Guida turistica - Sabastiya Testo: Osama Hamdan e Carla Benelli Design: Najati Fitiani Design copertina: Emanuele Rainoldi - Mappa di Sandra Borgogno Stampa: Studio Alpha, Gerusalemme – 2012 Fotografie: Monica Biancardi, Osama Hamdan, Miriam Mezzera, Basilio Rodella, Michele Piccirillo, Vuk Tomislav, Luca Tommasini pagg. 8, 9: Matson (G. Eric and Edith) Photograph Collection. (Library of Congress Prints and Photographs Division Washington). pag. 12: dalla Bibbia di Gustave Doré, 1866 pag. 13: dal Dizionario della Bibbia, 8 Edizione, Londra 1841 pag 14: da Reisner, G.A. Harvard excavations at Samaria, 1908-1910, tavola 69, 1924. Harvard University – Collection Development Department, Widener Library pag. 25: Mappa della Terra Santa di William Wey, 1407?-1476, per gentile concessione di “The Jewish National & University Library, David and Fela Shapell Family Digitization Project, Eran Laor Cartographic Collection, the Hebrew University of Jerusalem.” pag. 7, 34, 52, 54, 55: Archivio del Mandato Britannico, Rockefeller Museum, Jerusalem I disegni di Sandra Borgogno sono tratti dal libro per bambini su Sabastiya prodotto nel 2012 dal progetto PMSP (Palestinian Municipalities Support Program) del Consolato Generale d’Italia a Gerusalemme. Questa pubblicazione e’ stata prodotta nell’ambito del progetto “ I Frutti della Storia” finanziato dalla Fondazione Cariplo, condotto dall’ATS Pro Terra Sancta e il Mosaic Centre Jericho – Committee for the Promotion of Tourism in Jericho Governorate. La responsabilita’ sui contenuti di questa pubbicazione e’ degli autori e non riflette in alcun modo l’opinione del donatore. Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo testo puo’ essere riprodotta senza la preventiva autorizzazione degli autori. © Osama Hamdan, Carla Benelli
UBICAZIONE
Ubicazione Il villaggio di Sabastiya è situato nel cuore della Cisgiordania, a circa ottanta km nord da Gerusalemme e dieci km nord-ovest dalla città di Nablus, su una collina a 463 m di altezza. I resti archeologici dell’antica città di Samaria sono stati scoperti sulla sommità della collina e il
Sabastiya nella mappa della Cisgiordania
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villaggio si estende lungo i pendi a est e sud. E’ circondato da valli fertili, dove si coltivano olivi, mandorle, fichi ed uva. Nell’area ad ovest del villaggio la pianura è coltivata a cereali, verdure ed altri alberi da frutta.
In macchina: da Gerusalemme/Ramallah, è un viaggio di circa 75/60 minuti. Guidate a nord sulla strada n.60 nella direzione di Nablus. Dopo essere entrati a Nablus continuate lungo la strada principale che attraversa la città, uscite in direzione nord-ovest e proseguite per pochi chilometri fino a raggiungere la deviazione a destra per Jenin. Dopo aver passato i segni del posto di blocco di Shave Shomron, prendete la seconda deviazione a destra (chiaramente segnalata per Sabastiya). Una volta entrati nel villaggio tenete
La strada colonnata romana
la sinistra, percorrendo la strada che sale fino alla piazza centrale del villaggio. Se invece non volete passare per Nablus, dopo aver superato il villaggio di Huwara, seguite l’indicazione per la strada n.60 e girate a sinistra in direzione ovest. Dopo 11 km arriverete ad un bivio dove la n. 60 raggiunge la n. 55; girate a sinistra e poi immediatamente a destra (indicazioni per Shave Shomron). Continuate lungo la n. 60 per altri 6 km e girate a destra quando la n. 60 devia dalla strada principale (indicazioni per Shave Shomron). Subito dopo raggiungerete il segnale che indica Shave Shomron a sinistra: ignoratelo e continuate diritti verso la prossima deviazione a sinistra (indicazioni per Jenin). Dopo aver passato il posto di blocco di Shave Shomron, prendete la seconda deviazione a destra. Una volta entrati nel villaggio tenete la sinistra, percorrendo la strada che sale fino alla piazza centrale del villaggio. A destra della moschea principale c’è il Centro di Informazione, dove potrete avere indicazioni sul sito archeologico, sulla tomba di Giovanni Battista e sulla foresteria. In autobus: durante il giorno è frequente e regolare il servizio di autobus che collega Gerusalemme (piazza Musrara) a Ramallah. Da Ramallah molti taxi collettivi raggiungono Nablus e da lì Sabastiya.
UBICAZIONE
Come raggiungere Sabastiya
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UBICAZIONE 6
Clima Per la maggior parte dell’anno il clima a Sabastiya è gradevole. La stagione invernale dura tre mesi, ma nel resto dell’anno il clima è moderato. Luglio e agosto sono i mesi più caldi. La stagione estiva è allietata da un leggero vento che arriva dal Mediterraneo e malgrado il giorno possa essere molto caldo, la sera di solito rinfresca. La temperatura in estate raggiunge i 35°C e in inverno può scendere sotto lo zero. Le piogge sono scarse e si concentrano nel periodo da novembre a febbraio. Nei mesi di aprile, maggio e metà giugno, i Palestinesi sono sferzati dal khamsin, un vento caldo, secco, e sabbioso che proviene dal deserto arabico.
Il panorama da sopra il teatro
Consigliamo ai visitatori che arrivano a Sabastiya di indossare vestiti leggeri e cappelli in estate e portare una maglia per la sera e la notte. In inverno è bene dotarsi di vestiti caldi e di una giacca a vento. E’ opportuno che le donne coprano spalle e gambe e anche per gli uomini è preferibile non indossare calzoncini corti.
Popolazione e lingua Gran parte dei 3000 abitanti di Sabastiya è di religione musulmana e di lingua araba. La comprensione della lingua inglese è piuttosto diffusa.
storia
Da Samaria a Sabastiya Il villaggio prende il nome da Sebaste, la città fondata nel 25 a.C. da Erode il Grande sul sito dell’antica Samaria. La città sulla sommità della collina fu ricostruita molte volte nel corso della storia, e le fondamenta degli edifici più recenti hanno scavato negli strati storici precedenti fino alla roccia. Il sito è stato costruito tagliando, livellando e terrazzando la sommità della collina. Sabastiya dalla moschea (c. 1900 to 1920)
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La trasformazione principale iniziò durante l’Età del Ferro e continuò fino a quando Erode il Grande costruì un imponente muro di contenimento sul lato nord per estendere il piazzale antistante il tempio di Augusto. Quel che oggi rimane nell’area appartiene alle costruzioni romane e poco è rimasto degli edifici delle altre fasi storiche.
Il sito è stato esplorato da due principali missioni archeologiche. La prima, la missione Harvard, fu diretta inizialmente da Gottllieb Schumacher nel 1908 e poi da George A. Reisner nel 1909 e nel 1910. La seconda missione, conosciuta come la “Missione Congiunta”, era un consorzio di cinque istituzioni diretto da John W. Crowfoot, con Kathleen Kenyon responsabile per gli scavi sulla acropoli, ed ha operato tra il 1931 e il 1935. Le istituzioni partecipanti al consorzio erano la Harvard University, la British Academy e la British School of Archaeology di Gerusalemme, il Palestine Ex�ploration Fund, e la Hebrew Uni�versity. Negli anni ’60 del secolo scorso, indagini archeologiche di minor scala furono dirette da Fawzi Zayadine per conto del Dipartimento delle Antichità della Giordania.
Gli scavi archeologici nel 1908-10
storia
La storia degli scavi archeologici
Dal 2005 scavi archeologici e attività di conservazione sono condotti nel centro storico del villaggio dal Mosaic Centre Jericho in cooperazione con la ONG italiana ATS Pro Terra Sancta, la Università Al Quds e il Comune di Sabastiya.
Gli scavi archeologici nel 2012
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storia
I primi insediamenti Tutta la collina è segnata da cisterne e tagli nella roccia che formano cavità e pozzi di diverse dimensioni e deve essere stata al centro di una importante produzione di olio e vino sin dall’Età del Ferro. La missione Harvard documentò almeno 30 cisterne a forma campanulata solo sulla sommità, e la “Missione Congiunta” ne documentò altre sei, tralasciandone però la maggior parte. Si può supporre che questo gruppo di tagli nelle rocce ebbe uno scopo domestico. La missione Harvard suggerì che la varietà di tagli nella roccia fosse legata principalmente alla produzione di olio di oliva, ossia che vi fossero frantoi per schiacciare le olive, piattaforme di pressatura, serbatoi di raccolta e separazione, depositi di immagazzinamento dell’olio e buche per collocare anfore di olio. La “Missione Congiunta” stabilì, sulla base dei resti ceramici, che la datazione dei tagli nella roccia ri-
saliva alla Prima Età del Bronzo. Una rivalutazione del materiale nel 1990, però, portò ad associare le sei cisterne e diverse installazioni per la produzione di olio e vino a materiale dell’Età del Ferro, tra l’XI e il X secolo a.C. In effetti, circa 100 delle cisterne registrate sulla sommità rocciosa della città, e sicuramente molte di quelle che restano da scavare, risalgono all’Età del Ferro. Associati con le cisterne, vi sono anche frantoi e pressoi tagliati nella roccia. La estensione totale di questa area produttiva non è ancora pienamente conosciuta, ma si può presumere che fosse una grande impresa commerciale dato che la capacità delle sole cisterne documentate raggiunge la quantità di circa 350.000 litri. Altri esempi di cisterne e tagli nelle rocce a queste collegati sono stati ritrovati anche nell’area del Tempio di Kore, del Foro Romano, della Terrazza Inferiore e dello Stadio.
Installazione per la produzione dell’olio di oliva tagliata nella roccia, scoperta sotto il Tempio di Augusto
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Racconta la Bibbia che Omri, re di Israele, (885-874) comprò la collina da Semer, ed edificò una città, che dal nome del proprietario prese il nome di Samaria, trasferendovi la capitale del regno. La posizione della città era favorevole, si trovava su due strade commerciali ed era circondata da valli su tutti i lati. Per rafforzare le relazioni commerciali e politiche con i regni vicini, il figlio di Omri, il re Acab (874-853), prese in moglie Gezabele, figlia di
Ethbaal re di Tiro, ed eresse a Samaria un tempio dedicato al dio Baal, con il risultato di espandere ed arricchire la città. La missione Harvard trovò resti di un palazzo e di un muro di cinta detto “a casamatta”, che si componeva di due muri paralleli suddivisi in stanze. Altri resti dell’anello inferiore di difesa e di un muro di chiusura più antico vennero alla luce sulla acropoli dopo gli scavi della “Missione Congiunta”.
storia
Samaria – La capitale del regno di Omri
La principessa fenicia Gezabele, di Sandra Borgogno
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storia
Gli archeologi della Harvard e della “Missione Congiunta”, prendendo la Bibbia come riferimento storico, proposero che gli edifici risalissero al Regno israelita di Samaria, che, secondo questa interpretazione, si protrasse dalla fondazione della città da parte del Re Omri fino alla conquista e distruzione della città da parte degli Assiri, nel 721 a.C.
