fondato nel 1956 fondato nel 1956
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PERIODICO DI INFORMAZIONE DELLA VALLE DELL’AGNO
EDITO DA: ASSOCIAZIONE PRO VALDAGNO PERIODICO DIBIMESTRALE INFORMAZIONE DELLA
ANNO LX - N. 2 Maggio/Giugno 2014
Recapito: 36078 Valdagno (VI), Viale Trento, 4/6 - Telefono 0445 401190 e-mail: info@provaldagno.it Direttore Responsabile: Gianni Luigi Spagnolo - Direttore: Vittorio Visonà - Redazione: A. Petrin, V. Sandri, F. Vitetta. Stampa: Tipografia Danzo srl - 36073 Cornedo, Via Monte Ortigara, 83 - Impaginazione Grafica: Elena Chemello
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VALLE DELL’AGNO
Reg. Tribunale di Vicenza n. 92 (22 /12/1956) Sped. in Abb.Post.Comma 20/b Art.2 L. 662/96 Ufficio Postale di Vicenza Ferrovia. Pubb. - 70%
La Città Sociale o dell’Armonia n.5/6 settembre - dicembre 2009 - Anno LIV - Redazione: 36078 Valdagno (Vicenza), Viale Trento, 4/6 - Telefono 0445 401190 Bimestrale edito da : Associazione ProValdagno - Gratis ai soci - Registrazione al Tribunale di Vicenza n. 92 del 22 Dicembre 1956 Pubblicità inferiore al 70% - Stampa Tipografia Danzo srl - 36073 Cornedo, via Monte Ortigara, 83 - Direttore Responsabile: Gianni Luigi Spagnolo - Spedizione in abbonamento postale Comma 20/b Art.2 L.662/96 - Ufficio Postale di Vicenza Ferrovia.
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UNA SERIE DI INIZIATIVE PER ATTUALIZZARE LA STORIA DI UN LUOGO SIMBOLO DI VALDAGNO
PIU’ OMBRE CHE LUCI, IN UNA CONGIUNTURA ECONOMICA E SOCIALE e simpatici. di Francesca Vitetta Il 5 e 6 luglio scorsi la Cittˆ dellÕ Armonia si • quindi a Uno organizzato da un bar della CHE RICHIEDE A TUTTI IMPEGNO E vestita NUOVA PROGETTUALITÁ
Cammin facendo Cari lettori, l'interesse di Provaldagno per la In questo ultimo numero del del conoscenza e la promozione 2009 parlare di noi, nostro vogliamo territorio continua. del nostrodella periodico che costiLa “Festa Città Sociale - Gli tuisce filocittà di collegamento anni '30un nella dell'armonia” con i sociancora dellauna Provolta Valdagno, ha voluto essere con gli amici e i simpatizzanti un esempio di come si può recupedentro fuori storia, la vallata. rare la enostra il nostro Tenere in piedi un verso giornale passato per proiettarci il fu- è sempre una bella impresa, soturo. Perchè, in tempi dove è difprattutto se si deve far conto ficile capire dove sia la direzione esclusivamente sul volontariato, giusta da percorrere, dobbiamo sulla generosità di (pochi) imparare a guardare proprio il sponsor e sulla buona volontà passato e ripartire da quello. Andi chi, pagina dopo pagina, che perchè non c'è futuro se non si costruisce di volta in volta un ha un passato e noi,e di passato discorso attendibile - speriamo glorioso, ne abbiamo molto... - interessante sulle cose di casa
nostra, sulla nostra storia, sui Crediamo ,in questa occasione, di nostri personaggi. aver dato via ad un Per avere ilqualche ideaappuntain più e mento importante che vorrà, ogni rinsaldare il collegamento tra anno, ritornare nel glorioso consiglio direttivo, soci epassaperioto di una città costituito che è stataun orgoglio dico è stato comie vanto sia dal punto di tato di redazione che si vista è associale ed che dalilpunto sunto, traeconomico l’altro, anche comdi vista e vorrà fare pito di architettonico elaborare qualche progetto dare maggiore da filo per conduttore tra la cittàvisibie la lità giornale, ampliandone la sua al storia. diffusione anchedella al di fuori dei La prima edizione Festa della soci proorganizzata loco. Cittàdella Sociale, da Pro
festa per ritornare a essere una 5/6 luglio 2014: finalmente si • Nella Valle dell’Agno la crisi fa esentire: zonasiviva vissuta. in 9 mesi celebrata la Cittˆ Sociale o Cittˆ Ovviamente il parco dellaimpieFavodellÕ Armonia.svoltosi a palazzo Il convegno, con età media 50 anni, rita nel creare atmosfeFestari il titolo significativo gatohainaiutato una piccola azienda. La CittˆconSociale, detta anche ra e cornice. “Uniti per la ripresa. La Valle E più in dettaglio: dei licenziati comunemente Oltre Agno, finaldell’Agno oltre laalcrisi”, organizper via individuale il 78,3% ha NellÕ ambito di questa prima mente torna centro delzato dal Gruppo di cui riè tra i 26 ed i 50ÒF anni; il 35% edizione della esta della Cittˆè lÕ attenzione. Ogni Area, valdagnese presidente Luca zona Romano, residente si a Valdagno, coSocialeÓ • voluto primo occupare conosce questa comehail fotografato in maniera precisa mune per numero di licenziamolti degli spazi ritenuti simbolo simbolo dei fasti locali degli anni ed la situazione di menti seguito da Trissinoarea (22%) di questa particolare di 50 eimpietosa 60 del novecento. una vallata che continua ad ese Cornedo (21%). Dei licenziati Valdagno: parco La Favorita, Forse la Cittˆ dellÕ Armonia sere influenzata per via collettiva, il 67% èstrade over piazzale Teatro Rivoli, rappresenta lÕ areanegativamente pi• romantica da una congiuntura internazio50; il 60% è di Valdagno, selimitrofe. e pi• rilassante di Valdagno, nale sfavorevole. Nei primi 9 guito da Recoaro Terme (15%) Va da sŽ che lÕ obiettivo delle frutto di un disegno architettonimesi di quest’anno hanno perso e Cornedo (13%). azioni realizzate era di celebrare co e urbanistico al tempo futuriil lavoro in 475 contro i 275 Nello stesso periodo un luogo storico ma unicosie sono che si sta ma tuttÕ ora attuale. dello stesso periodo 2008; in registrate 13 aperture di procaratterizza come simbolo della gran parte (336) licenziati per cedure di crisi aziendali, con prestigiosa storia di Valdagno, e La ProValdagno voluto riporvia individualeha con la prassi utilizzo di ammortizzatori che potrebbe e si vorrebbe diventare lÕ attenzione cittadini su riservata alle circadei 4.150 piccole sociali: 5nel settore metaltasse anche alaCornedo ripartenza sotto questo quartiere, aziende (meno diinaugurando 15 dipenmeccanico e uno a nuovi obiettivi e azioni. una nuova festa che si auspica denti), cioé il 95% di quelle Valdagno; 3 nell’oreficeria a venga sul ripetuta nei prossimi anni attive territorio; i rimanenti Trissino; 3 nella concia e 1 nelHanno reso vivace Festa le e diventi appuntamento di (139) sonounstati licenziati per l’abbigliamento tra la Trissino e auto e moto dÕ epoca, il mercatino crescente interesse. via collettiva, strumento adottaValdagno. vintage, punti di ristoro e le to da aziende medie e grandi. Questa lai situazione, alla quale persone che vi hanno Il leit motiv della Festa era il Metalmeccanico, orafo e concia si deve aggiungere il partecipato fenomeno con entusiasmo. il ripercorrere la storia ivintage, settori maggiormente colpiti. di un progressivo spopolamenVorrei soffermarmi suiValdagno punti di non pi• recente ma che fache parte L’analisi poi evidenzia il to dell’alta valle (da ristoro, caratterizzati da quello “licenziato in su) con un generalizzato inintegrante ditipo” noi èe maschio, di questa spirito vintage che li ha resi unici zona.
