Campanile 279

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fondato nel 1956 fondato nel 1956

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PERIODICO DI INFORMAZIONE DELLA VALLE DELL’AGNO EDITO DA: ASSOCIAZIONE PRO VALDAGNO PERIODICO DIBIMESTRALE INFORMAZIONE DELLA

ANNO LIX - N. 1 Gennaio/Febbraio 2014

Recapito: 36078 Valdagno (VI), Viale Trento, 4/6 - Telefono 0445 401190 e-mail: info@provaldagno.it Direttore Responsabile: Gianni Luigi Spagnolo - Direttore: Vittorio Visonà - Redazione: G. Spagnolo, V. Visonà Stampa: Tipografia Danzo srl - 36073 Cornedo, Via Monte Ortigara, 83 - Impaginazione Grafica: Elena Chemello

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VALLE DELL’AGNO

Reg. Tribunale di Vicenza n. 92 (22 /12/1956) Sped. in Abb.Post.Comma 20/b Art.2 L. 662/96 Ufficio Postale di Vicenza Ferrovia. Pubb. - 70%

L’ANNUALE ASSEMBLEA ASSOCIATIVA n.5/6 settembre - dicembre 2009 - Anno LIV - Redazione: 36078 Valdagno (Vicenza), Viale Trento, 4/6 - Telefono 0445 401190 Bimestrale edito da : Associazione ProValdagno - Gratis ai soci - Registrazione al Tribunale di Vicenza n. 92 del 22 Dicembre 1956 Pubblicità inferiore al 70% - Stampa Tipografia Danzo srl - 36073 Cornedo, via Monte Ortigara, 83 - Direttore Responsabile: Gianni Luigi Spagnolo - Spedizione in abbonamento postale Comma 20/b Art.2 L.662/96 - Ufficio Postale di Vicenza Ferrovia.

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Nuovo impulso allÕ attivitˆ della Pro Valdagno per lo sviluppo turistico della cittˆ e la salvaguardia e valorizzazione del suo patrimonio storico, culturale, ambientale e dei prodotti tipici del territorio e del patrimonio enogastronomizare turisticamente il territorioÓ, AlbertoLUCI, Petrin IN PIU’ OMBREdiCHE UNA CONGIUNTURA ECONOMICA E SOCIALE debba Ò promuovere e coordinare le co e culturale valdagnese. stati cos“ avviati un tavolo iniziative che servano E ad NUOVA attirare Sono CHE RICHIEDE A TUTTI IMPEGNO PROGETTUALITÁ

Parliamo di

Maresina

erba madre tra tradizione ed innovazione In questo ultimo numero del é arrivata la primavera 2009 vogliamo parlare edisono noi, rispuntate le erbe spontanee, ma del nostro periodico che costil'erba che pi• di ci collegamento caratterizza • tuisce un filo sicuramente l'erba maresina. con i soci della Pro Valdagno, Alzi gli la amici mano echii simpatizzanti non ha mai con mangiato la f Ò ritolaÓ con la maredentro e fuori la vallata. sina! Difficile trovare qualcuno è Tenere in piedi un giornale che sia una sfuggito voglia di sempre bellaalla impresa, soprattutto si deveÒs nack far conto assaggiare sequesto da esclusivamente volontariato, passeggioÓ caldo,sul croccante, prosulla di che (pochi) fumato generosità di erbe di orto, evoca sponsor buona volontà sentimentieesulla ricordi di nonne che di chi, pagina pagina, rallegravano i visidopo dei bimbi con costruisce riso e affetto.di volta in volta un discorso attendibile e - speriamo Noi valdagnesi ne siamo molto -legati interessante cose affetto, di casa e a provasulle di questo nostra, nostra storia, sui sabato 12sulla e domenica 13 aprile nostri personaggi. eravamo tutti in piazza per la 2¡ Per avere in dallo più e ÒF esta dellaqualche maresinaÓidea , che rinsaldare il collegamento tra scorso anno • diventata un appunconsiglio direttivo, soci e periotamento ricorrente della primavedico è stato costituito un comira valdagnese. tato di redazione che si è asé una semplice erba che ha risvesunto, tra l’altro, anche il comgliatodi unelaborare notevole interesse ma proche pito qualche dovremmo anche saper tutelare in getto per dare maggiore visibiquanto esiste un disciplinare colità al giornale, ampliandone la munale cheanche garantisce la sua diffusione al di fuori dei denominazione in materia di soci della pro loco.

Il 28 Febbraio 2014 si • tenuta turistiÓ e debba Ò favorire attraverso NellalaValle dell’Agno la crisi si fa sentire: in 9il mesi presso Sala Bocchese di Palazla partecipazione popolare ragzo Festari lÕ annuale Assemblea giungimento degli obiettivi sociali Il convegno, svoltosi a palazzo con età media 50 anni, impieOrdinaria dei socisignificativo dellÕ Asso- del é quindi evidente Festari con il titolo gatoturismoÓ in una. piccola azienda. ciazione Provaldagno, ai quali il che confronto e collaborazione “Uniti per la ripresa. La Valle E più in dettaglio: dei licenziati Consiglio oltre di Amministrazione nelindividuale dna della Provaldagno dell’Agno la crisi”, organiz-si sono per via il 78,3% hae, • presentato, oltreArea, che per lÕ apin Pro Loco perchŽè zato dal Gruppo di cui è tragenerale, i 26 ed delle i 50 anni; il 35% provazione del bilancio consunti•residente solo attraverso il confronto e la presidente Luca Romano, ha a Valdagno, primo covo del 2013 in e di quello di previ- collaborazione con tutte le realtˆ fotografato maniera precisa mune per numero di licenziaed impietosa situazione di menti che seguito da Trissino (22%) sione del 2014, la anche e soprattutlocali • possibile conseguire, una vallata che continua e Cornedoil(21%). Dei licenziati to per illustrare lo spirito ad cheesne attraverso perseguimento degli sere influenzata negativamente per viaparticolari collettiva, di il 67% è over ha animato lÕ attivitˆ e che caratte- scopi persone ed da unal congiuntura internazio50; ilche 60% è di Valdagno, serizzerˆ Õ intero mandato. enti operano nel territorio, nale sfavorevole. Nei primi 9 guito da Terme (15%) Fin dal suo insediamento, ormai quello cheRecoaro in ultima analisi • lo mesi di quest’anno perso e Cornedo (13%). un anno fa, il nuovo hanno Consiglio si • scopo comune, non scritto, di il lavoroconcorde in 475 sulla contro i 275 Nelloe stesso si sono trovato necessitˆ tutti cio• ilperiodo benessere della dello stesso periodo 2008; in registrate 13 aperture di prodi dare nuovo impulso allÕ attivitˆ comunitˆ. gran parte (336) recuperando licenziati perla Il cedure di crisi aziendali, con dellÕ Associazione Consiglio ha per questo fin da via individuale con la prassi utilizzo di ammortizzatori naturale vocazione statutaria allo subito cercato di favorire le riservata circadella 4.150cittˆ piccole sociali: con 5nelglisettore metalsviluppoalle turistico e alla relazioni operatori delle aziende (meno di 15 dipenmeccanico a Cornedo e a salvaguardia e valorizzazione del varie categorie di settore, uno con le denti), cioé il 95% di quelle Valdagno; 3 nell’oreficeria a suo patrimonio storico, culturale, associazioni che operano in cittˆ e attive sul territorio; i rimanenti Trissino; 3 nella concia e 1 nelambientale e dei prodotti tipici con lÕ Amministrazione Comuna(139) sono stati licenziati per l’abbigliamento tra Trissino e del territorio. LÕ art. 3 dello Statu- le istituendo tavoli di lavoro via collettiva, strumento adottaValdagno. to da prevede chemedie per raggiungere finalizzati allÕ elaborazione di to aziende e grandi. Questa la situazione, alla quale questi scopi lÕ Associazione debba progetti di valorizzazione del Metalmeccanico, orafo e concia si deve aggiungere il fenomeno Òf attiva opera percolpiti. organiz- centro storico, dellaspopolamenCittˆ Sociale isvolgere settori maggiormente di un progressivo

