Pubblicazione mensile d’informazione indipendente |free press
_Ottobre 2012.
Lebbrosario
Campagne
MobilitĂ sostenibile
La cura del rock
La strampalata gestione delle forniture gonfiate.
Pochi investimenti, tanto caos.
Discariche a cielo aperto e materiali pericolosi.
Intervista ai Railway and Dogs.
Direttore responsabile ed editoriale: Maria Cristina De Carlo Caporedattore: Maria Marmontelli Progetto grafico: Giuseppe Resta Pubblicità: info: 3489157655 | 3293646844 | 3889338124 Redazione: GiuseppeAquilino MariaCastellano LyubaCentrone AlessandroDeRosa EmanueleDonvito EnricoFebbraro GianniGalasso VanniLaGuardia FilippoLinzalata AntonioLosito MariaMarmontelli GianlucaMartucci RosarioMilano MarcoOrfino PasqualeParadiso GiuseppePugliese GiuseppeResta RobertaRizzi. Stampa: PressUp | Via LaSpezia, Ladispoli | Roma Editore: Associazione La PrimaVera Gioia | via Pio XXII 6 Gioia del Colle | Bari Sede Via De Deo 14, Gioia del Colle | Bari ©PrimaVera Gioia, 2012 Tutti i diritti sono riservati testata iscritta presso i Registri del Tribunale di Bari al Ruolo Generale 1505/2012 e al Registro di Stampa al n. 23
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INDICE 3 Ouverture 4
Dall’auto alla bicicetta
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Se la pianificazione ha un senso
7 Gridas
Ouverture COMUNICARE PER IN-FORMARE
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Il ricovero della truffa
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Celiberti sui servizi cimiteriali
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Nuove imprese
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Campagne = Discariche!
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La cura del rock
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Piscina & Promosport
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American dream
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Da qui se ne vanno tutti
Spesso si teme il confronto per non entrare in conflitto con la propria identità
Maria Cristina De Carlo / Direttore
FB/ MariaCristina.DeCarlo
P
er comprendere i meccanismi che guidano i processi della comunicazione oggi in politica, è necessario svestire questo concetto dai suoi valori e principi tradizionali. La politica nelle “polis” greche era un mezzo utilizzato per coordinare intere relazioni, soprattutto fra diversi ceti sociali, che erano necessarie al funzionamento della macchina amministrativa della Città. Quando viene meno la comunicazione, intesa come quello spazio di incontro, confronto e crescita, non si riesce più a creare (e a volte ad innestare) idee e concetti che andrebbero affrontati e discussi per il bene della Società. Sappiamo che la comunicazione si può sviluppare attraverso diversi linguaggi: da quelli analogici a quelli digitali. Tutti utili per raggiungere un determinato scopo. Trasferire informazioni attraverso un mezzo e un canale in modo da in-formare tutti i possibili destinatari dell’attività comunicativa. Ogni spazio (virtuale o reale) diventa quindi significativo per istaurare legami utili al confronto. Il gossip locale ha puntato i riflettori su una mancata “amicizia”
sul web, ma non bisogna sottovalutare quei “mancati confronti” avvenuti nei mesi successivi fra le diverse fazioni politiche che hanno solo detto e fatto parlare di sé, senza una concreta discussione con la controparte. Se qualcuno seguisse gli insegnamenti di Simmel, sicuramente non avrebbe paura del confronto. Questo a volte genera conflitti fra i diversi valori di appartenenza che, se giustamente analizzati, portano al rafforzamento del proprio sentimento di identità. Ma è utopico parlare oggi di appartenenze e identità politiche salde, soprattutto se vediamo i “balletti” e compromessi politici che hanno caratterizzato il nostro Paese nell’ultima tornata elettorale. Si va avanti per monologhi, perché la nostra politica è legata al servilismo e favoritismo. E’ necessario promettere e giungere a giusti compromessi per plasmare l’opinione pubblica. Oggi c’è chi spera che la politica si possa rivestire di quei valori che hanno fatto nascere, secoli fa, uno dei concetti più nobili della comunicazione.
Mobilità Mario d’Alessandro | FB/mario8543
mobilità sostenibile
E’ ormai noto che la non rappresenta certo, a differenza dei nostri cugini nordeuropei, la punta di diamante della nostra coscienza civica. Non è però difficile notare come, negli ultimi anni, ci sia stato nel nostro paese un costante e rilevante aumento nell’utilizzo della bicicletta. Tale fenomeno, dovuto sia ad una generale presa di coscienza dei vantaggi legati a questa sana abitudine sia all’aumento dei prezzi dei carburanti, ha indotto gli enti locali ad intraprendere una serie di iniziative mirate ad incentivare ancora di più questa tendenza. Prime fra tutte, quelle regionali a favore dei sistemi di trasporto integrati, ecologicamente e socialmente sostenibili, in linea con gli orientamenti strategici comunitari 2007-2013. Grande successo hanno riscosso progetti quali “Adotta una bici” e il protocollo d’intesa, stipulato con le società di trasporto regionale, per consentire il trasporto ferroviario gratuito delle biciclette su tutto il territorio (approfittatene!). Inutile sottolineare come l’impegno dell’amministrazione comunale a riguardo possa e debba essere rivolto principalmente alla predisposizione di piste ciclabili e ad una manutenzione ordinaria delle strade, per garantire sicurezza negli spostamenti sulle due ruote “sostenibili”. Tale materia è disciplinata dall’art. 208 del Codice della Strada che, così come modificato dalla legge 29/7/2010 n.120, predispone un vincolo di destinazione sul 50% dei proventi derivanti da sanzioni amministrative pecuniarie per violazioni previste dallo stesso Codice. Stando alla norma, tali proventi devono essere così destinati: “a) a interventi di sostituzione, ammodernamento, potenziamento, messa a norma e manutenzione della segnaletica delle strade di proprietà dell’ente; b) al potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale (...); c) Ad altre finalità connesse al miglioramento della sicurezza stradale, relative alla manutenzione delle strade di proprietà dell’ente, all’installazione, all’ammodernamento, al potenziamento, alla messa a norma e alla manutenzione delle 4 PrimaVera Gioia
barriere e alla sistemazione del manto stradale delle medesime strade, (...) a interventi per la sicurezza stradale a tutela degli utenti deboli, quali bambini, anziani, disabili, pedoni e ciclisti, (...) a misure di assistenza e di previdenza per il personale (...) e a interventi a favore della mobilità ciclistica”. Desterà quindi forse sorpresa nei ciclo-gioiesi, quotidianamente costretti ad improvvisarsi acrobati, se non vittime delle asperità della nostra pavimentazione urbana, scoprire che nel margine di discrezionalità lasciato dalla normativa nella valutazione delle priorità, la nostra amministrazione, con la delibera Nr. 25 del 31/3/2012, ha deciso di impiegare i fondi “vincolati” come segue: »» “a) interventi di sostituzione, di ammodernamento, di potenziamento, di messa a norma e di manutenzione della segnaletica delle strade di proprietà dell’ente: 25%; »» b) potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale, anche attraverso l’acquisto di automezzi, mezzi e attrezzature dei Corpi di polizia municipale: 25%; »» c) finanziamento del progetto finalizzato alla sicurezza urbana e stradale con il prolungamento dell’orario di servizio: 30%; »» d) assistenza e previdenza del personale del Corpo di Polizia Municipale: 20%”. A voi il giudizio.
Se la pianificazione ha un senso (di marcia) Antonio Losito
traffico
Facciamo un po’ il punto sulla situazione del di Gioia del Colle. Nel 2002 il comune decide di dotarsi di PGTU (Piano Generale di Traffico Urbano) su indicazione ministeriale.