zona, allÕ interno di un veicolo
475 licenziati dÕ altrilavoratori tempi che ben si prestava
allo spirito della il cui vecchiamento dellaFesta, popolaziogestore e aiutanti condito ne: il 20% è oltre hanno i 65 anni (ma di allegria vestendosi comed’età Òs ti a Valdagno, questa fascia raggiunte il 25%). Se poi guarani”. prospettive LÕdiamo altro, alla organizzato connel unbrevetocco medio termine, si devono di eleganza sobria ma coinvolregistrare non di gente, dallapareri nostracauti, Associazione grande ottimismo, ma neanche che ha allestito un tavolo comudi unodove scenario “finepiatti dei nitario poter da gustare tempi”. Associazioni imprendai sapori dÕ altri tempi e la ditoriali, sindacati, forze sempre presente ÒF ritolaÓ . poli-
tiche concordano nel dire che la strada fare èarricchito tutta in salita... Il tutto • dastato dalla Diffusa quindi l’aspettativa di sfilata di moda vintage un’azione di largo respiro che (domenica pomeriggio) che ha veda il concorso di tutte le forze visto nel parco La Favorita la sua attive della nostra società, in naturale scenografia. coincidenza anche del fatto che Un nuova e bella festa, che richianell’estate scorsa sono state ma il passato con un occhio al rinnovate le amministrazioni futuro. comunali e c’é quindi un ferLÕmento obiettivo della programmi, nostra Associadi nuovi di zione • stato raggiunto, siamo proposte innovative, diefare di certi che anche questa Festa più e meglio. diventerˆ una tradizione da far Rilanciando magari un progetto crescere affinchŽ i valdagnesi “vecchio” ma sempre attuale celebrino vivano “sei la Valdagno per tutta lae vallata: comuni, che unaamano. città”; se ne parlava a metà >pag.2
Valdagno in collaborazione con il
Renderlo ediComune di disponibile Valdagno, si nelle è ispirata cole; curare edizioni speagli anni '30 delle della Città dell'Arciali occasione dei grandi monia,in periodo di costruzione eventi cittadini; fare indella Città Sociale volutadegli da un serti dedicati a nuovi narratori, giovane Gaetano Marzotto (29enai alla dastoria locale ne)giovani, e progettata un giovane rivisitata in maniera creativa, architetto Francesco Bonfanti (24encon illustrazioni e con impostane). Questo connubio di giovani zioni adatte al grande pubblico menti illuminate, ha dato il via ad ma anche agli alunni delle noun luogo dove si viveva con una stre scuole. rara qualità della idee vita. cominciano Queste ed altre La città di Valdagno è ancora a farsi strada, ben consapevoli fortemente caratterizzata dalla tutti che tra il dire e il fare... presenza, nella sua struttura urResta comunque una buona bana, dalla città sociale o Città base di partenza: l’attenzione e dell'Armonia comenostri amavalettori. chiala simpatia dei marla Gaetano Marzotto, nucleo Perché questa è la vera forza di chegiornale: rappresenta ancora un un che la genteoggi lo senta progetto urbanistico e architettoproprio, esprimendo giudizi, >pag.2 continua a pag.2
Scalinata deldel parco La Favorita: foto emozioni dei partecipanti sfilatasiavintage, svoltasi nelinParco in che Ogni edizione Dipinginterra riserva nuove ealla inattese ai “piccoli artisti erba”cittadino che ai molti occasione della prima Ò storico Festa della Cittˆ SocialeÓ . Valdagno, lugliopuro, 2014.espressa (a pag. 4-5 e foto) hanno affollato il centro per ammirare la fantasia allo 6stato daiservizio bambini nelle loro creazioni.
PER FATTO PERSONALE di Gianni Luigi Spagnolo Si usa dire cos“, quando nel corso di un pubblico dibattito si ritiene opportuno intervenire su argomenti che riguardano personalmente e sui quali sia urgente e doveroso porre alcuni elementi di chiarezza/veritˆ . E questo • il proprio il caso delle Òc elebrazioniÓ dei quaranta anni di attivitˆ della Galleria Civica dÕ Arte Moderna, con la inaugurazione di una serie di mostre ed installazioni avvenuta il 26 aprile 2014. Innanzitutto una premessa.
C o n R e n a t o Cev e s e scompare nonfrutto solodiun Queste righe sono una grande studioso, storiflessione condivisa uno da Vittorio rico livello Visonˆ dell’arte che assiemedi al sottoscritinternazionale, un protato ha deciso di mettere a disposigonista della cultura vizione del Consiglio di Amminicentina, ma anche un granstrazione della Pro Valdagno gli de valdagnese d’adozione. incarichi direzione che e redazioMolti glidistudenti nel ne de Il Nostro Campanile qualiceo classico valdagnese lora fosse necessario salvaguarne hanno seguito le lezioni, dare la Pro Valdagno da Òr isempre accurate e appasflessiÓ negativi conseguenti sionate; molti i concittadi- a quanto riportato. ni che sotto da sempre lo consiÒderavano C elebrareÓ un i 40 della Galleria valdagnese di Civica senza accennare neanche adozione.
di sfuggita alla storia di una istituzione che nelinfatti, territoriohaha A Valdagno, promosso attivamente unache culdedicato un suo studio rimane valido per tura dellÕ tuttora arte visiva, documenla storia architettonica ed e tando lÕ evoluzione del pensiero urbanistica delcon nostro della prassi estetica, significentro storico. cativi agganci agli artisti locali “Guida a Valdagno antica”, ed altrettanto significative aperedito ture a dall’amministrazione livello nazionale. comunale nelanni 1982, nella Per tutti questi la Galleria collana della Civica • dei stataQuaderni un Òu nicumÓ nel biblioteca civica, censisce panorama vicentino/veneto, coltutti gli edifici di rilevanza locandosi volutamente al di fuostorica, artistica ed urbari delle logiche di mercato. nistica, con una Sia ben chiaro, nulla serie vietavadidi schede accurate. organizzare mostre/eventi/installazioni con Òve nti artisti in Attenzione al particolare, una collettiva in dialogo con la cura quasi maniacale del cittˆ Ó - comegrande si leggesensibisul foglio dettaglio, di presentazione; ma che cÕ entra lità e vasta cultura: queste allora tirare in ballo i 40 anni le caratteristiche di uno della Galleria CivicaÉ che, studioso che non disde- a rigor didilogica cronologica gnava passare ai grandisi sarebbero dovuti celebrare a fine della storia dell’arte (Paldel 2013. ladio, soprattutto) alle E anche questo facosiddette un poÕ tristezespressioni za perchŽ nei discorsi tenuti il periferiche e minori, 2 continua a>pag. pag. 2...
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maggio/giugno 2014
< da pag. 1 Ó Parliamo di Maresina....Ó
nico unico nel suo genere. Mi sento di dire che la nostra Associazione ha dato il via a delle attività che vogliono far conoscere meglio i luoghi che abbiamo sempre “visto” ma poche volte “guardato” con interesse per la nostra storia . Ed è appunto da questo importante passato che noi crediamo fermamente che debba partire il nostro futuro. Noi di Provaldagno ci stiamo impegnando molto per far rinascere il senso di appartenenza a questo paese che ha molteplici potenzialità ma che, a volte, ci lascia indifferenti o poco orgogliosi. Molte persone si sono congratulate per la novità della festa e per la cura dei dettagli che hanno caratterizzato il programma e ci hanno fatto capire che stiamo percorrendo la strada giusta. La mostra allestita all'interno del Teatro Rivoli è stata visitata da quasi 2000 visitatori, molti nostalgici spettatori e anche molti giovani che non avevano mai avuto modo di entrare (il teatro è chiuso da circa 30 anni), il percorso “Suoni e voci dalla città dell'armonia” del Teatro La Piccionaia e dell'Amministrazione Comunale, con 7 tappe di racconto, è stato molto apprezzato perchè ha dato modo ai valdagnesi di guardare con occhi nuovi quei luoghi frequentati da sempre e, dalla scalinata del parco La Favorita, hanno sfilato alcuni modelli di abiti degli anni '30, '40 e '50, molto applauditi sia per la foggia dei modelli che per l'interessante descrizione dell'evolversi dello stile e degli eventi storici. Anche gli insoliti e gradevoli piatti degli anni '30, frutto di una ricerca della cucina autarchica e tra le ricette di Petronilla da parte di gastronomi competenti, sono stati gustati nella tavolata allestita all'ombra del viale alberato del parco La Favorita regalando un ricercato sapore di festa campestre. Il menù, molto aprezzato, era composto da: sgombro al vapore con cappuccio e Salsa Trenora (Trenora era il nome della barca di Gaetano Marzotto. Questa salsa è stata creata per lui dagli chef dei Jolly Hotels e lui amava servirla ai suoi ospiti a bordo della barca); minestrone freddo; insalata di manzo con fagiolini e cipolla rossa; torta casalinga; anguria e pane biscotto; Arrivederci dunque alla prossima edizione della festa della Città Sociale, con rinnovato spirito e nuove proposte perché, su questo quartiere, c'è ancora molto da raccontare... Emanuela Perin Presidente ProValdagno
Hanno collaborato a questo numero: Luigi Borgo, Gianni Caichiolo, Carla Mara Carlotto, Giovanna Malfiori, Ignazio Palmeri, Giorgio Pirana, Valeria Sandri, Gianni Luigi Spagnolo, Vittorio Visonˆ , Francesca Vitetta,
Impaginazione grafica: Elena Chemello
Stampa:
Tipografia Danzo srl Cornedo Vic.no
< continua da pag. 1 Ó Per fatto personaleÓ
1973-2013
40¡ della Galleria Civica dÕ Arte Moderna Ò Cittˆ di ValdagnoÓ Una mostra per ricordarne la fondazione di Vittorio Visonˆ Dal manifesto si apprende che sono presenti Ò Venti artisti in una collettiva in dialogo con la cittˆ , un progetto espositivo per i quaranta anni della Galleria Civica di Valdagno. Dal 26 aprile allÕ 8 giugno 2014. UnÕ iniziativa promossa dallÕ Assessorato alla Cultura del Comune di Valdagno, con il sostegno dellÕ Ufficio Cultura e dellÕ Ufficio Tecnico. La mostra • a cura di Eva Fabbris che si • avvalsa della collaborazione di Elena Casarotto e Giulia Oro. Il titolo • tratto da una frase di Vitaliano Trevisan, che compare in un racconto incluso nella raccolta ÒS hortsÓ (Einaudi di stile Libero, 2004). LÕ identitˆ grafica • stata concepita da Teresa Piardi e Chiara Cavalieri. II titolo • : Non potendomi arrampicare sulle nuvole, presi per le colline. É La Galleria Civica nacque come istituzione permanente capace di suscitare riflessioni e dibattito. Nel celebrarne i 40 anni, abbiamo voluto un progetto culturale orientato non a ripercorrere i fasti passati, ma a rinvigorire il ruolo della Galleria come centro propulsore della riflessione contemporanea cittadina, per ricercare e mettere a fuoco la identitˆ e la storia valdagneseÓ.
