Presenza 05 2019 Meet me Tonight, ricerca e cultura scientifica protagoniste in Cattolica

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ANNO 50 - 5/2019

PRESENZA

dell

Meet me Tonight, la notte dei ricercatori 2019. Ricerca e cultura scientifica protagoniste in Cattolica

Laurea honoris causa

La lectio magistralis di Mario Draghi Matera

Dalla capitale della cultura alla terza missione dell’Ateneo


Presenza

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PRESENZA

In questo numero

Rivista bimestrale realizzata dal Servizio Stampa dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Master in Giornalismo, con la partecipazione del Servizio Pubbliche relazioni dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori © 2019 – Università Cattolica del Sacro Cuore

Sommario

DIRETTORE Franco Anelli RESPONSABILE Daniele Bellasio COORDINATORE Graziana Gabbianelli COMITATO REDAZIONALE Katia Biondi, Nicola Cerbino, Sabrina Cliti, Paolo Ferrari, Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Fausto Maconi, Antonella Olivari, Agostino Picicco

HANNO SCRITTO Francesco Berlucchi, Katia Biondi, Cristina Bricchi, Maria Serena Chiocca, Sabrina Cliti, Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Valentina Giusti, Velania La Mendola, Federica Mancinelli, Antonella Olivari, Agostino Picicco, Federica Vernò, Maria Villano

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE

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Università Cattolica del Sacro Cuore L.go Gemelli, 1 – 20123 – MILANO tel. 0272342216 – fax 0272342700 e-mail: Presenza@unicatt.it www.unicatt.it

REDAZIONE ROMANA L.go Francesco Vito – 00168 – ROMA tel. 0630154295 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 94 del 5 marzo 1969

IMPAGINAZIONE Studio Editoriale EDUCatt

FOTO ARCHIVIO Università Cattolica, AP, Getty Image

STAMPA Tiber spa – Brescia

L’editoriale del rettore Franco Anelli e del professor Roberto Zoboli

4 Ricerca, la settimana di Meet me Tonight Lo spettacolo della ricerca: iniziative a Milano, Brescia, Cremona e Piacenza

6 Scienza, Big Data e intelligenza artificiale Il ruolo chiave dei fisici nel guidare la rivoluzione dei Big Data

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16 Le Scienze religiose al cambio d’epoca I cinquant’anni del Dipartimento le iniziative in Cattolica

Questo periodico è associato all’USPI Unione stampa periodica italiana Il numero è stato chiuso in redazione il 14 ottobre 2019

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PRESENZA

In questo numero

Conoscenza, coraggio e umiltà, la lectio di Draghi Il presidente della Bce ha ricevuto la laurea honoris causa dalla facoltà di Economia

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Graduation day, i primi medici in Medicine Surgery Primo esempio di doppia laurea in Medicina e chirurgia riconosciuta nell’Unione europea e negli USA

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PRESENZA

Prima di tutto

L’editoriale

di Franco Anelli* e Roberto Zoboli** 5/2019

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a ricerca scientifica vive una fase di nuove aspettative e speranze. Entro il 2019, saranno pienamente definiti i maccanismi fondamentali di Horizon Europe, il nuovo Programma Quadro europeo di ricerca e innovazione per il 20212027 che sarà dotato di 100/120 miliardi di euro di finanziamenti. Del programma sono stati costituiti i Mission Board, vale a dire gli organismi che dovranno plasmare quelle grandi ‘mission’ di ricerca per l’Europa che costituiscono la novità chiave del nuovo programma. Al lavoro di tali board partecipano anche ricercatori dell’Università Cattolica. In Italia, si è conclusa l’elaborazione delle linee del nuovo Programma Nazionale per la Ricerca (PNR), che costituirà il quadro di riferimento della ricerca italiana in connessione con la ricerca europea nello stesso orizzonte 2021-2027. Anche all’elaborazione del PNR hanno contribuito attivamente ricercatori dell’Università Cattolica. Il nuovo governo italiano annuncia maggiori risorse per ricerca e innovazione, seppure nel quadro della consueta competizione sulle allocazioni di finanza pubblica. Perciò, mentre per la

ricerca europea prevalgono le aspettative, per la ricerca italiana prevale la speranza. Come si presenta l’Università Cattolica di fronte a queste aspettative e speranze? E come evolve il significato della ricerca nella missione dell’Ateneo? Il ‘portafoglio della ricerca’ dell’Ateneo, e cioè i progetti attivi nel 2018, è costituito da oltre 190 progetti di ricerca finanziati attraverso bandi competitivi di enti nazionali e internazionali, 550 progetti di ricerca commissionati da enti terzi, e oltre 200 progetti di ricerca finanziati attraverso contributi e donazioni. Il successo dell’Ateneo nei bandi di ricerca internazionale è in crescita. Nel quinquennio 2014-2018, i ricercatori dell’Ateneo hanno avuto successo, come partner o come leader, in 100 progetti in risposta a call di Horizon 2020 e in altri programmi di ricerca europea. Dal 2014 al 2018, 9 progetti di ricercatori dell’Ateneo hanno vinto bandi MSCA – Marie Skłodowska-Curie Action. Nel 2017, l’Università Cattolica ha acquisito, in area umanistica, il suo primo grantt nell’ambito dei bandi di ERC – European Research

Council, e ne ha acquisito un secondo in area economica nel 2019. Risultati importanti sono stati ottenuti nell’ambito del PRIN 2017. I progetti vincitori con leadership di ricercatori dell’Ateneo sono stati 13, e 30 sono i progetti finanziati a cui l’Ateneo partecipa come partner. All’insieme di tali progetti PRIN corrisponde un cofinanziamento MIUR di poco superiore ai 5,8 milioni di Euro. I progetti di ricerca sono quindi una fonte di risorse significativa. Nel 2018, dal portafoglio dei progetti attivi sono venute le risorse per finanziare 12 ricercatori a tempo determinato, 219 assegnisti di ricerca, 55 borse di dottorato (tra finanziate totalmente e cofinanziate), oltre 1 milione di euro di attrezzature, 530.000 euro di costi relativi a convegni e pubblicazioni, oltre 1.800.000 euro per la manutenzione e l’acquisto di materiali di laboratorio. Ma i progetti sono soprattutto un importante catalizzatore per risultati innovativi di ricerca scientifica, che sostanziano la Seconda Missione, e aprono la strada, in molti casi, a risultati più ampi di Terza Missione. Nel 2018, gli oltre 1.300 docenti e

Università Cattolica del Sacro Cuore


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Prima di tutto

ricercatori strutturati dell’Ateneo, insieme ai dottorandi e agli assegnisti, hanno prodotto 4.248 pubblicazioni scientifiche censite nel repository istituzionale PubliCatt, di cui 2.506 articoli in riviste scientifiche. Dal 2010 sono state complessivamente censite in PubliCatt 49.430 pubblicazioni. Gli indicatori internazionali di citazione delle pubblicazioni dei nostri ricercatori sono in regolare crescita, anche rispetto ad altre università lombarde. L’Ateneo ha spinto sull’aumento della qualità delle pubblicazioni scientifiche attraverso le misure premiali introdotte dal 2017 e attraverso una politica di reclutamenti rivolta alla performance scientifica come fondamentale criterio guida. Allo stesso modo, ha introdotto meccanismi di sostegno per aumentare i risultati nei bandi nazionali ed internazionali di ricerca, riconoscendo il valore che i ricercatori portano all’Ateneo attraverso il loro impegno progettuale e il carico gestionale che assumono nei progetti complessi. Oltre che di buon auspicio di fronte all’attuale vivace fase di aspettative e speranze, questi risultati marcano una graduale evoluzione del senso della ricerca per l’Università Cattolica, che si concretizza in visioni e azioni. Ne segnaliamo tre. Università Cattolica del Sacro Cuore

La prima è che l’Ateneo colloca la ricerca scientifica in una visione olistica dell’università. Come affermato negli ‘Indirizzi generali’ per la ricerca in Università Cattolica, adottati dal Senato Accademico all’inizio di quest’anno, l’Ateneo “esplicitamente persegue unità di intenti e sinergia tra missioni. La ricerca, sia come attività tipica e caratterizzante degli studiosi e scienziati, sia come partizione funzionale-organizzativa dell’università (II° Missione), mantiene legami intrinseci con l’insegnamento e la formazione (I° Missione) e con la presenza attiva degli studiosi e scienziati nella vita sociale (III° Missione), sia attraverso la diffusione pubblica di risultati di ricerca sia attraverso il contributo al sistema generale della cultura e della conoscenza”. La seconda è l’importanza generativa attribuita alla ricerca auto-finanziata dall’Ateneo. Negli ultimi anni, le risorse di ricerca interne, e in particolare i fondi per le ricerche ‘d’interesse per l’Ateneo’, sono state sempre più indirizzate verso i grandi temi del ‘cambiamento d’epoca’, spingendo all’integrazione multidisciplinare. È il caso dei 9 progetti finanziati in anni recenti su ‘‘Active and healthy ageingg’, dei 7 progetti su ‘Migrazioni e migranti’, dei 3 progetti

su ‘‘Adattamento al cambiamento climatico’, e, nel ciclo 2018-2019, dei 4 progetti già finanziati lo scorso anno su ‘Tecnica e umanesimo’ e dei 3 finanziati su ‘Politiche e pratiche di contrasto alla povertà per uno sviluppo umano integrale e sostenibile’. Molti progetti hanno gemmato altri progetti su bandi esterni e tutti, vincendo le intrinseche difficoltà, sono riusciti a mettere allo stesso tavolo ricercatori di discipline diverse. La terza è l’importanza attribuita alla formazione per la ricerca. In Ateneo sono attive 17 Scuole di Dottorato, articolate in 20 corsi di dottorato di ricerca. Nel periodo 2015-2017 sono stati conferiti 611 titoli di Dottore di ricerca. Sono attivi in Ateneo 3 Programmi di doppio dottorato, 12 convenzioni di co-tutela, e 88 programmi di visiting PhD students. Nel 2018, l’Ateneo ha finanziato borse di dottorato per 5 milioni di Euro. Visione olistica della missione, orientamento ai grandi temi multidisciplinari – non lontani dalle ‘mission’ della nuova ricerca europea –, e formazione dei futuri ricercatori sono quindi base di aspettative e speranze dell’Ateneo. * Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, professore di Istituzioni di diritto privato nella facoltà di Giurisprudenza ** Delegato al coordinamento e alla promozione della ricerca scientifica, professore di Politica economica nella facoltà di Scienze politiche e sociali

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In primo piano

Ricerca, la settimana di Meet me Tonight di Graziana Gabbianelli

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n successo annunciato e confermato, quello dell’edizione numero otto di Mett me tonight – Faccia a faccia con la ricerca, la due giorni di divulgazione scientifica, evento ufficiale della Notte Europea dei ricercatori, che si svolge contemporaneamente in una sessantina di città in Italia. Stand con esperimenti, dimostrazioni scientifiche, laboratori interattivi, simulazioni, incontri con ricercatori e giochi teatrali hanno costituito il fitto programma delle due giornate milanesi inaugurate ufficialmente con il taglio del nastro alla presenza dei rettori degli atenei milanesi coinvolti nella manifestazione. A Milano, nella tradizionale location dei Giardini Montanelli lo scorso 27 e 28 settembre, l’Università Cattolica era presente per la prima volta con due stand in due aree specifiche – Scienze e tecnologia e Cultura e società – che hanno proposto incontri e attività laboratoriali che hanno mostrato il lavoro dei molti ricercatori

che operano in differenti ambiti disciplinari: dalla psicologia al teatro, dalle nuove tecnologie alla sociologia. “Hello, Psychologyy la ricerca in Psicologia usa la tecnologia più avanzata” è stata la tematica al centro dell’area Scienze e tecnologia, dove una serie di rilevazioni e test per conoscere le reazioni principali agli stimoli in diverse attività quotidiane, l’uso dei device più sofisticati dall’eye tracker portatile alla virtual reality, fino alle interazioni con robot umanoidi per attività ludico-educative hanno coinvolto il pubblico in laboratori e attività interattive. Con laboratori dedicati alla pocket cul-

Il rettore Franco Anelli in visita allo stand dell’Ateneo “Hello, Psychology”

ture, alle attenzioni da adottare in famiglia per riconoscere, tempi e modi d’uso sostenibili dei nuovi device, nonché alle frontiere della robotica per l’infanzia e in ambito educativo è stato affrontato invece il secondo tema “Social e digital education: come si sviluppa un pensiero critico attorno al tema delle tecnologie?” Nella area Cultura e società i ricercatori dell’Università Cattolica hanno affrontato invece la problematica ““KO2. Tutti attori del KO al CO2: abbiamo poco tempo per salvare il pianeta”. Occorre abbattere i livelli di CO2 e tutti possono essere attori del cambiamento, modificando i comportamenti più inquinanti. Attraverso giochi teatrali i partecipanti al workshop hanno cercato il killer CO2 nella loro vita e provato strumenti ludici e sociali per metterlo KO. Inoltre studiosi e pubblico, attraverso giochi a squadre, si sono sfidati a caccia di oggetti inquinanti (bottiglie di plastica, vestiti, giocattoli) e con proposte concrete per la riduzione dell’inquinamento. La due giorni dedicata alla ricerca si è infine conclusa all’insegna dell’Interculturalità e conoscenza reciproca: con un programma di giochi teatrali e simulazioni per un percorso di scoperta ed esplorazione dei più abituali comportamenti verso l’ambiente, la società multietnica e verso la conoscenza reciproca traendo spunto dalle dinamiche del gioco e del teatro. Università Cattolica del Sacro Cuore


La Cattolica in prima linea per top scientist

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In primo piano

di Graziana Gabbianelli

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alla ricerca contro i tumori, alla cardiologia, fino al microbiota intestinale, l’eccellenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in tutte le sedi dell’Ateneo è in prima linea nel mondo scientifico: sono ben 24 i ricercatori “targati” Università Cattolica classificati “top scientist” secondo uno studio pubblicato sulla rivista internazionale Plos Biology. La rivista stila un elenco di oltre 100mila scienziati di elevato livello nel mondo, un database di tutti i migliori ricercatori raggruppati per 22 settori scientifici e 176 materie, e “quotati” sulla base di un nuovo criterio di valutazione composto da vari parametri, tra cui il numero di pubblicazioni dello scienziato, l’impact factor delle riviste su cui ha pubblicato e il numero di citazioni (ovvero il numero di volte che il ricercatore è stato citato in altri studi), anno per anno e per tutto il periodo della carriera. Il database e l’indice di misura sono stati sviluppati

alla Stanford University, in California, e promuovono per l’Università Cattolica i professori Lorenzo Morelli (facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali – campus di Piacenza), Marco Vivarelli (facoltà di Economia, campus di Milano), Alberto Albanese (facoltà di Scienze della formazione, campus di Milano) e i professori Filippo Crea, Luca Richeldi, Guido Rindi, Geltrude Mingrone,

Nao e Cozmo, educare con i robot llo stand Scienze e tecnologia, nella giornata di sabato 28 settembre, protagonisti indiscussi dell’attenzione del folto pubblico sono stati – per l’Unità di Ricerca sulla Teoria della Mente (UniToM, dipartimento di Psicologia, facoltà di Scienze della Formazione) – Federico Manzi (nella foto), assegnista di ricerca del progetto di Ateneo D3.2 (responsabile il professor Giuseppe Riva) che si occupa di analizzare in una prospettiva interdisciplinare la Human-Robot Interaction (HRI), e Giulia Peretti (nella foto), dottoranda della Scuola di dottorato in Scienze della Persona e della Formazione. Dal 2016 il gruppo di ricerca dell’UniToM, coordinato dalla professoressa Antonella Marchetti, insieme con il professor Davide Massaro e la dottoressa Cinzia Di Dio, si occupa di studiare la HRI nell’ottica della Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione attraverso collaborazioni nazionali e internazionali, tra le quali: A. Cangelosi (University of Manchester), H.

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Università Cattolica del Sacro Cuore

Ishiguro (Osaka University), S. Itakura (Doshisha University), T. Kanda (Kyoto University), P. L. Harris (Harvard University), A. Wykowska (IIT). Durante la manifestazione i ricercatori dell’UniToM hanno presentato al pubblico le loro principali linee di ricerca sulla HRI relative alla fiducia, alla morale, alla comprensione dell’intenzionalità, mostrando il ruolo di primo piano che la Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione ha nel campo della robotica e della HRI. I ricercatori hanno spiegato le potenzialità legate all’uso di agenti robotici sia nei contesti di ricerca di base e applicata sia negli scenari di vita abituali, per esempio a scopo educativo. Bambini e adulti hanno interagito con i robot NAO (acquistato con la linea di finanziamento D2.2 del professor Mario Maggioni) e Cozmo attraverso alcuni giochi interattivi. In questo modo il pubblico ha apprezzato l’interesse che l’Università Cattolica ha sul tema della HRI, fondamentale sia per il futuro della ricerca sia per la nostra vita quotidiana.

Antonio Gasbarrini, Valerio De Stefano, Luigi Biasucci, Eugenio Mercuri, Roberto Bernabei, Giovanna Liuzzo, Giovanni Gambassi, Felicita Andreotti, Serenella Servidei, Ruggero De Maria, Livio Pagano, Giovanni Addolorato, Francesco Landi, Roberto Cauda, Graziano Onder, Cesare Mancuso, Gabriella Ferrandina (facoltà di Medicina e chirurgia, campus di Roma).

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Patrimonio culturale, medicina personalizzata e sostenibilità

Focus ricerca in Largo Gemelli  Oltre al tradizionale appuntamento della Notte dei ricercatori ai giardini Indro Montanelli l’Università Cattolica ha promosso tre esclusive Giornate dedicate alla ricerca, dove nsieme alla Notte europea dei ricerca- si è trattato di matematica, musica, moda, economia circolare e molto altro

di Graziana Gabbianelli

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tori, con iniziative nei campus di Milano, Brescia, Cremona e Piacenza, la sede milanese dell’Università Cattolica ha promosso tre giornate dedicate alla ricerca in cui i ricercatori si sono confrontati sul patrimonio culturale, la medicina personalizzata e la sostenibilità. L’Aula Magna ha ospitato, martedì 24 settembre, la prima Giornata della ricerca intitolata: La matematica incontra le arti: pittura e musica. Dialogo in forma di concerto dove si è parlato di come la matematica offra da sempre strutture in grado di generare armonie innovative applicabili in varie forme di cultura come pittura e musica. Gli interventi di Alessandro Musesti, docente di Fisica e Matematica, Francesco Tedeschi, docente di Storia dell’arte contemporanea, Enrico Reggiani (nella foto in basso), docente di Letteratura Inglese e direttore dello Studium Musicale di Ateneo, sono stati accompagnati da proiezioni e da brani musicali eseguiti da Martino Tosi, pianista e coordinatore dello Studium Musicale di Ateneo. Monica Bianchi, docente di Metodi matematici dell’economia e delle scienze attuariali e finanziarie, ha moderato l’incontro. La seconda Giornata si è articolata su diversi temi: dall’Engagement: un nuovo modello di partecipazione in sani-

tà promosso da Guendalina Graffigna, docente di Psicologia dei consumi e della salute, all’Healthy reasoning – Argomentare bene per curare meglio curato da Sarah Bigi (nella foto in alto), ricercatrice di Linguistica generale, alle Tecnologie trasformative per il benessere individuale e sociale curato da Giuseppe Riva, docente di Psicologia della comunicazione e infine alle Nuove frontiere della medicina personalizzata in un incontro coordinato da Claudio Grassi, docente di Fisiologia e direttore dell’Istituto di Fisiologia umana, che ha raccontato dell’impegno sulla medicina personalizzata presso il Policlinico Universitario Agostino Gemelli.

L’ultima giornata ha previsto cinque interventi focalizzati sull’ambiente e le attività promosse dall’università relativamente alla sostenibilità. Di Un futuro circolare ha parlato Roberto Zoboli, docente di Politica economica, interrogandosi sulla traiettoria della circolarità, un paradigma industriale nuovo applicabile alle persone singole, alle comunità e alle organizzazioni. La moda aiuterà a salvare gli oceani dai rifiuti? è stato invece l’interrogativo affrontato da Emanuela Mora, docente di Sociologia della comunicazione, mentre Caterina Braga di ASA – Alta Scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica ha parlato di Clic-Plan per la sostenibilità. Ricerca, formazione e partecipazione per un piano di adattamento climatico. A chiudere l’evento l’intervento del preside della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali Marco Trevisan sul tema Da scarti a input di nuove filiere industriali: le bioraffinerie e la relazione intitolata Bioplastiche da residui agro-alimentari di Giorgia Spigno, docente di Scienze e Tecnologie Alimentari, che ha spiegato cosa si intende con il termine “bioplastiche”, anche dal punto di vista legislativo, facendo riferimento alle proprietà di compostabilità e di biodegradabilità. Università Cattolica del Sacro Cuore


Ricerche, laboratori e curiosità accademiche

La sostenibilità guarda al futuro e alla tecnologia  A Brescia con la Notte dei ricercatori si è coniugato la sostenibilità con la tecnologia 4.0

di Elisa Garatti

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rande successo per l’edizione 2019 di Meet me Tonight – faccia a faccia con la ricerca, che anche quest’anno è riuscita ad infondere nuove conoscenze e consapevolezze in ambito scientifico, tecnologico, ambientale, sanitario ai giovani studenti in un modo semplice, pratico, divertente ed innovativo. La giornata si è aperta con l’ascesa in cielo di un pallone aerostatico per misurare gli inquinanti dell’aria, e con gare a quiz per scoprire gli elementi della tavola periodica – in occasione dei 150 anni della sua scoperta – proposti dai ricercatori dei laboratori di fisica. Grande interesse anche per i laboratori interattivi, giochi di ruolo, visite guidate e talk divulgativi, nei quali i ragazzi hanno sperimentato ed apprezzato le avanguardie della ricerca. Inoltre è stato organizzato un flash-mob teatrale, a cura dei Plastici, al fine di sensibilizzare ed indurre i giovani a rivoluzionare il proprio stile di vita, rendendolo più rispettoso dell’ambiente che li circonda. I ragazzi hanno potuto verificare l’esattezza della teoria dell’uomo vitruviano, ipotizzata da Leonardo da Vinci nel quindicesimo secolo. Gli operatori hanno quindi misurato l’altezza e l’ampiezza delle brac-

Università Cattolica del Sacro Cuore

cia dei vari partecipanti, per constatare l’effettiva possibilità di inscrivere il loro corpo all’interno di un cerchio e di un quadrato. Per i più piccoli sono state proposte attività legate al cibo, ai sustainable development goals delle Nazioni Unite. Per gli studenti delle scuole superiori invece una caccia al tesoro della matematica per le vie del centro storico. Diverse le proposte della facoltà di Psicologia dedicata all’attività del cervello e alla misurazione delle emozioni. A metà fra la psicologia e la comunicazione i laboratori Self-branding 4.0 per diventare imprenditori di se stessi attraverso i social media. In Santa Giulia gli studenti di Scienze linguistiche hanno proposto visite guidate a tema in inglese, tedesco, francese, russo e cinese con introduzione ai tesori del museo in italiano, mentre l’Istituto Confucio ha avvicinato i giovani all’antica arte cinese della calligrafia, insegnando loro il valore della scrittura manuale e la notevole importanza della trasmissione della tradizione, come quella del tè. Una sinergia davvero proficua quest’anno è stata la collaborazione con i conservatori del museo Santa Giulia: il professor Luigi Sangaletti ha mostrato quanto emerso dall’analisi spettroscopica di un piattello vitreo di epoca romana conservato nei depositi del museo.

