PrimaVera Gioia GIU 2014 - N.18

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Pubblicazione mensile d’informazione indipendente | free press

ELEZIONI EUROPEE

OTTAVIO GIANNICO

Progetti e responsabilità

L’austerità guida l’Ue

IL PUNTO SULLA SPES

intervista a Mauro Mastrovito

commissioni consiliari

PIANO SOCIALE DI ZONA

LA GROTTA SOTTO LA STATALE

la desertificazione avanza

LA PROGRAMMAZIONE DEL PROSSIMO TRIENNIO

STATALE 100, KM 44


Copertina: Potranno tagliare i fiori ma non fermeranno

la primavera.

Direttore responsabile ed editoriale: Vito Stano Progetto grafico: Giuseppe Resta ValeriaSpada AntonioLosito Pierluca Capurso Pubblicità: info: 3489157655 | 3293646844 | 3889338124 Redazione:

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Copertina ispirata dalle grafiche di Tilman.

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Ouverture Bulimia politica e marketing elettorale il rinnovamento sale in cattedra

Vito Stano / Direttore

FB/ vito.stano1

INDICE 3 Ouverture 4 Parlamento rosso sangue 6 Differenziata 8 Ottavio Giannico 10 Commissioni consiliari 12 Sviste cartografiche 14 Concrete Jungle 16 Progetti e responsabilità 18 M. Labbate sei mesi dopo 20 Piano sociale di zona 22 Non luoghi abitati 23 Castello e M. Sannace 24 La grotta sotto la statale 25 Una finestra nei licei 26 Bisogna essere ottimisti quando fuori piove

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er questo editoriale, il primo da direttore da ‘oltre Manica’, sorvolerò su tanti temi per raccontare in poche righe la realtà di Portsmouth, città inglese dove risiedo attualmente. Il caso ha voluto che in questa città si votasse non soltanto per il rinnovo del Parlamento europeo, ma anche per il Consiglio municipale. Qui gli euroscettici hanno incassato la vittoria. Ukip (partito stile M5S), oltre ad una nutrita pattuglia a Bruxelles, ha conquistato 86 seggi in numerosi consigli municipali, tra cui anche in quello di Portsmouth. Dunque il vento del nord ha fischiato. E in Italia com’è andata? Il Partito Democratico ha vinto. Il governo del fiorentino è salvo. Forza Italia ha ceduto al PD qualche milione di voti, ma ancora una volta Berlusconi ha incassato una vittoria in termini di marketing elettorale. E il Movimento 5 Stelle? Lo slogan «vinciamo noi» è risultato menzognero, ma il bacino dei suoi votanti non è affatto trascurabile. La sinistra, come da anni, ha raccolto soltanto la speranza di quei pochi che ancora credono in un cambiamento radicale della politica europea. Nessuna sorpresa dunque. L’Europa liberista e iperburocratica è salva. Facendo un salto ai fatti nostri, quelli locali, anche se a grande distanza, qualche rigo devo concedermelo. L’arresto del già ministro dell’Ambiente Corrado Clini mi ha fatto pensare alle non poche situazioni di frizione che negli ultimi mesi si sono registrate a Gioia del Colle: la vicenda Coop, le zone F e da ultimo la vicenda dell’Ansaldo, che da baluardo del lavoro si trasforma prima in un spoglio capannone e poi in una trappola di morte silente. Troppo bene conosco le vicende Fibronit e Ilva per dormire sonni tranquilli. Su questa storia mi auguro davvero di sorprendermi pessimista.

Le storie affrontate in questo primo numero del nuovo corso di Primavera sono tante. Lo stile, nella sua organicità, non è mutato. Quello che proveremo ad innovare è l’approccio. Approfondimento e inchiesta saranno le parole d’ordine. Faremo domande, chiederemo mille volte «perché?» fino a quando il potere sarà nudo. Non trasparente, come le leggi troppe volte disattese. Per ultimo devo spendere poche parole sulle vicende dolorose che hanno scosso le fondamenta di Primavera: gli attriti passati non troveranno spazio nelle nostre pagine. Il tempo della polemica è finito. Al Lettore vogliamo regalare un periodico d’informazione non un giornaletto di intrattenimento, pertanto la politica sarà la regina della pagine; senza disdegnare i numerosi argomenti cari alla redazione di Primavera, su cui voglio scrivere soltanto qualche parola. La fiducia riposta in me in un momento di grave difficoltà non sarà tradita. Da lettore forestiero a direttore il passo è stato grande, ma l’avventura già mi risulta più che gradita.¿

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Parlamento rosso sangue L’austerità guida l’Unione Europea

Lino Digregorio |

/ lino.digregorio.5

Nelle giornate dal 22 al 25 maggio in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. L’Italia, per eleggere i 73 deputati che gli spettano, ha votato il 25 maggio. È evidente quanto la campagna elettorale che ci ha accompagnati fino al giorno del voto si sia delineata secondo caratteristiche diverse rispetto a quelle per il rinnovo del Parlamento nazionale. Risulta arduo comprendere quale sia, in chiave europea, il rapporto che lega i candidati e gli elettori, proprio a causa dei limiti dell’intervento politico europeo. È ancora troppo difficile guadagnarsi l’opportunità di ragionare limpidamente di Europa, senza approfittarne per tirare in ballo prepotentemente questioni 4 PrimaVera Gioia

interne e con esse sgomitare in cerca di consenso territoriale e nazionale. Altrettanto facile è però rendersi conto di quanto, negli ultimi anni, le linee guida europee abbiano condizionato pesantemente le scelte politiche e le dinamiche politiche locali: un esempio fra tanti, che citiamo soltanto per la propria sfacciata chiarezza, è la lettera al Governo italiano, a firma del presidente della BCE, che nel 2011 si inseriva in maniera cruciale all’interno della crisi dell’ultimo governo Berlusconi, dettava alacremente la linea dei suoi ultimi provvedimenti (per esempio l’inserimento in Costituzione del vincolo del pareggio di bilancio) e accoglieva, pochi mesi dopo, l’inizio del governo Monti e la fase più acuta delle politiche di austerity in Italia.


I In questa cornice di scarsa audacia elettorale, e tanta vaghezza nei contenuti, si è consumata la campagna elettorale. Il dibattito mainstream è rimasto semplicemente imbottigliato nei sondaggi e nella ossessione di riuscire a prevedere quale dei tre schieramenti favoriti (PD, Forza Italia, M5S) avrebbe avuto la meglio. Nel nostro Comune le cose non sono andate diversamente. Va detto che Gioia non è affatto estranea al dirompente protagonismo in fatto di elezioni europee, tanto che il nostrano Enzo Lavarra è stato deputato del Parlamento Europeo per ben due legislature, dal 1999 al 2009 quasi senza sosta. Adesso Pinuccio Gallo, che ha rivestito il ruolo di primo cittadino della nostra città, ha preso parte a questa competizione elettorale, regalandoci ancora l’opportunità di fare delle riflessioni.

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Pochi anni dopo la parentesi politica locale, cominciata fra le fila della DC e poi del PPI, Gallo viene eletto come deputato del Parlamento Italiano nelle liste di Alleanza Nazionale. Nel periodo del mandato di Gallo, AN, pur facendo parte in Italia della grande coalizione di maggioranza (la Casa delle Libertà), in Europa si posizionava decisamente all’esterno del Partito Popolare Europeo (storico contenitore politico del centrodestra europeo) e aderiva a posizioni conservatrici e nazionaliste. Successivamente, parallelamente alla costituzione del Popolo delle Libertà, AN è confluita nel PPE e in esso ha proseguito il suo percorso politico europeo. Adesso abbiamo ritrovato Gallo candidato nella lista di Fratelli d’Italia, che in qualche modo rappresenta l’erede politico della prima AN e che, coerentemente con ciò, ha ristabilito pienamente le distanze dal PPE e ha affrontato le elezioni da «non iscritto» ad un gruppo parlamentare europeo, in attesa di ritrovare la propria collocazione ideale. Fratelli d’Italia, insieme alla rottura con il PPE, si è dunque riappropriata anche delle elaborazioni politiche nazionaliste e anti-euro. All’interno di questo solco politico ha condotto una campagna elettorale con cui molto spesso ha strumentalizzato il disagio sociale nei confronti dell’Europa, provando a riguadagnare l’elettorato antieuropeista e con esso una definita collocazione politica all’interno dello scenario italiano. Guardando i risultati (appena pubblicati) delle elezioni si direbbe che questa sia stata un’astuta scelta di campo da parte della già

ministro Giorgia Meloni (capogruppo e trascinatrice di Fratelli d’Italia). In campagna elettorale il brand del «fuori dall’Euro», utilizzato anche spesso in modo azzardato rispetto agli steccati della propria area politica di riferimento, ha convinto sul piano emotivo e quantomeno si è piazzato in maniera decisamente ingombrante all’interno del dibattito pubblico. In effetti, a parte i grandi partiti centristi che continuano ad ottenere la grande maggioranza dei seggi parlamentari, il vero scossone di queste europee sono stati gli ottimi risultati, in tanti Paesi membri, dei partiti con una chiara impronta nazionalista e antieuropeista. I casi più emblematici sono rappresentati dal Front National francese e da UKIP inglese. Anche in Italia l’ascesa della Lega Nord e il posizionamento del Movimento5Stelle alle spalle del solo Partito Democratico si accodano al dato storico di frattura degli equilibri politici europei.

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Tutto ciò però non è servito al partito di Pinuccio Gallo per superare la soglia di sbarramento del 4%. Rimane perciò fuori lui nonostante svariate centinaia di voti racimolati fra i compaesani e rimane fuori Fratelli d’Italia, ma non rimane senza una rappresentanza europea il fenomeno sociale del ritrovato nazionalismo. Non rimangono fuori dal Parlamento Europeo i tanti sentimenti di intolleranza verso gli extracomunitari, le tante volontà (sebbene ancora molto eterogenee) di fare dell’Europa una fortezza impenetrabile, esclusiva e di fatto indifferente nei confronti dei grandi drammi sociali del nostro secolo. Il Parlamento Europeo dovrà affrontare questa circostanza politica. Durante la prossima legislatura si dovrà discutere la direzione, in termini strutturali, che l’Unione Europea dovrà prendere in Europa. Si dovrà decidere quali meccanismi di coesione fra gli Stati dovranno essere adottati, al fine di tamponare il crescente sfilacciamento del tessuto comunitario. Si dovrà decidere se includere o escludere. I timori rispetto a queste decisioni sono tanti, sia che si continui con il governo delle grandi alleanze, e le sue politiche di austerità e massacro sociale, sia che si affondi nelle sabbie impraticabili dei nazionalismi.