Mappa espositiva
1 Galleria Civica ÒV illa ValleÓ . Lupo Borgonovo, Anna Franceschini, Fabio Sandri, Arcangelo Sassolino, Marco Saugo. 2 Galleria dei Nani, Palazzo Festari. Barbara Ceriani Basilico e Alessandro Mancassola, Dast, Stefano Zattera. 3 Ex Casa del Fascio. Giovanni Morbin, ÒM eÓ. Un intervento concepito e realizzato per questo edificio, che propone di parlare in prima persona della memoria storica condivisa. 4 Liceo Artistico Boccioni Jacopo Candotti. 5 Villa Margherita. Alessandro Ambrosini, Marco Basta, Marco Saugo. 6 Passerella del Tessitore. Roberto Mascella, ÒA reaÓ. Oggi poco percorso, il passaggio tra lo stabilimento Marzotto e la cittˆ sociale viene rimarcato da un dispositivo, che tiene traccia di chi lo attraversa e del tempo che passa: nel mentre diventa disegno. 7 Parco ÒL a Favorita il basamento. Simone Berti,ÓG randi battaglie a mezzogiorno, occhi nuovi a oriente mi vedono, scorre il fiume dove muove il sole e nord, la notteÓ. 8 Scuola Elementare Manzoni. Andrea De Stefani, Fabio Sandri, Marco Saugo. 9 Museo delle Macchine Tessili. Ludovica Carbotta, Anna Franceschini, Giulia Piscitelli , Diego Soldˆ.
Valdagno, Piazza Dante. Sul frontone della Casa del Fascio (oggi sede di uffici statali) ÓG iovanni Morbin aggiunge la lettera corsiva Òe Ó al monogramma maiuscolo ÒM Ó di Mussolini ottenendo la parola ÒM eÓ, attentando cos“ alla monumentalitˆ dellÕ individuo, del personaggio storico, ma anche attribuendo a ciascun individuo una dimensione soggettiva anti-monumento che gli chiede di riconoscere la propria responsabilitˆ a livello di memeria (Floriana Donati)Ó. Ma il monogramma maiuscolo ÒM Ó cos“ come oggi appare, spogliato dalle grafie laterali cancellate a suo tempo, suggerisce una ÒH Ó maiuscola che con lÕ aggiunta della ÒeÓ minuscola si ottiene la parola ÒH eÓ, che in inglese vuol dire LuiÉ Come la mettiamo?
26 aprile scorso si • accennato confusamente al 1973, 1974É mentre la prima mostra della Galleria Civica risale al periodo 1-23 dicembre 1973, con le opere di Franco Meneguzzo. Faceva ribrezzo dirlo? Costituiva un problema ricordare che la fondazione della Galleria Civica si deve a persone come Gaetano Bressan, Alberto Corrˆ , Vittorio Visonˆ , Arnaldo Visonˆ e ai defunti Vito Disconzi e Renato Caneva? Chi scrive era presente il 26 aprile e si • sentito decisamente a disagio di fronte ad una gaffe cos“ clamorosa; era presente anche Alberto Corrˆ che ha condiviso con me queste impressioni. Ribadisco il dovere della memoria e del giusto riconoscimento a quanti hanno profuso impegno e professionalitˆ per avviare e consolidare una istituzione che sicuramente • destinata a durare perchŽ divenuta parte integrante del nostro panorama culturale. Un dovere - penso - di onestˆ intellettuale, oltre le logiche di parte, perchŽ i dati sono inconfutabili: una cinquantina di esposizioni, molte di alto livello con nomi come Santomaso, Scanavino, Burri, LazzariÉ con critici come Vittorio Sgarbi, Bonito Oliva. Senza dimenticare il lungo impegno di Giuliano Menato e di Salvatore Fazia che con le mostre della Galleria Civica hanno sviluppato differenti ma importanti percorsi di pensiero critico sullÕ arte contemporanea. Sulle mostre / installazioni / performances non intendo pronunciarmiÉ ben consapevole che qualsiasi cosa detta sarebbe utilizzata polemicamente, e non solo. Resta il fatto che si • persa una occasione per Òc elebrareÓ degnamente il 40 anni della Galleria Civica, aprendo un dibattito su passato/presente/futuro del Òf are arteÓ che per me rimane uno dei nodi antropologici pi• importanti (e appariscenti) della nostra contemporaneitˆ .
La Favorita. ÒN el parco su un edificio mai costruito e rimasto a livello di fondamenta, Simone Berti ha immaginato una dimensione abitativa disponendo un mobilio, recuperato da un ecocentro, sollevato dal piano a diverse altezze con gambe di legno, irraggiungibile, impraticabile, inabitabile, dimensione mentale, metafisica: la vita mai vissuta in villa a contrasto con la vita consumata dei mobili (Floriana Donati). NellÕ installazione, in particolare quella che riguarda i servizi igienici, (foto sotto) • riscontrabile il superamento del pensiero artistico di Marchel Duchamp (1887-1968), protagonista del dadaismo e fautore autorevole dellÕ arte concettuale, dove rifiutando ci˜ che • tradizionale, provocatoriamente si conferisce la dignitˆ di opera dÕ arte ad oggetti di uso quotidiano, affermando che ci˜ che li trasforma • l a volontˆ d ellÕ artista.
CORNICI SU MISURA - CORNICI PERSONALIZZATE SPECCHIERE - PORTAFOTO - STAMPE
gennaio/febbraio2014 2014 maggio/giugno
Il poeta del tempo
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$ FKL PH OR FKLHGH /D Ă&#x20AC;QH GL XQ¡DPLFL]LD Era nata in ubbidienza al destino. Era subito esplosa in disubbidienza alla misura del tempo, che tempo reclama e sudore acchâ&#x20AC;˘ ogni cosa maturi. Fraterna nel bene e nel male, della vita tutto avea condiviso. Ora non â&#x20AC;˘ piâ&#x20AC;˘. Ha imboccato di nuovo improvvisa e del nulla la via da cui era venuta, lasciando nellĂ&#x2022; aria lĂ&#x2022; amara dolcezza di sĹ˝ .
A chi me lo chiede rispondo: Ă&#x2019; Ho tante etË&#x2020; : ho lĂ&#x2022; etË&#x2020; che ignoro nonostante il suo incalzare, ho lĂ&#x2022; etË&#x2020; dei miei pensieri, ho lĂ&#x2022; etË&#x2020; dei miei desideriĂ&#x201C; . A chi me lo chiede rispondo: Ă&#x2019; Ho tanti amori nonostante la tanta etË&#x2020; . Amo il variare delle stagioni; i colori cha sanno di luce di sole di cielo stellato; il sapore dolce-amaro della malinconia; la poesia che coltivo con passione; lĂ&#x2022; amore che inciela il momento e fa volare il tempo; il cheto morire del sole e il suo rinascere puntuale, Ă&#x20AC;HYROH SUHSRWHQWH speranza di resurrezione; amo la vita sopra ogni cosa pur nellĂ&#x2022; intricato intreccio di gioia e doloreĂ&#x201C; .
FKH q OD VRUJHQWH SULPD H XQLFD GHOOD QRVWUD YLWD LQWHULRUH 6HQ]D PHPRULD FL GLFH LO SRHWD O¡DQLPD VL VSHJQH 6RQR TXLQGL OH FRVH FKH ULFRUGLDPR D GDUH SURIRQGLWj DL QRVWUL SHQVLHUL DOOD QRVWUD VWHVVD HVLVWHQ]D 6H QHOOD SULPD UDFFROWD OD PHPRULD q DQFRUD TXHOOD GHOOD SURSULD LQIDQ]LD WUDVFRUVD QHOOD VRODUH %XWHUD VRUJHQWH LQHVDXULELOH GL LVSLUD]LRQH SRHWLFD QHOOD VHFRQGD UDFFROWD ´8 UUDSSXFFLDWRULÂľ OD PHPRULD GD SHUVRQDOH VL ID XQLYHUVDOH GLYHQWDQGR TXHO ´WHVRURÂľ GL RJQL XRPR FRPH KD VFULWWR 6DQ 7RPPDVR JUD]LH DO TXDOH DYYLHQH OD ´FRQVHUYD]LRQH GHOOD VSHFLHÂľ 6 7+ , T D ´8 UUDSRFFLDWRULÂľ q OD JHQLDOH PHWDIRUD GL FXL 3DOPHUL VL VHUYH SHU HYRFDUH OD IXQ]LRQH GHO SRHWD FKH FRPH XQR VSLJRODWRUH FHUFD QHL FDPSL GHOOH QRVWUH HVLVWHQ]H TXHOO¡XPDQLWj FKH LO QRVWUR YLYHUH DIIDQQDWR H VXSHUĂ&#x20AC;FLDOH KD GLPHQWLFDWR TXHOOH EULFLROH GL VHQWLPHQWR FKH ci lasciamo ai piedi come cose GL SRFR YDORUH LQXWLOL GL IURQWH DOOH ORJLFKH GRPLQDQWL GHO SURĂ&#x20AC;WWR GHOO¡LQWHUHVVH GHO GHQDUR /R VSLJRODWRUH SRHWD UDFFRJOLH SHU QRL SHUFKp GLYHQWL FLER GHOOD QRVWUD PHPRULD TXLQGL GHOOD QRVWUD YLWD LQWHULRUH WXWWR TXHOOR FKH VHQ]D UDJLRQH QRQ VHQWLDPR SL QRVWUR OH YRFL DQWLFKH H FDUH GHL YHFFKL FKH QRQ FL VRQR SL L VRUULVL GHJOL DPLFL GL XQ WHPSR RUPDL ORQWDQR OH JLRLH VHPSOLFL GL XQD JLRUQDWD GL VROH GL XQ FLHOR