PrimaVera Gioia MAR 2013 - N.08

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Pubblicazione mensile d’informazione indipendente |free press

_Marzo 2013.


Copertina: Liberamente tratta dalla locandina di TheWay of the Dragon con Bruce Lee

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Ouverture PARLIAMO DI POLITICA il dopo elezioni

INDICE 3 Ouverture 4

Ufficio Tributi

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Quando tornerai

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Fogna bianca

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Elezioni a Gioia

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Non solo libri

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Dal matto al mondo

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Fedeli alla linea

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Convention Prodigio

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Anagrafe patrimoniale

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La mia generazione ha perso

Maria Cristina De Carlo / Direttore

FB/ MariaCristina.DeCarlo

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veri vincitori della scorsa campagna elettorale sono stati i giovani che fra ideali o false illusioni, sono tornati a parlare di politica. Per molti di loro è stata una ”prima volta”. Ma poco importa. Il dialogo che in questi mesi si è instaurato nei circoli, nelle piazze e soprattutto sui network si traduce in una voglia di cambiamento da parte di chi è stanco della vecchia politica e da parte di chi crede ancora nei vecchi ideali. La destra e la sinistra esistono, è inutile negarlo. Esistono valori che di fatto hanno portato in questi anni a schierarsi da una parte piuttosto che da un’altra determinando così le coalizioni e le alleanze che si sono identificate nel tempo dietro un simbolo di partito. Queste ultime hanno deciso di rimettersi in piedi dopo lo ”tsunami” Grillo che fra comizi in piazza e studi ben pianificati dal signor Casaleggio, ha dato una scossa a quei, come molti li definiscono, vecchi della politica. La politica, più volte l’ho scritto anche nei miei precedenti editoriali, è sinonimo di dialogo che si pone come obiettivo il cambiamento. Non credo nelle “tabula rasa” che portano tutto a zero e ricostruiscono su quello che c’è stato. Non credo nella comunicazione violenta e in quella offensiva. Ripeto, credo nel dialogo fatto da persone civili e soprattutto responsabili e “sapienti”.

Ammiro chi invece ha la voglia di mettersi in gioco durante questo caos politico partendo da quelle uniche istituzioni vere della politica: i partiti. Stare dentro e da lì cambiare le cose. Mi permetto di fare un pronostico per le prossime elezioni: molti sfrutteranno la moda del non-partito perchè adesso la gente vuole il cambiamento e si è diffusa l’idea che il cambiamento è lì, fuori dai partiti. Un cambiamento fatto di parole e slogan “sono tutti uguali”. Un cambiamento fatto di urla perchè nella nostra vita caotica c’è bisogno di urlare per capire. Dico questo anche a fronte di alcuni miei studi sociologi. Questa fantastica disciplina analizza le società e insegna a vivere perchè analizzando tutti i fattori che compongono l’ambiente. Queste letture mi ha portato ad una semplice riflessione: la gente ha bisogno di certezze, di essere rassicurata e in questo momento dove tutto va a rotoli, la gente si accontenta soprattutto delle parole. Si lascia illudere che domani staremo tutti bene quando inizieremo ad riutilizzare la lira. Si lascia illudere perchè convinta di ricevere il rimborso IMU. Si lascia illudere anche perchè per troppo tempo i partiti non hanno dato le giuste risposte.


UFFICIO TRIBUTI Affiancamento VS Referendum Parlano i protagonisti: Sergio Povia e Franco Gisotti

i video delle interviste

Alessandro De Rosa

La stagione calda deve ancora arrivare, ma a Gioia del Colle si respira un’aria pesante per via dell’affiancamento all’ufficio tributi di una società esterna, voluto dal Sindaco Sergio Povia e parte dell’amministrazione. Di contro si muove una realtà politicamente trasversale che ha costituito un comitato referendario per dire “no” all’affiancamento. Il movimento è guidato da Franco Gisotti. Abbiamo intervistato i due protagonisti della vicenda per fare il punto della situazione. Può illustrarci i benefici o le conseguenze negative per la Città dalla esternalizzazione del servizio di riscossione tributi? Serigio Povia: Il bando prende le mosse da una delibera di giunta che andava nella direzione opposta del 2001, quando sindaco era lo stesso di oggi ed Ass. ai tributi Vito Mastrovito. All’epoca la giunta decise che il servizio venisse svolto internamente in ragione del fatto che l’ufficio tributi contava 16 dipendenti e 2 messi notificatori: questo ha garantito negli anni che le cose funzionassero sufficientemente bene. A partire dal 2004, per 8 anni nessuna delle amministrazioni, sia quella Mastrovito che quella Longo, ha pensato di sostituire il personale che intanto andava in pensione. Probabilmente neanch’io ci avrei 4 PrimaVera Gioia

pensato ma a luglio, quando ci siamo insediati, abbiamo scoperto che all’ufficio tributi c’erano 5 persone. Di queste Galasso ad aprile potrebbe essere pensionato. Ora immaginare che un ufficio possa curare 250000 pratiche l’anno con queste risorse umane é frutto nella migliore delle ipotesi di ingenuità. Con l’imminente chiusura di Equitalia, ci siamo trovati ad avere un ufficio tributi incapace di poter reggere l’impatto di una situazione complessa. Quindi abbiamo pensato ad un bando che, al netto della spending review, punti a riqualificare i dipendenti pubblici in modo da poter svolgere le funzioni dell’ufficio tributi. Non scordiamo il fatto che il più giovane dei dipendenti comunali ha quasi 50 anni e che la spending review non permette di assumere non oltre il 20% della quota dei dipendenti pensionati l’anno precedente. Con il bando permetteremo all’Ente di dotarsi di quegli strumenti di natura informatica che verranno utilizzati dalla società esterna in questi 5 anni e che poi rimarranno operativi al nostro interno. Il profilo dell’azione tecnologica é fondamentale e noi a Gioia siamo in ritardo: il nostro Paese é rimasto fermo 8 anni. Poi se questa azienda dovesse offrire 5- 6- 7 assunzioni, anche se determinate per 5 anni, non é ricchezza prodotta per il nostro territorio? O a qualcuno dá fastidio che sia questa amministrazione a poter sollecitare la ripresa del lavoro?

Franco Gisotti: Si darà un aggio sulle nostre imposte ad una ditta esterna che sarà di supporto ai lavoratori del Comune: cosa avremo? Saranno pagati gli uni e gli altri. Quelli del Comune,in quanto lo stipendio gli spetta, e gli altri sotto forma di aggio da un minimo del 2% sino ad un massimo del 20%. Ci hanno detto che é un servizio che non costerà alla comunità. Non é vero. Noi stiamo regalando soldi. Un esempio: il modulo per pagare l’Imu lo compila il cittadino e lo paga direttamente. Su questo versamento diretto la ditta esterna, per il sol fatto di aver certificato che il pagamento é avvenuto, percepirà un aggio. Ancora, sui servizi a domanda per le famiglie meno abbienti (come il trasporto scolastico) la ditta percepirà un 9%. Noi siamo convinti che quel 9% potrebbe essere usato per migliorare il servizio stesso invece che regalarli alla ditta esterna. La delibera, poi, la riteniamo assolutamente illegittima: era ovvio che sarebbe dovuta passare prima dal Consiglio Comunale, attraverso un confronto democratico, dato che il milione e ottocentomila euro di spesa stimato in 5 anni peseranno su tutta la città. Prima di giungere a questa soluzione, avete considerato soluzioni alternative? SP: In giunta abbiamo ragionato sul problema ed abbiamo concluso che il servi-


