto della vita, occorre essere molto determinati, e non temere le sconfitte, ma anche essere anche molto realisti e pronti ad accogliere occasioni – magari non immediatamente in linea con i propri interessi e desideri – ma che possono in seguito rivelarsi importanti o far sorgere altre utili opportunità professionali. Insomma non precludersi nulla. Mi rendo conto che oggi, rispetto a vent’anni fa, ci sono sempre più giovani che vogliono occuparsi di arte e lavorare in questo settore e che quindi le difficoltà stanno aumentando esponenzialmente. Ma vale la pena rischiare e crederci. L’ultima domanda è una provocazione, come si immagina l’idea, la possibilità di andare a vedere una mostra gratis? Se ne parla da tanto tempo, e, come è noto, la recente abolizione delle domeniche gratis nei musei ha suscitato molte polemiche e un acceso dibattito tra gli addetti ai lavori. Io credo sia molto più coinvolgente proporre altre iniziative gratuite ai visitatori, come ad esempio, visite guidate in alcune occasioni speciali; oppure offrire delle forti riduzioni al biglietto di ingresso o addirittura la gratuità, quando si riesce ad avere un sostegno economico da parte di uno sponsor, in alcuni giorni speciali o in concomitanza con alcuni eventi. Quando possibile noi cerchiamo di farlo. PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2018
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focus ricerca
Tumore pancreatico, un centro per la ricerca avanzata icerca di base e applicata al letto del paziente per sconfiggere tumori ancora oggi poco guaribili come quelli del pancreas: è il cuore dell’attività del Gemelli Pancreatic Advanced Research Center (CRMPG), inaugurato il 29 ottobre presso l’Università Cattolica – Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, e diretto dal professore Giovanni Battista Doglietto. «Tra gli scopi principali del Centro c’è quello di promuovere e svolgere attività scientifiche, di base e applicate, nell’ambito delle patologie pancreatiche, infiammatorie e neoplastiche e in particolar modo nel campo dell’adenocarcinoma pancreatico e delle neoplasie endocrine (pNET) in termini di valutazione biologica (quindi tracciare l’identikit molecolare del singolo tumore), evoluzione della patologia (predire la prognosi del singolo paziente) e in termini di diagnosi e trattamento», spiega il professor Doglietto, che ha dedicato tutta la sua carriera allo studio e al trattamento chirurgico dei tumori del pancreas. «Il Gemelli Pancreatic Advanced Research Center nasce dalla consapevolezza della necessità di trovare nuove possibilità di cura, anche in ragione degli insuccessi terapeutici che spesso
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CONFERENZA
Medicina personalizzata a Bruxelles
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si registrano per i pazienti con un tumore del pancreas – afferma il professor Sergio Alfieri, docente di Chirurgia generale all’Università Cattolica –. La sopravvivenza a 5 anni dopo intervento chirurgico curativo è del 20-30% per l’adenocarcinoma pancreatico. Proprio a fronte di questi dati il Centro è pensato per stimolare la ricerca ad esempio promuovendo quella traslazionale e consolidando la stretta interazione tra studi di base e applicazione clinica, nell’auspicio di studiare e possibilmente trovare nuovi e più promettenti trattamenti di terapia modulati e personalizzati per ogni paziente».
i è tenuta a Bruxelles lo scorso 7 novembre la conferenza Recommendations for Personalized Medicine: the contribution of PRECeDI in the field of prevention, occasione per discutere di come le recenti ricerche scientifiche nel campo della Medicina personalizzata possano essere utilizzate per la definizione di efficaci strategie di prevenzione e migliorare la salute dei cittadini europei. La conferenza è stata organizzata nel quadro del progetto H2020 “PRECeDI – Prevenzione personalizzata delle malattie croniche”, coordinato dalla professoressa Stefania Boccia, docente di Igiene e Medicina preventiva dell’Università Cattolica. Durante l’evento, al quale hanno preso parte relatori di alto livello tra cui il presidente della European Public Health Association (EUPHA) e alcuni tra i migliori ricercatori europei e rappresentanti delle società civili nel campo della Medicina personalizzata, sono state presentate e discusse le raccomandazioni finali su Come integrare la medicina personalizzata nella prevenzione.
La patente? Si potrebbe prendere per gradi a patente è un traguardo atteso da molti giovani e conseguirla è una tappa importante per la loro autonomia. Purtroppo però i dati sugli incidenti rilevano come fascia critica quella dai 18 ai 25 anni, età media della prima esperienza diretta sulla strada. Per questo in alcuni Paesi è stato adottato il modello della formazione progressiva che accompagna il neopatentato nei primi anni di guida, verificando abilità e compatibilità con le norme prima di confermare l’acquisizione della patente. Per patente progressiva si intende un percorso formativo che prevede l’ottenimento della patente per gradi, in seguito a diversi esami, periodi di pratica sulla strada e momenti di monitoraggio della condotta tenuta. Questo tipo di formazione prevede un incentivo alla pratica ma anche tutta una serie di supporti educativi, anche di tipo psicologico, per fare prevenzione. La questione è stata
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PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2018
approfondita durante il seminario Neopatentati: categoria a rischio?, organizzato in Università Cattolica dall’Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico dell’Ateneo, in collaborazione con UNASCA, l’Unione Nazionale Autoscuole e Studi di Consulenza Automobilistica. «In Italia si lavora molto sulla formazione dei giovani utenti della strada fino a quando arrivano al conseguimento della patente – ha dichiarato Maria Rita Ciceri, direttrice dell’Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico – Non esiste però alcun dispositivo per continuare a lavorare sulla sicurezza con i novice driver, ovvero coloro che hanno da poco conseguito la patente e rappresentano per quanto detto sopra una categoria particolarmente a rischio. La proposta di una patente progressiva va nella direzione di valutare nuove misure per colmare proprio questo deficit». Dalle ultime rilevazioni statistiche in
Italia risulta che, considerando l’età 1524 anni, nel 2016 ci sono stati 418 morti e 45.924 feriti; i ventenni tra i 20 e i 24 anni sono risultati particolarmente a rischio: sono la fascia con il maggior numero assoluto di morti (260 in un anno) e di feriti (27.004). In diversi paesi europei esistono già formule innovative di training alla guida. In Norvegia da quando è stato introdotto un sistema di educazione specifico il numero dei morti per incidente stradale tra i 16 e i 24 anni è calato del 73%, passando da 49 nel 2010 a 13 nel 2017. Una serie di 34 studi condotti tra gli Stati Uniti e il Canada ha messo in luce come, grazie all’introduzione della patente graduale, gli incidenti che hanno coinvolto gli utenti di 16 anni d’età siano diminuiti del 36%. Uno studio in Australia ha evidenziato una riduzione del 31% di incidenti gravi e mortali tra i 18-20enni nel loro primo anno di guida.
focus ricerca
Maltempo e beni culturali, sos Alpi n un ambiente come quello alpino, pericoli naturali quali alluvioni, frane, valanghe, incendi e anche terremoti possono rappresentare una grave minaccia per il patrimonio culturale. Minaccia resa ancor più forte, come dimostrano gli effetti dovuti alle recenti ondate di maltempo, dai cambiamenti climatici in atto. Per proteggere e valorizzare il patrimonio ambientale e culturale delle nostre montagne, dal giugno scorso, l’Università Cattolica è coinvolta, attraverso il Centro di Ricerca CRASL diretto dal professor Stefano Pareglio, nelle attività del progetto europeo CHEERS, che sta per Cultural HEritagE. Risks and Securing activities ossia Patrimonio Culturale. Rischi e Attività di Messa in Sicurezza ed affronta appunto il tema della tutela e della messa in sicurezza del patrimonio culturale alpino di fronte a scenari di rischio. Attraverso la cooperazione fra 12 partner internazionali (da Italia, Austria, Francia, Germania, Italia, Slovenia, Svizzera) e oltre 30 Osservatori, il progetto svilupperà strumenti, metodi, schemi di governance e linee guida per rendere più efficaci gli interventi di Protezione Civile e Soggetti Istituziona-
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li che, in occasione di calamità naturali, sono chiamati a mettere in sicurezza, oltre a vite umane e infrastrutture, anche i beni culturali. Capofila del progetto è la Fondazione Lombardia per l’Ambiente, e vede coinvolto anche il Touring Club Italiano. La Cattolica si occuperà di quattro attività. Si inizierà fornendo alle comunità di territorio un metodo per definire il valore dei propri beni culturali. Non solo in termini di valore storico-artistico e di indotto economico che il bene può generare, ma anche della sua rilevanza per l’identità della comunità locale. Il percorso proseguirà con le analisi di rischio che, per le aree pilota (in Italia, parte del bacino dell’Adige, in provincia di Trento), consentiranno di definire quali beni siano esposti ed effettivamente vulnerabili di fronte a scenari di rischio naturale come alluvioni, frane o valanghe. Previsto anche un percorso di formazione per gli Operatori locali di Protezione Civile, per istruirli sulle migliori pratiche e tecniche di primo intervento per la messa in sicurezza dei beni culturali. Infine, sempre sulle aree pilota, verrà aggiornata la Pianificazione di Emergenza. Sviluppando Procedure Operative che
gli Operatori di Protezione Civile saranno chiamati ad applicare per prevenire, in stato di allerta o emergenza, danni ingenti al patrimonio culturale esposto agli scenari di rischio. Con CHEERS si favorirà un processo di discussione e confronto, per sviluppare Protocolli di intervento sempre più efficaci. Tutti i risultati ottenuti verranno poi sintetizzati in un Sourcebook, ossia un grande Manuale che verrà diffuso a livello alpino e che consentirà la replicabilità delle esperienze CHEERS dopo la fine del progetto.
Geni salva bovini, una speranza per l’Africa ’è una malattia che colpisce migliaia di bovini domestici ogni anno nell’Africa orientale e meridionale: si chiama Theleriosi, è trasmessa dalle zecche e provoca perdite finanziarie stimate dalla FAO in 170 milioni di dollari. Una piaga che si traduce in mancanza di cibo e reddito per molti piccoli allevatori e spopolamento delle campagne. Una ricerca sviluppata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza in sinergia con diverse istituzioni estere, tra cui la Scuola Politecnica Fede-
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rale di Losanna (EPFL), apre più di una speranza per attenuare l’impatto di questa malattia. Primo autore dello studio è Elia Vajana (a destra nella foto), dottorato con lode alla scuola di dottorato Agrisystem della Cattolica di Piacenza: «Lo studio ha permesso di identificare alcuni dei geni potenzialmente coinvolti nella resistenza alla Theileriosi, e al contempo di sviluppare una mappa di rischio dell’Uganda basata su un campione significativo di dati epidemiologici». «Utilizzando un approccio cosiddetto di ‘genomica ambientale’ – spiega il ricercatore – in grado cioè di combinare la probabilità di contatto con il vettore della malattia (una specie autoctona di zecca), il rischio di infezione da parte del parassita, e le caratteristiche genetiche delle popolazioni bovine ospiti, siamo stati in grado di identificare alcuni dei geni che potrebbero essere alla base della tolleranza alla malattia mostrata da alcune popolazioni bovine autoctone». Da un lato, lo studio potrà aiutare i veterinari locali ad identificare le aree a più alto rischio di infezione e scegliere la tipologia più opportuna di razza da allevare, dall’altro sottolinea l’importanza di moni-
torare gli incroci tra le razze autoctone ben adattate alle condizioni ambientali locali, e le razze cosiddette ‘cosmopolite’, migliori in termini di resa produttiva ma più vulnerabili a stress ambientali specifici di alcune regioni della Terra, come le malattie. Nel caso particolare della Theileriosi, ad esempio, le razze zebuine migrate dall’India all’Africa circa 4.000 anni fa appaiono molto piu’ resistenti al morso del vettore della malattia rispetto alle razze importate dall’Europa, che risultano dunque piu’ vulnerabili alla malattia stessa. L’importanza dell’esito di questo studio è certificata dalla pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica Frontiers in Genetics: «Lo studio si colloca nel progetto NextGen- Next generation methods to preserve farm animal biodiversity by optimizing present and uture breeding options, per noi molto importante anche perché in accordo con la politica di collaborazione con i Paesi africani della nostra Università» commenta Paolo Ajmone Marsan (a sinistra nella foto), professore di Miglioramento genetico animale della facoltà di Scienze agrarie alimentarie ambientali della Cattolica di Piacenza, sotto la cui supervisione scientifica è stato svolto il lavoro. PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2018
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Premio Gemelli, staffetta ideale deale staffetta tra generazioni per la 58esima edizione del Premio Gemelli. La consegna del riconoscimento ai 12 migliori laureati dello scorso anno dell’Università Cattolica avverrà alla presenza di alcuni tra i vincitori premiati negli anni compresi tra il 1976 e il 1985. Istituito nel ’60 in memoria del fondatore dell’Ateneo padre Agostino Gemelli, il Premio continua, anno dopo anno, a valorizzare il merito e l’impegno dei migliori laureati di ogni Facoltà. Quest’anno la cerimonia si è svolta in aula Pio XI, lo scorso 26 novembre, alla presenza del rettore Franco Anelli, dell’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori, del prorettore Antonella Sciarrone Alibrandi, presidente Alumni Cattolica Associazione Ludovico Necchi, e dei presidi di Facoltà. A condurre l’evento sarà l’alumnus Luca Davi, giornalista de Il Sole 24 Ore. I neodottori che quest’anno ricevono il premio da Alumni Cattolica – Associazione Ludovico Necchi sono: Anna Giulia Caragli (Giurisprudenza), Erica Giovanna Sacchetti (Scienze politiche e sociali),
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Stefano Carnazzola (Economia), Saverio Macrì (Lettere e filosofia), Dalila Raccagni (Scienze della Formazione), Chiara Lodigiani (Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali), Monica Cantiani (Medicina e chirurgia), Giulia Bevilacqua (Scienze matematiche, fisiche e naturali), Michele Ottini (Scienze bancarie, finanziarie e assicurative), Laura Militello (Scienze linguistiche e letterature straniere), Chiara Rizzi (Economia e giurisprudenza), Lara Zucchini (Psicologia). Tutti i premiati, oltre a ricevere un anno di iscrizione gratuita ad Alumni Cattolica – Associazione Ludovico Necchi, potranno accedere ai servizi premium erogati dall’Ateneo, registrandosi sul portale MyAlumni con le credenziali iCatt. Inoltre, per valorizzare i loro progetti di tesi, gli abstract saranno pubblicati su e-book editi da Vita e Pensiero, la casa editrice dell’Università Cattolica. «L’Università Cattolica sin dalle origini ha avuto a cuore il legame con i suoi laureati» ha sottolineato la professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi. «Padre Gemelli era fortemente convinto che per un Ateneo
fosse importante continuare a mantenere vivo questo tipo di relazioni e a tale scopo ha dato vita all’Associazione Ludovico Necchi che negli anni, con costanza e impegno, si è proposta come contesto di incontro per gli ex-studenti della nostra Università. Proprio con l’obiettivo di rafforzare le relazioni fra coloro che hanno fatto parte, nel corso degli anni, della comunità universitaria, quest’anno abbiamo coinvolto nella cerimonia i vincitori del premio in anni passati, che assumono così il ruolo di testimoni in grado di ispirare e stimolare le energie e i talenti delle nuove generazioni».