DOO¡LPEUXQLUH OD VWUHWWD di mano di un incontro casuale DO PHUFDWR LO PHUDYLJOLDUVL SHU LO PLUDFROR GHOO¡HVLVWHQ]D SHU OD IRU]D GHOO¡DPRUH FKH QRQ VL VSHJQH PDL H VL ULQQRYD VHPSUH WXWWH TXHOOH SLFFROH JUDQGL FRVH LQ FXL q FRQWHQXWR LO VHJUHWR XOWLPR GHOOD UDJLRQH GHO PRQGR H FKH LO SRHWD UDVSROODWRUH UDFFRJOLH SHU QRL SHU IDUFHQH PHPRULD DIĂ&#x20AC;QFKp FRPH GLFHYD 6DQ 7RPPDVR possiamo conservare la nostra umanitË&#x2020; e attraverso essa la noVWUD VSHFLH Anche a te/ rovina/ â&#x20AC;˘ lo scorrere del tempo, il tempo come diveniUH FRPH PRYLPHQWR GD XQ SULPD D XQ GRSR q LO WHPD GHO WHU]R OLEUR GL 3DOPHUL ´5HPDQGR FRQWUR YHQWRÂľ &RPH VFULYHYDPR LQ RFFDVLRQH GHOOD VXD SXEEOLFD]LRQH ´LO ULIHULPHQWR GHO WLWROR q DO ventos GHOO¡XOWLPR HVDPHWUR GHO TXDUWR OLEUR GHOO¡(QHLGHÂľ 'LGRQH DEEDQGRQDWD GD (QHD VL WRJOLH OD YLWD YHGHQGR OD QDYH GHOO¡DPDWR XVFLUH GDO SRUWR 9LUJLOLR LQ XQ VROR YHUVR HVSULPH O¡XOWLPR UHVSLUR GL 'LGRQH In ventos vita recessit QHO YHQWR OD YLWD IXJJu (¡ lo stesso vento contro cui rema il SRHWD FRQWUR FXL UHPDQR JOL XRPLQL WXWWL LO YHQWR FKH FL WUDVFLQD YLD GDOOD YLWD YHUVR O¡LJQRWR 7XWWR TXHOOR FKH JOL XRPLQL IDQno nel corso della loro esisten]D QRQ VRQR FKH UHPDWH FRQWUR TXHVWR YHQWR IDWDOH OR VRQR L Ă&#x20AC;JOL nella cui vita vediamo continuaUH OD QRVWUD OR q O¡DPRUH FKH DEbiamo dato e che diventa ricordo LQ FKL FL KD FRQRVFLXWR OR VRQR
OH RSHUH QRVWUH SL GHJQH 1HOOD YHFFKLDLD SHUz GRYH LO YHQWR VL ID SL IRUWH H LO UHPDUH SL LQWHQVR 3DOPHUL FL GLFH FKH q OD SRHVLD VWHVVD FRPH VWXSRUH SHU OD YLWD FRPH SUHJKLHUD GL YLWD FRPH ORWWD SHU OD YLWD OD YRJDWD SL HIĂ&#x20AC;cace contro il pensiero della morWH 2JQL YROWD LQIDWWL FKH OD YLWD DSSDUH PHQR PRUHQWH QDVFH XQD SRHVLD IUXWWR H LQQR DOOD YLWD ho tanti amori/ nonostante la tanta etË&#x2020; , HQQHVLPR FDSDUELR FROSR GL UHPR FRQWUR LO YHQWR IDWDOH Mi fermerË&#x153; / quando incontrerË&#x153; Dio, H VLDPR D TXHVW¡XOWLPD UDFFROWD ´,O WHPSR GHO WHPSR FKH YHUUjÂľ LO WHPSR QHOOD VXD WHU]D DFFH]LRQH WHPSR FRPH ´VWUXWWXUDÂľ FRPH FRQWHQLWRUH 6H LQIDWWL QHOOH SULPH WUH UDFFROWH OD ULĂ HVsione sul tempo come etË&#x2020; e come movimento partivano da un priPDWR GHO SUHVHQWH GD HVVR H SHU HVVR LO SRHWD ULHYRFD H LQWHUURJD LO SDVVDWR RUD q LQYHFH LO IXWXUR LO WHPSR SULPR FKH GRPLQD L SHQVLHUL GHO SRHWD 'RYH SULPD TXLQGL L JUDQGL WHPL HUDQR TXHOOL della memoria del passato e della lotta per trattenere il presente FKH IXJJH RUD LO WHPD D FXL WUD O¡DOWUR q GHGLFDWR LO OLEUR q TXHOOR GHOOD VSHUDQ]D RYYHUR OD WUDVFHQGHQ]D GHO SUHVHQWH YHUVR LO IXWXUR Ă&#x2030; quando penserai/ di aver fatto il pieno/ non fermarti/ chĹ˝ contenitore senza fondo/ â&#x20AC;˘ il tempo di tua vita./ Da traino ti sia la speranza/ la sola ad aprirti occhi e cuore/ oltre ogni limiteĂ&#x2030; /D VSHUDQ]D SHU 3DOPHUL QRQ q PDL DWWHVD SDVVLYD PD SURJHWWD]LRQH Ă&#x20AC;GXFLRVD GL XQ IXWXUR SRVLWLYR Non ti temo/ DERUULWD Ă&#x20AC;QH Qp W¡DVSHWWR SLHQD troverai/ la dispensa. Sono tante le poesie in cui compare un pensieUR GL VSHUDQ]D VLD WHUUHQD FKH XOWUDWHUUHQD 8QD EUHYH SDUHQWHVL q SHUz FRVWLWXLWD GDOOD SRHVLD ´2UD SHU DOORUDÂľ GRYH LO SRHWD QRQ DFFHQQD DOOD VSHUDQ]D TXDQWR DOOD FRVWDWD]LRQH WUDJLFD FKH la vita con la vita si paga 1H IDFFLDPR cenno tuttavia per il risultato arWLVWLFR GL TXHVWR FRPSRQLPHQWR LQ FXL 3DOPHUL SDUH PHWWD LQ YHUVL LO ´&ULVWR PRUWRÂľ GHO 0DQWHJQD GRYH LO &ULVWR q OXL GRYH LO &ULVWR q FLDVFXQR GL QRL 0D GLFHYDPR OD VSHUDQ]D ULWRUQD SRWHQWH e assoluta - VFRQĂ&#x20AC;WWD D YROWH PDL vinta LQ TXHVWR OLEUR LO FXL DVVXQWR SXz HVVHUH TXHVWR DYUj IXWXUR TXL FRPH QHOO¡$OGLOj SHUFKp mondo e vita/ in altro mondo/ saranno ancora, solo chi avrË&#x2020; DYXWR OD IRU]D SRVLWLYD GL FRQVLderare il presente come il tempo GHOOD SRVVLELOLWj SHU O¡DYYHQLUH 1RQ VDUDQQR TXLQGL L SHFFDWL D GLUH FKL HQWUHUj R QR D JRGHUH GHOOD /XFH VHQ]D Ă&#x20AC;QH Qp VDUDQQR OH RSHUH GL EHQH PD OD VSHUDQ]D che ciascuno di noi ha avuto e ha GRQDWR LQ YLWD OD VSHUDQ]D TXHO sentimento primordiale che solo FL LQIXWXUD TXHO SRWHU HVVHUH Oj XQ JLRUQR FKH Gj YLWD DO QRVWUR HVVHUH TXL H RUD In ubbidienza al destino/Ă&#x2030; / in disubbidienza/ alla misura del tempo. 2YYHUR OXL LR H OD QRVWUD
DPLFL]LD 1HO VH QRQ ULFRUGR PDOH HUD DOO¡LQL]LR GHOO¡HVWDWH 3DOPHUL PL KD SRUWDWR OH VXH SRHVLH SHUFKp OH OHJJHVVL 1RQ FL FRnoscevamo se non per interposta SHUVRQD OXL VDSHYD FKH LR PL LQteressavo di libri e io sapevo che OXL HUD DYYRFDWR ,R QRQ DYHYR DQFRUD DQQL OXL DQGDYD SHU JOL TXDQGR LR QDVFHYR OXL DYHYD OD PLD HWj 7UD QRL WXWWDYLD q QDWD VXELWR XQ¡DPLFL]LD H FRVD SHU FHUWL YHUVL RULJLQDOH OD QRVWUD IUHTXHQWD]LRQH KD DYXWR VHPSUH OR VWHVVR ULWXDOH PDL XQ FDIIq DO EDU PDL XQD SDVVHJJLDWD LQ FHQWUR PDL QXOOD FKH QRQ ULJXDUGDVVH OD SRHVLD ,JQD]LR PL WHOHIRQDva per chiedermi se potevamo FRQGLYLGHUH PLQXWL DVVLHPH *OL GLFHYR GL Vu H OXL SXQWXDOH DUULYDYD H ULJRURVLVVLPR QHO QRQ VXSHUDUH L PLQXWL FKLHVWL PL OHJJHYD L VXRL XOWLPL YHUVL FRQ OD YRFH ´VTXLOODQWH GL JLRYDQHÂľ FRPH O¡KD GHĂ&#x20AC;QLWD %HSL 'H 0DU]L 7XWWH OH SRHVLH GL ,JQD]LR GDOOD SULPD DOO¡XOWLPD LR OH KR IDWWH PLH DOPHQR GXH YROWH GDOOD VXD YRFH SRL GDOOD PLD OHWWXUD 'LHFL DQQL VRQR SDVVDWL FRVu GXUDQWH L TXDOL OXL KD VFULWWR OLEUL SL GL SRHVLH DOFXQH GDYYHUR LQWHQVH SURIRQGH JHQLDOL DOWUH GL PHQR YDORUH SL RFFDVLRQDOL tuttavia sempre espressione di XQ VHQWLUH DXWHQWLFR YLVVXWR $ XQ FHUWR SXQWR q DFFDGXWR TXDOFRVD /XL GHYH DYHU WHOHIRQDWR TXDOFXQR GHYH DYHUJOL GHWWR che io lo avrei richiamato; involontariamente devo aver lasciaWR SDVVDUH WURSSR WHPSR 6HQ]D TXDVL DFFRUJHUPHQH LO ULWXDOH VL HUD URWWR 6RQR DFFDGXWH WDQWH FRVH LQ TXHVWL GLHFL DQQL 3RL WUD XQD FRVD H O¡DOWUD FKH WL FDPELD OD YLWD KR DYYHUWLWR LO SHVR GHO VXR VLOHQ]LR SUROXQJDWR DQRPDOR H DOORUD O¡KR FHUFDWR O¡KR FKLDPDWR WHPHQGR DQFKH FKH JOL IRVVH DFFDGXWR TXDOFKH DFFLGHQWH H FRPSUHQGHQGR OD VXD RIIHVD SHU OD PLD ULWDUGDWD FKLDPDWD JOL WUDVPHWWHYR OD PLD GL RIIHVD SHU OD sua incomprensione dei miei imSLFFL Ă&#x2039; WUDVFRUVR DQFRUD GHO WHPSR SRL VL q ULSUHVHQWDWR FRQ XQD QXRYD SRHVLD /D Ă&#x20AC;QH GL XQ¡DPLcizia FKH PL KD OHWWR FRQ OD YRFH VTXLOODQWH GL VHPSUH ULSULVWLQDQGR FRVu LO VROLWR ULWXDOH H FRQ HVVR LO QXRYR LQL]LR GHOOD QRVWUD DPLFL]LD 4XHO JLRFR G¡RSSRVL]LRQH WUD ´XEELGLHQ]DÂľ H ´GLVXEELGLHQ]DÂľ FRQ FXL LQL]LD OD SRHVLD PL q piaciuto e credo vi sia la chiave GHOOD QRVWUD DPLFL]LD H LO YDORUH GHOOD VXD ULFHUFD OHWWHUDULD 8EELGLHQ]D H GLVXEELGLHQ]D ,JQD]LR KD LO GRSSLR GHOOD PLD HWj PD TXHVWR QRQ LPSHGLVFH OD QRVWUD LQWHVD ,JQD]LR KD LO GRSSLR GHOOD PLD HVSHULHQ]D PD QRQ VH QH FXUD DIIDWWR TXDQGR DVVLHPH FHUFKLDPR GL FDSLUH OD VXD SRHVLD 8EELGLUH DO GRYHUH GL FHUFDUH LO SURSULR PLJOLRUDPHQWR GLVXEELGHQGR DOO¡RSLQLRQH FRPXQH FKH D QRYDQW¡DQQL L JLRFKL VRQR SHU OR SL IDWWL q LO JUDQGH LQVHJQDPHQWR GHOOD QRVWUD IUHTXHQWD]LRQH O¡HUHGLWj FKH FRPH DPLFR JOL FKLHGR GL ODVFLDUPL
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maggio/giugno 2014
> dalla prima pagina
La Città Sociale o dell’Armonia