zio o lo svolgi internamente con il personale adeguato o devi esternalizzare il servizio. Se avessimo potuto superare la problematica relativa alla SPES (che andrà liquidata se entro il 30 settembre Gioia non supera i trenta mila abitanti) avremmo potuto affidare ad essa questo incarico. Quello che mi preoccupa é che l’esternalizzazione venga vissuta come un dramma collettivo: in realtà è solo di qualche soggetto. Affidare il servizio esclusivamente agli impiegati interni non é una scelta salvifica. Noi abbiamo bisogno di personale che sia motivato e giovane. Ma il recepimento delle norme che cambiano in continuazione e la loro sofisticazione sempre maggiore non possono essere compensati solo dall’aggiornamento professionale dei dipendenti interni. La domanda che mi pongo é la seguente: ”E’ meglio riqualificare un interno che già dispone del posto di lavoro o trovarne di nuovi di posti?” Chi vincerà la gara dovrà parlare con il Sindaco ed il Sindaco chiederà che le persone chiamate siano quasi tutte di Gioia. Chi pensa che io dia l’elenco degli assunti, lo pensi pure, il tema non mi spaventa. FG: Tra i vari referendum possibili abbiamo scelto quello abrogativo perché riteniamo ingiusta la delibera e la decisione presa e ne chiediamo la cassazione totale. E’ giusto che tutto torni nell’alveo della democrazia rappresentativa. La maggioranza deve discutere e deve mediare con chi é stato eletto anche all’opposizione, perché vincere le elezioni non significa ”comandare da solo”. Come comitato promotore chiediamo ai cittadini di usare finalmente l’unico strumento che hanno per esprimere la propria opinione su argomenti di interesse pubblico. Come valuta l’atteggiamento del principale partito della maggioranza, il Pd? SP: Il Pd é l’unico partito strutturato nel campo politico. Ma il vero problema é che nel Pd le anime sono ampie e variegate ed alcune posizioni vanno sempre considerate con il rispetto che meritano. Noi siamo stati chiamati a governare la Città e la Città va governata sulla falsa riga di quelle che sono le proposte di giunta e del Sindaco. Dico questo consapevole del

foto | Maria Castellaneta fatto che gli indirizzi vengono dal consiglio, ma se ad oggi dopo 8 mesi non ho ricevuto dalle opposizioni, a parte auto convocazioni di natura polemica, nessun atto di indirizzo da poter discutere, allora io vado avanti per la mia strada. FG: Durante quel consiglio, succede qualcosa di strano all’interno del partito di maggioranza: da quando é nato, é sempre creato uno scostamento tra segreteria e rappresentanza in Consiglio Comunale. Non é mai stato un matrimonio chiaro, certo, pulito. C’é sempre stata discordanza tra quanto veniva deciso all’interno del partito e quanto espresso in Consiglio. Quella sera si é ripetuto tutto. Due giorni prima c’é stato un comunicato ufficiale mandato a tutti gli organi di stampa dal Pd locale, in cui si prendevano le distanze da questa decisione della maggioranza, di cui il Pd stesso fa parte. Durante il Consiglio il documento é stato citato, in quanto sembrava essere la posizione ufficiale del partito. Essendo lí, ho notato che due teste si muovevano facendo segno ”no”, un’altra invece ha ammesso, era Vasco, i primi due Gian-

nico e Ludovico. Questi sostenevano o che quel documento non esistesse o che loro non ne erano a conoscenza. Un altro comunicato del Pd, in cui si sosteneva l’esatto opposto del primo,veniva esaltata la decisione della maggioranza circa l’esternalizzazione. Dopo 10 giorni Enzo Lavarra, grande rappresentante Pd, ex europarlamentare, ha sostenuto che non solo il Pd ha fatto bene a prendere le distanze dalla decisione e a chiedere la sospensione in Consiglio, in più ha detto che é cosa buona e giusta che si faccia il referendum affinché la gente si esprima in merito. Il referendum serve anche a capire se questa maggioranza rappresenta ancora questo Paese. Come valuta il Referendum quanto a mezzo di partecipazione diretta del popolo circa le scelte amministrative? SP: Non discuto del Referendum in quanto tale o del diritto al referendum. Ma ci sono referendum e referendum. Questo é una pagliacciata. Una pagliacciata promossa da una serie di soggetti che sono stati candidati tutti nella stessa coalizioPrimaVera Gioia 5


ne alle ultime elezioni. Il tentativo di Mastrovito, Covella ed altri di provocare una discussione di carattere globale su un tema che non è né di natura sostanziale, né etico, né ambientale, né sociale ma è un atto di natura amministrativa, fa offesa alla vera intelligenza di coloro che lo hanno promosso perché sanno che è un referendum inammissibile in quanto chiede che la Città si esprima su una delibera di giunta. Loro lo stanno facendo in maniera provocatoria per tenere alta la discussione sul tema. Poi se nel Pd o in un altro partito, qualcuno abbocca alle provocazioni non spetta a me giudicare. Io credo che siano atti di ingerenza intollerabili nei confronti dell’amministrazione. A breve convocherò il consiglio per poter formare la commissione che si occuperà del profilo di ammissibilità del referendum, ma basta leggere le norme che riguardano il referendum di Gioia del Colle per rendersi conto che non è minimamente ammissibile. Se i cittadini volessero più chiarezza sarebbe giusto che le forze politiche più giovani provocassero la discussione. Voi di PrimaVera Gioia siete i primi che mi chiedono qualcosa sulla vicenda e vi apprezzo non per es-

sere i primi, ma perché date prova di essere persone libere che non sono legate a nessun carrozzone di appartenenza: Poi potete avere opinioni divergenti, ma mi ascoltate. Il fatto che io sia rimasto solo sulla vicenda la dice lunga. Io vorrei confrontarmi con Mastrovito, era lui assessore ai tributi con me, poi Sindaco dopo di me, cosa ha fatto per la tutela dell’ufficio? Dopo Mastrovito quello che é arrivato non lo voglio neanche prendere in considerazione. É grottesco che oggi sottoscrivono il referendum coloro che avrebbero potuto fare qualcosa e non l’hanno fatta. FG: Il referendum non é una cosa semplice, deve sussistere una forte motivazione per ricorrervi. Abusarne significherebbe svilire il valore. Per esempio, non possono essere sottoposte a referendum abrogativo le materie tributarie, cioé le decisioni con le quali vengono imposte nuove tasse. Questo percorso richiede la ricerca di 50 persone che sostengono il referendum,formano il comitato referendario e presentano il quesito al Comune. Il secondo passaggio prevede la formazione di una commis-

sione formata da un dirigente, il difensore civico,che Gioia non ha in quanto Comune con meno di 50 mila abitanti ma che dovrà essere trovato o nominato ed in più due esperti giuristi. A questo punto il quesito dovrá essere interpretato dalla commissione che dovrà pronunciarsi circa la sua ammissibilità. Ho già sentito dire nel ”palazzo” che sarà reso inammissibile perché si parla di delibera di giunta e no di consiglio comunale. Niente di più sbagliato. Se la motivazione fosse questa, saremo costretti a ricorrere al prefetto, al TAR; il denaro lo troveremo, la città, le associazioni sono con noi. Questo sarebbe comunque un grande errore in quanto il regolamento sul referendum dice che possono essere ammessi a referendum abrogativo tutti quegli atti amministrativi che sono materia di Consiglio Comunale, no che siano emessi dal Consiglio. Esser materia di Consiglio vuol dire che anche una delibera di Giunta che verte su un argomento come questo (cioè l’esternalizzazione di un servizio) é comunque un argomento di Consiglio e come tale deve essere considerato e trattato. ¿

Via Dante, 80


Quando tornerai...

QUANDO TORNERAI x

Margherita Carucci

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uando non abiti in un paese dove la maggior parte dei suoi abitanti sa o immagina ‘a chi appartieni’; quando le tue caratteristiche somatiche, il tuo accento, le tue espressioni emozionali o il modo in cui muovi le mani tradiscono un’origine straniera, la domanda di chi ti incontra viene spontanea: ‘Da dove vieni?’. Dipende da chi te lo chiede e dove, c’é una gradazione di facilità nella risposta: ‘Dall’Italia’, ‘Dalla Puglia’, ‘Da Bari’. Io rispondo sempre con ostinato orgoglio ‘Da Gioia del Colle’. Joy of the Hills. Che già soltanto a pronunciarlo o a tradurlo in inglese mette davvero gioia! Ed io già immagino l’espressione perplessa di qualche lettore la cui esperienza di vita quotidiana in questo paese suscita una fastidiosa sensazione di noia più che di gioia. Queste opposte reazioni tra me e il lettore credo dipendano dai termini di paragone che si scelgono di usare come metro di giudizio. Non farò qui l’apologia e l’encomio di Gioia. Ho vissuto qui troppi anni per non condividere la percezione di molti dei suoi abitanti che talvolta questo paese va un po’ stretto. Vorrei piuttosto elencare quelle bellezze di Gioia che a me in terra straniera mancano e come talvolta queste si mescolano a sgradevoli espressioni estetiche e morali. Centro storico: Noto con grande piacere come il centro storico di Gioia sia stato valorizzato molto negli ultimi anni nella manutenzione di alcune strutture, nell’allestimento di percorsi tematici e nel suo uso come spazio per espressioni artistiche di artisti locali. In questo incontro tra l’antico e il moderno, il passato di Gioia rivive e si rinnova mentre il contemporaneo si avvicina alla memoria e da lì si proietta verso il futuro. Aree verdi. Ogni abitante di un centro urbano percepisce l’importanza di poter vedere un po’ di verde tra i cementi colorati. Se poi alla percezione visiva si aggiungono anche altri piaceri, come quello motorio di una passeggiata, sonoro dei bambini che