L’analisi poi evidenzia che il “licenziato tipo” è maschio,

to dell’alta valle (da Valdagno in su) con un generalizzato in-

di lavoro con commercianti, as475 lavoratori licenziati sociazioni di volontariato, cooperative sociali e la Biblioteca Civica vecchiamento della popolazioche ha portato alla realizzazione ne: il 20% è oltre i 65 anni (ma della manifestazione Ò Natale in a Valdagno, questa fascia d’età PiazzaÓ , un tavolo di lavoro con raggiunte il 25%). Se poi guarlÕdiamo Amministrazione comunale per alla prospettive nel brevelo studio termine, di un progetto di visita medio si devono guidata allapareri Cittˆ Sociale registrare cauti, con nonuna di grande ottimismo, neanche innovativa modalitˆ ma di audioguidi teatrale uno scenario da “fine dei da ed un tavolo di lavoro tempi”. Associazioni imprencon gastronomi, ristoratori e proditoriali, sindacati, poliduttori locali, inteso aforze sviluppare tiche concordano nel dire che e, in futuro, a produrre e comla strada da fare è tutta in salita... mercializzare alcuni prodotti gaDiffusa quindi l’aspettativa stronomici a base di maresinadia un’azione di largo respiro che fine di autofinanziamento delveda il concorso tutte le forze lÕ Associazione, madisoprattutto, di attive delladel nostra società, in diffusione prodotto de.co. coincidenza anche del fatto che valdagnese. nell’estate scorsa sono state Il Consiglio ha poi sviluppato, in rinnovate le amministrazioni sostituzione di quello esistente comunali e c’é quindi un ferormai non pi• al passo con i mento di nuovi programmi, di tempi, un nuovo sito internet proposte innovative, di fare di strutturato secondo i principi del più e meglio. web marketing turistico, che Rilanciando magari un progetto

“vecchio” ma sempre continuaattuale a pag.2 ... per tutta la vallata: “sei comuni, una città”; se ne parlava a metà >pag.2

qualitˆ e origine. Il nome maresina • legato in Renderlo disponibile nelle ediprimis alla tradizionale f Ò ritolaÓ , cole; curare delle edizioni spema • instata associata dei anche ad ciali occasione grandi iniziative di carattere gastronomieventi cittadini; fare degli inco culturale, come il prestigioso ed serti dedicati a nuovi narratori, ai giovani,concorso alla storia locale affermato ÒM aresina rivisitata d'argentoÓ. in maniera creativa,

con illustrazioni e con impostazioni adatte al grande pubblico Provaldagno, nell'ambito del suo ma anche agli alunnideidelle noprogetto di promozione prodotstre ti delscuole. territorio, si sta dando molto Queste altrediidee cominciano da fare inedfatto valorizzazione e aricerca farsi di strada, ben consapevoli impiego di questa semtutti cheversatile tra il dire e il fare... plice ma erba nell'ambito Resta comunque una di nuovi prodotti e ricette,buona quali base di partenza: formaggio, grissini, l’attenzione sughi, biscot- e la simpatia dei nostri lettori. ti, cioccolatini. Perché questa è la vera forza di D'accordo con alcuni produttori un giornale: che la gente lo senta locali, gastronomi e ristoratori, proprio, esprimendo giudizi, continua a pag.2 ... >pag.2

Marisa Chellinidel Benetti: cascina abbandonata (1983).nuove e inattese sia ai “piccoli artisti in erba” che ai molti che Ogni edizione Dipinginterra riserva emozioni Energiaaffollato narrativailedcentro estetica indiscussa, maestria stilistica e poetica. LÕ essenza personalitˆ di Marisa. (Servizio a pag. 5) hanno storico per ammirare la fantasia allo stato puro,della espressa dai bambini nelle loro creazioni.

Il centenario della Societˆ Cattolica Agricola Operaia di Novale (1913-2013) di Margherita Guiotto

Cento anni fanno storia e quando, aperto lÕ archivio della Ò societˆ cattolica agricola operaiaÒ ho cominciato a percorrere questo secolo attraverso i documenti storici religiosi e civili, le testimonianze e i ricordi dei soci pi• anziani, ho capito lÕ importanza di portare a conoscenza una storia che ci spiega il cammino di una comunitˆ che da sempre ruota attorno alla sua chiesa, tenendo conto della diversitˆ tra una generazione e lÕ altra. C o n sodalizio R e n a tnacque o Cev se Questo per evolere scompare non solo un degli uomini cattolici a scopo grande studioso, mutualistico e cento uno annistosono rico dell’arte di livello passati di padre in figlio nella internazionale, un protavarietˆ dei regimi politici, per˜ , gonista della cultura sempre sostenuti da una vifede centina, ma anche un grancristiana che ha unito la comunitˆ , de valdagnese d’adozione. come una grande famiglia, con Molti gli studenti che nel uno spirito di unione e di comuliceo classico valdagnese nione, in una testimonianza ne hanno seguito le lezioni,di fede e di operositˆ arrivata fino ai sempre accurate e appasnostri giorni. sionate; molti i concittadiIl 19 aprile nellalo sacrestia ni che da 1891 sempre consi-di Novale circa 90 uomini, in magderavano un valdagnese di gioranza padri di famiglia, si riuadozione. nirono in assemblea e diedero vita allaValdagno, nuova societˆ infatti, , prima della A ha vallata dellÕun Agno il nome: dedicato suo con studio che Ó Fratellanza Cattolica Agricorimane tuttora valido per OperaiaÒ - denominazione la storia architettonica ed originale della Societˆ Cattolica urbanistica del nostro centro Operaia storico. di Novale - Ó accogliendo “Guida a Valdagno antica”,far quei valdagnesi che vogliono edito parte dall’amministrazione dÕ una societˆ cattolica, comunale nel finchŽ 1982,Valdagno nella operaia, agricola collana stesso nondei la Quaderni costituisca."della (LÕ Obiblioteca civica, censisce peraio Cattolico, 3 maggio 1891). tutti glia edifici di rilevanza Novale quel tempo era Comune storica, artistica ed urba-fu autonomo. Primo presidente nistica, una serie di Alessandrocon Zordan, segretario schede accurate. Domenico Lora. Il 3 maggio 1891 lo statuto della Attenzione al particolare, Fratellanza Cattolica Agricola Ocura quasi maniacale del peraia di Novale, approvato nella dettaglio, grande sensibiprima generale adunanza del 19 lità e vasta cultura: queste aprile 1891, viene confermato dal le caratteristiche di uno vescovo di Vicenza. studioso che non disdeAlla seconda assemblea del 10 gnava di passare ai grandi maggio 1891 gli iscritti erano giˆ della storia dell’arte (Palsaliti a 124. Dopo 37 anni di vita ladio, soprattutto) alle feconda contava 172 iscritti. espressioni cosiddette Òperiferiche In questo lungo periodo dÕ anni ha e minori, 2 continua a>pag. pag. 6...

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< da pag. 1 Ó Parliamo di Maresina....Ó

< continua da pag. 1 Ó Assemblea ProvaldagnoÓ

costituzione di una filiera intorno a prodotto/tradizione, rianimando il paese e accrescendo il senso di identitˆ locale senza il quale i nostri territori sono troppo spesso destinati ad una polverizzazione sociale.

Provo a spiegarlo: in questi anni di difficoltˆ per gli Enti locali, la promozione dei nostri territori diventa un fattore non soltanto utile, ma potenzialmente determinante. In un paese come l'Italia quando parliamo di promozione, il pensiero corre inevitabilmente al patrimonio infinito di tradizioni, competenze, prodotti che la terra e l'artigianato hanno plasmato nei secoli e che i nostri territori custodiscono gelosamente. Esiste uno strumento che va esattamente in questa direzione. é per l'appunto la Denominazione Comunale o De.Co. Non si tratta di un marchio di tutela (nŽ dell'origine di un prodotto, nŽ tanto meno delle sue presunte qualitˆ ), la DE.CO • piuttosto un validissimo strumento di censimento di prodotti e tradizioni presenti sul proprio territorio e, in seconda battuta, un efficace strumento di marketing perch• facilita la

Emanuela Perin Presidente ProValdagno

Tornando alla nostra festa, grandissimo riscontro hanno ottenuto anche due momenti culturali in programma domenica pomeriggio che hanno voluto far conoscere dei luoghi poco noti della nostra cittˆ : il tour dei Giardini segreti di Valdagno (con 60 partecipanti) che hanno potuto conoscere la storia delle pregevoli dimore del centro storico attraverso il racconto di Vittorio Visonˆ , guida esperta della storia di Valdagno, raccontato con notevole conoscenza e passione. A conclusione del percorso, la storia del seicentesco Palazzo Nanti, ultima tappa, • stata celebrata con la musica: un concerto del Gruppo Polifonico del Progetto Musica di Valdagno • stato ospitato tra queste mura dopo 175 anni dall'ultima rappresentazione in questo teatro all'aperto. Momento di grande suggestione ed emozione per tutti gli intervenuti e un rinnovato orgoglio del territorio, troppo spesso dimenticato.

a cura di Gabriella Polita e

Amedeo Sandri

MARESÌNA D’ARGENTO 1° raccolta di ricette con l’erba e non solo...

maresina

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MARESÌNA D’ARGENTO

a cura di Gabriella Polita

e Amedeo Sandri

prodotti che ha iniziato a commercializzare sia come autofinanziamento per l'Associazione ma soprattutto come diffusione del prodotto de.co. del nostro territorio, stimolati in ci˜ dai preziosi suggerimenti di altre Pro loco. Il Òw eek - end maresinoÓ • iniziato con la presentazione, a Palazzo Festari, del libro Ò Maresina d'argentoÓ curato da Gabriella Polita e Amedeo Sandri (• una raccolta di 22 anni di ricette del concorso) a cui hanno partecipato numerosi ospiti. Successivamente le voci di Valdagno ÒC oro Amici dell'ObanteÓ hanno offerto un intermezzo musicale. A conclusione, i presenti hanno degustato alcuni prodotti a base maresina. Inutile dire che il riscontro • stato lusinghiero. In piazza Roma e Piazza del Comune, espositori di prodotti di eccellenza del territorio e di prodotti de.co. del Consorzio Serenissima Agno Chiampo, sono stati presenti nelle due giornate di sabato e domenica per dare modo di far conoscere, e apprezzare, ci˜ che la nostra valle offre di buono. Presente anche un laboratorio molto frequentato dai bambini che hanno imparato a riconoscere la maresina e a seminarla. Si sente parlare spesso della Òm aresina de.co.Ó ma forse non tutti sanno esattamente cosa sia questa De.Co.