Nei giorni scorsi sono tornata a Valdagno e la cosa mi ha fatto molto piacere. Avevo un sacco di cose da fare e mille persone da vedere ma sono riuscita a prendermi due minuti per passare dalle parti del Rivoli. Ho fotografato l'edificio com'• adesso. Oggi, riguardando le foto, mi sono detta che quelle immagini avevano poco senso... prima era necessario raccontare una storia (s minuscola) nella Storia (maiuscola): quella di questo teatro. La Storia con la S "maggiore" (come la chiamava Guzzanti, in uno dei suoi programmi) • quella mastodontica dell'umanitˆ. Non sarebbe maggiore se non fosse composta da piccole storie con la S minuscola, veri e propri tasselli della vita di ogni luogo. Il Rivoli mi ha sempre incuriosito perchŽ il mio primo ricordo cinematografico fu l“ dentro: giˆ, mi reputo una fortunata. Era il 1981, poco prima che chiudesse ed io avevo tre anni. Si tratta solo di 2 immagini: il teatro, enorme che sembrava inghiottirmi e la strega di Biancaneve che mi faceva paura. I miei genitori hanno confermato questo piccolo ricordo fatto di immagini sicchŽ non mi sono sognata nulla.
Quando ero adolescente, negli anni '90, una delle cose che si potevano fare per dimostrare di essere grandi era entrare di nascosto nel Rivoli con le torce elettriche. Io non l'ho mai fatto ma invidiavo chi riusciva a valicare il limite di quel teatro, non tanto per la legalitˆ infranta quanto per la curiositˆ di vedere di nuovo quella magnificenza. L'altro giorno, dopo aver preso un caff•, guardavo quell'edificio che ora • solo il fantasma di quello che era un tempo e mi chiedevo una sola cosa: perchŽ?
Costruito nel 1937, denominato Impero per la grandezza dell'idea che doveva rappresentare, faceva parte del progetto di rendere Valdagno qualcosa di unico. La cittˆ sociale stava crescendo, il razionalismo stava conquistando questo piccolo pezzo di Alto Vicentino. Nel 1938 arrivarono da queste parti i Savoia e poi anche il Duce. Questo teatro e gli edifici della Sinistra dell'Agno sono opera di Bonfanti e non ci sono luoghi pari in Italia se non, in un qualche modo, a Roma. Io non credo che Valdagno si sia mai resa conto, se non in epoca molto attuale, della grandezza artistica, storica e culturale di un
di Giovanna Malfiori
quartiere cos“. Ideologia a parte, alla quale non vogliamo dare peso, questo luogo • qualcosa che ha un valore inestimabile.
Il Teatro Rivoli divenne il cabaret tedesco, quando il comando SS fu di stanza in cittˆ. Finita la guerra, furono le idee socialiste quelle ad essere messe sul palco di questo luogo grandioso. Il Teatro divenne dopolavoro per il popolo e, negli anni '50, lasci˜ la politica e torn˜ a risplendere delle luci della ribalta. E divenne cinema. Successe poi che la gente cominci˜ a cambiare: i luoghi d'incontro e di cultura cominciarono ad essere altri e nulla fu poi fatto per salvare questo luogo. L'altro giorno l'ho guardato ed ero triste. Mi sono chiesta chissˆ quante cose abbiamo perso nel corso degli anni in virt• di ristrutturazioni che sapevano di innovazione e modernitˆ. Poi la tristezza • passata e mi sono detta che, in tutta probabilitˆ, • arrivato il momento di riprendersi la cittˆ, toglierle il trucco e accettarla per quello che •: un gioiello che nel corso degli anni • diventata un puzzle di storie e Storia.
Sulla sinistra dell'Agno, localitˆ conosciuta come Oltreagno, sorge su una vasta area un importante centro urbanizzato delimitato da ampie strade ed aiuole voluto ed edificato da Gaetano Marzotto (1894-1972), su progetti dell'architetto bassanese Francesco Bonfanti. Tale centro, denominato ÒC ittˆ SocialeÓ, appare in gran parte inalterato ancora oggi, testimone di un progetto che voleva essere un modello culturale di integrazione tra fabbrica e societˆ , tra dimensione famigliare e attivitˆ sociali, ricreative e sportive. Il complesso urbanistico • disposto attorno alle istituzioni sociali della Fondazione Marzotto (asilo nido, scuola materna, casa di riposo) e agli impianti ricreativi (piscina, stadio, dopolavoro aziendale); c'• anche la scuola di musica, sede del prestigioso complesso strumentale ÒV . E. Marzotto Ð Cittˆ di ValdagnoÓ che vanta oltre un secolo di attivitˆ . Verso sud, la cittadella degli studi, con le scuole elementari, la scuola media, i licei e l'istituto tecnico industriale Marzotto. Al centro del quartiere • situata la chiesa parrocchiale di S. Gaetano. La Favorita. Della Cittˆ sociale fa parte anche quello che viene considerato da molti valdagnesi il fiore all'occhiello della cittˆ , ovvero il Parco della Favorita. Progettato negli anni trenta, su commissione di Gaetano Marzotto, dagli architetti Bonfanti e Zardini, rappresenta tuttora il parco di maggiore estensione a Valdagno. Acquistato nel 2000 dall'Amministrazione Comunale, ha avuto inizio una sostanziosa opera di riqualificazione terminata, nel 2008, con la riapertura del parco al pubblico. (Da WIKIPEDIA) continua a pag. 5 >
9¡ CONCORSO DI RICERCA GASTRONOMICA TERRITORIALE
LA MARESINDA DÕ ARGENTO 2014
Ideatori della manifestazione: Gabriella Polita e Amedeo Sandri INVITO a partecipare al 9¡ concorso Ò La Maresina dÕ Argento 2014 - Dolci momenti golosiÓ . é semplice e lo possono fare tutti. Sez. A: Dolci al cucchiaio Sez. B: Torte Sez. C: Crepes, omelette dolci ed affini Sez. D: Crostate Sez. E: Biscotti e pasticcini
I concorrenti possono inviare 1 o 2 ricette per ogni sezione. Le ricette devono riguardare Ò dolciÓ preparati con prodotti del territorio vicentino e veneto; possono essere ideate dal concorrente oppure essere frutto di ricerca nella tradizione e nella Ò nuova cucinaÓ . Ò LÕ erba maresinaÓ non • ingrediente obbligatorio, ma si raccomanda di proporre anche ricette nelle quali sia inserita questa Ò magicaÓ erbetta, che • diventata nel 2013 Ò prodotto De.Co.Ó del Comune di Valdagno. é un modo simpatico e costruttivo per contribuire alle manifestazioni che verranno promosse per divulgarne la conoscenza e lÕ utilizzo. Scadenza del concorso: 31 agosto 2014 Le ricette vanno inviate per posta a: Gabriella Polita - Segreteria Maresina dÕ Argento Via Salvo DÕ Acquisto 7 36078 Valdagno (VI) per mail: maresina@calastoria-maresina.eu
maggio/giugno 2014
5-6 luglio 2014
Festa della Cittˆ Sociale
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L’ANGOLO DELLA MEMORIA a cura di Vittorio Visonà
Sono passati cento anni
1914, 28 giugno. A Sarajevo un gruppo di studenti (un nucleo di giovani aderente ad una organizzazione irredentista serba di matrice terroristica) organizza, rapidamente, l’attentato all’arciduca ereditario d’Austria Francesco Ferdinando, nipote di Francesco Giuseppe e sua moglie Sofia Chotek. A sparare i due colpi che uccidono i coniugi regali all’istante è Gavrilo Princip, studente nazionalista serbo. L’arciduca e la moglie erano nella capitale della Bosnia in visita diplomatica. Questa tragico evento fa precipitare verso la guerra una situazione internazionale da anni carica di tensioni politiche, economiche e sociali, coinvolgendo non solo tutti gli stati europei, ma successivamente, in breve tempo, anche il Giappone e gli Stati Uniti d’America, uniche potenze industriali extraeuropee. Ma il fatto delittuoso, da solo, non spiega lo scoppio della guerra. In realtà questa è nell’aria gia da tempo, almeno da un trentennio, a causa delle scelte politiche ed economiche effettuate dalle grandi potenze industriali europee.