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Sono tante e percorribili tuttavia anche le strade del superamento della crisi sociale, delle disuguaglianze e degli impoverimenti di massa. In quest’ottica siamo tutti responsabili del futuro dell’Europa, anche nella nostra piccola città, della costruzione di un dibattito serio sui temi e sulle prospettive delle nostre vite.¿ PrimaVera Gioia 5


Rifiuti urbani prove tecniche di porta a porta

Rosario Milano

Con il suo 23,28% di raccolta differenziata sul totale di rifiuti solidi urbani prodotti dalla comunità gioiese nel corso del 2013, Gioia del Colle è tra i Comuni più virtuosi dell’ATO BA/5 e oggi punta al passaggio dal sistema di raccolta differenziata di prossimità allo sviluppo del servizio di raccolta ‘porta a porta’. Un progetto ambizioso in linea teorica, una sfida che comunque la nostra comunità ha il dovere di affrontare. In primo luogo, come dichiarato in una recente intervista al settimanale Gioia Oggi dall’assessore all’Ambiente del Comune di Gioia del Colle, disponiamo di una «solida azienda» di gestione dei rifiuti (la Spes) e di operai qualificati, che di fatto hanno contribuito al raggiungimento dell’ottimo risultato con la raccolta di prossimità, un dato di partenza 6 PrimaVera Gioia

sicuramente incoraggiante per il passaggio dalla raccolta differenziata di prossimità a quella ‘porta a porta’. Di fatto, il Comune più virtuoso dell’ATO BA/5, quello di Mola di Bari, grazie a una efficace raccolta ‘porta a porta’ condotta dalla Lombardi Ecologia, sostenuta da un’efficace campagna di comunicazione, ha portato la percentuale di rifiuti differenziati da livelli “normali”, intorno al 20-25%, all’attuale 60-65%, una percentuale stratosferica per la depressa civiltà pugliese. Come comunità di cittadini liberi e pensanti abbiamo il dovere di adottare modelli più sviluppati di differenziata al fine di ridurre l’impatto dei costi di smaltimento dei rifiuti in discarica da parte della società polifunzionale locale, quindi, al fine di contribuire


all’alleggerimento delle tante contestate tasse sui rifiuti. A questo proposito una delle insidie che pende sui costi della Spes è il tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi. Di fatto, la rimodulazione dell’ecotassa regionale, entrata in vigore da quest’anno, prevede sconti consistenti a favore dei Comuni virtuosi. L’obiettivo del 30% di raccolta differenziata, che secondo la nuova rimodulazione consentirebbe di dimezzare il costo della tariffa per il conferimento in discarica dei rifiuti indifferenziati (la tariffa massima è di 25,82 euro per ogni tonnellata di indifferenziato) è ancora lontano, ma l’Assessorato all’Ambiente della Regione Puglia ha voluto premiare gli sforzi delle amministrazioni locali, concedendo ai Comuni, che a giugno del 2014 avranno migliorato la percentuale di differenziata di almeno il 5% rispetto al 2013, di non versare alle casse regionali la differenza tra la vecchia ecotassa e la nuova. Pertanto l’amministrazione di Gioia del Colle, stando sempre alle dichiarazioni dell’assessore “ambientalista” Lenin Masi, ha fissato in questo incremento del 5% il prossimo obiettivo da raggiungere con la raccolta di prossimità prima di partire con la ‘porta a porta’. Peccato forse che siamo partiti un po’ in ritardo, dato che giugno è dietro l’angolo e che la campagna di sensibilizzazione non è ancora a pieno a regime. A nostro modestissimo avviso, senza volere per forza giocare il ruolo di irriducibili polemici distruttivi, vorremo osservare che da parte dell’amministrazione non vi è stata ancora un chiarimento rispetto alla predisposizione di un piano di raccolta ‘porta a porta’, con la definizione di oneri pluriennali, del personale che sarà impiegato. Ogni esperimento adottato in altre cittadine vicine nel settore della raccolta ‘porta a porta’ ha di fatto previsto nuove assunzioni e un incremento dei costi che la differenziata consente (in teoria) di ammortizzare nel corso degli anni (l’esperienza di Cassano delle Murge n’è un esempio). Intanto recentemente è stato ripubblicato il contestato bando di assunzione per il personale Spes, un’azienda che malgrado la privatizzazione continua a rappresentare l’orto di casa per alcuni politicanti abituati a giocare al voto di scambio con i poveri asserviti disgraziati di questa città. Mentre, l’unica novità già adottata dall’azienda privata a partecipazione comunale è quella rappresentata dal super esperto di differenziata ‘porta a porta’ (l’ingegnere Vincenzo Gadaleta), che la Spes ha preso in prestito dalla società Lombardi Ecologia. L’ingegner Gadaleta, per intenderci, è colui che ha fatto il miracolo a Mola di Bari. Questo primo aspetto del progetto di Gioia del Colle è incoraggiante perché si tratta di un personalità dall’indiscutibile esperienza, che ha già introdotto parecchi elementi di razionalizzazione in contrasto con la gestione del precedente direttore generale. Alcune perplessità sorgono a proposito dell’onerosità della forma di collaborazione (si parlerebbe di compensi annuali di 40mila euro netti e del 10% sugli utili), che è espressione dell’insanabile pulsione all’esternalizzazione dei servizi a favore di super tecnici (il modello Cerin). A noi nostalgici della stagione politica della partecipazione diretta, che a Genova venne assassinata da uno Scajola oggi in manette,

ci sarebbe piaciuto un coinvolgimento delle associazioni che da anni si occupano di sensibilizzazione all’ambiente (forse il WWF che da anni parla di differenziare?) o degli istituti scolastici, un modello quindi di differenziata partecipativa. Se il problema principale è la sensibilizzazione e la riconquista della fiducia dei cittadini nei confronti dell’azienda, sarebbe forse stato utile impiegare le risorse che nel territorio sarebbero in grado di comunicare più efficacemente con quelle fasce dalle quali proviene la maggiore resistenza rispetto alla differenziazione dei rifiuti. Del resto, l’azienda sana di cui si parlava in precedenza ha recentemente liquidato il suo Direttore generale, reo di una gestione disordinata dell’azienda che, ad esempio, negli ultimi anni ha visto recedere la percentuale di raccolta differenziata dal 2011 al 2013 dal 23 al 21%, mentre nei primi due mesi del 2014 il dato è un incoraggiante 26,1%. L’azienda, in fondo, a differenza di quanto dichiarato da super ecologici assessori alla ricerca del personale riciclaggio, sanissima non è e già ad inizio anno c’era stata la crisi del credito nei confronti dell’amministrazione. Il problema resta sempre a nostro avviso la tutela dell’autonomia dell’azienda dall’ingerenza della politica, attività nella quale il precedente Direttore generale evidentemente non avrà eccelso, rimettendoci per questo l’incarico. Infine, nell’attesa di comprendere meglio e più a fondo gli elementi del piano di raccolta ‘porta a porta’, vorremmo porre l’attenzione su un aspetto non affatto secondario. Senza riduzione dei consumi di immondizia, senza riduzione di sprechi in confezioni e imballaggi, ogni progetto di differenziata risulterà cedevole anche se di successo in termini percentuali. Di fatti, resta il dato di circa mille tonnellate di rifiuti prodotti mediamente in un mese a Gioezza del Colle, di cui circa il 74% indifferenziati e soggetti al pagamento dell’ecotassa per lo smaltimento in discarica. Questa volta deve tuttavia essere chiaro a tutti che non servirà nascondersi dietro comodi luoghi comuni usati per giustificare la pigrizia e l’inerzia dei cittadini, abituati a ripetersi che non serve differenziare, che tutti i rifiuti sono comunque sversati in un unico contenitore. Sebbene posso comprendere la sfiducia dei singoli rispetto ad amministratori di tale guisa, resta il fatto che la raccolta differenziata è un imperativo di civiltà che ricade direttamente su chi produce rifiuti, poiché ridurre e differenziare i rifiuti solidi urbani e quelli industriali corrisponde a un dovere civico di natura etica, ma che si concilia con i dettami economici dell’utilitarismo a noi tanto cari. Occorre che venga rimarcato che l’aspetto centrale di tutta la questione rifiuti rimanda all’emancipazione del cittadino dalla cultura dello scarto e dell’immondizia, poiché nulla si distrugge e tutto resta. A prescindere dai piani della Spes e delle sorti della Giunta locale, ognuno di noi ha l’obbligo improcrastinabile di interiorizzare il principio dei rifiuti zero, poiché ogni discarica legale o illegale, in Italia o in Somalia costituisce una sconfitta per l’ambiente chiamato a ospitare malvolentieri l’Homo immondezzaio. ¿ PrimaVera Gioia 7


OTTAVIO GIANNICO “ho sempre pensato che ci sia ben poco merito nella virtu’ e poca colpa nell’errore” F. De André

Laura Castellaneta |

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Ottavio Giannico, illuminato dai risvolti della caduta del muro di Berlino, decide nel 2012 di avvicinarsi alla politica su invito di Giovanni Vasco e Gianni Valletta, perché «anche cinquanta voti – ci dice il consigliere-operaio – sarebbero bastati per non tornare a casa con le ossa rotte». Nella duplice veste di consigliere-operaio, una rarità nel panorama politico attuale, Ottavio Giannico non si sente di rappresentare i lavoratori, lamentosi e alla ricerca di un’occupazione che in realtà non vogliono. «Non vogliono la TAV, non vogliono l’inceneritore (per essere precisi all’epoca si parlava di un dissociatore molecolare offerto dall’allora Termosud, ora Ansaldo Caldaie), non vogliono il passaggio a livello chiuso, e poi vengono sotto le scale del Comune e ci chiedono lavoro». Giannico è convinto che queste opere siano la fonte di lavoro tanto anelata. È convinto altresì che devono essere superati i famigerati concorsi che offrono 10 posti su 10mila domande e che «il lavoro te lo devi inventare». E infatti, il consigliere Giannico è tra coloro che difendono fortemente la scelta di chiusura del passaggio a livello, insinuando che le polemiche sollevate siano strumentali. Egli è membro della III Commissione consiliare permanente per le Politiche giovanili, condividendo i banchi con Enzo Cuscito, Piero Longo e il presidente della stessa Claudio De Leonardis. «Purtroppo – confida Giannico – abbiamo un Presidente inesistente; non ricevo una chiamata da tre mesi». Tuttavia «prendiamo 44,00 euro lordi a Consiglio comunale, ma io preferisco andare a lavorare piuttosto che stare seduto li dodici ore, mi scoccia! L’amministrazione precedente ha fatto in un 8 PrimaVera Gioia

anno 180 commissioni e c’è chi in un mandato ha comprato la macchina nuova». Si è passati quindi da un estremo all’altro, e malgrado il “duro” lavoro dei consiglieri, non è stata portata in Consiglio comunale ancora alcuna proposta nonostante debbano deliberare 900mila euro per il piano di zona dei servizi sociali. Intanto la consapevolezza di quanto possa essere sottile il confine tra legalità e illegalità allontana dalla mente di Giannico la possibilità che ci possa essere stato conflitto d’interessi a carico del sindaco Sergio Povia sul caso di Lama san Giorgio. Questa elasticità di pensiero è molto meno comprensibile, però, nel caso della mancata pubblicazione del bando per la costruzione del nuovo lotto cimiteriale. «Si tratta – ha detto Giannico – di un errore umano, c’è stata una dimenticanza dell’ufficio tecnico».

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Per intenderci parliamo di un’omissione gravissima, «ma – rassicura Giannico – quando c’è stato il bando, c’era il ‘totoditta’, e la (successiva, ndr) polemica è montata perché non ha vinto la ditta che dicevano loro. È stato fatto tutto con trasparenza». È evidente che i nostri politici debbano ancora assimilare il con-


cetto di trasparenza. Essi dimostrano di ragionare nell’ottica del perdono e della redenzione, come se appartenessero ad un ente ecclesiastico. «Se c’è da punire chi ha sbagliato allora puniamolo, ma non risolveremmo il problema. L’ufficio tecnico dovrebbe assumersi le proprie responsabilità, ma credo sia giusto dare una possibilità», questa la clemente sentenza di Giannico, il quale anche in questo caso parla «di polemica strumentale», riferendosi ad una mancanza di ordine pubblico, liquidando la questione con slogan elettorali.