Gezabele La storia di Gezabele
Resti sulla sommita’
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è raccontata in diversi brevi passaggi della Bibbia. Secondo il 1 e 2 Libro dei Re, che raccontano l’intensa lotta religiosa e politica per il potere in corso nel IX secolo a.C., la principessa Gezabele, figlia di Ethbaal, re di Tiro, sposò il neo incoronato re Acab, figlio di Omri. In Samaria, portò i suoi dei e dee stranieri e convinse Acab a costruire templi a Baal. Per fermarla, il profeta Eliseo chiese ad uno dei suoi discepoli di ungere re Jehu per rovesciare la casa di Acab. Rendendosi conto che Jehu stava arrivando a Samaria per ucciderla, Gezabele si preparò con calma per il suo arrivo, truccandosi gli occhi con il kohl e pettinando i suoi capelli in attesa alla finestra. Jehu incitò gli eunuchi della regina a gettarla fuori dalla finestra e a lasciare il suo cadavere in pasto ai cani.
storia L’assedio di Samaria
Gli Assiri trasformano radicalmente la società di Samaria Nel corso dell’ottavo secolo, l’Impero assiro conquistò l’intera regione. La Palestina subì la politica imperiale di deportazioni di massa, che causarono il trasferimento di un grande numero di persone sia fuori che dentro la Palestina. Secondo alcune iscrizioni assire Sargon II conquistò la città nel primo anno del suo regno (721 a.C.), rimosse la popolazione (27.290 persone), ricostruì la città “più splendida di prima”, la ripopolò con persone provenienti dalle terre conquistate (Arabi) e pose uno dei suoi ufficiali come governatore locale. Le autorità locali e sociali furono sottomesse agli Assiri o deportate; i giovani fu-
rono costretti ad entrare nell’esercito e i lavoratori specializzati furono trasferiti nelle città dell’Assiria. Il governo locale fu completamente sottomesso alla amministrazione provinciale dell’impero. La società locale fu trasformata alla radice. Dopo la sua caduta, la città di Samaria continuò a giocare un ruolo dominante nella regione settentrionale della Palestina, ma solo in quanto parte dell’Impero assiro. Nel sito ci sono solo scarsi resti che risalgono a questo periodo, così come ai successivi periodi che seguirono, quello babilonese (VII-VI sec.) e persiano (V-IV sec.).
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storia
La vendetta di Alessandro il Grande Lo storico Flavio Giuseppe racconta che Sanballat, il satrapo governatore di Samaria nel periodo ellenistico, si unì ad Alessandro il Grande con otto mila uomini nell’assedio di Tiro ma morì subito dopo. Le relazioni con i Macedoni si deteriorano considerevolmente durante il soggiorno di Alessandro in Egitto tanto che i Samaritani bruciarono vivo Andromaco, il comandante di Alessandro in Siria. Nel 331 a.C. Alessandro si vendicò e installò a Samaria alcune migliaia di soldati macedoni trasformandola così in una città ellenistica.
Tre torri rotonde, di 13 metri di diametro, risalenti a quel periodo, sono state ritrovate insieme ad un muro massiccio di fortificazione con torri quadrate. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce anche una notevole quantità di ceramica ellenistica, dallo smalto nero imitato con un ingobbio di colore nero, di pentole e casseruole per cucinare e lampade tipiche dell’epoca, dalla forma ellenistica, oltre a materiali importati dalla Grecia e dall’Egeo.
Ceramica greca trovata a Samaria
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storia Pompeo nel tempio di Gerusalemme, di Jean Fouquet c. 1470
I Maccabei e l’arrivo dei Romani La cinta fortificata macedone fu in parte abbattuta dal re asmoneo Giovanni Ircano nel 108 a.C., quando la città fu conquistata e distrutta. Apparentemente ricolonizzata sotto suo figlio, Alessandro Ianneo, la città fu restituita ai suoi occupanti
precedenti e ai loro discendenti dal generale Pompeo Magno, dopo la conquista di Gerusalemme nel 63 a.C., annessa alla provincia romana di Siria. La città fu ricostruita nel 57-55 a.C. da Gabinio, il governatore romano.
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storia
Erode il Grande ricostruisce la città e la chiama Sebaste Nel 30 a.C. l’imperatore romano Ottaviano (chiamato Augusto a partire dal 27 a.C.) concesse la città ad Erode il Grande. Erode iniziò la ricostruzione della città di Samaria e la chiamò, in onore dell’imperatore, Sebaste (Augusta in greco). Dette avvio alla costruzione di nuovi edifici, tra cui un grande tempio dedicato a Roma e Augusto all’interno di un vasto recinto, uno stadio, un teatro e altri edifici pubblici. Ripopolò la città e insediò sei mila nuovi abitanti, veterani che avevano combattuto per lui. Offrì loro buone terre, dandogli uno statuto speciale e fortificò la città con mura più grandi. La città, legata ad Erode già nel periodo precedente, aveva dato rifugio a sua madre e ai suoi figli soccorsi e portati in salvo da Masada. Fu sempre a Samaria che Erode, nel 37 a.C., sposò Mariamne, discendente della dinastia dei re Asmonei e dei grandi sacerdoti di Gerusalemme. Alla morte di Erode, Sebaste passò al figlio Archelao e rimase tra i suoi possedimenti fino a quando Augusto gli tolse il potere e lo mandò in esilio, nel 6 d.C. Moneta di bronzo di Erode il grande, coniata a Samaria/Sebaste
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Erode (73 - 4 a.C.) fu nomi-
nato dai Romani re di Giudea. Passato alla storia per la sua crudeltà, è chiamato il Grande per i suoi progetti di costruzione colossali e amministrativi, capacità diplomatiche e militari. Nel 37 a.C. i Romani catturarono Gerusalemme ed Erode assunse il ruolo di unico sovrano della Giudea, una posizione che mantenne per 32 anni. Per consolidare il suo potere, nello stesso anno si sposò con Mariamne, erede della dinastia degli Asmonei, in Samaria. Per mantenere il suo trono, Erode uccise diversi membri della sua famiglia, compresa la stessa Marianne, numerosi parenti e diversi figli. Nel 27, sposò Maltace, una donna samaritana dalla quale nacquero due dei suoi eredi ultimi nati, Erode Antipa e Archelao. Nello stesso anno ricostruì il sito di Samaria antica, e la rinominò Sebaste.
La Colonia Romana stesso tipo furono utilizzati per lo stadio e alcuni di diametro ancora maggiorato furono usati per la basilica. La gran parte dei sedili del teatro pesava un quarto di tonnellata.
storia
La città fu ricostruita nel II secolo d.C. dall’imperatore romano Settimio Severo, quando assunse il titolo di colonia Lucia Septimia Sebaste. Negli scontri per la supremazia nell’impero tra Settimio Severo e Pescennio Nigro, Sebaste si schierò con Settimio Severo che la ricompensò elevandola quindi a colonia. La città di Neapolis/Nablus che aveva sostenuto Nigro perse invece per un periodo lo jus civitatis. I notevoli resti del sito archeologico di Sabastiya appartengono a questo periodo: l’Augusteum, il Teatro, il tempio a Kore, lo Stadio, furono tutti ricostruiti in modo monumentale e l’area della città fu estesa con il Foro, la Basilica, la Strada colonnata. Tutti gli edifici furono costruiti con dura pietra calcarea locale e furono decorati con colonnati a base attica, fusti monolitici e capitelli corinzi. La città fu circondata da una nuova cinta muraria con imponenti torri collegate alle porte, ad ovest e a nord. Sebaste era però una città relativamente piccola, che non si trovava su una importante strada commerciale o di collegamento, quindi la sua ricchezza deve essere derivata dallo sfruttamento agricolo del territorio circostante. La quantità e qualità degli edifici resta stupefacente. Circa 600 fusti monolitici di colonne, ognuno lungo più di 4 metri, furono necessari per la strada colonnata, altri 160 dello
Busto alabastrino dell’imperatore romano Settimio Severo, Roma, Musei Capitolini
Settimio Severo (145-211
d.C.) fu imperatore romano dal 193 al 211 d.C. Era nato a Leptis Magna, in provincia d’Africa (ora in Libia). Per diventare imperatore dovette sconfiggere molti pretendenti al trono, tra cui Pescennio Nigro, che era stato proclamato imperatore dalle legioni in Siria. Condusse con successo la guerra in oriente contro l’impero dei Parti, ampliando la frontiera orientale fino al Tigri. Intorno ai quarant’anni sposò una donna siriana di Emesa, di nome Giulia Domna, fondando la dinastia dei Severi.
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storia
L’arrivo del corpo di Giovanni Battista
Le Ossa del Battista, Geertgen tot Sint Jans (ca. 1484), Vienna, Kunsthistorisches Museum
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Il Cristianesimo arrivò a Sabastiya sin dalle sue origini quando, dopo la violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme, i Cristiani “tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria (Atti 8:1). In Samaria si ricorda la predicazione del diacono Filippo, subito dopo raggiunto dagli apostoli Pietro e Giovanni, a stabilire saldamente la Chiesa. Sin dal primo periodo cristiano si sviluppò la tradizione che il corpo di Giovanni Battista, decapitato nella fortezza di Macheronte in Transgiordania e recuperato dai suoi discepoli, fosse stato sepolto a Sabastiya nella tomba dei profeti Eliseo e Abdia. La tomba del Battista a Sabastiya è nominata la prima
volta da Rufino di Aquileia, sacerdote e studioso cristiano vissuto in Terra Santa dal 378 al 397 d.C., che descrive la reazione pagana contro i Cristiani che ebbe luogo nel 361362 al tempo dell’Imperatore Giuliano l’Apostata, quando le reliquie di Giovanni Battista furono tolte dalla tomba e bruciate, spargendo le ceneri al vento. Parte delle reliquie furono però salvate da alcuni monaci del monastero dell’igumeno Filippo di Gerusalemme. Paola, una nobildonna romana di fede cristiana e discepola di San Girolamo, trasferita a Betlemme nel 385 d.C., visitò la tomba di Giovanni Battista nel 404. La descrizione del martyrium è data dal monaco palestinese Giovanni Rufo, che
Interno della cripta della tomba di Giovanni Battista e altri profeti. La tomba di Giovanni è localizzata nella nicchia centrale, nella fila in basso
Storico e biografo palestinese Giovanni Rufo è famoso per i suoi scritti sulla storia cristiana della Palestina nel V/inizio VI secolo d.C. Nominato vescovo della città palestinese di Maiuma ha conosciuto direttamente alcune figure chiavi dell’ascesi cristiana di Gaza e le loro connessioni con il mondo monastico egiziano.