La copertina del recente libro Ó Maresina dÕ Argento, curato da Gabriella Polita e Amedeo Sandri.

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dovrebbe diventare nel tempo una vetrina delle bellezze del territorio oltre che uno strumento di informazione moderno e dinamico da affiancare a quello pi• classico de Ò Il Nostro CampanileÓ, che pure ha visto alcune novitˆ, prima fra tutte la nomina di un nuovo e pi• nutrito Comitato di Redazione che, dÕ intesa con il Consiglio, si • riproposto, come primo obiettivo, di ampliare progressivamente la cerchia dei collaboratori coinvolgendo tutti i soci che desiderassero esprimere le proprie idee e gli studenti delle scuole cittadine, il futuro di Valdagno e auspicabilmente anche dellÕ Associazione. Per quanto riguarda le attivitˆ svolte nel 2013, a quelle giˆ precedentemente programmate (Maschere in Piazza, Passeggiando Sotto i Portici, Festa dÕ Autunno, Festa dellÕ Agricoltura e Natale in Piazza) il Consiglio ha ritenuto di aggiungerne altre, nel corso dellÕ anno. Si • trattato, per lo pi• , di collaborazioni con altre associazioni e con lÕ Amministrazione Comunale finalizzate, essenzialmente, a promuovere lÕ immagine dellÕ Associazione e, pi• in generale, il territorio e la de.co. della maresina. In particolare, la Provaldagno ha partecipato alle manifestazioni Malo Sapori, Festa della Maresina e Parco diVino, ai Mercati Agricoli di Valdagno e Castelvecchio, alla Festa della Montagna Montagna, alla gara podistica internazionale Trans dÕ Havet, al Simposio del Legno, alla Festa dello Sport, al progetto ÒV aldagno in Spalla SpallaÓ della Scuola Media Garbin e ha collaborato alla pubblica pubblicazione del libro ÒM aresina dÕ ArgentoÓ, curato da Gabriella Polita e Amedeo Sandri. La pi• significativa attivitˆ di promozione • stata per˜ proba probabilmente il tour educazionale, organizzato dalla Provaldagno utilizzando un finanziamento regionale ottenuto dallÕ Amministrazione Comunale, che ha permesso di portare a Valdagno ben 12 giornalisti di varie testate del settore agro-alimentare e ambientale per una visita guidata della Cittˆ Sociale e di una delle nostre contrade ed un pranzo a base di prodotti del territorio pensato e preparato dal Ristorante Alpestre di Castelvecchio. LÕ entusiasmo dimostrato dai giornalisti per la scoperta del territorio valdagnese e delle sue indubbie potenzialitˆ si • concretizzato in una serie di articoli su organi della stampa specializzata e nella partecipazione del Presidente alla trasmissione televisiva ÒA pprofondimentiÓ del canale 7 Gold. Quanto alle attivitˆ per il 2014, il Consiglio ha messo in programma, organizzate e gestite diretta-

mente ed esclusivamente dalla Provaldagno, quelle stesse attivitˆ giˆ svolte nel 2013 e quindi certamente Passeggiando Sotto i Portici, Festa dÕ Autunno, e Natale in Piazza, alle quali si affiancheranno poi numerose collaborazioni (MÕ illumino di meno, Festa della Maresina, Festa della Montagna, Notte Bianca, Festa dello Sport, Festa dellÕ Agricoltura e concorso La Maresina dÕ Argento). Sono poi in fase di studio una festa nella Cittˆ Sociale, una mostra sulla pop art e una riedizione della Sgambelada. LÕ Assemblea si • chiusa con lÕ approvazione del Bilancio e i ringraziamenti al Presidente del Consorzio delle Pro Loco ÒS erenissima Agno ChiampoÓ Bortolo Carlotto per la preziosa collaborazione ed il supporto nella gestione delle problematiche che si sono via via presentate nel corso di questo non semplice

anno di passaggio di testimone tra vecchio e nuovo Consiglio, a tutti i soci che nel corso dellÕ anno hanno messo a disposizione il loro tempo e le loro forze per la riuscita di tutte le attivitˆ in programma, e infine alle associazioni di volontariato e di categoria, agli istituti scolastici e allÕ Amministrazione Comunale, che hanno accolto lÕ invito della Provaldagno alla collaborazione e con le quali si • andata sviluppando e via via rafforzando una grande sintonia, di cui ha beneficiato e beneficerˆ lÕ intera comunitˆ v aldagnese, La serata si • quindi conclusa con un rinfresco, occasione per tutti coloro che hanno preso parte allÕ Assemblea di assaggiare vari prodotti a base di maresina e di scambiare con i Consiglieri opinioni, idee, suggerimenti e, naturalmente, tanti complimenti.

Assemblea Pro Valdagno

Hanno collaborato a questo numero: Gianni Caicchiolo, Giuseppe Cengia Bevilacqua, Cinzia Burtini, Romano Cazzola, Orietta Dal Grande,Chiara Ferrara Margherita Guiotto, Alberto Petrin, Stefania Schiavo, Andrea Spaliviero, Gianni Luigi Spagnolo, Francesca Vitetta

Impaginazione grafica: Elena Chemello

Stampa:

Tipografia Danzo srl Cornedo Vic.no


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UGO NIZZERO RIODINATO E CATALOGATO IL FONDO NIZZERO: (1905-1998)

di Andrea Spaliviero e Stefania Schiavo Ugo Nizzero nasce a Valdagno il 25 marzo 1909. Nei primi anni Venti costituisce con altri amici la "Societˆ Alpinistica Valdagnese Duca degli AbruzziÓ che, per˜ , ha vita breve e viene sciolta nel 1924, forse inglobata nella locale sezione del Cai nata nel 1922. Nella stesso anno presta servizio militare a Tolmino, come alpino del battaglione ÒV icenzaÓ, ma viene congedato 12 mesi dopo per la morte del padre. Tornato a Valdagno si dedica al commercio delle staffe e si fa promotore con altri della nascita della sezione valdagnese dell'Ana. Dal 1933 al 1938 cambia diversi lavori e alla fine viene assunto nella segreteria amministrativa del Fascio. Entusiasmato dalla propaganda patriottica decide di presentarsi volontario per la campagna di Albania, dove viene inviato per 5 mesi. Tornato a Valdagno • assunto alla Banca Popolare dove aveva giˆ lavorato prima della guerra. Nel 1941 sposa Marcellina Lovato. Ne1 1941 fonda la SEP (Societˆ Escursionisti Pasubio), di cui sarˆ presidente a vita dal 1953. Attraverso questa societˆ organizza molteplici attivitˆ ed escursioni anche rivolte ai giovani, col fine di far conoscere i luoghi delle battaglie della Grande Guerra, in primis il Pasubio. Dagli anni '50 organizza quarantanove 'Tavolate Tricolori" che riuniscono ex-combattenti nel ricordo della vita di trincea e nel 1951 inventa la Ò Chiamata di Primavera" che viene ripetuta per tredici edizioni con grande successo. Organizza inoltre diverse edizioni del carnevale di Valdagno. Nel 1964 gli viene attribuito il premio FIE e nel 1912 viene nominata Commendatore della Repubblica dal Presidente della Repubblica G. Leone. Sul finire degli anni '60 il suo interesse • per i luoghi della Grande Guerra dal Pasubio al Grappa e al Cimone, dove recupera sessanta salme di caduti e numerosi reperti bellici. In seguito fonda il Museo della Prima Guerra Mondiale in via San Lorenzo a Valdagno. Nel 1973 pubblica Ò RimembranzeÓ e nel 1915 un album storico fotografico sulla guerra del 1915-18. Nel 1979 fa apporre una lapide alla galleria D'Havet in onore della 326" Compagnia zappatori. Negli anni '80 fa erigere a Quargnenta il Capitello a Santa Maria Goretti, e il monumento a tutte le mamme posto all'ingresso di Villa Serena a Valdagno; infine promuove la costruzione dei monumenti, a ricordo della brigata Piceno sul Pasubio e a Campotognazzo, e il pennone per l'alzabandiera nel cortile della Caserma Cella a Schio. Nel 1988 riceve il Premio della Bontˆ "Cittˆ di ValdagnoÓ e n el 1996 il Premio CONI. Infine dona al Comune di Valdagno un ricco archivio di documenti e una raccolta di fotografie relative alla Grande Guerra, che costituiscono il Ò Fondo Ugo NizzeroÓ presso la Biblioteca Civica. Si spegne a Valdagno il 23 gennaio 1998.

