Agosto_Settembre 2013
Copertina: BDay
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Ouverture COME SI VIVE ALL’ESTERO? Questa volta vi racconto la mia storia Maria Cristina De Carlo / Direttore
FB/ MariaCristina.DeCarlo
L
a mia certamente è stata una breve avventura, durata appena un’estate. Ho avuto la possibilità di collaborare con un magazine di Londra dove (a discapito dei ”cultori” del nostro Paese) molti hanno apprezzato il mio lavoro. Sottolineo ciò perché per troppo tempo nella nostra piccola città, che amorevolmente ho definito in quel Paese straniero ”village”, si è pensato solo a fare la guerra. A buttare fango addosso al proprio vicino-amico credendosi degli eroi e dei ”tutto fare”. Per troppo tempo la gente ha alimentato offese e accuse sui social-media tanto da generare odii e dissapori fra la gente che dovrebbe collaborare per fare e dare il meglio per la propria città. Per questo, la mia stagione lontana da Gioia del Colle mi ha portata a una conclusione: io non posso scappare e sperare di trovare qualcosa di meglio lì, quando c’è una comunità da guidare verso il bene comune. Quando bisogna ricostruire le fondamenta di una città. Queste appena citate non sono parole al vento perché credo che grazie alla redazione attenta e puntale di PrimaVeraGioia qualcosa si possa fare. La voglia di lavorare di tutti i ragazzi che scrivono per questo giornale fa sperare in un futuro migliore, a un tipo di informazione ”altra” che prescinde da qualsiasi pettegolezzo da quattro soldi. Quando parlo con i redattori di questa testata vedo la speranza e la voglia di cambiare quello che non funziona, di migliorare e crescere. Lo spirito che guida PrimaVeraGioia è unico e autentico. La mia non è una semplice ”sviolinata” a questo giornale che dirigo e alle persone che lavorano gratuitamente, rinunciando molto spesso ad altri tipi di impegni. La mia è la constatazione di chi, stando lontano, riesce a valutare più attentamente le cose e capire i veri valori della vita. Quando vivi lontano dalla tua città, riesci ad apprezzare meglio ogni cosa. Sono fiera di aver incontrato dei ragazzi con i quali si può ancora sperare in un futuro migliore senza scegliere di scappare, di abbandonare l’Italia solo perché all’estero è tutto
INDICE 3 Ouverture 4 Due anni e non sentirli 8 Concrete jungle II 10 Gioianet: drogàti di irriconoscenza 13 Solo chi non fa, non sbaglia! 14 Mozzarelle: croce e delizia 18 Itinerari possibili: l’islam 20 Se Dio esistesse, potrebbe essere ragazza 22 Un mese in Kenya 22 Semi di bellezza 23 Alba Angiola 24 Il romanzo di Manuele Vasco 25 Intervista a Re David 26 Un calcio al pallone 28 Le lunghe impressioni di Settembre
più facile. Per troppo tempo abbiamo puntato il dito su quello che non va e che non funziona, elogiando quello che si fa fuori dall’Italia. Abbiamo perso solo del tempo. Dal diverso bisogna solo imparare, apprendere, rubare per migliorare se stessi. Scegliere di andare via credo sia la strada più facile. Io non amo le cose semplici. Credo nel mio mestiere e soprattutto nella squadra che in questo momento mi affianca. Credo che si possa cambiare qualcosa partendo proprio dall’informazione fatta di fatti e non di idee. Ogni viaggio porta a una scoperta: la mia esperienza mi ha portato a credere in me stessa, in quello che faccio e in quello che sto realizzando con PrimaVeraGioia. Un anno forse è troppo poco per tirare le somme del lavoro che stiamo portando avanti. Qualcuno crede in noi, qualcun altro no. Qualcuno si è aggiunto al nostro cammino, altri hanno deciso di lasciare. Tutti comunque sono stati fautori di questo grande progetto che (a discapito di alcune previsioni) non è durato una sola stagione. Questa Primavera, ne sono scura, non avrà mai fine. PrimaVera Gioia 3
DUE ANNI ... E NON SENTIRLI Intervista a Sergio Povia Dario Magistro |
/ Dario.Magistro223
C.e.r.i.n, Spes e molto altro ancora, come l’urgano che si è abbattuto su Palazzo San Domenico. Il primo cittadino, Sergio Povia, tira le somme dei primi due anni di mandato, in questa intervista rilasciata al nostro giornale il 5 agosto scorso.
Gioia è da due mesi senza vicesindaco. Di questo passo sembra quasi che lei voglia aspettare la fine del processo! No, voglio capire il quadro generale a cosa allude e se ci sono responsabilità di natura personale o di natura politica. I termini del periodo estivo stanno decorrendo, non mi costa nulla attendere l’arrivo di settembre per prendere una decisione.
dimissioni e io non ho avuto il tempo materiale per procedere alla revoca. Le opposizioni mi chiesero immediatamente le dimissioni. A tal proposito, a cosa serve revocare delle deleghe se il reato, ammesso che ci sia stato, non si è compiuto attraverso quelle deleghe?
Sarebbe stato istituzionalmente più corretto procedere ad una revoca immediata delle deleghe a Ventaglini…
Il tema politico di Settembre sarà quindi la scelta del Vicesindaco. A tal proposito, il PD ha inviato una nota in cui, oltre a chiedere una redistribuzione più equa delle deleghe assessoriali, evoca a se anche la delega sopracitata.
Dal sabato al martedì ci sono tutti i tempi e i termini per rispettare il profilo di serenità che deve intercorrere tra le persone prima ancora che in politica. Il sabato è stato arrestato, il martedì mi ha inviato la lettera di
Per gli accordi politici intercossi, la carica di vicesindaco sarebbe stata affidata ad un membro del PD se quest’ ultimo avesse avuto un solo assessore. Detto questo, è evidente che confrontando il quadro politico del Giugno
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2012 e la situazione attuale, tutto appare cambiato. Sulle rivendicazioni vanno capite un po’ di cose anche se, alla base, penso ci sia la classica idea che questa amministrazione sia a prescindere poco amata. Di conseguenza, l’esacerbarsi di alcune posizioni nasce proprio dall’esigenza di rompere con questa maggioranza C’è chi vede la vostra amministrazione in continuità con quella dell’ex sindaco Longo. Un esempio può essere la riconferma dell’ing. Laruccia. Stupidaggini! Noi abbiamo fatto cadere l’amministrazione Longo e non abbiamo più dato concessioni in zone F. L’aver confermato Laruccia, espulso dalla scorsa maggioranza, è una mossa strategica perché lui deve difendere i provvedimenti che ha firmato in passato. Chi meglio di lui può farlo! In
più stiamo per ottenere una consultazione con un professore universitario che si occupa di urbanistica. Non difenderò i singoli provvedimenti, ma difenderò anche l’ente locale da ipotetiche ripercussioni che si potranno avere. Non capisco come chi dice di avere a cuore questa città ancora non abbia capito tutto ciò! Progetto C.E.R.I.N. Ancora entusiasta di firmarlo? Il mio progetto non è sulla C.E.R.I.N., ma sull’ausilio ad un ufficio ridotto ai minimi termini. Quando sono andato via nel 2004 avevo un ufficio tributi con 14 dipendenti. Da Mastrovito in poi nessuno è mai stato sostituito. La questione C.E.R.I.N. viene articolata e manovrata con un profilo sistemico di malafede, anche se alla base dell’affidamento non c’è la simpatia, ma un bando nazionale. Detto questo, alla luce di quello che è accaduto, abbiamo mandato delle informative sia all’autorità di vigilanza che all’Anci, che alla Corte dei Conti. Quello che mi preme è restituire a Gioia un servizio di riscossione dei tributi disatteso negli ultimi anni. Non intendo poter ipotizzare di avere 5000 cartelle all’anno gestite da 3 dipendenti. Poi, tutti parlano di esternalizzazione. Noi abbiamo una gestione collaterale alla C.E.R.I.N. , non diamo deleghe d’incasso a nessuno, ma tutto transita sui nostri conti corrente; è pensabile, in questi termini, definire esternalizzato un servizio? In ogni caso sono disponibile ad un confronto pubblico su questo tema. L’ex dirigente dell’ufficio tributi è andato in pensione. Chi lo sostituirà? Tutti i D3 possono sostituirlo ma, purtroppo per me, l’unico D3 che ha la laurea in scienze politiche, ma con diploma di ragioneria è Santoiemma. Poi ovviamente, per essere sincero,
bisogna vedere anche le capacità delle singole persone di cui non mi va di discutere. Posso dire però che in un campo limitatissimo d’opportunità, abbiamo messo in atto l’unico organigramma possibile. Cosa succede se l’Autorità di Vigilanza da’ parere sfavorevole sulla C.E.R.I.N.? Vediamo. L’autorità di vigilanza adita da Giovanni Vasco in primis, ha risposto con una nota non particolarmente pregna di vincoli o controindicazioni. Ha chiesto dei chiarimenti, punto! A governare è la legge sugli appalti pubblici, non gli umori del diritto di cittadinanza diffuso. Un altro tema caldo è quello delle zone F. Il dibattito diviene sempre più duro ed acceso. Ti posso dire che a Gioia abbiamo 60 ettari adibiti a zone F. Non abbiamo bisogno di ospedali perché la regione li sta chiudendo, abbiamo programmato la costruzione di un asilo nido e di una chiesa, quest’ ultima sorgerà vicino al Palestrone. Questi tre elementi entrano di diritto nelle zone F. La questione è un’altra. Cosa intendiamo con il termine servizi per il cittadino? Per me i servizi alla città sono tutti quelli che migliorano, in termini di servizio, la qualità di vita del citta-
dino. E’ questo il mio orientamento. Io gli articoli 22 e 39 sulle norme tecniche d’attuazione del comune di Gioia del Colle nemmeno li leggo. Ho l’obbligo di dare un indirizzo politico allo sviluppo di questa città e vorrei una città che non avesse, nel prossimo futuro, l’aspettativa di costruire o una chiesa o una scuola o un ospedale; sarebbe un paese depresso! Gioia è invece un paese vitale per la qualità dei servizi che ha offerto al cittadino. Nello scorso numero abbiamo intervistato il consigliere Vasco che ha dato un suo parere su come redigere il prossimo PUG. Dice un sacco di stupidaggini perché Giovanni da qualche tempo non si documenta più. Noi abbiamo il DPP (documento programmatico del piano regolatore) dell’Agosto ‘07; averlo da’ la possibilità di superare la prima PrimaVera Gioia 5
Politica
conferenza di pianificazione. Ora abbiamo attivato il nuovo tavolo tecnico. Quest’ultimo è coordinato dall’ingegner Nicola Lopez che sta organizzando per settembre il primo intervento di copianificazione territoriale chiamando a raccolta la città. Abbiamo esaurito la capacità espansiva della città; c’è a disposizione un’altra lottizzazione da approvare. Tutto questo significa che a fronte del 100 % della residenza, il 95 % è stata soddisfatto. Detto ciò, la residenza non è cresciuta al pari dei servizi e su questo dobbiamo ragionare. Il tentativo operato da questo tavolo tecnico è mettere in relazione il diritto di cittadinanza (che dal mio punto di vista è bene che venga espresso anche nelle conferenze di copianificazione) con le istituzioni. Ma le decisioni prima o poi arriveranno in consiglio comunale dove, ad ora, dalle opposizioni non ho avuto né indicazioni né un indirizzo che vada verso un dialogo o un disegno condiviso. L’ultima cosa che mi è giunta, è un documento da Lucilla e Cuscito su come devono essere trattati gli animali. Sull’aspetto generale può avere giustamente un riscontro, dal punto di vista politico però mi “spaventa”.
Vasco dice un sacco di stupidaggini perché da qualche tempo non si documenta più. Ora abbiamo attivato il nuovo tavolo tecnico.
E’ vero che abbiamo scongiurato la chiusura della SPES ? Una sentenza della Corte Costituzionale ha annullato una serie di articoli sia della Spending Review di Monti che delle legge Bersani del 2006-07. (Sentenza 229/2013-G.U. del 23/07/13). Queste modifiche eliminano definitivamente la possibilità che siano i 30.000 abitanti a deporre a favore o a sfavore della chiusura. Dall’altra parte, tutto ciò, crea il tema di una società che è in grado di mantenersi sul mercato. Nonostante questa azienda sia andata in attivo di 209.000 €, per garantire un servizio locale di igiene pubblica, raccolta e conferimento dei rifiuti, bisogna avere autorizzazioni 6 PrimaVera Gioia
e permessi. Ad oggi siamo in attesa di sapere se avremo un Piano Industriale di autorità dell’ARO (Ambito di Raccolta Ottimali. La nostra Aro è quella Ba5 che comprende Casamassima, Acquaviva, Sammichele, Adelfia e Turi), in qualità di territorio organizzato per la gestione integrata del servizio rifiuto, se questa gestione sarà svolta dai Comuni o data in gestione a privati, oppure se Gioia prenderà altre strade. Il nostro Comune ha già un piano industriale proprio che prevede l’internalizzazione del servizio, ma per quanto definito dalla normativa nazionale e regionale, dovremmo muoverci congiuntamente con il nostro ARO di competenza. La SPES, in ogni caso, può partecipare ad una serie di gare d’appalto da sola. Su Gioia certamente manterrà i servizi strumentali. E’ vero che è stato prorogato di un ulteriore anno il contratto con la LUM ? Potevamo anche non prorogarlo, ma c’era un finanziamento su dei corsi di professionalizzazione sul territorio che la LUM stava disponendo. La mia preoccupazione è stata: “bene, vanno via anche loro (come per quanto avvenne con la distilleria cassano). Avremo un altro immobile comunale a destinazione pubblica che deve essere gestita dalla P.A !”. In questo modo per un anno il Comune non avrà costi. Alla scadenza del contratto, faremo una gara d’ assegnazione. Il patrimonio pubblico è estremamente importante ma non siamo in grado di gestirlo tutto e da soli.
