PrimaVera Gioia NOV 2013 - N.14

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Pubblicazione mensile d’informazione indipendente | free press



Ouverture

INDICE

UNA TARGA DI TROPPO

3 Ouverture 4 Uno, due, tre... 6 Biblioteca comunale 8 Intervista a Pippo Colapinto 11 La nuova Fattoria degli Animali 16 Concrete Jungle 18 Caos Calmo 19 Rockerella, il documentario 20 Trappole per gli uomini 22 Polo turistico II 24 La carica dei 101 25 La Restaurazione 27 PrimaComics

Il ritorno dell’età moderna

Maria Cristina De Carlo / Direttore

FB/ MariaCristina.DeCarlo

Q

ualcuno si è chiesto perchè ha fatto così scalpore la targa firmata UDC, posta fuori dalla stanza assegnata agli assessori e consiglieri del partito, apparsa per qualche ora nei corridoi di Palazzo San Domenico. Le pagine facebook degli esponenti più attivi e attenti del nostro paese, si sono riempite di commenti e critiche del gesto consumato. Il tutto è stato incorniciato da una foto scattata sul luogo del delitto che ha fatto conoscere l’accaduto anche a chi non si stava aggirando per sbaglio in quei corridoi del terzo piano. Immediatamente uno dei consiglieri citato sulla targa ha preso le distanze. Più che soffermaci sulle colpe e sul fatto che l’ufficio con la suddetta targa si trovasse al terzo piano del Comune, vicino all’Ufficio Tecnico, vorrei chiarire perché, a mio riguardo, quella targa ha fatto così scalpore. Devo necessariamente fare un preambolo: lo “stemma”, oggi conosciuto come targa, ha alle spalle una storia antichissima. È un oggetto auto celebrativo, molto diffuso in età moderna, ma ha fatto le sue prime comparse in epoca Medievale. Dapprima era utilizzato in battaglia dai soldati che si distinguevano nei diversi schieramenti, utilizzato quindi come oggetto conoscitivo; successivamente prese piede nei villaggi, utilizzato come oggetto celebrativo. Infatti i principi, i vescovi e gli uomini di potere erano soliti apporre a ridosso delle loro porte gli “stemmi” dove venivano iscritte le doti, le qualità e la posizione sociale che essi ricoprivano. L’oggetto in questione era quindi un mezzo per sottolineare il ruolo sociale che si aveva all’interno della società. Un modo, in-

somma, per comunicare quello che si era, attraverso il linguaggio delle immagini. La targa in questione, quindi, ha fatto scattare in me una serie di meccanismi e di pensieri. Credo che si volesse mostrare alla cittadinanza quello che sta accadendo, i cambiamenti in atto. Sono sempre fiduciosa e credo che il mestiere si impari soprattutto sul campo, giorno dopo giorno. Quindi anche in politica reputo che sia così: soltanto vivendo Palazzo San Domenico, le problematiche dei cittadini e stando fra la gente, si puo’ imparare a conoscere Gioia del Colle. Confido nelle persone che fanno politica perché hanno passione e credono in quello che fanno. Sono sicura che questo gesto sia stato legato alla pura e semplice imprudenza. È facile attaccare chi è alle prime armi. Io sono sempre pronta a dare una possibilità prima di giudicare, per questo voglio vedere i “fatti” e lasciare scorrere le troppe parole che saziano gli animi degli amareggiati. PrimaVera Gioia 3


l’aumento dell’imposizione fiscale; la delibera di Consiglio Co-

UN DUE TRE,

munale su Parco Lama S.Giorgio e il conflitto di interessi del Sindaco Povia; l’ assunzione di delibere di dubbia legittimità; l’ elargizione di deleghe ad un assessore, violando le norme sul conflitto di interessi; la mancanza di programmazione amministrativa ed “iniziativa politica evanescente ed oltremodo lontana dagli impegni programmatici assunti durante la campagna elettorale”. Ed é alla fine della lettura di questi dardi scagliati contro Povia & c. che si accende una discussione che, già nelle premesse, ha l’intenzione di smascherare il mal celato collante della coalizione “pigliavoti”.

...CHI VEDO VEDO !!! Alessandro De Rosa |

/ alessandro.derosa.161

C

Si, perché in quello che dovrebbe essere il tempio della Democrazia cittadina, la sala delle adunanze, la dissertazione politica dei problemi della città dovrebbe imperare, invece cederebbe il passo al Nulla, come evidenziato dal consigliere Vasco e come é possibile leggere tra le parole del consigliere Cuscito.

Ci son voluti poco meno di due anni di legislatura ed un con-

O meglio, quella discussione democratica, competentemente

sistente numero di situazioni controverse in cui si é trovata la

strutturata dai consiglieri eletti a rappresentare le istanze po-

giunta Povia affinché la minoranza consiliare presentasse la

polari, debitamente filtrate dai relativi partiti di appartenenza,

prima mozione di sfiducia. Nell’assise cittadina del 16 ottobre

troppo facilmente e consapevolmente si prostrerebbe alle

scorso, la grande coalizione che in campagna elettorale era sta-

monocratiche decisioni del giocoliere della parola Povia. Il vero

ta presentata dagli stessi eletti e dal sindaco in persona come

deus ex machina - secondo Mastrangelo - non di una coalizione

l’esempio della competenza e della buona politica, ha dovuto

politica, ma di un accordo pre-elettorale che, iniziato con la

serrare le fila e difendersi da una serie di accuse e di constatazioni elencate in un documento sottoscritto unanimemente dai consiglieri di minoranza Lucilla, Cuscito, Celiberti, Mastrangelo, Deleonardis e Longo, ai quali nella votazione finale a favore della mozione, si è unito il ribelle Vasco. Gli sfiducianti nel chiedere di “accertare la mancanza di una maggioranza politica e, considerato che anche un solo giorno in meno di permanenza nella funzione del Sindaco e della sua Giunta, potrebbe recare giovamento alla situazione di degrado ed inefficienza in cui versa ormai da troppo

machiavellica caduta della Giunta Longo, ha prima unito sotto la bandiera della buona politica le anime transfughe e traditrici di quella giunta e fedeli di sempre, capaci di raccogliere solo voti elettorali “non voglio sapere come”; ha portato poi alla vittoria delle elezioni con un consenso pari a circa il 30% e si é concluso con l’ingresso dell’avv. Dongiovanni in Consiglio, l’ultimo dei longhiani dopo Bradascio,Tisci,Falcone ed Antonicelli, campioni di coerenza! É su questa struttura argomentativa che le varie personalità politiche di opposizione hanno inne-

tempo il nostro Comune e la nostra cittadina”, non hanno mancato

stato le proprie osservazioni. Si va dal consigliere di Solidarietà e

di elencare quelle situazioni controverse che forse mai sono

Partecipazione Cuscito che invita, fra gli altri della maggioranza,

state sufficientemente analizzate dalla più accreditata stampa

il consigliere Martucci,dopo quasi due anni di presenza nell’as-

cittadina. Vicende giudiziarie che hanno visto l’arresto del vice sindaco Ventaglini e del consigliere UDC E.Mancino; il ritiro dell’appoggio politico da parte del PD, partito di maggioranza relativa; il passaggio del consigliere Vasco all’opposizione e dimissioni dell’assessore De Giorgi; i discutibili provvedimenti, come l’esternalizzazione della riscossione tributi e 4 PrimaVera Gioia

sise cittadina, a far conoscere la sua voce e a non continuare a ridurre la propria presenza a comandate alzate di mano; sollecita una mai avvenuta discussione politica, se non per bocca del solito e solo Povia, sul perché comuni come Galatina, Grottaglie, Nardó, Francavilla starebbero sciogliendo unilateralmente i contratti con la societá che, per volere del nostro


sindaco, gestirà i tributi cittadini. Si passa poi ad un Mastran-

giunta ha perso il suo architrave, l’uomo che più di ogni altro

gelo “apostrofatore” nei confronti del sindaco e della giunta,

godeva della fiducia del sindaco Povia; il venir meno dell’ap-

tutta rei di peccare in fatto di programmazione politica, - una

poggio politico del PD a causa dello “sbeffeggiamento subito”

colpa che costerà un declino più veloce e ripido alla città tutta - ;

in circostanze diverse (questione esternalizzazione tributi,

nei confronti dei vecchi compagni, rei di aver abbandonato la

nomina nuovo vice sindaco, ruolo di consigliere politico offer-

barca Longo e di esser passati, senza alcun briciolo di coerenza

to a Ventaglini), ha fatto venir meno quel sostegno che é stato

e dignità, dalla parte “di chi solo ieri ti ha chiamato incompetente!”,

determinante nella vittoria alle elezioni e che ora ridisegna

indicando un pavido e testa china Antonicelli, a cui per altro é

gli equilibri politici. Ed ecco che proprio quando tutti, compresi

stato ricordato come troppo frettolosamente si sia dimenticato

i vari Lucilla, De Leonardis, Longo, Celiberti, hanno terminato di

delle proprie lotte contro la chiusura del passaggio a livello di

affondare i propri fendenti e si é in attesa o di una reazione, uno

via Dante, per abbracciare posizioni diametralmente opposte;

slancio d’orgoglio da parte di chi ha solo incassato sino a quel

infine nei confronti dei consiglieri Ludovico e Giannico, rei di aver

momento; oppure la spiegazione che l’inerzia e l’immobilismo

ignorato le indicazioni del loro partito di provenienza riguardanti

denunciato, se non sono stati proprio il frutto di evanescenti

i le scelte con cui la Giunta stava danneggiando il Paese tutto, al

critiche, magari lo sono stati di una normale enfatizzazione

fine di donarsi anima e corpo al loro capo di governo.

politica; o magari, finalmente, quel confronto politico sui temi di più cogente attualità; al contrario, nulla si appresta all’ orizzonte se non fosse per il “tana libera tutti!!” firmato dal solito astuto Povia che toglie dall’imbarazzo della risposta i suoi consiglieri con un lungo soliloquio, contenente la sempre sventolata aridità della minoranza nel proporre soluzioni e le rivendicate opere realizzate sul territorio - che Mastrangelo ha puntualmente fatto rientrare in una “normale continuità rispetto all’operato iniziato dalla passata Amministrazione” - . Non si è assistito a null’altro se non ad una serie di attestazioni di stima e fiducia di ogni consigliere di maggioranza verso il sindaco; la scontata autodifesa dei transfughi appellatisi a concetti di responsabilità e buona politica; la finalmente rivelata voce del consigliere Martucci del quale, più che una descrizione del timbro vocale, non sarebbe possibile riportare; la struggente storia d’amore di un uomo, il consigliere Ludovico, ed il suo partito, il PD, dalle cui direttive politiche sarebbe stato costretto ad allontanarsi non per suo volere ma a causa di un non meglio precisato gruppetto di membri che ne affollano il direttivo e che da sempre si é mostrato ostile, anche senza ragione alcuna, al suo sindaco.