Foto del Fondo Cocco-Nizzero Biblioteca Civica Valdagno Fotografie, documenti, cartelloni, quadri: il materiale raccolto e donato da Ugo Nizzero al Comune di Valdagno riflette nella sua apparentemente confusa eterogeneitˆ lo stretto rapporto che intercorre tra questa collezione di oggetti e le attivita della Societˆ Escursionisti Pasubio, di cui lo stesso Nizzero fu fondatore e animatore. Una collezione tenuta insieme da un fil rouge sbiadito per˜ ancora evidente a dispetto delle eventuali dispersioni cui il materiale pu˜ essere andato incontro. Se possiamo ancora tener per valido l'ormai classico assunto secondo il quale un archivio rispecchia, in maniera pi• o meno residuale, le attivitˆ di colui che lo ha prodotto, ci˜ vale senza dubbio anche in questa caso, in cui, peraltro, il materiale strettamente archivistico • solo una frazione del tutto, e non certo la parte preponderante. é questo il senso della presenza all'interno della collezione di un'amplissima sezione dedicata alle immagini che ritraggono momenti e protagonisti della prima guerra mondiale. Immagini sovente ingrandite e sistemate su pannelli di legno per poter essere esibite durante mostre, o al piccolo museo che su questa tema Nizzero aveva creato in via San Lorenzo. Lo stesso possiamo dire delle numerose immagini di Valdagno, luogo "d'azione e di elezione" della SEP e di Nizzero che vi organizzava ogni anno la "Chiamata di Primavera", manifestazione in grado di coinvolgere gran parte della cittadinanza. Documenti e corrispondenza di vario genere restituiscono invece un quadro abbastanza esatto dell'attivitˆ di tutti i giorni dell'associazione, mentre i numerosi articoli tratti da riviste e periodici, ritagliati e conservati accuratamente, dovevano far capo alle fasi di preparazione delle mostre e delle uscite dei soci nei luoghi della Grande Guerra, in particolar modo sul Pasubio, oltre ad essere naturalmente dovute a esigenze di documentazione da parte di Nizzero su un periodo storico che egli considerava particolarmente interessante. Nel riordinare tutto questa materiale, dunque, • stato necessario tenere presente da un lato la necessita di preservarne l'unitarietˆ , interna prima che

Ponte del genio alpino realizzato a Porte Pasubio (inverno 1916/17).

esterna, dall'altro le esigenze di fruibilitˆ e la sua collocazione in spazi che non possono, evidentemente, essere i medesimi per una foto di pochi centimetri e per un pannello di ampie dimensioni. Ecco dunque il motivo della scelta di suddividere la raccolta in tre sezioni, "Fotografie conservate in biblioteca", "Documenti e stampe", "Cartelloni e quadri", e di iniziare ogni sezione con il numero 1, procedendo poi consecutivamente. Ai cartelloni e ai quadri, per cui • stata pensata una collocazione al di fuori della biblioteca, • stata aggiunta alla segnatura numerica la lettera "C". Va da sŽ che detta segnatura • stata riportata nelle etichette adesive con cui sono stati individuati e contrassegnati tutti i pezzi della collezione. II riordino del materiale, in origine disperso in diversi scatoloni collocati nei locali del CEOD di Maglio di Sopra, ha richiesto dapprima una ricognizione che • servita da presa d'atto e da fase preliminare al riordino vero e proprio; in seguito, • stata effettuata una prima sommaria schedatura avvalendosi dellÕ aiuto prezioso di due volontari, il signor Dal Medico Sergio con la moglie Carla; infine, il contenuto di ogni scheda • stato controllato e le informazioni desunte inserite nella presente banca dati. In totale, il lavoro • stato effettuato in circa tre mesi dalla fine di dicembre 2012 alla fine di marzo 2013.

Complesso di baraccamenti a Ponte Pasubio. (inverno 1916)

Minatori della 362a compagnia davanti alla galleria in zona Fontana dÕ oro (Pasubio primavera 1917).

Complesso di baraccamenti a Porte Pasubio. (inverno 1916)

Apparato fotografico a soffietto. (M.te Crostis fronte carnico).


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SGUARDI URBANI SU VALDAGNO

1954 - 2014: FOTORICERCA COMPIE 60 ANNI

Come per qualsiasi associazione, il tempo ne ha plasmato pi• volte la struttura, modificato gli intenti e gli interessi e condizionato i risultati, senza mai minare per˜ la sua matrice fondamentale, che la vuole sempre fedele al concetto di ricerca della realtˆ , indagata attraverso l'agire fotografico. Negli anni settanta si • verificata la svolta fondamentale, che ha indelebilmente segnato le attivitˆ successive del circolo fino ai giorni nostri, attraverso un processo culturale di evoluzione estetica che mira a liberarsi dal realismo dell'oggetto. Viene acquisita una maggior consapevolezza delle potenzialitˆ creative del mezzo fotografico, modificando in senso decisamente pi• evoluto il rapporto fra autore e oggetto fotografato. Esso infatti non • pi• proposto solo nella sua accezione veristica, ma diviene strumento e pretesto per la rappresentazione di una realtˆ in cui l'interpretazione si sostituisce alla mera descrizione. L'ambizioso obiettivo • quello di mettere a fuoco l'altro e l'altrove che sono nella mente del fotografo. Questa determinante esperienza ha influenzato le generazioni di soci che si sono succedute in Fotoricerca e che hanno perlustrato vari ambiti espressivi, dall'astratto al paesaggio, dal reportage al ritratto, attraverso mostre personali o collettive che hanno ottenuto sempre un lusinghiero riscontro. Inoltre, si • recentemente manifestata una pi• impellente necessitˆ di percorrere nuove vie che fossero in grado di condurre il circolo ad allargare ancor pi• i propri orizzonti: si • cercato di intercettare, attraverso la fotografia sociale e del territorio, gli umori e i bisogni della societˆ riguardo tematiche di stretta attualitˆ , tentando di dare delle risposte, o quanto meno suggerire delle riflessioni, attraverso le immagini proposte. Sono espressioni di questo periodo esperienze come Ó Nata femmina(?)Ó , Ò Paesaggio veneto fra idillio e spazzaturaÓ e Ò ViolateÓ . é proprio nell'ottica di questa nuova attenzione alla realtˆ , vissuta in maniera meno intimista, che vanno lette le scelte operate per la mostra che Fotoricerca organizza in occasione del sessantesimo della sua fondazione. Da un lato la retrospettiva di Elsa Visonˆ , incentrata sulla valenza sociale del suo lavoro, che lo rende un elemento fondamentale nell'ambito della produzione fotografica valdagnese; dall'altro una collettiva degli attuali soci del circolo che raccontano, con le proprie immagini, di una Valdagno che esula dalle consuete rappresentazioni, interpretata soggettivamente attraverso l'obiettivo della macchina fotografica. Non • facile pronosticare quali altre strade percorrerˆ Fotoricerca negli anni a venire. L'auspicio • che riesca ad intraprenderne continuamente di nuove, consolidando il proprio rapporto con la cittˆ e rimanendo in ogni caso coerente con quello spirito critico che da sempre la anima e che considera la ricerca approccio imprescindibile dell'esplorazione della realtˆ . E' proprio in questo periodo storico infatti, quasi sopraffatti dalla mole di immagini da cui siamo investiti, che la presenza di un'entitˆ culturalmente viva come Fotoricerca, che si interroghi in maniera critica sul significato e il fine della fotografia, si rende forse pi• necessaria. La Presidente Cinzia Burtini

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Via Pasubio 92 36078 Valdagno (VI) Tel. +39 0445410414 Fax +39 0445 412126

