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EDITORIALE
pandemia
La storia del mondo è fatta di epidemie e pandemie. La peste ha mietuto più vittime di quante ne abbiano fatte tutte le guerre messe insieme. Il problema maggiore, nei casi di pandemia, è quello di far accettare ai cittadini le misure con le quali proteggersi, necessarie per fermare il contagio. Le resistenze sono infinite, e vanno dalle ragioni economiche fino a quelle religiose. E’ successo così anche in Italia, quando, tre anni fa, ci trovammo di fronte al Covid-19 da cui non sapevamo come difenderci. In questi casi, un elemento determinante è il tempo. Più si interviene tempestivamente, più si circoscrive il fenomeno e lo si combatte. Ma tre anni fa chi conosceva il nemico contro cui combattere? Non c’erano cure, e nemmeno vaccini. Oggi, tre anni dopo, la Procura di Bergamo ha scoperto che ci furono ritardi nell’apprestare le misure di quarantena, e ha chiesto di processare Conte, Speranza e tanti altri. Ma fu davvero loro la colpa della pandemia? Certamente dalla nostra memoria non sono scomparse le immagini dei camion militari che trasportavano le vittime di Bergamo. Ma ci ricordiamo anche di tutte le resistenze che la Lombardia in primis fece per evitare la chiusura delle città. L’Italia andava chiusa già il 20-25 febbraio, e invece si dovette aspettare il 3 marzo per il lockdown. Per leggerezze di Conte e Speranza? Leggere gli eventi tre anni dopo è molto più facile che viverli, ma senza il contesto, la giustizia rischia di essere inutilmente punitiva. Speriamo che questo non diventi un altro caso da far studiare ai posteri. Vincenzo Magistà
Anno XXVIII n. 9 - 4 Marzo 2023 - Una copia euro 1,00 Poste Italiane S.p.a. - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) art. 1, comma 1, CNS BA
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