Che aria tira? Ce lo rivela un pallone aerostatico ra le varie installazioni presentate durante la giornata di venerdì 27 settembre, il grande pallone aerostatico in grado di controllare la qualità dell’aria nella città di Brescia ha riscosso notevole successo tra gli adolescenti, anche vista la devozione delle nuove generazioni alla problematica ambientale e climatica. Il pallone, dotato di una sonda e di piccoli sensori, si è elevato ad un’altezza di circa 100 metri sopra l’edificio che ha ospitato l’evento, con lo scopo di indicare le condizioni metereologiche e la concentrazione di particolato all’interno dell’aria in quota. Una tematica, quella relativa alla qualità dell’aria che respiriamo, a cui la sede bresciana dell’Ateneo presta da tempo grande attenzione a partire dal progetto BB-CLEAN: l’Interreg Alpine Space, focalizzato sulla messa a punto dei sistemi di tipo tecnologico, informatico e normativo per rendere la combustione delle biomasse più sostenibile ai fini del riscaldamento domestico. Bruciare legna per riscaldare la casa è infatti un problema a livello europeo, perché incrementa l’inquinamento atmosferico. L’inquinamento si fa più intenso nelle zone alpine poiché l’orografia della Alpi e il freddo favoriscono il ristagno a fondo valle e l’aria diventa più inquinata. Bisogna quindi rendere consapevoli abitanti e turisti di ciò che respirano. Il team di ricercatori della sede di Brescia – capitanati da Giacomo Gerosa, Angelo Finco, Riccardo Marzuoli, Maria Chiesa – stanno studiando alcuni sistemi modellistici in grado di indicare ai cittadini quando bruciare in funzione delle previsioni meteorologiche.

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La notte bianca della ricerca

Il cocktail molecolare dà gusto alla Notte della Ricerca

 A Piacenza numerose iniziative hanno animato la città con laboratori, installazioni, performance ed esperimenti

di Sabrina Cliti

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portici di Palazzo Gotico, nel cuore di Piacenza, si sono illuminati per la lunga notte della Ricerca: Università Cattolica, insieme a Politecnico, Scien-

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ze infermieristiche e al Conservatorio della città hanno animato l’evento celebrativo della ricerca scientifica. La facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali ha proposto un percorso incentrato su alimentazione e biodiversità, puntando sulle conoscenze alimentari e valorizzando la piramide della dieta mediterranea. Senza dimenticare i sensi. Dalle ore 17 alle 23, giovani ricercatori dei diversi Dipartimenti hanno proposto giochi, laboratori ed esperimenti che hanno saputo attrarre e divertire: se la scoperta dei batteri luminescenti per lo studio dell’inquinamento ha attratto i più piccoli, accompagnandoli nel mondo dei microrganismi utili all’uomo, con il laboratorio sui

segreti della gastronomia molecolare si è dimostrato (ed assaggiato) come sia possibile diventare chef con l’aiuto della chimica e della fisica. Così la preparazione di uno spritz analcolico alternativo (cocktails molecolari) e del caviale di pesca attraverso il metodo della sferificazione diretta, ha dato il gusto giusto alla notte della ricerca piacentina. Molto apprezzato anche lo spazio dedicato alla psicologia dei consumi alimentari per scoprire i meccanismi percettivi, motivazionali e decisionali che guidano il consumatore nella scelta, per arrivare a riflettere sulle strategie e sulle leve psicologiche usate dalle imprese per comunicare ed entrare in relazione con i consumatori.

Ricercatori sotto le stelle

La scienza di Leonardo ispira le nuove sfide della ricerca  A Cremona le facoltà di Economia e di Scienze agrarie alimentari e ambientali protagonisti della notte della ricerca

di Cristina Bricchi

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aboratori, dibattiti e seminari, tutti legati al fil rouge del genio di Leonardo, hanno punteggiato la notte

della ricerca di Cremona che ha visto tra i protagonisti anche i ricercatori delle facoltà di Economia e di Scienze agrarie alimentari e ambientali del campus cremonese della Cattolica. L’economista Fabio Antoldi ha approfondito il tema del brand Leonardo che rappresenta una risorsa strategica fondamentale per molte imprese moderne: il Cenacolo a Santa Maria delle Grazie a Milano, capace di fruttare 4,8 milioni di euro all’anno e la Monna Lisa, che attira oltre il 60% dei 10 milioni di visitatori del Louvre, sono solo due esempi del valore inestimabile e crescente di un genio. Genio che si riconosce anche nel cremonese Antonio Stradivari “brand territoriale su cui costruire attrattività e

valore”. Il professor Lorenzo Morelli, partendo dalle competenze idrauliche di Leonardo, ha parlato di cambiamento climatico, scarsità di acqua e della grande crisi alimentare prevista dalla Banca Mondiale tra il 2030 e il 2050: «la ricerca scientifica può e deve fornire risposte per affrontare il cambiamento». Non sono mancati i laboratori interattivi Scienze agrarie ha guidato i ragazzi nella scoperta dei batteri, proponendo un viaggio alla scoperta dei microrganismi, creature invisibili ma dai poteri straordinari che rendono i nostri cibi di tutti i giorni sani, gustosi e nutrienti; Economia ha invece illustrato in modo interattivo il legame tra soddisfazione personale, bisogni e beni. Università Cattolica del Sacro Cuore


Alla professoressa Lucia Corno il prestigioso grant europeo Erc

La ricerca dalla parte delle donne africane di Paolo Ferrari

PRESENZA

In primo piano

 Uno studio dedicato all’impatto sullo sviluppo economico delle norme sociali “dannose”: l’impatto di matrimoni precoci, mutilazione genitale femminile e stiramento del seno

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tudierà le radici storiche delle mutilazioni genitali femminili per aiutare le donne e la società africana ad emanciparsi da questa piaga. Il progetto di ricerca della professoressa Lucia Corno, docente di Economia dello sviluppo alla facoltà di Economia dell’Università Cattolica, ha ricevuto il prestigioso ERC starting grant, uno dei premi fino a 1,5 milioni di euro del Consiglio europeo della ricerca per progetti altamente innovativi, della durata massima di cinque anni. L’Erc starting grant della professoressa Corno s’intitola Harmful Traditions, Women Empowerment and Development e si propone di studiare il ruolo delle norme sociali “dannose” – matrimoni precoci, mutilazione genitale femminile (MGF) e stiramento del seno (breast-ironing) – sullo sviluppo economico. Mentre gli studiosi in economia e altre scienze sociali si sono focalizzati nel capire le drammatiche conseguenze di queste pratiche sulle donne, il progetto di Lucia Corno ha due domande di ricerca ancora aperte. La prima: qual è l’origine delle Harmful Tra-

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ditions e perché persistono, nonostante le loro terribili conseguenze? Mentre la seconda domanda è: dato che la semplice legislazione contro le tradizioni dannose è spesso inefficace, possiamo progettare delle politiche in grado di cambiarle e promuovere lo sviluppo? Per rispondere alla prima domanda Lucia

ERC STARTING GRANT LA RICERCA IN EUROPA

o European Research Council (ERC) è l’organismo dell’Unione europea che finanzia i ricercatori di eccellenza di qualsiasi età e nazionalità che intendono svolgere attività di ricerca di frontiera negli Stati membri dell’UE o nei paesi associati. L’obiettivo principale dell’ERC è quello di sostenere l’eccellenza, potenziando il dinamismo e la creatività della ricerca europea “di frontiera”. L’obiettivo strategico è, quindi, quello di supportare progetti di ricerca ad alto rischio, condotti da Principal Investigators (PI) con curricula di rilievo a livello internazionale.

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ERC Starting Grant (StG): si rivolge a ricercatori di qualsiasi nazionalità, leader emergenti della ricerca, con 2-7 anni di esperienza maturata dopo il conseguimento del dottorato (o di un altro titolo equipollente).

Corno studierà le radici storiche della mutilazione genitale femminile dalla schiavitù. Combinando dati contemporanei con dati storici sugli schiavi, testerà se l’attuale variazione nella prevalenza di MGF all’interno dell’Africa può essere fatta risalire alle schiave esportate nella tratta del Mar Rosso, dove le donne venivano vendute come concubine e l’inf bulazione garantiva la castità. Esaminerà inoltre se fattori contemporanei, e in particolare le attuali istituzioni politiche, svolgono un ruolo nel perpetuare le tradizioni dannose, sostenendo queste pratiche per influenzare i risultati elettorali. E infine, utilizzando i dati climatici, fornirà nuovi risultati sull’associazione tra climate change e matrimoni precoci. Per rispondere alla seconda domanda, Lucia Corno disegnerà tre esperimenti randomizzati in Sierra Leone, Burkina Faso e Camerun testando se la fornitura di nuove informazioni sulle conseguenze dannose, la proposta di riti di iniziazione alternativi e le interazioni sociali possono ridurre le harmful traditions in questi Paesi, promuovendo uguaglianza di genere e sviluppo.

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La Cattolica a sostegno dei giovani indios di Simona Beretta*

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orking out of poverty. Accompanying the poor to become dignified agents of their development è il titolo di una ricerca di interesse d’Ateneo avviata quest’anno, a partire dal desiderio di approfondire cosa significa che “solo” la persona in azione può essere protagonista dello sviluppo personale e sociale, ma non “da sola”. La ricerca studia, con un approccio multidisciplinare e multi-strumento, diverse esperienze di accompagnamento al lavoro in diversi paesi (Messico, Giordania, Perù, Filippine, Kenya) ed alcune realtà italiane, tra cui progetti di integrazione di rifugiati e richiedenti asilo, per verificare la medesima ipotesi: che il dinamismo della singola persona “protagonista” del suo lavoro, potenzialmente capace di generare sviluppo economico e sociale inclusivo, sia reso possibile dalla relazione stabile con un concreto “noi” dove la persona si senta realmente accolta e accompagnata. Siamo convinti che ciò valga per tutti, ma in particolare per le persone più vulnerabili, che devono essere accompagnate (non “eterodirette”!) nel loro lavoro. Lo studio in fase più avanzata della ricerca è una esperienza di outreach universitario avviato nel 2007 a Puebla (Messico): Una Apuesta de Futuro (AF), un progetto realizzato dalla Universidad Popular Autónoma del Estado de Puebla (UPAEP). L’idea è tanto

semplice quanto rivoluzionaria: borse di studio erogate a giovani di origine indigena con l’obiettivo non solo di formarli professionalmente per avviarli a una carriera individuale, ma di realizzare con loro fin da subito progetti di sviluppo nelle loro comunità di origine. Alla radice, la convinzione che lo sviluppo dei villaggi e ultimamente dell’intero paese passi non solo attraverso il successo professionale dei singoli studenti, ma includa per sua natura la valorizzazione della dimensione comunitaria. I giovani borsisti AF dunque frequentano la UPEAP “per” i loro villaggi, dove si osservano tassi di emarginazione e povertà fra più alti del Messico. La loro candidatura viene infatti espressa dalle comunità locali; fin dal primo anno gli studenti sono accompagnati dai docenti, oltre che negli studi disciplinari, alla realizzazione dei “loro” progetti di sviluppo. Ogni progetto è appunto elaborato dai giovani stessi, in costante dialogo con il gruppo di docenti che si assume il compito di aiutarli, sostenerli, correggerli (medici e igienisti per progetti sanitari; esperti d’impresa e marketing per progetti di valorizzazione di attività artigianali, e così via). Gli studenti di AF vivono in una casa comune autogestita dentro il campus urbano della UPAEP, cosa che consente loro sia di coltivare la loro cultura indigena tradizionale, sia di condividere in tutto e per tutto la vita universitaria con gli altri studenti. Incontrare questa esperienza di outreach universitario è stato un invito irresistibile ad approfondire il progetto AF con gli strumenti propri della ricerca scientifica. Abbiamo così iniziato una cooperazione scientifica fra Università Cattolica del

Sacro Cuore e UPAEP per seguire, con approccio longitudinale, il percorso universitario sia degli studenti AF, sia di un adeguato campione di loro compagni per avere l’indispensabile termine di paragone. Attraverso interviste semi-strutturate ripetute nel tempo agli attuali studenti di AF (circa 70) vogliamo osservare il cambiamento lungo l’arco della loro esperienza universitaria in termini di condizioni materiali, aspirazioni professionali, qualità delle loro relazioni (fra pari, con i docenti, con le comunità di origine). In parallelo, lo studio delle esperienze dei “laureati” AF, ormai giovani professionisti, ci sta restituendo narrazioni in viva voce di protagonisti dello sviluppo locale che colpiscono per la loro forza ed entusiasmo. Così, cerchiamo di capire in profondità l’intreccio sottile, delicato e anche fragile, fra la libertà dell’io in azione e il “noi” che l’accompagna, convinti che questo intreccio sia cruciale perché i progetti di inclusione e di sviluppo possano davvero produrre esiti che durano nel tempo. Due valenze della esperienza AF meritano di essere ricordate. Innanzitutto, il progetto AF è paradigmatico di quel che dovrebbe essere la formazione universitaria in quanto tale: il compito dell’università non è di ‘parcheggiare’ i giovani fornendo nozioni ed eventuali certificazioni, ma di accompagnarli a diventare protagonisti della loro vita. Secondo, l’esperienza AF aiuta molto a riflettere sul significato pratico, concreto, del protagonismo dei poveri e della ownershipp dei processi di sviluppo: tema enorme e ancora troppo poco studiato. * Professore di Politiche economiche internazionali nella facoltà di Scienze politiche e sociali

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L’IA come risorsa strategica del futuro

Fra tecnofili e tecnofobi, il dibattito dell’Ateneo sull’intelligenza artificiale di Antonella Sciarrone Alibrandi*

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imponente attenzione a più livelli riservata all’intelligenza artificiale (IA) non è l’esito di una sopravvalutazione. L’aumento della potenza di calcolo e della disponibilità dei dati e il progresso negli algoritmi hanno reso l’IA una – se non “la” – risorsa strategica del 21° secolo, al centro delle dinamiche fondamentali per la geopolitica, così come di quelle democratiche all’interno dei Paesi. Dalla logistica alla gestione dei trasporti, dal controllo della filiera agro-alimentare al supporto alle attività mediche, dai servizi per i cittadini all’efficientamento dei processi produttivi, l’IA è in grado di incidere in modo assai significativo sull’assetto sociale ed economico del mondo. Senza esagerare, può dirsi in atto una sorta di sfida globale. Come negli anni ’40 dello scorso secolo vi è stata la corsa agli studi sulla bomba atomica e negli anni ’60 la grande sfida alla conquista della luna, oggi le superpotenze cercano di prevalere nell’utilizzo – in ambito militare, industriale, commerciale e della ricerca – di tecnologie innovative, fra le quali l’IA gioca un ruolo di primo piano. Cina, India e

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PRESENZA

Nella ricerca

 Dalla logistica alla gestione dei trasporti, dal controllo della filiera agro-alimentare al supporto alle attività mediche, dai servizi per i cittadini ai processi produttivi, l’IA incide sull’assetto sociale ed economico del mondo Stati Uniti stanno impiegando ingenti risorse in questo campo, con cui nessuno dei Paesi membri dell’Ue può riuscire da solo a competere. Perciò, nel 2018 la Commissione europea ha raccomandato ai Paesi un’azione sinergica per affrontare le nuove sfide predisponendo una strategia europea per l’intelligenza artificiale, nel cui quadro sono stati previsti significativi investimenti nonché, allo scopo di approfondire gli ambiti che stanno subendo i maggiori cambiamenti per effetto delle nuove tecnologie, sono stati costituiti a Bruxelles alcuni Expert Group. Fra questi, dell’ambito finanziario si occupa il Rofieg (Regulatory Obstacles to Financial Innovation Expert Group), cui partecipo anche io quale unico membro italiano, al fine di aiutare la Commissione e il nuovo Parlamento europeo nell’elaborazione di regole in grado di promuovere l’innovazione, al contempo tutelando in modo adeguato, anche dai rischi del deep learning, tutti gli interessi in gioco. È evidente che qualsiasi tentativo di regolazione di un fenomeno così nuovo e complesso presuppone l’esame non solo delle opportunità e dei rischi che l’intelligenza artificiale comporta sul piano strettamente giuridico-economico (spesso ricondotte – o meglio ridotte – a questioni di privacy violata), bensì anche delle sue profonde implicazioni antropologiche, sociali, psicologiche, culturali ed etiche. In questa prospettiva, di fronte allo svilupparsi di una dialettica, alle volte piuttosto stereotipata, fra tecnofili e tecnofobi, la volontà del nostro Ateneo è di offrirsi quale luogo nel quale sviluppare un dibattito che accompagni una matura presa di coscienza dell’impatto dell’IA sulla società. In Università Cattolica sono numerosi i gruppi di ricerca che con approccio inter-

disciplinare sono già impegnati nello studio di queste tematiche, così come i tavoli di lavoro che stanno sviluppando rapporti di collaborazione con realtà esterne (fra cui, nel campo della robotica, l’Istituto italiano di tecnologia e, nella prospettiva di promuovere un approccio “umanistico” all’IA, il Cortile dei Gentili). * Pro rettore vicario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e presidente di EDUCatt – Ente per il diritto allo studio universitario dell’Ateneo

Arrivano i robot

Una raccolta di riflessioni sull’intelligenza artificiale n occasione del tradizionale appuntamento della Notte dei ricercatori dello scorso 27 e 28 settembre l’Università Cattolica ha presentato Arrivano i robot. Riflessioni sull’intelligenza artificiale, un volume che raccoglie i contributi di docenti e ricercatori in differenti aree disciplinari su uno dei grandi temi che interrogano la società contemporanea. L’Università Cattolica si sta da tempo interrogando in questa direzione in collaborazione con realtà esterne nella prospettiva di promuovere un approccio “umanistico” all’intelligenza artificiale. Arrivano i Robot è il primo volume della collana Le voci dell’Università Cattolica a cura della Funzione Comunicazione dell’Ateneo. Per richiedere una copia del libro si può scrivere a presenza@unicatt.it

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PRESENZA

Nella ricerca

Scoperto biomarcatore molecolare predittivo di risposta alla terapia

Firma molecolare contro il tumore della cervice

 Medicina personalizzata, l’identificazione di una firma molecolare costituita da tre geni potrebbe in futuro aiutare nella scelta terapeutica, evitando trattamenti inefficaci e potenzialmente tossici

di Paola Mariano

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redire la risposta al trattamento nelle pazienti con tumore della cervice uterina potrebbe essere possibile grazie ai risultati di una ricerca frutto della collaborazione tra la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica, la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e l’ENEA – Divisione Tecnologie e metodologie per la salvaguardia della salute (in collaborazione con ISPAAM-CNR). Lo studio ha portato all’identificazione di una firma molecolare composta da tre geni in grado di predire la risposta al trattamento radiochemioterapico neoadiuvante nelle pazienti con tumore della cervice uterina localmente avanzato. I ricercatori coinvolti nel progetto sono stati coordinati dal professor Giovanni Scambia, direttore scientifico della Fondazione Policlinico

Universitario Agostino Gemelli, IRCCS da Daniela Gallo, responsabile dell’Unità di Medicina Traslazionale per la Salute della Donna e del Bambino del Policlinico Gemelli, e da Carmela Marino, responsabile Divisione Tecnologie e Metodologie per la Salvaguardia della Salute ENEA, C.R. Casaccia. I risultati, oggetto di brevetto, sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Experimental & Clinical Cancer Research. «Nel nostro Dipartimento, la radiochemioterapia neoadiuvante seguita da chirurgia radicale rappresenta l’opzione terapeutica più frequentemente utilizzata nelle pazienti con tumore della cervice localmente avanzato. Tuttavia, il 30% circa delle pazienti non risponde bene alla terapia e presenta una ripresa di malattia precoce. Queste evidenze cliniche sono state alla base di un progetto di ricerca traslazionale volto ad identificare potenziali biomarcatori predittivi di risposta nel nostro setting clinico»,

spiega il professor Scambia. «Si è trattato di un lavoro molto articolato che, partendo dalla comparazione del profilo proteico delle biopsie tissutali di pazienti con risposta nota alla terapia (sensibili o resistenti al trattamento CRT) si è sviluppato fino alla comprensione dei meccanismi molecolari che sottendono il ruolo dei 3 geni identificati come biomarcatori di risposta» rileva Marianna Buttarelli dell’Istituto di Clinica Ostetrica e Ginecologica. «L’algoritmo di machine learning da noi sviluppato – aggiunge Daniela Gallo – determina la probabilità di sensibilità o resistenza alla CRT, a partire dal livello di espressione dei marcatori d’interesse. Questi risultati potrebbero rappresentare un importante passaggio verso l’applicazione di approcci terapeutici personalizzati nel trattamento della malattia».

