PrimaVera Gioia Sett2012 - N.02

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Settembre 2012.

C’è nessuno? Un centro storico dimenticato.

Cimitero Pubblicazione mensile d’informazione indipendente |free press

intervista a Vito Vinci.

All’ombra della civiltà

Il canile di Gioia del Colle.

La fontana dei Puffi Storia di ordinaria incompetenza.


Direttore responsabile ed editoriale: Maria Cristina De Carlo Caporedattore: Maria Marmontelli Progetto grafico: Giuseppe Resta Pubblicità: info: 3489157655 | 3293646844 | 3889338124 Redazione: GiuseppeAquilino MariaCastellano LyubaCentrone AlessandroDeRosa EmanueleDonvito EnricoFebbraro GianniGalasso VanniLaGuardia FilippoLinzalata AntonioLosito MariaMarmontelli GianlucaMartucci RosarioMilano MarcoOrfino PasqualeParadiso GiuseppePugliese GiuseppeResta RobertaRizzi. Stampa: PressUp | Via LaSpezia, Ladispoli | Roma Editore: Associazione La PrimaVera Gioia | via Pio XXII 6 Gioia del Colle | Bari Sede Via De Deo 14, Gioia del Colle | Bari ©PrimaVera Gioia, 2012 Tutti i diritti sono riservati testata iscritta presso i Registri del Tribunale di Bari al Ruolo Generale 1505/2012 e al Registro di Stampa al n. 23

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INDICE 3 Ouverture

Ouverture SFRUTTATI MA RINNEGATI

4

C’è nessuno?

6

Cimitero e project financing

8

Animali all’ombra della civiltà

12

L’ossessione dell’evoluzione

13

Motore ed azione della positività

14

La fontana dei Puffi

16

Masi contro tutti

17

Football, rugby e campo sportivo

18 Pillole 19

Agosto di forti emozioni

“La Destra” vuole solo gli italiani

Maria Cristina De Carlo / Direttore

FB/ MariaCristina.DeCarlo

V

iviamo in una società troppo spesso invasa dall’odio e dalla violenza, dove il razzismo è talmente vivo in alcune persone che porta ad eseguire atti di violenza inaudita (come in piazza Dalmazia a Firenze, il 13 dicembre scorso) o a scrivere sui cartelloni promozionali per il tesseramento al proprio partito “Via gli stranieri dall’Italia, più lavoro agli italiani”. Una frase che ha riecheggiato anche nella nostra città, in un fine settimana di agosto, durante la campagna di tesseramento del partito “La Destra” in piazza Pinto. Un punto agghiacciante, ma scritto da chi continua ad etichettare il “diverso” in base al colore della pelle, senza pensare alla grande risorsa che gli stranieri rappresentano per il nostro Paese. Incontro di culture, possibilità di emancipazione, possibilità di incontrarsi e crescere. Viviamo in un mondo multietnico dove però qualcuno preferisce chiudere gli occhi e rimanere ancorato alla proprie

tradizioni, sfruttando però gli stranieri: dai lavori di assistenza agli anziani ai lavori più duri e disumani nelle campagne. Tutto rigorosamente a nero. “Otto ore di lavoro per portare a casa poco più di 25 euro. E non sono assicurato, lavoro a nero”. Questa è la testimonianza di chi vive a Gioia del Colle perché fuggito dalla propria terra di guerra e odio. Una realtà che i cari figli di papà e tutti quei ragazzi che si dichiarano portatori di quei valori disumani e fascisti dovrebbero tenere a mente. Lavorereste mai otto ore nei campi per quella cifra irrisoria? Credo proprio di no. Dite che rubano il lavoro a noi italiani, ma quel lavoro che c’è sempre stato, è stato ignorato e mai considerato dalla maggior parte dei ragazzi che vogliono e cercano lavoro. Per fortuna non siamo tutti uguali e, anche in quella fazione politica, c’è chi è sensibile a questo problema prima presente solo nelle grandi realtà e adesso sempre più emergente nei piccoli centri.


Territorio

Giuseppe Resta | FB/rgiusepper

Succede, alcune volte, di chiedersi “Perché quel centro storico funziona?” “Come mai i turisti accorrono numerosi?” “Forse il nostro non è abbastanza conosciuto?” “Forse è meno interessante?”. Sicuramente il centro storico di Gioia del Colle non è valorizzato a sufficienza. Carl Ritter, grande geografo del passato, capì che lo spazio dell’uomo è riflesso e memoria delle storie e delle società che lo hanno plasmato nel tempo e lo plasmano oggi per gli uomini e le donne di domani. Da una parte, è interessante notare come la qualità dello spazio fisico sia legata alla qualità della società che l’ha ereditato: cattive decisioni si trasformano in cattive forme. Dall’altra, vi è la componente “futuro”, cioè la responsabilità di custodire quello spazio e preservarlo per le generazioni che verranno. I cittadini sono gli eredi e i proprietari del patrimonio culturale tanto nel suo valore monetario quanto in quello simbolico e metaforico, come incarnazione della memoria storica e come segno di appartenenza e identità del paese. Le percezioni e le aspettative individuali si riflettono sullo spazio e contribuiscono a modellarlo, lasciando tracce indelebili ai posteri. Proprio l’identità dovrebbe essere una delle chiavi da cui partire per costruire un’immagine del nostro paese che sia spendibile, appetibile e prestigiosa. Un chiaro esempio è Locorotondo, un nucleo antico che domina la Murgia, 4 PrimaVera Gioia

compatto nelle sue mura bianco calce che risplendono sotto il sole mediterraneo ed esaltano i colori dei balconi fioriti. Non ci sono grandi monumenti ma è l’insieme che diventa un’unica grande esperienza di arte, artigianato, rispetto dello spazio pubblico e senso di comunità. E’ stato inserito nella lista dei borghi più belli d’Italia e, con il suo albergo diffuso, permette anche ai turisti di poter godere di questi scorci e di questo stile di vita. Questi borghi assumono una fisionomia, un carattere, diventano ricono-

scibili, si può leggere il prodotto di un accumulo plurisecolare di ricchezza e di civiltà. Mai come in questo caso il totale è maggiore della somma delle sue parti. Martina Franca, con 49000 abitanti, è un importante centro storico barocco che attira in Valle d’Itria il vero turismo. Il visitatore si chiama turi-

sta se visita un sito per più di 24 ore, escursionista se visita un sito per meno di 24 ore. I primi sono quelli che realmente arricchiscono il tessuto economico del posto, i secondi quelli che creano ingorghi straordinari per poche ore di una serata estiva. Martina, con una massiccia dose di eventi culturali rigorosamente nel centro storico, dal “Festival della Valle d’Itria” al nuovissimo “Estate in jazz” (per non parlare degli eventi nel Palazzo ducale), è in grado di offrire un cartellone di eventi serio e credibile per tutta la durata del periodo estivo. Solo così si possono “combattere” le località di mare. Noci, ormai conosciuta in tutta la provincia per le sagre enogastronomiche (funghi, cioccolata, vino, pettole,

asparagi), comincia a far conoscere il proprio centro, le masserie storiche e a diversificare il proprio pubblico con festival dei corti cinematografici (NociCortinfestival) e altri di musica indipendente (si veda il Bucobum), con molteplici appuntamenti. In questo caso, oltre che la qualità degli eventi, si vuole sottolineare quanto sia centrale l’aspetto della comunicazione visiva e del marketing territoriale. Curata nei dettagli e originale quella


del Cortinfestival (con testi anche in inglese), accattivante quella del Bucobum. Infine, il Comune di Noci ha affidato a Push Studio la realizzazione di un ottimo sito istituzionale e la campa-

gna di comunicazione dei Contratti di Quartiere II, grazie ai quali, con tempi lunghi e qualche polemica, si prevede il recupero ambientale e la sistemazione del centro storico, del teatroauditorium nell’area ex-foro boario, di alloggi di edilizia convenzionata e infine la creazione di un orto botanico. Il centro storico gode anche di contributi (fino a 5000 euro) per la manutenzione straordinaria delle facciate e dell’attenzione del primo cittadino che, ad agosto, fa affiggere manifesti con l’appello ai nocesi a preservare le facciate con una mano di “bianco a latte di calce” e ad estirpare le erbacce dai tetti per consolidarne la tenuta. L’erba del vicino è sempre più verde? Oppure il nostro centro storico soffre di un deficit di attenzione? Molti eventi, qui a Gioia, si reggono sulle spalle delle associazioni e iniziative come quella dei “Cuori Urbani”, una rete di eventi promossa dal Teatro Kismet OperA, non ha visto il nostro paese protagonista come avrebbe dovuto. Gli esempi sopra riportati vogliono dimostrare come non sia tanto la qualità assoluta a determinare il successo

di un centro storico, quanto la capacità di valorizzarlo. Altro fattore che sarebbe opportuno considerare in quest’analisi è il valore immobiliare degli edifici, che risente del rapporto tra la qualità degli spazi pubblici e le peculiarità degli edifici privati. Ciò implica che un edificio anche di pregio possa perdere parte del suo valore immobiliare se collocato in un ambiente urbano degradato. A tale proposito, leggendo il rapporto 2011 dell’osservatorio immobiliare del gruppo Tecnocasa, che ne studia le

