Pubblicazione mensile d’informazione indipendente |free press
_Giugno 2013.
S. Filippo Neri dietro le Quinte
Tributi le vie d’uscita
Gioia Rock & Rockerella uniscono le forze
Copertina: Colla e forbici
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Ouverture
INDICE 3 Ouverture 4
Dietro le quinte di S.Filippo
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Analisi della mobilità
8 Tributi
L’INTERPRETAZIONE DEI POLITICI Tornate a scuola!
Maria Cristina De Carlo / Direttore
FB/ MariaCristina.DeCarlo
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Nuove Imprese
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Quando tornerai
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Progetto quotidiano a scuola
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Tele di S. Filippo Neri
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Gioia Rock-erella
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Marcoelaband
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Festa del cortometraggio
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Viaggio di andata e ritorno dalla terra degli Hobbit alla terra dell’oblio
P
rima di fare politica, prima di scendere in campo per il “bene della propria città”, si dovrebbe almeno imparare a leggere. L’interpretazione è un bene fondamentale che noi poveri mortali abbiamo ricevuto in dono e attraverso la quale possiamo anche sognare. Ma quando si tratta di stravolgere totalmente il senso di una frase per trasformare quelle parole o aggettivi utilizzati in significati differenti, si rischia di stravolgere completamente il senso di una frase. La moda che si sta diffondendo a macchia d’olio nel nostro paese, vede ritornare sul campo il famoso Mercurio che, con messaggi in mano, trasferiva le informazioni da un fronte all’altro. Oggi il messaggero degli Dei viaggia sulla rete e, attraverso la scambio di comunicati stampa, fa nascere guerre mediatiche. La guerra a Gioia del Colle si fa su un terreno caro a molti: la politica. Il botta e risposta di comunicati stampa pubblicati permettono il dialogo/non dialogo fra quei personaggi prima uniti per una battaglia comune e poi misteriosamente divisi, probabilmente per interessi personali. Questo accade quando quei partiti (se così vogliamo chiamarli, visto che istituzionalmente non esistono più) decidono di non dialogare con l’esterno, rimanendo chiusi in quel covo che si sono costruiti e utilizzando come linguaggio quello fatto di offese. Essere aggrediti (verbalmente) in luoghi pubblici da parte di quelle persone che fino a ieri erano “miei compagni” ( non ho mai negato la mia simpatia per certi partiti di sinistra), dimostra il senso di non civiltà di tale gente. Se questi sono “i nostri politici”, è meglio restare a casa. Fare giornalismo in questa Città è un’impresa davvero ardua. Se si analizzano oggettivamente i fatti, ci si trova subito sotto
l’occhio del ciclone perché “guai a parlar bene dell’amministrazione”, perchè qui a Gioia del Colle bisogna sempre e solo fare opposizione, sempre andare contro quello che fanno gli altri, senza cercare un compromesso utile al paese. Il giornalismo che noi cerchiamo di fare ( e che spero sia arrivato ai nostri lettori) è quello analitico rispetto a quello che si fa o non si fa a Gioia del Colle. Non possiamo rimanere indifferenti a quello che accade, proprio come diceva il caro Don Gallo: “L’indifferenza è l’ottavo vizio capitale”. Io non posso rimanere indifferente agli sguardi che si scambiano quelle persone ora tanto vicine ma fino a ieri lontane, alle parole che si dicono e alle offese pubbliche. Non possiamo negare le evidenze solo per un credo o una appartenenza politica. Se qualcosa non funziona va detta, va dichiarata. Noi giovani abbiamo in mano un grande potere che non sappiamo ancora bene utilizzare: la possibilità di scegliere il cambiamento per quella politica ormai vecchia e allontanarci da quei luoghi dove nulla funziona nonostante sembrino così perfetti. PrimaVera Gioia 3
Filippo Linzalata Emma Lomonte Dario Magistro
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Il Comitato, che per statuto appartiene al Consiglio Pastorale della chiesa di Santa Maria Maggiore, in occasione della festa patronale, ha organizzato come sempre eventi liturgici e civili, concentrati nelle gior4 PrimaVera Gioia
photo Giuseppe Pugliese
ella maggior parte dei casi, l’immaginario collettivo tende a identificare, in maniera forse stereotipata, la festa patronale con la massima espressione di attaccamento al territorio da parte della popolazione locale. Si festeggia il Santo Patrono e di colpo si passa dalle tonalità cupe e anonime di un paese stantio ad un tripudio artificioso di colori, fuochi, musiche e persino odori tipici di una ricorrenza che rimane unica e uguale a sé stessa nonostante il passare degli anni. È qui che prende forma l’intreccio di riti sacri ed eventi laici su cui poggia saldo il concetto di “tradizione”. Che il risultato piaccia o meno, dietro alla “tradizione”, c’è il lavoro di una serie di persone, enti, associazioni e istituzioni che permettono lo svolgimento del consueto appuntamento annuale. Per la serie “non solo giostre e processione”, lo scenario della festa patronale è arricchito da tante altre iniziative che spesso finiscono per alimentare, quasi a livello gossipparo, l’oratorio di piazza sempre più propenso a fare polemica sul “piatto servito” e quasi mai pronto a rimboccarsi le maniche per “cucinarselo”. Roba che neanche lo “State buoni se potete” del nostro patrono San Filippo Neri sarebbe in grado di sedare. Per fare il punto sull’organizzazione della festa di Gioia del Colle, ci siamo avvalsi delle interviste all’assessore Piera De Giorgi e all’architetto Alessandro Cortese, presidente delegato del Comitato Volontario “San Filippo Neri”.
nate dal 24 al 26 Maggio. Per fare tutto questo, sono stati quanto mai necessari i contributi stanziati da due fonti principali: soggetti privati e amministrazione comunale. Se sui primi non vi è possibilità di accertamento, per l’altra si può affermare che negli anni i contributi amministrativi sono diminuiti sempre più: nel 2010, la somma erogata ammontava a circa 20.000 € (D.g. n°87 – 11/05/10), nel 2011 a circa 15.300 € (D.g. n°56 – 10/05/11), nel 2012 a circa 12.000 € (D.e.s. n° 83 18/05/12) e, infine, per completare il quadro, nel 2013 sono stati stanziati 11.000 €. Il dato oggettivo non è confutabile ma bisogna riflettere, senza preconcetti, sui reali motivi che hanno portato a questo effettivo dimezzamento. Sebbene quest’amministrazione non abbia l’abitudine, come l’ex sindaco Longo, di ostentare in pubblico la propria devozione, né di rivolgersi direttamente al Santo nel corso di comizi politici organizzati durante le cerimonie religiose, il motivo addotto per giustificare la decurtazione dei suddetti contributi risiede non nella minore affinità e simpatia nei confronti del buon San Filippo Neri, ma semplicemente nel fatto che negli anni la situazione economica del nostro Comune ha perso smalto. A tale proposito, possono definirsi congrui rispetto alle aspettative gli 11.000 euro stanziati quest’anno? Il comitato è apparso alquanto insoddisfatto, visto che il suddetto budget ha dovuto coprire non solo le luminarie ma anche il doppio concerto bandistico e i diritti SIAE annessi. In virtù del detto per cui “ognuno porta l’acqua al proprio mulino”, le posizioni di comitato e amministrazione non potranno mai ovviamente collimare: in ogni caso, proviamo ad analizzare meglio l’intera situazione. Il Comitato nasce principalmente con lo scopo di seguire ed organizzare gli eventi religiosi legati alla festa del Santo patrono. D’altro canto, il comitato è fermamente convinto che anche l’organizzazione degli eventi civili debba essere seguita da esperti in materia di fede, i quali devono creare il tutto in armonia con il credo religioso, nell’ottica di un programma che dev’essere comunque approvato dalle autorità ecclesiastiche, nel rispetto dei veti liturgici imposti dai Patti Lateranensi. Si va così oltre la semplice ricorrenza laica che altri vorrebbero preminente. Andando nello specifico della questione, l’aiuto richiesto dal Comitato al Comune, escludendo luce e bagni chimici, era stato quantificato in € 15.000. A sostegno di tale richiesta vi era, a detta del Presidente Cortese, una sorta di promessa da parte dell’Amministrazione, che s’impegnava a garantire una somma di denaro come minimo pari all’importo stanziato negli anni precedenti. Non essendo pervenuta al comitato alcuna conferma in merito, viene facile pensare che per alcuni amministratori le promesse continuano anche dopo
photo Pasquale Costantiello
la campagna elettorale, dimenticando i confini sanciti dai propri ruoli e disinteressandosi completamente, nella fattispecie, di prosciugare quasi del tutto il budget a disposizione dell’Assessorato alla Cultura (che comunque non è di loro pertinenza!). L’intera sovvenzione alla festa, infatti, nonché il fitto dei bagni chimici - a quanto pare, il water rappresenta il vero luogo di aggregazione culturale in quest’Italia sempre più trash - dovevano essere a carico del suddetto assessorato. Venendo meno alla consolidata tradizione, in auge presso altri amministratori, di firmare e approvare gran parte delle richieste giunte e mostrando un certo disappunto per l’arrivo di una richiesta di finanziamento accompagnata da un programma di per sè già completamente definito, l’assessore De Giorgi ha preferito negoziare l’accordo. Il principale tema caldo affrontato è stato quello riguardante il concerto bandistico. Inizialmente, pare che il “Premiato concerto musicale Paolo Falcicchio” - per i più “La banda di Gioia”! - non fosse stato affatto tenuto in considerazione per la giornata del 25, preferendo l’altresì rinomata banda di Conversano. Reputando quantomeno ingiusto e poco rispettoso che la “banda” cittadina non suonasse nel giorno della propria festa patronale, si è preferito riformulare l’offerta bandistica. Come ha affermato il presidente delegato del Comitato, arch. Alessandro Cortese, si è scelto di concedere la serata del 25 Maggio alla nota banda di Conversano, lasciando quella del 24 alla banda di Gioia, in modo da permettere a tutti di meglio esibirsi e al pubblico di godere dello spettacolo senza che vi fosse sovrapposizione con altri eventi. Inoltre, la banda Falcicchio sarebbe intervenuta anche durante il concerto bandistico del 25. A questo punto, sorge spontaneo domandarsi chi ha pagato l’intervento non previsto della banda di Gioia, quantificabile in 1815 euro. Francamente, per timore di un possibile malinteso, una risposta precisa non siamo in grado di darvela, in quanto abbiamo dinanzi due versioni leggermente, ma fondamentalmente, diverse tra loro. Per quanto riguarda l’amministrazione, il cachet delPrimaVera Gioia 5
la Banda Falcicchio rientrava nel finanziamento complessivo di 11.000 € (a cui vanno aggiunti circa 1.331 €, provenienti dal fondo per le attività produttive e destinati ai bagni chimici); per il comitato, non avendo previsto il loro intervento, il suddetto cachet doveva essere escluso dal budget complessivo. A seguito di tutto ciò, va notata una “piccola” contraddizione. Da un lato, il Presidente Cortese sostiene che “il Comune non è costretto ad intervenire in quanto evenienza liturgica, a cui il Sindaco di Gioia del Colle è chiamato a partecipare solo come presenza onoraria”, salvo poi apparire insoddisfatto per il budget di 11.000 € che l’amministrazione comunale ha messo a disposizione, arrivando ad affermare che: “Il Comune ha mostrato una partecipazione economicamente in maniera sempre più ridotta di fronte alla quale può reggere solo in minima parte la giustificazione fondata sulla cosiddetta crisi e sull’ormai nota spending-review, in quanto vi era una situazione analoga negli scorsi anni e comunque non è stata in alcun modo intaccata l’organizzazione della festa patronale”. Insomma, vien da rispolverare il vecchio proverbio “Scherza con i Fanti ma lascia stare i Santi !”.