Il vulcanico Vasco scoperchia poi il vaso di Pandora e rincara la dose contro sindaco e consiglieri. Spazia dal silenzio assordante della maggioranza circa la sentenza con cui é stata disposta la chiusura della Coop - quasi che non interessi la questione di chi

A

perderà il lavoro, “per non parlare del perché la struttura doveva

Aspettative rispettate quanto al risultato...maggioranza com-

essere costruita proprio lí e non altrove” - ; alla questione del con-

patta nel respingere la mozione, con il solo Vasco che vota as-

flitto di interessi sul Parco Lama S.Giorgio, circostanza nella

sieme alla minoranza.

quale é stata registrata la tracotanza di una maggioranza

Se ci fossero stati, o se ci saranno curiosi cittadini speranzosi di

votata al suo leader che, attesa l’uscita dell’aula della mino-

poter conoscere i programmi futuri che l’Amministrazione ha in

ranza, in un consiglio comunale di qualche mese fa, a seguito

serbo per la città, allora sarà necessario aspettare la prossima

di accordi chiari fra le due aree politiche, ha poi approvato

sfida di “nascondino”, nella speranza che il “tana libera tutti!!”

una delibera con voto determinante di un sindaco in palese

arrivi alla fine del gioco e non proprio sul più bello.

conflitto di interessi, vista la proprietà fondiaria rientrante

P.S. Per i più impazienti é sempre possibile rivolgersi alla sede

nell’area in questione. Ma é al sindaco che vengono attribuite

dell’UDC, non nei pressi del Monumento dei Caduti, bensì nei

le circostanze determinanti del fallimento del suo progetto po-

pressi dell’Ufficio Tecnico comunale, secondo piano del comu-

litico: con l’arresto del vice sindaco, nominato e non eletto, la

ne.¿ PrimaVera Gioia 5


Biblioteca comunale STORIE DI ORDINARIA FOLLIA Lyuba Centrone |

L

/ lyuba.centrone

a questione che riguarda la Biblioteca Don Vincenzo Angelilli è un’ennesima pietra miliare del raffazzonato e tragicomico modo di operare della nostra città. La storia inizia con i primi fruscii dell’autunno, quando improvvisamente ci si accorge che una gara d’ appalto ha assegnato ad una ditta l’incarico di ristrutturare il secondo piano del Palazzo della Cultura, in cui ha sede il servizio bibliotecario, per l’ apertura dell’ Ufficio Immigrazione. Fin qui nulla di strano, anzi, quasi vien da porger lodi per la mirabile intenzione avanguardistica che, nei tempi “atroci” in cui ci troviamo, assume un rilievo ancora più apprezzabile (salvo per qualche isolato caso di illuministi della specie attaccati al culto volterriano della “razza”). Insieme alla fulminea presa d’ atto dei lavori, però, un’altra impensata considerazione sono stati gli stessi impiegati della biblioteca insieme ad alcuni utenti a stimolare le meningi in ardita macchinazione - balena d’un tratto fra i pensieri affollati da feste e sfiducie dei nostri amministratori: in quell’edificio, al secondo piano, esiste una biblioteca che durante i lavori dovrà restar chiusa. Cosa ne sarà del costante bacino d’utenza che frequenta quelle mura e del

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prezioso servizio di prestiti interbibliotecari durante questo periodo, evidentemente non è affar loro (ricordiamo che la biblioteca quest’ anno è entrata a far parte della rete del Servizio Bibliotecario Nazionale Terra di Bari con la digitalizzazione della bibliografia di duemila libri nel catalogo dell’ ICCU - Istituto Centrale per il Catalogo Unico). Soprattutto, quando avranno inizio i lavori dal momento che la seconda ditta classificata in gara ha presentato un ricorso? Di risposte nulla o poco più. Durante l’ultimo consiglio comunale alcuni vocii hanno suggerito la possibilità di trasferire il tutto presso la distilleria sulla Via di Santeramo gestita dalla LUM fino all’anno prossimo. Soluzione impensabile se solo si leggesse anche uno dei più elementari manuali sulla biblioteconomia: le biblioteche pubbliche devono sorgere al centro del paese/città poiché sono istituzioni del sociale (è come se Pericle avesse fatto collocare il Partenone al di fuori della Polis). Un’ altra possibilità considerata sarebbe quella dell’attuale sede centrale della Scuola Media Losapio, soluzione tecnicamente ben più ragionevole della prima, ma velleitaria nel nostro caso, per via dei costi che comporterebbe il riassetto dell’attuale distaccamento, che dovrebbe quindi contenere anche le classi attualmente in centrale. Il punto su cui vogliamo ragionare però è un altro. Trasferire temporaneamente una biblioteca, non ha la stessa portata di un banale trasloco: il lavoro di ricollocazione dei libri, la sistemazione dei registri e tutte le altre operazioni annesse, sono impensabili in vista di una sistemazione solo temporanea. E allora che fare? Restare chiusi per il tempo dei lavori?


Nemmeno questa sarebbe la soluzione più adatta, perché l’esperienza ci insegna che chiudere una biblioteca per un periodo di tempo indeterminato, comporta il crollo fisiologico dell’ utenza (la biblioteca di Noci ne è un esempio lampante: chiusa per un anno a seguito di lavori, una volta riaperta ha dimezzato il bacino d’ utenza rispetto al passato). La biblioteca di Gioia del Colle raccoglie un pubblico che regge bene il confronto con altre biblioteche più prestigiose, i prestiti funzionano bene e sono numerosi, soprattutto quelli interbibliotecari; è anche attivo un servizio internet che, a dover di cronaca, andrebbe regolamentato attraverso un controllo icastico del traffico on line per evitare spiacevoli episodi, per fortuna abbastanza isolati, ai quali gli utenti si trovano ad assistere per colpa di cittadini dal profilo etico poco incline al rispetto. Ora come ora, ormai troppo in ritardo per trovare “la soluzione”, la prospettiva sembra essere quella di effettuare un trasferimento parziale (prestiti, internet, e minima area studio) nella Sala De Deo. Un modus operandi che avvilisce l’ideologia stessa della biblioteca pubblica. Già, perché, ricordiamolo, la biblioteca pubblica è l’istituzione che ha il compito di rendere sociale l’uso del libro che da bene patrimoniale diventa così strumento pubblico del comunicare; essa agisce sia nella dimensione della contemporaneità, attraverso i servizi destinati agli utenti (tecnicamente nella dimensione orizzontale: sala lettura, accesso a internet, ecc), sia nella dimensione della memoria (dimensione verticale), conservando quel patrimonio librario di 1644 volumi che nel 1959 il sacerdote Don Vincenzo Angelilli donò alla comunità gioiese e che dal 1964 stanzia in biblioteca. Sottovalutare, dimenticare e/o lasciare a se stessa un’istituzione la cui storia, almeno in Italia, prende avvio con l’unificazione; percorre tappe quali quella del 1975 quando fu istituito il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali in cui, uno dei suo quattro Dipartimenti è proprio denominato Dipartimento per i Beni Archivistici e Librari; e giunge fino alla fondamentale tappa del 1995 con la sottoscrizione del manifesto UNESCO sulle biblioteche pubbliche per il quale esse costituiscono una condizione essenziale per l’ apprendimento permanente, l’ indipendenza delle decisioni, lo sviluppo culturale dell’ individuo e dei gruppi sociali, significa impostare una politica di declassamento, imbarbarimento e violenza sulla nostra città. Non aver “pensato di pensare” a nessun tipo di soluzione prima dell’imminente avvio dei lavori ed essere arrivati ad accorgersi del problema solo dopo i preoccupanti interrogativi sollevati

Il link al catalogo completo dei libri presenti nella Biblioteca Comunale “Don Vincenzo Angelilli” >

da dipendenti ed utenti, è la cartina tornasole della superficialità con cui molte questioni vengono affrontate a causa della miriade di scaramucce personali e che non colorano i consigli comunali e in generale questa amministrazione. Tra i paradossi, che ancora sottolineano quanto appena detto, c’è stato anche quello di affittare alla tabaccheria lì situata, un piccolo locale di proprietà comunale – ripulito dai dipendenti della biblioteca con l’intenzione di collocarci i cataloghi cartacei, dunque un ulteriore servizio di consultazione per gli utenti - che ne ha ricavato una sala slot machine. Gli unici temerari difensori del diritto dei cittadini sono risultati essere i soliti Vasco, Lucilla e Cuscito che quanto meno si sono preoccupati di far pervenire al sindaco un documento contenente i dubbi su tutta questa faccenda e la richiesta di chiarimenti circa il metodo di gestione della questione. E’ stata anche organizzata una raccolta firme, che ha ottenuto l’ adesione di ben cinquecento utenti. Noi, dalla nostra, forse un po’ stanchi di immaginare cambiamenti al vertice, rivolgiamo, romantici, le nostre forze verso i cittadini, ricordando loro valori quali dignità, giustizia sociale, democrazia, libertà attraverso la partecipazione e l’informazione costruttiva. Lo facciamo con semplicità, pubblicando le prime righe del manifesto dell’UNESCO, in bianco e nero, su questa pagina, di questo giornale gratuito, senza fronzoli, ma tanto prezioso e in cui crediamo in modo assoluto, sperando che, da sole, senza chiasso nè violenza, servano ad impressionare. Buona lettura: “La libertà, il benessere e lo sviluppo della società e degli individui sono valori umani fondamentali. Essi potranno essere raggiunti solo attraverso la capacità di cittadini ben informati di esercitare i loro diritti democratici e di giocare un ruolo attivo nella società. La partecipazione costruttiva e lo sviluppo della democrazia dipendono da un’istruzione soddisfacente, così come da un accesso libero e senza limitazioni alla conoscenza, al pensiero, alla cultura e all’informazione. La biblioteca pubblica, via di accesso locale alla conoscenza, costituisce una condizione essenziale per l’apprendimento permanente, l’indipendenza nelle decisioni, lo sviluppo culturale dell’individuo e dei gruppi sociali. Questo Manifesto dichiara la fede dell’Unesco nella biblioteca pubblica come forza vitale per l’istruzione, la cultura e l’informazione e come agente indispensabile per promuovere la pace e il benessere spirituale delle menti di uomini e donne. Perciò, I’Unesco incoraggia i governi nazionali e locali a sostenere le biblioteche pubbliche e a impegnarsi attivamente nel loro sviluppo…” ¿ PrimaVera Gioia 7


Guarda il video completo dell’intervista sul nostro sito www.primaveragioia.it oppure sul canale Youtube.

Intervista a Pippo Colapinto Lyuba Centrone | / lyuba.centrone Laura Castellaneta | / laura.castellaneta.7

“IL NUOVO CHE AVANZA”, questo è il titolo con cui ti autocelebri dopo la tua “ascesa al potere”. Qual è il resoconto di questo traguardo ai vertici? Come è avvenuta la scalata da avvocato-politico-consigliere-assessore in tempi così esigui? Durante le elezioni amministrative del 2008, sono stato contattato dal mio amico Filippo Donvito, il quale mi ha proposto 8 PrimaVera Gioia

di candidarmi per la sua lista “Gioia Oggi per il Domani” appoggiata, durante la campagna elettorale, dall’UDC all’epoca presieduto da Filippo Scarpetta. Facendo un passo indietro a 18 anni decisi, dopo aver conseguito il diploma in ragioneria, di frequentare l’Università degli Studi di Bari laureandomi nel 2006 in Giurisprudenza. Da allora ho intrapreso un percorso diverso: uscivamo dagli anni ’90, quelli belli, quelli di via Roma. Provengo da una famiglia molto umile, che mi ha permesso di studiare perché credeva nelle mie potenzialità, mentre io, dal mio canto, contribuivo lavorando presso la ditta “Favale imballaggi” per concedermi le vacanze. Nonostante fossi figlio unico, si faceva fatica ad arrivare a fine mese quindi i miei genitori mi hanno dato un “mantenuto” fino a 25 anni. Nel momento in cui sono diventato avvocato- come si suol dire – “tanti amici ti fanno una faccia davanti ed un’altra da dietro”, salutandomi con un sorriso e poi pugnalandomi alle spalle. Quando nel 2008 Filippo Donvito si è rivolto a me, io non ero mai stato candidato, avevo già 29 anni e all’epoca non potevo impegnarmi totalmente poiché assistevo mio padre affetto da gravi problemi di salute, che l’hanno poi portato al suo decesso. Solo successivamente ho accettato il suo invito, nel momento in cui molti lo hanno lasciato solo quando, al contrario, inizialmente doveva essere proprio lui il candidato del centro destra. Così, ho cominciato ad avvicinarmi alla politica che per me rappresenta il nostro modo di fare e di vivere ogni giorno. Nel 2007 ho organizzato una bella manifestazione all’interno della pista di pattinaggio di Piazza Pinto con tanti sacrifici, perché mi ricordo che, l’allora sindaco Vito Mastrovito, mi impose il pagamento del suolo pubblico dal momento che credeva ci fossero degli interessi terzi da parte mia. Nonostante tutto, però, ho creato un campo a cielo aperto così come faccio ormai da 7 anni, perché la politica per me è dare un servizio alla cittadinanza. (Però è uno stress perché io da maggio a fine luglio ricevo tante chiamate al giorno per le partite, gli sponsor, arbitri, croce rossa, ecc.)

I

Il tuo impegno politico è dettato dalla volontà di portare qualcosa di nuovo o dalla voglia di cambiare qualcosa che già c’era?