giocano, o verbale delle chiacchiere di quelli seduti alle panchine, allora si può dire che Gioia qualche spazio verde per la salute e la socializzazione dei suoi abitanti di ogni fascia d’età la offre. Ma queste aree verdi sono completamente sfruttate? Gestione delle risorse. La mia esperienza all’estero mi ha insegnato che la qualità di vita in un paese si misura dalla capacità di chi gestisce l’amministrazione pubblica e di rendere la vita dei suoi abitanti più facile. Purtroppo risorse non sono utilizzate al meglio per rendere più facile la vita in Paese. Tradizioni. Il ripetere ciclico di certi eventi finisce a volte per risultare banale o superfluo quando è vissuto nella sua ripetitiva quotidianità. Quando vivi lontano, quelle stesse tradizioni a cui non avevi fatto caso per la loro normalità acquistano di nuovo la loro dovuta straordinarietà. L’odore di mosto nelle stradine su cui si affacciano le piccole cantine private nelle calde giornate di settembre; l’odore acre delle olive raccolte nei frantoi; la festosa visione dei vassoi pieni delle più svariate forme di pasta fatta in casa; le passeggiate in campagna la domenica pomeriggio a raccogliere asparagi e cicorielle. Anche questi riti apparentemente banali aiutano a costruire l’identità di un popolo e possono coesistere con i riti nuovi del vivere contemporaneo. Le rappresentazioni mentali e le esperienze emotive di un paese sono modellate dal tipo di contatto che il singolo ha con la realtà. La mia esperienza all’estero ha certamente modificato il mio modo di guardare la realtà gioiese. Tanti anni fa lasciai un paese con una fastidiosa sensazione di delusione nel credere che la mia terra natia non potesse cambiare secondo i miei ritmi e forma mentale. Ora, invece, ogni volta che torno, sento che positivi cambiamenti a Gioia sono possibili e credo che l’entusiasmo e l’impegno di alcuni giovani adulti possano rendere la mia terra natia più qualitativamente grande e ‘gioiosa’. ¿ PrimaVera Gioia 7


Raffaele Sassone Valeria Spada

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n un territorio siccitoso come quello pugliese le piogge estive, intense ma rare, e quelle invernali, poco frequenti e durature, risultano insufficienti per l’intero fabbisogno agricolo. Quasi ovunque si sopperisce così alla mancanza di piogge con la realizzazione di pozzi artesiani che spesso, oltre ad essere molto onerosi sia per la loro realizzazione che per il loro utilizzo, creano anche un danno enorme all’ambiente. Il sovra sfruttamento della falda carsica murgiana, quasi sempre ad opera di migliaia di pozzi abusivi distribuiti sull’intero territorio pugliese, causa infatti una costante e pericolosissima salinizzazione delle acque sotterranee. Ciò è dovuto al processo di infiltrazione delle acque sia del mar Ionio che dell’Adriatico al di sotto del nostro sottosuolo per diverse decine di chilometri (tant’è che nel sottosuolo salentino è stato verificato che i due mari si incontrano). Naturalmente le acque salmastre e le acque dolci di infiltrazione non si miscelano ma tendono a sovrapporsi l’una sull’altra a causa della diversa densità dei due liquidi. L’acqua salata, più densa, in questo modo fa da “materasso” a quella dolce che è più leggera, Per cui il costante prelievo di acqua dolce dal sottosuolo spesso non permette alla stessa di ricaricarsi con nuovi apporti idrici provenienti dalle aree limitrofe e questo comporta che, soprattutto lungo la costa, i pozzi prelevino una miscela di acqua salmastra o, peggio, direttamente di acqua mari8 PrimaVera Gioia

na.Questo dovrebbe far comprendere quanto preziosa sia la risorsa acqua per noi Pugliesi e quanto sia importante qualunque forma di tutela e riciclo di essa. L’assenza di una forte coscienza ambientale e di un’educazione al riuso comporta la mancanza di un sistema di valorizzazione e tutela delle acque piovane ricadenti nei centri urbani. L’assenza di una rete cittadina di raccolta delle acque piovane (fogna bianca) in molti comuni pugliesi ne è il chiaro esempio; d’altra parte ciò comporta anche il mancato rispetto del D.Lgs 152 del 2006, “Norme in materia ambientale” che obbliga tutti i centri abitati d’Italia a dotarsi di un sistema di fogna bianca. Il comune di Gioia del Colle rientra in questa triste casistica. In passato, qualche tentativo di recupero delle acque piovane è stato fatto ma purtroppo con scarsissimi risultati. Nel 1983 il comune di Gioia, utilizzando cospicui fondi pubblici e avvalendosi della collaborazione dell’ingegnere Romanazzi, compilò un progetto per la realizzazione della fogna bianca comunale. Il progetto, in sintesi, prevedeva che le acque ricadenti nella zona meridionale dell’abitato di Gioia del Colle, venissero convogliate e smaltite in una voragine naturale presente nei pressi di via Vicinale del Monte. Mentre l’acqua di pioggia ricadente sulla restante parte del centro urbano venisse raccolta e convogliata in un enorme vasca lunga quanto due campi da calcio e profonda più di dieci

metri, situata in Contrada Pavoncelli. L’acqua qui raccolta sarebbe poi stata smistata, tramite una rete capillare di tubazioni, su circa mille ettari di terreni agricoli distribuiti in un’ampia fascia del territorio gioiese. Molte delle opere previste dal progetto furono realizzate tra le quali: l’impianto di sollevamento delle acque posto nei pressi del cimitero comunale (le acque raccolte per gravità nel punto più basso del paese dovevano poi esser trasferite alla vasca di immagazzinamento, posta ad una quota più alta tramite quest’impianto), la rete di distribuzione dell’acqua e la succitata vasca. In fase di collaudo, la vasca di raccolta fu riempita d’acqua per verificarne la tenuta ma, a conclusione del suo riempimento, il fondo della vasca cedette e tutta l’acqua raccolta si disperse nel sottosuolo. Da quel momento il progetto fu abbandonato. Oggi ci chiediamo come mai un progetto del valore di diversi miliardi di lire di fondi pubblici sia in fase di totale abbandono e degrado da ormai trent’anni, tenendo ben presente l’importanza della fogna bianca in un paese come Gioia del Colle che tende ad allagarsi ogni qual volta si verifica un temporale di media intensità. Alcune risposte e soprattutto dei chiarimenti ci sono stati forniti dall’Ing. Vito Ludovico, consigliere di maggioranza e capogruppo del PD in Consiglio Comunale.


oberati da un forte indebitamento, ma fino alla loro completa eliminazione l’impianto in questione resterà di loro competenza e il Comune non potrà intervenire in nessun modo. Dal 2008 ad oggi cosa è cambiato? Sono stati realizzati piccoli interventi (come la stessa rete di raccolta in via Acquaviva) solo per rimediare alle emergenze, come gli allagamenti di aree circoscritte di Gioia, senza però una visione organica e una previsione di un riutilizzo di queste acque.

Quali sono state le cause che hanno portato alla rottura del fondo della vasca di raccolta? VITO LUDOVIDO: La causa è stata la presenza di una grossa cavità carsica al di sotto della vasca. Il peso dell’acqua ha sfondato il sottile spessore di roccia presente tra fondo della vasca e la cavità stessa provocando, oltre alla rottura della guaina di impermeabilizzazione, la dispersione dell’acqua nel sottosuolo. La vasca di accumulo fu realizzata nel punto esatto in cui c’era una cava dalla quale veniva estratto materiale utilizzato per realizzare l’autostrada A14. Si era comunque a conoscenza che quella zona era fortemente carsica e lo studio geologico, che avrebbe dovuto verificare l’eventuale presenza di forme carsiche sotterranee, fu fatto evidentemente in modo poco accurato. Qualcuno ha mai pensato di recuperare il progetto? Si, io personalmente nel programma della mia candidatura come sindaco di Gioia del Colle proposi il recupero e la gestione dell’invaso. Potrebbe essere ancora utile l’impianto preesistente risalente agli anni ottanta?