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In ordine seguendo i numeri: 1) Alice Zenere: Bianco - 2) Cinzia Burtini: Assonanze - 3) Claudio Crestani: Giostra - 4) Claudio Leonardi: Rivoli - 5) Gianluca Menti: Parvenze 6) Giampietro Bevilacqua: Strade di notte - 7) Marco Visonˆ : Monumento al progresso - 8) Loris Lorenzini: Che botta - 9) Luca Artusi: La volta del cielo - 10) Mario Cecchetto: Venerd“ mattina - 11) Pierangelo Slaviero: Effetto tempo - 12) Giuseppe Guiotto: Underground - 13) Raffaella Bolla: Una concreta utopia - 14) Stefano Magaraggia: Ghost Garden


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Scomparsa il 23 febbraio 2014

Nel ricordo affettuoso di Orietta Dal Grande Nata a Siena nel 1931, eredita dal padre pittore la passione per la pittura, ma di formazione • autodidatta sia nell'arte pittorica sia nell'arte grafica, dove si distingue particolarmente per le sue preziose acqueforti. Marisa Chellini Benetti • stata anche insegnante. Arriv˜ a Valdagno dopo aver vinto il concorso per una cattedra di maestra. Da Siena venne a Valdagno giovanissima; insegn˜ a Campotamaso, Molino di Altissimo, Ponte dei Nori e Maglio di Sopra. Prima di andare in pensione Marisa ha giˆ al suo attivo molte mostre collettive e personali molto importanti. Al suo arrivo nella nostra vallata cerca qualche centro artistico e chiede di Orietta Dal Grande. Ci incontriamo e mi parla delle sue passioni artistiche. Ho davanti a me due occhi penetranti, un volto intenso, ci intendiamo subito. Cos“ mi fa vedere le sue opere, disegni meravigliosi a matita, alcuni oli su tela, e chine colorate emozionanti. La prima esposizione a Valdagno avviene nel 1971 in "Galleria Dante" presentata dal Prof. Salvatore Fazia con il quale Marisa collabor˜ per parecchio tempo. Io possedevo giˆ il torchio calcografico e cos“ proposi a Marisa l'arte dell'acquaforte perchŽ il segno dei suoi disegni a matita, si addiceva all'incisione. Marisa titubante disse che non sarebbe riuscita mai, troppo complicato. La convinsi, preparai una lastrina in rame grande quanto uno specchietto da borsa, incerata ed affumicata e metto in mano a Marisa una matita con una punta di acciaio. Disegna un cardo, le dissi, intanto io preparai una bacinella con acido nitrico nella giusta dose, aggiunsi dei frammenti di rame per irrobustire l'acido e immergemmo la piccola lastra. Le bollicine della morsura emersero velocemente e in breve avemmo la matrice. Presi la carta bagnata per la stampa (piccoli fogli) e passammo al torchio. Bellissimo e Marisa incredula sorrise abbracciandomi. Poi il resto • storia. Bravissima nell'incisione, nella stampa, nella colorazione. Prese familiaritˆ nell'arte grafica

Presi la carta bagnata per la stampa e passammo al torchio: bellissimo! E Marisa incredula sorrise abbracciandomi...

UnÕ intensa immagine di Orietta Dal Grande e Marisa Benetti sorridenti.

con quel gusto compositivo che la distinse. Energia narrativa ed estetica indiscussa, maestria stilistica e poetica. L'essenza della personalitˆ di Marisa. Le nottate passate per stampare le prime tirature con l'aiuto di mio marito sono memorabili per le emozioni che provavamo ad ogni sollevamento del foglio dopo la pressione del torchio sulle matrici elaborate da Marisa. Dal 1979 • inserita nel "Catalogo Nazionale della Grafica" di Giorgio Mondadori; segnalata da Antonello Trombadori e nel 1982 da Cesare Vivaldi. Lavora per Torcular di Milano settore della Grafica cos“ pure per la Spirale sempre di Milano. Pubblica una cartella con tre incisioni e testo di Paolo Rizzi per conto del Centro Internazionale della Graflca di Venezia. E su richiesta viene inviata una litografia al Museo Civico di Spilimbergo. Ripenso a "Peonie" olio su tela, "Maremma" incisione, "Cascina in Autunno" litografia, "Geranio Pelargonio" acquerello su di- segno a china, "Ortensie sui Muretto" litografia e a molto altro. Marisa • presente a Sorrento, Napoli, Roma, Genova, Madrid, Benevento, Atene, Londra, Parigi, Anzio, Dubrovnik, Livorno, Norimberga, Parma, Bologna e molte altre cittˆ . Le pagine a lei dedicate in periodici d'arte del settore sono molte. Ad ogni successo di Marisa corrispondeva una telefonata per me che felicissima le trasmettevo tutta la mia ammirazione. L'arte unisce e migliora l'esistenza. Marisa • parte importante del mio vissuto. Grazie Marisa !

DallÕ alto: Ò Piccola contradaÓ (1979); Ò Cime (1980); Ó BetulleÓ (1980); Ò Cascinale in montagnaÓ .


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< da pag. 5 Ó Marisa Benetti...Ó

< da pag. 1 Ó Il Centenario...Ó

Uno stile esclusivo, prezioso, per far parlare le cose. La sua arte si • maturata attraverso gli stimoli dellÕ ambiente milanese in cui lavora da ventÕ anni a contatto con artisti famosi (Cascella, Federica Galli, Felicita Frai). Per un animo sensibile, emotivo, aperto al mondo colto nel suo aspetto migliore la natura era certo il soggetto pili consono. Una natura caratterizzata dalla pre- senza costante di una perfezione divina, da uno splendore che innamora e si manifesta nei fiori, nei paesaggi intoccati dallÕ uomo che per questo racchiudono ancora ]a vita e il suo mistero nella loro forma originaria, pro- teggono il segreto di quellÕ attimo creativo che genera lÕ universo. Marisa • abbagliata, rapita, quasi invasata dalla meraviglie che il mondo offre a chi le sa apprezzare. Sente in sŽ la natura quasi in un rapimento mistico per cui lei si confonde nel paesaggio e il pae- saggio diviene il suo spirito, la sua sensibilitˆ. La folgorazione dellÕ Immenso che ogni cosa naturale pu˜ accendere • recepita dallÕ artista con gioia ed emozione sempre nuova e crescente. EÕ con questo sentimento che lei fa parlare gli oggetti. Anche le chiese, le case abbandonate parlano; dicono molto nella suggestione dellÕ abbandono, ma senza malinconia per il passato, coscienti di vivere un presente tutto da scoprire. LÕ immagine nitida che il suo segno netto, vibrante, frenetico, intricato, particolarissimo crea • caratterizzata, come conseguenza, da una precisione ossessiva di particolari, da una eleganza for- male che ad una lettura superfiFiori in vaso: acquaforte (1978) ciale potrebbe essere intesa come vuoto perfezionismo, ricercatezza studiata. Niente di tutto ci˜ naturalmente: lÕ attenzione quasi maniacale per i particolari altro non • che una caratteristica intrinseca al suo tratto nervoso che esprime la sua sensibilitˆ, lÕ amore per il creato in cui lei ama perdersi, riconoscersi e nel fare questa deve comprenderlo nei suoi caratteri pili minuti, pili nascosti. Quasi volesse scoprirvi unÕ altra dimensione che va oltre ci˜ che possiamo vedere o constatare fisicamente. Perfino le sue sfumature non sono tali ma vengono generate per contrasto dalla luce che penetra, filtra in maniera maggiore o minore attraverso le infinite asole della linea. Nelle incisioni e nelle litografie in particolare riconosciamo Marisa Benetti e questo suo stile cosi esclusivo. Chiara Ferrara (Appunti -Vita della Valle dell'Agno 1-93)

perchè?perchè?perchè?perchè? é stato Natale.

In teoria dovevamo essere tutti pi• buoni e disponibili nei confronti degli altri. Il Natale • un momento magico, • la rinascita di Ges• , • il periodo in cui tutti noi ci riavviciniamo e ci facciamo gli auguri e ci sentiamo comunitˆ e famiglia. Il Natale • fatto di simboli e di luci, di speranza e di gioia negli occhi dei bambini in attesa dei loro regali. Il Natale fa riaffiorare gli alberi di Natale nelle case e nelle piazze, con le loro luci, i loro profumi di tradizione e di ricordi e i colori. Poi fa ricomparire dai meandri delle case i presepi: simbolo religioso ma portatore di un messaggio che si rinnova e che si concretizza in mille modi diversi ma dove la Nativitˆ resta al centro dellÕ attenzione come memo della rinascita e del rinnovamento che ognuno di noi deve ritrovare nel Natale. QuestÕ anno anche lÕ Associazione ProValdagno ha voluto festeggiare il Natale allestendo alcuni presepi in alcuni punti della nostra cittˆ : Palazzo Festari, Duomo e parco La Favorita. Tutti bellissimi, allestiti da alcuni volontari che ci hanno messo tempo, passione e materiali. Solo ed esclusivamente per fare bella la nostra cittˆ e per farle gli auguri! Questa era la parte positiva di quel che • stato, purtroppo adesso tocca la parte negativa. Qualcuno dei nostri compaesani

non ha capito evidentemente lo spirito del Natale e il significato dei presepi e ci Ò alleggeritoÓ di alcuni pezzi. Peccato! Un vero peccato: rovinare il lavoro dei volontari, rovinare i presepi e far capire a chi ci mette il cuore che pu˜ sembrare tutto inutile.