Se il mercato immobiliare pugliese, nel primo trimestre 2012, vede diminuire dell’8% (rispetto al 2011) il prezzo di compravendita al mq (fonte CRIF) risulta evidente che la domanda è in calo, così come la possibilità di ottenere mutui. Il saldo naturale gioiese del 2010 è negativo (-49) e solo il fenomeno migratorio (+132) permette una stabilità demografica che comunque porta le famiglie, nel 2011, a 11316 con una disponibilità di 12294 alloggi. quotazioni, si può notare come a Gioia del Colle gli immobili del centro siano valutati esattamente alle stesse cifre di quelli in periferia, per ogni tipologia: 1350€/mq per quella signorile, 1250€/mq per quella media e 900€/ mq per quella economica. Situazione singolare se si considera che in altre località, mediamente, il costo unitario degli immobili nella città storica è più alto a causa della centralità geografica e culturale di cui si può godere. Nel nostro caso, invece, il centro storico non è in grado di offrire quella qualità ambientale che lo renderebbe un’area di pregio, in cui sia favorita la convivenza di una molteplicità di fasce sociali. Il miglioramento della situazione

Le immagini (in ordine): Locorotondo, Noci, locandina NocicortinFestival, programma Bucobum Festival, quadro mercato immobiliare, Conversano

Nella sezione video del sito i filmati che abbiamo girato in alcuni comuni limitrofi

ambientale, cioè della qualità della vita, riduce o annulla l’incidenza dei comportamenti devianti. Si tratta del principio della “finestra rotta” discusso nelle scienze sociali da Wilson e Kelling, ogni vetro non sostituito invita a tirare un sasso su quello accanto. La condizione di degrado fisico-sociale innesca una catena di avvenimenti che, se non interrotta, può portare a un peggioramento costante delle condizioni del patrimonio esistente fino a situazioni irreversibili (si vedano le numerose “baite” sulle coperture, la cancellazione di elementi decorativi scolpiti ecc.). Fa rabbia vedere nelle nostre edicole calendari con le foto di “Gioia nel ‘900”, libri pieni di foto d’epoca e al contempo così poca attenzione al graduale logoramento che il centro storico subisce sotto i nostri occhi. Forse, come dice Settis riguardo le periferie, “nasce e si radica la voluttà dell’alveare e con essa la certezza che il proprio benessere richieda l’autoriduzione a ingranaggio produttivo, pretenda l’autodissoluzione in un habitat anonimo nei suoi avvilenti rituali di massa, purché sia etichettato come “moderno””. PrimaVera Gioia 5


Attualità

Cimitero e project financing : intervista a Vito Vinci Spiegazioni, chiarimenti e proposte Pasquale Paradiso | FB/pasquale.paradiso.50

N

ota dolente quella dei servizi cimiteriali del Comune di Gioia del Colle. Un tema caldo che in questa sede tratteremo con il supporto del professor Vito Antonio Vinci, coordinatore dell’Associazione Libertà e Giustizia “Piero Calamandrei”. Signor Vinci, per inquadrare il tema, vorrei ripercorrere con Lei in breve i fatti di questi ultimi anni relativi alla gestione dei servizi cimiteriali. Certamente. Il Consiglio Comunale di Gioia del Colle, con delibera n. 6 del 21.3.2006, inseriva nel programma triennale delle opere pubbliche per il triennio 2006-2008 l’intervento relativo al restauro del cimitero monumentale, nonché al completamento e all’ampliamento del nuovo cimitero comunale da realizzarsi, ai sensi dell’art. 37-bis e segg. della legge n. 109/94, con il concorso di operatori privati nella realizzazione, nella gestione e nell’accollo totale o parziale dei costi di opere pubbliche in vista di guadagni futuri, detto anche “project financing”. La società IN.EDIL s.r.l. di Noci, dotata di tutti i requisiti previsti, nonché di specifica esperienza professionale nel campo, presentava al Comune di Gioia del Colle, ai sensi dell’art. 37/ bis della legge n. 109/94, una bozza di convenzione avente come oggetto l’ampliamento del cimitero, il restauro del cimitero monumentale, nonché la gestione dei servizi ad esso connessi per la durata di 35 anni. Successivamente la medesima società, in data 24.06.2010 presenta6 PrimaVera Gioia

va al Comune atto di diffida, con cui chiedeva di riconoscere alla proposta un pubblico interesse e, conseguentemente, di indire una gara, ai sensi dell’art. 37-ter della legge n. 109/94, al fine di aggiudicare la relativa concessione. A seguito della delibera del Consiglio comunale n. 67 del 20.10.2011, con cui il Comune di Gioia del Colle non riconosceva di pubblico interesse la proposta presentata dalla società IN.EDIL s.r.l., e quindi riteneva concluso il procedimento di “project financing”, la medesima società presentava in data 24.6.2011 ricorso al TAR Puglia, che si pronunciava con sentenza favorevole alle tesi formulate dall’Ufficio Legale del Comune, confermando la suindicata delibera. Bene, signor Vinci, al di là della conclusione della vicenda, la domanda è: meglio affidare la concessione dei servizi cimiteriali ai privati o al pubblico? Quali sono le opportunità che offre il “project financing”? Non si tratta di essere d’accordo o meno con il “project financing”, si tratta di verificare nello specifico se questo strumento consente alla città di fare un risparmio o meno. Per fare questo, la Pubblica Amministrazione dispone di due principi efficaci per regolare la propria attività: la discrezionalità amministrativa, che pondera tutti gli interessi in gioco, relativi ad un determinato contesto, tra più comportamenti ugualmente leciti per il soddisfacimento dell’interesse pubblico, e il merito amministrativo, in virtù del quale la pubblica

amministrazione compie valutazioni e apprezzamenti circa l’opportunità, l’utilità, la convenienza e la giustizia di una certa scelta in funzione dell’interesse pubblico. Orbene, analizzando la suindicata bozza di convenzione, si evince che le condizioni in essa indicate non soddisfano tali requisiti per una precisa serie di motivi. Può spiegarci quali? Nello specifico, al punto 15-GESTIONE della bozza, c’è una eccessiva lievitazione dei costi relativi ai servizi connessi ai servizi cimiteriali, per cui l’attività di esumazione, cioè il recupero di resti mortali di un defunto dopo un certo periodo di tempo, ha un costo di euro 120,00 (più IVA), rispetto al costo di euro 50,00, indicato nel regolamento di polizia mortuaria vigente all’epoca dei fatti; allo stesso modo, l’attività di estumulazione (estrazione della salma dal loculo) ha un costo di euro 120,00 (più IVA) rispetto al costo di euro 50,00. Inoltre,


per leggere il D.P.R. 258 del 1990

un’attività prima gratuita, quale ad esempio l’inumazione (sepoltura del defunto in bara nella terra), avrebbe un costo di euro 120,00 + IVA. Tale lievitazione dei costi è aggravata dal fatto che, come si deduce dal secondo capoverso dell’art.15Garanzie, il costo dei servizi connessi sarebbe aumentato, rispetto al tariffario relativo al primo anno, nella misura del 2% il secondo anno, del 4% il terzo anno e così via. Al quinto capoverso dell’art. 5 – Servizi, i proventi della concessione di loculi e di ossari andrebbero a rimpinguare le sole casse della società, escludendo il Comune. L’art. 2 esclude dalla concessione i lotti già realizzati, lasciando a carico del Comune solo spese per la loro manutenzione ordinaria e straordinaria per 35 anni. Al sesto capoverso dell’art. 5, è previsto che i singoli atti di affidamento in concessione dei loculi e degli ossari siano stipulati innanzi ad un notaio, con accollo di oneri fiscali, di bollo e di registrazione, nonché notarili a carico dei contribuenti. Infine il quarto capoverso dell’art. 7 – Corrispettivi, prevedeva che, per poter riscattare i loculi non dati in concessione nella parte monumentale del cimitero, il Comune dovesse corrisponderne alla IN.EDIL. il prezzo maggiorato dell’adeguamento ISTAT nella misura del 2% per ogni anno, cosicché, al termine dei 35 anni, la somma da pagare si sarebbe aggirata sui 3 milioni di euro circa. Gestendo autonomamente la ristrutturazione del cimitero, invece, il Comune spenderebbe soltanto 2 milioni di euro, che potrebbe recuperare dalla concessione di una quota parte di loculi, per poi trarne un utile dai rimanenti. Senza contare che il rischio d’impresa della INEDIL S.r.l. sarebbe stato

