Filiera
Grano duro news Periodico di informazione tecnico-economica a sostegno del Progetto Pilota “Grano duro di alta qualità” in Emilia Romagna
Il progetto pilota prosegue il cammino
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Il progetto pilota “Grano duro di alta qualità” prosegue il cammino
La Fusariosi della spiga: una annata favorevole alla malattia
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Tiberio Rabboni - Assessore all’Agricoltura - Regione Emilia-Romagna
Andamento meteo periodo maggio-giugno 2008
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Selezione per tolleranza alla fusariosi della spiga: risultati preliminari dopo sette anni di sperimentazione
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Sommario
Campagna 2008: sintesi di pag. 5 un anno “anomalo” per il grano duro in Emilia-Romagna
“From Seed to Pasta”: un successo internazionale!
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Una difficile annata
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Filiera Grano duronews
Periodico di informazione tecnico - economica n. 8 - OTTOBRE 2008
Proprietà e redazione: Società Produttori Sementi Via Macero, 1 - 40050 Argelato (BO) - info@prosementi.com Direttore responsabile: Dott. Marco Bon
Il progetto pilota “Grano duro di alta qualità in Emilia-Romagna” sta entrando nel terzo anno di attività e, anche se sono passati solo due anni dal suo avvio, osservando quanto è mutato lo scenario della durogranicoltura, sembra letteralmente passata “un’era”. Sul fronte dei prezzi si è registrata quello che è stato definito un vero e proprio “otto volante”: basti ricordare che a fine settembre del 2006 la Borsa Merci di Bologna, principale piazza di riferimento, quotava il grano duro di prima qualità 169 euro/tonnellata, circa un anno e mezzo più tardi (nel marzo 2008) si raggiungeva il picco di 525 euro/tonnellata per poi ridiscendere alla quotazione di fine settembre a 298 euro/tonnellata. Sul fronte del costo dei mezzi di produzione si è registrata una analoga “rivoluzione”, legata in larga misura all’andamento del costo del petrolio e dell’energia in genere. Anche le superfici investite sono variate sensibilmente: a livello nazionale si è passati da 1,342 milioni di ettari nella campagna 2005/2006 a 1,439 milioni in quella 2006/07 fino a 1,566 milioni di ettari in quella 2007/2008. In Emilia-Romagna l’aumento è stato proporzionalmente ancora più rilevante: da 32 mila ettari del 2005/2006 a 46 mila l’anno successivo, fino ai 67 mila del 2007/2008. Anche la risposta produttiva dei diversi bacini italiani ha mostrato negli ultimi anni, sia in termini di resa sia per gli aspetti qualitativi e sanitari, una marcata variabilità; tale variabilità è stata legata essenzialmente ad andamenti climati-
ci molto differenziati negli anni e nelle diverse località. Come ben evidenziato in altro articolo di questo opuscolo, se consideriamo in particolare la situazione dell’Emilia-Romagna, se nel 2006/2007 si era registrata una annata non ottimale, ma comunque entro la normale variabilità climatica, nel 2007/2008 le condizioni sono state veramente al di fuori dalla norma: in particolare la piovosità assolutamente anomala in diversi areali, iniziata nel periodo antecedente la fioritura e protrattasi fino quasi alla maturazione, ha penalizzato interi bacini produttivi, con danni rilevanti sia sulle rese sia sulle caratteristiche igienico-sanitarie del prodotto (presenza di “vomitotossina” - DON). Nonostante le difficoltà legate a un siffatto andamento climatico l’intento dei proponenti è quello di riconfermare il progetto, magari focalizzando l’attenzione su quegli aspetti di agrotecnica, di scelta degli ambienti di coltivazione, di gestione del prodotto nelle fasi successive alla raccolta ecc., che possono più efficacemente contrastare condizioni particolarmente avverse, anche quando determinate da andamenti climatici straordinari. Sono convinto che anche, e forse ancor più, quando le condizioni produttive si presentano difficili, è indispensabile una stretta integrazione tra i soggetti della filiera, per favorire l’adozione delle possibili contromisure in ciascuna fase interessata, dalla produzione, allo stoccaggio, alla trasformazione. Credo dunque che in questo senso il progetto possa rappresentare un valido esempio, da seguire, affinare e sviluppare.
Stampa: Bime Tipo-Litografia s.n.c. Via Sebastiano Zavaglia 20/24 - 40062 Molinella (BO) Reg. Tribunale di Bologna n. 7711 del 15/11/2006 Periodico realizzato con il contributo della Regione EmiliaRomagna ai sensi della L. R. 28/1998.