Una malattia rara destinata ad aumentare

Fibrosi polmonare idiopatica, un anticorpo per la cura  Arriva il farmaco che apre concrete speranze per i malati di fibrosi polmonare idiopatica. Una grave malattia respiratoria dalle cause tuttora sconosciute

di Paola Mariano

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razie a uno studio internazionale coordinato da esperti dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma si aprono nuove prospettive per la cura della fi brosi polmonare idiopatica (IPF), una malattia rara la cui diffusione è però destinata ad aumentare, complice l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle diagnosi precoci: pamrevlumab, un anticorpo monoclonale, rallenta la progressione della malattia bloccando una molecola chiave, il connective tissue growth factor (CTGF). Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivi-

sta The Lancet Respiratory Medicinee ed è stato coordinato a livello globale da Luca Richeldi, docente di Pneumologia e direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pneumologia del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS. La fi brosi polmonare idiopatica (IPF) è una malattia dei polmoni caratterizzata da una progressiva perdita della funzione respiratoria, che conduce alla morte generalmente per insufficienza respiratoria in media dai 3 ai 5 anni dopo la diagnosi. Si calcola che in Italia circa 5.000 nuovi casi di malattia siano diagnosticati ogni anno. Colpisce più spesso individui di sesso maschile, ex fumatori, generalmente dopo i 55 anni di età. Pur essendo considerata una malattia rara, l’IPF è la causa di morte in

circa 20 persone ogni 100.000. La causa della fi brosi polmonare idiopatica è tuttora sconosciuta, anche se alcuni fattori di rischio sono stati identificati, tra cui il fumo di sigaretta, il reflusso gastroesofageo, virus respiratori ed esposizioni a inquinanti ambientali. In alcuni casi esiste una familiarità e circa il 30% del rischio di ammalarsi è su base genetica. I sintomi principali sono la fatica a respirare e la tosse secca. Attualmente sono disponibili due farmaci (nintedanib e pirfenidone) che rallentano la velocità di perdita della funzione polmonare di circa il 50%, anche se purtroppo nessuno dei due farmaci ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza o la qualità di vita dei pazienti. Università Cattolica del Sacro Cuore


La scoperta grazie a uno studio del campus di Piacenza pubblicato su Science Advances

Il microbioma ruminale dei bovini spia della produttività

PRESENZA

Nella ricerca

 Scoperto il cuore dei microrganismi del rumine dei bovini, dipende dal Dna e permetterà la selezione genetica dei capi più produttivi e meno inquinanti

di Cristina Bricchi

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n nuovo studio – frutto di una ricerca pluriennale finanziata dall’Unione Europea condotta dai ricercatori della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali – i cui risultati sono stati di recente pubblicati sull’importante rivista scientifica Science Advances, spiega alcune complesse interazioni tra genetica animale e microbioma intestinale. I ruminanti forniscono agli esseri umani alimenti, principalmente latte e carne provenienti da prodotti vegetali non commestibili per

l’uomo, compresi i sottoprodotti agroindustriali, e permettono a molte comunità rurali di tutto il mondo di sopravvivere dove i seminativi sono impossibili. A questo è tuttavia associato un costo ambientale in quanto i ruminanti, attraverso il loro microbioma ruminale, producono quantità significative di gas a effetto serra, metano in primo luogo. Il team di ricercatori ha studiato oltre 1000 vacche in lattazione appartenenti a due razze, Frisona e Rossa Nordica, allevate in 7 diversi allevamenti ripartiti su 4 nazioni (Italia, Inghilterra, Svezia e Finlandia), raccogliendo un’enorme quantità di dati. Rilevante è stato il contributo dei ricercatori dei dipartimenti DiANA e DiSTAS della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali di Piacenza, che hanno monitorato oltre il 40% del totale degli animali reclutati nella ricerca, ripartiti su tre stalle del lodigiano e del piacentino. Il risultato principale dello stu-

dio è l’avere identificato un piccolo gruppo di microrganismi che rappresentano il “core” del microbioma ruminale e che si mantiene molto conservato nonostante la variabilità delle aree geografiche di provenienza, razza ed alimentazione. La ricerca evidenzia che questi microrganismi mostrano significative stime di ereditarietà, la loro abbondanza è infatti spiegata in misura significativa dalla genetica dell’ospite. Secondo Paolo Bani ((nella foto), che ha coordinato l’attività svolta dal team piacentino, l’avere dimostrato che un piccolo numero di microrganismi ereditari “controllati” dall’ospite dà un contributo rilevante alla spiegazione delle variabili sperimentali e dei fenotipi, apre la strada alla possibilità di intraprendere programmi di selezione genetica basati sul microbioma per fornire una soluzione sostenibile all’aumento dell’efficienza e alla riduzione delle emissioni dei ruminanti.

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Dalla ricerca in laboratorio all’utilizzo in campo

Biostimolanti: il futuro per un’agricoltura di sostenibilità

 Riuniti a Piacenza ricercatori e tecnici del settore per fare il punto sulle conoscenze relative all’utilizzo dei biostimolanti nelle colture agrarie

di Sabrina Cliti

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utilizzo di biostimolanti in agricoltura è in forte espansione in tutta Europa. Si tratta di una nuova categoria di prodotti, sostanze e microrganismi capaci di modificare la risposta agronomica delle colture attraverso un aumento della biodisponibilità dei nutrienti nel suolo, una maggior efficienza d’uso dei nutrienti, una migliore tolleranza agli stress abiotici e un incremento della qualità del prodotto. Queste caratteristiche si sposano con la richiesta di una sempre maggiore sostenibilità del comparto agro-alimentare. «L’enorme crescita del settore ha spinto la ricerca a lavorare in tal senso e la EU ad avviare un percorso di regolamentazione dei biostimolanti, per la tutela dei produttori, degli agricoltori e del consumatore finale. La facoltà

Università Cattolica del Sacro Cuore

di Scienze agrarie alimentari e ambientali della Cattolica si è impegnata da subito negli studi in questo settore, ed ha contribuito a chiarire i meccanismi con cui queste molecole agiscono. Questo obiettivo, raggiunto tramite una tecnica che si chiama metabolomica, sarà tra le informazioni essenziali della norma che la EU sta predisponendo per regolamentare l’autorizzazione e l’utilizzo di prodotti nel settore biostimolanti» spiega Luigi Lucini ((nella fotoo), professore del Dipartimento di Scienze e tecnologie alimentari per una filiera agro-alimentare sostenibile. «Numerose ricerche hanno ormai evidenziato una vasta gamma di effetti positivi dovuti all’utilizzo dei biostimolanti, capaci di agire sui naturali processi fisiologici della pianta, aiutandola a produrre meglio, in modo sostenibile e tutelando la qualità» ha aggiunto Lu-

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cini che ha organizzato a Piacenza il convegno Biostimolanti: dalla ricerca in laboratorio all’utilizzo in campo in cui è stato fatto il punto sulle conoscenze relative all’utilizzo dei biostimolanti nelle colture agrarie «Il convegno – ha rilevato Lucini – rappresenta il passaggio delle ricerche dai laboratori al campo, ed è il frutto della sinergia della ricerca universitaria con l’industria del settore. È ormai riconosciuto che i biostimolanti sono efficaci, come hanno dimostrato prove in serra, con colture ortive, per la vite e nelle fruttifere. La ricerca di laboratorio attuata nell’Ateneo piacentino ha consentito non solo di dimostrare l’efficacia di questi prodotti, fino ad anni fa sconosciuti sul mercato, ma anche di chiarire i meccanismi biochimici attraverso i quali i biostimolanti agiscono».


PRESENZA

Nella ricerca

Il ruolo chiave dei fisici nel guidare la rivoluzione dei dati

Scienza, Big Data e intelligenza artificiale di Antonella Olivari

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continui passi avanti tecnologici stanno permeando e rivoluzionando qualsiasi ambito sia scientifico che di business. Nuove tecnologie, applicazioni di nuovi nanomateriali, analisi e gestione di grandi quantità di dati, sviluppo di programmi e procedure basate sull’auto-apprendimento sono solo alcuni esempi di settori in cui il mondo della ricerca e quello produttivo possono incontrarsi per dar vita a nuove rivoluzioni che portino un valore aggiunto difficilmente raggiungibile con il semplice miglioramento dei processi e dei sistemi attualmente in uso. Una delle nuove frontiere è costituita dalle cosiddette tecniche di big-data analytics e di Artifical intelligence che permettono di gestire e analizzare in maniera flessibile grandi quantità di dati o di affrontare la soluzione di problemi complessi in maniera non rigida, ma basandosi su algoritmi e tecniche che si automigliorano e “apprendono” sul campo. Un esempio tipico sono le reti neurali o le tecniche di machine learning

 Le tecniche per la gestione dei Big Data e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale stanno rivoluzionando il modo in cui pensiamo e facciamo scienza. Nascono nuove opportunità e scenari futuri per giovani studenti e ricercatori che simulano il processo di apprendimento umano per implementare nuove funzioni e gestire problemi complessi. Queste tecniche vengono correntemente utilizzate a livello di ricerca di base in molti ambiti, che variano dalla fisica dei materiali alla bio-fisicia o la fisica dei sistemi complessi. Di queste nuove sfide e frontiere di applicazione si è parlato a Brescia con protagonisti internazionali durante il seminario BigDataTrends2019. In particolare il focus si è concentrato sull’impatto della scienza dei big data e sul modo in cui vengono affrontati alcuni dei problemi più importanti nella fisica della materia condensata: dall’analisi dei dati su larga scala alla progettazione dei materiali. Il numero di materiali possibili è praticamente infinito, mentre sono note solo poche centinaia di migliaia di materiali (inorganici). Per alcuni di essi sono note anche le proprietà di base. Al fine di accelerare l’identificazione e la progettazione di nuovi materiali, ottimiz-

zati per una determinata proprietà o un processo, sono necessarie strategie per l’esplorazione rapida e ben guidata dello spazio dei materiali. Inoltre, il rapido sviluppo delle strutture di ricerca ha aumentato enormemente la velocità con cui gli esperimenti possono essere eseguiti, mentre nuovi metodi e tecniche hanno aumentato la quantità di dati grezzi raccolti durante ciascun esperimento. Sebbene ciò abbia creato nuove opportunità, ha anche creato enormi sfide per le strutture nazionali e gli utenti. Da un punto di vista industriale, l’onnipresente disponibilità di dati di alta qualità raccolti a livello europeo consente di ottimizzare ulteriormente i processi produttivi e di rimanere competitivi, anche se il mining risulta sempre più difficile.

A Brescia ricercatori internazionali illustrano le frontiere delle nuove applicazioni

Se il machine learning aiuta la fisica di Antonella Olivari

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ecentemente molti scienziati si sono interessati all’applicazione dei concetti mutuati dal machine learning anche al campo della fisica per risolvere problemi molto complessi. Alberto Biella, laureato in Fisica a Brescia e ora ricercatore all’Université Paris Diderot, sta studiando come applicare le reti neurali a uno dei problemi più impegnativi in fisica della materia: determinare l’effetto dell’ambiente su un sistema quantistico. Infatti, ogni sistema non può mai considerarsi perfettamente isolato dall’ambiente circostante con cui

 Concetti e metodi mutuati da questo campo sono alla base di molte tecnologie che stanno rivoluzionando la nostra quotidianità. Le applicazioni in ambito fisico può interagire scambiando energia e particelle. Questa classe di sistemi è molto importante sia a un livello fondamentale che applicativo. Molte tecnologie del futuro si baseranno infatti sull’utilizzo di dispositivi o materiali quantistici, basti pensare allo sviluppo di computer quantistici e dei materiali superconduttori. I primi permetteranno di risolvere problemi troppo complessi per computer classici (tradizionali) mentre i secondi consentiranno di trasportare energia elettrica senza dissipazione (cioè senza perderla lungo il percorso). Anche Alessandro Sepe, uno dei primi lau-

reati in fisica a Brescia, da qualche anno a Shangai, sta studiando questi sistemi in Cina presso l’Accademia delle scienze cinesi e al centro Grandi dati del Sincrotone. Per il seminario Big data trendss è ritornato in Italia per raccontare quanto la Cina stia investendo in questo ambito e per confrontarsi con le aziende su come rispondere alle loro necessità. Per la Cina la gestione di grandi numeri è di estremo interesse, vista la numerosità della popolazione cinese, e per questo sta investendo enormi risorse per promuovere la ricerca in questo campo della scienza. Università Cattolica del Sacro Cuore


PRESENZA

Nella ricerca

Una ricerca d’eccellenza per un’università moderna

Fisica, il villaggio della ricerca connesso con il mondo di Antonella Olivari

 I laboratori della sede di Brescia sono un polo d’attrazione per i migliori studenti, ricercatori e le imprese che fondano sulle nuove tecnologie i loro successi

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l Dipartimento di Matematica e Fisica “Niccolò Tartaglia” della sede bresciana della Cattolica ospita una rete di laboratori innovativi di ricerca. Nel campo della fisica della materia condensata, opera il centro di ricerca ILAMP ((Interdisciplinary Laboratories for Advanced Materials Physics, https://centridiricerca.unicatt.it/ilamp) dove si affrontano le sfide aperte nel campo dei materiali innovativi e quantistici la cui complessità intrinseca dà origine a comportamenti non convenzionali e di interesse applicativo. Superconduttori, materiali a base carbonio (grafene, nanotubi), ossidi di metalli di transizione, nanomateriali sono alcuni esempi di sistemi le cui proprietà possono avere impatto nel campo del trasporto di energia, del fotovoltaico, del bio-medicale, della sensoristica). Spettroscopie innovative vengono continuamente sviluppate per catturare le proprietà esotiche di questi sistemi: microscopie con risoluzione atomica, fotoemissione di elettroni, spettroscopie ultraveloci basate sull’utilizzo di impulsi laser brevissimi, sono solo alcuni esempi di tecniche che, combinate tra loro, permettono di studiare le interazioni fondamentali e l’origine delle proprietà chimico-fisiche di questi sistemi. Anche l’analisi di dati sempre più complessi e numerosi ha richiesto l’applicazione di tecniche di machine learning. La ricerca sperimentale si accompagna a quella teorica con lo sviluppo di modelli e teorie per capire come i processi quantistici influiscano sulle proprietà macroscopiche di sistemi fisici complessi e come possano essere sfruttate per migliorare le prestazioni di dispositivi. Nel campo della fisica delle alte energie, vengono inoltre affrontati problemi rilevanti per la fisica teorica delle interazioni fondamentali. È attiva anche una linea di ricerca nel campo della Fisica dell’Ambiente, con lo scopo di misurare e modellizzare scambi di energia,

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gas e materia tra ecosistemi e l’atmosfera. Tutte le attività di ricerca si trovano all’interno di una rete di collaborazioni internazionali che rendono il Dipartimento un polo di eccellenza, come è testimoniato dai qualificati progetti di ricerca europei e internazionali e dalle numerose pubblicazioni su autorevoli riviste scientifiche internazionali. In questi laboratori, studenti di altri atenei, italiani e non, arrivano per completare la loro attività di ricerca, i laureati della Cattolica che hanno maturato nuove esperienze all’estero tornano con contratti post-doc e soprattutto gli studenti del corso di laurea in Fisica possono contribuire all’attività di ricerca lavorando con studenti provenienti da altri laboratori. La molteplicità e interdisciplinarietà delle attività evidenziano un rapporto intenso di collaborazione tecnico-scientifica e di servizio culturale con le istituzioni di governo, con i soggetti economici e sociali, con il mondo della scuola secondaria e con gli operatori culturali presenti sul territorio bresciano e lombardo in generale. Numerose convenzioni sono state attivate in questi ultimi anni per lo svolgimento di attività di studio e ricerca applicata a problemi economici, tecnologici, ambientali, per la fornitura di expertise tecnica e per

progetti legati alla governance e allo sviluppo sostenibile del territorio.

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17 Analisi dati e machine learning e tecniche di machine learning sono ormai imprescindibili per l’analisi dei dati e per la soluzione di teorie complesse nel campo della fisica della materia. Recentemente abbiamo realizzato una rete neurale artificiale capace di analizzare i dati ottenuti dalle spettroscopie a raggi X, riducendo il tempo richiesto per una valutazione completa di uno spettro da 30 minuti ad una frazione di secondo. Inoltre, utilizziamo degli algoritmi capaci di cogliere le correlazioni nascoste fra gli esiti di multiple misure sperimentali che spesso sfuggono all’analisi umana; come esempio, questi metodi sono applicati da ILAMP per l’identificazione di malattie respiratorie tramite l’analisi del respiro umano eseguite con sensori di gas multipli. Tutte queste applicazioni non sono progettate per sostituire il lavoro dei ricercatori, ma per semplificarlo e velocizzarlo, permettendo l’analisi dell’enorme flusso di dati che caratterizza la ricerca moderna.

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NANOSCIENZA

PRESENZA

Nella ricerca

Dalle superfici ai dispositivi he interface is the device (l’interfaccia È il dispositivo), così si esprimeva Herbert Kroemer premio Nobel per la fisica nel 2000 sottolineando come i progressi nell’elettronica e nella fotonica erano legati alla capacità di controllare i materiali a livello atomico, realizzando interfacce sempre più sottili tra materiali diversi, con spessori fino a pochi strati atomici. Questo criterio è ancora valido e, unito allo sviluppo vertiginoso delle nanotecnologie, permette oggi di realizzare interfacce tra diversi composti per svariate applicazioni, rispondendo all’esigenza di produrre dispositivi fotovoltaici e fotocatalitici più efficienti, sensori sempre più compatti, circuiti elet-

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tronici e rivelatori ultraveloci. Nel laboratorio di Fisica delle Superfici e Spettroscopia vengono realizzate diverse interfacce e sensori per applicazioni nel campo dell’energetica e della diagnostica ambientale e medica. L’uso di carbonio nanostrutturato, grafene e nanotubi, e la sua funzionalizzazione con nanoparticelle e macromolecole permette di conferire alle interfacce le proprietà fisiche ottimali per le applicazioni cui sono destinate. Le ricerche in questo campo stanno portando allo sviluppo di dispositivi destinati alla sensoristica ambientale e, in collaborazione con i medici del Policlinico Gemelli, allo screening dei pazienti in medicina respiratoria.

Le funzionalità dei nanocompositi in applicazioni biomedicali a capacità di combinare materiali su scala nanometrica con un processo semplice, ecologico e ad alta produttività che aggrega nanoparticelle con elementi diversi come Ag, Cu, Ti, sta aprendo la strada ad applicazioni senza precedenti. Il laboratorio di Nanoscienza si occupa della sintesi e dello studio delle propretà di nanomateriali con innumerevoli applicazioni: rivestimenti battericidi ad ampio spettro, programmabili come durata ed intensità dell’effetto a seconda dell’impiego, sia nel contrasto della contaminazione da superfici infette all’interno degli ospedali, che nella riduzione delle infezioni batteriche nell’implantologia medica; sviluppo di sensori di molecole biologiche e altri dispositivi basati sulla localizzazione del campo elettromagnetico su scala nanometrica; terreni di coltura che proteggono le cellule dai batteri e dall’ossidazione senza l’uso di antibiotici, permettendo la crescita e la rigenerazione dei tessuti applicabili al corpo umano.

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Tecnologie quantistiche ra le sfide più affascinanti e attuali della ricerca scientifica europea e internazionale vi è lo sfruttamento di processi quantistici per creare nuove funzionalità in materiali e dispositivi di interesse tecnologico. L’applicazione di tali fenomeni in dispositivi optoelettronici promette di raggiungere prestazioni elevate e di rivoluzionare le attuali tecnologie, come, ad esempio, ottenere trasporto

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elettronico senza alcuna dissipazione di energia. Anche l’Università Cattolica è protagonista in questo percorso grazie ad un’intensa attività finalizzata a capire e manipolare dinamiche elettroniche a livello microscopico e su scale temporali dell’ordine di milionesimi di miliardesimi di secondo! Attraverso l’uso di spettroscopie laser risolte in tempo, i gruppi sperimentali Ulysses e Elphos, in collaborazione

con l’Università di Tubinga e della British Columbia, studiano materiali di nuova generazione da utilizzare in celle fotovoltaiche super-efficienti in cui l’energia trasferita dalla luce all’elettrone non venga dissipata in calore ma completamente trasformata in energia elettrica. Modelli per spiegare e predire fenomeni quanto-coerenti vengono sviluppati dal team Quantum Biology di fisici teorici.

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È italiana la scienziata degli incunaboli di Oxford di Graziana Gabbianelli

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l corso di Storiografia, le lezioni di Metodologia del professor Pietro Zerbi sono state fondamentali, mi hanno insegnato a trovare sempre il metodo più adatto per individuare e studiare le fonti su cui lavorare». Lo ha detto Cristina Dondi, Oakeshott Senior Research Fellow in the Humanities, Lincoln College, University of Oxford, segretario scientifico del Consortium of European Research Libraries e Cavaliere della Stella d’Italia. Lo scorso 24 ottobre la professoressa Dondi è tornata nella sua università, in largo Gemelli – in occasione di un incontro organizzato da Alumni Cattolica – per raccontare le sue ricerche, a partire dalle tesi di laurea e di dottorato, e il suo progetto europeo, ormai ventennale, vincitore dell’European Research Council Consolidator Grant.

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PRESENZA

Degli Alumni

 Cristina Dondi, alumna della facoltà di Lettere, ha ideato il Material evidence in Incunabula, un database che traccia la diffusione dei libri stampati nella seconda metà del 400. Il progetto ha ricevuto lo European Research Council Consolidator Grant

Nel 2010, con i fondi della British Academy, Cristina Dondi ha ideato e sviluppato il ««Material evidence in Incunabula (Mei)», un database in grado di tracciare la diffusione e l’uso dei libri stampati nella seconda metà del Quattrocento, oggi sparsi in circa quattromila biblioteche fra Europa e Usa. Il progetto ha ricevuto lo European Research Council Consolidator Grant per capire come la società di fine ’400 ha reagito all’innovazione tecnologica: è un passo verso l’integrazione fra cultura umanistica e sapere scientifico-tecnologico. Il team di ricercatori coordinati dalla Dondi sono dei veri e propri cacciatori di incunaboli del XXI secolo che operano all’Università di Oxford, dove stanno mappando la diffusione e la distribuzione di tutti libri pubblicati nella seconda metà del Quattrocento: mezzo milione di volumi sparsi in circa quattromila biblioteche europee e americane. «Il team è quasi completamente italiano – racconta la professoressa Dondi che ha selezionato personalmente i suoi collaboratori – non per ragioni campanilistiche: ma perché in questo campo gli italiani sono i migliori, quelli con le competenze giuste per prendere in mano un libro antico e riuscire a comprenderlo». Il risultato di questo lavoro ideato dalla Dondi è un enorme database che traccia la circolazione dei libri, le loro rotte e i loro possessori, attraverso i secoli. «Basta inserire il nome di un libro nel software e sullo schermo compare una intricata mappa di tutto il suo percorso. Noi siamo il primo progetto che ha inventato la visualizzazione scientifica del movimento dei libri – e delle idee e del sapere che veicolano – attraverso lo spazio e il tempo» ha spiegato la professoressa Dondi. Tramite infatti il percorso dei

libri si può ricostruire la storia del sapere in Europa, rielaborando l’elenco dei possessori di un volume si può individuare la circolazione delle idee fra i diversi Paesi. Laureata in Storia medievale, con un dottorato nella stessa disciplina conseguito al King’s College di Londra, Cristina Dondi si era immatricolata alla facoltà di Lettere e filosofia dell’Università Cattolica di Milano attratta dalle Comunicazioni sociali, ma fin da subito le lezioni di Storia medievale, Storiografia e Paleografia latina le aprirono un mondo nuovo di interessi che determinarono il suo futuro professionale. Dall’incontro infatti con i professori Mirella Ferrari e monsignor Pietro Zerbi la Dondi confessa di aver imparato importanti lezioni come quella di «non prendere mai scorciatoie, andare sempre a fondo, cercare e studiare tutte le fonti». Ad Oxford, racconta la professoressa, è arrivata grazie a un Erasmus a Cambridge nel 1990-91«durante il mio dottorato, rispondo a un annuncio sul Guardian: la Bodleiana di Oxford cerca un medievista per lavorare alla catalogazione dei loro 7.500 incunaboli. Delle cinque persone chiamate per il colloquio, tre erano italiane. Ho cominciato a Oxford nel maggio del 1996 e non mi sono mai più spostata». Ma cosa può rappresentare un libro per chi – come la professoressa Dondi – ha posto i libri antichi al centro della propria vita creando un innovativo sistema di “tracciabilità”? Oltre alla loro forza, spesso sono volumi sopravvissuti per oltre 500 anni, la Dondi sottolinea il “fattore umano”: «le tracce lasciate dalle persone che hanno usato il libro nel tempo raccontano storie, ogni libro è una fonte storica strepitosa. I libri vanno usati per conoscere il nostro passato».

