I FABBISOGNI FORMATIVI IN PROVINCIA DI GROSSETO Un modello di analisi e valutazione per la programmazione dell’offerta formativa provinciale 1 Aprile 2011
INDICE 1. Introduzione. Le dimensioni dell’innovazione: istituzionale, sociale, formativa ........................... 2 2. La formazione professionale nel sistema economico della provincia di Grosseto: una prima fotografia ........................................................................................................................................ 4 3. Analizzare i fabbisogni partendo dai settori economici................................................................ 7 4. Le acquisizioni trasversali ai settori ............................................................................................. 8 5. Sintesi delle indicazioni sui fabbisogni formativi per settore...................................................... 11 Settore rurale ............................................................................................................................ 11 Settore Turismo......................................................................................................................... 12 Settore Economia del mare ....................................................................................................... 13 Settore sociale e socio-‐sanitario ................................................................................................ 14 Settore Ambiente, Ecologia ed Energie rinnovabili..................................................................... 16 Settore Commercio e grande distribuzione ................................................................................ 16 Settore Estetica e benessere (servizi alla persona) ..................................................................... 18 Settore edilizia e costruzioni ...................................................................................................... 22 Settore manifatturiero (agroalimentare e metalmeccanico)...................................................... 25 Settore dell’artigianato artistico e attività dello spettacolo ....................................................... 26 6. Appendice. Le opzioni metodologiche ....................................................................................... 27 1
Il presente rapporto – curato da Romano Calvo di Studio Méta & Associati - costituisce una sintesi dei lavori realizzati per conto della Provincia di Grosseto nell’ambito del progetto approvato con atto dirigenziale n. 24 del 08.01.2009. I report settoriali ed i dati raccolti sono integralmente disponibili sul sito web della Provincia di Grosseto. Pag. 1 di 30
1. Introduzione. Le dimensioni dell’innovazione: istituzionale, sociale, formativa Non sono in molti a sapere che la Provincia di Grosseto ogni anno investe mediamente circa 3 milioni di euro per la formazione professionale dei lavoratori e dei disoccupati; nonostante la diminuzione generalizzata di risorse a disposizione per questo tipo di interventi, da quando il Governo nazionale e le Regioni hanno deciso, a fronte della crisi, di riorientarne una quota molto consistente verso gli ammortizzatori sociali. Come tutte le altre Province toscane, anche Grosseto si trova quindi oggi in una situazione (e in una prospettiva) di risorse decrescenti, e nella necessità conseguente di doverle riservare alle iniziative che garantiscono la massima efficacia formativa per le imprese e per lo sviluppo del territorio, e la migliore aderenza alle esigenze professionali e di vita dei giovani e delle persone in cerca di lavoro. Ma come si possono prevedere le nuove professionalità e le nuove prospettive di lavoro verso cui orientare ed accompagnare i giovani, i disoccupati, ma anche coloro che intendano cambiare occupazione? E in coerenza con questo, come si possono conoscere in anticipo i fabbisogni formativi? In base a quale criterio la Provincia può decidere quali corsi di formazione possono assicurare maggiore efficacia di altri, e risultare davvero utili alle persone, alle imprese, al territorio? Nel tempo, nel nostro Paese, due sono state le modalità tipiche per affrontare questo tipo di problemi da parte delle Province, che hanno in genere la responsabilità della programmazione dell’offerta formativa: da un lato l’affidamento a società o istituti di ricerca specializzati di indagini sui fabbisogni di formazione, con la richiesta agli Enti di formazione di adeguarsi ai risultati; e dall’altro, all’opposto, l’affidamento agli Enti stessi della responsabilità di analizzare i fabbisogni prima di proporre i propri corsi. Ognuna delle due modalità ha mostrato limiti e criticità, tanto che nel tempo si è consolidata l’immagine di un sistema di formazione professionale distante dai fabbisogni reali, autoreferente, più guidato dalle esigenze degli Enti che organizzano l’offerta che non da quelle delle persone e delle imprese. La Provincia di Grosseto tre anni fa ha deciso invece di innovare profondamente il proprio modo di affrontare questo problema cruciale, e di investire le risorse finanziarie a sua disposizione; ed ha accettato la sfida di una nuova e più efficace programmazione delle risorse finanziarie, in aderenza con le esigenze del territorio e in sintonia con il ‘nuovo sistema delle competenze’ promosso dalla Regione. Anziché delegare agli esperti il compito di definire i fabbisogni, o di attribuirne la responsabilità agli Enti di formazione, il nuovo metodo introdotto dalla Provincia prevede infatti la realizzazione di un processo di analisi partecipato, coordinato e guidato dalla Provincia, la cui finalità principale è quella di fare emergere e valorizzare l’enorme know-‐how già presente nel territorio sui diversi temi di indagine (e che rischia altrimenti di rimanere letteralmente ‘inutilizzato’), aggiungendovi il valore ulteriore del coinvolgimento attivo, del protagonismo, della relazione e del confronto tra i diversi soggetti dello sviluppo locale. In altre parole, realizzare la ‘analisi dei fabbisogni’ con il metodo adottato dalla Provincia di Grosseto significa dare concreta realizzazione ad almeno due ‘principi-‐guida’ oggi molto evocati sia nel dibattito politico-‐istituzionale che in quello tecnico-‐specialistico: il principio del ‘management della conoscenza’, e quello del ‘capitale sociale’. Pag. 2 di 30
Per progettare e implementare questo nuovo metodo, nel 2008 è stato affidato un progetto a Studio Méta & associati (che una delle società con maggiore esperienza e capacità di innovazione su questi temi nel nostro Paese) e che ha tra l’altro svolto un ruolo di rilievo anche nella costruzione del ‘nuovo sistema regionale delle competenze’ della Regione Toscana. In che cosa è consistito il lavoro che in questi tre anni i dirigenti e i funzionari della Amministrazione provinciale hanno svolto insieme a Studio Méta & associati? E quali sono i risultati di grande interesse che il progetto ha già consentito di raggiungere? I ‘prodotti’ del progetto sono pubblicati sul sito web della Provincia e contengono sia un ampio e dettagliato studio sui principali settori produttivi della Provincia (12 settori, complessivamente), sia una nota di sintesi sulla metodologia adottata e sul processo di coinvolgimento, partecipazione mobilitazione di tutte le energie e le intelligenze del territorio. Una sintesi è stata presentata nel corso della tavola rotonda organizzata dalla Provincia sabato 16 aprile scorso. E’ inoltre in corso di completamento da parte della Provincia un nuovo sito web specifico sui fabbisogni formativi, dal quale sarà possibile scaricare tutti i materiali prodotti, relativi a ciascuno dei settori coinvolti. Alcuni dati possono meglio aiutare comprendere la portata del lavoro svolto: •
sono stati realizzati 20 ‘tavoli tematici settoriali’ (ciascuno con diversi incontri, realizzati a partire da una istruttoria tecnica sui materiali di ricerca disponibili e messa a disposizione dalla Provincia con la consulenza di Studio Méta & associati) a cui hanno partecipato 130 persone in rappresentanza delle principali associazioni di categoria, dei sindacati, dei Comuni e di altri enti territoriali
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sono state condotte 50 interviste individuali ad imprese ed esperti di sviluppo economico
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sono state coinvolte le 40 agenzie formative più attive del territorio, sia mediante i tavoli ‘tematici’, sia mediante una specifica sperimentazione su un tema cruciale per dare concretezza alle analisi svolte: ‘come si progetta un corso di formazione in coerenza con i fabbisogni rilevati e con il nuovo sistema regionale delle competenze’ realizzata nel secondo semestre del 2010
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sono stati redatti rapporti di analisi sui fabbisogni formativi relativi a 12 settori economici: agricolo-‐rurale, industria agro-‐alimentare, turismo, commercio, servizi sociali e socio-‐ sanitari, ecologia ed energie rinnovabili, edilizia, manifatturiero, estetica e benessere, economia del mare, artigianato artistico e spettacolo
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sono stati realizzati 4 seminari pubblici a cui hanno complessivamente partecipato circa 300 persone
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sono stati prodotti specifici rapporti, uno per ciascuno dei 12 settori analizzati
Tutte le attività sono state realizzate in stretta collaborazione con i responsabili ed i funzionari del Settore Formazione Professionale della Provincia, al fine di garantire loro la completa acquisizione del metodo di lavoro e di assicurare agli uffici la capacità di proseguire autonomamente questo tipo di attività in futuro, senza dovere fare ulteriore ricorso alla consulenza, che in questa fase di progettazione e testing del nuovo impianto è invece risultata essenziale. Per realizzare tutto ciò, in tre anni la Provincia ha investito complessivamente 196mila euro: se si considera che tale importo equivale al costo del lavoro di un collaboratore amministrativo e mezzo a tempo pieno, e si considera la quantità e la qualità dei prodotti finora ottenuti, non si può che Pag. 3 di 30
esprimere una valutazione di estrema positività dei risultati, sia in termini di efficacia, che in termini di efficienza, che in termini di qualità. Ma il vero risultato – come sottolinea l’Assessore G. Chelini – ‘è avere riportato la formazione al centro del dibattito pubblico, coinvolgendo attivamente e non solo virtualmente le imprese, le associazioni di categoria e le istituzioni, cioè tutti coloro che ancora credono che si possa realizzare una formazione professionale al servizio dello sviluppo economico e sociale del nostro territorio. Con questo metodo inoltre abbiamo non solo proposto alle agenzie formative di aprirsi maggiormente alle esigenze delle imprese, ma anche creato nei fatti le condizioni perché ciò possa avvenire’. La responsabile del Settore Formazione Professionale della Provincia, Paola Parmeggiani, conferma che: ‘Le indicazioni emerse sia dalle indagini che dalle consultazioni con gli attori sociali, sono già entrate a far parte dei nuovi criteri con i quali la Provincia programma gli stanziamenti finanziari del Fondo Sociale Europeo: il nuovo metodo funziona, e produce risultati concreti per migliorare il sistema di formazione locale, e il suo impatto sulla economia del territorio’.
