PrimaVera Gioia LUG 2013 - N.11

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Pubblicazione mensile d’informazione indipendente |free press

_Luglio 2013.

Intervista a Concrete Vasco Jungle Perchè lascia il partito

Esplorata con Vito Vinci

Passaggio a livello “riqualificazione”?


Copertina: Ad Osvaldo

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Ouverture LA POLITICA DEGLI INTERESSI Amministratori nell’occhio del ciclone

Maria Cristina De Carlo / Direttore

FB/ MariaCristina.DeCarlo

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a politica e gli interessi personali vanno ormai a braccetto. È utopico pensare che non sia così, che esista qualche brav’uomo in grado di amministrare gli interessi pubblici senza un tornaconto personale. Per non parlare di quel lato del carattere che dovrebbe caratterizzare tali uomini: la lealtà. Una parola che ha echeggiato ultimamente nel nostro Paese dopo i vari scandali che stanno mettendo in ginocchio l’amministrazione, perché tale valore manca ai nostri politici. Trema Palazzo San Domenico: gli scheletri nell’armadio, dei vari rappresentanti di Gioia del Colle, stanno uscendo uno alla volta. Ma quello che ferisce il Paese è che questi “uomini” abbiano voluto continuare a ricoprire cariche di un certo rilievo, conoscendo i loro errori. Crescere in un paese dove la politica viene vista come un medium da utilizzare per sistemare figli, mogli e amanti, sconvolge le anime di chi continuava a credere in un possibile cambiamento fatto non solo di parole, ma anche di fatti. Non a caso la società moderna è caratterizzata dall’individualismo dell’uomo che antepone i propri interessi a quelli degli

INDICE 3 Ouverture 4

E’ tutto vero?

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Intervista a Giovanni Vasco

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Il passaggio a livello di via Dante

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Concrete Jungle

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Questione tributi

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Lama S. Giorgio

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Gioia Rock-erella

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In memoria di Osvaldo

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Tertium non datur

altri. Una società, quindi, che va a rotoli considerando il poco altruismo per “la cosa pubblica”,che invece dovrebbe essere uno dei pilastri portanti di chi sceglie di fare politica. Sconvolge, ancor di più, quando a non essere tutelati non solo sono gli interessi dei cittadini, ma anche quelli ambientali che caratterizzano il nostro territorio. L’humus della nostra terra, portatrice di tradizioni e valori, viene completamente disintegrato ancora una volta per interessi personali. E’ una politica malata, fatta di giochi sporchi e tante promesse. La diagnosi è ben chiara, manca un’operazione bisturi per togliere quel male che sta contaminando tutti. Sembra che chiunque entri a Palazzo San Domenico ne esca con le mani sporche perché i piatti sono troppo appetibili e la voracità di mangiare tutto e subito incalza sui buoni propositi. La speranza di una politica migliore adesso è nelle mani di quei politici che hanno scelto una dieta fatta di lealtà e sincerità nei confronti dei cittadini che rappresentano. Ma un ruolo cruciale è assegnato anche alla cittadinanza attiva, sempre pronta ad interagire con la pubblica amministrazione. PrimaVera Gioia 3


8 giugno 2013: E’ tutto vero? Gioia del Colle vive ancora

Dario Magistro |

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ra il lontano 1993 quando Gioia del Colle fu pervasa dall’urticante sensazione d’illegalità. Quell’anno il Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro decise di sciogliere per associazione di tipo mafioso il nostro Comune. A seguito di numerosi processi, tutti gli imputati furono prosciolti dall’infamante accusa ma, nonostante ciò, sulla faccenda aleggiano ancora numerosi dubbi. Venti anni dopo, in una sorta di revival Berlusconiano, è tornato in auge il pensiero di vivere più in una “società dei magnaccioni” che in un Paese di grandi, o presunti tali, statisti. L’8 giugno scorso, infatti, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari, hanno sottoposto in stato di fermo tre amministratori del nostro Comune. Nello specifico: Erasmo Mancino, Giuseppe Santoiemme e Francesco Paolo Ventaglini, rispettivamente commissario liquidatore, segretario generale della Comunità Montana della Murgia Barese sud-este e vice sindaco. Il reato ascritto, per un amministratore della Cosa Pubblica, è tra i più gravi: concussione. Le indagini sono state avviate in seguito alla denuncia di un ex dipendente della Comunità Montana, il quale aveva segnalato l’illecita richiesta (tangente per dirla in termini estremamente limpidi e chiari) della somma di 4 PrimaVera Gioia

fra la menzogna e la verità

50.000 € formulata dal proprio difensore (Maria Pia Baldassarre, anche lei arrestata) per consentire l’approvazione da parte degli organi direttivi della Comunità Montana della controversia tra lui, licenziato nell’anno 2007, e l’Ente stesso. La definizione della controversia avrebbe determinato il riconoscimento all’ex dipendente della somma di 100.000 €, a fronte dei 500.000 richiesti, a titolo risarcitorio. Questi tre provvedimenti erano stati preceduti dagli arresti, in flagranza del reato di concussione, dell’avvocato Baldassarre e dell’avvocato Giovanni Paolo Castellaneta; quest’ultimo svolgeva attività di “intermediario” per conto degli esponenti della Comunità Montana. Il 12 giugno, su decisione del Gip (andato in proroga alle canoniche 48 h di giudizio), viene confermato il provvedimento di fermo per Ventaglini e Mancino ( ai domiciliari) mentre vengono messi in libertà l’avvocato Castellaneta e Santoiemma, quest’ultimo per insussistenza di gravi indizi di colpevolezza. La faccenda non termina qui. L’8 luglio, infatti, verrà celebrato l’incidente probatorio con il quale il PM prenderà una decisione in merito all’intera vicenda, indicando l’indirizzo di prosecuzione delle indagini. Mancino e

Ventaglini continuano a dichiararsi innocenti mentre l’avvocato Castellaneta continua ad indicarli come emissari. Se quest’ultimo non riuscirà a fornire elementi convincenti sul coinvolgimento dei due politici iscritti nelle liste dell’UDC, essi potranno sperare nel proscioglimento. A prescindere dagli esiti delle indagini, va analizzata la questione politica. E’ inammissibile la decisione del Sindaco Povia di non procedere immediatamente quantomeno alla sospensione degli incarichi dei due politici; così come sbaglia a definire, in un impeto difensivo, Ventaglini l’unico vero uomo in una mandria di sciacalli. Se da un lato vi è la presunzione d’innocenza legittima per ogni essere umano, dall’altro vi è la salvaguardia e la reputazione della Città. E’ da sciacalli presentarsi nel suo ufficio e chiedere qualche delega in più in cambio di un silenzio politico sulla questione; non è certo da sciacalli promuovere una seria e limpida riflessione sull’amministrazione e sugli amministratori della nostra città. A tal proposito, partendo dagli ultimi avvenimenti, abbiamo deciso di intervistare il Consigliere Giovanni Vasco, appena uscito dalla maggioranza. ¿