Venuto meno il recapito finale (la vasca di accumulo) ovviamente l’ impianto è tutto da riprogettare, rivalutare, realizzare nuovamente anche in virtu’ delle nuove leggi nazionali e regionali sulla tutela delle acque. Inoltre le pompe esistenti nell’impianto di sollevamento saranno sicuramente logorate dopo tanti anni di inattività. Andrebbe poi recuperata e smaltita in discarica la guaina di impermeabilizzazione utilizzata per la vasca. Ancora, la stessa rete di fogna bianca sarebbe da riprogettare anche in funzione della grande espansione edilizia che ha interessato la zona nord est di Gioia del Colle. In che anno lei propose il progetto? Nel 2008, quando mi candidai al ruolo di sindaco. Come tutti sanno, non fui eletto ma da consigliere comunque mi impegnai ad interpellare la Regione Puglia per intraprendere un discorso di recupero del vecchio impianto. Mi fu risposto che prima occorreva risolvere il problema dei Consorzi di Bonifica regionali. Infatti l’impianto di acque bianche, seppur inattivo, è comunque gestito da un Consorzio di Bonifica (nei pressi della vasca è tutt’ora attivo un pozzo artesiano che alimenta la rete idrica prevista e realizzata con quel progetto). La Regione attualmente sta cercando di sopprimere i vari Consorzi,

Quindi c’è solo da aspettare? Si, aspettare che la regione risolva il problema dei Consorzi di Bonifica. Successivamente si potrà, anzi si dovrà, intervenire tempestivamente per sopperire a un grande problema per la nostra comunità.

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Tornando al progetto della fogna bianca realizzato negli anni ottanta dell’ingegner Romanazzi, quanti soldi servirebbero per recuperarlo e realizzarne uno funzionante? Considerando che, oltre ad essere tutto da riprogettare, c’è anche da smantellare e smaltire i materiali inutilizzabili e logorati. Il denaro di cui l’opera necessiterebbe sono davvero molti, il Comune attualmente non li possiede e non li possederà mai. Bisognerebbe ottenere i finanziamenti necessari tramite fondi regionali o comunitari.

Siamo dunque dinanzi al tipico impasse del sistema italiano: fondi pubblici sprecati, risarcimento danni (a chi ha svolto le indagini sulla vasca con estrema sufficienza) mai richiesto, incompetenza degli addetti ai lavori, rigidità burocratiche che impediscono il cambiamento. D’altra parte risulta paradossale la posizione delle istituzioni, che puntano a sensibilizzare l’attenzione pubblica sulla necessità della raccolta differenziata dei rifiuti e al contempo sottovalutano la valorizzazione di una risorsa primaria e sempre più rara come l’acqua. ¿ PrimaVera Gioia 9


Politica

PDL PRIMO PARTITO A GIOIA DEL COLLE SEGUITO DA PD E M5S Maria Cristina De Carlo

L

a campagna elettorale che ha interessato il nostro Paese lo scorso mese, è stato un iter molto variegato di performance di tutti i politici (e di quelli che non si definiscono tali) che fra comizi, talk show e urla di piazza, hanno portato i cittadini a scegliere il proprio leader consapevolmente, o meno, puntando sull’elettorato borderline che ha determinato l’esito finale. I numeri dichiarano vincitore la coalizione del centro-sinistra (Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà; Centro Democratico), ma proiettandoci in uno di quei format americani dove viene proclamato il vincitore con la fatidica frase “The winner is”, la statuetta d’ora viene largamente concessa al Movimento 5 Stelle, che anche a Gioia del Colle riesce a portare a casa un pugno significativo di voti. Nonostante queste due premesse (vincita del centro-sinistra e M5S il “partito” più votato), nella nostra Città vince il Popolo delle Libertà (Pdl) : 5’144 voti per il Senato (il 34,72%) e 5’310 voti per la Camera (il 32,69%). Un voto quello di Gioia del Colle che rispecchia l’andamento Regionale: la Puglia è fra le regioni che ha segnato più ics sul simbolo recante il nome “Con Berlusconi”. Il seggio che potremmo definire berlusconiano per eccellenza è il numero 15 della Scuola Media Carano, dove si è registrato il maggior numero di voti per il Popolo delle Libertà: 252 al Senato e 278 alla camera. Il primo dato da analizzare su Gioia del Colle è quello dell’af-

fluenza: su 22’748 gioiesi aventi diritti al voto, si sono recati alle urne 16’900. In percentuale si traduce in un 74% di affluenza, ben 12 punti in meno rispetto alla scorsa tornata elettorale del 2008, che aveva registrato l’86% di affluenza. Considerando il calo, considerando la scelta da parte dell’elettorato di appoggiare il Movimento/Partito di Grillo, i grandi partiti escono sconfitti dalla scorsa campagna elettorale. Lo stesso Pdl che ha vinto nella nostra Città, ha registrato un calo di preferenze rispetto alle scorse elezioni. Nel 2008 si sono registrati i seguenti i dati: 8’231 voti per Berlusconi alla Camera e 7’733 per il Senato. Un netto dimezzamento di voti. Ben 7’949 pari al 24% sono i voti portati a casa (da Gioia del Colle) dal Movimento 5 Stelle: è stato il seggio 6 della Scuola Elementare San Filippo Neri il più “grillino”: 233 preferenze per il Senato e 278 per la Camera. Una campagna ben riuscita quella di Grillo che ha raccolto voti da bacino di utenze molto trasversale: dai più giovani (probabilmente la volontà di far votare anche i sedicenni è legato proprio a questo) a chi, ormai stanco di una politica malata (quella degli ultimi vent’anni), ha voluto dare fiducia al nuovo movimento. La coalizione del centro sinistra vince in Italia ma non a Gioia del Colle: il gruppo capeggiato da Bersani porta a casa solo 3’991 voti, il 26, 94% per il Senato (2’925 voti per il Pd; 892 per Sel e 174 per il Centro Democrtatico) e 4’062 voti per la Camera, cioè il 25,01% ( 2’915 per il Pd, 960 per Sel e 187 per il centro Democratico). Esce quindi sconfitta la coalizione ma non si abbatte: già si pensa al domani. La corsa al Parlamento da parte dei nostri concittadini è sfumata: nessun candidato gioeise andrà a Roma. Neanche Enzo Lavarra del Partito Democratico. Gioia del Colle si conferma di centrodestra. Non sono bastati otto anni di governo di Nichi Vendola e del centro-sinistra alla Regione e nemmeno l’avanzata del Movimento 5 Stelle per modificare questo dato. Speriamo adesso si inizi a fare della vera politica e si finisca di protestare. ¿



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NON SOLO LIBRI Laura Castellaneta |

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Cosa significa essere l’anima di una piccola libreria a differenza un grande bookstore in termini di servizi e di rapporti umani? Ci teniamo a sottolineare che noi siamo prima di tutto lettrici, poi libraie in quanto le scelte che facciamo sono legate principalmente al nostro gusto. Questo è uno dei motivi per cui da noi trovi libri che non ritirano altrove, spesso fuori catalogo, ma che abbiamo fortemente voluto. La differenza dalle grandi librerie è sicuramente la scelta dei libri, la freddezza del rapporto con il cliente, nonostante talvolta si abbia l’illusione che del libraio si possa fare a meno, che sia poco più che un commesso, e non appunto un conoscitore di libri che allestisce il suo spazio e consiglia la sua clientela. Quali sono le difficoltà e quali le ragioni di maggior soddisfazione? La ragione di maggior soddisfazione è il feeling che si sta creando con i nostri clienti. All’inizio è stato difficile perché i gioiesi hanno un atteggiamento negativo nei confronti della novità e tendono a rimanere radicati al vecchio per diffidenza. C’è molta gente che ancora oggi non conosce la nostra esistenza: considerando il settore di cui ci occupiamo, le difficoltà sono all’ordine del giorno. Il libro oggi non si vende facilmente e la concorrenza spietata che ci fa il mercato online non aiuta. In rapporto a questo fattore, non si è competitivi perché non possiamo adottare gli stessi sconti che propone internet né fare consegne con tanto di spese di spedizione gratuita. Però, a nostro vantaggio, rimane il piacere di entrare in libreria con un’idea e di farsi sedurre da qualcosa di opposto, l’ambiente è intimo e accogliente ed esistono dei punti di riferimento sempre a disposizione del cliente. In riferimento ai bestsellers più venduti, questo è stato l’anno delle “50 sfumature”, successo spinto da pubblicità e scelte di marketing. “La Librellula” è stata investita da questo “Tsunami” letterario in rapporto alle vendite? No e ne siamo piuttosto fiere. Anche se va assolutamente con-