A proposito di Spes, l’azienda in cui è impiegato il consigliere Giannico, l’assessore al ramo Giuseppe Masi l’ha definita «un’azienda sana e fatta di grandi lavoratori». «La SPES – ha dichiarato Masi – è un polmone del Comune, ma rispetto al personale e ai servizi, siamo spaventosamente sotto organico. È un’azienda sempre in fase di decollo, ma non decolla mai». Forse il servizio ‘porta a porta’ potrebbe essere la soluzione giusta. Infatti l’amministrazione comunale ha deciso di mettersi al passo con i tempi e per affrontare al meglio la sfida, ha nominato come ingegnere ambientale Gadaleta (esperto della gestione dei rifiuti». Intanto la condizione finanziaria della Spes non pare essere rosea. In effetti negli anni la situazione debitoria s’è aggravata e oggi si conta un debito di oltre due milioni di euro, imputabile, pare, all’aumento dei costi per il conferimento in discarica. Difficile credere che questo elemento abbia generato un buco in bilancio di questa portata. Infatti, la società municipalizzata fatturava prestazioni a servizio del richiedente e pare che il Comune (che è socio di maggioranza della Spes all’80%) non percepisse la cifra stabilita a fronte dei servizi prestati. Questa situazione pare si sia protratta fino al riconoscimento del debito e alla successiva estinzione. Pare che quest’anno la società chiuderà il bilancio in attivo e che con il ‘porta a porta’ ci sarà una diminuzione della tassa sui rifiuti. L’ingegner Gadaleta ha prospettato un risparmio tra i 200mila e i 400mila euro già durante il primo anno. L’obiettivo che l’ammi-

nistrazione s’è posta è d’arrivare a quota 28% entro maggio, prospettiva non molto ambiziosa considerando l’ultimo dato utile di fine 2013 (23,28%), ma quanto mai difficile visto il ritardo nella formulazione del nuovo servizio. Rispetto all’esperienza di altri Comuni che già hanno avviato il servizio ‘porta a porta’, il consigliere Ottavio Giannico si dice invece fiducioso, anche a fronte di un finanziamento regionale di 105mila euro per investimenti in nuove attrezzature. Così scenderà il costo del pagamento in discarica e allo stesso tempo ci vorrà più personale». A proposito delle nuove assunzioni Spes, il timore è che ancora una volta possa essere seguita la logica delle lottizzazioni, come Povia ha espressamente affermato in una precedente intervista rilasciata a PrimaVera. Il sindaco dichiarò in quella occasione di essersi impegnato «in una guerra feroce per l’assunzione di ***» seguendo la prassi consolidata dell’epoca». Alla luce di questa dichiarazione il consigliere Giannico, si dice estraneo e anzi, replicando a distanza alle battute del sindaco Povia, dice che «durante le precedenti assunzioni, dai controlli della Guardia di Finanza non è emerso niente. La gente non è stupida, adesso siamo tutti sotto controllo per qualsiasi cosa».

I Il caso Spes intanto delinea una situazione radicalmente differente. Il reato imputato ai cinque soggetti rinviati a giudizio è di traffico di rifiuti. Il 16 maggio si sono concluse le indagini preliminari a carico dell’ex Amministratore delegato, dell’ex Direttore generale della Spes, del titolare di un’altra impresa locale che si occupa di gestione dei rifiuti e di altri due soggetti che tra il 2008 e il 2010 hanno avuto rispettivamente il ruolo di Amministratore delegato e Direttore tecnico della Spes. Le indagini, che pare abbiano avuto seguito dopo un rilevamento di rifiuti sul ciglio stradale, hanno permesso di smascherare un traffico di migliaia di tonnellate di rifiuti da demolizione e costruzione, illegalmente conferiti da imprese operanti in Puglia, fatti transitare per la nostra SPES e smaltiti illegalmente. La gravante di questa vicenda è che l’attività illecita è stata svolta con una copertura di apparente legalità, favorita da una Delibera consiliare del 1998, con la quale venivano assimilati ai rifiuti solidi urbani i rifiuti da costruzione e demolizione, i materiali di scavo e, addirittura, quelli contaminati da sostanze radioattive. Il risultato fu un aumento delle percentuali di raccolta differenziata, le cui percentuali venivano gonfiate proprio da questi rifiuti, che paradossalmente anziché costituire uno sgravio sui tributi comunali si traducevano in un aggravio sull’ecotassa, con relativo accollo delle spese agli ignari cittadini. ¿


Commissioni Consiliari la desertificazione avanza nelle sedi istituzionali

Filippo Linzalata |

/ filippo.linzalata

Quando si parla di macchina amministrativa, il collegamento tra Sindaco e Consiglio Comunale è diretto, ma non tutti sanno che a far girare la giostra ci sono altri apparati che dovrebbero snellire la filiera burocratica con un apporto preliminare ai lavori dell’assise cittadina: stiamo parlando delle Commissioni Consiliari. Le Commissioni, dotate di funzioni propositive, consultive e preparatorie, possono differenziarsi in Commissioni Temporanee (con funzioni di controllo o garanzia), Commissioni Speciali (effettuano indagini conoscitive ed esaminano argomenti di particolare interesse da riferire al Consiglio comunale) e Commissioni Permanenti (presenti per la durata dell’intero mandato amministrativo e divise in aree tematiche). Le commissioni consiliari permanenti attualmente insediate sono le seguenti: I Commissione ‘Bilancio, Programmazione, Affari Generali, Personale, Appalti, Contratti, Società partecipate’, il cui presidente è il consigliere Filippo Tisci, coadiuvato da Giuseppe Santoiemma, in qualità di segretario, e dai consiglieri Donato Lucilla, Leonardo Dongiovanni e Giovanni Vasco. La II Commissione si occupa di ‘Attività produttive, Lavoro, Agricoltura, Industria, Commercio, Artigianato, Affari cimiteriali’. A dirigere i lavori è il consigliere Sante Celiberti, supportato da Leonardo D’Erasmo (segretario) e dai consiglieri Federico Antonicelli, Tommaso Bradascio e Filippo Martucci. La III Commissione ‘Servizi sociali, Sanità, Scuola e Cultura, 10 PrimaVera Gioia

Beni Culturali e Ambientali, Sport, Turismo, Spettacolo, Politiche giovanili’ è formata dal presidente Claudio De Leonardis, dal segretario Anna De Curtis e dai consiglieri Enzo Cuscito, Ottavio Giannico e Piero Longo. La IV Commissione ‘Assetto e uso dell’ambiente e del territorio, Lavori pubblici, Traffico, Protezione Civile’, ha come presidente Vito Ludovico, segretario Luciano Tancorra e come membri consiglieri Vito Falcone, Donato Mancino e Giovanni Mastrangelo. Nel caso gioiese, però, sarebbe forse più opportuno parlare di Commissioni Consiliari Permanentemente Deserte, in quanto, secondo voci di corridoio, nel nostro comune si starebbe verificando un (atteso) fenomeno di assenteismo a seguito di alcune deliberazioni passate.


Per via della caduta della Giunta Longo, infatti, il Commissario prefettizio Maria Filomena Dabbicco, chiamata a guidare in via straordinaria l’amministrazione cittadina, decise, in nome del controllo e della riduzione della spesa pubblica, con deliberazione n. 60 del 04/05/2012, di rideterminare i gettoni di presenza ai Consiglieri, abolendo i due gettoni distinti per la seduta di Consiglio Comunale e per quella di Commissione Consiliare e introducendo al loro posto un gettone unico di 63,00 euro. Appena due mesi dopo, a votazioni ormai concluse, la soglia venne ulteriormente abbassata a 44,10 euro con determinazione n. 561 del 03/07/2012. Questi pare siano stati gli elementi di rottura alla base delle scarse convocazioni delle Commissioni e il conseguente cambio del loro status da gettonificio pregiato delle passate amministrazioni a dimenticatoio permanente.

A tale riguardo il consigliere Donato Lucilla (I Commissione) in un’occasione ha dichiarato che «molte volte le Commissioni vanno deserte, alcuni lo attribuiscono al gettone di presenza. Manca la volontà politica di considerare le Commissioni come luoghi di confronto. In più sono solo un passaggio formale prima delle discussioni in Consiglio Comunale. Non c’è possibilità di discutere e approfondire le carte che arrivano in ritardo». Invece il quadro descritto dai consiglieri Enzo Cuscito e Ottavio Giannico (III Commissione) fa riferimento all’assenteismo del presidente Claudio De Leonardis e del consigliere Piero Longo, i cui rispettivi impegni da consigliere e presidente del Consiglio provinciale non consentono di raggiungere il numero legale nella stragrande maggioranza delle convocazioni della Commissione. «Ricordo – ha affermato Enzo Cuscito – che l’allora consigliere Erasmo Mancino propose perfino di reintrodurre il gettone di presenza per le Commissioni; proposta a cui mi sono opposto, visto l’alto livello di tassazione a cui sono già sottoposti i cittadini». Anche il consigliere Cuscito, inoltre, ha denunciato l’inutilità dei lavori consiliari. Inutilità causata dai ritardi di segreteria nel conferire in tempi utili la documentazione da esaminare. I dati relativi in effetti evidenziano questo andazzo. Se prendiamo per esempio la II Commissione, le riunioni nell’anno 2014 sono state solamente due, mentre durante le passate amministrazioni una qualsiasi Commissione faceva registrare almeno due sedute a settimana con una media mensile che non andava sotto le sette riunioni di Commissione utili. Ovviamente sarebbe troppo ingenuo pensare che una così drastica diminutio delle sedute di Commissione non sia dovuta alla natura remunerativa della vicenda. Ma intanto possiamo chiederci: se le Commissioni fossero regolari e costanti nel tempo, avremmo comunque un organo funzionante? Il passato recente, infatti, è ricco di esempi di pareri commissariali spesso non considerati in sede di Consiglio comunale, in quanto, come detto, i pareri delle Commissioni non sono vincolanti e tra l’altro spesso si perdono nell’oblio del misterioso triangolo Segreteria generale-Consiglio comunale-Commissione consiliare. Però, a dirla tutta, buone nuove sono in arrivo su questo fronte. La delibera n.13 del 30 gennaio 2014 vede l’approvazione di un programma triennale (2014-2016) sulla trasparenza e integrità con cui diventa obbligatoria la pubblicazione sul sito istituzionale www.comune. gioiadelcolle.ba.it di verbali e statistiche relative all’attività delle commissioni consiliari nella sottosezione ‘Altri contenuti’ della macroarea ‘Amministrazione trasparente’. Fiduciosi, attendiamo di vedere come risponderanno a questo vincolo i nostri rappresentanti. ¿ PrimaVera Gioia 11


Sviste cartografich Ludovico sul Parco Marco Orfino

Parchi naturali e aree di pregio comunitario in questi ultimi anni hanno visto la luce un po’ ovunque nel Belpaese, tanto in ragione delle direttive comunitarie, quanto per la vulgata, da molti ritenuta modaiola, della green economy. La Puglia è stata una delle regioni che su questo fronte ha dimostrato maggiore sensibilità e interesse. Il Parco Nazionale dell’Alta Murgia è un esempio di come un territorio brullo, che in passato non ispirava altre finalità se non quelle legate alla speculazione edilizia, allo spietramento e all’interramento di rifiuti pericolosi, sia oggi diventato una realtà interessante dal punto di vista turistico ed economico. Alla tutela conservativa è seguita la fondamentale fase di valorizzazione del territorio e a questa la fisiologica metamorfosi dell’economia agricola da autonoma, legata a dinamiche esclusivamente privatistiche, ad un’economia marchiata dai criteri della sostenibilità. Quindi l’esperienza di qualcuno pare dirci che di Parchi, come di cultura, si possa mangiare. Noi da queste pagine abbiamo già scritto di simili argomenti e in particolare abbiamo sentito il parere del biologo e naturalista Roberto Cazzolla Gatti in merito all’istituendo Parco di Lama san Giorgio. Di questo argomento s’è scritto tanto, ma a seguito delle vicende consiliari, durante le quali si sono registrate votazioni da record in momenti impensati, sentiamo il dovere di ascoltare uno dei protagonisti della vicenda. Al consigliere di maggioranza Vito Ludovico, appassionato cacciatore, abbiamo proposto alcune domande relative alla ormai famosa votazione in Consiglio, divenuta poi oggetto di dibattito politico e non solo. Abbiamo cercato di comprendere se davvero c’è un conflitto d’interessi a carico del sindaco Sergio Povia e se gli interessi economici di qualcuno possano coesistere con l’interesse generale della cittadinanza. Dunque consigliere Ludovico cosa accadde in quel Consiglio comunale? Nel momento in cui era arrivata la richiesta da parte della minoranza di rimandare i punti all’ordine del giorno, non ero presente in sala consiliare. Successivamente, messo a conoscenza della richiesta della minoranza, nonostante l’ora fosse ancora accettabile (circa le 23.00, ndr), ritenevo inutile rinviare la discussione. A quel punto quello che rimaneva della minoranza ha abbandonato la sala, non perché fosse in disaccordo con la proposta in questione, ma perché credeva 12 PrimaVera Gioia