Giovanni Vasco fa chiarezza

Dario Magistro |

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Lyuba Centrone |

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Per quale motivo ha deciso di abbandonare la Maggioranza? Ho deciso di abbandonare la Maggioranza perché non ho condiviso il giudizio espresso da alcuni esponenti sia del partito e che della maggioranza circa il manifesto prodotto dalla sezione del PD nel quale venivano chieste le dimissioni del Vicesindaco. Questi signori ci hanno apostrofati come sciacalli solo perché abbiamo voluto mettere al centro la questione morale. Vorrei tanto sapere, come non vedere una connessione tra tale vicenda di carattere penale e la politica amministrativa visto che sono coinvolti da un lato un esponente di punta dell’ amministrazione e dall’ altro un consigliere di maggioranza? Io credo che ci sia il bisogno di aiutare molti compagni giovani del partito democratico che si stanno battendo per un rinnovamento serio della politica e della classe politica. Come crede che il PD abbia gestito lo scossone degli arresti di Ventaglini e di Mancino? Il partito ha redatto un documento di notevole importanza politica in cui si chiedeva l’azzeramento della giunta, dando alla questione morale l’ importanza che merita. Il Sindaco ha pre-

ferito non dare una risposta concreta, sminuendo la richiesta di trasparenza enunciata in esso. Motivo per il quale come dicevo prima, sono giunto alla decisione di uscire dalla Maggioranza. Per la questione CERIN, sono scandalizzato dal fatto che un’amministrazione di centro sinistra abbia potuto fare quel tipo di appalto. Abbiamo l’esempio di molte amministrazioni comunali che hanno scelto di abbandonare queste ditte private a seguito degli ingenti danni subiti. Voglio sottolineare che il sottoscritto ha prodotto un ricorso presso l’ Autorità di Vigilanza la quale ha aperto un’ istruttoria nei confronti del comune della durata di novanta giorni ai termini dei quali sarà prodotta una relazione finale. Ho richiesto che almeno per questo periodo temporale, il contratto non venga firmato. Ritiene che, sul piano propriamente morale, sia lecito individuare una continuità tra il caso Ventaglini-Mancino e quello relativo all’arresto dell’ Amministratore Unico della CERIN? Il tipo di gara di appalto non mi ha convinto per niente, come anche altre gare d’ appalto. Che poi sia stato arrestato l’amministratore unico della CERIN per un atto di corruzione in un comune del napoletano, sarà un caso?

Spero che sia un caso isolato. Sarebbe utile che il sindaco aspetti la chiusura dell’istruttoria da parte dell’ Autorità di Vigilanza prima di concretizzare la stipula del contratto. Per quanto riguarda tutta la questione appalti, mi farò portatore di un’ iniziativa consigliare che faccia chiarezza. C’ è un filo che unisce la vecchia amministrazione alla nuova. E’ normale che un partito di sinistra non dica nulla rispetto a tutto ciò? Allora devo pensare che davvero abbia ragione la gente nel dire che siamo tutti uguali. Però se si sceglie di militare a sinistra c’ è una ragione, è molto più difficile militare a sinistra. Io sono stato comunista negli PrimaVera Gioia 5

Politica

Mal di pancia in maggioranza:


anni della democrazia cristiana e non voglio assolutamente dare ragione al qualunquismo. Il 30 Giugno è scaduto il contratto del dirigente UTC , l’ingegner Laruccia. Il sindaco Povia ha deciso di rinnovare la proroga. Cosa ne pensi a riguardo? La vicenda Laruccia va inquadrata in questa incolore maggioranza che governa la città e che rappresenta esattamente la continuità rispetto alla scorsa amministrazione. Un dirigente scelto da un’ amministrazione di centro destra non può continuare ad essere dirigente anche di un’ amministrazione di centro sinistra per evidenti divergenze ideologiche di fondo! Già nella passata amministrazione, le posizioni del PD sull’urbanistica erano a dir poco ridicole e senza mordente. Fondamentalmente, anch’esse in continuità con l’indirizzo dato da Longo. Dunque, cosa si aspetta dal suo allontanamento dalla Maggioranza? Io voglio oppormi a molti atti che si stanno producendo perché ritengo che non stiano facendo gli interessi della città. Mi preme assolutamente più il bene della città che il partito politico. Sarei scandalizzato che un partito di sinistra non condivida certe posizioni. Ora è il momento di uscire allo scoperto. Voglio chiarezza! Per fare un esempio, rispetto al provvedimento fatto da Giordano a seguito della delibera del consiglio comunale che voleva inquadrare giuridicamente la faccenda delle zone F, sia la sinistra che la destra votano a favore! Gli unici a produrre un voto contrario siamo io, Enzo Cuscito e Donato Lucilla. Che ci siano forse tre imbecilli in consiglio? Può anche darsi, però oltre a questi tre imbecilli si aggiungono il collegio del consiglio di Stato, la Regione, la provincia, il comitato tecnico amministrativo della Provincia! Il problema è serio, ecco perché il PD non ha più alibi! il PD deve uscire allo scoperto e deve dire che ne pensa sulla CERIN, che ne pensa sulle zone F e su tan-

te altre cose! Un’ altra vicenda sulla quale si potrebbe intraprendere un’ analisi è quella che riguarda la gestione dei fondi relativi alla cultura. A prescindere dalla stima personale che provo per Piera De Giorgi, mi domando come si possano assegnare settemila e cinquecento euro per la proiezione di tre film e solo sei mila euro per un concorso come quello Pietro Argento che da’ davvero lustro a questa città? La frattura che si evince tra lei ed il sindaco sembra essere molto profonda. Dunque, come mai ha ritenuto di candidarsi in tale Maggioranza pur sapendo che prima o poi sarebbero emerse discrepanze di carattere ideologico? Questa è una domanda che spesso mi rivolge anche il sindaco. Con mia grande sorpresa. Già, perché sottende ad una grave supposizione. Così dicendo infatti egli assume per vera una circostanza che in realtà vera non è affatto. Egli così va sostenendo che sia io l’ elemento “diverso” e che il PD la pensi come lui! Al contrario, il partito sulla questione zone F per esempio, non la pensa affatto come lui. Nelle prossime settimane metterò alla prova il Partito Democratico in quanto voglio che giochi a carte scoperte sia a livello comunale che regionale che provinciale. Il problema vero è che intorno a queste vicende legate ai servizi, sono state commesse varie illegittimità e sia il consiglio di Stato che la Provincia che la Regione hanno ormai una posizione univoca… Questione Passaggio a livello. Astensione di Antonicelli. Come la giudica? Anche io mi sono astenuto. In realtà è una vicenda che è stata, sin dal principio, malata. Sarebbe stato più utile coinvolgere tutta la città e decidere in base alle proposte ricavate dai cittadini stessi. Una valutazione sull’ approvazione del piano opere pubbliche Non credo che il partito ne abbia di-

scusso, in quanto viene sempre messo in seconda fila rispetto alle scelte che si fanno. Le risorse sono molto limitate. Sono soprattutto finanziamenti che si chiederanno all’ Europa e alla Regione, ovviamente io avrei consigliato di concentrare il massimo dell’ attenzione sulla viabilità per esempio. E’ quello che chiede la gente. Anche sulla questione Via Roma, intendo vederci chiaro. Studierò alcune carte e poi deciderò come agire. A quanto pare il lato economico in queste gare d’ appalto conta davvero poco poiché se una ditta che porta un ribasso dell’ 1,5% vince rispetto ad un’ altra che ribassa del 30 %, quanto meno la persona più avveduta, si pone delle domande. E sul PUG (piano regolatore generale), quali sono le sue proposte? Ritengo che se questa amministrazione non produrrà un nuovo PUG, debba considerarsi un totale fallimento. Al momento, non avendo approvato numerosi atti, tra tutti l’adeguamento alla legge 56/80, la nostra città è semplicemente bloccata. In ogni caso, come intende questa amministrazione arrivare al PUG? Esiste un’analisi socioeconomica di questa città? Dobbiamo arrivare anche in questo caso in consiglio comunale stabilendo solo chi è favorevole o contrario? Hanno parlato con i cittadini? Vogliamo analizzare la stratificazione sociale ed economica? La stratificazione per età anagrafica? Quanti giovani ci sono, se intendono rimanere nella città, di quali servizi hanno bisogno, che tipo di reddito è a disposizione. Così ci si dovrebbe muovere per creare un nuovo regolamento! Sarebbe interessante capire che cosa è successo in questa città nell’arco di 20 anni! Questa è una città che non ha più bisogno di case. A Gioia la situazione demografica è stabile da tantissimi anni ed il proliferarsi di case ed appartamenti è stato spropositato. E poi, chi ha dato le concessioni per costruire su zone F ha creato una diseconomia pazzesca (costi d’acquisto notevolmente più bassi) per la città. ¿


Passaggio a livello di Via Dante Al via la riqualificazione (=chiusura) Filippo Linzalata|

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/ filippo.linzalata

l consiglio comunale del 25/06/2013, reso memorabile dai flash dei fotografi impazziti per il debutto di Pippo Colapinto tra le file della maggioranza, determinato dalla “indisponibilità” del consigliere Mancino, ha visto una tappa fondamentale della diatriba: “passaggio a livello si vs passaggio a livello no”.