Ora come ora, a 34 anni, grazie a questo assessorato mi sento in grado di mettermi a disposizione della città. Voglio offrire la mia disponibilità a tutti anche a persone che non conoscevo, in maniera uniforme. Attualmente però sto trascurando quello che era il mio obbiettivo principale cioè conseguire l’abilitazione all’ordine forense, ma mi sento ugualmente orgoglioso per ciò che sto facendo. Ovviamente in 20 giorni non si possono risolvere e realizzare così tante cose, però questo assessorato mi ha aperto ulteriormente la mente infatti invito continuamente i ragazzi, anche su Facebook, a mettersi in gioco perché la più piccola idea maturata nei momenti più impensabili, può diventare un’idea per il nostro paese, concretizzando un’iniziativa. Tornando alla questione del torneo, trovai allora una serie di intoppi burocratici, infatti come spesso dice il sindaco Povia “stiamo morendo di burocrazia”. Quella mattina, infatti, senza sapere se mai ci sia stata un’autorizzazione comunale, alle 5, con i miei amici, mi misi all’opera con tutti i mezzi a disposizione pur di realizzare quel torneo che ho fortemente voluto. Purtroppo a Gioia del Colle “qualunque cosa fai la sbagli”, quindi vale la pena scendere in campo per tutto ciò che potrebbe renderci orgogliosi di noi stessi. Problematiche irrisolte: - Lama S.Giorgio - Case Popolari - Sistema Fognante - Zone F

Rispetto alle deleghe che hai ereditato dall’Assessore Masi… Le Deleghe? No, solo quella alle politiche giovanili. E l’edilizia pubblica e il recupero e decoro urbano revocate all’ ass. Masi per conflitto di interessi? Ah, si!

P Puoi dirci qual’è la situazione che hai trovato e cosa intendi fare? Mi sono permesso di presenziare ad un’udienza del giudice di pace di Gioia del Colle ed ho notato che ci sono veramente tante difficoltà. Io non voglio essere l’occhio dell’amministrazione, ma posso dire che adesso sto aguzzando la vista. Quando in passato andavo al palazzetto, a vedere le partite di pallavolo, non notavo tanti aspetti che adesso vedo, dal punto di vista amministrativo e politico, perché sono invitato a farlo. Per quanto riguarda, per esempio, il Palazzo di Giustizia, non si sa se è di proprietà del Comune di Gioia del Colle o del Ministero della giustizia, fatto sta che la manutenzione ordinaria spetta a noi. Infatti, dopo vari solleciti, ho fatto un sopralluogo, trovando una situazione degradante. Ho trovato realtà complesse, sia nel

mondo dello sport che in quello dei giovani. Sono molti i ragazzi che su Facebook mi chiedono una mano per trovare un lavoro, mentre loro si svegliano ad ora di pranzo e trascorrono il resto della giornata in compagnia dei social network. Bisogna attivarsi, nonostante tutto, e non abbattersi mai perché c’è sempre qualcosa da fare ed è importante ricordare che il lavoro non verrà mai a bussare alla nostra porta se non siamo noi ad andarlo a cercare, questo è poco ma sicuro. Per quanto riguarda la sport, che cosa puoi dirci sulla Convenzione Sociale?In cosa consiste? Dovrebbe essere la Carica dei 101. Conosco benissimo tutto, l’ho letta e l’ho pubblicata su facebook da consigliere, ma riguarda l’assessorato ai Servizi Sociali, quindi tutti i meriti sono di Filippo Donvito. “Servizi Sociali e Sport autorizzano alla stipula della presente convenzione in esecuzione della Deliberazione della Giunta Comunale n.61 del 06/09/2012 esecutiva a termini di Legge” (convenzione per l’avviamento allo sport di minori in condizioni di disagio sociale)

Questo potrebbe essere anche un modo per pubblicizzare l’iniziativa…Puoi spiegarci nel dettaglio di cosa si tratta? Lo abbiamo pubblicizzato moltissimo ed invito molte famiglie che non lo conoscono, a presentare la richiesta perché è possibile che si liberi qualche posto, magari perché qualche bambino rinuncia. In qualità di assessore, me ne sto interessando più da vicino e mi sto accorgendo che purtroppo ci sono delle lamentele: sono state presentate 110 domande, quindi, per accontentare tutti, le società hanno dovuto incrementare il numero di bambini ammessi. Così la Juve Club da prender 10 bambini, ne ha presi 12; la piscina da 15, ne ha presi 17 e così via. Tutte le società sportive hanno aderito! Altro problema è stato quello del calcio: purtroppo 50 bambini volevano fare questo sport a fronte dei 20 posti disponibili dislocati nelle quattro società di calcio presenti a Gioia; molte famiglie quindi, mi hanno chiamato per lamentarsi e io ho sempre passato la palla all’ assessorato ai servizi sociali, pur non tirandomi assolutamente indietro. Intanto mi sto impegnando con il signor Losito e con Franco Venere per far praticare dello sport anche ai bambini diversamente abili. Per portare avanti quest’ altro ramo del progetto, essi avranno bisogno di tutor specializzati che li seguano durante gli allenamenti. I tempi della Regione però sono molto lunghi e in più si somma il fatto che non ci sono assolutamente soldi nella cassa comunale (se la Regione approvasse il progetto, ci finanzierebbe solo la metà dell’intero importo); quindi abbiamo pensato di portare avanti comunque questa idea con il contributo Convenzione Sociale: Il Comune autorizza sia del sil’utilizzo del Palazzetto dello sport “P. Capurgnor Veneso”, del campo “Martucci” e della Palestra Comunale “A. Kouznetsov”, per le Società, re, che dei che si impegnano, nella stagione agonistica genitori. 2013/2014 a far partecipare gratuitamente ai corsi, ragazzi disagiati di età compresa tra i sette e i dodici anni segnalati dall’Ufficio Servizi Sociali.


c Ci può spiegare quali sono i principali problemi che riguardano l’Edilizia Residenziale? Come pensa di risolverli? Sinceramente ho fatto solo un sopralluogo presso le case popolari con l’assessore Masi. Le cose sono tante: ad esempio c’è un impianto idrico fognario in via della Fiera dal quale proviene un odore nauseante. Di contro mi cogli impreparato perche la “fame vien mangiando”. Devo ancora prendere cognizione di tutti i problemi che in quel settore esistono. Ecco perché mi da’ un po’ fastidio che si faccia molto caos per una targhetta esposta in buona fede, e non si presti minimamente attenzione ai veri problemi, inviando anche solo la più piccola e stupida segnalazione… Case Popolari: Primavera Gioia n°1 e n°12

Sistema Fognante: Primavera Gioia n°7 e n°8

PrimaVera Gioia si è sempre occupata delle case popolari. Ci dispiace che solo ora ci si accorga della loro esistenza. Il problema della fogna è un problema che per primi noi abbiamo sollevato nel numero di ottobre. Perché bisogna aspettare così tanto tempo per avere attenzione? Questa è una domanda che mi pongo io molte volte. Purtroppo però ci sono alcuni interventi che è impossibile svolgere a causa della burocrazia. In Italia c’è molta confusione. Se il bilancio viene approvato il 30 novembre, entro 20 giorni (di questo non sono sicuro perché non ho ancora approfondito) quest’ ultimo deve essere trasmesso ai consiglieri; entro dicembre bisogna iniziare i lavori, sennò questa somma va’ in avanzo di amministrazione e, bloccata lì, può essere usata solo ad agosto 2014. Se non si fanno le cose in maniera celere ci si blocca nuovamente. Quando si accumulano moltissime cose, non si fa mai niente purtroppo. Sempre a proposito della questione sull’ edilizia popolare, vorremmo metterla a conoscenza dell’esistenza di appartamenti che rientrano nel piano di Edilizia Residenziale Convenzionata. Ad oggi ancora non esiste un elenco chiaro e pubblico dell’ubicazione di questi appartamenti. Molte famiglie che non hanno la possibilità di acquistare una casa al prezzo di mercato, con questa particolare convenzione, potrebbero essere enormemente agevolate, purtroppo però quasi nessuno 10 PrimaVera Gioia

conosce questa possibilità. PRO.DI.GIO. si è occupato di sollecitare il sindaco Povia affinché rendesse pubblico un elenco ufficiale delle lottizzazioni in questione, ma ad oggi ancora non ci sono state risposte. L’EDILIZIA CONVENZIONATA è stata istituita con lo scopo di offrire, ai compratori rientranti in una determinata fascia di reddito (bassa), la possibilità di acquistare una casa di proprietà in condizioni agevolate e a prezzi calmierati rispetto a quelli di mercato. Il Comune destina alcune aree di sua proprietà alla costruzione di immobili, e con il costruttore determina i parametri della vendita.

Sinceramente non ne ero a conoscenza, quindi lo prendo come spunto per un futuro impegno in questo senso! Come hai interpretato la copertina dello scorso numero? L’ ho interpretata in maniera perplessa, l’ho vista come un’infiltrazione forzata nella mia vita privata, ecco perché a volte capisco i paparazzi (???). Che senso aveva? Non mi interessa una pubblicità personale. Mi ha dato fastidio il fatto che l’abbiate estrapolata dal mio profilo facebook e che abbiate scritto nelle caselle del cruciverba in copertina: ”Bravo Lenin…” che non so cosa volesse dire e dove lo abbiate trovato perché io non l’ ho scritto, questo è poco ma sicuro.

Ci teniamo a precisare che la scelta di inserire quella fotografia nella copertina, scaturisce dalla necessità di denunciare in chiave ironica il presunto rinvio della Festa Democratica a causa dei festeggiamenti per i quarant’ anni dell’Assessore Giuseppe Lenin Masi. L’Assessore Pippo Colapinto, in carica da poco meno di un mese, ma consigliere comunale già da giugno, si sta impegnando affannosamente per acquisire le innumerevoli problematiche che da anni ormai si accumulano negli uffici di Palazzo S. Domenico. Affidargli la delega allo sport è stata evidentemente la scelta migliore, perché il neo assessore conosce molto bene la materia in questione e, a detta di chi opera nelle strutture di Gioia del Colle, si sta rivelando competente ed operativo. È stato travolto dal ciclone politico attuale, e in poco tempo ha cercato di constatare quante più situazioni possibili (strutture sportive, Palazzo di Giustizia, Case popolari, impianti fognari), ma al momento del passaggio del testimone, chi avrebbe dovuto far conoscere all’Ass. Colapinto, in maniera dettagliata, quanto c’è da fare nel nostro paese? C’è qualcuno che nell’immediato avrebbe dovuto fornire le competenze per consentirgli di ricoprire da subito egregiamente tutti gli incarichi? Siamo ancora in tempo!¿


LA “NUOVA” FATTORIA DEGLI ANIMALI Laura Castellaneta | / laura.castellaneta.7 Lyuba Centrone | / lyuba.centrone

La storia dell’ umanità ci insegna che a dei periodi di calma “diastatica”, durante i quali si accumulano tutte le energie necessarie per il ribaltamento dell’ ordine costituito (giusto o sbagliato, libero o imbavagliato), si alternano statisticamente fasi di dure rivoluzioni, specularmente a quanto avviene all’ interno del nostro pianeta quando

