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PRESENZA ANNO 54 - NUMERO UNICO 2023
Milano
Il Sant’Ambrogio di Mimmo Paladino in cortile d’onore Premio Gemelli
I volti, gli studi, le storie migliori laureati dei tredici mig
La lezione del diritto
L’anno accademico inaugurato con la laurea honoris causa al professor Guido Calabresi, maestro di generazioni di giuristi americani
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Celebrare il valore universale del Natale di Claudio Giuliodori *
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ziati più raffinati come i Magi. Tutti vedono e scrutano i segni straordinari che accompagnano la nascita del Salvatore nel clima pieno di tenerezza della santa famiglia. Tutti accorrono per dare gloria a Dio e invocare il dono della pace. Un dono che tutti sentiamo particolarmente urgente e necessario per l’umanità in questo anno. Ci presentiamo davanti al Signore consapevoli dei drammi che stiamo vivendo in questo momento: dalle guerre in terra Santa, in Ucraina e in tante altre parti del mondo alle criticità che tocchiamo con mano nel campo della sostenibilità ambientale fino alla necessità di garantire uno sviluppo equo e giusto per tutti che risponda alle crisi migratorie e aiuti a superare le forti disuguaglianze e le permanenti sacche di povertà. Con la sua disarmante semplicità e grazie alla sua profonda sensibilità spirituale San Francesco intuì, esattamente ottocento anni fa, il valore popolare e univer-
sale del Natale dando avvio a quella stupenda rappresentazione del Presepe che oggi è diventata familiare a tanti e che costituisce una delle forme più popolari di rappresentazione sacra che continua a interpellare e far riflettere tutti. Come ricorda Papa Francesco, quel 25 dicembre del 1223 a Greccio: «San Francesco, con la semplicità di quel segno, realizzò una grande opera di evangelizzazione. Il suo insegnamento è penetrato nel cuore dei cristiani e permane fino ai nostri giorni come una genuina forma per riproporre la bellezza della nostra fede con semplicità» (Lettera Apostolica Admirabile signum sul significato e il valore del Presepe, 1° dicembre 2019, n. 3). A questo evento universale che con il tempo non perde ma aumenta il suo fascino e il suo valore, guardiamo con fiducia anche noi, invocando, oggi più che mai, il dono della pace. * Assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
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l Natale ha una particolare e misteriosa capacità di attrarre tutti, persone di fede e non credenti, intellettuali e analfabeti, ricchi e poveri. Possiamo dire che ha un fascino universale ed è portatore di un messaggio che tocca tutti. Non è difficile riconoscere quindi un particolare legame con l’università intesa come luogo in cui si indaga il senso ultimo della realtà e si ricerca la verità nelle pieghe della storia. Nella grotta di Betlemme non si conseguono gradi accademici, ma si impara ad avere uno sguardo universale capace di vedere come la terra e il cielo, l’umano e il divino, il tempo e l’eterno si incontrano nel Verbo di Dio che si fa carne. Il Dio con noi, l’Emmanuele, assumendo la fragile condizione umana, viene a condividere la nostra condizione e a guidare il faticoso cammino dell’umanità verso la salvezza. Questo grande mistero coinvolge tutti, dai più umili come i pastori agli scien-
Rivista bimestrale realizzata dall’Area editoriale dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Master in Giornalismo, con la partecipazione del Servizio Pubbliche relazioni dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori © 2023 – Università Cattolica del Sacro Cuore
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STAMPA Litografia Solari srl
Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 94 del 5 marzo 1969
Questo periodico è associato all’USPI Unione stampa periodica italiana
HANNO SCRITTO Mariami Batiashvili, + Claudio Giuliodori, Valentina Giusti, Velania La Mendola
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Il numero è stato chiuso in redazione il 24 novembre 2023
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Editoriale
La responsabilità di guardare al futuro
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a festività di Sant’Ambrog io, momento carico di signif icati storici, liturg ici e sociali per la città di Milano, ha un valore del tutto particolare per il nostro Ateneo. Il 7 dicembre 1921, g iorno della memoria del Patrono di Milano, venne infatti inaugurata l’Università Cattolica, che pochi anni dopo, nel 1932 si insediò nei chiostri bramanteschi, alle spalle della Basilica, che da allora costituiscono la sede più fortemente identitaria dell’Ateneo. Il legame con Ambrogio e i luoghi ambrosiani si è rafforzato, nell’anno che si sta per concludere, grazie a due gesti emblematici: il primo è l’avvio dei lavori di ristrutturazione del fabbricato che chiude la piazza dal lato orientale – la caserma, oggi sede della Polizia di Stato, eretta
dove un tempo sorgeva la Chiesa di San Francesco Grande –, che diventerà la nuova sede dell’Ateneo e andrà a costituire, insieme all’edificio storico, un campus universitario urbano ineguagliabile per estensione e valore estetico; il secondo è l’installazione nel Cortile d’onore del monumento a Sant’Ambrogio pensato e realizzato da Mimmo Paladino appositamente per l’occasione del centenario del nostro Ateneo. L’opera, in dialogo ideale con l’abside della Basilica e con il portale di ingresso progettato da Giovanni Muzio, rappresenta un ulteriore importante arricchimento del patrimonio iconografico della nostra Università, che nel suo insieme costituisce la tessitura di un sistema di simboli. Le pag ine di questo numero di Presenza raccontano un anno intenso,
ricco di eventi, progetti e realizzazioni. Fanno parte di questa storia il cor po accademico, il personale tecnico-amministrativo, la popolazione studentesca, il network degli alumni e tutti coloro che, a vario titolo e con modalità differenti, accompagnano e sostengono l’Ateneo. Il desiderio di condividere con l’intera comunità gli avvenimenti, le iniziative, le ricerche e le esperienze che quotidianamente animano le aule e gli spazi delle nostre sedi è un’altra caratteristica del patrimonio della nostra istituzione. L’anno si chiude nella consapevolezza di una responsabilità comune, che ci spinge a guardare oltre. Come il sant’Ambrogio del maestro Paladino, raffigurato sulla soglia di un passaggio che è apertura al futuro.
Sommario Il nuovo anno accademico al via con la laurea honoris causa a Guido Calabresi Paladino, il sant’Ambrogio entra di diritto nella storia Per i migliori laureati la festa del Premio Gemelli e l’ingresso tra gli Alumni Ecco a voi la Terra che gira. L’esperimento di Foucault rivive nel Duomo di Brescia Hiroshi Ishiguro, la star della robotica: un futuro di collaborazioni uomo-avatar Laurea honoris causa a Giorgio Armani «Vorrei essere uno stimolo per tutti voi» Con la Sorella maggiore Armida Barelli la Cattolica in udienza da Papa Francesco Pari opportunità, l’Ateneo mette in pista la task force Università Cattolica del Sacro Cuore
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Il nuovo anno accademico al via con la laurea honoris causa a Guido Calabresi
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uido Calabresi, professore emerito alla Yale University, maestro della migliore generazione di accademici e di giudici statunitensi, quattro dei quali attualmente giudici della Corte Suprema, è stato insignito della laurea honoris causa in Economia in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2023-2024. La cerimonia, che si è tenuta in Aula Magna lo scorso 25 ottobre, è stata preceduta nella Basilica di Sant’Ambrogio dalla celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica. Nel discorso inaugurale il rettore Franco Anelli ha proposto un’analisi di scenario sul presente e sul futuro del sistema universitario e, in particolare, dell’Università Cattolica, spiegando che, già in occasione del Piano Strategico 2019, l’Ateneo ha scelto la «via della crescita». Il rettore ha riaffermato
l’impegno a «ricalibrare nel suo complesso la proposta formativa, continuando nel cammino, già efficacemente intrapreso, di elaborare percorsi di studio solidi, rigorosi e insieme moderni, di definire le soglie quantitative ottimali per assicurare il meglio
a tutti gli studenti, e soprattutto di fare in modo che gli studenti trovino un senso al loro impegno». Dopo il discorso inaugurale, l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, impegnato a Roma nei lavori del Sinodo, ha rivolto il suo saluto in qualità di presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, attraverso un videomessaggio da Piazza San Pietro, esprimendo il desiderio che l’Università Cattolica rinnovi «l’ispirazione originaria tenendo presente il tempo in cui viviamo, il cammino percorso e il mondo che è cambiato». La cerimonia di conferimento della laurea honoris causa è stata introdotta dalla laudatio pronunciata dalla preside di Economia Antonella Occhino. Dopo la lettura in latino, da parte del professor Carlo Mazzucchi, del diploma di laurea, il professor Calabresi ha tenuto la prolusione sul tema “Legge ed economia: la risposta del diritto”, un grande affresco del processo di critica che varie discipline hanno posto nel ’900 a una concezione del diritto come materia «immutabile e autosufficiente». Università Cattolica del Sacro Cuore
Il prof. che ha fatto scuola
Il profilo del Sole 24 Ore «Uomo di diritto e di legge, di norma e di cuore»
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stato proprio in Aula Magna, in una delle lezioni di diritto privato che seguivo da matricola nel 1989, che ho sentito parlare per la prima volta di Guido Calabresi e dei suoi studi, che avevano contribuito alla nascita del filone di ricerca in Law and Economics». Antonella Occhino, che oggi è preside di Economia, ricorda questo episodio, anche per dare l’idea di quanto presto si possa trasmettere agli studenti e alle studentesse il significato della interdisciplinarità, che racchiude una dimensione in fondo tipica dell’esperienza universitaria, cioè l’unione dei saperi, e che negli studi economici è una strada quasi necessaria per via che i fenomeni aumentano di complessità. Parte da qui la decisione che ha portato la Facoltà, all’unanimità, a proporre l’attribuzione della laurea honoris causa in Economia a Guido Calabresi, un giurista tra i massimi studiosi a livello mondiale, che ha dimostrato nella sua lunga esperienza di professore e di giudice la capacità di mettere a frutto una visione del diritto e dell’economia sinergica, accomunata per esempio – e non è poco – dall’importanza etica delle scelte, considerate per il loro impatto, cioè in base alle conseguenze che hanno sulla vita concreta delle persone. «Ci sono molti spunti che la lezione di Calabresi ha lasciato, e ognuno può averne colto qualcuno in particolare. Sono emersi temi fondamentali come l’importanza dell’attenzione per le aspettative delle persone e l’orientamento al bene comune che i modelli economici e le regole giuridiche sono in grado di imprimere alle decisioni». «È chiaro che il diritto e l’economia adottano metodologie diverse, e questo si è visto bene nella lectio del 25 ottobre scorso, all’inaugurazione dell’anno accademico, dove il discorso si è ampliato anche ad altre discipline, perché devono “parlarsi”, in modo che dal dialogo fra i saperi tutte ne possano uscire migliori». «La lezione, che si annunciava dialettica già nel titolo (“la risposta”), ha avuto il grande pregio di essersi svolta secondo una struttura non antitetica
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ma arrivando in molti passaggi a una vera e propria sintesi». Perché conferire una laurea honoris causa in Economia a un giurista la cui attività scientifica si è contraddistinta per l’approccio critico alle discipline economiche? «In realtà il percorso scientifico di Calabresi è un grande esempio di esercizio costante del pensiero critico, nel senso che l’approccio non è mai polemico, ma sempre dialogico, in modo che le critiche siano utili alla costruzione di soluzioni pratiche adatte ai tempi e utili per tutti. Credo che interpreti in modo straordinario anche la sensibilità comune su una precisa idea di giustizia economica, legata saldamente ai principi di equità e di solidarietà, con l’obiettivo di rendere accessibili a tutti i beni che non hanno prezzo, cioè inestimabili e universali», spiega la professoressa Occhino. «A me è parso un messaggio, nel suo insieme, del tutto in linea con un modo di fare ricerca e didattica che la Facoltà coltiva fin dalla sua istituzione e che nella laudatio ha fatto leva anche sulle parole che avevamo scelto nel centenario dell’Ateneo: “investire, includere, innovare”». «Durante la sua lectio, con grande pacatezza ed equilibrio ci ha ricordato che anche il diritto deve accogliere le critiche delle altre scienze. Ma “adagio”». «È rimasto impresso il richiamo alla gradualità dei cambiamenti normativi, che pure devono esserci in “risposta” ai cambiamenti economici e sociali e alle istanze critiche con cui le altre discipline sollecitano il diritto. E questo perché le persone confidano in una certa stabilità delle regole e quindi nella prevedibilità delle conseguenze dei loro comportamenti, per cui il punto di equilibrio va trovato tenendo conto sia della sostanza sia della tempistica delle riforme». Un riconoscimento accademico che il professore, già insignito di oltre quaranta honorary degrees da università di tutto il mondo, ha atteso con impazienza. “I can’t wait, non vedo l’ora!”, ha scritto alla preside Occhino prima di venire in Italia. Una personalità empatica e simpatica, oltre che ricca di sensibilità culturale e di grande umanità.
