PM '15 Un progetto di Provincia di Grosseto Piano di sviluppo 2012 - 2015

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PROVINCIA DI GROSSETO

15-16 APRILE 2011 Workshop L’Andana

SINTESI DEI LAVORI DEI FOCUS GROUP A CURA DI N. BELLINI Il momento centrale del workshop di avvio del Progetto Maremma tenutosi all’Andana il 15 e 16 aprile 2011 è stato costituito dai focus group ai quali hanno partecipato tutti i presenti. I focus group hanno avuto il carattere di discussioni tematiche, con la volontà di costituire un momento di “apprendimento collettivo”. L’obiettivo era quello di confrontare idee, visioni, prospettive e progetti per esplicitarne i presupposti, chiarirne i contenuti, riflettere sulle implicazioni. L’invito rivolto ai partecipanti è stato quello di non rimanere all’interno di eventuali ruoli di rappresentanza, perché il confronto potesse avvenire in modo assolutamente libero. Anche a garanzia di ciò, le discussioni si sono svolte in modalità “off the record”, senza una verbalizzazione puntuale. La discussione è stata guidata e stimolata da presidenti di ciascun focus group, persone con una competenza specifica sul tema ed una conoscenza

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del territorio. Il ruolo di relatore è stato invece affidato ad una figura di relatore, competente sui temi ma “forestiero”, che ha poi avuto il compito di sintetizzare i contenuti del dibattito nella tavola rotonda che ha avviato la giornata conclusiva. Prendendo spunto da queste relazioni, è stata redatta questa nota che riporta dunque le conclusioni principali dei lavori dei focus group.

FOCUS GROUP N. 1 CRESCITA, INNOVAZIONE ED ECONOMIA DELLA CONOSCENZA Quali sono le effettive prospettive di crescita della provincia? è praticabile una strategia fondata sull’economia della conoscenza? come può evolvere il rapporto tra le diverse componenti dell’economia provinciale (industria, turismo, agricoltura)? quali le competenze necessarie? Presiede: dott. Stefano Casini Benvenuti, IRPET Relatore: prof. Alberto Bramanti, Università Bocconi, Milano Questo focus group ha innanzi tutto espresso alcune richieste trasversali, che sono venute con insistenza dai partecipanti. Prima di tutte è la considerazione che occorrono risposte e tempi certi da parte della pubblica amministrazione perché l’imprenditore possa fare il proprio mestiere. In secondo luogo, è stato sostenuto come occorra fare rete e coordinarsi, in tutte e tre le dimensioni: pubblico con pubblico, privato con privato e pubblico con privato. Nessuna di queste tre collaborazioni può essere data per scontata. Si guarda quinsi con grande interesse a questa iniziativa di “Maremma 2015”, proprio perché dia una scossa in questa direzione. E’ stata notata una presenza limitata nel focus group di rappresentanti del settore manifatturiero. E questo fa riflettere sui punti interrogativi legati alla questione delle nuove tecnologie e dell’high tech, su cui emerge un messaggio del tipo “sarebbe bello, ma manca la massa critica”. Nel progettare poli tecnologici è vitale identificare una domanda che viene dal territorio e che è necessariamente trasversale. Offrire risposte concrete a problemi concreti è una condizione imprescindibile. Anche al di fuori del settore manifatturiero, si considera essenziale avere un approccio di filiera integrata ampia, dimensione necessaria per fare dei veri passi in avanti. La filiera nautica - porti - turismo e quella edilizia efficientamento energetico sono esemplari di come possono stare assieme