società PRODUTTORI SEMENTI S.p.A. BOLOGNA
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n. 8 - Ottobre 2008
DIFESA FITOSANITARIA
La Fusariosi della spiga: una annata favorevole alla malattia che conferma però l’affidabilità dei sistemi di previsione Vittorio Rossi - Istituto di Entomologia e Patologia vegetale - Università Cattolica del Sacro Cuore (Piacenza) °C
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0 19 Aprile
1 Maggio
13 Maggio
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Due parole chiave: prevenire e prevedere A livello di prevenzione vi sono due elementi da tenere in considerazione: 1) il rischio di Fusariosi è sempre potenzialmente presente; 2) l’andamento stagionale e la zona di coltivazione contano per circa il 50% di questo rischio (e non può pertanto essere gestito) mentre il restante 50% dipende dalle scelte colturali (ed è quindi gestibile dal coltivatore). E’ quindi indispensabile che vengano sempre applicate tutte le misure preventive relative alla scelta varietale ed alle tecniche colturali, ormai ampliamente divulgate (vedere al riguardo l’artico-
6 Giugno
Temperatura (°C) Umidità relativa (%)
Umidità relativa (%)
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Temperatura (°C) Pioggia (mm)
Nel n. 6 - aprile 2008 di questo periodico è stato ricordato che la Fusariosi della spiga è un problema sempre attuale per il grano duro. E’ stato sottolineato il fatto che, nonostante la malattia non si sia presentata in forma grave e diffusa negli areali di coltivazione dell’EmiliaRomagna negli ultimi anni (a causa di condizioni meteorologiche non molto favorevoli ai Fusaria), è necessario mantenere sempre alto il livello di attenzione. La primavera del 2008 è stata caratterizzata da piogge frequenti e temperature miti, condizioni estremamente favorevoli allo sviluppo dei Fusaria che causano la Fusariosi della spiga. La concomitanza di queste condizioni con il periodo di antesi di molte varietà di grano duro ha fatto si che la malattia si sia sviluppata spesso in forma grave. La presenza diffusa dei tipici sintomi della malattia sulle spighe, l’alta frequenza di cariossidi striminzite, discolorate e con colorazioni rosate hanno indotto a ritenere concreto il rischio di una contaminazione elevata da micotossine al momento della trebbiatura. I dati analitici hanno poi confermato questo timore. In un campione numericamente limitato, ma formato da lotti provenienti da diversi areali, il don (deossinivalenolo, la fusariotossina più frequente negli areali del nord Italia) è risultato presente su livelli mediamente elevati, con numerosi campioni analizzati superiori ai limiti stabiliti dall’Unione Europea, regolamento 1126/2007 (pari a 1750 ppb per il grano duro). Per tracciare un bilancio più esauriente della campagna 2007-08 è necessario avere a disposizione dati numericamente più consistenti ed informazioni dettagliate relative alle scelte effettuate dai coltivatori in termini di precessioni colturali, lavorazioni del terreno, varietà ed altre tecniche colturali, compresa l’esecuzione dei trattamenti fungicidi. E’ però possibile già da ora effettuare alcune riflessioni.
FHB-tox
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Pioggia (mm)
Fig. 1 - Dati meteorologici rilevati in una stazione della pianura bolognese nel 2008 e simulazioni fornite dal modello FHB-wheat: FHB-inf indica il rischio di infezione da parte di F. culmorum (marrone) e F. graminearum (verde); FHBtox indica il rischio di accumulo delle fusariotossine (rosso). In generale, le simulazioni del 2008 hanno fornito indici di rischio più di dieci volte superiori a quelli del 2007 e paragonabili a quelli del 2002.
18 Giugno
lo “Prevenzione dalle micotossine nei cereali autunno-vernini dal campo allo stoccaggio” pubblicato su Agricoltura 7-8/2008) e presenti nei vari disciplinari di produzione, compreso il “Disciplinare per la coltivazione e la conservazione del grano duro di alta qualità” (vedi anche il n. 6 - aprile 2008). Per quanto concerne la previsione, la Regione Emilia-Romagna, il Crpv e l’Università Cattolica di Piacenza stanno portando avanti un progetto denominato Mico-inform, che ha come scopo la messa a punto di un sistema di divulgazione periodica delle previsioni del rischio da micotossine prodotte dal modello FHB-wheat e dal sistema
Filiera Grano duronews di supporto alle decisioni FHB-DSS. Nell’ambito di questo progetto, l’Università Cattolica ha prodotto anche nel 2008 le previsioni di rischio a cadenza settimanale, a partire dalla metà di aprile e fino alla raccolta. Tali previsioni sono poi state trasferite dal Crpv ai vari soggetti della Filiera, tra i quali le OP cerealicole, le Cooperative e Centri di stoccaggio dei cereali. Su tutti gli areali di coltivazione della regione (seppur con differenze da zona a zona), il sistema di previsione ha segnalato precocemente la presenza di condizioni estremamente favorevoli allo sviluppo della Fusariosi della spiga per le varietà con antesi fra la fine di aprile e la metà di maggio, con un conseguente rischio elevato di presenza di don nelle cariossidi al momento della trebbiatura (Fig. 1). Le previsioni danno la possibilità di programmare l’epoca ottimale per l’esecuzione dei trattamenti fungicidi, i quali come è noto sono più efficaci quando effettuati nei 3-4 giorni precedenti l’infezione rispetto a quando eseguiti più anticipatamente oppure ad infezione avvenuta. Le previsioni inoltre consentono una corretta pianificazione delle analisi da eseguire al ricevimento delle partite e del conseguente stoccaggio. Le priorità per il futuro Negli ultimi anni sono state dedicate risorse alla ricerca ed alla sperimentazione sulla Fusariosi della spiga nei cereali autunno-vernini, ed in particolare nel grano duro che, come noto, è la specie più sensibile. Queste attività hanno prodotto risultati di rilievo, tanto che buona parte delle nuove risorse sono state dirottate su altri aspetti della qualità e sicurezza degli alimenti ed in particolare al problema delle fumonisine nel mais (micotossine prodotte da F. verticillioides e specie affini). L’annata 2008 ha ribadito che il problema fusariotossine nel grano duro non è risolto e non può essere accantonato. Sarà pertanto necessario continuare a finanziare la ricerca in questa filiera di punta per l’Emilia-Romagna e, per certi aspetti ancor più, dedicare risorse alla divulgazione dei risultati ottenuti, facendo anche ricorso alle nuove metodologie dell’ICT (Information and Communication Technology), che permettono di raggiungere gli utenti in modo capillare e tempestivo.
