Instant report OST | 5 marzo | Firenze

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COME POSSONO COLLABORARE MIGRANTI E COMUNITÀ LOCALI COME POSSONO COLLABORARE PER GENERARE VALORE SOCIALE? MIGRANTI E SULL'INCLUSIONE COMUNITÀ LOCALI GIORNATA DI LAVORO COLLABORATIVA 5 MARZO 2016 PER GENERARE VALORE SOCIALE? IMPACT HUB FIRENZE


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA

Benvenuti. Mi chiamo Riccardo, oggi sono il vostro ospite e sono il direttore di Impact Hub. Questo è uno spazio un po’ particolare, dove sono accolte tante realtà diverse: singoli, professionisti, aziende. Nel nostro DNA abbiamo tre temi centrali: • il tema della fiducia come elemento necessario per potersi scambiare in maniera fruttuosa le idee e le sfide; • il tema della collaborazione, come strumento per andare oltre le idee dei singoli;

• il tema del coraggio, che è quello che serve per affrontare sfide nuove con idee nuove. Vi auguro di avere fiducia in voi e negli altri qui presenti per collaborare insieme e il coraggio necessario ad affrontare le sfide nuove di cui discuterete oggi per portarle nella vostra realtà. Buon lavoro!

SALUTI RICCARDO LUCIANI IMPACT HUB

5 MARZO 2016 IMPACT HUB FIRENZE

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA

Benvenuti, sono Cecilia e faccio parte di RENA. RENA è una associazione nazionale di cittadini attivi e organizzazioni che si occupano di politiche pubbliche e innovazione sociale. Ci occupiamo di politiche pubbliche attraverso le nostre scuole – come la Summer School di Matera - e di innovazione attraverso progetti o eventi territoriali – l’evento di punta sul tema innovazione è il Festival delle Comunità del Cambiamento. RENA è radicata in tutta Italia, le antenne locali sono gruppi di soci che portano avanti progetti territoriali che abbiano un impatto sulle proprie comunità. E’ più facile capire cos’è RENA quando si partecipa alle attività che organizza. E RENA sicuramente quello che vediamo qui oggi. RENA è una giornata come quella che sta per iniziare. Due anni fa RENA ha cominciato a parlare di migranti come tema di riflessione importante per l’associazione. In questo percorso abbiamo incontrato Ezio Manzini che ci sta aiutando a dare una struttura a questa riflessione. Quella di oggi è la seconda attività sul tema che facciamo a Firenze. Durante il primo appuntamento, organizzato a dicembre, la presentazione del libro di Ezio Manzini è stata una opportunità importante per rileggere alcune pratiche che si stanno facendo sui migranti con le lenti dell’innovazione sociale. Da quell’incontro e dal quel dibattito è nata l’idea di rivederci in una giornata di confronto con voi, una giornata che fosse diversa da un convegno tradizionale. Da quell’incontro e da quel confronto è nata la giornata di oggi. Grazie a tutti. SALUTI CECILIA MANZO ASSOCIAZIONE RENA

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA

Buongiorno a tutti, sono molto felice di essere qui oggi all’interno di questo cerchio. E sono anche emozionata perché la giornata di oggi rappresenta la tappa di un percorso durante il quale abbiamo conosciuto molti di voi e abbiamo lavorato insieme, collaborando e facendo partecipazione, che è il nostro lavoro. Mi prendo qualche minuto per spiegarvi in che direzione vorremmo lavorare insieme. A Dicembre 2015 eravamo qui ad Impact Hub a riflettere su migrazione e innovazione sociale. Accostando queste parole abbiamo suscitato grande interesse e abbiamo deciso di andare avanti. Siamo partiti da una convinzione: l’accoglienza non è un fenomeno emergenziale, ma strutturale. Questo ci impone di riflettere sul significato di accoglienza. Abbiamo quindi cercato la parola sul dizionario: accogliere significa far divenire le persone parte del proprio gruppo. E questo ci fa riflettere anche sul nostro gruppo, la nostra comunità. Dove i migranti ed i richiedenti asilo possono cominciare ad essere visti come risorse e non più come criticità. In particolare, il tempo che i richiedenti asilo passano in attesa di un riconoscimento è importante, perché è tanto e può essere un tempo vuoto, che fa paura. Questo è un tempo che però può essere messo a frutto insieme. E con questo spirito nasce l’evento. La domanda che da il tema all’incontro è: come possono collaborare migranti e comunità locale per generale valore sociale? INTRODUZIONE GIULIA MARAVIGLIA SOCIOLAB

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Prima però di entrare nel dettaglio della domanda, è meglio definire il perimetro della nostra discussione. Noi vorremmo concentrarci sulle persone che sono qui, le migliaia di persone che sono accolte in Toscana. Sono persone molte giovani, principalmente ragazzi e vivono in piccoli centri di accoglienza o in appartamenti gestiti da enti gestori. Potrebbero lavorare, ma sappiamo la difficoltà di trovare lavoro in questo paese. Possono fare volontariato, ma non è facile mettere in piedi queste esperienze.


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA Oggi partiamo da questa constatazione: la migliore strategia di inclusione passa da attività di collaborazione. Inclusione collaborativa è un concetto semplice: dare ai migranti la possibilità di essere attivi e di aiutare a risolvere sia i propri problemi, sia quelli della comunità in cui vivono. Cosa abbiamo fatto prima di arrivare qui? Abbiamo esplorato il campo delle attività praticabili e raccolto esempi di esperienze già esistenti. In questi mesi abbiamo visto molti di voi e abbiamo raccolto molte delle esperienze di innovazione sociale che abbiamo iniziato a mappare. È una mappatura iniziale che vorremmo arricchire. Conoscere le esperienze in campo aiuta a capire come estenderle e migliorarle. Oggi qui sono rappresentate anche alcune di queste esperienze, Così come abbiamo qui anche esperienze di innovazione sociale che ancora non vedono coinvolti i migranti ma potrebbero rappresentare un percorso di accoglienza dei migranti da costruire insieme. Abbiamo anche l’esperienza del database della Regione Toscana che sta mappando le competenze e le aspettative di chi arriva, per supportare il bilancio di competenze. E abbiamo anche Welcome Refugees, una esperienza internazionale da poco arrivata in Italia e che molti conoscono. Insomma, secondo noi qui ci sono le persone giuste per rispondere alla nostra domanda. Oggi ci confrontiamo sulla dimensione pubblica dell’abitare. Mettiamo a sistema le nostre riflessioni per capire come costruire e diffondere una nuova cultura dell’accoglienza basata sulla collaborazione. Buon lavoro!

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Dopo queste premesse, il mio compito è quello di spiegarvi come lavoriamo oggi. Perché questo non è un convegno, né un incontro pubblico come tanti altri. Questo è un laboratorio, un’occasione di ascolto e di confronto che abbiamo cercato di strutturare seguendo un metodo che si chiama Open Space Technology (OST). È stato inventato da un esperto americano che si è accorto di una cosa. I momenti più produttivi dei convegni a cui partecipava erano i momenti del coffee break: i momenti cioè in cui i partecipanti andavano a parlare di quello che interessava loro, con chi interessava loro. Quindi oggi chiediamo a voi di dirci di cosa è importante parlare per rispondere alla domanda che dà il titolo alla giornata: come possono collaborare migranti e comunità locali per generare valore sociale? Questo è un incontro molto libero, che segue 4 principi e una legge. I principi sono: 1.Chiunque venga, è la persona giusta; 2.Qualsiasi cosa accada è l’unica che poteva accadere; 3.Quando comincia è il momento giusto; 4.Quando è finita è finita. INTRODUZIONE SILVIA GIVONE SOCIOLAB

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La legge è quella che chiamiamo “la legge dei due piedi”: “Se ti accorgi che non stai né imparando, né contribuendo spostati in luogo dove sarai più produttivo”. Adesso chi di voi vuole proporre un tema si può alzare, spiegarlo brevemente agli altri e così facendo convocare un gruppo di lavoro in cui discutere insieme nel corso della giornata.


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA LA GIORNATA PLENARIA DI INTRODUZIONE SESSIONE 1 Gruppo 1 Lavoro, formazione e volontariato Gruppo 2 Autocostruzione Gruppo 3 Accoglienza in famiglia Gruppo 4 Volontariato e motivazione Gruppo 5 Migranti e artigiani tradizionali Gruppo 6 Formazione dei mediatori Gruppo 7 Sport Gruppo 8 Incrociare i bisogni: lavoro e socialità PRANZO SESSIONE 2 Gruppo 1 Strumenti per l’inclusione Gruppo 2 Seconde Generazioni Gruppo 3 Come costruire una rete territoriale Gruppo 4 Comunicazione Gruppo 5 Processi collaborazione e co-progettazione Gruppo 6 Spostamenti e criteri di distribuzione sul territorio Gruppo 7 Corsi di lingua Italiana PLENARIA DI RESTITUZIONE

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA SESSIONE DELLA MATTINA

Tavolo 1 Partecipanti Ebtehal Leonardo Pene Abdou Sara Udo Daria Diletta Barbara Cristian Modou Margherita Annamaria Daniele Marco Graziella Francesca Imad Arman Giulia Alba Meylun Silvano Sirunik

Badawi Ali Borselli Cheikh Conteh Denevi Enwereuzor Franceschini Gasparo Imbergamo Mancinone Mergare Polizio Palombella Paolini Paolini Pella Pieri Sadiq Tadeuosyan Tagliaferri Torres De Alaya Torres De Alaya Venturin

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Lavoro formazione e volontariato. Lavorare è il primo bisogno per le persone che raggiungono l’Italia da richiedenti asilo. In questo senso però lo status legale in cui si trovano da richiedenti asilo è il problema, sono persone che vivono in un limbo in attesa dei diritti. Un altro problema è che le norme sono difficili da interpretare; le relazioni con le prefetture e i comuni sono complesse; le procedure sono labili. L’obiettivo che si intende raggiungere è di offrire occasioni di formazione adeguate, utili e di accompagnare i richiedenti asilo o i profughi all’ingresso nel mondo del lavoro. Cosa potremmo fare su questo tema? È importante poter utilizzare il tempo in attesa del riconoscimento della pratica di asilo per la formazione linguistica e professionale. Le due cose devono andare di pari passo. È necessario fare un bilancio delle competenze formali e non formali dei richiedenti asilo una volta che sono nelle strutture di accoglienza e farlo nella lingua di origine in modo da capire bene quali sono le strade verso cui indirizzarli. Inoltre è indispensabile fare chiarezza sulle norme vigenti con le associazioni e le coop che lavorano con i rifugiati in modo che ciascuno sia consapevole del perimetro entro cui può e deve muoversi. Il volontariato è fondamentale, ma non può sostituire il lavoro che già oggi manca; e dunque è importante che il volontariato non sia retribuito. Il lavoro svolto in modo volontario deve fornire una certificazione che serva poi per entrare nel lavoro vero (altrimenti in questo paese resterà solo il volontariato e niente lavoro). Quale valore porta? Operare correttamente su questi temi conferisce dignità alle persone che cercano un lavoro e porta risorse in più nel contesto in cui vivono. Quali sono i possibili ostacoli nel realizzare quello che abbiamo in mente? Ogni pratica non rientra in una prassi consolidata, ma va interpretata, spesso creativamente, con grande dispendio di energie. L’iscrizione al centro per l’impiego è difficile se manca la residenza, il cv, la mediazione linguistica. Le regole per fare i documenti sanitari sono incerte e diverse da Comune a Comune.