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Parità di genere, la lente della sociologa di Agostino Picicco

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Qual è stato il suo percorso formativo? Mi sono laureata nel 2009 in Scienze dell’Educazione all’Università Cattolica di Brescia dove, conclusi gli studi, ho lavorato presso la Caritas. I miei studi, la mia attività presso il Laboratorio di ricerca e di intervento sociale (LaRIS) dell’Ateneo – dove ho collaborato con i professori Enrico Tacchi e Maddalena Colombo, rispettivamente docenti di Sociologia dell’ambiente e del territorio e Sociologia dei processi culturali e comunicativi, mi hanno portato ad operare nel mondo della ricerca sociale. Sempre in Cattolica ho conseguito il dottorato in Sociologia e metodi della ricerca sociale, che mi ha offerto la possibilità – rivelata molto utile per il mio percorso professionale – di coniugare l’approfondimento teorico con il metodo critico nell’affrontare i temi sociali. Giancarlo Rovati, professore di Sociologia generale, è stato il relatore della mia tesi di dottorato, mentre il mio secondo supervisor era olandese e pertanto, durante il mio percorso di dottorato, ho svolto due visiting presso l’Univeristà di Tilburg (Olanda). Sono stata inoltre anche visiting presso Eurolab (European Data Laboratory for Comparative Research) a Colonia, dove ho potuto apprendere nuove tecniche di analisi in un contesto internazionale. Dopo il dottorato ho collaborato con l’Università Cattolica in vari progetti e ho lavorato con una onlus che svolge servizio di formazione a favore di ong AVSI, con missioni in Libano. Tante esperienze differenti... E tutte hanno arricchito molto la mia formazione personale e affinato la mia caratura internazionale. Nell’ambito di uno studio

 Vera Lomazzi, dopo aver conseguito la laurea e il dottorato di ricerca in Università Cattolica, ha seguito un percorso di ricerca che l’ha portata a Colonia in Germania. Con lei ripercorriamo le tappe della sua carriera e scopriamo i temi di ricerca ai quali si dedica con passione oggi che lavora al GESIS Leibniz Institute for the Social Sciences di Colonia. sulle trasformazioni sociali e politiche connesse alle primavere arabe, sono stata selezionata come ricercatrice presso l’Univeristà di Aberdeen in Scozia e poi, finalmente, ho vinto il concorso per una posizione di ricercatrice al GESIS – Leibniz Institute for the Social Sciences di Colonia. Di che cosa si occupa precisamente al GESIS in Colonia? Lavoro qui da tre anni e sono senior researcher. Mi occupo di ricerca sui valori, il mio settore è quello della parità di genere, il ruolo di uomini e donne nella società. Inoltre faccio parte dell’Executive Committee dell’European Values Study, un programma di ricerca che studia i valori degli europei dal 1981 in circa 40 paesi e del Liason Committee per la collaborazione tra European Values Study e World Values Survey, che implementa la ricerca sui valori su scala mondiale, con cui portiamo avanti congiunti progetti di disseminazione. Quanto ha contato il suo percorso di studio in Cattolica per la professione che svolge oggi? La mia formazione universitaria mi ha permesso di andare in profondità in vari temi, di mettermi in discussione, gli studiosi con cui ho collaborato e oggi lavoro hanno sempre molto apprezzato il mio percorso formativo. L’importanza attribuita al dialogo, all’accoglienza del pensiero differente, con la relativa messa in discussione di presunte certezze, sono diventati elementi fondamentali e sfidanti nel mio percorso di ricerca scientifica. Qualche ricordo degli anni di studio a Brescia? Ho un ottimo ricordo dei corsi di Sociologia con i professori Tacchi e Colombo, così come del corso di Pedagogia generale tenuto dal professor Pierluigi Malavasi. Docenti

con metodi diversi ma che mi hanno fatto toccare l’aspetto pratico di tali discipline. In particolare ho apprezzato l’attenzione al territorio, al mondo fuori dalle aule. I professori ci portavano nelle strade per vedere cosa succedeva nella città, come cambiano i quartieri, che pensa la gente, e poi discutevamo in aula circa i dati raccolti e ci confrontavamo. Insomma ci hanno insegnato a sporcarci le mani e non a fare gli studiosi stando chiusi nelle nostre stanze. Quali sono ora le sue prospettive professionali? Fino al 2021 ho un contratto quadriennale a Colonia, che può anche diventare permanente. Poi vedremo, a seconda delle condizioni che si creeranno. In Italia ho conseguito l’abilitazione nazionale per l’insegnamento come professore associato. Non mi dispiacerebbe rientrare in Italia, in modo tale da restituire quanto ho imparato e quanto il mio Paese ha investito su di me. La sua esperienza di vita richiama il tema più generale della fuga dei cervelli. Come giudica questo fenomeno migratorio italiano? Il problema è che ci sono pochi programmi per rientrare in Italia, i bandi per i ricercatori sono veramente pochi. L’esperienza all’estero non è sempre facile, ma i contratti sono più tutelanti. Anche in Germania c’è una gavetta da fare, ma c’è piú mobilità, si cresce di più, e il lavoro del ricercatore è maggiormente riconosciuto. Sostanzialmente chi va a formarsi all’estero non costituisce un impoverimento per il Paese, se poi si ha la possibilità, ad un certo momento, di rientrare e diventare attrattivi e generativi per altri capitali sociali. Università Cattolica del Sacro Cuore


 Il centenario di fondazione dell’Università Cattolica è ormai alle soglie. In vista di questo importante anniversario abbiamo chiesto a tutti i Presidi di raccontarci i traguardi raggiunti, i progetti in atto, le nuove sfide e prospettive di sviluppo delle Facoltà dell’Ateneo. Su questo numero le interviste a Luigi Pati, preside della facoltà di Scienze della formazione, e a Rocco Bellantone, preside della facoltà di Medicina e chirurgia A. Gemelli

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In Ateneo

La Facoltà investe sui giovani a cura della Redazione Professor Pati il centenario dell’Università Cattolica è ormai prossimo: quali traguardi ha raggiunto la sua Facoltà e quali sono le nuove sfide che l’attendono? della formazione nel corso degli ultimi decenni ha permesso a docenti, ricercatori e collaboratori di aprirsi alle nuove sfide della conoscenza, di approfondire le nuove prospettive dell’educazione, di coltivare e sviluppare inediti àmbiti di studio. Per il futuro, l’intenzione è quella di proseguire lungo il cammino intrapreso, privilegiando la progettazione di percorsi formativi e iniziative in collaborazione con altre Facoltà dell’Università Cattolica e altri organismi del territorio nazionale e internazionale. Su quali parole chiave si declina l’impegno formativo e i progetti della Facoltà? Sono molte le espressioni che possono aiutare a illustrare l’impegno formativo della facoltà di Scienze della formazione: comunicazione educativa, formazione permanente, progettazione partecipata, competenze relazionali, professionalità educativa e formativa in divenire, apprendimento trasformativo… In riferimento a ciò posso affermare che la parola chiave su cui la Facoltà ha intenzione di poggiare la propria crescita è quella di ““protagonismo giovanile”. Con essa si vuole superare la vecchia impostazione, incline a valutare l’Università come luogo qualificato da un rapporto asimmetrico e unidirezionale tra docenti e studenti: i primi tesi a ricercare nuove vie di conoscenza, ad elaborare inedite proposte di sviluppo, a insegnare i risultati conseguiti con le loro indagini; i secondi chiamati ad acquisire le conoscenze loro offerte, a seguire le indicazioni ricevute, ad operare in linea di continuità con i modelli accademici di riferimento. In quest’ottica, la facol-

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tà di Scienze della formazione negli ultimi decenni ha valorizzato il “protagonismo” dei giovani, e lo ha fatto, in merito ai processi formativi e culturali, proponendo attività esperienziali, che abilitano i giovani a divenire “costruttori di conoscenza”. Con quali progetti di ricerca e sviluppo la sua Facoltà intende rispondere alle nuove esigenze della società e del mercato del lavoro? Anche qui posso ricorrere ad alcune parole chiave che governano, e al tempo stesso descrivono, i vari progetti di ricerca e sviluppo: imparare a mettersi in relazione con i processi di cambiamento, agire con professionalità, acquisendo quindi una corretta identità di sé come persona chiamata a interagire con le novità, affinare la capacità di connettere i vari mondi dell’educazione/formazione, agendo in prospettiva sistemica, apprendere per innescare processi trasformativi nel mondo in cui si vive. Come si declina l’identità cattolica nella Sua Facoltà? Il valore della persona è certamente alla base della proposta formativa della Facoltà che presiedo. La costruzione della società come comunità educante, nella quale il singolo soggetto possa trovare

possibilità di avveramento e di affermazione personale, diventa criterio orientativo per la proposta formativa e per l’attività di ricerca. Oggi come oggi è ancora valida la sfida educativa? Si tratta di capire che l’educazione va avvertita come modalità privilegiata per ridare forza all’umano e come elemento di base per riscoprire il senso del vivere comunitario. Senza educazione, qualsiasi tentativo per costruire un mondo migliore è condannato all’insuccesso. I giovani oggi tra tecnologia e bullismo... Il tema è complesso e richiederebbe ampio spazio per essere approfondito. Mi limito perciò a rilevare tre esigenze, di cui l’Università in generale e la facoltà di Scienze della formazione in particolare sono chiamate a farsi carico: ridare spessore al valore dell’altro, rafforzare la capacità dell’uomo di affrontare e gestire le nuove scoperte scientifiche e i nuovi mezzi tecnologici, rivalutare l’educazione come processo dinamico che esige il collegamento e l’interrelazione tra varie realtà e luoghi di esperienza, promovendo forme di corresponsabilità educativa tra famiglia, scuola, altri luoghi di vita.

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La sfida della medicina sartoriale a cura della Redazione

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Professor Bellantone il centenario dell’Università Cattolica è ormai prossimo: quali traguardi ha raggiunto la sua Facoltà e quali sono le nuove sfide che l’attendono? La facoltà di Medicina e chirurgia “A. Gemelli” in questi ultimi anni ha raggiunto importanti traguardi con la formazione e l’offerta di nuovi Corsi di laurea: anzitutto, il Corso in Medicina e chirurgia in lingua inglese che nello scorso luglio ha proclamato i primi laureati e che, grazie alla convenzione con la Thomas Jefferson University, già dal prossimo anno consentirà il conseguimento del titolo di Double Degree, attraverso un percorso impegnativo e complesso, basato su una formazione che avviene in parte in Italia e in parte negli Stati Uniti d’America. Da due anni la Facoltà ha attivato il nuovo Corso di laurea magistrale a ciclo unico in Farmacia che arricchisce la nostra offerta formativa e, da quest’anno, il Corso di laurea magistrale in Biotecnologie per la Medicina personalizzata. Accanto a queste novità, abbiamo consolidato l’offerta formativa dei Corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e chirurgia e in Odontoiatria e rafforzato la partecipazione ai Corsi interfacoltà in collaborazione con le facoltà di Economia e di Scienze della formazione del nostro Ateneo. L’Università non è soltanto un luogo di lezioni ed esami, ma un luogo dove i giovani imparano una professione… Tutti i nostri studenti vivono e imparano ogni giorno – ed è questa la principale sfida e il primo scopo del nostro lavoro – il prezioso rapporto fra medico e paziente, il contatto con la persona e con la sofferenza, soprattutto grazie alla presenza del Policlinico Universitario A. Gemelli per la loro attività pratica. I nostri giovani imparano e debbono imparare non solo la parte tecnica del lavoro, ma apprendono soprattutto che curare significa “stare accanto” alla persona che soffre, non solo curare la sua malattia.

Su quali parole chiave si attua l’impegno formativo e i progetti della Facoltà? L’impegno formativo è anzitutto far comprendere ai nostri studenti la vicinanza della figura del medico ai problemi del corpo in un approccio integrale alla persona, alla sua spiritualità e al contesto familiare, coinvolto in tutte le fasi della cura, al fine di un supporto globale al malato. Basandosi su questo impegno nascono nuovi percorsi nel campo della Bioingegneria e dell’Economia sanitaria, al fine di formare “professionisti a 360 gradi” che operino in tutto il campo della Salute. Per rispondere alle nuove esigenze della società quali progetti di ricerca e sviluppo promuove la sua Facoltà? La facoltà di Medicina e chirurgia è da sempre all’avanguardia nei progetti di ricerca: numerosi sono i bandi, per un valore annuale di circa 15-18 milioni di euro, vinti negli anni dai nostri docenti, che manifestano l’efficacia e il carattere internazionale dei progetti. Inoltre il forte connubio con la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli permette un’attività di ricerca insieme alla Facoltà sempre più personalizzata, in un’ottica di “medicina sartoriale”, cioè adattata a ciascuna persona sofferente. E riguardo al mercato del lavoro? Grazie alle attività che svolgono nei repar-

ti e nelle strutture del Policlinico Gemelli i laureati della facoltà di Medicina e chirurgia sono pronti, fin dall’abilitazione, al mondo del lavoro e ad agire in maniera molto concreta. Prova ne sia il fatto che molti di loro lavorano in tanti Paesi del mondo, a testimonianza della preparazione e della capacità di inserimento in qualsiasi realtà internazionale. Come si declina l’identità cattolica nella sua Facoltà? È l’errore più grande pensare che la declinazione avvenga solo per la definizione di “cattolica”: questa è un’identità che va conquistata, implementata e difesa nei contatti quotidiani, particolarmente dei nostri studenti, anzitutto con le persone malate. È il contatto con il dolore e con la fragilità la prima competenza che vogliamo insegnare ai nostri giovani per trasformare, come ci insegnò Papa Giovanni Paolo II, il viaggio nella sofferenza in un trionfo dei valori dello spirito. Qual è la posizione della Facoltà rispetto alla carenza del numero dei medici e alle problematiche del numero chiuso? Iniziando dal tema del ‘numero chiuso’, questa è un’esigenza irrinunciabile per una buona e completa preparazione degli operatori sanitari alla pratica clinica: la formazione nella Medicina non è solo un insegnamento frontale, ma un approccio continuo, quotidiano e completo al paziente, sia teorico sia pratico. Da qui nasce l’obbligatorietà a limitare e regolare l’accesso ai corsi di laurea. La supposta carenza dei medici, invece, è un falso problema: formiamo, a livello nazionale, laureati in numero sufficiente per le esigenze del sistema sanitario. La causa reale della crisi è un’errata programmazione della specializzazione post lauream che, in previsione, deve necessariamente essere superiore all’attuale. Anche il sistema di selezione, attraverso la sola prova scritta, non garantisce la miglior selezione. Un maggior peso nella valutazione finale deve avere l’attività teorica e pratica degli studenti durante l’ultimo anno del Corso di laurea.

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Staffetta ideale tra i premiati

Premio Gemelli, augurio di felicità di Paolo Ferrari

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a gioia e la soddisfazione dei premiati e dei loro genitori e amici si percepiva tangibilmente nell’Aula Pio XI in occasione del conferimento del Premio Agostino Gemelli ai laureati dell’anno 2018. L’ufficialità e la solennità della cerimonia, che si è svolta l’11 novembre, era assicurata dalla presenza del rettore Franco Anelli, della prorettrice Antonella Sciarrone Alibrandi, dei presidi di Facoltà, dell’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori, dell’assistente dell’Associazione Ludovico Necchi padre Renato Delbono, oltre a tanti premiati senior. Il Premio, istituito nel 1960 per ricordare il fondatore padre Agostino Gemelli, costituisce un importante riconoscimento a coronamento del percorso di studi universitari e una base prestigiosa per l’ingresso nel mondo delle professioni. Su questi concetti si è soffermato il rettore Anelli, nell’introdurre la cerimonia: «Anche se oggi il futuro può sembrare incerto, col tempo ci si renderà conto che gli investimenti di tempo, energie e denaro degli anni universitari sono stati ripagati. Negli anni

Il riconoscimento l Premio Gemelli è un riconoscimento che viene conferito ai migliori laureati di ciascuna Facoltà dell’Università Cattolica. È stato istituito nel 1960 dall´Associazione Ludovico Necchi, che riunisce i laureati di tutte le sedi dell’Ateneo e che è presente con Sezioni riferite alle varie Facoltà e con i propri Gruppi Locali su tutto il territorio italiano. Oltre ad onorare la memoria del fondatore e primo Rettore della Cattolica, che fu anche il promotore della nascita dell’Associazione nel 1930, il Premio Gemelli ha l’obiettivo di valorizzare il merito e l’impegno dei laureati dell’Università Cattolica.

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 Il riconoscimento, giunto alla 59a edizione, è stato consegnato ai migliori laureati dell’anno 2018 della vostra vita in cui vi accingete ad assumere le vostre responsabilità, lo studio e le esperienze qui vissute vi hanno cambiato e aiutato a raggiungere i vostri obiettivi. L’Università Cattolica premia l’impegno dei meritevoli e si occupa degli studenti bravi aiutandoli anche con borse di studio. Insomma agli studenti bravi glielo diciamo!». Anche quest’anno c’è stato il coinvolgimento dei primi vincitori del Premio (dell’arco temporale che va dal 1986 al 1995) i quali hanno assunto il ruolo di testimoni in grado di ispirare e stimolare le energie e i talenti delle nuove generazioni, quasi in uno scambio intergenerazionale, come ha detto la prorettrice Antonella Sciarrone Alibrandi, in veste di presidente Alumni Cattolica – Associazione Ludovico Necchi, “custode del Premio Gemelli”, richiamando l’importanza della presenza alla cerimonia delle associazioni dei laureati e degli antichi collegiali. Moderati in modo vivace dal giornalista del Sole 24 ore e alumnus Mauro Meazza sono intervenuti suor Nives Moretto,

docente e suora salesiana “con la passione per l’educazione”, Lorenzo Angelini, agronomo e direttore di stabilimento, Elisa Russo, professionista sanitario nel settore della ortognatodonzia, Mauro Savoia, dirigente aziendale, e Chiara Molinari, docente universitaria. Dai loro interventi si è colta la nostalgia per l’Ateneo dove hanno studiato e l’emozione nel rivederne i luoghi. Hanno ricordato gli anni di studio dove hanno incontrato persone, assorbito valori, imparato un metodo di studio e coltivato amicizie che si prolungano nel tempo. Ai nuovi premiati hanno augurato di essere se stessi, di inseguire i sogni, di coltivare le passioni. Anche di essere felici. Come ha sottolineato il Rettore, chiudendo l’incontro, a brillanti neo laureati si può augurare un percorso professionale soddisfacente, di dare senso alla propria vita, ma non è mai capitato di augurare di essere felici. In questa circostanza è successo, con la soddisfazione di coloro che hanno meritato questo premio.

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I 50 anni del Dipartimento di Scienze Religiose

Le Scienze religiose al cambio d’epoca di Marco Rizzi*

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ra i lasciti più importanti del Concilio Vaticano II, di cui è da poco trascorso il cinquantesimo anniversario dalla chiusura, c’è anche la piena legittimazione dello studio scientifico e accademico delle religioni e della tradizione cristiana in particolare. Vincendo una lunga tradizione di diffidenza, se non di aperta ostilità da parte dell’autorità ecclesiastica verso gli esiti del moderno approccio storico-critico ai fenomeni religiosi, i padri conciliari riconobbero il fondamentale carattere storico del cristianesimo, che lo aveva portato a inculturarsi nei diversi contesti sociali con cui si era dovuto misurare nel corso della sua bimillenaria vicenda. In un simile clima germogliò nel 1969 l’intuizione di Giuseppe Lazzati, da poco Rettore dell’Università Cattolica, di dare vita a un Dipartimento di Scienze religiose che raccogliesse l’invito del Concilio e favorisse un approccio interdisciplinare al fenomeno religioso, in particolare cristiano, promuovendo indagini del massimo livello scientifico allora possibile, grazie ad un’ampia rete di collaborazioni, e permettendo la formazione di nuove generazioni di studiosi all’altezza di un compito così impegnativo.

 Nel 1969, come esito del Concilio Vaticano II, nasceva in Cattolica il Dipartimento di Scienze Religiose. Le nuove sfide per la ricerca religiosa e per la Chiesa

A distanza di cinquant’anni, se l’intuizione della forma dipartimentale si è rivelata lungimirante, essendo questa struttura diventata propria di tutta l’università italiana, profondamente mutato appare il contesto in cui si svolge al presente la ricerca in ambito religioso. Se allora il cristianesimo nelle sue varie denominazioni costituiva l’orizzonte prevalente in Occidente e la sfida con cui esso doveva misurarsi era quella della secolarizzazione, oggi quest’ultima convive con l’indiscusso ritorno sulla scena pubblica europea del religioso, che alcuni si illudevano potesse essere rimosso o quantomeno marginalizzato e ridotto a mero fenomeno residuale. Se dunque stiamo vivendo non semplicemente un’epoca di passaggio, ma un vero e proprio passaggio d’epoca, come Papa Francesco ha affermato, anche la ricerca religiosa si trova di fronte a sfide nuove, come del resto la stessa Chiesa cattolica. Si tratta di rianalizzare e ripensare forme e modalità di presenza nell’ambito di una società che non è più monoconfessionale, bensì multiconfessionale e addirittura multireligiosa, nel contesto però di Stati e sistemi politico-istituzionali laici generati da un plurisecolare confronto (e spesso scontro) con la tradizione cristiana, che si devono ora misurare con nuovi attori religiosi e in un contesto globalizzato. In questo senso, gli studiosi operanti all’interno dell’Università Cattolica, senza alcuna pretesa di sostituirsi a quanti hanno compiti di governo, sul piano civile o su quello ecclesiale, possono offrire un contributo di conoscenze utili a comprendere meglio quanto sta accedendo in una prospettiva di più lungo periodo, non schiacciata sull’emergenza presente, e formando nuove generazioni di studiosi che, secondo l’intuizione di Lazzati, possano rappre-

sentare una decisiva cerniera di conoscenza tra la Chiesa e il contesto in cui essa è chiamata ad operare. * Professore di Letteratura cristiana antica alla facoltà di Lettere e filosofia, campus di Brescia e direttore del Dipartimento di Scienze Religiose dell’Ateneo

Convegni e mostre celebrano i 50anni del Dipartimento di Scienze religiose l convegno dedicato al tema Religious traditions in the face of the crisis of the system è la prima iniziativa promossa dal Dipartimento di Scienze religiose dell’Ateneo per celebrare i suoi cinquant’anni di vita. Fondato nell’anno accademico 1969-70 per volontà dell’allora rettore Giuseppe Lazzati sotto la guida di padre Raniero Cantalamessa, il dipartimento è stato diretto poi da Luigi Pizzolato, Giuseppe Ghiberti, Antonio Acerbi, Gianluca Potestà fino a Marco Rizzi che lo conduce oggi. Grazie all’erogazione di numerose borse di studio, alle molte attività seminariali interdisciplinari e all’istituzione dei dottorati di ricerca il Dipartimento ha contribuito a formare borsisti e assegnisti che hanno successivamente ottenuto posizioni di ricerca e docenza presso atenei nazionali, internazionali ed ecclesiastici. Il Dipartimento ha cominciato anche ad attivare i Corsi di introduzione alla Teologia che nel corso degli anni sono passati sotto la guida del Centro pastorale. Le iniziative continueranno a dicembre, in particolare il prossimo giovedì 12 dicembre, con il convegno Theology and Religious Studies in the Euromediterranean Context, e una mostra dal 2 al 14 dicembre che esporrà alcuni documenti che, nel trentesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, illustrano il ruolo e il pensiero del Cardinal Carlo Maria Martini, quale allora Presidente del Consiglio della Conferenze Episcopali d’Europa circa il futuro dell’Europa.