Agrometeorologia
Andamento meteo
Le precipitazioni del periodo maggio-giugno 2008 William Pratizzoli – Area Agrometeorologica e Territorio, ARPA Emilia-Romagna Nei mesi considerati i vaPrecipitazione cumulata di maggio e giugno 2008 (mm) lori di precipitazione cumulata sono risultati, in gran parte della regione Emilia-Romagna, superiori a quelli medi calcolati sul periodo 1991-2005. Gli scostamenti maggiori si rilevano nelle province centro occidentali dove sono presenti vaste aree di pianura in cui i valori 50 100 150 200 250 300 350 di pioggia cumulata del periodo, tra 200 e 350 mm, risultano fino al 75% in più Anomalia di Precipitazione (%) del periodo 1° maggio-31 giugno 2008 rispetto al clima 1991-2005 rispetto alla media calcolata nel periodo di riferimento. Le anomalie del periodo sono da imputare prevalentemente all’andamento meteorologico dei due mesi considerati in particolare a causa delle frequenti condizioni di maltempo presenti nel -5 0 0 50 100 150 200 250 periodo compreso tra la seconda metà di maggio e le prime due decadi di giugno. Lo scostamento delle precipitazioni cumulate dei due mesi considerati ha raggiunto valori di oltre 100 mm in tutta l’area centrooccidentale della regione, oltre il doppio di quanto atteso considerando il periodo 1991-2005. Situazione meteorologica Durante la seconda quindicina di maggio un’estesa figura di bassa pressione, in spostamento molto lento ha portato sulla Emilia-Romagna correnti molto umide e instabili. I temporali sono stati frequenti e la precipitazioni ad essi associate particolarmente intense. Le piogge sono state abbondanti ovunque a parte una fascia ristretta lungo la costa e il Delta del Po. Il giorno 26 maggio la regione è sotto l’influsso di un caldo e umido promontorio di alta pressione, interrotto il giorno 29 dello stesso mese dal passaggio di un’intensa linea temporalesca accompagnata da forti rovesci, grandine (tra il cesenate e il lughese), e raffiche di vento forte (causa di diffusi allettamenti precoci). Ancora una volta meno interessata la fascia più prossima alla costa. Le temperature del mese, pur con sbalzi significativi, hanno avuto un valor medio prossimo al valore climatologico. La prima metà del mese di giugno non vede un cambiamento delle condizioni generali sulla regione: un intenso campo di alta pressione si posiziona in maniera anomala sulla Scandinavia mentre la corrente a getto in quota scorre sopra le coste del Nord-Africa. L’Italia si viene così a trovare in una situazione permanente di bassa pressione. Pur con alcune fasi più asciutte, l’Emilia-Romagna è interessata a più riprese da pesanti piogge temporalesche e tutti i giorni, da qualche parte della regione, piove. Gli allagamenti più consistenti si hanno tra il reggiano ed il modenese. Verso la fine del periodo altri impulsi perturbati interessano buona parte del territorio ed il 14 mattina la zona tra Reggio Emilia e Bologna ma, soprattutto, la costa ferrarese subiscono un nuovo pesante carico di precipitazioni. Le temperature sono state, ovviamente, un po’ al di sotto dei valori stagionali.
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n. 8 - Ottobre 2008
attività di ricerca
Selezione per tolleranza alla fusariosi della spiga: risultati preliminari dopo sette anni di sperimentazione Gianluca Ferrazzano - Divisione Ricerca - Società Produttori Sementi Bologna Dal 1995 il genere dei funghi che causano la malattia denominata “fusariosi della spiga” sono diventati un problema permanente in Italia con gravità variabile a seconda dell’anno e dell’areale di coltivazione. Questo, soprattutto in riferimento al grano duro specie notoriamente più sensibile del grano tenero. L’associazione tra “fusariosi della spiga” del frumento e presenza di micotossine di Fusarium nelle cariossidi è stata evidenziata in vari studi ed è ormai dimostrato che per ottenere frumento non contaminato da tali sostanze è necessaria una azione preventiva allo scopo di ridurre l’infezione alle spighe. Estrema importanza ha “l’effetto ambientale” sulla manifestazione della malattia, che provoca sintomi solo quando, dalla spigatura in avanti, ci sono condizioni di temperatura ed umidità favorevoli. Quindi i sintomi che causano le differenze di suscettibilità rilevate tra varietà, molto spesso hanno una componente “ambientale” predominante proprio perché non esiste una vera resistenza alla fusariosi della spiga nelle varietà attualmente coltivate in Italia ed in Europa (Otto et al. 2002). I dati pubblicati nel supplemento del n. 34 - 12/18 set. 08 del “L’Informatore Agrario” dimostrano come non vi siano sostanziali differenze di grado di infezione tra le varietà di grano duro coltivate nelle prove dell’areale centro-nord Italia.