photo Pasquale Costantiello
Ma, come ogni festa patronale che si rispetti, oltre le luminarie, la processione, i fuochi d’artificio e il concerto bandistico, vi è anche una serata incline ai gusti di una popolazione assai più ampia e di età variegata. Quest’anno sul mega-palco occupante quasi metà piazza è salito il mitico complesso di “LUI e gli amici del Re”! Diamo immediatamente soddisfazione alla curiosità di chi non li conosce e si è affrettato a fare ricerche su internet o tra i propri dischi in vinile, dicendo che si tratta di una tra le più affermate cover band di Adriano Celentano. Riconsiderando attentamente il concetto espresso dal presidente del Comitato, secondo cui “nell’ottica di un programma che deve essere comunque approvato dalle autorità ecclesiastiche, il comitato deve generare una forte armonia con il credo religioso…”, è probabile che i paesi che hanno ospitato per le loro feste patronali artisti come Vec6 PrimaVera Gioia
chioni, Capossela e De Gregori saranno stati a questo punto raggiunti da scomunica, lasciandoci perplessi sul perché della scelta di una cover band quale quella di Celentano. E’ davvero filoclericale il messaggio che il “molleggiato” propina? Ci è stato risposto che la band è stata scelta per la notevole qualità dei pezzi prodotti e per il carattere folcloristico dello spettacolo offerto. E’ stata dunque rimossa, per l’occorrenza, l’ispirazione religiosa che dovrebbe essere alla base della festa? Per essere fedeli a tale linea, non basta certo affidarsi al collegamento superficiale di “…sembra quand’ero all’oratorio” della canzone Azzurro (il cui testo è in realtà opera del paroliere Pallavicini e non di Celentano, la cui biografia non narra minimamente di tali esperienze), tralasciando gli attacchi ben più netti fatti dal cantante alle religiosissime e quanto mai politiche testate di Avvenire e Famiglia Cristiana. E’ opportuno stanziare 5000 euro per una cover band, quando si potrebbero investire anche minori somme di denaro per un’esibizione delle varie band di artisti gioiesi emergenti? Non si sarebbero, in questo modo, avvicinate generazioni di giovani che appaiono ormai disinteressate alla vita della propria comunità e, nello specifico, alla stessa festa Patronale? In un cartellone ricco di eventi dove prendiamo atto del pregio di molti a costo zero, dobbiamo però denunciare che, su 24, solo uno, quello del 17 maggio, pare sia stato “affidato” al neocostituito Gruppo Giovani del Comitato di San Filippo Neri. Svoltosi in Piazza Luca D’Andrano, il “Fitness Gioia Festival, divertimento in musica” doveva essere finalizzato all’aggregazione giovanile, usando un atipico mezzo comunicativo quale la dimostrazione di varie discipline sportive (muay thai e crossfit) praticate da alcune palestre gioiesi, oltre che la ben più rinomata arte della musica, affidata ad un giovane gruppo della Parrocchia di San Vito, alla voce di Miriam Romano e al dj set del sosia del mondano Johnny Depp, Gianfranco Musco. Visto il risicato parterre dedicato alle nuove leve, è impossibile fornire un giudizio adeguato circa la riuscita dell’aggregazione giovanile. I giovani sono sempre stati l’elemento cardine dell’attività oratoriale del Santo di Firenze e ciò non deve essere sottovalutato nell’organizzazione della festa. La collaborazione a priori, prescindendo da colori politici, veti, pressioni esterne, è la ricetta ideale per mantenere un risultato soddisfacente per tutta la comunità che, come sappiamo, risulta essere formata da varie sfaccettature: esse, per quanto lontane o addirittura profane rispetto all’ormai classico concetto di festa patronale, sicuramente hanno raggiunto la maturità adeguata per instaurare un dialogo costruttivo in grado di “svecchiare” allo stesso tempo eventi e congetture spesso vane. Insomma non ce ne voglia il Santo, Vanità di Vanità. ¿
Trasporti
ANALISI DELLA MOBILITA’ A GIOIA DEL COLLE: LO STATO DELL’ARTE Adriano Loporcaro, Dottorando di Ricerca in Economia della Popolazione e dello Sviluppo, XXVII Ciclo, Università degli Studi di Bari Parlare di mobilità in una città di medio-piccole dimensioni come Gioia del Colle, con una popolazione di 27.889 abitanti, rappresenta certamente un problema di carattere economico, poiché le soluzioni di smart-city, messe in atto sempre più spesso negli ultimi anni per ridurre i fenomeni di congestione del traffico nei centri urbani, hanno bisogno di forti investimenti finanziari. E’ altrettanto vero però che una corretta analisi politica del problema può portare a risultati e a costi relativamente contenuti. Partendo dall’odierna situazione della mobilità a Gioia del Colle, c’è da dire che il servizio di trasporto pubblico locale presenta una sovra-capacità di posti rispetto all’utenza attuale, salvo che per i servizi “speciali”. Presentano sicuramente elevati load factor (rapporto tra posti occupati e posti disponibili) i bus che la ditta vincitrice del contratto di servizio pubblico usa per il trasporto scolastico, per i collegamenti del martedì verso l’area mercatale e per i collegamenti verso la zona industriale, in particolare verso l’Ansaldo Termosud e la Granarolo, mentre questo non si può affermare per le linee all’interno della città. L’aumento delle accise sui carburanti nel corso degli ultimi anni, in particolare con il decreto Salva Italia del Governo Monti, ha portato alla consapevolezza che sarà necessario promuovere una nuova forma di mobilità e questo dovrà accadere a tutti i livelli, sia locali che nazionali. Sotto questo aspetto, Gioia del Colle presenta elevate criticità, cui gli amministratori locali non hanno ancora prestato attenzione: mancano del tutto infrastrutture per la ricarica dei mezzi elettrici, che prenderanno sempre più piede grazie a forme innovative di acquisto/possesso dei mezzi, c’è da pensare alla nascita di parcheggi dedicati per chi decide di usare bus e treno, occorre riformulare la politica sulla mobilità dolce (cioè l’insieme di azioni per favorire la mobilità, salvaguardando l’ambiente circostante in modo ecosostenibile) in atteggiamento proattivo con i cittadini e non come scusante per transennare parte della centrale Piazza Plebiscito. Su questi tre punti occorre focalizzarsi a causa di possibili scenari futuri. Pur essendo un mercato di nicchia, i veicoli elettrici rappresentano il futuro della mobilità sostenibile in quanto tratta-
si di veicoli ad emissioni zero che si adattano perfettamente al tessuto urbano: scattanti, hanno un’autonomia sufficiente per percorrere quei pochi chilometri che compongono la cinta urbana, non emettono rumore (salvo attrito dei pneumatici) e sono soprattutto economici a livello di manutenzione: per fare 100 km, il prezzo oscilla tra 1 e 2 euro. Lo svantaggio è il prezzo di acquisto, attualmente elevato, ma non mancheranno, come già si è verificato in Danimarca e Svezia, incentivi che ne muteranno verso il basso la curva di offerta dei costruttori, con il risultato che aumenterà il numero di utilizzatori e si abbasserà il prezzo di acquisto. I parcheggi dedicati, o meglio, i parcheggi di interscambio per favorire la mobilità tra mezzo pubblico e privato, sono attualmente assenti a Gioia del Colle. Incapaci di accogliere l’utenza sono i parcheggi liberi e privi di esclusività, antistanti la stazione ferroviaria e la fermata principale delle FSE in Via Giovanni XXIII. Ciò comporta un rallentamento inevitabile nel passaggio modale, che è favorito sempre più dall’alto prezzo dei carburanti per i veicoli privati. A tale proposito, una soluzione alternativa che porta ad ottenere un vantaggio in termini economici è rappresentata dal car-pooling, vale a dire la condivisione dell’auto tra gruppi di persone, che porterebbe ad incrementare i bassi loadfactor delle automobili private. Basti pensare come, secondo le stime ACI, circa il 40% delle automobili conti solo un passeggero per comprendere quanto si possa “lavorare” in tale direzione. Un tema di grande importanza è certamente rappresentato dal “futuro” della mobilità dolce. Non a caso, è salito agli onori delle cronache locali, da fine Ottobre scorso fino agli inizi di Dicembre, il dibattito della chiusura domenicale di alcune strade della città. Due domande: possibile che far cambiare ai gioiesi l’abitudine di uscire con l’auto la domenica sia il problema principale? Le piogge autunnali furono considerate? E l’imminente inverno? Sarebbe forse meglio ipotizzare che lo scarso successo dell’iniziativa si poteva evitare, pensando a chiusure mirate del centro da aprile a settembre, con attrazioni di vario genere (così come sono state effettuate nella prima domenica del provvedimento) e, soprattutto, facendo acquisire ai gioiesi una maggiore consapevolezza sui temi ambientali in modo che il provvedimento venisse osannato e non osteggiato. ¿ PrimaVera Gioia 7