ovevamo lasciare il Paese. La mia famiglia era ebrea e antifascista. Mio padre faceva parte di Giustizia e Libertà. Avevo sette anni. Alla radio sentii che, l’8 settembre 1939, da Genova sarebbe partito per l’America il Rex. Come per magia, in quel momento squillò il telefono. Era mio padre che, da Milano, avvertiva di avere trovato quattro biglietti in seconda classe. Era troppo pericoloso rimanere separati. Nell’aria si avvertiva la guerra». Da bambino Guido Calabresi ha sperimentato a New Haven nel Connecticut “come sa di sale lo pane altrui”: «Yale era un ambiente durissimo. Erano tutti Wasp. Eravamo italiani. Giusto un gradino sopra i neri, che a Yale non c’erano nemmeno». Il giurista è uno degli intellettuali più influenti del Secolo americano. Insieme a Ronald Coase ha fondato la “Law and Economics”, l’analisi economica del diritto. «Ho sempre cercato di non avere uno sguardo ideologico. I miei allievi hanno tutti idee politiche diverse. Non esiste una mia scuola massiccia, coerente e coesa». Calabresi fa scorrere nella cultura empirista e nel metodo astratto angloamericano il fiume carsico di sensibilità e afflati continentali come la pace sociale, la giustizia economica e la solidarietà. La responsabilità è personale. Ma il contesto è pubblico. Anche per questa sensibilità culturale, appare coerente con il suo pensiero l’attività da magistrato. Nel 1994 è nominato dal presidente Bill Clinton giudice della US Court of Appeals for The Second Circuit. «I nove anni da preside di Yale mi sono sembrati un’eternità. Questi trent’anni, invece, sono stati un soffio. Se fai il giudice, la risposta c’è sempre. Anche se devo dire che mi è capitato di passare le notti sveglio. Penso spesso al caso di un condannato alla pena di morte di tre anni fa. I miei due colleghi pensavano che fosse corretta la sentenza. Io no. Ho trovato un precedente che mi dava ragione. E la pena di morte è stata commutata in ergastolo. La magistrata di primo grado mi ha scritto un biglietto: “Grazie a Dio che avete trovato il mio sbaglio”», racconta Guido Calabresi, uomo di diritto e di legge, di norma e di cuore. Paolo Bricco (stralci dell’articolo pubblicato sul Sole 24 ore il 25 ottobre 2023)
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Le Università cambiano restando fedeli a se stesse
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n’analisi di scenario sul presente e sul futuro del sistema universitario. Nel discorso che ha aperto la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2023-2024, il Rettore Franco Anelli ha rimarcato la missione delle università: «Non sono start up» ha detto. «Non nascono dall’intuizione di un businessman per poi crescere fino a essere mature abbastanza per essere cedute a un investitore. La contendibilità non è un valore degli Atenei. La loro perennità, lo è. Il loro saper cambiare restando fedeli a sé stessi, rendersi attuali grazie alla conoscenza e alla ricerca, che li rende costantemente moderni». E questa sfida li ha posti di fronte a un bivio: «Scegliere se assumere un atteggiamento “prudente”, difensivo, contenendo i costi ma anche le ambizioni; oppure perseguire una politica di espansione e riorganizzazione, accettando di investire, e dunque rischiare, per aprire prospettive nuove». Già in occasione del precedente Piano Strategico l’Università Cattolica ha optato, «per motivata fiducia», la «via della crescita». I numeri lo confermano. Per quanto riguarda la didattica, dal 2013-2014 al 20222023 gli studenti dei corsi di laurea triennali, magistrali e a ciclo unico «sono passati da 36.775 a 42.287, con un incremento del
15%, associato a una riduzione del 21% degli studenti fuori corso, frutto di specifiche politiche di sostegno e tutoraggio». Sul fronte della ricerca, l’indicatore della capacità di attrarre fondi è cresciuto in modo significativo: «Nel 2022 il valore del “Portafoglio della ricerca”, ossia il volume totale dei progetti attivi nell’anno, era di 122 milioni di euro, per 1.316 progetti». Da segnalare, inoltre, che più di 40 docenti dell’Università Cattolica «si collocano tra i primi 2% del ranking mondiale nelle loro discipline». Per quanto riguarda il processo di internazionalizzazione, «gli studenti internazionali immatricolati ai corsi di laurea sono raddoppiati negli ultimi cinque anni. La comunità degli studenti di nazionalità estera iscritti in Cattolica, considerati tutti gli anni di corso, di circa 3.000 unità, con 165 nazionalità rappresentate e siamo al sesto posto in Europa per numero di studenti in uscita». Non è mancata negli ultimi anni la progettualità sul fronte degli spazi. «Nella sede di Milano la “conquista” della Caserma Garibaldi ha compiuto un passo decisivo con l’avvio, nel 2023, dei lavori di ristrutturazione dell’ala Santa Valeria, che si prevede giungano a conclusione in tempo utile per rendere disponibili nuovi spazi a partire dal
secondo semestre dell’anno accademico 2024-2025». L’intervento prevede la realizzazione di 36 aule per una capienza complessiva di circa 1.800 posti studente, una sala convegni da 150 posti, e spazi allestiti nelle parti comuni per lo studio e la socializzazione per gli studenti, per oltre 500 posti. Queste iniziative sono pensate per offrire una risposta all’aumento della popolazione studentesca nel corso degli ultimi dieci anni. «Ma tutte le curve di crescita prima o poi flettono» ha puntualizzato il professor Anelli, chiedendosi «quale posizione si debba assumere nei prossimi anni, in un panorama segnato dalla polarizzazione tra Atenei qualificati nella didattica e nella ricerca, e offerte di prodotti formativi sempre più apertamente sensibili a obiettivi di mercato». Per questo motivo, «lo sforzo più rilevante che si renderà necessario nei prossimi anni – ha concluso il Rettore – sarà quello di ricalibrare nel suo complesso la proposta formativa, continuando nel cammino già efficacemente intrapreso, di elaborare percorsi di studio solidi, rigorosi e insieme moderni, di definire le soglie quantitative ottimali per assicurare il meglio a tutti gli studenti, e soprattutto di fare in modo che gli studenti trovino un senso al loro impegno».
Il corteo accademico e il gonfalone: i segni dell’inaugurazione
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l corteo accademico o corteo rettorale segna l’inizio della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico, ed è composto dal mazziere in divisa, che precede recando su un cuscino di velluto purpureo la mazza rettorale. Seguono i presidi delle 12 facoltà dell’Università Cattolica vestiti in toga, con ermellino, tocco accademico (quadrato) e le tradizionali fasce in seta nei colori delle rispettive facoltà, che procedono disposti su due file seguendo l’ordine di fondazione di ogni facoltà, dalla più antica alla più recente. Chiudono il corteo il prorettore vicario
e il Rettore, che indossa la fascia rettorale color oro. La mazza rettorale, disegnata dall’architetto Guido Ferrazza (1887- 1961), è considerata una delle opere d’arte conservate in Università Cattolica. Alla sommità è collocato il sigillo dell’Ateneo, fuso in argento e modellato dallo scultore Salvatore Saponaro (1888 – 1970). Il Gonfalone dell’Università, inaugurato in occasione della cerimonia di Inaugurazione dell’Anno Accademico 1942-43, con la benedizione del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano, fu commissionato
da un gruppo di benefattori all’architetto Giovanni Muzio e all’ingegnere Pier Fausto Barelli. Di forma rettangolare (2 metri circa per 1 metro) è realizzato con sfondi e figure in tessuto a trama di fili d’oro e d’argento e sorretto da una struttura in legno arricchita da dischi in ottone. Il gonfalone riporta la figura del Cristo Re benedicente disegnato dall’artista Giulio Turcato (1912- 1995) che collaborava con l’architetto Muzio, mantenendo gli elementi iconografici codificati dalla statua bronzea di Giannino Castiglioni, collocata sulla facciata della sede di largo Gemelli a Milano.
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Il Piano Strategico 2023-25
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studentesca, le frontiere della ricerca, la partecipazione ai processi di internazionalizzazione e Global Engagement, l’acquisizione di progettualità e pratiche sostenibili, il rafforzamento della “Terza Missione” con iniziative di collaborazione fra Università e società civile, una più consapevole attenzione alle istanze di inclusione e pari opportunità, la ridefinizione di un sistema digitale che sfrutti al meglio le opportunità fornite dalla tecnologia. «L’interdisciplinarietà è da sempre uno dei tratti più originali dell’Ateneo fondato da padre Gemelli», osserva ancora Nusiner. «Il Piano Strategico 2023-2025 incentiva l’applicazione pratica di questo principio, non soltanto attraverso il coinvolgimento di tutti i campus e di tutte le componenti della comunità accademica, ma anche e specialmente attraverso l’individuazione di percorsi che permettano lo sviluppo di progetti innovativi. In considerazione della rapidità dei cambiamenti in atto nella società il Piano prevede metodologie di realizzazione che siano flessibili e in grado di intercettare le sfide che man mano si presentano trasformandole in opportunità di nuove proposte educative per i nostri studenti».
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ichiamato a più riprese dal Rettore Franco Anelli nel discorso inaugurale del nuovo anno accademico, il Piano Strategico 2023-2025 rappresenta il punto di riferimento per le attività dell’Ateneo nell’immediato futuro. «È un progetto ambizioso – spiega il direttore generale Paolo Nusiner –, ma sono convinto che corrisponda in maniera molto realistica alle caratteristiche e alle capacità che l’Università Cattolica del Sacro Cuore esprime da oltre un secolo». Il rapporto fra una tradizione ormai più che consolidata e le istanze di una contemporaneità in continua evoluzione è il tratto più qualificante dell’attuale Piano Strategico, che si pone l’obiettivo primario di consentire alla nostra istituzione di «continuare a essere un luogo di ricerca e una comunità educante», come si legge nella descrizione iniziale della Mission and Vision dell’Ateneo. Ed è proprio in questa prospettiva – resa ancora più significativa dalla rinnovata necessità di uno «sviluppo integrale della persona» – che si articolano le attività degli otto ambiti individuati dal Piano stesso: una comunicazione più efficace e capillare, un’articolazione dell’offerta formativa che meglio risponda alle esigenze della popolazione
L’Ateneo presenta il valore generato
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l Bilancio di Missione 2022, oltre a offrire uno sguardo di insieme dell’attività dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, si propone di rappresentare il modo in cui la comunità universitaria risponde alle sue tre fondamentali missioni – formazione, ricerca, disseminazione della conoscenza – esplicitando il valore generato dall’Ateneo. Un valore che emerge BILANCIO di MISSIONE anche dalla 2022 soddisfazione espressa da studenti e laureati nel processo di autovalutazione promosso dall’Università, dalla crescente internazionalizzazione e dalla crescita nell’attività di ricerca, attestata dalla partecipazione a importanti bandi e progetti di ricerca 2023 e dal deciso miglioramento della posizione dell’Ateneo in importanti ranking internazionali. Un forte accento è posto sulla sostenibilità, come oggetto di insegnamento e studio e come valore cui si ispirano le scelte gestionali dell’Ateneo. La spinta al cambiamento è ribadita anche dall’istituzione del Teaching and Learning Lab, il nuovo laboratorio finalizzato all’innovazione e al miglioramento della didattica dei corsi di studio, anche attraverso le tecnologie digitali più avanzate. Un modo per essere presenti sulle frontiere della formazione e della ricerca, specie in relazione ai temi che investono il rapporto tra la trasformazione tecnologica e i suoi risvolti etici e culturali. Per tutte queste ragioni il Bilancio di Missione 2022 offre una visione sintetica, ma completa e aggiornata, del valore creato da un’istituzione aperta all’innovazione e desiderosa di contribuire al «progresso materiale e spirituale della società», come recita la Costituzione italiana.
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Paladino, il sant’Ambrogio entra di diritto nella storia di Emanuela Gazzotti
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na scultura dedicata a Sant’Ambrogio realizzata appositamente per l’Università Cattolica da Mimmo Paladino. È stata installata e inaugurata nel Cortile d’Onore del campus milanese lo scorso 11 ottobre. L’opera «è pensata per le lunghe distanze, per gli spettatori da qui a cent’anni e più, forse» ha affermato il noto artista contemporaneo. «È un omaggio al patrono di Milano, eroe della conoscenza. Non ci sono riferimenti iconografici al Santo così come vengono tradizionalmente rappresentati. Ho preferito andare oltre, immaginare qualcosa di più, come don Chisciotte che vedeva guerrieri nei mulini a vento». La scultura, realizzata in bronzo patinato, ha una dimensione di base di 220x180cm e una altezza di 370cm per un peso di 1.680Kg e ripercorre i tratti salienti della vita di Ambrogio. Il ramo simboleggia il bastone pastorale, ma richiama anche lo staffile che rappresenta la profondità delle omelie che il Santo predicava al popolo. Il libro ricorda i suoi scritti: l’epistolario, i trattati e gli inni ed è il simbolo della dottrina
cristiana. La colomba dello Spirito Santo evoca Sant’Ambrogio a cavallo che scaccia gli Ariani. La sfera rappresenta la completezza della Dottrina. La colonna, invece, rimanda alla leggenda della lotta tra il Santo e il diavolo che, cercando di colpire il vescovo con le corna, finì per conficcarle nella pietra della colonna che si trova sull’altro lato della piazza, creando due buchi. La tradizione popolare vuole che i due fori odorino di zolfo e che appoggiando l’orecchio alla colonna si possano sentire i suoni dell’inferno. L’elmo, per finire, ricorda come in epoca altomedioevale la basilica divenne la sede tradizionale dove avveniva l’incoronazione a re d’Italia degli imperatori del Sacro Romano Impero e dove si effettuava l’investitura dei nuovi cavalieri, detti per questo motivo “militi di Sant’Ambrogio”. Per quanto si possano attribuire significati ai singoli simboli, dice Francesco Tedeschi, docente di Storia dell’arte contemporanea in Università Cattolica, «ogni tentativo di raccontare l’opera deve lasciare spazio alla liberà dell’artista e della stessa scultura. Essa
non può essere chiusa in una descrizione: è come se le singole figure vivessero una dimensione autonoma nel dialogo che c’è tra loro, come nei quadri di de Chirico. Certamente il Santo e il cavallo sono i protagonisti, ma il loro rapporto non definisce un’iconografia rigida». Inoltre, in questo caso è da considerare anche il contesto allargato. «Se pensiamo al basamento come base della scultura ci troviamo di fronte all’invasione dello spazio, ma l’intenzione è piuttosto quella di creare un’area vissuta dagli studenti e da chi frequenta l’Ateneo. Non per ultimo, l’elemento architettonico va tenuto in considerazione anche in funzione della futura eventuale collocazione nel nuovo edificio della Caserma Garibaldi». Nell’idea dello scultore l’opera è nata non solo in rapporto agli interni dell’università ma anche al contesto esterno di tutta la piazza: «A cominciare dal Sant’Ambrogio in bronzo di Adolfo Wildt nel Tempio della Vittoria dedicato ai caduti della Prima Guerra Mondiale, realizzato da Muzio, a pochi metri dalla sede dell’Ateneo», affer-
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ma Tedeschi. Da artista della Transavanguardia, Paladino riscopre una dimensione simbolico-segnica che si apre al versante poetico e magico dell’arte. Dal punto di vista linguistico l’opera realizzata per l’Università Cattolica affianca uomo e cavallo, ovvero uomo e natura. E l’assetto architettonico della soglia che il cavallo e il Santo attraversano rimanda a qualcosa di metafisico. Paladino ha voluto così trovare un collegamento con alcuni caratteri dell’arte italiana degli anni Venti e Trenta, come si possono cogliere in questa zona della città. L’opera di Paladino è parte di una storia in cui, oltre a riconoscere la levatura internazionale del suo autore, si inserisce in una continuità dei linguaggi che danno l’immagine del luogo. «L’immagine dell’Ateneo risale a una tradizione secolare dal punto di vista architettonico, ma si può valorizzare la sua storia attraverso i segni visibili dell’arte del Novecento che hanno qualificato l’edificio di largo Gemelli, nel rapporto che si sviluppò tra Manzù, Muzio e Gemelli e quindi con Giannino Castiglioni, artista a cui il fondatore della Cattolica si rivolse per la statua del Cristo Re» prosegue il professore. «L’opera di Paladino è un ulteriore segno di prestigio, ma non vanno dimenticate le opere di altri autori contemporanei acquisite grazie alle
mostre nei chiostri promosse dal Centro pastorale, di cui una bella testimonianza è l’opera di Gabriella Benedini recentemente donata alla sede di Cremona». Nella scultura di Paladino le figure simboliche (maschera, soglia, cavallo, elmi) non sono pensate in maniera filologica, ma sono suggestioni che si inseriscono in un processo pittorico, scultoreo e ambientale. «Un suo dipinto d’esordio si intitola proprio “Silenzioso, mi ritiro a dipingere un quadro”» spiega Tedeschi, facendo notare che «l’artista ha recuperato poi l’uso del bronzo e della tridimensionalità sia per invadere la parete (come nel caso dell’installazione alla Biennale di Venezia del 1988), sia per rapportarsi all’ambiente, come nel caso della mostra personale al Forte del Belvedere di Firenze, fino a creare un percorso originale nell’Hortus Conclusus creato a Benevento, una sorta di giardino metafisico, forse la sua opera maggiore. Ne sono testimonianza anche altre realizzazioni in contesti monumentali, come l’omaggio al Guerriero di Capestano nel museo di Chieti o La Montagna di Sale, allestita una prima volta a Gibellina in occasione delle Orestiadi del 1990, un cumulo in cemento, vetroresina e pietrisco, in cui sono inseriti trenta cavalli disposti in posizioni diverse».