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improvvisamente, dopo un lento e costante accumulo di energia, due masse rocciose vincono la forza di attrito, e finalmente cominciano a scorrere l’una nella direzione opposta all’altra, provocando in superficie violenti terremoti. La geologia, che è irrevocabilmente una scienza esatta, ci serve per dimostrare come anche in ambito storico-sociologico sia possibile giocare con le previsioni matematiche. Eppure, benché il ragionamento teoricamente non faccia una piega, nella pratica non riusciamo a ritrovarci. O meglio, se allarghiamo i confini tutto fila: il Messico di Zapata, che ipoteca la dittatura di Porfirio Diaz, la Rivoluzione dei Garofani (non violenta), che manda a casa Antonio Salazar in Portogallo, o ancora la grande marcia del sale di Gandhi e potremmo continuare all’ infinito. Ma in Italia? In Italia mai grandi rivoluzioni. Uno dei motivi lo racconta Umberto Saba nell’ opera “Scorciatoie e Raccontini”, nella quale sostiene che gli italiani siano l’unico popolo che abbia alla base della sua cultura un fratricidio (Romolo che uccide Remo) e non un parricidio, ed è solo con i parricidi che si iniziano le rivoluzioni. Come dargli torto. Nonostante ciò, in Italia una rivoluzione pare stia avvenendo. Parliamo della rinascita del Partito Democratico come una splendida araba fenice. Il tutto grazie all’ arrivo dell’eroe che tutti aspettavano: Matteo Renzi, il Nuovo dal volto incartapecorito e con modi presi in prestito da uomini a cui Milano diede i lieti Natali. Anche a livello locale, l’onda della novità ha attecchito moltissimo sui cittadini, tanto da spingerli in 281 a fiondarsi per la prima volta ad un congresso PD, e ad ottenere l’oggetto della vera rivoluzione italiana: la tessera PD. Una nota di merito in più però, va ad i veri rivoluzionari, inconsapevoli e non (soprattutto inconsapevoli, dalle testimonianze raccolte), quei 193 impavidi che hanno scelto di votare il segretario del cambiamento: Massimo Labbate, il renziano per l’appunto. Ecco la mozione del nuovo segretario: “Il coordinamento di circolo ribadisce la sua estraneità all’amministrazione, chiede ai propri rappresentanti 12 PrimaVera Gioia

in giunta ed in consiglio comunale di ritirare la fiducia ed il sostegno all’amministrazione comunale riportando la città alle urne. Un eventuale continuato sostegno dei consiglieri e degli assessori avviene quindi a titolo esclusivamente personale. Si chiede al sindaco di ridare al PD la dignità ed il ruolo che gli spettano. Si azzera la giunta, si avvia una seria riflessione e verifica politica sui punti programmatici, sui ruoli all’interno della

giunta e sulle deleghe. Ogni partito decide se confermare o meno i propri rappresentanti in giunta”. Come farà a gestire l’azzeramento della giunta uno che sembrerebbe aver ottenuto un consistente appoggio proprio da chi di questa giunta fa parte, l’assessore Giuseppe Lenin Masi (quanti amici l’assessore!)? Forse anche questo fa parte della Novità: sventare i poteri attraverso l’autolesionismo. Per tutti i votanti che matematicamente non potevano essere tra i venti presenti durante la prima giornata di congresso in cui sono state presentate le mozioni, ma che in maniera sorprendente si sono moltiplicati nella giornata successiva, vogliamo rendere noto qualche stralcio delle proposte degli altri due candidati. Mimmo Lapolla sostiene: “Si riscontra che nell’azione amministrativa e nei comportamenti sono state permanentemente ignorate le istanze di cambiamento nei contenuti, nei metodi, negli assetti; cambiamenti richiesti a gran voce dalla pubblica opinione, dalle forze di centrosinistra, e di cui il PD è portatore determinato e coerente. Il Congresso conferma quindi come valida la scelta di uscire dalla maggioranza di governo e di passare all’opposizione[…] Il Congresso al di là, degli sviluppi interni all’attuale quadro istituzionale e amministrativo, impegna altresì il nuovo gruppo dirigente a rilanciare il Cantiere di una nuova prospettiva per il futuro della

città. È questa peraltro la base che sfida il trasversalimo e la transumanza interna alla destra gioiese, chiamata anch’essa a fare i conti con le proprie responsabilità”. Giovanna Magistro osserva: “Suggellare il passaggio definitivo all’opposizione dopo conseguente risposta/verifica dei livelli provinciali sulla situazione attualmente ‘congelata’ delle posizioni dei due consiglieri e dell’Assessore Masi. Valutare se chiedere nel frattempo (considerando con i vertici attuali i tempi del congresso provinciale e la durata dell’iter procedurale che fa capo ai Garanti del Pd) a consiglieri e Assessore di esprimere le proprie cariche, e conseguenti decisioni nelle aule delle adunanze, a titolo personale. Aprire un breve tavolo di discussione interna al partito, condividere e sottoscrivere un documento nel quale si chiede al Sindaco Povia di azzerare l’attuale Giunta e aprire una verifica politica a tempo. Occorre ridefinire l’azione complessiva sulla base di punti programmatici ben definiti anche nel tempo.” A prescindere dal nostro modo, ormai collaudato, di sviscerare gli argomenti con ironia, vorremmo riflettere con voi lettori su una questione che certo merita qualche riga in più. Vi siete chiesti come sia possibile che ben 281 neo-tesserati (da 93, ora il PD si ritrova con 374 tesserati) si siano interessati alla politica cittadina in quello strano pomeriggio del 3 novem-

bre (come ribadito poco sopra, durante il primo giorno del congresso, il 2 novembre, erano giusto una ventina i presenti ai dibattiti sulle proposte)? Se pensiamo che una tessera annuale ha il costo di venti euro, la cifra che ha riempito la cassa della sezione in tempi record (parliamo di pochissime ore), è pari a 5.620 euro, senza contare la quota versata in tempi non sospetti dai 93 tesserati degli ultimi


mesi. La risposta può darcela ancora una volta il “Capo dei Nuovi”: Matteo Renzi. E’ stato lui a proporre la possibilità di tesseramento fino all’ ultimo, anche in concomitanza del voto. Ecco spiegato “l’aprirsi degli ovili”: 193 voti Labbate, 147 Lapolla, 24 la “poverina” ma, in questa occasione, dignitosissima Giovanna Magistro. Ops, facendo i conti però, ci ritroviamo con 364 votanti contro i 374 tesserati…giusto! Ci siamo dimenticati di segnalare le schede bianche e i “tesseranti non votanti” (rimaneggiando il titolo di una vecchia canzone di Samuele Bersani), o più semplicemente storici tesserati che hanno deciso di passare in famiglia quella domenica pomeriggio. Ed ancora, nel provinciale 148 voti Campanelli, 112 Pagano (il candidato sostenuto da Labbate), 93 Antonacci, numeri che probabilmente nemmeno con le primarie nazionali, si sono raggiunti. Molte testate giornalistiche nazionali hanno

più volte denunciato il fenomeno dei “signori delle tessere”, sin dalla sua fondazione, nel 2007. Nella città degli equivoci e del trionfo dell’inessenziale sull’essenziale, non siamo esenti dal fenomeno del rigonfiamento delle tessere, un incremento del 75% è un dato talmente incisivo da essere esonerato da ogni ragionevole dubbio. Quest’ anno i numeri sfiorano il ridicolo, tanto da indurre il segretario Epifani a decidere per il blocco anticipato dei tesseramenti. Uno specchio per le allodole insomma. Più che correggere il colpo all’ ultimo minuto, consiglieremmo ad Epifani di ringraziare Matteo Renzi per i tanti soldini che in questi pochi giorni di caos, la sua brillante idea sta riuscendo a portare nel portafoglio del partito e di conferirgli un premio speciale alla carriera, un po’ come l’industria cinematografica italiana dovrebbe fare con Checco Zalone. Lo stesso Matteo Renzi che dopo il teatro

delle marionette dichiara: «Quello che decide il segretario Epifani mi sta bene. Punto. Vogliono bloccare il tesseramento, come propone Cuperlo? Lo blocchino, nessun problema. Accetto le proposte altrui, le decisioni altrui, le regole altrui. L’importante è che finalmente il Pd torni a discutere di questioni concrete», forse un gioco troppo sporco per tenerlo stretto tra le mani?! In un clima di “temibili” ripercussioni personali e professionali, tra gli affanni di chi manipola il nostro sistema, e per coraggio dei militanti impegnati nel tesseramento, ad “alcuni” spetta l’ingrato compito di indagare sui cittadini al di sopra di ogni sospetto, quindi concludiamo con una riflessione tratta da “Animal Farm” di Orwell: “Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire” .¿

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Copertina: Suetin Reloaded

Caro lettore probabilmente non comprenderai appieno queste parole ma, si sa, tutte le lettere servono più che altro a dar voce ai propri sentimenti e ad esprimere le proprie idee. Pochi giorni fa, siamo stati invitati ad assistere alla celebrazione del congresso cittadino del PD; come testata giornalistica, a prescindere dal credo politico di ogni singolo membro della redazione, vi abbiamo preso parte. Per i nostri inviati era la prima volta a un congresso di partito, eventi pubblici che per decenni hanno costituito la spina dorsale della vita politica italiana. Del primo giorno non vogliamo raccontarti granché; durante il dibattito, tutti sembravano possedere non la ricetta per salvare il partito di Gioia, ma il mondo intero. In fondo, perché non credergli? Lo abbiamo fatto, ma la nostra illusione è durata una sola sera per essere poi portata via dalla “quiete” del pomeriggio seguente. In definitiva, abbiamo assistito all’ennesimo funerale di quella che per noi non è politica ma ci professano come tale. Nel mezzo di un pomeriggio annoiato di fine ottobre, siamo stati sommersi da una valanga umana sbuffante e annoiata di gente che improvvisamente ha scoperto l’interesse nella vita politica dell’ultimo partito politico italiano. Già questi due aggettivi bastavano per capire che, in fondo, quella che si stava consumando non era la loro “battaglia”; la maggioranza delle persone riunitesi erano solo numeri. La conferma non andava nemmeno cercata; si presentava autonomamente ai nostri occhi sotto forma di una fila di persone che con venti euro in una mano mano e nell’altra bigliettini su cui erano appuntati i nomi da votare, procedevano ansiosi alla ricerca del proprio referente politico (mai un candidato segretario) il quale, accortosi dello smarrimento, amorevolmente prendeva sotto braccio questi uomini, li accompagnava fuori e dopo pochi istanti li riportava dentro, miracolosamente sorridenti, ricollocandoli dentro quella sala pronta ad assumere sempre più le sembianze di un recinto per l’apposito gregge. Caro lettore, probabilmente queste parole ti staranno già annoiando ma vogliamo dirti un’ultima cosa. Il nostro umilissimo compito in questa comunità è quello di sensibilizzare al cambiamento, il primo ambizioso obiettivo è di incrinare i meccanismi di selezione della classe dirigente. Quello a cui abbiamo assistito è stata, senza altri termini, semplicemente, l’ennesima riprova della nostra impotenza. Tutti potranno dire che ognuno dei 374 tesserati ha votato in maniera autonoma e coscienziosa, ma chiunque abbia assistito al sopracitato congresso, anche solo da spettatore, torna a casa con l’amara consapevolezza che anche dietro l’auspicato cambiamento si cela il consueto mercimonio elettorale, con la differenza che in questo caso si trattava soltanto di un congresso di partito. Caro lettore, noi siamo convinti che la dignità, la propria autonomia, non deve avere un prezzo. Non ti chiediamo nulla; vogliamo solo augurarti che anche tu , come noi, sia ancora in grado di inquietarti. Un caro saluto LA REDAZIONE (MariaCastellano PierlucaCapurso LauraCastellaneta LyubaCentrone MarioD’Alessandro Maria-

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Antonio Losito

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iprende la marcia – lenta, lentissima – per la redazione del PUG (Piano Urbanistico Generale) di Gioia, strumento urbanistico che non può essere declassato come il nuovo Piano Regolatore, ma si presenta come una importante innovazione nella pianificazione comunale in quanto a contenuti ed effetti programmatori, indirizzi strategici, meccanismi di cooperazione e di partecipazione, trasparenza e perequazione. Un piccolo passo è stato compiuto con il convegno tenutosi il giorno 11 ottobre nel chiostro comunale, alla presenza del sindaco e dei principali responsabili nella realizzazione del Piano; convegno che la cittadinanza era invitata a frequentare per conoscere lo stato di avanzamento dei lavori, con risultati di adesione non entusiasmanti. Infatti, a ben vedere, il termine “cittadinanza” esige chiarimento: uno sguardo distratto tra il pubblico gremito avrà adocchiato le facce di tecnici del settore, politici, esponenti istituzionali, giornalisti e qualche cittadino avente legittimamente a cuore il futuro del proprio pezzetto di terra; pochi (ma buoni) i rappresentanti di categorie diverse da queste. ’incontro è stato introdotto dal primo cittadino il quale, fra le altre, ne ha detta una degna certamente di plauso: “Basta residenze!”. Dev’essere avvenuta una sorta di epifania celeste, un in hoc signo vinces costantiniano, per spiegare questa presa di coscienza. La motivazione potrebbe risiedere in una novella sensibilità verso il consumo di suolo; ma anche nella rassegnata constatazione della crisi del mercato immobiliare, o ancora nella previsione che prima o poi diventi realtà la paventata intenzione del governo nazionale di impedire ai comuni l’uso degli oneri di urbanizzazione come tappabuchi dei bilanci. Noi vogliamo credere, invece, a quello che da tempo e da più parti viene auspicato e manifestato, anche in questa occasione di confronto: che l’ammi-

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nistrazione illuminata sia stata persuasa da buoni consiglieri verso la nuova filosofia dell’urbanistica, incentrata sulla rigenerazione delle aree degradate e sull’adeguamento dei servizi al cittadino, notoriamente carenti.