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA Quali soluzioni possiamo mettere in campo per superare gli ostacoli? • Garanzia giovani e giovani sì e servizio civile vanno normati in modo che possano essere utili per inserire i rifugiati nel mercato del lavoro. • I Centri per l’impiego devono avere persone capaci di accogliere migranti e rifugiati a partire dai mediatori linguistici. • Fare monitoraggio sui corsi di formazione finanziati e vedere che esito hanno avuto. • Evitare lo spreco di risorse pubbliche per corsi che non sono adatti a rispondere ai bisogni. Ci sono molti stanziamenti economici e si potrebbe sfruttarli meglio. • La Regione dovrebbe coordinare un’offerta di formazione linguistica e professionale sistematica, proponendo a tutti (e non a macchia di leopardo) occasioni di formazione linguistica intensive, della stessa qualità e che vadano di pari passo alla formazione professionale. • Fare una mappatura delle agenzie formative per capire cosa offrono e che corsi ci sono. • Fare una accurata mappatura delle competenze (e interrogarsi su cosa è utile in questo senso per il data base della Regione attualmente in costruzione). • Organizzare momenti di informazione/formazione/confronto tra Regione e operatori in modo da avere chiarezza sulle norme e linee guida e opportunità e per monitorare i bisogni. • Riempire di contenuto questo slogan del «modello toscano». Poiché la Prefettura assegna le persone ai centri di accoglienza senza seguire un criterio sarebbe utile coordinare almeno la relazione tra Regione Toscana, Comuni e Centri di accoglienza. • Obbligare i Comuni a fare progetti Sprar. • Formare dagli operatori dell’accoglienza in modo che siano al lavoro professionalità competenti. Chi potrebbe aiutarci? Come? La regia della Regione è quello che ci vuole e fin dall’inizio. Le associazioni non devono e non possono sostituire quello che deve fare l’ente pubblico.

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA • La Regione dovrebbe coordinare un’offerta formazione professionale parallela a quella linguistica. • Il sistema dell’accoglienza va ripensato in toto. È inutile mettere delle toppe. Cosa potremmo fare da subito? • Prendere le buone prassi dei piccoli Comuni con protocolli già redatti e firmati e farli applicare anche alle grandi città sarebbe già tantissimo. • Tutto funziona a macchia di leopardo. È importante favorire lo scambio di esperienze. Aprire dei tavoli di confronto tematici periodici potrebbe essere utile a questo scopo. • Ci sono delle prassi che sono state messe insieme tra associazioni e cooperative che servono per fare funzionare meglio le cose. Ad esempio: le associazioni e le cooperative si scambiano le persone in «seconda accoglienza» in modo da collocarle nel posto in cui stanno meglio. La prima accoglienza sarebbe giusto che la facessero le coop e la seconda le associazioni. Sul resto è necessario un lavoro di pressione politica perché cambi il sistema nel suo complesso. • Alcune associazioni organizzano al proprio interno occasioni di formazione concreta ma non riconosciuta per dare strumenti concreti per trovare un lavoro. Ovvero: formazione e lavoro vengono svolte all’interno dell’associazione e i rifugiati ricevono un gettone di presenza. Alcuni di loro che hanno imparato faranno a loro volta insegnano agli altri. Sono soluzioni che stanno sul filo della legalità ma che offrono strumenti concreti. Altri appunti L’ordine degli avvocati di Firenze ha reso impossibile il gratuito patrocinio per i ricorsi dei richiedenti asilo. Il riconoscimento dei titoli di studio non è una priorità però è un tema da tenere in mente. Traduzione dei titoli di studio che è difficile renderlo spendibile. È costosissimo. E difficile trovare i documenti in patria. Esiste una piattaforma che si chiama http://qualifyme.it/. E serve per capire come fare il riconoscimento dei titoli. La tassa per il permesso di soggiorno è iniqua secondo la Corte di giustizia europea, ma per capire come procedere si deve esprimere anche il Governo italiano.


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA SESSIONE DELLA MATTINA

Tavolo 2 Partecipanti Bruno Gisella Lina Patrizia Vania Sarah Giovanna Alessia Natalia Riccardo Giulia Cristiano

Evangelista Calcagno Callupe Cellini De Oliveira Alves Gracci Laterza Macchi Bavar Pericoli Petrucci Rossi

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Autocostruzione, diffusione dei saperi e socialità. Cosa potremmo fare su questo tema? Inclusione e valorizzazione delle competenze, scambio di conoscenze, in modo orizzontale. L’autocostruzione è un momento per costruire qualcosa insieme, creare un qualcosa che poi è usato da tutti. Ad esempio un forno, arredi, finiture, pavimenti. Tutto quello che si realizza con l’autocostruzione deve essere funzionale, non solo ricreativo. Possiamo ipotizzare di costruire oggetti ad uso comunitario per creare interazione. Ad esempio forni con materiali naturali, per fare pizze e pane, che anche nel loro uso successivo creano momenti di collaborazione ed integrazione. L’autocostruzione può anche aiutare a rendere gli spazi di accoglienza personalizzati, più identitari in relazione alle diverse culture presenti, creando integrazione durante la loro realizzazione. Anche se la parte strutturale viene gestita da professionisti e ditte specializzate, alle associazioni create per l’autorecupero (sia con italiani che migranti o richiedenti asilo) vengono affidate realizzazioni di finiture funzionali (cappotti isolanti, stufe ad accumulo termico, pavimenti, intonaci, rivestimenti di bagni, tamponamenti…etc). E’ anche possibile immaginare di riqualificare spazi di associazioni e spazi istituzionali (es. Biblioteche) Quale valore porta? L’autocostruzione permette l’apprendimento di una professionalità attraverso la creazione di un oggetto concreto. Si deve pensare all’autocostruzione come avente una funzione di riqualificazione di spazi, personalizzazione e creazione di identità in luoghi spersonalizzati. Tramite il lavoro manuale, che ha la particolarità di appianare le differenze, in modo orizzontale, si crea valore sociale, di integrazione diretta, si facilita lo scambio di saperi e conoscenza. L’autocostruzione inoltre permette il riciclo e il riuso grazie ai materiali usati, tra i quali anche scarti di lavorazioni industriali e all’uso di materia prima naturale e locale. Infine, l’autocostruzione permette l’abbattimento dei costi e la valorizzazione della manodopera.


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA Quali sono i possibili ostacoli nel realizzare quello che abbiamo in mente? Ci sono vincoli burocratici nei seguenti aspetti: • Realizzare progetti esterni ai centri di accoglienza. • Creare ambienti migliori nei centri di accoglienza, dal punto di vista decorativo, identitario, sociale. • Realizzare la vera e propria costruzione (quindi non solo gli interni ma anche gli esterni). Quali soluzioni possiamo mettere in campo per superare gli ostacoli? Le opportunità offerte dall’autocostruzione sono: • L’abbattimento dei costi della manodopera e dei materiali grazie all’uso di materiali di recupero. • La possibilità di intervenire sugli edifici in cui si vive, come nel caso di Refugees for Co-Creative Cities. Quale supporto cerchiamo dagli enti/istituzioni/ONG del settore? • • • •

La divulgazione. Beni demaniali inutilizzati. Creare rete con associazioni che lavorano sul campo. Facilitazioni degli enti locali sul recupero di spazi pubblici e finanziamenti per la materia prima.

Cosa potremmo fare da subito? Potremmo mettere in relazione gli spazi di accoglienza con l’approccio dell’autocostruzione, organizzando corsi introduttivi alle manutenzioni ordinarie, anche trovando le risorse per le materie prime e intercettando finanziamenti per i corsi di formazione.

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA SESSIONE DELLA MATTINA

Tavolo 3 PARTECIPANTI Davide Giorgio Sara Michele Salvina Carlo Andrea Alessandra

Agazzi Baracco Cerretelli D'alena Di Gangi Flamini Gianassi Modica

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Accoglienza in Famiglia Come possiamo fare su questo tema? [DATI DI CONTESTO] Tra SPRAR e CAS ci sono attualmente 6000 persone in Toscana. La maggioranza è inserita tramite CAS e distribuita in maniera capillare sul territorio, solo a un quinto o a un sesto di queste persone viene riconosciuto lo status di rifugiato. Accoglienza in famiglia vuol dire 3 tipologie: CAS: previo accordo con Prefettura e ente gestori indivduando compiti e responsabilità della famiglia e degli enti gestori SPRAR: previo accordo con Ente Locale e ente gestori individuando compiti e responsabilità della famiglia e degli enti gestori TERZA ACCOGLIENZA: Persone in uscita da CAS o Sprar da accogliere in famiglia. No intermediazione ente gestore. Due ipotesi: • Accoglienza gratuita • Accoglienza in famiglia agevolata da un piccolo rimborso (da quantificare) Quale valore porta? L’accoglienza in famiglia serve per accelerare il percorso di integrazione, bisogna valutare le esperienze in base a questa variabile. Nell’ambito dello Sprar e del CAS aiuta indirettamente i soggetti gestori a professionalizzarsi, stimolando gli enti gestori a concentrarsi su attività ad alto valore aggiunto (formazione, creazione opportunità di lavoro). Il tema non è solo quello di ampliare la disponibilità di letti. Quali sono i possibili ostacoli nel realizzare quelli che abbiamo in mente? • Il fatto che diventi una attività retribuita può generare distorsioni, bisogna spiegarlo bene per riuscire a trasmettere il valore che si dovrebbe generare. • Bisogna verificare l’integrazione che si produce; se l’effetto è “infantilizzare” i rifugiati, allora non stiamo andando nella direzione giusta. • Bisogna chiarire il tipo di “patto” che si stabilisce tra chi accoglie e chi viene accolto • Bisogna chiarire bene la tipologia di migranti che vengono accolti e alimentare le loro aspettative • Non tutti i rifugiati sono davvero perseguitati o in difficoltà, alcuni si inseriscono in questi programmi perché sanno che per un determinato tempo riceveranno una sovvenzione economica


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA Quali soluzioni possiamo mettere in campo per superare gli ostacoli? Utilizzare lo Sprar e il CAS , come già avviene in alcuni casi, per prototipare un modello di accoglienza domestica da utilizzare come standard per le altre esperienze. Essere sinceri e trasparenti nei modelli organizzativi. Identificare bene i titolari dei passaggi monetari. Semplificare il più possibile alcuni passaggi per aumentare la diffusione delle esperienze, Chi potrebbe aiutarci? Come? Enti locali Prefetture Associazionismo Enti gestori Quale supporto cerchiamo dagli enti/istituzioni/ONG del settore? Analisi di quel che è successo; Valutazione degli impatti. Comprendere meglio quanto accade. Forme di sostegno al processo. Costruire dei percorsi di affiancamento alle famiglie. Liberare i dati sull’accoglienza e sui gestori e fare storytelling delle esperienze. Cosa potremmo fare da subito? Mappatura di quello che sta accadendo. Raccontare meglio quello che accade. Migliore definizione delle casistiche e standard minimi. Attivare campagne di crowdfunding per sostenere le famiglie che vogliono accogliere in maniera volontaria in fase di terza accoglienza.


