Filiera Grano Duro news - n. 15 - giu 10

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Filiera Grano duro news

P er i o d i c o d i i n f o r m a z i o n e tecnico-economica a sostegno del Progetto Pilota “Grano duro di alta qualità in Emilia-Romagna”

Numero 15 • GIUGNO 2010

Sommario Più partecipazione attiva del mondo agricolo alla progettazione di filiera

pag. 1

Spettroscopia FT-NIR per la pag. 2 determinazione rapida di deossinivalenolo nel frumento Farming Barilla - una nuova stagione di sperimentazione

pag. 4

Anche in Sardegna un primo pag. 5 sviluppo di una filiera di grano duro Alimentazione, dieta pag. 6 mediterranea, cereali e salute PastaTrend: un successo internazionale

pag. 7

Andamento meteo del periodo aprile-maggio 2010

pag. 8

Filiera Grano duro news Proprietà e redazione: Società Produttori Sementi Via Macero, 1 - 40050 Argelato (BO) - info@prosementi.com Direttore responsabile: Dott. Marco Bon

Più partecipazione attiva del mondo agricolo alla progettazione di filiera Tiberio Rabboni - Assessore all’Agricoltura - Regione Emilia-Romagna L’andamento della produzione lorda vendibile agricola dell’Emilia-Romagna nel 2009, dopo i buoni risultati del biennio 2007-2008, ha visto una riduzione del 6,2% sull’anno precedente (-9% in Italia). La flessione è stata determinata dal calo dei consumi, sia nel nostro Paese che sui mercati internazionali, dall’esaurimento della bolla speculativa sulle commodities, da una offerta eccedentaria e dal conseguente crollo dei prezzi alla produzione, in particolare per i prodotti deperibili come gli ortofrutticoli. Il reddito netto aziendale ha registrato un calo di oltre il 24%, attestandosi su valori notevolmente al di sotto dei redditi di riferimento dei settori extra-agricoli. La riduzione della redditività in agricoltura è riconducibile ad una serie di ulteriori cause di carattere non strettamente congiunturale. Tra queste possiamo richiamare il progressivo aumento dei costi di produzione e degli oneri burocratici, l’accresciuto squilibrio commerciale nei rapporti di fornitura con la Grande Distribuzione, la debolezza organizzativa e progettuale delle imprese agricole nei rapporti con i soggetti forti delle filiere agro-alimentari, l’insufficiente proiezione internazionale del settore e la inadeguatezza delle norme europee di tutela dell’origine dei prodotti e della reciprocità sanitaria negli scambi di import - export. L’andamento regionale 2009 è stato tuttavia migliore di quello nazionale. La PLV diminuisce di meno (-6,2%, contro -9%), i lavoratori autonomi aumentano (+2,9%); l’export agroalimentare ha contribuito a migliorare il bilancio commerciale regionale e ora traina la “ripresina”, a conferma della validità di una agricoltura che ha la sua peculiarità nella distintività e nell’organizzazione. Questi segnali positivi vanno ora ulteriormente rafforzati ed arricchiti con nuove iniziative in grado di accrescerne la redditività e il valore di mercato delle produzioni. Per questo intendiamo avviare, nella prima parte della legislatura regionale, misure concrete finalizzate, in particolare, alla riduzione degli oneri burocratici per le imprese agricole e la velocizzazione dei pagamenti agricoli, allo sviluppo della agricoltura “contrattualizzata” e degli accordi “interprofessionali e di filiera”, alla diffusione nelle imprese agricole degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, alla realizzazione di nuovi invasi interaziendali o comprensoriali - sfruttando concrete sinergie con le attività estrattive per ampliare la disponibilità di acqua di superficie a fini irrigui ed alla riduzione dei danni provocati alle colture agricole ed al patrimonio forestale da parte della fauna selvatica. Occorre premettere, in primo luogo, che la maggioranza degli adempimenti burocratici per gli agricoltori e dei problemi con-

nessi ai ritardi dei pagamenti deriva da regolamenti comunitari e da disposizioni ed attività di carattere nazionale; in ogni caso riteniamo opportuno contribuire concretamente alla riduzione degli oneri burocratici per le imprese agricole e la velocizzazione dei pagamenti agendo, con progetti distinti, su alcuni aspetti dell’organizzazione regionale che hanno evidenziato punti di criticità. Tra questi vanno segnalate la rivisitazione e razionalizzazione delle funzioni regionali trasferite in materia di agricoltura con l’individuazione di un unico livello territoriale rappresentato dalle Province a cui demandare la scelta di avvalersi o meno sul territorio di altri Enti, ferma restando l’individuazione di un centro unico di responsabilità a livello provinciale; la definizione di un registro unico dei controlli sulle aziende agricole attraverso la realizzazione di un sistema informativo unitario ed il completamento del progetto agricoltura online con la possibilità per l’agricoltore di gestire anche personalmente da casa propria attraverso internet e tramite il dispositivo di firma elettronica tutte le pratiche di interesse aziendale. Altro aspetto sul quale intervenire concretamente è rappresentato dall’accelerazione dei pagamenti in agricoltura, attraverso l’informatizzazione dei controlli effettuati dalle Province che saranno chiamate ad impegnarsi esclusivamente sui “contenziosi”, la creazione di uno sportello per la risoluzione delle “anomalie” più complesse, e un accordo di servizio con Agea, Organismo pagatore nazionale, per meglio finalizzare le attività di controllo di quest’ultimo. Le ricorrenti crisi dei prezzi dei prodotti agricoli e le perduranti difficoltà di valorizzazione della componente agricola nelle filiere richiamano anche l’esigenza di nuovi modelli di relazione tra le diverse componenti del comparto agroalimentare. Le esperienze di agricoltura “contrattualizzata”, avviate da alcuni anni, hanno dimostrato la propria validità per la capacità di garantire all’agricoltore associato la predeterminazione dei volumi da consegnare alla parte industriale, le caratteristiche qualitative, le premialità e i prezzi di riferimento preventivamente correlati ai costi di produzione e ad una redditività positiva. Esse consentono inoltre una partecipazione attiva del mondo agricolo alla progettazione di filiera e alla valorizzazione dell’origine nel rapporto con il consumatore finale. Per questo attiveremo nei confronti di tutti i comparti agroalimentari la proposta di costituzione di organismi interprofessionali, supportati da servizi e contributi regionali, e una verifica di adeguatezza degli strumenti associativi esistenti con la disponibilità ad avviare l’iter di interventi legislativi di sostegno a nuove forme di reti d’impresa agricole ed agro-alimentari.