Prima Guerra Mondiale (1914-1918). LÕ attentato allÕ arciduca Francesco Ferdinando dÕ Austria e alla moglie Sofia Chotek, nella realistica raffigurazione di Achille Beltrame per la Domenica del Corriere, 5-12 luglio 1914.
Le cause politiche sono da ricercare: nella tensione irrisolta tra Francia e la Germania di Bismark; nella questione balcanica in cui Austria e Russia manifestano opposti interessi; nel conflitto latente tra Germania ed Inghilterra per gli ultimi possedimenti coloniali; nel sistema delle alleanze che legava Ie potenze europee (Triplice Alleanza tra Germania, Austro-Ungheria, Italia; Triplice Intesa tra Inghilterra, Francia, Russia) in modo da impedire che una eventuale guerra non fosse generale. Le cause economiche determinanti sono: la perdita del ruolo di prima potenza dell’Inghilterra; la concorrenza dei paesi europei per difendere le proprie economie; la fine della conquista di nuovi possedimenti coloniali, ormai suddivisi tra le grandi potenze europee; la “corsa agli armamenti”, diventata un grande affare al dilagante militarismo e ideologia nazionalista, alla quale si andavano associando elementi reazionari, di razzismo, di aggressività imperialistica. L’inizio del conflitto mondiale, di fatto, avviene con la dichiarazione di guerra da parte dell’Austria alla Serbia il 28 luglio 1914. Conquista italiana del K2 (31 luglio 1954). Copertina del ÓV ittoriosoÓ i llustrata da Corrado Caesar, che raffigura Achille Compagnoni e Lino Lacedelli sulla vetta.
Sono passati sessant’anni
1954, 31 luglio, ore 18,31. Sulla vetta del K2, la montagna più ardua del mondo e seconda per altezza (metri 8611), sventola il tricolore italiano. A piantare la piccozza con la bandiera sono Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, alpinisti italiani e primi al mondo a salire su quella “terribile montagna” come la definisce Gino Solda, celebre guida alpina recoarese e componente di quel gruppo di alpinisti che conquista il K2. Oltre ai tre appena ricordati, fanno parte del gruppo, capitanato da Ardito Desio direttore e responsabile della spedizione, Guido Pagani, Erich Abram, Mario Puchoz (morto il 21 giugno, al campo base, a 36 anni), Sergio Viotto, Walter Bonatti, Mario Fantin, Ugo Angelino, Ubaldo Rey, Pino Gallotti, Bruno Zanettin, Cirillo Floreanini. Da Skardu il 27 aprile, insieme ad un nutrito gruppo di portatori, 700, la spedizione inizia la scalata. II primo campo base è allestito a Gino Soldˆ in un momento di riposo, verso il campo base, sullo sfondo la vetta del K2. 4660 metri di quota.
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maggio/giugno 2014
< da pag. 5 Ó LÕ Angolo della Memoria...Ó
Sono passati trent’anni
1984, 18 febbraio. A Roma, presso la santa Sede, è firmato, dal presidente del Consiglio Bettino Craxi e il segreta rio di Stato del Vaticano, Cardinale Agosti- Roma: firma del Concordato tra Stato italiano e Santa Sede. no Casaroli, la Al tavolo da sinistra, il cardinale Agostino Casaroli, il del consiglio Bettino Craxi, Arnaldo Forlani e revisione del presidente Giulio Andreotti. Concordato tra lo Stato italiano e la Santa Sede. Il Concordato, che costituiva il primo dei tre documenti fondamentali dei Patti Lateranensi del 1929, nella ratifica nuova contiene sostanziali modificazioni. Alla santa Sede è riconosciuta la libertà di nomina dei vescovi, salvo comunicarne anticipatamente i nomi al governo italiano per eventuali obiezioni di carattere politico. Lo Stato italiano riconosce l’effetto civile al matrimonio religioso ed istituisce l’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche. La santa Sede proibisce a tutti i sacerdoti di iscriversi ed operare in partiti politici. In commissione paritetica vengono stabilite nuove funzioni alla Conferenza episcopale italiana (CEI), nuovi rapporti istituzionali con lo Stato italiano, non più demandati alla santa Sede come precedentemente. Così come sono demandati alla CEI i meccanismi per il finanziamento alla Chiesa (istituzione dell’otto per mille, facoltativo, nella denuncia dei redditi dei cittadini italiani). Nei Patti Lateranensi, firmati l’ll febbraio 1929, presso il Palazzo Laterano, da Benito Mussolini, Capo del governo italiano e dal cardinale Pietro Gasparri, Segretario di stato, come accennato, erano contenuti tre documenti diversi: il Concordato fra la Santa Sede e lo Stato italiano (oggetto della revisione del 1984), il Trattato che costituiva lo Stato sovrano della Città del Vaticano e la Convenzione finanziaria che comprendeva l’impegno a versare alla Santa Sede 750 milioni di lire (circa 7 milioni di euro attuali) e una rendita del 5 per cento di un miliardo a titolo di risarcimento sui beni ecclesiastici incamerati dallo Stato italiano.
Sono passati venti anni
1994, 15 ottobre. A Valdagno, piazza S. Gaetano (tra la piscina coperta del DAM e l’asilo infantile, in Oltre Agno), è inaugurato il monumento al conte Gaetano Marzotto (1894-1972), nel centenario della sua nascita. L’idea di dedicare a Gaetano Marzotto una scultura per il centenario della nascita e partita dalla famiglia stessa dell’imprenditore, proponendo di ricordarlo non con la consueta statua, ma riproducendo il modello bronzeo del complesso della “Città Sociale e collocarlo in appropriato posto, perennemente visibile. Un modo originale e qualificante per ricordare l’illustre imprenditore cittadino non solo per il prestigio che ha saputo dare alla sua industria a livello internazionale, ma anche per le sue qualità umane e lungimiranza nel campo del sociale di cui tutta Oltre Agno e eloquente e ammirata testimonianza. La “scultura” bronzea raffigurante il plastico della “Città Sociale” (pensata appunto da Gaetano Marzotto e fatta progettare all’architetto Francesco Bonfanti) è opera del design Igor Silic, mentre il complesso monumentale è opera degli architetti Giorgio Ferrari e Paolo Marangon. L’inaugurazione, alla presenza dei familiari di Gaetano Marzotto, è avvenuta con la partecipazione delle autorità civili, militari, religiose e cittadine ed un numerosissimo pubblico.
Valdagno, 15 ottobre 1994: inaugurazione del monumento a Gaetano Marzotto. Foto a sinistra: le autoritˆ presenti ammirano la scultura bronzea della Ó Cittˆ SocialeÓ . Foto a destra: il sindaco di Valdagno, Maurizio Dal Lago, il ministro dellÕ industria Carlo Scognamiglio e il presidente del gruppo Marzotto Pietro Marzotto.