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ome già anticipato nel numero 06 de La PrimaVera Gioia (Gennaio 2013 – “Semaforo Rosso : la fine annunciata di un passaggio a livello”), la sorte della barriera di Via Dante si avvia verso un epilogo ampiamente dichiarato. Infatti, con la delibera C.C. n° 30, è stato approvato il progetto preliminare, redatto dall’ufficio PrimaVera Gioia 7


Politica

tecnico, per l’esecuzione dei lavori di potenziamento del sistema di attraversamento del fascio ferroviario. Oltre al rudimentale e deturpato sottopasso pedonale già esistente, verranno realizzati ascensori al di sopra della sede ferroviaria.

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e discussioni esposte in merito dai consiglieri, nonostante scanzonate dichiarazioni di voto di alcuni, hanno fatto pendere l’ago della bilancia a favore dell’approvazione di questo piano di riqualificazione con 9 voti positivi, 6 contrari e uno di astensione. Astensione? Ebbene si, astensione, nonché atto con cui, cari lettori-votanti, si rinuncia al proprio diritto di voto.

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na elementare addizione algebrica potrebbe dimostrare in maniera imponderabile che la situazione non sarebbe cambiata qualora il voto si fosse rivelato favorevole o contrario al progetto preliminare. Quantitativamente le cose stanno così. Qualitativamente invece cambiano nel momento in cui l’astenuto è il paladino della croce di sant’Andrea, Federico Antonicelli.

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opo aver cavalcato l’onda e i binari per oltre 7 anni, con memorabili manifestazioni contro la chiusura del passaggio a livello e con persuasivi manifesti contro la divisione in due della città, improvvisamente il consigliere di FLI rimane estasiato dal piano triennale di opere pubbliche a tal punto che tutto ciò di cui si era reso promotore viene clamorosamente declassato con un astensione che, a detta del “futurista”, evidenzia la coerenza alla battaglia portata avanti in precedenza.

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i conseguenza non c’è da stupirsi se l’incredulo Mastrangelo, nell’incipit del suo intervento immediatamente successivo a quello di Antonicelli, ha esordito con l’auspicio che alla luce dei risultati di queste battaglie sarebbe ben più consono evitare di cimentarsi in tali prodezze. Dopo sterili e pacate dichiarazioni dell’opposizione messe a tacere dalla maggioranza, è stato il neo insediato Pippo Colapinto a prendere la parola.

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iù che una dichiarazione di voto, trattasi di una sorta di presentazione del suo personale Bildungsroman, per intenderci il riferimento è ad un romanzo di formazione in cui si tratta l’evoluzione del protagonista verso la maturazione in età adulta. In questo clima di commozione, Colapinto ha narrato alla platea, combattuta da


un senso di meraviglia e di sbigottimento, la sua “arringa-story” riguardante il passaggio a livello in barba alle vigenti norme del codice della strada. Memorie di quando il consigliere in giovanissima età attraversava le sbarre con la bicicletta o con il motorino, o di quando vedendo il semaforo acceso cercava ogni mezzo per superarlo con la sua auto.

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iventato grande decise di aderire ai movimenti contro la chiusura del passaggio a livello, giungendo infine ad una saggezza tale da motivare il suo voto a favore del provvedimento in discussione, supportando il tutto con una piccola chicca imperdibile. In pochi, infatti, avevano considerato il danno causato dai binari alle auto sportive con i cerchi in lega!

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icuramente un’ esamina tanto arguta quanto originale che si conclude con un auto-candidatura a “consigliere di quartiere” della zona di Via Dante-Via Paolo Cassano. Una specie di Superman “de’ noantri” (ci consenta l’accostamento la Comics) che dovrebbe intervenire ogni qualvolta il malcapitato di turno dovesse rimanere in balia degli impianti ettometrici.

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sservando il progetto, tale impianto, a detta del consigliere Martucci, potrebbe addirittura diventare il fiore all’occhiello della città data la sua propensione avveniristica. Sembra uno zuccherino che gli abitanti di Gioia del Colle, al di là del passaggio a livello, dovrebbero buttare giù per addolcire la pillola amara.

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eniamo ora ai fatti concreti che possiamo scindere da un punto di vista tecnico e uno politico.

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ecnicamente, con l’approvazione del progetto preliminare per la messa in sicurezza del fascio ferroviario, si andrebbero a sbloccare 6 milioni di euro del fondo Cipe, ponendo fine al contenzioso con RFI che già si era mosso con una richiesta di risarcimento danni pari a circa 2milioni e mezzo di euro dovuti al mancato adempimento dei patti sottoscritti nella convenzione con il Comune. Con l’esclusione della realizzazione della bretella di Via Scippitelli, si è potuta rimodulare la convenzione al tavolo dei sottoscrittori ( ministero, MISE, CIPE) de-finanziando i progetti A e B della delibera commissariale n.35 del 13/02/2008, per poi rifinanziarli in un progetto unico C.

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scludendo su Via Dante, previa consultazione di tecnici comunali e di RFI, un sottovia di tipo carrabile (ostacolato dalla presenza di numerosi allacci e servizi) o la realizzazione di un cavalcavia (impossibilitata a causa dell’assenza delle distanze necessarie per permettere una discesa dall’altezza di scavalcamento del fascio dei binari garantendo la pendenza prevista per legge) , la barriera di Via Dante sarà sostituita da ascensori oleodinamici correlati a scale di sicurezza. I sottopassi di Via Dante e Via D’Annunzio verranno messi in sicurezza con impianti di videosorveglianza di cui attualmente sono sprovvisti e che tutt’oggi presentano un degrado diffuso. Rifiuti di ogni sorta, feci (non attribuibile ad animali domestici o randagi!), impianti luminosi danneggiati, suppellettili usurpati, e boccettine di farmaci sparse ovunque, nel caso specifico Alcover, potente antidepressivo utilizzato nella cura da dipendenza da alcol e in maniera ormai diffusa come “rape drug”, la droga dello stupro (nella classifica di pericolosità delle varie droghe stilata dalla rivista medica Lancet occupa il diciassettesimo posto).

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l punto della sicurezza sarà di conseguenza un tema cocente per le prossime accortezze da associare a tali opere pubbliche. Infine i cittadini potranno usufruire di un parcheggio di scambio su Via Lagomagno posto in collegamento con i binari mediante un sottopasso che sbucherà anche su Piazza Kennedy. Nel contesto, però, non va sottovalutata l’inadempienza di RFI nei confronti dell’ente comunale per il mancato abbattimento e rifacimento del cavalcavia di Via Giovanni XIII.