Politica
TRIBUTI LA DEMOCRAZIA COME SOLA VIA D’USCITA Alessandro De Rosa|
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n’inesorabile guerra di sfinimento, con arroccamenti in trincea da cui sparare e cercar riparo, un logoramento perpetrato a colpi di accuse e smentite, linciaggio mediatico e rancori fra vecchi amici di coalizione: questo è l’affaire tributi a Gioia del Colle. Era il 17 Maggio quando nella sala consiliare di Palazzo San Domenico si svolgeva il consiglio comunale monotematico sull’annosa “questione tributi”, un’assemblea che sarebbe servita ad entrambi gli schieramenti per far luce su questioni ritenute di rilevante importanza. Viste però le reazioni ed i comunicati stampa succedutisi da allora, occorrerebbe un’indagine all’uopo, per lo meno degli stessi addetti ai lavori. Molto significativo il comunicato stampa inviato in data 31 maggio dal movimento politico Uniti per Gioia, che annovera tra le sue fila il Presidente del Consiglio Comunale, Tommaso Bradascio, ed il consigliere Filippo Tisci. Un comunicato in cui sono state usate parole molto dure contro l’amministrazione ed il sindaco Povia, rei di essere “laboriosi e vulcanici nell’organizzare manifestazioni e convegni, ma poveri di idee quando si tratta di raggiungere traguardi concreti”. Inoltre, “la giunta si è dimostrata molto operosa con attività che nulla hanno a che fare con il PROGRAMMA, quasi fosse un’impresa privata......e cosa dire del tentativo ancora in itinere di privare la cittadinanza tutta del diritto di esprimersi? Hanno deciso alla stregua di despoti di privatizzare la riscossione dei tributi nonostante il NO della città! Che fretta c’era? I consiglieri comunali, i componenti la giunta ed in primis il capo dell’amministrazione se ne fregano della volontà del cittadino!…Nell’assise del 17 maggio, in 8 PrimaVera Gioia
cui le questioni principali da dirimere sono state il gran numero di precetti che le famiglie gioiesi stanno ricevendo, alle volte a fronte di pagamenti regolarmente avvenuti, gravati da esosi compensi legali, 100 €, e la contestata esternalizzazione della riscossione tributi, si sono distinti almeno quattro interventi per contenuto ed animosità, più una missiva indirizzata al Presidente Bradascio, per altro assente, firmata Piero Longo, anche lui assente a causa del concomitante consiglio provinciale dallo stesso presieduto. Il consigliere di opposizione si è preoccupato di comunicare il suo dissenso “per la non esemplare attenzione e sensibilità istituzionale” del Presidente, reo di non essere stato avveduto nel programmare la data dell’assise, “spero non ci siano motivi ostruzionistici”, e quindi di aver impedito allo stesso Longo “di poter partecipare alla seduta del Consiglio Comunale, da me voluta, per affrontare una questione delicatissima che sta procurando tensioni sociali di una certa rilevanza”.
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ome prevedibile, il consigliere Vasco, più volte additato dalla sua stessa maggioranza come “non allineato”, ha rotto gli indugi ed ha espresso le sue perplessità innanzitutto per l’imprecisato numero di precetti emessi dalla CE.R.IN e ricevuti dalle famiglie gioiesi, e poi nei confronti dello strumento utilizzato dal sindaco per procedere all’emanazione del bando di gara per la gestione della riscossione tributi: una delibera di giunta. Il consigliere del PD ha posto l’accento su quanto sarebbe stato più utile un confronto in aula fra maggioranza ed opposizio-
ne, una discussione democratica, anche dura, ma che avrebbe fugato ogni sorta di dubbio, di natura sia tecnica che procedurale, dato che contro tale atto di giunta è stato poi promosso un referendum abrogativo. A ruota, il consigliere Mastrangelo del PdL, senza tentennamenti, ha tenuto a precisare, in risposta al consigliere Vasco, che la delibera di Consiglio n. 10 del 2010 (amministrazione Longo) era un atto di indirizzo dal quale non sarebbe assolutamente possibile far discendere la delibera di giunta odierna. All’epoca, a fronte delle inefficienze e dei ritardi nella riscossione dei tributi, si pensò di potenziare il servizio chiedendo ad un privato, mediante bando, di fornire supporti tecnici che potenziassero l’attività dell’Ente, senza mai pensare ad una completa esternalizzazione del servizio, per altro eccessivamente onerosa per le casse comunali. In più, Mastrangelo ha sottoposto al sindaco un amletico dubbio: “Se il nostro ufficio tributi non è idoneo a svolgere il suo compito tanto da richiedere un supporto esterno, suppongo svolga male l’incarico, allora perché viene ricompensato con premi di produzione”? Quanto ai precetti che stanno funestando molte famiglie, il consigliere ha sollecitato l’attenzione dell’amministrazione circa l’esosa richiesta di 100 euro avanzata dalla CE.R.IN al cittadino come spese legali.
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n intervento su tutti, quello del consigliere Falcone, ha poi prodotto strascichi polemici nei giorni a seguire, con la risposta dei suoi ex compagni di partito - lasciati per entrare in coalizione con Povia - giunta tramite un comunicato stampa del 24 maggio: “Vorremmo replicare alle assurde accuse rivolte agli allora rappresentanti dell’Amministrazione Longo mosse dal consigliere Falcone... “non capisco come gente che ha votato atti in passato che riguardavano la necessità di esternalizzare il servizio di riscossione tributi, oggi faccia parte di un comitato referendario che vuole abrogare quello per cui hanno votato ieri. Evidentemente dormivano quando si stava votando”.... Consigliere Falcone - continua il comunicato - nel 2010 si votò l’atto di indirizzo per la riscossione coattiva dei tributi locali.....oggi invece con atto di giunta (illegittimo vedi T.U. D.lgs. 267 art. 42 com. 5 e 6) avete affidato l’intera gestione dell’ufficio tributi, regalando aggi anche sullo spontaneamente versato dai cittadini ad una società.....Inoltre il Comitato referendario si batte per revocare la vostra delibera e non quella del 2010.... Consigliere Falcone, il Comitato è composto da partiti all’opposizione, ma anche da quasi tutte le associazioni locali (apartitiche), da numerosi cit-
tadini che vi hanno votato e, guarda caso, anche da un movimento politico di maggioranza, ovvero Uniti per Gioia....Non per ultimo le vorrei ricordare il documento ufficiale del maggior partito di maggioranza, il Partito Democratico, con il quale prendevano le distanze dall’esternalizzazione dei tributi e dalle vostre scelte in materia”.
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ulle precisazioni tecniche fornite dal funzionario Galasso, che ha riferito di 828 atti di ingiunzione assegnati all’azienda, “non oltre 16000 come falsamente riportato da qualcuno”, di cui 322 già notificati, 250 notificati per compiuta giacenza, gli altri in divenire e di un non incassato dal comune (TARSU) di crescente importo dal 2002 ad oggi (142.000 € nel 2005, 633.000 € nel 2010, oltre 1.700.000 € nel 2011 e 1.355.000 nel 2012), si sono innestate le risposte conclusive del sindaco Povia: “Noi abbiamo l’obbligo di incassare l’evaso ed in più abbiamo un ufficio tributi inadeguato al ruolo con appena quattro dipendenti che diventeranno tre a luglio quando andrà in pensione Galasso...smettiamola di pensare che questa sia una battaglia del bene contro il male...non posso consentire che un consigliere o pochi consiglieri si ritengano depositari della difesa della cittadinanza. Io mi indigno quando qualcuno alza la voce in aula per questo motivo....Non vedo l’ora di firmare il contratto con la CE.R.IN...Non ce la faccio più e posso assicurarvi che questo sarà il mio ultimo mandato.....Non vorrei che all’interno del Comitato referendario ci fossero persone morose che abbiano fatto della vicenda una questione personale. Non c’è nessun allarme sociale, andremo incontro ai cittadini possibilmente con la rateizzazione e se qualcuno ha pagato ma ha ricevuto il precetto per sbaglio faremo di tutto per evitare il contenzioso”.