Macheronte è un palazzo-
fortezza arroccato su un colle in Giordania, sul lato orientale del Mar Morto. Originariamente costruito nel 90 a.C. dal re asmoneo Alessandro Ianneo, fu poi ricostruito da Erode il Grande nel 30 a.C. per servire come base militare.
scrive nel 512: “Questo luogo, in effetti, era una cappella particolare della chiesa, ornata di cancelli perché ci sono due urne coperte d’oro e di argento, davanti alle quali bruciano lampade perenni: una urna è quella di San Giovanni Battista e l’altra quella del profeta Eliseo; un trono ricoperto da un drappo sul quale mai nessuno si sedeva è posto in quel luogo”. Manca in questi racconti il ricordo di come e quando le reliquie di San Giovanni siano giunte a Sabastiya. Secondo Giuseppe Flavio, Giovanni era stato decapitato da Erode Antipa nella fortezza di Macheronte, ad est del Giordano. La sua testa fu consegnata da Salomè alla madre Erodiade e dobbiamo supporre che i discepoli di Giovanni, recuperato il resto del corpo, abbandonassero il territorio del tetrarca, dove Erodiade poteva ancora perseguitarli. Nei primi secoli della Cristianità, i discepoli di Giovanni, chiamati i Battisti, erano disseminati in tutta la Samaria.
La fortezza di Macheronte
storia
Giovanni Rufo
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storia
Due chiese bizantine per Giovanni Battista
Dettaglio del mosaico bizantino scoperto durante gli scavi nel 2009
Due santuari in città erano dedicati al culto del Battista. Il primo, costruito sulla tomba, si trova nel villaggio attuale, al tempo appena al di fuori dei limiti della cinta cittadina. Il grandioso edificio nel quale oggi è collocata la moschea del villaggio, è l’involucro della cattedrale crociata, costruita nella seconda metà del XII secolo sulle fondamenta della chiesa bizantina. Una seconda piccola basilica, fondata nel V secolo, fu scavata dagli archeologi sulle pendici sud dell’acropoli. Secondo la tradizione cristiana-ortodossa, segna il luogo dove fu ritrovata
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la testa di Giovanni Battista. Un documento latino del 808 d.C., conosciuto come Commemoratorium de casis Dei, inventario ufficiale di chiese e clero del tempo di Carlo Magno, registra due chiese a Sabastiya, servite dal vescovo Basilio e da 25 preti e monaci. Il primo vescovo conosciuto di Sabastiya, chiamato Mario o Marino, partecipò al Concilio di Nicea del 325 d.C. Altri vescovi, per un totale di otto, figurano nella lista di partecipanti a sei concili o sinodi tra il 325 e il 536 d.C.
Sabastiya si sottomise pacificamente all’esercito islamico comandato da ‘Amr ibn al’As nel 634 d.C., al tempo del califfato di Abu Bakr. Durante il primo periodo islamico, in cui la vita ordinaria della comunità locale continuò senza grandi mutamenti, proseguì il degrado dei monumenti di epoca classica (i templi pagani, il teatro, lo stadio), che si era già avviato nella precedente era bizantina, perché non più utilizzati. Restavano però ampie tracce monumentali della antica Sebaste tra cui la strada colonnata che, come in altre città antiche, fu occupata da
attività artigianali. Lungo la strada si sviluppò un quartiere popolare e sono stati ritrovati resti di edifici domestici e industriali, tra cui una fabbrica di vetro. Anche il corridoio orientale del tempio sull’acropoli fu riutilizzato, durante il primo periodo islamico, per una produzione industriale non identificata.
storia
I primi insediamenti islamici
Amr ibn al-`As (592-682)
era un comandante militare arabo. Apparteneva alla nobiltà dei Quraysh e come gli altri capi Quraysh all’inizio si era opposto all’Islam. Dopo essersi convertito divenne un grande comandante e lottò per la causa islamica. Fu inviato con l’esercito islamico in Palestina dal califfo Abu Bakr e giocò un ruolo importante nella conquista della regione. E’ molto noto per aver guidato la conquista musulmana dell’Egitto nel 640, dove fondò la capitale egiziana del Fustat e costruito la prima moschea africana.
Mappa dell’invasione della Siria
L’esercito saraceno in marcia con musicisti e portatori di insegne, di G. Schlumberger, 1890
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storia
Il periodo crociato La chiesa bizantina sulla tomba di Giovanni Battista, che era già in parte collassata nell’808 d.C., era in rovina all’arrivo dei Crociati, nel 1099. I Crociati si insediarono velocemente, e Daniele, l’abate russo che visitò la città nel 1106, poté vedere “una bella chiesa, dedicata al Precursore, ed un convento franco molto ricco”. I Crociati ridiedero vita all’episcopato di Sabastiya, collocandolo sotto l’arcivescovado di Cesarea sul mare. Documenti ufficiali dell’epoca menzionano tre vescovi, che vissero tra il 1128 e il 1178, oltre ad alcuni canonici e priori. Usama Ibn Munqidh, emiro della città siriana di Shaizar nei pressi di
Capitelli della cattedrale crociata
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Apamea, descrivendo la sua visita al luogo tra il 1140 e il 1143, riporta una cerimonia ufficiata dai monaci che lo colpì: “Visitai la tomba di Giovanni figlio di Zaccaria – sia su entrambi la pace! – nel villaggio di Sabastiya nella provincia di Nablus. Fatta la preghiera, uscii in uno spiazzo cintato di fronte al luogo dove é la tomba. C’era una porta socchiusa, la apersi ed entrai in una chiesa, dove erano una decina di vecchi, col capo scoperto e canuto come cotone cardato. Rivolti verso oriente, avevano sul petto dei bastoni terminanti con sbarre trasversali e ritorti come la parte anteriore della sella; sui quali erano appoggiati Presso di loro si riceve ospitalità.
Nel settembre del 1184, Saladino arrivò a Sabastiya a capo di un esercito; ma il vescovo riuscì a negoziare la salvezza della città e della chiesa, oltre a quella di tutti coloro che vi avevano trovato rifugio, in cambio del rilascio di ottanta prigionieri musulmani. Un anno dopo, la città fu visitata dal monaco greco Giovanni Foca, che riportò che le reliquie di Giovanni Battista e di Eliseo non si trovavano più nella tomba sotterranea ma in due urne scolpite in marmo bianco all’interno della chiesa.
storia
Vidi uno spettacolo di pietà tale da intenerire i cuori, ma che insieme mi spiacque e rattristò, non avendo mai veduto tra i Musulmani nessuno di zelo così devoto…”. Nel 1145 il patriarca di Gerusalemme, Guglielmo I, riferì la scoperta delle reliquie di San Giovanni in un reliquario di argento e concesse una indulgenza di 40 giorni a chiunque avesse contribuito alla ricostruzione della chiesa. I lavori della nuova chiesa iniziarono subito dopo, e intorno al 1169-70 un nuovo appello da parte del vescovo Ralph fu lanciato per completare l’edificio.
Usama ibn Munqidh, della
dinastia dei Banu Munqidh di Shaizar, nel nord della Siria, era un poeta, scrittore, guerriero e diplomatico musulmano del periodo medievale. Visse il periodo della instaurazione dei Regni crociati in Oriente. Era il nipote dell’emiro di Shaizar e avrebbe dovuto governare, ma fu esiliato nel 1131. Trascorse il resto della vita viaggiando e servendo altri leader, tra cui Saladino. Era molto famoso come poeta e uomo di lettere e i suoi scritti contengono lunghe descrizioni dei Crociati, che egli aveva visitato in molte occasioni, considerandosi amico di alcuni di loro, pur considerandoli come barbari stranieri.
Copertina del libro di Usama Ibn Munqidh “The Book of Contemplation: Islam and the Crusades”
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storia
La riconquista islamica Nel luglio 1187 Sabastiya fu occupata dal nipote di Saladino, Husam ed-Din Muhammad. La cattedrale fu trasformata in moschea, dedicata al profeta Yahia, il nome musulmano di Giovanni Battista. La moschea, con le tombe di Giovanni Battista, suo padre Zaccaria e altri profeti, é citata dal biografo e geografo siriano Yaqut ibn-’Abdullah al-Rumi al-Hamawi intorno al 1225. Per i secoli seguenti possiamo fare affidamento su una lunga serie di descrizioni del monumento riportate da viaggiatori, tra i quali alcuni pellegrini cristiani, che continuarono a visitare la tomba di Giovanni Battista.
Saladino e Guido di Lusignano dopo la battaglia di Hattin nel 1187, di Said Tahsine, 1954
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Husam ed-Din Muhammad
era l’unico figlio di Al Khathun Sitt Al-Sham, la sorella di Saladino. Era nato dal suo primo matrimonio con Lajin. Sua madre si era molto impegnata per la sua formazione, ed egli era stato davvero ben educato. Era coraggioso e generoso, e, pertanto, era tra i compagni preferiti di Saladino. Di ritorno da un pellegrinaggio alla Mecca con la madre, nel 1187, fu attaccato dall’esercito crociato di Renaud de Chatillon. Partecipò alla battaglia di Hattin e subito dopo fu inviato da Saladino con una guarnigione nella regione di Nablus, che si arrese a lui pacificamente. Divenne il signore della città fino alla sua morte prematura, a Damasco, nel 1191. Il cimitero dove fu sepolto da allora si chiamò Husammya in suo onore.