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oliticamente è buffo e allo stesso tempo allarmante pensare, come ha ricordato il consigliere Mastrangelo, che molti dei consiglieri che in questa data hanno votato in maniera favorevole la chiusura del passaggio a livello, pochissimo tempo fa (quello necessario per passare da opposizione a maggioranza) erano contrari alla chiusura del passaggio a livello tanto da produrre un atto d’indirizzo (approvato all’unanimità escludendo il voto contrario di Povia allora consigliere di minoranza) all’ex sindaco Longo finalizzato alla ricerca di soluzioni alternative che scongiurassero la chiusura della barriera di Via Dante.

Per la serie:“detto, fatto!” ¿


Laura Castellaneta Emanuele Donvito

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“Concrete Jungle”, “giungla di cemento”, è il nome del nuovo Dossier della PrimaVera Gioia, titolo del brano di Bob Marley contenuto nel disco “Catch a Fire” (1971); niente di più attuale per descrivere lo stato attuale (consentiteci la figura retorica) delle cose nel Comune di Gioia del Colle, dove pesanti sentenze dei tribunali amministrativi e un numero indefinito di lavori bloccati e poi ripresi, stanno portando alla luce una serie di problematiche estremamente rilevanti ai fini della buona tenuta del tessuto sociale locale. Il prof. Vito Vinci ci ha fornito gli strumenti necessari per intraprendere la prima di una serie di esplorazioni in questa giungla, mediante un percorso itinerante motivato da onestà intellettuale e tutela dell’interesse pubblico. Il Diritto urbanistico, strumento fondamentale ai fini dello sviluppo complessivo della città, fornisce una serie di principi e soprattutto regole, attraverso i quali si potrebbe determinare in maniera del tutto concreta, un ambiente ospitale. Tra le maglie (a volte troppo larghe) del diritto urbanistico, vi sono molto spesso, infiltrazioni di tipo elusivo e talvolta illegali, degli operatori del settore, appartenenti sia alla classe dirigente che alla schiera degli imprenditori. Per fare un esempio: se si privilege l’edilizia residenziale nelle cosiddette zone di espansione, costruendo in aree non deputate alla residenza ma, a servizi, l’imprenditore paga un prezzo sicuramen10 PrimaVera Gioia

te inferiore rispetto ad un terreno ubicato in zone destinate alla edilizia residenziale, dando così origine a quella che, nel gergo giuridico ed economico viene chiamata “concorrenza sleale”. Secondo il Prof. Vinci, privilegiando invece il discorso dello sviluppo, l’urbanistica dovrebbe occuparsi del centro storico, visto come occasione per recuperare storia, tradizioni e microeconomia, nonché gli aspetti legati all’assistenza degli anziani e dei malati, e delle zone produttive. L’ente pubblico insieme al privato, sempre nell’ambito di quello che è stabilito dalle norme regionali, dovrebbero acquisire le micro unità immobiliari e rivalutarle. Per capire il taglio da dare allo sviluppo di un territorio, bisogna parlare in termini sovracomunali poichè oggi vi sono una serie di servizi che, gestiti esclusivamente dal comune, sono economicamente poco sostenibili. Ad esempio la S.P.E.S. è un’azienda che, trattando rifiuti in un bacino di utenza inferiore ai 50.000 utenti, è passiva; stessa cosa dicasi per il trattamento delle acque reflue. Le zone produttive sono quelle in cui vanno a collocarsi le medie industrie, le attività commerciali e le attività produttive. Il nostro piano prevede che i lotti debbano avere dimensioni non inferiori a 10.000 metri quadri (un ettaro). Attuando un piano particolareggiato, ovvero uno strumento attuativo di pianificazione territoriale, di iniziativa sia pubblica che privata - con-


tinua Vinci - bisogna essere capaci di creare le condizioni favorevoli per lo sviluppo, cosicchè coloro che avranno voglia e mezzi per investire, vinceranno la partita. Gioia del Colle è in fortissimo ritardo per insipienza dei ceti politici (non dei partiti) che di volta in volta hanno avuto dal popolo l’onere e l’onore di gestire la comunità. È disdicevole che nel 2013 ci sia ancora un piano regolatore del 1974 con aspetti immutati e immutabili in quanto nessuno si è mai concretamente occupato di attualizzarli, e che la legge urbanistica fondamentale del 1942 ancora in vigore, non sia stata abrogata. La zonizzazione è il concetto secondo il quale il territorio, ai fini urbanistici, viene suddiviso in zone, ad ognuna delle quali corrisponde una certa vocazione, concetto ripreso poi dal D.M. 1444/1968, tuttora vigente, in forza dell’art. 136 del testo unico che stabilisce, all’art. 9, le distanze minime tra fabbricati per le diverse zone territoriali omogenee. Il PRG (Piano Regolatore Generale) del ‘74 ha diviso il territorio in zone A (edilizia storica), B(centri di rispetto al centro storico), C(zone di espansione), D(zone produttive), E(agricole), F (zone a servizi). Le zone F altro non sono che le urbanizzazioni secondarie che devono garantire i servizi.L’amministrazione deve fare anche un discorso di prospettiva, non finalizzato al presente e ai propri interessi, perché il territorio è l’habitat dell’essere umano e le trasformazioni

devono avvenire senza che perda le sue connotazioni in quanto è un bene comune, in comodato d’uso gratuito, che deve essere tutelato meglio del bene personale. Il DRAG (Documento Regionale di Assetto Generale) è un insieme di atti amministrativi e di pianificazione, inteso a definire un assetto ottimale e condiviso di tale contesto abitativo, da prefigurare e disciplinare attraverso gli strumenti della pianificazione territoriale regionale quali il PRG, nonché attraverso indirizzi di pianificazione provinciale e comunale. Diversamente avremmo l’applicazione di una norma in modo soggettivo, ambiente per ambiente, e correremmo il rischio di avere situazioni confliggenti e diametralmente opposte. Secondo il Prof Vinci, chi di dovere, avrebbe dovuto leggere questo documento già da agosto 2007 invece di far “danni” nelle zone F, e creare un epilogo che si sarebbe potuto evitare. Prima del DRAG avevamo come strumento fondamentale la Legge Urbanistica Regionale n° 20 del 2001. Consultando le legislazioni regionali è una delle migliori, infatti preannunciava la formazione del DRAG, dicendo che fino all’approvazione di questo, non si poteva procedere ad effettuare varianti. I nostri amministratori, con la delibera di dicembre, con potere retroattivo, volevano scardinare tutto quanto, fare le convenzioni a posteriori, e nascondere i danni variando le norme tecniche di urbanizzazione. Un PRG si compone di tre PrimaVera Gioia 11