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na faccenda alquanto intricata e logorante in cui rischiano di andarci di mezzo, come sempre, solo i cittadini, sia nel presente, a causa dei precetti, sia nel futuro, per l’esternalizzazione. Ma se sin dall’inizio la strada intrapresa fosse stata quella del confronto consiliare, anche duro, aspro, una qualunque soluzione sarebbe comunque stata accettata quale prodotto del dialogo, del confronto fra istanze sociali rappresentate in un’aula atta ad ospitare il dispiegamento della sovranità popolare. A questo punto, si spera almeno che sia consentito alla città tutta, attraverso una consultazione diretta, di poter decidere se si dovrà continuare a percorrere la strada intrapresa o sarà necessario ritornare nella sala della Democrazia. ¿ PrimaVera Gioia 9
Nuove Imprese Rosario Milano Dopo una decennale esperienza di emigrazione, a un certo momento decidete di tornare nella terra da dove, single e scapestrati, siete appunto partiti. Oggi tornate con una famiglia (è nata anche una bimba) e con un’idea imprenditoriale. Quando nasce l’idea di aprire un’attività in proprio e perché, soprattutto, farlo in Italia? Alessia: dopo aver lavorato nello stesso campo, gestendo in prima persona per dieci anni un’attività imprenditoriale nel settore della ristorazione in un Paese straniero, ci è sembrato il momento giusto per ritornare. Soprattutto, prima di fare il biglietto, abbiamo verificato con un commercialista la possibilità di attingere ai fondi messi a disposizione da un bando regionale con fondi europei per la imprenditorialità giovanile. Così abbiamo realizzato il nostro locale. Alessandro: non possiamo nascondere che un ruolo decisivo per questa decisione lo ha avuto nostra figlia, perché riteniamo che sarebbe stato più difficile farla crescere in Inghilterra, piuttosto che in Italia dove vi è un tessuto sociale e familiare più solido Alessia, come ci sente a 30 anni a essere al contempo donna, madre e imprenditrice? Alessia: il fatto è che io non ci penso! Ed è proprio questo, questa freschezza mentale che mi permette di non farmi pesare questa apparentemente difficile condizione. (Alessandro: tanto pago io!) Alessandro, dato che paghi tu, per dire scherzando, da parte tua come gestisci il tuo impegno? E, soprattutto, la domandona è: che differenze trovi tra Bath (Regno Unito) e Gioia del Colle (Italia)? Alessandro: per me non è cambiato molto, faccio le stesse cose e ho gli stessi ritmi che avevo quando gestivo il locale a Bath. Evidentemente mi sento portato per queste cose, come penso che ognuno di noi abbia le proprie competenze che talvolta riescono ad emergere. La differenza sostanziale, anche se sembra scontato, è la cultura delle regole, che in Inghilterra sono 10 PrimaVera Gioia
sante (Alessia: e valgono per tutti!) Come mai un ristorante spagnolo a Gioia? Non vi sembra di urtare la sensibilità dei tradizionalisti della cima di rapa con l’orecchietta? Alessandro: innanzitutto, non vogliamo negare o offendere la tradizione culinaria pugliese ma più semplicemente abbiamo voluto offrire una nuova soluzione, una cucina diversa ma che comunque è sempre composta da sapori mediterranei. Alessia: avendo vissuto in Spagna, abbiamo pensato di portare a casa nostra un po’ di cultura culinaria e non solo spagnola. In Spagna, a tavola e nei locali, c’è più semplicità, c’è un modo più informale di stare insieme, si condividono negli stessi piatti delle tapas, e poi gli spagnoli hanno sempre una spensieratezza nell’affrontare le difficoltà davvero ammirevole. Alessandro: più in generale a noi piace l’idea di proporre un’alternativa, di tentare di far conoscere quello che noi abbiamo conosciuto, di contribuire a portare un po’ di vita a Gioia Non vi assale mai un senso di sconforto e di paura, per la serie “chi me lo ha fatto fare”? In fondo, il carico di stress nel Regno Unito non era inferiore? Non temete i dispetti dei concorrenti? Soprattutto, non vi sentite a disagio con tutti questi debiti? Alessandro: ormai non possiamo più permetterci di avere paura. Abbiamo realizzato il nostro sogno, il sogno di fare le cose in maniera autonoma che penso sia l’ambizione di ognuno. Non mi scoraggia e non mi infastidisce certo la concorrenza, che personalmente mi stimola. Alessia: purtroppo il paese è piccolo e l’invidia può esserci, ma noi ormai siamo in gioco e dobbiamo rispondere non solo agli interessi della nostra famiglia, ma anche ad un gruppo di giovani ragazzi nostri dipendenti che meritano il nostro impegno. ¿
Quando tornerai...
QUANDO TORNERAI x
Michele
Sono venuto qui in Australia per vari motivi e ormai son qui da quasi undici mesi. Si è trattato di un’ avventura nata dalla mia sete di conoscere e fare nuove esperienza. Un’avventura della quale avevo sentito solo parlare. Sono arrivato con pochi soldi a Melbourne e l’impatto è stato assurdo, un altro mondo! Inspiegabilmente dopo quindici giorni alcuni ragazzi italiani mi hanno proposto di attraversare l’Australia in auto, sostando nei posti più meravigliosi. Ho accettato immediatamente e così abbiamo percorso quei quasi 4000 km di deserto vivendo e vedendo cose mai viste prima e che forse non rivedrò mai più: sembrava di vivere in uno di quei documentari televisivi. La meta scelta era Darwin, praticamente il polo opposto a Melbourne. Non più città, ma paese; meno torri più palme, insomma ne sono rimasto incantato e così ho deciso di trasferirmici. In ogni singolo paese dell’Australia ci sono ostelli economici detti backpackers e coloro che vi ci alloggiano, come me, sono chiamati “backpackers”. In questi ostelli credo avvenga una delle cose più belle che riserva questa avventura: conoscenze con ragazzi di tutte le nazioni, pratica della lingua, condivisione della quotidianità, scambi di idee, confronti di esperienze vissute o ambizioni, forti amicizie, amori. Per me è stata proprio una delle cose più belle iniziare a vivere le persone, avere uno scambio interiore, creare un forte feeling comunicando in inglese. Come primo obiettivo che accomuna noi tutti backpackers c’è quello di lavorare e sfruttare l’ottima economia australiana che permette davvero di accumulare denaro conducendo una vita agiata. L’impatto col lavoro è incoraggiante perché si lavora seriamente, e posso dire che c’è posto per tutti. Grazie al mio lavoro ben retribuito, son riuscito a fare un fantastico viaggio in Asia vivendo nuovamente qualcosa di meraviglioso. Questa seconda avventura me la sono concessa dopo circa 6 mesi in Australia, sazio di ciò che già avevo vissuto e entusiasta per quanto mi fossi arricchito
interiormente. Dopo l’ Asia decido di tornare in Italia e riportare la mia vita nel mio Paese natale. Rivedere la mia famiglia, i miei amici è stato fantastico. Ero diverso arricchito spiritualmente, innamorato della vita, felice anche se mi mancava la vita libera e piena che avevo vissuto e che non sapevo se abbandonare per sempre o riprendere intensamente. Dentro di me sentivo l’ esigenza di ritornare a vivere la libertà di quei luoghi in cui ormai avevo trovato la mia dimensione. Così ho deciso di ritornare qui. Sono tre mesi che sono di nuovo in Australia, dopo aver passato per la seconda volta un mese in Asia. Ora mi sento diverso, vivo le cose con più concretezza. L’anno scorso mi sentivo come il fuoco che aveva bisogno di consumarsi in qualche modo. Adesso invece mi rendo conto che è giunto il momento di predisporre la mia mente a progetti permanenti per impostare davvero il mio futuro. Insomma il mio permesso di soggiorno scade a luglio, ho deciso di rinnovarlo per il secondo anno e sto per affrontare una stagione in barca lunga 4 mesi. Ad ottobre mi muovo nel South-West, a Perth per lavorare nelle miniere. Finito il secondo anno mi piacerebbe andare in Canada per sei mesi e sfruttare le buone possibilità che anche quel Paese potrebbe offrirmi per poi finalmente tornare a casa con i mezzi e realizzare i miei piccoli progetti di vita. È un pò deludente sentirsi felice e avere la possibilità di fare progetti in un altro Continente, così lontano dal tuo. Amo l’Italia, amo la nostra passione, i nostri paesaggi, amo la mia famiglia più della mia vita, ma credo che in questo momento noi giovani dobbiamo avere la mente aperta a tutto, analizzare ogni singola opportunità, cercare di capire quello che può farci stare bene e mai esitare, ma avere sempre la grinta per vincere e se capita di perdere, rialzarsi immediatamente più forti e pronti a ricominciare. Tutta questa grande avventura la considero come un cammino spirituale, dopo il quale sarò pronto a ritornare più forte e sereno di prima¿ PrimaVera Gioia 11