2. La formazione professionale nel sistema economico della provincia di Grosseto: una prima fotografia La Provincia di Grosseto è abitata da 225mila persone di cui 200mila hanno una età di oltre 14 anni (Fonte Istat anno 2009). La popolazione anziana è in costante aumento così come l’immigrazione straniera (2800 ingressi nell’anno 2008). A Grosseto si produce un PIL di 5,7 miliardi di euro (anno 2009) con un valore procapite di 26.200 euro, la quarta posizione in Regione ed in linea con la media nazionale. Il valore aggiunto è prodotto dai settori: • agricoltura: 5,5% (contro una media italiana del 2,1%) • manifatturiero: 11,6% (contro una media italiana del 21,4%) • costruzioni: 7,1% (contro una media italiana del 6,1%) • servizi: 75,8% (contro una media italiana del 70,5%) Le imprese attive in Provincia sono oltre 27mila così distribuite:
Agricoltura, caccia e silvicoltura
9.855
Pesca,piscicoltura e servizi connessi
124
Estrazione d i m inerali
27
Attività manifatturiere
1.849
Energia elettrica, gas e acqua
12
Costruzioni
3.542
Commercio
5.490
Alberghi e ristoranti
1.798
Trasporti
564 Pag. 4 di 30
Intermediaz. f inanziaria
384
Att.immob.noleggio,informat.ricerca 2.144 Istruzione
53
Sanità e a ltri servizi sociali
67
Altri servizi
1.157
Fonte: Camera di commercio di Grosseto, dati 2008.
Gli occupati sono 98Mila (Fonte Istat dati 2009), il tasso di occupazione 15-‐54anni è del 66,4% contro una media italiana del 57,5%. Gli occupati sono presenti nei seguenti settori: • agricoltura: 14.500 (14,8%) • industria: 9.500 (9,7%) • costruzioni: 16.800 (7,5%) • servizi: 66.800 (68,1%) Gli occupati dipendenti sono il 62,5% (contro una media italiana del 75%) e gli indipendenti sono il 37,5% (contro una media italiana del 25%). Il profilo di questa provincia si caratterizza per una produzione lorda pro-‐capite nella media italiana ma con una spiccata vocazione agricola ed una forte presenza dei servizi in particolare collegati al turismo. La crisi ha fatto sentire i suoi effetti sia sul fatturato che sull’occupazione, specialmente nel settore manifatturiero e nell’edilizia; i consumi sono in forte calo ed il turismo ne ha risentito. Gli effetti sono stati tuttavia mitigati dal particolare profilo economico e sociale di questo territorio. Le persone in cerca di occupazione sono 5.200 con un tasso di disoccupazione pari al 5% (contro un tasso nazionale del 7,8%) che diventa però dell’8% per le donne e del 2,8% per gli uomini (fonte Istat dati 2009). Il mercato del lavoro – che con la crisi ha subito drastici ridimensionamenti – presenta ancora tassi di disoccupazione relativamente contenuti (concentrando il problema sulla disoccupazione femminile) ed una presenza significativa del lavoro Indipendente. Il sistema della formazione e dell’istruzione vede una consistente presenza della scuola pubblica in tutti i suoi gradi ed in tutti i principali indirizzi previsti dalla normativa (dal classico all’artistico, dal nautico ai tecnici industriali, dal commerciale ai sociale). Interessante è anche la presenza dell’istruzione privata che, per il recupero degli esami di maturità, attira ogni anno centinaia di persone da fuori provincia. L’Università è presente mediante la sede decentrata dell’università di Siena con n. 9 corsi di laurea delle facoltà di economia, giurisprudenza, lettere, medicina e scienze. La formazione professionale vede una folta presenza di agenzie formative: circa 70 di cui 50 con sede legale ed operativa in Provincia. Il Fondo Sociale Europeo (POR-‐FSE) per il periodo 2007-‐2013 stanziava per la Provincia di Grosseto oltre 29 milioni di euro per la formazione professionale e le politiche attive del lavoro. Pag. 5 di 30
Nel corso del 2009 e 2010 sono stati tuttavia operati consistenti ridimensionamenti per sostenere i costi degli ammortizzatori sociali in deroga. I dati che seguono devono pertanto essere depurati sia delle riduzioni operate dalla Regione, sia delle risorse destinate alle politiche attive del lavoro ed al Centro per l’impiego: Assi FSE
Risorse previste dal POR
adattabilità
€ 6.410.950,00
occupabilità
€ 18.619.317,00
inclusione sociale
€ 1.767.799,00
capitale umano
€ 2.566.730,00
Totale FSE 2007-‐2013
€ 29.364.796,00
Nella programmazione FSE del 2000-‐2006 la Provincia di Grosseto per la sola formazione professionale aveva investito 26,1 milioni di euro, finanziando 1.212 corsi di formazione, 264.000 ore, 15.000 partecipazioni di utenti e 1.000 formati.
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3. Analizzare i fabbisogni partendo dai settori economici La fondamentale opzione metodologica di questo lavoro consiste nell’analizzare (e mobilitare) il sistema economico locale suddividendolo secondo quelle che alcuni definiscono ‘comunità professionali’ e che noi abbiamo individuato come i settori di attività più significativi sia per le performance occupazionali che per l’impatto sui temi della formazione professionale. I settori individuati sono stati i seguenti: Settori
Descrizione
1.
Rurale e agriturismo
Tutta l’agricoltura (anche le viti e l’olio) l’allevamento d i animali e l’agriturismo
2.
Industria alimentare
Industria di trasformazione d egli alimenti: (ortaggi, formaggi, carne, pasta, vino e olio)
3. Industria meccanica ed elettromeccanica
Produzione macchinari, impianti e veicoli m eccanici, lavorazione d ei m etalli, produzione apparati elettrici ed elettronici
4.
Edilizia e costruzioni
Edilizia, costruzioni di grandi opere, impiantistica civile
5.
Economia d el mare
Produzione natanti, attività d ei porti (ormeggi, rimessaggio, servizi portuali); pesca e ittiturismo
6.
Alberghi e turismo
Attività ricettive (anche campeggi) e l’organizzazione d el turismo (agenzie)
7.
Servizi socio sanitari
Servizi educativi, servizi sociali, servizi socio-‐sanitari
8.
Servizi a lla persona
Estetica, cura della persona, sport, massaggi, palestre
9.
Ambiente, ecologia, energie rinnovabili
Rifiuti, foreste, d isinquinamento, energie rinnovabili, servizi ecologici, consulenza ambientale, sicurezza del lavoro
10. Commercio e grande distribuzione
Commercio al d ettaglio d i qualsiasi t ipo e grande d istribuzione o rganizzata
11. Artigianato a rtistico e attività dello spettacolo
Attività con contenuto a rtistico e/o a rtigianale, spettacolo d al vivo, cinema e TV
12. Trasporti e logistica
Trasporti v ia t erra, via mare, via f errovia e aerea, agenzie di trasporti, immagazzinamento e gestione d ella logistica
Vi è la consapevolezza di avere fino ad ora trascurato attività importanti del terziario, come i servizi assicurativi, bancari, informatici e legali oltre al servizio pubblico, scuola e sanità in particolare. In un’ottica di priorità si è tuttavia valutato che quelli analizzati sono i settori che hanno maggiore impatto sulla programmazione della formazione professionale mentre questi ultimi ne sono investiti soltanto marginalmente. Valutazione che è stata confermata nel corso del progetto, fatta eccezione per il 12° settore, quello dei trasporti e logistica che – alla luce degli approfondimenti svolti -‐ riveste per l’economia grossetana un peso marginale e non presenta peraltro un particolare impatto sui temi della formazione professionale. Pag. 7 di 30
La prospettiva settoriale postula una programmazione della formazione professionale per settore-‐ comparto-‐filiera; una prospettiva che consente di: a) affrontare unitariamente le problematiche professionali e formative dello specifico settore b) garantire una maggiore aderenza tra i progetti formativi ed i fabbisogni delle imprese del settore c) individuare e destinare a ciascun settore un ammontare di risorse certo d) favorire una maggiore specializzazione e sviluppo di know how delle agenzie formative su specifici settori e comparti e) condividere e monitorare con le parti sociali interessate gli effetti di tali interventi in vista della programmazione successiva.