Vengono rilevati i punti di incidentalità e due, fra quelli più importanti, vengono individuati su via R. Canudo e via G. Di Vittorio. Il Piano prevede di ridurre l’incidentalità, diminuendo e semplificando il flusso veicolare con la soppressione di alcune correnti di traffico (introduzione di alcuni sensi unici). Inoltre, con la realizzazione di nuove isole di traffico e la revisione di alcuni sensi di marcia in ingresso e in uscita, il piano intende sfruttare la capacità della circonvallazione ex statale 100 di distribuire il traffico extraurbano proveniente da nord verso i diversi accessi orientali, evitando l’addensamento dei flussi all’interno del paese. I successivi aggiornamenti del piano, redatti da tecnici vincitori di gare pubbliche, vengono da subito osteggiati da gruppi di cittadini, secondo cui l’introduzione dei sensi unici, specie quello in via Di Vittorio, sarebbe solo fonte di nuovi problemi per gli automobilisti. Ma il pomo della discordia, la doppia o la singola corsia, sembra allontanarsi dalla ragion pratica per approdare a ragioni ideologiche: da una parte, c’è chi si fa garante della voce del popolo (come se ce ne fosse una sola), dall’altra chi si attiene soltanto alle indicazioni degli esperti, che, per quanto valide sotto il profilo tecnico, sono formulate così super partes da essere criticabili in termini di scollamento dalla realtà e di
rappresentabilità di interessi terzi (nella dietrologia poi gli italiani sono estremamente colti). Una storia, insomma, che si ripete a tutti i livelli della politica, che rimbalza stancamente fra un populismo che ignora il concetto di democrazia rappresentativa e un tecnicismo spesso opaco per sua natura, che mette a volte in discussione la possibilità di una partecipazione attiva da parte di tutti. Tornando alla nostra breve cronistoria, il periodo intercorso fra il primo PGTU e la situazione attuale è un susseguirsi di aggiornamenti e proposte cittadine in tal senso, di raccolte di firme e mancate approvazioni da parte del consiglio comunale, di marce indietro e passi avanti degni del gambero più atletico, tutti fatti legati più o meno all’avvicendamento al vertice di Palazzo S. Domenico. L’ultimo capitolo della vicenda riguarda la decisione del commissario straordinario, nel marzo di quest’anno, di introdurre delle sperimentazioni aventi come oggetto alcune delle modifiche al traffico previste dal Piano vigente: tentativo abortito in seguito ad una nuova raccolta di firme. L’unico risultato tangibile della querelle? Gli automobilisti, da qualsiasi parte della barricata si trovino, sono tediati da questo
valzer dei sensi di marcia, sono quasi atterriti nel vedere nuovi segnali soffocati in buste di plastica, senza conoscerne l’identità o senza sapere se il simbolo intravisibile sarà o no quello definitivo. Se qualcuno si fosse messo in testa, poi, di proporre la realizzazione di un percorso ciclopedonale serio, dovrà di certo desistere per l’incertezza che incombe sull’intero sistema del traffico gioiese. Sistema già ingarbugliato da altre questioni, come quella della carenza di posti auto, oppure quella sul passaggio a livello e i sottopassi ferroviari, quella sulla pericolosità e l’anonimato di certe rotatorie. Sfide che tutti, amministratori e cittadini, dovrebbero affrontare -o almeno ce lo auguriamo-, sovvertendo la logica secondo cui il tempo dei tecnici e quello della partecipazione non possano coincidere. PrimaVera Gioia 5
Arte e conservazione
C Sos murales: un GRIDAS d’aiuto Maria Marmontelli | FB/maria.marmontelli.9
osa sarebbe il mondo senz’arte? E cosa fare quando mirabili esempi di street art (arte di strada) sono segnati dallo stesso destino di un paio di scarpe usa e getta, un po’ per difetto di fabbrica, un po’per scelta consapevole dell’artista, un po’per incuria di noi tutti? Un dubbio amle-
tico, suggerito dal pessimo stato di conservazione in cui versano alcuni murales realizzati a Gioia del Colle dall’associazione culturale GRIDAS di Napoli nel 1997, sotto la direzione di Felice Pignataro, definito da E. Gombrich “il più prolifico muralista del mondo”.
Cosa sarebbe il mondo senz’arte? E cosa fare quando mirabili esempi di street art (arte di strada) sono segnati dallo stesso destino di un paio di scarpe usa e getta, un po’ per difetto di fabbrica, un po’per scelta consapevole dell’artista, un po’per incuria di noi tutti? Un dubbio amletico, suggerito dal pessimo stato di conservazione in cui versano alcuni murales realizzati a Gioia del Colle dall’associazione cul-
ciazione culturale GRIDAS, Gruppo RIsveglio DAl Sonno, il cui nome prende spunto da una frase riportata in una delle incisioni della casa del pittore spagnolo Francisco Goya detta “quinta del sordo”: “el sueño de la razon produce monstros (il sonno della ragione produce mostri). Si è spento a Napoli nel 2004 per un tumore polmonare. nascono
Soprattutto per quel che riguarda il murales dal titolo “La corsa dell’umanità (in bicicletta) verso la fratellanza” in via Giovanni XXIII, lo stato di conservazione può definirsi pessimo: nella raffigurazione di una corsa in bicicletta cui partecipano un palestinese, un curdo, una donna dei paesi islamici, un indio dell’A-
turale GRIDAS di Napoli nel 1997, sotto la direzione di Felice Pignataro, definito da E. Gombrich “il più prolifico muralista del mondo”.
dall’idea di regalare un’identità colorata alle periferie anonime delle nostre città, coinvolgendo ragazzi e bambini nella decorazione di muri ed edifici pubblici, costruiti senza alcun criterio estetico e senza alcun rapporto di continuità formale con l’ambiente urbano circostante. In questo modo, GRIDAS tenta, da un lato, di capovolgere il luogo comune per cui le strutture pubbliche “non sono di nessuno” (e diventa perciò legittimo abbandonarle all’incuria), dall’altro di ribadire che appartengono
mazzonia, un pellerossa, ma anche un bambino sul triciclo, i volti delle figure umane sono stati irrimediabilmente compromessi dalla crescita di licheni, le cui radici sono penetrate al di sotto della superficie del murales, provocandone la caduta, soprattutto in corrispondenza dei volti. Per il resto, ci hanno pensato la friabilità del “tufo”, su cui è stato dipinto il murales, e l’azione degli agenti atmosferici a dare il colpo di grazia finale: i colori sono ormai spenti, slavati, spesso definitivamente persi.
Nato a Roma nel 1940 e cresciuto a Mola di Bari, Felice ha sfidato per una vita il degrado urbano e sociale di Scampia (periferia Nord di Napoli) a colpi di pennello e di oltre 200 murales, con l’obiettivo di scuotere le coscienze assopite. Fondò dunque, nel 1981, insieme a sua moglie Mirella La Magna ed altri, l’asso-
I
murales
di
GRIDAS
In questa pagina, da sinistra a destra: -mercato coperto di Gioia del Colle, particolare della fruttivendola dipinta nel 1997 da Felice Pignataro con i bambini. A fianco, la coppa, simbolo della nostra città, ricolma non di gioie ma di grappoli d’uva. Ultimo riquadro: Ufficio servizi sociali, via Arciprete Gatta, secondo piano. Particolare del drago sulla rampa di accesso. In basso a destra, s’intravede il simbolo di GRIDAS. Pagina successiva: il murales di via Giovanni XXIII in pessimo stato di conservazione; particolare di un volto compromesso dalla crescita dei licheni. Terzo riquadro: mercato coperto, dettaglio del tornio nella scena della vendemmia.
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a tutti ed è quindi nostro compito prendercene cura come cittadini.
Più confortante è, per fortuna, la situazione dei murales del mercato coperto, dove il distacco della pellicola pittorica è limitato a piccole aree ben circoscritte, ma da tenere comunque sotto controllo. Qui, un murales realizzato tempo prima dalla pittrice Mastromarino intitolato “Io, Klimt e Diego Rivera sullo stesso muro”, diede a Felice l’input per prose-
guire la decorazione dei contigui pannelli cementizi, inserendo un grosso tralcio di vite che introduce il tema della vendemmia. La bellezza di questo colorato insieme sta nella nonchalance con cui, dalla maestria profusa nella resa naturalistica degli uccelli sull’albero di klimtiana memoria, si passa alle pennellate genuine date dai bambini all’interno dei sapienti contorni tracciati da Felice.
trebbe non avere più senso domani. Ecco la ragione profonda che impedisce a GRIDAS di restaurare i murales di Felice. Piuttosto, i suoi collaboratori hanno preferito dedicargli un sito web ricco di aneddoti ed esperienze artistiche da lui vissute in giro per l’Italia (www.felicepignataro.it). Stando così le cose, che fare allora dinanzi all’inesorabile degrado di tale patrimonio umano e culturale? Credo che la risposta
generale, il compito dei posteri, invece, è probabilmente quello di non interferire con il naturale processo di degrado delle opere, in quanto veicolo grafico di un messaggio non immutabile ma in continua evoluzione.
Di quel che resta, invece, del ciclo pittorico realizzato da GRIDAS al secondo piano dei servizi sociali in via Arciprete Gatta, molto ben conservati sono solo i murales sulle pareti della rampa di accesso. Gli altri, che decoravano un ampio salone sempre al secondo piano, sono andati distrutti - quando ancora erano intatti - nel corso dei lavori di ristrutturazione dello stabile…
stia dal un lato nel rispetto della volontà e del pensiero artistico di Felice, dall’altro in una diversa riflessione metodologica sulla conservazione o meglio non conservazione della street art. In passato, infatti, artisti e committenti attuavano la loro precisa volontà di trasmettere le
Inquadra il codice per visitare direttamente il sito web
vanni XXIII, si potrebbe rendere omaggio al fondatore di GRIDAS, dipingendo un nuovo murales con temi più attuali su pannelli rimovibili da fissare sullo stesso muro (così da rimuoverli quando si saranno logorati e sostituirli con altri nuovi). L’occasione sarebbe propizia per far tornare GRIDAS a Gioia, coinvolgendo nuovamente le scuole a costo quasi zero per la comunità (sono richiesti solo il rimborso spese e l’acquisto dei materiali quali pennelli e pitture lavabili).
loro opere ai posteri attraverso una scelta accurata dei materiali pittorici e delle tecniche esecutive: i pigmenti erano della migliore qualità, i disegni pure, il tempo per eseguirli quasi mai tiranno. I posteri (anche noi) erano dunque investiti dell’obbligo morale di conservare adeguatamente quel patrimonio d’arte, fatto per durare nel tempo. Nel caso della street art e dell’arte effimera in
Le opere verrebbero documentate sia in itinere sia a conclusione del lavoro, per non perderne memoria, monitorarne lo stato di conservazione e stendere periodicamente una mano di fissativo sull’originale (sempre che nel frattempo il muro non si sia sgretolato). Allora sì che i cittadini gioiesi avrebbero finalmente un’occasione tangibile per riappropriarsi della loro città.