strumenti: anzitutto grafici; poi ci sono le norme tecniche di attuazione, dove viene codificato in che modo, zona per zona si interviene; e infine il regolamento edilizio. Leggendo quest’ultimo è palesemente verificabile come la nostra amministrazione abbia stravolto totalmente le prescrizioni del regolamento e nessuno abbia detto mai niente. La perequazione urbanistica è quella tecnica di conformazione del territorio e delle proprietà immobiliari per cui il PRG deve ripartire in maniera equa i vantaggi e gli svantaggi derivanti dalla pianificazione urbanistica. Questo metodo andrebbe bene nel caso in cui approntassimo degli strumenti urbanistici espansivi, costruendo nuove zone residenziali. Nel caso di Gioia del Colle, il nuovo strumento urbanistico dovrebbe innanzitutto fare un’indagine conoscitiva delle situazioni esistenti, in quanto sul nostro territorio abbiamo un presunto abusivismo sproporzionato, soprattutto nelle zone a vocazione agricola. La perequazione è un veicolo per dividere in modo equanime i benefici e i danni o gli oneri derivanti poiché bisogna bilanciare i diritti costituzionali della gente con l’interesse pubblico. Uno di questi principali diritti è proprio il diritto alla proprietà, segnato nel momento in cui è intervenuta la Legge n°765 del 1967, nota come “Legge Ponte” che ha per così dire “inventato” il PGR e un’altra serie di modifiche determinanti per razionalizzare il sistema di strumenti e di controlli. La concessione comunale deve soggiacere a quei limiti posti dall’ordinamento a tutela dell’interesse generale. Secondo Vinci, bisognerebbe orientare il nostro nuovo strumento urbanistico sui centri storici e sulle zone produttive perché non abbiamo la necessità di zone residenziali nuove, e quindi di nuovo consumo di territorio. Renzo Piano ha detto che “nelle città bisogna imparare a costruire sul già costruito”, riutilizzando il patrimonio esistente, perché la velocità con la quale è stato consumato territorio, inghiottito dal cemento, a livello nazionale, è eccessiva. Nel nostro caso sarebbe opportuno, qualora decidessero di fare un nuovo piano, parlare di compensazione urbanistica e qui ha lavorato bene la dottrina e la giurisprudenza. Questa nozione prevede che “qualora per motivazioni di natura urbanistica siano state modificate le certezze edificatorie preesistenti, venga garantita all’Amministrazione Comunale la rapida disponibilità dell’area vincolata e nel contempo il diritto edificatorio afferente alla stessa, attraverso 12 PrimaVera Gioia

il trasferimento su una nuova area di detto diritto edificatorio, avente valore immobiliare corrispondente a quello dell’area vincolata, con la contestuale cessione al Comune di quest’ ultima “. Le zonizzazioni non si possono abolire, ma per costruire c’è bisogno di terreno, che solitamente è del privato e ad esso, per poterne disporre, bisogna corrispondere il giusto indennizzo che equivale al valore venale del terreno. Questa soluzione garantisce al privato un equo ristoro in quanto il bene ha fruttato ed evita che la comunità si accolli l’onere di pagare un’indennità di espropriazione, avendo invece un terreno a costo zero (una cosa è il concetto di esproprio, un’altra cosa è l’innesco di un sistema compensatorio tra 2 soggetti possessori di un bene diverso. È il modo sostitutivo di adempiere ad un negozio di diritto privato). Se leghiamo quest’ istituto ad una visione diversa dell’ubicazione dei servizi e rimettiamo in gioco proprietà comunali situate in posizione centrale, allora i discorsi comincerebbero a prendere corpo. Queste enunciazioni e questo tipo di confronto dovrebbero avvenire con il cittadino che non deve sentirsi più suddito, ma attore del suo futuro. Adesso infatti si deve bypassare l’ “urbanistica autoritaria” per arrivare all’“urbanistica partecipata”. Al centro del rapporto umano vi deve essere l’abolizione delle diseguaglianze sociali, ovvero l’impegno a rimuovere tutti gli ostacoli che lo rendono difficile, e l’essere umano deve essere posto, se ne ha le capacità, nelle condizioni di affrancarsi e di migliorare le sue condizioni di vita. La migliore delle costituzioni, messa in mano alla gente sbagliata non funziona. La nostra è in gran parte inattuata. La Repubblica Italiana è fondata sul lavoro. La politica non deve creare i posti di lavoro, ma le condizioni perché si determinino dei percorsi virtuosi che diano la possibilità di lavorare. Il sapere è un bene che deve essere diffuso altrimenti è sterile. La conoscenza deve essere patrimonio dell’intera umanità, non ci devono essere barriere, perché più sai e meno è probabile che ti imbroglino. Per essere cittadino nel senso pieno di questa parola, devi saper dove vivi, con chi e quali sono le leggi che regolano la tua convivenza. È un contratto sociale attraverso il quale abbiamo stabilito delle regole in modo che si possa tutti insieme vivere serenamente in modo ordinato, rispettando diritti e facendo i propri doveri. ¿


QUESTIONE TRIBUTI: TO BE CONTINUED

Emanuele Donvito

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L’affidamento del servizio di riscossione e gestione dei tributi della municipalità di Gioia del Colle è diventato, nel tempo, oggetto di numerose critiche. In prima linea c’è il Sig. Franco Gisotti (militante nella lista civica “Solidarietà e Partecipazione”) che ha deciso di guidare il comitato per il Referendum cittadino, volto a contrastare la scelta dell’amministrazione comunale di concedere tale servizio ad una ditta esterna, per lo più privata. In questa sede procederemo all’aggiornamento della vicenda che, nelle ultime settimane, ha avuto dei cambiamenti significativi: tali vicende ci hanno dato la possibilità di individuare delle precise responsabilità di ordine giudiziario e morale. In questo momento è opportuno procedere ad un breve riesame dei punti chiave della procedura di evidenza pubblica in fase di espletamento, che ha portato all’affidamento della riscossione spontanea e di accertamento. Nonché all’ assistenza legale per la riscossione coattiva dei tributi comunali, alla ditta CE.R.IN. S.r.l. di Bitonto. Pertanto la commissione esaminatrice, composta dal Dott. Demattia Franco, dall’Ing. Laruccia Nicola Bartolomeo e dal Sig. Galasso Michele, il 13 aprile 2013 ha giudicato l’offerta tecnico-qualitativa della ditta CE.R.IN. in maniera estremamente positiva assegnando a quasi tutte le componenti tecniche del progetto il punteggio massimo. Successivamente, il 17 aprile scorso, la commissione esaminatrice ha proceduto alla valutazione dell’offerta economica, assegnando il massimo del punteggio a seguito di un calcolo matematico, non alla già citata ditta vincitrice ma, all’AIPA SPA di Milano che, nonostante presenti il maggior ribasso economico, non è riuscita a raggiungere il punteggio totale (89,80) ottenuto dalla CE.R.IN. S.r.l. Detto questo, ci macchieremmo di provincialismo se grossola-

namente dicessimo che la gara sia stata vinta dalla ditta che non meritava per nessuna ragione al mondo l’affidamento del servizio. Ma le riforme in materia di contratti della pubblica amministrazione hanno stabilito nuovi parametri di valutazione dei progetti i quali vengo valutati sia da un punto di vista tecnico-qualitativo, sia da un punto di vista economico. Nel nostro caso specifico, la stazione appaltante (il Comune di Gioia del Colle) ha inserito all’interno del bando in maniera assolutamente legittima alcuni punti dai quali si può evincere la qualità del servizio offerto dalla ditta che risulterà vincitrice della gara. Pertanto, se un problema procedurale esiste non è di questa natura. Il 2 luglio 2013, infatti, l’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture (AVCP) ha comunicato all’amministrazione comunale di Gioia del Colle che è stata avviata l’istruttoria per la verifica della regolarità sia della procedura di evidenza pubblica in generale, che della modalità di determinazione dell’importo complessivo della gara pari ad Euro 1.780.000,00 a seguito dell’esposto del consigliere Vasco Giovanni (successivamente passato all’opposizione). Gli scenari possibili sono diversi. Secondo il consigliere Giovanni Vasco, le caratteristiche del bando scelto non erano adatte alla tipologia di affidamento in questione ma la speranza comune è che la vicenda giudiziaria, che ha coinvolto l’amministratore unico (Colapinto Giuseppe Donato) della CE.R.IN. S.r.l., non si estenda al Comune di Gioia del Colle. La procura di Nola in questi giorni, infatti, sta verificando la possibilità di un reato di corruzione presumibilmente posto in essere dall’amministratore della CE.R.IN. nei confronti di un dipendente comunale del comune di Mariglianella (NA). ¿ PrimaVera Gioia 13


Natura

Golpe sul Parco di Lama San Giorgio a Gioia del Colle: “Si dimettano gli amministratori” Roberto Cazzolla Gatti

Biologo ambientale ed evolutivo, Ph.D.