C’è un po’ di Cattolica nel grande progetto di Matera 2019
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l countdown per Matera 2019 è cominciato. Che cosa cambierà per la città dei sassi, dal 1993 patrimonio mondiale Unesco? Paolo Verri, direttore generale della Fondazione Matera-Basilicata 2019 e alumnus della facoltà di Lettere dell’Università Cattolica, ha svelato il dietro le quinte di un evento che porterà la città lucana al centro d’Europa intervenendo, lo scorso 29 ottobre, all’incontro: Matera 2019. Capitale europea della cultura. «Il 21 settembre abbiamo presentato al ministro per i Beni culturali e le attività culturali un dossier che contiene tutto quello che accadrà nel 2019 e che, con straordinaria soddisfazione, corrisponde a quanto avevamo proposto in candidatura alla Commissione europea: un progetto fatto dai cittadini, per l’Europa e con l’Europa», ha spiegato Verri. «Parlo di 83 realizzazioni tutte partecipate e prodotte con partner europei: una grande occasione per una piccola cittadina del Sud che negli ultimi 25 anni è diventata patrimonio Unesco, centro cinematografico internazionale e paradigma di un nuovo modo di guardare alla cultura e al turismo». Non manca qualche “assaggio” della manifestazione tanto attesa. «Oltre 2.000 musicisti provenienti da tutta europea che, nella cerimonia inaugu-
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rale, dalle 11 del mattino a notte fonda allieteranno le piazze di Matera che si trasformerà nell’Europa della musica e dei popoli – ha anticipato il direttore di Matera 2019 –. Quattro mostre principali in programma dal 20 gennaio al 19 dicembre che, come un grande libro di quattro capitoli, racconteranno la storia di tutte le città in pietra fino ad arrivare al futuro dell’umanità con la definizione di Antropocene. Ogni settimana, poi, andranno in scena spettacoli, conferenze e momenti d’incontro con quelli che noi non amiamo chiamare turisti bensì cittadini temporanei». C’è un filo rosso che unisce l’Università Cattolica a Matera 2019, al di là del legame personale con il laureato Paolo Verri. L’Ateneo, infatti, ha elaborato congiuntamente con l’Istituto Toniolo e con il Centro pastorale un progetto di “Terza Missione” per la valorizzazione economica della conoscenza e per lo sviluppo culturale e sociale dell’intera regione. Restituire, collaborare, conoscere, sviluppare insieme: queste le quattro parole chiave alla base delle proposte culturali che coinvolgono diversi attori, in primis gli oltre 600 studenti provenienti dalla Basilicata iscritti a percorsi di laurea dell’Università Cattolica. In cantiere diverse iniziative che vanno da progetti di alternanza scuola-lavoro, con 15
classi quarte di Licei e Istituti tecnici del territorio lucano, a seminari tematici e contenuti sviluppati all’interno di corsi curriculari, da mostre e installazioni a proiezioni di film e spettacoli fino a esperienze sul campo, visite guidate, attività editoriali. «Come alumnus della Cattolica vedo in questa collaborazione tantissime potenzialità – ha detto Verri –. Per l’Università rappresenta un modo per consolidare il proprio network. Per Matera, viceversa, avere un partner di tale portata rappresenta una grande opportunità, se vuole essere protagonista di un progetto a lungo termine e attestarsi come hub fondamentale della cultura contemporanea».
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L’altra economia del beato Toniolo di Federica Vernò el centenario della morte di Giuseppe Toniolo (1845-1918), proclamato beato nel 2012, l’Università Cattolica ha ospitato, sabato 24 novembre, il convegno nazionale Economia e società per il bene comune, promosso dall’Ateneo, dall’Istituto Giuseppe Toniolo, dal Comitato per il Centenario del beato Giuseppe Toniolo con il coordinamento scientifico del preside della facoltà di Economia Domenico Bodega. Non un convegno celebrativo, ma un vero e proprio incubatore di idee con il comune auspicio che il pensiero di Toniolo possa ispirare una nuova stagione dell’impegno dei cattolici come ha scritto il segretario di Stato vaticano cardinale Pietro Parolin in una lettera all’ arcivescovo di Milano, presidente dell’Istituto Toniolo, Mario Delpini. «Il Santo Padre – ha ricordato Parolin nella lettera – auspica che i credenti italiani imparino da questo loro insuperato “maestro” a interrogarsi sull’ urgenza di una nuova stagione del loro impegno sociale e politico che, senza annullare le legittime differenze, si inalvei in percorsi unitari di orientamenti e propositi, sottraendo la presenza cattolica nella società alla tentazione dell’indifferenza e al rischio dell’irrilevanza». Non è caduto, dunque, nel vuoto l’invi-
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to con cui l’arcivescovo Delpini ha salutato i presenti auspicando che il convegno non fosse «una commemorazione», ma conducesse alla «percezione della comunione dei santi». Secondo il cardinale Gualtiero Bassetti (che ha mandato un messaggio), infatti «la questione sociale rimane la grande eredità del docente “visionario”, ossia con una visione cristiana dei rapporti umani all’interno della società italiana. Ogni crisi economica non è mai solo economica, o politica. A monte ci sono rapporti etici. Spesso siamo convinti – erroneamente – che il servizio all’ economia e alla politica ci allontani dalla fede: non è così. Toniolo ricorda oggi alla Chiesa italiana quanto sia urgente formare laici impegnati in campo economico». Al convegno – aperto dai saluti del rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli – sono intervenuti, fra gli altri, il vescovo di Assisi Domenico Sorrentino, docenti, teologi, studiosi fra cui Stefano Zamagni e Mauro Magatti. Per il professor Luigino Bruni (LUMSA) «la sua eredità è nelle domande che pone, soprattutto come armonizzare la sfera economica con le altre. Ma in Toniolo c’ è anche un messaggio politico. «In questa fase di tarda democrazia – ha detto Lorenzo Ornaghi, rettore emerito dell’Università Cat-
tolica – che delusa ristagna, di panteismo di una politica pervasiva di cui restano custodi i partiti e le consorterie, il suo insegnamento è attualissimo». L’economista Leonardo Becchetti (Università di Tor Vergata) ha invece evidenziato la capacità in Toniolo di coniugare riflessione teorica e impegno civile, in particolare nell’ organizzazione delle Settimane Sociali dei cattolici e dello sviluppo del movimento cooperativo soprattutto di matrice bancaria. Le conclusioni sono state affidate a Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’università, e a Giuseppina De Simone della Pontificia Università Lateranense.
Indagine famiglie 2.0, fare rete per crescere ostenere le famiglie per promuovere la natalità in un Paese dove la media è di 1,34 figli a coppia ma dove il desiderio dei giovani va nella direzione contraria, ossia verso una famiglia con figli. Il tema è stato messo al centro della riflessione dell’evento Indagine Famiglie 2.0, promosso lo scorso 21 novembre a Roma dal gruppo Rcs e in particolare dalle testate dell’infanzia (Io e il mio bambino, Insieme, quimamme.it, Style piccoli). L’iniziativa, a cui ha partecipa-
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to anche il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, ha preso le mosse dalle mille lettere arrivate in redazione e dall’indagine svolta tra cinquemila questionari che confermano l’emergenza rilevata dai dati statistici: la difficoltà sempre più evidente delle famiglie a generare a causa di un welfare che non le favorisce e non le supporta, come dimostrano i problemi di conciliazione tra famiglia e lavoro per le donne e le precarie condizioni economiche. «Se crolla la natalità crolla il
Paese – ha esordito al convegno il demografo della Cattolica Alessandro Rosina -, oltre al record di posticipazione delle nascite (in media oltre i 31 anni il primo figlio), l’Italia detiene in Europa anche il record del Neet, giovani che non studiano e non lavorano. Quand’anche provano a uscire di casa per formare una famiglia, gli under 35 sono i soggetti più esposti al rischio povertà. Però il dato incoraggiante emergente dall’Istat e dal Rapporto giovani è che i giovani italiani hanno progetti di vita equivalenti a quelli dei giovani degli altri Paesi europei. Occorre metterli in condizione di realizzarli». Ed è proprio per questo che il progetto nato da Rcs e benedetto da Papa Francesco durante l’udienza generale che ha preceduto il convegno, ha come mission il «fare sistema per trovare soluzioni» come ha detto il presidente Urbano Cairo nell’introdurre i lavori. Un’intenzione che Chiara Bidoli, direttrice
delle testate per l’infanzia di Rcs, vuole trasformare in realtà implementando l’Osservatorio Famiglie, di cui sarà partner scientifico il Centro di Ateneo Studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica, e coinvolgendo le istituzioni per trovare proposte concrete. «Occorre ricucire la divisione che si è creata tra familiare e sociale – ha dichiarato al convegno lo psicologo della Cattolica Camillo Regalia – valorizzando la storia in quanto susseguirsi di generazioni. La sfida per il futuro è rivitalizzare il desiderio di generare perché si è stati generati». La presenza al tavolo di alcuni medici, tra cui Giovanni Scambia, direttore del Polo Scienze della salute della donna e del bambino del Policlinico Gemelli e presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia, ha sottolineato l’importanza del sistema sanitario nel supportare le famiglie che scelgono di mettere al mondo dei figli.
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La Cattolica alla prima di Focus Live La Cattolica a Didacta 2018
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uest’anno l’Università Cattolica è stata presente all’evento internazionale Fiera Didacta che si è svolta a Firenze dal 18 al 20 ottobre scorso. L’Ateneo è stato ospitato nello stand della Ruiap – Rete Universitaria Italiana per l’Apprendimento permanente. Nelle tre giornate l’Università Cattolica ha proposto diversi workshop di notevole interesse per il mondo della scuola, inseriti in un più ampio progetto d’Ateneo denominato Cattolicaper la scuola.
all’hyperscanning che monitora l’interazione tra i cervelli al robot NAO, fino alla misurazione in diretta della capacità delle piante di adattarsi al cambiamento climatico valutando la loro risposta a luce, acqua, aria. L’Università Cattolica è stata presente alla prima edizione Festival della scienza “Focus Live” – che si è svolto dall’8 all’11 novembre scorso al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano – per illustrare alcune delle attività scientifiche quotidianamente svolte all’interno dell’Ateneo in diversi ambiti disciplinari. La prima edizione di questa quattro giorni, organizzata dalla rivista di divulgazione scientifica Focus, si è articolata in duecento eventi tra dibattiti, conferenze, incontri, laboratori, installazioni interattive, spettacoli per raccontare le grandi sfide dell’umanità. All’iniziativa hanno partecipato università, istituzioni, centri di ricerca e aziende italiane e internazionali. L’Università Cattolica in particolare è stata presente con tre unità di ricerca afferenti alle facoltà di Psicologia, Scienze della formazione e Scienze agrarie, alimentari e ambientali. Scoprire come i nostri cervelli imparino a sintonizzarsi e a “dialogare” con un linguaggio comune e connesso è possibile e lo ha dimostrato l’Unità di ricerca “Neuroscienze sociali e delle emozioni” della fa-
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coltà di Psicologia, coordinata da Michela Balconi, che sviluppa tecniche neuro scientifiche per lo studio della “mente sociale”. Per esplorare e viaggiare con il cervello quando si rapporta con altri le neuroscienze sociali e delle emozioni utilizzano l’hyperscanning. Si possono così realizzare simulazioni dell’interazione tra due cervelli in azione durante videogames, esperienze emotive condivise, cooperazione e conflitto. Questa esperienza è supportata dall’uso di strumenti quali biofeedback ed elettroencefalogramma dinamico in interazione. L’Unità di ricerca sulla Teoria della Mente, coordinata da Antonella Marchetti del dipartimento di Psicologia (facoltà di Scienze della formazione), ha portato invece il robot umanoide NAO con cui i visitatori della rassegna scientifica hanno potuto interagire attraverso il gioco Indovina dov’è. Per simulare relazioni credibili, i robot devono mostrare anche comportamenti errati come bugie, credenze, false, errori materiali e morali, tradimenti della fiducia seguiti da tentativi di riparazione. I ricercatori inoltre presentato alcuni dei più recenti studi sulle competenze e i comportamenti promotori dell’interazione uomo-robot. Infine, sono stati proiettati su uno schermo alcuni video in cui i bambini si interfacciano con due robot umanoidi (NAO e Robovie2). Dalla facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali – campus di Piacenza e Cremona – è stato proposto un breve viaggio attraverso l’affascinante mondo dell’agricoltura e dell’alimentazione. Partendo dai semi, illustrandone tipologie e impieghi, passando poi alle piante, mostrando come si sviluppano e interagiscono con l’agroecosistema. Si è raccontato poi come semi e piante possono essere attaccati e difesi dai parassiti. Infine, si è arrivati ai prodotti della
La professoressa Elena Zanfroni ha parlato del Progetto Erasmus Plus Transform Autism Education, la professoressa Paola Muller di Filosofare con i bambini, Michele Faldi di Alternanza Scuola lavoro all’Università Cattolica del Sacro Cuore, il professor Gabriele Archetti dei Siti Unesco lombardi in funzione di Alternanza Scuola Lavoro, Ilaria Folci della Differenziazione didattica per tutti e per ciascuno e Franco Brambilla del progetto Cattolicaper la scuola.
filiera agricola: quelli alimentari come farine e impasti, tradizionali e innovativi, entrando nel dettaglio delle matrici amidacee e proteiche; quelli non alimentari come le fibre. A rappresentare queste quattro aree di ricerca sono stati i docenti Stefano Amaducci, Vincenzo Tabaglio, Paola Battilani, Gianluca Giuberti.
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La forma dell’interesse, studi in onore di Ornaghi i è svolta lo scorso 7 novembre, nell’aula Pio XI dell’Università Cattolica, la presentazione del volume La forma dell’interesse. Studi in onore di Lorenzo Ornaghi – a cura di Paolo Colombo, Damiano Palano, Vittorio Emanuele Parsi (Vita e Pensiero) – che raccoglie i contribuiti di un gruppo di studiosi che in alcuni casi, fin dagli esordi della sua carriera accademica, hanno intrattenuto con il professor Lorenzo Ornaghi proficui rapporti scientifici e che oggi gli rendono omaggio in occasione del suo settantesimo compleanno. I saluti del rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli hanno aperto l’incontro, coordinato da Damiano Palano, al quale hanno preso parte Luigi Bonanate (Università di Torino, Accademia delle Scienze di Torino), Aldo Grasso (Università Cattolica) e Fabio Rugge (rettore dell’Università degli Studi di Pavia). L’appuntamento è stato promosso dalla facoltà di Scienze politiche e sociali, dal dipartimento di Scienze politiche e dall’Alta
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Scuola di Economia e Relazioni internazionali. I relatori intervenuti hanno ricordato i diversi interessi di ricerca coltivati da Lorenzo Ornaghi – docente di Scienza politica e Storia del pensiero politico e per un decennio Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – che sono stati diversamente approfonditi in non pochi passaggi dei venti saggi che compongono il volume: innanzitutto, «il grande tema dello Stato», i differenti «tipi» di ordine, il concetto di interesse, le trasformazioni della rappresentanza politica, il concetto di potere, il ruolo e le funzioni delle élite. Oltre ai tre curatori, hanno contribuito al volume con un proprio saggio: Stefano Bartolini, Francesco Battegazzorre, Massimo Beber, Luigi Bonanate, Francesco Bonini, Alessandro Campi, Paolo Cappellini, Silvio Cotellessa, Carlo Galli, Raffaella Gherardi, Giovanni Giorgini, Piero Ignazi, Maria Laura Lanzillo, Angelo Panebianco, Fabio Rugge, Marco Santoro, Bernardo Sordi. Nella replica conclusiva, Lorenzo Ornaghi, oltre a ringraziare gli organizzatori
dell’incontro e gli ideatori e curatori della raccolta in suo onore, si è soffermato sul valore della libertà nella ricerca. Infatti, ha sottolineato come proprio la libertà di ricerca, l’autentica fedeltà all’istituzione universitaria e il genuino esercizio della responsabilità nei confronti degli studenti abbiano rappresentato i principali obiettivi verso i quali ha sempre orientato l’attività accademica.