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unque bando alle ciance, guardiamo brevemente i contenuti. Tra i primi argomenti in ballo, l’iter di formazione, approvazione e adozione del PUG, con riguardo particolare a certi momenti di carattere istituzionale, come la Conferenza di Co-pianificazione, finalizzata all’orientamento sinergico e convergente di diversi soggetti istituzionali, per condividere conoscenze, metodi e indirizzi e facilitare l’acquisizione di pareri da parte delle Autorità competenti. Altro tema minuziosamente sciorinato, l’adeguamento del Piano comunale a Piani sovraordinati; in soldoni, la verifica che il Piano in via di costituzione sia coerente con le indicazioni e le prescrizioni stabilite da livelli più alti di pianificazione territoriale. Ad esempio, in materia di criticità del suolo e delle acque, se il PUG vorrà ottenere parere favorevole da parte dell’Autorità di Bacino (AdB), esso dovrà adeguarsi al PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) e compiere scelte a partire dalla osservazione dei dati forniti dalla Carta Idrogeomorfologica, redatta dalla stessa AdB per conto della Regione Puglia. Lo stesso dicasi per la coerenza del Piano comunale con il Piano Paesaggistico vigente. Purtroppo, a tal proposito è stata sollevata una intricata questione: il limbo normativo in cui ci troviamo tra l’adozione del PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale) e la sua entrata in vigore, suscita esitazione nella strutturazione del PUG, il quale, pur conscio che presto o tardi dovrà fare i conti con uno strumento di assetto territoriale nuovo nella sostanza e nell’approccio metodologico, allo stato attuale non può che badare al Piano di vecchia generazione, il PUTT, ancora


valido sino alla data del suo definitivo superamento. Un capitolo a parte va aperto in merito al rapporto tra Piano e VAS (Valutazione Ambientale Strategica): quest’ultima rischia spesso di rappresentare un mero aggravio degli adempimenti comunali, il cui appuramento avviene a volte a posteriori rispetto alla redazione del Piano; al contrario, la VAS dovrebbe, in itinere, valorizzare il sistema delle conoscenze e i quadri informativi e fornire ulteriore supporto per l’assunzione di decisioni consapevoli circa gli aspetti ambientali indotti dalle scelte di piano e gli obiettivi di sostenibilità. Per ultimo, si è dato uno sguardo alla lettura di temi più vicini ai contenuti del PUG. Innanzitutto, il bilancio di attuazione del PRG vigente ha rivelato l’inosservanza, perpetrata negli anni, di molte delle sue indicazioni, a partire dalla maglia urbana fino alle urbanizzazioni secondarie. Sulla base di questa pesante eredità e delle principali problematiche urbane da risolvere, è stata infine svelata una bozza di proposta operativa, dotata di uno scheletro planimetrico già in fase di calcificazione e predisposto in attesa di veder calare, sulle aree così delimitate, la localizzazione delle funzioni e gli interventi tutti ancora da vagliare.

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avvero una bella pagina di trasparenza, purtroppo per soli addetti: il livello di approfondimento sfiorava qua e là il pedantesco – nel senso etimologico del termine – e chi ha onestà intellettuale ammetterà che non ha sortito tanto il risultato di trasmettere la valanga di argomenti esposti – di cui chiunque potrà aver colto il quadro generale e qualche nozione, non certo il peso di ciascun passaggio tecnico e istituzionale, di ciascuna sigla, di ciascuna carta –, quanto quello di lasciare nella mente degli spettatori un’immagine poco edificante delle doglie con cui si partorisce uno strumento così importante di governo della cosa pubblica.

Insomma, la ritirata spagnola della rappresentanza cittadina che alla chetichella spogliava i rami della platea è uno spettacolo non bello, ma prevedibile e forse non dovuto alla mancanza di forza di volontà: è evidente che per instaurare un dialogo alla pari non basta che uno parli e l’altro ascolti, né pretendere che alla fine dell’udienza qualcuno azzardi commenti a caldo – che a volte sfociano in arida polemica personale – ; è necessario che tutti i colloquianti siano nelle condizioni di formulare opinioni consapevoli o addirittura proposte ragionate. E ciò a sua volta richiede l’impegno nella diffusione – da una parte – e nella ricerca – dall’altra – di una piattaforma divulgativa propedeutica. L’esistenza , nell’era digitale, di rapidi strumenti di interazione di massa sottrae ogni alibi all’inedia mentale. L’alternativa alla tecnologia è sempre il caro buon vecchio dibattito pubblico, che però, per avere efficacia, va intensificato in frequenza e arricchito in specificità delle tematiche; in questo senso non metteremo il carro davanti ai buoi nel giudicare quanto fatto, ma considereremo l’incontro svoltosi come il solo prologo di una lunga e ricca esperienza di partecipazione democratica alla costruzione fisica e sociale del futuro del paese. C’è tempo fino a Giugno 2014, data della Conferenza di Co-pianificazione, per mettere in pratica tutto questo. ¿

A chi volesse approfondire, consigliamo direttamente la consultazione della Delibera n.375 del 2007 della Giunta della Regione Puglia: “SCHEMA DI DOCUMENTO REGIONALE DI ASSETTO GENERALE (DRAG) – indirizzi, criteri e orientamenti per la formazione, il dimensionamento e il contenuto dei Piani Urbanistici Generali (PUG) ”, da cui sono tratte alcune definizioni riportate nel qui presente articolo. PrimaVera Gioia 17


CAOS CALMO: andare, venire, restare… Via vai politico, nessuna novità sul fronte

Filippo Linzalata |

/ filippo.linzalata

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itrovare per sbaglio una foto del consiglio comunale datata 1999, determina uno sbigottimento paragonabile solamente al rigore negato a Ronaldo nella memorabile sfida Juventus – Inter del 1997, segnata dalla svista colossale dell’arbitro Ceccherini. Osservando quella foto non c’è alternativa: non si può incorrere in alcuna svista! Evitando di peccare di retorica populistica per la serie “tutti a casa!”, tenteremo di fare una analisi della situation amministrativa gioiese. Correva l’anno della nascita del tanto agognato Euro, eravamo alle porte del nuovo millennio, Roberto Benigni vinceva tre Oscar per il capolavoro “La Vita è Bella”. Una statuetta nello stesso anno fu consegnata anche da noi! Sissignori! Chiaramente scordatevi “red carpet”, star del cinema, flash fotografici di paparazzi incalliti, al massimo vi è concesso il beneficio del dubbio per la presenza di qualche reporter del tipico format televisivo che allevia i pomeriggi delle massaie ad ora di pranzo, una cosa alla Michele Cucuzza per intenderci, il cui ascolto è permesso solamente dalla papagna da digestione. Ebbene si, il titolo che ha pregiato e portato alla ribalta il nome della nostra Gioia del Colle è quello di “Sindaco Più Amato D’Italia”. Allora, come oggi, il primo cittadino era Sergio Povia.

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na carriera da sindaco iniziata nel quadriennio 9599, rafforzata con l’esperienza del mandato 99-04, e riafferrata nel 2012 dopo il ballottaggio con l’ex Sindaco Longo. Complessivamente, ad oggi, ci troviamo con 12 anni di stampo poviano, intervallati da due governi, uno di centro sinistra guidato da Vito Mastrovito e l’altro di centro destra guidato da Piero Longo, che non hanno vissuto il naturale consumarsi del mandato in quanto sfiduciati da fazioni consiliari che hanno portato il paese ad essere sotto l’indice decisionale dei commissari, 18 PrimaVera Gioia

Palomba prima, Dabbicco poi. Nel ‘95 Povia ebbe la meglio in un contesto da rifondare, in cui si era raggiunto probabilmente il livello più basso della nostra storia politica, con lo scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazione mafiosa. Dal ‘91 al ‘95 si susseguirono addirittura quattro sindaci e quattro commissari straordinari. Nel ‘99 invece, l’attuale sindaco ottenne il boom di consensi testimoniati dal 79.5% di voti a suo carico. Una vittoria netta avvenuta negli anni più floridi per la nostra cittadina, frutto di una coalizione giovane attenta al verde pubblico e al traffico, una macchina amministrativa intenzionata a condurre il “paese dei pochi nel paese di tutti”.

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n quegli anni, osservando la squadra di governo, possiamo facilmente notare come cinque dei 20 consiglieri gravitino ancora in maniera importante attorno all’apparato amministrativo. C’erano Giovanni Vasco, tra le file dei DS e già consigliere comunale dal ‘91, Francesco Ventaglini, anch’esso tra i DS, Giuseppe Masi, consigliere uscente sotto lo stemma di Rifondazione assieme ad Antonio Mancino, e infine Sante Celiberti, già consigliere uscente candidato con Rinnovamento. Gli altri “consiglieri storici” sono rimasti fino alle ultime elezioni alla ricerca di una collocazione a palazzo San Domenico, come nel caso di Nino Vasco (PD e ieri DS), Mimmo Castellaneta (IDV e ieri DS), Francesco Stasi (Uniti per Gioia e ieri Costituente), Vito Antonio Paradiso (Progetto Democratico e ieri Rinnovamento), Maria Teresa Tracquilio (PDL e ieri AN), Bernardino Lattarulo (Uniti per Gioia e ieri CCD), Francesco Giordano (PDL e ieri Forza Italia). Molte delle personalità politiche di un tempo non si sono mai smosse, sono ancora lì, qualcuno si è alternato con meteore dell’ultima spiaggia, altri hanno effettuato il “salto della quaglia” senza alcuna remora di elettorato. Tuttavia, ancora


oggi quel trasformismo politico continua a pervadere la Sala delle Adunanze in cui l’anomala maggioranza delle larghe intese “moderate” vede tra le sue file i consiglieri Antonicelli, Tisci, Falcone, fino a ieri capisaldi del mandato Longo, appoggiare in maniera incondizionata il “nuovo” condottiero Povia.