Un progetto di giornalismo nelle scuole
Giugno 2013
Parlano i giovanissimi
PROVE DI GIORNALISMO
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gratuiti (come quello sito al Colle delle Gioie) per giocare liberamente e in maniera sicura. Le uniche alternative al campetto da calcio/ basket del Colle delle Gioie è giocare all’aperto nelle ville e piazze del Paese o affittare un campo per qualche ora da privati. Ma in entrambe le alternative sorgono problemi: nelle ville e piazze vi è il divieto di giocare con il pallone per tanto i ragazzi rinunciano a riunirsi in questi luoghi; per quanto riguarda i campi sportivi di privati, non tutti possono permettersi di pagare un campo ad ore ogni giorno per giocare. I ragazzi sono stanchi di girare per Gioia del Colle alla ricerca di luoghi per svagarsi. Gli spazi che potrebbero essere adibiti alla costruzione di campetti pubblici gratuiti esistono a Gioia del Colle: è un fatto percepito non solo dai
“Vogliamo più spazi verdi per giocare!”. uesto l’appello lanciato da alcuni giovani di Gioia del Colle che chiedono all’amministrazione più campi sportivi
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Carbone Francesca, Colaninno Andrea, Lippolis Paola, Mastromarino Francesco, Natale Leonardo, Scatigno Nicolas
Le lamentele giungono dai giovani cittadini del paese,stanchi di giocare per le strade
SPAZI VERDI, I RAGAZZI NE VOGLIONO DI PIU’
Gioia del Colle: Mancano spazi sportivi gratuiti
Prima pagina
na full immersion nel mondo del giornalismo. Una due giorni per raccontare e descrivere l’ABC di uno dei mestieri più antichi del mondo ai ragazzi della 3 A della Scuola Media LosaMaria Cristina pio di Gioia del Colle. De Carlo Tutto è accaduto il 20 e 23 maggio scorso, quando ho avuto l’onore di parlare di giornalismo ai giovani del nostro Paese. Due giorni sono troppo pochi per insegnare i trucchi del mestieri, ma sono stati sufficienti a regalarmi grandi emozioni. Grazie a Rosanna Ventura e alla professoressa Clara Pavone, è stato possibile realizzare il mini progetto presso la scuola media superiore Losapio, che si è concluso con la realizzazione di tre pezzi scritti unicamente dai ragazzi. Alla luce delle loro personali suggestioni (nessuno ha scelto per i ragazzi gli argomenti da raccontare) sono stati descritti i disagi che avvertono. Più spazi verdi, allagamenti troppo frequenti dopo le abbondanti piogge e pista ciclabile mancante, sono le critiche mosse da parte di quella fetta della popolazione spesso ignorata, che vive in sordina, ma che conosce la quotidianità del nostro paese, fatta di strade e piazze. Una testimonianza significativa raccontata da chi, già in giovane età, riesce a percepire il malfunzionamento di alcuni sistemi e servizi, comprendendo i disagi che la mal politica ha creato in questi anni. Problemi che, denunciati dai ragazzi, risultano essere puri e sinceri: la loro critica non è stata dettata, infatti, da una appartenenza politica ma semplicemente dalla costatazione dei fatti che qualcosa non funziona a Gioia del Colle. Questa pagina è la prova di come anche i piccoli del nostro Paese avvertono alcuni disagi: è questo un medium per smuovere le coscienze degli addetti ai lavori perché le critiche non giungono più solo dall’occhio della redazione “PrimaVeraGioia”, ma anche dai giovanissimi che hanno utilizzato le nostre pagine per raccontare in breve le loro insoddisfazioni.
U
di Gioia del Colle Via Roma l’11 di Maggio
raggiose, che provano ad attraversare il lago, rimangono bloccate nell’acqua. Non di recente il problema si è ripresentato non solo nelle strade che storicamente sono conosciute come “impraticabili” ma anche nelle nuove strade appena costruite: come il prolungamento di via Roma. A causa della pioggia abbondante e della grandine caduta il 9 maggio scorso, si è presentato tale problema nella strada ancora in via di costruzione, in prossimità del liceo ginnasio “P.V.Marone”. Quella sera non sono mancati disagi nelle storiche zone, come sulla via per Acquaviva nei pressi della rotonda. “Mi trovano nei pressi del cinema con la mia bi-
cicletta– racconta un ragazzo – e mi sono bloccato in prossimità del solito lago artificiale che si crea alla rotonda per la via di Acquaviva. E’ stato impossibile attraversarlo e quindi tornare a casa immediatamente. Sono rimasto sotto la pioggia per moto tempo”. È solo uno dei tanti episodi che vede come protagonista cittadini di Gioia del Colle ( gioavani e meno giovani). Perchè succede questo? Di chi è la colpa? Purtroppo queste rimarranno solo domande che non avranno una risposta.
Photo Francesco Grandieri
isagi per ciclisti e automobilisti. Negli ultimi anni la situazione della viabilità in paese è peggiorata poiché la manutenzione del manto stradale non viene fatta e se si rattoppa qualche buca a destra e sinistra, dopo qualche giorno il manto cede e la situazione ritorna peggio di prima. Tra le zone interessata a questo disagio ci sono: la provinciale per Acquaviva delle Fonti, la provinciale per Bari, la via di Putignano e molte strade interne del Paese. Per non parlare della pista ciclabile: molti sportivi
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Curione Antonio, De Bellis Filippo, L. Andrea, Petrera Cesare, Priana Emanuela, Sacco Patrizio, Stea Rebecca Rosa
sono costretti a evitare quelle strade trafficate perchè non sicuri di viaggiare sul proprio mezzo a due ruote. La pista ciclabile sembra essere stata costruita come parcheggio per autovetture: su tutta la lunghezza della pista, ci sono costantemente macchine parcheggiate che non ricorrono neanche nelle sanzioni comunali previste per il sorteggio in luoghi non concessi. La pista ormai non è più ben definita in quanto la pioggia, lo smog e le macchine che ci passano sopra, hanno scolorito il blu che delineava la corsia per le biciclette. Per non parlare dei birilli che delineavano la chiusura della pista rispetto alla strada. Non è rimasto in piedi neanche uno.
Molti paesi vicini a Gioia del Colle presentano una pista ciclabile sicura e facilmente percorribile dagli appassionati di ciclismo: ad esempio a Putignano la pista percorre gran parte del Paese permettendo la circolazione su due ruote in maniera facile e soprattutto sicura. I gioeisi chiedono più sicurezza e più spazi per le attività sportive su due ruote. Ma all’amministrazione interessa questo?
Automobilisti e ciclisti stanchi delle strade mal mantenute
SVENTURE PER I CICLISTI E AUTOMOBILISTI
Gioia del Colle: manto stradale dissestato
mpossibile attraversare la città dopo un acquazzone. Chi dovrebbe tutelerà l’ incolumità dei cittadini? Da sempre a causa delle piogge abbondanti, le strade di Gioia del Colle diventano impraticabili per gli automobilisti e non, mettendo così a rischio la vita dei cittadini. Ogni volta che le precipitazioni a carattere piovoso interessano il nostro Paese, molte strade si trasformano in corsi d’acqua e in molte zone si creano laghi artificiali che bloccano la viabilità delle autovetture. Le macchine più co-
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Benincasa Sophia, Ciccarone Valentina, Demarinis Arianna, Pastore Carmine, Marazia Claudio, Masi Maristella
Anche Gioia del Colle ha il suo lago artificiale
BAGNO IN CITTA’
Gioia del Colle: ennesimo disagio a causa della pioggia
giovani, ma anche da molti cittadini del paese che non riescono a capire perché non vengono realizzate tali strutture. Un urlo e un appello lanciato alla nostra redazione che adesso attende solo una risposta da parte degli addetti al lavoro.