Crisi e globalizzazione, la lezione di Bazoli lla globalizzazione intesa come apertura dei mercati, avvicinamento delle popolazioni, circolazione di beni, di servizi e di informazioni non ci si può opporre». Parola di Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo a cui la facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica ha conferito il Premio internazionale Francesco Vito. La cerimonia di conferimento del premio, che si è tenuta lo scorso 4 dicembre, è stata introdotta dai saluti istituzionali del rettore Franco Anelli e del preside di Scienze politiche e sociali Guido Merzoni. il professor Alberto Quadrio Curzio, emerito dell’Università Cattolica e presidente emerito dell’Accademia Nazionale dei Lincei, ha tenuto una relazione dal titolo: Francesco Vito, solidarietà e sviluppo. Il rettore Anelli ha espresso la gratitudine dell’Ateneo a Giovanni Bazoli, il quale ha contribuito a portare l’Università Cattolica a Brescia negli anni ’60 e oggi sta sostenendo il progetto della nuova sede mentre il preside Merzoni ha evidenziato tre punti di continuità tra Vito e Bazoli: il rapporto imprescindibile tra economia etica; l’importanza attribuita alle istituzioni; lo sguardo aperto sul mondo. Il professor Alberto Quadrio Curzio ha invece espresso stima profonda da economista «perché in 35 anni Bazoli ha costruito il primo gruppo bancario in Italia
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e in Europa, un risultato raggiunto grazie a competenza e coraggio ispirati al principio del bene comune». Giovanni Bazoli, già professore di Diritto pubblico in Cattolica, ha tenuto una Lectio Cathedrae Magistralis sul tema La globalizzazione, un’occasione perduta. «Dopo la caduta del Muro di Berlino si è affermata una globalizzazione unica» ha affermato. Secondo Bazoli in quel momento di egemonia assoluta da parte degli Stati Uniti e di tutto il mondo occidentale, si è persa l’occasione di costruire un sistema in grado di venire incontro ai bisogni del mondo intero. «È mancata la capacità di visione e si è perso lo spirito creativo. Il risultato è stato quello di scatenare un capitalismo selvaggio, favorito da una diffusione impropria del cosiddetto ‘fattore
finanziario’». Rispetto alla situazione odierna, davanti a una guerra commerciale combattuta a colpi di dazi che rischia di rallentare il processo di globalizzazione, Bazoli non ha dubbi: «Sono tutte misure di breve periodo che anche dal punto di vista economico non porteranno risultati e vantaggi, neppure a coloro che le hanno adottate». Nel corso della sua carriera,Bazoli è stato al vertice del più importante istituto di credito italiano, ma non nasconde una certa nostalgia nel ricordare il tempo trascorso presso l’Università Cattolica: «Mi è sembrato oggi di ritornare a casa» ha commentato. «Ho passato qui una parte importante della mia vita, dove ho conosciuto personalità e docenti di altissimo valore come il mio maestro Feliciano Benvenuti». PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2018
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Filosofi a Pechino: imparare ad essere umani di Giuseppe D’Anna* ccogliendo l’invito di Dermot Moran, presidente della Fédération Internationale des Sociétés de Philosophie (FISP), ho partecipato come chairman, lo scorso agosto a Pechino, al XXIV Congresso mondiale di Filosofia intitolato Learning to be human. L’evento, che ha visto la partecipazione di studiosi di filosofia provenienti da ogni parte del mondo, è stato organizzato dalla FISP e dall’Università di Pechino. Nel corso del congresso, i partecipanti si sono confrontati ed hanno discusso gli sviluppi più attuali e lo stato dell’arte di tutti gli ambiti del sapere filosofico e delle storie di questo sapere, nel tentativo di mettere a tema, in tutta la sua complessità, un’idea di “umanità” in grado di far fronte alla sfide etiche, culturali e sociali del presente. In questa direzione, il congresso ha segnato un punto di svolta nel dialogo tra la filosofia occidentale e la filosofia cinese, mostrando come questo confronto possa offrire un contributo determinante nella formulazione di una teoria della natura umana che abbia nella cifra della spiritualità, intesa nella sua accezione più generale, la modalità fondamentale del rapportarsi al proprio Sé, al proprio corpo, alla famiglia e
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alla società. TU Weiming, professore dell’Università di Pechino ed esponente, in ambito etico, del neoconfucianesimo, ha centrato il suo intervento proprio sull’efficacia teorica di un “umanesimo spirituale”, delle “buone” pratiche intersoggettive, nonché dei valori ad esso connessi. “Apprendere ad essere umani”, ha sostenuto, in termini confuciani, significa apprendere ad essere “persone” e proprio sul concetto di persona, fatte salve le specifiche differenze, il confronto tra il confucianesimo e la tradizione filosofica occidentale si è fatto, nel corso del congresso, davvero intenso e fertile. In generale, le numerose sessioni dedicate alla filosofia cinese e alle sue tradizioni (è stato oggetto di discussione il pensiero di Lao Tze, di Confucio, di Mencio, di Chuang Tze, solo per citare alcuni nomi) da una parte hanno attestato una ormai definitiva affermazione del pensiero cinese nel panorama mondiale della filosofia – il congresso ha mostrato anche come la Cina si sia totalmente aperta allo studio delle correnti e dei temi più attuali della filosofia occidentale -, dall’altra ha rilevato l’importante apporto pratico-teorico che la filosofia cinese può offrire nei diversi ambiti del pensiero filosofico (etico, politico, economico, antropologico, religioso, per esempio)
Il professor Giuseppe D’Anna
al fine di impegnarsi, insieme alla filosofia occidentale, ma anche in rapporto dialettico con essa, nel ripensare un concetto di umanità in grado di rispondere alle complesse urgenze valoriali del nostro tempo. Il congresso di Pechino, pertanto, ha compiuto un passo determinante verso la costruzione di un dialogo filosofico interculturale che non tarderà a mettere in campo, se vagliato senza pregiudizi, inediti ed efficaci dispostivi concettuali per arricchire ulteriormente la riflessione filosofica intorno ad nuovo umanesimo. * Professore di Storia della filosofia presso la facoltà di Lettere e filosofia dell’Università Cattolica.
Verità e comunicazione, da Kierkegaard ai nuovi Media osa c’entra un filosofo come Søren Kierkegaard con i social media? Considerato da molti il padre dell’esistenzialismo, il filosofo danese era estremamente attento ai modi della comunicazione, anzi era perfettamente consapevole che una certa modalità comunicativa potesse influire in modo essenziale sugli stessi contenuti del messaggio. Per questo il suo pensiero è stato al centro del simposio Truth and Communication in the Age of Misinformation from Kierkegaard to Social Media che si è tenuto il 16 e 17 novembre scorso a New York, per iniziativa del Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo dell’Università Cattolica e dell’Institute for International Communication del College of Professional Studies della St. John’s University. Kierkegaard comprendeva le dimensioni esistenziali dell’ambiguità nella comunicazione, ciò che chiamava ‘comunicazione indiretta’, e come la comunicazione stessa forma le relazioni umane. «La grandezza di Kierkegaard è incontestabile» spiega Fausto Colombo, docente di Teoria della comunicazione e dei media in Università Cattolica. «Tuttavia, come per tutti i grandi pensatori, alcuni aspetti della sua riflessione sono stati messi meno
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in luce di altri. Così è per il tema della comunicazione e per quello della verità. Qui Kierkegaard è invece straordinariamente attuale, e ci aiuta a comprendere il legame tra la trasparenza di chi comunica e la sua capacità di dire il vero. Dal suo pensiero nascono prospettive illuminanti sulla dimensione etica del dire e su quanto affidare agli algoritmi di ricerca e combinazione la nostra fiducia nella verità sia paradossale e pericoloso». Secondo Ingrid Basso (nella foto), ricercatrice del Dipartimento di Filosofia della Cattolica e relatrice al simposio, «quando parliamo di Kierkegaard ci riferiamo naturalmente a un vero che è in se stesso vitale, un vero esistenziale». Le riflessioni kierkegaardiane sulla comunicazione non erano avulse dal contesto in cui il filosofo viveva: non dimentichiamo che la bufera del 1848 colpì anche lui e pertanto i temi della libertà di stampa, della proliferazione di informazioni e del sempre crescente potere dell’opinione cosiddetta “pubblica” erano per lui di scottante attualità. Inoltre lui stesso fu oggetto di una campagna denigratoria di un giornale satirico, Corsaren, a opera di quelli che oggi chiameremmo dei veri e propri haters. «Forse in questo contesto Kierkegaard
può aiutare la riflessione contemporanea sulla comunicazione – conclude Ingrid Basso – indirizzando l’attenzione verso una via in cui la parola, tornando per così dire a farsi carne, può decidere della vita stessa di chi la usa e spingere dunque a un’educazione alla responsabilità verso un qualcosa che dura oltre il tempo di un clic». L’Università Cattolica già nel 2013, in occasione dei 200 anni dalla nascita del filosofo danese, si era occupata, sul versante filosofico, proprio del tema della comunicazione in Kierkegaard, pubblicando un volume monografico della ‘Rivista di Filosofia Neo-Scolastica’ dal titolo: Comunicare l’esistenza: la singolarità e i suoi linguaggi, dove il rapporto tra verità e comunicazione era preso in esame da un punto di vista primariamente ermeneutico.
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La Milano di Eugenio Montale enovese di nascita, milanese d’adozione. Eugenio Montale trascorse a Milano trentatré anni, più di un terzo della sua esistenza. Nel capoluogo lombardo giunse cinquantaduenne, nel 1948, alla dipendenza del “Corriere della Sera” e vi rimase fino al 1981, anno della sua morte, avvenuta all’età di ottantacinque. Dall’osservatorio privilegiato del principale quotidiano nazionale, poté considerare i cambiamenti della società e della cultura del Paese. È durante il periodo milanese che il poeta pubblica il Quaderno di traduzioni, La bufera e i libri di prose Farfalla di Dinard, Auto da fé, Fuori di casa. A Milano prendono vita le linee ispirative che confluiranno in Satura e successivamente nei Diari e nei Quaderni. È nel capoluogo lombardo che dà puntualmente conto della vita musicale della città, che segue in qualità di critico musicale per il “Corriere d’Informazione”. È sempre negli anni milanesi che giungono al poeta prestigiosi riconoscimenti, culminanti nella nomina a Senatore a vita (1967) e nel Nobel per la letteratura nel 1975. La città di Milano, al pari di Firenze, Genova e Monterosso, è stata dunque una protagonista importante della vita del poeta. Per dare meritato riconoscimento a questo periodo, che tanto ha influito sulla produzione letteraria dell’autore degli Ossi di Seppia, l’Università Cattolica ha or-
Guareschi, un cuore targato Milano
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N ganizzato il Primo convegno internazionale biennale di studi su Eugenio Montale, che si è svolto nelle giornate di lunedì 29 e martedì 30 ottobre in largo Gemelli. Alla due giorni di studio – la cui direzione scientifica è stata curata dalla professoressa Angela Ida Villa, docente di Letteratura italiana contemporanea in Cattolica, e da Angelo Colombo, docente di Letteratura moderna e contemporanea all’Université de Franche-Comté – oltre 30 studiosi italiani e stranieri hanno proposto approfondimenti scientifici dedicati ai vari aspetti della biografia, della poetica e dell’interpretazione dei molteplici scritti dell’autore. Il convegno internazionale, il primo di una serie a cadenza biennale, è stato l’occasione per presentare in anteprima REM – Rivista internazionale di studi Eugenio Montale, pubblicata dalla Casa editrice Agorà & Co. (Lugano, Svizzera), una collana di volumi sul poeta e un’altra multimediale legata ai luoghi montaliani.
Santucci e il servizio della parola crittore di vocazione e di professione». Così lo aveva definito il caro amico Gianfranco Ravasi. E la figura di Luigi Santucci, a cento anni dalla nascita (Milano l’11 novembre 1918), acquista sempre più rilievo nel panorama letterario italiano. A darne testimonianza è il convegno celebrativo del centenario organizzato dal Centro di ricerca “Letteratura e cultura dell’Italia unita” dell’Università Cattolica e dal Centro nazionale di studi manzoniani dal titolo Il testimone della gioia. Luigi Santucci e il ministero della parola che si è svolto lo scorso 7 e 8 novembre, con la partecipazione dell’ex ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini. Laureato all’Università Cattolica, allievo di Mario Apollonio, Santucci è stato un autore prolifico, che ha spaziato dalla letteratura per l’infanzia al romanzo, dal teatro alla poesia fino alla saggistica. Sin dai primi scritti ha attinto liberamente ai testi sacri, con l’intento di attualizzarne il messaggio nella
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quotidianità novecentesca. In una stagione culturale che dava spazio di preferenza alla rappresentazione della crisi e del negativo fu autentico «testimone della gioia». Un fil rouge che attraversa l’intera produzione di Santucci, frutto della personale rilettura del messaggio biblico, e rimane costante dagli esordi al testamento spirituale, a indicare un modo nuovo di vivere il Vangelo, in linea con gli insegnamenti del Concilio Ecumenico Vaticano II e in contrasto con il perdurare di una tradizione che vedeva il cristianesimo solo come religione della rinuncia e del sacrificio. Il convegno ha dato voce a questo messaggio, declinato sul vaglio critico dell’attualità e nella prospettiva di una feconda testimonianza cristiana che si prolunghi nell’avvenire. Ad analizzare il pensiero e le varie sfaccettature della poetica e della narrativa di Luigi Santucci sono intervenuti docenti della Cattolica e di altri atenei, giornalisti e rappresentanti di istituzioni culturali.
ella ricorrenza del 50° anniversario della morte di Giovanni Guareschi (1968-2018) l’Università Cattolica, il Comitato Guareschi 2018 e il Centro Culturale di Milano hanno dedicato alla figura dello scrittore un’importante giornata di studi. Ritrovare Guareschi – Mondo Piccolo don Camillo: questo il titolo dell’iniziativa che si è tenuta lo scorso 10 ottobre in Cattolica e si è articolata in diversi interventi frutto di accurate ricerche condotte dal Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Ateneo. Nel corso del convegno sono stati illustrati i risultati dello studio e del confronto tra i manoscritti e i dattiloscritti originali di Guareschi e le sceneggiature delle case di produzione che hanno dato luogo ai film. Dopo i saluti introduttivi di Luigi Pati, preside della facoltà di Scienze della Formazione, e di Giorgio Vittadini, presidente Comitato Guareschi 2018, si sono alternati, tra gli altri, gli interventi dei docenti dell’Università Cattolica Pierantonio Frare, Raffaele Chiarulli, Arturo Cattaneo, Enrico Elli, Daniela Tonolini, Ermanno Paccagnini, Paola Ponti. Durante il convegno l’attore Antonio Zanoletti ha letto alcuni brani di Mondo Piccolo don Camillo.