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20 anni del Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo

Scienze della comunicazione, storie iniziate qui

PRESENZA

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 Sceneggiatori, autori Tv, attori e produttori: gli alumni ritornano in Cattolica e raccontano la loro esperienza

di Emanuela Gazzotti

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franco Bettetini, mi ha accompagnato in tutto il mio percorso professionale. Le mie radici sono ancora qua, con quei valori che ci accomunano tutti». Serena Balivo, attrice teatrale, vincitrice del premio UBU nel 2017, da Milano si è trasferita a Brescia per frequentare il corso in Scienze e Tecnologie delle Arti e dello Spettacolo. «Un’esperienza formativa molto importante – ha sottolineato – che mi ha fatto incontrare Mariano Dammacco, regista teatrale con cui tuttora lavoro, entrando quindi subito nel mondo professionale». Edoardo Cimadori, Art project manager, r ha ricordato in particolare come i corsi erano ben strutturati e l’importanza di poter «studiare liberamente ma in modo organizzato». Il ricordo delle lezioni dei professori Francesco Casetti e Gianfranco Bettetini è ancora vivo per Laura Cantarelli, direttore operativo RCS Live presso RCS MediaGroup, come soprattutto l’insegnamento del professor Claudio Bernardi: «L’unico patrimonio che puoi avere e che dipende totalmente da te, è l’affidabilità. E queste parole le porto con me, ogni giorno». Andrea Valagussa, sceneggiatore, ha trovato un “maestro” in largo Gemelli, il professor Armando Fumagalli: «Quello che mi ha stupito è che al di là degli insegnamenti, mi ha seguito quotidianamente in ogni momento della mia carriera. Credo che questa attenzione verso gli studenti esista solo qua». E aggiunge: «L’impronta della Cattolica ormai è riconosciuta: quando ci incontriamo con colleghi che hanno studiato in altre università, siamo subito etichettati “quelli della Cattolica” a e tra noi ex studenti della stessa scuola,

invece, si è creata una forte rete, molto utile a livello professionale». Infine, alla domanda: “Qual è la sfida della comunicazione oggi?” gli alumni hanno risposto: sincerità, profondità, relazione, umanità, onestà perché nonostante il numero crescente di strumenti di comunicazione, è la persona che deve essere al centro per raccontare sempre la verità.

Le ricerche del Dipartimento ATTIVITÀ SCIENTIFICHE

ovembre 1999: comincia da qui la storia del Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo dell’Università Cattolica che quest’anno celebra i suoi vent’anni di attività. Un traguardo festeggiato lo scorso 19 settembre con una giornata di studio che ha ripercorso le sue tappe salienti. La comunicazione come risorsa: questo il titolo dell’iniziativa dedicata al Dipartimento costituito a partire dall’esperienza maturata dall’omonimo Istituto, diretto dalla sua fondazione nel 1982 da Gianfranco Bettetini. «La nostra struttura di ricerca riprende una tradizione di studi sulla comunicazione che, iniziata a Bergamo alla fine degli anni ’50, si è poi spostata a Milano», ha spiegato Fausto Colombo, che dal 1 novembre 2013 ne ha assunto la direzione. Durante la giornata si sono alternate diverse tavole rotonde con focus su tematiche di grande attualità: dalle fake news al ruolo dei social media nell’interpretazione dei fatti fino alle nuove professioni della comunicazione. In occasione dell’anniversario alcuni alumni, professionisti del settore, sono tornati in Ateneo per raccontare il loro percorso, dallo studio alla professione della “comunicazione”. Trasmissione del sapere con passione e rispetto, incontri con “maestri” e condivisione di valori: da tutte le testimonianze degli ex studenti è emerso come studiare in Università Cattolica sia stato fondamentale non solo da un punto di vista teorico ma soprattutto umano. «In Cattolica ho trovato professori che amavano quello che spiegavano e ci trasferivano con passione le conoscenze, mettendo al centro noi studenti» ha sottolineato Laura Del Viscovo, TV and News Media Executive Producer Sky Italia. Le fa eco Paolo Taggi, autore televisivo: «più che la teoria, ho imparato a guardare in maniera metacritica quello che facevo e il legame con il mio “maestro”, il professor Gian-

attività scientifica del Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo dell’Università Cattolica, applicata alle forme e ai linguaggi della comunicazione mediale e dell’espressione dal vivo, si caratterizza per la sua forte interdisciplinarietà e si fonda sulla convergenza di diverse competenze teoriche, metodologiche e pratiche, privilegiando gli approcci storico, semiotico, sociologico e antropologico sui media. I settori scientifico-disciplinari di riferimento sono Sociologia dei processi culturali e comunicativi, Discipline dello spettacolo, Cinema, fotografia e televisione, e Filosofia e teoria dei linguaggi. La più recente attività di ricerca è la ricostruzione della storia dei media e della comunicazione in Italia, raccolta in tre volumi di Vita e Pensiero, e di cui è stata presentata lo scorso 19 settembre la sua uscita in inglese: Media and Communication in Italy. Historical and Theoretical Perspectives.

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Università Cattolica incontra Matera 2019

Dalla Capitale della Cultura alla Terza Missione dell’Ateneo di monsignor Claudio Giuliodori*

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uanto sta avvenendo a Matera nel corso di questo anno costituisce uno dei segni di maggiore vitalità culturale del Sud e di tutto il Paese. Il nostro Ateneo, fin dalla proclamazione di Matera Capitale Europea della Cultura, si è posto in ascolto del messaggio che arrivava da questa terra martoriata ma ricca di tradizioni, di valori culturali e di grandi potenzialità, vero patrimonio dell’umanità. Ci siamo resi disponibili ad interagire con le proposte culturali e a fare da interfaccia promozionale soprattutto per Milano e il Nord del Paese. In questo contesto si è tenuto a Matera anche il Seminario di studio dei Docenti di Teologia e degli Assistenti Pastorali (9-12 settembre). Non potevamo sottrarci al piacere e alla responsabilità di condividere questo anno della cultura. In primo luogo perché siamo una Università che nella produzione di cultura, soprattutto per e con le nuove generazioni, ha la sua ragion d’essere. Tutto ciò che è fermento vivo di cultura ci interessa e ci interpella. In secondo luogo questa terra è oggi l’emblema del riscatto e della rinascita realizzate attraverso l’impegno di tutta

 L’università non può essere un luogo accademico chiuso e separato dalla realtà. Deve collaborare allo sviluppo assieme a tutti gli altri soggetti preposti al buon funzionamento della vita sociale

una comunità che ha saputo porre le condizioni per passare con coraggio e creatività dalla vergogna, che ha generato rifi uto e umiliazione, allo splendore di luoghi che oggi attraggono e affascinano il mondo intero. Essere stati a Matera è già di per sé un fatto straordinario e carico di significati che assume però ancor più rilevanza se consideriamo il tema trattato: La Terza Missione dell’università: cultura, società, futuro. Pensare e vivere l’Università Cattolica in uscita missionaria. L’università non può essere, ed è certamente un rischio che corre, un luogo accademico chiuso, ripiegato su di sé e separato dalla realtà. L’innesto vitale del sistema universitario nelle pieghe della vita sociale consente, da una parte, all’accademia di aprirsi al territorio divenendone risorsa preziosa e concreta e, dall’altra, alla comunità di investire su processi di formazione culturale senza dei quali è difficile generare autentico e profondo rinnovamento. La Terza Missione rappresenta un efficace percorso per dare ancora più consistenza e rilievo al ruolo degli atenei senza snaturarne la funzione e l’identità, anzi rafforzandone la capacità di esser volano dinamico dello sviluppo assieme

a tutti gli altri soggetti preposti al buon funzionamento della vita sociale. Questa responsabilità è ancora più grande se pensiamo alla formazione delle nuove generazioni che devono acquisire competenze, teoriche e pratiche, tali da poter contribuire efficacemente all’analisi e alla soluzione delle problematiche e, più in generale, ad orientare in modo positivo i processi di cambiamento, che vanno guidati e non subiti. Si può realizzare così quanto auspicava il Santo Padre a Bologna, il primo ottobre del 2017, dove ha tracciato una specie di manifesto della Terza Missione nell’ottica della speranza. «Quanto sarebbe bello – affermava il Pontefice – che le aule delle università fossero cantieri di speranza, officine dove si lavora a un futuro migliore, dove si impara a essere responsabili di sé e del mondo! Sentire la responsabilità per l’avvenire della nostra casa, che è casa comune. A volte prevale il timore. Ma oggi viviamo una crisi che è anche una grande opportunità, una sfida all’intelligenza e alla libertà di ciascuno, una sfida da accogliere per essere artigiani di speranza».  Assistente Ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

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L’Università in prima linea per l’eco sostenibilità

La Cattolica non solo plastic free  Dall’illuminazione agli impianti di riscaldamento, dall’isola ecologica con la raccolta differenziata alla riduzione della plastica, il piano per un Ateneo più sostenibile in tutti i campus

di Graziana Gabbianelli

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Università Cattolica sta investendo risorse in attività e progetti in vista di una sempre maggiore sostenibilità. Nella sede di Brescia è partita a settembre la campagna #riempilaborraccia che prevede la distribuzione a 3000 studenti di una borraccia in acciaio, azione che interesserà tutti i campus dell’Ateneo nella direzione della riduzione della plastica. Le 3.000 borracce andranno ad abbattere le 100.000 bottigliette di plastica all’anno prodotte nella sede, riducendo così di cinque tonnellate la C02 emessa (produzione, trasporto, smaltimento). A Milano si è operato e si continua ad agire su più fronti: con un’ illuminazione sempre più green, con la sostituzione delle caldaie a gasolio convertite in

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impianti a metano. Il campus milanese sta operando da anni anche per l’ottimizzazione della raccolta differenziata e per lo smaltimento di tutti i tipi di rifi uti con l’allestimento di un’ampia isola ecologica. Anche nel campus di Piacenza sono state distribuite 500 bottigliette per limitare l’uso della plastica all’interno del campus. Dal 2012 nel campus è iniziato un processo di misurazione e gestione dell’impatto delle proprie attività, con un percorso di sostenibilità riferito a tre macro-aree: ambiente, persone, territorio. Seguendo un approccio completo, ma distinto a seconda delle categorie dell’utenza, nella sede di Roma, si stanno stipulando nuovi accordi con i servizi interni di ristorazione per acquistare e distribuire solo acqua e bibite in lattina, eliminando le bottiglie di plastica dai bar e dai distributori elettronici.

Università, un network per la pace nche l’Università Cattolica aderisce al Network “Università per la Pace” promosso dalla Crui. La rete riunisce gli atenei che hanno tra i loro obiettivi quelli di contribuire alla cultura

PRESENZA

In Ateneo

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e alla scienza della pace in Italia e di mettere in rete e promuovere le iniziative esistenti nelle singole università. Il 13 settembre scorso si è tenuta la prima riunione del Network, cui ha partecipato su delega del rettore Franco Anelli, Raul Caruso, titolare dell’insegnamento di Economia della pace nella facoltà di Scienze linguistiche e Letterature straniere. Il professor Caruso ha illustrato le numerose realtà dell’Ateneo che testimoniano l’impegno dei docenti nella realizzazione di attività, ricerche e percorsi formativi finalizzati alla pace: dalle attività del Centro per la solidarietà internazionale (Cesi) a quelle del Centro per la Dottrina sociale della Chiesa, con particolare riferimento al magistero della Chiesa sul tema della pace, alle attività di headquarter per il Network of European Peace Scientists (NEPS), fino ai master proposti dalla Cattolica in questo ambito, tra cui i percorsi post-graduate dell’Aseri, quelli in Relazioni d’aiuto in contesti di sviluppo, in Cultural Diplomacy, in Health and Poverty, solo per citarne alcuni.

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PRESENZA

Nelle sedi

Le caratteristiche delle buone decisioni dei policy maker

Conoscenza, coraggio, umiltà: la lectio magistralis di Mario Draghi di Enrico Cristoforoni*

 La cerimonia di conferimento della Laurea honoris causa al presidente della Banca centrale europea raccontata da un laureando della facoltà di Economia

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n occasione del conferimento della Laurea honoris causa in Economia, il presidente della Bce Mario Draghi ha scelto come tema portante della propria lectio magistralis le tre caratteristiche necessarie (ma non sufficienti) per far sì che il policy maker possa prendere “buone” decisioni: la conoscenza, il coraggio e l’umiltà. L’incertezza in cui operano i policy maker, infatti, è “sostanziale” e per poterla affrontare al meglio è necessaria una conoscenza approfondita che “fornisca le basi per comprendere a fondo un problema ed essere in grado di prendere decisioni ponderate”, ha detto il presidente della Bce. In questo senso, la conoscenza diventa funzionale alla riduzione dell’incertezza che, per definizione, permea le scelte del policy maker. Draghi cita in primo luogo il sistema di Bretton Woods il cui successo fu dovuto agli studi meticolosi di economisti quali J.M. Keynes e R. Nurkse; ma soprattutto mette in evidenza come le politiche non conven-

Il video completo del saluto del rettore Franco Anelli e della lectio cathedrae magistralis del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi è visibile su: https://www.cattolicanews.it/conoscenza-coraggioumilta-la-lezione-di-mario-draghi

Il presidente Mario Draghi con a destra il rettore Franco Anelli e a sinistra Domenico Bodega, preside della facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano

zionali adottate dalla Bce – benchè abbiano portato la Banca Centrale ad “entrare in terra incognita” – siano riuscite ad esercitare un “impatto sostanziale” positivo sul PIL dell’Eurozona, proprio grazie all’apporto fornito dalla conoscenza acquisita mediante una continua attività di ricerca. Inoltre, il presidente ricorda come, nonostante la conoscenza porti a risultati ammirevoli, “gli esperti devono continuamente mettere in discussione le loro ipotesi, riesaminare le evidenze e saper ascoltare la voce di chi non è d’accordo”. È di fronte a “situazioni in cui anche le migliori analisi non danno quella certezza che rende una decisione facile” che la seconda qualità viene chiamata in causa: il coraggio di agire. Esattamente ciò che Draghi ha mostrato di possedere nell’estate del 2012 quando con tre semplici parole “whatever it takes”, prima, e con la definizione delle operazioni OMT, poi, riuscì a porre fine alla crisi dei debiti sovrani in Europa – che sembrava stesse portando l’Eurozona verso la sua dissoluzione. Infine, terza caratteristica è l’umiltà, intesa come presa di coscienza da parte del “servitore pubblico” che i

poteri conferitigli non sono illimitati, ma circoscritti dal mandato politico che rispecchia le volontà dei cittadini. Proprio con questa consapevolezza, la crisi greca venne affrontata dal presidente Draghi e dalla BCE dimostrando che “il coraggio necessario per agire venne dalla convinzione che i rischi incombenti, per l’Europa, sarebbero stati assai maggiori” senza il loro intervento. In conclusione, il presidente Mario Draghi suggerisce come un maggior dialogo tra la politica monetaria e quella fiscale possa giovare all’economia dell’Eurozona e portare a una “unione monetaria più robusta”. Il messaggio della Lectio magistralis risulta, dunque, chiaro: le scelte dei giovani che un futuro avranno ruoli di responsabilità dovranno essere guidate dagli stessi principi politici e morali che guidano il policy maker nel perseguimento del benessere comune con la consapevolezza che conoscenza, coraggio e umiltà combattono “l’inazione che trova la sua radice nella convinzione che l’esistente non abbia bisogno di modifiche”. * Laureando del Corso di laurea magistrale in Economia, profilo Economics Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano.

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Sviluppo umano e ambiente

Cento azioni per salvare il Garda di Emanuela Gazzotti

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ento soluzioni condivise per un piano di adattamento prototipo climatico sul Lago di Garda per rendere anche l’attività turistica resiliente: irrigazioni efficienti, più aree verdi, raccolta dell’acqua piovana, corridoi ecologici, indoor turistico e turismo rurale. Sono quelle prodotte dalla ricerca Clic-Plan for Future, condotta dal 2017 al 2019 da un’équipe di ricerca interdisciplinare dell’Alta scuola per l’ambiente (ASA), diretta dal professor Pierluigi Malavasii (nella foto). Se ne è parlato lo scorso 10 ottobre in Università Cattolica nell’ambito di un convegno promosso da Alta Scuola per l’Ambiente (ASA) in collaborazione con Fondazione Lombardia per l’Ambiente che ha presentato il volume Sviluppo umano e ambiente. La ricerca di un’etica condivisa dopo l’enciclica Laudato Si’. Entrare nei territori, affiancare la cittadinanza, analizzare insieme i problemi tan-

 Sono le soluzioni condivise e partecipative contro il cambiamento climatico emerse da una ricerca condotta dall’Alta Scuola per l’Ambiente gibili e valorizzare le competenze e le sensibilità locali sono stati gli obiettivi del progetto Clic-Plan realizzato dall’Ateneo, che ha delineato un prototipo di piano di adattamento partecipato. Per tre anni un’equipe di ricerca interdisciplinare ha indagato gli impatti fisici e socio-ambientali del global warming osservati localmente nei comuni di Desenzano, Manerba, Tremosine e Tignale: ad esempio le “lagheggiate”, i problemi sanitari, gli incendi e la scarsità idrica. Coinvolgendo oltre mille persone, la ricerca ha analizzato la percezione del rischio riguardo ai cambiamenti climatici e la disponibilità dei cittadini a un impegno economico per un utilizzo consapevole del suolo. Fra i rischi percepiti ci sono quelli dell’abbassamento del livello del lago con conseguenti limiti per la navigazione, scarsità idrica, esonda-

zioni di torrenti, danni al porto per “lagheggiate”, rischi sanitari, aumento di alghe orticarie e perdita della biodiversità, danni in agricoltura e allevamento, variazione stagione turistica. Da un questionario somministrato a un campione di 500 partecipanti è emersa chiaramente la percezione dell’esistenza del cambiamento climatico. Un’ampia maggioranza ha attribuito il cambiamento climatico principalmente (44,2%) o interamente (13,2%) all’attività umana. Inoltre, i partecipanti hanno considerato il consumo di suolo un rischio piuttosto rilevante. Considerando che il problema del cambiamento climatico è riconosciuto nella sua influenza antropica, l’indagine ha messo in evidenza l’importanza di considerare l’educazione tra le misure di soft solution da inserire nei piani di adattamento.

Food and human Dignity network

Le buone prassi dell’ecologia integrale di Paolo Ferrari

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na giornata per raccontare come la sfida urgente di proteggere la nostra casa comune – come ha spiegato il vescovo monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica – possa diventare progetto per la formazione di nuovi stili di vita, ma anche revisione profonda della governance, armonia multiforme per il mondo della produzione.

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PRESENZA

Nelle sedi

 Quella proposta dalla Laudato si’ non è solo una bella parola ma può generare nuovi stili di vita e opere concrete nel campo della sostenibilità. Un convegno in Cattolica Nasce da questa intuizione l’alleanza tra l’Università Cattolica e altre 13 università del mondo che ha dato vita al Food and human Dignity network, con l’intento di formare esperti capaci di migliorare la produzione senza intaccare l’ambiente nelle aree più povere del mondo. Sullo sfondo del Sinodo sull’Amazzonia, cui è stato dedicato il convegno organizzato da Alta Scuola per l’Ambiente, Centro d’Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa e Centro pastorale, Pier Sandro Cocconcelli, delegato rettorale per i progetti di internazionalizzazione, ha raccontato come si siano messi a punto progetti per la pesca sostenibile nei grandi fiumi amazzonici, dimenticando dinamite e altri

metodi distruttivi prima largamente impiegati. Oppure come sia stato dato impulso alla produzione di varietà rare di cacao bianco nel sottobosco della foresta dove prima imperava la coltivazione della coca. In pochi anni le popolazioni indigene si sono accorte che quel prodotto non solo è sostenibile sotto il profilo etico e ambientale, ma è anche ricercatissimo sul mercato. Altre buone prassi sono state raccontate da Juan Ignacio Paste dell’Università Cattolica del Perù e da Luis Felipe Guanaes Rego della Cattolica di Rio de Janeiro. Tutti frutti di un’ecologia integrale che muove i suoi passi dall’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco.

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La lezione del professor Silvano Petrosino

La comunicazione responsabile è il “tu” di Agostino Picicco

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hi studia deve fermarsi a riflettere, letteralmente fermarsi e flettersi. Per questo è importante cogliere i problemi legati alla comunicazione». È l’appello lanciato da Silvano Petrosino, docente di Filosofia della comunicazione, nel corso della lezione aperta dal titolo La mistificazione dei Social. La responsabilità nella comunicazione. Una lezione, quella del 2 ottobre, riguardante un tema civile che incide nel tessuto sociale, come ha detto il professor Roberto Cicala, direttore del Laboratorio di editoria dell’Ateneo, nell’introdurre l’incontro. Cosa vuol dire allora comunicare oggi? Comunichiamo solo perché abbiamo sempre tra le mani cellulare, computer, Rete? Questo rappresenta un trasferimento di comunicazioni, ma non la comunicazione. I nostri testi arrivano ai destinatari ma non è

 Nell’epoca dei social dobbiamo indossare non lo strumento per contare i passi, ma quello che conta gli ‘io’ che pronunciamo detto che essi li aprano, li capiscano, li considerino. L’uso smodato del cellulare non indica una comunicazione ma un utilizzo per la propria gratifica: «La ragazza che in treno, su un percorso di 100 km, telefona ogni 10 km alla mamma per dire che va tutto bene, non fa comunicazione, al più comunica insicurezza. Lo stesso dicasi per i ragazzi che guardano lo schermo del cellulare 2.000 volte al giorno, come alcune ricerche hanno dimostrato». Il tema della comunicazione è legato a quello della relazione. Si prenda in esame il caso dei social e delle tante “amicizie” con cui ci connettiamo: «Ma il termine è improprio, nella vita non si possono avere centinaia di amici se si dà al termine amicizia quello che i pensatori classici, i filosofi greci in particolare, davano a questo concetto che necessa-

riamente sottende il rapporto con poche e qualificate persone». Si consideri anche il tema del tempo: «Oggi la gente è abituata a sentirsi al centro del mondo. Ogni richiesta implica un risposta celere. Se mi inviano una mail e dopo cinque minuti il mittente non riceve risposta, subito chiama per chiedere come mai». La nostra comunicazione tende ad essere autoreferenziale, a mettere sempre al centro quello che si fa: «Dobbiamo indossare non tanto lo strumento per contare i passi, ma uno strumento che conta gli ‘io’ che pronunciamo. La comunicazione responsabile allora è il tu, è l’altro». Il buon comunicatore è colui che ascolta e chi ascolta riesce a cogliere il messaggio oltre la mera facciata superficiale. Infatti tiene conto dell’altro, si adegua all’altro, lo ascolta per riuscire a capire come deve comportarsi per rendersi comprensibile.