Circa due mesi fa è stato approvato il Piano Triennale delle opere pubbliche. E’ realmente realizzabile?
Verosimilmente una parte di quel programma, specialmente quella legata all’applicazione dell’avanzo d’amministrazione, sarà ritirata completamente. Abbiamo 700.000 € in meno di trasferimenti statali e siamo fuori di 500.000 € in relazione al patto di stabilità. Tuttavia, tagliare 700.000 euro di avanzo d’amministrazione, come assessore ai lavori pubblici, mi da’ profondamente fastidio. Siamo arrivati ad agosto e su alcune di quelle voci noi non abbiamo nemmeno un progetto. Per ragioni di opportunità abbiamo preferito comunque stanziare delle somme forfettarie su ogni voce per poi riportarle a nuovo nel piano del 2014. E’ un problema che ha ogni comune d’Italia. Utilizzando il famoso “si dice che”, è vero che, seppur in maniera defilata, è strettamente connesso al comitato Renzi di Gioia del Colle? Tornerete nel PD al prossimo congresso? Io sono un renziano convinto da sempre. A sinistra sono troppo rigidi ma, nonostante ciò, rimango convinto di essere uno da Partito Democratico. Detto questo, nessuno può pensare che L’Abbate (comitato pro-Renzi) sia un mio uomo. Mi riconosco nella fazione da lui guidata, sono d’accordo nella voglia di poter cambiare questo partito e sono in opposizione a quegli uomini e donne di oltre 65 anni che vogliono ancora governare i processi a Gioia del Colle dopo essere stati la cancrena del partito negli ultimi 2030 anni. Insieme ai giovani, farei una battaglia congressuale contro di loro e, a tal proposito, spero di poter partecipare al prossimo congresso. Bisogna attuare una svolta. Esorto i giovani ad inseguire questa svolta! Bisogna scegliersi le proprie battaglie! Poi magari le perdi tutte…ma almeno provateci!¿
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Emanuele Donvito Antonio Losito
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Proseguendo le nostre ricerche nell’ambito del dossier ”Concrete Jungle”, in questo numero andremo ad esaminare la situazione concernente gli immobili sorti tra via Flora e via U. Bassi, meglio conosciuta come zona ex arena Castellano. Pertanto sarà importante qui di seguito sottoporre all’attenzione del lettore in quale modo, attraverso un uso sconsiderato di alcuni strumenti amministrativi, venga violato il fine primario di qualsiasi pubblica amministrazione, ossia il perseguimento del bene comune. Dunque, l’irregolarità contestata dal Servizio Ecologia della Regione Puglia, in merito al permesso di costruire 96/2010, è la concessione edilizia per la posa in opera di immobili in Siti di Interesse Comunitario (SIC) e in Zone a Protezione Speciale (ZPS)*, priva della Valutazione di Incidenza Ambientale, che avrebbe dovuto essere parte integrante degli iter progettuali, come quelli in questione. Innanzitutto, i SIC e le ZPS, sono parti del territorio individuate dagli uffici ambientali di competenza, che godono di una particolare tutela ambientale e all’interno delle quali non è vietato intervenire, anche con lavori edilizi, ma gli interventi stessi devono essere monitorati e integrati con delle particolari procedure, come quella sopra citata (valutazione di incidenza ambientale), con la Valutazione Integrata Ambientale (VIA) e se necessario, nel caso in cui l’intervento prevede una variante al Piano Regolatore Generale, con la Valutazione Ambientale Strategica (VAS)**. Le ultime 8 PrimaVera Gioia
due procedure menzionate servono principalmente ad analizzare in maniera dettagliata, rispettivamente, le caratteristiche dei progetti, quelle dei piani e dei programmi. Quindi, le stesse, si distinguono in base all’approccio micro e macro delle valutazioni ambientali, motivo per cui si utilizza la procedura VAS se un intervento si realizza in variante rispetto ad una più generale pianificazione territoriale dettata dal PRG (Piano Regolatore Generale). La prima procedura invece, è l’integrazione alle valutazioni ambientali iniziali, la quale quantifica il peso, la misura, la durata, la grandezza e la quantità dell’impatto ambientale creato dagli interventi. Successivamente, gli uffici competenti autorizzano i lavori e vincolano gli stessi a determinati parametri. Ad esempio, se un SIC è dedicato alla protezione della specie animale del falco grillaio, gli edifici devono essere costruiti con tetti appositi che favoriscano lo stanziamento dei volatili e garantiscano un habitat confortevole per la preservazione della specie. Pertanto la pubblica amministrazione, divenuta dopo le ultime riforme un modello di governance che persegue fini di interesse pubblico attraverso piani e programmi di breve e medio/lungo termine, agendo in questa maniera, rimane ancorata al passato, imponendo un modello di pianificazione territoriale ormai obsoleto, con interventi a macchia di leopardo e fuori da ogni logica di sviluppo del territorio***. In questo modo usufruiscono dei benefici solo pochi privati, mandando ”a quel paese” i tentativi di perequazione
economica (vedi Concrete Jungle Capitolo I, num. 11) che impone e guida l’unione europea, attraverso gli stati membri. È per queste ragioni che in seno alla nostra redazione l’amministrazione troverà sempre una feroce critica circa l’uso eccessivo dei propri poteri, in primis perché conosciamo gli spazi in cui viviamo, in secundis perché tra vent’anni vorremmo che i nostri figli non crescano in un ambiente inospitale, dilaniato, e da un’amministrazione incurante del bene comune, e da ingegneri, geometri o costruttori da strapazzo ai quali interessano i quattro soldi che ricaveranno da qualche appartamento venduto non si sa a chi, dato che ”non ci sono gli occhi per piangere”, come spesso dice qualche nostro paesano.
* Le ZPS e i SIC sono stati individuati dal nostro Paese (regione per regione), come il resto degli Stati membri dell’Unione Europea, sulla base della Direttiva europea nota come Direttiva Habitat e rientrano nella Rete Natura 2000.
Natura 2000 è il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario. La rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Interesse Comunitario (SIC), che vengono successivamente designati quali Zone Speciali di Conservazione
(ZSC), e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi della Direttiva 2009/147/ CE “Uccelli” concernente la conservazione degli uccelli selvatici. […] In Italia, i SIC, le ZSC e le ZPS coprono complessivamente il 21% circa del territorio nazionale (dal sito ufficiale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, www.minambiente.it). La pertinenza del territorio di Gioia del Colle nei SIC e nelle ZPS della regione Puglia, oltre a essere riportata sul portale turistico del nostro comune [www.visitgioia.it che così recita: ” Il territorio di Gioia del Colle ri-
entra in parte nel SIC (Sito di Importanza Comunitaria) e nella ZPS (Zona Protezione Speciale) Murgia-Alta ed in parte nel SIC Murgia di Sud-Est ”], è facilmente riscontrabile dal Portale Ambientale della Regione Puglia (ecologia.regione.puglia.it, Cartografia, WebGis Parchi). ** per approfondire la tematica dei VIA e dei VAS, è consigliata la consultazione del Testo Unico per l’Ambiente, D.Lgs. 152/06 e successive integrazioni. In particolare, sono specificati gli ambiti di applicazione dei VIA nella Parte Seconda del T.U., Titolo III. *** solo come spunto di riflessione, evidenziamo a tal proposito un ulteriore aspetto: lo stesso intervento edilizio in questione presenterebbe altre ragioni di illegittimità, legate all’uso privato che è stato consentito, di un suolo ricadente in zona omogenea F, ovvero finalizzata ad interessi pubblici per il conseguimento degli standard urbanistici minimi.¿ PrimaVera Gioia 9
Vanni La Guardia |
/ vanni.laguardia
ph: Anna Maria Stasi
Giovedì 8 agosto, il sito di informazione ”Gioianet” riportava il seguente ”cappello” a firma La Redazione:
ARCI-ROCKERELLA. AL BANDO I COMMENTI SU GIOIANET?*
Del resto, cortese La Redazione, appaiono doverose un paio di brevi precisazioni preliminari. In primo luogo, a contattare alcuni responsabili del Circolo Arci e Rockerella non è stata La Redazione, ma un componente di ”Gioianet”, tramite il proprio profilo facebook privato e a titolo personale, con un approccio dunque non propriamente redazionale. In secondo luogo, il riferimento alle ”altre testate”, che avrebbero beneficiato di un trattamento di favore, si riduce in verità ad una sola, ”Fax”.
99 Posse live
ph: Elettra Panzarino
”Riceviamo e pubblichiamo, rimarcando la ferrea volontà dimostrata da soci e organizzatori di non rilasciare alcuna intervista sulla manifestazione ”Gioia Rock Festival” tramite alcuni responsabili del Circolo Arci e Rockerella (Giuseppe Procino e Vanni La Guardia), da noi contattati. Salvo, come sempre più spesso accade con la nostra Redazione, rilasciarla ad altre testate. Paura delle domande tendenziose o dei commentatori, come accaduto nell’ultimo positivo articolo (GIOIA ROCK FESTIVAL SUPERATO OGNI ASPETTATIVA-FOTO**) a cui loro stessi fanno riferimento?” Innanzitutto, questo commento anticipava la pubblicazione del comunicato stampa ufficiale a firma dell’Ass. ARCI Lebowski (inoltrato mercoledì 31 luglio a ”Gioianet”, ”Gioianews”, ”Fax” e ”Gioia Oggi” e avente per oggetto ”Delucidazioni circa l’articolo GIOIA ROCK FESTIVAL SUPERATO OGNI ASPETTATIVA-FOTO e annessi commenti”).
la squadra del Rockerella Gioia Rock Festival
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Giuseppe Mastromarino
ph: Federica Signorile
La mattina di martedì 23 luglio, una prima dichiarazione era stata rilasciata dagli organizzatori al settimanale ”Fax”, che ne aveva fatto richiesta. La sera di giovedì 25 luglio giunse quindi la richiesta di ”Gioianet”. Tuttavia, tra queste due date, sullo stesso portale “Gioianet” era apparso un articolo a firma di Laura Castellaneta, dal titolo GIOIA ROCK FESTIVAL SUPERATO OGNI ASPETTATIVA-FOTO, che aveva scatenato il solito proliferare di commenti polemici, spesso anonimi e denigratori, e tutt’altro che costruttivi, reazioni che hanno indotto le associazioni organizzatrici a scegliere di non rilasciare ulteriori interviste. Questo è l’unico motivo per il quale i responsabili hanno deciso di non rilasciare altre dichiarazioni, affidando al comunicato stampa le proprie argomentazioni, motivo che, sottolineiamo, gli organizzatori avevano già esplicitato quando erano stati contatti a titolo personale dal componente di ”Gioianet” (informazioni che ovviamente sono state ignorate nel ”cappello” succitato).
ph: Elettra Panzarino
Entrando nel merito della questione, i motivi del rifiuto da parte dei responsabili della kermesse musicale di rilasciare un’intervista a ”Gioianet” esulano dalla paura per le temibilissime domande de La Redazione, avendo invece una spiegazione chiara e meno dietrologica, che tenteremo di argomentare in termini cronologici.