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Tavolo 4 PARTECIPANTI Elena Andreoni Francesca Banchelli Andrea Bottazzi Nassira Camara Abdourahamane Diallo Roberto Ermanni Dansoko Faraba Alessia Giannoni Sofia Hurtado Ezio Manzini Marzia Mordini Cosimo renzi Claudio Romeo Oreste Savignano Manuela Soro Lombardo Stefania Alessandra Zecchi Caterina Zoli

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Valorizzare il volontariato Il tema discusso riguarda le forme in cui il volontariato può essere valorizzato, in una forma che lo renda non una semplice attività che i richiedenti asilo effettuano per "occupare" il tempo libero che hanno a disposizione. In molte culture, infatti, il concetto di volontariato non esiste e le persone che vi sono impiegate o che potrebbero esserlo, fanno fatica ad identificare il senso e il valore aggiunto che questo tipo di attività possono portare, sia in una sfera di crescita personale che in una dimensione più collettiva e tanto come forma di integrazione nella società che come occasione di apprendimento di nuove competenze. Le attività di volontariato dovrebbero essere inquadrate in una dimensione di scambio: contribuire a migliorare il contesto in cui si vive ma anche apprendere delle competenze e delle conoscenze spendibili sul mercato del lavoro. Il volontariato è bene specificarlo e farlo comprendere: non è una forma - per questa tipologia di soggetti - di impiego obbligatoria ma è esistente nella misura in cui corrisponde ad una volontà personale degli individui. L'offerta di questo tipo di attività ad oggi risulta poco differenziata, o comunque poco conosciute sono le occasioni che esistono sul territorio. Spesso si tratta di attività che vengono proposte da enti o associazioni in modo "univoco" e che non riescono a rispondere a pieno alle specificità culturali dei richiedenti asilo. In primo luogo, bisognerebbe valorizzare l'esistente cioè l'offerta presente sul territorio anche in termini di attività e progetti promossi da comitati cittadini e associazioni "locali". Non è necessario che siano progetti pensati ad hoc per i rifugiati poiché questi potrebbero partecipare a dei progetti promossi sul territorio (es. recupero di terreni abbandonati per la realizzazione di orti). Un ulteriore elemento di valore potrebbe essere quello di differenziare le attività per "fasi", pensandole in modo specifico per il livello di "integrazione" e di competenze che i soggetti esprimono. Ma anche, in aggiunta, una attività di "profilatura" di coloro che partecipano alle attività di volontariato potrebbe essere utile a migliorare il matching domanda - offerta. Questo faciliterebbe l'attribuzione- all'attività di volontariato - di un valore specifico che possa andare oltre quello economico, come attività sportive( cui di per sé è riconosciuto un valore) e come attività che producano valore in modo evidente: per l'individuo e per la comunità. Un primo modo per fare ciò è innanzitutto quello di conoscere a fondo le specificità dei soggetti, più sulle competenze e sulle esperienze pregresse che sui "desideri" che sono difficilmente identificabili. In questo senso è emersa come cruciale la figura del mediatore, punto di riferimento che i richiedenti asilo hanno all'interno delle comunità e delle associazioni di migranti.


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA Un secondo modo è quello di procedere ad una mappatura dinamica della domanda e dell'offerta di attività di volontariato. Creare quindi degli strumenti che facilitino l'incontro delle attività disponibili con l'offerta di competenze e capacità dei richiedenti asilo. Questo anche in una prospettiva lavorativa: dopo due mesi i richiedenti asilo possono svolgere attività lavorative. E’ dunque cruciale che il volontariato sia incanalato anche in questo senso. Che sia propedeutico dunque all'accesso al mercato del lavoro, attraverso l'individuazione di una forma spendibile e riconosciuta delle competenze acquisite. Le proposte emerse in questo quadro, e che potrebbero essere immediatamente realizzabili, sono dunque: • La creazione di una piattaforma di incontri tra domanda e offerta che lavori sulla profilatura tanto dei soggetti che vogliono intraprendere attività di volontariato (anche individuando i criteri e le caratteristiche da valorizzare), quanto della presenza e della consistenza delle attività stesse. • Una uniformazione dei certificati che vengono rilasciati al termine delle attività in modo da renderli spendibili in più contesti e che siano in grado di valorizzare le reali competenze acquisite e le capacità del singolo. Gli attori che in questo senso potrebbero facilitare la realizzazione di queste proposte sono certamente quelli istituzionali, ma non si esclude la possibilità che i soggetti presenti al tavolo lavorino ad una prima prototipazione delle proposte in modo da verificarne la fattibilità. In ultima istanza è emersa la possibilità di individuare una tipologia di attività che siano compatibili con il rientro di coloro a cui viene rifiutato il diritto d'asilo. Cioè di attività che siano spendibili poi sul territorio d'origine in forma di lavoro e impiego diverso da quello esistente.

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA SESSIONE DELLA MATTINA

Tavolo 5 PARTECIPANTI Ivana Andrea Lyuba Katia Massimo Cristian Pandora Giulietta Frosini

Acocella Biliotti Centrone Cigliuti D'amato Pardossi Puccioni Stefani Valentina

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Migranti e artigiani tradizionali Cosa potremmo fare su questo tema? Artigianato e vecchi mestieri hanno rappresentato una ricchezza per le nostre città e una peculiarità del nostro modello di sviluppo economico. Un modello che ha contribuito molto allo sviluppo delle città, alla produzione di capitale sociale e senso di comunità. Oggi il progressivo tramonto e la scomparsa di queste attività hanno effetti negativi sull'economia (abbassamento della qualità dei prodotti, serializzazione), sulla città (spazi vuoti, abbandono, degrado, insicurezza) e sulle relazioni (che sono spersonalizzate, anche tra consumatori e produttori). Le azioni da fare: • Mappatura e attivazione delle competenze e delle passioni (database) dei migranti; • Mappatura delle attività artigianali esistenti in un determinato contesto urbano; • “Call” per attivare tutte le energie di un quartiere o di una città che vogliano mettersi a disposizione per trasmettere il proprio mestiere (non solo canali formali ma anche informali); • Mappatura degli spazi sfitti (privati e pubblici) di una strada/ quartiere/città; • Fare formazione linguistica, informatica e professionale. La formazione linguistica dovrebbe essere sia generale che tecnica (legata al mestiere che si intende avviare); • Spazi sfitti della città come “officine formative” e incubatori per l'avvio di progetti, magari in condivisione (coworking). Gli obiettivi: • Recuperare il tessuto di queste attività e attivarne di nuove; • Rendere stabili e non più temporanee le attività in cui sono coinvolti questi ragazzi (dare prospettive). Quale valore porta? • Valorizzazione delle esperienze dei migranti • Promuovere un approccio “attivante” dei soggetti coinvolti • Riqualificazione delle città • Contributo allo sviluppo economico di un settore significativo oggi a rischio declino • Creazione di reti di prossimità che favoriscono la coesione sociale (ricaduta positiva sulla cittadinanza) • Valorizzazione delle differenze.


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA Quali sono i possibili ostacoli nel realizzare quello che abbiamo in mente? • Oggi i servizi legati all'occupazione e alla formazione sono impersonali e rigidi, impediscono di costruire percorsi di attivazione e valorizzazione delle abilità. • Problemi nel riconoscimento dei percorsi e delle abilità sviluppate all'interno di contesti informali; • Troppo spesso i percorsi formativi sono parentesi temporanee che poi non hanno un reale sbocco, e creano disaffezione e frustrazione; • Mancanza di risorse economiche adeguate; • Sono per lo più ragazzi giovani ma non possono usufruire di strumenti tipici delle politiche giovanili messe a disposizione dalle istituzioni nazionali ed europee. Quali soluzioni possiamo mettere in campo per superare gli ostacoli? • Valorizzare le reti informali promuovendo nuovi modelli di governance tra pubblico e privato; • Mettere a disposizione gli spazi vuoti della città come incubatori (co-working) per abbattere i costi delle strutture • Bando Culturability che quest'anno si occupa di spazi vuoti da recuperare, ma ci sono altri progetti sul riutilizzo dei beni demaniali, o la rete dei beni confiscati; • Incentivi fiscali o monetari per l'impiego di migranti, per il passaggio delle attività al termine del percorso formativo e per l'avvio di nuove attività; • Fondo Asilo Immigrazione: allearsi in partenariato con associazioni che lavorano sul tema accoglienza. Una azione specifica all'interno di un progetto più grande. Chi potrebbe aiutarci? Come? • Cooperative e associazioni che lavorano nel mondo dell'integrazione • Associazioni di categoria economiche/professionali • Associazioni di proprietari immobiliari • Comune – città metropolitana – Regione – Unione Europea • Università


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA Quale supporto cerchiamo dagli enti/istituzioni/ONG del settore? • Istituzioni pubbliche: supporto fiscale ed economico (contributi) sul versante delle imprese e di chi mette a disposizione spazi. • Spazi sfitti della città (pubblici ma anche privati) messi a disposizione a costi bassi per un periodo sperimentale; • Università, istituzioni e ONG potrebbero essere un valido partner e supporto “tecnico” nella redazione di azioni locali di progetti globali. • Associazioni locali: attivazione delle abilità presenti su un territorio • Associazioni che lavorano con i migranti: costruzione della mappatura delle abilità professionali. Cosa potremmo fare da subito? • Lanciare un progetto di crowdfunding per raccogliere risorse economiche necessarie e sponsorizzazioni; • Concentrarci su una zona “concreta”. A Firenze potremmo partire da via Palazzuolo: qui ci sono botteghe ancora attive e altre che hanno chiuso, e ci sono alcune situazioni problematiche. In questa zona alcuni propongono azioni di riqualificazione che rischierebbero di snaturarla, espellendo semplicemente alcune situazioni e sostituendole con altre, senza dare risposta ai problemi e senza una logica di giustizia sociale. • Prendendo a riferimento questa area si potrebbe dare vita ad un primo tavolo di stakeolders per condividere gli obiettivi, le azioni del progetto e le modalità di implementazione del progetto.