Arte
San Filippo Neri a Palazzo San Domenico: chi l’ha visto? Maria Marmontelli |
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/maria.marmontelli.9
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i San Filippo Neri non esiste soltanto il simulacro che sfila severo e maestoso in occasione della processione per la festa patronale. Esiste un patrimonio d’arte ignorato. O meglio, di cui si è persa la memoria a causa di un cortocircuito nel processo di valorizzazione dei nostri beni culturali. È questa la condizione di amnesia perenne che affligge in modo subdolo, come una malattia asintomatica con effetti deleteri a lungo termine, molti cittadini gioiesi, ignari delle bellezze storico-artistiche tenute accuratamente nascoste al buio di una nicchia o disseminate in balia dell’anonimato nei corridoi del palazzo di città e non solo. È il caso di un ciclo di 20 dipinti ad olio su tela che raffigurano scene della vita, morte e miracoli di San Filippo Neri, collocati alla meno peggio in un piccolo vano laterale che si apre sulla sinistra della sala Iavarone al primo piano di Palazzo San Domenico. Fino a poco tempo fa, l’ingresso della nicchia era chiuso da una tenda di velluto rosso che la rendeva buia, quasi impraticabile. Ora non più, per fortuna. Al suo interno, è custodita una serie di dipinti di piccole dimensioni (cm 38,7 x cm 48), eseguiti da Nicola Sanmarco nel 1728, come rivela sia la data riportata a margine della tela raffigurante la Gloria di san Filippo (N.S. 1728), sia quella con Le spoglie di San Filippo esposte all’omaggio dei fedeli nella chiesa di santa Maria in Vallicella (A.D. 1728). Il ciclo di dipinti, donati da Filippo e Lina D’Eramo al Comune di Gioia del Colle, raffigura episodi straordinari o comunque notevoli, legati alla vita di San Filippo e raccontati nel
corso delle deposizioni rese per perorarne la causa di canonizzazione a partire dalla sua morte, avvenuta il 26 maggio 1595, fino al 1622, anno in cui fu proclamato santo. Si va dai miracoli compiuti in vita (Guarigione di papa Clemente VIII dalla gotta sulla mano, Liberazione di padre Persiano Rosa dal demonio, Resurrezione del giovane Paolo Massimo, ecc.) a quelli compiuti dopo la morte (Padre Filippo appare al giovane converso Luigi e lo salva dal naufragio nel mar Tirreno dopo uno scontro con i corsari, Miracolo del cardinale Vincenzo Maria Orsini salvato dal terremoto di Benevento dopo aver invocato il santo, Apparizione a Drusilla Fantini salvata da sicura morte, ecc.). Opere che, viste così, senza alcun supporto didascalico o di accompagnamento alla visita, non dicono nulla agli occhi del profano, sebbene aprano una finestra interessantissima sul mondo dell’agiografia di San Filippo e della Controriforma, che dovrebbero comunque interessare chi alla valorizzazione di tali beni culturali è preposto, a prescindere dall’ideologia di appartenenza. Che si sia di destra, di sinistra o di centro - ammesso che tali suddivisioni siano ancora pregnanti di significato per i nostalgici rimasti ad occupare gli scranni del potere – l’arte e le sue manifestazioni, di alto o di basso livello che siano, meritano sempre il rispetto che si deve loro in quanto testimonianze della nostra storia. Come minimo. Invece si assiste spesso a scelte politiche di non valorizzazione, frutto di un pregiudizio culturale assai deleterio per le nostre opere d’arte. Non si tratta di essere provinciali per il semplice gusto di esaltare la produzione più o meno modesta del nostro
campanile, quanto piuttosto di cogliere un’occasione servita su un piatto d’argento per sentirci parte di una storia di più ampio respiro. Quanti, infatti, sanno che è possibile collegare la produzione di quelle 20 tele alla circolazione sul territorio nazionale di 46 stampe incise da Luca Ciamberlano tra il 1609 e il 1614 su disegno del celebre pittore bolognese Guido Reni (1575-1642), alle quali pare essersi ispirato lo stesso Nicola Sanmarco? Eppure basta andare sul portale dei Beni Culturali della Regione Lombardia ( h t t p : // w w w . lombardiabeniculturali.it/ stampe/) per imbattersi in una piccola ma significativa serie di incisioni del Ciamberlano, custodite nella Civica Raccolta di Incisioni al Serrone di Villa Reale a Monza, e scorgervi il senso delle idee che si muovono e permeano di sé ambiti geografici diversi. Ciamberlano, infatti, svolge la sua attività a Roma dal 1599 al 1641 ma le sue incisioni viaggiano in lungo e in largo e arrivano anche qui da noi, continuando a suscitare interesse negli artisti locali anche a distanza di qualche decennio. Il dato importante è proprio questo: la circolazione delle idee e dei modelli nel tempo e nello spazio, da Nord a Sud e viceversa. Rendersi conto che ciò che custodiamo qui, nell’oblio indotto spesso dal pregiudizio culturale, è frutto di qualcosa venuto da lontano, per vie che solo un’accurata ricerca storica è in grado di stabilire, toglie vigore a qualunque accusa di provincialismo si voglia muovere a queste opere, aprendo la strada ad un discorso di valorizzazione, oltre che di tutela, sulla base PrimaVera Gioia 15
del riconoscimento della loro importanza storico-artistica. Le stampe di Luca Ciamberlano (Urbino 1570 circa - post 1640) furono impiegate a corredo della biografia di San Filippo Neri, scritta a Roma da padre Pietro Giacomo Bacci nel 1622 e pubblicata in seconda edizione nel 1625. L’intento di questa pubblicazione era quello di diffondere il culto di San Filippo tra i fedeli attraverso una sorta di Biblia pauperum (Bibbia dei poveri, perciò illustrata), soprattutto in vista del processo di beatificazione prima e di canonizzazione poi del santo. Alle stampe di Ciamberlano sulla vita di San Filippo, s’ispirarono in seguito numerosi pittori, locali e non, per la realizzazione di dipinti destinati agli oratori di cui il santo di Firenze era stato il padre fondatore. Anche le tele della donazione D’Eramo, secondo il prof. Mario Girardi, appartenevano presumibilmente ad una casa oratoriana della prima ora, situata fuori dai confini della Puglia. Il ciclo di dipinti sarebbe poi passato nelle mani di mercanti d’arte e antiquari per confluire, infine, nella collezione privata della famiglia D’Eramo. Se dal punto di vista conservativo, le condizioni del ciclo pittorico sono buone - un intervento di restauro nel 2009 ha restituito la giusta brillantezza ai colori soprattutto degli incarnati e dei panneggi, a seguito della rimozione dello strato di vernice ossidata e ingiallita - deludenti sono invece le condizioni di esposizione e fruizione: in breve, manca un allestimento museale degno di tale nome, così com’è assente qualsiasi forma di comunicazione museale, dal personale di sala agli opuscoli informativi. Tradotto in altri termini, attraverso quali modalità i cittadini 16 PrimaVera Gioia
gioiesi in primis e i turisti in visita nella nostra città possono apprendere l’esistenza di questo patrimonio d’arte e interagirvi? Le tele, allineate su due file sovrapposte, appaiono stipate in uno spazio angusto di qualche metro quadro, in cui diventa difficile muoversi se vi entrano più di due visitatori alla volta. Dopo aver letto le didascalie fatiscenti che recano a mala pena i titoli dei soggetti raffigurati ed essersi soffermati con il naso all’insù a leggere qualche notizia riportata su un cartello metallico, l’interesse del visitatore è destinato a scemare esponenzialmente nel volgere di qualche minuto: l’ambiente espositivo non predispone alla fruizione prolungata sia per l’ostilità del luogo
ristretto, sia per la mancanza di stimoli a supporto della visione. Dov’è lo spazio fisico che è necessario predisporre intorno ad un’opera affinché ci si possa girare intorno, dandole così la giusta importanza? Dov’è il percorso museale che porta il visitatore ad immergersi in un viaggio ideale nella storia ancora tutta da studiare - che emana da quelle tele? Siamo lontani ormai dai tempi delle Wunderkammer, le camere delle meraviglie dove il ricco collezionista privato del XVII secolo affastellava opere d’arte, reperti naturalistici e oggetti improbabili per il gusto di stupire i suoi ospiti. Qui lo stupore nasce, purtroppo,dall’indifferenza verso il nostro patrimonio artistico. ¿
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Musica
GIOIA ROCK E ROCKERELLA UNISCONO LE FORZE E PORTANO A GIOIA DEL COLLE PAOLO BENVEGNU’ E I 99 POSSE Vanni La Guardia |
/vanni.laguardia
Procedono senza sosta i lavori per la IV edizione del Gioia Rock, festival estivo gratuito che concilia l’esibizione di band emergenti con quella di artisti di fama nazionale, nonchè uno tra gli eventi culturali di punta a livello regionale. Da quest’anno Gioia Rock collabora con Rockerella (produzione, ricerca e coordinamento della musica di Gioia del Colle), dando vita ad un evento della durata di due giorni (19 e 20 luglio), che si svolgerà, in collaborazione con la lega casearia, con i contributi degli Assessorati alla Cultura e alle Politiche Giovanili nello spazio adiacente al Palazzetto dello Sport “P. Capurso” di Gioia del Colle (via Einaudi, 1050) e prenderà il nome di “Gioia Rock Festival - Rockerella 2013”. Il primo risultato di questa sinergia è che il “Gioia Rock Festival - Rockerella 2013” è stato inserito nella rete dei festival ATS “Momart Network” (composta da Giovinazzo Rock Festival, Dirockato Festival Monopoli e Fuori Tempo Bari) che verrà finanziata in piccola parte dal programma regionale Puglia Sounds. GIOIA ROCK Il Festival Gioia Rock è organizzato dall’ARCI Lebowski, associazione culturale ricreativa di Gioia del Colle attiva dal 2009, attraverso l’impegno volontario di tutti i soci che hanno sempre curato l’evento sotto ogni aspetto: dalle comunicazioni interne ed esterne, ai lati artistici, tecnici e burocratici. L’associazione nelle scorse edizioni ha saputo ottenere il massimo rendimento dalla posizione geografica di Gioia del Colle (grazie alla vicinanza di centri come Bari, Taranto e Matera) e ha approfittato delle possibilità di quest’ampia rete di comunicazione per la diffusione di materiale promozionale, radicandosi nel Meridione, porta privilegiata sui Paesi del Mediterraneo e favorendone la crescita anno dopo anno, con una media presenze pari a 2500 persone e nomi di spicco del panorama musicale nazionale quali Ministri, Tre Allegri Ragazzi Morti e Bugo. Attorno all’evento ruotano spazi espositivi di artisti, fotografi e artigiani locali, nonché stand di svariate associazioni. 18 PrimaVera Gioia
Per ogni approfondimento: http://www.facebook.com/arcilebowski arcilebowski@gmail.com http://www.facebook.com/rockerellafest
La crescita del festival è testimoniata dalla collaborazione volontaria di media-partner - si citano Radio Luogo Comune, Bari Rock City e Radio Popolare Salento - che hanno deciso di seguire l’evento della III edizione sin dalle prime fasi organizzative. ROCKERELLA “Rockerella” nasce nella primavera del 2012 dall’iniziativa di numerosi musicisti di Gioia del Colle, inizialmente come semplice censimento. Diventa poi coordinamento della musica gioiese che genera un cd-compilation (prodotto in 300 copie interamente autofinanziate e distribuite dalle 18 band/solisti partecipanti) e un festival di 3 giorni ad ingresso gratuito, con stand informativi di WWF ed Emergency e la collaborazione di media-partner come Sulpalco.com, Radio Luogo Comune di Bari e One Step Records (etichetta discografica indipendente di Forlì ma con radici gioiesi). “Rockerella”, ironica crasi tra “Rockerilla”, celebre rivista italiana di rock “non-mainstream”, e “mozzarella” (tipico prodotto agroalimentare gioiese), ha l’ambizione di contribuire a ricreare quel sano humus che pare essere alla base del nuovo fermento associativo e culturale giovanile che sta interessando in questo periodo Gioia del Colle.