Selezione in serra per tolleranza alla fusariosi della spiga.
Linee in selezione G508 (incrocio multiplo) G519 (incrocio multiplo) G526 (incrocio multiplo) Media linee Saragolla Orobel S. Carlo Iride Levante Simeto Media varietà
Indice Don % rispetto alla media delle varietà
36,8 51,9 65,6 51,4 78,9 85,5 86,3 108,0 108,8 132,5 100,0
Alcune pratiche colturali possono ridurre, ma non controllare totalmente la malattia. La costituzione di nuove varietà aventi un alto livello di resistenza parziale alla fusariosi è il mezzo più efficiente per controllare la malattia a causa del basso costo per i coltivatori e dei vantaggi per l’ambiente e la salute dei consumatori. Per questo motivo in tutto il mondo sono in corso ricerche per mettere a punto varietà resistenti alla fusariosi della spiga. Sono altresì note varietà esotiche, principalmente grani teneri di origine cinese, ma anche brasiliana e giapponese, che presentano una buona tolleranza alla fusariosi. Sono anche note linee di Triticum Dicoccoides e Triticum Macha particolarmente tolleranti. Purtroppo queste varietà hanno caratteristiche negative per una coltivazione diretta in Italia e sono state utilizzate in passato dalla Società Produttori Sementi (PSB) nei programmi di incrocio e relativa selezione su grano duro. L’attività di breeding specifica della PSB nei riguardi della fusariosi della spiga è cominciata nell’anno 2001. E’ importante sottolineare che la sola selezione tradizionale in campo sia un metodo inaffidabile e poco efficiente a causa della forte dipendenza della malattia da condizioni ambientali poco controllabili. Poiché la resistenza a questa malattia dipende da diversi caratteri quantitativi la selezione assistita da marcatori molecolari (MAS) strettamente associati a questi caratteri quantitativi è stata applicata sui
Tab. 1 - Anno 2008. Confronto dell’indice di Don tra linee e varietà di grano duro coltivate in campo a filette replicate, inoculate artificialmente e mantenute costantemente umide tramite nebulizzazione (dati preliminari).
materiali PSB per selezionare le linee più promettenti. Il lavoro di selezione per ottenere materiale tollerante la fusariosi della spiga è cominciato trasferendo le resistenze del grano tenero e del T. Dicoccoides su alcune varietà di grano duro preesistenti e moderatamente tolleranti la fusariosi. Questi materiali sono stati selezionati impiegando inoculi artificiali in serra prima e in campo poi e utilizzando la selezione assistita da marcatori molecolari associati ai QTL di resistenza. Le caratteristiche delle prime linee di grano duro tolleranti sono state migliorate incrociandole con una serie di varietà commerciali. Da questi incroci sono derivate famiglie che daranno origine a linee utilizzabili, in prospettiva, per l’ottenimento di varietà commerciali di grano duro. Le caratteristiche agronomiche e qualitative di queste famiglie sono state saggiate ottenendo risultati incoraggianti. La caratteristica più interessante, risiede nel loro basso accumulo di DON in presenza di pesanti cicli di inoculo artificiale effettuate in serra climatizzata e in campo. In effetti, la quantità di DON accumulato nel seme prodotto dalle famiglie selezionate è sempre stata largamente inferiore a quella riscontrata nel seme prodotto dalle attuali varietà commerciali inoculate nello stesso modo e nelle stesse condizioni. Bibliografia: Otto C.D. et al., 2002. Genetic dissection of a major Fusarium head blight QTL in tetraploid wheat. Plant Molecular Biology 48, 625-632.