che fosse stato rinviato a successiva convocazione o forse per stanchezza. Perché all’incontro del 26 marzo non furono invitate direttamente le associazioni e gli altri soggetti che avrebbero potuto fornire contributi e osservazioni circa la perimetrazione del Parco? Non furono fatti inviti personali perché c’era una certa fretta dovuta alle richieste degli uffici regionali. Come mai dopo l’incontro del 26 marzo la IV Commissione, di cui lei è presidente, convocò solo le associazioni di categoria economicamente interessate escludendo le associazioni ambientaliste? Perché mi fu richiesto espressamente dal rappresentante della categoria agricola di fare un incontro dedicato a coloro che hanno interessi economici e produttivi nell’area, senza l’interferenza di chi è interessato solo per hobby. In che modo la presenza del Parco potrebbe minacciare l’economia delle aree di cui avete chiesto l’esclusione agli uffici regionali, visto che nell’area interessata non saranno vietate le attività agricole e il pascolo? Le preoccupazioni degli agricoltori e allevatori riguardavano il rispetto delle norme del Parco che prevedono la possibilità di ampliamento delle strutture agrozootecniche (fienili, stalle, serre) limitata al 15% della volumetria esistente, limitazioni nel pascolo, limitazioni nella pratica colturale del taglio del bosco ceduo, limitazioni nella possibilità di realizzare uliveti e vigneti a causa delle necessarie operazioni di scasso e preparazione del terreno. Tutto ciò avrebbe creato, oltre a limitazioni economiche e di iniziativa imprenditoriale, anche lungaggini burocratiche. Le faccio un esempio: nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia durante l’aratura di un campo di grano sono riaffiorati enormi massi tipici della Murgia. L’agricoltore è stato costretto per lungo tempo a tenersi i massi nel campo, ritardando l’aratura di diversi giorni, fino allo spostamento dei massi. Esempio numero due: un allevatore aveva bisogno di far passare il bestiame da un campo all’altro. Per fare ciò, ha aperto un varco nel muretto a secco tipico della Murgia: è stato multato e costretto a riportare i capi nel pascolo originale che si era quasi esaurito.


e e interessi privati di Lama san Giorgio Come si è giunti alla proposta di perimetrazione votata in consiglio comunale il 25 giugno 2013 e come mai si è deciso di non includere nel Parco l’Oasi WWF di Bosco Romanazzi? La perimetrazione è stata effettuata dall’ufficio tecnico e ha preso in considerazione l’origine di Lama san Giorgio nel territorio gioiese. Abbiamo deciso di includere la cava di monte Sannace anche per mettere a tacere le voci di complottismo, che si sarebbero alzate in caso di esclusione dal Parco (di un’area destinata in precedenza a discarica, ndr). Per quanto riguarda l’Oasi, avevo chiesto esplicitamente al presidente del WWF Dino D’Ippolito di farmi avere la particella catastale, ma mi è giunta per mano dell’assessore Giuseppe Masi soltanto due giorni prima del Consiglio comunale, quando ormai tutte le carte erano pronte e non vi era più tempo per modificarle. Inoltre converrete con me che non si possono fare perimetrazioni a macchia di leopardo: purtroppo tra l’Oasi del WWF e il Parco di Lama san Giorgio vi sono aziende agricole che hanno chiesto esplicitamente l’esclusione dalla perimetrazione. Comunque l’Oasi del WWF è tutelata dalla normativa del WWF e quindi non vi è nessun pericolo di danno ambientale. Povia e la villa nel Parco. C’è o non c’è questo conflitto d’interessi? Dunque la sua è stata una «svista» come dichiarò successivamente? Prima di tutto, non è una villa ma un fabbricato rustico abbastanza vecchio. Detto ciò, fu una svista mia perché dando una prima occhiata superficiale alle planimetrie di zona l’avevo considerata fuori. Ora, tenendo conto che non abbiamo a disposizione ortofoto (fotografie aeree) bensì cartine planimetriche risalenti agli anni Sessanta, ovviamente con il tempo vi sono state modifiche geometriche. Di questo ho fatto mea culpa pubblicamente. Comunque, anche se fuori dal Parco, la proprietà di Povia non si può modificare a piacimento o espandersi, in quanto quel lotto è sottoposto al vincolo di tipo A della Sovrintendenza, superiore a quello paesaggistico del Parco. Quindi, anche per muovere un sasso, è necessario chiedere l’autorizzazione alla Sovrintendenza. Per questo non vedo favori economici di cui avrebbe beneficiato il sindaco Povia. Ci hanno riferito della sua passione per la caccia: il divieto di

caccia nei parchi, può in qualche modo aver condizionato le sue scelte nella perimetrazione proposta il 25 giugno? La mia passione per la caccia va di pari passo con la passione per la natura e per l’attività all’aria aperta. Dettò ciò, non credo che tutti coloro che hanno sottoscritto la petizione per l’esclusione dal Parco delle loro proprietà siano cacciatori o miei compagni di caccia, ma sono coltivatori diretti e agricoltori che si sono sentiti minacciati nella loro attività produttiva. Concludo dicendo che sto esercitando la mia attività venatoria al di fuori del territorio gioiese. Ritiene che la presenza di un’area a forte valenza ambientale, unita al Parco archeologico di Monte Sannace, possa favorire lo sviluppo turistico del territorio? Vi sono già in cantiere molti progetti tesi a favorire lo sviluppo turistico della zona, ci stiamo adoperando per recuperare i fondi europei per il potenziamento del Parco archeologico e per l’istituzione di due percorsi cicloturistici: il primo sulla ferrovia abbandonata Gioia-San Basilio e l’altro sulla via dell’Acquedotto, che tra l’altro confina con il Parco di Lama san Giorgio e sbocca nell’agro nocese, all’altezza della Madonna della Scala. Ovviamente siamo aperti a qualsiasi proposta sul settore. Il 22 aprile si è tenuto un convegno in cui sono state illustrate le specie di flora e fauna e in particolare gli uccelli acquatici molto rari presenti nei campi di spandimento (recapito finale delle acque del depuratore). Cosa pensa della proposta di inserire le vasche di spandimento nel Parco di Lama san Giorgio? Se inserissimo le vasche di spandimento nel Parco di Lama san Giorgio lì non si potrebbe più versare l’acqua, seppur depurata. La mancanza di acqua causerebbe l’attuale distruzione dell’habitat palustre che si è creato naturalmente, ma con lo zampino dell’uomo. Tengo a precisare che l’insediamento dell’attuale fauna è stato favorito dal miglioramento delle condizioni ambientali del luogo, dovuto alla messa in funzione del nuovo depuratore in sinergia con quello vecchio, grazie al contributo di questa amministrazione che ha fatto pressing sull’ente gestore dei depuratori, ossia l’Acquedotto Pugliese. ¿ PrimaVera Gioia 13


Alessandro De Rosa | Antonio Losito

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Tre mesi e mezzo fa veniva resa pubblica la proposta progettuale del sottopassaggio ciclo-pedonale (promossa dal movimento politico Pro.Di.Gio.) come alternativa alla soluzione degli impianti ettometrici, alias ascensori, per lo scavalcamento del fascio ferroviario, a seguito della soppressione del passaggio a livello di via Dante. Nella medesima circostanza anche qualche esponente dell’amministrazione ci metteva la faccia e sfoggiava il suo lato romantico nel raccontare la bellezza del sole in fondo al viale nei tramonti d’estate. L’impegno assunto in prima persona, di portare in seno alla maggioranza la discussione sull’opportunità di modificare le opere di riqualificazione dell’intersezione viaria, aveva l’effetto immediato di ottenere da un ufficio tecnico, dapprima impreparato sul tema, dati più chiari relativi all’opera prevista. Intanto, il 1 aprile si svolgeva un Consiglio comunale avente all’ordine del giorno la proposta di sospensione delle delibere con cui si dava il via alle procedure per la realizzazione degli impianti ettometrici, nonché l’indizione di un tavolo tecnico, da costituirsi entro sessanta giorni 14 PrimaVera Gioia

da quella data, composto da capigruppo consiliari, tecnici comunali, responsabili del progetto e rappresentanti degli enti coinvolti, finalizzato ad accordare le parti sulle possibilità di aggiornamento del progetto. L’ ordine del giorno veniva approvato in un’atmosfera ringalluzzita da interessanti posizioni: chi si meravigliava dell’inappropriata carenza di materiale tecnico presso l’ufficio tecnico comunale; chi invece, distinguendosi dalla massa dei consiglieri che sulla questione hanno mostrato particolare predisposizione a maquillage di opinioni a cavallo di due mandati, si poneva ad egida degli interessi di molti cittadini (e i propri legittimissimi) intaccati dalla nuova condizione di attraversamento del fascio ferroviario; chi si esibiva in acrobatiche cadute dal pero di fronte ai risultati della relazione tecnica commissionata dal Comune all’architetto Michele Cirillo, su cui daremo qui di seguito un rapido sguardo. All’architetto, responsabile del progetto di riqualificazione del fascio ferroviario per quanto concerne le sole opere di adeguamento del sottopasso esistente, veniva chiesto di esprimere considerazioni tecniche sulla soluzione di potenziamento dell’attraversamento pedonale avanzata da Pro.Di.Gio. La risposta, redatta e

consegnata all’ufficio lavori pubblici nel marzo scorso, al netto di utili consigli e accorgimenti di carattere tecnico, si impostava sulla premessa che la valutazione non si fosse effettuata sull’oggetto della richiesta – la mozione di Pro.Di.Gio. – i cui contenuti non erano stati visionati, ma su un progetto ritenuto ad esso assimilabile, quello abbozzato nello studio di fattibilità che accompagnava la relazione di progetto preliminare a firma dell’ufficio tecnico, risalente al giugno dello scorso anno. Tale studio poneva a confronto tre possibili soluzioni di attraversamento della linea ferroviaria: sottopasso ciclopedonale (ipotesi A); sottopasso carrabile (B); impianto ettometrico (C). Mentre per le prime due l’analisi si limitava ad una previsione delle voci di costo, l’ultima ipotesi era quella i cui tratti tecnico-economici si presentavano più approfonditi, comprensivi di elaborati grafici a diverse scale di rappresentazione. La decisione era già presa. Lo studio Cirillo poteva così formulare positivamente solo un giudizio di congruità dei costi supposti, sulla base dell’analogia con simili esperienze di cantiere ma lungi dall’avere informazioni utili


Antonio Losito Pierluca Capurso a raggiungere un certo grado di attinenza con le caratteristiche del caso specifico. In particolar modo in relazione alle spese per la traslazione dei sottoservizi, operazione certamente indispensabile, allorché si scavi per far posto ad un sottovia in trincea – in quale misura potrà dirlo solo una più accurata indagine geologica – ma da tenere in considerazione anche laddove il medesimo problema di interferenza si ponesse tra le canalizzazioni dei servizi urbani (fogna bianca, fogna nera, luce, gas, telefonia) e le fondazioni degli impianti di elevazione meccanizzata, eventualità ammessa dallo stesso ufficio tecnico comunale nella relazione del 2013.

dai minori impegni di manutenzione stimabili in un periodo medio-lungo di esercizio; l’ingombro complessivo dell’opera sembrerebbe anch’esso giocare a suo sfavore, qualora la fruizione delle rampe entrasse in conflitto con l’accesso privato alle residenze limitrofe. Il maggior guadagno per la collettività sarebbe, alla fine, nella capacità di tale soluzione architettonico-urbanistica di accordare esigenze diverse: da un lato di continuità fisica tra due lembi di tessuto urbano ferito dall’infrastruttura, nonché tra la città e il suo territorio; dall’altro, di contestualizzazione ambientale e di rispetto della qualità della forma urbana.