Che l’arte contemporanea sia spesso e volentieri arte dell’effimero è un dato di fatto anche nel caso dei murales di GRIDAS: Felice era consapevole della fragilità materica delle sue creazioni, così come sapeva che la loro durata, a causa delle intemperie, non avrebbe superato mediamente i quattro o cinque anni. Giustificava questa ineluttabile sorte dei suoi murales con la perdita di attualità del soggetto rappresentato al momento della loro creazione: ciò che ha senso oggi, po-
Sarebbe comunque bello e auspicabile riproporre il principio animatore dell’arte di Felice: lasciando intatto quanto ancora rimane dell’originale in via Gio-
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Politica sanitaria
Il Ricovero della Truffa Filippo Linzalata| FB/filippo.linzalata
C
iò che sta succedendo qui a Gioia del Colle è qualcosa che ha dell’inverosimile. Le ultime politiche sanitarie hanno portato in tutta la Puglia alla chiusura di numerosi nosocomi, in alcuni casi anche dei loro rispettivi servizi ambulatoriali e di pronto soccorso. C’è chi sostiene la causa a favore di una programmazione strategica degli enti sanitari sempre più concentrati in megastrutture, c’è chi invece pensa sia inopportuno e alquanto immorale essere privi di servizi di primo intervento, altri ancora la vedono semplicemente come un taglio allo spreco. Ben detto, taglio allo spreco. E così, mentre si verifica la chiusura dell’Ospedale Paradiso, forse uno dei pochi presenti sul ramo della trafficata Statale 100, un altro presidio sanitario sembra aver portato per anni e anni a una frode sproporzionata ai danni dei contribuenti pugliesi. Stiamo parlando della Colonia Hanseniana, distaccamento dell’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti, meglio conosciuta come “Il Lebbrosario”, sita nell’agro gioiese precisamente sulla strada provinciale che conduce a Matera. Come suggerisce il nome, trattasi di luogo di ricovero o isolamento per i malati di lebbra, patologia cronica e infettiva che colpisce, in modo anche invalidante, soprattutto la pelle e i nervi periferici. La struttura consta di tre palazzine a tre piani dotate di appartamenti, che servono a rendere indipendente il “soggiorno” dei pazienti. Fin qui tutto bene: dov’è allora la truffa? Beh, qui si potrebbero aprire varie discussioni, ma partiamo da dati statistici. In Italia, nonostante l’incidenza della malattia si sia ridotta del 90%, ancora oggi si verificano fenomeni di morbosità che, per fortuna, sono meglio trattabili rispetto al passato tanto da poter essere seguiti presso un normale nosocomio. Già questo è un punto a sfavore della presenza della struttura in veste di “lazzaretto”. Ma ora viene il bello. In seguito a un’inchiesta giornalistica de La Repubblica, sono emerse verità sconcertanti. La struttura di 300 posti letto ospita circa 29 pazienti, la cui età media è di 70 anni. Ci sono lucani, calabresi e pochi pugliesi, al cui servizio sono addirittura presenti settantanove, SETTANTANOVE dipendenti. Nel lebbrosario possiamo trovare
“ospita circa 29 pazienti, sono presenti 79 dipendenti”
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6 medici, 23 infermieri, 1 calzolaio, 1 sarta, 1 fisioterapista, 1 parrucchiere, 6 centralinisti (nonostante il centralino non sia più manuale), 1 barbiere, 3 autisti, 17 addetti alle pulizie, 1 caldaista, 1 elettricista, 3 suore lavoratrici, 6 cuochi (che su 600 pasti potenziali ne effettuano circa 15), 4 addetti alla lavanderia, 1 parroco a stipendio. Pare manchi solo il dog sitter. Le assurdità non finiscono qui. Infatti, sembra siano stati accertati illeciti finalizzati alla truffa aggravata ai danni della Regione Puglia, in quanto i bilanci della struttura sono stati gonfiati con spese eccessive e ingiustificate, come l’acquisto di derrate alimentari in quantità sproporzionate rispetto alle reali necessità dei pazienti o incompatibili con i loro reali bisogni nutritivi. Questi i dati per il triennio 2007-2010: 18 MILA litri di Birra, 6100 litri di Coca Cola, 1300 litri di Lemonsoda, 3100 litri di Fanta, 918 kg di biscotti, 1587 vasetti di marmellata, per una spesa di oltre 2 milioni di euro. Nei bilanci rientrerebbero anche acquisti di forniture mediche con un
prezzo gonfiato a dismisura, come nel caso dell’acquisto di pinze per un valore effettivo di 824 euro pagate addirittura dalla regione 84 mila euro! Questi conti non hanno convinto l’allora assessore alle politiche della salute Tommaso Fiore, il quale, con delibera di revoca, ha determinato lo sfratto dalla struttura che, sebbene chiusa sulla carta, è ancora funzionante, bloccando i pagamenti mensili della regione di circa 350 mila euro. Le indagini a seguire hanno portato al sequestro di 25 immobili e 11 fondi rustici riconducibili all’ente, del valore equiparabile a quello della frode e all’arresto di Saverio Vavalle, ex dirigente medico della struttura fino al 1999, e di Don Domenico Laddaga, rappresentante legale dell’ente ecclesiastico cui fa capo l’ospedale Miulli e dimessosi dopo lo scandalo. Entrambi agli arresti domiciliari, adesso revocati. Gli indagati nello scandalo fanno trapelare una verità tutta nuova. Gli amministratori dell’ente erano addirittura schiavi, vittime dei ricatti di un gruppo “di potere” formato da pazienti, i quali decidevano menù, quantità e qualità degli alimenti, oltre che far trasferire capo sala sgraditi e influenzare la nomina di primari. Sulla carta, pare addirittura che il menù giornaliero dei pazienti prevedesse 4 litri di acqua, 2 lattine di coca o di birra, 335 grammi di carne, 710 grammi di pane, 1.5 kg di frutta, 117 grammi di salumi, 332 grammi di formaggi, 368 grammi di pasta, 0.5, litri di latte, 1kg di verdura. Il nome di Don Domenico Laddaga ritorna prepotentemente nella cronaca “noir” dell’istituto, in quanto coinvol-
to nel 2009 in un tentativo di omicidio. A cercare di ucciderlo fu Roberto Giannico, dermatologo tarantino ed ex dirigente della colonia, licenziato da Laddaga per motivi disciplinari. Giannico infatti avrebbe falsificato i diari clinici di alcuni pazienti. Dopo il licenziamento, scatta la corsa alla vendetta che, in un primo momento, vede la denuncia delle condizioni di malasanità nel lebbrosario come prima riportate con relativo sperpero di denaro pubblico, falsi ricoveri e addirittura adozioni illegali di neonati, fatti risultare morti prima della nascita. Giannico prova un tentativo di estorsione, 1 milione e mezzo per il suo silenzio, al quale si contrappone l’offerta del religioso di 50 mila euro per ripagare l’interruzione del rapporto lavorativo senza preavviso. A questo punto, la situazione sfocia nel tentativo criminale di uccidere Laddaga, fortunatamente sventato dall’intervento preventivo delle forze dell’ordine. Tornando ai giorni d’oggi, i pazienti hanno parere discordante sulla questione. Alcuni affermano di essere stati costretti a rimanere nella struttura per continuare a dare un senso alla sua esistenza, altri invece la mettono sul piano etico-sociale per cui reintegrarsi nella società sembra una barriera invalicabile, motivo per cui preferiscono rimanere nella colonia. A giorni avremo il parere della magistratura, ma nel frattempo ci sembrano d’obbligo alcune considerazioni sul sistema che ha generato queste distorsioni. Il “lebbrosario” è tenuto in vita perché il Miulli, grazie alla sua equiparazione agli Enti di Rilevanza Nazionale, attinge ai fondi erogati dal Servizio Nazionale a favore di questi delicati e ‘rilevanti’ reparti. Più in generale, il Miulli, come altre strutture in Italia, beneficia al contempo sia dello status di ente ecclesiastico, dunque di ente privato, sia di struttura ospedaliera pubblica integrata all’interno del Sistema Sanitario. Grazie a questo paradosso, avvalendosi dei benefici concessi agli enti ecclesiastici, l’ente da anni gestisce in forma di ONLUS quel ramo speciale della struttura che è il lebbrosario, con tutti i vantaggi che ne derivano sul piano fiscale e contabile. In sostanza, all’origine dello spreco ci sono le solite coperture, i benefici concessi ai potentati di questo Paese, la solita giostra di benefici diffusi (infermieri, amici di amici, oleatori del sistema, ecc.) che fanno soprassedere a chi dovrebbe controllare e fanno tacere chi sa, almeno fino a quando non interviene la magistratura. Nel frattempo, chi non dispone dei benefici paga unicamente i costi, assieme ai tanti ammalati che il Sistema Sanitario non potrà più curare, dopo avere dispensato birra e coca cola a gogò. PrimaVera Gioia 11
Intervista
SERVIZI CIMITERIALI:
La parola aCeliberti Pasquale Paradiso | FB/pasquale.paradiso.50
R
iflettori ancora accesi sulla questione “Cimitero”. Il punto di vista del consigliere comunale Celiberti. Sig. Celiberti, parliamo anche con Lei di Project financing... Sostengo che il project financing possa agevolare il compito dell’amministrazione comunale nel garantire i servizi essenziali di cui la cittadinanza di Gioia del Colle necessita. Il project financing si sostituisce al Comune nella realizzazione e nella gestione di opere pubbliche. Parlando nello specifico della “gestione del cimitero”, vorrei contraddire alcune affermazioni rilasciate al vostro giornale dal prof. Vinci. E’ necessaria una breve cronistoria per inquadrare l’ar-
“il prezzo previsto per l’inumazione ammontava a € 120,00 a differenza di quello previsto dal regolamento comunale di € 140,00” gomento. Partiamo dalla situazione lasciata dal Commissario Straordinario, la Dott.ssa D’Abbicco, la quale ha triplicato i prezzi sui servizi cimiteriali. Inoltre i prezzi indicati nella bozza proposta dalla società “INEDIL S.a.s.” sono più bassi rispetto a quelli attualmente vigenti nel regolamento comunale. Facciamo un esempio: il prezzo previsto per l’inumazione ammontava a € 120,00 a differenza 12 PrimaVera Gioia
di quello previsto dal regolamento comunale di € 140,00. La società INEDIL Sas, come da convenzione, si era resa disponibile alla costruzione del nuovo cimitero, che avrebbe previsto anche un piano rialzato dove costruire nuovi loculi per un costo di circa due milioni di euro. Nel progetto figurava anche la possibilità da parte della società di effettuare operazioni di manutenzione (ordinaria e straordinaria) e di pulizia delle aree. Veniamo al tema loculi: qual era la situazione? Questo è un tasto dolente. Si passa dai 2150 euro previsti dalla proposta dell’INEDIL dove il loculo era concesso ai cittadini per un periodo di 60 anni a 2350 euro previsti dal regolamento comunale per un periodo di 35 anni. Quanti sono e come lavorano gli impiegati comunali addetti al servizio cimiteriale? Sono tre gli impiegati comunali che gestiscono i servizi cimiteriali: un custode e due operai. Questo è un numero che non può garantire l’efficienza dei lavori. Con il progetto di finanza, la situazione sarebbe mutata decisamente: la società INEDIL SAS avrebbe gestito i servizi cimiteriali, consentito al Comune di risparmiare sui costi di manutenzione e di pulizia. La società, inoltre, si impegnava ad assumere sei persone a tempo indeterminato.