Leonardo Capurso
ph: Valerio Cappelluti
Non crede, cortese La Redazione, che rischi di apparire paradossale che lei adduca come motivazione (ironica?) della decisione di non pubblicare il comunicato stampa, il timore di incrementare critiche e polemiche? La sua scelta di non rendere obbligatori, manifesti e verificati nomi e cognomi dei commentatori, unita al fatto che lei è unico ed insindacabile filtro alla pubblicazione dei commenti stessi, non potrebbe infatti lasciare spazio al dubbio che questo meccanismo possa essere alimentato e manovrato ad arte? Nella stessa risposta, cortese La Redazione, aggiungeva che riteneva di ”ricevere offese immeritate, infondate e ingiuste a fronte di un impegno, come sempre nei vostri confronti (fino ad oggi) gratuito e disinteressato”. 99 Posse live
Definire ”poco professionali” alcuni suoi comportamenti non potrebbe piuttosto essere semplicemente il parere delle decine di ragazze e ragazzi firmatari del comunicato stampa?
ph: Elettra Panzarino
In merito invece al ”fino ad oggi”, pare di ricordare una storia analoga accaduta a dicembre 2012, durante la manifestazione ”Natale fatto ad Arte”. Vittima del suo ostracismo fu allora Keccorè, il quale osò criticarla perchè lei aveva tratto conclusioni avventate sul conto del musicista gioiese, in quanto ricavate da notizie non verificate adeguatamente, tanto che fu costretta a rimaneggiare il suo stesso articolo.
ph: Elettra Panzarino
C.F.F. e il Nomade Venerabile con Benvegnù
ph: Mimmo Cantore
Mario Marinoni
Inoltre, cortese La Redazione, riferendosi al documentario sulla storia della musica di Gioia del Colle a cui Rockerella/ARCI Lebowski stanno lavorando, sempre nella mail di risposta prosegue così: ”non è corretto utilizzare un comunicato nel quale si denigra il sito sul quale, tramite lo stesso comunicato, si vanno a pubblicizzare futuri eventi”. Sarebbe davvero riduttivo parlare di ricerca di pubblicità, come se ”Gioianet” fosse ”l’ombelico del mondo”. Era piuttosto un modo per riaffermare una priorità: operare con i fatti, per l’intera collettività (il documentario attraversa più di 60 anni di storia gioiese), senza ricercare alcun profitto e conservando l’approccio che contraddistingue Rockerella, ossia tenere sempre aperte le porte a generi musicali ed età anagrafiche trasversali, per chi abbia voglia ed umiltà di entrarvi. Ci si interroga su un altro aspetto. Perché, cortese La Redazione, la mail che annunciava il grande rifiuto di pubblicare il comunicato stampa è stata inviata non solo al mittente, ma a ben 7 indirizzi di posta elettronica di persone che lavorano in Pugliasounds, nonché all’indirizzo del Teatro Pubblico Pugliese/FESR e del Momart, ossia di referenti istituzionali di Rockerella/ARCI Lebowski? Non crede possa sorgere il dubbio che si tratti di un tentativo di gettare fuorviante discredito su Rockerella/ARCI Lebowski? Usiamo l’aggettivo fuorviante perché, cortese La Redazione, nella mail indirizzata a tutti i contatti suddetti ha omesso di allegare il comunicato stampa originale, di cui però ha estrapolato alcune parti, contestualizzandole a piacimento (solo in seguito, trascorse una decina d’ore, la cortese La Redazione se ne è accorta e ha rimandato la
Ninnì Rizzi
PrimaVera Gioia 11
Media
Ciò premesso, cortese La Redazione, vorremmo avanzare qualche ulteriore considerazione al fine di chiarire meglio la vicenda. Ci chiediamo, infatti, per quale motivo all’invio del comunicato stampa da parte dei responsabili seguì, in data 1° agosto, una lapidaria risposta dall’indirizzo istituzionale redazionegioianet@gmail.com: ”si ritiene opportuno non pubblicare quanto da voi gentilmente inviato e sospendere l’articolo oggetto del contendere [GIOIA ROCK FESTIVAL SUPERATO OGNI ASPETTATIVA-FOTO] tenendo conto della certa recrudescenza del proliferare di ulteriori critiche da parte dei numerosi utenti anonimi”.
stessa mail con l’allegato, sostenendo che era tutta colpa di un ”inconveniente tecnico”). Conclude la sua mail, cortese La Redazione, scrivendo che, a suo parere, ”il commento anonimo o firmato è comunque un termometro importante per tastare il polso del riscontro di un evento, anche quando accendono il dibattito fomentati ad arte, tanto da richiedere l’intervento della Redazione”. Alla luce di quanto scrive, dai suoi interventi sarebbe lecito aspettarsi equilibrio e spessore: basti pensare che la cortese La Redazione ha più volte cambiato idea a proposito degli articoli da pubblicare inerenti il festival musicale. Inizialmente aveva deciso di sospendere l’articolo GIOIA ROCK FESTIVAL SUPERATO OGNI ASPETTATIVA-FOTO, che è tuttora online, e di non pubblicare il comunicato stampa; successivamente la decisione è stata revocata e il comunicato è stato pubblicato con il cappello introduttivo con il titolo NEL CIRCOLO ARCI-ROCKERELLA CHI HA PAURA DI GIOIANET? (salvo poi modificare il titolo in ARCI-ROCKERELLA. AL BANDO I COMMENTI SU GIOIANET?). Del resto, quali equilibrio e spessore si potrebbero celare dietro i luoghi comuni gravitanti attorno alla connessione ”giovani / circolo / rock / droga” a cui la cortese La Redazione ammicca?
Vanni La Guardia con la collaborazione di Rosario Milano
*http://www.gioianet.it/attualita/7861 **http://www.gioianet.it/attualita/7811
stato confusionale, che mi fa rimbalzare tra le visioni oniriche di belle amicizie nate e consolidatesi anche grazie a questa limpida esperienza e le allucinazioni sonore di parole condivise tra stupidi idealisti che credono ancora che un sogno possa diventare un pezzo di realtà resistente, che contribuisce a formare i giovani che domani sostituiranno molti “adulti” deludenti, se mischiato con coraggio all’impegno culturale, ambientale e sociale (l’ARCI è anche questo, basti ricordare l’attività di accoglienza e integrazione tenuta dal circolo a favore dei profughi di guerra della Libia e rifugiati dell’area subsahariana). Sentivo delle vocine nella testa che mi raccontavano che l’11 luglio, in piazza Rossini, davanti all’omonimo incantevole teatro, grazie al lavoro volontario e sinergico di Arci Lebowski, Rockerella, Res Extensa e Comune, Gioia del Colle ha ospitato gli organizzatori dei Festival “Fuori Tempo” di Bari, “Dirockato” di Monopoli e “Giovinazzo Rock” per presentare alla stampa regionale la rete dei Festival Pugliasounds “Momart Network”, completata proprio dal “Gioia Rock / Rockerella”, con interventi dell’Assessore alla Cultura Piera De Giorgi e del coordinatore della rete Vincenzo Cipriano. Seguivano articoli e spazi sulla stampa locale, nonché sulla “Gazzetta del Mezzogiorno”, “Repubblica Bari”, “Quotidiano di Bari”, “TeleBari”... Queste vocine mi martellavano il cervello, dicendomi: “Hai visto? Possiamo farcela, possiamo davvero unire le forze con tutti i soggetti di buona volontà perchè il nostro paese smetta di brillare per (auto)castrazione, si emancipi e sprovincializzi (pur conservando i lati positivi della provincia), per ridisegnare geografie e rimodellare scelte politiche, dando a Gioia del Colle la centralità che merita!”. Mi sono svegliato di colpo, ritrovandomi sotto ad un palco ad ascoltare uno che scimmiottava uno che credo imitasse un altro che diceva “Uomini e donne, dividetevi! Le donne a destra e gli uomini a sinistra: uomini, battete le mani! Donne, ora battetele voi! Aaaah aaaah, si vede che le donne battono meglio!”. Troooooooppo divertente... Avevo forse sbagliato palco? Nel dubbio, ho ripreso sùbito a drogarmi pesantemente. Fino a perdere i sensi. Mi sono ridestato: questa volta ero davanti a 5000 persone (anche se alcuni parlano di qualche miliardo; altri di una ventina di presenze, tra cui spiccavano Peppa Pig, Capitan Harlock e Gigi La Trottola). Erano felici, colorate, sorridenti e pacifiche, accorse dalle province limitrofe (in parte anche da altre regioni), per assistere ai concerti di giovani talentuose band gioiesi che dividevano il palco con alcuni protagonisti della storia musicale del nostro splendido paese, di Paolo Benvegnù e dei 99 Posse.
p.s.: I rockettari (si pensa, si dice, si sa, quindi è la verità) consumano droghe in quantità. Ed io, che sono rockettaro, credo di aver esagerato negli ultimi tempi, perchè da mesi verso in uno 12 PrimaVera Gioia
Prometto di non drogarmi mai più, perchè la realtà è molto più bella. ¿
“SOLO CHI NON FA NON SBAGLIA!” MA....
Alessandro De Rosa |
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”Come la fai e la fai non va bene!”.
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ipica esclamazione di chi, grazie alla sua instancabile vena febbrile, tenta inesorabilmente di far riacquistare a ”Noia”del Colle il suo gioviale e originario nome di battesimo. Sia che si tratti di riplasmare un’intera zona comunale (il caso dell’Amministrazione alle prese con il New look di via Roma ed oggetto di critiche sia architettoniche/estetiche che di viabilità); sia che si cerchi di allietare le caldi sere d’estate con sagre, feste, concerti ed altro (il caso di varie associazioni o privati alle prese con ”Gioia Rock” e con ”Gioia, braci e gusti”) é stato successivamente oggetto di critiche a causa di un operato o troppo rumoroso o troppo poco rumoroso, o troppo bello o troppo poco bello. Inevitabilmente si cade sotto la mannaia di coloro i quali sono pronti, con il loro fumante dito indice ad additare ed a sparare a zero su ogni sorta di possibile errore commesso, visibile ed
anche invisibile. Che specie insaziabile ed esigente il gioiese! É proprio il caso di tirar fuori una delle più longeve, quasi inflazionate, massime del nostro sindaco ”solo chi non fa non sbaglia!” Non ce ne voglia ora il nostro primo cittadino e la giunta tutta se si proporrà una riflessione ai lettori, nè tanto meno se si esclami la succitata frase, rischiando un’ iperinflazione della stessa. Non c’é alcuna intenzione di lasciarsi andare al pettegolezzo fine a se stesso. Da ”frizzante” associazione culturale dedita alla diffusione della cultura, attraverso presentazione di libri ed altro, e dell’informazione, la PrimaVera Gioia, realtá vivacemente fabbrile, é stata bersaglio dell’insaziabile ed esigente gioiese, perciò consci dello spiacevole ruolo di bersaglio di critiche più o meno costruttive, non verranno ora offerti giudizi estetici o di gusto, come farebbe un ”raccatta commenti” qualunque. Nel prendere in considerazione gli atti di giunta dePrimaVera Gioia 13
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liberativi delle varie manifestazioni che avrebbero scandito le sere d’estate gioiesi, in particolar modo la 111 del 18/06/2013, é possibile ravvisare scelte amministrative quanto meno opinabili. Con tale atto veniva approvato l’intero calendario delle manifestazioni, determinati i patrocini comunali e le eventuali coperture economiche accordate dall’Amministrazione, cioè i contribuiti pubblici che avrebbero favorito la realizzazione delle varie iniziative, poiché, come é evincibile,
”è nell’intenzione dell’Amministrazione comunale promuovere e valorizzare iniziative di grande impatto culturale per la Città, organizzando in collaborazione con la Regione Puglia e la Provincia di Bari per il periodo estivo un ciclo di eventi che quest’anno sarà denominato ”ResTate”, rivolto a un pubblico molto vasto, offrendo un rilevante contributo nel favorire occasioni di svago e di crescita culturale” e quindi ”l’Assessorato alla Cultura promuove nell’ambito delle sue funzioni una serie di eventi culturali che offrono una gamma varia e articolata di occasioni di intrattenimento per la stagione estiva puntando sempre sulla qualità di ogni proposta”.
lucro, perciò richiedente sostegno (per dovere di cronaca l’intera manifestazione Gioia Rock ha avuto un costo tra artisti, server ed altro di oltre 12000€ ed un sostegno economico pubblico di circa 2000€). Medesimo trattamento é stato riservato, escluso di contributo, a tutti gli altri organizzatori che fortunatamente hanno impegnato tempo ed energie nella movimentazione della altrimenti tediosa estate gioiese. Nessun problema fintantoché trattasi di associazioni, ma perché offrire le medesime agevolazioni a chi organizza con scopo di lucro? No che questi non abbiano dignità di operare su suolo pubblico, anzi, ma perché non esigere le solite tasse? Perché tanta generosità, per esempio, con l’organizzazione di ”Gioia, braci e gusti”? Ferma la più assoluta libertà politica dell’Amministrazione di accordare il più fantasioso trattamento a questo o a quel soggetto organizzatore, rilevare che chi investe tempo e denaro, con la speranza di pareggiare i costi, per il piacere di allietare l’altrui vita é agevolato in maniera simile a chi, fornendo un servizio, non fa altro che il proprio lavoro, cioè guadagna legittimamente ed onestamente del denaro, é, sotto il profilo del l’opportunità politica, quanto meno opinabile. Privarsi di una così riuscita iniziativa avrebbe significato essere insensibili nei confronti di quelle attività commerciali di Gioia che (pagando in maniera ”consona” la propria presenza all’organizzatore) hanno potuto tirar su qualche guadagno extra in tempo di crisi. Potrebbe essere questa una risposta politica accettabile, se non ci si fosse poi accorti che fra gli oltre 15 stands enogastronomici e non, quelli ”gioiesi” erano solo due o tre o giù di lì (i soldini dei cittadini hanno rimpinguato economie straniere).
perché offrire le medesime agevolazioni a chi organizza con scopo di lucro? Perché tanta generosità, per esempio, con l’organizzazione di ”Gioia, braci e gusti”?