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politiche, business dei singoli, reti, formazione e innovazione, ossia tutti gli ingredienti da mettere assieme in una ricetta coerente. Centrale in Maremma appare la riflessione sul turismo, o meglio sui turismi, sulla necessità di colpire target diversi, destagionalizzare, valorizzare la molteplicità di opportunità. Si tratta di opportunità interessante per le quali occorre fare cose diverse e nuove rispetto al passato a cominciare da una programmazione rapida e integrata e strumenti di rapporto con la pubblica amministrazione, che permettano di dare certezze. E’ necessario farlo però sulla frontiera della tecnologia: innovando, con una attenzione all’impatto ambientale anche oltre gli attuali obblighi, puntando a qualcosa di più avanzato, di più visibile e di più vendibile. Si tratta in altri termini di posizionamenti rispetto ai quali si possa diventare best in class, che dunque contribuiscano in modo significativo alla reputazione con la quale ci presentiamo all’estero oggi e che magari domani ci permetta pure di vendere la tecnologia e le conoscenze sviluppate. Secondo esempio è la filiera edilizia. E’ emersa un’attenzione al territorio, percepita talora come esasperata. Costruire sembra sempre un problema rispetto alla priorità della preservazione del territorio. In questo settore un tema che unisce l’attività economica con tecnologie e innovazione può essere per esempio l’efficientamento energetico. E’ una sfida interessante su cui vari territori si stanno muovendo e che è complessa specie laddove il costruito ha valori intrinseci di pregio architettonico, ambientale e contestuale. Da questo punto di vista la Toscana può assumere valore paradigmatico. La Provincia di Grosseto potrebbe essere a sua volta un punto di sperimentazione interessante, anche perché presenta alcune condizioni meno vincolanti (come se invece si volesse cominciare dal centro storico di una delle città d’arte). Su questo tema c’è una dimensione evidente del far rete, in cui il pubblico conta tanto perché mancano ancora i requisiti di autosostenbilità economica di tutta l’operazione. I possibili modelli (ad esempio, fondi di rotazione) diventano interessanti se si punta a mettere a fuoco tecniche innovative (per farlo sul costruito, senza muovere il residente etc.). Un terzo ed ultimo nodo è quello più di metodo, tornando sulla questione del fare rete. Le reti non emergono troppo facilmente dal basso, dal “mercato”. Le reti vanno governate, vanno aiutate, gestite. Occorrono dei manager delle reti, delle figure professionali. Esse non coincidono con la politica, che è certo determinante nell’avvio del percorso, ma che poi deve trovare dei soggetti attuatori che hanno una competenza di tipo gestionale specifico e che di mestiere “mettono assieme” gli interlocutori.

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La firma di un nuovo patto per lo sviluppo deve essere vista appunto come un inizio. Poi bisogna trovare delle condizioni per fare proseguire il cammino.

FOCUS GROUP N. 2 IL TERRITORIO: PATRIMONIO E RISORSA Parlare di distretto rurale significa porsi la sfida di una ruralità nuova, ma anche quella di un approccio coerente alla tutela del paesaggio, conciliandola con lo sviluppo infrastrutturale e con quello della produzione di energie rinnovabili. Presiede: prof. Enrico Bonari, Scuola Superiore Sant’Anna Relatore: prof. Marco Frey, Scuola Superiore Sant’Anna Da questo focus group sono emersi vari temi di riflessione. Si è partiti, come richiesto, dal territorio e dalla ruralità. La prospettiva della nuova ruralità, in riferimento alle politiche comunitarie che inducono un cambiamento rispetto agli approcci precedenti, porta a confermare il distretto rurale come metodo per costruire un progetto partecipato. Questo vuol dire “fare sistema”, espressione che rischia di diventare uno slogan, se non viene riempita di contenuti concreti. Innanzi tutto, con riferimento all’agricoltura, vuol dire andare oltre la logica per cui la terra si tiene per aver diritto ai benefici e contributi che vengono dall’esterno e non c’è insomma una “agricoltura vera”. Considerazione condivisa, ma per qualcuno “oltre” vuol dire “non solo”, nel senso che il sistema dei contributi è oggi irrinunciabile, pur guardando ad uno sviluppo di lungo periodo diverso. Per altri transizione e cambiamento significano invece andare sin d’ora diritti verso logiche nuove. Ciò comporta realizzare una programmazione, ma soprattutto progetti integrati di filiera, nell’ambito dei quali riflettere su quali siano le variabili importanti (e qui deve giocare un ruolo importante il turismo). Per fare ciò serve una regia forte, serve la capacità di comprendere e far comprendere il mercato. Quale mercato per i prodotti di questo territorio? e in che modo può giocare una prospettiva di internazionalizzazione in rapporto al radicamento nel territorio? In effetti non per tutti i prodotti (come è invece per il vino) è possibile ed ovvio ragionare di export. Si tratta di capire come le filiere integrate possano valorizzare il territorio come luogo rispetto ai prodotti ed ai