Filiera Grano duronews AGRONOMIA
Campagna 2008: sintesi di un anno “anomalo” per il grano duro in Emilia-Romagna Pierluigi Meriggi – Horta S.r.l. - Spin Off Università Cattolica del Sacro Cuore (Piacenza) L’andamento climatico dell’annata ed in particolare del periodo primaverile ha messo a dura prova le coltivazioni di grano duro della regione. Gli eccessi della primavera 2008, manifestatisi anche con forti temporali e nubifragi durante la fase di maturazione del grano, hanno generalmente favorito l’allettamento delle colture. Pur tuttavia sono state raggiunte, in alcune aziende agricole, performances produttive di eccellenza, specie nelle colture scarsamente o per nulla allettate. Le corrette scelte tecniche si sono comunque rilevate fondamentali per attenuare gli effetti negativi del clima. Andamento meteorologico e della coltura del grano duro in EmiliaRomagna Le piogge di fine estate ed inizio autunno 2007 hanno permesso una buona lavorazione dei terreni e una corretta preparazione dei letti di semina; in queste condizioni le semine dei cereali autunno vernini e del grano duro in particolare, sono state realizzate in modo corretto. Successivamente le temperature, al di sopra della norma e senza forti oscillazioni, hanno consentito emergenze regolari ed uno sviluppo delle plantule costante, tanto da riscontrare l’inizio dell’accestimento già nel mese di dicembre. Inoltre i primi mesi del 2008, caratterizzati da temperature medie elevate hanno permesso un ottimo sviluppo vegetativo del grano duro. Infatti all’uscita dell’inverno le colture si presentavano generalmente molto bene, senza particolari sintomi di carenza di azoto e con un elevato numero di culmi per metro quadrato. Apparentemente, le premesse affinché il grano duro potesse esprimere nei nostri ambienti di coltivazione buone rese ettariali, c’erano tutte. L’eccellente stato nutrizionale era ascrivibile sia alla ormai consolidata pratica della fertilizzazione azotata con interventi frazionati, attuata in copertura, sia alle scarse precipitazioni nei mesi invernali che non hanno assecondato, per il secondo anno consecutivo, il dilavamento degli elementi nutritivi ed in particolare dell’azoto. Ad eccezione di alcune aree della regione ove, a fine aprile, si poteva notare un principio di stress idrico, le colture ad inizio spigatura si presentavano ancora
regolari e ben impostate. Dal punto di vista sanitario, rispetto alla norma, si poteva riscontrare nel grano duro una maggiore presenza di oidio e qualche attacco diffuso di cecidomia, dittero le cui larve ostacolano il trasferimento degli assimilati verso la spiga causando l’imbianchimento delle stesse. Le prime precipitazioni del mese di maggio, accompagnate da un riequilibrio termico, sono state favorevoli alle coltivazioni in quanto hanno consentito una “ripresa” del contenuto idrico dei terreni ed il mantenimento di condizioni più regolari per la fase riproduttiva. Purtroppo a partire dalla fine della prima decade di maggio le piogge sono cadute con eccessiva insistenza ed hanno incominciato a provocare nel grano duro i primi allettamenti. Le precipitazioni hanno raggiunto in alcuni areali valori di intensità veramente eccezionale per il periodo: sono stati riscontrati in modo non inconsueto, valori di pioggia cumulati in un giorno anche superiori a 40-50 mm. Mentre le precipitazioni di maggio hanno sostanzialmente favorito lo sviluppo delle malattie fungine, in particolare della fusariosi, e gli allettamenti solo limitatamente alle varietà più precoci, quelle più intense a carattere temporalesco e talvolta sotto forma di veri e propri nubifragi, riscontrate nella prima decade di giugno hanno inciso più decisamente in negativo compromettendo la stabilità delle piante in quasi tutte le coltivazioni. Il rialzo repentino delle temperature dopo la metà di giugno ha favorito una rapida maturazione del grano duro, concorrendo nel peggioramento dei parametri qualitativi già compromessi dagli allettamenti. In conclusione è stata un’annata climatica molto contrastata con ostacoli cliOstacoli climatici
matici differenti rispetto alla precedente (tab. 1). Una prima fase mite ed estremamente favorevole per le colture, quasi fin troppo ingentilite dalle alte temperature e dalla ottima disponibilità dei nutrienti nel terreno ed una seconda di forte contrasto per le precipitazioni molto abbondanti che hanno compromesso la stabilità delle colture. Nelle figure 1 e 2 sono riportati, a titolo esemplificativo, gli andamenti delle temperature e delle precipitazioni medie mensili rilevate, nelle ultime 3 annate cerealicole, presso l’Az. Agr. Cà Bosco a Ravenna, località rappresentativa della valle padana sud – orientale. In particolare dalla figura 1 si evince come nell’ultima annata le temperature, ad eccezione del mese di gennaio, si siano ben differenziate rispetto 2006/07 e comunque siano rientrate nella norma del periodo. Per quanto riguarda l’andamento delle precipitazioni (fig. 2), nell’ultima annata, queste si sono ripartite in modo più uniforme nel periodo marzo - giugno, consentendo un sicuro assorbimento dei concimi azotati distribuiti nel periodo primaverile. Le stesse, dal punto di vista quantitativo, si sono allineate maggiormente rispetto ad una media storica del periodo. Naturalmente questi tipi di grafici non sono in grado di evidenziare la forte irregolarità e intensità delle precipitazioni che si sono abbattute sulla regione nel periodo maggio-giugno e che hanno causato i noti inconvenienti alle colture. Fattori agronomici di equilibrio Come facilmente intuibile dal commento dell’andamento meteorologico, la campagna cerealicola appena terminata è stata anche caratterizzata da una
2006/07
2007/08
Eccesso di precipitazioni (in spigatura)
Fenomeni non significativi
Abbondanti precipitazioni nel mese di maggio e nella prima decade di giugno
Siccità
Forte siccità nel mese di aprile e nelle prime 2 decadi di maggio
Temporanei e lievi sintomi di siccità a fine aprile
Eccessi di temperatura
Temperature superiori alla norma durante tutto il ciclo del grano
Temperature superiori alla norma in particolare nel periodo invernale
Tab. 1 - Principali ostacoli climatici verificatisi nell’ultimo biennio.