Rifuggendo dalla paesana voglia di deprecare ad libitum l’esigua consistenza dei contributi pubblici previsti, solo 13660€ per un totale di circa 20 eventi (non sarà riportato alcun dato comparativo con realtà cittadine limitrofe per la buona tenuta delle coronarie di chi legge!A Gioia la crisi é crisi ed é per tutti!), per non cadere nel pettegolezzo di chi é sempre pronto a criticare, elogiando comunque lo sforzo di chi é nella morsa del dover decidere, ma ha ”poco” con cui poter fare, non si é potuta comprendere la scelta, tutta politica, di concedere patrocini gratuiti a destra e a manca senza scendere ad analizzare il caso di specie del richiedente. Poiché il patrocinio comunale comporta l’accollo da parte del Comune di alcune spese, pubblicitarie o di strumentazione ad esempio, e l’affrancamento, per gli organizzatori dell’evento, di alcuni oneri contributivi, come tassa d’affissione e TOSAP (tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche), che significano mancati introiti per le casse comunali, sarebbe stata opportuna maggior oculatezza e sensibilità nelle scelte. Concedere l’utilizzo gratuito del suolo ad una associazione come l’Arci Lebowski, che per statuto non insegue nessuno scopo di lucro, é una decisione encomiabile da parte dell’Amministrazione che mostra in tal modo riconoscenza verso un soggetto, che, ancorché privato, ha obiettivi filantropici/comunitari, privi di 14 PrimaVera Gioia
Senza poi scomodare prolisse ed ingarbugliate riflessioni giuridiche, é palese che in quelle serate di letizia i gestori di bar e pizzerie, gioiesi doc, avranno registrato un deflusso di clienti, nonostante la loro TOSAP avessero comunque provveduto ad onorarla, come dire...la legge é uguale per tutti! (?) Ancora una.... Se, come da qualche mese annunciato dal Governo italiano, i comuni dovranno fare a meno degli introiti provenienti dalla tassazione della prima casa, peraltro portate al massimo nella nostra ricca città, perché rinunciare a cuor leggero ad introiti che nulla aggiungono a quelle tasse pagate da chi normalmente vuol guadagnare da attività che impegnino porzioni di suolo pubblico? Non é forse un motivetto ricorrente della nostra amministrazione il non poter far fronte ad una serie di spese a causa della penuria di fondi a disposizione? É proprio vero allora, ”soltanto chi non fa non sbaglia”, ma un pizzico di attenzione in più non guasterebbe! ¿
Tributi Richiesta di pagamento TOSAP inoltrata dal Comune di Gioia del Colle
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MOZZARELLE.... CROCE E DELIZIA GIOIESE. Alessandro De Rosa |
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/ alessandro.derosa.161
a sempre motore trainante dell’economia gioiese, il settore lattiero caseario vive in questo periodo il momento più difficile della sua storia, e a far tremare l’intero sistema non é solo la crisi economico finanziaria che ha ridotto drasticamente i consumi. L’AQP, acquedotto pugliese, é arrivato a minacciare il ritiro delle autorizzazioni per scaricare in fogna i reflui di lavorazione dei caseifici che, ad oggi, parrebbero essere la principale causa del malfunzionamento del depuratore cittadino. Questo emanatore di mefitici odori é nell’immaginario di tutta la città, forse però, c’è qualcosa di più della semplice immaginazione: una vera e propria minaccia per l’ambiente e per la salute dei cittadini, tanto da essere oggetto di ”attenzioni profonde” della magistratura, che qualche mese fa ne ha disposto il sequestro e la chiusura. Provvedimento mutato, in seguito all’intervento del primo cittadino, responsabile e garante della sicurezza sanitaria della città, in ”sequestro con facoltà d’uso”, che ha scongiurato la tracimazione dei reflui domestici nelle case, ma ha anche impegnato la città ad una soluzione in tempi celeri. Tanto cogente era la problematica che é stato erto un comitato cittadino ed una campagna elettorale anche se con esiti opposti, l’uno, senza alcuna fortuna, l’altra, sicuramente meglio riuscita, anche se con i medesimi protagonisti. La minaccia dell’AQP ha allarmato i proprietari di caseifici che, riuniti in Associazione rappresentata dalla sig.ra Francesca Barbetta, hanno fatto pervenire in sede di consiglio comunale del 18/07/2013 una missiva [leggila seguendo il QRcode] con la quale si chiedeva che il Comune: ”si adoperi affinché sostenga i caseifici del paese nella vicenda che li occupa, affiancandoli nella richiesta di immediata concessione quantomeno provvisoria allo scarico delle acque reflue; provveda nei limiti della propria competenza a rendere operativo il depuratore sito nella zona industriale fornendo altresì chiarimenti in merito all’attuale mancato funzionamento; renda chiarimenti 16 PrimaVera Gioia
del perché tale situazione é divenuta particolarmente gravosa per i caseifici di Gioia del Colle e non in altri paesi limitrofi”. A tali richieste veniva però premesso che ”-a seguito dei problemi relativi del depuratore di Gioia del Colle, l’AQP ha provveduto nei confronti di diversi caseifici della zona a sospendere negare o revocare il rinnovo dell’autorizzazione allo scarico- l’associazione ritiene tale provvedimento notevolmente gravoso per le aziende e per tutto l’indotto caseario (...) e si contano oltre 4000 addetti che potrebbero rimanere senza lavoro;” e tra gli altri punti che “i caseifici stante la grave crisi finanziaria sono nella materiale impossibilità di chiudere i propri esercizi commerciali in quanto il danno che ne deriverebbe sarebbe irreparabile” (definitiva chiusura delle attività). Dallo stesso consiglio sono sorte posizioni e riflessioni interessanti, ma non sempre convergenti, addirittura nella stessa maggioranza. Da una parte il consigliere A. Mancino, alle prese con una affannosa quanto spasmodica difesa dei caseifici: “dobbiamo toglierci il convincimento che i problemi del depuratore li creano i caseifici con lo sversamento in fogna di reflui vietati, questi eseguono una serie di verifiche per ottenere il bollino europeo che certifica il rispetto delle norme tanto che sarebbe impossibile immaginare il non rispetto della normativa in materia”, salvo però non spiegare come mai l’AQP fosse in possesso di analisi di campioni idrici che segnalassero il contrario. In consiglio, oltre a perequare le responsabilità fra i diversi attori in gioco, il consigliere in quota Pd Ludovico, ha chiarito che il depuratore sito nella zona artigianale, quello di cui l’associazione dei caseifici chiede l’avvio del funzionamento, anche se posto in funzione, non risolverebbe nessun problema in quanto: “se questo entrasse in funzione domani sbaglierebbero i caseifici a pensare che sarebbe possibile portare li i loro reflui, il progettista ha informato che questo depuratore ha le stesse funzioni di quello cittadino, perciò se quelle acque non vengono pretrattate non risolvia-
mo nulla”. Una specie di velata attribuzione di responsabilità diametralmente opposta a quanto affermato da Mancino. Rivolgiamo alcune domande proprio all’ingegnere Ludovico. Dato che il problema depuratore é noto da tempo, non si poteva evitare una situazione emergenziale come questa? Non poteva l’amministrazione attivarsi evitando la paventata chiusura dei caseifici? Le responsabilità sono diffuse e nessuno può dirsi esente dalle stesse. Nonostante il problema sia risalente nel tempo, esso é esploso sotto la passata Amministrazione che però è la meno colpevole. Infatti, pur essendo proprietaria dell’impianto, la gestione dei depuratori é dell’AQP, o meglio di una società nell’orbita dello stesso. Quando é stato realizzato l’impianto, é stato progettato in maniera troppo calibrata sulla popolazione dell’epoca; se fosse stato fatto più grande avremmo avuto la possibilità di allacciare il Villaggio Azzurro, ma non possiamo perché supereremmo la capacità del depuratore. La consapevolezza del problema é venuta negli anni. Quando sono intervenuti gli organi di polizia per vietare lo sversamento nell’inghiottitoio naturale dei reflui del depuratore, lí sono iniziati i problemi delle tracimazioni, dei cattivi odori ecc. Ora, che fine faranno i reflui? La Legge 152/99 stabilisce che i reflui depurati vadano sversati nei corsi d’acqua. In Puglia però, potendo contare sulla presenza di pochissimi corsi, si fa appello ai “corsi idrici superficiali”, le lame, ma con una serie di problematiche: inquinamento delle falde, cattivi odori, alterazione di flora e fauna. Occorre quindi una progettazione regionale, che provveda alla individuazione di un sito in cui delle vasche di spandimento raccolgano i reflui che verrebbero successivamente convogliati, attraverso pompaggi, verso terreni agricoli o aziende vivaistiche. Il consiglio comunale del 18 luglio si é concluso con la prospettiva di un tavolo tecnico per la problematica dei caseifici. Non poteva essere formato prima per evitare l’ipotesi di chiusura? Ma cosa si pensa che possa venir fuori da questo tavolo? Io mi aspetto una semplice moratoria. In attesa di una soluzione definitiva cerchiamo di non creare problemi economico/sociali derivanti dalla chiusura dei caseifici mettendo loro all’attenzione che i reflui sversati devono rientrare in parametri legali. Ovviamente la soluzione non é il tavolo tecnico. Dato il contenuto del documento presentato in consiglio dai caseifici, come giudica il velato ricatto occupazionale in esso contenuto? Occorre assecondare la richiesta che il depuratore pubblico smaltisca rifiuti di processi produttivi privati?