Un’assurda decisione presa alle 23:00 del 25 giugno, conferma le ridicole politiche messe in atto dalla classe dirigente della città di Gioia del Colle. I consiglieri di maggioranza, in un Consiglio comunale che prevedeva tra gli altri punti la votazione sulla riperimetrazione del Parco Naturale Regionale di Lama San Giorgio, hanno deciso di eliminare oltre 150 ettari di boschi e macchia mediterranea dall’area protetta inizialmente individuata dalla Regione Puglia. Tra le aree escluse vi è anche l’Oasi WWF di protezione denominata “Bosco Romanazzi”, di recentissima istituzione. La votazione è avvenuta con i consiglieri d’opposizione fuori dall’aula che protestavano contro la scelta di discutere del punto, che si era già deciso di rinviare. Quando ormai la stampa era andata via, con un colpo di spugna la decisione è stata presa: l’area protetta ricadente nel comune di Gioia del Colle è stata pesantemente rimaneggiata. Un’azione politica che inficia anni di battaglie e lotte per tutelare una delle aree paesaggisticamente e naturalisticamente più rilevanti del territorio e che mina l’integrità biogeografica di un intero parco regionale, è non solo assurda, ma senza dubbio vergognosa. La scelta dell’Amministrazione comunale e del Consiglio è avvenuta in totale difformità dalla prassi, che prevede di convocare tutte le parti interessate all’istituzione di un’area protetta prima della decisione dei suoi confini. Infatti, dopo un primo incontro illustrativo in cui associazioni ambientaliste, agricoltori e proprietari terrieri, furono convocati per prendere visione del perimetro originario, un gruppo di amministratori (indegni di rappresentare un’istituzione pubblica e gli interessi di una città e delle realtà regionali che la riguardano) decise di convocare solamente le categorie economicamente interessate all’area, escludendo le associazioni ambientaliste. 14 PrimaVera Gioia

Durante quegli incontri gli interessi e gli affari di alcuni amministratori e consiglieri di maggioranza, insieme a cacciatori e allevatori/agricoltori convinti dai rappresentati comunali del pericolo rappresentato dalla presenza di un’area protetta sui propri territori, hanno stabilito il rimaneggiamento di un fondamentale parco che attraversa l’intera provincia di Bari. Lo stesso sindaco di Gioia del Colle, Sergio Povia, si è pronunciato pubblicamente durante quegli incontri “segreti” con proprietari e agricoltori mostrando, a detta dei partecipanti, la sua contrarietà all’istituzione delle aree protette poiché in grado di minacciare l’economia locale. Simili affermazioni sono frutto di una profonda ignoranza sul valore conservazionistico ed ecologico delle aree protette e sulla storia dei parchi e delle riserve italiane, che fanno scuola nel mondo per la loro capacità di creare ricchezza naturale, turistica e agro-silvo-pastorale allo stesso tempo. L’idea che ecologia ed economia non possano conciliarci sotto la stessa area da tutelare è, a dir poco, medioevale. Amministratori comunali che, per espliciti conflitti d’interesse (in quanto, ad esempio, rappresentanti di categorie di cacciatori come il consigliere Vito Ludovico, fra coloro che hanno coordinato i lavori di riperimetrazione dell’area parco), inculcano messaggi falsi e fuorvianti nella cittadinanza al solo scopo di salvaguardare i propri affari e i propri passatempi dovrebbero immediatamente dimettersi dal loro ruolo. Ci sono voluti decenni affinché la Regione Puglia raggiungesse l’obiettivo dell’istituzione del 10% di superficie protetta regionale e una dozzina d’anni d’estenuante lavoro per portare alla luce un perimetro condiviso per la realizzazione del Parco Regionale di Lama San Giorgio. E’


bastato un Consiglio comunale, trainato da incompetenti affaristi, per macchiare una splendida vittoria nella conservazione delle bellezze regionali. Un parco non minaccia, anzi valorizza, le attività presenti nei propri confini e centinaia sono gli esempi in tutt’Italia di aziende agricole, di strutture ricettive e di interi paesi che hanno potuto beneficiare dell’istituzione di zone naturalistiche protette. Il parco di Lama San Giorgio, come inizialmente perimetrato, era volto alla tutela di un’area già fortemente minacciata da interventi irresponsabili di stravolgimento degli ecosistemi e del paesaggio ed era volto a premettere la ricostituzione di quelle componenti ecologiche fortemente danneggiate, come la macchia mediterranea a fragno, che garantiscono l’habitat a specie rare e protette (Orchidacee, Testuggini di Hermann, rapaci come il Falco grillaio, farfalle come la Melanargia arge, etc.). L’area incoscientemente esclusa dal nuovo perimetro approvato dal Consiglio comunale gioiese è per la maggior parte ricoperta da boschi non rientranti nella Rete Natura 2000 , privi di ogni tutela, e non vi è alcun motivo apparente (se non l’interesse di pochi amministratori e qualche associazione di categoria) che ne giustifichi la loro estromissione dai confini del parco. Tra le aree escluse vi è un piccolo bosco acquistato lo scorso anno dal WWF Italia al fine di preservarlo dall’ulteriore degrado causato da anni di gestione incontrollata. Si è dovuto attendere oltre 5 anni, caratterizzati dagli sforzi volontari di tutti gli attivisti che operano sul territorio, per riconoscere il valore dell’area, tutelarla dalla realizzazione di una discarica di rifiuti speciali e convincere l’associazione ambientalista nazionale ad investire fondi (raccolti durante la Giornata delle Oasi) per acquisirla. Azioni deplorevoli come quella attuata in Consiglio annul-

lano ogni sforzo e creano sconforto e desolazione in tutti coloro che hanno lavorato affinché la Puglia, la Lama San Giorgio e il Comune di Gioia del Colle, potessero garantire la tutela di una delle ultime meraviglie naturali scampate alla mano devastatrice umana. Evidentemente, il colpo sferrato e andato a vuoto delle passate amministrazioni Povia che volevano regalare alla zona di Monte Rotondo una bella discarica laddove per anni si era già chiuso un occhio sull’estrazione illegale dall’enorme cava presente, si è rivoltato nuovamente contro i cittadini stessi che sono i diretti responsabili delle persone che eleggono in propria rappresentanza e, come un boomerang impazzito, ha tentato di strappare quanto più possibile alla totale protezione della zona. Da ex-cittadino gioiese che per anni, come semplice volontario prima e come professionista poi, si è battuto per tentare di proteggere senza interesse economico alcuno gli ultimi scrigni di bellezza del territorio e di preservarli dalle sudice braccia di chi è in grado solo di arraffare per il proprio infimo interesse personale, mi sento profondamente offeso da ciò che definirei un vero e proprio golpe. Credo che tutti i cittadini onesti di Gioia del Colle, della Provincia di Bari e della Regione Puglia debbano sentirsi oltraggiati e indignati dalle scelte di uno sparuto gruppo d’incompetenti amministratori locali. Ritengo che, tutti coloro che hanno sempre operato nell’idea della difesa del bene comune, della salvaguardia della bellezza e della conservazione del territorio, dovrebbero a gran voce chiedere l’annullamento della decisione presa in Consiglio comunale, il ripristino dei confini originari dell’area protetta e le dimissioni immediate dell’attuale amministrazione comunale gioiese, per conclamata incapacità decisionale a fine della tutela della cosa pubblica. Con viva preghiera di pubblicazione e diffusione ¿ PrimaVera Gioia 15