Stampa: Bime Tipo-Litografia s.n.c. Via Sebastiano Zavaglia 20/24 - 40062 Molinella (BO) Reg. Tribunale di Bologna n. 7711 del 15/11/2006 Periodico realizzato con il contributo della Regione EmiliaRomagna ai sensi della L. R. 28/1998.

società PRODUTTORI SEMENTI S.p.A. BOLOGNA


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n. 15 - Giugno 2010

SICUREZZA ALIMENTARE

Spettroscopia FT-NIR per la determinazione rapida di deossinivalenolo nel frumento Annalisa De Girolamo, Vincenzo Lippolis, Angelo Visconti - Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari, Bari. Il frumento può rappresentare un substrato ideale per l’accrescimento di numerose specie fungine responsabili dello sviluppo di diverse patologie che determinano riduzione della resa delle colture e della qualità della granella, con conseguenti perdite economiche. Ancora più preoccupante è la capacità di tali funghi di produrre le micotossine, metaboliti secondari dotati di attività tossica sia per l’uomo che per gli animali. Inoltre, la resistenza delle micotossine ai processi di lavorazione determina il loro ritrovamento anche nei prodotti alimentari trasformati. La contaminazione da micotossine rappresenta, quindi, una delle principali problematiche nell’ambito della gestione della sicurezza igienico-sanitaria delle materie prime e dei prodotti della filiera cerealicola. La “Fusariosi della spiga” è la principale patologia del frumento causata da funghi del genere Fusarium, in particolare F. graminarum e F. culmorum, responsabili della produzione di diverse micotossine tra le quali il deossinivalenolo. Un’indagine condotta in Europa nel periodo 1996-2002 sui livelli delle principali tossine di Fusarium nei cereali ha evidenziato che il 57% degli oltre 11000 campioni di frumento analizzati era contaminato da deossinivalenolo. Il deossinivalenolo

è stato frequentemente ritrovato in cariossidi di frumento duro a livelli generalmente inferiori a 1000 µg/kg, sebbene siano state riscontrate notevoli variazioni stagionali in termini di incidenza e severità della contaminazione. Al fine di preservare l’esposizione del consumatore a questa micotossina la Commissione Europea ha definito con il regolamento CE n. 1126/2007 i tenori massimi ammissibili di deossinivalenolo nei cereali e prodotti derivati. Lo sviluppo di metodi analitici sensibili ed accurati per la determinazione di deossinivalenolo in frumento e prodotti derivati risulta essere di fondamentale importanza al fine di monitorare la presenza della micotossina e di limitarne l’esposizione da parte del consumatore. I metodi analitici più frequentemente utilizzati per la determinazione di deossinivalenolo nei cereali sono generalmente di tipo cromatografico (HPLC/FD, HPLC/UV, HPLC/ MS, GC-MS) ed in genere prevedono una fase preliminare di purificazione mediante colonnine ad immunoaffinità. Sebbene tali metodi garantiscano un’elevata sensibilità e specificità, essi non sono proponibili come metodi rapidi per indagini di screening o analisi su scala commerciale nelle diverse filiere agro-alimentari. Poter tuttavia disporre di un sistema di misura

non distruttivo in grado di monitorare accuratamente la presenza di deossinivalenolo con sforzi e costi minimi rappresenterebbe un’opportunità di notevole importanza dal punto di vista analitico. Tra i metodi di analisi non distruttivi applicati in campo agro-alimentare, la spettroscopia nel vicino infrarosso (NIR) è probabilmente la più utilizzata. In particolare, i metodi NIR sono molto diffusi nelle analisi dei cereali per determinare la durezza delle cariossidi e il contenuto di umidità, proteine e glutine. Nel corso degli anni si è assistito a una rapida evoluzione della tecnologia e l’estensione del loro impiego a diversi altri prodotti agricoli quali foraggi, granelle varie, frutta, latte e carne. Elemento fondamentale nello sviluppo di metodi NIR è la fase di calibrazione che necessita di un numero elevato di campioni (set di calibrazione) e di una elaborazione statistica dei dati spettrali acquisiti. In particolare, i campioni del set di calibrazione vengono analizzati sia mediante spettroscopia NIR (registrazione degli spettri) sia con un metodo di riferimento per la determinazione quantitativa del parametro in esame (per esempio proteine, glutine, micotossine). L’applicazione di modelli matematicostatistici permette di correlare questi dati

Analisi mediante spettroscopia FT-NIR

3000

Frumento duro y = 0.83x + 74

Preparazione del campione

Analisi statistica multivariata (PLS)

Spettroscopia FT-NIR (DON, µg/kg)