Come mai il consiglio comunale dell’epoca non ha aderito a tale proposta pur essendo vantaggiosa per il Comune? E’ necessario fare una premessa, partendo dall’amministrazione Mastrovito che pubblicò il bando di progetto di finanza. Seguì l’aggiudicazione del progetto alla società “INEDIL S.a.s.”, durante il periodo del commissariamento di Palomba. Purtroppo, con l’amministrazione Longo, il progetto di finanza fu revocato dal Consiglio Comunale con delibera n. 67 del 20.10.2011. Di questa irragionevole decisione me ne faccio carico anch’io, poiché all’epoca rivestivo la carica di assessore e non sono riuscito a far capire i benefici
“Si passa da € 2150 previsti dalla proposta dell’INEDIL dove il loculo era concesso ai cittadini per un periodo di 60 anni a € 2350 previsti dal regolamento comunale per un periodo di 35 anni.” che il project financing offriva. L’unico che votò a favore fu Sergio Povia, all’epoca consigliere di minoranza. Gli altri consiglieri hanno alzato le “barricate”. Cosa significa il fatto che i consiglieri hanno alzate le barricate?
Con delibera n 6 datata al 21.03.2006, il Consiglio Comunale inserì all’interno del programma triennale delle opere pubbliche per il triennio 2006-2008, l’intervento relativo al restauro del cimitero documentale, considerando anche il completamento ed l’ampliamento del nuovo cimitero comunale. La società che presentò domanda di partecipazione al bando fu la INEDIL srl, dotata di tutti i requisiti previsti. La stessa società, presentò il 24.6.2010 l’ atto di diffida, con cui chiedeva al Comune di riconoscere alla proposta un pubblico interesse e conseguentemente indire una gara, ai sensi dell’art. 37-ter della legge n. 109/94, tra le proposte ritenute di pubblico interesse al fine di aggiudicare la relativa concessione. Il Comune quindi stabilì di non riconoscere di pubblico interesse la proposta presentata alla società “IN.EDIL S.r.l”.
gestione va ad intaccare pesantemente le poche risorse presenti nelle casse comunali. Queste scelte politiche producono delle conseguenze certe: il Comune avrà necessità di svariati milioni per la gestione del cimitero e sarà costretta a spremere con l’aumento di tasse (magari delle aliquote IMU). E’ possibile riaprire la discussione su questo tema?
Nel consiglio comunale tenutosi in data 20.10.2011, alcuni dei consiglieri comunali si astennero dal voto in quanto non intenzionati ad assumersi alcuna responsabilità. Altri consiglieri allestirono dei gazebo in via Roma per raccogliere firme, raccontando ai cittadini che “il Comune voleva dare il cimitero ai privati”. C’è stata, come vedete, una vera e propria demonizzazione della gestione privata del cimitero da parte soprattutto di quei consiglieri che, a mio parere, non hanno mai visto in quale
“L’unico che votò a favore fu Sergio Povia, all’epoca consigliere di minoranza. Gli altri consiglieri hanno alzato le barricate”
miserevole stato versa il cimitero. Bisognava invece chiarire le opportunità e soprattutto illustrare i benefici che il project financing offriva. Bisognava pensare che il medesimo progetto di finanza, sottoposto ad un serio controllo da parte dell’amministrazione comunale nelle persone dei dirigenti e dei funzionari, avrebbe consentito al Comune di garantire i servizi essenziali per la cittadinanza gioiese. Quali sono state le ragioni, secondo lei, di questa posizione assunta da molti? Per il Consiglio Comunale, il privato diventa un nemico da abbattere: è sinonimo di inefficienza e di speculazione. A differenza di comuni a noi vicini, quali Noci, Valenzano, Laterza dove la gestione dei servizi cimiteriali è da anni interamente affidata a privati, a Gioia del Colle si registra una controtendenza. Si tende a non privatizzare i settori pubblici la cui
Non credo che si possa fare molto, bisognava riaprire la discussione tempo fa. Ma nessuno l’ha fatto. Sostengo che a causa di questo succitato sentimento di sospetto nei confronti del privato, Gioia rimarrà una città ferma e non avvierà mai una politica di sviluppo.
Guarda il video dell’intervista collegandoti a http://youtu.be/ QWIVXh_jpSo oppure inquadra il QRcode qui accanto con il tuo smartphone.
PrimaVera Gioia 13
Nuove imprese
Inauguriamo in questo numero una rubrica che racconta storie di imprenditori gioiesi “giovani” che hanno voluto tramutare in realtà produttiva un’idea, un sogno, un’ambizione, radicandola sul nostro territorio. L’aggettivo “giovane” non ha una connotazione meramente anagrafica, “giovane” è un concittadino che si cimenta con entusiasmo in un’impresa inedita per la nostra realtà.
Roberta Rizzi | FB/roberta.rizzi.31
Ci descriveresti la tua attività? ExperiencePuglia propone itinerari turistici alla scoperta della Puglia, strutturati in visite guidate, percorsi eno-gastronomici, degustazione di vini in cantina. Seguo personalmente i turisti (100% stranieri, provenienti da Australia, USA, Canada, Nuova Zelanda) durante il loro soggiorno, interagisco con loro in ogni momento di quella che vuole essere “un’esperienza” di Puglia, dei suoi luoghi e dei suoi sapori. Con Nivò, inaugurata a dicembre 2011, voglio provare ad educare il consumatore locale ad una nuova cultura del vino, che non è un prodotto commerciale da enologi e sommelier, bensì una filosofia di vita; i vini che commercializzo sono vini naturali, di “vignaioli”, provenienti da tutta Italia, che rispettano sia il consumatore che il vitigno e la sua storia. Vuoi provare a spiegare ai nostri lettori come sia nato e abbia preso forma il tuo progetto? Il mio sogno era quello di un lavoro non meccanico, di un’attività che dovesse soddisfare la mia creatività. Ho avuto così l’intuizione che Internet potesse fungere da connessione tra la materia prima e il consumatore e che io, conoscendo l’inglese per passione, potessi fare da tramite. Ho iniziato a fare da intermediario per la commercializzazione di vini, anche all’estero; successivamente mi è venuta l’idea di abbinare il prodotto al territorio. Il mio primo sito Internet risale al 2004 e prevedeva 14 PrimaVera Gioia
un tour esclusivamente su Gioia del Colle: per me c’era tanto da mostrare nel mio paese. Quali strategie di marketing hai utilizzato per far conoscere la tua impresa? Il sito internet costituisce il fulcro della mia attività: durante la sua costruzione, ho studiato tutte quelle potevano essere le leggi del web per aumentarne la visibilità e l’efficacia; fondamentale è poi la versione in lingua inglese che ci fa conoscere in tutto il mondo. Quali sono le difficoltà che hai incontrato in questi anni? La difficoltà principale in cui mi sono imbattuto è rappresentata dalle istituzioni. Credevo che potessero appoggiarmi in quanto promotore di cultura, turismo ed anche business per Gioia, invece si finisce per rimanere bloccati dai loro tempi e dalla loro filosofia. L’Amministrazione Comunale dovrebbe confrontarsi con gli operatori del settore per capire quali siano veramente le esigenze dei turisti e quindi gli ambiti su cui intervenire per rilanciare questo tipo di attività. La nostra rubrica racconta nuove idee che fanno muovere un’attività, rimanendo su Gioia. Nel tuo caso i termini sono invertiti: sei riuscito a far diventare produttivo il territorio stesso. Io ho sempre creduto molto nelle potenzialità del territorio, ho cercato risorse da cui trarre profitto proprio intorno a me: ExperiencePuglia non esisterebbe senza la Puglia!