4. Le acquisizioni trasversali ai settori Nel corso delle indagini e delle consultazioni sono emerse indicazioni che investono significativamente l’attuale sistema di programmazione provinciale della formazione professionale ma che sono trasversali (cioè comuni) ai vari settori indagati. Nel seguito se ne propone una sintesi. 1. Difficoltà dell’impresa manifatturiera ad accedere alla formazione finanziata. Un tema che ha attraversato trasversalmente tutte le interviste è la difficoltà (che in alcuni casi si può anche tradurre in diffidenza ed in altri semplicemente non conoscenza) delle imprese ad accedere alla formazione finanziata, sia di parte provinciale (fondi FSE, legge 236, ecc.) e sia dei Fondi interprofessionali di categoria. In sintesi ciò ha due conseguenze per chi programma la FP finanziata: a) necessità di fornire assistenza tecnica alle imprese (medie e piccole) sulle modalità di accesso alla formazione finanziata. Deve far riflettere il fatto che le interviste da noi condotte in alcuni casi siano diventate l’occasione per far maturare l’idea di affiancare un eventuale corso finanziato ai processi di riorganizzazione e revisione dei sistemi infornativi aziendali. Si tratta di imprese che investono ingenti risorse per la formazione continua del proprio personale. E danno per scontato che questo rappresenti un onere da sostenere con risorse proprie. Appena si prospetta la possibilità di accedere ad eventuali finanziamenti pubblici, la richiesta è di ricevere una precisa informativa che illustri costi e benefici (e soprattutto i vincoli temporali) di tali finanziamenti. b) Difficoltà ad adattare il setting, i tempi, la modulistica e le procedure amministrative della formazione finanziata con le esigenze di una formazione aziendale fortemente intrecciata al processo produttivo. Per alcune imprese le rigidità di una progettazione formativa (che costringe a prefigurare con precisione inderogabile spazi, tempi e modalità della formazione) costruita 6-‐12 mesi prima di poter essere erogata, rappresenta un ostacolo di tale portata da indurle a rinunciare a priori a tale opportunità. Per i responsabili della programmazione formativa pubblica ciò non costituisce una novità. E tuttavia rimane un problema, non fosse altro perché l’asse adattabilità del Fondo Sociale Europeo è specificamente dedicato alla formazione degli occupati ed i fondi della legge 236/1993 sono destinati ai piani formativi aziendali. Pag. 8 di 30
In questo senso il settore formazione professionale da alcuni anni ha in corso una revisione delle procedure, ne è una dimostrazione la forte diffusione del Voucher formativo, proprio per la maggiore flessibilità di utilizzo che esso consente. Soprattutto dal punto di vita amministrativo occorre ricercare il migliore equilibrio tra il rispetto dei criteri di trasparenza ed accountability tipici delle politiche pubbliche, e le esigenze di flessibilità nell’erogazione della formazione all’interno delle imprese. Lo snellimento e la semplificazione della modulistica, la maggiore chiarezza nei criteri di assegnazione del finanziamento (anche nei massimali per i costi orari delle docenze), la maggiore flessibilità nella definizione dei tempi minimi e massimi di svolgimento dell’intervento e nel numero e tipologia dei partecipanti, una maggiore finalizzazione dei controlli alla sostanza anziché infierire soltanto sugli aspetti burocratico amministrativi, rappresentano alcune delle direzioni sulle quali è ancora necessario procedere. 2. Il territorio sollecita corsi brevi di aggiornamento specialmente rivolti agli addetti nel settore: richiesta che spesso configge con gli standard emanati dalla Regione Toscana (cfr. Delibera della Giunta Regionale 02 agosto 2010, n. 731) dove sono fissati elevati requisiti minimi di ore di formazione per ciascun livello EQF e dove viene privilegiata l’utenza dei disoccupati. 3. Emerge una richiesta di corsi brevi rivolti a disoccupati immediatamente disponibili a lavorare: molte delle figure richieste dalla imprese sono compatibili con percorsi minimi di formazione in cui – senza necessariamente acquisire una qualifica riconosciuta – si mette l’utente nelle condizioni perlomeno di candidarsi a svolgere quel lavoro, previo un breve periodo di praticantato, eventualmente formalizzato come tirocinio. Da questo punto di vista lo strumento del voucher può rispondere adeguatamente all’esigenza, a patto di consentirne una rapida attivazione e con utenti realmente intenzionati a lavorare nel settore. A questo scopo sarebbe utile un diretto intervento di selezione, orientamento ed accompagnamento di questa utenza da parte dei Centri per l’Impiego. 4. Alta qualificazione: la formazione universitaria e l’alta formazione dipendono dai fondi statali e regionali. La Provincia dovrebbe a questo scopo attivare maggiori sinergie tra le Università, le istituzioni formative ed il mondo dell’impresa nella prospettiva dell’Istruzione Tecnica Superiore. 5. Favorire una maggiore partnership tra le scuole e agenzie formative con le imprese del territorio, condividendo un sistema di rilevazione permanente dei fabbisogni delle imprese, valorizzando a fini conoscitivi l’esperienza del tirocinio e consolidando un sistema unificato di monitoraggio degli esiti della formazione, rilevando regolarmente a sei e dodici mesi gli inserimenti lavorativi, il loro grado di coerenza con il percorso di formazione, il gradimento degli utenti e delle imprese e le eventuali proposte di miglioramento. 6. Favorire una maggiore connessione tra la programmazione della FP e la programmazione negoziata, stabilendo delle priorità per i soggetti proponenti e per i progetti formativi formulati nel contesto dei distretti e dei vari patti negoziali per lo sviluppo. Pag. 9 di 30
7. Ottimizzare le risorse destinate all’adattabilità affinché raggiungano le imprese ed i loro addetti in progetti di formazione e riqualificazione professionale tagliati sulle esigenze dei destinatari, sia dal punto di vista dei contenuti di competenza che delle modalità organizzative, avendo particolare riguardo a percorsi brevi, flessibili e rapidamente attivabili. 8. Costruire più efficaci modalità di raccordo tra l’azione della Provincia e la programmazione formativa dei fondi bilaterali di settore, al fine di evitare sovrapposizioni o al contrario scoperture nelle esigenze di formazione continua. 9. Valorizzare la proposta formativa delle scuole e degli istituti tecnici e professionali rivolta ai giovani: • promovendo questa opzione formativa presso i giovani e le famiglie; • collegando maggiormente i percorsi istituzionali di istruzione con le esigenze delle imprese; • inserendo nei percorsi istituzionali l’acquisizione di qualifiche e specializzazioni rispondenti alle indicazioni della Provincia. 10. Sviluppare le potenzialità dei voucher formativi -‐ cui continua ad essere destinato il 25% delle risorse FSE – indirizzando maggiormente le proposte delle agenzie formative verso percorsi coerenti con la programmazione provinciale. Da questo punto di vista la domanda degli individui dovrebbe essere meglio orientata mediante l’accesso ad un vero e proprio catalogo e tendenzialmente anche grazie ad un supporto info-‐orientativo erogabile dai centri per l’impiego ai disoccupati. 11. Innalzare il livello qualitativo dell’esperienza didattica erogata dalle agenzie formative della rete provinciale, promuovendo una maggiore partecipazione in aula degli esperti di settore; un utilizzo dello stage sempre più finalizzato all’apprendimento, un consolidamento della pratica della formazione formatori ed una maggiore specializzazione delle agenzie formative sulle filiere produttive, sulle tecnologie e sui prodotti e mercati cui finalizzare l’azione formativa. A questo proposito si impone una riflessione che non riguarda più soltanto il ‘cosa’ o il ‘quanto’ della formazione ma il ‘come’. Una riflessione che spieghi perché una quota di persone formate e qualificate, in alcuni seppur limitati casi, non trovano lavoro coerente con la qualifica mentre le imprese dichiarano di esserne alla ricerca. Le possibili risposte dovrebbero condurre ad un riesame di: • contenuti formativi • qualità e professionalità della docenza • intreccio tra formazione ed esperienza diretta nei contesti lavorativi • sostegno alla fase di placement dell’allievo al termine del corso • informazione alle imprese in merito alla presenza di allievi qualificati • capacità delle imprese di ‘dare valore’ alla qualificazione della manodopera
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5. Sintesi delle indicazioni sui fabbisogni formativi per settore Settore rurale Le indicazioni desunte dalle analisi, dalle ricerche e dalle consultazioni delle parti sociali, hanno evidenziato le seguenti figure professionali e competenze come rilevanti, pertinenti e relativamente prioritarie per lo sviluppo del settore: a) qualifica professionale • Cantinieri, assistenti di cantina e di frantoio • Addetti potatura (vite, olivo, frutta) • Operai specializzati in macchine agricole • Operai zootecnici e mungitori • Trattoristi e conduttori di macchine agricole • Agenti di commercio e venditori • Addetti all’accoglienza in agriturismo b) diploma di istruzione o specializzazione • Enologi e tecnici vitivinicoli • Tecnici di allevamento • Tecnici agricoltura biologica • Tecnici di certificazione (di prodotto e di qualità), esperti in normativa di settore • Erboristi ed esperti in piante officinali c) istruzione tecnica superiore o post diploma o specializzazione post laurea • Esperti in marketing, commercializzazione, internazionalizzazione e promozione prodotti tipici • Agenti di sviluppo e marketing dell’agriturismo d) laurea • Agronomi. Le aree di attività sulle quali indirizzare prioritariamente la programmazione della formazione continua: • Certificazioni europee • Certificazione qualità • Riconoscimento DOP • Normativa sulla certificazione di prodotto • Normativa sulla sicurezza e qualità alimentare; • Certificazione ambientale • Tecniche di conservazione e confezionamento dei prodotti agroalimentari Pag. 11 di 30