2500

r = 0.91

2000 1500 1000 Set di validazione

500

Set di calibrazione

0

500

(tempo di acquisizione < 2 min) 3500

1500

2000

Frumento tenero

0,85

3000

0,80 0,80

Spettroscopia FT-NIR (DON, µg/kg)

0,75 0,75 0,70 0,70 0,65 0,65 0,60 0,60 Ab so r b aa nnce ce

Assorbanza Assorbanza

1000

Metodo di riferimento (DON, µg/kg)

0,85

(tempo < 3 min)

0,55 0,55 0,50 0,50 0,45 0,45 0,40 0,40 0,35 0,35

y = 0.82x + 158 r = 0.91

2500 2000 1500 1000

Set di validazione

500

Set di calibrazione

0,30 0,30

0

0,25 0,25 0,20 0,20 10000 10000

Lineare (Set di calibrazione) 2500 3000

0

0 9500 9500

9000 9000

8500 8500

8000 8000

7500 7500

7000 7000

Wavenumbers (cm-1) Wavenumbers (cm-1)

6500 6500

Numeri d’onda-1(cm Numero d’onda (cm ) -1)

6000 6000

5500 5500

5000 5000

4500 4500

500

1000

1500

2000

Lineare (Set di 2500 3000 calibrazione)

4000

Metodo di riferimento (DON, µg/kg)

Fig. 1 - Schema di analisi ed elaborazione dati ottenuti mediante spettroscopia FT-NIR per il deossinivalenolo (DON) nel frumento.

3500


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fornendo come risultato finale una retta di regressione. Quest’ultima viene utilizzata nella fase di predizione per stabilire la concentrazione del parametro in esame (deossinivalenolo) che si ottiene semplicemente registrando lo spettro NIR del campione da analizzare (set di validazione). La calibrazione non è comunque un elemento statico e definitivo, soprattutto se si considerano le variazioni dovute alla continua introduzione di nuove cultivar o ibridi o agli andamenti meteo-climatici e alle nuove tecniche di produzione e lavorazione dei prodotti. Tutti questi fattori possono ridurre l’accuratezza della calibrazione che deve, pertanto, essere costantemente integrata con l’acquisizione di nuovi campioni. La spettroscopia NIR è stata recentemente applicata alla determinazione del deossinivalenolo in cereali e derivati. In particolare, la spettroscopia NIR in trasmittanza è stata utilizzata per la determinazione del deossinivalenolo in cariossidi di frumento a livelli di concentrazione superiori a 500 µg/kg, mentre la spettroscopia NIR in riflettanza è stata utilizzata per la stima della concentrazione del deossinivalenolo e di ergosterolo in campioni di frumento affetti da “Fusariosi della spiga”. La spettroscopia NIR in trasformata di Fourier (FT-NIR) ha il vantaggio, rispetto alla spettroscopia tradizionale, di analizzare simultaneamente ed in maniera rapida tutte le frequenze dello spettro, migliorando così il rapporto segnale/rumore e l’accuratezza e precisione nella discriminazione delle lunghezze d’onda. Recentemente, presso i laboratori dell’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari (ISPA) di Bari la spettroscopia in riflettenza FT-NIR è stata utilizzata per la determinazione semi-quantitativa del contenuto di deossinivalenolo in frumento duro e tenero (De Girolamo e coll., 2009). In particolare sono stati sviluppati due modelli di calibrazione utilizzando il metodo statistico di regressione dei minimi quadrati parziali (PLS, partial least squares) per l’analisi di campioni di frumento duro (n = 76) e frumento tenero (n = 77) nell’intervallo compreso tra 50 e circa 3000 µg/kg. Lo studio è stato condotto su campioni di

frumento naturalmente contaminati da F. graminearum e F. culmorum di differenti varietà provenienti da diverse regioni italiane e annate agrarie. L’analisi FT-NIR è stata condotta utilizzando uno spettrofotometro modello Nicolet Antaris II (Thermo Fisher Scientific, Madison, WI, USA). Gli spettri di assorbanza sono stati acquisiti nell’intervallo compreso tra 1000 a 2500 nm con un tempo totale di acquisizione di 80 secondi per campione. I campioni in forma di cariossidi sono stati finemente macinati al fine di ottenere una distribuzione granulometrica omogenea (< 500 µm). Ciascun campione è stato quindi analizzato mediante spettroscopia FT-NIR e successivamente con un metodo di riferimento HPLC/UV comunemente utilizzato per la determinazione di deossinivalenolo nel frumento. Le prestazioni dei modelli PLS sono state valutate considerando i parametri caratteristici della retta di regressione (r, coefficiente di correlazione; pendenza) e i parametri statistici PLS (RMSEC, radice quadrata degli scarti quadratici medi ottenuti in calibrazione). La capacità predittiva, intesa come misura della capacità del modello di predire campioni a contenuto incognito di deossinivalenolo, è stata valutata con il metodo della validazione incrociata (RMSECV, radice quadrata degli scarti quadratici medi ottenuti in cross-validazione), e successivamente è stata testata sul set di validazione di campioni di frumento (RMSEP, radice quadrata degli

Semi fusariati di grano duro.