Un vero peccato!

Quello che • stato prelevato, danneggiato, o potenzialmente rovinato (in alcuni casi si • riusciti a bloccare lÕ atto vandalico in corso) non ha danneggiato economicamente qualcosa o qualcuno, ma allo stesso tempo chi lo ha fatto non si • sicuramente arricchito di qualcosa di valore.

Allora mi chiedo: perch• ???

Perch• qualcuno dei nostri vicini/compaesani si diverte a rovinare o a prelevare oggetti di nessun valore economico, ma solo affettivo per altri?

Perch• ogni volta che si fa qualcosa di bello, bisogna rovinarlo? Ma se io vengo a casa vostra e vi rovino un pezzo di casa, vi renderebbe felici? Io ovviamente non lo farei. Perch• alcuni di noi non hanno altro da fare/pensare che sia Ò figoÓ danneggiare le cose degli altri? Qui mi fermo, perch• le domande sarebbero tutte senza una risposta logica e intelligente. Peccato per quei pochi che non hanno capito, peccato per quei pochi che non sanno essere civili, peccato per quei pochi che non hanno spirito civico. A tutti gli altri, che siamo i pi• , non mi resta che augurare che lo spirito di volontariato e di gioia nel fare le cose per gli altri persista, ricordandogli che solo dalle piccole cose arrivano le grandi cose. E chi semina bene, raccoglie bene. Per tutti gli altri: peccato! Francesca Vitetta

sempre tenuto fede al suo programma: religione, patria, lavoro. Da prima ebbe sede in un locale della canonica, poi per un decennio si rifugi˜ in una stanza privata e finalmente nel 1913 fece lÕ ingresso nella nuova sede. Se tutti i novalesi sono orgogliosi di vedere consacrata la bella chiesa primi fra tutti sono gli uomini cattolici che sempre con magnifico slancio prestarono lÕ opera gratuita . Vi sono ancora dei soci che ricordano i primi lavori e si entusiasmano a raccontarne la storia. Nella societˆ regn˜ sempre il massimo affiatamento e fu esempio luminoso e fautrice di grande bene per il paese.Ó d.g.f. (Novale, numero unico, 15-16 settembre 1928). La Fratellanza Cattolica Agricola Operaia di Novale, si diede un nuovo statuto il 6 luglio 1913, quando finalmente fece lÕ ingresso nella nuova sede. La societˆ cattolica agricola operaia non fu la prima associazione con questo obiettivo sorta a Valdagno, ma si aggiungeva ad altre giˆ esistenti anche nel territorio vicentino: societˆ o fratellanze che andavano aumentando negli anni. Per la cronaca desidero ricordare la seconda societˆ operaia novalese: la Societˆ di Concordia e Beneficenza sorta in ottobre, sempre nellÕ anno 1891, sembra con uno scopo pi• ricreativo e culturale, che di mutuo soccorso; mentre nellÕ anno 1916 risulta che a Novale in contrˆ Ruari fu aperta una farmacia cooperativa. Dopo lÕ unificazione amministrativa del Comune di Novale con il Comune di Valdagno, la farmacia fu trasferita, tra la fine dellÕ anno 1929 e lÕ inizio del 1930, a Maglio. Il sorgere delle cooperative • un fenomeno della seconda metˆ dellÕ ottocento, periodo travagliato di sviluppo della nostra societˆ caratterizzato da tensioni sociali, religiose e politiche. Completata lÕ unitˆ dÕ Italia (1870), il mondo cattolico cominci˜ ad acquisire oltre ad una coscienza nazionale, anche una maggior responsabilitˆ sociale e civile, stimolato da sacerdoti Ò spregiudicatiÒ (per quei tempi), che crearono le premesse per una societˆ pi• giusta e solidale .

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In questo contesto matur˜ il senso di unitˆ sociale, di solidarietˆ e mutualitˆ , che sono alla base della cooperazione. Contadini e operai erano in fermento. Si trattava di costruire un modello di societˆ di cui nessuno aveva allora esperienza; occorrevano quindi uomini di ampio intelletto,sacerdoti coraggiosi per riuscire a superare quegli scogli difficili, fatti di pregiudizi, e per aiutare a far crescere coscienze responsabili libere e forti. Tra grandi incertezze e timori, si tentava di elaborare un modello di societˆ fatta di partecipazione alla vita politica dei cittadini, che erano ancora per il 70 % analfabeti. Accanto ad una generazione di clero aperto e sostenitore della causa nazionale, si fa sentire una parte di clero intransigente, in contrapposizione con la classe sociale che aveva realizzato lÕ unitˆ , anche per la politica anticlericale del nuovo stato. Difatti dopo lÕ unione allÕ Italia lÕ episcopato veneto inizia a sostenere con forza il movimento intransigente di devozione a Pio IX aderendo alle sue proteste contro la rivoluzione italiana. Si apre cos“un duro confronto tra le istituzione cattoliche e lo stato, in quanto alla legislazione in materia ecclesiastica di questo ultimo (soppressione delle decime sacramentali, degli ordini religiosi e delle confraternite, con conseguente liquidazioni allÕ asta dei beni, obbligo per i chierici al servizio militare, laicizzazione delle opere pie, guerra alla famiglia tramite proposta parlamentare di matrimonio civile e divorzio nonchŽ alla scuola sopprimendovi lÕ insegnamento religioso), si aggiungono le continue manifestazioni anticlericali, le intemperanze della stampa e nel 1870, lÕ occupazione di Roma e del Lazio, con conseguente fine traumatica dello stato pontificio. Tutto ci˜ finisce per indignare non solo coloro che gridano al legittimo potere temporale soppresso, ma anche quanti fra i cattolici (clero secolare, professionisti borghesi, nobili) non ritenevano accettabile la presente condizione del papato, nŽ la politica in materia del nuovo stato.

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Gli ultimi Trissino di Valdagno e il legato della lampada di Giuseppe Cengia Bevilacqua Nella seconda metà del XVII° secolo, ai piedi del colle del Castello di Valdagno, l’antica famiglia dei Valdagni possedeva due abitazioni. Quella denominata ‘’dei Valdagni’’ rappresentava la casa dominicale della nobile famiglia ed era ubicata all’estremità nord-ovest della contrada del Pozzo (attuale edificio all’estremità nord-ovest di Via Marconi ai civici n. 32-34, modificato nella facciata nel 1852 da Francesco Rottigni fu Antonio). La seconda, detta ‘’all’Albero’’, confinava a mezzogiorno con la strada comunale dell’omonima contrada, a ponente con la strada comunale della contrada del Sambuco, a levante con l’abitazione della illustre antica famiglia dei Silvestri e un orto annesso a tramontana (attuale casa Bicego-Pizzati, nell’angolo tra Via Galliano e Via Manin ai civici n. 30-32-33). Detta casa era di proprietà di Vincenzo Valdagni, sposato con la nobile Virginia Breganze. Una loro figlia, Caterina, il 31/1/1695 si era unita in matrimonio con il notaio Altobello, appartenente ad un ramo cadetto dei conti Trissino di Vicenza. La sposa aveva portato in dote la somma di 1500 ducati. Alla morte di Vincenzo Valdagni l’abitazione passò in eredità al frate servita Bartolomeo Valdagni, ultimo discendente ed erede di quella nobile famiglia. Il 6 novembre 1698 la vedova di Vincenzo, con una privata scrittura, acquistò la casa per la somma di 600 ducati. Passò, successivamente, in proprietà di Altobello Trissino, quale probabile eredità goduta dalla moglie Caterina alla morte della madre Virginia Breganze. Nell’antico edificio abitarono gli ultimi Trissino di Valdagno. Erano i figli di Altobello e Caterina Valdagni: don Cesare Augusto cappellano, Pietro, Vincenzo, Giulia e Virginia. Quest’ultima, madre di due figli, era vedova di Francesco Rubini fu Francesco condannato a morte, nel 1738, per un ignoto crimine commesso ai danni della Serenissima Repubblica. Nella nuova chiesa di S. Clemente la grande famiglia dei Trissino possedeva una cappella dedicata alla Madonna della Concezione. Era stata trasferita dalla antica parrocchiale ed aperta al culto l’undici agosto 1784. (prima attuale cappella a sinistra entrando in chiesa). I figli di Altobello, a perenne memoria del loro casato, la ornarono con una lampada ad olio da accendersi nei giorni festivi, iniziando dalla prima ufficiatura. Si impegnarono solennemente, con un legato, di corrispondere annualmente alla Fabbriceria di S. Clemente sette libbre di olio (circa 3,5 kg) per il suo mantenimento. Venne stabilito che il legato fosse ‘’infisso’’ sulla casa che i Trissino possedevano in contrada dell’Albero.