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servizi che qui vengono messi a disposizione anche di una clientela internazionale. Secondo tema: territorio e green economy. Va condiviso un modello concettuale secondo cui green economy significa mettere a sistema diverse cose, che individualmente pesano poco. Messe insieme possono generare un impatto significativo e segnare un passo verso una più generale trasformazione del modello economico. Questo vuol dire prodotti concepiti in una prospettiva green, ma non solo prodotti (che rischiano di avere solo mercati elitari e di nicchia). Vuol dire politiche che sappiano guardare al lungo periodo, non semplicemente al garantire condizioni di sopravvivenza o alla funzione degli agricoltori come custodi del territorio di per sé. Vuol dire tecnologie, perché per essere in grado di sfruttare queste opportunità bisogna saper fare innovazione. E vuol dire infine gestione, ossia capacità di gestire risorse ed opportunità. Dare competitività al territorio non può essere obiettivo per gli imprenditori individualmente considerati. La funzione dei singoli, proattiva ma individuale, non è sufficiente. Green economy vuol dire un modello di agricoltura multifunzionale. Su questo e sul superamento dei modelli tradizionali c’è stata concordanza. Terzo tema: territorio ed energia. Su questioni come quella delle biomasse (con tutte gli specifici problemi tecnici, come la taglia degli impianti etc.), il primo passo è quello di conoscere bene i termini ed avere chiaro cosa si può fare (e cosa non si può fare) in funzione della disponibilità delle risorse e dell’equilibrio necessario all’interno del territorio tra valorizzazione e sfruttamento delle risorse energetiche e il quadro generale. Tutto ciò va visto in un’ottica di integrazione, che qui ha un significato specifico e preciso (pensiamo ad esempio al fotovoltaico). Per quanto riguarda le biomasse, l’esigenza di integrazione deve tenere presente il carattere frammentato del contesto e quindi la questione delle proporzioni. Proviamo a ragionare di un 50 e 50 tra ciò che viene direttamente dal territorio e ciò che viene dall’esterno: posizioni su cui è possibile e necessario mediare con sano realismo. Quarto tema: il territorio come fornitore di servizi eco-sistemici. E’ un concetto abbastanza nuovo ed ancora non misurato coerentemente: si tratta dei benefici che gli essere umani traggono dalla natura e dalla biodiversità. Questo vuol dire tutelare il paesaggio e le connessioni all’interno del territorio, oltre alle specifiche aree protette. Vuol dire prodotto legato all’esperienza vivibile nel territorio.

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Si tratta di impostazioni già presenti, come nel caso dell’agriturismo, almeno nello spirito originario della legge che poi si è indebolito, anche perché non è facile fare attività economiche prescindendo dal reddito turistico in senso stretto. Tuttavia il legare le due componenti è considerato un elemento strategico, su cui recuperare anche alcuni errori del passato. Si cita la quasi rinuncia a produrre vino bianco del territorio in un contesto turistico che ha una forte concentrazione le periodo estivo, oppure la questione dell’allevamento come altro elemento che si sta quasi completamente perdendo. Ancora si tratta di fare sistema: l’agriturismo che ospita soltanto, abbia però la vetrina dei prodotti del territorio. A livello di sistema ci sia un portale che valorizza, per quel turismo straniero che usa questi strumenti, una sorta di quadro generale delle tipicità del territorio che sono raggiungibili anche attraverso degli itinerari. Itinerari ci sono, ma in un’ottica frammentata: le strade dei vini vanno meglio collegate tra di loro, devono essere (non solo per i pochi mesi d’estate) predisposte mappe per una migliore fruizione del territorio… Dalla amministrazione pubblica ci si attende semplificazione e coerenza, che significa regole e capacità di coordinamento, con una specifica attesa nei confronti della provincia. Alla base di tutto va posto anche un grande sforzo di formazione ed informazione per raggiungere il livello di consapevolezza necessario.

FOCUS GROUP N. 3 VIVERE IN MAREMMA: ECONOMIA E SOCIETÀ quali sono le possibili componenti del “modello grossetano” di qualità della vita? e quali ne sono invece i limiti e le minacce? in che rapporto stanno dinamiche sociali e sviluppo del territorio? Presiede: prof. Nicola Bellini, Scuola Superiore Sant’Anna Relatore: dott. Alessandra Pescarolo, IRPET Sul tema dell’attrattività di una Maremma (quanto attrattiva e verso chi) il dibattito si è sviluppato molto, mettendo in luce due percezioni contrapposte: una percezione di forte attrattività ed una percezione invece di chiusura e diffidenza da parte della società maremmana. In realtà l’attrattività è un fatto, dimostrato dal fatto che molti degli interlocutori del focus group venivano dall’esterno, con esperienze sia italiane che internazionali anche in