Sabastiya nei racconti dei pellegrini tra il XIII e il XVII secolo Il domenicano Burcardo di Monte Sion, in visita alla città nel 1283, notò la mahumeria, ossia la chiesa trasformata in moschea, e la chiesa sull’acropoli, dove trovò monaci greci che lo accolsero gentilmente. Nel 1347 il francescano Niccolò da Poggibonsi trovò nella parte alta della città, “uno munistero, che ‘l tengono calogeri greci”. Alcuni anni dopo John Mandeville riportò di aver visto la chiesa in gran parte in rovina e caduta, forse a causa di un terremoto. Il francescano Francesco Suriano vide la tomba di Giovanni nella chiesa e scrive che ci sono pochi abitanti nel villaggio e che: “Questa chiesia è posta in fortalitia, como la chiesia do Bethlem, et in essa abita
storia
Il dettaglio di Samaria nella mappa della Terra Santa di William Wey, 1407?-1476
el Machademo, zioè, el Signore”. Nel 1616 il viaggiatore Pietro della Valle, nato a Roma nel 1586, fu portato da alcuni Arabi cristiani ortodossi del luogo a vedere la chiesa: “che vi è ancora in gran parte intera, molto bella e grande; dentro alla quale mi fecero vedere una cappella, che vi è, sotterranea, ornata di sopra con una cupola dentro la Chiesa…”. La cupola sopra era probabilmente la struttura musulmana che ancora si trova nella navata centrale della chiesa a copertura della tomba. Nel 1649 e nel 1670-1671 il viaggiatore e scrittore ottomano Evliya Çelebi visitò la Palestina andando verso la Mecca. Parlando di Sabastiya scrisse: “ E’ una cittadina pro-
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sperosa sul versante di una collina. Al momento ha abitanti musulmani e cristiani. In cima si eleva un alto monastero, la cui costruzione disorienta chi lo guarda. E’ costruito artisticamente e vale la pena visitarlo. Gli abitanti del monastero e della città sono stati massacrati quando il Califfo el-Ma’mun si è fermato in questa città arrivando dall’Egitto sulla strada per Tarsus e Qara Görgis. Da allora nessun monaco vive nel monastero, che giace in rovina”. Evliya descrive poi la chiesa sull’acropoli e continua scrivendo:”Nelle vicinanze del monastero vi è la casa di Yahia in Beit Sabastiya,” mostrando come il villaggio si era spostato verso la tomba di Giovanni. Poi descrive la morte del Battista, e aggiunge che: “il suo nobile corpo era tenuto dai Greci in un sarcofago di marmo” e che alcuni pellegrini maltesi giunti in città si impossessarono delle reliquie, che portarono ad Acri. Il pellegrino Gabriel Bremond, che visitò Sabastiya nel 1666, non cita più i monaci ma riferisce che i Cristiani continuavano a visitare la tomba di Giovanni, che si distingueva dalle altre per le sue iscrizioni e che anche i Musulmani veneravano il luogo chiamandolo Mar Zaccaria, dal nome del padre di Giovanni Battista. L’abate bolognese Domenico Laffi, che vi si recò
Prima pagina del libro “Viaggi di Pietro della Valle”, 1650
Domenico Laffi, è nato nel 1636 a Vedegheto di Savigno, nell’Appennino emiliano. Da sacerdote intraprese diversi pellegrinaggi, scrivendo i ricordi dei suoi viaggi. Nel 1678 fece un pellegrinaggio via mare verso Gerusalemme, dove arrivò (passando per Corsica, Sardegna e coste dell’Africa) nel 1679. Descrisse questa esperienza, inclusa la visita a Sabastiya, nelle memorie del viaggio, pubblicate a Bologna nel 1683.
storia Evliya Çelebi
nel 1679, notò le “belle Colonne di marmo i cui Capitelli sono d’artificioso lavoro” della chiesa e il “residuo d’una vaga Cupola, sotto la quale si giudica fosse l’Altar mag-
giore, ornato parimenti di Colonne di marmo, e di pitture alla Mosaica, questa al presente è divisa per mezzo officiando da una parte i Greci, e dall’altra i Musulmani”.
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I tempi recenti
L’Arcivescovo di Sebaste, Atallah Hanna, il Ministro palestinese del Governo Locale, Khaled Qawasmi , il Ministro palestinese del Turismo e Antichità, Rula Maaya’h, e il Console Generale d’Italia a Gerusalemme, Giampaolo Cantini, alla cerimonia per la firma di un Memorandum di Intesa a Sabastiya
Basandosi sui registri e altri documenti degli archivi del Patriarcato Greco-Ortodosso, Papadopulos nel 1904 compilò una lista dei villaggi in esistenza nel 1667 e indicò che Sabastiya era un episcopato grecoortodosso con nove villaggi dipendenti, ma senza vescovo residente. Tra i suoi vescovi si conosce il
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Lavori di restauro nel villaggio
storia Entrata del palazzo ottomano Dar al Hawari
nome di Nastri, morto a Roma nel 1731. Durante il periodo ottomano, gli abitanti del villaggio erano quasi tutti musulmani. L’attuale arcivescovo di Sebaste è Theodosios, nato Atallah Hanna, ordinato il 24 dicembre 2005 dal Patriarcato ortodosso di Gerusalemme. Prima del 1903 gli Ottomani costruirono scuole in ciascuno dei 46 villaggi del governatorato di Nablus, tra cui Sabastiya. Dalla fine dell’800 anche alcune istituzioni religiose straniere edificarono scuole a Sabastiya e in altri sette villaggi della stessa provincia. La scuola
degli inglesi protestanti a Sabastiya era frequentata da 8 alunni e due alunne. Nel 1924 furono avviati i lavori per la fornitura di acqua potabile. L’acqua fu condotta attraverso tubi metallici dalla sorgente di ‘Ain Harun fino al centro della cittadina, nei pressi della moschea. La popolazione è cresciuta costantemente nell’ultimo secolo. Nel 1922 contava 572 abitanti, e nel 1931 751 di cui 20 cristiani, distribuiti in 191 abitazioni. Nel 1945 Sabastiya raggiunse i 1020 abitanti di cui 40 cristiani. Nel 1961 la popolazione ha
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storia Dettaglio della lavorazione tradizionale nel palazzo ottomano Dar al Kaid
raggiunto le 1345 unità, tra cui 20 cristiani. Oggi gli abitanti del villaggio sono 3400, il 55% sotto i 24 anni d’età. Del periodo ottomano sono rimaste diverse abitazioni nel villaggio, tra cui Dar al Hawari e Dar al Kaid. Dar al Hawari è un complesso costruito in varie fasi intorno ad un cortile centrale. Si accede attraverso una imponente porta d’ingresso. Diverse pietre antiche sono state ri-
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utilizzate nella costruzione del complesso. Dar al Kaid si trova nella vicinanza dalla moschea, nella parte sud ovest del villaggio. Il palazzo è costituito da un cortile interno e da diverse case tutte intorno. Per la sua costruzione sono state riutilizzate pietre di epoche precedenti. Recentemente è stato oggetto di progetti di conservazione ed è sede di attività sociali.
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HISTORY visita 32
Il Foro L’area del foro romano, conosciuta nel villaggio come al-Baidar, era usata fino al secolo scorso dai contadini come aia ed era coperta, da metà primavera fino all’inizio dell’autunno, prima di fagioli e ceci e poi di cereali. Nel 1931 gli archeologi della Missione Congiunta chiesero l’intervento del Sindaco di Nablus, Suliman Bey Tukan, per trattare con gli abitanti del villaggio e trovare un accordo sull’uso dei terreni e sul risarcimento per la perdita di prodotti e alberi. Infine il Dipartimento di Antichità del Mandato Britannico decise di espropriare la zona, che da allora è parte dell’area archeologica protetta. Nel programma del Parco Nazionale israeliano è stata destinata a parcheggio per gli autobus, uso tuttora in vigore. Quando l’area è libera,
L’area del foro romano
torna al suo uso pubblico: i ragazzi giocano a pallone e la sera gli abitanti del villaggio vi organizzano feste di matrimonio. Nel lato est del foro, il Dipartimento palestinese di antichità ha recentemente costruito una struttura di cemento da adibire a Centro d’Informazione. Pur sembrando una grande terrazza naturale, l’area è in realtà una piattaforma artificiale costruita con il livellamento delle rocce nel lato ovest, l’innalzamento del terreno ad est e la costruzione di due muri paralleli di contenimento lungo i lati sud e nord. Nel lato ovest, dove le colonne sono ancora in piedi, stava la basilica romana, che fu portata alla luce dalla missione Harvard nel 1908. I risultati di sondaggi successivi, svolti dalla Missione Congiunta, rivelarono che l’area
circondato da portici su tutti i quattro lati. Oggi non si vede piĂš nulla del muro perimetrale ma le sette colonne che ancora sono in piedi e la fila di piedistalli nel lato ovest dello spazio aperto appartengono al colonnato ovest del foro. Sotto il porticato sud del foro, gli archeologici della Missione Congiunta esplorarono circa 100 metri di un acquedotto, in parte costruito e in parte scavato nella roccia, che degradava dolcemente da ovest ad est, lungo le pendici della collina.
La basilica romana
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aveva assunto la sua forma attuale nella prima fase romana, quando il settore occidentale era stato occupato da un grande edificio orientato est-ovest. Verso la fine del II secolo d.C. l’area fu racchiusa da un porticato corinzio e lungo il suo lato ovest fu edificata la grande basilica. Nello stesso periodo, a sud del foro, fu costruita una strada ben pavimentata che attraversava il quartiere popolare della città . Il foro era costituito da un recinto rettangolare, di 128 metri per 72,
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Ricostruzione del foro romano, di Sandra Borgogno
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HISTORY
Lo Stadio
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Dal centro del foro, guardando verso la collina, prendete il percorso sulla destra tra una piattaforma in cemento e il ristorante e raggiungete una terrazza, da dove è possibile vedere il sito dello stadio posto nel pendio inferiore della collina a nord (Karam al-Sheikh). Sembra molto lontano, ma appartiene ancora alla città e nel periodo romano era all’interno delle mura. Lo stadio non è stato mai sepolto interamente. Alcune colonne antiche sono ancora in posizione e altre sono visibili sul terreno. Le file di colonne formavano tre lati di un vasto recinto rettangolare. Lo stadio non è mai stato completamente esplorato e gli scavi archeologici del 1931-33 si sono limitati ad alcuni sondaggi, affittando l’area dal Mukhtar, Kamel ‘Abd al-Hadi. La Missione Congiunta mise in luce il portico Colonne dello stadio romano
Il pendio della collina verso nord. Tra gli alberi di olivo è possibile notare le colonne dello stadio romano.