Un progetto per scelte e politiche più efficaci

“Laboratorio Futuro” mappa l’Italia di Federica Vernò

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elineare la nuova mappa sociale dell’Italia dei prossimi anni attraverso indagini e ricerche. È l’obiettivo di Laboratorio Futuro, la nuova iniziativa dell’Istituto Giuseppe Toniolo, che dal 2012 promuove il Rapporto Giovani, il più completo osservatorio sulla realtà giovanile in Italia. Ed

 La nuova iniziativa dell’Istituto Toniolo produrrà ricerche inedite e proiettate ai prossimi dieci anni, grazie a cui sarà possibile fotografare i grandi cambiamenti in arrivo è proprio dall’esperienza del Rapporto Giovani che nasce questo nuovo progetto allo scopo di aiutare l’Italia a giocare d’anticipo attraverso ricerche inedite e proiettate ai prossimi dieci anni. Sarà così disponibile uno strumento di conoscenza per orientarsi nella complessità del presente, per compiere scelte migliori, per individuare politiche più efficaci. Laboratorio Futuro opera attraverso l’approfondimento di temi specifici, individuati grazie alla Partnership con IPSOS perché percepiti come urgenti dall’opinione pubblica oppure individuati dal Laboratorio per le importanti ricadute

sociali. Il Laboratorio esamina la situazione attuale e, in termini il più possibile divulgativi, tratteggia alcuni possibili scenari a dieci anni per il Paese. Ogni approfondimento, a cura di studiosi e accademici, produrrà un open paper a carattere scientifico e divulgativo, disponibile sul sito www.laboratoriofuturo.it. Il primo open paper dal titolo Un buco nero nella forza lavoro, curato dai professori Alessandro Rosina, coordinatore scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, e Mirko Altimari indaga gli effetti della congiunzione negativa di riduzione demografica e deboli percorsi professionali. Università Cattolica del Sacro Cuore


39 i camici bianchi che hanno concluso Medicine and Surgery

Graduation Day, alla Cattolica i primi medici in lingua inglese di Federica Mancinelli

 Con la Thomas Jefferson University l’Ateneo del Sacro Cuore ha siglato nel 2018 un accordo di Double Degree, primo esempio di doppia laurea in Medicina e chirurgia riconosciuta nei Paesi dell’Unione Europea e negli Stati Uniti d’America

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esta di laurea per i primi 39 studenti iscritti a Medicine and Surgery, il corso di laurea interamente in lingua inglese attivato nella facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica nell’anno accademico 2013/2014. Al Graduation Day i neolaureati, provenienti dai paesi dell’Unione Europea e da tutto il mondo, sono stati proclamati, il 25 luglio, dottori in Medicina e chirurgia nell’Auditorium della Sede di Roma dell’Ateneo, alla presenza di Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica e Mark Tykocinski, provost della Thomas Jefferson University che ha tenuto il discorso inaugurale. Con Jefferson l’Università Cattolica ha siglato nel 2018 un accordo di Double Degree, primo esempio di doppia laurea in Medicina e chirurgia riconosciuta nei Paesi dell’Unione Europea e negli Stati Uniti d’America.

«Avete fatto da pionieri in questa avventura importante, ma anche scontato le difficoltà di una fase sperimentale – ha detto il rettore Anelli –. L’augurio è che tra cinquant’anni anni abbiate ancora l’orgoglio di riconoscervi quali laureati dell’Università Cattolica e nei suoi valori fondativi». «Oggi è il giorno in cui realizziamo un sogno: il primo corso con un titolo di Double Degree» ha dichiarato

il preside della facoltà di Medicina e chirurgia Rocco Bellantone mentre il presidente del corso di laurea Luca Richeldi ha sottolineato come il merito di questi brillanti studenti, che hanno affrontato un impegnativo percorso formativo, renda l’Università Cattolica orgogliosa e fiduciosa in un futuro luminoso per il Corso internazionale Medicine and Surgery. «Cari Laureandi – ha detto infine Gigliola Sica, prima presidente del corso di laurea in Medicine and Surgery – sono certa che tutto quello che avete acquisito nella nostra Facoltà, al di là delle competenze professionali, e cioè l’apertura verso l’apprendimento e il confronto, il rispetto verso i malati, il senso di responsabilità, la dedizione, saranno determinanti per il vostro futuro».

Sfide, innovazione digitale, valori e cambiamento per l’efficienza dei sistemi sanitari

La festa per i dieci anni di Altems di Federica Mancinelli

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organizzazione è la migliore medicina per il sistema sanitario: è nata da questo tema la conferenza internazionale Organizing for Health, promossa dall’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari (ALTEMS) della facoltà di Economia

Università Cattolica del Sacro Cuore

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Nelle sedi

 L’organizzazione è la migliore medicina per il sistema sanitario: nasce da questo tema la conferenza internazionale promossa dall’Alta Scuola in Economia e Management dei Sistemi sanitari dell’Università Cattolica, che si è tenuta il 12 settembre, in occasione del decimo anniversario dell’Alta Scuola. I lavori sono stati aperti dal rettore dell’Ateneo Franco Anelli, da Domenico Bodega, preside della facoltà di Economia, e Rocco Bellantone, preside della facoltà di Medicina e chirurgia. Ha coordinato l’evento Americo Cicchetti (nella foto), direttore dell’ALTEMS, che ha spiegato: «Non c’è buona medicina senza organizzazione. Il Servizio Sanitario nazionale italiano è tra i pochi a livello europeo ad aver mantenuto un’impronta universalistica anche se l’accessibi-

lità ai servizi e la loro qualità è variabile a seconda delle regioni e spesso al loro interno». «La variabilità degli esiti clinici – continua Cicchetti – dipende solo in parte dal livello innovativo dei farmaci disponibili, dalla presenza di robot chirurgici o dalla presenza di bravi medici: essa risiede anche nella qualità dell’organizzazione». Quattro le sessioni dedicate a interventi sui temi-chiave della conferenza – Challenges; Digital innovation; Change; Value – che ha coinvolto studiosi ed esperti internazionali ed è stata conclusa dalla tavola rotonda intitolata Organizing for Health.

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PRESENZA

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Graduation Day alla Farnesina

Fare diplomazia con la cultura di Federica Mancinelli

 Il ruolo strategico della Cultural Diplomacy nell’attuale scenario geopolitico. Una via per avvicinare i popoli

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gram in Public Diplomacy di University of Southern California, ed Eike Schmidt, direttore del Museo degli Uffizi di Firenze. «I valori al centro di un modello ideale di Cultural Diplomacy, cioè la ricerca della pace e della comprensione attraverso il linguaggio universale della cultura e delle arti, sono oggi sempre più decisivi per costruire la reputazione globale di un Paese, riaprire dialoghi geopolitici interrotti e realizzare progetti di riconciliazione in aree di post-confl itto» ha detto Federica Olivares, direttrice e ideatrice del programma in Cultural Diplomacy. Aggiungendo inoltre che c’è ancora molto lavoro da fare, anche sul piano della ricerca e della formazione accademica, affinché

Economia, anche a Roma la laurea e-blended stato un Welcome Day nuovo e particolare quello dello scorso 20 settembre per accogliere gli iscritti al corso di laurea magistrale in Direzione e consulenza aziendale in formula e-blended, al via da quest’anno anche nel campus di Roma. «Conoscenze, abilità, competenze: questi il cuore e gli obiettivi del Corso di laurea che inizia oggi anche nella sede di Roma – ha detto il preside della facoltà di Economia Domenico Bodega – La bontà di questo programma formativo sarà anche la vostra capacità di capire, nelle varie tappe del percorso, a che punto siete nel vostro “portfolio di competenze” per poi comprendere come applicarle nella formazione delle scelte e nella capacità di risolvere problemi». «Il corso di laurea in Direzione e Consulenza Aziendale è pensato principalmente per gli studenti lavoratori e per coloro che non hanno la possibilità di seguire regolarmente le lezioni durante la settimana – ha spiegato Stefano Bozzi, coordinatore del corso presso la sede di Roma – Viene infatti offerta la possibilità di organizzare il proprio tempo nell’alternanza tra presenza in aula nel fine settimana e attività di autoapprendimento attraverso la piattaforma on line».

È

tale approccio diventi un pilastro solido e permanente della politica estera e l’efficace strumento di una solida strategia di soft power.

Tutte le iniziative di Komen Italia PREVENZIONE

inché l’ecosistema globale si reggeva su regole tese a gestire la circolazione essenzialmente di beni e persone, la diplomazia metteva a confronto soggetti simili che condividevano riti, regole e schemi culturali non troppo differenti tra loro. Oggi, in un mondo in cui la circolazione fondamentale è quella delle informazioni e in cui tutte le nazioni e le potenze sembrano più vicine nello spazio pur mantenendo le distanze, la diplomazia diventa essenzialmente culturale». È questo uno dei passaggi del saluto che il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli ha rivolto ai partecipanti dell’incontro Il ruolo strategico della diplomazia della cultura nell’attuale scenario geopolitico, organizzato alla Farnesina il 12 settembre in occasione del Graduation Day del Master in Cultural Diplomacy promosso dall’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo (ALMED) dell’Ateneo. Straordinaria la platea composta da ambasciatori da tutto il mondo (Cina, Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Austria, Belgio, Portogallo, Bulgaria, Serbia, Slovacchia, Lettonia, Estonia, Georgia, Svizzera, Turchia, Tunisia, Emirati Arabi, Australia, Brasile, Canada, Indonesia, Filippine, Nigeria), che hanno ascoltato i contributi proposti da Nick Cull, global advisor on Public Diplomacy, e direttore del Pro-

a preso il via già dal 20 settembre, con le Race for the Cure a Bologna e Pescara, il Mese della Prevenzione della Komen Italia con un ricco calendario di attività sul territorio nazionale, concluse il 31 ottobre con l’inaugurazione del Centro per i trattamenti integrati di oncologia del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS. Il Centro offrirà a un numero sempre maggiore di donne la possibilità di usufruire di trattamenti complementari per migliorare il benessere psicofisico, durante e dopo, i percorsi di cura e ridurre i rischi di recidiva della malattia. Insieme alle Race for the Cure, quattro mostre d’arte, le venti tappe della Carovana della Prevenzione, la collaborazione a “Ottobre Rosa”, la campagna di prevenzione promossa dalla Regione Lazio, il rinnovo della partnership con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e l’avvio con l’Accademia di Belle Arti di Roma per i corsi di arteterapia.

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Il nuovo corso di laurea in Scienze turistiche e valorizzazione del territorio

Arrivano i manager per il turismo del futuro  La facoltà di Lettere e filosofia formerà professionisti preparati ad intercettare e soddisfare le domande dei viaggiatori 3.0

di Antonella Olivari

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aper comunicare la bellezza dei luoghi, il valore della storia e fornire un’accoglienza di qualità è oggi di primaria importanza per intercettare e soddisfare la domanda del viaggiatore 3.0. Per questo occorrono figure professionali in grado di rispondere al meglio ai flussi turistici e ai diversi target di viaggiatori che giungono dall’Italia e dall’estero. In risposta alle richieste ed esigenze specifiche del territorio, la facoltà di Lettere e filosofia ha inaugurato il nuovo corso di laurea in Scienze turistiche e valorizzazione del territorio, sorto dall’osservazione delle potenzialità dell’area della Lombardia orientale e coinvolgendo le istituzioni pubbliche e private della filiera turistica locale. «Lettere ha molto da dire sul turismo esperienziale dell’oggi, che è legato alla cultura, all’arte, al paesaggio e alle tradizioni. Competenze ulteriori come le lingue e la managerialità verranno mutuate da altre Facoltà, mentre in fatto di comunicazione digitale esiste già la magistrale Ge.co. – in Gestione dei Contenuti digitali per le imprese del territorio» ha spiegato il preside della Facoltà Angelo Bianchi (nella foto). «Il turista odierno è sempre più esigente: serve un ricambio di professionalità, occorre la capacità di muoversi fra i vari canali comunicativi, avere siti internet ben fatti, i social media aggiornati, tenendo conto che per raccontare e fare lo storytelling di un luogo bisogna prima conoscerlo a fondo» hanno ribadito Guido Lucarno, coordinatore del neonato corso, Paolo Corvo, docente di Sociologia del turismo, ed Elena Di Raddo, docente di Storia dell’Arte.

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Ma perché i cambiamenti avvengano occorrono professionisti preparati. A confermarlo è Marco Polettini, presidente di Visit Brescia, ente che coordina attività ed iniziative di ambito turistico in tutta la città e provincia: «La formazione è elemento prioritario per una filiera molto cresciuta nell’ultimo decennio e che si prepara a cambiamenti e passaggi generazionali. Con questo corso Brescia si dota di un progetto lungimirante e improrogabile». Negli ultimi anni, inoltre, si è registrato un aumento dei flussi turistici grazie anche ai collegamenti low-cost che hanno modificato i comportamenti dei turisti, che risultano prevalentemente attratti da città d’arte e destinazioni di rilevanza paesaggistica come i laghi e la montagna. «La provincia bresciana presenta tutte le caratteristiche adatte per attrarre nuovi pubblici e fidelizzare i viaggiatori che l’hanno già hanno eletta a meta dei loro soggiorni. Per fare ciò occorrono figure professionali correttamente formate» ha sottolineato concludendo Polettini.

Multiculturalità, in Cattolica un corso per mediatori l via nella sede bresciana dell’Ateneo il primo corso di perfezionamento per mediatori culturali, gratuito e finanziato dal Ministero dell’Istruzione. 92 gli scritti residenti in tutta Italia, stranieri di prima o seconda generazione, che tra settembre e dicembre sosterranno 1500 ore di studio, suddivise tra lezione frontali in aula, formazione a distanza e tirocini sul campo. Ma cosa significa, oggi, fare mediazione culturale? In occasione del primo incontro, lo ha spiegato Naima Daoudagh, professionista di origini marocchine da tempo residente in Italia, dove da 20 anni opera nel settore ospedaliero, occupandosi di famiglie a rischio, donne maltrattate, e bambini disabili. «Il mediatore è un ponte fra diverse culture. Saper accogliere e comprendere lo straniero aggirando le barriere linguistiche e culturali per spiegare loro il funzionamento del sevizio sanitario italiano e locale, che è diverso da quello dei paesi d’origine, è di fondamentale importanza. Occorrono preparazione, competenze, ma anche empatia e sensibilità. Il valore aggiunto? Saper comprendere i meccanismi in grado di prevenire le problematiche dell’utenza straniera» ha precisato Daoudagh, che attualmente è attiva nei reparti di Ginecologia e Neuropsichiatria infantile dell’azienda ospedaliera di Dezenzano del Garda. Per questo tra le materie del corso figurano Diritto, Scienze umane, Psicologia e Pedagogia. A fianco di professori e ricercatori universitari, saliranno in cattedra mediatori esperti con l’obiettivo di formare consulenti in traduzione/mediazione linguistica, facilitatori della comunicazione e del dialogo interculturale, interreligioso ma anche inter-generazionale. Un lavoro di ricerca ed aggiornamento costanti, per rispondere sempre meglio alla dinamicità con cui le diverse culture si evolvono e che, in un territorio come quello bresciano dove risiede un’alta percentuale di stranieri, risulta di fondamentale importanza.

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Brescia, città del noi

Al lavoro sul territorio  Grazie alla partnership coi Servizi Sociali del Comune, gli studenti del corso magistrale in Psicologia degli interventi clinici nei contesti sociali hanno sperimentato sul campo alcune delle metodologie professionali viste in aula

di Bianca Martinelli

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i è conclusa con successo l’edizione pilota del progetto che ha coinvolto gli studenti del corso la laurea magistrale in Psicologia degli interventi clinici nei contesti sociali, che ha visto 5 gruppi di futuri psicologi lavorare sul campo, interfacciandosi direttamente con la cittadinanza, con l’aiuto dei volontari di 5 dei Punti di Comunità presenti in città. I risultati della ricerca sono stati presentati lo scorso 3 ottobre al Centro Pastorale Paolo VI nell’ambito dell’incontro L’Università incontra il territorio: una ricerca con I punti di comunità del progetto Brescia città del Noi. Le aree coinvolte sono state quelle di Folzano, San Polino, Chiusure, San Bartolomeo e Villaggio sereno, mentre la metodologia adottata è stato quella del foto-voice, ovvero una tecnica di ricerca basata sull’utilizzo di fotografie scattate dai cittadini ed utilizzate per dialogare con gli studenti e segnalare così situazioni urbane non gradite o passibili di miglioramento. L’attività, resa possibile grazie alla partnership con i Servizi Sociali del Comune di Brescia, alle tradizionali lezioni in aula ha affiancato interventi sul e per il

territorio, in cui gli studenti si sono relazionati con i cittadini al fine di guadagnarsi la loro fiducia e capirne i bisogni. Ciascun gruppo di studenti ha lavorato con piccole comunità di persone, in particolare giovani tra i 18 e 24 anni. «Considerati i dati emersi, si tratta di una sperimentazione che in termini didattici rimarca la precisa volontà dell’università di collaborare col territorio in modo attivo. I ragazzi hanno svolto la funzione di psicologi jr, e hanno avuto la possibilità di attuare nel contesto di situazioni concrete alcune delle metodologie professionali viste in aula» ha specificato la professoressa Elena Marta della facoltà di Psicologia. L’incontro conclusivo, che ha coinvolto anche Silvia Bonizzoni, Francesca Megni, rappresentanti del Servizi So-

STUDI MEDIOEVALI

PRESENZA

Nelle sedi Presenza-assenza delle istituzioni nel medioevo importante la presenza fisica di un sovrano o di un capo politico? Come viene percepita la sua assenza? Si tratta di domande importanti nell’ottica della storiografia contemporanea, alle quali hanno cercato di rispondere gli studiosi di storia medievale che dal 16 al 18 settembre si sono riuniti in Cattolica per la Settimana Internazionale di Studi medievali della Mendola, uno dei più importanti appuntamenti a livello mondiale per gli studi medievistici. L’iniziativa è stata organizzata dal Centro di Studi sugli Insediamenti monastici Europei e dal Dipartimento di Studi Medievali della Cattolica, diretto da Nicolangelo D’Acunto, docente di Storia medievale, Attraverso una campionatura significativa gli studiosi hanno indagato con quali strumenti le istituzioni cercavano di produrre forme di presenza che prescindessero dalla fisicità dei titolari dell’autorità, per ovviare a quelle che nelle fonti medievali sono considerate come le patologie istituzionali generate dalla absentia.

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ciali del Comune e l’assessore Felice Scalvini, a fianco dei docenti e coordinatori della Cattolica Caterina Gozzoli, Elena Marta e Maura Pozzi, è stata anche l’occasione per osservare gli scatti fotografici su cui gli studenti hanno lavorato.

Dipartimento di Scienze storiche e filologiche, Gregorini nominato direttore Giovanni Gregorini, docente di Storia economica alla facoltà di Scienze linguistiche, il nuovo direttore del Dipartimento di Scienze storiche e filologiche, con sede a Brescia. Un passaggio del testimone avvenuto tra Gregorini e il prorettore Mario Taccolini, a capo dell’istituto sin dalla sua costituzione, avvenuta nel 2008. Da allora il Dipartimento bresciano si è distinto per qualità e vocazione pluridisciplinare delle attività condotte negli ambiti scientifico e culturale.

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Università Cattolica del Sacro Cuore


#DonoDay2019

AUMENTO DEL 50%

Don Ciotti, è il noi che vince

Università Cattolica sempre più internazionale

 Presenti oltre 20 associazioni di volontariato, cinque sessioni parallele di incontri per una giornata che ha messo al centro il valore del dare

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di Sabrina Cliti

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l dono più grande che Dio ha fatto a ciascuno noi è la vita. La vita che fa parte di un dono ancora più immenso che è il Creato». Esordisce così Don Luigi Ciotti, Fondatore del Gruppo Abele e Presidente di Libera, intervenuto all’Università Cattolica di Piacenza per la Giornata del dono 2019, organizzata dalle tre Facoltà dell’Ateneo piacentino per stimolare negli studenti e in tutta la comunità universitaria una riflessione continua sui valori della solidarietà e della fraternità. Don Ciotti, dopo aver incontrato i volontari delle oltre 20 associazioni presenti con gli stand nella piazzetta di Economia, ha offerto spunti per il dibattito coordinato dagli studenti Lucia, Michelangelo e Gianluca: «Il dono è una parte di noi stessi che si mette in gioco, perché solo così, donando, non sprechiamo la nostra vita: l’esistenza dell’uomo trova senso nella condivisione e nella corresponsabilità. È il Noi che vince, soli siamo tutti piccoli, fragili. Sapere della nostra fragilità ci rende rispettosi delle fragilità degli altri». E spostando l’attenzione sull’economia,

Università Cattolica del Sacro Cuore

don Ciotti non ha esitazioni a condannare quella che Papa Francesco definisce economia di rapina: «Non basta commuoversi. Bisogna muoversi. Non si può dare per carità ciò che dev’essere dato per giustizia. Un’economia del dono non è altro che un’economia ispirata a un principio di giustizia. Perdonatemi, son laureato in Scienze confuse; ma quando vedo un’economia che provoca esodi forzati, che genera fame, che separa le famiglie penso che sì, si tratta di un’ economia di rapina e dobbiamo opporci con forza e determinazione». E proprio di economia del dono si è parlato in uno dei 5 incontri che hanno fatto luce su alcune possibili declinazioni con cui il dono può manifestarsi, con approfondimenti sul dono del cibo, sul sostegno alla solidarietà, sulla vocazione alla cooperazione e sul dono della cittadinanza attiva. L’evento, inserito nelle iniziative del #DonoDay2019, si è chiuso con l’inaugurazione del terzo filare del frutteto della Sede, nato per simboleggiare tutte le Facoltà della Cattolica di Piacenza attraverso gli alberi da frutto, emblema di solide radici e di sapidi frutti, come il sapere.

l campus di Piacenza e Cremona diventa sempre più internazionale. Negli ultimi due anni accademici gli studenti sono saliti a quota 204, in forte aumento (+50%) rispetto a solo pochi anni fa (erano 136 nell’a.a. 2014/15). Sebbene gli studenti internazionali arrivino da quasi tutti i Paesi del mondo (come Russia, Iran, Cina, Taiwan) la nazionalità più rappresentata è quella americana, seguita dalla Germania e dall’Olanda. Gli studenti stranieri resteranno nel campus piacentino per un lungo periodo, fino a tre anni accademici, avendo scelto di frequentare i programmi internazionali offerti dal campus – Double Degree, IPBS Free Mover, Study Abroad, Erasmus+, Exchange, Master – ma anche corsi di laurea magistrale e triennali, erogati sia in lingua italiana che in lingua inglese (laurea triennale Food production management, laurea magistrale in Global business management e laurea magistrale in Agricultural and food economics presso la sede di Cremona). Lo scorso 18 settembre, accolti dall’Ufficio Internazionale, i ragazzi hanno avuto modo di conoscere i loro compagni di avventura e il

corpo docente-amministrativo. La tendenza all’internazionalizzazione, nel campus di Piacenza e Cremona, si conferma e si consolida negli anni grazie al costante ampliamento dell’offerta formativa e alle continue e proficue collaborazioni con le Università partner che lavorano per promuovere lo scambio di saperi e conoscenze, unendo mondi e culture diverse.