• Piante autoctone della Regione Toscana • Pratiche di cantina e di controllo dei lotti di produzione • Biomasse compost • Normativa fiscale per agriturismo • Potatura viti, Potatura olivi, potatura piante frutticole • Viticoltura • Olivicoltura • Normative e tecniche della coltivazione biologica • Fitopatologie e fitoprofilassi della vite e dell'olivo • Gestione impianti (Vigneto-‐ Frutteto-‐ Oliveto) • Prodotti tipici • Manutenzione dei macchinari agricoli • Conduzione dei macchinari agricoli • Lingue straniere: inglese e tedesco • Gestione siti web Settore Turismo Le indicazioni desunte dalle analisi, dalle ricerche e dalle consultazioni delle parti sociali, hanno evidenziato le seguenti figure professionali e competenze come rilevanti, pertinenti e relativamente prioritarie per lo sviluppo del settore. Le figure professionali sulle quali indirizzare prioritariamente la programmazione formativa: a) qualifica professionale • Cameriere • Barista • Commis di bar • Addetto ricevimento (alberghiero) • Cameriere ai piani • Governante ai piani • Facchino d’albergo • Cuoco • Aiuto cuoco • Cuoco capo partita • Pizzaiolo • Portiere di notte • Estetista • Operatore termale Pag. 12 di 30
b) diploma di istruzione o specializzazione • Tecnico di gestione siti web e-‐commerce per il turismo • Maitre • Sommelier • Chef de rang c) istruzione tecnica superiore o post diploma o specializzazione post laurea • Guida turistica in lingua tedesca (ed in subordine lingua inglese e francese) • Tecnici incoming turistico • Progettista sviluppatore siti web e-‐commerce per il turismo d) laurea • Responsabili di servizi di incoming turistico Le aree di attività sulle quali indirizzare prioritariamente la programmazione della formazione continua: • Aggiornamento personale APT su gestione informazioni turistiche via web • Aggiornamento personale APT sui pacchetti turistici di Incoming • Inglese e tedesco di base per personale di front office alberghiero • Inglese e tedesco di base per reception alberghiera • Gestione siti web • Haccp • Tradizioni e cultura della maremma per gestori di agriturismo e strutture recettive medio piccole Settore Economia del mare Le indicazioni desunte dalle analisi, dalle ricerche e dalle consultazioni delle parti sociali, hanno evidenziato le seguenti figure professionali e competenze come rilevanti, pertinenti e relativamente prioritarie per lo sviluppo del settore: COMPARTO PESCA E ACQUACOLTURA • Corso di incoming per pescaturismo ed ittiturismo (Formazione degli operatori del settore, in particolare rivolto alle donne che coadiuvano queste attività). • Operatore subacqueo specializzato nella gestione delle gabbie off-‐shore (Specializzare i subacquei professionisti nella manutenzione, gestione e vigilanza delle gabbie utilizzate per l’allevamento ittico a mare). • Operatore di vigilanza sulla pesca sportiva (Formazione di esperti nella vigilanza delle pratiche di pesca sportiva, con conoscenze estese a normativa, biologia, idrogeologia e oceanografia.). • Realizzatore professionale reti da pesca e nasse (Figure professionali specializzate nella realizzazione di reti da pesca e nasse). Pag. 13 di 30
• Le nuove regole comunitarie: il Piano del Mediterraneo (Aggiornamento sulle nuove norme previste dal Piano del Mediterraneo: nuove maglie delle reti, taglie minime del pescato, biologia ed ecologia del Mediterraneo). COMPARTO NAUTICA DA DIPORTO, CANTIERISTICA E SERVIZI CONNESSI • Saldatori / verniciatori e operatori specializzati nella lavorazione dei materiali (anche di materiali innovativi e recipienti in pressione), (Figure professionali multitask in grado di inserirsi nel bacino di sub-‐fornitura della filiera nautica. Nel caso della lavorazione della vetroresina, la specializzazione è unica in considerazione della complessità del profilo professionale) • Operatore specializzato in carpenteria navale (Formazione di specialisti in grado di operare nella produzione e restauro di scafi in legno e imbarcazioni d’epoca, con conoscenze anche nel capo dei materiali innovativi ed elementi di progettazione). • Impiantisti, esperti in elettronica, impiantistica e tecnologie innovative, sistemi radar e informativi (Figure professionali specializzate nell’installazione e riparazione di impianti di posizionamento, trasmissione e automazione). • Corsi di inglese e alfabetizzazione informatica per operatori già insediati (Migliorare la versatilità degli operatori della sub-‐fornitura mediante elementi di inglese tecnico (interpretazione manuali tecnici, ecc.) e apprendimento di elementi base dell’informatica fino all’uso del web). • Allestimento interni (Operatori orientati alla progettazione e realizzazione di allestimenti e complementi interni per le imbarcazione). COMPARTO DIPORTISMO, ATTIVITA’ SUBACQUEE, SPORT, AMBIENTE • Guide ambientali subacquee (Formazione di soggetti titolati nel campo dell’escursionismo subacqueo). • Operatori specializzati in accoglienza portuale e stewardship di bordo, port concierge; Operatori specializzati nella gestione dei servizi portuali (Costituire e/o specializzare imprese operanti nella fornitura di servizi ai diportisti in transito. Conoscenze tecniche, culturali, lingue straniere e informatica sono alla base di questo profilo professionale). • Operatore subacqueo di basso fondo (Costituzione di figure professionali specializzate nei servizi portuali subacquei, da formare sugli elementi di base di oceanografia, meteorologia, biologia, attività di immersione, lavoro subacqueo, elementi di navigazione). Settore sociale e socio-‐sanitario Le indicazioni desunte dalle analisi, dalle ricerche e dalle consultazioni delle parti sociali, hanno evidenziato le seguenti figure professionali e profili formativi come rilevanti, pertinenti e relativamente prioritari per lo sviluppo del settore: • Assistente familiare (badante); il profilo: ADDETTO ASSISTENTE FAMILIARE in Toscana non è più attivabile ed ora è prevista unicamente la FORMAZIONE OBBLIGATORIA PER OPERARE NELL'AMBITO DELL'ASSISTENZA FAMILIARE aperta a chiunque intenda operare a patto di aver superato l’obbligo scolastico.; (Certificazione competenze -‐ 300 ore). Pag. 14 di 30
• Addetto all’assistenza di base; l’AdB si occupa di assistenza diretta, specie in situazioni di bisogno particolari, e di cura dell'ambiente di vita, sia a domicilio dell'utente che nelle strutture di cura residenziali. Opera in collegamento con i servizi e con le risorse sociali; Qualifica professionale (600 ore). Requisiti di ingresso: Istruzione primo ciclo, diploma di scuola secondaria di primo ciclo oppure assolvimento di obbligo scolastico con licenza elementare + esperienza lavorativa triennale; compimento del 18° anno di età alla data di avvio del percorso formativo. • Operatore prima infanzia (o assistente all’infanzia); il profilo di OPERATORE FAMILIARE PER L'INFANZIA in Toscana non è più attivabile (dal 2007). Esistono molti corsi privati per Operatore socio assistenziale per l’infanzia ma sono privi di riconoscimento. E’ previsto il profilo di TECNICO ESPERTO IN EDUCAZIONE PER LA PRIMA INFANZIA; Superamento del 2° anno del corso di laurea in Scienze dell’Infanzia, presso le Università,+ 500 ore. • Mediatore culturale; TECNICO QUALIFICATO IN MEDIAZIONE CULTURALE E LINGUISTICA PER IMMIGRATI; Istruzione secondo ciclo: titolo attestante il compimento del percorso relativo al secondo ciclo dell'istruzione (sistema dei licei o sistema dell'istruzione e formazione professionale); oppure Formazione professionale: qualifica professionale di II livello corrispondente a profilo professionale nel settore/subsettore di riferimento; oppure Istruzione primo ciclo: diploma di scuola secondaria di primo ciclo + esperienza lavorativa biennale nel settore di riferimento per le persone di nazionalità italiana competenze di lingua inglese o francese al livello ALTE B1, per le persone di nazionalità estera, competenze di lingua italiana al livello ALTE B1 + 600 ore. • Animatore sociale; secondo l’articolo 5 del Regolamento Regione Toscana ex art. 62 L.R. 41/2005, l’animatore socio-‐educativo deve possedere uno dei seguenti titoli: di studio o qualifiche professionali; diploma di tecnico dei servizi sociali; diploma di dirigente di comunità; attestato di qualifica rilasciato dal sistema della formazione professionale nel relativo profilo. Quest’ultimo è previsto come: TECNICO QUALIFICATO PER L'ANIMAZIONE DI COMUNITÀ; Istruzione secondo ciclo: titolo attestante il compimento del percorso relativo al secondo ciclo dell'istruzione (sistema dei licei o sistema dell'istruzione e formazione professionale); oppure Formazione professionale: qualifica professionale di II livello corrispondente a profilo professionale nel settore/subsettore di riferimento; oppure Istruzione primo ciclo: diploma di scuola secondaria di primo ciclo + esperienza lavorativa biennale nel settore di riferimento, + 600 ore. • Mediatore familiare; ESPERTO MEDIATORE FAMILIARE; Istruzione universitaria: diploma di laurea di 1° livello -‐ corso di laurea in psicologia, sociologia, giurisprudenza, neuropsichiatria infantile, psichiatria, scienze dell'educazione, pedagogia; oppure Corso di laurea per Assistente Sociale + 600 ore. • Facilitatore sociale; non previsto in Toscana, sono però previsti i seguenti corsi: TECNICO ESPERTO PER LA MEDIAZIONE SOCIALE E PENALE oppure TECNICO ESPERTO IN MEDIAZIONE E TRASFORMAZIONE DEI CONFLITTI SOCIALI E INTERCULTURALI oppure: TECNICO ESPERTO IN MEDIAZIONE DEI CONFLITTI E CONCILIAZIONE SOCIALE (si tratta di moduli professionalizzanti riservati alle Università). • Mediatore penale minorile; non previsto in Toscana, è però previsto il seguente corso: TECNICO ESPERTO PER LA MEDIAZIONE SOCIALE E PENALE (MODULO PROFESSIONALIZZANTE RISERVATO ALLE UNIVERSITA’). Questa figura professionale non ha ancora ricevuto in Italia una formalizzazione e un riconoscimento giuridico, tuttavia le sperimentazioni locali sul territorio prevedono come requisito base il possesso di una diploma di laurea in Psicologia, Servizio Sociale, Sociologia, Giurisprudenza, Scienza della Pag. 15 di 30