Colonne dello stadio romano
occidentale ed effettuò solo sei sondaggi nelle altre zone scoprendo che lo stadio era composto da due edifici sovrapposti, identici nella pianta: un lungo recinto rettangolare composto da quattro corridoi colonnati che si aprivano all’interno verso uno spazio centrale. Il recinto più antico era stato costruito in stile dorico, le colonne costruite da rocchi sovrapposti, collegati da perni. I muri erano costruiti di pietra soffice, i corsi ricoperti da uno spesso strato di stucco, dipinto in rosso e giallo alternativamente. I pannelli erano incisi da graffiti, figure rozze ed iscrizioni in greco, ma molti dei nomi erano romani in origine, e appartenevano probabilmente ai soldati di Erode. Non è possibile stabilire la data esatta della costruzione che dovrebbe comunque appartene-
re alla prima fase romana. Il secondo recinto differiva in tutto dal primo, a parte la pianta. Era stato costruito in pietra locale su un livello più alto e in ordine corinzio. Le colonne erano monolitiche. Il muro di fondo del portico era ben preservato nel lato est, ed era costruito con la stessa pietra delle colonne. La lunghezza dell’arena era di circa 195 metri e la larghezza di 58 metri. Probabilmente lo stadio era utilizzato per la corsa. Alcuni dei disegni e delle iscrizioni graffite sui muri potrebbero fare riferimento ad incontri di boxe o di lotta e le iscrizioni di un professore di letteratura suggeriscono che sotto i portici si tenessero anche delle letture. Gli archeologi hanno datato lo stadio corinzio all’ultimo quarto del secondo secolo d.C.
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Ricostruzione dello stadio romano, di Sandra Borgogno
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HISTORY
La Basilica Tornate al foro. Una porta nel muro del porticato ovest accedeva, attraverso una breve rampa di gradini, all’interno della basilica, un edificio rettangolare con colonne che lo dividevano in un’area centrale e due corridoi laterali. Nell’area nord c’era una tribuna semi-circolare ad un livello più basso. Il pavimento in lastre della tribuna si raggiungeva attraverso alcuni scalini che scendevano sui lati. La basilica era pavimentata con lastre di pietra nell’area centrale e da mosaici nei corridoi laterali, alcuni dei quali erano ancora visibili fino a pochi anni fa. Questo tipo di edificio era tipicamente annesso al foro nelle città romane ed era utilizzato per le transazioni di affari e per le discussioni legali. A sud della basilica è stata scoperta una sezione di un muro più antico, datato dagli archeologici al periodo della dinastia Omride (IX secolo a.C.). La basilica romana
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La basilica romana, dettaglio dell’abside
E’ costruito con tre corsi di pietre basati sulle fondamenta tagliate nella roccia. Prendete il percorso al lato destro della Basilica e salite sulla collina per raggiungere il teatro.
HISTORY La Missione Congiunta scavò alcune trincee e trovò i resti di un teatro. In quel tempo gli archeologi si limitarono a realizzare alcuni sondaggi e il teatro fu successivamente portato alla luce dalla missione giordana. E’ stato datato al primo quarto del III secolo d.C. Il settore inferiore della gradinata conteneva quattordici file di sedili divise in sette cunei da sei rampe di scale. Solo la fila superiore di sedili sotto il corridoio che divideva orizzontalmente la gradinata in due settori, era fornita di schienali. Il settore superiore era quasi completamente distrutto e non fu possibile identificare il numero di file di sedili. Poco resta della scena, che oggi è situata sotto il sentiero
Il teatro romano
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Il Teatro
Scalinata del teatro romano
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Ricostruzione del teatro romano, di Sandra Borgogno
moderno. La sua parte frontale era decorata con una serie di nicchie, alternativamente rettangolari e circolari. Sono state ritrovate alcune pietre scolpite, provenienti probabilmente dalla alta facciata decorata con nicchie intervallate e colonne che si auto sostenevano.
Il teatro, dal diametro esterno di circa 65 metri, era relativamente piccolo. Dal teatro è possibile vedere la torre ellenistica, ma la vista migliore è dalla sommità della scalinata che sale a sinistra del teatro, che vi passa molto vicina.
Nicchia decorata del teatro
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La torre era sepolta sotto il sentiero moderno che saliva sulla acropoli, e fu scoperta dalla Missione Congiunta alla fine della stagione di scavi del 1933. E’ un monumento stupefacente, appoggiato come un grande contrafforte sotto l’angolo nord-est della sommità. La torre è incorporata in un antico schema di difesa. A parte pochissime eccezioni, tutti i conci sono posti di testa. I frammenti di altre due torri rotonde dello stesso tipo furono ritrovati nel 1908 nell’angolo sud-ovest della sommità. Dopo pochi metri dalla torre, sul lato destro del sentiero, si apre una terrazza con due olivi. L’area è molto bella in estate e si raccomanda di fare una sosta e di osservare la bella vista sul paesaggio di Sabastiya, godendo la dolce brezza all’ombra degli olivi. Da qui si può vedere il teatro dall’alto e lo stadio in lontananza.
La torre ellenistica
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La Torre di difesa ellenistica
Nella torre ellenistica tutte le pietre sono poste di testa per rafforzare la linea di difesa
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Ricostruzione del tempio romano, di Sandra Borgogno
L’ Augusteum – Il Tempio di Augusto Salendo sul punto più alto della collina, è possibile vedere i resti del tempio di Augusto. Nel 30 a.C. i Romani avevano affidato la città ad Erode il Grande. Per mostrare la sua fedele gratitudine ad Augusto, Erode costruì sulle rovine dell’antica cittadella sull’acropoli, un monumentale tempio circondato da un esteso colonnato. Per collocare il tempio fu necessario allargare l’area costruendo una vasta piattaforma verso nord. Furono edificati due ampi muri paralleli di contenimento lungo le pendici nord della collina e il cortile fu costruito
sulla spianata posta sulle massicce sottostrutture. Il tempio fu innalzato su un podio, ma è stato così profondamente depredato nei secoli che oggi non resta nulla sopra le fondamenta. Anche la pianta del piano terreno non può essere tracciata con sicurezza. L’attuale rampa di scale appartiene ad un periodo successivo, la fine del II secolo d.C., quando il tempio fu radicalmente ricostruito; la facciata del tempio costruito da Erode si trovava invece parecchi metri indietro. Il tempio successivo era circondato da colonne, in ordine corinzio, ed aveva una cella di-
HISTORY visa in una larga navata centrale e due navate laterali molto strette. Di fronte alla scalinata si trovava un grande altare. Possiamo ancora vederne i pochi resti. A sud e ad ovest del tempio, sono visibili fondamenta di edifici prece-
denti. Resti risalenti ai periodi ellenistico e romano predominano tra frammenti della cittadella israelita. Studi recenti sostengono che Erode fortificò l’area intorno al tempio ed eresse in questo luogo un castello reale e un mastio.
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Il tempio romano di Augusto
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La Cittadella di Omri
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Resti archeologici sull’acropoli
Seguendo il sentiero che va a sud lungo l’angolo destro del tempio, è possibile vedere i resti di strutture più antiche, che gli archeologi hanno datato al primo insediamento della dinastia Omride (IX secolo a.C.). La cittadella in cima alla collina era un rettangolo, di circa 90 metri da nord a sud e 180 metri da est a ovest. Al momento è visibile solo la parte occidentale. I muri degli edifici sono spariti da molto tempo, ma è probabile che fossero costruiti in mattoni crudi essiccati al sole. Le fondazioni erano state collocate
con regolarità geometrica in trincee tagliate nella roccia. I conci erano strettamente allineati e collegati in schemi regolari. Bugne e margini erano risultati naturali del metodo di costruzione, i blocchi di pietre erano infatti portati sul cantiere così come emergevano dalla cava e tutto il lavoro di allettamento e squadro veniva fatto durante la costruzione del muro. Questo tipo di muratura è una tecnica costruttiva tipica dei Fenici nell’Età del Ferro. Vicino ai palazzi dovevano trovarsi magazzini e uffici di registrazione,
Il muro di difesa a casamatta
HISTORY
ma la scoperta è stata collegata alla “casa di avorio” descritta nella Bibbia. Alcuni dei frammenti d’avorio scolpiti sono stati esposti nel Museo Archeologico palestinese (Museo Rockefeller) di Gerusalemme. Ora si possono vedere nel Museo di Israele. Sono di fattura fenicia in uno stile misto di influenza egizia. I visitatori devono stare attenti nella zona, soprattutto se ci sono bambini, perché l’area è scavata in profondità e non ci sono protezioni.
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le tasse erano infatti pagate in vino, olio e altre materie prime e sono stati ritrovati dagli archeologi molti frammenti di terracotta con iscrizioni (ostraca), per registrare la consegna di beni. Nel 1932 molti frammenti d’avorio sono stati trovati sul lato orientale della sommità, ora sepolto di nuovo. Alcuni dei frammenti sembrano essere stati inseriti nei mobili, come decorazioni, ma un gran numero era probabilmente fissato nella zoccolatura di una stanza. Nulla rimane del palazzo,
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La Chiesa dell’Invenzione della Testa di San Giovanni Battista
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Dalla parte meridionale della sommità il sentiero scende verso est. Dopo pochi metri, facendo attenzione al pendio, è possibile fermarsi e osservare dall’alto la strada colonnata che corre sotto la collina verso la porta ovest della città antica. In distanza si può vedere l’insediamento ebraico di Shave Shomron. Subito dopo raggiungerete la chiesa dell’Invenzione della Testa di Giovanni Battista. Sin dal periodo medievale, i pellegrini hanno riportato la presenza a Sabastiya di due chiese, la cattedrale con la tomba di Giovanni Battista (che visiterete più avanti) e la chiesa del monastero greco associata alla scoperta della testa del santo. Questa seconda chiesa ha una pianta quasi quadrata, con una abside semicircolare ad est ed un nartece ad ovest. La cupola centrale era sostenuta da quattro pilastri in pietra, i cui resti sono ancora parzialmente
in piedi. Alcune tracce sul pavimento rialzato del presbiterio ad est indicano la localizzazione dell’altare. Alla fine della navata nord, i resti dell’attacco della volta di copertura indicano che sopra la cripta sottostante vi era una edicola con cupola. Una scala porta fino alla cripta dove, in una nicchia di fronte alla porta di accesso, divisa da una lastra d’altare, vi sono i resti di affreschi che rappresentano nella parte superiore la decollazione di Giovanni Battista e nella parte inferiore la scoperta della testa. Gli affreschi erano visibili fino ad alcuni anni fa, oggi ne restano poche tracce.