Come già detto, nessuno può dirsi esente da colpe. Per troppo tempo si é pensato di poter gestire i caseifici in modo tale che la redditività rimanesse un benefit dell’imprenditore, mentre le negatività del processo produttivo andassero a carico di qualche altro. No! Tecnologicamente ci sono soluzioni che garantiscono all’impresa di avere una propria redditività e nessun onere per la collettività, sarebbe troppo facile fare impresa al contrario. Questo é il settore trainante dell’economia gioiese, ma ci deve essere un processo di assunzione di responsabilità e, se occorre, fare investimenti per adeguare i processi produttivi alla normativa su produzione e scarti di produzione, con la consapevolezza che la guerra tra caseifici per l’allocazione sul mercato di prodotti al minor prezzo possibile, non può avvenire al costo del sacrificio del rispetto delle norme. Se qualcuno pensa di attribuire tutte le colpe all’Ente, tali affermazioni vanno rispedite al mittente. Sei nella stessa coalizione del Presidente del Consiglio comunale Bradascio, che ha basato gran parte della propria campagna elettorale sulla possibilità di risolvere il problema depuratore, cosa ne pensi? Il comune è proprietario dell’immobile, ma la gestione é dell’AQP, ed è qui che va ricercato il problema. Perciò, chi si é proposto dicendo che si sarebbe trovata una soluzione, era consapevole che non poteva essere ricercata nell’Amministrazione, ma nella capacità di rapportarsi con chi gestisce il depuratore. Chi ha fatto delle promesse doveva essere consapevole che in se non c’era questa capacità. È stata la minaccia dell’AQP a fornire consapevolezza del problema ed a convogliare verso una soluzione? É indubbio che da quando il problema é salito all’attenzione la situazione pare essere migliorata. Certo, il problema non é stato risolto, ma si ha una situazione quasi di accettabilità. Parte del merito pare derivi da una soluzione che io proponevo nel 2008; la copertura delle vasche con teli muniti di filtri che riescono ad abbattere il carico dei cattivi odori. Dico pare in quanto non ho la possibilità di controllare. Ti senti di fornire raccomandazioni al settore lattiero caseario dopo aver appreso le loro richieste? Io spero che tutti oggi abbiano capito che é stata archiviata una fase della storia. Oggi c’é maggior attenzione sui problemi ambientali e sugli effetti dei processi produttivi sull’ambiente. Bisogna assumersi le proprie responsabilità. Io auspicherei maggiore concertazione tra le varie aziende e l’Ente e credo di poter dire che l’Amministrazione farà il possibile per agevolare questo mio auspicio. Ma ognuno deve fare la sua parte, non delegando ad altri cose che invece spetta a se risolvere. Se ognuno facesse la sua parte allora io sarei molto ottimista circa la soluzione del problema. ¿ PrimaVera Gioia 17
Lyuba Centrone | Emma Lomonte |
/ lyuba.centrone
ph: Graziano Milano
/ emma.lomonte
La curiosità rappresenta l’elemento cardine di ogni esploratore, non solo di terre emerse ed oceani, ma soprattutto di mondi. Allora non resta che scegliere, in questa infinità, una piccola tappa, raggiungibile senza troppi sforzi tanto vicina quanto lontana: l’Islam. Abbiamo sempre conosciuto molto poco i musulmani malgrado le evidenti similitudini che ci accomunano: siamo entrambi monoteisti, adoriamo lo stesso Dio, le nostre culture/religioni sono le più diffuse al mondo (novecentomila i mussulmani, un miliardo e ottocento mila i cristiani). Eppure, cristiani e musulmani sono indubbiamente mondi distanti. I motivi di un’alterità così travagliata risiedono nelle diverse concezioni con le quali la religione è entrata a far parte della società: l’ Islam è una religione di Stato (nel vero senso della parola) spesso utilizzata nel corso della storia per fermare l’ occidentalizzazione del pianeta (si veda la nascita della Fratellanza Musulmana dopo la Grande Guerra); oppure per imporre la superiorità di un popolo rispetto ad un altro (si vedano i contrasti a tinte sia nazionalistiche sia religiose tra il popolo curdo e quello turco). Come la storia ci insegna il mescolarsi delle sfumature di cui le religioni si connotano non è quasi mai un fatto naturale, anzi. Le tragedie umane sono all’ordine del giorno. Basti pensare, per esempio, a Sarajevo, il 5 aprile del 1992, l’inizio dell’assedio, la guerra tra fratelli di sangue ma non di religione, Serbi e Bosniaci, cristiani ortodossi e musulmani (anche se, considerare quella guerra solo come un fatto religioso, vorrebbe dire banalizzare tanti meccanismi politici che in questo contesto è impossibile spiegare). Se non bastasse, guardiamo alla guerra combattuta tra israeliani ebrei e palestinesi musulmani (sempre con le dovute precauzioni usate per i serbi e i bosniaci) e a quel mostruoso muro alto otto metri - quello di Berlino misurava quattro metri - che quest’ultimi hanno innalzato invadendo addirittura le case della gente. E’ importante rendere noto che oggi un palestinese a Gerusalemme vede dalla strada di casa l’ospedale ma per raggiungerlo deve compiere un tragitto di 40 minuti; ci sono casi nei quali la propria casa è stata divisa a metà dal muro e per raggiungere la propria cantina, un palestinese oggi a Gerusalemme arriva a dover compiere 15 kilometri. Ad aggravare le cose ci si mette anche l’ostinazione tutta occidentale di considerare la propria cultura come un insieme di verità ineludibili. Al contrario, “il giusto” e “lo sbagliato” sono utopie, dunque impariamo a guardare la diversità, non dal piedistallo della presunzione, ma dalla prospettiva di un sano desiderio di conoscenza. “Saper leggere il libro del mondo, con parole cangianti e nessuna scrittura” cantava Fabrizio De Andrè nella canzone Khorakhanè, l “lettori di Corano”, più specificatamente rom musulmani originari del Kosovo. Superare il muro della diversità è stato l’obiettivo dell’intervista, in occasione del Ramadan, a una diciassettenne che 18 PrimaVera Gioia
chiameremo Francesca (nome puramente di fantasia) di culto islamico, frequentante il liceo linguistico “Don Milani” ad Acquaviva delle Fonti (BA). Nata a Gioia del Colle, da genitori marocchini, ha vissuto cinque anni nella terra natia dei suoi cari. “Una bella esperienza – dice soddisfatta - che mi ha permesso di imparare a leggere e scrivere l’arabo e di stare un po’ con i miei nonni.” In quest’occasione ha avuto anche modo di conoscere appieno i Cinque Pilastri fondamentali dell’Islam (1. La testimonianza di fede ()ةداهشلا, 2. Le preghiere rituali ()ةالصلا, 3. L’elemosina canonica ()ةاكزلا, 4. Il digiuno durante il mese di Ramadan ()موصلا, 5. Il pellegrinaggio a La Mecca almeno una volta nella vita ( ) )جحلاe tanto bene il Corano - di cui conosce i passi cardine a memoria - da dichiarare con sicurezza, ed un velato orgoglio, di non indossare l’ hijab (il velo) a differenza di molte donne musulmane, in quanto non è un obbligo imposto dal profeta Maometto. Inoltre le piace truccarsi e mostrare quei capelli morbidi come seta che la caratterizzano nella sua unicità, donandole una bellezza non scontata. “Non lo so, mi preferisco così!” asserisce. Il Ramadan (in arabo, )ناضمر, secondo il calendario musulmano, cade il nono mese dell’anno e dura trenta giorni. La sua sacralità è fondata sulla tradizione, già fissata nel Corano, secondo cui in questo mese Maometto avrebbe ricevuto la rivelazione dall’arcangelo Gabriele. Nel corso di questo periodo i musulmani praticanti, dall’alba al tramonto, devono astenersi dal bere, mangiare, fumare, profumarsi e dal praticare attività sessuali. Tutto ciò che risulta corrotto e corruttibile viene messo al bando. Chi è impossibilitato a digiunare -come i bambini, che iniziano a seguire questo precetto raggiunta l’età della pubertà, donne gravide o mestruate, malati o anziani- può essere sollevato dal precetto, a patto di recuperare il digiuno in seguito. “Come un vero e proprio fioretto sostiene Francesca - E’ tutta una questione di abitudine. Ricordo di averlo cominciato qualche giorno fa, invece, si è già concluso!”. Al tramonto, solitamente fissato attorno alle ore 20, il digiuno si spezza semplicemente bevendo un bicchier d’acqua oppure, come fece Maometto, mangiando un dattero. Al termine del trentesimo giorno, arriva l’ Id Fitr, la festa di fine Ramadan, durante la quale ci si riunisce per un grande pranzo in famiglia e poi ci si reca tutti in Moschea per pregare. Ciò che più dispiace a Francesca è che, dal momento in cui gli uomini e le donne pregano in ambienti separati, è costretta a pregare a casa sua poiché nel nostro Comune c’è solo una Moschea adibita agli uomini. Mostra padronanza quando parla e sicurezza invidiabile nella prossemica. La cosa che più colpisce è la naturalezza con cui ci racconta la scelta di non indossare l’hijab. Molte donne, al contrario, fanno del velo il proprio tratto distintivo. A tal proposito, un saggio di Thar Lamri, ”Il mio paese è il mio corpo”, cita così: “Mi fanno ridere certi articoli di giornale o certi discorsi sulla donna araba che ha il velo. Prendi mia madre, sessant’anni, se le togli il velo, le togli la libertà, perché è col velo che può andare a lavorare, a studiare, a fare la spesa al mercato: fa parte della nostra cultura. Alle donne il velo non solo non pesa, ma è l’unico modo per essere libere, paradossalmente. […] Ci sono donne che dopo aver capito i meccanismi occidentali, si son dette: io forse stavo meglio col velo. Potevo essere grassa, magra, avere le vene varicose, i peli sulle gambe, mentre adesso mi sono messa in una schiavitù peggiore del velo, perché devo apparire ed essere sempre perfetta. Anche l’estetica è una schiavitù”. Come sempre, la prospettiva è la vera chiave di volta per ogni ricerca antropologica. Francesca poi, appare convinta quando le si chiede se vuole perseguire questa scelta di culto. “Non abbandonerei mai la mia religione per un matrimonio!”: è così che risponde quando le si domanda se mai sarebbe disposta a convertirsi per amore di un uomo non islamico. E sa anche difendersi tenacemente a proposito dei preconcetti su una religione spesso intransigente quale l’Islam e degli attacchi terroristici celati dietro il nome di “guerre di religione”, facendo rivivere - secondo quei “Corsi e ricorsi storici” di Gianbattista Vico – la storia europea del XVI secolo. “Da noi ci sono padri di famiglia che, è vero, obbligano le figlie ad indossare il velo o hanno un carattere molto autoritario. Anche qui ci sono padri che non permettono alle figlie di uscire o di fidanzarsi. E poi, ritengo che le guerre di religione siano soltanto un pretesto per nascondere altri tipi di odio, e fa male sentire al telegiornale o vedere sui giornali la parola “terrorista” continuamente associata, o addirittura sostituita, a quella di “musulmano”. Non tutti siamo così!” L’ Islamismo è indubbiamente un culto severo e a tratti misogino, ma a guardar bene, anche il Cristianesimo potenzialmente possiede delle zone d’ ombra. La domanda da porci è: Siamo davvero così sicuri di possedere le chiavi della verità? “Lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca il punto di vista di Dio.” (Faber). ¿ PrimaVera Gioia 19
Se Dio esistesse, potrebbe anche essere una bella ragazza! Laura Castellaneta |
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’ Estate Rosa 2013”, evento realizzato dalla Regione Puglia per parlare concretamente della vita delle donne, in un tour itinerante di 17 tappe, si è fermato anche a Gioia del Colle per ben due giornate dedicate alle donne (perché a noi gioiesi-intellettualoidi-altolocati piace un po’ strafare). Entrando nel merito, le protagoniste di questi due incontri erano giovani e meno giovani, in carriera o alla disperata ricerca di un posto di lavoro, di diversa estrazione sociale, con percorsi di vita differenti, più o meno sofferti. È curioso come di questi tempi sia ancora necessario varcare i confini dei luoghi comuni per affrontare temi che si spera siano stati superati decenni fa da chi ha lottato per ottenere i tanti ambiti diritti. Uomini o donne, siamo tutti parte integrante della stessa società civile, non vi è alcuna legge che neghi i diritti dell’uno o dell’altro. È il singolo individuo che fa la differenza e se il sesso per egli costituirà un ostacolo, lo sarà anche il colore della pelle, il ceto di provenienza o l’abito che indossa. La donna ormai porta i pantaloni, lavora, provvede ai bisogni della famiglia, spesso è sola. I diritti negati alle donne trovano un campo senza confini se parliamo della Palestina, del Brasile, dell’Arabia Saudita, è lì che bisogna smuovere le coscienze e la giurisdizione, ”E pur si muove” anche lì qualcosa. La vita della donna egiziana è fortemente vincolata alla legge coranica che le strania dalla società: indossano lo chador, non si scorge un centimetro della loro pelle, camminano sempre un pas-
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so indietro al marito. Qualcosa però sta cambiando: l’alta Corte egiziana ha sancito una legge che garantisce il diritto al passaporto e quindi alla possibilità di viaggiare senza che gli uomini possano loro impedirlo, se non con una trafila più complessa rispetto al passato, ed è stata facilitata la richiesta di divorzio, pur sempre legata a clausole penalizzanti. Le donne arabe sono da sempre l’emblema della sottomissione e dei diritti violati. Però, protagoniste da tempi, più o meno vicini, di rivendicazioni di carattere femminista, sono riuscite ad ottenere nel 1995, in 8 dei 21 paesi arabi, la sottoscrizione dell’accordo sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne, firma che però non porta necessariamente alla sua applicazione, infatti la strada per l’emancipazione della donna araba dalle regole della Sharia (legge islamica) è ancora lunga. In India la condizione femminile è ricca di contraddizioni. Possiede gli stessi diritti sociali degli uomini e la discriminazione
sessuale è vietata dalla Costituzione indiana. La realtà invece, è quella della discriminazione di massa che affonda le radici in una tradizione arcaica: ancor prima della nascita viene fatta una ”selezione” che porta le donne ad essere in netta minoranza rispetto agli uomini, e quelle che hanno la fortuna di nascere, sono vittime di sfruttamento, diventano spose nell’età delle bambole o vendute per una manciata di grano. Nei villaggi israeliani dei beduini la donna è di proprietà del marito, vive rinchiusa, non ha il diritto di curarsi, è vittima di stupri o di incesti, ma non può denunciare il suo stato perché rischierebbe la vita. La donna afgana non può lavorare, uscire da casa sola, andare a scuola (”hanno un cervello più piccolo”), parlare a uomini non di famiglia, ridere sonoramente, vestire colori vivaci, apparire in tv; devono usare autobus riservati, avere i vetri di casa oscurati, indossare il burqa: pena la fustigazione. In Afghanistan non esiste neanche l’idea di poter rivendicare i
propri diritti, in un paese dove le donne hanno dovuto lottare per essere riconosciute almeno come esseri umani, in un paese in cui si odia la donna come essere subumano. In Senegal migliaia di donne subiscono la mutilazione genitale femminile, la mortalità materno-infantile è altissima e le studentesse abbandonano la scuola a causa di maternità e matrimoni precoci. La pratica della mutilazione genitale femminile viene attuata in 28 paesi dell’Africa sub-sahariana, ledendo la salute psico-fisica di coloro che la subiscono, e le donne provenienti da questo Paese sono spesso destinate al traffico di prostituzione. In Brasile ogni 15 secondi una donna è vittima di un’aggressione; in Nicaragua vengono denunciati innumerevoli casi di violenza sessuale, in primis su ragazze minorenni, dove i carnefici sono quasi sempre familiari o conoscenti; nell’America Latina circa 5 milioni di donne sono oggetto di tratta nei fiorenti mercati intra-regionali per il commercio di persone. Agli antipodi di tutte queste realtà coesiste la donna islandese: numerosissime rispetto allo standard europeo. Sono molto emancipate, lavorano e scelgono di essere donne e madri senza il rischio di essere giudicate. L’Islanda è uno dei primi paesi ad ottenere il diritto di voto per le donne, a dare loro un partito e ad avere una presidente donna (Vigdis Finnbogadòttir). Anche i testi sacri hanno parlato della complessità di essere donna: la Bibbia e il Corano. Soprattutto quest’ultimo è stato interpretato a piacimento da chi voleva condannarlo o redimerlo, oppure manipolato in base agli scopi, più o meno nobili, dei suoi seguaci.