Erano pertanto tenuti al rispetto di tale inconsueta disposizione testamentaria tutti i futuri proprietari dell’abitazione, indipendentemente dalla famiglia di appartenenza. Forse la nobile famiglia confidava che molte sue future generazioni avrebbero trovato dimora in quella casa. Le cose andarono, tuttavia, diversamente. Nel 1781, all’età di 80 anni, morì Vincenzo Trissino senza lasciare eredi. Nel 1782 morì, all’età di 87 anni, la sorella Giulia, nubile. Nel 1784 morì, all’età di 76 anni, Virginia vedova di Francesco Rubini. Il 3 settembre 1788 i fratelli Trissino superstiti, don Cesare Augusto cappellano e Pietro vedovo senza figli, in età avanzata ed in evidenti difficoltà finanziarie, presero accordi con i fratelli Bernardi fu Giovanni di Valdagno, da qualche anno eredi della estinta famiglia Silvestri. Con una privata scrittura e a titolo di permuta, i Trissino cedevano a Sebastiano, Giuseppe e don Stanislao Bernardi parroco di Cerealto, la loro abitazione all’Albero. I Bernardi, dal canto loro, cedevano ai Trissino la loro casa dominicale in contrada del Rio. Risultando quest’ultima di inferiore valore rispetto a quella dei Trissino, gli acquirenti erano tenuti, all’atto della firma del contratto, di sborsare 200 ducati. Altri 300 ducati dovevano essere corrisposti ai Trissino in tre rate successive, rispettivamente negli anni 1789, 1790, 1791. Nel contratto erano inserite numerose clausole. I Trissino avrebbero goduto l’usufrutto di tutta la casa ed adiacenze senza alcun canone di affitto, ‘’vita loro natural durante’’. Tutte le eventuali spese per la buona conservazione dell’edificio, in probabili condizioni di degrado, con specifico riguardo a lavori per ’’…ricoprire il tetto, rinnovazione dei muri, porte, pietre, calce, sabioni e carretti…’’ erano a carico dei Bernardi. La casa dei Bernardi al Rio doveva essere tassativamente lasciata libera entro il giorno di S. Martino dell’anno in corso 1788. A quella data sarebbe stata immediatamente occupata dal nipote dei Trissino, Francesco (1732-1799), figlio della defunta sorella Virginia e del fu Francesco Rubini. Detto nipote l’anno precedente, 1777, si era unito in matrimonio con Maddalena (1744-1801) figlia di Giuseppe Visonà, Capitano di S. Marco. Le nozze furono celebrate nell’oratorio del conte Bartolomeo Nanti di Valdagno. I Bernardi, quali nuovi proprietari ed in virtù del legato ‘’infisso’’ sulla casa ex Trissino, dovevano provvedere a corrispondere alla Fabbriceria di S. Clemente 7 libbre di olio annue per la lampada della cappella della Concezione. Nel 1791 morì don Cesare Augusto Trissino, all’età di 80 anni.

Il 9 febbraio 1792 i fratelli Bernardi, con una privata scrittura e con l’esborso di 250 lire venete, riaffidarono al superstite Pietro Trissino l’impegno di onorare il legato della lampada. Nel settembre 1797 Pietro morì, tragicamente bruciato nel camino della casa di cui era usufruttuario. Aveva 84 anni. I fratelli Bernardi ebbero finalmente la possibilità di entrare in pieno possesso della casa all’Albero ma, contemporaneamente, ricadde su di loro il legato Trissino ‘’infisso’’su detta casa. Nel dicembre di quello stesso anno, 1797, l’abitazione fu acquistata dal recoarese Pietro Zini fu Zuanne. Nel contratto si precisava che il legato Trissino sarebbe rimasto a carico dei Bernardi. Negli anni successivi il Zini, avendo constatato che i Bernardi non si curavano di rispettare il Legato, ritenne opportuno tutelarsi da eventuali pretese da parte della Fabbriceria di S. Clemente. Il 5 febbraio 1804 legalizzò gli impegni che i Bernardi si erano assunti nei suoi confronti, con un rogito del notaio Gio. Batta Lucato di Valdagno. Nel documento si garantiva, tra l’altro, la fideiussione del possidente valdagnese Gio. Batta Bocchese fu Francesco a favore dei Bernardi. Da parte di questi ultimi l’olio per la lampada venne corrisposto solo negli anni 1808 e 1809 su personale iniziativa di don Stanislao Bernardi ‘’per appagare la sua coscienza, trattandosi di olio serviente al culto Divino’’. Più nulla venne poi versato, nonostante i ripetuti inviti fatti, con estrema discrezione, dalla Fabbriceria di S. Clemente. Nel 1806 morì improvvisamente, all’età di 54 anni, Giuseppe Bernardi. Nel 1813 decedette per tisi, all’età di 59 anni, il fratello don Stanislao parroco di Cerealto. Vasta eco aveva destato, nel 1797, il suo ‘’Discorso al popolo del cittadino Stanislao Bernardi parroco di Cerealto sul Vicentino’’. Era stato dato alle stampe nell’aprile di quell’anno, poco dopo l’entrata, nel nostro territorio, delle truppe napoleoniche . Contrariamente alla maggior parte del clero, diffidente se non ostile nei confronti degli occupanti, don Stanislao accolse entusiasticamente le loro nuove idee di libertà ed uguaglianza e ne favorì la diffusione. All’arrivo degli austriaci il sacerdote ritrattò quanto scritto in precedenza, definito frutto di ‘’illusion lacrimevole e di calda immaginazione’’. Risultando inascoltati i ripetuti inviti ai Bernardi di onorare il loro debito, nel febbraio 1825 l’arciprete don Pierpaolo Crocco ed i fabbricieri di S. Clemente: Borghero, Orsini e Bevilacqua, decisero di ricorrere alle vie legali rivolgendosi all’avvocato De Franceschi di Valdagno. L’avvocato inviò tutta la documentazione necessaria alla Regia

Giovanni Pizzini: ritratto immaginario di G.G. Trissino anziano Pretura di Valdagno. Dichiarò Sebastiano Bernardi fu Giovanni e Giovanni Bernardi fu Giuseppe ‘’rei confessi’’. Chiese che fossero condannati a versare, alla Fabbriceria di S. Clemente, 98 libre di olio corrispondenti a 14 annualità ( circa 49 kg), o il suo equivalente in denaro. La discussione della causa iniziò il 21 maggio 1825 davanti al Regio Pretore di Valdagno Pietro Negri. A loro difesa i Bernardi si appellarono alla privata scrittura del 9 febbraio 1792, concordata con Pietro Trissino, che li dichiarava liberi dall’onere del legato dell’olio. Consideravano il rogito del notaio Gio. Batta Lucato, stilato nel 1804, non una evidente dichiarazione di debito, ma una generica forma di garanzia concessa a Pietro Zini. Il nuovo proprietario della casa all’Albero sarebbe stato così tutelato contro eventuali, quanto improbabili, molestie da parte della Fabbriceria. Sottolineavano, infine, che il reato era, a loro giudizio, caduto in prescrizione e imploravano che tale norma venisse rispettata. La discussione della causa proseguì nel giugno e nel luglio successivi. Nessuna nuova valida argomentazione venne presentata dai Bernardi. La Fabbriceria, dal canto suo, cominciava ad avvertire qualche dubbio sulla sua reale autorità nel caso in questione. Il 2 dicembre di quell’anno, non avendo raggiunto alcun accordo e prima di ripresentarsi davanti al Pretore il 17 successivo, l’arciprete e i fabbricieri di S. Clemente inviarono un’istanza

alla Regia Delegazione Provinciale di Vicenza. Si chiedeva che, dopo un attento esame di tutta la documentazione allegata, sussistessero o meno, nei confronti dei Bernardi, gli estremi di un reato che avrebbe condizionato la prosecuzione della causa. Quanto deciso dalla Regia Delegazione Provinciale di Vicenza non è noto. Il documento è andato probabilmente perduto. E’ tuttavia ipotizzabile che l’effettiva caduta in prescrizione del reato che la Fabbriceria non era mai stata in grado di confutare, abbia giocato un ruolo determinante nella emanazione di una sentenza favorevole ai Bernardi. Nel 1805, dopo la morte di Pietro Zini, la casa all’Albero venne ereditata dal figlio Giovanni. Nel 1838 era di proprietà della famiglia Dalle Ore di Novale, detta ‘’Campassi’’. Agli inizi del XX° secolo fu acquistata dal Perito Giovanni Crosara e dal sig. Romano Bicego. Nel 1910 venne innalzata di un piano. La famiglia Bernardi, dopo la vendita della casa ex-Trissino all’Albero nel 1778, mantenne la proprietà dell’attigua abitazione ad est, ereditata dai Silvestri. Nel 1808 fu acquistata da Giovanni Pasetti fu Giuseppe. Nel 1838 era di proprietà della famiglia Dalle Ore di Novale, detta ‘’Campassi. Nel 1885 fu acquistata da Gaetano Marzotto fu Luigi per la somma di 20.000 lire italiane (Attuale ‘’Casa del Mutuo Soccorso’’ ed adiacenze di Via Manin ai civici numeri: 22-2426-28).