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA SESSIONE DELLA MATTINA

Tavolo 6 PARTECIPANTI Sara Camilla Chiara Pierpaolo Massimo Lucia Matteo Ebrimfa Francesca Mohammed

Barbieri Bencini Caparello Di carlo Luconi Malvizi Marson Mineth Scarselli Sorour

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Formazione per gli operatori, per le comunita’, per le Aministrazioni Cosa potremmo fare su questo tema? Una proposta “operativa” riguarda la possibilità di proporre un modello unitario di formazione, almeno per il contesto regionale. Il gruppo ha declinato il tema della formazione in tre diversi percorsi: • formare gli operatori delle strutture soprattutto sul profilo culturale (skills di secondo livello); sono necessari sempre più operatori capaci di utilizzare le lingue di provenienza delle persone migranti, conoscere le diversità culturali, non solo essere in grado di gestire le diverse questioni pratiche dell’accoglienza, ovvero scadenze, iter burocratici….ecc. • formare i cittadini nei territori, formare le comunità nell’idea che l’integrazione è sempre bidirezionale. E’ per questo che, ancor prima di inserire in un contesto delle persone migranti, è necessario coinvolgere i cittadini in percorsi che possono divenire comuni e pratici. • formare le istituzioni, formare chi deve decidere (es. dirigenti ASL, Comuni, Medici) I contenuti dei diversi percorsi si potranno intrecciare anche toccando tematiche quali: 1.perché si parte e perché si partiva? 2.come’è cambiato (tecnicamente) il fenomeno delle migrazioni 3.ricostruzione dei propri stereotipi Quale valore porta? Le ricadute di un progetto unitario di formazione per operatori, cittadini e istituzioni porta con sé il valore positivo di ricucire il tessuto sociale delle nostre comunità che oggi sono sfilacciate, i nostri sono gruppi di interesse sono spesso chiusi. Il valore sociale di un’operazione di questo tipo (che dovrebbe comunque partire dal basso ma avere una partnership fortemente istituzionale) dovrebbe essere quello di restituire connessioni alle nostre comunità. Da non sottovalutare inoltre il valore di poter cambiare lo sguardo con cui guardo all’altro, ampliare la fiducia reciproca, lavorare sull’interculturalità.


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA Quali sono i possibili ostacoli nel realizzare quello che abbiamo in mente? I possibili ostacoli saranno sicuramente legati al rintracciare risorse (economiche e politiche) rintracciabili fin da subito. I percorsi proposti, infatti, sorgono dalla base, dal tessuto associativo dei territori ma dovranno prevedere il coinvolgimento istituzionale. Quali soluzioni possiamo mettere in campo per superare gli ostacoli? Fare attenzione a non utilizzare uno stereotipo (come ad esempio l’Africa folklorica) per abbattere gli stereotipi. La proposta formativa da attivare nei territori dovrà anticipare l’ingresso delle persone migranti nei contesti e nelle comunità. Sarà necessario che il modello si proponga a micro contesti e in modo incrementale in modo da aumentare in modo graduale la fiducia reciproca. Una risorsa essenziale per la buona riuscita di percorsi di integrazione nei territori è la presenza di mediatori culturali da affiancare agli operatori Chi potrebbe aiutarci? Come? I soggetti da coinvolgere sono la Regione Toscana, gli amministratori locali e gli Enti del terzo settore. L’attivazione dei percorsi proposti dovrà però avvenire comunque dal basso. Si potranno inoltre coinvolgere, almeno in Toscana, spazi emblematici quali Case del popolo, le parrocchie, le scuole per poi passare ad altri micro soggetti. RENA può essere attore fondamentale non solo per l’attivazione dei percorsi ma anche per la manutenzione delle reti. Cosa potremmo fare da subito? Attività concrete, per esempio attività sportive, orti sociali dove cittadini e persone migranti possono collaborare, il portierato di quartiere (esperienza parigina), seminari specifici ma non strutturati. Un possibile strumento da utilizzare riguarda l’esperienza dello straniamento (es. proporre attività in lingue diverse; ma anche linguaggio filmico e teatrale); bisogna inoltre crescere nella capacità di saper raccontare, di proporre strategie di comunicazione efficace; creare occasioni di incontro (es. gruppi musicali emergenti). Altri strumenti sono il crowdfunding per finanziare la piattaforma dal basso; la condivisione delle buone prassi, delle buone esperienze deve partire dal basso, RENA potrebbe essere un protagonista nel costruire (e manutenere) la rete delle buone esperienze.


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA SESSIONE DELLA MATTINA

Tavolo 7 PARTECIPANTI Francesca Saliou Michele Stanley Oumar Boubacar Fotigui Cecilia Di Carlo Muberik Abdou

Di Giuseppe Diao Gigli Imagbeiharo Ira Kanoute Konatè Manzo Pierpaolo Salim Sallow

Sport Cosa potremmo fare su questo tema? Partiamo da due esperienze concrete Anelli Mancanti e AICS Anelli mancanti: sport come attività da fare sul territorio. Attività molto concreta che crea inclusione sociale e partecipativa, genera delle reti. Il primo torneo è stato fatto in piazza tasso ed ha coinvolto il quartiere ma anche i passanti. Sono state create delle squadre miste di Italiani e migranti. AICS: esperienza privilegiata perché nasciamo come/dentro associazione sportiva. Siamo un centro di prima accoglienza. Età dei richiedenti asilo 18-30 anni, ospitiamo più o meno 90-100. In quanto AICS abbiamo un mondo di allenatori, di dirigenti che si muove al nostro interno. Allo stesso tempo per non essere autoreferenziali non facciamo cose solo tra noi, ma cerchiamo di coinvolgere altri. Stiamo mettendo su una squadra di calcio agonistico, corso per arbitri nell’ottica di certificazione di quello che si fa perché qualsiasi sarà il futuro dei ragazzi dobbiamo dare loro competenza. Per far partire il progetto, noi ci siamo mossi con la comunità/quartiere che ci ospita. I primi luoghi che abbiamo mappato sono le parrocchie, dove ci sono dei ragazzi italiani che giocano. Abbiamo creato tornei e appuntamenti cadenza settimanale per far si che gli eventi siano continuativi e non eventi singoli. In uno di questi tornei abbiamo coinvolto l’ Università Americana Gonzaga che ha sede a Firenze. Abbiamo così avviato un primo torneo intercontinentale: Africa- Italia – USA. Quale valore porta? Non esistono migranti e cittadini quando si gioca. Lo sport è il massimo veicolo di integrazione. Attraverso la partita di calcio creiamo dei momenti in cui tutti guadagnano qualcosa. L’obiettivo è creare coesione sociale nella società. Tutti possono imparare qualcosa. [detto dai migranti] E’ l’occasione per parlare italiano. Interazione tra italiani e persone di diverse comunità. E’ un occasione per conoscere gli altri, per farci vedere, perché se siamo chiusi nella nostra sede, la gente non ci vede. In questo modo gli italiani hanno opportunità di conoscerci, noi di farci conoscere ma anche di conoscere altri mondi.

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA [detto dai migranti] E’ anche un’occasione di scaricare un po’ di stress. Tutti noi viviamo situazioni di stress per le nostre esperienze pregresse e per le esperienze attuali. Quali possibili ostacoli? [tutto detto dai migranti] • Perché si parla sempre di calcio in Italia? Non esiste solo il calcio. Ci sono altri sport che ci piacerebbe fare: andare in bici, Karate, salto in lungo, corsa. • Pachistani: lo sport nazionale è il cricket ma in Italia è molto difficile. • Un altro problema è l’ accesso cure mediche o alle certificazioni necessarie per giocare. • [chi è in Italia da un anno sottolinea] Noi vogliamo fare una cosa per domani, lavoro. Lo sport non sempre può essere questo. Finalità professionale. Fare un progetto per diventare istruttore, imparare a giocare, diventare arbitro ma questo porta un lavoro? poi forse vado a fare un'altra cosa, allora a che serve?  Avvicinare persone a contesti sportivi. Prendere un pallone è facile, prendere uno sport imparare è più difficile non riportare altri sport. [Anelli mancanti aggiunge altri ostacoli] • Tesseramento, coperture assicurati • Difficoltà è l’aspetto logistico: chi accompagna i ragazzi al campo? Campi gratuiti? Tessere per poter accedere. • [detto dai migranti] Lo sport ha tante occasioni di scambio informazioni con persone che non sanno niente di noi, ma anche noi non sappiamo niente di loro. Loro imparano tante cose delle nostre esperienze (ad esempio quando hanno giocato con i ragazzi americani). Gli studenti americani non sapevano nulla di noi, del nostro mondo e noi non sapevamo nulla del loro mondo e dell’America. E’ stato bello conoscerlo

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA Soluzioni da mettere in campo e chi potrebbe aiutarci Affiliarsi con enti per aiutare a sostenere i progetti (affitto campo, problemi assicurativi, tesseramenti, visite mediche) Lavoro continuativo per presentare l’attività alla comunità (semplice sul quartiere) Importante creare un dialogo. Non puoi creare eventi singoli. Il punto è creare dei momenti che hanno continuità, non si trova un campino e si fa, bisogna creare un dialogo con ad esempio il parroco della parrocchia dove c’è il campo di calcio. Noi [AICS] lavoriamo in modo che siano i richiedenti asilo ad avere la delega, si fanno loro stessi promotori del dialogo, e si muovono in autonomia rispetto alla comunità. Potrebbe essere utile per i richiedenti asilo inseriti in un progetto sportivo, andare a vedere una partita di calcio “vera” ad esempio la fiorentina. Questa potrebbe essere un attività per vedere come in Italia si vive lo sport, cosa succede quando si guarda una partita professionale, oppure incontrare i giocatori (il problema per andare allo stadio è avere i biglietti gratuiti). Cosa possiamo fare di altro: [detto dai migranti] Una cosa si potrebbe fare meglio è avere divise professionali ma anche vestiti per allenamento professionali, oltre ad avere disponibilità di palloni. Avere le attrezzature adeguate è importante per fare sport, sia per motivi professionali che, e soprattutto, motivazionali. Nel mio paese non si possono fare cose molto importanti come la scuola di calcio, qui è si può fare e lo possiamo fare meglio. [anelli mancanti e AICS] Creare contenitori sportivi come Giornata dello sport o eventi in grado di creare una rete. Valutare anche altre attività formativo/lavorative sullo sport. Anche se minimamente remunerative. Creare qualcosa che ha costanza ed una scadenza costante. Creare cose con soggetti diversi e contenuti diversi. Cosa succederà in futuro dal punto di vista professionale? Quello che potrebbe succedere a qualsiasi ragazzo italiano quando gioca a calcio Potrebbe succedere che questa persona ha competenze di base, il passaggio successivo torneo professionale e fare un provino per diventare calciatore.