QUARTA EDIZIONE DA URLO PER IL

Musica

gioiarockfestival - rockerella Filippo Linzalata |

P

/filippo.linzalata

untuale come ormai da quattro anni torna il GioiaRockFestival, il grande evento organizzato dall’Associazione Ricreativa Culturale Italiana di Gioia del Colle “Arci Lebowski” che, mai come quest’anno, è riuscita a stupire tutti. Grande novità dell’evento è stata l’organizzazione in simbiosi con il gruppo informale Rockerella, facendo nascere così un festival di due giorni chiamato GioiaRockFestival-Rockerella 2013. La due giorni di musica, il 19 e 20 luglio, ha portato sul palco di Gioia del Colle tanta buona musica ma soprattutto due grandi nomi della musica italiana: Paolo Benvegnù e i 99 Posse. L’iter organizzativo e comunicativo dell’evento ha visto impegnati i ragazzi ben prima di tali date. Ad aprire la kermesse, il giorno 11 luglio 2013, è stata la conferenza stampa di presentazione della Rete dei festival “Momart Network” che, grazie alla sinergia dei ragazzi del Circolo Arci Lebowski e del gruppo informale Rockerella, si è potuto svolgere nell’inusuale scenario della piazzetta antistante al Teatro Rossini di Gioia del Colle. L’evento, che ha segnato un passo in avanti verso la sprovincializzazione del nostro paese, ha goduto dell’intervento dei principali rappresentanti dei festival appartenenti al Momart, quali il capofila “Giovinazzo Rock festival” (dal 27 al 29 luglio), il “Dirockato Festival” di Monopoli (3-5 Agosto), la “Rassegna Fuori Tempo” (tra Bari e Martina Franca; 8 giugno, 9 e 12 agosto) e in ultimo, ma non per importanza il nostro “Gioia Rock Festival” (19-20 luglio). L’avvenimento, presenziato dai rappresentanti dei più diversi mezzi di informazione, ha visto l’esposizione del progetto di ini-

ziative biennali “Momart Network” patrocinato da Puglia Sounds, rinomato e affermato programma della Regione Puglia per lo sviluppo del sistema musicale. A fare da contorno all’appuntamento istituzionale ci sono stati momenti musico-teatrali offerti dalla compagnia “Res Extensa” che hanno tenuto compagnia al pubblico fino alla performance live degli “Acomeandromeda” e “No Broken Bottom”, rispettivamente i vincitori del M.A.C. 1.1 (2011) e 1.2 (2012), contest ideato dal Circolo Arci Lebowski e dedicato alle band emergenti locali. Come previsto, Gioia del Colle si appresta per il quarto anno consecutivo ad ospitare la buona musica, questa volta con una formula tutta nuova. L’evento è diviso in due giornate e vede la media-partnership di PrimaVera Gioia, MG Radio e laboratorio urbano Bandeàpart. Il 19 luglio sarà il giorno di Rockerella che vedrà la musica “Made in Sciò”, regina della serata con un suggestivo mix di giovani band in piena attività e vecchie glorie pronte a conquistare in pubblico dai più ai meno giovani. Si avvicenderanno sul palco antistante il Pala Capurso: i Volti Oppressi, i Vegans ft Ninnì Rizzi, gli Occhioterzo, Marcoelaband ft Leo U’Rus, The Snogs ft G. Mastromarino, Gianvito Ventimiglia, C.F.F. e il Nomade Venerabile ft Mario Marinoni. Questi ultimi apriranno l’esibizione del big d’eccezione Paolo Benvegnù, già autore della partecipazione nell’album Lucidinervi. Sabato 20, invece, avremo l’atto conclusivo del M.A.C. 1.3, che sancirà il vincitore dell’edizione 2013 tra i finalisti Karma in Auge (Taranto), Yellow (Bari) e e Zoodimondo (Modugno), e a seguire l’attesissimo concerto dei 99 Posse. ¿


IN MEMORIA DI OSVALDO

Dalla sua personale Moleskina: “Non puoi credere quanto è facile, devi solo impazzire un pochino e poi, improvvisamente, tutto ha senso, e tutto ciò che fai si trasforma in oro”

In realtà, vogliamo ricordare il nostro caro “Osv” prendendo spunto dalla lettera ricevuta da un’amica, Anna: nonostante questo momento di profonda commozione, infatti, abbiamo ritenuto che le sue parole abbiano colto pienamente la sua vera essenza. <<Vi penso... in questa situazione quasi irreale... lasciate andare un po’ il dolore e guardate più ampio. Dovete crederci: noi non siamo solo ciccia e materia, siamo molto di più... la vita terrena è poca cosa di fronte a quello che di più immenso ci riguarda. Osvaldo ne è stato prova tangibile! Andava sempre cercando linguaggi e aspetti superiori, sottili che innalzavano l’anima fino a sconfinare in altre dimensioni che poco avevano a che fare con la vita terrena... “quando lo spirito si innalzerà parlerete lingue incomprensibili e sembrerete pazzi” immaginate di averlo con voi... se ne è andata la ciccia ma ciò che di bello poteva donarvi lo avete con voi... vi siete arricchiti vicendevolmente... non di materia ma di cose superiori... sottili, non quantificabili, non tangibili... è questa la “non materia” e voi siete le prime a pensare che Osv non potesse essere solo materia ...come tutti noi... questo, anche se è molto difficile, dovremmo tenerlo presente sempre! non sarò riuscita a consolarvi ma spero che questo vi aiuti a pensare sempre più che Osvaldo non si è fermato e che voi possiate trovare un nuovo modo vostro per continuare... continuare qualsiasi cosa! Abbandonatevi pure al dolore ma poi rialzate la testa perchè Osvaldo desidera il vostro sguardo... e lui non è in basso, tra le cose terrene... alzate il vostro sguardo e inviategli il vostro sorriso e il vostro pensiero più bello! buonanotte amiche speciali>> Il lodevole progetto di cui Osv era diventato (inevitabilmente) perno carismatico e propulsore non resterà incompiuto: è nostra ferma intenzione continuare a percorrere quel solco da lui tracciato con la stessa, inesauribile energia. Giò, Lau, Lyu, Fiò

PrimaVera Gioia 17


Tertium non datur q

Rosario Milano

F

inalmente, una crepa ha squarciato la noia su questo colle. Di questi periodi ognuno dice qualcosa sul nostro clamoroso caso di cronaca giudiziaria, e anche Lamanna, dopo le prime incertezze, finalmente ha detto quello che c’era da dire; insomma, di botto, iperinflazione di manifesti e di post “facebookiani” sulla “chiacchierata” maggioranza, i suoi malaffari e il tremolio del palazzo. Queste sono le voci e i vocii, anche da parte di coloro che per pudore dovrebbero tacere; noi taciamo per supposto garantismo e rimandiamo al concetto della presunta innocenza riconosciuta internazionalmente. Tuttavia, anche alla luce di questa scelta di basso profilo, possiamo concentrarci sui fenomeni piuttosto che su quegli eventi che ne sono soltanto una manifestazione. Lo faremo partendo dall’amara scoperta in cui mi sono imbattuto venerdì 14 giugno. Scendendo le scale di un’Università deserta e ridotta sempre peggio, ho intravisto all’altezza del primo piano un tricolore e, incuriosito, mi sono avvicinato a piccoli passi, consapevole di imbattermi in iniziative degli irriducibili nazionalisti di Azione Universitaria. Era infatti in corso un’iniziativa dal titolo “La libertà d’informazione in Italia”; ospite, il mitico Alessandro Sallusti, martire della libertà in un regime dominato dalla magistratura comunista (questa la sintesi dei pochi minuti di tolleranza che gli ho concesso). Sallusti e la libertà d’informazione, un ossimoro, simile a quello personificato da un tale “ghiaccio bollente”, un personaggio appartenente al magico e variopinto mondo della fauna casearia, che il mio grande amico Matteo spesso mi narra. Superato lo stupore per il ghiaccio bollente, nella mia confusa testolina faceva breccia l’associazione tra la libertà d’informazione e la sempre maggiore invadenza della magistratura in politica. Il primo aspetto rimanda al ruolo dell’informazione, ridotta da tempo a strumento di militanza e sempre più lontana dai canoni anglosassoni. Del resto, anche la magistratura in questo paese ha dovuto snaturarsi per offrire ai cittadini un riparo contro l’immobilismo di una classe politica connivente. I “pretori d’assalto” di Genova nel

