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EDITORIALE
sanremo
Tutti davanti alla tv stasera. Chi vincerà il Festival di Sanremo? Ciascuno la pensa a modo suo, e la stragrande maggioranza rimane sempre delusa. Perché le logiche che sottendono alla proclamazione del vincitore non sono comprensibili ai comuni mortali, né facilmente decifrabili persino dai milioni di appassionati che hanno seguito le prime quattro serate dall’inizio alla fine e si apprestano a fare altrettanto con la quinta. Vince sempre chi non t’aspetti. Chissà perché. Ma Sanremo è Sanremo, e se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Visto che c’è è un’occasione da non perdere, a prescindere che piaccia o no, che lo si condivida o no. Lo ha capito prima di tutti Matteo Salvini che da anni non aspetta che Sanremo per potersi scatenare. Non nel canto, ma nei commenti. Che sono per lo più tranchant. Ma la funzione di Sanremo è anche - e soprattutto quella di far parlare, oltre che far cantare. Se Blanco distrugge fiori, fa un cattivo gesto, ma è importante discuterne. E così se la Ferragni si presenta in simil-nudo. Scelte opinabili, ma utili ad aprire una discussione, purché sia costruttiva. Non si può discutere, invece, l’intervento di Benigni sulla Costituzione. La lettura della lettera di Zelensky, sì. Insomma, Sanremo serve, e ci serve. Nel Festival ci rispecchiamo e ci specchiamo tutti, anche chi non lo vede. E l’ultima cosa che importa è chi lo vince. Sanremo vince anche senza vincitore. Vincenzo Magistà
Anno XXVIII n. 6 - 11 Febbraio 2023 - Una copia euro 1,00 Poste Italiane S.p.a. - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) art. 1, comma 1, CNS BA
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