Formazione e precedenti esperienze di lavoro nell’ambito della devianza minorile. In alternativa è necessario avere la qualifica di Educatore Professionale o Assistente Sociale. In alcuni casi è richiesta anche l’iscrizione all’ordini professionale degli Psicologi e/o degli Avvocati. Per conseguire il titolo di Mediatore Penale Minorile è necessario frequentare con successo un corso di specializzazione post-‐laurea (minimo 180 ore) in Mediazione Penale Minorile presso un’agenzia formativa. • Tecnico di clownerie in strutture socio-‐sanitarie; TECNICO QUALIFICATO NELLE ARTI DI CLOWNERIE NELLE STRUTTURE SANITARIE E SOCIO-‐SANITARIE (CLOWN IN CORSIA; ISTRUZIONE SECONDO CICLO + 620 ore. • Responsabile Attività Assistenziali; TECNICO ESPERTO IN GESTIONE DI STRUTTURE SANITARIE ASSISTENZIALI E ASSISTITE; MODULO PROFESSIONALIZZANTE RISERVATO ALLE UNIVERSITA’ Settore Ambiente, Ecologia ed Energie rinnovabili Le indicazioni desunte dalle analisi, dalle ricerche e dalle consultazioni delle parti sociali, hanno evidenziato le seguenti figure professionali e profili formativi come rilevanti, pertinenti e relativamente prioritarie per lo sviluppo del settore: a) Corso di aggiornamento per lavoratori autonomi sulla certificazione energetica degli edifici. b) Corso di aggiornamento per lavoratori ed imprese di installazione e progettazione di impianti ad energie rinnovabili ( solare termico e fotovoltaico). c) Corso di formazione post-‐laurea di Esperto in risparmio energetico e fonti di energia rinnovabili. Si rimanda al report del settore ed al verbale del tavolo ambiente dell’11/06/2009 per l’approfondimento in merito alle esigenze di sensibilizzazione vasta ed informazione sui temi ambientali, in merito al sostegno alla formazione continua che le principali imprese del settore hanno in programma ed in merito alla possibile costituzione di un ‘centro ricerche o centro di competenze’ in accordo con i Comuni che già operano su questo campo, la Provincia, l’Enel, le Università e le imprese del settore, sottoscrivendo protocolli di collaborazione in cui accanto alle iniziative di sostegno alla produzione, realizzazione di nuovi impianti e promozione, diventi possibile sviluppare anche la ricerca applicata. Si rimanda inoltre anche all’iniziativa, in corso di costituzione da parte della Provincia di Grosseto, della Fondazione Istruzione Tecnica Superiore per l’ambiente e le energie rinnovabili. Settore Commercio e grande distribuzione Emerge una generalizzata carenza di commessi e addetti alla vendita ed in particolare si segnala la carenza di addetti alla vendita specializzati in grado di offrire consulenza tecnica durante l’acquisto ed un servizio di assistenza post-‐vendita. La chiusura di molti piccoli esercizi alimentari ed il parziale abbandono di alcuni mestieri tradizionali (panettiere, macellaio, salumiere, ecc) ha poi determinato la carenza di tali figure nei grandi esercizi de-‐specializzati. Tra le figure più richieste si segnalano, infatti, l’addetto al banco macelleria, l’addetto al banco gastronomia e l’addetto al banco pesce. Pag. 16 di 30
Altre carenze riguardano le competenze nelle aree del marketing, della comunicazione, delle tecniche di vendita ed esposizione, della gestione commerciale e finanziaria, delle nuove tecnologie informatiche (Internet). Sempre maggiore importanza assume quindi la formazione che si occupa di temi quali: • accoglienza • tecniche di vendita e psicologia del cliente • visual merchandising • inglese commerciale • contabilità di magazzino e gestione delle scorte • Internet e posta elettronica a supporto della vendita Per quanto riguarda infine le figure professionali da formare o da aggiornare per sostenere lo sviluppo di questo settore, è utile tenere distinti 4 ambiti: a) La grande distribuzione b) I piccoli negozi c) Le officine di riparazione autoveicoli d) I rappresentanti di commercio e gli intermediari a)
La grande distribuzione
Le figure professionali di questo comparto sono sufficientemente conosciute e ben descritte. L’offerta formativa esistente proviene essenzialmente dalle grandi aziende della GDO o loro consorzi e comunque da soggetti che si muovono su scala nazionale attingendo a risorse proprie o finanziamenti nazionali. Vi sono margini di intervento da parte della Provincia di Grosseto in questo ambito? E se esistono, è ritenuto opportuno e/o prioritario impegnarsi su questo fronte? b)
I piccoli negozi
Nonostante la crisi, la caduta dei consumi e la riduzione degli addetti, questo settore mantiene una rilevanza notevole per il benessere economico e sociale del territorio provinciale. Tuttavia la formazione professionale che viene erogata a questo ambito è assai circoscritta alla formazione obbligatoria (REC, HAACCP, Sicurezza sul lavoro) e poco rivolta ai temi evolutivi dell’attività commerciale sopra segnalati, come: • accoglienza • tecniche di vendita e psicologia del cliente • visual merchandising • inglese commerciale • contabilità di magazzino e gestione delle scorte • Internet e posta elettronica a supporto della vendita Inoltre occorre prestare più attenzione alla formazione dei nuovi aspiranti titolari di piccoli esercizi commerciali ed all’aggiornamento professionale degli attuali titolari di negozi. Pag. 17 di 30
c)
Le officine di riparazione autoveicoli
Le attività di vendita, riparazione e manutenzione di autoveicoli, motoveicoli (e mezzi agricoli oltre che di biciclette) rappresentano un pezzo importante del commercio in provincia e segnalano difficoltà a reperire il personale tecnico qualificato (meccanici, aggiustatori, carrozzieri, elettrauto, ecc.). d)
I rappresentanti di commercio e gli intermediari
Oltre alla formazione obbligatoria per l’iscrizione al RAR, non si segnalano iniziative formative per il segmento professionale probabilmente più in crisi di tutto il settore. In realtà il sistema distributivo ed i rapporti tra produttori e venditori si è profondamente modificato con l’avvento della globalizzazione, della grande distribuzione e del low cost, rendendo in alcuni casi obsoleta la figura dell’agente di commercio o comunque necessario un riposizionamento professionale, rispetto al quale la formazione oltre che il supporto delle associazioni di categoria, potrebbe fornire un contributo importante. Settore Estetica e benessere (servizi alla persona) Ogni anno (dal 2004 al 2009) dai corsi di formazione (sia finanziati ed ancor più da quelli a pagamento riconosciuti dalla Provincia) si qualificano da un minimo di 80 ad un massimo di 100 tra estetiste ed acconciatori. Le aziende in grado di assorbire queste figure professionali sono 538 (secondo i dati 2009 della Camera di Commercio). Gli avviamenti per queste figure (registrati al CPI) nel 2008 sono stati 282; si tenga però conto che la stessa persona potrebbe essere avviata (a tempo determinato) più volte nel corso dell’anno. Il numero di apprendiste è relativamente basso (14/15 l’anno). La domanda di formazione in questo campo è piuttosto elevata e non si manifestano problemi di reperimento di utenza ai corsi. La traduzione di tali elementi quantitativi in indicazioni per la programmazione formativa futura, si deve avvalere del contributo degli operatori sul campo. A questo scopo sono state realizzate tre interviste il cui testo è riportato di seguito. Il punto di vista di Confartigianato Grosseto Il settore estetica e benessere di Confartigianato associa circa 140 imprese, di cui 110 ACCONCIATORI e 32 di ESTETICA. Mentre gli acconciatori si occupano dei capelli (e barba per gli uomini) le estetiste si occupano di massaggio estetico, solarium, pedicure e manicure ed anche di tatuaggi e piercing (sebbene per ognuna di queste attività occorrano autorizzazioni e siano prescritti specifici percorsi di aggiornamento professionale ricorrente). Confartigianato, come peraltro anche la CNA e le associazioni del Commercio, organizza e rappresenta anche questo specifico segmento di imprese, costituito perlopiù da donne, sia come imprenditrici che come collaboratrici e dipendenti. Anche a queste imprese CONFARTIGIANATO propone servizi formativi soprattutto per l’aggiornamento professionale di chi già opera. A questo scopo si avvale della propria agenzia Pag. 18 di 30