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Tavolo 8 PARTECIPANTI Flora Gabriele Elisa Giulia Francesca Mirko Giulia irene Tania Marina Luigi MIrta

Braschi Brini Cappelli Casamonti Cattaneo Dormentoni Fossi Grassi Mattei Ponziani Ricci Soverini

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Incrociare i bisogni: lavoro e socialità Cosa potremmo fare su questo tema? “La strada che abbiamo fatto fino ad oggi ha dato delle risposte e la Regione e le istituzioni ormai sanno che le persone le abbiamo per due anni e dobbiamo prevedere delle fasi di lavoro distinte”: 1.corsi di italiano, 2.iniziative di volontariato, 3.screening di bisogni e di competenze per incrociare esigenze di tutta la comunità, 4.valorizzazione mirata, costruendo tavoli per progettazione efficaci e creati su temi e non solo su quote L’accoglienza “diffusa”, Comune per Comune, sta perdendo di senso, esaurita la prima fase di risposta emergenziale: occorre oggi rivedere l’approccio regionale in questo senso, ripensandolo insieme: «dobbiamo cercare di superare le risposte monolitiche e cristallizzate che non valorizzano le presenze e le caratteristiche delle persone». In particolare, il gruppo si è interrogato, in un riferimento specifico ai servizi del Centro per l’impiego ma anche più in generale, se “è giusto che ci sia uno sportello dedicato? o meglio uno sportello unico con persone con competenze diverse in grado di rispondere alle esigenze diverse di tutti?” che preveda anche una formazione ad ampio raggio degli operatori ( enti locali, servizi sanitari, Centri per il lavoro). Quale valore porta? •Non ghettizzare il richiedente, creando servizi ad hoc. • Ottimizzare le risorse pubbliche e le informazioni a disposizione (ad esempio, i servizi sociali sono spesso in grado di indicare persone capaci di svolgere funzioni da mediatori, specie tra le seconde generazioni; stessa cosa per quanto concerne famiglie per affidamento o accoglienza): mappare i bisogni da entrambe le parti (servizi e cooperative o associazioni) consentirebbe di trovare risposte, trasformando criticità in risorse, valorizzando le risorse della rete e le loro competenze.


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA Quali sono i possibili ostacoli nel realizzare quello che abbiamo in mente? • Scontro con le proposte attuali di “Garanzia giovani”, “Giovani sì” e lavori socialmente utili che vengono rincorse dai richiedenti e dagli enti gestori ma che incontrano molto ostacoli e non rispondono più alle loro reali esigenze: In particolare, i lavori socialmente utili per i richiedenti asilo rischiano di diventare una sorta di «compensazione» per i 35€ e di mettere in conflitto due fragilità: «ultimi e penultimi». • Problematica del riscontro economico: «dobbiamo parlare di attività lavorativa e non di volontariato!» • In alcuni contesti (Grosseto, Siena) il problema sta alla base: mancano del tutto corsi di formazione gratuita sia per gli operatori che per i richiedenti, tranne aule o accesso trio per web learning. • Il protocollo dell’accoglienza confligge con il tema del lavoro (cambia da Prefettura a Prefettura in una situazione frammentata e diversificata sulla regolamentazione)e spesso porta al lavoro nero (anche attraverso la rete delle comunità), non incentiva l’autonomia e «cristalizza» le presenze nelle strutture. • Nelle piccole realtà territoriali è complicata talvolta anche la relazione con il volontariato per il primo incontro tra la comunità locale le persone accolte che spesso poi diventano “tuttofare”, senza una risposta di reale integrazione e restano separate “in una bolla”, che non risponde né ai propri bisogni né a quelli della comunità (centrale la questione del trasporto per raggiungere luoghi che offrono maggiori opportunità professionali e di relazione, quindi «di vita»). • La rete dei Comuni fatta ad oggi su “quanti ne tocca?” e non su altri aspetti. Quali soluzioni possiamo mettere in campo per superare gli ostacoli? Partendo dal tema dell’occupazione come nucleo di un percorso di accoglienza di lungo periodo e non emergenziale che incrocia i bisogni di nuovi migranti, migranti di lungo periodo e autoctoni, il gruppo si è concentrato sul ripensamento del ruolo e delle funzioni dei Centri per l’impiego - attualmente spesso non frequentati, «immobili», poco efficaci in un reale percorso professionale per questo nuovo tipo di utenza.

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA Considerando il tempo medio di richiesta di asilo (3-5 anni ), sarebbe interessante pensare a una soluzione istituzionale («Centri per l’impego 2.0») che consenta di realizzare una fotografia della situazione occupazionale dei territori. Questo significherebbe integrare nei sistemi di orientamento l’analisi delle competenze e delle prospettive dei richiedenti asilo (spesso professionalità importanti ma non conosciute) con quelle del territorio (migranti di seconda generazione, giovani, disoccupati over 50), quindi di fotografare bisogni, destrutturare aspettative e creare percorsi su priorità comuni. sviluppando al tempo stesso anche uno strumento per gestire le conflittualità della seconda accoglienza. L’analisi permetterebbe poi di co-progettare territorio per territorio verso la Regione:,perché «la progettazione deve nascere dai territori sulla base delle opportunità che il territorio offre, come progettazione partecipata con gli enti locali attivi». Chi potrebbe aiutarci? Come? La co-progettazione dovrebbe coinvolgere Regione (finanziatore), enti locali, enti gestori, associazioni e realtà imprenditoriali del territorio, operatori dei Centri per l’impiego Quale supporto cerchiamo dagli enti/istituzioni/ONG del settore? Attualmente tutto è molto strutturato sulla buona volontà: forse si deve chiamare l’istituzione regionale a svolgere un ruolo di maggiore coordinamento per garantire la co-progettazione dei territori. Cosa potremmo fare da subito? • Creare una figura professionale che faccia da ponte tra enti gestore e Centro per l’impiego, specializzata sulla questione delle competenze e delle esperienze professionali di rifugiati, richiedenti asilo, migranti già presenti sul territorio e disoccupati della popolazione locale. • Ridefinire il concetto di “lavoro socialmente utile” sulla base dei bisogni reali:, perché “magari anche gli incontri tandem possono esserlo!”

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA Esperienze utili: • Comune di Tavarnelle, iniziativa su competenze linguistiche: a partire da incontri di calcio emerge l’esigenza di scambi linguistici. Viene creato un corso di inglese rivolto alla cittadinanza e gestito da un richiedente e dalla moglie che ha generato molte occasioni di relazione umana e di scambio, rispondendo a un bisogno non espresso. • Regione Emilia Romagna su percorsi di formazione :introduzione di una quota contingentata sui percorsi per richiedenti asilo e rifugiati. • Comune di Bologna, un progetto che nasce da difficoltà di una struttura con una situazione di tensione da parte degli ospiti. A partire da questa criticità, sono state riviste le relazioni con il territorio, le aspettative degli ospiti e la possibilità di una relazione concreta con il territorio (anche con altri migranti). • Cgil Bologna, un corso di italiano misto anche con persone in cassa integrazione con la promozione di forme di relazione: tipo, affiancamento per la redazione di cv, “raccontiamoci il lavoro che facevi”, “proviamo un colloquio”. • Progetto nelle attività CAS: incontri di educazione alla cittadinanza in diverse lingue, per fare rete con le attività già messe in campo dai Comuni e sviluppare attività aperte all’intera comunità, spesso partendo dalla criticità delle scarse risorse che è meglio mettere in comune piuttosto che targettizzare.

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA SESSIONE DEL POMERIGGIO

Tavolo 1 PARTECIPANTI Elena Patrizia Udo Riccardo Luigi Manuela Barbara

Andreoni Cellini Enwereuzor Pericoli Ricci Soro Imbergamo

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Strumenti fondamentali di cui dotarsi come comunità locali per un’inclusione vera Affrontare il tema dei migranti tenendo conto dell’intera realtà sociale e immaginando che migranti e rifugiati hanno, nella vita quotidiana, esattamente gli stessi bisogni che hanno gli italiani. Perché nella realtà si riesca davvero a ottenere pari opportunità per tutti e tutte, è necessario: • • • • • •

fare cultura dell’integrazione insegnare il valore delle differenze favorire momenti di incontro non isolare i centri di accoglienza in periferia favorire la creazione di una rete tra associazioni e chi si occupa dell’accoglienza immaginare strumenti di partecipazione per la vita nella comunità (quale è il meccanismo per conoscere le usanze locali? Ad esempio partecipare insieme alle attività sportive fin da bambini (i figli sono uno strumento di conoscenza e di contatto le relazioni tra famiglie sono più numerose di altri gruppi soprattutto fino alle scuole elementari) • confermare che il punto di vista dei migranti conta (le Consulte e i Consigli degli stranieri erano uno strumento di inclusione nella vita sociale e politica) • strumenti di informazione universali (non sportelli speciali) ma dotati di strumenti che li rendano purché siano accessibili a tutti, ovvero dotati di mediatori culturali.