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Quadrio Curzio nominato Presidente Emerito dell’Accademia dei Lincei
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l professor Alberto Quadrio Curzio (nella foto) è stato nominato alla unanimità dalla Assemblea delle Classi Riunite dell’Accademia Nazionale dei Lincei, lo scorso 8 novembre 2018, Presidente Emerito della Accademia stessa. Socio linceo dal 1996, è stato Presidente della Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche e vice presidente della Accademia dall’a.a. 2009-10 e Presidente per il triennio accademico 2015-2018. PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2018
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Assoreti, 20mila euro in borse di studio inque borse di studio pari a un valore di 20mila euro. Anche quest’anno l’Assoreti – Associazione delle Società per la Consulenza agli Investimenti premia gli studenti più meritevoli della facoltà di Economia dell’Università Cattolica. Ad aggiudicarsi il premio economico Eugenio Pitaro, Andrea Uboldi, Martina Ramponi, Federico Grandi, Stefano Arienta (da destra nella foto in alto), tutti iscritti al corso di laurea magistrale in Management per l’impresa che il 13 novembre hanno ricevuto un assegno di 4.000 mila euro durante un incontro promosso dal Dipartimento di Scienze dell’economia e della gestione aziendale. Il riconoscimento rientra nell’ambito di una convenzione stipulata nel 2015 tra Università Cattolica e Assoreti – che ha portato al conferimento di tre borse di studio – e che poi è stata rinnovata nell’anno accademico 2017/2018, mettendo in palio ulteriori sette premi economici per un totale di 28mila euro. L’accordo, insieme all’assegnazione di borse di studio, agevola l’inserimento dei giovani talentuosi nel mondo professionale grazie all’attivazione di tirocini formativi in società associate ad Assoreti.
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Alla cerimonia, introdotta dagli interventi dai docenti dell’Ateneo Laura Chiaramonte e Marco Oriani, rispettivamente coordinatore per l’area Banking and Finance degli stage di progetto della facoltà di Economia e direttore del Dipartimento di Scienze dell’Economia e della Gestione Aziendale, e di Filippo Parrella, docente dell’Università di Perugia e responsabile della Funzione Legale e Normativa Assoreti, c’è stato anche lo spazio per un approfondimento su organizzazione e obiettivi degli stage. «La consulenza è un percorso anche culturale e siamo convinti che la convenzione stipulata con l’Università Cattolica vada in questa direzione» ha detto Marco Tofanelli, segretario generale dell’Assoreti mentre la professoressa Chiaramonte ha sottolineato come «l’esperienza di stage svolta dai cinque beneficiari della borsa di studio nell’a.a. 2017/18 è stata particolarmente apprezzata sia dagli stessi interessati, sia dagli intermediari che li hanno accolti. Ci auguriamo, pertanto, che la convenzione con Assoreti apra in futuro la possibilità a diversi studenti del nostro Ateneo di entrare in contatto con questa realtà offrendogli la possibilità di
MiFID II, più tutela ai risparmiatori iFID II. Quali tutele per il risparmiatore è stato il tema al centro della presentazione del n.3/2018 dell’Osservatorio Monetario che si è tenuta in Cattolica lo scorso 26 novembre. La presentazione si è focalizzata in modo particolare sulle tutele del risparmiatore, sugli investimenti e sul ruolo che ha la consulenza finanziaria, che in base all’ultima nuova direttiva può assumere due diverse forme, «indipendente e non indipendente». All’incontro – introdotto e coordianato da Marco Lossani, direttore Lam – sono intervenuti Angelo Baglioni, Nadia Linciano, di Consob, e Paolo Sironi, di IBM Watson Financial Services. Al termine della presentazione, promossa dal Laboratorio di Analisi Monetaria della Cattolica e dall’Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa, è seguito un dibattito cui hanno partecipato Edoardo Fontana Rava, Banca Mediolanum, Rossella Leidi, Ubi Banca, Marco Tofanelli, Assoreti. Dal 3 gennaio 2018 è entrata in vigore la nuova direttiva che regola i servizi finanziari europei. È la MiFID II, che va a sostituire quella vecchia. «Con la MiFID II sono introdotte delle nuove indagini sul profilo del cliente che rilevano le esperienze dirette e concrete degli investitori» ha spiegato
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il professor Angelo Baglioni, della facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative, uno degli autori del numero 3 2018 dell’Osservatorio monetario. Gli aspetti innovativi presi in esame hanno riguardato la consulenza finanziaria, e i conflitti di interesse che può nascondere; il principio di adeguatezza, secondo cui gli intermediari devono essere in grado di raccomandare gli strumenti finanziari appropriati per il cliente – una volta tenuto conto delle sua tolleranza al rischio e della sua capacità a sostenere perdite; l’obbligo di trasparenza, in base al quale tutti i costi – e le loro componenti – devono essere dettagliatamente rappresentati al cliente. Secondo Paolo Sironi il MiFID parla di obiettivi. Si pone tra l’intermediario e il cliente con maggiore chiarezza, con meno attrito finanziario. «Esistono delle instabilità nei mercati, tra i consumatori, gli intermediari e le regolamentazioni stesse» ha continuato poi Sironi, analizzando la situazione attuale. «Questo è dovuto anche al fatto che il denaro stesso è un elemento emotivo e non razionale. L’obiettivo primario dell’esistenza umana riguarda la sopravvivenza alle incertezze. Oggi non siamo più nel periodo economico di crescita – ha concluso Sironi – e c’è una inversione di tendenza nell’incertezza fondamentale: uno dei motivi per cui emergono il sovranismo e movimenti anti-globalizzazione».
mettere la loro preparazione al servizio degli intermediari operanti nel settore». L’evento, a cui sono intervenuti alcuni esponenti di associate Assoreti: Marta Cozzi, Luca Iandimarino, Paolo Lecco, Alberto Romano, si è concluso con la premiazione dei cinque vincitori e la presentazione del rinnovo per il prossimo anno accademico della convenzione Università Cattolica-Assoreti. «Quest’accordo è emblematico dell’effettiva possibilità di dar vita a sinergie davvero efficaci tra mondo accademico e operatori del settore, in virtù delle quali gli studenti universitari possono, da un lato, acquisire preziose competenze e abilità operative e, dall’altro, offrire a reti e intermediari finanziari la loro preparazione e motivazione favorendone così il continuo percorso di crescita» ha osservato il professor Oriani.
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Labcom, da vent’anni un centro all’avanguardia
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n centro d’eccellenza con una visione pioneristica della comunicazione aziendale che l’ha fatto diventare in vent’anni di attività un punto di riferimento per i professionisti del settore. Questa in sintesi la storia del Laboratorio di ricerche sulla comunicazione aziendale (LABCOM), centro di ricerca universitario istituito in Università Cattolica il 22 giugno nel 1998. A illustrarla è stato il suo fondatore il professor Edoardo Teodoro Brioschi durante il seminario dal titolo La comunicazione d’azienda tra cultura e innovazione, promossa in occasione del XX anniversario della sua nascita. L’incontro, a cui ha preso parte il rettore dell’Ateneo Franco Anelli, è stata l’occasione anche per definire gli obiettivi e i progetti in cantiere. Tra i relatori intervenuti all’iniziativa docenti e professionisti che hanno fatto il punto sui temi di ricerca del Laboratorio e sui rapporti tra formazione e mercato. La professoressa Maria Grazia Zoia, che dal 2011 conduce il LABCOM, lo ha definito «centro di eccellenza, fucina di idee e iniziative» e ne ha delineato le attività ricche di risultati innovativi e gli studi su tematiche di frontiera e di alta formazione.
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Addio al professor Mari, filosofo dell’educazione o scorso 14 novembre si è spento improvvisamente il professor Giuseppe Mari, ordinario di Pedagogia alla facoltà di Scienze della formazione. Nato a Castiglione delle Stiviere il 21 novembre 1965 avrebbe compiuto tra poco 53 anni. Figura molto nota e particolarmente attiva nell’ambiente della formazione e dell’educazione cattolica bresciana e non solo, era sposato e aveva due figli. Laureato in Filosofia all’Università di Padova, Licenziato in Teologia morale alla Facoltà teologica cattolica di Lugano, era docente all’Università Cattolica, sede di Milano, dove era coordinatore della Laurea magistrale in Scienze pedagogiche e servizi alla persona e membro del Comitato direttivo del Centro studi e ricerche sul disagio e sulle povertà educative. Aveva l’incarico di Pedagogia generale e della scuola presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano e di Pedagogia generale e Pedagogia della relazione d’aiuto presso l’Istituto Universitario Salesiano di Ve-
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nezia. Ha ricevuto il Premio Nazionale “Mario Macchi” da parte dell’Associazione Genitori Scuole Cattoliche (AGeSC – 2.3.2018). Era membro di Scholè (Centro Studi tra Docenti Universitari Cristiani) e socio della SIPed (Società Italiana di Pedagogia), del CIRPed (Centro Italiano di Ricerca Pedagogica), della SoFPhiEd (Société Francophone de Philosophie de l’Education, Paris), della AIRPC (Association Internationale de Recherche sur la Pédagogogie Chrétienne, Lyon), della SEP (Sociedad Espanola de Pedagogia, Madrid), della PESGB (Philosophy of Education Society of Great Britain, Salisbury), della CPES (Central European Phylosophy of education Society, Praha). Autore di numerose pubblicazioni, faceva parte del Comitato di Direzione della rivista “Pedagogia e Vita” (Brescia) e del Comitato scientifico delle riviste “Estudios sobre educacion” (Pamplona), “Studia Paedagogica Ignatiana” (Krakow), “Biografistyka Pedagogiczna” (Lublin),
Il ricordo di Luigi Manzolini l 26 ottobre, dopo lunga malattia, è scomparso il professor Luigi Manzolini, docente di Organizzazione aziendale presso la facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Laureato all’Università Commerciale Luigi Bocconi, prima di essere chiamato in Cattolica è stato docente in Bocconi e all’Università degli studi di Firenze. Ha collaborato inoltre con l’Alta scuola di Management ed economia agro-alimentare (SMEA) di Cremona, con la Scuola di Direzione aziendale e il Centro di ricerca sull’organizzazione aziendale dell’Università Bocconi e con ISTUD, Istituto per gli Studi Direzionali di Stresa. In ambito scientifico ha svolto attività di ricerca nei campi della progettazione e del cambiamento organizzativo, nonché della gestione e dello sviluppo delle risorse umane. Domenico Bodega, preside della facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, durante le esequie – tratteggiandone il profilo umano e scientifico – ha ricordato l’eleganza di pensiero e di linguaggio del professor Manzolini, la sua cortesia, affabilità, socialità espresse con stile inconfondibile: «Era mite, capace di gesti gratuiti e molto paziente, sensibile e attento ai bisogni che incontrava, a cui rispondeva sempre con generosità».
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“Acta Facultatis Paedagogicae Universitatis Tyrnaviensis” (Trnava). Era tra i componenti del Comitato Scientifico del Centro Studi per la Scuola Cattolica della Conferenza Episcopale Italiana (Roma). I funerali del professor Giuseppe Mari hanno avuto luogo il 16 novembre nella parrocchia di San Bernardino da Siena, a Roncadelle, suo paese di residenza.
La scomparsa di Broggini, studioso del Diritto romano
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In particolare il preside Bodega ha evidenziato come Luigi Manzolini «ha trasmesso la determinazione, la curiosità, l’insoddisfazione, il dubbio, il gusto del camminare, l’attenzione alla perfezione, il senso dell’ironia e del disincanto, l’importanza della memoria». E ancora, consapevole che il vero insegnamento si concentra sull’esempio, «ci ha sollecitato a rivivere e convivere i fatti, a selezionarli, a metterli in sequenza logica e a farne memoria, a farne decisioni, a farne futuro». Infine Il Preside ha rivolto un pensiero di sentita riconoscenza verso il collega scomparso: «La nostra ammirazione e il ringraziamento per un esempio che con pazienza, arguzia e ironia ha aiutato molti di noi ad interpretare le responsabilità con stile sobrio e legato ai fatti».
o scorso 29 ottobre è mancato il professore Gerardo Broggini (nato a Locarno in Svizzera nel 1926), emerito della facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica. Dal 1956 al 1961 ha tenuto i corsi di Diritto romano, di Diritto privato comparato e di Diritto internazionale privato presso l’Università di Friburgo in Svizzera, e dal 1961 al 1968 presso l’Università di Heidelberg in Germania. In entrambe gli atenei ha ricoperto anche l’incarico di preside della facoltà di Giurisprudenza. Nel 1968 è stato chiamato presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano quale docente titolare di Istituzioni di diritto romano. Così si trasferì in Italia dove ha esercitato anche la professione di avvocato. Broggini è stato inoltre titolare della cattedra di Istituzioni di diritto romano fino al 1990 e poi della cattedra di Diritto internazionale privato fino a novembre 1999. Da tale data e fino a giugno 2002 ha tenuto un corso sull’arbitrato interno e internazionale. Il professor Broggi è stato spesso chiamato ad intervenire come arbitro in procedure arbitrali in Italia e all’estero. Ha scritto numerose pubblicazioni di diritto romano, civile e commerciale e di diritto internazionale privato ed è stato consigliere di amministrazione di società italiane, tedesche e svizzere. PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2018
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Il calcio tra sport ed economia l 14 novembre si è svolto, nella cripta dell’Aula Magna, il Seminario Il Calcio in Italia, promosso nell’ambito del progetto del Cnr Umanità nel pallone. L’incontro, organizzato dal Dipartimento di Pedagogia in collaborazione con il Corso di laurea in Scienze motorie, è stato aperto dai saluti istituzionali della professoressa Simonetta Polenghi, moderato dal professor Francesco Casolo e introdotto da Maurizio Lupo (Cnr), coordinatore del progetto. I relatori, tutti coinvolti nel lavoro di ricerca che si sta svolgendo a livello nazionale, hanno proposto alcuni innovativi e stimolanti contributi: dalla funzione urbanistica e
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turistica degli stadi (Pierluigi Allotti, Università La Sapienza di Roma) alle valenze educative del calcio d’oratorio nella Milano degli anni Cinquanta e Sessanta (Paolo Alfieri, Università Cattolica del Sacro Cuore), dal lessico degli ultras (Grazia Biorci, Cnr) agli archivi per la storia del calcio (Concetta Damiani, Università degli Studi di Salerno). Ha concluso la mattinata la testimonianza di Filippo Galli (nella foto), ex giocatore del Milan e della Nazionale; il calciatore ha presentato la sua esperienza come responsabile del settore giovanile della squadra rossonera, rimarcando l’importanza di una competente e costante cura educativa nella
Corpo a corpo, la mostra nei chiostri
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preparazione delle nuove leve calcistiche. L’evento ha dimostrato come la ricerca scientifica possa offrire un rilevante contributo alla comprensione di un fenomeno così diffuso e complesso come il calcio, disvelandone le implicazioni sociali, politiche, economiche e soprattutto formative.