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n. 8 - Ottobre 2008
Temperature medie mensili (°C)
Precipitazioni (mm)
Fig. 1 - Andamento delle temperature medie mensili durante il ciclo nelle ultime 3 annate cerealicole. Ravenna Az. Agr. Cà Bosco. sostanziale incertezza sulle possibili performances produttive delle colture. Tale incertezza si è protratta per tutto il mese di maggio. Da un lato era possibile rilevare aspetti sicuramente favorevoli, quali ad esempio l’ottimo stato nutrizionale delle colture e la ripristinata disponibilità idrica dei terreni durante il periodo della maturazione, che alla fine ha sicuramente premiato il frumento tenero ma non è stata sfruttata dal duro, in gran parte allettato e oltretutto gravato da problemi fitosanitari (principalmente oidio e fusariosi, ma anche ruggine bruna e septoria); dall’altro aspetti meno favorevoli, quali l’eccessiva fittezza delle piante e la accentuata “spinta vegetativa” delle colture, che non hanno sicuramente ostacolato il fenomeno dell’allettamento. Per comprendere bene come questi aspetti abbiano interagito tra di loro, esemplificativi sono i risultati riportati in figura 3. Nella stessa sono riportati i risultati di una sperimentazione che è ormai al terzo anno di attuazione e che verifica la risposta quanti-qualitativa del grano duro a differenti dosi di azoto somministrato (da 0 a 250 kg/ha). In particolare nella figura 3A (resa in granella) si evince come il testimone a zero azoto abbia prodotto quest’anno allo stesso livello del 2006, annata peraltro caratterizzata dal raggiungimento di elevate rese e da una buona risposta della coltura alle somministrazioni azotate, e superiore al 2007, ove la precoce siccità e le alte temperature di maggio hanno provocato il classico fenomeno della “stretta”. Mentre nel 2007 la risposta della coltura non c’è stata a causa del mancato assorbimento dell’elemento, nell’annata appena trascorsa gran parte dell’azoto è stato assimilato dalla coltura, la quale ha conseguito il massimo della produzione con i 100 kg/ha di azoto, contro i circa 200 del 2006. I risultati della prova indicano infatti che nell’anno in corso l’optimum della concimazione azotata era più ridotto rispetto
Fig. 2 - Andamento delle precipitazioni medie mensili durante il ciclo nelle ultime 3 annate cerealicole. Ravenna Az. Agr. Cà Bosco.
al 2006 e questo per il ben noto motivo del mancato dilavamento dell’elemento durante il periodo invernale. In pratica quest’anno somministrando quantità superiori a 200 kg/ha di azoto si sono ottenuti effetti negativi sulle produzioni, con risultati addirittura inferiori al test non concimato. Una parte della spiegazione di questo effetto la possiamo ritrovare nel grafico 3B che indica l’allettamento della prova nel 2008 (nelle due annate precedenti non erano stati riscontrati fenomeni significativi). Come si può evincere dal grafico vi è una netta correlazione fra l’allettamento e le dosi di azoto somministrate; mentre fino a 100 kg/ha di N il fenomeno è contenuto e la percentuale di coltura allettata non supera il 25%, man mano che l’apporto del fertilizzante aumenta anche l’allettamento cresce. Un punto percentuale di allettamento ha corrisposto ad una perdita di circa mezzo quintale di granella. Infine l’andamento del tenore proteico nel 2008 (fig. 3C) è molto simile a quello dell’annata precedente. Ciò è dovuto in parte alla notevole fertilità naturale residua dei terreni, per i motivi sopra ricordati, che ha consentito di ottenere elevate percentuali di proteine anche nel test non concimato e dalla non completa efficienza della sintesi proteica a causa dell’allettamento della coltura. In conclusione possiamo sottolineare che le annate “sfavorevoli” come il 2008, possono esprimere anche una certa positività, in quanto possono rappresentare un’occasione per analizzare le varie esperienze tecniche e per ridisegnare più correttamente i disciplinari di coltivazione nei quali far risaltare con il giusto peso i vari fattori agronomici di equilibrio, in grado cioè di mitigare i deleteri effetti degli eccessi del clima. Ricordiamo a tal proposito che, oltre alla concimazione azotata, importantissimi aspetti della tecnica agronomica sono: l’investimento, la scelta varietale, in attesa di poter predisporre di varietà tolleran-
ti, la difesa fungina e l’avvicendamento. Il grano duro merita molta attenzione negli approfondimenti di tecnica colturale affinché, in Emilia Romagna ma anche in altre regioni del nostro paese, occupi stabilmente quegli spazi negli ordinamenti colturali che assolutamente gli possono competere.
3A
3B
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Fig. 3 - Effetti di dosi crescenti di azoto su resa in granella (3A), percentuale di allettamento (3B) e proteine (3C) del grano duro, nelle ultime 3 annate cerealicole. Ravenna Az. Agr. Cà Bosco.