Diverse severità di attacco di Fusarium in spighe di grano duro.

scarti quadratici medi ottenuti in predizione). Sia per il frumento duro che tenero è stata ottenuta una buona correlazione tra i valori relativi al contenuto di deossinivalenolo ottenuti con i due metodi messi a confronto (r = 0.91, pendenze > 0.8). I parametri statistici PLS hanno, inoltre, evidenziato una buona capacità predittiva dei modelli con una contenuta variabilità media della misura del deossinivalenolo (RMSEP < 450 µg/ kg e RMSECV < 520 µg/kg) nell’intervallo di contaminazione considerato (503000 µg/kg) (Figura 1). I risultati ottenuti per i modelli PLS sviluppati indicano che la spettroscopia FTNIR offre buone prospettive di utilizzo per la determinazione semi-quantitativa del contenuto di deossinivalenolo nel frumento duro e frumento tenero consentendo di ridurre sensibilmente la necessità di ricorrere ai metodi tradizionali per l’analisi quantitativa e di conferma della micotossina. Inoltre, la rapidità, la quasi totale assenza di una fase di preparazione del campione e i costi relativamente contenuti dell’analisi, rendono la spettroscopia FT-NIR un potenziale strumento di analisi facilmente utilizzabile per applicazioni nel campo della sicurezza alimentare.

Bibliografia: De Girolamo A., Lippolis V., Norkvist E., Visconti A., 2009. Rapid and non-invasive analysis of deoxynivalenol in durum and common wheat by Fourier-Transform Near Infrared (FT-NIR) spectroscopy. Food Additives & Contaminants: Part A, 26 (6), 907-917.

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n. 15 - Giugno 2010

PROGETTO CULTURALE

Farming Barilla - una nuova stagione di sperimentazione Pierluigi Meriggi – Horta Srl, Spin Off Università Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza Proseguendo l’esperienza iniziata lo scorso anno, è stata impostata anche per l’annata agraria in corso, l’attività di sperimentazione “Farming Barilla” presso la sede operativa di Horta srl nell’azienda sperimentale di Cà Bosco a Ravenna. “Farming Barilla” è nato nel 2008 con l’obiettivo di cercare di individuare i fattori agronomici di equilibrio che regolano la coltura del grano duro in modo da assicurare una stabilità quanti-qualitativa alle produzioni. L’adattamento e l’affinamento della tecnica colturale al continuo variare degli andamenti climatici diviene, soprattutto se si guardano gli ultimi anni, sempre più importante. Dalla esperienza del 2008/2009 sono emerse utili indicazioni, alcune delle quali sono state già inserite quest’anno nel “Disciplinare di coltivazione e stoccaggio” del Progetto “Grano duro Alta Qualità in Emilia-Romagna”, mentre altre richiedono ulteriori conferme prima di essere validate. I fattori studiati come la varietà (scelta tra Normanno, Levante, Saragolla, che sono quelle inserite nel disciplinare del Progetto), la densità di semina e la concimazione azotata hanno evidenziato significative interazioni determinando interessanti effetti combinati. Per il 2010 “Farming Barilla” propone alcune differenze rispetto al passato: - per quanto attiene alla disposizione delle prove sperimentali, la novità del 2010 rispetto alla precedente piattaforma è

SETTORE VARIETÀ VARIETÀ X DENSITÀ DI SEMINA X AZOTO

VARIETÀ X DENSITÀ DI SEMINA

che le prove agronomiche sono state impostate su terreni con precessione colturale a soia mentre quelle di difesa su terreni con precessione a frumento tenero; - nel settore difesa, accanto alle prove parcellari in cui vengono sperimentati nuovi fungicidi e nuove strategie di difesa è stata approfondita la tematica della concia, prova non presente lo scorso anno. Inoltre è stata allestita una prova di interazione fra concia e trattamento contro la fusariosi. Sempre in questo settore, sono visibili i captaspore per il rilevamento della septoriosi utili per costruire i modelli matematici; - per quanto riguarda invece il settore varietà, non vi sono novità sostanziali se non

EVOLUZIONE DELLA TECNICA DI COLTIVAZIONE Levante 2007-'09

Creso

VARIETÀ X AZOTO

Campo di grano duro Levante presso l’Azienda sperimentale Ca’ Bosco - Ravenna.

Anni ’80

Levante Saragolla Normanno “Tecnica guidata”

“Tecnica guidata”

Zenit

Neodur

1990-’95

1995-’98

SETTORE DIFESA Svevo

“Tecnica guidata”

“Tecnica guidata”

Baio

Levante

1995-’98

SETTORE NUTRIZIONE LOGICHE DECISIONALI PER LA CONCIMAZIONE AZOTATA

nella prova di interazione fra varietà, densità e concimazione azotata. In questa sperimentazione per quanto attiene al fattore azoto è stato allestito un confronto tra una tesi basata sul consiglio di fertilizzazione fornito da GranoDuro.net (il servizio innovativo di assistenza via web a supporto della produzione di grano duro di qualità - www.granoduro.net), una seconda con una forte maggiorazione di azoto (+50 unità) e una terza con un diverso posizionamento dell’apporto in botticella; - importante e innovativa è la prova relativa ai nuovi concimi e strategie, inserita nel settore nutrizione. L’intento è quello di misurare, da una parte, il reale peso della dose in botticella, e dall’altra

2004-’06

PROVA CONCIA NUOVI FUNGICIDI E NUOVE STRATEGIE INTERAZIONE CONCIA X TRATTAMENTO FUSARIOSI

NUOVI CONCIMI E NUOVE STRATEGIE VARIABILITÀ GENETICA

Fig. 1 - Farming Barilla 2010 - Planimetria delle prove impostate nell’autunno 2009. L’area interessata alle prove dimostrative e microparcellari è di circa 2 ettari.