Cinema e giovani, una mostra multimediale elle speranze: Il cinema italiano e i giovani (1948-2018) è il titolo della mostra multimediale che ha raccontato – dal 27 novembre al 6 dicembre in largo Gemelli – settant’anni di storia dei giovani italiani. Realizzata dalla Fondazione Ente dello Spettacolo insieme all’Ateneo, la Mostra ha restituito infatti, attraverso l’immaginario cinematografico, l’esperienza politica, sociale e
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religiosa dei ragazzi italiani lungo gli ultimi 70 anni di storia. In mostra i video-saggi di un gruppo di studenti della Cattolica di diverse età e percorsi di studio (dal primo anno della triennale al dottorato) che hanno trasportato dagli anni Quaranta ai nostri giorni provando a rispondere a una domanda: in che modo i giovani narrati dai film – da Romolo e Salvatore di Poveri ma belli a Piero di
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Ovosodo, da Adriana di Io la conoscevo a Mignon di Mignon è partita, a Lorenzo di Io e te di Bernardo Bertolucci solo per citarne alcuni – rappresentano tratti caratteriali e tematiche che interpellano le generazioni di oggi? L’allestimento presentato in anteprima alla Cattolica è parte di una mostra più ampia, che verrà esposta a Roma, presso gli spazi della Pelanda, all’inizio del 2019. All’inaugurazione sono intervenuti il prorettore dell’Università Antonella Sciarrone Alibrandi, il direttore di sede Mario Gatti, il presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo mons. Davide Milani, i curatori della mostra Gianluca Arnone, Emanuela Genovese e Maria Grazia Cazzaniga e Massimo Scaglioni, docente di Storia dei media all’Università Cattolica e coordinatore del lavoro di realizzazione dei video-saggi degli studenti.
er il secondo anno consecutivo, il Centro pastorale dell’Università Cattolica ha affidato agli studenti della laurea magistrale in Storia dell’arte il compito di realizzare una mostra di arte contemporanea, che è stata allestita nei chiostri dell’Ateneo dal 30 ottobre al 22 novembre scorso. Le opere di 12 artisti, scelte da 16 studenti, hanno dato vita a un itinerario di spiritualità – intitolato Corpo a corpo – sulla percezione di se stessi e della Parola fatta carne.
Gli studenti hanno proposto e selezionato opere ed artisti, curato allestimento e catalogo della mostra, organizzato l’inaugurazione e gestito la comunicazione. A guidarli nei mesi di preparazione padre Enzo Viscardi, assistente del Centro Pastorale, e le professoresse del dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell’Arte Cecilia De Carli ed Elena Di Raddo. Dopo un accurato lavoro, sono stati prescelti i seguenti artisti: Lara Ilaria Braconi, Nicolò Quirico, Nicola Samorì e Nicola Verlato, con opere pittoriche; Francesca Della Toffola, che si dedica alla fotografia; Federica Ferzoco e Matteo Pugliese in rappresentanza della scultura; Maria Luigia Gioffrè, che ha proposto una video performance; Cecilia Gioria con un libro d’artista; Marco di Giovanni, che espone due installazioni; Julia Krahn con una installazione video; Piero Mega con un olio su MDF. Durante le settimane di esposizione, sono state inoltre previste due performance. La prima, il 13 novembre, con Lara Braconi che con alcuni musicisti ha registrato una traccia audio a completamento della tela La casa. Pala d’altare. Il 22 novembre invece, in occasione del finissage, è intervenuta la coreografa Franca Ferrari: 10 ragazzi partecipanti al progetto C.I.M.D. Incubatore per futuri coreografi e 10 studenti coinvolti dalla docente di Storia del Teatro Roberta Carpani hanno interagito con le opere.
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Marianum, il valore di una storia che guarda sempre al futuro 938-2018. Ottant’anni di storia per una realtà dinamica e in continua evoluzione quale è ancora oggi il collegio Marianum, nato grazie alla volontà di Armida Barelli, collaboratrice di padre Agostino Gemelli, per offrire alle studentesse dell’Università Cattolica provenienti da fuori Milano un’esperienza unica e ricca durante gli anni universitari. A rendere molto più forte questa realtà – e i valori che fondano l’identità del Marianum e che tuttora lo definiscono in un efficace connubio di continuità e innovazione, vita comunitaria e valorizzazione dei singoli talenti – è l’Associazione Marianum ex allieve (M.E.A.), nata vent’anni fa per favori-
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Musica e cultura all’ora di pranzo
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re occasioni d’incontro e confronto tra le ex-collegiali e quelle attuali. Su questo confronto sono state articolate le iniziative per festeggiare i due anniversari lo scorso 10 e 11 novembre. Dopo l’annuale assemblea dell’Associazione M.E.A. è stata inaugurata la mostra fotografica Il Collegio di ieri e di oggi, mentre nell’Aula Magna dell’Ateneo di lar-
go Gemelli è stato organizzata la lettura-spettacolo L’altra metà del cielo, di e con Sandra Zoccolan, Virginia Zini e Matilde Facheris. La giornata invece di domenica 11 novembre è stata dedicata alle collegiali di ieri e oggi, nel salone della residenza si sono alternate le testimonianze di ex Marianne, appartenenti a tre diverse generazioni.
Agostini in festa con Treu e Maia ome tradizione lo scorso 10 novembre si è svolta in Università Cattolica la XXIIIesima Assemblea annuale degli studenti del Collegio Augustinianum: una opportunità per rivivere nuovamente l’atmosfera dei chiostri di Largo Gemelli, ricordare un periodo significativo della propria vita e rinnovare l’importante rete di relazioni che unisce gli Agosti-
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ni di sempre. A tenere la lectio del “Percorso di approfondimento” previsto dalle attività culturali del collegio è stato invitato il professor Tiziano Treu, già Agostino dell’anno e professore di Diritto del lavoro all’Università Cattolica, attuale Presidente del CNEL. Il tema della lectio ha riguardato Il modello del “welfare cattolico” come strumento di eccellenza del Paese: sa-
nità, scuola e società. Durante la convention agostina sono stati consegnati importanti riconoscimenti come il premio Agostino dell’anno che è stato conferito a Riccardo Maia (nella foto), già professore di Diritto costituzionale alla Statale di Milano e dall’ottobre 2015 capo ufficio della missione delle Nazioni Unite Minusma a Timbuctù, che ha illustrato il significato del suo impegno in terra africana. Il premio Francesco Real monte, promosso dall’omonima associazione, è stato assegnato invece a Giuseppe Portonera, mentre Riccardo Marrone ha vinto il premio di laurea Umberto Pototschnig. Infine Gerardo Ragazzo ha conquistato il titolo di Laureato dell’anno e, a sorpresa, è stato conferito il premio “testimone dello spirito agostino” a Francesco Valvo.
ono ritornati in largo Gemelli i Lunch Concerts proposti dallo Studium musicale d’Ateneo “Note d’inChiostro” con due appuntamenti – l’8 e il 29 novembre scorso – seguendo la vocazione del progetto musicale nella forma, ormai rodata, cultural-concertistica all’ora di pranzo. Nel primo appuntamento l’improvvisazione musicale è stata protagonista: la tromba di Ruben Bauer (studente in Erasmus di Scienze dei beni culturali) ha affrontato prima il concerto barocco di G.P. Telemann per poi approdare al Jazz, in trio con Federica Cerizza (pianista e dottoressa in Scienze della Formazione) e Amaia De Roode Jauregi (cantante e studentessa Erasmus della facoltà di Economia). Nel secondo appuntamento invece Roberta Mangano, chitarrista, e Giorgia Natale e Marco Cristofaro, flauto e chitarra (alumni della facoltà di Lingue e letterature straniere), hanno eseguito composizioni di Mario Castelnuovo Tedesco, in occasione del cinquantesimo della morte.
Cerimonia di premiazione per i colleghi pensionati
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o scorso 17 dicembre, secondo una consuetudine ormai consolidata, si è svolta la cerimonia di saluto e consegna delle medaglie ai pensionati dell’Università Cattolica. Nell’Aula Magna, alla presenza del rettore Franco Anelli, sono stati premiati i colleghi delle sedi padane di Milano, Piacenza e Brescia, che hanno lasciato
il servizio nell’anno 2018: Augusto Anelli, Piermario Bonacina, Luciano Bonaventura, Angelo Bertocco, Vilma Canepari, Maria Digennaro, Gianni Dosi, Claudio Fazioni, Bruno Ferrari, Renato Pagani, Laura Riva, Edelina Maria Spingardi. Premiati ma non presenti alla cerimonia anche Walter Azzolino, Maurizio Cavanna, Graziella Locati, Alessandro Micheletti. PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2018
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Medicina, doppia laurea con Filadelfia oppia laurea o double degree in Medicina e Chirurgia riconosciuta nei Paesi UE e negli USA. Questa prima esperienza italiana è uno dei frutti dell’accordo siglato tra l’Università Cattolica del Sacro Cuore e la Thomas Jefferson University, prestigiosa università statunitense con sede a Filadelfia. Tale accordo, che dà il via ad attività di formazione medica e programmi di ricerca congiunti, è stato firmato ieri a Roma tra il rettore della Cattolica Franco Anelli, il preside del Jefferson Medical College Mark Tykocinski e il presidente e amministratore delegato di Jefferson e Jefferson Health Stephen Klasko, e fa seguito al Memorandum di Intesa, che ne fissava le basi, siglato oltre un anno fa tra i rappresentanti delle due istituzioni universitarie, il presidente della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS Giovanni Raimondi. Presente alla firma dell’accordo anche il preside della facoltà di Medicina e chirurgia della Cattolica Rocco Bellantone. Con questo accordo sarà sviluppato e implementato un programma di studio chiamato JEFFERSON/UCSC ’3plus3’ Program. Grazie a questa intesa i due Atenei attiveranno, oltre al Doppio titolo, uno scambio di studenti dei rispettivi corsi di laurea in Medicina e chirurgia per esperienze cliniche della durata di un mese (Clinical Rotation) o per periodi di ricerca fino a due mesi (Research
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Rotation). In sintesi l’accordo prevede la selezione di studenti del corso di laurea in lingua inglese Medicine & Surgery della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica per accedere, alla fine dei loro studi, sia alla specializzazione europea, sia a quella americana, avendo trascorso il 4°, il 5° e parte del 6° anno presso la Jefferson University con indiscutibili vantaggi sia competitivi che economici per gli studenti stessi. Il programma prevede una fase preliminare, che porterà gli studenti coinvolti fino al conseguimento del titolo di Bachelor of Science erogato da Jefferson. Per arrivare a questo traguardo gli studenti frequenteranno ogni anno, per i primi 3 anni del loro curriculum, le Summer Session presso Jefferson. Alla fine del terzo anno, infine, gli studenti potranno candidarsi per proseguire gli studi presso la Jefferson dove completeranno il corso di MD presso il ‘Sidney Kimmel Medical Col-
lege’ per poi tornare nuovamente in Cattolica per concludere gli studi e conseguire la Laurea italiana. Il secondo pilastro dell’accordo riguarda l’attività di ricerca e prevede l’elaborazione di un Programma di Ricerca congiunto tra i due Atenei e la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. Con Jefferson si attiveranno ricerche in ambito medico, facendo confluire casistiche e finanziamenti cui possono avere accesso le due Università e la Fondazione Policlinico A. Gemelli IRCCS. Questo consentirà alla Cattolica di estendere il proprio network accademico internazionale. Il programma di ricerca congiunta prevede di esplorare opportunità di cooperazione che includano ogni tipologia di ricerca che generi diritti di brevetto, copyright e altri diritti di proprietà intellettuale. Sarà parte attiva in questo senso anche il Clinical Trial Center della Fondazione Policlinico A. Gemelli IRCSS.
A 50 anni dall’Humanae Vitae, la lezione di Ravasi di Federica Mancinelli a benedizione è per eccellenza l’augurare il dono della fecondità». Così il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, nella lectio La benedizione della fecondità umana nel mistero della creazione che il 23 novembre ha aperto i lavori del congresso nazionale Bellezza e cura della fertilità nel mistero del generare umano, in occasione del 50° anniversario della promulgazione dell’enciclica Humanae Vitae. Il cardinale Ravasi ha indicato l’albero come «simbolo efficace
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all’interno della tradizione biblica» per raffigurare l’amore tra uomo e donna nella sua espressione più completa. Radice e tronco con i suoi rami fioriti: «i due anelli che dovrebbero intrecciarsi e invece nella cultura contemporanea si infrangono». Promotore del congresso il Centro Studi e Ricerche per la Regolazione Naturale della Fertilità dell’Ateneo, collegato con l’ISI (Istituto Scientifico Internazionale Paolo VI), in collaborazione con il Centro di Ateneo per la Vita e il Centro Pastorale, in accordo con l’Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia della CEI e l’Ufficio per la pastorale della famiglia della Diocesi di Roma, con il coinvolgimento dell’Associazione Medici Cattolici Italiani e del Movimento per la Vita Italiano. I lavori sono stati aperti da Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica, che ha ricordato come «in quella stagione complicata si inseriva il tema trattato coraggiosamente dall’enciclica, quello della procreazione umana con il suo forte significato. Fu coraggiosa la stessa scelta del Pontefice di prendere posizione». Quindi, l’introduzione di monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo, che ha definito il 50° anniversario dalla promulgazione della
Humanae Vitae «un’occasione per proseguire il confronto su tematiche che sono fondamentali per la vita dell’uomo, per il senso dell’esistenza, per il futuro dell’umanità», definendo l’azione di Paolo VI “controcorrente” poiché ha visto la sessualità come «un elemento significativo e capace di dare un formidabile contributo alla comprensione antropologica dell’essere umano». I lavori sono stati aperti dal saluto di Gianrico Ruzza, vescovo ausiliare della Diocesi di Roma, e di Rocco Bellantone, preside della facoltà di Medicina e chirurgia della Cattolica. Fra i numerosi ospiti Edoardo Menichelli, Arcivescovo Emerito di Ancona – Osimo e assistente ecclesiastico nazionale dell’Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI), Pietro M. Fragnelli, vescovo di Trapani e Presidente della Commissione Episcopale per la famiglia, Ombretta Fumagalli Carulli, presidente dell’Istituto Scientifico Internazionale “Paolo VI” di ricerca sulla fertilità e infertilità umana per una procreazione responsabile – ISI, Università Cattolica, Pierangelo Sequeri, preside del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, Pontificia Università Lateranense.
roma
Cultural Diplomacy, il master degli ambasciatori di cultura i è tenuta il 18 ottobre nella Sala della Crociera del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Graduation Day della prima edizione del master universitario in Cultural Diplomacy. Si è trattato di un’occasione straordinaria per i corsisti che hanno ricevuto i diplomi alla presenza del ministro Alberto Bonisoli, dell’ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia Li Ruiju, del consigliere del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Marco Ricci, del segretario generale Giovanni Panebianco, e di Ambasciatori di diversi Paesi. Il Ministro ha espresso i migliori auguri ai diplomati e ha riconosciuto all’Università Cattolica, attraverso il rettore Franco Anelli e la direttrice del master Federica Olivares, il coraggio di aver proposto un percorso formativo innovativo e attuale, in un campo che può diventare una leva primaria per il dialogo, anche superiore alle distanze economiche, politiche e sociali. L’importanza della cultura come veicolo di relazioni diplomatiche è stata ribadita dall’ambasciatore Ruiju che ha ricordato il valore degli scambi culturali nella “via della seta”, in particolare nelle relazioni con l’Italia. Il Rettore, nel suo saluto, ha voluto dare una rappresentazione della diplomazia culturale richiamando il valore del “dono” di rappresentanza. Quando due comunità si incontrano e si offrono un dono, il valore culturale di quel dono ha la valenza di una rappresentazione
della comunità intera e dei suoi valori, e uno scambio e un impegno alla gratitudine e alla reciprocità. La professoressa Olivares, infine, ha rimarcato l’importanza di aver accolto in questa prima edizione studenti provenienti dalle più diverse realtà internazionali, come ad esempio Makeda Yohannes responsabile della comunicazione sociale della Conferenza Episcopale Etiope, che ha potuto valorizzare le skill apprese attraverso il master per seguire e comprendere meglio il processo di riconciliazione che ha portato alla firma del trattato di pace tra Etiopia e Eritrea. Oppure Hossein proveniente dall’Iran, culla di una cultura millenaria e testimone di sofferenza e conflitti. Sono giovani ambasciatori di dialogo di una zona franca che si fonda sul linguaggio universale delle arti.