“Caritas”
Pasquale Paradiso | FB/pasquale.paradiso.50 Gianni Galasso | FB/gianni.galasso.3
Conosciamo, attraverso la testimonianza dei responsabili della Caritas, Caterina Falcone e Adriano Geramo, il ruolo che quest’ente ecclesiastico svolge all’interno della comunità gioiese. Cos’è la Caritas? La Caritas è l’organismo pastorale della CEI che promuove in primis la carità, ma anche i valori della legalità, della pace e della solidarietà nei confronti del prossimo, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo e della giustizia sociale. Com’è strutturata la Caritas a livello locale? La Caritas parrocchiale, formata da un gruppo di volontari, gestisce tre strutture: il Banco Alimenti “Canaa”, in via G. Di Vittorio; il Banco Guardaroba, sito presso la Scuola media Carano; l’Osservatorio, in via Sannazzaro. Infine vi è il servizio mensa “Il pane di tutti”. La Caritas cerca di provvedere ai bisogni della gente e, qualora non riesca a soddisfare una determinata richiesta, la inoltra al Centro d’ascolto. Dispone anche di un dormitorio da poco ristrutturato nei pressi del cimitero (ex casa del custode), con nove posti letto, occupati da cittadini sia stranieri che italiani. Operando in questo ambito, quanto senso di solidarietà è riscontrabile nella cittadinanza di Gioia del Colle? Negli anni passati, sicuramente c’erano più persone che portavano alimenti e vestiario; ora, sia per effetto della crisi, sia per l’accentuarsi dell’egoismo, la raccolta è più difficoltosa. Come si rapporta la Caritas con l’amministrazione comunale? L’unica struttura che ha un rapporto con le amministrazioni comunali è il Centro d’ascolto che, nei casi di grave indigenza, segnala il problema all’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Gioia del Colle che si fa carico dei bisogni della persona in difficoltà. Qualche organo vi aiuta nello svolgimento di questa, possiamo dirlo, “nobile missione”? Riceviamo un valido sostegno da Don Mario e dalla sua par-
Sociale
Caterina Falcone e Adriano Geramo raccontano la
L’intervista su youtu.be/S_WCMtWPIF8 rocchia, quella del Sacro Cuore di Gesù, che ha messo a nostra disposizione il locale dove provvediamo alla raccolta e alla distribuzione degli alimenti, inviati anche da alcune associazioni di Taranto. Se solo avessimo a disposizione un mezzo idoneo al trasporto di alimenti dalla città ionica, si potrebbe fare molto di più. È per questo che ci auguriamo davvero che qualcuno possa mettere a disposizione un furgone per far fronte a tale necessità, grazie anche a quest’intervista. Siamo inoltre aiutati da cittadini che, con veri e propri gesti di coraggio, si accollano i bisogni di persone in difficoltà, ospitandole in casa; altri affidano a queste persone mansioni private quali il riordino della propria abitazione, sebbene spesso e volentieri non ne abbiano un reale bisogno, e corrispondono loro del danaro per agevolare le loro condizioni. In tutta sincerità, riuscite a fare tutto da soli? Finora siamo otto persone, ma servono altri volontari. La nostra utopia è che il cittadino gioiese si apra di più agli altri, senza rinchiudersi nell’egoismo imperante. Qual è l’identikit del vero volontario? Il “vero” volontario deve essere disposto ad aiutare e a rischiare, deve essere sempre pronto a qualsiasi evenienza. Per il dormitorio, ad esempio, è necessario che ci sia ogni notte una persona che faccia da custode; per ora siamo in due ad alternarci. Naturalmente non possiamo scegliere la giornata o l’orario per svolgere questo compito. Si fa e basta. Questa esperienza vi segna sicuramente, giusto? Certamente. La gente straniera parla di sé, della cultura e della vita nel suo paese d’origine e dei problemi di ambientamento che ha nel nostro. Tutto questo ci arricchisce e ci spoglia delle sovrastrutture, dei cliché che c’impediscono di scoprire realtà che spesso nemmeno immaginiamo. Allo stesso modo siamo contenti quando un italiano si sfoga, parlandoci dei problemi che attanagliano la sua esistenza: ci rende partecipi della sua vita, facendoci sentire utili, importanti. PrimaVera Gioia 15
Ambiente
cumuli di eternit nei pressi del terzo chilometro strada provinciale per Noci
Alessandro De Rosa | FB/alessandro.derosa.161
“Ma possibile che il Comune non pulisca!”, “Ma come si fa, paghiamo ‘l’immondizia’ per avere questo schifo!”.
spesso dimenticata, ma per molti ancora modello di vita e di sostentamento economico.
Sono questi i tipici e reiterati sfoghi a cui il cittadino si lascia andare nel momento in cui avverte una carenza di pulizia negli spazi pubblici dove si svolge la sua vita in comunità, apostrofando severamente quelle che sono le mancanze dell’amministrazione o dell’azienda all’uopo preposta, che, di tanto in tanto, “dimenticano” di raccogliere i rifiuti solidi urbani.
Muretti a secco ai lati delle strade sotto i quali vengono “conferiti” impropriamente materiali di risulta di lavori edili, pneumatici di auto e di mezzi agricoli, servizi sanitari, elettrodomestici arrivati alla fine della loro esistenza e, dulcis in fundo, una copiosa quantità di lastre del ben più pericoloso eternit.
Ma se la città, dopo periodi di travaglio, riesce a mostrare di nuovo il suo lato pulito, altrettanto non può dirsi per le aree di campagna. Proprio quelle zone che, nell’immaginario collettivo, evocano l’idea di salubrità e di genuinità dei prodotti alimentari, sono invece utilizzate da irrispettosi e sudici cittadini come luogo di discarica. Zone dove sarebbe possibile fare passeggiate immersi nel verde, attività fisica lontani dallo smog cittadino, tour in bicicletta in mezzo a paesaggi bucolici, respirando l’aria di un passato non molto lontano, di una cultura contadina 16 PrimaVera Gioia
In questo caso, le esclamazioni o le imprecazioni di cittadini attenti e pronti a bacchettare chi non garantisce i loro diritti, andrebbero sicuramente meglio indirizzate. Non sarebbe giusto chiamare in causa le responsabilità dell’amministrazione, alla quale si potrebbe al massimo chiedere di ripulire un’ultima volta le campagne deturpate, bensì coloro che non riescono proprio a rispettare l’altrui proprietà come generalmente fanno con la propria, coloro che usano gli spazi comuni per disfarsi di materiali che andrebbero appositamente smaltiti perché alta-
mente nocivi per la salute pubblica di tutti. Conferire in discarica o rivolgersi ad una ditta autorizzata al trattamento o allo smaltimento di rifiuti speciali (atto volto ad evitare di cadere in sanzioni amministrative e pagare 619 euro di contravvenzione a causa della violazione del divieto di abbandono di rifiuti sancito dall’art. 50 del dlgs. 22 del 1997) è un atto di amore e di responsabilità verso la propria terra. Non solo. Anche di rispetto per il proprio vicino, verso cui “dovrebbe” valere da sempre la naturale norma del non fare ad altri ciò che non vuoi che ti sia fatto. Infine sarebbe un atto di rispetto nei confronti di quanti, con il sudore della propria fronte, mantengono in buono stato i luoghi che sono parte della comune cultura gioiese ed in più, coltivano prodotti di ottima qualità che giornalmente mandano poi sulle nostre tavole. Aver riportato a nuovo i meravigliosi e sempre più invidiati “pareti”, tipica tecnica di delimitazione della proprietà terriera, grazie ai fondi che la Comunità Europea e la Regione Puglia hanno messo a disposizione con il Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013, risulterà un vano e costoso spreco di denaro pubblico, se poi lo scenario che si dipanerà agli occhi dei visitatori delle nostre campagne sarà quello di una discarica a cielo aperto. E risulterà ancora più vano se Gioia non potrà mostrare altro volto, a chi in estate viene qui per turismo e per motivi di ricongiungimento familiare, se non quello di un Paese che non è in grado di rispettare se stesso. ponte della complanare della statale 100
PrimaVera Gioia 17
La Cura del RoCK Musica
INTERVISTA ALLA BAND GIOIESE DEI “RAILWAY AND DOGS” Vanni La Guardia | FB/vanni.laguardia
Presentate i Railway and Dogs ai lettori della “PrimaVera Gioia”: come nasce il progetto?