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FILIERE

Anche in Sardegna un primo sviluppo di una filiera di grano duro di provare nuovi fertilizzanti che dovrebbero teoricamente ridurre le emissioni di protossido di azoto, che è caratterizzato da un effetto di riscaldamento potenziale (il cosiddetto GWP = Global Warming Potential) 296 volte maggiore rispetto a quello dell’anidride carbonica (CO2); - la prova strategie è la fotocopia della prova 2009. La raccolta di dati biennali potranno confermare i risultati ottenuti lo scorso anno e suggerire le migliori strategie di fertilizzazione; - nel rimanente quarto settore è stato allestito un percorso di confronto dell’evoluzione della tecnica di coltivazione negli ultimi 30 anni, da quella adottata a partire dagli anni 80 fino alla attuale. La prova quest’anno è più completa ed articolata, in quanto sono state inserite, oltre alla varietà Baio, varietà coltivata in esclusiva per Barilla fino ai primi anni del 2000, le varietà Saragolla e Normanno accanto al Levante già presente lo scorso anno, raccogliendo così tutte le varietà del Progetto. Il Farming, si rivolge ai principali attori della filiera produttiva del grano duro (Industria, Consorzi, Cooperative, Associazioni) e vuole cercare di essere, oltre ad un serio “banco di prova” per le proposte tecniche, anche un importante momento di incontro fra genetisti, agronomi e fitopatologi da un lato e produttori e trasformatori dall’altro. Nella prima decade di giugno sono state effettuate numerose visite guidate alle prove utili per far comprendere appieno che il successo della coltivazione dipende dall’equilibrio dei principali fattori agronomici e non dall’impiego di una sola soluzione, considerata particolarmente efficace. carasau pieghevole def.ai

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K

Spighe della varietà di grano duro Levante.

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Marco Dettori - Agenzia Regionale AGRIS Sardegna per la Ricerca in Agricoltura Tullio Meloni - Assessorato dell’Agricoltura e Riforma Agro-Pastorale - Sardegna Bruno Satta - Agenzia Regionale LAORE Sardegna per lo Sviluppo in Agricoltura

08/04/10

Il grano duro in Sardegna è una realtà importante sia dal punto di vista delle superfici coltivate sia per l’abbondanza di paste e pani di semola tradizionali. Fino alla riforma della PAC, le superfici storiche nell’Isola si aggiravano attorno a 80.000 ettari. Lo scorso anno, per effetto della nuova PAC, ma anche di alcuni eventi climatici estremi, le superfici coltivate si sono ridotte a soli 29.000 ettari. Nonostante un accenno di ripresa nel corso di quest’ultima annata agraria (circa 50.000 ettari stimati), le prospettive non appaiono favorevoli a causa del prezzo molto basso della granella sui mercati mondiali e locali. Oltre alle problematiche legate agli aspetti della politica comunitaria ed a quelli più specificatamente climatici, la mancanza in Sardegna di una filiera organizzata comporta forti difficoltà nella collocazione del grano locale sui principali mercati; eterogeneità della materia prima e limitata organizzazione dell’offerta, oltre alla mancanza di accordi di filiera verticale, sono tra i più importanti fattori che condizionano la commercializzazione delle produzioni locali. Queste carenze strutturali sono comuni a tutto il comparto produttivo italiano, ma sono più gravi in Sardegna a causa delle condizioni di insularità. Le condizioni appena descritte hanno due conseguenze negative: nonostante la grande ricchezza di prodotti tipici locali, la quantità di grano duro sardo utilizzata per la loro produzione è spesso irrisoria; inoltre, nel tempo è invalso il convincimento che il grano duro prodotto in Sardegna sia di scarsa qualità. L’Assessorato dell’Agricoltura e Riforma Agro-Pastorale ha sviluppato un progetto di valorizzazione delle produzioni isolane di grano duro in collaborazione con le Agenzie AGRIS e LAORE Sardegna. Questo progetto, denominato “Semenadura” persegue gli obiettivi di omogeneizzare la qualità della materia prima e di valorizzare il grano duro attraverso i prodotti tipici tradizionali. A questo scopo, è stata avviata una collaborazione con alcune aziende che hanno mostrato particolare interesse allo svi16:18

luppo di una politica di filiera del grano duro in Sardegna. I prodotti tipici scelti per l’iniziativa sono stati gli gnocchetti tradizionali, denominati “Malloreddus” nella Sardegna meridionale, e il “Pane Carasau”. La scelta di questi prodotti è legata alla specificità, alla notorietà anche al di fuori della Sardegna, e alla loro importanza economica nel contesto agroalimentare isolano. Sono state scelte le tre varietà di grano duro da seme più diffuse in Sardegna: Karalis, Iride e Saragolla. La prima è stata selezionata dall’Agenzia AGRIS e si è dimostrata molto ben adattata alle difficili condizioni pedoclimatiche dell’Isola. Le altre due provengono dall’attività di miglioramento genetico della Società Produttori Sementi di Bologna e garantiscono produzioni costanti e qualitativamente elevate anche in Sardegna. Inoltre, queste tre varietà sono in possesso di caratteristiche produttive e qualitative complementari. Ciò permette di ottenere una materia prima costante anche in annate molto diverse. Ad esse si è aggiunta la nuova varietà “Ampsicora”, selezionata dall’Agenzia AGRIS, e iscritta al registro nazionale varietale nell’ottobre 2009. Queste varietà sono state coltivate nei principali areali cerealicoli sardi con appositi disciplinari di coltivazione messi a punto dall’Agenzia LAORE. Il grano raccolto è stato macinato e trasformato per produrre “Malloreddus” e “Pane Carasau”. Sia il mulino che i trasformatori hanno reputato particolarmente interessante la qualità del grano duro, così come elevata è risultata la qualità dei prodotti trasformati. Per conferire visibilità ed una adeguata veste grafica, sono stati progettati il marchio “Semenadura” e le confezioni dei prodotti. Il successo di questa iniziativa dimostra che una filiera di grano duro di qualità in Sardegna è possibile e che è elevata la sensibilità dei trasformatori all’impiego di materia prima locale. Per rafforzare e sviluppare una filiera stabile del grano duro in Sardegna sarà comunque necessario operare lungo tre direttrici fondamentali: incoraggiare la nascita di una Organizzazione di Produttori cerealicoli, favorire lo sviluppo di accordi di filiera oltre a creare un marchio regionale collettivo per i prodotti cerealicoli. Quest’ultimo punto è fondamentale per garantire la tracciabilità della materia prima, aumentare la visibilità ed il potere di collocazione dei prodotti cerealicoli, sfruttare al meglio le occasioni proposte dal comparto turistico, stimolare la propensione al consumo interno.