formativa (Formimpresa CONFARTIGIANATO Grosseto) oltre a collaborare con il Cedit Toscana che è l’agenzia regionale di formazione di CONFARTIGIANATO. Eroghiamo corsi per le imprese, di aggiornamento e riqualificazione degli imprenditori ed imprenditrici. Riceviamo molte richieste per il cd. ‘terzo anno’, poiché l’accesso al mestiere di estetista può avvenire acquisendo la qualifica mediante apprendistato o mediante i corsi di qualifica biennali. Se però la persona vuole avviare una impresa deve dimostrare un anno di lavoro e partecipare ad un corso di ulteriori 300 ore oppure partecipare ad un corso di 900 ore se non ha l’esperienza di lavoro (appunto il cd. Terzo anno). Un decennio fa a Grosseto, mancando una scuola di estetica, le ragazze erano costrette ad andare fuori per ottenere la qualifica. Successivamente (2005-‐2006) alcune agenzie formative di nuova costituzione hanno organizzato corsi di qualifica per estetiste, pur non possedendo uno specifico background in questo settore. La Provincia nella prima fase della vecchia programmazione FSE ha finanziato alcuni corsi di qualifica di estetista per disoccupati ma poi ha smesso (nel 2006 con CNA abbiamo presentato un corso di qualifica per estetista ma la Provincia non lo ha finanziato) ed allora queste agenzie e noi stessi abbiamo utilizzato il voucher il quale finanzia almeno in parte il corso a pagamento. Negli ultimi bandi però (quelli del FSE 2007-‐2013) il nostro settore è stato un po penalizzato. In questo momento operiamo con il Fondo interprofessionale FART che però finanzia soltanto la formazione per i dipendenti e quindi riguarda pochissime aziende del settore (anche se funziona molto bene). Il FSE è invece molto rigido, concentrando i controlli su dettagli poco importanti e non sulla sostanza dell’apprendimento e questo danneggia parecchio la piccola impresa dove non si può fare tutto in aula come se si fosse a scuola. Il grosso problema dei corsi di qualifica sono i tempi e l’organizzazione: come si fa ad avere già 10 ragazzi disponibili prima di presentare il progetto? E poi, se questo viene finanziato, quando parte il corso, ci saranno ancora i ragazzi? E come si fa a farli stare in aula a luglio e agosto quando tutti hanno un qualche lavoro? La Regione Toscana ha recentemente messo a bando azioni di formazione per imprenditori di piccole aziende che avevano già messo in formazione i dipendenti tramite il Fondartigiano. Il nostro progetto ‘sviluppo competenze manageriali’ ha coinvolto una decina di imprenditori ed è stato un successo proprio perché è stato possibile utilizzare nuove modalità formative, come la formazione outdoor, fuori dalla aula, individualizzata, coaching, viaggi studio, ecc. Questa è la strada da seguire: integrare la formazione ai dipendenti (fatta mediante il fondo interprofessionale) con la formazione agli imprenditori (che dovrebbe essere in parte finanziata dalla provincia o dalla regione, sull’asse adattabilità). In ogni caso riteniamo che a questo punto sia necessario rallentare il finanziamento ai corsi di qualifica di estetiste per disoccupati (per non illudere i giovani rispetto al futuro lavorativo) ed incrementare la formazione per chi già opera nel settore, cioè le imprese esistenti. Si tratta cioè di una strategia congiunta volta a rafforzare le imprese esistenti, contribuendo peraltro anche a combattere la piaga del lavoro nero. Nell’estetica e benessere il lavoro sommerso è elevato poiché alcuni lavorano nel proprio appartamento. Soltanto là dove vi è l’utilizzo di tecnologie impegnative (come il solarium) diventa difficile lavorare nel sommerso. La nostra organizzazione persegue ed appoggia tutti gli sforzi per Pag. 19 di 30
regolamentare l’accesso alle professioni ed ai mestieri. La legge 46/90 e s.m. ha dato infatti un bel colpo al sommerso nell’impiantistica civile. La stessa cosa va fatta per le lavanderie e tintorie e per l’estetica e benessere. La formazione e riqualificazione degli addetti ed imprenditori è parte di questa strategia. Ad esempio abbiamo recentemente realizzato due positive esperienze di aggiornamento degli imprenditori sul marketing e sulle competenze tecniche e, con dieci aziende, su tecniche del massaggio e linfodrenaggio. L’anno scorso abbiamo ripresentato alla Provincia progetti similari ma non sono più stati finanziati. Ricordiamo inoltre che oltre all’aggiornamento tecnico, le imprenditrici chiedono corsi di lingua (inglese e francese) e competenze nel customer care. Per quanto riguarda invece la formazione tecnica, teniamo conto che le estetiste possono vendere prodotti fitoterapici a base di erbe e devono essere ben istruite sul loro uso. Voucher e L. 236 non prevedono tra gli utenti gli imprenditori ma solo i dipendenti, mentre un fabbisogno formativo ci sarebbe. Tra l’altro le nuove normative del settore impongono la formazione obbligatoria per i vari operatori estetici (aggiornamento periodico). Come dicevamo, a Grosseto una vera e propria scuola di estetica non esiste. Le due agenzie prima citate sono accreditate ma non hanno tutte le attrezzature che sarebbero necessarie per gestire un laboratorio di estetica. Anche la nostra Agenzia è accreditata dalla Regione ma non abbiamo le attrezzature necessarie. Se però vi fosse un input da parte del decisore pubblico potremmo collegarci ad un centro di estetica specializzato e dare vita ad una vera scuola di estetica. Oggi i nostri corsi di aggiornamento li facciamo nelle cabine dei centri estetici e non nella sala formazione dell’agenzia (che pure sarebbe lo spazio previsto dall’accreditamento). In ogni caso se riusciamo a trovare un partner azienda che ci supporti sulle attrezzature, con la CNA potremo ripresentare la nostra candidatura ai prossimi bandi provinciali. Un’ultima osservazione sulla formazione per apprendisti. La legge prevede che siano organizzate 120 ore di formazione esterna di cui 40 professionalizzanti, 40 di base e 40 trasversali. Con le recenti innovazioni sembra che le 40 ore professionalizzanti siano delegate all’imprenditore. Finora, in mezzo a tante difficoltà, siamo riusciti ad organizzare anche la parte professionalizzante, mettendo insieme 3 o 4 apprendiste a seconda dei bacini di territorio provinciale e fornendo una formazione coerente con il loro mestiere, coinvolgendo estetiste professioniste come docenti. Tuttavia vediamo che il numero degli apprendisti in estetica che ci vengono inviati in formazione dal Centro per l’Impiego si assottiglia sempre più ed ormai ne seguiamo soltanto una ventina l’anno su tutta la provincia, mentre il numero di apprendisti in questo settore è assai più elevato. Il punto di vista di CNA Grosseto Le imprese associate a CNA del settore estetica ed acconciatura sono circa 220. Nell’area Benessere nel 2008 è stato erogato un corso di ‘Addetto ai servizi di front-‐line per il wellness e termalismo’. Il corso rispondeva alle esigenze manifestate dalla azienda, che andrà a gestire le terme presenti nel Comune di Orbetello, per la formazione di personale addetto ai sevizi di accoglienza e assistenza del cliente. Durante il percorso formativo in aula sono stati approfonditi i Pag. 20 di 30
temi relativi alla struttura di un'azienda termale, ai processi di accoglienza, alla comunicazione efficace, tutto finalizzato all'erogazione di un servizio qualitativamente elevato che rispecchi le attese di una clientela particolarmente esigente come quella legata al turismo termale e del wellness. A completamento del percorso è stato previsto uno stage, di durata significativa, per fare acquisire agli allievi, sulla scorta di un adeguato bagaglio di competenze teoriche, una effettiva capacità operativa nell'ambiente di lavoro e con l'obiettivo di concretizzare l'esperienza di training in un reale sbocco occupazionale. Per quando riguarda il settore Estetica, oltre ai continui corsi di aggiornamento che nella maggior parte dei casi, sono organizzati dalle case cosmetiche fornitrici, a dicembre 2009 è iniziato un Corso di Perfezionamento in Scienze Estetiche. Possono accedere al corso cittadini comunitari ovunque residenti e cittadini extracomunitari legalmente soggiornanti in Italia in possesso del diploma di scuola media superiore e del diploma di qualifica professionale di estetista. Il corso rilascia un attestato di frequenza ed è organizzato in collaborazione con l’Università di Firenze. Nell’ambito Servizi alla persona, le aziende associate, caratterizzate da imprese artigianali di piccole e medie dimensione (composte da circa 5-‐6 dipendenti), spesso a conduzione familiare, lamentano sempre più l’esigenza di formare i propri dipendenti su tematiche relative a : Tecniche di comunicazione e relazione con la clientela; Valutazione dei rischi nell’ambito delle mansioni svolte (corsi già organizzati in passato in convenzione con l’ASL 9); Alfabetizzazione Informatica e Linguistica (in un’ottica di sviluppo futuro diviene necessario che anche la realtà territoriale della Provincia di Grosseto si adotti di strumenti informatici, ad es. per l’archiviazione della clientela e di personale in possesso almeno di una lingua straniera, vista la vicinanza a zone ad alta ricettività turistica). In particolar modo, negli ultimi periodi , nel settore estetica si è vista una crescente domanda di corsi di : Onicotecnica (tecnica di ricostruzione delle unghie) e Marketing e Comunicazione. Nell’ambito ‘Acconciatura’, per difficoltà logistiche (sarebbe difficile reperire aule e adeguata strumentazione) CNA si avvale del contributo della scuola privata ‘Labriola’ di Grosseto. Dal punto di vista prettamente normativo la legge 174/2005 parla di un riordino dell’intero settore, ma ad oggi non vi sono ancora decreti attuativi. Nell’area ‘Fitness’, da poco è entrato in vigore un regolamento che dà la possibilità di inserire altri servizi, oltre quelli caratteristici di tale settore, se tra l’organico vi è presente una persona in possesso della Laurea in Scienze Motorie. Questo ha visto il proliferare all’interno delle palestre di solarium e veri e propri Centri Benessere. CNA eroga anche corsi nell’ambito dell’Apprendistato professionalizzante focalizzando principalmente la propria offerta formativa su Competenze organizzative/gestionali; Competenze comunicative/relazionali e Norme in materia di sicurezza. Un fenomeno in fase di estensione, ma ancora poco conosciuto in Grosseto è quello dei Tatuatori e operatori di Piercing. Una realtà marginale e residua a livello provinciale (esistono poche realtà e principalmente nella zona costiera) mentre a livello regionale, attraverso il regolamento sancito dalla Regione si contano circa 600 Tatuatori e circa 100 Operatori di trucco semipermanente.