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“From Seed to Pasta”: un successo internazionale! Marco Bon - Società Produttori Sementi Bologna Il simposio scientifico“From Seed to Pasta: The Durum Wheat Chain”, tenutosi a Bologna tra il 30 giugno e il 3 luglio 2008 e che la Società Produttori Sementi di Bologna ha avuto l’onore di organizzare in collaborazione con i più importanti centri di ricerca internazionale nel breeding del frumento CIMMYT (Messico) e ICARDA (Siria), ha riscosso un grande successo internazionale. Sono state 370 le personalità fra ricercatori, scienziati, esperti ed operatori del settore, provenienti da 40 Paesi del Mondo, che si sono confrontate nei 3 giorni di lavoro sui temi della filiera grano duro-pasta. Dalla storia della pasta, alle sue caratteristiche nutrizionali; dalla genomica alla selezione assistita; dal breeding alla selezione di nuove varietà sempre più performanti e sempre più efficienti nell’utilizzo dell’acqua e dell’azoto oltre che resistenti alle patologie (fusariosi, ruggini ecc.); dagli aspetti nutrizionali alle qualità molitorie della semola; dall’esempio concreto della filiera integrata Barilla - Produttori Sementi alle prospettive di sviluppo del grano duro nell’Unione europea e nel mondo; sono questi, solo alcuni dei temi trattati nelle 50 relazioni suddivise nelle 10 sessioni tematiche e nei 133 poster presentati. Tematiche trasversali alla filiera che evidenziano l’innovativo approccio con cui è stato organizzato il Simposio. Un approccio di filiera che è risultato una delle chiavi del grande successo ottenuto dalla manifestazione oltre a quello di essere riuscita a riunire insieme i maggiori esperti, a livello mondiale, di aree di ricerca molto diverse tra loro, ma tutte collegate alla filiera del grano duro e della pasta. Bologna è divenuta così, per 3 giorni, la capitale mondiale della filiera della pasta:
La numerosa platea intervenuta al Simposio.
pasta universalmente riconosciuta quale simbolo del “made in Italy” alimentare nonché parte fondamentale della “dieta mediterranea” di cui, proprio nei giorni di svolgimento del Simposio, è stato richiesto il riconoscimento all’Unesco quale “patrimonio dell’umanità”, essendo un patrimonio culturale intangibile degno di essere tutelato dall’Agenzia delle Nazioni Unite. Non a caso Bologna è il capoluogo di una Regione molto impegnata nel settore cerealicolo, una Regione, l’Emilia-Romagna che ha visto svilupparsi, tra molte eccellenze, un’industria agro-alimentare qualificata e ove, tra l’altro, hanno sede Barilla, la più importante industria pastaria mondiale, la Società Produttori Sementi, impegnata da ben 97 anni nella costituzione varietale e nella diffusione dell’innovazione, e l’Università di Bologna, prima Università del mondo occidentale. Una Regione, inoltre, in cui si è sviluppata una duro-granicoltura di qualità, significativamente superiore alla media grazie alla presenza di aziende agricole con un alto livello imprenditoriale e notevoli potenzialità tecnico agronomiche. Ad ulteriore testimonianza del grande valore che il Simposio ha assunto a livello internazionale va segnalata la sponsorizzazione, oltre che della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, della Regione EmiliaRomagna e della Barilla, anche della FAO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Vanno infine ricordati i commenti dei due rappresentanti della Commissione Europea, che hanno partecipato al Simposio, positivamente impressionati dalla qualità dell’organizzazione e dai contenuti del Simposio stesso. Numerosi i partecipanti che hanno richiesto una riedizione del Simposio in un prossimo futuro.
BolognA
June 30 - July 3
Italy
2008
From Seed to Pasta: The Durum Wheat Chain International Durum Wheat Symposium
Il Simposio è visibile su internet! Per la prima volta un simposio interamente visibile a tutti su internet. www.fromseedtopasta2008.it è l’indirizzo del sito internet interamente dedicato al Simposio, in cui è possibile guardare i video delle relazioni e la maggior parte dei 133 poster presentati al Simposio internazionale “From Seed To Pasta: The Durum Wheat Chain”. Il grande successo ottenuto e il valore delle relazioni e dei poster presentati all’evento bolognese, hanno spinto gli organizzatori a proseguire nell’attività di divulgazione delle conoscenze e dei risultati recentemente conseguiti all’interno della filiera grano duro-pasta. Sono state così messe a disposizione dell’intera community del grano duro più di 40 relazioni dei maggiori esperti mondiali del settore, che analizzano tutti i diversi aspetti della filiera sia in chiave scientifica che tecnologica. Scaricabili, sono anche la maggior parte dei poster presentati, già suddivisi nelle diverse tematiche affrontate.
Dott. Timothy Hall, DG Research, Commissione Europea.