La chiesa bizantina della “Invenzione della Testa del Battista”
La cripta della chiesa
scavati i resti di una stanza, allineata nord-sud, con il pavimento in mosaico e una abside. Ad est è stato ritrovato un cimitero. Gli archeologi valutarono che la chiesa e il monastero fossero stati abbandonati durante il XV secolo e successivamente ricoperti di terra e dimenticati fino agli scavi del 1932, ma gli abitanti del villaggio conservarono la memoria della loro esistenza continuando a chiamare l’area: i “Campi del Monastero”. I corpi trovati durante gli scavi in alcune tombe all’interno della chiesa, sono stati nuovamente sepolti di fronte ad essa. Ora l’area è utilizzata come cimitero dalla unica famiglia cristiana che ancora vive nel villaggio.
HISTORY
La chiesa ha vissuto diverse ricostruzioni. Nella sua fase più antica era costruita a forma di basilica, senza cupola. Appartengono a questa fase, datata al V/VI secolo, alcune pietre dell’abside e pochi resti di mosaico nel pavimento delle navate laterali. In un secondo momento era stata costruita una cupola in legno, sostenuta da quattro colonne di granito, di cui tre ancora in piedi, in seguito incorporate nei pilastri. Le colonne erano state recuperate probabilmente dalle rovine del teatro romano. Ad ovest della chiesa sono stati localizzati i resti del monastero ad essa collegato. La loro estensione é incerta perché gli scavi archeologici sono rimasti incompleti. Sono stati
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Ricostruzione della chiesa bizantina, di Sandra Borgogno
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HISTORY
La Strada colonnata
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Dal foro, potete prendere la strada asfaltata che va verso sudovest. Siete nella strada colonnata, che ancora oggi raggiunge la porta ovest della città . Subito dopo il ristorante sulla destra si vede una rampa di scale che nel passato raggiungeva l’acropoli. All’angolo della scala, resti di antiche tubazioni mostrano che qui doveva essere localizzata una fontana. Proseguendo lungo la strada si raggiunge un incrocio
La strada colonnata romana
con la strada colonnata principale che correva lungo la direzione estovest (Decumano). Da qui parti di colonne possono essere ancora viste per una distanza di piĂš di 800 metri. Prendete a destra per raggiungere la porta ovest. Le colonne e i capitelli appartengono alla seconda fase romana, alla fine del II secolo d.C. La costruzione originaria della strada fu una impresa colossale e deve aver
Ricostruzione della strada colonnata, di Sandra Borgogno
HISTORY
La strada colonnata romana
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richiesto almeno seicento colonne e lavori di terrazzamento di alcune aree e sbancamento di altre. La strada è larga tra i dodici e i quindici metri. Su ciascun lato correva un marciapiede coperto per i pedoni al quale si affacciava una fila di negozi. La pianta dei negozi variava nei due lati. Sul fianco nord, lungo la pendice della collina, le stanze finivano in una abside e i muri erano piÚ spessi, forse per resistere alla pressione del dirupo sovrastante. Sul lato sud le stanze erano rettangolari ed i resti di un arco interno suggeriscono la presenza di un piano superiore.
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Le mura della città romana
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Le Mura e le Porte della città Alla fine della strada colonnata, si raggiunge la porta ovest. Secondo lo storico del I secolo d.C. Giuseppe Flavio, la nuova cinta di mura costruita da Erode misurava venti stadia (uno stadio romano equivaleva a circa 185 metri) in circonferenza e racchiudeva un’area più larga delle mura precedenti. La linea seguita si può identificare ancora oggi senza grande difficoltà, con l’eccezione del quadrato sud-est dove si è sviluppato il villaggio attuale. L’area racchiusa ha una forma irregolare; la sua lunghezza massima, da est ad ovest, misura poco meno di un chilometro. Nei secoli,
migliaia di pietre lavorate sono state tolte dalle mura e i resti attuali non sono particolarmente imponenti. La sessione meglio preservata si trova vicino alla porta ovest, l’unica porta di cui si conosce con certezza la posizione. In quel punto esistono ancora le due torri rotonde ai lati e una terza torre a circa 50 metri a nord. I resti della porta appartengono per la gran parte al tardo periodo romano ma nelle due torri laterali sono ancora visibili i resti della costruzione originaria del tempo di Erode. La terza torre sembra appartenere completamente a quel periodo; le pietre hanno massicce bugne sporgenti su
ta (al Bad), nell’area sud est della moschea. Dalla piazzetta di fronte alla porta ovest è possibile ammirare il panorama della valle che può aiutare a capire le potenzialità del paesaggio agrario della città di Sebaste nel passato. Si consiglia di percorrere la strada colonnata nel tardo pomeriggio. Vi si trovano spesso i giovani del villaggio, seduti sulle torri della porta a godersi il tramonto. Da qui potete tornare indietro lungo la stessa strada. Ritornando all’incrocio si trovano due percorsi alternativi per raggiungere il villaggio. Si può andare dritti verso il centro o tornare al foro e prendere la strada a destra che scende in paese dall’angolo nord-est.
HISTORY
Ricostruzione delle mura e della porta della città romana, di Sandra Borgogno
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tutti i lati e sono posizionate in corsi alternati di testa e taglio. Altri frammenti della cortina muraria e resti di torri sono stati scoperti nel lato nord. Fondamenta profonde sono state viste sotto il muro nord dello stadio, dove probabilmente era collocata una seconda porta. Sopra le fondamenta si nota la stessa tecnica di costruzione: le pietre del muro erano, di norma, poste alternativamente di testa e di taglio, mentre quelle delle torri erano collocate a corsi alternati. Una estensione di muro, scoperta a nord della moschea, è di tipo diverso. Il muro è ben costruito ma ha uno spessore di soli 1,5 metri. Ha le caratteristiche di un muro tardo antico, e dovrebbe essere stato costruito intorno al terzo secolo d.C. Una parte dello stesso muro è stato trovato recentemente negli scavi effettuati all’interno della sala crocia-
Frammenti della cinta muraria nascosti tra i campi
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HISTORY visita
Ricostruzione dell’esterno della cattedrale crociata, di Sandra Borgogno
La Moschea del Profeta Yahia (la Cattedrale crociata di San Giovanni) Una volta arrivati nella piazza principale del paese troverete un caffè sotto alti alberi di pino. Siete di fronte alla Moschea del Profeta Yahia (un tempo Cattedrale crociata di San Giovanni Battista). Da qui, si scende la rampa di scale per raggiungere il cortile, ben al di sotto del livello attuale del villaggio. Per visi-
tare la tomba è necessario chiedere la chiave allo sheikh della moschea o al centro informazioni. Nel periodo bizantino, sopra un luogo di sepoltura romano fuori dalle mura della città romana, ad est, sotto l’attuale moschea, fu costruita una chiesa. Non resta molto di quel primo edificio cristiano,
La moschea del profeta Yahia (cattedrale crociata di san Giovanni)
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Marchi di fabbrica crociati sulle pietre
come fondamenta. L’edificio attuale fu ricostruito dai Crociati nella seconda metà del XII secolo ed é secondo in grandezza solo alla chiesa del Santo Sepolcro. L’entrata attuale è un inserimento successivo nel portale originale della cattedrale, che probabilmente aveva un arco monumentale ed era decorato con bei capitelli istoriati, quattro dei quali conservati, dal 1897, nel Museo Archeologico di Istanbul. All’interno la cattedrale era composta da una navata centrale e da due navate laterali, un transetto interno e tre absidi. Tutte le volte di copertura sono cadute, ma restano in piedi la gran parte dei muri esterni e alcuni dei pilastri. Alla fine del XIX secolo era ancora visibile la parte decorata dell’abside centrale. La copertura era caricata su pilastri compositi e le volte in pietra della navata centrale e delle navate laterali erano sostenute da un sistema
HISTORY
rappresentato, probabilmente, nel mosaico pavimentale della chiesa di Santo Stefano ad Umm al-Rasas, in Giordania. La porzione inferiore del suo muro nord è ancora in piedi ed è chiaramente visibile dall’angolo esterno a nord-est. Alcune delle colonne e dei basamenti di quel periodo sono sparsi nel cortile della moschea. La recente attività di restauro svolta all’esterno del muro sud ha recuperato, tra le macerie, alcuni capitelli del periodo bizantino, riutilizzati nei periodi successivi
visita
Ricostruzione dell’interno della cattedrale crociata
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HISTORY visita 52
Sculture romane e crociate, un tempo conservate nel santuario ayyubide
di nervature trasversali e diagonali. Una fila di contrafforti rafforzava il muro sud e aiutava a sostenere le volte della cattedrale, ma non era presente lungo il pre-esistente muro nord del periodo bizantino, visto il suo spessore più ampio. Le pietre che compongono le murature esterne ed interne della cattedrale sono lavorate finemente. La pianta generale dell’edificio, un rettangolo allungato, dovrebbe ricalcare la pianta bizantina. Una porta nel muro a sud, ora murata, dava accesso probabilmente, durante il periodo crociato, al chiostro e ai quartieri residenziali del vescovo e dei canonici. Resti di queste strutture sono state portate alla luce da recenti progetti di riabilitazione finanziati da fondi pubblici e privati italiani in cooperazione con il Municipio di Sabastiya. Al centro della navata vi sono due strutture a cupola, di epoca più recente. La più grande è stata costruita quando la cattedrale è stata trasformata in moschea dal nipote di Saladino, Husam ed-Din Muhammad, nel 1187. La struttura sovrasta
la cripta dove si trova la tomba di Giovanni Battista e contiene due piccole stanze. Nella prima stanza sono da notare i tre ampi frammenti di lastre di marmo inseriti nel muro ovest, che potrebbero essere appartenuti alla balaustra del presbiterio della chiesa bizantina, oltre a due sculture del periodo crociato che sostenevano probabilmente degli elementi architettonici: rappresentano un uomo che si tira la barba e una testa di toro. Altre quattro sculture che sostenevano archi, tre volti maschili stilizzati e una figura che trattiene dei serpenti, erano conservate nella moschea fino a quando le autorità israeliane scortate da soldati, dopo aver messo il villaggio sotto coprifuoco, le hanno prese e portate al Museo Rockefeller di Gerusalemme in occasione della Seconda Conferenza della Società per gli Studi delle Crociate e dell’Est Latino (SSCLE) nel luglio del 1987. Le sculture non sono più state riportate nel luogo di origine. Nella seconda stanza si può vedere ancora il mihrab inserito nel muro sud della cattedrale. Probabilmente
HISTORY
tomba è coperta con volta a barile e contiene sei nicchie sepolcrali allineate in due file nel muro sud. Nella fila sottostante, la tradizione cristiana colloca la tomba di Giovanni Battista, tra i profeti Eliseo ed Abdia, mentre la narrativa locale ricorda anche le tombe della madre Elisabetta e del padre Zaccaria. Il pavimento in opus sectile data probabilmente al periodo bizantino, ma la sistemazione attuale della tomba risale al periodo crociato. A sinistra dell’ingresso è collocata sulla parete la spessa porta in basalto, decorata in quattro pannelli, che chiudeva la sepoltura. Uscendo nel cortile, prendete la scala di sinistra per risalire al livello del villaggio e andate a sinistra. Dopo 20 metri troverete un piccolo cortile. Sulla destra si trova la tomba a cupola romana.