Bepi Viaggiando a ritroso per le strade del teatro amatoriale valdagnese è occasione per chi scrive, anche per aver frequentato i vari gruppi nel tempo, di ricordare fra le numerose figure che hanno calcato le tavole di Utile Dulci, Impero (Rivoli) e Super, un Attore Filodrammatico (così si identificavano gli attuali amatoriali) un personaggio che si può ben dire ha lasciato segno profondo nella memoria degli appassionati di Teatro della nostra Città. Giuseppe Festini (Bepi). Filodrammatici, Amatoriali, definizioni ben precise che consentono di distinguere, agli appassionati di questa disciplina, chi di quest'arte ne fa professione da coloro per cui il solo compenso sta nel sospirato applauso della platea. Così il “metro” che misura la “statura” del teatrante nella quasi totalità dei casi ha ragione e colloca il filodrammatico ed il Professionista nella loro giusta casella. Nella quasi totalità.... si perchè carriere , vite, successi e insuccessi sono determinate, alle volte, da scelte più o meno felici, da occasioni mancate o semplicemente dal volersene rimanere in disparte lontani dal clamore. A Bepi Festini, filodrammatico, non si è potuto leggere nel pensiero così, scelta, occasioni, riservatezza ...? chi lo sa ma certo è che nell'ambiente lui era considerato un validissimo attore a cui sicuramente assieme al Maestro di tutti Tita Tomba la “qualifica “ di filodrammatico andava stretta. Arriva a Valdagno nell'anno 1934 dipendente di una ditta impegnata nella realizzazione della Città Sociale e assieme al lavoro trova anche Rina, la compagna con la quale dividerà più di cinquant' anni della sua vita. Bepi ha una straordinaria voce da tenore leggero e una spontanea propensione al teatro; nei primi anni 40 entra nella Filodrammatica Parrocchiale che opera nell'indimenticato UTILE DULCI animata dall'appassionato di teatro Arciprete a Valdagno nei primi anni 40 e poi Arcivescovo di Udine Giuseppe Zaffonato, e con Sior Todaro Brontolon e i Rusteghi di Carlo Goldoni si rivela un attore di indiscusso valore interpretativo sia per doti di caratterista ma pure da primo attore. Memorabile il suo personaggio nella deliziosa operetta Nina non far la stupida sul palcoscenico (al tempo) del Teatro Impero. L'auspicata e sospirata fine del conflitto mondiale porta tutti al gran desiderio di tornare alle cose belle ad una cultura libera da condizionamenti ideologici, manifestazioni impegnate e gioiose, ed ecco il teatro che a Valdagno, assieme a musica e arti figurative, propone tre gruppi teatrali, ProValdagno, Gad Marzotto e la filodrammatica Parrocchiale. Ora Bepi oltre l'impegno con la SCHOLA CANTORUM della Parrocchia San Clemente è conteso dalle tre compagnie e lui è impegnatissimo a dividersi per partecipare e rendersi disponibile
di Gianni Caichiolo alle” avances” dei vari gruppi. Negli anni che seguono e fino ad età avanzata Giuseppe non interrompe la sua attività nel campo teatrale anzi la arricchisce interpretando numerosi lavori teatrali che lo porteranno a ricevere il riconoscimento come migliore attore protagonista in un concorso a Pesaro: il trofeo, una figura in ceramica, lo conserva il figlio Leandro ed è posto nell'angolo riservato ai ricordi di suo padre. Interpreta da protagonista negli anni 60 due pellicole, due cortometraggi: La Baracca regia di Elia Guiotto, che nel 1961 conquista il secondo posto nel concorso nazionale di Montecatini Terme per cortometraggi, e Il Ritorno con la regia di Oddino Carlotto protagonista assieme all'indimenticato Tita Tomba. Chi scrive ha avuto il privilegio di collaborare con Giuseppe facendogli da spalla e condividendo (con il gruppo) parte di fatiche e applausi, così mi sento ”autorizzato” a testimoniare la sua correttezza, l'impegno rigoroso, il rispetto nei nostri confronti e delle mille regole non scritte indispensabili per realizzare un progetto comune. Mi si permetta di ricordare alcuni copioni realizzati negli anni, Zé rivà el Castigamatti, La bozeta del'ogio, Sior Tita Paron , Zente Refada e proprio quest'ultima mi fa ricordare la rappresentazione del 12 Settembre 1981 al teatro Goldoni di Venezia, teatro prestigioso e forse troppo importante soprattutto per noi Filodrammatici e la calorosa accoglienza di una platea dal palato fine che sarà difficile dimenticare, ma il ricordo (se posso osare) più struggente rimarrà il viaggio sul Canal Grande alle 2 di notte con una …Luna granda fa na Sesta ….sul barcone che da Rialto riportava al Tronchetto noi “attori” e scene con Bepi a prua che ci deliziava con una delicatissima Barcarola. Ora allo scadere dei quindici anni dalla Sua scomparsa da allievo e collega di passione ho sentito il dovere del ricordo per un amico e maestro di tanti anni e riportare su questo foglio la sua figura di galantuomo e cultore di nobilissime scelte. Ho cercato di riproporre la presenza di un valdagnese che con passione e intelligenza ha nobilitato la nostra Città, il palcoscenico e la sua magia, così al calare del sipario chiamo per Giuseppe Festini un ultimo, caloroso, fraterno, meritatissimo applauso.
Nelle foto due ritratti di Bepi Festini.
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maggio/giugno 2014
UN LIBRO TIRA L’ALTRO di Valeria Sandri Il rapporto con i libri è spesso controverso: o li si ama e non se ne può fare a meno o li si rifiuta e li si considera inutili, se non addirittura noiosi e pesanti. E' così che accanto a lettori accaniti, avidi “consumatori” di libri, ci sono persone che non leggono mai, che non hanno mai preso volontariamente un libro in mano. In Italia il fenomeno dei “non lettori” è molto diffuso ed è anche in crescita: c'è gente che, finiti gli anni della scuola, non ha più letto un libro. Leggono di più le donne degli uomini; in genere leggono poco i giovani, che per giunta non sono incoraggiati al contatto con i testi scritti dalla società attuale, la cosiddetta “civiltà delle immagini”, la quale tende appunto a privilegiare le immagini rispetto alle parole. Anche le forme di comunicazione più diffuse tra i giovani (sms, email, social network....) favoriscono la brevità e lo scarso uso delle parole. Ma la lettura non può essere imposta come un obbligo; la lettura è un piacere, una gioia che si impara a gustare da piccoli, una scelta personale; perciò è importante l'azione dei principali ambienti di vita dei bambini, in primis la famiglia e la scuola. Una casa dove non entrano libri, dove gli adulti non raccontano storie e non leggono mai..., una scuola dove gli insegnanti presentano i libri solo come dovere, come peso da portare...: queste sono le situazioni tipiche che non aiutano l'amore per la lettura e non offrono stimoli in tal senso, anzi allontanano dai libri. Ma anche il territorio può fare qualcosa per favorire questa passione, in primo luogo con la presenza delle biblioteche, veri e propri “granai del sapere”. (Prima o poi faremo su questo giornale un discorso più approfondito sulla Biblioteca Civica di Valdagno, sulla sua vitalità, le sue iniziative, i premi che continua a ricevere a livello nazionale; qui ora mi limito a sottolineare l'attenzione nei confronti dei bambini, cui sono offerte tante occasioni, anche fin da piccolissimi). (E quanti sono a conoscenza dei corsi di formazione per lettori volontari? La nostra città è ricca di persone che, dopo essersi preparate allo scopo, dedicano tempo a leggere nelle case di riposo o in altre occasioni pubbliche). In questo articolo, invece, presentiamo un'iniziativa del territorio che si svolge da alcuni anni in maggio e che si chiama “VALDAGNO CHE LEGGE”. È una serie di iniziative curate da Progetto Giovani, che coinvolge varie zone, tutte le età e diversi generi letterari. Quest'anno è stato preceduto in febbraio da un momento organizzativo, cui hanno partecipato anche molti insegnanti dei vari ordini di scuola, dalle materne alle superiori, ed è stato perciò favorito il fiorire di incontri, diffusi non solo negli edifici scolastici ma anche in luoghi diversi, quali le librerie cittadine, alcuni bar, le case di riposo, lo splendido e sempre più utilizzato ed amato Parco della Favorita.... Sarebbe troppo lungo (e forse anche noioso) citare tutti gli eventi, per cui ci si limita qui ad indicarne alcuni, evidenziando anche la scelta dei titoli, spesso fantasiosi e simpatici, per esempio Il peso leggero delle parole (Laboratorio di lettura espressiva), ... E lessero felici e contenti (laboratorio di lettura dei bambini delle scuole di San Quirico), Aperitivo con letture (alla Bottega del mondo dell'associazione Canalete), Processo al libro o Sfida all'ultimo libro (giochi a cura rispettivamente di classi del Luzzatti e del Trissino), Sulle orme della storia (passeggiata sui luoghi della Grande Guerra a Valdagno), Libri da gustare (cena letteraria) ... e così via. Ma c'è stato spazio per mostre, soprattutto legate al mondo dei fumetti, così affascinante per i ragazzi, ma da riscoprire o conoscere meglio anche da parte degli adulti; è una realtà da non sottovalutare, perchè può fornire insegnamenti e chiavi di lettura per la società, come del resto suggeriva il seminario proposto quest'anno intitolato “Da un grande potere derivano grandi responsabilità. Eroi e Supereroi, etica e giustizia”. Anche in questa dimensione dei libri e della lettura Valdagno si rivela una città viva, piena di occasioni di riflessione e di crescita, ricca di persone e di enti disponibili all'impegno per gli altri e per lo sviluppo della collettività. Tutto questo merita risposte positive e volontà di andare avanti, di fare sempre di più e sempre meglio. Anche il mese scelto per gli eventi, cioè maggio, sembra invitare a non stancarsi: maggio è il mese delle ciliegie e, come ben si sa, “una ciliegia tira l'altra”; ebbene, noi applichiamo la stessa idea ai libri, alla voglia di leggere, al “gusto” per la cultura, e così, quasi senza accorgercene, impareremo che “un libro tira l'altro”. Gli scritti del valdagnese Zanuso presso la Bertoliana di Vicenza e nel web della biblioteca di Valdagno Arturo Zanuso (1903-1968), profondo conoscitore delle Piccole Dolomiti e dei Lessini, escursionista e scalatore, nel 1922 tra i soci fondatori della sezione valdagnese del CAI, fu uno scrittore molto legato alla cittˆ di Valdagno. I suoi scritti originali sono conservati presso lÕ Archivio storico degli scrittori vicentini della Biblioteca Civica Bertoliana di Vicenza. Della produzione di Arturo Zanuso solo La strada delle Piccole Dolomiti, LÕ osteria del Magazin e Il viale degli olmi sono stati di recente ripubblicati; i restanti testi sono di difficile reperibilitˆ . Grazie al lavoro e alla generositˆ dellÕ ing. Vittorio Sandri, da oggi sulle pagine web della Biblioteca Civica Villa Valle di Valdagno, allÕ indirizzo www.comune.valdagno.vi.it/eventi/biblioteca-civica-villavalle/archivio-storico • possibile trovare tutti gli scritti dello scrittore valdagnese. Inoltre sono disponibili per il prestito, oltre ai tre titoli sopradescritti, Il sud Africa, Scritti vari, Uno specchio per il giudice, Il discorso interrotto, Sangue gruppo A, Fantasmi, Deserto, Vento del sud.