Il nuovo ospite del campus lo rende più accogliente di Alessandro Zaccuri
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arrivato da poco, ma non si può dire che passi inosservato. «Il Sant’Ambrogio di Mimmo Paladino è il nuovo abitante del campus e lo rende ancora più abitabile», sintetizza il direttore della Sede di Milano, Mario Gatti, che ha seguito la realizzazione dell’opera, confrontandosi direttamente con il Maestro oltre che con la Fonderia Brustolin di Verona, presso la quale è avvenuta la fusione del monumento. A questa prima fase hanno fatto seguito i lavori nel Cortile d’Onore di largo Gemelli, fino all’inaugurazione di ottobre. Dopo di che, in pochi giorni, quella del cavaliere appiedato è diventata una compagnia abituale. Un
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nuovo abitante, appunto, attorno al quale si raduna spontaneamente la comunità dell’Ateneo. «Ma c’è anche – aggiunge Gatti – chi da piazza Sant’Ambrogio entra in Università Cattolica per ammirare la statua. Una delle funzioni del monumento è proprio questa: rendere ancora più stretto il legame tra l’Ateneo e il complesso storico-architettonico circostante». La prospettiva, com’è noto, è quella dell’innovativo campus urbano che, da qui a qualche anno, comprenderà non soltanto la struttura dei chiostri bramanteschi, ma anche gli ambienti della Caserma Garibaldi, il cui cantiere di riqualificazione è stato avviato all’inizio del 2023 e ufficialmente presentato nel maggio scorso. «Ci
Nel solco della tradizione
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opera si colloca nel solco di un’antica tradizione di questa Università, il cui corredo iconografico, fin dalle prime committenze, ha mirato a rendere perspicui i riferimenti, i valori e le intenzioni che hanno ispirato la fondazione e lo sviluppo della fabbrica dell’Università. Il monumento a Sant’Ambrogio di Mimmo Paladino segue questa antica traccia». Ha usato queste parole il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli per raccontare lo spirito della committenza nata in occasione del Centenario dell’Università Cattolica. La scultura, realizzata per l’Ateneo dall’indiscusso maestro dell’arte contemporanea, è stata presentata alla città di Milano mercoledì 11 ottobre in un incontro serale dove l’artista ha risposto alle domande di Davide Rampello, figura di riferimento nel panorama culturale italiano. Un dialogo breve e intenso, preceduto dalla proiezione di un video descrittivo delle tappe che hanno portato alla realizzazione della scultura: dalla fonderia Brustolin di Verona, dove l’opera ha preso vita, alla collocazione nel Cortile d’Onore, posta in un dialogo ideale con la Basilica, che conserva le reliquie di Sant’Ambrogio, e la facciata dell’Ateneo di Giovanni Muzio. In questo senso, «l’opera di Paladino è un segno potente, forte, posto in un luogo a sua volta denso e ricco di segni storici», ha affermato monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale, durante la presentazione della scultura il 12 ottobre alla comunità universitaria. «Un patrimonio prezioso che ci riconsegna un po’ di storia e ce la fa guardare aperti alle sfide future della libertà, della verità, della carità».
troviamo in un angolo della città ricchissimo di stratificazioni – spiega Gatti –. Si va dalla cappella di San Vittore in Ciel d’Oro, risalente al IV secolo e poi inglobata nella basilica di Sant’Ambrogio, fino agli interventi compiuti negli anni Trenta del Novecento da Giovanni Muzio per trasformare l’antico monastero benedettino in edificio universitario. Da parte sua, fin dalle origini, la Cattolica ha sempre esercitato un importante ruolo di committenza, come dimostrano per esempio le opere di Giacomo Manzù disseminate negli spazi di largo Gemelli. Anche da questo punto di vista, il Sant’Ambrogio di Paladino è un omaggio alla tradizione e, insieme, un’apertura al futuro».
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Per i migliori laureati la festa del Premio Gemelli e l’ingresso tra gli Alumni a cura di Francesco Chiavarini e Agostino Picicco
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è chi trattiene il microfono e quasi non lo lascerebbe più e chi, invece, lo passa volentieri, come se gli scottasse tra le mani. Chi si è annotato il discorso su un foglietto e chi parla a braccio e sarebbe pronto a ridiscutere una seconda volta la tesi, se gliene fosse data la possibilità. Se questi laureati sono arrivati sino a qui – nell’Aula Pio XI, dove spesso l’Ateneo ospita ministri, cardinali, rappresentanti delle istituzioni – è perché tutti hanno ottenuto la lode, ottimi voti agli esami, concluso il percorso di studio nei tempi. Eppure, il merito che li accomuna si esprime in accenti diversi, assume tante, differenti sfumature quante sono le facce delle loro multiformi personalità. E ne sono un segno rivelatore proprio i gesti con cui ricevono dai presidi delle Facoltà la medaglia del Premio Agostino Gemelli, durante la cerimonia che si è svolta lo scorso 13 novembre a Milano, condotta dal giornalista di Radio24 e del
Sole 24 Ore Mauro Meazza, alumnus e membro del Consiglio direttivo di Alumni Università Cattolica. Le premiate e i premiati della 63esima edizione, che d’ora in poi saranno alumni – entrando a far parte di diritto per un anno nella community delle laureate e laureati della Università Cattolica – prendono la parola uno alla volta.
Seduti accanto, i genitori emozionati tanto quanto e, forse, più di loro. Agli uni e agli altri si rivolge nel suo discorso il rettore Franco Anelli. «Occorre essere capaci di riconoscere prima di tutto a sé stessi le proprie capacità», vincendo il naturale pudore che «contraddistingue inevitabilmente le persone intelligenti», dice il rettore. Ma una volta fatto questo sforzo, bisogna «sferzarle queste capacità». E non si può spronare sé stessi, senza «avere ambizione, orgoglio, voglia di affermazione», sottolinea. «Abbiate fiducia in voi stesse e in voi stessi, e non abbiate timore di affermarvi, di raccontarvi, cioè di dimostrare quanto valete, perché non solo avete il diritto di farlo, ma anche il dovere. Avete meritato questo premio non solo perché avete prevalso in una competizione, ma perché avete risposto a un obbligo morale ed etico». Esiste, infatti, un obbligo di queste giovani donne e uomini nei confronti delle famiglie che hanno investito nella loro formazione e c’è pure, più in
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generale, un impegno che queste ormai ex studentesse e studenti hanno contratto, in virtù proprio dei loro meriti, verso la comunità. Un tasto su cui batte anche fra’ Renato Delbono, assistente spirituale nazionale dell’Associazione Ludovico Necchi, rievocando l’incontro di Ulisse con Laerte nell’Odissea. Quando l’eroe omerico ritorna a Itaca dopo il suo lungo peregrinare attraverso il Mediterraneo, per farsi riconoscere dal
padre, gli mostra due segni. Il primo sono le cicatrici che aveva riportato durante una caccia al cinghiale compiuta quando era ancora adolescente. La seconda prova sono i nomi degli alberi che l’anziano genitore gli aveva insegnato. «Le cicatrici sono le difficoltà che avete dovuto superare; il nome degli alberi sono le nozioni che i vostri docenti vi hanno trasferito. Ma il potere di dare un nome alle cose è un dono enorme e straordinario e va esercitato
GIURISPRUDENZA Paola Dassisti: «Il talento? Un dono che va condiviso» Il 6 luglio 2022, nella sede di Milano, ha discusso la tesi “La responsabilità precontrattuale della banca. Spunti critici sulla norma dell’Art. 1338 C.C.” laureandosi in Giurisprudenza con 110 e lode con il professore Aldo Angelo Dolmetta. «In questi anni di studio ho compreso che non si impara solo per sé stessi, ma per restituire quello che si è ricevuto. In un certo senso è come se il talento non fosse solo nostro. E, se ci si pensa bene, non può che essere così, perché il talento l’abbiamo, ma non abbiamo fatto nulla per riceverlo».
di grande attualità, anche cruciale e delicato per gli equilibri del mondo che verrà. Già assunta da un’impresa sociale attiva nella formazione e nella consulenza, ha detto che la parola chiave che riassume il suo periodo di studi è “orientamento”. «Sono stata guidata lungo tutto questo periodo, e quando è stato chiesto a me di aiutare gli altri studenti, come tutor, sono stata felice di farlo, perché è stato come contraccambiare un dono».
SCIENZE POLITICHE E SOCIALI Milagrosa Rancilio: «È stato bello restituire quello che si è ricevuto» Ha conseguito la laurea in Politiche per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo nella sede di Milano il 13 luglio 2022 con 110 e lode, sotto la supervisione del professor Riccardo Redaelli. La sua tesi sul “Ruolo dello Xinjiang nella Belt and Road Initiative” tocca un tema, oltre che Università Cattolica del Sacro Cuore
con responsabilità per il bene comune», avverte il francescano. La cerimonia suggella un capitolo della formazione di questi giovani, ma non chiude il loro rapporto con l’Ateneo, come ricorda Andrea Patanè, presidente di Alumni Cattolica “Associazione Ludovico Necchi”, il sodalizio che accompagna dal 1960 nella carriera e nella vita le laureate e i laureati dell’Ateneo. Se lo vorranno, sarà anche per loro un punto di riferimento.
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ho commesso che hanno dato un senso al mio percorso, permettendo di conoscermi e migliorarmi».
ECONOMIA Marco Grandi: «Non bisogna avere paura degli errori» Laureatosi in Economia e legislazione d’impresa nella sede di Milano con il professor Francesco d’Alessandro ha ottenuto il massimo punteggio e la lode, discutendo il 20 luglio 2022 una tesi dal titolo “Trading algoritmico e tutela penale del mercato”. «Cambiare – ha detto – vuol dire uscire dalle proprie logiche, ma significa anche accettare la possibilità di sbagliare». Sostiene di averlo sperimentato sulla sua pelle proprio negli anni universitari: «Sono gli errori che
LETTERE E FILOSOFIA Marina Messeri: La bellezza, una stella polare per lo studio e la vita Il 21 luglio 2022 ha discusso, sotto la guida della professoressa Paola Anna Maria Muller, una tesi dal titolo “Invisibilis Sapientiae Simulacrum Est, Decorum Creaturarum: Il ruolo della bellezza sensibile nella relazione uomo-Dio. L’Opera di Ugo di San Vittore”, laureandosi con il
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clusterizzazione”, laureandosi in Odontoiatria e protesi dentaria con il professor Leonardo Dassatti e ottenendo il massimo dei voti con la lode. «Per me studiare è stata solo una piccola parte del percorso di formazione, un viaggio avvenuto tra le aule della Università e all’interno del collegio Nuovo Joanneum, un posto dove ho incontrato persone eccezionali».
massimo dei voti e la lode in Lettere e Filosofia nella sede di Milano. Il suo elaborato è stato scelto per la pubblicazione in e-book nella collana Strumenti di Vita e Pensiero. «La mia parola chiave non può che essere “bellezza”, quella degli anni di studio, scanditi dalle stagioni che si sono posate con i loro colori sull’ippocastano del chiostro e quella che ho appreso studiando estetica: un valore euristico fondamentale perché ci costringe a fare i conti con la nostra finitudine». SCIENZE DELL’EDUCAZIONE Maria Facchini: «La cultura dà senso alle cose se si rinnova» Si è laureata in Scienze della formazione primaria con 110 e lode il 22 settembre 2022 nella sede di Brescia con la professoressa Stefania Pagliara, con una tesi dal titolo “Il cielo come spazio educativo: intrecci formativi tra astronomia, mito e scienza”. «Ho cercato di coniugare l’approccio umanistico a quello scientifico, perché la cultura può dare senso al mondo solo se si rinnova continuamente», ha detto citando al termine del suo intervento una frase di Aldo Moro, statista democristiano ucciso dalle Brigate Rosse che fu giurista e professore universitario: «Se volete che l’Università sia una cosa seria, che non sappia di vuoto, di chiuso, di antico, mettetela al ritmo agile, anche se irregolare, della vita. Fate che la vita vi pulsi dentro, che la società con i suoi interrogativi vi si rifletta».