minimo se non inesistente, poiché, in base al secondo capoverso dell’art. 5 – Servizi, chi avesse fatto richiesta del loculo avrebbe dovuto pagare il 50% più IVA all’atto della prenotazione e la restante parte entro 12 mesi da quest’ultima. Qual è allora la sua proposta? Per rispondere a questa domanda, occorre premettere un breve excursus legislativo. La concessione di loculi, infatti, secondo quanto previsto dal R.D. n. 1880 del 21.12.1942, poteva avvenire per un tempo determinato o a tempo perpetuo. Con il successivo D.P.R. n. 285 del 1990, all’art. 92, che ripete il contenuto del DPR 803 del 21.10.1975, con l’art. 93, “le concessioni rila-

sciate dopo il 21.10.1975 sono solo a tempo determinato, con durata non superiore a 99 anni, salvo rinnovo”.

Orbene, nel caso in cui l’erede “iure sanguinis” si presentasse per far valere il suo diritto derivante dalla concessione del loculo, potrebbero verificarsi tre situazioni: »» 1) l’erede si presenta munito di ti-

tolo concessorio perpetuo: si potrebbe proporre la novazione consensuale, secondo quanto disposto dal TAR Sardegna n. 95 del 30.01.2006, cioè proporre la estumulazione del defunto, la ricomposizione dei resti nell’apposita cassetta e la tumulazione nella celletta, a titolo gratuito, previa stipula di una nuova concessione di durata pari a quella prevista dal vigente regolamento e, alla scadenza, rinnovabile una sola volta a titolo oneroso, in base alle tariffe che saranno vigenti all’epoca del regolamento; »» 2) l’erede si presenta munito di titolo concessorio a tempo determinato: stante lo stato di necessità ex art. 92 del DPR 285/1990, si può procedere alla revoca della prece-

dente concessione e alla stipula della nuova, sempre a titolo gratuito, di durata pari a quella prevista dal vigente regolamento e, alla scadenza, rinnovabile per una sola volta e a titolo oneroso; »» 3) l’erede non si presenta munito di titolo concessorio: si procederà come previsto al punto 2). Se nessuno degli eredi si presenta per far valere i propri diritti, si procederà all’estumulazione del defunto e alla ricomposizione dei suoi resti nell’apposita cassetta, munita di targa identificativa, che sarà tenuta a disposizione di chiunque abbia interesse per un periodo di 2 anni, conservando, laddove ci sia, la foto apposta sulla lapide. In quest’ultimo caso, per testimoniare l’appartenenza alla comunità, la P.A. potrebbe farsi carico di realizzare delle stele, magari rivestite con lastre di tufo carparo, sulle quali apporre le foto e i dati identificativi del defunto, per certificare che la persona raffigurata è esistita.

Le stele potrebbero essere posizionate lungo i viali del cimitero: diventerebbero i “viali della memoria”.

Non pretendo sicuramente di aver trovato la soluzione più opportuna, utile e conveniente ai fini della tutela dell’interesse pubblico. Quella appena enunciata è una semplice proposta, a cui mi auguro se ne possano aggiungere altre da parte di cittadini, partiti o associazioni; ritengo che si possa propendere per l’affidamento della gestione dei servizi cimiteriali tanto al comune quanto ai privati. L’unico vincolo previsto per legge, cui le proposte devono tendere, è quello dell’opportunità, della convenienza, dell’efficienza e della efficacia del servizio in modo tale che la cittadinanza possa godere della migliore gestione del servizio cimiteriale, abbinata ad un minore esborso di denaro pubblico possibile. PrimaVera Gioia 7


ANIMALI ALL'OMBRA DELLA CIVILTA'

Cari Amici, se dovessi scegliere un aggettivo con il quale descrivere la situazione del canile di Gioia del Colle, userei senza dubbio l’aggettivo “tragica”. Il canile ospita più di 600 cani, un numero superiore rispetto ai posti disponibili. Il Comune, per far fronte alle spese, mette a disposizione, mensilmente, 6.800 euro che vengono destinati all’assistenza sanitaria, alla riparazione di cucce e all’acquisto di nuove. Questa cifra, in realtà, appare irrisoria se paragonata a quella che gli altri comuni limitrofi mettono a disposizione per i ricoveri dei cani randagi. A questo va aggiunto che tale cifra non riesce a coprire totalmente le spese dei servizi utili per mantenere efficiente il canile. La situazione diventa insostenibile durante i mesi freddi, in particolare quando piove. Molti cani, in mancanza di gabbie adeguate e molto spesso prive di tettoie, si ammalano. Durante l’estate, la situazione si capovolge: esposti anche ai 40°, rimangono senza un filo d’ombra. L’acqua inoltre risulta essere insufficiente per i cani ospiti nelle gabbie. Il canile di Gioia del Colle si articola in due aree: una ubicata nei pressi dell’ingresso del canile, un’altra alle spalle. Nella prima area, ci sono gabbie dove il sole batte per quasi tutta la giornata. I volontari hanno quindi provveduto a realizzare tetti provvisori. Colgo dunque l’occasione per porgere delle domande al Comune: riuscireste Voi a vivere chiusi in gabbie prive di tettoie sotto il caldo cocente o sotto piogge insistenti? Ma queste domande sono state già fatte in passato: il risultato è che nulla è cambiato nel canile. La seconda area del canile, quella più vecchia, si trova in condizioni pessime! Cucce improvvisate, gabbie chiuse da reti di letti abbandonati riciclate come porte, mancanza di tettoie, buche nel terreno che si trasformano in grosse pozzanghere quando piove. Qui la situazione è la stessa di 24 anni fa. Oltre a questi problemi pratici legati alle cucce degli animali e alla sporcizia che fa da cornice al canile, ce ne sono altri da elencare. In primis quello dell’erba incolta, mai tagliata se non dai volontari. Inoltre, il canile, per insufficienza di personale, è aperto dalle 7 di mattina alle 14. Diventa quindi un problema poter accedere alla struttura se un cane ha bisogno di cure o assistenza. Scrivo questa lettera per sottolineare come i fondi messi a disposizione del Comune di Gioia del Colle risultano essere insufficienti per mantenere viva e attiva la struttura. Stiamo offrendo un servizio a metà per i cani ospiti del ricovero. La cosa che mi stupisce è che per anni la situazione è finita sotto le luci dei riflettori, ma nessuna amministrazione ha preso a cuore questo problema che riguarda la nostra città. Come mai anche l’ASL locale non riesce a prendere una giusta posizione? Come mai il vecchio canile non ha mai subito una ristrutturazione? Sono domande che forse non avranno mai risposta, ma almeno questa diventa un’altra occasione per parlare del canile. Anche i cani hanno diritto a un’esistenza dignitosa e, citando Gandhi, “la civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali”. Giuseppe Aquilino


Pubblichiamo di seguito una lettera aperta scritta da Giuseppe Aquilino, volontario del canile di Gioia del Colle, che descrive la situazione nella quale vivono i cani ospiti del ricovero per animali. Una situazione che non cambia, nonostante le tante sollecitazioni alle varie amministrazioni. Si chiede solo un po’ piÚ di attenzione.