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n. 15 - Giugno 2010

nutrizione

Alimentazione, dieta mediterranea, cereali e salute Prof. Enrico Roda - Direttore Unità Operativa di Gastroenterologia del Policlinico S. Orsola - Malpighi di Bologna Con l’aumento della vita media, cresciuta nell’ultimo mezzo secolo da meno di 50 anni a oltre 75 anni, sono aumentate nel mondo le malattie croniche cioè cardiopatie, cancro, disturbi mentali, malattie respiratorie, dell’apparato digerente ed osteoarticolare. Già oggi, secondo un rapporto dell’OMS, a livello mondiale il 60% delle morti in generale ed il 44% delle morti premature sono imputabili a malattie croniche. In un rapporto pubblicato su “Nature” nel 2007 un comitato di esperti di 55 paesi ha stimato che nei prossimi 10 anni, se non vi si porrà rimedio, le malattie croniche potrebbero causare a livello mondiale 388 milioni di morti mentre i costi delle malattie croniche nel Regno Unito, in Cina ed India potrebbero arrivare per perdita di produttività rispettivamente a 33, 237, 558 bilioni di dollari. Secondo un recente rapporto dell’IBM global service “Healthcare 2015 winwin or lose-lose” il problema delle malattie croniche dovrà essere affrontato dai sistemi sanitari per evitare il collasso. Fino ad oggi l’attenzione degli operatori sanitari si è rivolta alla cura delle patologie acute, mentre le patologie croniche sono state derubricate, secondo molti esperti, a problema personale nonostante che quasi l’80% dei casi di patologia coronarica, il 90% dei casi di diabete di tipo 2 e più della metà dei casi di tumore siano prevenibili modificando gli stili di vita. Infatti i più importanti fattori di rischio individuati dagli studi epidemiologici per queste malattie sono l’ipertensione arteriosa, il fumo, l’obesità ed il sovrappeso, l’abuso di alcool, l’ipercolesterolemia, l’iperglicemia, la vita sedentaria.

Campagne di sensibilizzazione in tal senso sono state avviate dall’OMS nel 2005 con il motto: “Restare a guardare è inaccettabile” e sono state riprese anche in Italia dal Ministero delle Salute: “Guadagnare Salute”. Tuttavia ad oggi i concetti di prevenzione e promozione della salute rimangono poco diffusi essendo poco incentivati dagli enti assistenziali ed ignorati o mal compresi dai consumatori. Eppure il problema delle malattie croniche andrà affrontato in un ottica generale che, oltre al resto, porti a modificazioni dei contesti ambientali (es. trasporti), incentivi nel consumatore scelte che correggano comportamenti scorretti, favorisca a livello industriale scelte ad impatto positivo sulla salute. In una revisione del 1981 sulle cause di morte, Doll e Peto hanno calcolato che negli Stati Uniti circa 1/3 delle morti per cancro possono essere attribuite alla dieta e per fare un esempio in campo gastroenterologico sia il cancro del colon che quello dell’esofago risultano meno frequenti in persone che consumano diete ricche in frutta e verdura. Negli anni 1980 proseguendo osservazioni compiute nelle popolazioni del bacino del mediterraneo negli anni post-bellici Ancel Keys nel “Seven Country Study” poneva in evidenza i vantaggi della dieta mediterranea in termini di riduzione delle malattie cardiovascolari. Tali vantaggi sono ormai riconosciuti universalmente. Poiché ben 16 paesi si affacciano sul Mediterraneo e le abitudini alimentari sono diverse da regione a regione anche di uno stesso paese, quali sono i caratteri che accomunano tali abitudini in termini di migliore stato di salute? Si tratta innanzitutto di abitudini frugali associate ad: • alto consumo di frutta e verdura, di cereali soprattutto in forma integrale, legumi, frutta secca con guscio (noci, nocciole, mandorle ecc.); • consumo di olio di oliva in alternativa ai grassi di origine animale (burro ecc.); • moderato consumo di prodotti caseari, pesce, pollame e basso consumo di carni rosse; • uova consumate da zero a quattro volte la settimana; • vino in bassa o moderata quantità. Studi successivi hanno confermato ed arricchito le prime osservazioni. In particolare il “Lyon Diet Heart Study” ha posto in evidenza l’importanza di ridurre

la carne rossa con pollame ed i grassi saturi di origine animale con grassi polinsaturi in termini di riduzione del rischio di recidiva di infarto; lo studio EPIC “European Prospective Investigation into Cancer” ha posto in evidenza la riduzione del rischio di morte per qualsiasi causa associato con alto consumo di frutta e verdura, lo studio EPIC Postdam il rapporto tra alto consumo di cereali integrali ed un ridotto rischio di sviluppare diabete di tipo 2. Tra i componenti responsabili dell’effetto benefico dei cereali integrali oltre alle fibre abbiamo gli amidi e gli oligosaccaridi resistenti alla digestione, tracce di magnesio e composti fenolici. Altri dati riguardanti gli effetti benefici dei cereali sul rischio cardiovascolare sono venuti dagli studi: Nurse Health Study, Iowa Women Study, Women Health Study tanto che l’American Hearth Association raccomanda il consumo di 3 o più porzioni al giorno di cereali integrali in forma di pane o pasta. L’effetto secondo i dati forniti dallo studio sarebbero legati alla presenza oltre che delle fibre anche di folati, vitamine B6, vitamina E ed altre sostanze non ancora identificate. Anche il consumo di legumi sembra associarsi inversamente al rischio di malattia cardiovascolare e di diabete di tipo 2. I legumi forniscono proteine, potassio, folati, magnesio e ferro (quest’ultimo fa-