SCIENZE AGRARIE, ALIMENTARI E AMBIENTALI Marta Bisaschi: Studiamo per affrontare le grandi sfide del pianeta Si è laureata con il professor Pier San-
dro Cocconcelli, ottenendo il massimo dei voti e la lode, in Scienze e tecnologie alimentari, discutendo il 26 luglio 2022 nella sede di Piacenza una tesi dal titolo “Quantification and Philogenetic Classification of Aerobic Spore Former Bacteria before and after Milking Time Hygiene Interventions”. «Lo scopo della nostra ricerca – ha spiegato – era dimostrare come sia possibile ridurre la carica batterica del latte senza ricorrere alla pastorizzazione, processo che, inevitabilmente, ne riduce le proprietà nutritive. È stato un lavoro che mi ha appassionato molto perché non si è esaurito nell’offrire soluzioni di business, ma si è collocato nell’orizzonte più ampio di individuare soluzioni sostenibili per l’uomo e l’ambiente». MEDICINA E CHIRURGIA Andrea Corvaglia: Una carriera tra Università e Collegio Il 1° luglio 2022 ha discusso nel campus di Roma una tesi dal titolo “Precision medicine e nuovi target terapeutici in odontoiatria: indagine sperimentale sulla malattia parodontale nella popolazione diabetica classificata secondo nuova
MEDICINA E CHIRURGIA Anna Laura Vento: «La magistrale mi ha aiutato molto nel lavoro» Si è laureata il 23 novembre 2022 nel campus di Roma con 110 e lode in Scienze riabilitative delle professioni sanitarie con la professoressa Patrizia Di Fazio e ha discusso una tesi dal titolo “Modelli di intervento riabilitativo nelle unità operative
di neuroriabilitazione ad alta intensità: rilevazione delle realtà organizzative nei Centri Cod. 75 presenti su territorio nazionale”. Non ha potuto partecipare alla cerimonia ma ha voluto comunque essere presente inviando un video. «Dopo alcuni anni di lavoro ho sentito la necessità di completare la mia formazione con una laurea magistrale. Oggi, giorno per giorno, cerco di applicare le nozioni che ho appreso, nella pratica di fisioterapista e mi accorgo quanto questo bagaglio di conoscenze sia fondamentale nella mia attività». SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI Alessandro Guiscardi. Come evitare che l’AI replichi gli errori umani Si è laureato in Applied Data Science for Banking and Finance (interfacoltà tra Scienze matematiche, fisiche e naturali
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Ateneo 29 novembre 2022, nella sede di Milano, con il professor Paolo Gualtieri. Ciò che rende terribile e affascinante al tempo stesso la finanza è proprio «l’elemento di imponderabilità» che attiene ai comportamenti umani, non riducibili a semplici formule matematiche, ha spiegato. Per questo occorre rigore scientifico nello studiare i mercati. Ma bisogna anche accettare che non tutto sia comprensibile razionalmente.
e Scienze bancarie, finanziarie e assicurative) nella sede di Brescia con 110 e lode il 12 luglio 2022, discutendo con il professor Daniele Tessera una tesi dal titolo “Evaluating Data Bias and Fairness and Their Impacts on Machine Learning Applications”. «Mi sono concentrato sullo studio dell’impatto che il bias esistente nei dati può avere sull’equità (fairness) dei modelli di machine learning usati per la classificazione» racconta. «Per bias si intendono tutti quei giudizi e credenze errate che hanno plasmato in modo diretto o indiretto i dati raccolti. Ho poi studiato l’efficacia di alcune tecniche di mitigazione, cioè metodi con cui si cerca di ridurre l’iniquità presente nei dati o nell’applicazione di intelligenza artificiale». SCIENZE BANCARIE, FINANZIARIE E ASSICURATIVE Daniele Gravaghi: «La finanza insegna l’imponderabilità dell’umano» Ha discusso la tesi «Relative Pricing e Moto Mean Reverting: possibile generare ritorni positivi nel mercato Fixed Income?», laureandosi in Economia dei mercati e degli intermediari finanziari, il
LINGUE E LETTERATURE STRANIERE Rebecca Tozzoli Clozza. «La mia laurea è un passaporto» Si è laureata con 110 e lode in Lingue, letterature e culture straniere con il professor Arturo Cattaneo, discutendo nella sede di Milano, l’11 luglio 2022, la tesi dal titolo “Macbeth on film: a comparative study of Orson Welles’ and Joel Coen’s cinematic adaptatios”. «Se devo riassumere in una parola il senso di questi anni di studio, scelgo il termine “passa-
porto”» perché sono le lingue «non quel documento che rilascia lo Stato a mettere davvero ognuno di noi in contatto con gli altri. È la conoscenza delle lingue il vero lasciapassare per il mondo». ECONOMIA E GIURISPRUDENZA Alessandro Cinquetti. Da Piacenza a Boston nel segno del diritto Il 12 ottobre 2022 ha discusso la tesi “Le clausole di Russian Roulette” nella sede di Piacenza, laureandosi con il professor Paolo Flavio Mondini, in Giurisprudenza, conguendo il massimo dei voti con lode. «Il mio percorso di studio è stato segnato da due parole», ha detto. La pri-
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ma è “protezione” «che è l’alfa e l’omega del diritto». La seconda è “orizzonte”, quello in particolare che «il soggiorno di studio alla Boston University mi ha consentito di allargare». PSICOLOGIA Francesca Mosca. Una piccola luce nel buio della pandemia Si è laureata il 23 settembre 2022 in Psicologia clinica e promozione della salute nella sede di Milano, con il professor Giancarlo Tamanza, discutendo una tesi dal titolo “Le conseguenze delle restrizioni da Covid-19 sulle persone autistiche e i loro caregivers”, ottenendo il massimo dei voti e la lode. L’elaborato – ha spiegato – è nato dalla sua esperienza di volontariato. «Ho potuto verificare che durante la pandemia proprio l’uso maggiore delle tecnologie che tutti siamo stati costretti a fare, ha permesso di offrire un sostegno inedito alle persone autistiche e a chi si prende cura di loro». Insomma, una piccola luce in mezzo al buio di quel periodo, che aspettava occhi curiosi per essere colta.
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Ecco a voi la Terra che gira Foucault rivive nel Duomo di Antonella Olivari
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imarrà nella storia della città, ma, soprattutto, nei ricordi dei tantissimi accorsi ad assistere alla riproduzione dello storico esperimento del Pendolo di Foucault che, a fine Ottocento, confutò per sempre ogni teoria geocentrica. Circa 1.500 persone hanno affollato la Cattedrale di Brescia nella serata evento di martedì 26 settembre e quasi mille studenti si sono alternati nelle due mattinate di mercoledì 27 e giovedì 28. A questi si aggiungono i 300 dipendenti delle aziende bresciane – Bcc del Garda, Antares Vision, Fasternet, Ave – che hanno contribuito a sostenere le spese di allestimento con la Edilizia acrobatica e Agliardi traslochi. Nell’anno di Brescia capitale italiana della cultura e nella città dello pseudoscienziato Giovanni Paneroni, che, fra le due guerre, divenne celebre per le sue teorie astronomiche che lo portarono a ripetere ai bresciani: “La terra non gira, bestie”, l’esperimento di Léon Foucault ha mostrato, se ce ne fosse ancora bisogno, che la terra ruota intorno al proprio asse. Un esperimento semplice e sensazionale, che a metà ‘800 mise la parola fine a oltre due secoli di ricerca di prove sperimentali sulla rotazione terrestre. A dare avvio alla dimostrazione la sindaca di Brescia Laura Castelletti che con un’antica “bugia” ha bruciato la fune slegando così la sfera di metallo che ha iniziato a oscillare da un filo fissato a 65 metri di altezza nella cupola centrale del Duomo. A sottolineare la singolarità dell’evento le parole del Rettore Franco Anelli: «L’esperimento di questa sera rispecchia in pieno la missione della sede
di Brescia dell’Università Cattolica, dove convivono due approcci, quello scientifico e quello umanistico. Non è un caso, infatti, che l’evento nasca dalla felice collaborazione tra la Facoltà di Lettere e filosofia, quella di Scienze matematiche, fisiche e naturali e la Biblioteca di Storia delle Science “Carlo Viganò”. Franco Giudice, docente di Storia della scienza dell’Ateneo e coordinatore scientifico del progetto che ha portato a Brescia con convinzione e determinazione, ha narrato biografia e aneddoti storici riguardanti Léon Foucault e «la sua ossessione per le cose impercettibili, che non si vedono. Toccando, manipolando ed esaminando, cercò di mostrare l’invisibile, correggendo la percezione falsata dei nostri sensi». Fausto Casi, curatore scientifico del progetto realizzato in collaborazione con il Museo dei mezzi di comunicazione di Arezzo, ha spiegato come «quello bresciano non è dissimile dall’esperimento originale per altezza e dimensione, mentre lo storico dell’astronomia Giorgio Strano del Museo Galileo di Firenze, che ha dato il patrocinio all’evento, ha proposto un excursus storico su quanti si sono cimentati nel dar prova del moto di rotazione delle forze centrifughe. Ma quali sono le teorie fisiche che si nascondono dietro l’esperimento di Foucault? Le hanno spiegate i docenti di fisica Giuseppe Nardelli e Stefania Pagliara alla Facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali. A Maya Castellini e Fabio Lionetti, studenti Dams, sono state affidate la lettura di alcuni passi del “Pendolo di Foucault” di Umberto Eco e del “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” di Galileo Galilei.
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«Il festival? Un’iniziativa che si ripeterà»
Brescia capitale dell’educazione di Paolo Ferrari
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uasi 6mila persone mobilitate da 47 eventi totali e in ascolto di 114 relatori: è stata un successo inatteso la prima edizione del Festival internazionale dell’educazione, dedicata alle “Comunità educative”, promossa a Brescia dal 4 all’8 ottobre da Università Cattolica, Fondazione Brescia Musei, Fondazione Asm, Gruppo editoriale La Scuola Sei, Editrice Morcelliana, InnexHub, Fondazione Aib, con il sostegno di Fondazione Cariplo, Feralpi Group e Cassa Padana, in media partnership con Rai News24, Rai Cultura, Rai Radio1, Avvenire e Giornale di Brescia, e sotto l’alto patrocinio del Parlamento europeo. «Brescia con questo festival si è riconosciuta in una storia, che le permette di rivolgersi a tutto il Paese, mettendo al centro l’educazione» afferma il direttore scientifico Domenico Simeone, preside della facoltà di Scienze della formazione dell’Ateneo, tracciando un primo bilancio della manifestazione. Secondo il professor Simeone, il festival dimostra che «avviare processi che permettono alle persone di incontrarsi, discutere, confrontarsi con esperti, condividere esperienze permette di generare dinamiche positive per la costruzione di una comunità educativa». Migliaia di persone «hanno testimoniato il desiderio di aprire degli spazi di riflessione sui temi dell’educazione, di condividere progetti per il futuro». Per questo «il festival non è finito: abbiamo gettato un seme che, sono sicuro, potrà crescere» afferma il preside. «Siamo riusciti a combinare una riflessione seria e qualificata con la necessità di raggiungere un pubblico vasto». Non sono mancati gli incontri per un pubblico più specializzato: dirigen-
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ti scolastici e insegnanti hanno rappresentato il 35% dei partecipanti. «Donne e uomini che hanno davvero a cuore il destino dell’educazione e della scuola del nostro Paese e non si accontentano di gestire la quotidianità ma vogliono innescare dei processi trasformativi di cambiamento» fa notare il direttore scientifico. «Siamo loro grati per questo impegno e, per riconoscere l’importanza del loro lavoro, abbiamo organizzato il festival a cavallo della Giornata internazionale dell’insegnante del 5 ottobre. Hanno sicuramente percepito di non essere soli nella loro impresa educativa, ma di avere degli alleati preziosi nelle realtà che hanno promosso questa manifestazione». Le “cinque giornate” di Brescia hanno proposto un focus sull’educazione anche attraverso il linguaggio dello spettacolo e delle mostre, con iniziative «tutt’altro che collaterali: usando un linguaggio diverso da quello della riflessione scientifica, hanno proposto a un pubblico vasto temi rilevanti per recuperare la tradizione pedagogica della città». E, per testimoniare che l’educazione non è l’impresa dei singoli né solo di scuola e famiglia, ma è responsabilità di tutta la comunità, non ha fatto mancare il suo contributo il mondo delle imprese, rappresentato da Fondazione Aib e InnexHub. A partire da Fabbricaperta, la giornata di Open Day di Feralpi siderurgica nell’acciaieria di Lonato, che ha accolto mille persone tra grandi e bambini, caschetto in testa, ascoltando musica e letture per ammirare tecnologia e sostenibilità applicate all’impresa. Perché anche la fabbrica, al pari degli altri attori, è una comunità formativa. Soggetto di un’alleanza che proietta Brescia come capitale dell’educazione.
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Hiroshi Ishiguro, la star della robotica: un futuro di collaborazioni uomo-avatar di Bianca Martinelli
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iroshi Ishiguro è considerato la personalità più influente di questo secolo nell’ambito della robotica. In particolare, è noto per il suo lavoro sugli androidi, avendo creato il suo clone robotico Geminoid, Repliee Q1, un robot dalle sembianze femminili, e l’umanoide Erica da lui definita l’umanoide “più bello e intelligente mai realizzato”. È stato lui il protagonista di due eventi promossi dall’Ateneo a Brescia e a Milano. Il professore dell’Università di Osaka è stato l’ospite più atteso di Futura Expo, la rassegna dedicata alla sostenibilità andata in scena dall’8 al 10 ottobre al polo fieristico Brixia Forum di Brescia. Su proposta della professoressa Antonella Marchetti, direttore del Dipartimento di Psicologia della Cattolica e responsabile dell’Unità di Ricerca sulla Teoria della Mente (UniTom), Ishiguro è venuto in Italia grazie alla caparbietà di un pool di imprenditori bresciani coordinati da Marco Capitanio della Piccola Industria di Confindustria
Brescia, che ha coinvolto quattro aziende del settore (Automazioni Industriali di Giuliano Baglioni, Tiesse Robot di Maurizio Ravelli, Polytec-Bm group di Mirko Bottini e Automazioni industriali Capitanio). Hiroshi Ishiguro ha incantato il pubblico del Forum narrando come in Giappone già oggi vengono impegnati avatar nelle panetterie, nei supermercati, nei teatri o di supporto ad alcuni medici. Sempre di più vivranno a fianco dell’uomo (che rimarrà sempre e comunque al centro), lo aiuteranno nella quotidianità lavorativa, educativa e domestica. Una prospettiva che apre scenari futuribili nei quali i robot aiuteranno l’umano, anche se al momento rimangono ancora da definire due questioni non banali: quella etica e quella della sicurezza dei dati. Eppure le prospettive dell’intelligenza artificiale promettono di investire molti settori della vita: dalla scuola, alla sanità, all’inclusione sociale. «La mia intenzione è quella di creare avatar simili all’uomo che possano collaborare con lui» afferma. «I robot possono
davvero essere molto utili in vari campi della vita come, per esempio, aiutare le persone con disabilità. Il Governo giapponese ha fissato sette obiettivi da raggiungere entro il 2050 e il primo è quello di rendere le persone libere dai vincoli del proprio corpo», precisa il project manager per l’Expo 2025 che si terrà a Osaka. Il punto di partenza è sempre la funzione, che dev’essere specifica e ben definita. «Occorre sempre chiedersi: perché ho bisogno di un robot? Per fare cosa?». In attesa della risposta, il professore assicura che «essendo intelligenti abbiamo le capacità di co-adattarci, co-evolverci e includere al meglio tali tecnologie all’interno della nostra società, perché ci aiuteranno sicuramente in futuro». Il secondo appuntamento della due giorni promossa dall’Università Cattolica con il professore giapponese si è tenuto a Milano il 9 ottobre scorso. L’incontro intitolato Hiroshi Ishiguro’s vision on robotics and artificial intelligence: the big questions è stato promosso da UniTom del Dipartimento di Psicologia, con l’ambizione di ricevere risposte alle domande che le dodici Facoltà dell’Ateneo avevano preventivamente posto allo scienziato, interrogandosi sulle prospettive che ci attendono nel momento in cui si pensi di integrare i robot nella società accanto agli esseri umani. Dopo l’introduzione del Rettore Franco Anelli e della professoressa Antonella Marchetti, direttrice di UniTom, la parola è passata allo scienziato giapponese. Perché abbiamo bisogno di un robot simile agli uomini? «Noi ci siamo occupati di sviluppare media informativi per comunicare tra uomini (per esempio usiamo l’interfaccia vocale di Amazon o di Google). E ora vogliamo esplorare l’idea di creare una relazione tra uomo e macchina», afferma Ishiguro. Grazie agli studi neuroscientifici gli androidi saranno realizzati su un modello umano per comprendere ancora meglio l’uomo stesso. Di più. «Per raggiungere scopi più umani dobbiamo usare gli avatar. Nel Università Cattolica del Sacro Cuore
1999 ho creato Geminoid, la mia copia androide. L’operatore guarda il monitor, parla con il suo avatar che si comporta come tu vuoi che si comporti». Secondo questa prospettiva in futuro tutti potranno lavorare o studiare liberamente eliminando per esempio il pendolarismo e avendo molto più tempo libero. Con i bambini negli asili, così come si sta già facendo in Giappone con gli anziani, po-
trebbero essere utilizzati gli avatar. Noi occupiamo uno spazio che può essere un limite, e questo limite può essere superato con l’avatar. «L’idea è di virtualizzare il mondo reale attraverso gli avatar al punto che io potrei diventare una persona diversa, fare un lavoro diverso attraverso il mio avatar. Ma ci sono questioni etiche e di sicurezza da affrontare». Gli umani hanno corpi fisici e discriminano
sulla base del corpo, del colore della pelle, o di possibili disabilità, con gli avatar la società sarebbe più inclusiva. Quello che vent’anni fa sembrava solo fantascienza sembra assumere contorni più realistici. «In futuro ci sarà una vita intelligente inorganica, non immortale ma avremo vite più lunghe accettando tecnologie molto avanzate. La vita umana dipende dai geni. D’altra parte, noi possiamo migliorare le nostre capacità attraverso la tecnologia. Sono due possibilità evolutive e la seconda può essere molto più rapida rispetto a quella genetica». Le domande delle Facoltà dell’Ateneo hanno trovato risposte ma solo parziali nell’intervento di Ishiguro perché la strada alla ricerca di un’interazione sociale simbiotica degli esseri umani e dei robot è ancora lunga, sebbene proceda velocemente. Che gli androidi possano prendere un giorno decisioni politiche ed etiche, che possano sostituire un insegnante a scuola o un medico in ospedale, che possano svolgere il ruolo di psicologo con persone in difficoltà, superando così il ruolo di “assistenti” che oggi hanno in alcuni contesti, è tutto da verificare e non solo dal punto di vista tecnologico. Con discernimento e prudenza.