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Marana In questa sera di mezzo gennaio Marana è pulita, eccezionalmente senza neve, trasparente e chiaro il cielo a quasi un'ora dopo il tra- monto, così la straordinaria cartolina ci fa sperare in una prossima 1 giornata di sole. Da sempre istintivamente la si interroga per scrutare il giorno successivo, un sguardo sulla Punta, e via con la previsione. Marana incapelà se no piove piovarà! A volte l'antico dire non la... imbroca ma forse è la nostra “lettura”a non saperla 3 inter- pretare nel giusto modo. Per chi da sud per la prima volta si avvicina a Valdagno, non può sfuggire la vista di questa piramide naturale ed istintivamente chiedersi se possa essere stata (in gioventù) un cattivis- simo vulcano con lava, lapilli e pennacchio che puzzasse di zolfo. Sappiamo che non è stato così, anche se la nostra vallata, qualche anno fa (50/60) milioni, il suo pentolone con pennacchio non se l'è fatto mancare, el Muccion. In realtà l'ampio crinale che volge a SUD/EST e che da Cima Marana scende verso Valdagno è la parte finale della catena del Passo TRE CROCI. Così se noi ne osserviamo il lato NORD ci mostra i Casteglieri e la dorsale che porta verso Campetto in una linea praticamente orizzontale che cancella l'idea di un preistorico Vulcano, confermata per altro dalle ricerche geologiche. Di fantastiche e lontane leggende è avvolta la montagna : Si favoleggia di un propiziante amuleto, un' Idolo, un VITELLO D'ORO, inviato lassù da ROMA, scomparso e mai trovato forse nascosto da quel buontempone del.... Diavolo.... ma anche di storia , che racconta di legioni Romane accampate a contrastare invasioni di Goti e Longobardi e che lasciano lassù monete e urne cinerarie a testimonianza, si certo da qualche annetto, in epoca tardo Romana, ma questa è storia e la montagna ne sarebbe stata teatro e testimone,sarebbe diciamo, visto che anche storici e ricercatori non sono concordi sui fatti, ma il gran traffico” lassù quasi 2000 anni fa è dato certo.

La magia del deserto Sono in un aereo verso casa e all'improvviso mi scopro a pensare al deserto che ho lasciato da qualche ora e a quello che rappresenta per me il deserto. Il mio primo deserto risale al 1999, era il deserto vicino a Sharm El Sheik. Il mio primo deserto • stato luminoso, avventuroso e silenzioso. Il silenzio assoluto • la caratteristica pi• "normale" di un deserto, ma per niente scontata. Il silenzio che si sente nel deserto • qualcosa di magico, di strano, ma allo stesso tempo affascinante e meta di tanti viaggiatori. Trovarmi di fronte all'immensitˆ di un panorama desertico, che sia roccia, sabbia, sale, mi fa sempre pensare a quanto • incredibile questo mondo e a quanto ognuno di noi non sia altro che un sasso o un granello parte di questa sconfinata visione. Il deserto ha la capacitˆ di rasserenarmi, di riportarmi

Foto di Luca Refosco E l'altro dato certo ed importante è che Lei c'è e che appartiene alla nostra storia al nostro territorio ma, purtroppo, questa sua presenza questo suo star lì da sempre sembra ci porti a snobbare questo fiero sperone che sovrasta la nostra Città, ci si abitua a tutto anche al bello fino a quasi farlo scomparire alla nostra attenzione dai nostri pensieri. La Montagna però non se la prende, rimane lì a nostra disposizione, ci ospita nei suoi sentieri, mette alla prova i nostro garretti, ci invita a “possederla” a guardarla da vicino e versare qualche goccia di sano sudore tra i suoi percorsi aspri e amici. Vero è che da saggia mette in guardia chi le si avvicina, guardami, sembra dire, conquistami, ma guardami bene da sotto, sarà impegnativo salire in vetta non impossibile, il piantare la tua personale picozza quassù a 1552 metri non è impresa per grandi alpinisti, basta il desiderio di natura, di aria pulita e buona gamba questo il carburante necessario a per raggiungermi. Puoi scegliere uno dei sentieri che portano quassù, da contrada Castagna, da Rialto o dalla contrada Gebani ,forse il più impervio, da Campetto, da Monte Falcone, invece, dopo il “volo” in seggiovia da Pizzegoro Recoaro Mille, è un' agevole, passeggiata in falsopiano di 45 minuti e ci siamo, coraggio provaci. Questo garbato e immaginario invito sembra rivolgerci la montagna nel suo confidenziale confidarsi agli amici, un invito a faticare i suoi sentieri, a respirare la sua brezza ed i suoi profumi, ammirare e rispettare i suoi fiori. In vetta ci spetterà la ricompensa che ci sarà per tutti e che non ubbidirà ad un un ordine

di arrivo o di merito, ma a un diritto, quello di sbalordirsi nell'ammirare, da quel sontuoso poggiolo, le pietre preziose di questa nostra Regione. Così all' interno di una lontana e sfumata cornice di montagne difficili da decifrare, si potranno riconoscere, la Marmolada, le Pale di San Martino, i Colli Euganei, L'Altopiano Di Asiago, Cima Grappa il Novegno e Summano, lì sotto Valdagno e poi la nostra vallata che si allarga e si tuffa nella pianura veneta con lo sfondo luccicante della laguna veneziana. Questo il premio, non una coppa, ne medaglie o Champagne, ma il privilegio ad essere in prima fila per ammirare questo solenne spettacolo tra un panino con la Soppressa e qualche sorso di Merlot dalla borraccia. Forse una Cornacchia “protesterà” per la nostra intrusione, una spruzzata di pioggia potrà sorprenderci, o una folata di nebbia ci farà alzare il bavero, ma in un attimo il sole l'avrà vinta e le ali di seta variopinta di un moderno Icaro proprio sopra di noi lì dove finisce la Montagna e comincia il cielo in un fruscio ci sorprenderà. Il ciao gridato dell'intrepido navigatore dell'aria che sta sopra di noi sopra al nostro Fujiyama, sarà il sigillo di un incontro tra cielo, terra ed i suoi frequentatori amici, magari con il respiro affannato ed i garretti stanchi ma felici di far parte di quella natura conquistata e divenuta amica. In questa sera di mezzo gennaio Marana è pulita, eccezionalmente senza neve, trasparente e chiaro il cielo a quasi un'ora dopo il tramonto e questo ci fa sperare in una prossima splendida radiosa giornata di sole. Gianni Caichiolo

all'ordine mentale, di ricordarmi che ogni momento va vissuto intensamente e che il viaggio • la parte pi• bella. L'avventura • attraversare il deserto, fermarsi ogni tanto e poi raggiungere la meta. Un po' come la vita. Quanti deserti ho visto? Quanti me ne mancano? Ne ho visti alcuni e me ne mancano tanti. Ma in ogni caso ogni deserto ha portato dentro di me un po' di magia, dal Sinai alla savana, dalla Valle della Morte al deserto arabo. Posti che la maggior parte della gente vede in televisione, io li ho visti, anzi li ho vissuti. In ognuno di questi posti magici mi sono fermata a pensare a quanto • bello essere li in mezzo nel nulla apparente. Si apparente, perchŽ in fin dei conti anche nel deserto c'• vita, magari in forme microscopiche ma c'• vita. Poi c'• un altro deserto, forse pi• difficile da trovare ma che pu˜ portare la stessa magia, il deserto interiore. Scritto cosi sembra una cosa vuota o negativa. Non intendo questo, il deserto interiore • quello stato in cui riesci a sentirti te stesso e a godere di qualunque spettacolo ti si pari davanti, trovando il bello ovunque. Forme diverse di deserto ma caratterizzate dal fatto che la bellezza va cercata e apprezzata, partendo da noi e da quel piccolo sasso o granello che siamo e che portiamo in giro per i deserti del mondo, facendo vedere anche che la bellezza • s oprattutto dentro di noi. Francesca Vitetta

Foto di Romano Cazzola che dal 13 al 29 giugno allestirˆ una mostra alla Galleria dei Nani di Palazzo Festari intitolata " Le Genti, le cose, il colore".

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