Nella seconda edizione “Rockerella” presenterà un documentario che racconta la storia della musica gioiese, attraverso interviste ai protagonisti che si sono succeduti dagli anni ‘60 ad oggi e allestirà uno stand con materiale fotografico. GIOIA ROCK FESTIVAL - ROCKERELLA 2013 Il 19 luglio il “Gioia Rock Festival - Rockerella” porterà a Gioia del Colle Paolo Benvegnù, fondatore degli Scisma (celebre gruppo rock alternativo degli anni Novanta, vincitore del “Premio Ciampi” nel 1999) e poi raffinato cantautore (tanto che Mina reinterpreta il suo brano “Io e te”); collaboratore di David Riondino e Stefano Bollani nello spettacolo teatrale “Presepe Vivente” e, tra gli altri, di Marta sui Tubi, Marina Rei e Petra Magoni; vincitore dei premi “Miglior tour 2004”, “Miglior brano indipendente 2010” (con “Io e il mio amore”) e “Miglior solista dell’anno 2011” assegnati dal M.E.I.; secondo nella Targa Tenco 2011 nella categoria “Miglior disco in assoluto dell’anno” con l’album Hermann. Paolo Benvegnù, special guest di Rockerella, oltre a proporre
il proprio repertorio in un’inedita formazione in duo, eseguirà alcuni brani affiancando i C.F.F e il Nomade Venerabile, al termine di una serata che vedrà alternarsi dal vivo altre band/ solisti gioiesi: Marcoelaband e Riccardo Lozito, The Cleverness, The Snogs, Gianvito Ventimiglia, Volti oppressi, Vegans, Occhio Terzo. Molte di queste giovani band duetteranno con storici musicisti di Gioia del Colle, come Sandro Corsi, Carmelo Malvaso, Mario Marinoni, Mario Rosini, realizzando così l’obiettivo di incentivare il dialogo intergenerazionale. Il 20 luglio, dopo la tradizionale esibizione dei tre finalisti del bando di concorso per band emergenti “M.a.c. 1.3” (i quali si contenderanno un buono spesa equivalente a 500 euro in strumenti musicali), l’ospite speciale del Gioia Rock saranno i 99 Posse. Tornano sul palco nella formazione originaria per ripresentare dal vivo, in occasione del ventennale, “Curre Curre Guagliò” (1993), lavoro presente nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre secondo Rolling Stone Italia (posizione 49) e vincitore della Targa Tenco come miglior opera dialettale, grazie alla presenza nella colonna sonora del film “Sud” di Gabriele Salvatores. E’ solo l’inizio di un’avventura musicale che porterà i 99 Posse a vincere il “disco d’oro” grazie alle 80.000 copie vendute di “Corto Circuito”, raddoppiate dal successivo “Cerco Tiempo”. Gli obiettivi principali del “Gioia Rock Festival - Rockerella” non si fermano alla musica ma consistono anche nell’informare i giovani delle possibilità che offre l’Unione Europea tramite bandi di concorso (come “Youth in Action”); nel sensibilizzare gli spettatori su problemi socio-culturali (il tema di quest’anno sono le unioni civili); nell’includere nell’organizzazione 5 giovani con minori possibilità, per permettere loro di scambiare esperienze e conoscenza (bando “Volunteers for Gioia Rock”, in collaborazione con l’assessorato ai servizi sociali). Il “Gioia Rock Festival - Rockerella” sarà anticipato da una conferenza stampa organizzata in forma di evento multidisciplinare, che si terrà l’11 luglio presso il teatro Rossini di Gioia del Colle e coinvolgerà l’intera rete dei festival, in collaborazione con Res Extensa (compagnia di teatro danza che dal 4 gennaio 2013 risiede ufficialmente nel teatro comunale), l’associazione Ombre, il Laboratorio Urbano Bandeàpart e PrimaVera Gioia.¿ PrimaVera Gioia 19
Musica
MARCOELABAND LA MUSICA DI GIOIA DEL COLLE SI (RI)GENERA E NON MOLLA Vanni La Guardia |
/vanni.laguardia
Quando nascono i Marcoelaband e che segno vogliono lasciare in un mondo musicale forse mai come adesso saturo e plastificato? Nascono nel 2011, dalla richiesta del sottoscritto, Marco Lozito, alla band (Riccardo L. - voce e basso, Angelo D. - tastiere e Antonio M. - batteria) di supportarmi nella registrazione di un album. Il supporto è diverso dalla sopportazione, è molto di più e per registrare le nuove canzoni avevo bisogno del primo e di un gruppo con cui provare le canzoni per vedere come potevano funzionare, come quando ero giovane e capelluto. Sono davvero molto riconoscente nei confronti della band, perché ci ha messo impegno e passione, in modo originale, nonostante le mie idee abbastanza precise su come dovessero suonare alcune canzoni. Ho cercato di essere democratico, almeno un po’. Dovresti chiedere agli altri se ci sono riuscito ma li ho rinchiusi in uno sgabuzzino. Rispetto al panorama musicale odierno, vorremmo collocarci al lato. Sembra che oggi tutti siano diventati cantanti e musicisti. È diventato poco originale fare il lavoro o avere l’hobby di cantare o suonare. Tuttavia proprio oggi chi lo “sente” veramente non deve mollare. Vogliamo forse lasciare campo libero a chi è pronto a piangere perché non ha cantato bene o non ha “trasmesso” ciò che aveva dentro, perché ha preso poche preferenze al televoto o perché nessuna delle 4 poltrone rotanti ha ruotato? Siamo al delirio! L’idea musicale di Marcoelaband è fare canzoni che emozionino innanzitutto chi le suona. Poi, se piacciono anche a qualcun altro, è meglio. Ma questo ultimo aspetto è poco rilevante. 20 PrimaVera Gioia
Che tipo di rapporto i Marcoelband hanno con internet? “Segui la linea guida” nasce per essere un album on-line. Appena sarà pronto, sarà pubblicato sul sito www.marcoelaband.it. Ogni canzone sarà illustrata da un disegno di Pompeo Colacicco (è sua la copertina, qui pubblicata in anteprima). Certo, oggi, anche nell’ambiente submusicale, si corre il rischio di avere tanti @mici e nessun amico. È alto il rischio di vivere tante amicizie virtuali e una solitudine reale (ne parla “Forse cercavi: un amico”, una canzone inclusa nell’album). Quando pubblichi una canzone su internet puoi illuderti che la ascolterà tutto il mondo. Sì, è possibile ma devi anche sapere che potrebbe non ascoltarla nessuno. Marcoelaband hanno suonato durante la prima edizione di Rockerella, a Gioia del Colle. Cosa vi ha lasciato quella esperienza? Una bella iniziativa, svoltasi nel 2012, cui
abbiamo aderito con entusiasmo. Un cd autofinanziato di artisti di Gioia del Colle e tre serate per suonare, insieme ad altri gruppi, pezzi inediti. Senza competizione, senza il giudizio della commissione o del televoto. Mi sembra una formula perfetta. Non esiste musica migliore o peggiore, esiste solo musica diversa, che può piacere o meno ma va rispettata. Tra l’altro, l’iniziativa avrà un seguito e Marcoelaband ci saranno! Guardando invece al futuro, quando sarà pronto ”Segui la linea-guida”? Probabilmente prima dell’estate verranno pubblicati su www.marcoelaband.it e su facebook due singoli: “Segui la lineaguida” e “Moè”, un brano strumentale. Più in generale, nel futuro c’è una sfida: conciliare la musica con la vita, o la vita con la musica, a seconda dei punti di vista. Suonare e vivere, o sopravvivere, non è facile. È vero, il tempo per la musica, soprattutto per chi non la pratica a tempo pieno, si riduce progressivamente. Ma se c’è la passione, il tempo si trova. Concretamente, immagino “Segui la linea guida” come primo album di un’ambiziosa trilogia, completata da “Ho seguito la linea guida” e “Ma non era quella l’uscita”. Grazie e buon tutto. Grazie a te! Ah, complimenti per La PrimaVera Gioia, finalmente una boccata d’ossigeno. ¿
DELICATO COME UN BONSAI, FORTE COME IL CINEMA
Lyuba Centrone|
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lyuba.centrone
icreare la magia del grande cinema anche nel tempo piccolo di un cortometraggio, come un bonsai. Elegante, particolare, delicato. Raccontare in pochi minuti una vita intera. Arduo, seducente, impossibile. Ma quando ci riesci, sei un artista. Un regista, vero. Il 16 maggio presso il Seven Cineplex tutto ciò è avvenuto grazie alla grande passione di Maria Castellano che con testardaggine ha messo in piedi la Festa del Cortometraggio, nell’ ambito della settimana dedicata alle celebrazioni per il Cinema, il grande contenitore del genio e della follia umana. I registi erano undici giovani pugliesi uno più talentuoso dell’ altro, senza alcun vincitore. Giusto così, perché il Cinema doveva celebrare se stesso e non i suoi “fabbri”.