che il passato sia stato contaminato da elementi fortemente discriminanti: la negazione del diritto di voto, al lavoro e ad ogni tipo di libertà, concessa invece agli uomini. Le garanzie dei diritti che, cominciando dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo (1948) fino al Protocollo aggiuntivo alla Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, tutelano oggi quanto conquistato con tanta tenacia, non devono nascondere come oggigiorno, in molti paesi del mondo, la situazione sia ancora immutata. il termine ”femminicidio”, ormai largamente usato nella nostra Italia, rappresenta un dato di fatto, ma in proporzioni ridotte se paragonato al resto del globo, ed è legato all’abuso di potere del singolo individuo, non ai diritti legislativi negati. ”Essere donna è così affascinante. È
un’avventura che richiede tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esiste potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse la mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c’è un’intelligenza che chiede d’essere ascoltata.”. Oriana Fallaci dimostra quanto ormai il conflit-
to di genere, il rancore, i conti storici in sospeso, siano superati. Non bisogna dimenticare, ma convincersi che il mondo è andato avanti e che ancora deve farlo. Sentiamo parlare spesso di ”quote rosa”, definizione discutibile in quanto propensa, ancora una volta, ad un raggruppamento di ‘specie’, un tema che non identifica un progresso nella sua accezione. Ai vertici ci vogliono le capacità, e il sesso non dovrebbe vincolarne le modalità di scelta, si è individui pensanti, non una categoria sotto tutela. Siamo nella realtà della tanto propinata liberà sessuale, ma la mercificazione del corpo della donna è diventato la bandiera del post-femminismo. È il mercato ad ”usare” questa merce oppure è la donna stessa che lo usa come mezzo per raggiungere i propri scopi? la parità dei sessi ha emancipato l’idea del “sesso debole” per definizione, ma si rivela ancora tale laddove ricorre a mezzi chirurgici o a scambi sessuali per credere di essere così inserito nel contesto ”mondo”. Nonostante sia sempre positivo ascoltare persone che parlano delle proprie esperienze caratterizzate da successi e traguardi, mi sarebbe piaciuto ascoltare il racconto di chi non lavora dietro una scrivania, di chi avrebbe voluto studiare ma non ha potuto, di chi a stento riesce a sopravvivere. Sono grandi storie anche queste, non storie di uomini o di donne, semplicemente storie di persone!
La Costituzione Italiana (1948) è, invece, uno dei testi più belli mai stati scritti a tutela della dignità umana, non a caso l’Art. 3 recita: ”Tutti i cittadini hanno pari
dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” I diritti delle donne sono diritti umani, la specificità del riferimento al sesso femminile è certamente legata al fatto PrimaVera Gioia 21
Quando tornerai...
Stralci di un diario di viaggio
UN MESE IN KENYA x
Kietty Bassi
“Non l’avevo ancora lasciata, ma ogni volta che mi risvegliavo, di notte, tendevo l’orecchio, pervaso di nostalgia”, le parole di Hemingway descrivono esattamente il mio stato d’animo dopo qualche giorno in Africa. Sono partita con un volo low cost, uno di quelli che prima di portarti a destinazione fa giri strani: Bari-Roma; Roma-Addis Abeba; Addis Abeba-Kilimangiaro; Kilimangiaro-Mombasa. Da qui sono arrivata in auto a Watamu, un villaggio di pescatori pieno zeppo di italiani in pensione, le cui zone più popolate avevano nomi molto poco africani come “Milano 2”, “Sardegna 2”ecc. Nonostante questo l’impatto con “l’altro mondo” c’era già stato: ai lati della strada, tra gli alberi, portando lo sguardo un po’più in là, si scorgevano minuscole capanne, donne a lavoro, bambini che giocavano. Le giornate passavano seguendo i vari progetti di una ONLUS: dispensari, carceri, shamba (farm) e scuole nascoste nell’entroterra, dove le strade asfaltate diventavano terra rossa e le mura diventavano sterco di mucca misto paglia. I bambini si mettono in marcia dal mattino presto per raggiungere la scuola o nei casi più fortunati si può
SEMI DI BELLEZZA
provare a recuperare un passaggio. Il sistema dei trasporti africano è molto funzionale e non lascia mai a terra nessuno: bajaj, moto per due persone che riescono a trasportarne all’occorrenza fino a sei, tuc tuc, una sorta di ape anni ’50 per massimo tre persone, ed infine i matatu, che corrispondono ai nostri autobus. Il matatu non ha fermate, non ha orari, ma è ovunque e per te ci sarà sempre un posto! Dovrebbero entrarci una quindicina di persone, ma la capienza non è importante: se senti di poter trovare il tuo spazio vitale sopra o sotto i sedili, con un piede dentro ed il resto del corpo che penzola fuori o in braccio a qualcuno, sei libero di farlo. Quando vuoi scendere e quando vuoi salire l’importante è gridare e lanciarsi. Ma la verità è che per i muzungu (bianchi) c’è sempre un occhio di riguardo: il posto migliore, anche se non lo vuoi, sarà sempre il tuo, e quando sotto il sole ti fermerai ad aspettare un matatu, qualcuno ti porterà una sedia per non farti stancare. L’Africa è solidarietà in tutto e per tutto, l’Africa è sorrisi e gesti pieni d’amore. Siamo davvero nati nella parte più fortunata del mondo?¿
Di Emma Lomonte e Vanni La Guardia ”La notte non è meno meravigliosa del to vita alle splendide suggestioni del tergiorno, non è meno divina; di notte ri- ritorio, confermando come la cultura non splendono luminose le stelle e si hanno sia mero possesso elitario ma ancestrale rivelazioni che il giorno ignora”. bisogno per elevare l’anima di un’intera Berdajev con queste parole sembra aver comunità. colto appieno lo spirito dello spettaco- Altro seme di bellezza è stato piantato lo ”...con gli occhi della notte”, tenutosi dalla provocazione di Gianni Rosini in presso il Parco Archeologico di Monte piazza Pinto, il 15 agosto: per la prima Sannace. volta una pacifica protesta, senza microL’evento, in occasione del plenilunio, si foni né urla, ha preso forma di spontanea è proposto come risultato di un lavo- orchestra acustica gioiese, che ha avvolro corale di studenti, insegnanti di Res to di emozioni una sessantina di preExtensa e associazioni locali. Un perfetto senti, contrapponendosi alla cover band connubio tra divulgazione archeologico- ”Fratelli d’Italia”, che intanto suonava in naturalistica e teatro, musica e lettura piazza Plebiscito. ¿ sui misteri di tempo e morte, che ha rida-
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Maria Castellano |
Eventi
alba angiola. emozioni d’oriente / maria.castellano.5
V
enerdi 12 luglio il fascino dell’antica arte del Tao si è unito alla bellezza della Masseria Santissimo, struttura dei primi del ‘900 che ospita il laboratorio di design di Claudio De Leo. Il risultato è stato lo sprigionarsi di un’energia vitale unica che ha coinvolto tutti i numerosi invitati della serata,davvero riuscitissima. In questa atmosfera suggestiva,Alba Angiola ha presentato il suo libro “Feng Shui - a Manual for beginners”,intervistata dalla Prof.ssa Irene Martino. PrimaVera Gioia ha avuto il piacere di incontrare Alba Angiola e le ha rivolto delle domande che avessero come finalità quella di chiarire ai nostri lettori il contenuto del suo libro. Come e quando nasce la sua passione per questa antica arte cinese? È nata moltissimi anni fa guidata dal mio maestro di yoga e poi cresciuta negli anni. Attraverso la manualità e la collaborazione di un paziente artigiano, mi è stato possibile realizzare un libro che ci riporta al passato: scriverlo a mano è stato come una meditazione, disegnarlo e rilegarlo con un cordoncino secondo un antico metodo cinese è stato come perpetrare un antico mestiere e ritrovare il gusto delle cose fatte con attenzione e amore concedendosi i tempi lunghi e dolci che la manualità richiede. Ne è venuto fuori qualcosa che dà emozione e trasmette l’amore che ci ho messo, per me questo vale più di ogni altra cosa. Il libro colpisce molto per la sua particolare rilegatura, fatta a mano, ma anche perchè è interamente scritto in inglese. Quali sono stati i criteri che l’hanno guidata in queste scelte peculiari?
Ho voluto trasferire il mio amore x il Feng Shui ai miei alunni e l’ ho scritto in inglese x motivarli all’ apprendimento della lingua . L’uomo spesso dimentica che è ospite, accanto agli altri esseri viventi, della natura, non ne è il padrone. Non si accorge, nel suo egoismo, di essere infinitamente piccolo rispetto alle altre creature viventi e ha la pretesa di guardarle dall’alto di un piedistallo. Può spiegarci come il Feng Shui consente al genere umano di entrare in un nuovo contatto armonioso con la natura che lo circonda? Rispettando la natura, respirando insieme al “chi” /energia dell’universo, cambiando il proprio modo di essere nel quotidiano. In questo mondo ormai patologicamente permeato da sterile consumismo, il Fengh Shui potrebbe rivelarsi per l’uomo un valido ausilio per recuperare la vera essenza della vita, come raggiungere questo obiettivo? Creando un ambiente vivibile nella pro-
pria casa e sul luogo di lavoro aiutandosi con quei piccoli e semplici suggerimenti che il mio manuale cerca di fornire. Feng Shui, parole quasi onomatopeiche...che significano vento e acqua... una sua affermazione mi è piaciuta particolarmente..”Per essere felici la nostra vita deve essere vissuta sempre piu’ come un Feng Shui” cosa intendeva dire con questo? Allenarsi ad essere duttili come la natura, lasciarsi accarezzare dagli eventi che il VENTO ci trasporta e accoglierli come fa L’ACQUA, senza giudizio né ostacolandoli. Per fare questo, un ambiente favorevole ci aiuta molto, quindi trasformiamo la nostra casa in una casa Feng Shui. La serata si è conclusa con un intervento, perfettamente inserito nel contesto del libro di Alba Angiola, dell’artista barese Bice Perrini. Nel pieno rispetto della natura e dell’ambiente egli ha offerto a tutti i presenti, un esempio di cucina creativa e multisensoriale. ¿ PrimaVera Gioia 23
Libri
“PERCHE’ MI PIACE L’ALBA” Il primo romanzo di Manuela Vasco dedicato a Pedro Almodòvar Fiamma Mastrapasqua |
/ fiamma.mastrapasqua
M
anuela Vasco l’ho conosciuta su facebook e, con lei, scopro anche il suo romanzo “Perché mi piace l’alba”. Quando la incontro per l’intervista scopro che è giovanissima (non ha nemmeno trent’anni) ma ha già un bel bagaglio culturale alle spalle. Nata a Gioia del Colle e laureata in Scienze della Comunicazione, Manuela ha vissuto a Milano per cinque anni dedicandosi alla sua passione: la scrittura. Da qui nasce il suo primo libro che narra in meno di 120 pagine le vicissitudini di un transessuale brasiliano che si trasferisce in Italia, proprio nella città dove lei ha vissuto dopo la laurea. Da dove nasce il titolo del romando “Perche mi piace l’ alba”? L’alba è una rinascita. Il messaggio che voglio cercare di trasmettere è: non permettere che il tuo passato, per quanto brutto o doloroso, vada ad influenzare il tuo futuro. La felicità potrebbe essere dietro l’angolo, non lasciare che i tuoi traumi passati ti rovinino le cose belle che possono arrivare. Il romanzo è per il momento disponibile solo su internet, ci sarà anche una versione cartacea? Sì, è disponibile solo e-book. Ho cercato alcuni editori, ma ho la consapevolezza che in Italia il mercato dell’editoria è in crisi quindi i libri non vengono comprati, soprattutto se non sei nessuno … E’ disponibile solo su Amazon, il mio interesse è divulgarlo, farlo leggere. La cosa bella è che il romanzo è sintetico e fluido, quindi in tre ore lo può leggere anche chi non ama molto farlo o ha poco tempo. “Perché mi piace l’alba” può essere definito come un romanzo di formazione? In fondo segue un percorso di crescita sia fisica che morale che caratteriale.. Di base sì, è un romanzo di formazione, designa un percorso interiore. Hernando scappa, cresce.. non si parla poi del futuro o del presente, questo era un primo step della crescita: lasciare andare il passato, domani potrebbe essere una bella giornata. Le parti più “tragiche” le descrivo con leggerezza, ci ballo su.