HTLAB
La nuova collana del Corriere della Sera con Humane Technology Lab intelligenza artificiale e i social media, con la loro capacità di analizzare dati e personalizzare contenuti, stanno ridefinendo la nostra vita. Mentre questi strumenti offrono opportunità e connettività senza precedenti, sorgono domande importanti riguardo agli effetti su temi come la privacy, la dipendenza digitale, la manipolazione dell’informazione e gli impatti sul benessere umano. Così, bilanciare i vantaggi con le sfide di queste innovazioni rappresenta un cruciale dilemma etico della nostra società. Nasce per questo motivo Il lato umano della tecnologia, la nuova collana del Corriere della Sera a cura di Humane Technology Lab (HTLab), il laboratorio dell’Università Cattolica che investiga il rapporto tra esperienza umana e tecnologia. «La sfida, davanti all’avanzamento della tecnologia, è non fermarsi alla dimensione puramente tecnologica» spiega Giuseppe Riva, direttore di HTLab. «Occorre piuttosto cercare di capire gli impatti sulle relazioni, sulle esperienze lavorative e sulla soggettività che queste tecnologie potrebbero avere». La nuova collana è stata presentata martedì 14 novembre nella Cripta dell’Aula Magna dal professor Riva, insieme a Simone Natale, docente di Storia e teoria dei media all’Università degli Studi di Torino, e a Massimo Sideri, editorialista del Corriere della Sera.
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Laurea honoris causa a Giorgio Armani «Vorrei essere uno stimolo per tutti voi» di Francesco Berlucchi
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tornato a Piacenza, nel Teatro Municipale della sua città natale, per ricevere la laurea honoris causa in Global Business Management. Gioia e commozione per lo stilista e imprenditore Giorgio Armani che, lo scorso 11 maggio, ha ripercorso la sua carriera strabiliante e i suoi successi, donandosi con generosità alla foltissima platea di giovani intervenuti per applaudirne il genio: «Sono un creativo razionale, ma la spinta nasce sempre dalla passione. Da un’intuizione e dal desiderio bruciante di realizzarla», ha spiegato Armani. «Ogni idea, in fondo, è frutto di un innamoramento e questo lavoro, che per me è la vita, è un atto continuo di amore. Anche a voi raccomando di coltivare l’amore per ciò che fate, con rispetto per chi vi è vicino». Lo stilista ha poi voluto sottoli-
neare «il valore doppiamente speciale» del titolo ricevuto dall’Ateneo, «perché premia, al di là dell’aspetto creativo, il mio ruolo di imprenditore, l’impegno e la passione che mi hanno permesso di trasformare un sogno in un gruppo solido, simbolo del Made in Italy», ma anche perché «mi viene conferito nella mia città natale, in un luogo magico, che tanto mi affascinava da bambino. Da Piacenza sono partito per cercare la mia strada, che ho trovato a Milano, però le mie radici sono rimaste sempre qui». Un bilancio complessivo dell’opera di Giorgio Armani, ha detto il Rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, potrebbe essere stilato a partire «dall’assunzione, in tutte le sue implicazioni, della dimensione problematica del tempo. La durata, per Armani, è una scelta che riguarda la forma e il contenuto: classicità delle linee e quali-
tà della materia parlano di un prodotto pensato per resistere con disinvoltura all’esaurirsi di una collezione. Ma la novità della sua proposta ha a che fare con la sensibilità e la tempestività nell’interpretare attitudini, ruoli e funzioni dell’uomo e della donna contemporanea, senza forzature: “Essere sé stessi, ma al meglio”. In questo senso si può parlare di classicismo di Armani, non come petitio principii, ma come prodotto di un’estetica innervata di tensioni dinamiche al modo della grande scultura classica; il frutto, nato quasi d’istinto e poi perseguito con coerenza, di un dialogo mobile e aperto con l’uomo». Nato a Piacenza nel 1934, Armani «è uno dei figli più illustri della città, che ne ha onorato l’immagine nel mondo», come ha sottolineato il Rettore. «Dal 1975 ha raccolto la tradizione del saper fare italiano, che affonda le sue radici nel nostro territorio, nei mestieri e nelle opere di artigiani e operai della tessitura, della sartoria, del costume, per reinterpretarla e farla diventare un riferimento iconico universale», ha affermato Anna Maria Fellegara, preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza, leggendo le motivazioni del conferimento della laurea in Global Business Management «per la dimensione internazionale del marchio, per l’approccio olistico alla sostenibilità, per la ricerca inesausta di miglioramento e per la consapevolezza della centralità dell’impresa nella creazione di valore condiviso». «Ho parlato di me, in questo discorso, pensando soprattutto a voi studenti», ha concluso Armani. «Con la mia storia vorrei essere un esempio, uno stimolo. E ricordare a tutti che il lavoro vero porta lontano». Non a caso, come ha ben sottolineato il Rettore, «la laurea che oggi viene conferita non è una celebrazione retrospettiva, ma una tappa di un percorso creativo dal quale ancora molto ci attendiamo». Università Cattolica del Sacro Cuore
L’educazione è il lavoro più bello
PRESENZA
Piacenza-Cremona
di Sabrina Cliti
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e sfide dell’educare oggi sono legate alle grandi trasformazioni sociali, culturali, lavorative, relazionali, sia nei contesti giovanili sia nelle famiglie. I ragazzi tendono a comunicare più in modo virtuale, pertanto c’è necessità di ravvivare le relazioni, di tesserle e di costruire insieme una progettualità educativa fra i vari enti e le varie realtà che si occupano di educazione. Per costruire un domani di speranza che oggi nei giovani sembra trovare difficoltà a realizzarsi». Parole forti e chiarissime, che la professoressa Vanna Iori ha scelto per il suo intervento all’iniziativa Il bello dell’educare ospitata lo scorso 9 novembre nel campus piacentino dell’Università Cattolica, in occasione del 25esimo anno di presenza a Piacenza della Facoltà di Scienze della formazione, e nel 40esimo anniversario del Dipartimento di Pedagogia. I dati allarmanti non mancano: dalla bulimia all’anoressia, dall’autolesionismo all’isolamento sociale. Ci sono ragazzi che non escono mai dalla loro stanza e spesso nemmeno vanno a tavola con i genitori, chiusi e separati dal mondo. Poi c’è l’aspetto più pericoloso: l’aumento dell’idea di suicidarsi, che ha portato quest’anno 3.700 giovani al
ricovero ospedaliero. E ogni giorno in Italia due giovani si tolgono la vita. «C’è un’esigenza emergenziale che richiede che chi lavora nell’educazione costruisca prospettive per questi ragazzi affinché si conoscano e imparino a conoscere i propri sentimenti». Come ha spiegato il preside Domenico Simeone, ricordando i 25 anni di formazione e ricerca sviluppati dalla facoltà di Scienze della Formazione a Piacenza, se educare è un’avventura straordinaria, chi educa può davvero fare la differenza impegnandosi per cambiare la realtà anche quando può sembrare complicato. Ne ha portato testimonianza vivissima lo psicologo e psicoterapeuta Gennaro Pagano, coordinatore del Patto educativo per Napoli e direttore del Centro educativo diocesano “Regina Pacis” di Quarto, contesti
non facili, in cui quel “seme di speranza”, che risiede nell’educazione di cui parla Papa Francesco, trova, però, il modo di germogliare. L’occasione di riflessione è stata arricchita, oltre che dagli interventi dei presidi delle facoltà di Economia e Giurisprudenza Anna Maria Fellegara e di Scienze agrarie alimentari e ambientali Marco Trevisan, dai numerosi contributi qualificati di studiosi e laureati della facoltà che oggi spendono le loro competenze nei più disparati ambiti formativi ed educativi aperti dalle competenze acquisite durante gli studi, e dal saluto del professor Pierluigi Malavasi, che ha ricordato l’importanza della ricerca in questo settore come dimostrano i risultati ottenuti nei 40 anni di studi condotti dal Dipartimento di Pedagogia di cui il professore è direttore.
Gli studenti di Innovazione e imprenditorialità digitale a lezione alla Dallara i sono la BMS F188 con la quale nel 1988 Dallara entrò in Formula 1 progettando la monoposto per la scuderia di Beppe Lucchini, e la Lancia Stratos HF che vinse il Mondiale Rally dal ‘74 al ’76, nata dalla collaborazione tra il Reparto Corse diretto da Gianni Tonti e Giampaolo Dallara. E poi c’è la Z-bike, la handbike sviluppata dalla Casa di Varano de’ Melegari con la quale Alex Zanardi vinse le Paralimpiadi di Londra nel 2012 e di Rio de Janeiro nel 2016. Sotto l’imponente Castello Pallavicino, sulle sponde del torrente Ceno che si prepara a immergersi nel Taro, l’headquarter di Dallara è stata sede di una lezione speciale del corso di laurea magistrale in Innovazione e imprenditorialità digitale. Insieme a Marco Beltrami, responsabile HR di Dallara, e a Luca Vescovi, responsabile del centro di ricerca sui materiali compositi, gli studenti del corso di laurea del campus di Cremona hanno parlato di innovazione di prodotto
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e di processo, digital twin, intelligenza artificiale, nuove professionalità richieste e sviluppo dell’automotive. Un settore nel quale «superare un concetto consolidato per anni non significa la sua dissoluzione», perché bisogna sempre tenere presente che «sappiamo cosa facciamo oggi ma siamo consapevoli che tra sei mesi la stessa cosa dovremo farla in un altro modo». Vince,
allora, chi ha nel Dna questa cultura. In pista come in azienda. «L’innovazione è questione di talenti e di tecnologia, di persone ma anche di investimenti finanziari» commenta Fabio Antoldi, coordinatore del corso di laurea. «Alla Dallara, un’azienda nella quale la proprietà è rappresentata da una persona che ha passione, gli studenti lo hanno percepito chiaramente».
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Settant’anni in prima linea nell’agrifood di Sabrina Cliti
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a settant’anni, ma parla di futuro e innovazione, con lo sguardo proiettato sulle opportunità che contribuirà a costruire nel settore primario e secondario. «Un approccio al sapere che fa parte del DNA della nostra facoltà che nacque per volontà di padre Agostino Gemelli, per assicurare uno sviluppo d’avanguardia dell’agricoltura del secondo dopoguerra: Gemelli dotò i laboratori delle strumentazioni più avanzate e le aule dei docenti più capaci» sottolinea il preside della facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali Marco Trevisan «e lo fece, da un lato, per formare i tecnici per le aziende agricole; dall’altro, per promuovere ricerche scientifiche nel campo delle industrie agrarie, così da utilizzare al meglio i prodotti della terra. Si trattava, quindi, di dare vita a una struttura dotata di adeguati impianti e di vasti campi sperimentali, che venne realizzata con l’indispensabile contributo degli enti locali e delle principali realtà economiche del territorio». «Un punto di riferimento formativo e scientifico e una leva per lo sviluppo del territorio» ha detto lo scorso marzo in occasione del Dies Academicus nella sede di Piacenza-Cremona dell’Università Cattolica del Sacro Cuore il Rettore Franco Anelli, ricordando l’importanza della prima sede dell’Ateneo nata al di fuori della città di Milano e il ruolo strategico della Facoltà di
Scienze agrarie, alimentari e ambientali, soprattutto con l’attenzione alla seconda missione dell’Università, la «ricerca scientifica ai più alti livelli» e la «riconosciuta capacità di trasferimento tecnologico». Ricerca e didattica che si contaminano a favore delle generazioni presenti e future: «Il settore dell’agrofood è al centro di una vera e propria rivoluzione scientifica e tecnologica finalizzata a rendere i prodotti primari, così come quelli derivati da piante, animali e microrganismi, più ecocompatibili, di migliore qualità e sempre più competitivi nei mercati internazionali» ricorda Trevisan. «In linea con queste esigenze la nostra Facoltà ha rinnovato costantemente i contenuti della propria attività scientifica e didattica, dando vita anche a un’azienda agraria sperimentale (Cerzoo), un laboratorio di analisi sensoriale, una cantina, un mini-caseificio e un noccioleto sperimentale. «La nostra attività ci ha portato a partecipare a numerosi progetti di ricerca competitivi finanziati da istituzioni pubbliche che, nel solo 2022, hanno superato 3,5 milioni di euro di finanziamento», prosegue Trevisan
«mentre, nello stesso anno, le attività di ricerca commissionate da privati hanno raggiunto un valore di oltre 4 milioni di euro». Una ricerca orientata verso traiettorie che guardano al produrre di più, cibo sempre più sicuro e in modo più sostenibile. «Sono questi i tre pilastri della nostra ricerca, per far fronte ai tre grossi problemi che affliggono oggi l’agricoltura italiana, ovvero la competizione con Stati che producono a prezzi nettamente inferiori; il cambiamento climatico e la necessità di un adattamento rapido alla carenza idrica e all’aumento di temperatura; lo sviluppo di strumenti innovativi per difendere le nostre colture in modo più sostenibile». Questi fronti di ricerca si intersecano indissolubilmente con la formazione proposta, «che si sta progressivamente internazionalizzando, con proposte di lauree magistrali e master in lingua inglese sia nel campus di Piacenza che in quello di Cremona, che sappiano attrarre le menti migliori che potranno mettersi al servizio di un settore chiamato oggi a raccogliere la sfida stimolante e grandissima di sfamare il pianeta».