Fra una consulenza e una delibera, fra un tavolo tecnico e l’altro, il dado è tratto e il passaggio a livello, come da transazione con Ferrovie dello Stato, è capitolato: qui dov’è il provvisorio capolinea delle puntate di questa complessa vicenda, se ne intravedono di future. La prima é andata in scena nel fine settimana del 3 e 4 maggio. Una raccolta firme organizzata da alcuni residenti della zona interessata per chiedere l’abbandono del progetto degli impianti ettometrici. Due giorni, 2133 firme, protocollate e pronte a ricevere quanto meno una risposta dai piani alti della politica gioiese. ¿

Il giudizio di sintesi che si evince dall’analisi del sottoattraversamento ciclo-pedonale è chiaroscurale: premessa innanzitutto la sua fattibilità, su cui ormai non v’è dubbio alcuno, benché cittadini e istituzioni abbiano a lungo vissuto in un tale autoinganno da avvertire senso di spiazzamento di fronte a siffatta rivelazione, esso risulterebbe meno conveniente degli ascensori da un punto di vista finanziario, ma solo se ci soffermassimo sui costi di realizzazione (2,8 Mln di euro del primo, a fronte dei 1,9 dei secondi). Di contro, sono evidenti i vantaggi derivanti PrimaVera Gioia 15


Progetti e responsabilità “La transazione stipulata da Povia nel 2013 è stata la più penalizzante nei confronti dei cittadini.”

Laura Castellaneta |

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«Un progetto organico per la riqualificazione delle zone nasce proprio con l’amministrazione Longo e prevedeva la riqualificazione di via Lagomagno, dei sottopassaggi pedonali, la realizzazione di un parcheggio di scambio e l’allungamento del sottopasso a servizio dei binari. Inoltre, includeva l’allargamento della sede viaria del ponte di via Giovanni XXIII, per realizzare una viabilità a doppio senso di circolazione e una passerella laterale ciclopedonale, e l’ampliamento di via Scippitelli per il completamento della circonvallazione, come previsto dal piano regolatore generale, per consentire al traffico pesante in arrivo da via Marzagaglia, via Montursi e via Vecchia Matera di arrivare al casello autostradale o di andare verso Noci, Putignano e Bari, senza dover attraversare via Lagomagno e via Paolo Cassano». Questo è quello che l’amministrazione Longo (centro-destra) avrebbe voluto fare, almeno questo è quello che Mauro Mastrovito ci ha raccontato sulla vicenda. La storia è andata diversamente. Come mai questi progetti non sono stati realizzati? Nel 2009 era in corso una trattativa con RFI sulla possibilità di lasciare aperto il passaggio a livello con un indennizzo economico da parte del Comune per la realizzazione dei sottopassaggi. Successivamente la posizione di RFI cambiò, così come la richiesta economica, i rapporti presero ancora una volta una piega conflittuale. Precedentemente, infatti, era già stata fatta l’ordinanza di non chiudere il passaggio a livello, motivo per cui le ferrovie fecero ricorso al TAR. L’anno successivo c’era la possibilità di riprendere il dialogo e più volte fu richiesto al Consiglio Comunale di formalizzare delle proposte per trovare una via d’incontro e chiudere il contenzioso, ma non s’è riuscito a fare per contrasti 16 PrimaVera Gioia

interni. Avevamo ottenuto un milione di euro dalla Regione Puglia nel piano degli interventi della rigenerazione urbana, ma l’inasprimento dei rapporti con RFI vanificò l’obiettivo di chiudere la vicenda in maniera favorevole. Oltretutto, il progetto approvato dovette subire delle modifiche, in quanto l’allargamento di via Scippitelli era stato dichiarato irrealizzabile dalla Sovrintendenza, perché attraversava una zona soggetta a vincolo archeologico, quindi proponemmo una bretella parallela che avesse la stessa funzionalità. A questo punto l’opposizione consiliare ci accusò di aver stravolto gli obiettivi, complicando ulteriormente l’iter per l’utilizzo di quelle somme, poi ripreso e modificato negli intendimenti da questa amministrazione per realizzare gli impianti di ascensori per lo scavalcamento dei binari. RFI s’è ritirata dall’eventuale possibilità di lasciare il passaggio a livello aperto e alcuni consiglieri di maggioranza hanno contrastato lo stesso sindaco Povia. Lei cosa ne pensa? La diatriba politica sulla questione delle opere sostitutive nasce con la proposta dell’interramento dei binari, alla quale c’è stata una forte opposizione e strumentalizzazione. Gioia era in una posizione tecnicamente favorevole per realizzare l’intervento con una spesa minima, ma passò il messaggio errato che ci sarebbero voluti 150 milioni di euro. Bisognava definire con RFI un rapporto paritario: partivamo da un accordo che aveva penalizzato in maniera indecente la comunità, per cui bisognava ristabilire un equilibrio nella trattativa. La convenzione del 2001 stabiliva che per ogni passaggio a livello non chiuso da parte dell’amministrazione comunale, c’era da pagare una somma di un miliardo di lire e che avremmo dovuto sottoscrivere una fideiussione, che non fu mai sottoscritta, in favore di RFI. Abbiamo perso di credibilità


davanti all’ente e quando abbiamo avuto bisogno del suo parere nelle conferenze di servizio per l’approvazione dei progetti e per l’utilizzo dei finanziamenti regionali, si è tirato indietro. Se avessimo rispettato la convenzione, RFI avrebbe realizzato il ponte. La transazione stipulata dall’amministrazione Povia nel 2013 è stata la più comoda, ma la più penalizzante nei confronti dei cittadini.

Come giudica il progetto di realizzazione degli ascensori? E le alternative presentate dalla lista Pro.di.gio? Il primo è un progetto da scartare per i costi di gestione e di servizio e per l’aspetto urbanistico. Abbiamo già perso la viabilità su quello che era un asse principale per l’ingresso in città, e perdere anche la vista significa togliere le radici ad una comunità, in quanto quella strada conserva le più importanti testimonianze dello sviluppo di Gioia. Tuttavia la proposta del sottopasso pedonale sarebbe utile e ritengo anche fattibile in sede di indagini geologiche. Il progettista, architetto Cirillo, aveva fatto uno studio non molto dissimile da quello di Pro.di.gio, anche se più embrionale e meno approfondito nei dettagli. Con la chiusura del passaggio a livello, quella soluzione sarebbe la più congrua per diminuire il danno, ma non sanerebbe la cesura prodotta tra le due parti della città . Come mai i progettisti di Gioia, militanti in politica, non hanno sollevato obiezioni sull’impatto architettonico e la funzionalità degli ascensori? Troppe contiguità politiche? È un problema sociologico: ci sarebbe da ragionare in termini di qualità del tessuto sociale, associazionistico e delle categorie. L’ex sindaco Mastrovito bocciò la mia proposta perché non ero stato eletto e nessuno ha avuto la capacità di valutare la propo-

sta dal punto di vista tecnico e di verificare la fattibilità. La gente è sconfortata dall’atteggiamento tetragono e chiuso da un muro di gomma offerto dalla politica nei confronti delle istanze dei cittadini. Alla luce di innumerevoli errori (Coop, zone F, ascensori), le responsabilità sono di ordine tecnico o politico? Quando ci sono problemi di questa natura, non deve essere il professionista ad interpretare una norma, ma è della politica il compito di dare degli indirizzi. Da sempre sollecito il sindaco Povia a fare un piano di servizi e a valutare la possibilità di portare i progetti in Consiglio comunale perché non è sufficiente un atto unilaterale a dire che c’è una dichiarazione da parte del proponente di mantenere l’uso pubblico della struttura. Com’è successo per la Coop: l’amministrazione conosceva i problemi, ha rilasciato autorizzazioni, modificato regolamenti commerciali, ma alla fine la giustizia l’ha pensata diversamente. Attualmente la responsabilità è tecnica perché è il dirigente dell’ufficio che sottoscrive ad assumersi le responsabilità della concessione e quindi del rispetto delle norme. Però un’amministrazione comunale non può ignorare i progetti presentati su suoli di uso e interesse pubblico perché così non rispetta il proprio ruolo di garante. Nel 2011 è stato fatto un atto di significazione da un nostro concittadino, con cui si intimava di interrompere la costruzione del sito in via Fellini (zona F destinata a servizi di quartiere). Come mai non se n’è preso atto? Il singolo consigliere comunale poteva fare un esposto alla stregua di ciascun cittadino, aveva la facoltà di intervenire assumendosi degli oneri in quanto avrebbe condizionato o sospeso un’iniziativa economica, però nessuno si espone o per incompetenza sulla materia, o per il timore di essere chiamato a rispondere di danni prodotti. Il Consiglio comunale, come dice il Testo Unico sugli enti locali, è un organo di controllo, perciò il Presidente del Consiglio dovrebbe effettuare una valutazione e giustificare il motivo per cui non ha dato seguito a quell’atto di significazione. Probabilmente però c’era la volontà di lasciare le cose invariate perché, quando le regole sono interpretabili, si esplica un ruolo della politica che può produrre dei danni. Immaginiamo che la Coop non sia stata ancora costruita: dove concederebbe lei il permesso? Abbiamo un piano regolatore che prevede zone direzionali e commerciali destinate all’insediamento di esercizi di media struttura di vendita. Avevamo un piano locale del commercio, che all’epoca non consentiva quel tipo di strutture e doveva essere adeguato, però sicuramente non avrei realizzato in quella zona quel tipo di intervento. Ci sono delle sentenze che hanno dichiarato compatibili alcuni supermercati (Lidl, Penny Market) anche in zona F, e che giustificano la loro presenza alla stregua dell’evoluzione dei mercati di quartiere, anche se rispetto alle norme non dovrebbero essere così. Povia non ha tutti i torti quando si vuole fare interprete di un cambiamento della società individuando nuovi bisogni, rispettando però le norme e adeguando gli strumenti. ¿


Massimo Labbate sei mesi dopo Intervista al segretario

Lyuba Centrone Rosario Milano A distanza di sei mesi dal cambio di vertice della dirigenza del locale Partito Democratico e in concomitanza con le elezioni europee, abbiamo sentito il segretario Massimo Labbate, «capitato – come ci confida – nel momento storico peggiore per questo partito, sia a livello locale che a livello nazionale poiché si è consumata una frattura culturale profonda». In effetti a Gioia del Colle il PD è diviso tra sostenitori e ostruzionisti, che non si riconoscono nell’attuale segreteria. Dunque segretario cosa ha fatto concretamente questo nuovo Partito Democratico? Siamo partiti tardi per una serie di problemi, soprattutto economici. Abbiamo cercato di capire se fosse possibile fare un percorso unitario, abbiamo inoltre dovuto ricucire i rapporti con l’amministrazione comunale. Da un mese circa abbiamo riaperto il partito una volta alla settimana. I frutti credo che si vedranno entro un anno. Come siete intervenuti nelle varie questioni relative alla CERIN e al Parco di Lama san Giorgio? La questione CERIN è stata una prima vittoria del partito: in una delibera di Consiglio comunale, infatti, abbiamo chiesto alcune migliorie che riguardano soprattutto il rapporto con l’ente di gestione tributi. Per quanto riguarda il Parco di Lama san Giorgio, non abbiamo mai chiesto di entrare nel merito della questione, chiedevamo semplicemente della chiarezza circa il conflitto di interesse. 18 PrimaVera Gioia