PRESENZA

Nelle sedi

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PRESENZA

Nelle sedi

Focus sulla sicurezza ambientale dell’uso di pesticidi

La scienza dei prodotti fitosanitari ritorna in Italia  Da quaranta anni il campus piacentino ospita il simposio internazionale. All’edizione 2019 del convegno oltre160 partecipanti, ricercatori e studiosi provenienti da tutto il mondo

di Sabrina Cliti

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er quasi un secolo gli scienziati di tutto il Pianeta hanno condotto studi di campo e di laboratorio, in vivo e attraverso simulazioni, per comprendere il destino ed il comportamento dei prodotti fitosanitari, i cosiddetti pesticidi. «Si è partiti con sostanze minerali e vegetali semplici ma molto tossiche, come il rame ed i derivati dell’arsenico. Poi sono state sviluppate vere e proprie armi come il DDT ed i suoi simili; infine siamo arrivati ad avere migliaia di sostanze chimiche biologiche e di sintesi, che hanno permesso l’evoluzione dell’agricoltura e il raggiungimento di un benessere collettivo su scala mondiale e locale» sintetizza così l’evoluzione storica dei prodotti fitosanitari il professor Ettore Capri della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, che ha organizzato dal 3 al 5 settembre scorso la sedicesima edizione del Simposio internazionale sulla valutazione dell’impatto ambientale dell’uso di pesticidi. «In un secolo abbiamo imparato moltissimo –prosegue Capri –, soprattutto che queste “armi tecnologiche” vanno utilizzate con professionalità e regole. Grazie a questo binomio di conoscenza che è una

base educativa per tutti, dal consumatore all’agricoltore, si sono sviluppate le radici di una vera e propria scienza, oggi la più avanzata nel campo della sicurezza alimentare. E sebbene la sicurezza alimentare nel campo dei residui alimentari ed ambientale sia la più controllata è necessario un continuo miglioramento soprattutto negli usi e nella gestione dei prodotti fitosanitari da integrare nei programmi di sostenibilità delle aziende agricole e di interi territori». Questo è stato lo scopo della sedicesima edizione del simposio che si svolge all’Università Cattolica di Piacenza da quasi quaranta anni. L’edizione 2019 del Simposio ha visto l’adesione di oltre160 partecipanti, ricercatori provenienti da tutto il mondo, e rappresenta dal 1979 un momento di incontro internazionale della comunità di studiosi provenienti da tutti i centri di ricerca e delle istituzioni che si occupano dell’argomento. Negli ultimi decenni il focus di questi incontri è costantemente caratterizzato da approfondimenti sull’impatto ambientale dei pesticidi e nello specifico sulla contaminazione acque, sugli effetti studiati su organismi no target (insetti) e sul suolo. Anni di monitoraggio capaci di offrire indicazioni sempre più preziose per le buone pratiche che in futuro contribuiranno a ridurre ancora l’impatto sull’ambiente e sulla salute umana.

Quale sarà il destino della scuola? na scuola che curi le relazioni e che guardi al futuro. È questo l’orizzonte in cui si è calato il convegno coordinato dal professor Pierpaolo Triani della facoltà di Scienze della Formazione, che si è svolto il 10 e l’11 settembre nel campus piacentino. L’evento, intitolato Sguardi Pluriversi, la scuola che (non) c’è, ha proposto una serie di riflessioni guidate da esperti e alcune suggestioni offerte da realtà scolastiche in cui già da tempo si sperimenta l’innovazione. Considerate le sollecitazioni al rinnovamento, l’obiettivo è quello di rafforzare il ruolo della scuola trasformandola in un laboratorio attivo di cittadinanza in cui si possano sviluppare competenze non solo cognitive, spingendosi oltre la didattica “tradizionale”, per rispondere ai bisogni di personalizzazione degli apprendimenti.

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Futuri avvocati: il tirocinio comincia già dall’Università o scorso luglio l’Università Cattolica ha stipulato una convenzione con l’Ordine degli Avvocati di Lodi rivolta agli iscritti al corso di laurea in Giurisprudenza della sede piacentina. L’accordo, al pari di quello già concluso con l’Ordine di Piacenza e di Cremona, ha previsto che dei 18 mesi di tirocinio forense necessari per sostenere l’esame di avvocato, 6 mesi potranno essere svolti durante il quinto anno, così che il neo-laureato possa portare a compimento il tirocinio effettuando solo i restanti 12 mesi. Come ha osservato Antonio Chizzoniti, direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche, la convenzione mira a ottimizzare i tempi di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e ad accorciare le distanze tra le aule universitarie e quelle dei tribunali. Un obiettivo che sembra rispondere alle esigenze rilevate dall’avvocato Davide Cavicchi, consigliere dell’Ordine di Lodi, il quale ha sottolineato come sia sempre più necessario superare la mera memorizzazione di nozioni e recuperare la dimensione applicativa del diritto.

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Università Cattolica del Sacro Cuore


Studiare e vincere medaglie grazie al percorso Dual Career

Il wakeboard delle gemelle mondiali di Francesco Berlucchi

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lice e Chiara Virag abitano a Milano ma la loro seconda casa è il lago di Como. Nella culla del windsurf e dello sci nautico, loro hanno scelto il wakeboard. Una disciplina nata negli Stati Uniti negli anni Novanta, che oggi ha trovato la sua seconda casa sul Lario. Proprio come le gemelle Virag. «Fin da piccole andavamo sul lago ogni weekend, finché un giorno, del tutto casualmente, abbiamo provato il wakeboard – spiega Alice –. Da allora non abbiamo più smesso, e con passione e duri allenamenti siamo state tra le prime dieci donne al mondo a disputare gare internazionali in questa disciplina». Il wakeboard è nato dalla fusione tra lo sci nautico e lo snowboard. Da quest’ultimo ha ereditato tavole sottili, con spigoli smussati e un profilo convesso, ma di forma più rettangolare. Anche gli attacchi per l’atleta, sulla faccia superiore, sono simili agli scarponi da

 Alice e Chiara Virag hanno scoperto la disciplina acquatica freestyle all’età di otto anni. Da allora si allenano, gareggiano e vincono insieme snowboard. Tutto il resto, invece, deriva dallo sci nautico. «Non è ancora uno sport molto conosciuto in Italia – aggiunge Chiara – ma si sta diffondendo rapidamente. È una disciplina freestyle, speriamo che diventi olimpica al più presto, così acquisirebbe popolarità a livello mondiale. Noi abbiamo incominciato all’età di otto anni e a undici abbiamo vinto gli europei per la prima volta, nella categoria Youngers. Nelle ultime cinque stagioni (adesso hanno 19 anni, nrd), gareggiamo nella massima categoria, Open ladies».

Il prossimo obiettivo di Alice e Chiara è il mondiale, ad Abu Dhabi. C’è tempo per prepararsi al meglio fino a fine novembre. Nel frattempo, hanno iniziato il secondo anno di Scienze motorie e dello sport e partecipano al Percorso Dual Career in Università Cattolica per studenti-atleti di alto livello promosso da Cattolicaper a r lo Sport. E collezionano medaglie. Le ultime, d’oro per Alice, d’argento per Chiara, sono arrivate in Spagna, nel Pro tour europeo importantissimo per guadagnare punti nel ranking. Ma prima del mondiale, ci sono altre tre gare fondamentali. «Ci stiamo allenando e preparando fisicamente e mentalmente. Siamo due gemelle che si stimolano a vicenda, senza alcuna rivalità – dice Alice –. Cerchiamo sempre di superarci l’un l’altra, ma aiutandoci a vicenda per dare sempre il meglio. Questa è la nostra fortuna, la nostra forza. Ogni piccolo ostacolo, l’abbiamo superato insieme».

Tra sport e sociale

Le canottieri remano verso il sociale di Francesco Berlucchi

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emare è come sognare, lontani dal mondo che ci circonda e che qualche volta ci affligge». Così scriveva Ovidio, ma a distanza di duemila anni a Cremona sono riusciti a fare anche di meglio. Sulle rive del fiume Po, dove il canottaggio è uno sport tanto diffuso quanto amato. Ed è anche un’eccellente occasione di studio, come lo è stato per gli studenti del Master in Sport e intervento psicosociale che hanno fatto visita alle tre maggiori Società canottieri di Cremona. «Incontrare chi vive e gestisce lo sport, gli dà forma nella quotidianità della propria vita lavorativa è un’importante occasione per i nostri studenti – spiega Chiara D’Angelo, coordinatrice didattica del MaUniversità Cattolica del Sacro Cuore

PRESENZA

Nello sport

 Gli studenti del Master in Sport e intervento psicosociale hanno visitato le maggiori Società canottieri di Cremona, per sviluppare competenze psicosociali da mettere al servizio del mondo dello sport e generare cultura ster dell’Alta scuola di Psicologia (Asag) – per sviluppare quelle competenze psicosociali da mettere al servizio del mondo dello sport e generare cultura». Al centro, gli aspetti sociali e sportivi dei Club che si affacciano sul Po, che hanno aiutato la città di Stradivari a posizionarsi in zone di eccellenza nell’indice di sportività dei capoluoghi di provincia italiani, secondo la classifica stilata dal Gruppo di ricerca PtsClass per il Sole 24 Ore. Maurilio Segalini, presidente dell’Assocanottieri e della Bissolati, ha illustrato le funzioni sociali delle Canottieri, mentre gli allenatori e gli atleti si sono soffermati sulla programmazione degli allenamenti e sulla selezione per ar-

rivare a risultati di eccellenza. Gli studenti si sono poi spostati presso la storica Canottieri Baldesio e hanno preso parte ad una lezione sul campo del neonato settore tennis in carrozzina. Una nuova opportunità sportiva e di inclusione sociale.

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Nella cultura

Lo Stars tra le stelle di Venezia all’Ateneo bresciano ai banchi della giuria del Festival internazionale del Cinema di Venezia. Quest’anno è toccato a Valeria Messi (nella foto), neolaureata al corso di laurea triennale Stars – indirizzo cinematografico, il compito di giudicare e documentare via web e social il film in concorso alla 76° Mostra del Cinema di Venezia. Già da qualche anno, infatti, ad alcuni studenti dello Stars è offerta la possibilitàà di vivere il festival del cinema più antico del mondo nella veste privilegiata di giurati della sezione “Classici”. Per Valeria sono stati otto giorni di full immersion tra proiezioni, attese, valutazioni: circa 40 film da giudicare tra restauri e documentari, e un solo vincitore da incoronare. Insieme a Valeria erano presenti in giuria anche altri studenti provenienti dai diversi Dams di tutta Italia. La fasi della sua esperienza sono state documentate sui profili social Instagram e Facebook dedicati (@ biennalevenzia_76).

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Foto Virginia Dortch Courtesy Archivio Piero Dorazio, Milano

In mostra l’eclettismo di Piero Dorazio rtista eclettico, intellettuale vivace e animatore di iniziative che nell’immediato secondo dopoguerra hanno avuto grande risonanza nel panorama culturale internazionale, Piero Dorazio è stato tra i principali protagonisti dell’arte contemporanea del Ventesimo secolo. A lui e alla sua multiforme attività artistica è stato dedicato il convegno Piero Dorazio. Fantasia, colore, progetto. Riflessioni sull’opera dell’artista nel contesto degli anni Quaranta-Sessanta, svolto in Università Cattolica nelle giornate del 26 e 27 settembre. Nella prima giornata del convegno, nella sede di Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo di piazza della Scala, inoltre è stata inaugurata l’esposizione monografica Piero Dorazio. Forma e Colore: una selezione delle opere di Dorazio appartenenti alla collezione Intesa Sanpaolo. La due giorni di studio è la prima occasione, dalla scomparsa di Dorazio avvenuta nel 2005, di un approfondito ripensamento della sua figura, della sua arte e del suo ruolo nella cultura contemporanea. L’evento, promosso congiuntamente con l’Archivio Piero Dorazio, rappresenta la prima iniziativa del Centro di Ricerca sull’Arte Astratta in Italia (CRA.IT), recentemente costituito nel Dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell’Arte dell’Università Cattolica, sotto la direzione del professor Francesco Tedeschi. Il Centro promuove studi sulle vicende dell’astrattismo tra le due guerre e nel secondo dopoguerra e ha l’obiettivo di essere serbatoio di nuovi lavori, provenienti da ricerche sostenute dai percorsi di dottorato e di studi avanzati.

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Un omaggio alla Lucania con gli acquarelli di Moireau ello Spazio di via Nirone 15 si è svolta a novembre la mostra Borghi e forme della Basilicata con acquarelli dei 131 paesi della Basilicata ritratti dall’acquerellista francese Fabrice Moireau. Si tratta di trentasei opere che permettono ai visitatori un tour inedito fra otto zone del Potentino e quattro del Materano: un omaggio alla Basilicata attraverso la forza espressiva delle pennellate di Moireau che hanno dato ai visitatori l’opportunità di perdersi tra le case e i vicoli tipici della terra lucana, tra le vigne rigogliose e il massiccio del Pollino. La mostra si colloca nell’ambito del progetto Università Cattolica incontra Matera 2019, una serie di eventi culturali e d’arte sullo straordinario patrimonio lucano, con l’obiettivo di portare Matera Capitale europea della cultura nel capoluogo lombardo.

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Arte in corsia: una mostra per i piccoli pazienti uò la bellezza aiutare a guarire? Da questa idea nasce il progetto di Marco Bertoli, art Advisor modenese, che insieme al professor Antonio Chiaretti, responsabile del Pronto Soccorso pediatrico della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma, ha pensato di portare arte e bellezza anche in ospedale, a scopo benefico. Ed è così che dal 24 settembre al 14 ottobre scorso il corridoio dell’ingresso principale del Policlinico ha ospitato l’esposizione Arte in corsia: Paolo Franzoso. «Questa mostra pittorica testimonia la vicinanza dell’arte figurativa al mondo dei bambini, poiché spesso la mente e il sentire di un artista sono molto vicini a quelli dell’infanzia – ha spiegato il professor Chiaretti –. Anche per tale motivo una quota del ricavato della mostra sarà devoluta al Pronto Soccorso pediatrico per migliorarne le attività e l’accoglienza rivolta ai piccoli pazienti che ad esso afferiscono».

PRESENZA

Nella Cultura

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Con Bortoluzzi, il Bauhaus in Cattolica chiostri bramanteschi dell’Università Cattolica di Milano, dall’11 al 31 ottobre scorso, hanno ospitato la mostra antologica Alfredo Bortoluzzi. Dal Bauhaus al mare. Opere su carta 1924-1995. L’iniziativa, frutto della collaborazione tra la Fondazione dei Monti Uniti di Foggia e l’Istituto italiano di cultura della capitale tedesca, è stata promossa nell’ambito delle celebrazioni del centenario della istituzione del Bauhaus. Alfredo Bortoluzzi (Karlsruhe, Germania, 1905 – Peschici, Foggia, 1995), pittore, ballerino e coreografo, nato in Germania da genitori italiani, aveva frequentato l’Accademia di Karlsruhe e – dal 1927 al 1930 – il Bauhaus a Dessau, dove ebbe come maestri Wassilij Kandinskij, Joseph Albers, Oskar Schlemmer e soprattutto Paul Klee, di cui divenne molto amico e che influenzò particolarmente la sua concezione della pittura come “gioco con le cose ultime”. Le opere esposte, circa un centinaio, si sono articolate in un percorso che si è raccolto intorno ad un nucleo consistente di lavori che l’artista teneva riservati per sé, alle pareti della sua casa: il “Bortoluzzi di Bortoluzzi”.

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Experiri, la mostra racconta il cammino odici artisti della scena contemporanea italiana e internazionale hanno presentato le loro opere negli spazi diffusi dell’Università declinando il tema del cammino. La mostra Experiri – L’arte contemporanea racconta il Cammino è stata inaugurata lo scorso 29 ottobre, il tema scelto è stato interpretato dagli artisti nelle sue molteplici sfaccettature, dal viaggio in paesi sconosciuti al percorso interiore compiuto nella vita. L’Itinerario di Arte e Spiritualità dal 2015 viene riproposto in sinergia tra il Centro Pastorale dell’Università, rappresentato da padre Enzo Viscardi, e il Dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell’Arte, con le professoresse Elena Di Raddo, Cecilia De Carli, Bianca Trevisan. Come nelle precedenti edizioni sono stati coinvolti nella realizzazione della mostra gli studenti iscritti ai corsi di laurea in Scienze dei beni culturali, Archeologia e Storia dell’Arte e Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo. In mostra dodici opere create da artisti selezionati dalla scena contemporanea italiana e internazionale: Daniele Arosio, Marina Ballo Charmet, Ludovica Carbotta, Michele Ciacciofera, Federica Col, Tommaso Fraschini, Premiata Ditta, Dolores Previtali, Diego Randazzo, Arjan Shehaj, Massimo Uberti e Alec Von Bargen.

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PRESENZA

Sul podio

Vivarelli nominato nell’Academia Europae l professor Marco Vivarelli (nella foto), direttore del Dipartimento di Politica economica, è stato nominato e poi eletto membro dell’Academia Europaea. Fondata a Cambridge nel 1988, la prestigiosa Accademia Europea si prefigge lo scopo di incentivare l’eccellenza in tutti i campi della ricerca scientifica e di promuovere la ricerca europea nel mondo. L’Accademia ha 3983 membri, compresi 72 premi Nobel, provenienti da 39 paesi europei e 15 extraeuropei. Sono membri dell’Accademia eccellenti studiosi nelle scienze esatte, nelle scienze della natura, nell’umanistica e nelle scienze sociali. L’iscrizione avviene soltanto per nomination da parte di due membri dell’Accademia (di cui uno non connazionale del nominato) e segue un processo di peer review, basato su un sistema di criteri e punteggi condivisi. Il professor Vivarelli entra a far parte della classe di Economics, Business and Management Sciences, che conta attualmente 114 membri, tra cui 10 italiani. Nella sua sezione dedicata (https:// www.ae-info.org/ae/Member/Vivarelli_Marco) sono richiamati gli attuali campi di ricerca: l’economia dell’innovazione, l’econometria applicata e la politica economica.

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Due premi di laurea sulla Csr Università Cattolica e l’Associazione Realmonte, con il sostegno dello Studio Candela, nell’intento di onorare il cavaliere Angelo Molteni, nonché di sostenere laureati meritevoli, hanno istituito un concorso per l’assegnazione di due premi di laurea a studenti che si sono distinti per originalità e innovatività e che hanno proposto tesi aventi per oggetto le imprese a proprietà familiare e la responsabilità sociale delle stesse. I premi intitolati al fondatore del Gruppo Molteni, leader mondiale nel campo dell’arredo di design, e da sempre impegnato nel sostegno dei giovani talenti formatisi in prestigiose università italiane, sono stati assegnati a Elena Haivaz – laureata in Direzione e consulenza aziendale (facoltà di Economia) con la tesi Proprietà e management nelle PMI familiari – e ad Anna Montesano – laureata in Politiche per la cooperazione internazionale allo sviluppo (facoltà di Scienze politiche e sociali) con la tesi Corporate Social Responsibility: the Illycaffe’ case study.

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Ricerca, premio internazionale a Calogero Casà American Society for Radiation Oncology (Astro) ha conferito il Resident Recognition Award a Calogero Casà (nella foto), specializzando in Radioterapia della facoltà di Medicina e chirurgia e medico del Gemelli ART, il Centro di Radioterapia oncologica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, diretto dal professor Vincenzo Valentini, docente di Diagnostica per immagini e Radioterapia in Cattolica. Il premio internazionale è stato assegnato per la ricerca sulla radiomica nella predizione della prognosi a due anni per i pazienti affetti da neoplasia del retto localmente avanzato.

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PRESENZA

Sul podio

Ricciardi a capo del Mission Board for Cancer alter Ricciardi (nella foto), professore di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica, è stato nominato a capo del Mission Board for Cancer istituito dalla Commissione Europea nel quadro di Horizon Europe, il prossimo programma di ricerca e

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Borse di studio per gli studenti più meritevoli nche quest’anno la Fondazione di Piacenza e Vigevano sostiene e premia il percorso di studi di giovani studenti meritevoli del campus piacentino. Lo scorso 23 settembre, in occasione del Welcome Day, alle matricole della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, alla presenza del preside Marco Trevisan, sono state consegnate 14 borse di studio istituite grazie al contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Gli studenti che hanno ricevuto la borsa di studio sono: Luca Maffone, Francesco Pelusi, Antonella Simini, Carlo Solari; Andrea Annovazzi, Davide Castoldi, Erika Martinelli, Giaira Merli, Angelica Migliorati, Marco Panzanini, Erica Saldi, Elia Tarantani, Anastasia Lomadze, Stella Zanini. Le borse di studio sono state consegnate ai talentuosi studenti dei corsi di laurea triennali e magistrali alla presenza di Massimo Toscani, presidente della Fondazione. Nel corso dell’evento è stato inoltre consegnato a Irene Salotti il premio di laurea intitolato alla “prof.ssa Aurelia Gasparini”, benefattrice piacentina, come laureata più meritevole della corso di laurea magistrale in Scienze e tecnologie agrarie.

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Premi di laurea in memoria del professor Carlo Dell’Aringa n memoria del professor Carlo Dell’Aringa l’Università Cattolica ha bandito un premio di laurea riservato a laureati che abbiano conseguito una laurea magistrale, presso un Ateneo italiano, discutendo una tesi avente per oggetto i temi del mercato del lavoro e delle relazioni industriali in ambito economico, sociale o giuridico. Lo scorso ottobre la Commissione giudicatrice ha deliberato di assegnare, ex aequo, due premi (del valore di €. 1.250 cad.) a Eleonora De Silvis, laureata in Università Cattolica nel corso di laurea magistrale in Economics, e a Sara Manfré, laureata nel Second Cycle Degree in Economics presso l’Università di Bologna. Una speciale menzione è stata inoltre assegnata ad Antonella Musillo, laureata in Cattolica nel corso di laurea magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza e a Claudio Luccioletti, laureato nel Second Cycle Degree in Economics all’Università di Bologna. La consegna dei premi e la comunicazione delle menzioni avverranno durante la Lectio Magistralis in onore del professor Dell’Aringa che si svolgerà in Cattolica il prossimo 18 novembre. alle ore 16.