Cerzoo, un’azienda capace di buone pratiche ecosostenibili l Centro di ricerche per la zootecnia e l’ambiente (Cerzoo) è l’azienda sperimentale dell’Università Cattolica per lo sviluppo scientifico e tecnico delle produzioni zootecniche e agricole. Grazie al finanziamento di Fondazione Invernizzi è stata profondamente rinnovata fino a diventare oggi un esempio di impresa agro-zootecnica capace di operare buone pratiche ecosostenibili e rispettose
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del benessere animale. In questo centro si sviluppano ricerche dirette a migliorare la qualità degli alimenti, a individuare tecniche alimentari che aumentino la produttività degli allevamenti, a studiare tecniche per la difesa dell’ambiente e della qualità delle derrate alimentari e verificare l’efficienza e l’innocuità degli additivi alimentari. Cerzoo ospita un moderno allevamento di vacche da
latte, dotato di strutture progettate per studiare applicazioni utili ad aumentare l’efficienza delle produzioni, il benessere animale e la sostenibilità in un’ottica di circolarità. Nella stalla ogni bovina è dotata di sensori per verificare in continuo lo stato di salute, il peso, il comportamento alimentare e di varie attività, la quantità e la qualità delle produzioni.
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di Velania La Mendola
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a Lolita a Leggere Lolita a Teheran a noi, a tutte e tutti nel mondo. Dalla vicenda dolorosa di Dolores Haze (Lolita, appunto) alle persecuzioni delle donne di Teheran oggi, alle situazioni di sofferenza, ingiustizia e discriminazione subite dalle donne nel mondo e a quelle che patisce ogni essere umano»: così scrive Luciano Manicardi parlando della violazione dei diritti delle donne nella prefazione al libro Lolita, Teheran e noi, scritto insieme alla giurista Claudia Mazzucato e allo scrittore Premio Strega Emanuele Trevi. Per la casa editrice Vita e Pensiero il tema Bookcity Milano 2023, il tempo del sogno, è stato lo spunto per indagare sogni e incubi delle donne attraverso cinque novità librarie particolarmente consonanti, dal libro appena citato al manuale Psicologia della violenza di genere di Luca Milani e Serena Grumi, interessantissimo per capire dinamiche e risoluzioni di un problema che richiede non solo interventi legislati-
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vi, ma anche approfondimenti culturali e azioni nelle scuole, a quello di Jane Addams, La schiavitù delle donne che inaugura la collana “Donne in Sociologia”. Una serie, quest’ultima, promossa dal laboratorio di ricerca Sociologhe in Dialogo-SiD dell’Università Cattolica per promuovere testi di studiose mai tradotti, come in questo caso, o dimenticati. Come spiega la curatrice del volume Chiara Ferrari, la Addams è la prima a studiare il fenomeno della prostituzione e a battersi contro lo sfruttamento del corpo delle donne, partendo da Chicago, dove fonda la Hull House, e i suoi testi risultano purtroppo ancora molto attuali. Di diritti delle donne si è parlato anche a proposito del volume Noi, afghane. Voci di donne che resistono ai talebani, a cura delle giornaliste di Avvenire Lucia Capuzzi, Viviana Daloiso e Antonella Mariani: un libro a più voci, con le foto di Laura Salvinelli, per scoprire le storie sconosciute e censurate di donne alle quali non è permesso studiare o scegliere, ma che continuano a sognare nonostante tutto, come racconta il documentario The Dreamers che è stato proiettato in Università con il commento del regista Alessandro Galardi. Al viaggio per diventare donne è, invece, dedicato il libro di Silvano Petrosino, Le fiabe non raccontano favole, che attraverso la rilettura filosofica di Cappuccetto rosso, Biancaneve e Cenerentola espone le prove della vita a cui ogni donna deve rispondere per diventare adulta: dall’incontro con il lupo e i sotterfugi del seduttore, all’invidia della matrigna a quella tra sorellastre, metafora di dinamiche relazionali in famiglia e non solo che richiedono una riflessione profonda sull’intricata trama della nostra umanità, mai scontata e da conquistare giorno dopo giorno.
Tomáâ Halík Si destano gli angeli. Avvento e Natale di un’epoca inquieta
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Le donne e i loro sogni e incubi. Tra le pagine
NOVITÀ
Vita e Pensiero
Vita e Pensiero, Milano 2023 – pp. 128, € 14,00 (Grani di senape)
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a pandemia, le guerre, le catastrofi naturali, la povertà estrema degli ultimi: nella nostra epoca inquieta può sembrarci che tutto ciò che associamo all’Avvento e al Natale – pace, gioia, tenerezza – si sciolga come un fiocco di neve tra le mani. Ma guardando alla notte buia della storia, come ci esorta Luca nel suo Vangelo, il nostro desiderio di senso trova una risposta: in una stella che già splende nel cielo, negli angeli che si destano come nella poesia che dà il titolo a questo libro del teologo di Praga Halík, pieno di scintille di speranza, negli eventi minimi della vita, apparentemente insignificanti. In cammino con i Magi o nei campi di Betlemme come i pastori, guardiamo fiduciosi i cieli stillare la rugiada della speranza, avvertiamo il respiro della creazione continua, sentiamo il dono dell’amore di Dio avvolgere tutte le famiglie umane, e preghiamo affinché siamo capaci di una comprensione del mondo come quella di Maria, che serbava tutte queste cose nel suo cuore.
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Con la Sorella maggiore Armida Barelli la Cattolica in udienza da Papa Francesco di Federica Mancinelli
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na grande festa di comunità, una giornata di ringraziamento e una tappa importante nei cammini dell’Università Cattolica, dell’Azione cattolica italiana (Aci) e dell’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, unite nel nome della Beata Armida Barelli. Sabato 22 aprile oltre 12mila persone sono accorse in Piazza San Pietro per ringraziare Papa Francesco per la beatificazione della cofondatrice dell’Università Cattolica, dirigente dell’Aci, fondatrice della Gioventù femminile di Azione cattolica, cofondatrice dell’Istituto secolare delle Missionarie della Regalità, avvenuta nel Duomo di Milano il 30 aprile 2022. Al Santo Padre ha rivolto un indirizzo di saluto, a nome delle tre realtà, Emanuela Gitto, vicepresidente nazionale di Azione cattolica per il Settore giovani: «Siamo qui perché la storia della Beata Armida ci ha toccato personalmente e continua a farci ardere il cuore, mostrandoci che tutti, e soprattutto noi laici, possiamo tendere alla Santità, nella semplicità delle nostre vite», ha detto in uno dei passaggi più significativi del suo messaggio. «Il suo esempio di spiritualità ispirata a San Francesco, la sua dedizione incondizionata, la sua relazione intima con Gesù Cristo, ci incoraggiano sulla via della santità: sono, infatti, per noi esempio vivo di una santità possibile, a partire dal nostro quotidiano. Sì, perché la Santità – come ci insegna anche Lei, carissimo Papa Francesco – non è qualcosa di straordinario, ma germoglia, cresce e matura nell’ordinarietà delle nostre vite. Questo è per noi il segno che il Signore s’incarna nella nostra storia e nel nostro tempo attraverso i nostri occhi, le nostre orecchie, le nostre mani». Nel suo discorso il Santo Padre, rivolgendosi particolarmente all’Università Cattolica, ha definito Armida Barelli una «donna generativa», «tessitrice di grandi opere», anticipatrice di «un modello integrato di leadership femminile», che «unisca la com-
petenza e la prestazione, spesso associate al ruolo maschile, con la cura dei legami, l’ascolto, la capacità di mediare, di mettere in rete e di far crescere le relazioni», sottolineando il ruolo dell’Università Cattolica, «grande istituzione accademica chiamata ad avere oggi lo stesso slancio educativo e la stessa intraprendenza formativa che hanno guidato padre Agostino Gemelli e la Beata Armida Barelli». «Negli ambiti dell’economia, della cultura, della politica, della scuola come del lavoro, nella costante attenzione ai più piccoli, ai fragili e ai poveri, vi incoraggio a cercare strade per camminare con tutti», ha continuato Papa Francesco, ricordando «l’esortazione della Beata Armida, la “sorella maggiore”, ad amare, amare, amare; amare senza misura, rigenerati dall’amore di Dio, che trasforma la vita delle persone, in modo concreto e credibile, e attraverso le persone attiva processi e percorsi di rinnovamento sociale». Dopo una mattinata di animazione, in attesa del Santo Padre, con la preghiera comune guidata dall’assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica e dell’Azione Cattolica monsignor Claudio Giuliodori, l’arcivescovo di Milano e presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori monsignor Mario Delpini ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica. «L’Azione Cattolica e l’Università
Cattolica non hanno bisogno di ulteriori ministeri istituiti, ma di uomini e donne che abitano il mondo, che sono a proprio agio nella storia, che si dedicano a interpretare i bisogni e i malumori, le possibilità e le occasioni di questo nostro tempo, perché i poveri non siano trascurati, perché le inquietudini siano stimoli a cercare oltre, a cercare ancora, invece che motivi di paura e di paralisi», ha detto l’arcivescovo nell’omelia. «In questo momento di festa, in questa vigilia della Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha come titolo “Per amore di conoscenza. Le sfide del nuovo umanesimo”, è provvidenziale raccogliere la testimonianza di Armida Barelli e dei fondatori dell’Università Cattolica accogliere Gesù e consentire allo Spirito di Dio di vincere il demone del malumore e dello scontento per non avere paura e perseverare nella missione». “Aiutare tutti a diventare santi!” era uno degli inviti più entusiasti che la Beata Barelli, la “Sorella maggiore”, rivolgeva a ognuno e che ha sempre animato la sua intera opera educativa e missionaria. Su questo sentiero di santità, di servizio e cooperazione si sono incamminate di nuovo, con rinnovati slancio e vigore, tutte le realtà che grazie al suo coraggio, alla sua fede e alla sua intraprendenza sono nate come sorgenti educative, spirituali e formative per l’intera società. Università Cattolica del Sacro Cuore
Festival dei collegi, la bellezza di crescere in conoscenza, in amicizia e in fraternità
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ndimenticabile: è stata questa la parola ricorrente nelle quattro giornate che, dal 20 al 23 aprile, hanno riunito nel campus di Roma dell’Università Cattolica studentesse e studenti dell’Ateneo, nella seconda edizione del “Festival dei Collegi”, inaugurata il 20 aprile in un incontro nell’Auditorium della Sede, aperto con i saluti istituzionali del Rettore Franco Anelli, dell’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori e della presidente di EDUCatt Elena Marta, con la partecipazione dei giornalisti Paolo Borrometi e Andrea Tornielli che, in dialogo con gli studenti, hanno narrato esperienze, speranze e possibilità di una vita universitaria che per tutti è una tappa fondamentale del proprio cammino. «Indimenticabili saranno questi vostri anni», hanno detto più volte i relatori e gli ospiti dei quattro Workshop tematici che hanno impegnato nella mattina del 21 aprile tutti gli studenti con cui docenti e Alumni dell’Ateneo hanno affrontato i temi del sapere e della conoscenza che sono e saranno le maggiori sfide educative e sociali del presente e del futuro. «Questo per voi è un tempo bellissimo, un tempo di conoscenza e di umanità»: sono le parole rivolte a tutti i collegiali, soprattutto da Alumni dell’Ateneo, in un ideale scambio generazionale e di eredità che si rinnova. «Ogni persona che incontrerete sarà un insieme di “perché”. Non perdete mai l’amore per la conoscenza e il senso di curiosità. E ricordate sempre che le relazioni che instaurerete in questi anni saranno fra le più belle della vostra vita». Al pomeriggio gli studenti hanno partecipato al talk show dal titolo “Dove ci porta il cervello” moderato dal giornalista Roberto Fontolan e aperto dal Rettore Anelli con gli interventi di Claudia Maraston, professoressa di Astrofisica all’Università di Portsmouth, Giuseppe Riva, docente di Psicologia generale e direttore dello Humane Technology
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Lab dell’Università Cattolica, Stanislao Rizzo, docente di Malattie dell’apparato visivo all’Università Cattolica, e l’alumnus Stefano Bertuzzi, Ceo dell’American Society of Microbiology, in collegamento dagli Stati Uniti. Indimenticabile è stata sicuramente la giornata di sabato 22 aprile: piazza San Pietro si è colorata delle felpe e delle divise dei Collegi dell’Università Cattolica che hanno partecipato all’udienza con
Papa Francesco, un evento certamente memorabile per tutto l’Ateneo. E domenica 23 aprile, Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, la solenne concelebrazione eucaristica, presieduta nella Chiesa centrale della sede di Roma da monsignor Giuliodori, insieme a tutta la comunità universitaria, ai docenti, al personale e agli studenti di tutte le sedi, al termine di giornate intense, all’inizio di un nuovo cammino.