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA Per favorire una vera inclusione, si deve anche tenere conto del fatto i migranti (non i rifugiati) non sono più all’ordine del giorno. Gli immigrati di lungo periodo - che spesso hanno una formazione professionale di basso livello e spesso hanno perso il lavoro e ora si trovano senza rete parentale, spesso con figli nati qua che sono italiani e non sanno la lingua madre e che vogliono restare qui - anche loro vivono i richiedenti asilo come una minaccia perché le risorse vengono dedicate tutte ai richiedenti asilo. Lo stesso vale anche per i giovani italiani che vedono le azioni di accompagnamento al lavoro per i rifugiati come una minaccia in una situazione di penuria. Il Comune di Campi, per rispondere a questi bisogni, sta pensando ad uno sportello che possa essere utile per tutti, sia italiani, che rifugiati, che migranti. Sarebbe uno sportello che interviene in aiuto di tutti coloro che sono privi di strumenti (italiani e non). Potrebbe dunque essere uno strumento concreto per trasformare una criticità in opportunità.

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Le seconde generazioni

Tavolo 2

Cosa potremmo fare su questo tema? • Sviluppare progetti che coinvolgano le seconde generazioni con funzione di mediatori culturali nell'accoglienza dei migranti; • Favorire le relazioni “tra pari” (visto che molti migranti sono giovanissimi) stimolando le passioni e gli interessi di chi arriva, puntando sulla maggiore facilità di comunicazione tra persone di età simile; • Fornire un supporto non solo burocratico nel percorso di acquisizione della cittadinanza, favorendo forme diverse e informali di inclusione. Quale valore porta? • Le seconde generazioni sono una risorsa e un “ponte” tra vecchi e nuovi migranti, sopratutto per rendere più semplice il superamento dei tradizionali ostacoli. É più facile avvalersi delle seconde generazioni nella funzione di mediazione culturale; • Inoltre le seconde generazioni possono fungere da ponte anche nei confronti delle popolazioni autoctone; • Un progetto simile favorisce la comprensione dei diversi linguaggi, anche paraverbali, che spesso non sono facilmente comprensibili; • Puntare su relazioni informali aiuta a facilitare l'incontro: la figura ufficiale del mediatore crea spesso una forma di “filtro” che è guardato (soprattutto dai più giovani) con una certa diffidenza e distacco. Quali sono i possibili ostacoli nel realizzare quello che abbiamo in mente? • Il primo ostacolo è la mancanza di risorse economiche per formare e sviluppare progetti su questo tema; • Ci sono poche esperienze del genere sul territorio toscano che coinvolgano le seconde generazioni come “strumento attivo”; • Manca un coordinamento tra le diverse associazioni di migranti, che spesso hanno obiettivi diversi; • Ci sono retaggi culturali che persistono e impediscono una piena integrazione anche delle seconde generazioni: troppo spesso si chiede alle seconde generazioni di “scegliere” come identificarsi (italiano o figlio di migranti) • Spesso si verifica una situazione di “sovraccarico di richieste” nei confronti dei mediatori.

PARTECIPANTI Ivana Ebtehal Sara Katia Sara Diletta Giovanna Annamaria Francesca Margherita Imad Giulietta Adama Arman Alba

Meylun Sirunik

Acocella Badawi Ali Cerretelli Cigliuti Denevi Gasparo Laterza Palombella Pieri Polizio Sadiq Stefani Sy Tadeuosyan Torres De Alaya Torres De Alaya Ayala

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA Quali soluzioni possiamo mettere in campo per superare gli ostacoli? • Mettere in rete tutte le associazioni di migranti; • Favorire la costruzione di un canale di contatto tra chi arriva e la rete di associazioni presenti sul territorio, per diffondere informazioni sui “servizi” e attività che offrono; • Creare reti di partenariato per recupero di risorse economiche che sostengano determinati progetti. Chi potrebbe aiutarci? Come? • Rete g2 (la rete delle seconde generazioni) • Giovani Musulmani Italiani • Le istituzioni pubbliche • Gruppi informali che vivono il territorio, non solo figure professionali • SMU (studenti multietnici universitari) Quale supporto cerchiamo dagli enti/istituzioni/ONG del settore? • Le istituzioni potrebbero creare luoghi e tavoli di lavoro che favoriscano la costruzione di reti tra associazioni; • Le associazioni potrebbero mettere in condivisione le informazioni sulle loro attività, contribuendo alla mappatura del settore; • Creare occasioni in cui si possa abbattere i filtri formali che creano separazione tra chi arriva e chi dà un servizio o una informazione. Cosa potremmo fare da subito? • Creare un tavolo di lavoro che comprenda le associazioni, la rappresentanza di chi arriva e delle comunità presenti sui territori; • Momenti di incontro per svolgere attività insieme agli educatori; • Istituire canali di comunicazioni per diffondere informazioni tra associazioni, e tra le associazioni e chi arriva.

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Come costruire una rete territoriale

Tavolo 3

Come possiamo fare su questo tema? Costituire un tavolo o una rete consente di interloquire con la pubblica amministrazione Bisogna tenere in considerazione che sono utili reti a vali livelli. Su Firenze, le reti a livello di quartiere sono quelle più utili, per arrivare alla risoluzione di questioni pratiche. Le reti non devono essere solo tra associazioni e associazioni. L’obiettivo è quello di coinvolgere altri interlocutori economici e sociali, per generare opportunità di occupazione e integrazione. Quale valore porta? Amministrazione non sempre è a conoscenza dei problemi legata ad una data attività o ad un contesto specifico La costituzione di una rete di attori/operatori consente di negoziare con la PA Quali sono i possibili ostacoli nel realizzare quelli che abbiamo in mente? Mancanza di tempo. “Solitudine degli operatori”. Accountability / schemi di certificazione. Lentezza delle burocrazia e delle amministrazioni. Tempi e necessità diverse tra associazioni e PA. Le reti purtroppo si attivano solo in relazione a specifici progetti (che sono finanziati). Alle volte ci si sente “obbligati” a partecipare ad un processo promosso da un ente locale, giusto per esserci. Conoscenza della lingua italiana e mancanza di una lingua comune per creare connessioni. Le associazioni si trovano a gestire un fenomeno strutturale con come se fosse una emergenza, senza la possibilità di strutturarsi.

PARTECIPANTI Pene Abdou Daria Lorenzo Sofia Andrea Marzia Caterina Cosimo Giulia

Cheikh Conteh Franceschini Fratini Hurtado Mayer Mordini Nannelli Renzi Tagliaferri

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA Quali soluzioni possiamo mettere in campo per superare gli ostacoli? Dobbiamo considerare la presenza dei migranti e dei rifugiati come stabile, per pensare a progettualità di lungo periodo Chi potrebbe aiutarci? Come? Chi ci mette in rete è la Prefettura. Dovrebbe avere un ruolo maggiore l’amministrazione locale/metropolitana Quale supporto cerchiamo dagli enti/istituzioni/ONG del settore? La pubblica amministrazione dovrebbe istituire deleghe od uffici speciali per erogare determinati servizi. Accordi quadro con ASL e strutture sportive (per esempio per certificati sportivi). Cosa potremmo fare da subito? Stimolare abitudine a partecipare Identificare gli interessi in gioco Ipotizzare un progetto europeo Investire su servizi e progettualità utili a tutti (insegnamento della lingua italiana) Iniziare con una rete “tra chi c’è” per poter poi generare attenzione e attirare gli altri Inviare al Sindaco il report e le 4/5 esigenze chiave su cui si vorrebbe lavorare insieme. Allearci con le associazioni che direttamente rappresentano gli stranieri.

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Tavolo 4

Comunicazione

PARTECIPANTI Francesca Natalia Andrea Flora Chiara Massimo Samba Vania Alves Dansoko Luca Alessia Stanley Massimo Alessandra MIrta Frosini

Cosa potremmo fare su questo tema? La premessa necessaria è che “comunicazione” vuol dire molte cose anche diverse. Si dovrebbe distinguere infatti dall’agire in termini di informazione (che spesso è parziale, di parte, comunque troppo spesso carente), da quello che si potrebbe invece fare sul versante formazione. Il gruppo ritiene che possibili strategie per affrontare azioni sul tema della buona comunicazione riguardano: 1Comprendere che non si parte mai da zero. Conoscere e condividere le esperienze di altri è fondamentale e urgente. 2Fare pressione e lobbying sui giornalisti professionisti, anche attraverso formazione specifica (anche per chiedere il sanzionamento di lessici non adeguati). 3Lavorare per far emergere e valorizzare le buone prassi sul tema comunicativo, come ad esempio l’esperienza dell’associazione Carta di Roma che ha fatto un documento specifico per i giornalisti che vogliono affrontare i temi dell’immigrazione 4Lavorare per implementare una sorta di contro-informazione specifica, capace di fare chiarezza sui temi e sui fatti specifici Le associazioni dovrebbero fare pressione perchè RAI e altri network diano spazi autogestiti dalle associazioni. Quale valore porta? Il valore della pluralità non può essere perso da una cattiva comunicazione e una cattiva informazione. Le persone e i ragazzi migranti sono portatori di storie originali, di punti di vista sulle realtà e sul mondo. Il fatto di essere una comunità plurilingue è importante, è un peccato pensare che non si possa comunicare se non in italiano.

Banchelli Bavar Biliotti Braschi Caparello D'amato Dallo de Oliveira faraba Florio Giannoni Imagbeiharo Luconi Modica Soverini Valentina

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA Quali sono i possibili ostacoli nel realizzare quello che abbiamo in mente? Non tutti abbiamo conoscenze e competenze per la comunicazione, soprattutto per quanto riguarda la comunicazione dell’immigrazione. Anche i ruoli sono diversi tra operatori, tecnici e i giornalisti. Per questo come società civile, ma soprattutto come operatori sociali e come mediatori dobbiamo sforzarci di utilizzare le parole giuste, un lessico adeguato per descrivere e per raccontare i fenomeni e le realtà che viviamo quotidianamente. Quali soluzioni possiamo mettere in campo per superare gli ostacoli? Tutto quello che facciamo concretamente può essere valorizzato attraverso pratiche di comunicazione efficace, diventando così strategia per una più generale coesione sociale. Per questo partecipare con i migranti alla maratona cittadina significa dare comunicazione della presenza delle persone migranti in quello specifico contesto. La stessa -rischiosissima in termini comunicativi- ripulitura dei parchi può essere un’attività da proporre alle istituzioni, dal basso, senza aspettare una richiesta formalizzata dell’Amministrazione di turno, ne tanto meno delle associazioni del territorio. Se come operatori e mediatori siamo in grado di proporre queste strategie, anticipiamo le chiamate solidaristiche che potrebbero arrivare dall’alto. Cosa potremmo fare da subito? Creare modalità meno burocratiche per mettere in rete ciò che già esiste. Partire da un osservatorio sulle buone prassi comunicative sul tema immigrazione, anche utilizzando network già esistenti cui i giornalisti possono attingere. Una banca dati (che RENA potrebbe supervisionare) aggiornata sulle buone pratiche toscane, libere da dritti (es. openmigration, ove dal punto di vista dei fatti si cerca di dare comunicazione). C’è una comunicazione ufficiale che deve fare un percorso di consapevolezza, riuscendo a parlare non solo della parte tragica del mondo. Accanto a questo si potrebbero creare dei canali (virtuali) dentro cui le persone si possono inserire e dove si possono raccontare (web-radio, spazi teatrali e documentali, ecc.)