Francesca, un premio alla Ricerca
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Dieci anni di Altems, riflessione sul SSN
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Francesca Cinti, specializzanda in Diabetologia della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, una dei vincitori del Future Leaders Mentorship Programme for Clinical Diabetologists, importante premio elargito dall’European Foundation for the Study of Diabetes (EFSD) e rivolto ai giovani ricercatori che si sono distinti per la loro attività nel
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campo della diabetologia. Il premio consiste in un finanziamento di 75.000 euro per un progetto di ricerca della durata di tre anni che il vincitore dovrà sviluppare in collaborazione con un Mentor europeo già leader nel settore. Il premio è stato consegnato a Berlino nel corso del 54th annual meeting dell’European Association for the Study of Diabetes (EASD) il 3 ottobre 2018. Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia nel 2010, la dottoressa Cinti ha iniziato nel 2012 un percorso di Dottorato di Ricerca in Medicina Sperimentale e Clinica all’Università Politecnica delle Marche, svolto presso il laboratorio del professor Accili della Columbia University di New York, dove ha studiato il processo di dedifferenziazione ß cellulare nei soggetti con diabete di tipo 2. Tale processo dimostra che le ß cellule, ovvero le cellule deputate alla produzione di insulina, non vanno incontro a morte cellulare, ma si spengono preservando la ri-accensione a condizioni metaboliche più favorevoli. Capi-
i congratulo per l’interdisciplinarietà di questa Alta Scuola. A distanza di quarant’anni dall’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, il panorama è molto cambiato, anzitutto dal punto di vista demografico, con l’aumento della speranza di vita per tutti, grazie a migliori stili di vita e ai progressi della scienza medica» ha esordito così il Sottosegretario alla Salute Armando Bartolazzi nel suo intervento su Il Servizio Sanitario Nazionale tra innovazione e sostenibilità all’Open Evening dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari dell’Università Cattolica (ALTEMS) dello scorso 5 novembre. I lavori sono stati aperti da Giovanni Raimondi, presidente della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Domenico Bodega, preside della facoltà di Economia, Rocco Bellantone, preside della facoltà di Medicina e chirurgia, e Fabrizio Vicentini, direttore della sede di Roma dell’Ateneo, e introdotti dal direttore dell’ALTEMS Americo Cicchetti che ha detto: «Alla vigilia del decimo anno di attività dell’ALTEMS siamo lieti di offrire ai nostri iscritti programmi e corsi di formazione sempre più partecipati e frequentati dai protagonisti di un sistema di Sanità Pubblica nel quale ormai sono indivisibili e necessarie le competenze non solo mediche, ma anche gestionali ed economiche, proprio per raggiungere quel risultato di innovazione e sostenibilità del quale discuteremo stasera» A seguire si è svolto un dibattito che ha coinvolto Roberto Bernabei, direttore del Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, e il preside Bellantone.
re i meccanismi molecolari responsabili di tale processo apre la strada per la creazione di importanti e nuove strategie terapeutiche da utilizzare nel diabete di tipo 2. Durante il Dottorato Francesca Cinti ha iniziato a frequentare il gruppo di ricerca del professor Andrea Giaccari, docente di Patologia Speciale Medica e Semeiotica Medica dell’Università Cattolica e dirigente medico del dipartimento di Endocrinologia e Diabetologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. Grazie al premio ricevuto la dottoressa Cinti avrà l’opportunità di approfondire il processo di dedifferenziazione nell’uomo da un punto di vista genetico e molecolare, determinando anche la possibilità di creare terapie personalizzate. PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2018
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brescia
ASA, dieci anni sostenibili
PROGETTO
Un piano locale contro i cambiamenti climatici
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’Alta Scuola per l’Ambiente compie dieci anni e ha voluto festeggiare la propria attività con un convegno di più giorni per parlare di utopia e sviluppo sostenibile, di Agenda ONU 2030 ed Ecologia integrale. Ma soprattutto del ruolo che i giovani devono avere per la costruzione di un futuro migliore. Al convegno è intervenuto anche il rettore Franco Anelli che ha presentato il progetto di ricerca Laudato Sì Project per continuare il lavoro di approfondimento scientifico-culturale dell’enciclica di cui porta il nome, nella collaborazione e dialogo inter-istituzionale con enti, imprese e associazioni per rispondere all’appello di Papa Francesco e della CEI, e nel lavoro di consulenza riguardo gli ambiti di divulgazione, ricerca e formazione sul tema. A fronte dell’aumento della povertà, del peggioramento della qualità dell’ambiente e del lavoro in Italia e nel mondo crescono le disuguaglianze. Le diverse parti della società sono quindi chiamate a individuare nella responsabilità per la cura della casa comune un metodo per attuare un nuovo modello di sviluppo e di benessere rivolto alle giovani generazioni, e pratiche virtuose in grado di favorire progetti innovativi e sostenibili.
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L’intervento del rettore Anelli, si è concentrato sul concetto di Utopia della sostenibilità. Ha, infatti, evidenziato come «Le utopie nascono per definire obiettivi più ambiziosi di quelli realisticamente raggiungibili. Servono a puntare in alto, a qualcosa che non è immediatamente realizzabile coi mezzi a disposizione, ma spronano a tentare di superare i meccanismi sbagliati in atto. Proprio per questo conseguire i 17 obiettivi dell’Agenda Onu 2030 è un’utopia che può diventare prassi, adottando un nuovo paradigma di progresso, rispettoso dei limiti del pianeta, e una cultura della sostenibilità come forma di capitale sociale». Dopo i saluti istituzionali dell’assessore all’ambiente della città di Brescia Miriam Cominelli, la parola è passata al direttore di ASA Pierluigi Malavasi che ha sottolineato come «L’abuso e la progressiva distruzione dell’ambiente ci hanno portato a vivere in uno scenario che molti autorevoli studiosi hanno definito “delle disuguaglianze economiche e sociali”. Occorre educare le giovani generazioni allo sviluppo ambientale, economico ma anche civico e spirituale: per questo il progetto Laudato sì Project, lanciato in questa occasione, prende spunto dall’Enciclica
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promulgata tre anni or sono da Papa Francesco, e che descrive molto bene le problematiche attuali, connesse non solo al verde, ma anche alla condizione economica generata dal malfunzionamento delle politiche civiche e ambientali». Uno sguardo al passato e uno al futuro per il rettore dell’Università Statale Maurizio Tira. «In questi 10 anni le occasioni di confronto e collaborazione con ASA sono state molte, tra cui l’istituzione del corso di Etica della sostenibilità presso il nostro Ateneo. In futuro? Potremmo fondare assieme un centro di ricerca inter-ateneo che approfondisca queste tematiche. L’obiettivo potrebbe essere quello di dimostrare come sia possibile coniugare etica e sviluppo. Riuscire a farlo a Brescia significherebbe dimostrare che è possibile attuarlo in tutta Italia». In questo scenario l’alta formazione – ha concluso Roberto Zoboli, delegato alla ricerca per l’Università Cattolica -, assume quindi un ruolo chiave, partendo dai migliori frutti della ricerca scientifica oggi disponibile per costruire quel dialogo fruttuoso con la politica internazionale e le amministrazioni locali in grado di progettare e attuare l’azione per un autentico sviluppo, equo e solidale.
l riscaldamento del pianeta è inequivocabile, non può essere arrestato nemmeno secondo gli scenari più ottimistici, ma solo mitigato. La gravità degli effetti dei cambiamenti climatici che l’umanità si trova sempre più a dover affrontare obbliga la comunità scientifica internazionale a interrogarsi sui metodi più efficaci per arginare gli impatti socioambientali di tale fenomeno. Se oramai da anni si parla e si discute sulle strategie di mitigazione, risulta relativamente più nuovo il tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici quale strumento per rafforzare la resilienza dei territori e delle comunità di fronte al peso degli eventi naturali cui sono esposte. Si riconosce ormai che il coinvolgimento attivo dei cittadini e delle loro associazioni può apportare un significativo valore aggiunto al processo di adattamento e una migliore consapevolezza ed accettazione pubblica delle azioni che verranno intraprese.
A tale riguardo l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha avviato con la sponda bresciana del Lago di Garda il progetto CLIC-PLAN: CLIma in Cambiamento. Piano Locale di AdattameNto per comuni lacustri in territorio subalpino con forte vocazione turistica’, diretto dal professor Pierluigi Malavasi della facoltà di Scienze della formazione, in collaborazione con la facoltà di Scienze politiche e sociali e la facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali. Obiettivo generale del progetto è elaborare un modello/prototipo di Piano locale di adattamento partecipato per comuni lacustri in territorio subalpino a forte vocazione turistica attraverso la conduzione di azioni pilota su Comuni della sponda bresciana del Lago di Garda. Il progetto avviato nel giugno 2017, terminerà a dicembre 2019 e coinvolge cinque comuni del lago di Garda: Desenzano, Manerba, Salò, Tignale e Tremosine.
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Studenti on the road per riscoprire i grandi protagonisti del passato
on solo tra i banchi dell’università. Per alcuni studenti un modo inedito di apprendere e comprendere la storia, le gesta e le vicende di grandi personalità è stato fare i bagagli e ripercorrere passo dopo passo – è proprio il caso di dirlo – luoghi e itinerari che furono teatro della genesi di un’opera. È quello che hanno fatto un gruppo di studenti di Letteratura francese che, guidati dal professor Davide Vago, ha intrapreso un viaggio alla scoperta di alcuni dei luoghi che hanno ispirato le ambientazioni del celebre romanzo di Marcel Proust Alla ricerca del tempo perduto. Già perché Proust è un autore profondamente legato al proprio vissuto e i contesti della sua vita ritornano spesso nei suoi romanzi. Così, partendo dal paese in cui il piccolo Marcel passava le vacanze estive a casa della zia – ovvero Illiers, nome oggi modificato in Illiers-Combray in onore del nome fittizio datogli da Proust nella sua opera – sino alla casa della zia Léonie, i ragazzi hanno ripercorso il tragitto del narratore tra Parigi, Chartres e infine Combray, cercando di discernere la realtà oggettiva dalle fantasticherie del protagonista. Il campanile Saint-Hilaire e la chiesa, punti di riferimento spazio-temporale, mostrano i segni del tempo che passa in grado di corrodere anche la pietra. «Le vetrate non sono le stesse descritte nel romanzo, raffiguranti gli antenati della famiglia Guermantes: la guerra e gli eventi storici hanno cambiato la fisionomia del luogo lasciando un segno indelebile. Tuttavia, concordiamo con lo scrittore sul fatto che in una chiesa si cammini letteral-
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mente sul tempo: infatti, come spiega nel testo, il pavimento è ricoperto quasi interamente da lastre in pietra con delle iscrizioni ormai illeggibili» hanno raccontato i ragazzi al loro ritorno. Zaini in spalla anche per i partecipanti alla walking school sulla via Appia Antica, organizzata proprio dagli studenti. Guide didattiche e spirituali dell’iniziativa sono stati il professore di Letteratura latina Massimo Rivoltella e le sue assistenti Gabriella Orlandi e Piera Bacci, che hanno illustrato le caratteristiche di uno dei tesori paesaggistici e culturali del nostro Paese. 27 ragazzi, 80 chilometri totali di cui 34 sulla via Appia, percorsi interamente a piedi: il cammino è iniziato dal Circo Massimo ed è giunto fino a Genzano, passando per una Roma dagli angoli inediti, come la Villa Magistrale dell’Ordine di Malta sull’Aventino, quelli più affascinanti –
come la Domus Aurea – sino al nucleo fondante dell’esperienza, ovvero il percorso attraverso la via Appia Antica alla scoperta di resti e vestigia romane. La fatica non ha abbattuto gli animi, come ricorda una delle partecipanti: «sentire quei chilometri nelle gambe e l’emozione nel cuore è stata un’esperienza che nessun’aula universitaria potrà restituirci». Bozzolo, un piccolo paese nella campagna mantovana, è stata invece la tappa dell’itinerario che il gruppo studentesco Atelier che ogni anno ripercorre le tracce di piccoli grandi uomini che, anche se osteggiati, hanno segnato la storia del nostro Paese. Accompagnati dal professor Domenico Simeone, gli studenti sono stati promotori e partecipanti di una giornata didattica totalmente dedicata alla figura di Don Primo Mazzolari, prete, scrittore e partigiano italiano. Un uomo che, come testimonia la visita fatta da Papa Francesco nei luoghi di questo profeta, ha ancora molto da dire anche alla società contemporanea. «Grazie alle parole di don Umberto Zanaboni (vicepostulatore per la Causa del servo di Dio don Primo Mazzolari) e Giancarlo Ghidorsi (segretario della Fondazione) abbiamo potuto comprendere come don Primo riuscisse a guardare oltre l’orizzonte – ricordano gli studenti. – Due guerre vissute in prima persona non ne avevano scalfitto le scelte personali, né l’obbedienza. Era un prete scomodo, definito disobbediente. Richiami e sanzioni da parte delle sue autorità non lo scossero». Don Mazzolari infatti sfidò il fascismo collegando il vangelo all’impegno sociale e civile, parlando di democrazia, di una fede diversa e dinamica, di un impegno politico rivolto ai giovani che desiderava ardentemente si sentissero coinvolti come protagonisti.