visita
risale allo stesso periodo di costruzione della struttura a cupola (periodo Ayyubide). La costruzione della stanza invece è forse un inserimento del tardo periodo ottomano, dopo il 1892, quando la moschea che fino a quel momento aveva occupato le due campate ad ovest della navata sud, fu rimossa e una nuova moschea con minareto fu costruita lungo il presbiterio ad est. Il lavoro comportò la demolizione di quanto rimaneva dell’abside e delle porzioni pericolanti delle volte, il consolidamento del resto della struttura e la costruzione di due stanze nella navata nord, che furono usate come scuola. Ora sono vuote e inutilizzate. Una seconda cupola più piccola, localizzata sotto due alberi di arance amare, da’ acceso alla stretta rampa di scale che porta alla tomba risalente al periodo romano. La
Santuario ayyubide sulla tomba di Giovanni battista
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HISTORY visita
La tomba a cupola romana dopo gli scavi
La tomba a cupola Nel 1908, durante il periodo ottomano, una tomba piccola ma ben conservata fu scavata dagli archeologi dell’Università di Harvard. Si trovava a 7,15 metri sotto il livello delle case del villaggio, che vi erano state costruite sopra. Gli scavi furono ripresi nel 1937 dal Dipartimento Palestinese delle Antichità. La tomba era composta di una stanza quadrata coperta da una cupola, preceduta da un portico di due file Interno della tomba a cupola romana prima della demolizione
di colonne che si estendeva lungo l’intera facciata. I muri erano costituiti di materiale grezzo, rivestiti all’interno e all’esterno da pietre calcaree lavorate. La facciata di fronte era decorata con quattro pilastri. All’interno del portico si trovavano due grandi sarcofagi, che si vedono ancora oggi. Erano decorati con motivi umani e animali. La porta della camera mortuaria era ancora in situ e perfettamente funzionante. Al centro dei lati nord, est e sud della tomba vi erano delle nicchie, ognuna coronata da una arco semicircolare. La tomba era coperta da una cupola piatta, appoggiata su quattro pennacchi. La struttura era molto interessante per studiare l’evoluzione del pennacchio sferico, uno degli esempi più antichi del mondo. Il pavimento era rivestito di lastre di pietra. Un piccolo tombino scoperto nell’angolo sud-ovest dava accesso ad una tomba sotterranea. L’ingresso a questa sala voltata
Sarcofago all’esterno della tomba a cupola romana
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Soffitto della tomba a cupola romana prima della demolizione
HISTORY
to come base per ricostruire il monumento. Dobbiamo presumere che le autorità israeliane pensassero di trasferire la tomba dal sito originario fino al parco archeologico, sotto il loro controllo, in modo da evitare che i turisti dovessero recarsi nel
Condizioni attuali della tomba
villaggio per visitarla. Per varie ragioni non furono in grado di completare il sollevamento dei sarcofagi e lasciarono la situazione della tomba come si trova attualmente. Con il tempo, la gran parte delle pietre portate al foro sono andate perdute e uno dei più importanti monumenti del periodo romano, composto di una rara struttura quadrata coperta da cupola circolare, è scomparso per sempre. Le condizioni attuali della tomba sono particolarmente degradate e il più delle volte la fossa è piena di sporcizia. Subito dopo la tomba a cupola, un vicolo sulla sinistra apre su un piccolo cortile di fronte all’entrata della moschea nel muro settentrionale.
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a barile, fu scoperto in un periodo successivo nel lato sud. Alla tomba erano associati tredici sarcofagi in pietra, interi o in frammenti. Sette erano all’interno della camera superiore, tutti aperti e profanati. Quattro busti e il frammento di un quinto in pietra furono ritrovati nelle vicinanze dei sarcofagi. La tomba è stata datata al II/inizio III secolo d.C. Gli abitanti del villaggio ricordano quando, nel 1979, le autorità israeliane costruirono la struttura in legno ancora oggi visibile e chiesero agli uomini e ai bambini di rimuovere le pietre della tomba. Pietra dopo pietra essi demolirono la tomba. Molte delle pietre furono portate nel foro, dove gli Israeliani avevano costruito una piattaforma di cemen-
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Edifici storici del villaggio
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Gli edifici della zona appartengono ai periodi crociato, mamelucco e ottomano. Sono stati recentemente riportati alla luce e restaurati da progetti di conservazione e valorizzazione finanziati da istituzioni italiane pubbliche e private. Al momento sono utilizzati come museo a cielo aperto, centro culturale, foresteria e centro-studi. I lavori nell’area sono
iniziati nel novembre 2005 e sono stati condotti fino ad agosto 2012 dalla ONG italiana Associazione di Terra Santa, in collaborazione con il Comune di Sabastiya, la UniversitĂ Al Quds di Gerusalemme e il Mosaic Centre di Gerico. Dal cortile entrate nel primo edificio sulla destra.
Il villaggio di Sabastiya di una foto di inizio 1900
La cappella nella torre
L’area rinnovata recentemente da progetti di restauro
La cappella crociata scoperta nel 2008
Capitello crociato scoperto durante gli scavi
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L’edificio ha una pianta rettangolare ed è circondato da tutti i lati da una spessa fortificazione inclinata, costruita con grosse pietre, colonne e capitelli risalenti al periodo romano-bizantino. L’abside della cappella è orientata verso est, e ha una finestra nel centro. L’edificio risale al XII secolo, ossia al primo periodo crociato, ed è probabilmente più antico della vicina cattedrale, costruita dai Crociati sopra la tomba di Giovanni Battista. Le fondamenta dell’edificio si trovano 7 metri sotto l’attuale pavimento di pietra della cappella.
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diversi piani. Nella zona sud-ovest del pavimento, si apre una cisterna. Come mostrano i diversi livelli del pavimento, l’edificio è stato utilizzato per scopi diversi nel corso dei secoli, ed è stato modificato di conseguenza. Le pareti che separano l’abside dal resto della cappella sono state costruite quando l’edificio era utilizzato come abitazione.
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L’edificio è stato probabilmente costruito su resti bizantini del IV-V secolo d.C. L’ingresso principale si trova nel lato ovest, mentre quello settentrionale è successivo alla costruzione della cattedrale di San Giovanni Battista. Nella parete nord vi è una scala a chiocciola, che mostra che l’edificio era composto in origine di
Colonne romane inserite nella fortificazione crociata
La scala a chiocciola nei pressi della cappella crociata
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La stanza della fortificazione
Uscite dalla torre e prendete a destra per entrare nella stanza situata tra la torre e il grande muro della cattedrale. Nella sala è possibile vedere il pavimento risalente al periodo crociato e alcuni canali d’acqua. L’angolo sinistro della parete est è originale ed è ancora possibile notare tracce delle scale che in passato portavano al piano superiore. La parete sud è costruita con pezzi di colonne, capitelli e pietre, alcune decorate, di varie forme. Nello spazio dove una porta è stata aperta in un secondo periodo per collegare la camera alla torre, c’è una mezza colonna intagliata addossata alla parete mentre un’altra mezza colonna è nascosta tra le due pareti. Le colonne erano decorative, e ci danno l’idea della dimensione dell’ingresso principale originario della torre.
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La stanza della fortificazione
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La stanza della fortificazione
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La grande sala scavata e valorizzata nel 2012
La grande sala Nella parte sud-orientale del paese, una grande sala è stata scoperta sotto le case moderne. Potrebbe essere stata parte dei magazzini o delle stalle del Casale Sancti Johannis Sebaste, insediamento rurale del periodo crociato. La sala è la più bassa di una serie di tre strutture che scendono lungo il versante orientale del paese. Le sue dimensioni sono di circa 7 metri di larghezza, 7 di altezza e 35 di lunghezza. La sua lunghezza era in origine di circa 60 metri, ma una parte di essa crollò e sulle sue rovine è stata costruita una casa nel corso del XIX secolo. L’ingresso originale era nella parete est. Si tratta di un grande muro, di circa 2 metri di larghezza, costruito riutilizzando grosse pietre risalenti a precedenti periodi storici. Nel 2012 la sala è stata scavata e valorizzata grazie a fondi italiani
per essere utilizzata dalla comunità locale come sala polifunzionale. Durante gli scavi sono emerse stratificazioni del periodo romano, bizantino, crociato, mamelucco e ottomano. La sala si fonda quindi su edifici romani e i resti di alcuni impianti idraulici sono stati lasciati visibili attraverso vetri sul pavimento. La parete ovest è molto interessante. È più antica del resto della struttura e costruita con tecnica e materiali diversi. È possibile notare che è stata costruita direttamente sulla roccia. Avrebbe dovuto essere di almeno 15 m di altezza e, probabilmente, faceva parte delle mura bizantine della città, costruite quando la chiesa bizantina sulla tomba di Giovanni Battista, localizzata al di fuori delle mura romane, è stata racchiusa all’interno di una nuova cinta muraria.
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Baliano di Ibelin solleva Baldovino V
(ca 1143–1193) è stato un al momento dell’incorazione cavaliere francese nel Regno crociato di Gerusalemme. Nel 1177 sposò Maria Comnena, vedova del re Amalrico I, ricevendo la signoria di Nablus, che includeva Sebaste. Nel 1187 Baliano e altri cavalieri furono inviati a Tripoli per una ambasciata. Durante il viaggio Baliano si fermò a Sebaste per celebrare un giorno di festa e trascorse la notte nella casa del vescovo. Gli altri cavalieri proseguirono. Il 1 maggio i Templari e Ospitalieri furono sconfitti dal figlio di Saladino al-Afdal nella battaglia di Cresson e molti cavalieri furono uccisi. Baliano era ancora un giorno di marcia indietro, la sosta a Sebaste gli salvò la vita. Baliano divenne famoso per i negoziati con Saladino durante la resa di Gerusalemme del 2 ottobre 1187. In una versione molto romanzata Baliano è il personaggio principale del film del 2005 Le Crociate, interpretato da Orlando Bloom e diretto da Ridley Scott.