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA SESSIONE DEL POMERIGGIO

Tavolo 5 PARTECIPANTI Giorgio Evangelista Simona Pierpaolo Francesca Carlo Irene Matteo Daniele Marco Graziella Oreste Francesca Silvano Caterina

Baracco Bruno Colucci Di Carlo Di Giuseppe Flamini Grassi Marson Paolini Paolini Pella Savignano Scarselli Venturin Zoli

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Processi di collaborazione e coprogettazione che facilitino a conoscenza reciproca tra migranti e comunità di riferimento.

Il tema di cui si è discusso è quello degli strumenti e dei metodi attraverso cui facilitare la conoscenza reciproca delle culture tanto dei migranti quanto delle comunità in cui questi si inseriscono. Spesso, l'idea, è che ci si ponga nei confronti dei migranti in modo unidirezionale. Mentre è tanto importante che noi conosciamo loro quanto che loro conoscano noi. In questo senso la progettazione collaborativa diventa un output del processo di conoscenza tra migranti e comunità di accoglienza. Talvolta infatti c'è diffidenza da parte delle persone che arrivano, nei confronti delle associazioni che si occupano di accoglienza; questo porta i migranti a riferirsi prevalentemente alle comunità presenti sul territorio della stessa nazionalità. Tra le esperienze presentate dai partecipanti è emerso che ci sono alcuni elementi che innescano un processo di relazione e conoscenza reciproca che possono essere facilitati. Innanzitutto lavorare sull'elemento della curiosità, come occasione a partire dalla quale avviare i processi ed entrare in comunicazione. In particolare, è emerso che le esperienze più interessanti nascono da microcontesti, laddove è ben identificabile una comunità da identificare come riferimento. Va capito dunque qual è il contesto più favorevole a innescare questo tipo di processi. Mappare le competenze può essere un approccio ma a volte è difficile identificare le competenze e differenziarle dalla disponibilità a fare. Verificare gli interessi e i desideri attraverso delle occasioni pratiche. Fiducia parola nodale, spesso diamo per scontato che questo elemento ci sia. Nell'approccio collaborativo dobbiamo comprendere che cosa siamo in grado di offrire noi. La loro aspettativa é quella di lavorare, di sostenersi economicamente. Dunque l'accompagnamento di questi soggetti deve focalizzarsi sulla necessità di autonomia.


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA In questo quadro una serie di attività che potrebbero essere fatte per innescare dei processi collaborativi sono: • attività di animazione del contesto • innescare relazioni di fiducia attraverso conoscenze basilari reciproche. • La lingua e gli usi come elementi su cui creare di un linguaggio che può essere compreso reciprocamente • Osservazione delle capacità dei desideri (piuttosto che loro esplicitazione attraverso domande e richieste cui spesso è difficile trovare una risposta) • verificare laddove emerge una disponibilità e dunque avviare un processo di coprogettazione. Intesa come occasione per collaborare alla creazione di qualcosa che abbia valore e risponda alle aspettative di tutti coloro che vi prendono parte. • In questi processi prestare attenzione a rischi e sovrapposizioni con attività già esistenti, nel caso da mettere in relazione. • aspirare alla creazione dei contesti in cui le aspirazioni reciproche possano venire fuori creando un avvicinamento fattivo che poi diventa dialogo.

5 MARZO 2016 IMPACT HUB FIRENZE

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA SESSIONE DEL POMERIGGIO

Tavolo 6 PARTECIPANTI Leonardo Elisa Giulia Francesca Stefania Cecilia Simona

Borselli Cappelli Casamonti Cattaneo Lombardo Manzo Rossi

Spostamenti e criteri di distribuzione sul territorio Cosa potremmo fare su questo tema? Il gruppo ha trattato il tema della logistica affrontando due problemi distinti: 1- Trasporto urbano: come spostarsi da una cittadina all’altra? 2- Distribuzione sul territorio e mappatura competenza. In molti segnalano che ai tavoli dove si discutono questi temi gli operatori non vengono mai invitati e non hanno voce in capitolo Tema 1 – Trasporto urbano Il problema riguarda come far muovere i migranti, spesso ospitati in piccoli comuni dove il trasporto pubblico non garantisce un servizio continuo e capillare. Ad esempio a volte mancano i collegamenti per portare i richiedenti asilo dal centro che li ospita al luogo dove fanno il corso di lingua italiana. Soluzioni: Trasporto solidale: creare un servizio di carpooling dedicato. Un bla bla car per trasportare i migranti. Soprattutto nei piccoli paesi di provincia ci sono tanti anziani che la mattina si spostano in macchina (per fare la spesa, andare alla posta, etc) e questo movimento crea transito di macchina che potrebbe essere sfruttato a questo fine. Prima di tutto va portato questo sistema da online a offline. Nel tragitto potrebbero parlare delle esperienze di vita, conoscersi maggiormente. Creare un meccanismo del genere richiede sicuramente molto lavoro, occorre fare un incontro con i cittadini, spiegare come si potrebbe fare e perché o come fidarsi dell’altro. Ad esempio si potrebbe iniziare con il pensionato che accompagna (a piedi) i migranti al corso di lingua, ribaltando il concetto di assistenza (solitamente è l’anziano che viene accompagnato/assistito).

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA Tema 2 – Distribuzione sul territorio dei richiedenti asilo Fare un bilancio delle competenze a monte. Necessità di una mappatura di chi c’è e cosa fa/o sa fare. quali criteri possiamo adattare (nazionalità, lingua) oppure come famiglie con minori, uomini donne. Sono gli operatori che fanno questo lavoro e spesso gli uffici per l’impiego demandano a chi conosce meglio i migranti la stesura del curriculum vitae. A livello normativo su questo tema non c’è nulla. Quindi il territorio si può mobilitare e creare qualcosa . Soluzioni: Lo strumento sarebbe una mappature di tutti i luoghi di accoglienza e di tutti i progetti attivi in regione. Un obiettivo “più vicino” e raggiungibile potrebbe essere una sorta di pagina FB (non si può per problema di dati sensibili) di tutti gli operatori della Toscana per lo: scambio buone prassi, sapere chi fa cosa, quali progetti avvengono sul territorio. Uno strumento potrebbe essere una stanza dentro Open Toscana dove gli operatori hanno uno spazio loro, si conoscono e scambiano informazioni. In questo modo potrebbero riallocare i richiedenti asilo in base a dove c’è il progetto più adatto a loro (ad esempio spostare le famiglie dove ci sono gia dei progetti adatti a loro; o i più giovani dove c’è un progetto sullo sport). Già informalmente questa cosa avviene ma è fatta in base ai progetti che gli operatori conoscono (e nessuno conosce tutti i progetti), spesso i rifugiati vengono spostati da un luogo all’altro perché esistono questi contati informali tra gli operatori di diversi territori. Un’altra soluzione potrebbe essere coinvolgere i cittadini a fare la valutazione delle competenze dei migranti. Ad esempio alcune figure professionali del paese dove sono ospitati potrebbero valutare le loro competenze effettive (falegname, panettieri, infermieri etc.)

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA SESSIONE DEL POMERIGGIO

Tavolo 7 PARTECIPANTI Carla Anvoar Suraj Nassira Lyuba Salvina Saliou Michele Paola Oumar Boubacar Fotigui Tania Modou Giulia Marina Pandora Muberik Giuseppe Maria

Bonora Bouraima Camara Centrone Di Gangi Diao Gigli Guerra Ira Kanoute Konatè Mattei Mergane Petrucci Ponziani Puccioni Salim Tonini Fabbri

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Corsi di lingua Italiana Cosa potremmo fare su questo tema? Corsi di lingua italiani riconosciuti, riqualificando il ruolo degli insegnanti; quindi, non delegarli al volontariato e lavorando sull’innovazione dei metodi. Quale valore porta? • Risponde a un bisogno forte ed evidente della comunità di riferimento. • Promuove la lingua non solo come strumento di comunicazione ma come mezzo di trasmissione di valori , di “garanzia” e di consapevolezza di sé e quindi strumento di cittadinanza, di integrazione e relazione: “l’arrivo in Italia può così essere un’occasione per riscrivere la propria vita”. Quali sono i possibili ostacoli nel realizzare quello che abbiamo in mente? • “Manca l’obbligo sulla formazione linguistica nell’accoglienza, che in un programma di due anni deve esserci!”. • Sono molti gli analfabeti della lingua di origine per cui i corsi di italiano diventano il primo momento di alfabetizzazione. • E’ debole il coordinamento con il mondo della scuola. • Sono rari le strutture e i luoghi adeguati per svolgere i corsi. Quali soluzioni possiamo mettere in campo per superare gli ostacoli? • Corsi specifici di metodologia per formatori di ragazzi analfabeti per contrastare l’abbandono. • Personale strutturato: avere insegnanti almeno part time, per evitare le precarietà dei corsi dettata da una gestione. delegata in toto al volontariato che dovrebbe svolgere una funzione di supporto per scambi e pratica linguistici. • Riconoscere le competenze ottenute dai corsi.


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA • Lavorare su un’offerta di livelli linguistici articolata. • Prevedere per i docenti competenze non solo linguistiche e di lingue ponte: rivedere la figura professionale dell’insegnante. • Valorizzare il ruolo delle seconde generazioni come risorse in questi percorsi che, invece, a oggi sono «un’occasione persa» e anche la presenza degli studenti universitari stranieri. Chi potrebbe aiutarci? Come? Regione, Provveditorato agli studi, enti locali, associazioni, scuole. In primo luogo, con il controllo e il monitoraggio sulle gestione dei fondi in termini di spese e risultati Quale supporto cerchiamo dagli enti/istituzioni/ONG del settore? Si rende necessaria la regia territoriale da parte della Regione Toscana, connessa alla presa in carico della persona che arriva; in primo luogo per mappare e mettere in rete le associazioni e poi per ridefinire ruoli e figure professionali e inserirle in progettualità. Cosa potremmo fare da subito? • Riqualificare figura dell’insegnante di lingua L2 e del mediatore linguistico culturale. • Lavorare di più in sinergia con la scuola pubblica.. • Condividere le esperienze (buona pratica del Comune di Bologna: portale con tutte le scuole di italiano del Comune, con orari, livelli ed ente di riferimento) per organizzare meglio l’offerta e migliorarla. • Creare opportunità di scambio (tandem linguistici come esperienza consolidata sul territorio); laboratori di conversazione tematici. • Come associazioni opporre resistenza alle richieste eccessive da parte degli enti gestori. • Sviluppare corsi su temi interessanti e utili per i ragazzi: ad esempio, alimentazione, sanità, uso dei servizi pubblici (medico e pronto soccorso), educazione civica.