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Con lo stile e la scrittura non ho indugiato su scene pesanti, non voglio intristire! E’ difficile immaginare che una ragazza giovane come te abbia deciso di raccontare la storia di un personaggio, Hernando, così lontano e diverso. Questo incuriosisce. Perché hai scelto proprio di scrivere di questa esistenza? Ti sei ispirata a qualcosa o a qualcuno in paricolare? Alcune delle cose che succedono nel libro sono ispirate alla realtà, il resto è nato grazie alla fantasia. La cosa bella della scrittura è che ti rende “onnipotente”: puoi scrivere qualsiasi cosa in qualsiasi momento! Se devo dire come è nato il tutto, devo ammetterlo: dalla noia. Ho vissuto a Milano per cinque anni e guardandomi intorno ho cominciato a pensare. Ho provato a calarmi in un personaggio ”estremo” che però di estremo ha solo il mestiere. I sentimenti sono invece tremendamente umani, si parla appunto di una storia umana: amicizie, incontri, crescita personale. Mi annoiavo ripeto, ho immaginato una storia e un Mondo parallelo e l’ho descritto. Hernando, il protagonista, è nato a fine 2008 da un esercizio del mio professore di scrittura del Master: dovevamo creare un personaggio. Il mio è piaciuto un po’ a tutti, ma l’ho tenuto lì, fermo. Dopo tre anni d’avventure in cui mi son successe tante cose (ho cambiato casa e lavoro per esempio) finalmente mi sono rilassata e ho cominciato a far parlare Hernando. Il lavoro è durato complessivamente tre anni mentre la stesura un paio di mesi, dalla prima all’ultima riga. Scrivo da quando avevo 15 anni, inizialmente poesie o racconti ma li ho sempre tenuti per me. Ho lavorato anche come copywriter e questo mi ha perfezionato molto ma il mio percorso non è finito, ho bisogno di imparare altro. Per quanto riguarda l’ispirazione all’inizio del libro faccio una dedica a Pedro Almòdovar, che comunque è regista e non scrittore. Le suggestioni sono quelle dei suoi film, volevo fare un tributo al mio maestro! Hai intenzione di scrivere un prossimo romanzo? Io scrivo sempre! Spero di poterlo fare ancora per molto, ho dei progetti, si vedrà..¿
Le storie scritte sulla sabbia
Musica
SALAH ADDIN ROBERTO RE DAVID e la cultura islamica Fiamma Mastrapasqua |
/ fiamma.mastrapasqua
C
redo molto nella mia terra e ne sono profondamente legato”. Salah Addin Rober-
to Re David esordisce così quando gli si chiede il perché di una prima tappa musicale a Gioia del Colle per promuovere il suo cd “Storie Scritte sulla Sabbia” (pubblicato dall’etichetta di Alberobello Piccola Bottega Popolare col sostegno di Puglia Sounds). “Sono nato in
un paese che è colonia della Magna Grecia, borgo natìo della cultura occidentale. Eppure mi sono avvicinato sempre di più a quella orientale!” L’Arco Paradiso, venerdì 9 agosto, si è riempito delle magiche suggestioni pianistiche dell’artista pugliese. Quattro suite intervallate da tre brevi interventi e un bis finale, richiesto dal pubblico, hanno fatto levare fragorosi applausi che hanno risuonato per tutta la via. La musica di Salah Addin è certamente intrisa di formazione accademica: studi di canto, pianoforte, contrabbasso, composizione e musica elettronica lo hanno portato in questi anni a fondare band come i “Vindread Ensemble” nel 1996 per poi trasferirsi a Torino dove ha studiato naturopatia e musicoterapia, avvicinandosi alle tradizioni musicali d’Oriente (principalmente quelle islamiche di provenienza Turca, Araba e Persiana). Fino al 2010 si è invece occupato di musica elettronica e composizioni per teatro e cinema, collaborando con altri musicisti e dando vita a concerti, mostre e live in acustico. Perseverando la precisione accademica al Maqam (tecnica di improvvisazione araba), le sue sono sinfonie che esaltano quell’atmosfera tipica dell’Oriente pur tenendoci ancorati alle nostre radici occidentali. “Ho sempre avuto una propensione a improvvisare” afferma Salah Addin Roberto Re David “Sono costantemente ispirato e non do alcun
limite alla razionalità. Uso il calore del cuore per esprimere al meglio e senza filtri le emozioni che provo. Bisogna dare e ricevere in continuazione, come un canale aperto. Ho come obiettivo l’umanità: i miei studi e le mie musiche sono per la gente, non per me stesso”. Eppure le sue performance musicali non si limitano al semplice danzare sui tasti, in modo sicuro e ag-
graziato. Roberto Re David infatti “tiene il tempo” utilizzando il suo corpo, picchiando con le mani, sulle gambe, sul seggiolino del pianoforte. Persino sui martelletti dello Yamaha a coda. A occhi chiusi e con un leggero sorriso, Salah Addin accarezza il piano guardandolo da vicino, attira l’attenzione del pubblico e riesce a tenerla viva per tutta la serata. Anni di studio tecnico pianistico accompagnati dalla presenza di pittori, hanno portato Re David ad andare oltre la musica, a comparare l’emozione che può trasmettere un suono alla purezza del colore. La presenza di quattordici tele, poste come una cornice attorno al perimetro dell’Arco Paradiso non è stata una scelta casuale, affatto. Realizzate dal pittore Francesco Grillo, suo amico e collaboratore, rappresentano infatti le quattordici tracce del cd di Salah Addin che, a loro volta, raccontano una novella Sufi sulla ricerca della perfezione. “Spesso la mia ispirazione nasce
semplicemente dalla calligrafia islamica. E’ talmente mistica e affascinante, la trovo una vera e propria forma d’arte!” Il passaggio verso un’altra religione, un’altra cultura, verso un Mondo così diverso da quello occidentale è stato un processo lungo e introspettivo. Spinto dalla curiosità e incantato dalla cultura orientale Sufi, Roberto Re David, oltre a convertirsi in campo religioso e musicale, ha deciso di aggiungere il nome Salah Addin al suo per avvicinarsi ancora di più a quella dimensione che tanto lo attraeva. “Sicuramente Salah è stata la testimonianza
della maturità personale e della capacità di essere sé stessi. Dopo vent’anni ho imparato moltissimo, non sono più un ‘funambolo’. Adesso mi concentro di più sulle emozioni, sui sentimenti. La felicità è una condizione interiore e spero di averla trovata” dichiara il pianista. Inutile sottolineare il successo che ha riscosso la serata: tutte le sedie occupate e la lunga fila per farsi autografare il cd lo mostravano apertamente. “La parte più intima del mio fare musica si esprime attraverso l’improvvisazione pianistica. Ciò che cerco di realizzare è una forma personale di Dhikr (rammemorazione di Dio)” ¿ PrimaVera Gioia 25
Sport
UN CALCIO AL PALLONE
Emanuele Donvito |
/ lemanuele.donvito.7
I
n seguito a tre anni di fusioni, mancate iscrizioni ai campionati e diversi tentativi di ricerca di finanziatori, il calcio di Gioia del Colle sta sparendo. In questi giorni sembra che un più che mai disinteressato “presidente” dell’ultima squadra rimasta nella nostra ridente cittadina di nome Nino Giordano, ha concesso di far gestire gli ultimi spiccioli rimasti nelle casse del Real Gioia, a due compaesani appassionati di calcio che portano il nome di Franco Guagnano e Carmelo Pagano, per un ultimo disperato tentativo di composizione di una rosa. È un vero peccato. E lo è per numerose ragioni. Innanzitutto perché, nonostante a Gioia del Colle non si sia mai registrata un’altissima affluenza al campo comunale Martucci la domenica pomeriggio, qualche appassionato c’è stato, c’è e ci sarà. È anche un peccato perché, chi (come si suole dire) mastica calcio, si rende conto immediatamente di quanto sia possibile fare, non solo calcio, ma anche del buon calcio ad alti livelli, nella nostra città. In primis, perché abbiamo una lunga tradizione di atleti, che si sono distinti in anni più o meno recenti nei vari settori giovanili di squadre professioniste, in campionati semiprofessionisti e addirittura anche in serie A, come il nostro concittadino Mirko Eramo all’esordio nella massima serie con la Sampdoria contro la Vecchia Signora (Juventus), nella prima di campionato della stagione calcistica corrente. In secondo luogo perché, se venissero sfruttate le giuste competenze tecniche ed organizzative, in un comune di quasi trentamila abitanti e con una posizione geografica eccellente, al centro tra tre province, non sarebbe di certo come dire una blasfemia a pensare di poter puntare con una “squadra di pallone”, al calcio professionista che conta. Anche l’economia cittadina ne beneficerebbe. Lo si è visto con la pallavolo negli anni scorsi. Ci sarebbero più appartamenti affittati, qualche ristoratore avrebbe qualche cliente in più, qualche hotel ospi26 PrimaVera Gioia
terebbe le squadre che vengono da altri luoghi e così via. Il tutto sembra di una banalità inaudita, ma in realtà quello che è mancato e che manca è la serietà e le competenze. Si avverte a volte l’impressione che, “guidare” una piccola squadra di paese, sia un mero oggetto di vanto e di sfarzo, la quale ti da la possibilità di fare cose divertenti, come ad esempio “cacciare via” qualche allenatore (come vedono fare in TV) o punire qualche ragazzo togliendo loro qualche soldo dalla busta del rimborso spese. Piccoli atti di imperio che risultano gratificanti per qualche personaggio di bassa lega, non solo calcistica, ma anche umana. Ma l’importante è farsi chiamare presidente! Ma se consideriamo la questione in maniera più blanda, è un peccato semplicemente perché, si vanno perdendo alcuni momenti di aggregazione sociale, in cui qualche appassionato realizza dei piccoli momenti di gloria o semplicemente si tiene in forma correndo dietro ad un pallone, evitando di pagare i campetti privati dei centri sportivi. In fondo, la nostra amministrazione comunale ha sempre dedicato dei capitoli di spesa ai centri sportivi comunali, che adesso nessuno vuole più sfruttare, calcisticamente parlando. Ma in fin dei conti la tenacia vincerà nel lungo periodo. Ci sarà sempre qualcuno come Guagnano e Pagano che cercheranno di convincere qualche giocatore a vestire ancora i colori gialloneri, dato che nell’ultima stagione il nostro presidentissimo Giordano si è preso anche il lusso di non utilizzare questi colori storici di Gioia del Colle, che da oltre cento anni contraddistinguono la prima squadra del paese, ossia il ProGioia; quest’ultima inglobata da un’invenzione chiamata Real Gioia, la quale sembra richiamare (di sicuro in maniera involontaria) la squadra che a Madrid i tifosi di calcio pensano che rappresenti la monarchia spagnola, a noi di sicuro non molto cara. ¿
Via Dante, 80
Le lunghe impressioni di Settembre (l’estate smarrita) q
Rosario Milano
E
ra la notte di Ferragosto e attonito assistevo ad uno spettacolo di notevole intensità emotiva. Stretto come una sardina in una scatola di latta, stavo nella piazza principale di Ceglie Messapica, località di appena ventimila anime, e ascoltavo la folla intera intonare “La notte”, successo musicale di Adamo del 1965, reinterpretato dall’eclettico Vinicio Capossela e dalla sua straordinaria Banda della Posta. La notte di San Rocco una piazza intera ha cantato e ballato per tre ore, senza soluzioni di continuità, i successi di Capossela intervallati da danze e canti popolari, una piazza composta da un numero imprecisato di coorti di età che hanno tenuto fino a mezzanotte e mezza. Lo definirei il miracolo di Vinicio, che ha tramutato la cassa armonica illuminata a festa in un potente trasformatore di energia popolare. A fronte delle emozioni cegliesi, di ritorno nella nostra Gioia, la più ovvia reazione psicologica è stata quella di confrontare le due notti di ferragosto. Dallo spettacolo di Vinicio e della sua Banda, alla formazione, dal nome decisamente patriottico, che si è esibita nella locale piazza di paese: i Fratelli d’Italia! Certo, è facile ammettere che almeno il nome non può risultare sconosciuto ai molti, ma al di là della semplice e superficiale ironia, vi sono alcune questioni di fondo incontestabili che ci consentono di riconsiderare i termini dell’equazione Vinicio = Fratelli d’Italia. Lo spettacolo del Ferragosto gioiese è stato pro-
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posto dal Comitato per la festa del santo e non dall’amministrazione. Al contrario, l’amministrazione di Ceglie ha investito circa 90 mila euro per la realizzazione di cinque eventi musicali, tra i quali il concerto del 15 agosto, che - non potendo essere giudicati da noi nella loro interezza e in maniera sufficientemente critica - gli abitanti cegliesi avranno il dovere di valutare. Inoltre, il tutto esaurito fatto registrare dal ferragosto di Ceglie e, quindi, più in generale, gli eventi realizzati dall’amministrazione del paese brindisino, devono essere contestualizzati all’interno dell’agosto in Valle d’Itria, pensati per una terra che si è ormai abituata a considerarsi terra di turismo. Univocamente, la Puglia è ormai divenuta terra di turismo di massa, tra le prime regioni d’Italia. Se ne sono accorti un po’ tutti gli amministratori delle puglie, almeno i lungimiranti. La vocazione turistica di Gioia del Colle è oggettivamente ancora in fìeri, poiché manca la consapevolezza del nostro territorio. Roberto Cazzolla Gatti lo afferma senza dubbi: “non ci sono molte altre piccole realtà territoriali in Puglia - fatta eccezione per i grandi centri turistici inarrivabili - che possono vantare il patrimonio storico-culturale e naturalistico gioiese”. Oltretutto, logisticamente Gioia si trova al centro della Puglia e potrebbe ospitare i flussi di visitatori che, in un agosto tutto esaurito per tutta la regione, inevitabilmente tendono a
cercare fortuna nell’entroterra. Di fatto, come già scritto in passato in questa stessa rubrica, la localizzazione strategica del centro urbano gioiese è stata notata anche dagli amministratori regionali. La Regione Puglia, attingendo a fondi europei, predispose il Piano Integrato Strutturale (PIS) per lo sviluppo turistico del territorio compreso l’asse normanno-svevo-angioino. Con questi fondi il Comune di Gioia del Colle finanziò anche la ristrutturazione del Palazzo San Domenico e della distilleria Cassano. In particolare, i due milioni di euro investiti per la distilleria avrebbero dovuto creare un centro funzionale per il turismo pugliese, visto che si trova a ridosso della penultima uscita dell’autostrada A14, un vero e proprio hub della ricezione, che consente ai viandanti di raggiungere le arterie che conducono a località come Matera, Ostuni, Alberobello. Se una struttura della distilleria venne bonariamente concessa alla LUM, l’altra è invece diventata negli ultimi anni un’ ambita location per l’organizzazione di manifestazioni eno-gastronomiche e fieristiche, e ora verte in uno stato si semi-abbandono (una tesista in Scienza dei Beni Culturali si era anche offerta di contribuire alla sua conservazione a titolo gratuito, appunto per la tesi, ricevendo in cambio dimostrazioni di assoluto disinteresse da parte dell’assessorato). Dopo tanto peregrinare arrivo al dunque. Al fine di consentire alla comunità gioiese di trasformare il proprio cartellone estivo in un evento di attrazione dei flussi turistici e, dunque, di valorizzare il territorio e la sua importante tradizione enogastronomica, sarebbe necessario un importante sforzo organizzativo da parte dell’amministrazione comunale, oltre che un esborso finanziario considerevole. Una serie di considerazioni preliminari che evidentemente, per chi conosce almeno un po’ le nostre vicende, risultano al momento inattuabili in un contesto socio-politico estremamente rarefatto. Le vicende dell’estate gioiese sono esemplari di come, a fronte di un necessario sforzo comune in funzione della promozione della risorse umane, culturali e naturali del territorio, con tutti i ritorni economici che ne potrebbero derivare (in barba a chi pensa che con la cultura e attraverso la valorizzazione del territorio non si possa campare), tutto si è risolto nel solito nuvolo di polemiche, risse mediatiche e approssimazione. Una prima verità è che, anche in ambito culturale, la politica (intesa come la capacità di mediazione tra gli interessi, la capacità di analisi, la forza e il coraggio delle azioni, etc.) latita. L’interesse è quello di accontentare tutti, poiché probabilmente tra i tanti promotori di eventi si nascondono altrettanti devoti portatori di voti che bisogna soddisfare. Il pasticcio della coabitazione tra il Gioia Rock - Rockerella Festival e l’evento Gioia Braci e Gusti, organizzati nello stesso luogo, negli stessi giorni, da due soggetti che presentano programmi e interessi antinomici, è un primo esempio della nostra innata capacità di farci del male.