lesse uno e accompagnò il figlio alle nostre
Quali sono le vostre influenze e il vostro ge-
prove. Allora aveva 17 anni e con lui eseguiva-
abbiamo sempre ascoltato parecchia musica
nere?
mo cover di Jimi Hendrix e Led Zeppelin, cose
anni ‘70, che poi è diventata l’impronta comu-
Gualberto: I Railway and Dogs sono Alessan-
che ci portiamo dietro sin dalle origini.
ne, anche se filtrata da altri generi, come il
dro Sette (voce e chitarra), Daniele Pellicoro
Daniele: Non avevo mai pensato di scrivere
grunge e il garage, e spogliata della sua tipica
(chitarra), Gualbo Giandomenico (batteria)
brani inediti. Poi ci siamo trovati bene insie-
autocelebrazione strumentale.
e Vito Pellicoro (basso). Nascono nel 2005 a
me e abbiamo provato a fare qualcosa di no-
Quali sono state le esperienze più significa-
Gioia del Colle, anche se io, Daniele e Vito suo-
stro. All’inizio le nostre canzoni erano troppo
tive, ad oggi?
niamo insieme da quasi 15 anni. Agli esordi
influenzate dalle cover che eseguivamo, ecco
Gualberto: La pubblicazione del nostro primo
eseguivamo cover di vario genere, senza ci-
perché ora, con il nuovo album in lavorazione,
singolo, “Road to Rotterdam”, è stata fonda-
mentarci in brani inediti. Nel 2004 iniziammo
vogliamo tracciare una linea di separazione
mentale: nel 2007 fu scaricata migliaia di vol-
a comporre brani nostri hard-rock/blues ma
tra il passato ed il presente. Agli esordi, le in-
te da Myspace e ci permise di suonare in Pu-
senza voce. Nel 2005 decidemmo di diffon-
fluenze erano molto diverse: Gualberto ascol-
glia e Basilicata, portandoci anche all’Arè Rock
dere degli annunci nei negozi di musica, per
tava molta musica elettronica anni ‘80, Vito
Festival di Barletta. Allora avevamo quattro
trovare un cantante. Il padre di Alessandro ne
principalmente i Doors, io e Alessandro invece
pezzi nostri e completavamo il repertorio con
18 PrimaVera Gioia
alcune cover. La svolta è avvenuta nel 2010,
musica, soprattutto perché ora facciamo solo
con i più “celebri” esponenti dell’”olimpo”
con un primo demo che ci ha fatto suonare
brani inediti. Inoltre i live per noi sono mol-
della scena alternativa italiana suddetta: cre-
moltissimo durante l’estate di quell’anno, in
to importanti, perché siamo soprattutto una
dete esista una sorta di “cricca” senza i cui
cui l’esperienza che più ci è rimasta impressa,
band da jam, possiamo improvvisare per ore.
favori si suona poco e si è ai margini dei mass
per la risposta del pubblico e la qualità dell’or-
Nella registrazione in multitraccia, purtroppo,
media più significativi?
ganizzazione, è stata quella del Rock in Day di
non riusciamo mai a rendere questo approc-
Daniele: Penso di sì. Perché la musica do-
San Vito dei Normanni (BR). Da lì, siamo en-
cio, più consono al nostro sound e all’intera-
vrebbe essere differente dal resto? Per
trati nel circuito SUM Project dell’Università
zione istintiva tra noi.
esempio, quest’anno il contest per suonare
di Lecce.
Il vostro sound potrebbe avere terreno fertile
all’Heineken Jammin’ Festival, la cui gestione
Di cosa parlano i vostri testi?
all’estero, forse più ancora che in Italia: sa-
era affidata a Rock TV che si dichiara promo-
Gualberto: All’inizio i testi erano in inglese,
reste disposti ad emigrare, lasciando amici,
trice della musica indipendente, è stato vin-
scritti soprattutto da Vito e Alessandro, ed
famiglie, lavoro, fidanzate, pur di inseguire il
to dai NoMoreSpeech, la cui cantante è una
erano disimpegnati, trattando di argomenti
vostro sogno?
presentatrice proprio di Rock TV! Noi ormai
come il poker, l’alcol, il sesso. Attualmente
Daniele: Assolutamente sì!!!
a contest del genere non partecipiamo più. E
sono tutti in italiano e il lavoro sul testo è
Gualberto: Nel gruppo io e Vito siamo “siste-
stiamo parlando di Rock TV, non di X Factor!
più mirato, basta pensare al brano “Rabbia”
mati”, a livello sentimentale e lavorativo. Ab-
La maggior parte delle band di un certo livello
incluso nella compilation “Rockerella”: parla
biamo sempre detto agli altri che, se per ipo-
scendono a compromessi. Se vogliamo dire
essenzialmente di uno stato d’animo. Inoltre
tesi ci sarà da fare un tour in USA, saremmo
grazie a qualcuno, siamo liberi di farlo ma non
stiamo musicando alcune poesie scritte da
disposti a far andare avanti la band con dei
vogliamo sentirci in dovere di farlo.
Vito e pubblicate nel libro “Riflessioni di una
sostituti, facendo un passo indietro. Non fa-
Gualberto: Parliamo di una band, quella dei
mente parallela”.
remmo mai morire il progetto a causa di una
NoMoreSpeech, che non ha nulla di origina-
Come ci si sente ad essere una band emer-
moglie che non vuole: sarebbe assurdo.
le, approssimativa anche nella pronuncia in
gente in Puglia, regione ormai da molti vista
Cosa vi aspettate dalla pubblicazione del vo-
inglese!
come un punto di riferimento, direi trans-
stro primo vero e proprio album e in che modo
Un giovane musicista, per potersi affermare
nazionale?
ne state curando il lancio promozionale?
nel 2012, ha più bisogno di essere metodico,
Daniele: Le possibilità ci sono ma noi non
Daniele: Niente, se non la grande curiosità di
concentrato e deciso oppure folle, sregolato
abbiamo un gran parametro di raffronto con
capire se ci sarà una reazione, positiva o ne-
ed inquieto?
altri posti ed altre regioni.
gativa che sia.
Gualberto: Ritengo che non si può partire dal
Gualberto: Sì ma si tratta di possibilità solo
Gualberto: Tieni conto che ce ne stiamo alta-
suonare come Kurt Cobain, se non si conosce
sulla carta, considerando che, per esempio,
mente fregando di consigli “commerciali” del
nemmeno da dove viene. Un artista può an-
attorno a Puglia Sound gravitano sempre le
tipo “dovreste cantare in inglese”, “dovreste
che essere sregolato ma alle spalle ci deve
stesse band. L’unica arma che abbiamo è la
accorciare il brano”...
essere lo studio, non solo tecnico sullo stru-
qualità del nostro prodotto.
Daniele: Non abbiamo un contratto ma alme-
mento ma personale. Noto troppo divismo
Quante volte vi siete chiesti “chi ce lo fa
no siamo liberi!
tra gli adolescenti (in realtà non solo tra gli
fare”? E perché lo fate?
Gualberto: L’aspetto promozionale signifi-
adolescenti...) ma non sanno neanche chi ha
Daniele: Tante volte! Un gruppo di amatori
ca autopromozione. Stiamo pensando per la
inventato la rullata! Se non studi, non sai chi
incontra molte più difficoltà che soddisfa-
prima volta ad un videoclip. Abbiamo lanciato
sei e da dove vieni, non otterrai mai una vera
zioni. Ma abbiamo un bisogno interiore di
“Rabbia” sulla compilation “Rockerella”: do-
innovazione.
fare quello che facciamo. Nonostante tante
vrebbe essere il nostro futuro singolo, perché
Cosa vi unisce maggiormente?
bastonate siamo fiduciosi perché ogni tanto
sta avendo ottimi riscontri. Poi punteremo
Daniele: La passione per la musica e una lun-
raccogliamo bei risultati. E poi vogliamo far
sui live, sempre problematici, e sulla promo-
ga amicizia, oltre che legami familiari (Vito è
uscire questo primo album per mettere un
zione radiofonica, anche questa difficilissima.
mio cugino!).
punto, per noi stessi, anche solo per ascoltar-
Personalmente spero di organizzare qualche
Perché secondo voi il pubblico più affezionato
ci il nostro cd!
show case in situazioni particolari. Cerchiamo
spesso considera l’evoluzione, direi fisiologi-
Quanto è importante per voi la dimensione
qualcuno che ci dia una mano, per evitare di
ca, di un artista, come una forma di “tradi-
live?
aggiungere un ennesimo impegno alla musi-
mento”?