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tro i nostri interessi. Questo per dire che la nostra realtà è fuori classifica rispetto alle vendite nazionali infatti i libri più pubblicizzati sono i meno richiesti e questo rispecchia il tipo di clientela che abbiamo. Vendiamo moltissimo i libri di Gramellini, anche se non li abbiamo mai consigliati, “Io odio gli indifferenti” di Gramsci; invece quella parte di lettori attratta dai libri pubblicizzati per questioni di marketing può trovarli nei centri commerciali a prezzi scontati, quindi per noi è inutile ritirarli. Qual è la condizione dell’editoria in Italia? Cosa salvate e cosa condannate? Terribile, si pubblica troppo. Lo fanno tutti e verrebbe da pensare che ci siano più scrittori che lettori, infatti ogni giorno riceviamo richieste di gente che ci chiede di lasciare un conto deposito libri. Paradossalmente condanniamo la democrazia nel senso che bisognerebbe selezionare e curare di più ciò che esce: non è tutto pubblicabile ma per questioni di mercato la qualità si sta abbassando moltissimo. Mettendoci nei panni del lettore la scelta è ardua perché ci si fida delle grandi case editrici che a volte deludono le aspettative. Attualmente, tuttavia, si punta molto sui bambini e c’è più attenzione verso coloro che saranno i lettori del futuro. Quali sono i progetti avviati da “La Librellula”? Spesso ci occupiamo della presentazione di libri, allestiamo mostre, promuoviamo corsi di illustrazione. Abbiamo lanciato un concorso di fotografia che sicuramente ripeteremo anche quest’anno e incoraggiamo attività per bambini attraverso la conoscenza in libreria di personaggi della letteratura per l’infanzia.¿


Esperienze, viaggi e progetti Maria Castellano |

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1)Partiamo da tre semplici domande. Come, quando e da chi nasce 021? 021 nasce nel 2012 da un’idea di Tiziana Resta che ha voluto realizzare un progetto di consulenza turistica per permettere la realizzazione di eventi e scambi interculturali tra l’Italia e l’estero. Definirei 021 un cerchio che si rigenera attraverso l’esperienza collettiva. Un’esperienza che parte dal passato, si trasforma e diventa futuro. Sono stati fondamentali, per la riuscita del progetto, gli anni passati a New York poiché, durante quell’esperienza trascorsa oltre oceano, ho imparato a conoscere gli altri, a confrontarmi con diverse culture e realtà. 2)Quali obiettivi si pone il progetto 021? 021 mira a creare opportunità di scambi culturali attraverso diverse formule di viaggio-experience e l’ organizzazione di eventi. L’obiettivo è quello di far si che la comunicazione e lo sviluppo di un linguaggio creativo possano rappresentare un saldo ponte fra crisi e progresso. Una delle future mission sarà quella di realizzare un team creativo, con partecipazione volontaria, perché crediamo che lo spirito di squadra e di cooperazione sia l’approccio ideale e concreto per combattere l’involuzione. Attualmente 021 collabora con diverse realtà locali ed internazionali. Con Sergio Recchia & Maria Castellano vengono sviluppati progetti cinematografici (il primo come Art Director e Filmmaker, la seconda come Coordinatrice per Festival ed Eventi); con Giuseppe Resta vengono mantenuti saldi contatti con realtà oltreoceano. In particolare organizziamo Eventi Fashion & Art Show a New York, Miami e Rio. Inoltre 021 collabora con producers nel campo della moda e me-

dia, con la New York Film Academy e con istituti di lingue per la formazione. 3) In quali settori operate? Il settore prediletto è quello del viaggio formativo. Attualmente sviluppiamo progetti con la Ccttà di New York rivolti a tutti coloro che vogliono vivere un’esperienza a Manhattan. Si può scegliere tra il semplice viaggio di piacere oppure i classici corsi di lingua inglese, di regia e cinema, di moda, di fotografia. Ancora, organizziamo matrimoni fra coppie etero o gay all’estero. Per l’anno prossimo ci auguriamo di riuscire a concretizzare l’obiettivo di programmare attività di accoglienza di esperienze collettive straniere in Italia. 4)Il cinema esercita da sempre un forte impatto d’immagine e di comunicazione sulla società. Cinemagic Lab rappresenta la punta di diamante dei progetti di 021. Ci puoi descrivere i suoi tratti salienti? Cinemagic è un workshop che si snoderà in tre settimane a New York, dedicato a coloro che vogliano cimentarsi in un’e-

sperienza di regia. Si partirà dalla stesura del soggetto per poi realizzalo in short movie. Cinemagic è patrocinato dall’associazione Michelangelo Antonioni, nata per commemorare il grande regista italiano. 5)Quali sono i futuri progetti di 021? Partiremo con la promozione di Cinemagic Lab nelle scuole di cinema per poi dedicarci all’organizzazione di un EventoLAB rivolto alle scuole pugliesi. A settembre 2013 faremo entrare il primo gruppo di stilisti italiani, emergenti e non, sulle passerelle di Manhattan durante la settimana della moda di fama mondiale “New York Fashion Week” (chiunque sia interessato, può scriverci per inviare cv e materiale fotografico). Cogliamo l’occasione per comunicare la nostra disponibilità a collaborare per lo sviluppo di idee e proposte. Invitiamo chiunque sia interessato a partecipare ed iscriversi al nostro “team creativo”presso la nostra sede di Gioia del Colle sita in Via Cairoli, 22 oppure sul nostro sito www.zeroventuno.com ¿ PrimaVera Gioia 13

Cultura

021 DAL MATTO AL MONDO


Associazioni

FEDELI ALLA LINEA (LA LINEA C’E’) Breve storia del circolo ARCI Lebowski di Gioia del Colle

Vanni La Guardia | /vanni.laguardia foto | Giuseppe Mancino Quando e perchè nasce il circolo? Giampaolo: Nel febbraio del 2009 dalla volontà di alcuni ragazzi che desideravano condividere un percorso culturale diverso, ritenendo che a Gioia non ci fossero spazi adeguati perchè determinate fasce d’età potessero esprimersi. Il nucleo iniziale era costituito da Giuseppe Procino, Giuseppe Mancino, Maria Cristina De Carlo, Dario Milano ed era nato dalle ceneri di Rifondazione. Muoveva i primi passi tra mille difficoltà: basti pensare che le prime riunioni erano svolte a luce di candela nel nostro storico locale di via Mastandrea, perchè mancava la corrente elettrica.Il primo consiglio direttivo era costituito da ragazzi giovanissimi (non superavano i 23 anni) ma che avevano ben chiara l’idea di tenere separato il nascente contenitore di azione socio-culturale, dalla politica intesa in senso “partitico”: per regolamento i membri del consiglio direttivo dell’Arci possono avere una tessera di partito ma in quello stesso partito non possono ricoprire ruoli dirigenziali. Quali sono state le vostre prime iniziative e quali le prime difficoltà? G.: All’inizio c’era molta curiosità verso di noi e non si avvertivano le difficoltà, perchè l’estremo entusiasmo ti fa credere di avere tutto il mondo davanti a te. Poi le cose procedono, magari anche bene, crescono i consensi della cittadinanza e diventa tutto più complicato perchè aumentano le aspettative.Il primo evento organizzato è stato il “Rock the Pope”, nell’estate 2009 a Paolo VI. E’ stato un successo ma, per limiti ed inesperienza, abbiamo avuto numerosi problemi con l’amministrazione comunale (tra l’altro c’è chi ci ha accusato di avere rubato dei soldi). Da quell’esperienza abbiamo capito che, per continuare con serietà e credibilità, le cose dovevano cambiare. I concerti organizzati qui in sede a febbraio (a cui si riferiscono le foto) hanno registrato affluenze altissime. Tuttavia i vostri primi eventi in sede stentavano a coinvolgere il pubblico gioiese: come te lo spieghi? 14 PrimaVera Gioia