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Attualità

L’ossessione dell’evoluzione intervista a Roberto Re David

Vanni La Guardia | FB/vanni.laguardia

Mercoledì 8 agosto 2012, ha fatto tappa a

un certo punto, il mio atteggiamento critico

nostri pc, avendo così determinato la morte

Gioia del Colle, sul Sagrato della Chiesa Ma-

verso alcune tarike (confraternite) è cresciuto

di 2.000.000 di esseri umani. Nella mia arte,

dre, il tour di presentazione di “Zahir”, nuovo

fino al punto di spingermi ad allontanarmi. Ci

dopo questa esperienza, faccio proteste e

album del pianista Massimo Carrieri.

sono tarike e maestri straordinari, ma queste

battaglie, inserisco contenuti che possano

Diplomatosi al Conservatorio “G. Verdi” di Mi-

oramai sono spesso centri di potere e veicolo

aiutare a comprendere come gira il nostro

lano e perfezionatosi in Musica per Film pres-

di controllo. Purtroppo il concetto di “gruppo”

pianeta.

so l’Accademia Chigiana di Siena con Luis Ba-

funziona così: fa uscire il massimo da te, nel

La vita è un videogioco e la storia non è quel-

calov e al Berklee College of Music di Boston,

meglio e nel peggio. In quest’ultimo caso, fino

la presente nei libri: le guerre, le rivoluzioni e

Carrieri ha voluto con sé Salah addin Roberto

alla devastazione e, in certi casi, è difficilissi-

tanti altri eventi fondamentali sono solo l’a-

Re David, straordinario musicista gioiese che

mo uscirne.

spetto esterno, dietro c’è una mossa tattica.

ha contribuito a trasformare questo concerto

In senso più generale, l’Italia e il mondo sono

A proposito di informazioni distorte, prima

in un autentico viaggio, trasversale al tempo

pieni di gruppi esoterici e, per occupare posti

che le notizie arrivino su tv e giornali, ci sono

e allo spazio.

agenzie potentissime, in mano a gruppi di po-

Come hai incontrato Massimo Carrieri?

tere, che le filtrano. Da credente dico che, se

Tempo fa venne ad ascoltarmi a Martina

non arriva un aiuto divino, non ne usciamo.

Franca, dove suonavo con il mio progetto

“Zahir”, in arabo, significa “ossessione”.

DottorBlue. Fu colpito dalle mie sonorità, che

Quale ossessione si muove nel cuore e nella

prima di allora aveva sentito solo a New York,

testa di Roberto Re David?

e dai campioni etnici, molti dei quali erano mie

Quella di evolvermi per purificare la mia

creazioni originali. Iniziammo a frequentarci

anima, per continuare il mio viaggio, possibilmente non su questa terra. Questo è un

e, dopo circa sei mesi, mi propose una collaborazione. Poco prima aveva fatto un viaggio

di potere, bisogna farne parte. Leo Gullotta ha

passaggio che voglio vivere nella maniera più

in Croazia, entrando in contatto con un muez-

denunciato pubblicamente questo fenomeno

saggia possibile: siamo qui per confrontarci,

zin ottantenne dalla voce particolarmente

e, non a caso, è stato messo ai margini. Il pro-

per fare del bene. La vita è Una per tutti noi

brillante. Costui gli concesse di utilizzare un

getto di Berlusconi di “colonizzare” l’Italia con

ed io non voglio mentire a me stesso.

file audio che aveva caricato su web ma morì

le sue tv private è in realtà un disegno mas-

Prima e durante lo spettacolo ci sono sta-

a distanza di breve tempo. Gli eredi negarono

sonico di Licio Gelli.

ti alcuni problemi, legati in particolare agli

questa utilizzazione e Massimo restò con un

Siamo dominati da un’oligarchia di famiglie

orari del sound-check e alla concomitanza

brano da chiudere. Non sapeva dei miei studi

nobili che hanno creato i concetti di destra e

di un concerto in una pizzeria situata vicino

arabi e delle mie qualità nel canto ma mi sco-

sinistra per darci una parvenza di democra-

alla Chiesa Madre: a tuo parere quali posso-

prì, chiamandomi in studio.

zia. Questa élite di potere è capace di far sal-

no essere alcuni suggerimenti da proporre

Come è nato il percorso spirituale che ti ha

tare una nazione, semplicemente spostando

all’amministrazione comunale per migliorare

portato alla conversione?

grossi capitali di loro appartenenza. In so-

la gestione degli eventi?

Ho sempre avuto un rapporto atavico con

stanza, comandano il mondo. Siamo sotto il

Bisognerebbe dare importanza non solo al

il concetto di Dio e la figura di Abramo. Poi,

loro controllo: scie chimiche, prodotti tossici e

“sì, ti faccio fare l’evento e ti pago” ma all’or-

spinto da letture filosofiche, ho portato avan-

alimenti inquinati influenzano il nostro corpo

ganizzazione intera. Quel “sì” è solo l’inizio

ti la mia ricerca, fino allo studio dell’ebraico e

e la nostra mente, senza accorgercene.

di un iter lungo e complesso. Spesso le cose

dell’arabo. Dopo aver visto i dervisci tourneur

Se in India i settantenni sono in grado di sca-

vengono affidate semplicemente alla buona

(discepoli di alcune confraternite islamiche

lare a mani nude le montagne, noi abbiamo

volontà e manca un vero coordinamento che

che praticano una celebre danza, ruotando a

perso il contatto con la natura e viviamo tra

consentirebbe al Comune di lavorare meglio.

lungo su se stessi per raggiungere l’estasi mi-

due eccessi: da un lato viviamo in città puz-

Quando si parla di musica, ci vuole conoscen-

stica, n.d.r.), ho cominciato a studiare sufismo

zolenti, dall’altro abbiamo il culto degli sport

za e competenza. Si potrebbero ricercare fi-

a Milano con il maestro Gabriele Mandel (lo

estremi.

gure giovani che affianchino l’Assessorato e

stesso di Franco Battiato) e sono stato inizia-

La nostra ricchezza è la povertà dispera-

girino a caccia di anteprime.

to come sufi.

ta di altre persone: in Congo, per esempio,

Pensi che esista una sorta di “aristocrazia”

Nel 2003 sono diventato musulmano ma, ad

estraiamo la materia prima per costruire i

dei generi musicali?

12 PrimaVera Gioia


intervista a Sergio Recchia, ospite dell’ ”Estate Gioiese”

Motore ed azione della positività Maria Castellano

Nelle culture orientali e occidentali, in principio, c’erano i modi, ossia le scale con determinate qualità emotive: l’amore, l’eroismo, l’erotismo. L’arte è un mezzo per comunicare le emozioni e la verità si raggiunge o attraverso queste o per mezzo di concetti e formule matematiche: la musica racchiude entrambe le componenti! Non faccio discriminazione sui generi, se la persona è onesta con sé stessa, le emozioni si librano nell’aria, seppur certi contenuti impongono determinate forme e metriche.

photo www.cinemio.it

A cosa stai lavorando attualmente?

Sergio Recchia, diplomato al “Centro Sperimentale di Cinematografia”, allievo di Roberto Perpi-

Innanzitutto ad un concorso che selezio-

gnani, cosa ricordi con più piacere del tuo percorso di studi con lui?

na i migliori musicisti di elettronica; poi

Perpignani ma anche Rotunno, Scarpelli, Piero Tosi: ho avuto modo di riconoscere in questi grandi artisti valori

sto leggendo alcune sceneggiature di film

come la semplicità e l’umiltà, uniti ad una forte positività, elementi tutti che permettono di condurre un’analisi

che probabilmente musicherò; sto scri-

della realtà pulita, scevra da preconcetti e remore. Facendo tesoro di ciò, ho sempre pensato che il modo

vendo un brano per un ensemble molto

più giusto di fare cinema sia proprio questo: ciò si riflette beneficamente nell’atto pratico di attivare il lavoro

prestigioso di musica contemporanea; a

cinematografico in generale. Si crea una sorta di empatia con tutti coloro che danno il loro contributo artistico

dicembre pubblicherò il primo vinile del

alla creazione di un film, dal montatore, al truccatore, alla costumista.

mio progetto DottorBlue Art Project; sto

Da “Traffic Light”, primo adolescenziale esperimento cinematografico del 2002, a “Tutto Bene”,

lavorando ad un album di canzoni (at-

“L’Altra” e, infine, “One Day”: stilisticamente parlando, sono molte le diversità tra loro...

tualmente ho 3 singoli pronti) che mi per-

Sì, è vero, è un discorso complesso quello della ricerca dello stile nelle forme del linguaggio cinematografico.

metta di frequentare un genere più vicino

David Linch afferma: “Mi piace fare film perché mi piace andare in un altro mondo. Mi piace perdermi in un

alle masse, pur senza risultare “leggero”,

altro mondo. Il film per me è un mezzo magico che fa sognare, permette di sognare nel buio. E’ proprio una

perché anzi i nostri tempi sono “pesanti”

cosa fantastica perdersi dentro il mondo del cinema”. Il regista infatti ha, secondo me, una duplice respon-

e io sono parecchio incazzato”; infine sto

sabilità nel momento in cui realizza un film: creare un personaggio e vestirne la creazione. Entrare in sala,

per pubblicare un disco molto importan-

come anche approcciare il momento creativo-produttivo con purezza, vuol dire sprofondare in un momento di

te, lo considero un’autentica preghiera,

sogno, persino quando si assiste al più realistico dei film.

tanto che lo firmo col mio nome arabo

Quale dei tuoi film ricordi maggiormente per le difficoltà incontrate in fase di lavorazione?