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I cimbri vicentini e veronesi GLI ABITANTI DELLE NOSTRE MONTAGNE di Giorgio Pirana La lunga storia di un popolo che, vissuto sulle nostre montagne vicentine e veronesi, ha saputo costruire e modellare luoghi armoniosi dove vivere e lavorare tra bellezza e armonia, traendone fonte di vita. Gli alti pascoli facilmente accessibili hanno permesso, nel passato, insediamenti umani permanenti anche a quote abbastanza elevate e quindi anche lo sviluppo dell'economia montana basata su attivitˆ pastorali, sui taglio dei boschi, sui terrazzamento e sulla coltivazione. Oggi, nonostante l'economia sia abbastanza cambiata, alcune delle antiche attivitˆ vengono ugualmente praticate. Spesso l'abitante che discende a valle per il proprio lavoro quotidiano, non disdegna tuttavia di coltivare piccoli appezzamenti di terreno: le numerose malghe, molte delle quali in disuso e/o abbandonate, altre funzionanti, lo attestano e cos“ pure e ancora effettuato il disbosco su base famigliare. Paesi quali: Mezza Selva, Camporovere, Campodalbero, Obra, Bosco, Rovere, Selva, col proprio toponimo, quanto fossero sfruttate in tal senso queste zone alpine! I CIMBRI: l'Altopiano di Asiago, le valli di Recoaro e del Chiampo, la Lessinia, sono zone prealpine che hanno tutte, come denominazione comune, di essere state molti secoli or sono terre di immigrazione di genti provenienti dalla Germania, oggi accomunate e conosciute sotto l'appellativo etnico di "Cimbri". II loro appellativo deriva dal tedesco "Zimberer" ovvero "lavoratore del legno" . Caratterizza e differenzia queste genti rispetto agli altri abitanti delle Prealpi vicentine e trentine, una cultura e un linguaggio diversi altre ad una storia che solo recentemente si sta perdendo. Un documento induce che i primi insediamenti sono avvenuti intorno al XII secolo. Ma si ha buoni motivi per ritenere che la data reale sia addirittura anteriore. Successivamente, isolati dalle genti di pianura a causa della precaria situazione viaria dei loro territori, i Cimbri, riuscirono a mantenere gli usi, i costumi, i dialetti e la cultura e quindi il loro linguaggio che ha profondamente contrassegnato questi luoghi e queste montagne. La testimonianza di ci˜ viene fornita dalla toponomastica locale, cio• dallo studio dell'origine e del significato dei nomi di luogo; nomi in origine "cimbri" e poi modificati dal naturale awicinamento delle genti di pianura. A partire dal secondo dopoguerra, ma soprattutto con l'evento viario e culturale delle popolazioni autoctone, nonchŽ da una modificazione del tipo di economia tradizionale, poco a poco sono andate snaturandosi le locali etnie perdendo al contempo l'identitˆ e l'originalitˆ loro proprie. COSIÕ oggi esse si riconoscono nella matrice germanica dei propri cognomi, ormai solo
in rarissimi casi si ascolta parlare "Tautch"; "Si dice che una lingua muore quando muore l'ultima persona che attraverso di essa si esprime". Purtroppo questo splendido idioma sta scomparendo con il progresso: oggi gli uomini hanno perduto il senso della loro relazione con la totalitˆ, con la creazione e si occupano soltanto dei settori particolari del loro vivere; mirando al costante aumento della produzione e del benessere persona le, che comporta, purtroppo, ad un progressive deterioramento delle condizioni ambientali. Si e persa la conoscenza che c'Ž qualcosa che unifica alla base di tutti questi problemi. Per cambiare sarebbe necessario modificare profondamente la cultura, riacquistare un sentimento religioso del rapporto che ci lega con il tutto. L'uomo ha
perso la dimensione dello spirito, la dimensione dei problemi metafisici e ragiona unicamente in termini pratici per accaparrarsi nuove fette di benessere. Lo ha scritto Carlo Sgorlon: "Ho la sensazione di rivivere in una societˆ impazzita che vede solo l'immediato egoistico tornaconto e chiede nuovi beni di consumo senza curarsi delle conseguenze globali. II nostro attuale modello di sviluppo ha bisogno di essere regolato su altre basi, credo sia necessaria una sorta di moratoria del progresso!". Queste montagne di rocce, di pascoli immensi, di profumate abetaie e faggete, di antiche contrade di pietra la natura le ha plasmate in milioni di anni. Da millenni i montanari ne condividono il mistero, la bellezza e la loro storia lasciataci in eredita.
Nelle foto due malghe della Lessinia veronese.
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maggio/giugno 2014
“Valdagno in spalla” In un precedente numero del Nostro Campanile ricorreva giˆ il titolo di questo articolo in riferimento ad un concorso della scuola media ex-Garbin, di cui parlavamo in quell'occasione, presentandone anche i vincitori. In quell'articolo spiegavamo anche che la Pro-Valdagno, oltre ad appoggiare l'iniziativa, aveva individuato altri lavori tra i quasi 500 disegni dei ragazzi, con l'intenzione di premiare quei ragazzi (come effettivamente si • fatto) e segnalarli durante quest'anno in vari numeri del nostro giornale. Proponiamo quindi le prime due opere da noi selezionate, accompagnandole con un intervento di un'esperta d'arte, la dott.ssa Carla Mara Carlotto, a cui abbiamo sottoposto le immaginiper averne un giudizio generale. Le due opere di questo numero sono di Alberta Casarotto della classe 3B e di Francesco Cocco della classe 3A; raffigurano una via cittadina e la stazione col treno (abbiamo notato che molti disegni si sono ispirati al treno, nonostante questi ragazzi non abbiano mai visto in azione il treno che collegava la Valle dell' Agno a Vicenza, ma evidentemente il vagone posto in ricordo nella stazione delle FTV ha colpito molto i nostri Òa rtistiÓ) .
Foto di Luca Refosco
Per la mia esperienza in ambito artistico ed in qualitˆ di socio della ProValdagno mi • stato gentilmente chiesto di recensire i lavori svolti dagli alunni delle scuole medie Ò GarbinÓ d i Valdagno. Mi sono prestata volentieri in quanto i ragazzi mi stupiscono sempre per la loro libertˆ di visione, non sono ancora condizionati nell'espressione artistica dall'idea del risultato o del riscontro; ne sono un buon esempio i 6 alunni delle medie che ci regalano uno scorcio personale del luogo in cui vivono. Alcuni di loro hanno un punto di vista naif, con forme semplici e gradevoli colori accesi (ben scelti tra le gamme cromatiche), in altri c'• un chiaro omaggio alla corrente Futurista nel rappresentare il treno che un tempo passava per il nostro territorio (un richiamo storico ben azzeccato che, seppur superato, resta comunque nella memoria un simbolo di Valdagno). Si passa poi ad un paio di disegni con una libertˆ di pennellata che lascia trasparire una consapevolezza del segno e dell'uso del colore che raramente ci si aspetta da dei ragazzi cos“giovani, fino ad approdare ad un collage bianco e nero che emerge nei suoi toni decisi. Sicuramente da premiare questi ragazzi che con chiaro impegno hanno raccontato con i loro occhi i luoghi della quotidianitˆ. Dott.ssa Carla Mara Carlotto (Maestro d'Arte)
INDIA INCREDIBILE É quando lÕ incredibile diventa credibileÉ di Francesca Vitetta Il viaggio questa volta mi porta, ancora una volta e lÕ ennesima volta, in India. é difficile trasmettere le sensazioni che ci colpiscono quando si arriva in questo immenso Paese: per estensione, per varietˆ, per opportunitˆ, per generositˆ. La prima impressione dellÕ India • legata alla parola confusione e povertˆ. Concetti assolutamente razionali e che non possono essere in nessun modo negati: in ogni posto in India si Òv edeÓ confusione e povertˆ. Questo • quello che un qualunque occidentale vede come prima cosa. In effetti la mia prima volta in India, tanti tanti anni fa, • stata una prima volta complicata, non digerita e in qualche modo odiata. Lo ammetto e ammetto apertamente che la mia prima volta in questo Paese era connotata da una mia grande lacuna conoscitiva. Ma dalla seconda volta qualcosa • cambiato, non fuori ma dentro di me. Ho iniziato a guardare sul serio quello che mi circondava e ho scoperto che lÕ India racchiude un tesoro fatto di belle persone, di sorrisi, di fratellanza e di rispetto per le persone. La confusione e la povertˆ persistono, meno di una volta ma ci sono. Ma adesso che ho aperto gli occhi vedo solo le cose belle. Vedo la semplicitˆ e la apprezzo. Vedo la gentilezza e la apprezzo. Vedo una cultura molto diversa dalla mia e la apprezzo. Vedo la gente convivere pacificamente con diversitˆ culturali, religiose ed economiche e lo apprezzoÉt anto. Ma la vera ricchezza dellÕ India • quello che ti dona, quello che ti lascia dentro, quello che ti fa sorridere anche di fronte alla confusione e alla povertˆ.I ncredible India: scrive Federico Rampini Ò ogni occidentale rimane inebriato non pi• solo dai suoi profumi e dai suoi colori, dai paesaggi naturali e dalle antichitˆ , dalla poesia e dallÕ eleganza della gente pi• semplice, ma oggi soprattutto dalla nuova atmosfera di ottimismo e di energia che si respira.Ó LÕ India di oggi • ottimismo ed energia, andare in India oggi vuol dire ricaricarsi dentro e fuori e sorridere. In India tutti sorridono, impariamo da loro.
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