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ltre grane provengono dal consigliere Erasmo Mancino e dal Vicesindaco Ventaglini, messi fuori dalla bagarre, si fa per dire, per il sopraggiungere di indagini giudiziarie, mentre Giovanni Vasco passa autonomamente come consigliere di opposizione. Il resto della compagine PD, invece, fa l’orecchio da mercante ai richiami della segreteria, mirati all’uscita dalla maggioranza in contrapposizione alle scelte del primo cittadino che portano il PD ad essere estromesso dalle scelte decisionali amministrative. Basti pensare che per la carica di vicesindaco non sia stato preso in considerazione neanche un nome appartenente alla corrente PD, nonostante questo sia il partito capofila della coalizione “centrista”, che ha permesso a Povia di divenire sindaco e precedentemente consigliere comunale. Singolare poi, che il consigliere Ottavio Giannico non dia retta al circolo di riferimento intitolato al fratello prematuramente scomparso nel 2011. Per assurdo, ci sono consiglieri di cui non si conosce il timbro della voce o per lo meno non si conosce la loro opinione, in merito a quelle vicende spinose che animano i consigli comunali e che viaggiano unicamente sul binario opposizione-Povia. Nella tormenta che avvolge il barcone di maggioranza, anche la giunta mostra falle diffuse. Assessorati scoperti, vice sindaci inquisiti,

coordinatori di maggioranza che si dimettono in maniera inaspettata. In questo clima di “gran walzer” di cariche, nomine e figuranti continuano ad aggravarsi e accumularsi incombenze a discapito del cittadino. L’elenco è lungo, dalla revoca di concessione della gestione del Macello Comunale determinata dalla insolvenza pluriennale da parte dell’ente gestore, con una netta perdita di introiti per le casse comunali, alle annose vicende urbanistiche (Via Fellini, Ex Arena Castellano, Coop), passaggio a livello (fino a ieri sponsor per le campagne elettorali), Spes. Questa situazione di “instabilità” non è favorita neanche dal periodo di recessione e crisi economica, che attanaglia gli enti governativi. Situazioni che non hanno trovato riscontro negativo dall’oggi al domani, ma che sono frutto della mancata organizzazione e pianificazione politica dell’obiettivo comune da conseguire in nome della miglior vivibilità del cittadino gioiese. Molto è stato fatto, ma molto ancora c’è da fare per dare quell’impronta di cittadinanza partecipata alla base di quel progetto “dal paese di pochi al paese di tutti”, creando e stimolando un senso civico nell’elettore che porti in consiglio comunale, non più il consigliere più amato o preferito, bensì la strategia politica più consona al progredire di una città, in cui troppo spesso i teatrini di partito, che dovrebbero essere contorno alla strada da percorrere, attirano su di sé i riflettori del palcoscenico perdendo di vista la retta via. È fondamentale discutere nel merito le questioni, ma usarne la giusta forma anche. Con o senza “mausolei imbiancati”. Con o senza “quisque de populo” e “disoccupati di lunga durata”. ¿

Rockerella: il documentario Il 6 dicembre, presso il teatro comunale Rossini, verrà proiettato “Rockerella: il documentario”. Presentato da Rockerella e Arci Lebowski, il documentario racconta la storia della musica di Gioia del Colle, dagli anni ‘50 ai giorni nostri, attraverso le interviste a Mario Rosini, Sandro Corsi, Carmelo Malvaso, Leonardo Capurso, Paolo Romano, Giuseppe Mastromarino, Gianni Rosini, Antonio Stasi, Mario Marinoni, Tommaso Lillo, le vicende del Fungo Cinese e dei Profani, foto, ricordi e citazioni passate, recenti e contemporanee. Il ricavato della serata verrà destinato alla felicità del Natale di bambini meno fortunati, grazie alla collaborazione con il “Cen-

tro di ascolto” di Gioia del Colle. Ospite speciale della serata: Mario Rosini, impegnato in alcuni inediti duetti. costo del biglietto : 7€ intero e 5 € il ridotto. www.facebook.com/ rockerellafest

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TRAPPOLE PER GLI UOMINI Valeria Spada |

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Secondo recenti statistiche effettuate dall’Unione Europea sono tanti gli italiani praticamente “reclusi” a causa della presenza di barriere architettoniche . I soggetti interessati non si limitano a persone con handicap fisici permanenti, ma si estendono anche ad anziani, persone obese e mamme con i passeggini. Nel lontano 1986 fu introdotta la Legge 41/86 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato), ove, all’articolo 32 (comma 21 e comma 22), scriveva: «21. Per gli edifici pubblici già esistenti non ancora adeguati alle prescrizioni del decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1978, numero 384, dovranno essere adottati da parte delle Amministrazioni competenti piani di eliminazione delle barriere architettoniche entro un anno dalla entrata in vigore della presente legge. 22. Per gli interventi di competenza dei comuni e delle province, trascorso il termine previsto dal precedente comma 21, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano nominano un commissario per l’adozione dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche presso ciascuna amministrazione». Noti anche come PEBA, i Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche avrebbero dovuto dunque essere adottati entro il 28 febbraio 1987, dai Comuni e dalle Province. Qualche anno dopo, la Legge Quadro 104/92 sulla disabilità ampliò la materia di competenza, con l’articolo 24 (comma 9), che stabiliva come «i piani di cui all’articolo 32, comma 21, della legge n. 41 del 1986» dovessero essere «modificati con integrazioni relative all’accessibilità degli spazi urbani, con particolare riferimento all’individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili, all’installazione di semafori acustici per non vedenti, alla rimozione della segnaletica installata in modo da ostacolare la circolazione delle persone handicappate». Il processo di globalizzazione infatti ha portato tutti ad allargare l’orizzonte dei propri interessi, facendo generalmente ampliare i confini geografici, temporali e sociali dei problemi da risolvere. Il 20 PrimaVera Gioia

trasporto e la mobilità in quanto all’origine di qualunque attività di tipo dinamico, assumono in questo scenario una posizione molto rilevante. Ma siamo sicuri che tutti siano messi in condizione di poter vivere e compiere attività comuni come camminare, attraversare la strada o imbucare una lettera in condizioni di sicurezza? Un paese degno di essere considerato civile do-

vrebbe garantire - partendo da chi ha un necessità diversa dal comune, da chi ha meno possibilità di movimento e ha bisogno di maggiore attenzione - la possibilità di compiere attività quotidiane non ostacolate dalla pavimentazione sdrucciolevole ,da strade dissestate e disomogenee o addirittura da un marciapiede sfornito di rampa. E’ abbastanza evidente che molti luoghi pubblici del nostro paese non siano ancora accessibili a tutti e diverse strade abbiano percorsi disomogenei, marciapiedi dissestati o sprovvisti di rampe o di tanto in tanto le stesse con pendenze non del tutto adeguate. I percorsi sono discontinui e non praticabili. Tutti i percorsi pedonali dovrebbero essere dotarsi di adeguata illuminazione, dovrebbero rispettare le esigenze di fluida e sicura circolazione, eliminando eventuali fonti di pericolo e di impedimento; ove non sia possibile eliminare le barriere architettoniche si dovrebbero predisporre percorsi pedonali alternativi. I marciapiedi dovrebbero avere una larghezza non inferiore a 150 centimetri con un dislivello, tra il piano del marciapiede e le zone carrabili non superiore a 15 centimetri, ogni raccordo, sen-


za ricorso a rampe, non dovrebbe superare i 2 centimetri e deve essere costituito con materiali arrotondati o smussati e segnalato mediante contrasto cromatico. Le eventuali variazioni di livello dei percorsi pedonali, in presenza o meno di gradini, dovrebbero essere raccordate con lievi pendenze ovvero superate mediante rampe; ed evidenziate con variazioni cromatiche e di scabrezza. Nel caso di percorsi pedonali adiacenti a zone verdi o non pavimentate, è necessario prevedere un ciglio realizzato con materiale atto ad assicurare l’immediata percezione visiva nonché acustica se percorso con un bastone. Le intersezioni tra i percorsi pedonali e le zone carrabili dovrebbero essere opportunamente segnalate anche ai non vedenti. Fino ad un’altezza minima di 220 centimetri dal piano di calpestio non devono esistere ostacoli di alcun genere, quali tabelle segnaletiche o elementi sporgenti dai fabbricati, che possano essere causa di infortunio ad una persona in movimento. Gli attraversamenti stradali dovrebbero avere le stesse caratteristiche indicate per i marciapiedi; gli attraversamenti vietati dovrebbero essere opportunamente sbarrati. Nelle strade di grande traffico con più di una corsia per senso di marcia, dovrebbero essere predisposte isole salvagente, rialzate ed in materiale contrastante, di almeno 150 centimetri di larghezza, interrotte in corrispondenza

altezze e spazi poco adeguati. Ovviamente i percorsi, dove le rampe sono presenti, sono discontinui e non si possono percorrere lunghi tratti. La pavimentazione di alcune aree e percorsi pedonali, non è in materiale antisdrucciolevole, compatto ed omogeneo, e mai si fa impiego di segnalazioni ed orientamento ai non vedenti. In alcune strade sono presenti fessure con larghezza o superiore a 1,5 centimetri. Le aree di sosta a parcheggio dovrebbero riservare ai portatori

delle strisce zebrate; tali interruzioni, complanari con il piano stradale, dovrebbero essere pavimentate con materiale differente e percepibile al calpestio. La pavimentazione delle aree e dei percorsi pedonali, anche in zone a verde, dovrebbero essere in materiale antisdrucciolevole, compatto ed omogeneo, con impiego anche di segnalazioni ed orientamento ai non vedenti. Non sono ammesse fessure, in griglie o altri manufatti, con larghezza o diametro superiore a 1,5 centimetri. Le strade carrabili di Gioia del Colle presentano in moltissime zone manti stradali ceduti, attraversamenti pedonali con strisce ormai inesistenti e in molti casi non sono collegate adeguatamente con i marciapiedi non presentando rampe. I percorsi non presentano colori differenti o segnalazioni. Le intersezioni tra i percorsi pedonali e le zone carrabili non sono segnalate anche ai non vedenti. I marciapiedi sono spesso dismessi, il bordo esterno è pericolante, i percorsi presentano buchi. Alcuni marciapiedi sono molto alti e la loro larghezza è sufficiente a far passare una persona di corporatura minuta. Sui marciapiedi sono presenti spesso alberi, pali, raccoglitori di rifiuti posti a distanze,

di handicap almeno un parcheggio ogni 50 posti auto. Tale posto dovrebbe essere di larghezza non inferiore a 320 centimetri, opportunamente segnalato e ubicato in aderenza ai percorsi pe donali, più prossimo all’accesso degli edifici e a questi collegato da percorsi orizzontali e/o raccordati tramite rampe. La pendenza massima trasversale non deve essere superiore all’1%, eventuali dislivelli tra il posto auto e la zona pedonale non devono essere superiori a 2 centimetri. Nelle nostre strade i parcheggi presentano raramente queste caratteristiche se non in qualche via in prossimità di edifici di pubblica utilità. La cattiva educazione porta poi, di tanto in tanto, a parcheggi in soste vietate e magari su attraversamenti pedonali o in prossimità delle uniche rampe presenti. Camminare per le nostre strade risulta difficoltoso per tutti e diventa davvero impossibile per alcuni. ¿ PrimaVera Gioia 21


UN POLO TURISTICO INTEGRATO A GIOIA DEL COLLE SECONDA PARTE Vanni La Guardia |

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/ vanni.laguardia

“Ci dicevano che la concorrenza attuale ci avrebbe fatto lavorare di più per guadagnare di più, come ha dichiarato quello sciagurato di Nicolas Sarkozy. E invece ci fa lavorare di più e guadagnare sempre meno: questo è sotto gli occhi di tutti. Non è una questione di denaro, si tratta di vivere. Dobbiamo ritrovare il tempo per dedicarci al resto, alla vita. Questa è un’utopia, ma l’utopia concreta della decrescita: superare il lavoro. Partendo dalla riconversione ecologica. Tornando a un’agricoltura contadina, senza pesticidi e concimi chimici. In questo modo, la produttività per l’uomo sarà più bassa, ma si creeranno milioni di posti di lavoro nel settore 22 PrimaVera Gioia

agricolo. Dobbiamo affrontare la fine degli idrocarburi, sviluppare le energie rinnovabili e riconvertire le attività parassitarie che danneggiano l’ambiente. Si sa che l’industria dell’auto non ha futuro: con lo stesso know how potrebbero essere trasformati in stabilimenti che producono sistemi di cogenerazione. La quota di occupati in agricoltura potrebbe arrivare al 10%. In Germania, con le energie rinnovabili hanno creato decine di migliaia di posti di lavoro. Ci sono industrie nocive come l’automobile, il nucleare, la grande distribuzione che vanno ripensate. Quest’ultima ha effetti distruttivi per l’ambiente e alimenta un alto tasso di spreco alimentare, pari a circa il 40% della produzione. Cancellarla significa essere pronti a ripensare tutto il sistema della città e soprattutto delle periferie. La gente ha bisogno di piccoli negozi. Di fare la spesa più spesso, con più tempo a disposizione. Quando si comincia a cambiare un anello, come in una catena cambia tutto. Dobbiamo pensare che il 99% dell’umanità ha passato la propria vita senza allontanarsi più di 30 chilometri dal proprio luogo di nascita. Quelli che si sono spostati di più, cioè noi, sono solo l’1%. Anche questo è un fenomeno molto recente e la maggioranza delle persone non ne soffrirà, poi ci saranno sempre i grandi viaggiatori alla Marco Polo. È stata la pubblicità a creare il turismo di massa. Insomma meno lavoro e più agricoltura. Per ottenere un mondo di abbondanza frugale. Ossia una società capace di non creare bisogni inutili, ma di soddisfarli. La pubblicità ci convince che siamo insoddisfatti di ciò che abbiamo, per farci desiderare ciò che non abbiamo. La finanza crollerà da sola. Sarebbe già successo se questi sciagurati di governi non avessero salvato le banche” (Serge Latouche) Nella prima parte della nostra piccola inchiesta, relativa alla possibilità di costituire a Gioia del Colle un polo turistico integrato che faccia rete tra persone, aziende del prodotto enogastronomico tipico e luoghi di interesse archeologico/ ambientale, abbiamo intervistato il Presidente del GAL “Terra dei Trulli e di Barsento”, Stefano Genco. Eravamo partiti dalla riflessione che, in tempi di crisi profonda e perdurante, si fa sempre più largo l’idea di un lavoro “da inventare” che metta al centro i concetti di etica e solidarietà. Insomma, di un lavoro che possa risplendere di una dignità così luminosa, da spazzare via i “tenebrosi” comportamenti (da cui il nostro paese non è esente) di qualche “specialista” che preferisce ostentare griffe di stiloso “fighettismo”, piuttosto che mettere in regola giovani collaboratori a nero ai quali insegna simpaticamente tattiche di fuga o finti svenimenti, in caso di controlli. In questa seconda parte abbiamo raccolto i contributi dell’Associazione Culturale Ombre, nelle persone di Rosanna Ventura e Marica Girardi, e della Pro Loco di Gioia del Colle, nella persona del Prof. De Bellis che risponde a nome del CdA. Quali sono le criticità e quali i punti di forza dell’ambiente in cui operate?