(che ho sognato), come in tutti i casi in

Sicuramente “l’Altra”, ambizioso sin dall’inizio, sia per il messaggio filosofico esistenziale, legato al tema

cui avverto un particolare trasporto spi-

dell’immigrazione e dell’integrazione, sia dal punto di vista della produzione, ovvero in termini di esperienza

rituale.

logistica di gestione della troupe cinematografica e di tutti i membri che la compongono.

Si può vivere di musica, a Gioia del Colle?

Attualmente in Italia cosa deve avere un regista per ottenere successo? E per contro, cosa do-

Sì, dando spazio alla buona volontà, al

vrebbe coerentemente fare la produzione cinematografica?

valore umano e ai sentimenti di ognuno

Il regista dovrebbe avere il coraggio di proporre una sua originale visione della realtà e la forza di mantenere le

di noi: si possono organizzare concerti

sue idee (mentre spesso si tenta di scalfirle, anche per motivi comprensibili), a patto che la responsabilità di

ogni settimana, la gente ne ha bisogno.

scegliere un prodotto cinematografico anziché un altro sia affidata a produttori sapienti, che devono essere in

L’unione fa la forza, i ragazzi dovrebbero

grado di puntare sulla qualità e non solo sulle mode del momento. In questo settore non si può solo ragionare

iniziare a pensare un po’ più a loro stessi,

sulla base di logiche strettamente commerciali, anzi si dovrebbero scardinare i vecchi meccanismi della pro-

piuttosto che scimmiottare gli altri, che

duzione a favore di nuove idee, così creando nuovi segmenti di pubblico per la distribuzione.

non gli regaleranno mai niente. Devono

A quale regista italiano ti senti vicino in fatto di sensibilità, gusto estetico e analisi del mondo?

fare le cose: nel nostro paese il Labora-

Ce ne sono diversi, soprattutto pescando nel nostro passato. Credo che Elio Petri sintetizzi al massimo il

torio Urbano potrebbe funzionare 300

raccordo tra passato glorioso e futuro possibile, senza dimenticare Antonioni e De Sica che sento tanto vicino

miliardi di volte meglio, basterebbe di-

ed un “caro nonno” del cinema italiano come Gillo Pontecorvo. Se devo rispondere sul presente, direi Matteo

struggere l’invidia ed evolversi, partendo

Garrone per il senso estetico, Sorrentino per l’originalità narrativa.

da sane competenze.

Il festival del film di Locarno ha rappresentato la tua ultima occasione di esposizione pubblica,

Oggi si diventa insegnanti per potere, non

come è andata e quali sono i tuoi progetti futuri?

per mettersi al servizio degli altri. Eppure

Sì, a Locarno ho presentato la mia sceneggiatura per un film in co-produzione tra Italia e Germania, anche

io continuo a sperare: durante il sound-

perché i fondi nazionali per la produzione dei giovani registi sono quanto mai scarsi, in questo periodo di crisi.

check, alle 16:30, sul Sagrato non c’era

Il prossimo grande passo, quindi, riguarda certamente la realizzazione del mio primo lungometraggio. Vorrei

nessuno. Ho iniziato a suonare e si sono

realizzare qui in Puglia, con la cooperativa Murex, un film indipendente da portare in giro per il mondo, por-

avvicinati ragazzini di 10/12 anni che non

tabandiera della nostre storie, della nostra terra e della nostra cultura... cercando risorse e sinergie tra gli enti

avevano mai visto un pianoforte. Sono ri-

locali, le istituzioni e Apulia Film Commission nonché le imprese private di altri settori (che possono investire

masti lì, ad ascoltare...

in un film a costo zero grazie al Tax-Credit) per riuscire a produrlo. Girando per i festival, si può davvero capire quanto grande sia l’impatto che un prodotto-film può avere come ricaduta sul territorio, in termini di turismo e commercio.


Maria Marmontelli | FB/maria.marmontelli.9

A vederla adesso quella storica fontana che troneggia variopinta in un angolo “d minz o larj”, sembra appena uscita dal mondo dei puffi, come qualcuno ironizzò tristemente alcune sere fa. Più ti avvicini e ci giri intorno, guardandola con perplessità mista a disgusto, più ti accorgi di quale e quanta cura sia stata riposta nell’ultima magnifica opera di rivisitazione in stile kitsch di un testimone della storia recente della nostra città. E’ mai possibile? Sì, è possibile e il degrado di origine antropica della fontana - si chiama così in gergo tecnico il degrado prodotto dall’uomo sulle opere d’arte - è il dato di fatto dal quale vogliamo partire non per gridare allo scandalo da snob intellettuali, ma per tentare di fornire una lettura in chiave socio-politico-antropologica delle ragioni alla base di questo infelice esempio di decoro urbano e nel frattempo chiedersi cosa bisognava fare (o meglio non fare) e non è stato fatto. Procediamo dunque con ordine e analizziamo il primo dato: l’ignoranza del valore della fontana dal punto di vista socio-antropologico. A fronte del maldestro intervento mosso quasi certamente dalla “encomiabile” volontà di dare una “rinfrescata” alla fontana con una mano di vernice impermeabilizzante, l’assessore con delega al decoro urbano ha dovuto prendere atto della reazione di sdegno che forse non si aspettava così plateale da parte di tanti cittadini gioiesi. Quello che è successo a Piazza XX settembre, per cui molti hanno espresso il loro disappunto verso lo scempio perpetrato ai danni della fontana sia su facebook che nei commenti per strada, non è semplicisticamente liquidabile in termini di “palese accanimento” nei confronti dell’assessore Masi, come quest’ultimo ha dichiarato sulle pagine del primo numero di agosto di Gioia Oggi. Come tutti i monumenti, anche la fontana d minz o larj possiede un’immagine storica ormai consolidata nella memoria collettiva ed è proprio la perdita di tale immagine che ha scatenato le ire di molti gioiesi: per lungo tempo, almeno fino a febbraio 2008, come testimonia una foto recuperata da una semplice ricerca su Google Images, la fontana era riconoscibile per il colore chiaro 14 PrimaVera Gioia

della grande vasca mistilinea, la cui tonalità rivaleggiava a tratti con le stalattiti di ghiaccio immortalate da quello scatto invernale (https://ssl.panoramio.com/ photo/7920137). Ma già nell’ottobre dello stesso anno, chissà per quale scelta sconsiderata, le conchiglie si tingevano inspiegabilmente di rosso e la vasca della fontana veniva ricoperta con una mano uniforme di bianco, come testimonia quest’altra foto (http://www.eurekabooking.com/ en/guide/italy/gioia-del-colle/photos.html). Da notare che, nell’arco di tempo intercorso tra i due scatti, avveniva il passaggio di consegne dal sindaco uscente Vito Mastrovito al nuovo sindaco Piero Longo, eletto a seguito del ballottaggio della tornata elettorale del 13-14 aprile. Di lì poi sempre peggio, fino all’attuale exploit in stile Disneyland, che, a differenza dei precedenti interventi, ha modificato radicalmente la tavola cromatica della fontana, interferendo pesantemente nell’atto creativo di chi ha concepito il progetto e la decorazione di quella fontana. Un tripudio di blu, bianco e rosso per la vasca e una fedele riproduzione dei colori dello stemma comunale nei riquadri che ospitano l’Arma Joe…non v’è alcun dubbio che il lavoro sia stato eseguito a regola d’arte da esperti conoscitori dei colori del nostro gonfalone per via del loro status di dipendenti comunali (loro lo stemma lo conoscono a memoria!). Ma chi conosce davvero l’aspetto originario della fontana e chi si è preoccupato di conservarlo nel corso del tempo? C’erano lì quei colori? Siamo dunque arrivati al punto dolente dell’intera questione: l’ignoranza del valore storico e artistico della fontana e di conseguenza della tecnica esecutiva e dei materiali impiegati per la sua realizzazione. E’ chiaro che il criterio adottato per la “pianificazione” dell’intervento nulla ha a che vedere né con l’idea che quella fontana possa avere una storia quasi secolare in grado di conferirle valore aggiunto rispetto ad una banale fontana da giardino o piscina che dir si