C’è una spaccatura evidente all’interno del partito, non credi che il PD sarebbe più forte se agisse unito? Quali azioni hai intrapreso per sanare la spaccatura? Su un documento siamo riusciti ad essere coesi, un’unità che ci riportava all’interno della maggioranza. All’indomani del documento unitario, però, l’aria riformista la pensava in maniera opposta all’amministrazione rispetto al problema zone F. Il momento di unità avrebbe portato alla rivendicazione del secondo assessore. Adesso loro ragionano da soli, addirittura hanno fatto un’osservanza al Sindaco sulle zone F in maniera del tutto autonoma. All’interno del partito l’opposizione non deve essere ostruzionistica. In Consiglio comunale, fare opposizione vuol dire presentarsi come un’alternativa alla Giunta che governa, in un partito fare opposizione vuol dire volersi presentare come alternativa allo stesso partito di cui si fa parte. È assolutamente un controsenso. Dall’altra parte della barricata, però, c’è chi accusa questa segreteria di non concedere spazio al dialogo. Cosa dice a riguardo? L’abuso di potere è così grande da parte nostra, che da quando abbiamo iniziato a fare gli incontri del martedì, non si è mai presentato nessuno. Non vediamo mai la minoranza del partito, se non nei coordinamenti. Se oggi si votasse, il suo PD dove si collocherebbe? Bisogna capire qual è oggi lo scenario politico al di fuori della maggioranza. C’è da dire che molti partiti ormai non ci sono più. Attualmente sono molto lontano per esempio dalla posizione


di Pro.di.gio. per quanto riguarda il passaggio a livello: voglio ricordare che questa vicenda nacque nel 2002, quando il Consiglio comunale unanime decise di chiudere i due passaggi a livello e creare un sottovia pedonale. Per tre anni non ci sono state alcune rimostranze da parte dei consiglieri; poi, all’improvviso, molti politici locali, cavalcando il populismo, hanno sfruttato questa situazione. Io credo che nell’amministrazione debba vigere il principio della continuità. Forse si è arrivati come al solito impreparati. Certo. Il più coerente mi sembra essere stato proprio il sindaco che dal 2002 porta avanti il progetto di chiusura. Pro.di.gio. viene da “mondi lontani” e un bel giorno scopre di voler fare un qualcosa che non si può fare: il sottovia che vogliono realizzare costa 1 milione di euro in più rispetto al budget che abbiamo. Con populismo e demagogia tipicamente grillina hanno pubblicizzato un semplice disegno (non un progetto), convincendo quindi i cittadini della fattibilità di questa velleitaria idea. Bisogna aggiungere però che l’amministrazione non ha mai fatto verità storica su questo, presto organizzerò un evento in cui farò luce su tutti gli avvenimenti dal 2002 ad oggi. Quindi cosa ti resta, considerando che con l’UDC «si potrebbe andare d’accordo»? SEL non esiste in questo momento, se qualcuno mi dicesse dove sia la sua sede e chi interpellare, sono anche disposto ad andare ad ascoltare le loro opinioni. Ti rimane dunque la società civile, e Pro.di.gio. fa un po’ parte della società civile. Non sono contro Pro.di.Gio. Ci sono però alcuni aspetti grillini verso i quali provo repellenza. Nell’ultima intervista, ci parlavi della volontà di unire Assessorato alla Cultura e quello alle Attività produttive. Che situazione c’è attualmente? Una tragedia. Non solo non esiste l’Assessorato alla Cultura, ma nemmeno quello alle Attività produttive e ai Lavori pubblici. Sulla cultura siamo zero totale. Sto provando con somma fatica a ricostruire un percorso riguardo il teatro. Non abbiamo soldi e ne avremo ancora di meno; quest’estate non c’è ancora alcun progetto e non vedo nemmeno iniziativa da parte dell’amministrazione: io invece sono assolutamente propenso a organizzare eventi estivi e chiudere un anno il teatro in quanto ha bisogno di lavori di ristrutturazione. Quindi, ci dice in modo indiretto, che per il Sindaco la cultura non è sviluppo? La responsabilità non è del Sindaco. Nessuno se ne sta occupando e lui non può fare tutto. Non ti sembra una monarchia questa Giunta? Forse sì, ma potrebbe anche trattarsi di una cosa positiva. Benché molte delle decisioni che prende, non mi trovino in accordo, Povia

ha molta iniziativa e se non fosse per lui questa amministrazione mancherebbe assolutamente di qualità. Noi siamo arrivati qui nel bel mezzo della partita e speriamo di poter fare qualcosa di nuovo domani. Il PD è l’ultimo partito di centro sinistra. Che posizione intendete prendere sui problemi del lavoro? L’Ansaldo ha messo in cassaintegrazione tutti i suoi dipendenti e il settore caseario stenta a decollare… Abbiamo avviato un dialogo con la camera del lavoro. Non ritengo che l’amministrazione comunale possa fare granché rispetto all’occupazione cittadina. Al massimo può attivare dei canali, organizzando eventi che pubblicizzino un prodotto. Il partito dovrebbe essere l’ente intermedio tra Stato e cittadino, ma molto spesso è davvero difficile riuscire ad instaurare questo rapporto. Cosa ne pensi della querela per diffamazione per mezzo stampa? E soprattutto dell’abuso di questo strumento da parte della classe politica? La ritengo un qualcosa di anacronistico. È anche vero che il tema ridiventa attuale nell’era dei blog. Difficilmente querelerei qualcuno se mi additasse per cose poco rilevanti. Agirei più con una verifica dei fatti, che sporgendo una querela. Se la sente di stringere un impegno con noi per ridare alla filiera del prodotto caseario una prospettiva di rilancio? Credo che il rilancio del prodotto caseario debba partire da chi lo produca e non dall’amministrazione. I grandi produttori di mozzarella non riescono più a stare sul mercato, invece alcuni piccoli caseifici hanno ricominciato a produrre artigianalmente la mozzarella e riescono ancora a produrre economia. Il marchio DOP non risolverà assolutamente nulla, se non proviamo a rendere commerciale il prodotto. Il rilancio del caseario e dell’occupazione nascono dalle imprese e dagli imprenditori, l’amministrazione può solo facilitare. Una sagra della mozzarella fatta per bene potrebbe essere un buon inizio. Rimandiamo all’intervista integrale sul nostro canale YouTube per altri temi come la sentenza Coop.¿


Piano sociale di zona approvati gli intenti per IL prossimo il triennio

Emanuele Donvito |

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In data 01/04/2014 con delibera n. 13 del Consiglio comunale di Gioia del Colle, è stato approvato il Piano sociale di zona valido per il triennio 20142016 per le municipalità di Turi, Casamassima e Sammichele di Bari. Il Piano rappresenta lo strumento di programmazione del sistema dei servizi sociali a livello territoriale, grazie al quale le pubbliche amministrazioni promuovono lo sviluppo integrato dei servizi sociali e sociosanitari, coordinando quelle strutture pubbliche e private in grado di mettere a disposizione risorse umane ed economiche in questi due campi. A questo proposito è fondamentale comprendere il significato dello sviluppo integrato dei servizi sociali e sociosanitari. A partire dagli anni Novanta, la pubblica amministrazione ha subito notevoli cambiamenti: si pensi alla maggiore autonomia degli enti locali che consente alle pubbliche amministrazioni di creare sinergie e collaborazioni e di integrare le competenze, nel caso in cui vi siano deficienze strutturali in un Comune o in una zona specifica. Gli strumenti disponibili in capo agli enti locali sono: i protocolli di intesa, gli accordi di programma e i patti territoriali. Nel caso specifico, l’ente capofila, ossia il Comune di Gioia del Colle, ha provveduto alla redazione del Piano sociale di zona, tenendo conto della capacità di offerta di servizi delle partnership comunali rientranti nella pianificazione 20142016. A questo punto, dopo aver fatto chiarezza sull’utilità di 20 PrimaVera Gioia

questo strumento programmatico, procediamo con la descrizione degli obiettivi che il Comune di Gioia del Colle intende raggiungere attraverso l’attuazione del Piano.

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Servizi per la prima infanzia e conciliazione tempi lavoro Il primo obiettivo è la fornitura di servizi dedicati alla prima infanzia che, tra l’altro, favoriscono la conciliazione tempo-lavoro dei genitori, attraverso l’attivazione di centocinque istanze di convenzione tra il Comune di Gioia del Colle e le scuole dell’infanzia presenti sul territorio. Sono inoltre previsti servizi di doposcuola, incontri e workshop dedicati al tema e aperti alla partecipazione di tutte le strutture interessate, delle istituzioni e dei cittadini. Sostegno della genitorialità e tutela dei diritti dei minori Nel prossimo triennio, i Centri aperti polivalenti per famiglie e minori dell’ambito di Gioia del Colle offriranno lo spazio fisico, aggregativo e relazionale dove sottoporre all’attenzione degli esperti le difficoltà e gli ostacoli che impediscono uno sviluppo


sostenibile della vita familiare. Tali centri diventano dunque luoghi con un ventaglio di servizi che intende agire sulla famiglia, sui suoi componenti, sulla capacità di costruire relazioni significative, affettivamente gratificanti e finalizzate al raggiungimento dell’autonomia da parte di tutti i suoi membri. All’interno dei Centri aperti polivalenti saranno attivati servizi di mediazione familiare, consulenza legale, orientamento scolastico, spazio affido, sostegno scolastico e sostegno alla genitorialità. Grazie alle numerose competenze, i Centri saranno in grado di mediare situazioni familiari di conflitto, sostenere le famiglie nella transizione da una situazione di disagio o difficoltà a una migliorata condizione di vita e supportare gli ex coniugi.

C Cultura dell’accoglienza e contrasto alla marginalità Il raggiungimento di questo obiettivo presuppone un miglioramento della struttura organizzativa dei servizi sociali, attraverso il potenziamento della rete formata dagli assistenti sociali, un servizio sociale professionale, il segretariato Sociale Professionale, la Porta Unica di Accesso e lo Sportello per l’integrazione sociosanitaria e culturale. Nello specifico, il Servizio sociale professionale si occuperà del potenziamento dei servizi offerti e lo sportello socio-sanitario e culturale dedicherà la sua attività al tema delle migrazioni. Queste attività, inserite all’interno dell’asse di azione principale della pianificazione sociale della Regione Puglia, restituiscono centralità alle politiche di welfare, creando una vera e propria comunità del benessere. Dunque, si intende operare specificatamente sul miglioramento dell’organizzazione degli uffici dei servizi sociali e di conseguenza sulla rete formata dai partner degli enti pubblici.

R Rete di servizi per la presa in carico integrata delle non autosufficienze Di estrema importanza è anche questo obiettivo, in quanto il potenziamento delle strutture socio-sanitarie non basta da solo a prestare assistenza alle persone non autosufficienti. Occorrono, infatti, anche un’organizzazione intelligente della struttura urbanistica cittadina (che renda efficienti gli interventi domiciliari di urgenza) e una serie di criteri di valutazione, esplicati all’interno del DGR 691/2011, i quali saranno utilizzati dalla Unità valutati-

va multidisciplinare, al fine di conoscere le esigenze del territorio e valutare la buona riuscita dei piani di zona. Contrasto del maltrattamento e della violenza Per poter centrare questo obiettivo, le istituzioni locali, oltre ad avvalersi delle competenze dei servizi sociali e del supporto delle forze dell’ordine e delle strutture sanitarie locali, avranno bisogno in primis di grande collaborazione da parte dei cittadini, i quali sono invitati a denunciare situazioni di violenza e maltrattamento su persone. Il tema in questione è estremamente delicato, pertanto nel 2012 è stata istituita un’equipe multidisciplinare (che si occupa di maltrattamenti e abusi) che opera attivamente; questo ufficio però risulterebbe poco efficace se operasse in solitudine, dunque creare una rete di azioni e valori condivisi è essenziale per costruire la pace sociale.