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Medicina, letteratura e umanità al Graduation Day di Medicine and Surgery
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un grande onore per me parlare oggi all’Università Cattolica ai nuovi medici all’inizio del loro nuovo viaggio. Essere a Roma con il suo profondo senso della storia mi porta a trasmettere un messaggio che abbraccia i nuovi progressi della medicina, senza mai dimenticare ciò che è immutato dall’antichità». Ha esordito così Abraham Verghese, professore del Dipartimento di Medicina presso la Stanford University School of Medicine e autore di numerosi libri, tradotti in tutto il mondo, che lo scorso 7 luglio, nella sede di Roma, ha tenuto il Commencement Speech del Graduation Day, la cerimonia per i laureati del corso in Medicine and Surgery della Facoltà di Medicina e chirurgia, aperta dai saluti istituzionali del prorettore vicario dell’Università Cattolica Pier Sandro Cocconcelli e dal preside della Facoltà di Medicina e chirurgia Antonio Gasbarrini. Sono stati 41 i nuovi medici proclamati dottori nel corso di laurea magistrale a ciclo unico attivo presso il campus di Roma dell’Università Cattolica dall’anno accademico 2013-2014. Più di 200 in totale i laureati dall’istituzione della laurea proposta interamente in lingua inglese,
con la partecipazione di studenti da oltre 60 Paesi del mondo dei cinque continenti. Da quest’anno la Class of 2023 inaugura una nuova tradizione: un riconoscimento speciale ai due laureati che si sono distinti per carisma, personalità e per meriti accademici. Il primo alla laureanda che ha donato generosamente tempo e talenti a servizio dei compagni di classe ed è stata modello per una leadership efficace e un comportamento professionale durante i sei anni di studio: la neodottoressa Isabella Azzaro. La seconda menzione d’onore, e Valedictorian della cerimonia di laurea, al laureando che, con il miglior rendimento, ha dimostrato al meglio le qualità dell’eccellenza accademica e clinica e la cui eccezionale motivazione e
interesse esemplificano gli ideali della professionalità: il neodottore Marco Auletta. «La nostra sacra tradizione medica – ha concluso Verghese – risale alla scuola di Padova e a giganti come Vesalio e ancora prima, alla prima persona curata e, se possibile, guarita da un’altra persona che ha dedicato la propria vita al prendersi cura degli altri. Questo è l’aspetto senza tempo della medicina che desidero che i laureati portino nei loro cuori e nelle loro menti mentre si avviano verso il mondo». Grande festa finale con un gioioso “lancio del tocco” per tutti i laureati, le loro famiglie e l’intera comunità dell’Università Cattolica che saluta i nuovi giovani medici all’inizio di un nuovo cammino.
White Coat ceremony, l’emozione del primo camice bianco on abbiate mai paura di sbagliare, perché alcune fra le più brillanti scoperte scientifiche sono nate da profondi fallimenti iniziali». Il professor Ignazio Marino, Executive Vice President for Jefferson International Innovative Strategic Ventures della Thomas Jefferson University lo scorso 12 ottobre ha incoraggiato gli studenti del corso di laurea in Medicine and Surgery della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, in uno dei passaggi più significativi del suo Keynote Address nella White Coat ceremony, l’evento che in Italia segna l’ingresso dei medici nelle corsie degli ospedali, dopo la frequenza
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del primo triennio di studi. «Non esiste un momento più simbolico nella formazione di un medico di quando si veste per la prima volta il camice bianco», ha detto il professor Giovanni Gambassi, presidente del corso di laurea nel suo messaggio agli studenti. «Lungi dall’essere inteso come semplice divisa o solo come sistema di protezione, in realtà è una icona identitaria che dona istantaneamente uno status. Questo ha certamente un riflesso all’esterno, ma ciò che conta veramente è l’influenza che ne deve emanare andando a innescare il progetto che porterà a compimento il divenire e sentirsi medico». [f.m.]
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Avvenire in campus, la sfida culturale di cercare un’informazione di qualità
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di Federica Mancinelli
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asciarsi ispirare dal pensiero creativo e dall’eccellenza”, questo il titolo dell’incontro dello scorso 19 ottobre nel campus di Roma con il direttore del quotidiano Avvenire Marco Girardo e con gli studenti dei Collegi della sede, aperto da S. E. Mons. Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, dalla professoressa Elena Marta, Presidente di EDUCatt (Ente per il Diritto allo studio Universitario dell’Ateneo), e dal dottor Paolo Nusiner, Direttore Generale dell’Università Cattolica, moderati dal dottor Edoardo Grossule, coordinatore del progetto, alla presenza del dottor Alessandro Belloli, Direttore Generale di Avvenire. «È una delle sfide più grandi, soprattutto per voi: navigare nel mare, grande e tempestoso, dell’informazione dove, per orientarsi, serve la bussola giusta – ha esordito Mons. Giuliodori nel suo saluto agli studenti –. Possiamo considerare Avvenire l’”alter ego” del nostro Ateneo nel mondo della comunicazione: un giornale che nasce dalla sensibilità di un popolo, quello cattolico, che vuole essere una coscienza critica per l’intera società, grazie alla sua tradizione e ai suoi valori ispirati al Vangelo e all’insegnamento della Chiesa. Attraverso il giornale possiamo quindi accrescere la nostra capacità di leggere e interpretare la realtà con un’autentica visione sapienziale». «La differenza fra leggere un giornale e leggere gli altri media – ha detto il dottor Nusiner – è che un giornale è preparato da una redazione: sfogliando un giornale avete davvero una visione completa e ragionata di ciò che in quel giorno succede nel mondo. Lasciatevi coinvolgere, allora, partecipate con entusiasmo a questa iniziativa e puntate in alto, costruendo anche con queUniversità Cattolica del Sacro Cuore
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sta possibilità e con gli incontri con i giornalisti e i protagonisti del mondo dell’informazione la vostra formazione e il vostro futuro». «Avvenire in Campus è una delle iniziative del progetto formativo dell’Ateneo che EDUCatt sostiene con grande convinzione – così la professoressa Marta – È un’iniziativa molto peculiare poiché accompagna persone in fase di crescita, contribuendo a costruire insieme l’identità personale, sociale e civica di ognuno: studenti come lettori, cioè interlocutori, con i quali costruire conoscenza, futuro e contesti di vita». Il progetto coinvolgerà nei prossimi mesi anche i quattro collegi della Sede di Roma in incontri comuni con firme illustri del quotidiano per una lettura ragionata del numero in edicola, con personalità del mondo dell’informazione e dell’attualità, e attraverso la lettura individuale del quotidiano grazie ad un abbonamento digitale riservato a ogni studente, in un percorso educativo e culturale che favorisca nei più giovani una lettura “guidata” che dedichi tempo e spazio all’approfondi-
mento e al ragionamento sui temi più vivi ed importanti dell’attualità. «In questo momento i miei colleghi in redazione stanno realizzando il giornale di domani. Ma domani chi vedrà quel giornale? Qual è il contenuto di un giornale oggi? Chi legge ancora un quotidiano?” – così i primi spunti del dialogo/lezione di Marco Girardo, centrato sui temi contemporanei della relazione tra informazione, digitalizzazione e nuovi media: “Oggi, volenti o nolenti, siamo immersi in una situazione dominata dalla tecnologia che ha un forte impatto sulla nostra capacità di leggere la realtà. Demedializzazione, post verità, sciami digitali, fake news: sono queste, oggi, le vere e più importanti sfide dell’informazioni rispetto alle quali Avvenire intende proporre un modo di informarsi che contrasti questi fenomeni, incontrando la realtà vera, interessandosi alla storia prima che alla notizia e creando un nuovo ecosistema informativo basato sull’incontro fra le persone, proprio come stiamo facendo insieme stasera».
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Pari opportunità, l’Ateneo mette in pista la task force di Emanuela Gazzotti
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n altro domani è il titolo del docufilm di Giovanni Soldini dedicato al tema della violenza nelle relazioni affettive, proiettato lo scorso 24 novembre in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne del 25, nella settimana in cui l’attenzione del Paese si è fermata sulla morte violenta di Giulia Cecchettin, ma è anche l’auspicio dell’Università Cattolica che ha avviato un processo virtuoso sulle pari opportunità mettendo le basi per un futuro diverso. «Differenze di genere, differenze generazionali, socio-economiche, etniche, religiose, disabilità e possibili intersezioni tra tali condizioni. Queste caratteristiche sono racchiuse nel concetto di Pari opportunità e inclusione, in quanto opportunità di esprimere e affermare l’uguale dignità di tutte le persone nel rispetto della loro unicità differenziante». Raffaella Iafrate, prorettrice delegata alle Pari opportunità dell’Università Cattolica, spiega così un ambito culturale a cui l’Ateneo ha sempre dedicato particolare attenzione e che oggi si è delineato in organismi specifici. Dopo un lavoro di ricognizione dell’esistente e di analisi dei diversi soggetti che all’interno dell’Ateneo da tempo si occupano di promuovere le pari opportunità al fine di valorizzare le differenze, oggi «è attiva una Task Force di circa quaranta componenti in ambito accademico, amministrativo e studentesco che operano nel Gender Equality Plan (GEP) e nella GEP Unit, nel Comitato Pari Opportunità, nel Tavolo del Piano strategico d’Ateneo dedicato alle pari opportunità, organismi che prevedono azioni concrete in ambito organizzativo, formativo, culturale e di ricerca.
Le prime due strutture della Task Force che saranno dedicati a temi identitari e intendono realizzare e monitorare le atti- alle competenze genitoriali. Inoltre, sul vità del documento programmatico GEP fronte logistico l’Ateneo si attrezzerà per supportare docenti, Pta e studenti per il triennio 2022-24, volte a nelle loro esigenze in quanto ridurre le discriminazioni di genitori». A questo si aggenere nelle politiche di giungeranno i contributi conciliazione famiglia dei docenti che a divere lavoro, in ambito so titolo stanno porlavorativo per le potando avanti ricerche sizioni di leadership, e corsi inerenti alle il reclutamento e la pari opportunità (ad progressione di caresempio il corso di Psiriera. cologia della Violenza di Il Comitato Pari Opgenere, corsi sulla parità portunità promuove di genere per i dottorandi, eventi culturali, supervimoduli all’interno degli insiona la stesura delle liRaffaella Iafrate segnamenti dedicati al tema nee guida per la tutela del prorettrice delegata alle Pari opdiritto allo studio e per il portunità dell’Università Cattolica dell’inclusione e delle pari opportunità) e che «sono sostegno alla genitorialità chiamati ad aiutare a fare di studentesse e studenti, favorisce i contatti interuniversitari e con cordata. Sarà un processo, non ci saranno associazioni esterne, partecipa a eventi e risultati immediati ma si vuole investire realtà nazionali e internazionali, e ha un per dare risposte che all’inizio saranno parziali ma continue nel tempo». focus sulla comunicazione. Il Tavolo del Piano strategico ha l’obiet- A suggellare il processo che da oltre un tivo di valorizzare le risorse umane e anno cerca di razionalizzare e ottimizzariconoscere la pari dignità della persona re le azioni svolte in università nell’ambiin termini di genere, l’equità genera- to delle pari opportunità, il 24 novembre zionale, la parità in condizioni di diver- si è svolto il primo evento aperto a tutta se abilità, il sostegno alla famiglia e alla la comunità universitaria, con la proiegenitorialità, la diff usione di una cultura zione del docufilm di Giovanni Soldini della parità nel riconoscimento delle dif- che è stato distribuito nel contesto del progetto EU “Enable” sulla riduzione ferenze. «Tra le azioni in programma nei prossimi del rischio di recidiva da parte di uomini mesi – ha specificato Iafrate – ci sono una maltrattanti, con il Centro Italiano per survey, primo sondaggio sui bisogni e le la Promozione della Mediazione come aspettative della comunità universitaria capofila e del quale l’Università Cattolica in materia di pari opportunità, e percorsi è stata referente scientifico di progetto guidati di enrichment familiare per i di- attraverso il CRIdee – Centro di ricerca pendenti e di sostegno alla genitorialità sulle dinamiche evolutive ed educative.
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Sciarrone Alibrandi giudice costituzionale di Graziana Gabbianelli
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l Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha nominato lo scorso 10 novembre Giudice della Corte Costituzionale la professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi. Ordinario di Diritto dell’economia nella Facoltà di Scienze bancarie, finanziare e assicurative dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è attualmente sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede. Il decreto di nomina è stato controfirmato dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il 14 novembre, al Palazzo del Quirinale, si è tenuto il giuramento dinanzi al Presidente della Repubblica. Nella storia dell’Università Cattolica la professoressa Sciarrone è il secondo docente a rivestire la carica di Giudice costituzionale. Il primo a ricevere la stessa nomina era stato il giurista Luigi Mengoni. «La nomina, da parte del Presidente della Repubblica, della professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi quale Giudice della Corte Costituzionale rappresenta un riconoscimento delle sue eccellenti qualità scientifiche e personali e una conferma del valore della scuola giuridica dell’Università Cattolica, ed è motivo di orgoglio per l’intera comunità universitaria», commenta il Rettore
dell’Ateneo Franco Anelli. «Nel formulare a titolo personale, con profonda stima e amicizia, e a nome dell’Ateneo i migliori auspici per il nuovo importante impegno istituzionale esprimo la convinzione che nell’assolvimento dei suoi alti compiti la professoressa Sciarrone Alibrandi sarà testimone dei valori culturali, morali e spirituali dell’Ateneo dei Cattolici italiani». Antonella Sciarrone Alibrandi è stata dal 2011 prorettore dell’Ateneo (dal 2017 con funzioni vicarie) ed è direttore dell’Osservatorio sul debito privato. Già presidente dell’Associazione Ludovico Necchi tra i laureati dell’Università Cattolica, dal 2014 al 2022 è stata presidente dell’Associazione dei docenti di diritto dell’economia (Adde), ed è membro dell’Academic Board dello European Banking Institute (Ebi) e del Comitato direttivo dell’Associazione Europea per il Diritto Bancario e Finanziario (Aedbf ). Dal 2020 è membro del Consiglio Direttivo dell’Autorità di Informazione Finanziaria Vaticana e nel febbraio del 2021 è stata scelta da Papa Francesco per il ruolo di consultore del Pontificio Consiglio della Cultura. Il 25 novembre 2022 è stata nominata sottosegretario del Dicastero Vaticano per la Cultura e l’Educazione.