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I giovani di oggi a cinquant’anni dal ’68
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Cremona tra le capitali del food Made in Italy
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cinquant’anni dalle contestazioni studentesche sfociate nel Sessantotto, che hanno visto come protagonisti i giovani di tutta Europa, la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica di Piacenza grazie alla “Donazione Ferracuti” ha organizzato, lo scorso 6 novembre, il convegno Protagonisti. I giovani a 50 anni dal ’68, iniziativa che rientra tra gli eventi proposti e promossi dalla Facoltà per celebrare i suoi vent’anni a Piacenza. I temi del protagonismo giovanile e della partecipazione sociale continuano a rappresentare questioni di grande interesse e rilevanza a livello educativo, politico e psicosociale. Chi sono i giovani protagonisti di oggi? Quali analogie e quali differenze con il movimento studentesco di quegli anni? Quali le modalità specifiche e i nuovi linguaggi attraverso cui i giovani oggi esprimono il desiderio di fare sentire la loro voce e il loro valore? A partire da questi interrogativi, il convegno ha offerto un confronto interdisciplinare per individuare tracce di esperienze, possibili piste interpretative rispetto alla progetta-
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zione e alla realizzazione di percorsi educativi e formativi volti a promuovere nei giovani partecipazione, integrazione, impegno, responsabilità e fiducia nel presente e per il futuro. «Il Sessantotto visto a 50 anni di distanza è ancora un fenomeno culturale e sociale molto complesso e di difficile interpretazione, proprio per i diversificati aspetti che l’hanno caratterizzato» con queste parole Luigi Pati, preside della facoltà di Scienze della Formazione, ha introdotto il convegno che è proseguito con la visione di una sequenza del documentario Aspettando la rivoluzione. 50 anni fa a Piacenza di Roberto Dassoni e Jessica Lavelli e la riflessione della professoressa Carla Ghizzoni sui giovani di oggi e sul desiderio di far sentire la propria voce. «La conquista della parola nel dibattito è un traguardo – ha sottolineato invece la professoressa Maria Bocci, docente di Storia contemporanea – che parte anni prima da Berkeley. Prima ancora delle marce contro la guerra in Vietnam che hanno preceduto e caratterizzato il Sessantotto, un giovane di origini italiane, Mario Savio, divenne il leader indiscusso del Free
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Speech Movement, ovvero il movimento per la libertà di parola, ciò che contraddistingue l’uomo». «In quel periodo – ha spiegato sempre Maria Bocci – i ragazzi erano ‘connessi’ tra loro, esprimendo, infatti, identità planetarie che oltrepassavano confini e differenze culturali per aprirsi a tendenze, riflessioni e rivendicazioni provenienti da tutto il mondo». «Una “connessione”, quella che interessa i Millenians, che passa soprattutto attraverso la Rete e i social, – ha fatto presente Fabio Introini, professore di Sociologia – ma purtroppo i Millennials si connettono prevalentemente per motivi ludici e il 71,8% di loro considera i social network come ambienti altamente inaffidabili, e non come luoghi dell’impegno, della partecipazione e dell’auto-promozione». La giornata di studi è proseguita con laboratori pomeridiani dedicati agli studenti della scuola secondaria superiore e la possibilità di visitare la mostra Gli studenti dell’Università Cattolica verso il Sessantotto. Un percorso fotografico a cura dell’Archivio generale per la storia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
l settore agroalimentare in Italia costituisce l’essenza dell’economia che fa leva sul brand made in Italy, tra i più temuti competitor del mercato mondiale perché portatore di primati legati alla qualità dei prodotti, all’innovazione tecnologica all’avanguardia, al rispetto della tradizione, alla sicurezza alimentare e alla sostenibilità». Queste le parole di Roberto Zanchi (nella foto), presidente di CremonaFiere, nel commentare i dati diffusi dal Centro di Ricerca per lo Sviluppo imprenditoriale dell’Università Cattolica (CERSI) che dimostrano che la punta di produzione più alta dell’agroalimentare italiano in questo momento si trova a Cremona, cittadina lombarda che detiene una quota dell’11,3% dell’export alimentare regionale e del 2,21% italiano. Questi dati sono stati oggetto di analisi durante gli eventi organizzati per il BonTà, il Salone delle Eccellenze Enogastronomiche dei Territori, a CremonaFiere, una interessante occasione per la produzione italiana di fare sfoggio delle proprie eccellenze per proiettarsi sui mercati esteri e puntare all’export. L’export nel settore agroalimentare è aumentato nel corso del 2018 del 2.8%, producendo un fatturato di oltre 23 milioni di euro. I fattori vincenti dell’agroalimentare italiano sono l’ampia offerta di prodotti di qualità, certificazioni riconosciute dai mercati internazionali, ma soprattutto la capacità di mantenere saldo il rapporto del prodotto con il territorio d’origine riconoscendolo come patrimonio nazionale. La domanda estera è stata fondamentale per la crescita della produzione agroalimentare italiana. A Cremona, secondo il CERSI, in questo momento si sarebbe creata una congiuntura favorevole di diversi fattori tra cui la formazione universitaria e la ricerca degli Osservatori a servizio delle filiere, che hanno portato alla nascita di un “eco-sistema” locale a sostegno dell’impresa agroalimentare.
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Anima e business, la Diocesi si racconta alla cura del business a quella dell’anima: un passaggio che oggi è necessario fare, secondo i giovani studenti ricercatori della facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Piacenza, ma anche per gli imprenditori che hanno promosso il convegno dello scorso 13 novembre. L’incontro dal titolo Dal business all’anima organizzato dalla facoltà di Economia e Giurisprudenza e promosso dal Rotary Club Piacenza Farnese è stato l’occasione per presentare in anteprima agli imprenditori i dati sul tessuto spirituale, sociale e culturale della Chiesa piacentina, raccolti con la consulenza degli studenti. Uno stato di fatto della diocesi di Piacenza-Bobbio dal punto di vista pastorale, sociale e culturale. Una fotografia non solo a scopi statistici bensì per smuovere i cuori di chi, oltre al sentimento e alla buona volontà, detiene anche le risorse economiche per proseguire i progetti avviati e realizzarne di nuovi, ponendo l’attenzione sulla ricerca di quali
IN BREVE
Nominati i nuovi assistenti pastorali
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U energie umane ed economiche smuove la diocesi sul territorio e che dialogo può nascere tra le imprese e la comunità cristiana. L’indagine è nata per iniziativa del manager piacentino Giuseppe Borea, consulente Mediaset, che in occasione della pubblicazione di un volume sullo zio don Giuseppe Borea, è stato colpito dalla vivacità della Chiesa piacentina. «”Dal business all’anima” è un concetto molto adatto – spiega Borea – ogni imprenditore piacentino dovrebbe capire cosa fa la Chiesa, per il sociale e per la cultura. Cosi l’imprenditore, o l’associazione di categoria, può anche capire dove poter aiutare la comunità in modo concreto. La ricerca e il convegno hanno anche l’obiettivo di creare stimoli per l’imprenditoria piacentina». Presente all’incontro anche Serena Chiama, diri-
gente Sky, azienda da sempre impegnata per promuovere progetti concreti con impatti positivi sulla comunità, da adozioni di tutela dell’ambiente a iniziative in difesa dei minori o per le nuove generazioni. Dopo il saluto della preside di Economia e Giurisprudenza Anna Maria Fellegara, con la presenza dei professori Paolo Rizzi e Barbara Barabaschi, la parola è passata agli studenti – che hanno condotto il lavoro di ricerca, suddiviso in tre ambiti: area culturale, pastorale e area sociale – che hanno esposto la situazione attuale e le proposte migliorative. «Avete fatto un lavoro immenso – conclude il vicario generale monsignor Luigi Chiesa, rivolgendosi agli studenti – la nostra Chiesa avrà anche tanti problemi, ma è fatta di realtà belle che voi siete andati a vedere».
Career Day, i giovani incontrano le aziende 20 realtà economiche territoriali tra cui 83 aziende, 12 associazioni di categoria, 4 ordini professionali, 6 start up e 11 cooperative sociali. Sono questi i numeri dell’affollatissimo Career Day che si è svolto lo scorso 13 novembre presso l’Ateneo piacen-
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tino, organizzato dall’ufficio Stage e Placement. Una giornata di appuntamenti e di iniziative dedicate a studenti, laureandi e laureati che cercano opportunità di formazione e incontro con le aziende. La giornata è iniziata con un ricco programma
di seminari dedicati a temi cardine del mercato del lavoro, tra i quali quello di Giancarlo Orsini, Training&Learning Manager di Banca Mediolanum e della sportiva e coach Ivana Di Martino dal titolo Allenarsi per il futuro. Novità di quest’anno è stata la parte di Training Point, che oltre ad essere focalizzata sull’allenamento delle soft skills e sull’Intelligenza Emotiva, è stata rinnovata con l’English Corner, con simulazioni di colloqui in lingua e consulenze professionali sull’orientamento alla carriera internazionale.
n’Università con un corpo docenti che abbia ben chiaro l’obiettivo educativo e con gli studenti che possano trovare risposte alle loro domande fondamentali. È l’obiettivo di don Luca Ferrari, nominato dalla Cei nuovo Assistente Pastorale dell’ateneo piacentino fino al 2021 incaricato di accompagnare personale docente, tecnico e studenti come pastore. Reggiano, già docente di Teologia da un anno a Piacenza, don Luca Ferrari ha dedicato in modo particolare il suo ministero alla formazione dei giovani e all’accompagnamento di famiglie e sacerdoti: missionario della Misericordia e collaboratore del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, è anche il Fondatore dell’associazione pubblica di chierici Comunità Sacerdotale “Familiaris Consortio”, Responsabile generale Movimento “Familiaris Consortio” e fondatore dell’omonima Comunità Sacerdotale. Don Luca Ferrari – che subentra a monsignor Luciano Baronio – ha preso servizio dal primo settembre scorso insieme con don Roberto Maier, docente di Teologia nominato Assistente Pastorale presso il Collegio S. Isidoro. Ordinato sacerdote della Diocesi di Milano nel 1998 è stato vicario parrocchiale a Monza e a Milano, dove si è occupato in particolare dell’educazione cristiana dei giovani; attualmente oltre ai compiti di docenza e di assistenza spirituale in Università, mantiene altri incarichi pastorali. In Cattolica ha seguito due mostre di arte contemporanea e sta affrontando un percorso di ricerca interdisciplinare, raccogliendo l’enciclica Laudato Si’.
Sicurezza è libertà, Minniti presenta il nuovo libro
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arco Minniti, ex Ministro dell’Interno, ha presentato, lo scorso 16 novembre nella sede piacentina della Cattolica, il suo nuovo libro Sicurezza è libertà. Terrorismo e immigrazione: contro la fabbrica della paura, un titolo provocatorio che porta a molte riflessioni. L’incontro è stato organizzato dalla facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Ateneo, insieme al Dipartimento di Scienze giuridiche. Introdotto dal professor Antonio Chizzoniti, direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche, e coordinato da Francesco Centonze, professore di Diritto penale, Minniti si è presentato con un excursus della propria gioventù e sui motivi che l’hanno spinto in politica. Ha spiegato inoltre come il volume affronti la questione del difficile equilibrio tra i bisogni di sicurezza e i principi fondamentali del nostro ordinamento: «Il compito di ogni democrazia è tenere conto anche di un sentimento come la rabbia, non fare sentire in colpa le persone che hanno paura, perché equivale a gettarle tra le braccia degli apprendisti stregoni. Quelli che propongono uno scambio tra sicurezza e libertà». PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2018
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Borse di studio e servizi: la “missione” di EDUCatt di Martina Vodola
al diritto allo studio, al diritto a studiare bene e con successo»: la frase assunta come motto da EDUCatt trova conferma nella rendicontazione periodica che l’Ente per il diritto allo studio dell’Università Cattolica pubblica, sotto forma di Bilancio di missione o di un più agile Report di missione, per aggiornare i propri portatori di interesse sugli sforzi costanti verso il cambiamento fatti dalla Fondazione. Si tratta di uno strumento concepito non solo per rispondere a bisogni informativi, ma anche per delineare una prospettiva capace di anticipare, più che inseguire, i bisogni del pubblico di riferimento, con il fine di soddisfarli. Le informazioni riprodotte nel Report di missione, giunto alla sua ottava edizione, presentano oltre ai classici dati di bilancio un quadro chiaro ed essenziale, grazie a tabelle e infografiche, di quello che viene chiamato risparmio sociale, cioè il valore creato e restituito da EDUCatt agli studenti (i principali stakeholder della Fondazione) mediante l’erogazione di servizi in settori quali la ristorazione, la residenzialità, l’attività libraria e l’assistenza sanitaria e psicologica. Un’intera sezione confronta il contribu-
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to versato dagli utenti EDUCatt per l’accesso ai servizi e il loro valore di mercato attraverso un bilancio in cui il valore medio di restituzione (cioè, in sostanza, i soldi complessivi che rientrano nelle tasche degli utenti) ammonta nel 2017 a 3.148.813 euro, valore la cui crescita è del 48% rispetto al 2016: a fronte di una riduzione importante del contributo regionale in conto esercizio le performances di restituzione sono cioè addirittura aumentate. Un altro fronte su cui EDUCatt interviene istituzionalmente è quello delle borse di studio: negli ultimi due anni più di 18 milioni di euro hanno fornito sostegno a studenti bisognosi e meritevoli. Nel 2017, peraltro, sono state garantite 2.615 borse di studio con un importo medio di 3.496 euro l’una; valori sorprendentemente in crescita rispetto all’anno precedente, considerando la disponibilità sempre più bassa dei fondi regionali e statali che finanziano la formazione universitaria, resi possibili dall’intervento diretto dell’Ateneo. La Fondazione non può che guardare con preoccupazione questo calo, la cui tendenza pare essere sempre più negativa e che lascia sempre più studenti, pur idonei, senza borsa di studio.
Adotta uno studente, un progetto dal grande valore sociale di Giada Meloni l tema degli “ultimi”, di quelli che il mondo “scarta” anche attraverso le politiche sociali ed ambientali è una questione aperta da molti anni, una tematica annosa che è stata al centro anche dell’Enciclica del 2015 di Papa Francesco. Nella Laudato si’ il Pontefice ci ricorda di non abbandonare al loro destino gli emarginati della società, di curarsi di loro anche attraverso la cura delle risorse primarie che sempre più scarseggiano sulla terra. Nel suo piccolo EDUCatt, attraverso la realizzazione del brand Casa Fogliani™, vuole lasciare unsegnoevidenteedareuncontributoattivoalla comunità universitaria, incarnando appieno lo spirito cristiano della misericordia e della carità. È da questa volontà che nasce il Progetto adozione che vuole reinvestire le marginalità derivanti dalle vendite dei prodotti in borse di studio, sostegno economico e servizi, finalizzati ad accompagnare studenti in estrema difficoltà per tutta la loro carriera universitaria: il progetto inizia da subito, già nel 2018 con il primo futuro studente che arriverà in ateneo nel 2019. Acquistando o consumando i prodotti di Casa Fogliani™ si contribuisce dunque da subito e concretamente a un progetto ad alto valore sociale, “adottando” metaforicamente uno stu-
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dente a intraprendere un percorso di crescita e formazione integrale in Università Cattolica. Con la creazione del marchio di prodotto Casa Fogliani™ EDUCatt ha puntato a valorizzare risorse e attività di un territorio, quello di Castelnuovo Fogliani, con prodotti enogastronomici d’eccellenza e uno storytelling nato a partire dall’officina creativa che porta con sé una storia pronta per essere letta da chiunque abbia voglia di contribuire al progetto. Grazie a collaborazioni con partner di prestigio (legati al territorio di Alseno ma non solo) Casa Fogliani™ ha imposto la sua genuinità e qualità sul mercato dando vita a punti vendita, in essere e in divenire, dislocati sul territorio. I prodotti possono essere acquistati presso i retailers – tra cui i bar gestiti da EDUCatt nelle sedi dell’Università Cattolica, Ristorante.9 a Milano e alcuni locali selezionati tra la Lombardia e l’Emilia Romagna –, online sul sito www. casafogliani.it o nei Casa Fogliani Shop aperti nella Villa di Castelnuovo Fogliani (durante gli eventi che lo prevedono), in Università Cattolica a Milano e Piacenza e presto anche a Roma e a Brescia. Per informazioni e per sostenere il progetto è possibile consultare il sito dedicato www.casafogliani.it.
educatt
IN BREVE
Tanti auguri a EDUCatt
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o scorso 20 dicembre EDUCatt – Ente per il Diritto allo Studio Universitario dell’Università Cattolica – ha celebrato con tutti i lavoratori della Fondazione l’arrivo del Santo Natale, in una serata dal programma denso di momenti emozionanti e conviviali. Come per l’anno precedente la location scelta per i festeggiamenti è stata Mensa&Pizza.9, punto di ritrovo già caro al pubblico dell’Università Cattolica, che proprio nel mese di novembre ha visto l’inaugurazione del nuovo shop del marchio di prodotto Casa Fogliani™. L’evento è stato l’occasione per festeggiare un’altra importante ricorrenza, quella della fondazione di EDUCatt che quest’anno spegne le sue dieci candeline: un traguardo importante per l’Ente per il Diritto allo Studio che rende omaggio ai suoi lavoratori raccontandone, in un percorso lungo un decennio, l’impegno profuso e lo spirito di aggregazione dei suoi collaboratori.