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Settore edilizia e costruzioni Il settore vede l’attiva presenza degli Enti bilaterali come la Scuola Edile ed il CPT i quali da anni rispondono alle esigenze di formazione e qualificazione degli addetti del settore, pesando in minima misura sulla programmazione FSE provinciale. Nella ricerca condotta dall’associazione costruttori della provincia di Grosseto (ANCE) nel 2009 emergeva il seguente elenco di figure professionali considerate prioritarie: 1.
Addetto alla realizzazione di opere murarie
2.
Addetto alle operazioni di intonacature, stuccatura, gessatura
3.
Addetto alla realizzazione di strutture in calcestruzzo armato
4.
Addetto alle operazioni di scavo, carico, scarico, conglomerato di cemento e trasporto materiali
5.
Addetto alle operazioni di pittura, stuccatura, rifinitura e decorazione edilizia
6.
Addetto alla realizzazione di lavori di rivestimento/piastrella tura di superfici con materiali ceramici, marmo, pietra naturale, cotto
7.
Addetto alla conduzione di gru
8.
Addetto alla saldatura
9.
Tecnico della realizzazione di elaborati grafici con l’uso di strumenti informatici e programma CAD
10. Tecnico addetto alla preventivazione e contabilità dei lavori negli appalti pubblici e privati. L’analisi dei fabbisogni condotta da Scuola edile nel 2010 Il funzionamento operativo della Scuola Edile Grossetana è strettamente connesso al fatto che l’intero sistema della formazione professionale è, tutt’oggi, un ‘work in progress’ che deve costantemente interrogarsi, per rispondere alle molteplici domande che provengono dai nuovi scenari di varia natura: legislativi, economici, sociali. Nonostante la difficoltà a quantificare ed analizzare in modo preciso la tipologia di domanda/offerta, qualche nuovo scenario è comunque identificabile e quindi percorribile. La lettura che emerge dai dati raccolti fin dalla costituzione dell’agenzia formativa, rappresenta un significativo punto di partenza per attivare processi formativi in grado di accompagnare tutti gli operatori del settore edile nei diversi processi di cambiamento: le esigenze del mercato del lavoro, l’evoluzione tecnico-‐organizzativa dei sistemi imprenditoriali, le aspettative da parte degli utenti di una sicura crescita professionale. In questo quadro, quindi, le parti sociali, che gestiscono la Scuola Edile Grossetana ed il Comitato Paritetico Territoriale della provincia di Grosseto, consapevoli dell’importanza che riveste la formazione professionale, al fine di avere un quadro esatto ed aggiornato delle reali necessità formative del settore delle costruzioni, hanno ritenuto opportuno, tramite l’invio di un questionario, informare le imprese associate sulle attività formative a catalogo degli Enti suddetti ed ottenere, così, una segnalazione di interesse che consentirà di predisporre una programmazione formativa, rispondente alle reali esigenze della categoria. La possibilità di esaminare i dati raccolti consente, inoltre, di entrare nel merito degli aspetti di criticità del settore Pag. 22 di 30
edile che opera sul territorio grossetano, e cioè sulla scarsità di imprese strutturate e sulla difficoltà di reperire manodopera qualificata. L’analisi dei fabbisogni ha avuto inizio con l’invio di un questionario alle 630 aziende attive, iscritte presso la Cassa Edile di Grosseto alla fine del 2009. Il questionario spedito a fine febbraio 2010 che doveva essere restituito, debitamente compilato e sottoscritto, entro il 31/03/2010, ha visto una risposta complessiva di 86 aziende (13.65%) residenti principalmente nel territorio provinciale. La proposta formativa contemplava complessivamente 50 corsi, di cui 18 (36%) dovuti per legge e 32 (64%) non obbligatori e riguardava tre macro aree: area sicurezza, area gestionale, area tecnico-‐professionale. I corsi dell’area sicurezza (20) rappresentavano il 40% del totale, quelli dell’area gestionale (8) il 16% ed infine quelli dell’area tecnico-‐professionale (22) il 44%. Le segnalazioni di interesse per i corsi proposti, ricevute da parte delle 86 imprese, sono state complessivamente 477, evidenziando una richiesta di formazione molto variegata e ripartita, seppur con diverse percentuali, nelle tre macro aree individuate. Corsi di formazione e n. richieste rilevate Addetti alla conduzione dei carrelli elevatori
8
Addetti alla conduzione delle gru -‐ base
11
Addetti alla conduzione delle gru – certificazione delle competenze
8
Addetti alla conduzione delle macchine movimento terra -‐ base
6
Addetti alla conduzione delle macchine movimento terra – certificazione delle competenze 6 Addetti alla movimentazione dei carichi
5
Addetto al pronto soccorso
19
Addetto al pronto soccorso – Aggiornamento triennale
22
Addetto alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione dell’emergenza
30
Addetto alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione dell’emergenza
3
Addetto alle operazioni di montaggio, uso e smontaggio di ponteggi su ruote ‘trabattelli’
13
Addetto alle operazioni di rimozione, bonifica e smaltimento dell’amianto
5
Applicazione del modello di organizzazione e gestione inerente la R.A. delle imprese in base al D.L. 231/01 8 Applicazione del sistema di gestione ambientale per l'impresa di costruzioni
7
Applicazione del sistema di gestione della sicurezza sul lavoro
11
Certificato energetico del fabbricato
6
Decorazione muraria
3
Dirigente alla rimozione amianto
4
Dirigenti e preposti alla sicurezza dei lavoratori
0
Disegno Tecnico I livello
4
Disegno Tecnico II livello -‐ AUTOCAD
4
Gestione cantiere stradale
9
Gestione risorse umane
8 Pag. 23 di 30
Informatica I livello
5
Informatica II livello
6
Lavoratori e Preposti addetti alle operazioni di montaggio, smontaggio o trasformazione di ponteggi 35 Libretto del fabbricato
6
Linee Guida per PIMUS (Titolari, RSPP, Tecnci, Coordinatori)
17
Linee Guida per POS (Titolari d’impresa, RSPP, Tecnici d’impresa, Coordinatori della sicurezza) 20 Linee Guida Valutazione dei rischi (Titolari, RSPP, Tecnici, Coordinatori)
21
Muratura
3
Normativa tecnica sulle costruzioni
5
Opere pubbliche: appalti, preventivazione e contabilità
14
Organizzazione aziendale -‐ base
8
Piastrellista
3
Posatore di parquet
2
Preventivazione e contabilità lavori
15
Programmazione e Controllo di Gestione nelle imprese edili
10
Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza
21
Rendimento energetico in edilizia
5
Responsabile Servizio di Prevenzione e Protezione Aggiornamento ATECO 3
4
Responsabile Servizio di Prevenzione e Protezione Modulo A
6
Responsabile Servizio di Prevenzione e Protezione Modulo B ATECO 3
5
Responsabile Servizio di Prevenzione e Protezione Modulo C
5
Responsabile Servizio di Prevenzione e Protezione titolare di impresa
13
Rilievo e Tracciamento con strumenti
8
Rischio rumore
12
Rischio vibrazioni
12
Sistema gestione sicurezza in azienda
8
Tecnologie per l’isolamento termo-‐acustico degli edifici
8
TOTALI RICHIESTE
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La formazione obbligatoria, dovuta per legge, ha logicamente ricevuto il maggior numero di richieste, soprattutto sulle tipologie di corsi recentemente riformati dal decreto 81 (RSPP, RLS, Pronto soccorso, Antincendio, Addetto montaggio ponteggi, POS, PIMUS, DVR). Si evince tuttavia una richiesta soddisfacente in termini di formazione non obbligatoria, con un particolare interesse per la formazione immediatamente spendibile nel contesto lavorativo che, in pratica, consente a breve termine, un incremento della capacità produttiva dell’azienda.