P Prevenzione delle dipendenze patologiche L’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) descrive il concetto di dipendenza patologica come quella «condizione psichica e talvolta anche fisica, derivante dall’interazione tra un organismo vivente e una sostanza tossica, e caratterizzata da risposte comportamentali e da altre reazioni, che comprendono sempre un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico, allo scopo di provare i suoi effetti psichici e talvolta di evitare il malessere della sua privazione». Per tali motivi, per il futuro, priorità e obiettivi consisteranno nel definire processi integrati tra le attività del Piano sociale di zona e il Piano strategico regionale per la promozione della salute; avviare e sostenere l’azione Unità educativa di strada; sviluppare percorsi di collaborazione tra Asl, enti locali e associazioni per informare la cittadinanza; promuovere le competenze dei genitori e aumentare le conoscenze e le competenze dei diversi soggetti della comunità locale sul fenomeno dell’uso-abuso di sostanze psicoattive e dei comportamenti di dipendenza da internet, videogiochi e gioco d’azzardo.¿


NON LUOGHI ABITATI l’intuizione de Le Ombre per rivivere il territorio Lyuba Centrone |

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Il 26 aprile scorso l’associazione Le Ombre, ha organizzato il laboratorio ‘SS 100 – Raccontare la poesia dei non luoghi abitati’. Questa iniziativa ha destato non poca curiosità, pertanto abbiamo sentito l’obbligo di ascoltare uno dei soggetti attivi dell’associazione, Marica Girardi. Com’è nata l’idea del laboratorio? L’idea è nata dopo aver conosciuto Isa Mongelli, un’attrice tarantina che ha inventato questo progetto per Taranto: provare a disabituare l’occhio degli abitanti all’incuria, trovando in essa la poesia. L’abbiamo contattata ed è subito nata una bella collaborazione. Ci ha chiesto di creare una mappa interattiva con Google per individuare i punti di maggior interesse, lo abbiamo fatto ed è stato un lavoro davvero affascinante. Abbiamo scoperto tantissimi posti che viviamo quotidianamente e che sono molto evocativi. Abbiamo quindi portato in giro i cittadini per scattare fotografie, scrivere testi o poesie sulla propria città, o meglio sui luoghi dell’incuria che la interessano. La realtà gioiese non è paragonabile a casi come quello di Taranto, eppure parliamo di un tema che a suo modo si può proiettare nei luoghi dell’arte; a proposito, come immagini il futuro di questo Teatro Rossini? Penso spesso al futuro di questo posto, i modi per mantenerlo vivo sarebbero infiniti e sarebbe straordinario adottare la politica di autogestione del Teatro Valle di Roma (peraltro ospiteremo alcuni di quei ragazzi proprio qui, l’11 luglio!). Avverto molta disgregazione fra noi giovani e nel mondo delle associazioni, probabilmente perché non si è ancora raggiunta la maturità giusta per iniziare a progettare qualcosa di concreto tutti insieme. Tempo fa, noi dell’associazione Le ombre, ci siamo proposte di ricercare dei modelli di gestione e abbiamo scoperto, per esempio, che la Regione Puglia ha riconosciuto le Cooperative di comunità (una forma di cooperativa con una flessibilità maggiore nella modalità di associarsi). Insomma le opportunità sono infinite, tutte rivolte ai giovani che vogliono mettersi in gioco. Quale credi che sia il quid giusto affinché si possano scongiurare casi di abbandono della cosa pubblica? Manca la lungimiranza. A volte è più comodo prendere tutto e 22 PrimaVera Gioia

Mappa dei non luoghi abitati

Contatti EXFadda si S. Vito dei Normanni

Video nella caserma Rossani

subito invece di aspettare i risultati futuri. Fare investimento in un posto del genere presuppone pianificazione, sia gestionale, sia didattica. Bisogna assumersi delle responsabilità chiare che prevedano tanti sacrifici iniziali, con la consapevolezza di risultati non momentanei bensì radicati, magari visibili solo fra due, tre, cinque anni. La nostra associazione, per esempio, da cinque anni educa il nuovo pubblico: dai nostri laboratori sono passati circa trecento ragazzi, cinquanta dei quali, adesso, frequentano abitualmente il teatro. Credo che questo voglia dire lungimiranza. Credo che abbiamo bisogno di guardare anche altrove, con umiltà, e imparare da esempi positivi. Tu quali ci proporresti? Potrei parlarvi della Caserma Rossani, delle Officine Tarantine, dell’Exfadda a San Vito dei Normanni che funziona perché è un esempio di collaborazione fra un’azienda che ha investito il proprio capitale sociale e le associazioni che organizzano le attività. Oggi, è vero, il loro bilancio è in passivo ma questo significa che sperimentano e rischiano. Vi propongo anche di guardare le interviste fatte ai ragazzi della Rossani sul canale You Tube ‘Questa terra è ancora nostra’. Il 27 aprile termina la rassegna ‘Teatro con tè’, sempre organizzata da Le Ombre. Qual è il fil rouge che ha portato alla genesi di quest’altra iniziativa? Abbiamo pensato questa rassegna con lo stesso criterio di cui vi ho parlato prima: la lungimiranza. Intendiamo far avvicinare la gente al teatro, farglielo vivere anche dopo lo spettacolo, farla un po’ innamorare di questo spazio così prezioso e creare comunità. Vogliamo stimolare la consapevolezza del cittadino rispetto alle opportunità che offre il proprio paese. Oramai il teatro non è più il posto degli impellicciati, lo era negli anni Ottanta, oggi deve diventare il posto in cui formare uomini e donne capaci di progettare la nostra ripresa.¿


Castello e M. Sannace i tesori gioiesi. a colloquio con Daniela Paradiso Lyuba Centrone |

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Promozione della cultura e valorizzazione del beni presenti sul territorio. Queste sono le strade sulle quali si è incamminata l’esperienza dell’associazione Meridiana Onlus, che sin dal 2000 promuove la nostra città attraverso i suoi tesori culturali e paesaggistici. Fra le sue iniziative c’è stata la settimana della cultura, patrocinata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Con Daniela Paradiso, vice presidente dell’associazione, abbiamo ripercorso le tappe che hanno condotto alla produzione di Coul Tour, l’ultimo evento realizzato. Con Coul Tour avete permesso alla cittadinanza di conoscere, in modo gratuito, luoghi “sconosciuti” quali Villa Colombo e Villa Cassano. Come nasce questo progetto? Il progetto Coul Tour è venuto alla luce a causa della scomparsa della settimana della cultura. Dopo due o tre anni di sosta delle nostre attività, causati anche dalla limitata sensibilità verso le associazioni dimostrata dalla passata amministrazione, l’anno scorso, con l’aiuto di Piera de Giorgi (già assessore alla Cultura, ndr) e della dottoressa Addabbo, ci siamo messi a lavoro per questo progetto che è stato davvero un successo! Le numerose associazioni gioiesi troppo spesso non cooperano. Pensi che l’idea di collaborare possa farsi strada nel mondo associativo? Sono d’accordo con l’idea di cooperazione, poichè è una possibilità di crescita. I tentativi di aggregarci sono stati fatti con la proposta, niente affatto cattiva, del Collettivo Culturale di Angela Tamborrino. Purtroppo non è andata in porto perché nessuno è riuscito a superare l’individualismo delle singole associazioni. Probabilmente non avevamo maturato la visione di ciò che il collettivo dovesse essere e avremmo dovuto lavorarci di più prima di buttarci nel progetto. Sei laureata in Scienze Naturali e operi costantemente in questo ambito, quindi non possiamo che chiederti qualcosa a proposito di Monte Sannace. Che vita vive quel posto, quali attività vengono svolte? Noi di Meridiana Onlus al momento svolgiamo attività di visita guidata. Nuova Puglia è la ditta appaltatrice per la gestione del castello e di Monte Sannace, dunque è colei che possiede i

requisiti per poter creare nuove iniziative come per esempio la simulazione di scavo archeologico. Mi auguro che venga fatto. Non credi che sia poco valorizzato? Il sito archeologico di Monte Sannace non è poco valorizzato, si potrebbe giustamente affermare però che la pubblicità sia obsoleta. Si tratta di un problema del Ministero dei Beni Culturali che non riesce a rimuovere lo strato di polvere stantia, sia dalle cose, che dalle idee. La mancanza di una politica culturale adeguata porta a pretendere, per esempio, di accedere gratuitamente a beni come il castello soltanto perché cittadini gioiesi. Ritengo avvilente vedere dei cittadini che vivono il costo misero di un biglietto come una tassa e non come un contributo per la sopravvivenza di un gioiello che appartiene a tutti e caratterizza la nostra città. Pochi mesi fa si è decisa la riperimetrazione di Lama san Giorgio. Qual è la tua opinione a riguardo? La perimetrazione di un Parco viene fatta secondo un criterio di coerenza che rispetta le valenze naturalistiche del territorio: la lama per esempio, non è soltanto il letto del torrente o del corso d’acqua effimero, ma anche tutto ciò che c’è intorno: un bosco ai suoi lati fa parte della lama, in quanto è nato grazie all’acqua di quest’ultima, quindi ridurne il perimetro significa infrangere un sistema. Ancora oggi, purtroppo, l’inclusione di un territorio in un Parco viene vista come l’imposizione di un vincolo che per esempio ti impedisce di costruire, di gettare nuovo cemento. Eppure ci sono tanti modi per attuare politiche economiche compatibili con l’ambiente. Il presidente del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, Cesare Veronico, ha scritto un libro (La bellezza disarmante. Dalle servitù militari all’economia del verde) per far conoscere il problema delle esercitazioni militari nell’area: questo, oltre a rappresentare l’esempio di una battaglia coerente, è anche un modo per parlare di ambiente ed economia ambientale. Diamo una svolta positiva a questa intervista. Dacci degli spunti da far conoscere a noi e ai nostri lettori. Per quanto riguarda le politiche giovanili ci sono stati tanti progetti nell’ambito naturalistico, come Cliclo Murgia o Archeoluoghi. Quest’ultimo è un progetto di valorizzazione di alcuni siti archeologici presenti nel parco dell’Alta Murgia. La Regione si sta muovendo molto bene. Sono fiduciosa e credo che Gioia del Colle sia un paese pieno di bellezza che però deve essere valorizzata e spesso, prima ancora, capita, riconosciuta, interpretata affinché ci si possa render conto della fortuna che abbiamo. ¿ PrimaVera Gioia 23


Strada Statale 100 la grotta sotto la statale

Rosario Milano

Sin dal mese di gennaio si sussurrava di una scoperta geologica a Gioia del Colle. L’unica certezza però è che, durante i lavori di scavo per la costruzione dei plinti di fondazione di un cavalcavia al km 44 della SS 100 nel tratto Gioia - San Basilio, la terra è sprofondata, portando alla luce un ipogeo carsico con conseguente intervento della Sovrintendenza. La grotta è stata quindi coperta da un tappo di cemento,mentre i lavori stradali, condotti per conto dell’ANAS dalla società Costruzioni generali Aleandri, sono stati sospesi e i mezzi dislocati altrove. Non mancano i racconti degli abitanti della zona e dei curiosi che, approfittando del buio, sono entrati di nascosto nella grotta prima che l’accesso fosse messo in sicurezza. Ecco la nota che l’ufficio relazioni con il pubblico ANAS, nella persona dell’ing. Nicola Marzi, ha inviato alla nostra redazione in merito alla richiesta di informazioni sulla vicenda,inoltrata al presidente della Federazione speleologica pugliese Vincenzo Martinucci,che ha girato il quesito al Capo Compartimento per la viabilità pugliese: «In merito alla Sua segnalazione con numero 358457 (Oggetto: domanda per giornale PrimaVeraGioia - Rinvenimento cavità naturale S.S. 100), Le comunichiamo che nel corso della realizzazione delle opere relative allo svincolo intervia di Gioia del Colle, nell’ambito delle attività connesse all’ammodernamento della Statale 100, è stata rinvenuta una cavità

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naturale. Il Compartimento della Viabilità per la Puglia, ovviamente in regime di sospensione lavori nell’area interessata dal rinvenimento, ha effettuato, per il tramite di personale specializzato, opportuni approfondimenti, dai quali è emersa la presenza di una cavità che conserva in sé diverse peculiarità biologiche, mineralogiche, speleogenetiche. In conseguenza, il Compartimento, anche in ossequio ad un consolidato principio di ANAS di salvaguardare, laddove possibile, il patrimonio naturale che è proprio del territorio dove interviene, ha portato a conoscenza del rinvenimento i competenti Uffici della Regione Puglia e ha immediatamente messo in sicurezza l’ingresso della grotta con la chiusura mediante apposito tombino, anche per preservare il microclima interno. Allo stato sono in fase di completamento le indagini che sono state ritenute necessarie e, successivamente all’esame dei dati che deriveranno da tale campagna, si procederà con la progettazione della soluzione più idonea a salvaguardare il bene rinvenuto – per il quale si prevede la iscrizione nel Catasto regionale delle grotte (sic) – e a proseguire la realizzazione dell’opera infrastrutturale in esecuzione». Restiamo in attesa dei risultati, nella viva speranza che l’analisi costi-benefici dellesoluzioni alternative non vada a discapito della tutela del nostro patrimonio naturale e geologico, su cui, possiamo garantire, non abbasseremo il livello di guardia. ¿