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Baliano di Ibelin
Sigillo di Baliano di Ibelin
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Visita guidata nel villaggio
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Passeggiate nei dintorni del villaggio
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Nei dintorni del villaggio ci sono quattro sentieri segnalati, descritti in “Walking Palestine�, il libro pubblicato nel 2012 da Stefan Szepesi. Le passeggiate evidenziano gli elementi ambientali e storici del territorio. Per apprezzarle al meglio, consultate il libro o contattate la guida locale Suhaib Hawari al numero di telefono 0599490856 o all’indirizzo e-mail: suheib1980@ yahoo.com. Nei paragrafi seguenti troverete informazioni storiche su alcuni resti archeologici che si incontrano lungo le passeggiate.
Passeggiata nei dintorni del villaggio
punto sgorga una sorgente, una seconda sorgente si trova alla fine di un tunnel più lungo, alto meno di un metro. Nel passato la linea del condotto circondava la collina su cui dominano i resti del santuario di Sheikh Sha’leh per poi curvare bruscamente ad ovest del villaggio di Jinsiniah. Poi l’acqua superava il divario tra le due valli su un ponte. La lunghezza totale dell’antico condotto era di circa 4.400 metri, più di due volte e mezzo la lunghezza dell’acquedotto moderno (1,700 m.). Sulla collina ad ovest di Jinsiniah sono stati trovati i resti di un secondo condotto.
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La passeggiata che porta a Sheikh Sha’leh passa vicino alle sorgenti di Nakurah, chiamate ‘Ain Harun (Sorgente di Aronne). La visita alle sorgenti richiede la presenza di una guida locale. Sono visibili i resti antichi di un passaggio sotterraneo in parte costruito e in parte scavato nella roccia, lungo circa 80 metri. A circa 30 metri dalla fine del passaggio si vede una piccola cappella, dove il canale dell’acqua scorre tra l’abside e la navata. Secondo gli archeologi della Missione Congiunta originariamente l’accesso alla cappella era dall’esterno, da ovest o da sud. Subito dopo la cappella, il passaggio si biforca e in quel
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Le sorgenti
‘Ain Harun a Nakurah
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Sheikh Sha’leh
Sheikh Sha’leh Continuando la passeggiata raggiungerete il santuario di Sheikh Sha’leh, situato sulla collina a sud est di Sabastiya. Nel XVII secolo il viaggiatore ottomano Evliya Çelebi descrisse il santuario: “.. di fronte a Sabastiya si eleva come una fortezza su un pendio il Tekye di Sheikh Sha’le. Lo sheikh era solito pregare in questo convento durante il giorno, e nella notte raccoglieva intorno a se’ i suoi dervisci, e iniziava le sue predicazioni senza uso di torcia o lume. Le sue sante parole illuminavano i fedeli fino al mattino. Per questo lo chiamavano Sheikh Sha’le. E’molto onorato e il suo santuario è fiorente. L’ho visitato e onorato baciando le mani del suo discendente, l’attuale Sheikh Sun’ullah,e sono stato benedetto da lui”. La grande costruzione racchiude una sala sostenuta da possenti colonne e un cortile di fronte all’in-
gresso principale. L’edificio attuale è il rifacimento di un monumento più antico. Una iscrizione greca ancora parzialmente visibile sul portale menziona Stefano, vescovo di Sabastiya, che aveva costruito il santuario in onore del profeta Elia, nel periodo bizantino. Passeggiando nei dintorni si trovano grotte e cisterne.
Sheikh Sha’leh
Intorno al villaggio sono state scoperte numerose tombe antiche, ancora oggi preda di indisturbati scavi clandestini. Tra le più importanti, vi è un mausoleo scavato nel 1931 a sud-est del villaggio. Dalla piazza principale di fronte alla moschea, prendete a sinistra e scendete verso la valle. All’incrocio andate diritti e dopo la falegnameria prendete a sinistra. Un piccolo sentiero pavimentato solo per i primi venti metri raggiunge il mausoleo. E’ composto di un atrio con due camere sepolcrali, e contiene alcuni semplici sarcofagi in pietra. Il Dipartimento di Antichità del Governo palestinese durante il Mandato britannico lo aveva aperto ai visitatori. Attualmente si trova in condizioni di grande degrado, ma vale ancora una visita.
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Le tombe antiche
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Il mausoleo romano dopo gli scavi
Condizioni attuali del mausoleo romano
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Ceramica islamica scavata nella grande sala
Racconti popolari Nel 1931, quando gli archeologi della missione congiunta scoprirono l’acquedotto romano, raccolsero alcuni racconti popolari collegati all’acqua. Secondo uno di questi racconti, la cattedrale di Sabastiya era stata costruita dalla regina Elena, madre dell’imperatore Costantino, e quando fu completata la regina fece costruire alcune tubature in terracotta per portare l’acqua dalla sorgente fino alla città. Ma non appena
Terracotta romana scavata nella grande sala
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l’acqua iniziò a scorrere apparve Giovanni Battista alla regina e le chiese: “Chi ha portato l’acqua?” “Io” rispose la regina, “con la mia ricchezza e bontà e con i miei uomini”. Il santo non fu contento della risposta, perché la regina non aveva riconosciuto la gloria di Dio, e quindi chiese all’acqua di tornare indietro e i canali si ruppero – si possono ancora vedere i loro resti nella valle sotto Nakurah – e le donne dovettero riprendere a portare gli otri di acqua dalla sorgente sulla testa. La storia ebbe un seguito: quando furono poste le nuove tubature nel 1925, i primi giorni l’acqua scorreva in modo piuttosto irregolare e le donne del villaggio iniziarono a dire che San Giovanni era ancora arrabbiato. Nel XVII secolo, Evliya Çelebi, descrivendo la moschea, riportò il seguente racconto: “ Anche oggi il sangue di Yahya macchia le pietre bianche della “Casa di Hazret-iYahya” (che io ho visitato) in Sabastiya, nella parte nord del monastero, dove Hazret-i-Yahya fu messo a morte. Una volta l’anno, nella Festa di el-Khizr, quel sangue scorre, sommerge le celle e le stanze, sporcandole e coprendole. Alcune persone della città e alcuni santi sheikh hanno testimoniato per confermare il fatto. Io stesso, ho visto del sangue versato su una dura roccia. Era di color rubino. Però, dato che non era allora la festa di el-Khizr, non ho potuto distinguere se fosse realmente sangue.”
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Dove mangiare Al momento, per pranzare o cenare è necessario prenotare in anticipo, non perché i ristoranti siano pieni ma, al contrario, perché a causa della mancanza di turisti i ristoranti aprono solo su prenotazione. I proprietari e il personale dei ristoranti sono molto gentili e disponibili a dare consigli. Tutti i ristoranti servono i piatti tipici della cucina locale. Consigliamo di assaggiare musakhan (pollo arrosto cucinato con cipolle, summaco e altre spezie servito sul pane tradizionale imbevuto d’olio) soprattutto durante la stagione della raccolta delle olive o maklubah (riso, verdure e pollo) per un costo di circa 10/15 Euro a persona. Se si preferisce qualcosa di più leggero si possono provare i manakish (tipo di pizzette), che costeranno intorno ai 5/7 Euro.
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Piatto tipico a Sabastiya
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I ristoranti nell’area del Foro sono: - Il ristorante Samaria di Abu Salem, nella parte settentrionale del Foro, vicino alla Basilica (0599071552), restaurant@yahoo.com - Il ristorante Holy Land Sun di Abu Mohammad Rajab, all'inizio della strada colonnata (0599212252), holylandsun@yahoo.com - Il ristorante Sabastiya Rest di Rasmi Shaer, all’angolo sud-est del Foro (0569562229), ashair1979@ yahoo.com - Il ristorante Bab al Saha di Riad Shaer, al centro del lato sud del Foro (0598180977). - Il ristorante Al Qala di Naad Akel, sulla terrazza ovest che sovrasta la Basilica (0597428058). Nel villaggio si può mangiare un panino di falafel e sorseggiare un caffè o tè nel bar principale sotto i grandi pini davanti alla moschea.
blu e rossa), una camera quadrupla (camera crociata) e una camera tripla (camera del canale). Il costo è di 25 euro a persona, compresa la prima colazione. Per prenotare si può contattare l’indirizzo email cultural_centre2006@yahoo.com o chiamare il numero 09/2532545. Al momento è in fase di apertura un’altra foresteria, localizzata nel Dar al Kaid.
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Nel villaggio c’è una graziosa foresteria, gestita dal Comune. E’ composta di varie stanze localizzate nelle case antiche perfettamente ristrutturate grazie a fondi italiani. La prima colazione viene servita su una terrazza soleggiata abbellita da vasi di fiori in terracotta e include pane tradizionale, olio d’oliva e timo, marmellate e torte fatte dalle donne del villaggio. La foresteria dispone di due camere doppie (la camera
Foresteria di Sabastiya
Foresteria di Sabastiya
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Dove dormire
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Dove e cosa comprare Nella piazza principale del paese, vicino alla moschea, il Centro di Mosaico di Sabastiya fornisce mappe e libri sulla storia dell’area archeologica e del villaggio e vende prodotti locali come marmellate, saponi e souvenir in ceramica e mosaico di produzione artigianale. Si offrono anche lezioni di produzione di mosaico ai visitatori. Orario di apertura: dalle 8 alle 16, chiuso il venerdì. Nelle vicinanze si trova un altro laboratorio di mosaico, dal nome Ravenna Mosaic. Altri souvenir possono essere acquistati all’interno dei ristoranti Samara e Holy Land Sun. Altri chioschi si trovano lungo il sentiero nel sito archeologico. Il chiosco di Abu Firas si trova dopo la chiesa sopra l’acropoli e l’Holy Land Sun souvenir nel Foro.
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Artigianato locale
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Artigianato e specialità locali
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storia
LEGENDA 1
MOschea del profeta YAHIA (Cattedrale cRociata di san giovanni
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costruzioni storiche nel villaggio
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tomba a cupola
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foRo
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bASILICA
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Teatro
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torre ellenistica
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TEmpio di AUGUSTo
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CITtADELla di omri
10 CHiesa della testa di San giovanni battista 11 strada colonnata 12 porta ovest 13 mura romane della citta’ 14 STADIO