Associazione Culturale Ombre: Tra le criticità individuiamo la mancanza di un coordinamento delle attività sul territorio, di un maggiore investimento di fondi ed energie per programmare e promuoverne le proposte (spesso si sovrappongono più eventi in un solo giorno, troppi rispetto all’esiguo bacino di utenza); la difficoltà nell’ampliare e raggiungere nuovi target di fruitori; la scarsa valorizzazione e coinvolgimento delle maestranze locali e delle professionalità presenti in molte delle organizzazioni associative; la propensione all’individualismo, alla chiusura ed alla scarsa trasparenza rispetto alla co-progettazione, alla gestione delle risorse umane ed economiche; l’eccesso di burocrazia e l’assenza di coordinamento tra uffici, enti e organizzazioni rispetto al rilascio di permessi, documenti, programmi, informazioni di servizio e logistiche. Tra i punti di forza invece, annoveriamo la forte vitalità e l’interesse da parte delle istituzioni scolastiche e delle realtà che operano nel sociale rispetto al settore teatrale e alla didattica non convenzionale; la nascita di nuove e piccole reti di collaborazione territoriale; la condivisione di energie e scambio di idee tra la fascia giovanile che frequenta e sostiene le nostre attività; la spiccata professionalità e capacità progettuale maggiormente diffusa nelle piccole organizzazioni, piuttosto che nelle grandi. Pro Loco di Gioia del Colle: I punti di forza dell’ambiente in cui operiamo sono costituiti dalla molteplicità delle personalità (intellettuali, studiosi, artisti, professionisti) che, se messi nella possibilità di cooperare ed interagire, sarebbero una risorsa preziosissima per valorizzare le peculiarità del territorio; il limite è costituito proprio dalla mancanza di coordinamento e di collaborazione, dettata a volte da egoismo, diffidenza e remore di carattere personale nei confronti degli altri eventuali collaboratori.

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Quali sono le criticità e quali i punti di forza dell’Associazione Culturale Ombre e della Pro Loco di Gioia del Colle? Associazione Culturale Ombre: Tra le criticità individuiamo la bassa auto-sostenibilità dell’intera organizzazione; la mancanza di spazi e di strumenti per l’evoluzione e la crescita dei progetti; l’esigua presenza, sul territorio, di nuove risorse umane competenti, pronte a lanciarsi in nuove sfide nel settore creativo e teatrale; l’organizzazione, di giovane costituzione, non ha dunque la possibilità di accedere a bandi e finanziamenti più consistenti. I punti di forza sono l’esperienza e la professionalità maturate grazie alla stretta interazione con il territorio; lo spirito di

sacrificio e tenacia dell’intero staff rispetto al perseguimento della “mission” associativa; la forte capacità di innovazione e di adattamento a nuove modalità organizzative, comunicative a di scarsa disponibilità economica; l’ottima conoscenza degli attori del settore teatrale e del territorio provinciale. Pro Loco di Gioia del Colle: Le criticità della Pro Loco sono da individuare nella carenza di risorse economiche e, soprattutto, nella limitata operatività, dal momento che i soci che si impegnano realmente nelle attività dell’Associazione si possono contare sulle dita di una mano; i punti forza sono costituiti dalle competenze interne eventualmente a disposizione. Quali proposte e quali progetti avanzate per il futuro, alla luce di un’ipotetica rete? Associazione Culturale Ombre: Se pensiamo alla possibilità di creare un polo turistico culturale sul territorio ci viene automaticamente l’idea di poter riunire tutte le organizzazioni citate (e non) in un unico tavolo di coordinamento. Attraverso questa sinergia si avrebbe l’opportunità di porre al centro tutte le competenze acquisite, le professionalità, i punti di vista dei vari ambiti, le idee e le prospettive strategiche per migliorare l’entroterra barese. Siamo sicure che tutte le organizzazioni in questione abbiano concorso a differenziare e dare qualità all’offerta, ottenendo evidenti esiti positivi. L’esigenza di riunire e coordinare questi settori è da tempo palese e necessaria; sarebbe interessantissimo dialogare con realtà come il GAL per capire come i nostri laboratori potrebbero promuovere le loro attività nei confronti dei più piccoli; sarebbe estremamente formativo sostenere e valorizzare i prodotti del territorio tramite dei progetti teatrali specifici; ci piacerebbe far scoprire ai turisti le nostre bellezze archeologiche e storiche anche attraverso strumenti di comunicazione innovativi e informali. In questo elenco di idee per la valorizzazione territoriale non vogliamo escludere il capitale umano, il forte senso di accoglienza che si esplicita anche tramite il sorgere di numerose e piccole strutture ricettive (b&b, masserie, affittacamere). Siamo contente di aver ricevuto queste tue domande e saremmo entusiaste se questa idea potesse concretizzarsi tramite un primo incontro pubblico. Pro Loco di Gioia del Colle: Quanto alle proposte e ai progetti, noi ci auguriamo e auspichiamo di costituire in maniera permanente un forum delle Associazioni a vocazione turistica, e puntare, per cominciare, su quelle iniziative già esistenti (Notte di San Lorenzo, Festa Federiciana, Sagra del gusto, Presepe vivente, Torneo Nazionale di scacchi - magari con l’organizzazione di una partita di scacchi viventi); di essere più presenti anche ad iniziative di altre città vicine; di dare visibilità a Gioia su riviste specializzate; di promuovere l’ufficio IAT, che non può essere solo un ufficio burocratizzato; di ripartire con la pubblicazione dei Fogli di identità territoriale; di fare convenzioni con le strutture ricettive; di fare una programmazione delle iniziative perlomeno mensile, in modo tale da far sapere a chi viene a Gioia che può non solo dormire, ma anche apprezzare l’enogastronomia locale, visitare dei siti interessanti dal punto di vista storico, paesaggistico e architettonico, ecc. ¿ PrimaVera Gioia 23


LA CARICA DEI 101 Fra vecchio e nuovo Maria Cristina De Carlo |

/ MariaCristina.DeCarlo

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ugby, danza, nuoto, basket, calcio e pallavolo. Ogni sport ha i suoi colori, i suoi movimenti e le sue regole. Alcuni sport disciplinano, altri creano spirito di squadra e altri ancora competizione. Tutti (anche quelli non citati) sono fondamentali per la crescita fisica e motoria dei ragazzi. Il neo vicesindaco Filippo Donvito, ex Assessore allo Sport e ai Servizi Sociali, l’aveva intuito. Durante il suo mandato da assessore, Filippo Donvito ha dato vita ad una lodevole iniziativa, “La Carica dei 101”, che ha permesso ad alcuni ragazzi disagiati del nostro paese di usufruire gratuitamente e per un anno di corsi sportivi. (Le richieste venivano accolte dai servizi sociali, che valutavano la situazione e assegnavano il ragazzo/a a una società sportiva. La convenzione prevedeva che il team, in cambio dell’accoglienza dell’atleta, potesse usufruire di alcuni spazi pubblici sportivi). Aver scelto lo sport come mezzo di aggregazione fra i più giovani è stata una mossa vincente. L’iniziativa ogni anno è stata presentata, ufficializzata, e i contatti con le singole società erano costanti: per qualsiasi dubbio o chiarimento l’assessorato si dimostrava presente e collaborativo. Anche quest’anno la splendida iniziativa è stata proposta alle società, ma quando è stato effettuato il “cambio della guardia” fra il vecchio assessore Donvito e il nuovo assessore Colapinto, si è perso un semplice passaggio, quello comunicativo: ufficializzare tramite un organo d’informazione comunale la convenzione. Questa però non è la prima volta che da Palazzo San Domenico le cosiddette “news” rimangono fra “pochi”. Parlando con alcuni dirigenti sportivi (di qualsiasi team, ci tengo a sottolineare) mi è stata rivolta da tutti la stessa domanda: “Chi è il nuovo assessore allo sport?”. Bella domanda. In città però non si parla d’altro, cioè del “nuovo che avanza” (ormai è diventato uno slogan politico). 24 PrimaVera Gioia

Effettivamente è mancato un Comunicato Stampa che informasse del cambio di assessorato. “Una lamentela stupida” direbbero in molti leggendo queste righe, ma in realtà non tutti sono abituati a comprare i giornali locali, per scelta o per mancanza di tempo, quindi affidano la loro conoscenza (in questo caso con l’amministrazione che ha garantito per le società un servizio) unicamente all’utilizzo della posta elettronica. Le società sportive che negli anni hanno aderito a questa iniziativa possono stare tranquille: il bando esiste e il nuovo assessore Filippo Colapinto ha in mano la situazione. Tanti sono gli sport praticati a Gioia del Colle, ma si parla sempre di calcio e pallavolo. Questione abbastanza calda questa, poiché alcune società sportive, in particolare quelle di basket e rugby, lamentano il fatto che troppo spesso questi sport rimangano in sordina o addirittura vengano ignorati. In parte, mea culpa, è quello che io mi accingo a fare in questo momento. Fra gli sport che vanno “per la maggiore”, mi sento di annoverare la Serie D maschile della ASD Pallavolo Gioia allenata da Marco Girolamo, poiché frutto di sacrifici di un gruppo che ha fatto dello sport la propria passione. “Nulla è stato fatto senza la passione” è lo slogan della società di Angelo De Carlo, nata da un gruppo di amici fra i quali compare anche il nome di Henry Rodruguez. La società in pochi anni di attività ha messo in moto una macchina da guerra che sta conquistando già i primi risultati grazie all’impegno e alla forza degli atleti. Il gruppo-squadra si completa con il supporto tecnico di tutti i dirigenti che insegnano i valori cardine di questo sport, fatto non solo di sfide e competizione, ma soprattutto di solidarietà e gioco di squadra. Sul bando in atto Angelo De Carlo afferma: “Ritengo che La Carica dei 101 sia un’iniziativa unica perché permette a ragazzi disagiati di integrarsi e formarsi in un contesto sano e pulito”. ¿