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Filiera Grano duronews
n. 8 - Ottobre 2008
RESOCONTO ANNATA
Una difficile annata Roberto Ranieri e Maroun Atallah - Barilla G. e R. Fratelli Il simposio “From Seed to Pasta: the Durum Wheat Chain”, tenutosi a Bologna nell’estate 2008, con la partecipazione di 370 ricercatori provenienti da 40 paesi rappresentanti di tutti e 5 i continenti, ha sancito il ruolo centrale ed internazionale della filiera grano duro pasta italiana. Nonostante siano stati tanti e molto diversificati gli argomenti affrontati durante il simposio, partendo dalla ricerca scientifica, in particolare quella relativa alla genetica, fino alle tecnologie di produzione della pasta, è emerso chiaramente che l’Italia occupa una posizione di eccellenza sul panorama mondiale per quanto riguarda il grano duro in tutti i suoi aspetti. Particolare attenzione è stata riservata ai progetti di filiera e le modalità per realizzarli presentate da Barilla e dai suoi partner e che si sono mostrate particolarmente all’avanguardia, tanto da divenire un caso di studio e modello di business. In questo contesto, va inserito il progetto “Grano Duro di Alta Qualità in Emilia Romagna” dove il coinvolgimento diretto della Regione Emilia Romagna ha rappresentato un ulteriore elemento di interesse ed apprezzamento, grazie al suo ruolo di facilitare e supportare lo sviluppo di iniziative innovative e dare nuova linfa e “frizzantezza” al business. Ovviamente, non va perso di vista il fatto che questi progetti vengono valorizzati soprattutto dagli obiettivi raggiunti e dai risultati operativi, che nel caso del suddetto progetto sono le produzioni quantitative e qualitative di grano duro. Per quanto riguarda quest’ultimi aspetti, a livello nazionale la campagna grano duro si è conclusa con buoni risultati sia in termini quantitativi, con una produzione di più 5,5 milioni di tonnellate, che qualitativi. L’andamento stagionale, soprattutto nelle prime fasi di sviluppo, è stato ottimale per la coltura del grano duro. In particolare, nelle aree del centro sud le abbondanti piogge del periodo invernale hanno fornito la riserva idrica necessaria al completamento del ciclo. Anche le temperature che sono state appena al di sopra alla media stagionale, ma più basse dello scorso anno, hanno impedito lo sviluppo precoce di malattie che avevano influito pesantemente sulla campagna 2006-07. Più critica la situazione al nord dove, dopo un inverno e una primavera piuttosto “asciutti”, la campagna si è chiusa con i mesi di maggio e giugno particolarmente piovosi. In particolare, in alcune zone,
soprattutto nel settore nord – ovest della regione, dove le piogge hanno raggiunto picchi anche di oltre 300 mm in un mese. Condizioni di questo genere non potevano non lasciare il segno: i frequenti allettamenti e lo sviluppo di fitopatie, favoriti dalle piogge e dall’altissimo tasso di umidità, hanno influenzato in modo determinante sia le rese che le caratteristiche qualitative del grano raccolto. Non solo, ai fattori climatici si sono aggiunte anche pratiche colturali non sempre adeguate all’eccezionalità dell’annata. Le concimazioni azotate, ad esempio, eseguite, come consuetudine, durante l’inverno non hanno trovato le condizioni (scarsità di pioggia e di umidità) per supportare la coltura nelle fasi di crescita iniziali. L’azoto, quindi è restato sul terreno finché con l’avvento delle piogge tardive, si è reso disponibile tutto insieme nelle fasi avanzate di crescita favorendo l’allettamento. A questo problema, inoltre, hanno contribuito anche le dosi di semina, in alcuni casi più elevate rispetto a quelle realmente necessarie. Di conseguenza, si sono create le condizioni ottimali per lo sviluppo e la diffusione di funghi patogeni appartenenti al genere Fusarium noti per essere responsabili della fusariosi della spiga. La diffusione di questi ed altri patogeni ha influenzato in modo significativo le caratteristiche della produzione di grano, in particolare per quanto riguarda l’elevata presenza di cariossidi striminzite e il conseguente peso ettolitrico spesso molto basso e ha (soprattutto) determinato la comparsa di maggiori rischi igienico-sanitari associati agli attacchi di Fusarium. Meno influenzati invece risultano altri importanti parametri qualitativi come il contenuto proteico, la qualità del glutine e il colore. Dall’analisi dei dati qualitativi degli ultimi due anni emergono chiaramente le ottime potenzialità della regione Emilia Romagna per la coltivazione del grano duro. Ma per raggiungere il pieno risultato del progetto, e rendere soddisfatti sia i partner agricoli che l’industria di trasformazione, urge operare in modo da contrastare le sempre più frequenti condizioni climatiche avverse. Questo è possibile solo adeguando l’agrotecnica adottata alle specifiche condizioni dell’annata e seguendo le indicazioni del disciplinare di coltivazione che riporta chiaramente le pratiche agronomiche da eseguire e ne vieta altrettanto chiaramente altre ritenute ad altissimo
Un particolare del nuovo mulino Barilla di Pedrignano (Parma).
rischio per gli attacchi di Fusarium e la conseguente sorgenza di problemi relativi alle micotossine. Inoltre, il progetto in questione rappresenta anche il consolidarsi di una rete di tecnici agronomi dei diversi partner che, tramite anche incontri periodici, sono in grado di individuare e di proporre con prontezza i percorsi colturali più adeguati che tengano conto delle precessioni colturali e delle più moderne tecniche agronomiche. Sul fronte della ricerca, l’impegno di Barilla in questa direzione è iniziato agli inizi del 2000 promuovendo studi ed attività di ricerca. Altamente significativo l’impegno nel campo del miglioramento genetico dove vengono realizzati dei programmi di incrocio, con la Produttori Sementi Bologna e con l’Istituto ISPA (Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bari, per individuare delle caratteristiche di tolleranza e di resistenza al Fusarium in grano duro. Non meno importante l’impegno sul fronte delle metodologie analitiche, dove sono stati raggiunti rilevanti risultati sulla determinazione rapida ed accurata delle micotossine. Nel campo della prevenzione, l’attenzione è rivolta verso la messa a punto di modelli previsionali di insorgenza di malattie e di rese agronomiche. Il progetto ”Grano Duro Alta Qualità” ha quindi tutti i mezzi produttivi e tecnologici per cogliere, da questa annata agraria, preziosi suggerimenti per il futuro del grano duro in Emilia Romagna.