G.: L’Arci degli esordi era avvertito come un corpo estraneo, sia perché spesso nella mentalità comune si crea una sorta di “linea gotica” tra “noi” e “voi”, sia per la nostra pecca di apparire come un club esclusivo tra amici; col tempo la continuità e la qualità del lavoro hanno portato all’avvicinamento del pubblico gioiese, che ha compreso che l’Arci è uno spazio aperto dove proporre e fare ciò che si vuole. Quale episodio vi ha fatto comprendere di avere superato l’esame di maturità? G.: sicuramente il primo “Gioia Rock Festival” ci ha fatto capire che le cose stavano girando bene. E’ nato come iniziativa spontanea perchè notavamo la mancanza di un’organizzazione di spessore.E’ stato quasi sproporzionato: abbiamo ospitato i Ministri, che avevano da poco pubblicato “Tempi bui”, album che andò benissimo. Ci siamo totalmente autofinanziati con sponsor privati e fondi regionali tramite l’Arci nazionale; il Comune ci ha fornito solo il patrocinio e l’uso del Palazzetto dello Sport. Con l’amministrazione Longo non ci sono mai stati ottimi rapporti, per la visione di un blocco destra - sinistra, a loro tanto cara. Riguardo invece alle vostre attività sociali, cosa vi hanno inse-


gnato, innanzitutto a livello umano? Piero: Quando sono diventato socio Arci era in corso un’attività di accoglienza a favore dei profughi di guerra della Libia e rifugiati dell’area subsahariana, ospitati dall’hotel Wa.Ro.Si. qui a Gioia. In Arci abbiamo organizzato corsi che amo definire multimediali perchè, oltre ad essere finalizzati alla comprensione della lingua italiana, miravano al coinvolgimento emotivo/ culturale, per facilitare l’integrazione e una permanenza meno problematica. Purtroppo mi hanno riferito che il loro visto è prossimo alla scadenza. Restano in ogni caso belle storie: basti pensare al ghanese Fuad, che ha un’officina dove ripara biciclette e a Garba, che ha creato un suo brand di magliette, grazie all’aiuto di Claudio De Leo.Un’altra bella esperienza è stata quella della collaborazione con Rotary Club e Centro d’Ascolto nella gestione del dormitorio (ricavato dalla vecchia dimora del custode del cimitero). Tuttavia questa collaborazione, pur avendoci fatto scoprire la dimensione umana di altissimo profilo di persone di ogni età e provenienza geografica che avevano attraversato il buio della dipendenza da droga e alcol e del carcere, venendone fuori con contagiosa forza interiore, è andata esaurendosi perchè i criteri di funzionamento risultano un po’ oscuri. Ci piacerebbe un giorno avere un confronto sereno, in merito. Cosa avete programmato qui in sede, per i prossimi mesi? G.: vorremmo insistere innanzitutto con le rassegne cinematografiche e gli spettacoli teatrali, perchè non abbiamo gli stessi feedback riscontrati ai concerti. Certo, la musica è più diretta ma noi non siamo esenti da responsabilità. Inoltre sono in cantiere alcuni dibattiti su temi di politica ed economia, alcuni dei quali non saranno qui in sede e, da aprile, vedranno coinvolti docenti universitari, in collaborazione con PrimaVera Gioia. Potete darci alcune anticipazioni sul Gioia Rock 2013? P.: Quest’anno abbiamo deciso di sviluppare ulteriormente il nostro festival, unendo le forze con Rockerella e articolandolo quindi in due giorni consecutivi. Il format sarà lo stesso delle due edizioni precedenti ovvero il Gioia Rock è il culmine del MAC, contest per band emergenti: le 3 band finaliste si esibiranno su quel grande palco e verrà proclamato il vincitore.

Seguirà l’attrattiva più importante: quest’anno miriamo in alto per l’ospite speciale.Inoltre stiamo provando ad accedere a fondi europei partecipando ad un bando grazie all’esperienza in Fitzcarraldo di Marica Girardi.Anche quest’anno ci sarà spazio per le altre associazioni, mostre fotografiche, di disegno e stand tematici.Nelle prime riunioni stiamo raccogliendo tanti contributi, come i tuoi consigli su come interfacciarci con le band per dare all’organizzazione il giusto spessore e massima risonanza. Stiamo inoltre mettendo su una squadra che lavori su tutti i fronti, suddividendoci in gruppi di lavoro. Un evento può riuscire molto bene anche con poche forze economiche ma tanta collaborazione. Qui nessuno ha uno stipendio ma grazie alla volontà comune teniamo in piedi le nostre idee, anche quando vacillano. Rockerella che ruolo intende giocare? Gualberto: Rockerella nasce per valorizzare la musica gioiese. Con te abbiamo deciso di evitare di ripeterci e di rischiare, puntando su questa occasione di crescita, affinchè le band locali possano calcare un palco che ha già una sua storia e possano promuovere le nuove pubblicazioni, particolarmente numerose in questo 2013. Inoltre vorremmo favorire una crescita anche di tipo culturale, considerato che si pensa di realizzare una ricerca storica sulla musica gioiese, dagli anni ‘60 ai giorni nostri, che magari a fine luglio possa portare su quel palco, insieme, band attualmente attive e musicisti meno giovani. Vorremmo inoltre allestire un piccolo stand con foto e documenti sulla storia musicale gioiese. Ne approfitto per lanciare un appello, soprattutto alle ”vecchie glorie”: fate girare la voce, contattateci attraverso facebook (www.facebook.com/rockerellafest) o agli indirizzi gualbo@hotmail.it o ventunonervi@ libero.it, saremmo felici di ospitarvi già durante le riunioni organizzative e infine sul palco di Rockerella. ¿ PrimaVera Gioia 15


Politica

PRO.DI.GIO compie un anno: la I Convention Maria Marmontelli |

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i è svolto domenica 3 marzo in Piazza Plebiscito il primo incontro di Pro.di.Gio con la cittadinanza, a distanza di un anno dalla nascita del movimento. “La Buona Amministrazione: chi l’ha vista?” è stato il filo conduttore degli interventi del neoletto Presidente Pierluigi Mancino e del consigliere Donato Lucilla. Numerosi gli astanti che affollavano in cerchio la piazza, complice la bella giornata di sole e il clima post-elettorale. Dopo una breve introduzione di Donato Colacicco con un appello ai cittadini a non accettare il voto di scambio, barattando ciò che è nel loro diritto, Pierluigi Mancino ha ribadito la necessità di informare i cittadini gioiesi sulle modalità di spesa delle somme derivanti dalla maggiorazione dell’IMU, le quali, così come appare nella variazione al bilancio del 2012, sono state destinate non a voci di spesa specifiche per il risanamento dei debiti comunali (piscina, SPES, ecc. che in ogni caso dovremo pagare, prima o poi), bensì al solo funzionamento della macchina amministrativa. Non vi è traccia, invece, negli ultimi mesi, di delibere di giunta volte ad incentivare il lavoro giovanile, così come non è dato sapere quali siano i miglioramenti dei servizi ai cittadini tali da giustificare l’erogazione di compensi extra ai dirigenti per aver raggiunto obiettivi non meglio definiti. Vi è poi l’attribuzione di una difesa pagata dal Comune a dirigenti dell’Ufficio Tecnico implicati in procedimenti penali che vedono il Comune stesso parte lesa. Dice Mancino: “E’ come se avessi uno schiaffo da qualcuno e gli pagassi anche l’avvocato”. Infine, le soluzioni di Pro.di.Gio: verifica dell’utilità sociale di tutti i servizi e taglio di tutte le spese non indispensabili, recupero delle somme dovute al comune da terzi (oneri di urbanizzazione, fitto di locali, ecc.), adeguamento del trasporto pubblico alle reali esigenze della città, investimento delle risorse così recuperate in progetti a favore del lavoro giovanile. Per il consigliere Lucilla, che ha concluso l’incontro, è la mancanza di un’adeguata programmazione da parte delle precedenti amministrazioni la causa del progressivo svuotamento dell’Ufficio Tributi, per il quale ora s’invoca come necessaria l’esternalizzazione dei servizi. A seguire, domenica 10 marzo nel chiostro comunale alle ore 18, si è tenuta la prima Convention del movimento, organizzata

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ad hoc per illustrare la propria idea di sviluppo della città: l’arch. Daniela De Mattia si è concentrata sul lavoro svolto dal gruppo sui temi dell’urbanistica, analizzando la “rottura di quell’anello della catena” che lega cittadini, città ed amministrazione e individuando nel PUG (Piano Urbanistico Generale) un’occasione di crescita e di costruzione di una visione condivisa del futuro della comunità gioiese. Sul piano del welfare, Annamaria Longo ha esposto la sua idea basata sul binomio sociale-cultura. Due le proposte. La prima – non nuova per ammissione della stessa relatrice - è quella del last minute market, che consiste nella raccolta, presso i supermercati, di derrate alimentari in scadenza da distribuire alle famiglie in difficoltà, in modo tale da ridurre la spesa sociale per il loro sostentamento, reinvestire le somme risparmiate in altre attività sociali e diminuire la produzione di rifiuti. La seconda individua nel ritorno alle origini, inteso come recupero della conoscenza della nostra storia locale, il motore di un nuovo sviluppo legato al territorio. In tal senso, la valorizzazione del museo della civiltà contadina gioiese diventerebbe il fulcro di una serie di attività finalizzate a creare un indotto di tipo turistico e artigianale. Infine, Giuseppe Zileni, imprenditore agricolo e membro del gruppo comunicazione di Prodigio, è convinto che “la ricetta contro la crisi economica sia quella di favorire l’imprenditorialità sul territorio, con microrealtà economiche positive, che insieme creano sviluppo”. Come fare a finanziarle? Attraverso il crowdfunding (raccolta fondi dal basso), ossia la presentazione in rete di un’idea imprenditoriale, il cui successo può essere valutato attraverso un test di marketing gratuito, dato dal numero di persone che condividono quella stessa idea e che sono dunque disposte a finanziarla, sia pure in minima parte. In chiusura di serata, un video dal titolo “La formica L(ucilla)”, rivisitazione in chiave satirica del film di Walt Disney “A Bug’s life” (www.prodigiopergioia.it). Per la serie: quando la realtà politica imita (e spesso supera) incredibilmente la fantasia...provare per credere. ¿