La Restaurazione q

Rosario Milano

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orremmo chiedere pubblicamente scusa a tutti coloro i quali si siano sentiti urtati dalle nostre “illazioni e falsità”, che abbiamo ripetuto senza sosta su questo foglio di informazione, negli ultimi 15 mesi di vita civica della gloriosa comunità di Gioiosa del Colle. In fondo, riconosciamo di avere indegnamente cavalcato lo spirito comune del partito dell’odio, macchiandoci oltretutto del peccato di invidia, uno dei sette peccati capitali condannati dalla morale cattolica. Riconosciamo che tutto è frutto della frustrazione e dell’amarezza espressa da chi di noi non è arrivato, e mai arriverà, a ricoprire le posizioni di maggiore rilievo all’interno della nostra società. Disagiati economici, mezzi falliti che si permettono di giudicare la limpidezza morale della brava gente che lavora, va in chiesa ed è moderata. Vorremmo quindi celebrare in questa sede il nostro Autodafé, ripromettendoci di allinearci al sentire comune, di “non urinare fuori dal vaso”, perché effettivamente così vanno le cose, e così devono andare. Con questa stessa consapevolezza nella testa, marciarono sostanzialmente la gran parte dei più di cinque milioni di fanti italiani che a partire dal 24 maggio 1915 andarono a popolare il lungo fronte italiano, che si estendeva dalla Foce del Timavo al Monte Ortles. Nel numero zero del nostro giornale facemmo già riferimento all’abitazione di Emanuele De Deo per rilevare la scarsa sensibilità dei cittadini post-Seconda Repubblica rispetto ai luoghi fisici che quotidianamente frequentiamo, e che costituiscono pezzi della nostra memoria. Lo ribadiamo ancora, ai più scettici, che la Storia ha una funzione di primaria importanza, che quelli come me possono usarla per fare i dotti e “incantare per un’ora”, ma che l’esercizio della memoria ha anche un suo proprio altissimo valore formativo. Nei giorni in cui scrivo, mi viene naturale pensare agli eventi che segnarono la storia del mondo tra il 1914 e il 1918, la Grande Guerra che per l’Italia fu il ’15-’18, quindi, dal “radiosomaggio” a Vittorio Veneto. Qui non intendiamo, tuttavia, celebrare soltanto il sacrificio per la patria dei caduti, così come già avviene ogni 4 novembre – facendo, del resto, coincidere il ricordo dei caduti con la celebrazione delle Forze Armate tout-court, trasformando le vittime di quella guerra in compartecipi della strategia dell’Alto Comando italiano. La guerra causò la morte di massa di circa 654.000 di italiani e circa mezzo milione di invalidi e mutilati, ma l’afflato mortale della Grande Guerra, con gli oltre 8 milioni di vittime, 4 persone per ogni minuto di guerra, creò molte più vittime tra francesi, tedeschi e russi, paesi più popolosi dell’Italia, impegnati su più fronti di guerra. Del resto, le cifre dei caduti della Grande

Guerra, inserite nel contesto degli altri conflitti del secolo XX (dalla Seconda guerra mondiale al conflitto arabo-israeliano, dal Vietnam al conflitto tra Iran e Iran degli anni Ottanta, etc.), risultano meno drammatiche di quanto possano apparire. Tuttavia, la Prima guerra mondiale scioccò il mondo e l’Europa poiché, oltre a segnare la fine di un secolo di relativa pace in Europa, definì l’avvento dell’impero industriale-tecnologico, evidenziando ulteriormente l’importanza della connessione tra l’apparato militare e quello industriale all’interno delle contese belliche. Malgrado questi elementi e le correlate illusioni nutrite dai politici e dallo Stato Maggiore delle potenze, la guerra finì ovunque per trasformarsi in un confronto pluriennale tra eserciti che troppo si assomigliavano per armamenti e tattica militare. Quel conflitto, almeno per i politici e i militari del Regno dei Savoia, avrebbe dovuto costituire il primo vero bagno di sangue per l’Italia post-unitaria, la cui nascita era stata assistita dalla Francia e dal Regno Unito, e che allora, grazie alla guerra, avrebbe potuto completare il proprio Risorgimento. Pensare a quel tempo a una scelta diversa dalla guerra al fianco di uno dei due schieramenti non era probabilmente realistico, ma una tattica militare differente avrebbe giovato alla fanteria italiana: di fatto, l’esercito italiano era arrivato al suo apice, con una consistenza di ben quattro volte superiore a quella dell’esercito imperiale romano del tempo, uno sviluppo numerico e tecnologico che tuttavia non era stato seguito dallo sviluppo tattico militare. La Storia andò quindi diversamente da quanto immaginato dalla monarchia italiana, poiché quel bagno di sangue e il successivo pasticcio diplomatico di Versailles causarono il tramonto dell’Italia liberale, ma soprattutto perché in quelle trincee caddero troppi militi, strappati alla loro quotidianità per Trento e per Trieste. Il monumento ai caduti che sorge nel centro del nostro paesuccio, oggi abitualmente trasformato in area parcheggio dai più, venne dedicato dal Comune ai caduti delle due guerre. Costruito dall’architetto Giuseppe Masi, solo omonimo del compagno Masi, il monumento raccoglie i nomi dei caduti gioiesi chiamati dalla due guerre al sacrificio mortale per la difesa del mito nazionale. Oggi, se proviamo a concentrarci su ciascuna delle quattro facce del parallelepipedo monumentale, scopriamo la familiarità dei nomi incisi, riscopriamo i nostri nomi e quelli dei nostri compagni di classe: elencarli sembra come risentire l’appello scolastico. I caduti della Grande Guerra riportati dal monumento erano prevalentemente contadini, qual era il tessuto sociale della comunità, quindi possibilmente distanti dalla retorica dannunziana, destinati a riempiPrimaVera Gioia 25


re i reggimenti di fanteria del distretto militare di Barletta: essere destinati alla fanteria sul fronte dell’Isonzo equivaleva di fatto a una condanna. Il 9º reggimento fanteria “Bari”, partecipò a molte delle offensive sul fronte dell’Isonzo tra il 1915 e il 1918. Nel corso della Terza battaglia dell’Isonzo, 24 ottobre - 2 novembre 1915, sul monte San Michele, perirono: i soldati gioiesi Santoiemma Donato, classe 1893, 23 anni e Nettis Giovanni, del 1891, entrambi del 9°; i fanti del 139°, Bellacicco Filippo, Antonicelli Vincenzo, Masi Tommaso, Laterza Giuseppe, tutti ventenni; e quelli del 10° fanteria, come De Bellis Sergio; tutti sacrificati alla causa della conquista della vetta del monte che fronteggiava Gorizia, uno dei tanti monti tra i monti che costarono la vita ai militi italiani e austriaci. Antonicelli Giuseppe venne investito da un valanga in Val Dagano nel novembre 1916, Masi Pasquale fu colto da malattia a soli 18 anni, Ludovico Antonio del 148° fanteria morì il 14 maggio 1917, non ancora ventenne, nell’ospedale da campo n. 005, per ferite riportate in combattimento. Capodiffero Gaetano faceva parte del 211° reggimento fanteria che, insieme alle altre divisioni italiane, ripiegò verso il Piave in seguito alla ficcante avanzata della 12° divisione slesiana da Tolmino a Caporetto. Santoiemma Vito Antonio perì nel corso dell’ottava battaglia dell’Isonzo, Albanese Pietro morì in combattimento in territorio albanese. Questa familiarità dei caduti coi nomi e i cognomi dei nostri cari può aiutare a sollevare la soglia dell’attenzione rispetto all’argomento, a rendere più vicino a noi, ad esempio, il dramma nascosto dietro alle XII battaglie sull’Isonzo combattute dai fanti che animarono il saliente carsico durante gli anni del Comando del generale Cadorna. L’idea sostenuta dal generale, al quale abbiamo comunque l’ardore di intitolare strade, era quella di sfondare la resistenza delle forze austro-tedesche, inferiori per numero e consistenza, attraverso ondate d’urto, l’offensiva ad oltranza che avrebbe dovuto sfiancare i nemici; l’effetto sul piano militare fu insufficiente rispetto agli sforzi, perché il ripetuto movimento delle truppe delle potenze produsse solo conquiste effimere, e la guerra si concluse per effetto dello sfinimento economico e del tracollo politico degli Imperi Centrali. La guerra era stata voluta dalla grande industria, cresciuta all’ombra del giolittismo, quindi, dagli interventisti e dalla gerarchia militare. L’entusiasmo però, durò solo qualche mese, il tempo di capire che tipo di guerra avrebbe aspettato i militi italiani, sia i patriottici convinti che i disperati renitenti, che patirono sulla propria pelle gli effetti collaterali della strategia militare d’assalto condivisa dagli eserciti dell’Intesa. L’esperimento umano delle trincee non è dissimile da quello dei campi di concentramento, esperienze assolute e totalizzanti che trasformarono l’esistenza dei tre milioni di giovani reduci italiani. Costretti per turni di mesi in prima linea su quei monti gelidi, ripetutamente lanciati alla conquista di cime che sarebbero a breve ricadute in mani nemiche i militi francesi, tedeschi, italiani attendevano con un’ampia dose di rassegnazione la fine del carnaio bellico. Nei confronti di questi enormi sacrifici umani i generali italiani, Cadorna, Cappello, Badoglio, Cavaciocchi, Caviglia, tra di loro 26 PrimaVera Gioia

in aperta competizione, riuscivano anche a mostrare un profondo disprezzo, biasimando, ad esempio, la codardia dei reggimenti italiani che subirono la rotta di Caporetto, una superficialità rispetto al sacrificio umano che ancora dovrebbe far pensare e rabbrividire. L’indifferenza alle vittime del Carso dimostrata dagli Alti Comandi, suggerisce del resto la facile conclusione che “ogni tempo ha i suoi carnefici”: ieri i cadorniani, oggigiorno tanti altri “ani”. E noi altri ci sentiamo destinati al fronte senza possibilità di redenzione. Continueremo ancora ad obbedire al nostro destino, muti e in fila come i vitelli al macello, incapaci di pensare a un’alternativa all’esistenza da zerbino, di chi è sempre pronto a obbedire. Non avremo neanche il privilegio del mito e del gesto eroico, neanche una divisa nemica da sparare, solo una perpetua lotta alla sopravvivenza, senza alcun ideale se non la prostituzione intellettuale. Vedo intorno a me facce da trincea, ma senza la dignità che invece poteva contraddistinguere un giovane diciannovenne di nome Milano Michele, il quale, come accadde all’intera generazione di italiani classe 1898, chiamata a rimpiazzare le perdite del terzo anno di guerra, era stato strappato giovanissimo alla famiglia per assestare il colpo finale agli austriaci, ma che perì a Conco, a mille chilometri da casa, solo pochi giorni prima della vittoria, “per infortunio per fatto di guerra”: lui il suo destino non lo aveva probabilmente scelto ma lo affrontò, noi in questo tempo viviamo l’ineludibile ma guardando da tutt’altra parte, fingendo di avere una dignità alla quale abbiamo da tempo rinunciato solo per compiacere il potere. Non avremo mai il coraggio di dire no, magari di disertare, al massimo possiavisione mo concederci la fuga verso altre sottoesperienze umane in paesi più civilizzati. Nel capolavoro di Monicelli, Vittorio Gasman e Alberto Sordi descrissero magistralmente tutta l’umanità racchiusa nel tragico tradimento della patria di cui si macchiarono i circa 240.000 italiani che, si stima, furono condannati perché rifiutarono il sacrificio per l’Italia. Il loro codardo e antipatriottico gesto racchiudeva anche il senso di una ribellione a un destino mortificato. Vero, un gesto ingiusto nei confronti di chi non aveva scampo, ma che deve essere letto anche in chiave romantica, quale appunto atto di rifiuto, che in molti casi costò la fucilazione sul posto ad opera di altri commilitoni. Anche a questi antieroi, a tutti coloro che rifiutano l’obbedienza autolesionista, vorremmo dedicare la ricorrenza di Vittorio Veneto, vittoria che mutilata lo fu per davvero, sperando in questo modo di non fare dispiacere a molti e di non offendere la patria. Di certo vorremmo generare un moto di profonda vergogna nei tesserati a comando o a pagamento dei congressi di partito di questa finta democrazia, negli obbedienti silenziosi pronti a dire sempre sì, in tutti coloro che attendono fiduciosi il proprio contentino come i cani da riporto e che nel frattempo continuano a offendere la memoria di chi non ebbe altra scelta. La nostra speranza è che, comunque, almeno la patria sappia prendere con senso dell’umorismo la vita e che non ami le querele.


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