I corti proiettati, tutte opere d’ arte di grande valore, con le caratteristiche di quei grandi film che il Cinema sa inventare. Fotografia, sceneggiatura, regia. Maestrali, con discrimini che rientravano unicamente nel gusto personale dello spettatore. Ma “osserviamoli più da vicino”: Sergio Recchia con “Tutto bene”, piccolo film che nasce dalla voglia di raccontare le conseguenze alienanti di un sistema socio-economico alla deriva. Gianluca Sportelli con “Il gusto del cloro” e “Il bando” quest’ ultimo il racconto della creazione di un ironico documentario con esponenti deceduti della storia pugliese. Letizia Lamartire con “Praetexto Andaluso”, la più dolorosa fra le tragedie del poeta Federico Garcia Lorca, riconsegnata da una sequenza di flashback radicati nelle campagne del Mezzogiorno. Chiara Idrusa Scrimieri con “Amalia”, documentario sul racconto del ricco mondo interiore di Amelia che le permette di inventare una vecchiaia ironica e fantasiosa. Vito Marinelli con “Principessa”,omaggio alla leggerezza, nel senso piu’ nobile del termine. Una prospettiva di futuro alimentata dall’incanto e dalla dolcezza. Rina La Gioia con “Dove il silenzio fa rumore”, una forte denuncia per quei ancora numerosissimi casi di morte per parto. Michele Bia con “Meridionali senza filtro” in cui due fratelli, troppo presi dal rivendicare ognuno la propria verità, non si rendono conto delle reali condizioni di salute del padre, in viaggio con loro per il matrimonio di uno dei due. Chiara Armentano con “Another Day”, film che sperimenta le possibilità di raccontare una storia fatta di solitudini e paure, quasi unicamente per immagini. Paola Manno con “La guerra dei Mariti” in cui Peppiniella, sarto napoletano confinato insieme ad un centinaio di altri omosessuali sulle isole Tremiti, incontra, in condizioni di isolamento e di punizione, l’amore della sua vita. Lorenzo Sepalone con “La Luna è Sveglia” in cui un cantautore dimenticato dal pubblico e una prostituta di origini africane, si incontrano ed intraprendono un viaggio esistenziale sospeso tra passato e presente. E Infine Vito Palmieri con “Matilde”, rappresentazione della quotidianità di una bimba sorda. Le conclusioni che ne derivano sono che anche in una regione, come la Puglia, così geograficamente lontana dai luoghi culto quali Roma, Parigi, la Scandinavia o, per essere meno sofisticati, Hollywood, in cui pare impensabile praticare l’ arte cinematografica, l’ arte cinematografica è viva.¿ PrimaVera Gioia 21
Cinema
FESTA DEL CORTOMETRAGGIO
Viaggio di andata e ritorno: dalla terra degli Hobbit alla terra dell’oblio q
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Rosario Milano
cherzando, il mio amico Gaspard mi confidò che temeva quella terra fosse in verità abitata da Hobbit. Le sue argomentazioni, partorite comunque da una mente trascendente, svariavano dalle presunte strane sembianze fisiche dei suoi abitanti alla natura del territorio, che di fatto è costituito prevalentemente da verdi distese e da fitte foreste e che conserva ancora quasi integre case feudali medievali. Gaspard parlava ironicamente del Lussemburgo, uno Stato grande quanto il Molise ma che dispone del Pil procapite più alto al mondo, nella quale ho avuto la possibilità di vivere per una lunga settimana di maggio. Viaggiare, in tutte le forme, è una delle attività umane che preferisco. Tuttavia, la conoscenza è, come la bellezza, anche un’esperienza dolorosa. Il ritorno alla routine dopo le vacanze è di per certo uno dei traumi di settembre che Studio Aperto si sforza annualmente di analizzare analiticamente. Nel mio caso, non per fare lo snob, non si tratta di vacanza ma del Viaggio, che per deformazione personale (a questo punto oserei anche dire per mia disgrazia) finisco sempre per trasformare in scomposti tentativi di analisi socio-antropologiche. Parlare del Lussemburgo in termini comparativi è molto difficile per qualunque Paese europeo; per l’Italia è letteralmente impossibile. Non si possono mettere a equazioni termini di natura completamente differente. L’unico tratto comune tra i due Paesi è la sovranità riconosciuta e la comune appartenenza alla Unione Politica che, entrambi i paesi, contribuirono a fondare a partire dalla sottoscrizione del Trattato di Parigi del 1951 che diede vita alla CECA. Resta il fatto che l’Unione Europea definisce me e un qualsiasi cittadino lussemburghese allo stesso modo: cittadini europei. Certamente un qualsiasi trentenne lussemburgehse può vantare un pedigree europeo: parla almeno quattro lingue, ha effettuato studi all’estero e vive nella pienezza dei diritti. Un cittadino italiano
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nato a Gioia del Colle, in generale, non parla nessuna lingua eccetto il dialetto, non conosce la vita all’estero se non per i week-end trascorsi all’ombra di Westminster o a causa dell’emigrazione economica. Per me, che del resto ho da tempo abbandonato il credo nello sviluppo e nella modernità, tutto questo non costituisce un problema poiché appunto non posso comparare la mia Puglia con un Paese che non mi ha potuto concedere che un giorno di sole in una settimana e dei wurstel come pasto. Quello che mi secca è come sempre di natura polemica. Nel distretto di Diekirch in Lussemburgo, composto da una serie di paesini abitati mediamente da qualche migliaia di abitanti, un gruppo di dieci ragazzi di età contenuta tra i 23 e i 30 anni organizza da 13 anni un festival di musica. Partiti da un centro sociale questi hanno raggiunto ambiziosi traguardi, giungendo a organizzare un festival di arte (Food For Your Senses) di tre giorni che conta mediamente un flusso di 12-15 mila persone. Ho avuto la possibilità di contribuire al festival attivamente, seguendo nei giorni precedenti le ultime fasi di lavorazione, vivendo all’interno del backstage con i tecnici e gli artisti. Osservavo questi ragazzi (Fanny, Lucas, Josha, Jack, Franck, Matty ….), tutti di età inferiore alla mia, e mi chiedevo come fosse possibile che fossero stati capaci di fare tutto questo attingendo principalmente alle proprie risorse organizzative e lavorative. La risposta non esiste e non ci interessa. Ho invece iniziato a pensare alla nostra “italietta”. Penso all’Arci Lebowski, ai loro sforzi e spero che un giorno riescano a raggiungere questi risultati. Ne dubito, non solo per le qualità di questi ragazzi, ma soprattutto per una sostanziale differenza che corre tra quei cittadini europei e noi altri, cafoni provinciali all’inferno: semplicemente, in questo Paese se hai trent’anni sei ancora un ragazzo e devi stare al tuo posto perché le cose le fanno gli esperti, i navigati e maturi professionisti della
politica, dell’imprenditoria e dello spettacolo. Questa è l’unica cosa che invidio all’Europa e al piccolo gran ducato lussemburgese in particolare. Questo è il più grande torto che viene compiuto a nostro danno da “o’ sistema”. Sempre viva è in me l’impressione che hanno fottuto una generazione, costringendoci nel limbo di quelli che non sanno come faranno a sbarcare il lunario. L’Europa del nord sembra la terra di Peter Pan: negli uffici pubblici, nei supermarket, in qualunque contesto puoi incontrare prevalentemente ragazzi, i “ciovani”. Provi a fare una passeggiata per i luoghi istituzionali di questa terra e ti assale invece un senso di grigiore che neanche la Mosca degli anni Trenta era in grado di infondere: un disoccupato medio si scontra con un coacervo di gente avanzata negli anni, incapace di gestire le nuove tecnologie e dedita al dio tabacco. Il fatto è che non c’è e non ci sarà turn over, perché c’è stato un tempo che bastava sapere scrivere il proprio nome per accedere alla condizione di dipendente pubblico. L’assenza di meritocrazia e la privazione di prospettive non fa che riprodurre l’impoverimento, che è una conseguenza e non una causa dell’abisso che separa noi dall’Europa. A questo punto ci si aspetterebbe un ritorno al leitmotiv della fuga, della disoccupazione, un solito scontato appello alla tragedia platoniana. Invece vi stupirò. Io al Lussemburgo, al Regno Unito e all’Australia non ci penso se non per il viaggio, che come Ulisse ci insegna prevede sempre il ritorno incondizionato. Il disagio indotto dall’idea faustiana di autopromozione individuale e dall’analisi comparativa (un ragazzo belga laureato in lingua mi
ha detto che non accetta di insegnare l’italiano in Belgio perché non si sente all’altezza, poiché i criteri di accesso all’insegnamento sono troppo bassi!) non può cancellare, almeno per il momento, il saldo legame che ormai esiste tra ciascuno di noi e le nostre comunità. Nonostante gli evidenti limiti legati a questo ritorno al comunitarismo, è fuori discussione che le comunità alle quali non ci resta che fare appello costituiscono la salvezza, la redenzione per queste povere anime pie. Il disagio economico, con i suoi strascichi sociali e psichici possono a mio avviso trovare pace nella comunità che ciascuno di noi costruisce e consolida. Per questo io mi definisco un animale comunitario. Alla solitudine, al grigiore alla insocievolezza dell’Europa che conta preferiscono l’anima fancazzista della mia terra, preferisco sentirmi parte di una “famiglia” povera (un’associazione culturale precaria, una squadra di uno sport sfigatello, una comunità di camerieri angosciati) che sentirmi un individuo affermato ma che non appartiene. Certo occorre qualificare le comunità non in senso clanico, ma consentendone la sovrapposizione; poi, i soldi per campare li devi trovare. Resta il fatto che dalla quotidianità alla costruzione dello spazio pubblico la riqualificazione passa principalmente dalla rinuncia alla santificazione dell’individualismo, che è per natura paradossale e che in questa epoca difficile non basta a se. Il ritorno all’esistenzialismo, anche a un esistenzialismo della politica dovrebbe diventare il punto di partenza per ogni discussione sulla organizzazione delle comunità politica e il nostro orizzonte.
Via Dante, 80 PrimaVera Gioia 23