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innovazione dell’UE (2021-2027). Il gruppo di 15 esperti si occuperà di valutare e approvare i finanziamenti per progetti di ricerca in ambito oncologico così come ha spiegato il professor Ricciardi: «Lavoreremo per individuare e rafforzare le competenze presenti nell’Unione Europea per la ricerca, la prevenzione, l’ottimizzazione delle cure e gli interventi per garantire ai pazienti il meglio per la loro vita e, al contempo, rafforzare la competitività dell’Europa in questo settore strategico». Ricciardi, che era stato nominato in agosto scorso tra i membri del Board dopo una selezione tra 2100 candidati, prende il posto del professor Harald zur Hausen, Nobel per la Medicina 2008 che lascia per motivi personali.

eventuale strilli in pagina - allineato all’esterno - Tatur, aut acea sit labo. Nonessi reperch ilitiosam quas aceratquia prempor eperfer ferias dit faccus et mint repuda di tem faccus.

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PRESENZA

Da EDUCatt

Ogni vendita è un passo in più per il futuro di un giovane

Casa Fogliani, il sapore della solidarietà di Maria Serena Chiocca

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 Il “progetto adozione” continua: in questi mesi sono in arrivo gli studenti che inizieranno il loro percorso di studi in Università Cattolica grazie alla vendita dei prodotti ® alle tavolette di cioccolato di d’eccellenza a marchio Casa Fogliani , disponibili da ora anche in pacchi natalizi Modica del laboratorio artigia- personalizzabili.

nale Casa don Puglisi ai risotti pronti dell’Azienda Le Mocine, l’offerta di prodotti a marchio Casa Fogliani® si arricchisce ogni giorno di più, con lo scopo di far conoscere le eccellenze gastronomiche del territorio di Castelnuovo Fogliani e di coinvolgere nuovi fruitori nel “progetto adozione”, nato nel 2018 in collaborazione con il CESI (Centro per la solidarietà internazionale dell’Università Cattolica) e con la Fondazione Italia-Uganda. Grazie al progetto promosso da EDU-

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Catt con Casa Fogliani®, la Fondazione si impegna a garantire a studenti in difficoltà, quest’anno e prossimamente, il sostegno economico necessario lungo tutto il percorso universitario, senza dimenticare altri elementi importanti come l’accoglienza e l’assistenza medica, linguistica e legale per la regolarizzazione dei documenti. Gli studenti finora selezionati provengono da diversi Paesi del mondo, dall’Uganda all’Etiopia fino ad arrivare al Perù e, una volta approdati in

Università Cattolica, saranno impegnati su più fronti: alcuni di loro cominceranno i corsi di laurea triennale, a Milano e a Piacenza, mentre altri intraprenderanno un master e uno stage, in attesa di essere raggiunti da altri giovani in difficoltà. È proprio il sostegno di questi ragazzi e di quelli che arriveranno nei prossimi anni che Casa Fogliani® si pone come obiettivo, attraverso l’investimento delle marginalità ricavate dalla vendita dei prodotti negli shop e online, sul sito www.casafogliani.it. A questo traguardo mira la campagna «Buoni a far del bene», che permette a tutta la comunità universitaria, ai fornitori e agli amici di EDUCatt e dell’Università Cattolica di prenotare e acquistare, già da ora, dei pacchi dono di Natale, in combinazioni sia standard (con un costo che va dai 20 ai 100 euro) che personalizzabili. È possibile infatti scegliere in base ai propri gusti, anche online, la composizione del pacco natalizio, selezionando i prodotti da un ventaglio ampio di leccornìe, come la stroscia ligure e la marmellata delle suore trappiste. Per chi volesse cimentarsi invece in prima persona in creazioni culinarie Casa Fogliani® propone «Piatti per le feste», un percorso esperienziale in quattro moduli perfetto per le preparazioni natalizie e rivolto a tutta la comunità universitaria. Casa Fogliani® vuole farsi conoscere però anche dal pubblico esterno all’Università Cattolica: la campagna «Questa (non) è una birra» infatti si propone di sensibilizzare all’iniziativa gli appassionati del «pane liquido», portando nei brewpub di Milano e Roma le birre Clelia ed Elettra, accompagnate da alcuni brevi e curiosi racconti sui legami tra la bevanda e la nostra Università, la cui Biblioteca ospita dei preziosi aneddoti in tema birrario. Università Cattolica del Sacro Cuore


Vita collegiale, vita piena dei giovani

Collegi in Campus, i progetti per il futuro

PRESENZA

Da EDUCatt

di Valentina Giusti

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 Si è svolta a Bocca di Magra l’incontro per le direzioni dei Collegi, promosso da EDUCatt e Centro Pastorale. Un’occasione per approfondire il progetto formativo ra le varie realtà dell’Universi- e mettere in cantiere idee, risorse ed energie per il nuovo anno

tà Cattolica del Sacro Cuore i collegi occupano un posto di riguardo: la cura verso gli studenti e le studentesse che vogliono portare a compimento il proprio percorso universitario con successo viene arricchita dall’esperienza di vita collegiale, cui l’Università e EDUCatt dedicano costante attenzione. Da qui la volontà di condividere, mettersi in gioco, approfondire i modi in cui rendere le esperienze di vita degli studenti e di chi li accompagna ancora più fruttuose; nasce quindi la necessità e la voglia di incontrarsi per approfondire il progetto formativo e mettere in condivisione idee e proposte, in occasioni come la Tre giorni organizzata tra il 13 e il 15 settembre scorso a Bocca di Magra (La Spezia). Un’occasione di confronto, all’insegna di tematiche comuni – condividere, accompagnare e supportare, collaborare e comunicare – che hanno guidato le Direzioni dei collegi in Campus, gli assistenti pastorali e i responsabili dei servizi EDUCatt in un percorso di crescita, discussione e formazione. A Bocca di Magra il dialogo si è svolto su tematiche interessanti per chi ha a che fare con il mondo collegiale: racconti di esperienze passate e progetti per il futuro, sollecitazioni animate da voci di rilievo (come, nel caso della Tre giorni, l’esortazione apostolica di papa Francesco Christus vivit), l’analisi scrupolosa delle necessità e delle problematiche legate all’accompagnamento e al sostegno educativo, la volontà di rendicontare le proprie attività in un’ottica di progresso e collaborazione; a questo concorrono strumenti di comunicazione come i Bilanci di Missione, che Collegi come l’Augustinianum, il Marianum e il Sant’Isidoro da alcuni anni realizzano per raccogliere un compendio delle loro attività; sintesi e riflessione per confrontare obiettivi e risultati. Università Cattolica del Sacro Cuore

La Tre giorni di Bocca di Magra, secondo il direttore di EDUCatt Angelo Giornelli, ha avuto «l’obiettivo di rafforzare la comunità educante dei nostri

collegi», cui sta profondamente a cuore la vita ricca e arricchente degli studenti e delle studentesse dell’Università Cattolica.

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PRESENZA

Da Vita e Pensiero

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n esergo al nuovo libro del filosofo dell’Università Cattolica Silvano Petrosino, Il desiderio. Non siamo figli delle stelle (Vita e Pensiero) si legge una citazione letteraria, tratta da Horcynus orca di D’Arrigo, che indica la giusta direzione per immergersi nella lettura: «Non si potevano saziare mai, perché la felicità non c’è cibo che la possa saziare». Il desiderio, ci spiega Petrosino, è un tratto essenziale dell’umano, ma a differenza del bisogno non può essere colmato…

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Media and communication in Italy

Il desiderio di andare oltre di Velania La Mendola

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EBOOK OPEN ACCESS

Il desiderio non è quindi una mancanza? Il modo d’esistere dell’uomo è del tutto particolare, unico, perché esso è influenzato da un desiderio che non è un mero bisogno, da una mancanza che non è un’assenza, da un’apertura che non cessa di aprire e di rinviare sempre al di là. Inoltre, stranezza che si aggiunge a stranezza, tale mancanza non può in alcun modo essere interpretata come un puro vuoto, un mero di meno, un semplice difetto. Il possesso infatti non ferma il desiderio,

Fausto Colombo, (ed.)

l’inquietudine dell’uomo resta. Quando il desiderio rischia di accecarci? Rispondo partendo da un esempio molto semplice. Quando l’aquila individua la lepre è molto probabile che non abbia alcun interesse per il colore dei suoi occhi e per la margherita che ne sfiora il magnifico manto; rispetto a essi l’aquila si dimostra del tutto cieca. È un processo che troviamo tradotto nell’umano in una magnifica pagina letteraria di Nabokov, quando il professor Humbert di Lolita descrive i suoi tumultuosi e al tempo stesso monotoni (non)viaggi con Dolores Haze e dice di sentirsi «più devastato che ringagliardito dal soddisfacimento della sua passione», o quando dice in maniera definitiva: «Eravamo stati dappertutto e non avevamo visto nulla». Il mondo delle stelle in cui ha immerso il suo discorso filosofico, rintracciabile fin dall’indice del libro, conduce il lettore dalla stella del bisogno all’andare oltre le stelle, cioè a Dio. È un percorso affascinante, non esauribile in poche battute, può accennarci il riferimento a Dio in rapporto alla mancanza? La mancanza, questo sorprendente far-spazio interiore, questa parola che non si stanca di ripetere «c’è altro, c’è dell’altro», conferma che il nostro essere è un «non-tutto» aperto all’altro e ad altro, aperto al di là del mondo e di ogni stella, e proprio per questo capace di una «conoscenza» diversa da quella che non sa essere altro che «oggettiva». Incontrare Dio sulla strada del bisogno e intenderlo come quella «somma presenza» in grado di colmare ogni assenza, come un «onnipotente tappabuchi», significa intenderlo mondanamente. Bisogna andare oltre.

JUS. Rivista di scienze giuridiche ndrea Bettetini apre il nuovo numero di “Jus” con un articolo sui contratti di lavoro presso la Curia Romana: una normativa che è un unicum perché deve riflettere la primarietà dell’essere umano rispetto alla società. Allo stesso modo i tribunali del lavoro della Chiesa in Germania, scrive Nikolaus Schöch, dovrebbero valutare l’impresa non esclusivamente su base tariffaria, ma anche considerando la qualità del lavoro sociale e l’offerta di prestazioni particolari come un buon regolamento per le pensioni e facilitazioni per le famiglie numerose. Luigi Paolo Comoglio affronta il problema del processo «giusto» che, spesso ridotto a semplice slogan di comodo, dovrebbe essere requisito primario per la pronuncia di decisioni sostanzialmente giuste, fondate su quei valori etici sui quali si basa, da secoli, la natural justice. Valerio Tavormina chiarisce il tema delle “situazioni soggettive sostanziali nel giudizio di annullamento” mentre Enzo Balboni va alla ricerca di quei valori, principi e prassi che concorrono a formare le radici istituzionali europee e individua gli ‘exempla’ che questo modello potrebbe apportare oggi al selvaggio universo della globalizzazione. Chiude il fascicolo l’articolo Five theses on conversion di Francesco Giglio. Trovate online tutti i fascicoli della rivista Jus a partire dal primo numero del 1940: https://jus.vitaepensiero.it/

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Premio Capri S. Michele abrio Forti, direttore dell’Alta Scuola Federico Stella dell’Università Cattolica, ha vinto la XXXVI edizione del Premio Capri San Michele, con il libro La cura delle norme. Oltre la corruzione delle regole e dei saperi (Vita e Pensiero). La cerimonia di assegnazione del premio si svolgerà prossimamente ad Anacapri.

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Segui i social Vita e Pensiero per consigli di lettura, news eventi, interviste agli autori www.vitaepensiero.it

Università Cattolica del Sacro Cuore


Teresa Bartolomei Dove abita la luce? Figure in cammino sulla strada della parola Prefazione di José Tolentino Mendonça Vita e Pensiero, Milano 2019 – pp. 168, €15,00 (Sestante)

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na fedele lettrice della Bibbia ne incontra due figure tra le più note, Noè e Giuda: il risultato è un libro che ci conduce a riscoprire quanto abbiano da dirci ancora i due popolarissimi personaggi della Scrittura. La storia di Noè rivela tutta la sua realistica urgenza in questo nostro tempo in cui la grande potenza tecnologica mette l’uomo in condizione, come mai prima, di distruggere la terra. E il tradimento di Giuda, da parte sua, ci interroga sulla perdizione massima – tradire un amico, tradire Dio – e sulla sua terribile soluzione. Pur nella diversità di contesto narrativo, queste storie ci sembrano parlare entrambe di un destino di colpa e di tragica maledizione, di un collasso della speranza. E invece Teresa Bartolomei fa dei due protagonisti delle ‘figure in cammino’ verso la luce della Parola, capovolgendo la loro sorte e convertendo il nostro sguardo.

Sergio Massironi, Alessandra Smerilli L’adesso di Dio. I giovani e il cambiamento della Chiesa Prefazione di Chiara Giaccardi Vita e Pensiero, Milano 2019 – pp. 128, €13,00 (Pagine Prime)

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l malessere che attraversa le società avanzate è profondo ed esteso. Si percepisce la necessità di un cambiamento radicale. Scossa da molte crisi, la Chiesa ha voluto mettere al centro della propria attenzione i millenials, fermandosi e lasciandosene interrogare durante il Sinodo dei Vescovi sui giovani. Questo libro, il primo volume della nuova collana «Pagine Prime» edita da Vita e Pensiero e «Avvenire», mostra come i frutti di quel confronto vadano oltre i confini ecclesiali e diano da pensare a credenti e non credenti di ogni età. Questioni di primo piano sono poste da una nuova prospettiva: economia, lavoro, potere, reciprocità uomo-donna, preghiera, decisioni da prendere, comunità. Nei giovani papa Francesco ha indicato «l’adesso di Dio», la sua visita che scombussola e riapre la storia. Il nuovo irrompe, infatti, se lasciamo che la realtà ci smuova. C’è un soffio cui esporci, un respiro da ritrovare, come una seconda nascita. Tutto può davvero cambiare.

Il Salottino del libro usato

Tanti libri al prezzo di un caffè n occasione di Bookcity Milano EDUCatt rinnova l’appuntamento più apprezzato dai lettori del pubblico universitario: il Salottino del libro usato propone per una settimana centinaia di libri in distribuzione al prezzo simbolico di un euro. Con l’edizione di novembre il Salottino torna in Via Necchi 9 trasformando lo spazio antistante il Contanair.9 in una libreria en plein air dove molti volumi, alienati dal catalogo EDUCatt o donati per l’occasione da privati, hanno una nuova opportunità per aggiudicarsi un posto tra gli scaffali dei tanti studenti, studiosi o bibliofili che curioseranno tra i titoli più disparati: dalla storia dell’arte al cinema, dalla letteratura all’economia, dalla psicologia al diritto, fino alla filosofia e al marketing. Oltre ai volumi offerti dalla Biblioteca d’Ateneo e quelli ceduti dal deposito EDUCatt, il Salottino sarà arricchito da alcuni libri provenienti dalla collezione del compianto professor Angelo Zanella, da donazioni di privati e di professori dell’Università

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Alessandra Papa Antigone. Il diritto di piangere Vita e Pensiero, Milano 2019 – pp. 288, €22,00 (Ricerche. Filosofia)

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ncora Antigone, nel Terzo Millennio? Questo saggio mostra quanti e differenti motivi ci inducano a rileggere e ripensare la tragedia di Sofocle, testo sempre moderno che nella storia è stato oggetto di diverse interpretazioni filosofiche e riscritture teatrali (da Hegel a Zambrano, da Anouilh a Brecht) e che resta capace di proporre differenti piani di racconto dell’umano: quelli della libertà, della disobbedienza civile, della cittadinanza e dell’identità individuale. Un saggio per riflettere, ancora oggi, ma mai abbastanza, sugli effetti rovinosi di una ragione di Stato dispoticamente applicata, che batte la coda negli interstizi del male banale, spingendoci ogni volta più lontano dalle leggi degli dei, dai diritti umani e dall’uomo stesso. Il lettore si trova, allora, a interrogarsi sull’obbligo morale del ‘restare umani’, a esplorare il problema del ‘riconoscimento reciproco’ e della necessità di recuperare, in prima persona, la ‘perduta umanità’.

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PRESENZA

Nei NeiLibri libri

Cattolica, nonché dalla collezione personale di Paolo Barozzi, il cui copioso lascito non è ancora andato esaurito. Il Salottino del libro usato resta aperto da giovedì 14 a mercoledì 20 novembre, sabato e domenica esclusi, dalle ore 10 alle ore 18. (s.b.)

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PRESENZA

Dopo tutto

Newman, la musica e la cattolicità di Guido Milanese*

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el 1892, un anno dopo la morte del cardinale John Henry Newman, venne pubblicato un libro su Newman e la musica, scritto da Edward Bellasis, figlio di uno dei più celebri appartenenti all’Oxford Movement, la corrente della Chiesa Anglicana che, dai primi decenni dell’Ottocento, favoriva un ritorno della chiesa nazionale inglese alle pratiche tradizionali del mondo cattolico; molti degli appartenenti a questa corrente, come Bellasis e ovviamente lo stesso Newman, divennero poi cattolici. Questo libro è forse il primo volume scritto su Newman (contro Newman si scrisse parecchio, durante la sua vita, come ben si sa); ed è significativo che un autore che oggi tutti celebrano o avversano per il suo profondo pensiero teologico e filosofico venisse fatto oggetto, prima di tutto, di un saggio di tipo musicologico. Newman era un buon musicista; violinista di talento, mostra nelle sue opere di essere in grado di formulare osservazioni di carattere musicologico, soprattutto sulla musica sacra, di buon livello e tecnicamente ineccepibili. Sia nel romanzo Perdita e guadagno (Loss and Gain), di carattere chiaramente autobiografico, sia nei suoi diari, Newman si riferisce a questioni musicali, e in particolare alla musica sacra, in modo intellettualmente molto libero rispetto alle mode dell’epoca. Come pastore anglicano, egli si adoperò per riportare ad un livello decoroso

la musica della sua parrocchia, suscitando il fastidio e addirittura un ricorso al vescovo da parte di non pochi parrocchiani. La musica nelle chiese anglicane dell’epoca, a parte le cattedrali, era per lo più limitata ad interventi di una sorta di banda, che suonava dopo le letture bibliche e il sermone. La riforma liturgica di Cranmer, al tempo di Enrico VIII, era incominciata con la sostituzione dell’altare con tavoli aggiunti e con l’eliminazione del latino dalla liturgia, ma non aveva completamente eliminato le forme liturgiche tradizionali. Con il passare del tempo, tuttavia, la liturgia si era ridotta in sostanza al solo sermone preceduto dalla lettura biblica, al punto che ciò che rimaneva dell’altare veniva utilizzato spesso come tavola per appoggiare cappelli e cappotti. Nelle sue visite nei paesi cattolici, Newman, ancora anglicano, resta impressionato dal ruolo del canto nella liturgia: durante il suo soggiorno in Sicilia ascolta il canto di un intero paese, forse Leonforte, alle sei del mattino, in chiesa, prima dell’inizio dei lavori nei campi. Divenuto sacerdote cattolico, il ruolo della musica nella liturgia diventa per lui un punto centrale: ma non cede alla tendenza archeologizzante dell’epoca, che, sia in campo cattolico sia in campo anglicano, voleva un ritorno completo al canto gregoriano come unica forma rispettabile per la musica sacra. Così come nell’apprezzamento delle forme architettoniche Newman non approva la moda anglicana di costruzioni che si ispirino sempre e obbligatoriamente all’architettura me-

dievale, ugualmente nel suo rapporto con la musica la posizione del Cardinale è interessata alla qualità, non all’assolutizzazione di un’unica forma espressiva. Il Gregoriano, benissimo: ma altrettanto bene la polifonia e tutta la musica che risulti adatta all’azione liturgica. Anche nel campo musicale, Newman si rivela una figura aliena da ogni semplicismo, e soprattutto capace di intendere la totalità della storia della chiesa. Ciò che portò Newman al cattolicesimo furono i suoi studi sulla storia della Teologia, in particolare sulla questione ariana: il cattolicesimo, diversamente dall’atteggiamento protestante, valuta tuttaa la storia della Chiesa come luogo in cui il credente può ritrovarsi e con cui può confrontarsi. La cattolicità è universalità non solo nello spazio, ma anche nel tempo. L’atteggiamento di Newman verso la storia della musica, e in particolare verso la storia della musica sacra, va intesa in questo senso; una cattolicità che riconosce le espressioni di fede di coloro che ci hanno preceduto cum signo fidei, senza fondamentalismi archeologistici o contemporaneistici. La Chiesa ha avuto e ha tante voci in cui si manifesta artisticamente la Rivelazione; l’importante è la qualità di queste voci, e il musicista Newman era in grado di valutarle. Anche in questo campo, il pensiero del Cardinale precede di generazioni quanto sulla musica sacra dirà la Chiesa da San Pio X, al Concilio Vaticano II, a Benedetto XVI. * Professore di Letteratura comparata alla facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere dell’Università Cattolica di Milano

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PRESENZA

@Cattolica_news @Unicatt

Chierici, cortigiani, battitori liberi. Quale ruolo per gli intellettuali?

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n occasione del convegno promosso dal Centro di Ricerca “Letteratura e cultura dell’Italia unita” che si è tenuto presso la sede di Milano della Cattolica mercoledì 30 ottobre Giuseppe Lupo, docente e scrittore, ha lanciato un dibattito, ancora in corso, a cui hanno aderito alcuni professori dell’Ateneo I filosofi e l’ingiusta accusa di diserzione di Ingrid Basso L’intellettuale può esercitare la funzione che gli è propria semplicemente dicendo la verità, dicendo la verità al potere. Il rapporto tra pensiero e prassi, cultura e politica Idee contro la desertificazione di Aldo Carera Nell’Italia del dopoguerra non furono pochi gli intellettuali che misero le proprie competenze al servizio del Paese. Anche oggi c’è bisogno di mani e intelligenze che cooperino nelle officine dell’agire socio-politico Intellettuali, voci che gridano nel deserto di Andrea Kerbaker Altro che latitanza: delle loro parole è pieno il Paese. Il fatto è che nessuno le ascolta. Un problema connesso alla più generale avversione alle élites. Ma l’ottimismo non deve comunque mancare Su CattolicaNews tutti gli altri interventi del dibattito: contributi di Silvano Petrosino, Antonietta Porro, Antonio Calabrò, Gabrio Forti e Giovanni Gobber

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