voglia (ricordiamo che fu costruita nel 1931, come attesta un’incisione laterale sul pilastro con l’Arma Ioe che guarda verso via Manin), né con la consapevolezza che un intervento del genere possa essere talmente invasivo da sfociare in futuro in una forma di ulteriore degrado dello stato di conservazione della fontana. Ma anche qui andiamo con ordine. Sempre nell’intervista rilasciata a Gioia Oggi, Masi Lenin afferma che “la fontana è totalmente in cemento”. Sulla base di quale documentazione d’archivio o di quale analisi petrografica l’assessore al decoro urbano afferma una verità del genere in termini così perentori? Forse sulla base della sua esperienza di cantiere o dei racconti tramandati oralmente dai mastri muratori che spesso si trasformano in leggende metropolitane? E ammesso e non concesso che sia così, cosa c’entrano le tecniche di lavorazione artistica del “cemento” negli anni Trenta del Novecento con quelle moderne e come si può pretendere di strumentalizzare la materia per declassare l’importanza di una fontana ornamentale per poi trattarla alla stregua di un anonimo edificio in cemento? Dire che si tratta di un’operazione assolutamente priva di onestà intellettuale e di rispetto per la storia è un eufemismo. Ci sono numerosi esempi di fontane di inizi Novecento, realizzate completamente in cemento anche grezzo. Vedasi ad esempio la fontana di Proserpina a Catania, opera del 1904 di Giulio Moschetti, la fontana realizzata in piazza Postiglione a Raiano (AQ) nel 1912 o quella di Corfinio (AQ) del 1915. Tutte queste fontane sono state restaurate anche ultimamente nel più assoluto rispetto del loro valore storico-artistico, non di certo trasformate in attrazioni da parco divertimenti solo perché di cemento. Per dovere di cronaca - sperando di non fare un assist involontario all’assessore – bisogna segnalare un caso analogo di fontana molto simile alla nostra, bistrattata anche lì dalla locale amministrazione. Si tratta della fontana di Porta Marina a Castelfidardo (AN) - in foto realizzata in cemento armato nel 1937 e rimossa dalla sua originaria collocazione nel 2009 per far spazio ad una nuova moderna fontana disegnata da Tonino Guerra. Anche qui, protesta dei cittadini per le stesse motivazioni di carattere socio-antropologico e scarsa considerazione per la storia di un monumento locale. Tornando a Gioia, fin quando la ricerca d’archivio non restituirà documenti storici che parlino chiaramente - progetti, commesse, rendicon-

ti di spesa, ecc., l’unico sistema per accertare in modo univoco la natura dei materiali costitutivi della fontana e trarre conclusioni sulla tecnica di esecuzione, resta l’analisi petrografica. Essa consiste nell’asportazione di un piccolo frammento di pietra o di materiale lapideo che viene ridotto in una lastra sottilissima dello spessore di circa 30 micron (1 micron corrisponde ad un milionesimo di metro), in modo tale che sia facilmente attraversabile dalla luce di un microscopio ottico. A questo punto, nel caso si tratti di una roccia, è possibile individuare i diversi minerali o i fossili che la formano e, dalla loro associazione, risalire univocamente al nome della roccia stessa. Non solo. Molte osservazioni interessanti si possono fare se, avvicinandoci alla fontana, facciamo una semplice analisi macroscopica ad occhio nudo. Innanzitutto, il catino sommitale e la base su cui insistono le quattro colonne centrali sono di fattura o di natura diversa da quella della vasca: sono infatti realizzati con un materiale rosso riconducibile ad un conglomerato, che potrebbe essere naturale (breccia) o artificiale. Le brecce sono pietre ornamentali da costruzione formate da clasti (cioè frammenti di roccia di dimensioni superiori ai 2 mm con spigoli vivi, simili a quelli bianchi che si leggono anche a distanza sulla nostra fontana), immersi in una matrice di granuli più piccoli, legati tra loro da un cemento naturale spesso costituito da soluzioni di sali e ossidi di ferro che conferiscono alla roccia la tipica colorazione rossa. Diversamente, potrebbe trattarsi di un conglomerato artificiale ottenuto mediante l’allestimento di casseforme in legno o metallo, all’interno delle quali è stata fatta una colata di materiale semisolido che nulla ha a che vedere con il cemento moderno. Alla base ci sarà stato un progetto per la realizzazione della forma, un altro per l’assemblaggio in situ dei vari pezzi, uno studio dei materiali più idonei a raggiungere quel determinato effetto scenografico e coloristico. Sicuramente le maestranze che hanno messo a punto la formulazione della colata avranno tenuto conto del contatto prolungato con l’acqua, se non altro perché una fontana ornamentale si costruisce per durare nel tempo. Insomma, c’è dietro tanta storia che va studiata e approfondita. Inoltre, se si osserva la superficie rigata di alcune delle grandi conchiglie che decorano i quattro pilastrini esterni della vasca, si noterà chiaramente la pietra bianca sottostante affiorare in corrispondenza di leggere abrasioni superficiali. E questa pietra non è né quella a matrice rossa del catino sommitale, né quella a matrice verde del fusto delle colonne. Quindi la gamma dei materiali impiegati per la costruzione della fontana comprende, come minimo, tre tipologie differenti. Cemento moderno è stato invece impiegato nei rattoppi grigi, chiaramente distinguibili ad occhio nudo sulla superficie delle colonne in stile ionico. PrimaVera Gioia 15


MASI CONTRO TUTTI Lucilla: “Non è una questione di quantità”

Emanuele Donvito | FB/emanuele.donvito.7

Infine, come giustificare, da un punto di vista puramente conservativo, l’affermazione per cui sono stati usati prodotti che si avevano a disposizione, senza averne preventivamente verificato la compatibilità a breve e a lungo termine con i materiali costitutivi dell’opera? Ma certo, la fontana di cemento! Senza considerare che la mano di vernice sarà stata data senza alcuna operazione preliminare di pulitura, inglobando depositi di sporco superficiale e soprattutto particelle di smog chimicamente aggressive che ora staranno interagendo con le superfici della fontana come gli aromi del pollo al cartoccio. Un breve confronto con un dipendente dell’ufficio tecnico che negli anni Novanta ha partecipato ai lavori di manutenzione della fontana, è stato illuminante per comprendere come attualmente si siano persi i contatti con la Soprintendenza ai Beni Culturali che, all’epoca, garantiva una consulenza sia pure sommaria, in grado di evitare agli operai errori grossolani come quelli che oggi sono sotto gli occhi di tutti. Si spiega così perché, per lungo tempo, la fontana di Piazza XX Settembre sia rimasta immune da scempi di tale portata e sia stata al massimo ridipinta dal lato interno della vasca, senza andarne a stravolgere deliberatamente l’estetica complessiva. Concepita e realizzata in pieno ventennio fascista (per chi sa leggere le date sui monumenti e conosce un po’di storia contemporanea), quella fontana è diventata suo malgrado il simbolo della piazza rossa per la presenza della sezione del PCI. Questa paradossale stratificazione simbolica le è costata così tanto, che adesso occorre un vero progetto di restauro per rimetterla in sesto, non di certo la proposta di Masi Lenin di darle una mano di vernice trasparente, dopo aver rimosso, chissà come e non ci voglio pensare prima che mi vengano i capelli bianchi, quella colorata che hanno spalmato senza alcun criterio. L’unica soluzione per venirne fuori sarebbe quella di avviare la procedura per chiedere il riconoscimento del valore storico-artistico della fontana al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in modo tale che rientri sotto le leggi di tutela dello Stato e si finisca, una volta per tutte, di bistrattarla. Per il bene della fontana di Piazza XX Settembre, citando Federico Zeri, sarebbe il caso di dire che, in mancanza di competenze specifiche in materia, “il miglior restauro è quello che non si fa” o diversamente, ricorrendo al sempre efficace ed espressivo vernacolo gioiese: statv ferm! 16 PrimaVera Gioia