La dieta mediterranea • Alto consumo di frutta e verdura, cereali, legumi, semi e frutta secca (noci, nocciole, mandorle, ecc.). • Consumo di olio di oliva in alternativa ai grassi di origine animale. • Moderato consumo di prodotti caseari, pesce e pollame con basso consumo di carni rosse. • Uova consumate da zero a quattro volte a settimana. • Vino in bassa o moderata quantità.


Filiera Grano duro news

eventi

PastaTrend: un successo internazionale Luca Borghi - Ufficio stampa PastaTrend cilitato dall’aggiunta di verdure a foglia verde e cibi ricchi di vitamina C) e quando associati alla pasta o al riso costituiscono un valido piatto unico. Gli effetti positivi delle sostanze fitochimiche e delle vitamine assunti con la dieta non sono facilmente replicabili con l’assunzione di supplementi. Vediamo dunque che la nostra pasta, soprattutto in forma integrale ed arricchita dall’aggiunta di conserve di pomodoro, di altre verdure, di erbe aromatiche, di aglio e cipolla, condita con olio di oliva, associata eventualmente a legumi, entra a pieno titolo tra i cibi da consumare nell’ambito di una corretta alimentazione sempre che ovviamente si tenga ben presente l’equilibrio tra fabbisogno energetico ed apporto calorico a seconda del peso corporeo. L’alimentazione, assieme ad un’attività fisica quotidiana adeguata all’età ed allo stato di salute, diviene così un mezzo per garantire non solo la sopravvivenza, ma anche un migliore stato di salute e di qualità della vita. Nel contesto di attenzione agli effetti benefici di alcuni alimenti sull’organismo è stato recentemente introdotto il concetto dei cibi funzionali. Si tratta di cibi che oltre alla loro funzione nutrizionale contengono principi fisiologicamente attivi in grado di esercitare effetti benefici aggiuntivi sulla salute e nella prevenzione delle malattie croniche o aumentando la concentrazione, o aggiungendo un componente con effetti benefici normalmente non presente, o rimpiazzando un componente con effetto deleterio, o aumentando la biodisponibilità di componenti con effetti benefici presenti in un determinato cibo. Quanto brevemente accennato sopra ci aiuta a capire l’importanza del trasferimento delle conoscenze ottenute in campo medico al settore agroalimentare per stimolare ricerca e sviluppo rivolte alla produzione di alimenti di qualità identificando le tecnologie più idonee alla produzione di alimenti salubri. Il rapporto che si sta ora instaurando tra il mondo medico scientifico ed accademico ed il mondo industriale e commerciale ha costituto le basi per il successo del primo evento dedicato interamente alla pasta denominato PastaTrend che ha avuto luogo a Bologna recentemente e che ha visto convivere convegni internazionali nel settore agroalimentare e medico. Tale idea troverà un palcoscenico più vasto durante l’EXPO di Shangai 2010.

PastaTrend, il Grande Salone della Pasta svoltosi a Bologna dal 24 al 27 aprile 2010, ha riunito per la prima volta in Italia 150 espositori della filiera grano duro-pasta conquistando l’attenzione di 22.261 visitatori e di 329 giornalisti italiani ed esteri che si sono accreditati durante la quattro giorni bolognese. Dei 38 Paesi iscritti, si sono avute conferme di ordini effettuati a vari livelli da Germania, Russia, Francia, Bulgaria, Giappone, Polonia, Lituania, Spagna, Israele, Tunisia, Sudan, Arabia Saudita, Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Messico, Venezuela e Portogallo. Ultima notizia, di “colore”, riguarda i piatti di pasta: ne stati consumati 24.512. La riprova (numerica, ma non solo) che la pasta è e rimane la regina incontrastata delle tavole italiane. Il prossimo appuntamento con PastaTrend sarà a Shanghai a settembre, nell’ambito dell’Expo 2010. Un’occasione unica - per i pastai, le aziende molitorie, i costruttori di impianti e tecnologie, le società sementiere e i produttori di grano - per scoprire i nuovi orizzonti del mercato cinese e sviluppare la possibilità di far diventare la pasta il cardine della corretta alimentazione anche del continente asiatico. D’altra parte, il primato italiano nel settore grano duro-pasta è incontestabile, come ha sottolineato la ricerca, presentata da Nomisma a PastaTrend, sulla rilevanza economica del comparto. L’Italia, dunque, non ha rivali nel settore: il 42% degli scambi di pasta a livello mondiale riguarda prodotti italiani. Il competitor più vicino è, però, proprio la Cina, con una quota dell’8% circa. Parliamo di un mercato esplosivo: la pasta piace, e piace soprattutto quella tricolore. Tra il 2004 e il 2008, infatti, mentre gli scambi mondiali crescevano del 54%, le esportazioni italiane registravano un