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA

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MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA La giornata di oggi suscita molte riflessioni, prima di tutto quella che dovremmo conoscerci di più. “Occorre conoscerci di più” è una frase emersa in tutti i gruppi ed oggi abbiamo visto l’importanza di rendere visibile ciò che stiamo facendo, perché a volte è proprio attraverso il confronto con gli altri che riusciamo a prendere coscienza di quello che stiamo davvero portando avanti. Maggiore conoscenza è necessaria anche sul fronte del profilo delle persone migranti, per le quali è necessaria una reale personalizzazione, e dei soggetti che possono offrire qualcosa di utile, quelli che sono già attivi nel campo dell’integrazione, così come quelli che non sono attivi ma che fanno attività che potrebbero prevedere la partecipazione dei migranti.

Nelle discussioni fatte prima dell’evento con l’Assessore Bugli, abbiamo riconosciuto che ci sono già molte forze in campo e che ognuna dà il massimo, ma non sono più in grado di dare più di quello che già fanno, per questo motivo occorrono forze nuove. Come creare nuove risorse? Se si crea una piattaforma per fare sì che persone accolgano migranti questa è una nuova risorsa; se le botteghe artigiane che fanno il loro lavoro possono includere migranti, gli artigiani diventano attori sociali nell’integrazione, mettendo in campo nuove risorse. La domanda sottesa a questo incontro, a cui i rapporti dei lavori rispondono con ricchezza è: “come potremmo mettere in campo risorse fisiche e sociali inespresse?”

CONCLUSIONI* EZIO MANZINI DESIS NETWORK

*Sintesi dell’intervento curata dallo staff organizzativo

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La parola di oggi è collaborare: per collaborare non bisogna essere uguali, ma avere un intento comune. È sull’obiettivo che possiamo lavorare, trovare un linguaggio che ci permetta di lavorare sulle sfumature, insieme.


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA L’evento di oggi al di là dei risultati, peraltro molto interessanti, è già importante in sé perché riunisce la Regione Toscana, gli Enti, le strutture di accoglienza e le associazioni che insieme, nonostante le criticità che ancora permangono sul territorio, sono riuscite a far fronte all’emergenza. Ora si apre una nuova fase relativa alle presenze che già ci sono e a quelle che arriveranno, dobbiamo lavorare per migliorarci, a livello qualitativo e quantitativo. Nell’ultimo anno e mezzo il lavoro degli operatori si è intensificato a dismisura. Dobbiamo allargarci e includere la parte più sensibile della società civile. Ciò permetterebbe di non affrontare il tema solo da un punto di vista emergenziale, ma di trovare modi nuovi di fare accoglienza coinvolgendo la cittadinanza e facendo progetti che guardino al futuro. Dal lavoro dei gruppi emergono molti emementi fondamentali, tra i quali i dati e la conoscenza, la tecnologia, il lavoro, l’insegnamento della lingua italiana. Attualmente come Regione Toscana, stiamo cercando di rispondere ad un bisogno importante e che emerge con chiarezza anche dal report: stiamo sviluppando un database per mappare i profili dei richiedenti asilo, il loro percorso professionale, le loro aspettative, le attività che riescono a svolgere durante il loro soggiorno qui, anche per affrontare il tema del lavoro.

CONCLUSIONI* VITTORIO BUGLI REGIONE TOSCANA

*Sintesi dell’intervento curata dallo staff organizzativo

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Noi stiamo lavorando per la costruzione di questo database, ma quello che serve è una piattaforma che aiuti a fare incontrare domanda e offerta su tanti dei temi emersi oggi. Costruiamola insieme: noi non abbiamo le forze per farlo da soli e se anche le avessimo probabilmente non sarebbe giusto che lo facessimo da soli. Per cominciare proviamo ad utilizzare gli strumenti che già abbiamo: primo fra tutti, il portale Open Toscana, dove nella sezione “partecipazione” potrebbero essere aperti vari spazi per i diversi temi, che la rete di attori presenti qui potrebbe poi animare e popolare di contenuti. L’obiettivo è lavorare insieme a partire da ciò che c’è e che possiamo mettere a disposizione, per valorizzare e innovare al meglio ciò che già esistete e ciò che già stiamo facendo.


MIGRANTI E INNOVAZIONE SOCIALE GIORNATA DI LAVORO SULL'INCLUSIONE COLLABORATIVA I lavori dei gruppi riempiono il cuore. Una giornata come quella di oggi non è banale, così come non lo sono le proposte che sono emerse. È indubbia la qualità delle discussioni. Abbiamo bisogno di momenti di riflessione come questo, è necessario che il terzo settore stia vicino alle Amministrazioni, perché le esperienze di avanguardia in Toscana sono moltissime. Ciò che è difficile è far capire che questa condizione non è emergenziale, ma strutturale e che necessita di organizzazione, senza creare tensioni sui territori. Dobbiamo valorizzare le competenze delle persone che arrivano, le esperienze devono uscire dalla estemporaneità e entrare in un circuito. La situazione non è semplice, tutto questo funziona se ci sono risorse, organizzazione e operatori competenti. Dalla giornata sono emersi moltissimi spunti intelligenti che necessitano di operatori formati e di progettazione: non ci possiamo affidare alla causalità per gestire l’accoglienza. Ci vogliono risorse e leggi e normative che ne permettano l’utilizzo. In Toscana ci sono diverse realtà che hanno attivato percorsi significativi, dobbiamo fare un approfondimento culturale in questa direzione. Perché è veramente possibile non dare risposte estemporanee, ma efficaci e commisurate alle nostre energie.

Dobbiamo fare in modo che più persone possibili siano in grado di camminare con le proprie gambe, questa è la nostra sfida, che deve essere raggiunta nel miglior modo possibile e nel minor tempo possibile. CONCLUSIONI* MATTEO BIFFONI ANCI TOSCANA

*Sintesi dell’intervento curata dallo staff organizzativo

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HANNO PARTECIPATO Ivana Acocella, Davide Agazzi, Elena Andreoni, Ebtehal Badawi Ali, Meylin Margarita Ayala, Luna Badawi, Elettra Badini, Francesca Banchelli, Giorgio Baracco, Sara Barbieri , Natalia Bavar,Camilla Bencini, Matteo Biffoni, Andrea Biliotti, Carla Bonora, Leonardo Borselli, Andrea Bottazzi, Ankhar Suraj Bouraima, Lorenza Bovicelli, Brahn, Flora Braschi, Gabriele Brini, Bruno Evangelista, FabrizioBruno, Vittorio Bugli , Gisella Calcagno, Lina Callupe, Nassira Camara, Chiara Caparello, Elisa Cappelli, Giulia Casamonti, Francesca Cattaneo, Consuelo Cavallini, Patrizia Cellini, Lyuba Centrone, Sara Cerretelli , Pene Cheikh, Eleonora Ciali, Katia Cigliuti, Simona Colucci, Abdou Conteh, Michele D'Alena, Massimo D'amato , Samba Jallow, Vania De Oliveira Alves, Sara Denevi, Pierpaolo Di Carlo, Luca Di Figlia, Salvina Di Gangi, Francesca Di Giuseppe, Dalila Di Pasquale, Abdourahamane Diallo, Mamadou Saliou Diao, Siraba Diarra, Mauro Donati, Mirko Dormentoni, Udo Enwereuzor, Roberto Ermanni, Maria Fabbri, Benedetta Falmi, Dansoko Faraba, Carlo Flamini, Luca Florio , Giulia Fossi, Roberta Franceschinelli, Daria Franceschini, Claudia Franconi, Lorenzo Fratini, Raffaella Fucile, Sara Funaro, Diletta Gasparo, Andrea Gianassi, Alessia Giannoni, Michele Gigli, Silvia Givone , Sarah Gracci, Irene Grassi, Paola Guerra, Erik Haglund, AL-Zeqri Hamdan Mused Saleh, Sofia Hurtado, Stanley Imagbeikaro, Barbara Imbergamo, Oumar Ira, Shafiqul Islam, Boubacar Kanoute, Fotigui Konatè, Jacopo Landi, Giovanna Laterza, Maria Nella Lippi, Stefania Lombardo, Riccardo Luciani, Massimo Luconi, Alessia Macchi, Lucia Malvizi, Cristian Mancinone, Ezio Manzini, Cecilia Manzo, Giulia Maraviglia, Franco Marchetti, Manuel Marin, Matteo Marson, Matias, Tania,Mattei, Andrea Mayer, Nicola Melloni , Modou Mergare, Ebrihima Mineth, Alessandra Modica , Federica Molea, Chiara Montoci, Marzia Mordini, Maurizio Mori, Margherita Mugnai, Caterina Nannelli, Molea Nicola, Ontanetti, Annamaria Palombella, Daniele Paolini, Marco Paolini, Cristian Pardossi, Graziella Pella , Marco Perduca, Riccardo Pericoli, Giulia Petrucci, Francesca Pieri, Paola Pierini, Di Carlo Pierpaolo, Margherita Polizio Marina Ponziani, Pandora Puccioni, Cosimo Renzi, Luigi Ricci, Carmela Rinaldi, Claudio Romeo , Simona Rossi, Cristiano Rossi, Giuseppe Sacco, Imad Sadia, Mubarik Salim, Abdou Sallow, Silvia Sassano, Oreste Savignano, Francesca Scarselli, Hurtado Sofia, Lorenza Soldani, ManuelaSoro, Mohammed Sorour, Mirta Soverini, Giulietta Stefani, Stefania Lombardo, Adama Sy, Arman luz AyalaTadeuosyan, Giulia Tagliaferri, Marco Tognetti, Giuseppe Tonini , Alba Torres De Alaya, MeylunTorres De Alaya, Antinio Tragni, Frosini Valentina, Silvano Venturin, Alessandra Zecchi , Caterina Zoli , Abdou , Cheikh, Sirunik Luz Ayala

GRAZIE! Foto: Fabrizio Bruno

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