Con i Progetti europei al servizio degli studenti
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attenzione ai bisogni degli studenti è al primo posto nella lista delle priorità dell’Ente per il Diritto allo Studio; è dunque evidente il senso della partecipazione di EDUCatt a una serie di Progetti europei – come WISE (Welfare for Improved Social Dimension of Education) nel 2016-2017 – con l’obiettivo di individuare una metodologia di comprensione dei bisogni degli studenti. Non solo: la Fondazione ha preso parte nel 2017 al Progetto Esc (European Student Card), per la realizzazione di una piattaforma tecnologica di supporto per il riconoscimento dello status di studente e per la mobilità di diritti dei servizi, ed è attualmente coinvolta nel Progetto europeo Shift (Strengthen Higher-education through Innovative Financial Tools) per arrivare a una soluzione di commistione tra risorse pubbliche ed erogazioni private, superando i modelli finora attuati nell’ambito del diritto allo studio. PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2018
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libri
I giusti continuano a leggere Ebook: Il futuro non invecchia di Alessandro Rosina
di Velania La Mendola 6 eventi, 30 ospiti, 100 lettori volontari, più di 2000 partecipanti: sono questi i numeri della kermesse Viva il lettore ideata per i 100 anni Vita e Pensiero, un lungo percorso cominciato l’8 ottobre che si è concluso il 18 novembre al Teatro Franco Parenti in occasione di Bookcity. Punto d’arrivo: i giovani. Il gran finale infatti è stato dedicato agli studenti, a chi studia sui nostri libri, un impegno per rafforzare il messaggio sulla bellezza e necessità della lettura. È nato così il ciclo I giusti continuano a leggere, ispirato dalla splendida poesia di Jorge Luis Borges I giusti, appunto. Cento letture – 25 al giorno, recitate nei chiostri, in libreria, nel Salottino del libro usato EDUCatt – per cento anni di libri: classici del pensiero, della narrativa, della spiritualità da leggere ad alta voce grazie a 100 “giusti” volontari. In due giorni abbiamo raccolto più di 150 adesioni grazie a un mailing diretto agli studenti e al lancio sui social; una risposta entusiasmante per il nostro lavoro. Ospite d’onore di questo appuntamento Alberto Manguel, il massimo esperto della lettura che a sedici anni, mentre lavorava in una libreria di Buenos Aires, incontrò Borges che, ormai cieco, gli chiese di leggere ad alta voce per lui, a casa sua. Come titolo del suo intervento abbiamo scelto I libri e la vita, a rimarcare ancora una volta il legame tra due parole che abbiamo nel nostro nome: vita e pensiero. Un binomio che trova nella lettura le giuste parole: «Da bambino» ha detto Manguel «imparai l’amore leggendo le storie delle Mille e una notte, la morte leggendo polizieschi, l’amicizia leggendo Stevenson e Kipling, e la possibilità di straordinarie avventure leggendo Jules
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Verne. L’esperienza tangibile arrivò, nella maggior parte dei casi, molto più tardi, ma quando arrivò avevo le parole per nominarla». L’attore Lino Guanciale ha poi dato il via all’ultimo reading recitando splendidamente La biblioteca di Babele di Borges. A seguire gli studenti lettori si sono alternati sul palco, condotti dal giornalista Alessandro Zaccuri nel dedalo delle letture, insieme a Roberto Righetto e Giuseppe Lupo. Una grande festa che ha puntato i riflettori sul rapporto tra lettura e giovani, dando la voce a loro anche grazie alle video interviste a cui si sono prestati i collegiali dell’Augustinianum, del Marianum, del Paolo VI e del Ludovicianum. Circa 50 tra ragazzi e ragazze che hanno raccontato come e quando leggono, quali sono per loro i libri importanti, quelli che li hanno segnati. Calvino, Harry Potter, Baricco, la Bibbia, Pirandello, Tabucchi, Collodi, Primo Levi, Dostoevskji, D’Avenia, Erasmo: un caleidoscopio di titoli, letterature ed emozioni legati a ricordi commoventi o spiacevoli, in ogni modo cruciali per la loro formazione. «Mio nonno mi leggeva ogni sera qualche pagina di Rodari, e io mi sentivo bene» ha detto Sara. «Anna Karenina mi ha salvata» spiega invece Alice. Un grande coro in difesa della lettura, del valore dei libri, delle parole che permettono di conoscere sé stessi ed empatizzare con le storie di altri, senza paure. «La lettura mi permette di sognare, in una società che sembra voglia toglierci questa capacità» ci spiega Emmanuele. E ancora: «viva il lettore perché è una persona curiosa e non ha paura di scoprire cose nuove, perché è coraggioso, perché leggere è un modo bellissimo per conoscere…». Viva il lettore allora e grazie lettori per questo splendido centenario. Tutti i video degli eventi e le interviste agli studenti sono disponibili sul canale youtube Vita e Pensiero
Le notizie, i consigli di lettura, i dibattiti in corso, le interviste agli autori di Vita e Pensiero si possono seguire su twitter (@vitaepensiero), facebook (vitaepensieroeditore), youtube © (/vitaepensiero), different.photography instagram e sul sito www.vitaepensiero.it
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vitaepensiero.it
LE RIVISTE VITA E PENSIERO
Vita e Pensiero: l’abbonamento in regalo
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Natale è bello regalare un libro, ma anche un abbonamento a una rivista – come Vita e Pensiero – che tiene compagnia tutto l’anno. Sull’ultimo numero del 2018 trovate l’editoriale di Gianfranco Ravasi, che apre uno squarcio teologico su un personaggio come Leonardo da Vinci, di cui ricorrono nel 2019 i 500 anni dalla morte. Sempre densa la parte internazionale nella rubrica Frontiere con approfondimenti sui rapporti tra Pechino e Santa Sede (Agostino Giovagnoli), la Russia e il suo passato tra memoria e oblio involontario (Adriano Dell’Asta) e il Corno d’Africa di cui si intravede una svolta politica (Anna Pozzi). L’intruso del numero è Andrea Vitali che racconta i misteri della cultura del lago. Il futuro dell’Europa e l’ospitalità, la cultura classica e le neuroscienze, il dialogo fra culture e religioni, firme del mondo cattolico e non solo sono la cifra della rivista per approfondire i grandi temi del mondo che cambia. Agli abbonati, insieme alla rivista cartacea arriva anche la versione digitale e uno sconto premio su tutti i libri del catalogo Vita e Pensiero. Si può attivare in qualsiasi momento su www.rivista.vitaepensiero.it.
Premio Capri S. Michele
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o scorso 20 ottobre l’editrice ha vinto il Premio Capri 2018 per i 100 anni di impegno nella cultura. All’editore Aurelio Mottola è stato consegnato il prestigioso piatto di ceramica dipinto dall’artista Gennaro Tavassi che quest’anno ha scelto gli alberi come soggetto principale. La raffigurazione simboleggia la necessità e il dovere di piantare – e quindi curare – alberi che danno frutti all’età che segue, un augurio alla lungimiranza della cultura e alla nostra editrice.
libri Gabrio Forti
La cura delle norme. Oltre la corruzione delle regole e dei saperi Vita e Pensiero, Milano 2018 pp. 221, euro 16,00 (Transizioni)
o stato della giustizia penale è lo specchio della salute morale di una società. Quando i suoi modi e campi d’intervento superano certi livelli di guardia, ci si trova di fronte a quella patologia culturale, prima ancora che giuridica, che è l’‘eccedenza’ di sanzioni vistosamente esibite, ma spesso prive di efficacia: sintomo della regressione a una condizione primitiva, ‘sacrificale’, ansiosa di trovare capri espiatori prima di capire e di saper vedere i problemi. Non è però dall’ennesima riforma legislativa che ci si può attendere la ‘guarigione’ da un tale groviglio di corruzioni. Occorre soprattutto prendersi cura delle norme, giuridiche e non: un compito per tutti, perché ognuno – individuo o istituzione – dovrebbe dotarsi almeno un po’ di quella ‘nobiltà di spirito’ necessaria per volgere nuovamente lo sguardo verso la luce del sapere e dei saperi, giusti in quanto capaci di ascoltare veramente le storie delle persone e delle comunità e di allontanare la diabolica tentazione divisiva della violenza e dell’inganno.
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Fausto Colombo
Imago pietatis. Indagine su fotografia e compassione Vita e Pensiero, Milano 2018 pp. 120, euro 13,00 (Transizioni)
utti ricordiamo l’immagine di Alan Kurdi, il bambino di tre anni annegato sul finire dell’estate 2015 nel Mar Egeo mentre con la famiglia cercava una nuova vita lontano dalla guerra in Siria. Anche oggi che l’onda emotiva si è calmata e in varie parti del mondo occidentale soffiano venti diversi, ci torna in mente con grande vivezza. Si è radicata saldamente nella nostra memoria. Perché proprio quella piccola foto? Si tratta di un caso di esaltazione mediatica collettiva o di una manifestazione singolarmente intensa dei nostri sentimenti più umani? È solo frutto della cultura della nostra epoca, che segna ogni cosa con lo stigma della velocità e della diffusione, o affonda le sue radici in una storia più antica, iniziata con le prime fotografie alla metà dell’Ottocento? Fausto Colombo, uno dei nostri più importanti sociologi della comunicazione, affronta queste domande non limitandosi a utilizzare gli strumenti scientifici dello studioso, ma mettendosi anche in ascolto delle proprie emozioni di spettatore tra gli altri e cercando l’origine della propria commozione di fronte all’immagine di quello sfortunato bambino. Ecco allora il suo ‘diario di viaggio’, un’indagine nei meccanismi comunicativi e nel sentire umano fino all’ultima domanda: la nostra compassione vincerà la sfida dell’empatia?
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(a cura di) Mirella Ferrari
Ezio Franceschini. Lettere agli studenti del Sessantotto Vita e Pensiero, Milano 2018 pp. 250, euro 24,00 (Varia. Saggistica)
el 1936 Ezio Franceschini approdò alla Università Cattolica come professore incaricato di Storia della letteratura latina medievale. Lì divenne di ruolo nel 1939 e insegnò per il resto della sua vita. Nel triennio 1965-1968, gli anni in cui si formò ed esplose la contestazione giovanile, fu rettore dell’Università Cattolica. Durante i sit-in parlava in piazza con gli studenti; partecipava alle loro assemblee; cercava sempre di capire e di aiutare, fedele al suo compito di educatore. Per raggiungere i ragazzi si serviva dei loro stessi mezzi di comunicazione: volantinaggio e cartelli, oltre le lettere normali e quelle pubblicate a stampa in «Itinerarium cordis», l’apposito foglio periodico di informazione interna per gli studenti dell’Università Cattolica. Le lettere e i messaggi, raccolti in questo libro, intendono mettere in luce l’affetto, la cura e la speranza, riposti nei suoi “cari studenti”, e l’impegno con cui anche nelle situazioni dure continuava a insegnare l’esercizio lento e faticoso della libertà. Alcune sue riflessioni sui fatti e sui problemi dei giovani di quegli anni sono pure edite qui, tolte da appunti manoscritti.
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EDUCatt Cartaceo a cura di Marisa Verna e Maria Cristina Pedrazzini
Lire, une histoire simple EDUCatt, Milano, 2018 pp. 162 | euro 10,00
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rutto della ricerca condotta dalla professoressa Marisa Verna per il corso di Lingue, Letterature e Culture Straniere della facoltà di Scienze linguistiche dell’Università Cattolica, il volume Lire, une histoire simple raccoglie le riflessioni di un gruppo di studentesse su un classico della lingua francese, Un coeur simple di Gustave Flaubert. Le loro voci, unite alle analisi letterarie di alcuni dei più grandi critici e intellettuali del Novecento (come Eco, Genette, Propp e Spitzer), vogliono fornire al lettore varie interpretazioni di una stessa opera, ponendo al centro la questione del testo letterario inteso come un oggetto in movimento ed evoluzione. Il libro fornisce strumenti pratici e teorici per l’analisi di testi per preparare all’insegnamento, alla traduzione e alla redazione di testi in lingua.
EBook a cura di Mariateresa Cairo
Fattorie didattiche e fattorie sociali Master in Interventi educativi e riabilitativi assistiti con gli animali, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano EDUCatt, Milano 2018 pp. 164 | download gratuito
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attorie didattiche e fattorie sociali presenta una serie di soluzioni di sviluppo del territorio tramite attività di sviluppo formativo: nel contesto del master in Interventi educativi e riabilitativi assistiti con gli animali, i percorsi educativi analizzati all’interno del volume descrivono varie possibilità di coinvolgere, attraverso le mansioni e la presenza degli animali da fattoria, giovani risorse e non solo. Viene sottolineata la necessità di realizzare un modello inclusivo, dove etica e solidarietà del lavoro svolto sono al primo posto. Il testo è organizzato in una prima parte di saggi di professionisti, mentre nella seconda vengono presentate due esperienze a modello dell’evoluzione pratica di quanto descritto in teoria; in allegato vengono riportate le leggi regionali su cui hanno base i saggi. Il volume è liberamente scaricabile on line all’indirizzo http://www.educatt.it/libri.
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Open Evening Terza missione Idee e progetti a servizio della società e dei territori. La Cattolica incontra cittadini, imprese e istituzioni.
Giovedì 14 febbraio 2019 Milano, Largo A. Gemelli 1 16.30-19.30, primo Chiostro
Lifelong Learning, Trasferimento di conoscenza, Public Engagement Stand delle attività di alta formazione, consulenza e progetti ad alto impatto sociale
Eventi culturali Pillole di teatro antico, visita al laboratorio di Archeologia, visita alla Sala Cinquecentine, musica classica, presentazione di start-up 17.30-18.30, Aula Pio XI
The Third Mission of Universities: opportunities and challenges Il Rettore, Prof. Franco ANELLI, incontra il Prof. Paul COYLE, Director of Entrepreneurial Mindset Network, London 19.30-20.30, Aula Magna
Spettacolo teatrale Blue Revolution: l’economia ai tempi dell’usa e getta a cura dell’Associazione Pop Economix
La partecipazione è libera previa registrazione Per informazioni:
openevening.terzamissione@unicatt.it www.unicatt.it/openevening-terzamissione Seguici su