Quante polemiche, quanti argomenti e quante previsioni pessimistiche potrebbero fare da ornamento a questa circostanza! In questa sede, però, il dovere di cronaca prevale su tutto. Il neoeletto consigliere Donato Lucilla, che a questo punto si consacra guida spirituale, oltre che politica, del movimento civico PRO.DI.GIO., durante il consiglio comunale del 9 agosto dell’anno corrente, interrogava Sergio Povia su una presunta incompatibilità in merito all’assegnazione di alcune deleghe facenti capo a Giuseppe Lenin Masi, assessore della nuova giunta. È opportuno precisare il tutto. Il consigliere Lucilla fondava la sua interrogazione attraverso la citazione dell’articolo 78 del Testo Unico degli Enti Locali, il quale non parla di incompatibilità vera e propria ma di obbligo di astensione dal praticare una professione privata nel comune amministrato in questo caso dall’assessore, se vi è una ovvia correlazione tra gli interessi. A questo punto, lo stesso consigliere confida alla nostra redazione che “la vera sorpresa è stata che il sindaco in prima persona dichiarava di non conoscere la norma”. Risulta chiaro, col senno di poi, che nemmeno un dubbio o una domanda è sorta nel momento in cui la spartizione del pane e delle deleghe si concretizzava. “ In ogni caso - continua Lucilla - si rimandava ogni drastica decisione al nuovo consiglio comunale e Povia prometteva in quella sede che, se il fatto consisteva giuridicamente, non ci sarebbero stati dubbi nel revocare alcune decisioni prese in precedenza. Ma, ovviamente, il sindaco stesso rimandava il tutto all’agire etico del suo assessore, Masi, concedendogli la possibilità di rimettere spontaneamente i propri incarichi in capo al sindaco”. Quello che non si aspettava Lucilla sono le dichiarazioni rilasciate alla Gazzetta del Mezzogiorno dall’assessore Masi, il quale collocava l’intera vicenda all’interno di una mera questione quantitativa, invocando proporzioni lontane dai principi democratici. Queste dichiarazioni alludevano alla quantità di suffragi ottenuti durante le ultime votazioni, che si sarebbero dovuti trasformare in una quantità di deleghe importanti. Quindi vi sono delle deleghe e degli assessorati importanti e un elettorato più esigente rispetto ad un altro. A questo punto, l’intera cittadinanza gioiese si aspetta una risposta che sia veramente istituzionale. Il consigliere Lucilla afferma che se ne farà carico, continuando nell’approfondimento del tema e insistendo nel riproporre la pubblicazione delle condizioni lavorative personali della classe dirigente locale, in modo che l’elettorato in primis conosca quali sono i rischi a cui va incontro quando sceglie e vota un rappresentante, piuttosto che un altro.


FOOTBALL, RUGBY E CAMPO SPORTIVO La questione del campo “Martucci”

Il calore persistente dell’estate, le

mentre la Federiciana Rugby, al secondo anno tra i ruoli fe-

notti “quasi magiche” di Euro 2012 e la

derali, dispone della struttura soltanto per gli allenamenti.

festa Olimpica hanno portato una ventata di entusiasmo an-

Anche in questo caso è auspicabile che la nuova ammini-

che nelle case degli sportivi gioiesi, ma, a breve, volontari,

strazione possa mettere i rugbisti gioiesi, senza pregiudizi e

calciatori, rugbisti, allenatori, genitori, custodi ed appassio-

senza considerazioni che esulino dai regolamenti e dai valori

nati torneranno a popolare l’unica struttura in cui, a quanto

dello sport, in condizione di poter disputare a casa propria le

pare, neanche più in maniera pienamente legittima si prati-

gare interne del campionato di competenza.

ca il gioco più amato dagli italiani. Terza questione, forse la più spinosa, riguarda l’omologazioLa struttura nel suo complesso è ormai da parecchi mesi non

ne del manto erboso artificiale e la sua durata. Secondo LND

pienamente agibile. É chiusa al pubblico la tribuna, poiché

Servizi srl, infatti, il manto erboso, omologato nel 2003, con

parte della sua copertura è palesemente lesionata dall’usura

già quasi 9 anni di vita, potrà essere utilizzato al massimo

del tempo e chissà, forse, dalla mancata manutenzione or-

fino alla fine del 2013. Entro questa data, l’amministrazione

dinaria.

dovrà (dovrebbe) ristrutturarlo e riprogettarlo in modo tale

La vecchia amministrazione ha ottenuto, tra i suoi colpi di

da renderlo conforme ai nuovi regolamenti.

coda, la revoca dell’agibilità della tribuna con un’ordinanza

A quanto pare, solo con il nuovo manto, anche il rugby po-

datata poche ore prima delle dimissioni del sindaco. Fino

trà avere piena cittadinanza a Gioia del Colle. Va detto che

alla sua caduta, il sindaco Longo, sotto la propria responsa-

“rumours” provenienti da fonti vicine alla palla ovale affer-

bilità, aveva di fatto continuato a rendere agibile la struttura.

mano che il primo cittadino Povia avrebbe garantito a bre-

Morale della favola: la tribuna è oggi inagibile, mentre fino

ve la realizzazione di un nuovo campo a loro espressamente

a ieri era fruibile perché Piero Longo se ne assumeva la re-

dedicato.

sponsabilità. Questo approccio alla gestione del patrimonio Ultime due questioni riguardano l’eventuale introduzione di una tariffa a carico delle associazioni sportive per l’utilizzo delle strutture e il costo da sostenere per l’omologazione ai campionati FIGC delle infrastrutture sportive. Nel primo caso, appare irrealistico chiedere alle associazioni di sostenere il costo reale di gestione delle strutture. In esso si dovrebbero comprendere le utenze, la manutenzione ordinaria, le spese di guardiania, il giardinaggio e la quota parte di ammortamento delle parti soggette ad usura. Altresì, pur non negando il particolare momento finanziario che vivono gli Enti Locali nel nostro Paese, appare poco saggio disincentivare la pratica associazionistica sportiva,

Le lesioni nella copertura della tribuna. Sul sito le altre foto. pubblico è alquanto discutibile. Per chiudere ogni questione

introducendo un nuovo costo che nelle casse comunali porterebbe in teoria qualche migliaio di euro, ammesso che tale denaro sia realisticamente incassabile.

e per rendere nuovamente fruibile in toto la struttura, sarebbe indispensabile un intervento di manutenzione da parte

Sul bilancio del Comune di Gioia del Colle, qualche migliaio

del Comune. É indecoroso per una città come la nostra, tra le

di Euro non farebbero la differenza e si tratterebbe solo di

più ricche e invidiate del circondario, presentare alla citta-

un’operazione priva di visione complessiva della materia e

dinanza e agli ospiti dei comuni limitrofi una struttura par-

di fatto assolutamente inutile, se non addirittura contropro-

zialmente inagibile.

ducente.

Altro nodo cruciale da sciogliere è quello dell’utilizzo e della divisione degli spazi per gare ufficiali ed allenamenti tra le

Infine, un augurio di buon lavoro alla nuova ed appena inse-

varie associazioni sportive aventi diritto. Lo scenario attuale,

diata Consulta dello Sport, organo che dovrebbe porsi dalla

salvo mancate iscrizioni o novità per la stagione 2012-2013,

parte delle Associazioni e non surrogare se stesso in ambi-

vede la presenza dell’asd Pro Gioia, dell’asd Real Gioia Calcio,

zioni che non gli competono. L’augurio è quello di vedere

dello Juventus Club Pino Caserta, della Federiciana Rugby e

un’impostazione propositiva, libera da inutili e piccole dia-

dell’Anspi, che però non partecipa a campionati agonistici.

tribe sugli spazi e gli orari a disposizione delle varie asso-

Le prime tre hanno la piena disponibilità della struttura,

ciazioni. PrimaVera Gioia 17


Pillole »»

»»