balzo del 60%. Un primato produttivo ed economico, oltre che culturale: la pasta è uno degli ambasciatori più amati del nostro Paese, un traino importante all’immagine dell’Italia nel mondo. A fornire lo stato dell’arte sul settore è stata proprio PastaTrend, la prima grande rassegna italiana e mondiale sulla pasta e la sua filiera (dai sughi agli abbinamenti alimentari, dalle materie prime alla tecnologia produttiva alla gastronomia). “Nell’ultimo decennio il comparto pastario ha conosciuto una crescita esponenziale”, spiega Denis Pantini, Responsabile agricoltura e industria alimentare di Nomisma e curatore della ricerca. Il valore della produzione nazionale è passato dai 2,5 miliardi di euro del 1997 ai 6,1 del 2007 (+144%). In quattro anni, tra il 2003-2007, è addirittura più che raddoppiato. Dietro c’è un comparto di quasi 6 mila imprese (con alcuni grandi marchi e una gran parte di micro-aziende artigianali) e circa 30 mila occupati. La crescita della pasta Made in Italy, spiega la ricerca, è trainata soprattutto dalle esportazioni. Il valore dell’export italiano ha superato nel 2009 gli 1,8 miliardi di euro, il 9% di tutto l’export alimentare italiano, subito dopo il vino, le conserve vegetali e le carni lavorate. Ma il dato economico non è sufficiente a descrivere il fenomeno pasta: i prodotti delle grandi, piccole e piccolissime aziende italiane che fanno il giro del mondo “contribuiscono come pochi altri a diffondere l’immagine e la tradizione del made in Italy”, sottolinea Pantini. E anche stando ai soli numeri, tra il 2004 e il 2009, all’interno dell’export alimentare italiano, “la pasta è il prodotto che ha registrato le performance migliori, con una crescita sensibilmente al di sopra dei risultati registrati per l’intera industria alimentare”.

Immagine dello stand della Società Produttori Sementi.

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8 Filiera Grano duro news

n. 15 - Giugno 2010

Agrometeorologia

Andamento meteo del periodo aprile-maggio 2010 William Pratizzoli – Area Agrometeorologica e Territorio, ARPA Emilia-Romagna Aprile nella norma, maggio molto piovoso.

Fig. 1

Fig. 2

Fig. 3

140

Piogge di maggio dal 1987 al 2010 area Sala Bolognese (BO)

120

125,1 115,1

100

89,4

85,7

80,2

80

76,9

68,7

mm

71,6

70,7 58,4

60 43,3 40

34,1

48,1 36,6

40,4

33,7

33,5

44,1

31,1

25,1

23,1 20

24,5

21

12,3

Temperature massime giornaliere di maggio nel 2010, 2009 e nel 2004 -zona di S.Agata Bolognese-

2010

Fig. 4

Tmax (°C) maggio 2004

35

Tmax (°C) maggio 2009 Tmax (°C) maggio 2010

30 25 20

31-mag

29-mag

27-mag

25-mag

23-mag

21-mag

19-mag

17-mag

15-mag

13-mag

11-mag

9-mag

7-mag

5-mag

10

3-mag

15

1-mag

Mappa di riflettività radar delle ore 12:30 GMT, corrispondenti alle 14:30 locali che mostra l’epicentro del fenomeno temporalesco di sabato 29 maggio 2010 in provincia di Ferrara.

40

°C

Fig. 5

2009

2008

2007

2006

2005

2004

2003

2002

2001

2000

1999

1998

1997

1996

1995

1994

1993

1992

1991

1990

1989

1988

0 1987

Trascorso aprile in condizioni meteorologiche prossime alla norma, il mese di maggio è stato caratterizzato da piogge notevolmente superiori alle attese climatologiche con valori, in molte zone, tra i più elevati degli ultimi 20 anni. Il mese di aprile ha rispettato appieno, anche con la caratteristica variabilità, gli andamenti meteorologici attesi all’inizio della primavera. Le piogge si sono alternate a cadenza pressoché settimanale, i valori globali di precipitazione hanno oscillato in pianura tra i 40 mm dell’area bolognese più settentrionale e gli 80-90 del piacentino e del riminese. In generale le precipitazioni cumulate mensili sono risultate comunque prossime alla norma. Non altrettanto si può dire delle piogge di maggio, soprattutto in riferimento alla prima metà del mese, periodo caratterizzato da precipitazioni notevolmente più elevate della norma, sia in riferimento alla entità che alla frequenza. Globalmente le piogge del mese hanno raggiunto, su gran parte della regione, valori superiori a 100 mm (figura 1), pari a oltre il doppio di quanto atteso secondo il clima 1991-2005 (figura 2). L’analisi della serie di dati meteorologici di maggio registrate in un’area della pianura bolognese (Sala Bolognese) dal 1987 permette di verificare che le piogge del maggio 2010 risultano le più elevate dal 1987 (figura 3). Date le caratteristiche temporalesche delle precipitazioni non sono mancati fenomeni estremi con presenza di grandine. Da segnalare le fortissime precipitazioni che hanno interessato la Romagna nella giornata di sabato 15 maggio 2010 dove a Vergiano (RN) sono stati registrati 118 mm e il nubifragio che ha colpito l’area di Copparo (FE) nel pomeriggio di sabato 29 maggio, durante il quale si sono registrati 87,6 mm in 3 ore (figura 5). A differenza delle precipitazioni, l’andamento della temperature è risultato più regolare e favorevole alla crescita delle colture nella fase di sviluppo delle cariossidi. Il confronto delle massime di maggio di una stazione della pianura bolognese negli anni 2004, 2009 e 2010 (figura 4), permette di verificare che l’andamento dei valori di quest’anno risulta più simile a quello registrato nel 2004, anno caratterizzato da produzioni elevatissime, che a quello dello scorso anno, quando nel mese si registrarono temperature elevatissime.


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