Gualberto: Abbiamo fatto una scelta di stret-
ca. C’era un’agenzia di booking e ufficio stam-
Daniele: Perché gli “zoccoli duri”, in quanto
ta cernita sui live, a costo di suonare pochis-
pa a Bari, con cui avevamo contatti ma, per
estremisti, sono una cosa a parte e non rap-
sime volte l’anno. Rifiutiamo a priori concerti
motivi vari, hanno interrotto l’attività.
presentano il pubblico di un artista. Quando
in pizzerie o bar, perché la risposta del pub-
Veniamo a questo fantomatico mondo “in-
resti folgorato da un pezzo, vuoi sentire solo
blico è un’illusione e il “bravi” è una cazzata.
die”: Moltheni ha dichiarato che tutti gli
quello! E’ come con una donna, ti innamori
La gente in pizzeria vuole mangiare, prova fa-
artisti della scena alternativa italiana che
quando ha 20 anni e un fisico stupendo, non
stidio per la musica. Così come non accettia-
credono di essere immacolati sono gonfi di
vorresti vederla invecchiare! Ma le persone
mo inviti a feste di piazza o sagre, perché alla
narcisismo e pochezza, Paolo Archetti Mae-
ogni giorno vivono e cambiano. In tutto que-
gente non frega niente della musica.
stri degli Yo Yo Mundi che è più facile collabo-
sto c’è una forma di gelosia e anche di egoi-
Daniele: E’ una scelta consapevole. Sceglia-
rare con Steve Wickam (violinista che ha col-
smo.
mo solo posti dove la gente vuole ascoltare la
laborato con U2, Bob Dylan, Elvis Costello) che
Premettendo che, a mio modesto parere, il PrimaVera Gioia 19
web “applicato” alla musica forse finalmen-
contribuito a far sì che i ragazzi nascano oggi
più in linea con la musica che stiamo facendo,
te spazzerà via major-dinosauri e “rockstar”
con l’idea che la musica debba essere gratis,
ne aumenta il valore ma la distribuzione è più
patinate, lasciando spazio all’”artigianato
ignorando il lavoro di migliaia di persone,
limitata e i costi sono troppo alti.
del pensiero”, per cui il musicista dovrà la-
nonché gli investimenti che, di questo passo,
Salutate come desiderate i lettori della Pri-
vorare sodo per conquistare piccole nicchie,
finiranno altrove.
maVera Gioia.
promuoversi costantemente, mantenere i
Gualberto: Cambieremo il rapporto con il web
Gualberto: Spero che i lettori sforzino il cer-
contatti con gli appassionati e far quadrare
che c’è stato fino ad ora. Non faremo scari-
vello e cerchino, attraverso il web, di ascolta-
i conti tra dignitosi cachet,
re tanta musica per fare
donazioni per free-download,
scoperte interessanti, tra
acquisti d’impulso dei propri
tanta merda. Non è detto
cd/spillette/magliette
alla
che Ligabue e Vasco Ros-
fine dei concerti, cosa pensate
si debbano essere i mi-
del rapporto tra web e musi-
gliori rocker italiani solo
ca? Riconoscete più minacce o
perché hanno milioni di
opportunità?
fan! Seguiteci anche su
Gualberto: Al momento vedo
internet, il nostro sito è
solo opportunità, purché non
www.railwayanddogs.it e
ci si sputtani. Su web esisto-
cercateci su facebook!
no i canali giusti per inserir-
Daniele: Se la gente ha
si. A noi non interessa se ci
carenze di rock, il nostro
ascoltano 10 o 100.000 per-
futuro cd potrebbe cu-
sone, non abbiamo problemi
rarle!
a rendere disponibile il nostro singolo in download gratuito. Non temete di finire preda della bramosia
care tutto l’album, questo peraltro ci farebbe
bulimica di archivisti non ascoltatori? Costo-
perdere serietà. L’album è il nostro “biglietto
ro sono le stesse persone che, magari, pre-
da visita” per trovare serate dal vivo: è questo
tendono che i loro dischi vengano acquistati
il vero obiettivo. Avevamo pensato anche ad
o scaricati a pagamento ma in realtà hanno
una produzione in vinile, perché l’analogico è
PISCINA & PROMOSPORT. Enrico Febbraro
È noto ormai a tutti che il comune di Gioia del Colle con determinazione dirigenziale del 31/08/2012 ha revocato la concessione e quindi la gestione della piscina alla Promosport ssd . Tale concessione era addirittura trentennale e inoltre nell’accordo era previsto anche un contributo pubblico di 40.000 € annui per fini di utilità sociale cioè per permettere alle scolaresche gioiesi e ai più disagiati di usufruire dei servizi della struttura. Tale determinazione ha fatto dissolvere ogni diritto del gestore sulla struttura ma la polemica è stata vibrante ed ha appassionato utenti e non della piscina. Il Comune per cercare di mantenere la continuità del servizio ha immediatamente predisposto un nuovo bando e l’ associazione temporanea di imprese (ATI) tra Gp Modugno e XP sporting Bari si è aggiudicata l’assegnazione temporanea della struttura (1 solo anno). In attesa della ripresa dell’attività diamo conto brevemente della questione principale cioè il motivo della revoca della concessione: a quanto pare il gestore avrebbe accumulato debiti sia verso l’ente finanziatore (rate del mutuo non pagate) e sia debiti verso fornitori di servizi vari. Tale situazione ha spinto l’amministrazione a prendere questa importante decisione. La replica del gestore non si è fatta attendere ed un manifesto prontamente affisso in giro per la città adduceva le ragioni dello stesso: in particolare si poneva l’accento sull’impatto occupazionale per via dello stop di tutte le collaborazioni e sulla perdita d’immagine ed economica per tutta la comunità che sarebbe stata causata dalla chiusura. Voci ben informate ci dicono che, per fortuna, molti degli istruttori di nuoto si siano già ricollocati presso altre strutture e che già un paio di anni fa il gestore aveva comunque operato una corposa revisione dei suoi collaboratori. In definitiva rimane la necessità per tutta la cittadinanza di sapere effettivamente come sono andate le cose e se c’è stato delle sperpero di danaro pubblico che questo venga oppurtunamente evidenziato.
Cinema
Classe 1979. Professione: film maker. Il suo nome è Gianluca Sportelli, regista e collaboratore di numerosi progetti cinematografici. Nel 2005, viene ammesso al Centro Sperimentale di Cinematografia presso il quale si diploma in regia. E’ un gioiese doc. Conosciamolo meglio con questa intervista.
come me, sono come la Ferrari per un piccolo
La comicità per me è la chiave, il passe-par-
meccanico di provincia. Il luogo dove si lavora
tout per dire quello che non si potrebbe dire.
Quando e come è nato il tuo amore per la
al meglio, al top delle possibilità, con una pro-
E’ il mio modo per sovvertire gli schemi e mo-
“Settima Arte”?
fessionalità altissima.
strare la verità.
Non lo so. Ho sempre adorato raccontare sto-
Sono rimasto impressionato dall’organiz-
Non sono uno che ama le battute, ma vado
rie. Da ragazzino, lo facevo cantando canzoni.
zazione che ha al suo interno la Universal.
matto per le storie inventate, perché posso
Poi, ad un certo punto, ho scoperto la forza
E’ sorprendente come si muove l’industria
rivelare la realtà.
delle immagini in movimento. Sicuramente
cinematografica, quella che produce grandi
“Il bando” ha vinto il Premio Puglia Show, è
sono stati fondamentali l’esperienza fatta a
film, con grandi budget per un pubblico va-
stato anche insignito del Premio Nazionale
Bologna durante gli anni dell’Università, gli
stissimo.
del Cortometraggio e del Premio Augustus
amici del Dams e il cinema Lumiere.
Poi Los Angeles per me resta un non-luogo
Color. La motivazione era la seguente: “Per lo
Il tuo primo corto, “Ti aspettavo Companero”,
meraviglioso. Ho comprato tantissimi vinili
sguardo rivolto completamente verso la pas-
si ispira chiaramente al western all’italiana
funk e soul a pochi soldi! Questo mi è rimasto
sione per il cinema come mestiere. Per la sua
e a Sergio Leone. Puoi raccontarci qualche
sicuramente. God bless America!
ironia, l’originalità con la quale mantiene viva
aneddoto legato al film e spiegarci quanto
A quali esempi mondiali in termini di cinema-
la memoria dei grandi personaggi del passa-
determinante sia stato per la tua futura cre-
tografia guardi e cosa ami di più del cinema
to. Espressi attraverso una straordinaria e
scita professionale?
italiano e di quello americano? In quali pe-
divertente sintonia tra gli attori protagoni-
Premessa: è stato il mio primo cortometrag-
culiarità questi due paesi differiscono nella
sti”. Come è nata questa idea originale e quali
gio come regista “solo”, perché avevo già rea-
scelta del prodotto cinematografico?
sono stati i criteri di scelta degli attori, a parte
lizzato dei piccoli corti in co-regia.
Ti rispondo così: mi piace Sorrentino per la
la verosimiglianza con i grandi del passato?