Alessandro Digregorio |

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Ogni giorno passano sotto gli occhi indifferenti degli studenti del liceo classico Marone preparati tassidermici (volgarmente chiamati animali impagliati), campioni petrografici e campioni di mineralogia e paleontologia. Quasi casualmente la vice preside del liceo, Grazia Procino, durante lo scorso anno scolastico ha scoperto il pregio, sia culturale, sia meramente scientifico, della raccolta in possesso della scuola e per questo ha voluto intraprendere un percorso di recupero, restauro e di valorizzazione. Il primo passo mosso in questa direzione è stato quello di reperire esperti e risorse umane specializzate. Pertanto, dopo aver contattato la dottoressa Daniela Paradiso, la scuola ha siglato una convenzione con l’associazione Meridiana onlus per portare avanti una campagna di raccolta fondi destinata alla realizzazione di ricerca d’archivio; classificazione sistematica dei reperti presenti; catalogazione ed etichettatura di tutti i campioni; interventi di pulizia e restauro dei campioni; documentazione degli interventi; musealizzazione permanente; pubblicazione foglio di identità

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Una finestra nei licei

Patrimonio dimenticato e volontà di recupero. La storia del liceo classico Marone

territoriale. Il progetto intende realizzare il recupero e il restauro della collezione naturalistica dell’istituto, che la dirigenza del liceo, a partire dagli anni ’30 del Novecento, acquistò per consentire uno studio scrupoloso e approfondito delle scienze naturali. Il patrimonio inizialmente consisteva di una raccolta zoologica di circa cento esemplari tassidermici, una raccolta di anatomia comparata di preparati in liquido, due raccolte petrografiche, una raccolta mineralogica e una raccolta paleontologica. Gran parte di questo materiale fu acquistato dal naturalista leccese Liborio Salomi (1882-1952), famoso in Italia e all’estero per le sue pregevoli preparazioni tassidermiche e scheletriche, come il capodoglio spiaggiatosi ad Otranto nel 1902 e oggi conservato presso il Museo di Storia Naturale della Certosa di Calci (Pisa). Per tutelare questo patrimonio fortemente a rischio di perdita, dal 2004 il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali ha inserito le collezioni e le raccolte naturalistiche del liceo classico di Gioia nell’elenco dei beni culturali nazionali presenti all’interno del Dec. Leg. 42/2004 (Codice dei Beni Culturali). Per molti anni questa collezione naturalistica è stata oggetto di abbandono e degrado, il che ha fortemente compromesso il loro stato di conservazione: molti esemplari tassidermici sono stati persi a causa dei parassiti, mentre molti campioni di mineralogia e petrografia sono stati privati delle etichette originali manoscritte. Oggi sopravvivono circa 20 preparati tassidermici, 200 campioni petrografici, circa 100 campioni di mineralogia e paleontologia. Se il restauro non avrà luogo, tutta la collezione sarà distrutta; gran parte degli animali, infatti, sono rovinati dall’incuria di quanti, preposti alla gestione della scuola,non hanno mostrato alcuna sensibilità o disponibilità a operare verso questo settore.Per realizzare il progetto sono stati chiesti finanziamenti alla Provincia di Bari e alla Regione Puglia. Da queste però, al momento, nessuna risposta è pervenuta. Quindi senza il sostegno dei privati il progetto potrebbe abortire. ¿


«Bisogna essere ottimisti quando fuori piove» (citazione di un anonimo inserviente di cucina)

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Rosario Milano

necessarie per il confronto: la politica è mediazione tra interessi in uno spazio etico condiviso. Se a volte sbraitiamo e diffamiamo, è solo per il senso d’inadeguatezza nel vederci rappresentati da individui la cui tensione etico-morale è palesemente insufficiente, avendo molti di loro costruito il proprio consenso (e il Sindaco reticente lo sa) attraverso l’elargizione di benefici di ogni tipo a favore di un popolo porco, affamato e reso schiavo dalla precarietà economica e dalla fine dei diritti.

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da “Got mit Uns” di Renato Guttuso

a troppo tempo e da più parti sento ormai accostare il nostro mensile d’informazione alla schiera degli acidi, dei critici a priori, degli sconfitti che sanno solo distruggere. In verità, noi crediamo che a risolvere i problemi dovrebbero essere principalmente i dipendenti comunali, i dirigenti, gli assessori, pagati per questo, e i consiglieri comunali che dilapidano patrimoni per farsi eleggere. Una classe dirigenziale che ha affossato il paese ci chiede di farci partecipi, come se ai passeggeri della Concordia si chiedesse di mettersi al posto di Schettino. Tale infelice metafora può far credere a una flessione del nostro ragionamento verso semplificazioni tipiche della cosiddetta antipolitica. Il fatto è che certamente il potere ha la facoltà di stimolare la partecipazione e di coinvolgere la società civile nell’amministrazione della cosa pubblica e, di contro, la società civile dovrebbe confrontarsi con le istituzioni. Tuttavia, alla base del dialogo, c’è la reciprocità, e noi non riconosciamo in molti dei nostri interlocutori le qualità 26 PrimaVera Gioia

Per molti esponenti della politica gioiese, l’etica non esiste e noi con questi non dialogheremo, anche a costo di farci definire nel peggiore dei modi. Del resto, rivendichiamo la legittimità del nostro pessimismo critico. Con il nostro giornale, tentativo molto modesto e non professionale di offrire al panorama dell’informazione locale un’altra voce, non ci proponiamo in primis di risolvere i problemi, ma di far luce su questioni non del tutto chiare. La critica, se argomentata, è cartesiana e quindi fa parte dell’agire politico, anzi l’analisi è alla base dell’azione. Non siamo ferventi ideologi della felicità (happiness) e dell’ottimismo a ogni costo, quello finanziato dal governo, ma rigettiamo l’accusa di essere degli ostinati piagnoni. Non siamo guidati dal risentimento e dall’odio, anzi, paradossalmente, ci nutriamo della spiritualità delle nostre convinzioni, siamo irrimediabilmente ottimisti e, malgrado tutto, Resistiamo. Negli ultimi tempi, abbiamo affrontato la tempesta, ne siamo usciti malconci, lacerati e sconfitti. Potevamo (forse dovevamo) smettere. Non ne abbiamo avuto il coraggio… E per argomentare le nostre scelte critiche, useremo ancora una volta la retorica, le chiacchiere. Nel 1944, per alcuni mesi, un’area di 2.500 kmq tra Friuli e


Veneto venne affrancata dal Reich hitleriano. Con l’impegno di tutte le forze politiche democratiche, vi nacque una Repubblica partigiana, in cui si sperimentò un eccezionale spazio di libertà e partecipazione popolare che anticipò alcune conquiste dell’Italia repubblicana. Con questa Zona Libera, non fu liberato un pezzo d’Italia occupato dai Tedeschi, ma un pezzo del Terzo Reich, al quale il Friuli era stato annesso dal 10 settembre 1943. Giovanni Spangaro, che nei giorni della resistenza armata era chiamato il ‘Terribile’, al tempo della Repubblica della Carnia aveva soltanto 14 anni. Non era però un ragazzotto, perché a 14 anni, nell’Italia occupata del 1944, si era già uomini, non ebeti abili soltanto a giocare alla play station: un’altra epoca, un’altra civiltà (si veda il docufilm ‘Carnia 1944. Un’estate di libertà’). Il 5 maggio del 2014, nell’anno del 70° anniversario della ribellione in Carnia, si è spento il ‘Terribile’. Con il passare del tempo, inevitabilmente i protagonisti della storia del nostro Paese si estinguono, lasciando dietro di loro non soltanto un vuoto umano per tutti quei fortunati che alle labbra di quell’oracolo vivente si sono abbeverati, ma soprattutto un pezzo di memoria civica che, con il proprio esempio, faceva ancora vivere le gesta di quegli uomini valorosi. La resistenza unì il Paese, perché accanto a Giovanni Spangaro della Carnia, tra i reduci dell’ANPI, è possibile trovare anche Giorgio Salamanna, protagonista a suo modo di una delle tante pagine della lotta armata antinazista e antifascista che grossolanamente indichiamo sotto il nome di Resistenza. Giorgio, Presidente ANPI Bari, era un militare italiano colto. Giunto in Montenegro l’8 settembre 1943, fu catturato pochi mesi dopo e spedito nei campi di concentramento tedeschi, da dove fuggì per darsi alla resistenza. Oltre la memoria, le iniziative e i discorsi, cosa resta di Giovanni Spangaro in noi? Al di là dell’indiscutibile e inesauribile sentimento antifascista della Resistenza, in cos’altro consiste l’attualità del messaggio resistenziale? In un contesto storico, ideologico e culturale distante decine di anni da quel 1944, il messaggio più che mai attuale risiede proprio nella forza di volontà che i partigiani dimostrarono in quegli anni di lotta, spinti dal fervore nazionale, ideologico, dalla vendetta e dall’istinto di sopravvivenza, forza di cui hanno continuato a dare prova in un’Italia e in un mondo mutati,

battendosi a favore del ricordo. La loro forza di volontà, per alcuni una semplice mania di protagonismo e di egocentrismo acuita dall’età senile, nasconde tuttavia un tratto distintivo tipico di una civiltà differente e di un impegno civico incondizionato. Evidentemente oggi non ci sono i nemici in armi da combattere, non lottiamo per la sopravvivenza, pertanto è lecito che ognuno goda i frutti di quel benessere che la storia del dopoguerra ci ha concesso. Nessuno vorrebbe imporre gesti clamorosi individuali o la lotta armata collettiva nella vita tranquilla che ciascuno di noi ha la facoltà di vivere. Che ci vuole ad essere ottimisti nelle nostre condizioni? Riuscite ad immaginare invece la difficoltà di pensare positivo sotto i colpi dell’offensiva dei cosacchi e dei fascisti per la riconquista della Carnia? La resistenza è un gesto di quotidiana applicazione contro le forze avverse, una strenua lotta a cui, molto prima dei partigiani, il nostro «popolo di formiche» era abituato. Poi una lenta mutazione genetica ha eroso le conquiste civiche e la coscienza di un popolo che è tanto incivile quanto immemore. Se proprio non siamo in grado di offrire un’adesione partecipata alla comunità, almeno smettiamo di festeggiare il 25 aprile, sacrificando il relax ma guadagnando in onestà, soprattutto nei confronti di Giorgio e Giovanni che quella stagione l’hanno vissuta senza la facoltà di disconnettersi. Personalmente, nel parlare della scomparsa di ottuagenari resistenti, mi sento pervaso da un forte senso di colpa, dal disagio per l’incapacità di rispettare il monito di da “Got mit Uns” di Renato Guttuso Pietro Calamandrei, per la mia inadeguatezza al ruolo. Malgrado tutto, però, ci sforziamo di non perdere di vista questi altissimi esempi di forza di volontà, che ci impongono un agire critico ma non disfattista, perché essere ottimisti è indispensabile, ma a modo nostro, con la consapevolezza necessaria, perché anche al tempo del fascismo c’erano gli ottimisti per convenienza, quelli che pensavano a «spezzare le reni» a tutti e che finirono a testa in giù. Noi, partigiani con le peroni al posto dei fucili, non arretreremo perché #celochiedeilTerribile. «Potranno tagliare i fiori ma non fermeranno la primavera» (Pablo Neruda) Dedicato ai resistenti passati, presenti e futuri di ogni parte del globo. PrimaVera Gioia 27



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