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settori terziari sofisticati. I percorsi convergevano verso una specie di imbuto per tornare (spesso seguendo le origini familiari) a fare un’attività essenzialmente turistica ed alberghiera. E’ stato anche interessante vedere una sorta di polarizzazione tra queste persone di ritorno che aveva come elemento sottostante quanto questa figura di “maremmano straniero” riuscisse ad internalizzarsi nel territorio o quanto invece restasse uno straniero, percependo il territorio come diffidente, non accogliente. Di qui la polarizzazione tra quanti pensano che la società locale è non solo attrattiva, ma in fermento e quindi capace di assimilare questi modelli esogeni, con attività imprenditoriali sempre nel settore turistico, ma più sensibili ai temi dell’attenzione al servizio, della qualità, della comunicazione etc. di quanto non lo siano le esperienze tradizionali. Sull’altro versante il maremmano che resta straniero cerca di dire che non è solo necessario fare conoscere nel mondo la bellezza di questo luogo, valorizzare la Maremma che è “il posto più bello del mondo” ma che non si conosce abbastanza. Bisogna anche aggiungere qualcosa di nuovo, simbolizzato ad esempio dalla cantina progettata dall’architetto di fama internazionale, un discorso che però spesso sembra cadere nel vuoto. Chi deve allora essere il protagonista del processo di integrazione, il maremmano o lo straniero? Certo nel mood psicologico dominante non appare quella attenzione al globale ed al mondo esterno che parrebbe necessaria. Resiste l’immagine della Maremma Felix, ma un’immagine assai poco articolata. Ad esempio, resta esterna al discorso la realtà urbana di Grosseto. La visione della Maremma (tipicamente contrapposta a Milano) è piena di immagini di mare, di boschi… L’idea di avere una città che potrebbe dare un’immagine più contemporanea anche dal punto di vista dei segni è marginale, così come non emergono sensibilità sul fatto che oggi esistono percorsi di sviluppo delle città nel mondo che coniugano la qualità del paesaggio con l’attrattività urbana. Questo indica in realtà una necessità di apertura, ma anche di conoscenza. Non solo non è articolata l’immagina della Maremma, ma nemmeno quella dell’esterno alla Maremma. La polarizzazione tra tradizione e modernità, bellezza della natura e bruttezza del moderno andrebbe rielaborata. Forse nemmeno l’immagine della “palude” è condivisibile. L’immagine di un territorio in fermento è comunque emersa, insieme ad un attitudine imprenditoriale (che distingueva in negativo la Maremma dalla società toscana mezzadrile) i cui valori acquisitivi e di autoattivazione si possono

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coniugare oggi in modo positivo, originale ed attuale con un’idea di qualità della vita.

FOCUS GROUP N. 4 L’ATTRATTIVITÀ DEL TERRITORIO Quali sono i fattori di attrattività che la provincia di Grosseto può oggi mettere in campo? Quanto pesa il deficit infrastrutturale e quali aspettative è lecito nutrire dalla realizzazione o completamento delle opere per il trasporto su gomma? Quale marketing territoriale per Grosseto e la Maremma? Presiede: dott. Patrizia Lattarulo, Irpet Relatore: prof. Paolo Rizzi, Direttore Laboratorio di Economia Locale, Università Cattolica di Piacenza Parlando di attrattività, il focus group ha confermato la prevalenza della visione turistica. Si tratta di un aspetto importante, ma parziale. L’attrattività non si ferma qui, si estende ad esempio al mondo degli investitori. Sono stati espressi forti dubbi sulla presenza di un brand strutturato della Maremma, nonostante la forza del brand-scape, del paesaggio - icona: “a Pisa c’è la Torre, qui cinque torri di Pisa sbriciolate”. Ma per alcuni qui c’è già tutto, c’è solo un problema “tecnico” di destagionalizzazione. Le scelte (e sfide) strategiche di quest’area riguardano il mix mare - terme enogastronomia - natura. Ma le due nuove scelte del futuro sembrano essere il turismo del golf e quello della vela e della nautica. Su questa base è possibile un riposizionamento strategico su alcuni mercati esteri. I problemi citati sono quelli dell’accessibilità e trasporti (una “viabilità medioevale”… ma si faccia attenzione al trade off tra qualità turistica e accessibilità), la mancanza di una cultura imprenditoriale, eccellenze difficili da integrare, una carente offerta di servizi turistici per famiglie, scarsa coesione tra operatori per progetti comuni (ad esempio in occasione degli eventi invernali), carenze di adeguate risorse umane locali. I progetti in cantiere riguardano l’adeguamento dei posti barca, l’incremento dei posti letto in alcuni contesti, un Portale maremma, il coordinamento degli eventi locali, l’aeroporto. Una questione aperta riguarda il polo logistico, su cui riflettere, come ad esempio suggeriscono le luci ed ombre del caso

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piacentino. Importante è la proposta di un evento internazionale di forte richiamo: qui manca. Devono poi essere considerate le nuove forme di turismo (si parla oggi di “post-turismo”): avventura, cultura, turismo sociale, turismo del benessere, turismo lento. In molti casi la maremma sembra avere delle opportunità non trascurabili. Un utile riferimento può essere fatto alle “tre T” del nuovo turismo: territorio (sicuramente un asset della Maremma), tema (qui è necessaria più focalizzazione), testimonial (la capacità di raccontare le esperienze, su cui il marketing territoriale può lavorare ancora molto).

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