I mercatini dell’antiquariato rimangono solo su carta “Impulso alla città dal punto di vista commerciale, turistico e culturale”, sono queste le motivazioni che hanno spinto la giunta comunale ad adottare la delibera n°21 del 3/7/2012 che prevedeva l’organizzazione di un mercatino dell’antiquariato in Piazza Luca d’Andrano ogni sabato nei mesi di luglio e agosto. L’amministrazione aveva deciso anche di non pretendere il pagamento della TOSAP, il tributo per l’occupazione del suolo pubblico, dagli antiquari pugliesi che avessero deciso di “fare affari” sul suolo gioiese, tanta era la sicurezza di ricadute positive in termini commerciali, culturali e turistici derivanti dall’iniziativa. Sarà perché gli antiquari non reputano “appetibile” il mercato o sarà perché la medesima piazza è rimasta occupata da un palco per più di 15 giorni, fatto sta che nessun espositore ha varcato le porte della città. È legittimo allora chiedersi se sia possibile rimettere ad una tale iniziativa, per di più non riuscita, il rilancio commerciale, turistico e culturale di Gioia o se non siano auspicabili riforme programmatiche più incisive ed organiche, volte al rilancio globale della città attraverso una visione d’insieme e al recupero delle risorse “abbandonate”(centro storico, castello, scavi di Monte Sannace). “Conflitto di interessi” Uno dei principali mali che da sempre affligge la politica italiana, chiacchiericcio per i politici coinvolti e “ portatori sani” dello stesso, causa di ineleggibilità per l’opinione pubblica più accorta. Di seguito verrà riportata la definizione che dello stesso offre “Wikipedia, l’enciclopedia libera” sul suo portale web, in quanto ritenuta sufficientemente esaustiva del concetto e scevra da posizioni di parte,con il fine di permettere al lettore gioiese di trarre le più personali considerazioni sulle vicende politiche che interessano il nostro comune: “Si verifica un conflitto di interessi quando viene affidata un’alta responsabilità decisionale ad un soggetto che abbia interessi personali o professionali in conflitto con l’imparzialità richiesta da tale responsabilità, che può venire meno visti i propri interessi in causa. Il verificarsi di un conflitto non costituisce di per sé prova che siano state commesse scorrettezze, può tut-

18 PrimaVera Gioia

A cura di Alessadro De Rosa & Gianluca Martucci

tavia costituire un’agevolazione nel caso in cui si cerchi di influenzare il risultato di una decisione per trarne un beneficio. L’essere in conflitto di interessi ed abusare effettivamente della propria posizione restano però due aspetti distinti: un soggetto coinvolto, infatti, potrebbe non agire mai in modo improprio. Tuttavia un conflitto di interessi esiste a prescindere che ad esso segua una condotta impropria o meno.”

»»

Hop-Hop(e) è il titolo dell’esperienza vissuta dai ragazzi del centro giovanile Anspi di Gioia del Colle della Parrocchia di San Vito con il gruppo della “Zak”, corrispondente alla nostra Azione Cattolica, di Siggiewi (Malta). Una settimana colma di emozioni, quella dal 17 al 24 agosto, che ha visto i due gruppi uniti nello sport, quale strumento di crescita per la società attraverso i suoi sani valori come l’inclusione sociale, il divertimento, un’alimentazione genuina e il rispetto delle regole. L’avventura è stata soprattutto occasione per sperimentare la cittadinanza europea attiva: il rispetto dell’altro e l’accoglienza si sono rivelati, infatti, alla base della crescita culturale e sociale di tutti i partecipanti.


Agosto di forti emozioni q

Rosario Milano

È

trascorso un mese d’Agosto molto torrido. L’intera estate è stata caratterizzata da un caldo così asfissiante che anche gli amici africani fuggiti dal conflitto libico si lamentano ormai del clima di Gioia, più bollente dell’Africa in estate, fredda e innevata d’inverno. Il caldano d’Agosto ha ovviamente ridotto al nulla le attività amministrative, che, in questo periodo dell’anno, dovrebbero ricordarsi in qualche modo degli annoiati cittadini che le ferie non sanno neanche cosa siano, dei tanti lontani parenti di generazioni e generazioni di emigrati e dei giovani ‘fuoriusciti’ tornati per le ferie nella terra del sole, del mare e della piena disoccupazione, che sono solo di passaggio tra noi altri, eroici resistenti della provincia denuclearizzata. Eppure, anche per quest’anno, l’estate gioiese non è pervenuta. Di certo, la povera professoressa De Giorgi non poteva fare miracoli, nominata a ridosso dell’estate a gestire un plafond di pochi spiccioli, precedentemente decurtato a dovere dai mastini della spesa amministrativa, che sanno bene di poter attingere a piene mani ai capitoli di spesa della cultura per soddisfare qualunque esigenza (come, ad esempio, pagare le luminarie del santo patrono). Per fortuna, a salvare capre e cavoli, è giunto quello che da anni è divenuto l’evento principe dell’estate gioiese: la sagra della mozzarella. Non discutiamo il successo di pubblico, ma vorremmo piuttosto considerare i risultati rispetto agli obiettivi. L’etimologia della parola “sagra” rimanda al mondo del sacro. Ad essere celebrato durante queste feste popolari è il prodotto tipico, in quanto frutto dell’interazione secolare tra una comunità d’individui e il territorio che li ospita. In queste occasioni, non sono soltanto i prodotti ad essere realmente festeggiati ma è tutta la comunità (imprenditori, mastri casari, allevatori, trasportatori, commercianti e consumatori) che celebra la sua interezza, supera i contrasti e anestetizza il disagio sociale; anche se solo per poco tempo, l’individuo ricompone le fratture con il mondo umano e l’ambiente per mezzo della celebrazione del trascendente. Al contrario, nel nostro caso, la sagra si è involuta in una banale corsa alla vendita del prodotto. Lo scarso interesse per il coinvolgimento degli operatori del settore (davvero pochi i presenti in piazza) e della comunità, trasformata in banale consumatore, come se ci fosse realmente bisogno di una festa per gustare i nostri prodotti caseari, sminuisce la rilevanza antropologica dell’evento, che si trasforma in una kermesse squisitamente commerciale.

Giusto per polemizzare sugli eventi musicali di supporto all’evento: la sagra del prodotto tipico di Acquaviva delle Fonti è stata celebrata dalla performance di Max Gazzè; a noi sono toccate le Orme dei Pooh. A seguire, abbiamo potuto godere della performance di due perfetti sconosciuti venuti da chi sa dove per illuminare la notte di ferragosto. Nel mezzo, per i locali del paese, un tripudio di cover e tribute bands, sul modello delle Orme, perché è ormai chiaro che il falso sicuro è sempre meglio di una coraggiosa scelta d’innovazione imprenditoriale. Nel concludere, alcune note d’incoraggiamento. Da un lato, l’idea di trasformare il piazzale del castello normanno-svevo in una discoteca a cielo aperto: una scelta che lascia spazio a diverse interpretazioni critiche, ma che almeno ha il merito di avere portato a Gioia gente dai paesi limitrofi, invertendo il flusso che solitamente vede protagonisti i giovani compaesani alla ricerca della felicità, lontani dalla noia del colle. Dall’altro, avremo a giorni il Gioia Rock che ospiterà Bugo, un artista di portata nazionale che certamente porterà a Gioia tanti ragazzi della provincia, coniugando qualità e quantità, consentendo al nostro paese di rivendicare una timida presenza all’interno degli itinerari dell’estate pugliese. Ma a farmi ricordare quest’estate non saranno tanto gli spettacoli quanto la scomparsa di un uomo, un grande artigiano di questo paese che ci ha lasciato all’età di 86 anni il 13 agosto 2012. La storia di Benito Tateo è la storia di tanti altri artigiani, che portano avanti la loro anacronistica battaglia in questa economia post-industriale, dove non produciamo altro che servizi e dove ognuno si ritaglia un nuovo mestiere enunciando in sequenza, senza prendere fiato, tre o quattro parole in lingua inglese. Benito qualche allievo lo aveva e spero che almeno il geniale Dodo possa raccogliere parte dell’infinita eredità di questo maestro. Tuttavia, molti altri maestri scompariranno senza eredi, portandosi con sé quei segreti e quella Cultura, che avrebbero potuto arricchire nuove generazioni di frustrati inoccupati senza arte né parte. Se possiamo dunque offrire uno spunto a chi si occupa di cultura sul territorio, consigliamo di puntare con maggiore energia sul recupero della cultura popolare, sulla messa in produzione del valore intrinseco del territorio attraverso operazioni coraggiose ma poco costose, certamente meno spettacolari di una sagra di Paese con ospiti illustri come le Orme dei Pooh o il grande Marco Carta ….. a meno che, per il prossimo anno, non si pensi ad un grande artista: pensavamo ai Cugini di Campagna, ma anche Fiordaliso andrebbe bene. PrimaVera Gioia 19



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