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ANAGRAFE PAT R I M O N I A L E :

online gli stipendi dei nostri amministratori Filippo Linzalata |

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L’attuazione delle legge anticorruzione n. 190 del 06/11/2012, consultabile sulla Gazzetta Ufficiale, obbliga le pubbliche amministrazioni al rispetto di alcune disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità al suo interno. Finalmente, anche a livello locale, qualcosa inizia a muoversi. A tale proposito, potremmo ricordare come il tema della trasparenza sia stato trattato durante le ultime elezioni comunali. Molti di noi avranno visto recapitarsi a casa, in puro stile berlusconiano, quella specie di contratto chiamata “Polizza di assicurazione sulla legalità” con firma autografa in calce del candidato sindaco Piero Longo . Altri avranno fatto attenzione al capitolo “Politica amministrativa” del programma politico del movimento Pro.di.Gio. Tra i vari punti, in entrambi i casi, si fa leva sull’istituzione di un registro patrimoniale visibile pubblicamente, contenente le dichiarazioni dei redditi di tutti gli amministratori e l’elenco di tutti compensi maturati. La delibera di consiglio comunale n. 49 del 13/10/1995, in attesa di probabili modifiche da approvare nel consiglio comunale del 12/03/2013, regolamenta l’istituzione di tale anagrafe patrimoniale in 7 articoli, da cui si evince che il suddetto registro contenente stato di famiglia, dichiarazioni dei redditi, dichiarazione dei diritti reali su beni immobili e mobili, quote partecipative e azioni di società di sindaco, assessori e consiglieri Comunali, deve essere ultimato entro 3 mesi dalla proclamazione della neo squadra di governo, pena la sanzione amministrativa. A favore del cittadino è posto l’articolo 7 che gli da diritto alla libera consultazione. Avvalendosi di tale diritto, una rappresentanza di Pro.di.Gio. ha fatto sentire il fiato sul collo ai diretti interessati, chiedendo di visionare il registro per ben due volte. Al primo tentativo (08/11/12), nonostante la data di scadenza per la presentazione di tutta la documentazione fosse il giorno seguente, si è appreso che meno della metà degli amministratori aveva fornito i propri dati, depositati poi in maniera completa da tutti in meno di un mese. Attualmente i redditi sono consultabili come per legge (n. 69 del 18/06/2009 art. 21) sul sito istituzionale del Comune, assieme, tra l’altro, a dati informativi sul personale, sulla gestione economica e finanziaria dei servizi pubblici. ¿ Sul sito le indennità e i redditi lordi di tutti gli amministratori http://laprimaveragioia. zzl.org/docs/reddito%20 lordo%20complessivo.pdf

La mia generazione ha perso q Rosario Milano

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ualcuno mi ha cortesemente fatto notare che sono diventato un po’ prolisso e scontato, più o meno tanto quanto la produzione musicale di Laura Pausini, e pertanto mi ero ripromesso di non ricadere più nell’eccesso di retorica che mi contraddistingue. Tuttavia, non so se riuscirò mai a mantenere la promessa, soprattutto non ci riuscirò oggi, 26 febbraio a.D. 2013. Ho trascorso la notte in uno stato confusionale-depressivo di natura collerica, disteso su un divano davanti a una Televisione sintonizzata sullo stesso canale per ore, come non mi era forse mai successo. Neanche il più diffuso tranquillante per cavalli avrebbe potuto immobilizzare i miei arti e intorpidire i miei sensi nello stesso modo in cui ci è riuscita la giornata di ieri. Ho iniziato a chiedermi le ragioni di questo stato d’animo. Per me, che pure non sono uno fissato con Berlusconi come altri antiberlusconiani, questa è una sconfitta clamorosa dato tutte le volte che ho ripetuto, negli ultimi mesi, a chiunque, che è impossibile, non può vincere: tecnicamente non lo ha fatto, ma solo tecnicamente. Per il centro-destra la politica al tempo dell’antipolitica è certamente meno problematica, perché malgrado le tante trasformazioni in atto il risultato è sempre all’altezza delle aspettative: vince Berlusconi. Di fatto, ancora una volta il ruolo di leader della sventurata destra italiana è toccato all’unico personaggio in grado di spostare voti in maniera così massiccia, rapida e determinante. I PrimaVera Gioia 17

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motivi sono tanti. Per comprendere l’esigenza di leadership forti è sufficiente fare riferimento alle teorie della Scuola di Francoforte, che dimostrano come questi siano caratteri comuni al mondo moderno. Del resto, Vanna Marchi e i vari guru della magia che affollano l’Italia più della sagra di Harry Potter dimostrano quanto noi tutti siamo votati alla ricerca di un pensiero comodo e confortevole, anzi magico. Silvio è riuscito a trasferire sul piano politico le esigenze della credulità, trovando in lui l’uomo che dà asilo ai sogni e ai desideri piccolo borgesi di ognuno di noi; un grande incantatore che assolve appieno alla funzione pedagogica dell’economia di mercato: privatizzare i beni e collettivizzare i sogni. Che ci sia qualcosa di patologico nella scelta di Berlusconi premier è dimostrato anche dai ripetuti fallimenti dell’Instant Poll in questi anni. All’uscita dei seggi e in ogni ambito sociale individuare gli elettori di Berlusconi è quasi impossibile: un senso si disagio li assale, non riesci a fare comingout, ma nel segreto dell’urna le pulsioni profonde, l’illusione delle promesse e la certezza dei compensi garantiti di spinge a dare ancora il tuo si al grande zio Silvio. La democrazia non esiste, o semplicemente non funziona, perché il nostro futuro non può essere messo nelle mani di gente che si reca alla posta chiedendo il rimborso dell’IMU e solo perché gli e lo ha scritto Berlusconi. Aver vissuto un periodo all’estero non ti aiuta a combattere questo stato di asfissia. Non credo che l’individuo debba essere orientato dai giudizi altrui, così come un popolo sovrano non può dipendere dai dettami e dai giudizi della stampa e dei governi esteri, tanto più se si tratta degli snob commentatori d’oltre Manica. L’ intervista all’autore del libro Good Italy, Bad Italy, Bill Emmont, l’ex editorialista del “The Economist” (trasmessa dalla BBC4 dal desolante “Bunga Bunga Bar Pizzeria”, South London ) e le immagini del documentario dall’omonimo titolo ingenerano un senso di disagio e di rabbia che ti ricordi per molto tempo, come al tempo delle medie quando da piccolo i maschietti alludono alle abitudini sessuali di tua sorella o tua madre. Non parlo di vergogna, come i tanti che scappati all’estero dichinarono di vergognarsi per l’Italia e s’indignano per i risultati elettorali ma che alla fine non votano neanche, spesso solo per pigrizia. Le ragioni di questo disagio sono innanzitutto legate a questa sconfitta: per anni ci siamo battuti per cancellare Mr. B; ma è stato lui a vincere. L’idea che dopo quanto successo in questo Paese a partire dai primi Novanta, la classe dirigenziale dei partiti eredi a sinistra della tradizione democratica italiana (democristiana, socialista e comunista) non sia ancora riuscita a trovare argomenti diversi da quelli antiberlusconiani, non abbia creato quel consenso necessario a costruire una credibile classe di governo mi atterrisce. Abbiamo permesso al berlusconismo di continuare, dopo aver quasi conosciuto il precipizio, 18 PrimaVera Gioia