E’ un lavoro che mi ha insegnato molto ed è
grande personalità, amo Van Sant per la sen-
L’idea è nata per gioco con Pierpaolo Verga, al
stato determinante per alcuni versi. Prima
sibilità. Considero un genio P.T. Anderson per
quale va l’intuizione primordiale della storia.
di allora, non avevo mai usato un carrello, ad
la regia. Vado matto per Ocean’s eleven, twel-
Eravamo ad un bar, facevamo brainstorming
esempio. Ricordo l’eccitazione perché potevo
ve e thirteen! E poi il sogno della mia vita è
e lui ha tirato fuori l’idea che nella storia do-
“giocare con un giocattolo nuovo”. Per la pri-
fare un film con Gabriella Pescucci ai costumi,
vevo andare in Paradiso. Ci siamo messi a
ma volta potevo muovere dolcemente la te-
magari prodotto da Scott Rudin!
ridere, sapevamo fosse assurda come cosa,
lecamera: bellissimo! La storia deve tutto a
Il cinema che mi influenza realmente in que-
soprattutto per un bando pubblico…ma poi
“Giù la testa” di Sergio Leone, film che per me
sto periodo è quello bello, non mi ha mai inte-
ci siamo messi a ridere di nuovo e abbiamo
è un capolavoro, attuale e contemporaneo. Il
ressato il cinema brutto.
detto che era l’idea giusta.
racconto dell’amicizia tra Juan e Sean è ma-
“We live in on a higher civilization from this
Sapevo che il corto si sarebbe retto grazie
gnifico! Mi è venuta voglia di rivederlo.
day on”. Il corto “La Diabolica invenzione
agli attori, ai protagonisti delle interviste.
Con il corto “La famiglia Starnazza”, hai vin-
del Dottor S” è ispirato in maniera ironico-
Scegliere non è stato molto difficile, perché
to il “Cinemaster Studio Universal”. Ciò ti ha
parodistica ad Alfred Soutwick, dentista in-
volevo “cambiare” la realtà e quindi mi sono
permesso di frequentare per 15 giorni a Los
ventore della sedia elettrica. Citando Fellini,
permesso in alcuni casi di trasgredire il prin-
Angeles uno stage formativo negli studi della
“comico è nel senso della commedia, cioè del
cipio della verosimiglianza. Però da subito ho
Universal. Cosa ricordi con più piacere di que-
dramma comune, umano, umoristico, risibile,
immaginato Modugno come Dino Abbrescia.
sta esperienza e cosa ti è rimasto del cuore
addirittura buffonesco, vissuto senza coturni
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
pulsante di Los Angeles?
ai piedi”. Che cos’è per Gianluca Sportelli la
Ho appena finito di scrivere un film. Speriamo
Hollywood, gli Studios, per un giovane regista
comicità?
bene!
Maria Castellano | FB/maria.castellano.5
PrimaVera Gioia 21
Pillole »»
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IMU, via agli aumenti. In riferimento alla deliberazione commissariale N. 62 del 4.5.2012, il consiglio comunale ha approvato un nuovo regolamento per l’applicazione dell’imposta municipale propria “IMU”, modificandone le relative aliquote con esecutività immediata. Le aliquote introdotte sono 0.5 % (da 0.4 %) per l’abitazione principale e 1.06% (da 0.76%) per gli altri fabbricati. Del gettito fiscale ricavato, il 50% è destinato alle casse centrali mentre il restante 50% va al comune, cui rimane il diritto di variare, mediante approvazione in consiglio comunale, le aliquote base che sono 0.4% per l’abitazione principale (modificabile dello 0.2% in aumento o diminuzione) e 0.76% per i restanti casi (modificabili da 0.46% a 1.06%).
Il consiglio comunale a casa! E’ da oggi possibile, finalmente, seguire il consiglio comunale comodamente davanti a un pc. Il servizio prevede una diretta audio dell’evento, cui si potrà accedere collegandosi al sito istituzionale del comune di Gioia del Colle e selezionando dal menù Area Media la voce Canale Video. Questo il link: http://www.comune.gioiadelcolle.ba.it/cms/area_media/canale_video
22 PrimaVera Gioia
A cura di Filippo Linzalata
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Trashware? Lunga vita al tuo vecchio Pc! Trashware è un termine inglese che indica la pratica di recuperare hardware obsoleti (monitor, pc, tastiere, casse audio, mouse, fotocamera…), cui restituire un’utilità informatica. E’ possibile conferire la componentistica , purché funzionante, presso il Laboratorio Urbano Bandeàpart di Gioia del Colle in Via Arciprete Gatta 33, il lunedì , mercoledì e venerdì dalle ore 18.00 fino alle ore 20.00, grazie all’iniziativa promossa dal WWF Gioia Acquaviva Santeramo in collaborazione con il Circolo Arci Lebowski. Una volta assemblati, i “nuovi” personal computer verranno donati a giovani studenti che ne necessitano in un ottica di ridimensionamento del fenomeno di “divario digitale” tra chi è alfabeticamente informatizzato e chi ancora non lo è.
Da qui se ne vanno tutti... q Rosario Milano
N
on mi ritengo un iconoclasta e non mi appassionano le citazioni. Tuttavia, in questi miei scritti disordinati e senza ambizioni, mi concedo spesso il lusso di citare titoli di canzoni, libri, film, etc. In questa occasione, mi piace citare Michele Salvemini da Molfetta, in arte Caparezza, che ha dato voce a un concetto piuttosto noto a noi, ‘ciovani’ e meno ‘ciovani’, della ridente Puglia. Malgrado gli sforzi lodevoli del poeta-presidente Nichi, l’emorragia non si arresta. Se dovessi analizzare in termini statistici tale fenomeno, come caso-studio utilizzerei la mia comitiva (o, se vi sentite anglofoni, crew): di 10 componenti ne sono rimasti 3. Ovviamente, ci sono dei distinguo; non tutti scappano, molti hanno nel proprio DNA il viaggio e la scoperta. Il problema non è partire, ma essere costretti a farlo: ci sentiamo stanchi di vivere in un posto dove niente sembra seguire i principi della ragione, tutto è più difficile che altrove, dove cerchiamo meritocrazia e invece otteniamo gerontocrazia. Per chi parte è praticamente impossibile ritornare, perché, una volta visto il mondo oltre le colonne d’Ercole, non è possibile riabituarsi a vivere in un mondo che funziona al contrario. In definitiva, questo stillicidio alimenta un circolo vizioso che fa di questo posto, abitualmente chiamato Gioia del Colle, un luogo sempre più povero soprattutto dal punto di vista dei rapporti umani. Ci sono anche quelli stoici, che restano malgrado tutto. Un po’ mammone e un po’ romantico, decidi di restare, con l’inconveniente di dovere assorbire, a intervalli stagionali, le fantastiche storie degli avventurieri che tornano nella provincia a sciorinare la propria esperienza fuori terra. A volte restare logora più della nostalgia e delle difficoltà legate alla partenza, ma cerchi di non pensarci e ti sforzi di arricchire la tua quotidianità. Il rifiuto dell’emigrazione forzata induce a cercare delle alternative alla TV, e allora cerchi di fare come hanno fatto alcuni giovani gioiesi, i quali hanno pensato di portare da noi uno sport anglosassone che in precedenza praticavano a Santeramo del Colle (si badi bene, non a Edimburgo, Cardiff o Londra, ma a Santeramo). Un’idea affascinante che mi ha colpito perché appassionato della disciplina, perché mi consentiva di scaricare la frustrazione, perché era
una novità per un paese malato di piattezza, perché avrebbe potuto garantire un’opzione in più, avrebbe arricchito il territorio, insomma, quello che per i liberaldemocratici è pluralismo. Tuttavia, con amarezza, apprendi che non lo puoi fare. Una squadra di rugby a Gioia del Colle non è sostenibile, perché il campo sportivo comunale è stato costruito per giocare a calcio, il calcio viene praticato da più tempo, dunque, ha la prerogativa, mentre il rugby rovina il manto di gioco, il rugby è pericoloso etc. La quasi totalità delle argomentazioni utilizzate per giustificare l’ostruzionismo e la discriminazione che colpisce questa allegra banda di 60 tesserati, sarebbero facilmente controvertibili in un Paese normale, non in questo. Non m’interessa affrontare il problema da un punto di vista istituzionale, tecnico o giuridico, non m’interessa parlare ancora di questa faccenda. Considerata la quantità di problematiche legate al vivere quotidiano di migliaia di miei concittadini, appare assurdo tornare sull’argomento. Tuttavia, ci sono alcuni aspetti che emergono da questa vicenda e che costituiscono un paradigma della vita in questa cittadina, nonché della vita nel Bel Paese. L’arretratezza di questi posti non è determinata solo dalle variabili economiche; il problema è di vivere in un posto dove non contano né Cartesio né i Diritti positivi. Da queste parti contano di più gli status e lo status quo. L’unico principio universalmente valido è quello delle posizioni acquisite, dei diritti storici e delle amicizie che contano. Come nella giungla, a dominare il panorama è l’affermazione della supremazia simbolica. L’importante è negare il diritto altrui a disporre degli spazi pubblici, un po’ come il vicino che si lamenta per i rumori di un pub in centro o di ragazzi che suonano la chitarra: non importa se realmente ciò infastidisce, la questione è che qualcuno ritiene di essere depositario di un diritto assoluto, anche se l’oggetto di questo diritto è uno spazio pubblico. L’importante è affermare la propria supremazia, far emergere il proprio ego, con buona pace della socialità e del diritto all’aggregazione da parte di una compagine di dilettanti allo sbaraglio. Allora, cari amici miei, non ci resta che emigrare; portiamo via questa squadra e lasciamoci alle spalle questo paese...del resto, emigrare da Gioia a Turi non è peggio che andare a insegnare Storia a Tirana. PrimaVera Gioia 23
Via Dante, 80