La V edizione della Festa Federiciana potrebbe essere l’ultima, un ridimensionamento che, stando alle parole di alcuni degli organizzatori, è dovuto a problematiche interne all’associazione Petali di Pietra, ma soprattutto alla crescente indifferenza con la quale la comunità, gli esercenti privati e l’amministrazione comunale accolgono l’evento. Se il pescivendolo lamenta pesanti perdite economiche (1500 euro in un giorno) a causa della chiusura del corso (e giuro che, se si guadagna “euri” 1500 al giorno, mi metto a vendere il pesce pure io), se si rischia di arrivare “alle mani” perché questi bizzarri federiciani non ti consentono di parcheggiare la macchina sotto casa, in pieno centro storico (ricordiamo che la macchina è un diritto inalienabile per la comunità gioiese), se anche l’amministrazione (che ha fornito meno fondi di quelli perduti dal pescivendolo del corso) non ti mette a disposizione i propri dipendenti dell’UTC per predisporre l’evento che, nel ben e nel male, ti riempie il paese, allora forse è davvero giusto abbandonare l’idea di una festa federiciana. Certo, i dipendenti comunali non possono perdere tempo con le feste essendo impegnati a salvare il mondo. Forse, è destino che Federico non abbia la propria festa in un paese che, probabilmente, non ha neanche mai visto. Non è mancato certo l’impegno da parte dei promotori, ma è mancata l’integrazione con il territorio, la contestualizzazione, lo sforzo promozionale per fare di questa festa una questione popolare. Ed io che sono polemico, non posso non notare che, una volta ancora, emerge una certa (non)comunicanti neutralità dei poteri pubblici, come se l’ideologia liberale del nostro sindaco avesse permeato sostanzialmente anche gli assessori. La sagra della mozzarella non c’è più, la Festa federiciana forse, il Pro Gioia pure. Andiamo oltre. Vivendo il paese e ascoltando la voce dei paesani mi sono accorto di quanto poco gratificante per qualcuno sia stata la manifestazione denominata Gioia in Fiera. I commenti raccolti da alcuni degli esercenti, che erano stati invitati a partecipare alla fiera, sono lapidari: Alessandro (Mesalibre) parla di approssimazione, di un evento gastronomico privo di ogni congruenza, come dire, senza né capo e né coda, organizzato esclusivamente per “tirare su un po’ di soldi”; Michele (All’ombra) lamenta fenomeni di concorrenza sleale, con prezzi enormemente differenti per ciascuno stand, alcuni pagati profusamente nonostante i servizi ricevuti insufficienti; infatti, continua Andrea (Hunabku), non c’è stata promozione dell’evento e, soprattutto, la fiera non ospitava tutti i servizi promessi (esposizioni, parco giochi, Dj set non pervenuti), ragioni per cui, denunciano in coro gli esercenti, l’afflusso di pubblico è stato insufficiente, al punto che in pochi tra i venditori intervistati hanno potu-
La V edizione della Festa Federiciana potrebbe essere l’ultima
necessitano risorse finanziarie ed umane, come quelle dei tanti giovani gioiesi, ricchi di molteplici esperienze sul campo e formatisi in tutta Italia, che restano sepolti sotto fiumi di belle parole e di infinite querelle personalistiche.
to recuperare l’investimento necessario per partecipare alla fiera. Un fallimento imprenditoriale è ammissibile, e nessuno avrebbe motivo di lamentarsene dato che hanno liberamente deciso “comprare” uno stand nell’evento in questione, che è promosso dal gigante dell’industria culturale Alexmultiagency. Tuttavia, a generare lo sconcerto dei malcapitati investitori sono stati invece i toni trionfalistici degli organizzatori, che attraverso il portale dell’amore (Gioianet) hanno potuto autocelebrarsi: trentamila presenze, grande successo di pubblico e soddisfazione da parte dei partecipanti, il tutto condito da una polemica nei confronti dell’amministrazione, rea di non aver sostenuto l’economia dell’evento fieristico in maniera adeguata. In primo luogo, occorre segnalare l’atteggiamento da parte del portale di informazione diretto da Stoppini, il quale, almeno apparentemente, se da un lato è prono a stigmatizzare gli abusi del potere e il diritto dell’informazione, d’altro lato si è limitato a ospitare, senza alcuna analisi critica, il comunicato trionfalistico degli organizzatori, senza curarsi lontanamente di verificarne i contenuti. I dietrologi potrebbero sostenere che Gioianet era il media partner dell’evento e non avrebbe potuto essere oggettivo, io mi limiterei a guardare in positivo, poiché la prossima volta potrei anche inoltrare a quel portale un comunicato in cui affermo che la terra è piatta con buone possibilità di pubblicazione. Di fatto, come detto, Alexmultiagency ha anche criticato l’amministrazione per non aver concesso un supporto economico, mentre la nostra amministrazione ha già concesso agli organizzatori di utilizzare, senza oneri, lo spazio esterno alla distilleria, un’area che, al di là degli osceni palazzi che sorgono alle sue spalle, pare un già sufficiente cadeau. Sufficiente alla luce dell’offerta culturale e artistica concessa alla comunità da quell’evento, e alla luce del supporto minimo, forse inadeguato, che la stessa amministrazione ha concesso ai ragazzi che hanno organizzato il Gioia Rock-Rockerella. Sono di parte, lo sappiamo, ma al di là della mia oggettiva faziosità non si possono negare alcuni dati di fatto. In primis, diversamente da un’agenzia commerciale, i ragazzi dell’Arci non hanno, per statuto, fini di lucro e spesso non riescono neanche a pagare le maestranze interne. Inoltre, il contributo concesso dall’amministrazione comunale all’organizzazione dell’evento Gioia Rock-Rockerella è stato di duemila euro (più il
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suolo pubblico, le forniture elettriche, gli spogliatoi del palazzetto, alcune transenne prese in prestito dal Comune di Putignano perché quelle del nostro comune non si trovano più), per uno spettacolo che, inserito nel circuito Puglia Sound, presentava una prima nazionale e ha effettivamente portato dinnanzi al palazzetto 5000 persone provenienti da molti paesi limitrofi e anche da fuori Regione. La proposta artistica di Gioia in Fiera è stata a dir poco incompleta (sul palco si è potuto ammirare lo spettacolo innovativo dell’emergente Antonio da Costa e degli immensi Los Locos, esibitesi in un memorabile “El Meneaito”, mentre i “Dj europei” che erano stati promessi non si sono esibiti) e la partecipazione di pubblico, stando al parere degli esercenti intervistati è stata altrettanto irrilevante. I discriminanti per ottenere il supporto da parte di un’amministrazione locale dovrebbero essere proprio questi: la qualifica del soggetto proponente, la qualità della proposta artistica e la partecipazione di pubblico che ne dovrebbe derivare. Queste potrebbero essere alcune delle linee guida di una politica culturale per il territorio, politica per la quale necessitano risorse finanziarie ed umane, come quelle dei tanti giovani gioiesi ricchi di molteplici esperienze sul campo e formatisi in tutta Italia che restano sepolti sotto fiumi di belle parole e di infinite querelle personalistiche. Nel frattempo, mentre l’estate pugliese sembra ormai diventata uno dei centri nevralgici del turismo nazionale, noi continuiamo a perdere tutte le occasioni. Ogni anno, a maggio, i depositari del bilancio comunale per la cultura e per il turismo fanno registrare sempre la solita sconcertante affermazione: non ci sono fondi per un programma estivo. Al netto del pagamento delle luminarie per il santo patrono, in cassa non ci resta nulla, perché la cultura crea pochi voti, anzi spesso è vittima del consolidato sistema clientelare. Gli assessori alla cultura sono troppo spesso occupati ad autocelebrare i segni esteriori della propria attività, piuttosto che i reali contenuti e le ricadute sul territorio. Ci auto-eccepiamo e ammettiamo che la politica non si fa con la retorica: nell’epoca dei bilanci stretti, della spending review, con le risorse pubbliche scarse, ci sarebbero cose più importanti da fare con il denaro pubblico (la spesa sociale, ad esempio). Anche ammettendo la scarsità di risorse e le relative difficoltà, non è accettabile questa perenne rinuncia a mettere in atto politiche. L’assente ingiustificato è la volontà politica di un’amministrazione che in questo settore rinuncia a fare le politiche per il territorio, poiché non si esce da questa crisi morale, culturale, economica e sociale senza interventi pubblici, senza investimenti, senza il santissimo “moltiplicatore keynesiano”. Recentemente il governatore della regione Puglia Nichi Vendola, insistendo proprio sugli investimenti innovativi effettuati in questi settori, ha divulgato i dati sull’occupazione giovanile che rivelano in Puglia un incremento occupazionale del 2,5% a fronte di un segno negativo nazionale pari al -5%. La cultura forgia lo spirito critico e la libertà delle persone, un capitale umano che se opportunamente messo a frutto possono davvero disegnare prospettive occupazionali. Con viva e vibrante speranza restiamo in attesa, senza mai comunque perdere l’occasione di apparire provincialotti, e destinati a rimanere tali almeno fino a che continueremo ad affidare la gestione della cosa pubblica ai giostrai della politica, al gatto e alla volpe e agli Ayatollah dell’informazione.
Francesco Angelillo PrimaVera Gioia 31