ancora una volta, a costituire una variabile della politica italiana. Di certo, il fenomeno che analizziamo ha perso questa particolare forma in Italia, ma in realtà è espressioni di mutamenti della struttura e di fenomeni politici più diffusi - che partono dal 1989 e passano attraverso la mattanza di Genova e dell’11 settembre - che hanno segnato la resa delle comunità politiche organizzate. Senza più la fede ideologica e la militanza e, più in generale, tramontata l’idea di bene comune e di appartenenza, la classe non riesce più a riempire l’immaginario dei cittadini, oramai esclusivamente votati alla propria lotta per la sopravvivenza e orientati alla soddisfazione degli obiettivi intimamente personali. L’individualizzazione dell’esistenza ha sconfitto l’idea di una comunità d’interessi all’interno di una classe sociale. Sul piano politico-elettorale, sotto la spinta della Storia, è accaduto ciò che era in atto e ampiamente prevedibile da molti anni a questa parte: il sistema partitico italiano iniziato a sfaldarsi prima ancora della caduta delle ideologie e dell’avvento della seconda repubblica non esiste più. L’individuo vota come singolo e in quanto tale non riconosce più la funzione sociale del partito e delle altre forme di mediazione tra il singolo e la società politica. Ma il grillismo non ha soltanto sedotto l’uomo qualunque; esso ha dato voce a un dissenso che raccoglie ampi strati dell’elettorato. In questo caso, le responsabilità per me e per chi come me ha vissuto l’illusione del cambiamento appaiano più evidenti, perché abbiamo sottovalutati i cambiamenti e accettato l’incapacità della nostra classe politica, di un’opposizione inesistente, che sono le nostre stesse incapacità. A sinistra, nessuno ha voluto capire; in molti hanno per anni fatto finta di ignorare, convinti che le cose sarebbero potute, in qualche modo, tornare a un ordine normale. E Gioia del Colle non costituisce certo un’eccezione. Tutti vedevano le sezioni vuote, in molti sapevano che senza discussioni, senza una revisione dei meccanismi gerarchici e verticali che determinano la vita di partito nelle stesse formule degli anni Settanta, saremmo giunti a questo punto. Nella scorsa legislatura avevamo lasciato fuori dal Parlamento quei partiti che avevano portato, nei primi del Novecento, le masse all’interno del sistema politico. Oggi, all’inverso, i partiti sopravvissuti hanno perso perché le masse hanno deciso di rientrare in politica, anche se con modi e assetti ideali differenti, utilizzando un ingresso diverso e che non fosse occupato abusivamente da quadri di partito ossessionati dalla conservazione del potere. Alcuni punti del programma del M5S rimandano al bisogno di ordinarietà che s’impone oggi in Italia, prima ancora dei contenuti politici degli atti di indirizzo di governo. Come qualcuno mi ricordava alcuni giorni fa, circa dieci anni fa da militante del Partito della Rifondazione Comunista per protestare contro Berlusconi e l’inerme opposizione portata avanti da


D’Alema e compagnia proiettavamo in maniera alterna spettacoli di Paolo Rossi e di Beppe Grillo. Paolo Rossi è troppo strafatto per la politica, Grillo invece no. Sapevamo perché proiettavamo Grillo, piuttosto che i leader del nostro partito: egli diceva le cose che tutti volevamo sentire dire all’opposizione e lo faceva in maniere diretta, utilizzando un linguaggio coinvolgente e divertente, lo stesso linguaggio che oggi definiamo, a ragione, populista, ma che nasconde dietro sé una riflessione sui temi concreti priva di calcoli strategici. Utilizzavamo Grillo, pensavamo le stesse cose di Grillo anni fa, ma ci hanno scavalcati a sinistra perché i nostri leader da decenni sono ormai dediti a coltivare quelle passioni che hanno segnato la degenerazione partitocratica (conflitti d’interessi, clientelismo, rendita politica, etc.). Così, mentre Grillo ha iniziato a costituire l’ennesima anomalia italiana, un altro comico in politica, l’unico con i contributi versati dall’ENPALS e uno dei pochi in grado di dire, a suo modo, qualcosa di sinistra in Italia, il mondo neofeudale dei partiti della sinistra italiana osservava indolente e continuava a ripetersi: fin qui tutto bene. Ma il problema, come il protagonista de L’Haine suggerisce, non è la caduta ma l’atterraggio. Oggi molti sono riatterrati sulla terra, o almeno così spero. In estate ne avevano avuto un assaggio con i ‘prodigiosi’, ma anche allora le risposte furono difficili da comprendere. Ricordo le parole di un ex-militante gioiese che commentando la propria sconfitta elettorale nicchiava: “l’antipolitica ha sconfitto la buona politica”. Immagino non sia cambiato il suo giudizio e che egli resti ancora profondamente convinto di incarnare le leggi della storia e le relative attese messianiche, di essere per questo destinati alla vittoria anche nella sconfitta, come lo erano i serbi di Kosovo Polje. I leader di SEL e del PD della stessa gioietta, tutti protesi a trovare le alchimie per i congressi, per mantenere gli equilibri, si dimostrano poco attenti ad analizzare la Storia che passa e travolge ogni cosa. Le risposte sono paradossali. Dov’è il linguaggio nuovo e dove sono le formule di partecipazione trasparenti che consentano di partecipare su di un piano di parità alla vita partitica? Dove sono i contenuti, dove è la sinistra? Il reddito di cittadinanza, che sarà antieconomico e inadatto alla retrograda Italia, non è altro che il salario garantito che per anni O’Zulu ha cantato e che per anni noi abbiamo cantato? Per capire le logiche che governano il Partito Democratico a Gioia del Colle occorrerebbe frequentare un Master in controspionaggio, mentre il cittadino sconfitto da una modernità troppo invadente e alienante non ha più la pazienza per occuparsi dell’Arcana Imperi. Le fabbriche di Nichi avevano provato a introdurre un po’ di fermento, creando nuova aggregazione. Ricordo l’ultima mia esperienza di partito, i veti e le lotte intestine, e ricordo di avere deciso di cer-

care altrove delle persone interessanti con le quali discutere di cose e ho incontrato la PrimaVera. Posso contare decine di altri che non senza colpe si sono ritirati in uno splendido isolamento fatto di letture e musica d’Essay, rifiutando quella vita di partito a cui tutto avevano dato e che infondo rigettavano. E ancora, Gianfranco Falcone del PD per l’ennesima volta ci chiede di interrogarci su questa sconfitta. Per quanti interrogativi mi sono posto da quando sono uno sconfitto politico avrei potuto compilare un intero test di quiz, uno di quelli per il concorso da maresciallo. Mi chiedo quando inizieremo a darci delle risposte. Del resto, il leadersimo che abbiamo covato in Puglia ci si è rivolto contro, contribuendo a creare il terreno fertile per l’emersione di un leader meno poeta e più incazzato, che raccoglie un profondo stato di insoddisfazione e di ineducazione politica che ha sostituito l’identificazione in un capo all’idea di rappresentanza. E si badi bene che Nichi è l’unico che è riuscito negli ultimi anni a parlare alle piazze, come fa Grillo, anche se a suo modo: i leader di questa non sinistra ha invece smesso da tempo di parlare, anche in Piazza, di confrontarsi. Nessuno di questi può prendersi il lusso di dire qualcosa di seducente, l’evocazione di cui parla anche il prof. Cafaro non appartiene più a questa sinistra e, più in generale, c’è troppo trasversalismo per potere dire qualcosa. La piazza, elemento cruciale del suffragio universale, non appartengono più ai partiti, che dovrebbe essere la parte responsabile, l’arco costituzionale. Le parole di Grillo contro il sistema partitico ricordano gli infuriati discorsi che negli anni Venti ci portarono prima in guerra e poi all’accantonamento della democrazia liberale elitaria, corrotta e inefficace. Senza volere stabilire superficiali ed emozionali analogie storiche, si pone con urgenza un reale cambiamento di rotta, con una leadership di partito che sia in grado di rappresentare, che possa ad esempio controllare e determinare l’attività degli amministratori eletti, che sia in grado di parlare soprattutto ai ragazzi che sentono di avere degli ideali e che dovrebbero essere sedotti, mentre rifuggono verso il grillismo che ha invece la forza della seduzione della verginità, della normalità europea e della non contaminazione rispetto alla vecchia e antistorica politica dei baroni. Indirizzare e coltivare l’umore delle masse non è impresa semplice, soprattutto se si intende educare politicamente l’uomo della strada; ma rinunciare alla costruzione del consenso non costituisce una soluzione praticabile, per i rischi legati al populismo. Condizione preliminare per riguadagnare il terreno è accettare la sfida della normalizzazione. In tutto questo è viva la nostra sconfitta, perché se tira ancora questa brutta aria è che perché noi non siamo stati in grado di costruire il consenso intorno a un’alternativa, accettando di attraversare indolenti, separati in correnti e fazioni, questo nostro tempo. PrimaVera Gioia 19



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