18 PrimaVera Gioia

1974 indagarono sulle tangenti che legavano il sistema dei partiti al mondo petrolifero italiano, uno dei primi scandali che permise di smascherare l’involuzione del riformismo del centro-sinistra. L’intervento dei magistrati è stato reso necessario dalla trasversalità degli interessi, un’attività di salvaguardia delle istituzione che tuttavia, proprio a causa di questa innaturale estensione delle funzioni, in alcune circostanze, ha anche generato naturali fenomeni di protagonismo e di accanimento processuale. Poi, il sistema dei partiti crollò sotto i colpi di tangentopoli, per lasciare invece spazio alla peggio cosa, il berlusconismo, all’ombra del quale è stato possibile riciclare il riciclabile, consentendo ai vizi propri della classe politica italiana (corruzione dell’etica pubblica, svalutazione delle istituzioni rappresentative, distacco tra politica e società civile) di radicarsi profondamente, grazie anche alla scomparsa delle remore ideologiche. Lo ribadiamo spesso, nella gestione della cosa pubblica è la trasversalità degli interessi che unisce tutti i politici e gli amministratori, i quali negli anni hanno consolidato i propri legami e gli intrecci d’interessi, una classe dedita alla gestione del potere e all’autoconservazione. Come Licio Gelli, il Venerabile della P2, osava dire: “i politici mi stanno bene tutti”. Non vogliamo esprimere la solita ostinazione antisistema, la scontata esibizionistica indignazione, insomma, non è il caso di sedersi sulle verità di comodo. Anzi, è sempre utile pensare che ci sono delle considerazioni ad personam da formulare, poiché è dal primo numero che ribadiamo che non sono tutti uguali, e continuiamo a farlo, ma va anche considerato che, appunto, alla base ci sono anche questioni strutturali. Il giurista palermitano Gaetano Mosca, nel lontano 1884, in “Sulla teorica dei governi e sul governo parlamentare”, elaborò alcune teorie politologiche a proposito delle élite e della loro tendenza naturale a diventare autoreferenziali, indipendenti dalla società chiamata a governare, élite all’interno della quale non è compresa soltanto la categoria degli eletti, ma anche tutto il magico mondo dei rampanti


professionisti, che spesso costituiscono un unicum, la prima categoria. Ne deriva, che la rigenerazione della classe dirigente di questo Paese è una scelta obbligata e non rimandabile, ma non sufficiente, a meno che non arruoliamo dei politici svizzeri, che dovremmo però pagare di più degli africani che si spezzano la schiena sul Tavoliere e nei campi di ciliegie delle Puglie. In questi periodi, sento gente pontificar su etica, sul bisogno di fare piazza pulita, sui vizi di un sistema dal quale ci sentiamo vittimizzati. Ma deresponsabilizzarci non ci aiuta a uscirne. Il problema, ribadiamo da sempre, non è solo chi ci rappresenta, in procura o in consiglio, ma quello che ci aspettiamo da loro, quello che noi gli chiediamo implicitamente, salvo poi trasalire e far finta che quel mondo concusso sia assolutamente estraneo a noi stessi. Il pesce non imputridisce dalla testa e ci sono delle disfunzioni culturali all’interno della nostra società. La corruzione che per definizione è connaturata all’esercizio del potere, prolifera in contesti depoliticizzati, come in Italia, dove la concussione è diventato un meccanismo fondamentale della vita quotidiana: essa si è fatta regime ed è totalizzante. Parliamo di un meccanismo psicologico legato all’impoverimento dell’etica. Ovviamente, da un giornale non vi aspettate la retorica, che vi ha stancato, ma fatti e nomi di persona. La magistratura farà il suo corso e vedremo, se vivremo per quell’epoca, se qualcuno ha sbagliato. Ma un nome ve lo faccio: Milano Rosario, colpevole di girare lo sguardo altrove, che è un omertoso,indegno di condividere con Donato Boscia la città natale, e che è alla perenne ricerca della via più breve da percorrere. A questo nome aggiungetene altri, e dall’autoconsapevolezza che ciascuno di noi è vittima e anche un po’ carnefice, potrà forse nascere lo stravolgimento culturale di cui abbiamo bisogno. Gli uomini della Prima Repubblica hanno ricostruito il paese, hanno cercato di riconsegnarci la dignità e, soprattutto, ci hanno dato i diritti prima che la partitocrazia si suicidasse. La Seconda Re-

pubblica, nata sotto i migliori auspici non ci ha dato diritti, anzi gli ha destrutturati a beneficio della gestione del disordine. Potremmo pensare di fondare altre due, tre, dieci repubbliche, ma non basterà. Ridateci un’etica, un senso comune, una guerra partigiana, finanche un regime autoritario, ma per favore qualcuno restituisca a questo Paese un senso comune che permetta di ridurre a dimensioni insignificanti la ricerca perenne del vantaggio personale a discapito di ignoti terzi. Una terza soluzione non c’è, tertium non datur: continuiamo così o rigeneriamoci; una soluzione certo ancora troppo retorica e utopistica, ma della quale occorre convincersi, per il semplice fatto che le utopie ci mettono in cammino verso l’orizzonte, anche se questo per definizione è irraggiungibile (cit. Eduardo Galeano). Costruiremo forse un giorno una Terza Repubblica, più giovane e senza interessi particolari da tutelare, ma occorre trovare prima un’etica, l’uomo nuovo, un uomo etico immune al germe della concussione, che sia in grado di gestire il potere senza esserne fagocitato. Nel frattempo, “navighiamo a vista” , aspettiamo le indagini, anche se sono convinto che non solo delle indagini dovrà temere chi sa di dovere temere, poiché dovrà pure arrivare il tempo in cui saremo in grado di invertire il senso di marcia. Una esigenza fisiologica più che un auspicio. Sfinito dagli eventi, ripensandoci, alla fine, qualche allusione la farò pure: vorrei che il buon Sergio Povia rispetti le sue promesse e, concluso questo mandato,possa godersi la vita, portandosi con sé un bel po’ di relitti, compreso il segretario generale (centoventi mila euro all’anno e non accorgersi che manca un consigliere!); vorrei fare a meno degli avvocati del piano bar con la doppia vita; vorrei vivere in una comunità debellata dal morbo del sottogoverno della DC+U; vorrei più politici professionisti che professionisti politici; vorrei e potrei dire tante altre cose ma mi fermo qui, perché oltre a essere omertoso sono povero: se mi denunciano dovrò vendere un rene, e con due denunce sono praticamente finito.

Via Dante, 80



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