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Maria Teresa Zanola Accademica della Crusca aria Teresa Zanola, docente di Linguistica francese in Università Cattolica dove dirige l’Osservatorio di terminologie e politiche linguistiche (Optl), è stata nominata Accademica della Crusca. La professoressa – che presiede il Conseil Européen pour les Langues / European Language Council ed è stata dal 2011 al 2023 segretaria generale di Realiter, associazione che riunisce individui, istituzioni e organismi dei Paesi di lingua neolatina che lavorano nel settore della terminologia – è stata scelta tra i cinque corrispondenti italiani ai quali si aggiungono cinque esteri. Un riconoscimento significativo che, come ha dichiarato la professoressa
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Zanola, «testimonia l’importanza del dialogo dell’italiano con le lingue romanze e sottolinea la valorizzazione della termino-
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Ateneo
logia e dei linguaggi specialistici, ambiti di interesse da parte dell’Accademia della Crusca. Inoltre, da tempo è in corso la collaborazione con l’Accademia sulla terminologia della moda e del costume». «Con queste nomine l’Accademia della Crusca rinforza la propria attività di ricerca e di alta formazione – ha dichiarato il presidente dell’Accademia Paolo D’Achille nel comunicato stampa ufficiale –, guardando ai tradizionali ambiti di studio che le sono propri, ma anche a nuovi orizzonti di ricerca e di promozione della nostra lingua, grazie soprattutto all’intensificarsi dei rapporti con gli studi di linguistica italiana all’estero».
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Mariami, from Georgia: «Arriving at the right place at the right time» di Mariami Batiashvili *
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eing an international student at Università Cattolica is a one-ofa-kind journey that molds you in ways you never expected. It’s my first experience studying abroad for the long term and living independently, making it a thought-provoking and evolving chapter of my life. Currently, I am in my second year of pursuing a master’s degree in Innovation and Technology Management. Before this, I completed a BA in social science in my home country, Georgia. During my undergraduate studies, I had a great opportunity to gain professional experience in the fast-paced tech world. It instantly felt like the perfect fit, aligning seamlessly with my adventurous and outof-the-box mindset. With a deep love for academia, I aimed to complement my professional shift with a strong theoretical understanding of the field. What particularly captivated me during my decision-making process in choosing the next step for my academic pursuit was that the program offered by Unicatt allows one to fully grasp not only theoretical knowledge but also practical skills beneficial for managing both newly funded entities and already existing organizations. With the great diversity of courses, it truly shapes you into a creative leader with an innovative vision and a problem-solving mindset — a leader capable of empowering team members and making independent and efficient decisions. I also appreciate the university’s commitment to bringing out students’ full potential and guiding them through multidisciplinary education to express themselves on professional and social levels. Stepping outside your comfort zone is undeniably challenging, but I consider myself fortunate to have seized the opportunity and enrolled successfully at Marianum College. It’s a place where girls from all regions of Italy, and beyond,
converge with a shared determination to excel academically and, most importantly, evolve as individuals. A sense of belonging is a crucial feeling when entering a new environment, especially one vastly different from your previous experiences. All the activities, travels, and gatherings we’ve engaged in at college have eliminated cultural gaps, language barriers, and social differences. Consequently, I’ve cultivated numerous close friendships and developed an authentic understanding of Italian culture and its people. My life as an international student at Università Cattolica is full of both curricular and extracurricular activities such as career days, simulations, and conferences. I have the invaluable opportunity to learn from professors who are true professionals in their fields. The interactive environment allows me to ask questions, fueling my curiosity further. The univer-
sity’s extensive networking efforts bring in guest speakers from leading global companies every week, offering valuable insights. Moreover, our involvement in real business projects provides a direct link to the professional world and enhances our understanding. On my first class days at university, I was extremely confused and couldn’t find any of my classes. Often, I got lost wandering on the magnificent campus; however, I could always find a way to arrive, with the help of maps, shared locations, or simply awaited friends. Now, I am confidently adapted to the environment. I guess it’s a metaphorical representation of being on the verge of a student and adult lifestyle. It’s okay to feel lost because there is always a way to arrive at the right place at the right time. * Corso di laurea magistrale in Innovation and Technology management, interfacoltà di Economia e Scienze matematiche, fisiche e naturali
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Maryam e Adad, Erbil andata e ritorno di Katia Biondi
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ltre a una passione per l’economia aziendale e le relazioni internazionali, ho coltivato un forte impegno per le questioni di genere nella regione Middle East and North Africa». Maryam Sryoka vive a Erbil, «una magnifica città di 6.000 anni, precedentemente conosciuta come Arba-Ello, che significa Quattro Dei», dice. Attualmente è alla ricerca di un’occupazione che le consenta di lavorare a tempo pieno sull’emancipazione economica delle irachene e sull’integrazione della dimensione di genere nel settore privato: vuole incrementare in Iraq la partecipazione femminile alla forza lavoro, la terza più bassa al mondo. Un’attenzione per le tematiche legate al mondo delle donne che, la ventiseienne irachena, ha potuto consolidare a Piacenza, nelle aule dell’Università Cattolica, conseguendo la laurea magistrale in Global Business Management. «È stata un’esperienza a dir poco incredibile! La Cattolica offre agli studenti un’ampia gamma di possibilità per ampliare, attraverso corsi all’avanguardia, la loro visione del mondo e del mercato economico. Poi, con la mia tesi di laurea, una ricerca incentrata su lavoro e irachene, ho avuto l’opportunità di entrare in contatto con docenti fenomenali e professionisti notevoli». Anche Adad Zaia, 26 anni, dopo gli studi all’Università Cattolica di Erbil, ha trascorso due anni in Italia per frequentare lo stesso percorso universitario di Maryam Sryoka. «Sono nato e cresciuto a Mosul, dove ho studiato fino a quando, a causa dell’invasione dell’Isis, sono stato costretto con la mia famiglia a trovare riparo nel Kurdistan iracheno (Krg). Qui ho completato la scuola secondaria e frequentato l’università», racconta. «Nel campus di Piacenza ho trovato un ambiente accogliente che mi ha permesso non solo di integrarmi ma anche di stringere relazioni con altre culture. Mi sono interfacciato con prospettive e mentalità diverse, arricchendo così la mia crescita personale.
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A livello accademico, ho scoperto nuove aree disciplinari che ho messo in fruttuoso dialogo con quanto acquisito nella mia precedente specializzazione. Insomma, un periodo significativo della mia vita in cui ho costruito competenze, abilità, legami importanti. In futuro vorrei intraprendere una carriera nel settore della comunicazione». Maryam Sryoka e Adad Zaia, che si sono rispettivamente laureati a luglio e a fine ottobre 2023, sono stati accolti dall’Università Cattolica nell’ambito di un progetto inserito tra le iniziative promosse dall’Ateneo in occasione delle celebrazioni per il centenario della sua fondazione. Con l’obiettivo di riaffermare la propria vocazione alla cooperazione e alla solidarietà internazionale, l’Università Cattolica ha avviato una collaborazione con la Catholic University in Erbil – una realtà giovane, in rapida crescita e istituita in uno dei luoghi d’origine del cristianesimo – per consentire a due giovani iracheni di proseguire gli studi in Italia, sostenendoli dal punto di vista umano ed economico. Per tutta la durata del soggiorno, Maryam e Adad sono stati esonerati dal pagamento delle tasse e dei contributi universitari e ospitati dal Collegio Sant’Isidoro. Inoltre, a loro favore è stata erogata una borsa di studio per consentire di far fronte alle necessità ordinarie. Dopo la laurea in Cattolica, i due alumni iracheni sono rientrati a Erbil. Ciascuno, con il proprio bagaglio di conoscenze e un sogno da realizzare. Ma il legame con l’Italia resta. «Mi piacerebbe tornare
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al più presto. Ho già iniziato a mettere da parte i risparmi per la mia prossima visita. E che ci crediate o no, Piacenza è la prima della lista!», promette Maryam Sryoka.
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Un Report per rendicontare lo sforzo per la sostenibilità di Valentina Giusti
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a missione di educare e educarsi alla sostenibilità, che la Fondazione per il Diritto allo Studio abbraccia da anni, si concretizza nella ricerca che ha portato alla realizzazione del primo Report di Sostenibilità di EDUCatt. Il documento, sulle orme dei Bilanci e delle Relazioni di Missione, vuole essere stimolo e spunto nell’ottica di ottimizzare ed efficientare le proprie risorse e, nel contempo, ricercare nuove modalità di progettare ed erogare agevolazioni e servizi agli studenti in maniera efficace e flessibile. La sfida del comunicare la sostenibilità, sotto il richiamo impellente alla «cura della Casa Comune», (evidenziato con forza da papa Francesco all’interno delle encicliche Laudato si’ e Laudate Deum) e dal documento delle Nazioni Unite Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, è stata raccolta e accettata dalla Fondazione EDUCatt, grazie al prezioso supporto della dottoressa Lara Torricelli, fresca di Master in Governance dell’ambiente per l’ecologia integrale dell’Alta Scuola per l’Ambiente. Sotto la guida aziendale di Matteo Viadana Piovesan, Torricelli ha potuto confezionare la base per il primo Report di Sostenibilità di EDUCatt; al suo interno sono stati
passati in rassegna i servizi offerti dalla Fondazione, evidenziando l’impatto sociale e ambientale e fornendo anche una visione pedagogica della Missione Sostenibilità: dalla ristorazione sostenibile in collaborazione con partner virtuosi all’economia collaborativa abbracciata dal servizio e-Sharing e dalle soluzioni e strumenti per lo studio, dal benessere fisico, psichico e sportivo ai progetti dei Collegi Green, fino ad arrivare al progetto Casa Fogliani, solidale e sostenibile. La realizzazione di un Bilancio del genere, racconta Lara Torricelli, «ha portato alla conclusione che la progettazione educativa evidenziata all’interno dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e delle encicliche di papa Francesco non solo risuona con la mission di EDUCatt, ma anzi fa parte della Fondazione da sempre, fin dai suoi albori. In futuro quindi non si dovranno “inculcare” concetti nuovi e lontani, quanto piuttosto si tratterà di proseguire su una strada già battuta e, tramite strumenti come il Report, continuare da un lato a comunicare la sostenibilità a studenti, docenti, lavoratori e stakeholders, dall’altro a tenere monitorate con costanza e onestà le proprie azioni e i propri impatti, dall’altro ancora a chiedersi sempre cosa è possibile fare di più, in termini di sostenibilità concreta e fattibile, nel quotidiano».
Le idee regalo di Casa Fogliani che donano due volte
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repararsi alle feste con Casa Fogliani significa donare due volte, grazie ai prodotti il cui ricavato va a supporto di giovani bisognosi, privi di mezzi, che desiderano formarsi e crescere intraprendendo un percorso in Università. Nato nel 2018 dalla necessità di sostenere studenti in condizioni di estremo bisogno, il progetto Casa Fogliani promuove una serie di iniziative che consentono di reinvestire le marginalità in assistenza economica, medica, linguistica e in tutto ciò che serve per una vera inclusione di ragazzi che non potrebbero altrimenti accedere agli studi universitari.
Per alimentare il progetto, anche questo Natale Casa Fogliani propone idee regalo all’insegna della solidarietà grazie all’edizione natalizia del Catalogo “Buoni a far del bene” che offre spunti per comporre pacchi personalizzati con prodotti di alta qualità del marchio e confezionati grazie alla collaborazione della sartoria solidale “Linea Adele” dell’Associazione Realmonte Onlus, che dal 2013 coinvolge nel suo laboratorio rifugiati che vivono a Milano. È possibile personalizzare i pacchetti regalo consultando il catalogo online o recandosi al charity shop Container.9 in via Lanzone 24.
I volti di Casa Fogliani Denish Età: 30 anni Provenienza: Uganda, Moyo Destinazione: Piacenza Periodo di permanenza: a.a. 2019/2020 e 2020/2021 Studi: Scienze e tecnologie alimentari e ambientali Abdela Età: 36 anni Provenienza: Etiopia, Kofale Destinazione: Milano Periodo di permanenza: gennaio 2020/ giugno 2020 Studi: Cooperazione internazionale Elmer Età: 27 anni Provenienza: Perù Destinazione: Piacenza Periodo di permanenza: gennaio 2020/ marzo 2020 Studi: Ingegneria Agraria Omayma Età: 27 anni Provenienza: Siria Destinazione: Milano Periodo di permanenza: dal 2020 Studi: Scienze linguistiche Asha Età: 25 anni Provenienza: Iran Destinazione: Piacenza Periodo di permanenza: aa. 2019/2020 Studi: Scienze e tecnologie alimentari e ambientali Nour Età: 28 anni Provenienza: Siria Destinazione: Milano Periodo di permanenza: aa. 2023/2024 Studi: Strategic management for global business Nadee Età: 26 anni Provenienza: Sri Lanka, Colombo Destinazione: Piacenza-Milano Periodo di permanenza: dal 2014 Studi: International management Sayed Età: 39 anni Provenienza: Afghanistan Destinazione: Cremona Periodo di permanenza: anno 2023 Studi: Scienze agrarie alimentari e ambientali Moses Età: 22 anni Provenienza: Adjumani, Uganda Destinazione: Piacenza Periodo di permanenza: dal 2022 Studi: Scienze agrarie alimentari e ambientali
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Feste di laurea
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er alcune sedi è un ritorno alla normalità dopo la parentesi pandemica; altre avevano già ripreso la tradizione lo scorso anno. Si sono celebrati nei tre campus di Cremona, Brescia e Piacenza (nelle foto, dall’alto in basso) la Festa di laurea e il Graduation Day. «Questa non è una festa privata, ma un momento della comunità. Perché l’apprendimento non è un’impresa individuale, ma un bene che deve essere messo al servizio di tutti» ha detto il preside della Facoltà di Scienze della formazione Domenico Simeone lo scorso 10 giugno nella Cattedrale di Piacenza, dove 340 laureati dell’anno accademico 2022-2023 hanno festeggiato la fine del loro percorso di studi. Insieme a lui, il preside di Scienze agrarie, alimentari e ambientali Marco Trevisan e il decano della facoltà di Economia e Giurisprudenza Daniele Fornari, in rappresentanza della preside Anna Maria Fellegara. «Un pomeriggio di giovinezza e di speranza», l’ha definito il vescovo Antonio Napolioni aprendo la prima cerimonia di Graduation Day lo scorso 6 maggio nel campus di Santa Monica a Cremona, alla presenza del rettore Franco Anelli, del sindaco Gianluca Galimberti e dei presidi delle due facoltà presenti. Lo scorso 9 settembre oltre 300 laureati magistrali del campus dui Brescia hanno indossato la toga per sfilare da via Trieste sino al Teatro Grande. Ad accoglierli, i presidi delle sei facoltà, il coordinatore per le strategie di sviluppo della sede Mario Taccolini, la sindaca Laura Castelletti e la booktoker Valentina Ghetti, che ha spiegato il successo del suo canale Tik Tok, dedicato alla promozione dei libri, seguito da ben 260mila follower. Al termine della cerimonia, in ciascun campus, il tradizionale lancio del tocco.
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