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Da segnalare inoltre, l’alto numero di richieste per corsi teorico-‐giuridici relativi alla gestione delle risorse umane, alla preventivazione e contabilità dei lavori pubblici, alla creazione di un modello di organizzazione e gestione ambientale e della sicurezza in azienda, oltre alla programmazione ed al controllo di gestione. Infine circa il 4% delle segnalazioni sono state fatte in campo informatico, relativamente all’alfabetizzazione di base e al disegno tecnico di base e avanzato (Autocad bidimensionale e tridimensionale. Settore manifatturiero (agroalimentare e metalmeccanico) Nel periodo giugno – novembre 2010, su indicazione dell’Associazione Industriali, sono state intervistate alcune aziende manifatturiere di particolare rilevanza per il territorio grossetano. Per tutte è stata posta la questione relativa al fabbisogno di figure professionali ed ai fabbisogni di formazione dei propri operatori (e la questione relativa alle modalità con le quali le aziende rispondono a tali fabbisogni). Si tratta di 9 imprese di medie dimensioni, rappresentative dei settori meccanica, siderurgia, gomma, plastica ed agro-‐alimentare. La sintesi delle indicazioni emerse è riassunta nei punti che seguono. 1. Marketing, commerciale, export L’industria manifatturiera è fortemente proiettata sui mercati nazionali ed internazionali e ciò tra l’altro significa doversi misurare con le problematiche di tipo legale, commerciale e culturale di paesi profondamente diversi. Le figure dedicate al commerciale estero rappresentano la risorsa chiave delle imprese manifatturiere. Il territorio grossetano, con un debole retroterra culturale-‐ industriale, non è in grado di fornire figure di questo tipo che devono pertanto essere reperite presso altri territori. A questo livello ciò che le aziende chiedono al territorio ed alle istituzioni non è tanto di formare le figure professionali quanto di fornire servizi ed assistenza tecnica per l’export e la commercializzazione. 2. Ingegneri, ricerca e sviluppo L’industria manifatturiera ed in particolare il comparto metal-‐meccanico, richiede figure di elevata qualificazione tecnico-‐ingegneristica (processi industriali, automazione, progettazione, ricerca e sviluppo, nuovi materiali, ecc.) che il territorio non è in grado di formare. Anche in questo caso, pur trattandosi di piccoli numeri, queste figure sono cercate e trovate aldifuori del contesto provinciale. Questo fenomeno non è tuttavia vissuto in modo problematico, perché altre regioni d’Italia possono fornire una buona offerta di queste figure e la qualità di vita della maremma è attrattiva nei loro confronti. 3. Lingue straniere Anche l’industria manifatturiera pone il problema della conoscenza delle lingue straniere (inglese ma anche tedesco), analogamente a quanto già rilevato per il settore turistico alberghiero. Ciò si ripercuote sia nei requisiti di accesso all’impiego dei neo assunti (sebbene più per le figure commerciali) che nella formazione continua di chi è già occupato. E’ importante considerare come le principali industrie grossetane svolgano ordinariamente al proprio interno corsi di lingua inglese e di conversazione per i propri operatori. 4. Manutenzione e riparazione di macchinari elettromeccanici, impiantisti elettricisti ed idraulici, montatori meccanici, operatori macchine CN, disegnatori CAD-‐CAM. Le sopra citate figure tecniche di media qualificazione confermano i dati di Excelsior e dimostrano che nonostante la crisi e nonostante i processi di de-‐industrializzazione, queste sono e rimangono le figure professionali più ricercate e più difficili da reperire. Pag. 25 di 30
In questo senso deve essere considerata virtuosa l’esperienza di collaborazione tra scuola (ad esempio ITIS Arcidosso) ed imprese (ad esempio Tosti srl) che dimostrano che nonostante la fortissima vocazione turistica e rurale della maremma, esistono spazi per la valorizzazione di competenze tecnico-‐industriali. Tutti i comparti industriali dichiarano che rimangono fondamentali quelle figure tecniche in grado di mantenere e riparare i macchinari elettro-‐meccanici, montare macchine, eseguire lavorazioni meccaniche, realizzare disegni industriali, ecc. e che queste non sono affatto facili da reperire. Come è già stato rilevato per il comparto dell’industria nautica, occorrono figure multi-‐task, in grado di presidiare sia la componente meccanica quanto quella elettrica ed idraulica, intervenendo in fase di progettazione e più ancora di produzione e riparazione. L’elemento interessante è che queste figure sono per certi aspetti trasversali a tutta l’industria manifatturiera, a prescindere dai comparti (alimentare, meccanica, nautica, legno, gomma, plastica) e che presentano un notevole difficoltà sia nel reperimento sui mercati locali e sia nella fidelizzazione (causa l’alta mobilità e lo scarso riconoscimento sociale di queste professioni). Da questo punto di vista rimane prezioso l’apporto formativo delle scuole tecniche superiori presenti sul territorio, sebbene esso necessiti di essere integrato dall’apprendimento on the job, da svolgersi cioè inevitabilmente presso l’impresa, mediante percorsi tradizionali, purtroppo poco ambiti dai giovani, quali l’apprendistato. 6. Operatori pulizie industriali Deve far riflettere quanto dichiarato da alcune aziende in merito alle figure addette alle pulizie industriali, poiché solitamente tali mansioni sono considerate di basso livello, mentre le normative sulla sicurezza, specie alimentare, ne stanno facendo figure di notevole criticità, cui sono richieste competenze non banali in materia di prodotti e processi. Il fatto che tali mansioni diventino prerogativa della manodopera straniera è significativo della loro scarsa attrattiva verso la manodopera locale. Ciò nonostante si tratta di mansioni che richiedono formazione professionale alla quale risponde la grande industria fornitrice di prodotti chimici per la pulizia e sanificazione. 7. Formazione di base per operare nell’industria alimentare Come rilevato da Copaim con il pieno assenso delle altre industrie alimentari intervistate, haccp, sicurezza sul lavoro e tutela dell’ambiente, rappresentano ormai tre ambiti sui quali obbligatoriamente le imprese devono fare formazione. Sarebbe tuttavia utile (sia per i disoccupati che per le imprese) se gli aspiranti tecnici ed operai dell’industria potessero presentarsi in azienda già con una conoscenza di base rispetto alle questioni fondamentali che riguardano i temi della sicurezza alimentare, la sicurezza sul lavoro e la gestione dei rifiuti. Si dovrebbe trattare di una sorta di patentino per l’ingresso nel mondo dell’industria. Settore dell’artigianato artistico e attività dello spettacolo L’attività di indagine e confronto con gli operatori del settore è tuttora in corso e sarà conclusa entro il mese di maggio 2011. I dati saranno pubblicati sul sito web della Provincia di Grosseto.
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6. Appendice. Le opzioni metodologiche Il processo socio-‐tecnico-‐istituzionale di programmazione dell’offerta formativa La consulenza e la direzione provinciale hanno ideato e condiviso le opzioni fondamentali del progetto ed in particolare il fatto che le informazioni sulla domanda di professionalità e competenze emergente dai trend settoriali e dal mondo delle imprese, costituiscono la condizione necessaria ma NON sufficiente per fondare una decisione di programmazione dell’offerta formativa provinciale metodologicamente corretta, ma anche pertinente e strategicamente motivata. La definizione di quali bisogni meritino di ricevere un risposta formativa o che semplicemente possano averla (date le risorse disponibili) è una decisione propria del processo pubblico di programmazione, per istruire la quale occorre considerare in modo integrato una serie complessa di informazioni: • la ‘domanda’ di professionalità e competenze emergente dai trend settoriali dal mondo delle imprese • ‘la ‘domanda’ individuale/personale intercettata dai soggetti intermedi (scuole ed agenzie formative; centri di educazione permanente; strutture di orientamento e CPI; etc.) oppure espressa personalmente dai soggetti (es. vouchers) • la valutazione ex-‐post delle attività formative già realizzate ed il loro esito/impatto • la valutazione dell’offerta formativa attuale • la valutazione delle risorse finanziarie disponibili/mobilitabili • l’analisi degli indirizzi di programmazione eventualmente cogenti associati alla dotazione d i risorse (es. FSE) • l’analisi delle scelte e delle priorità politico-‐strategiche della Amministrazione provinciale in quanto soggetto di programmazione (legate realisticamente al proprio programma di sviluppo poliennale). In altre parole, la domanda esplicitamente formulata dalle imprese e rilevabile sul campo, costituisce nello stesso tempo qualcosa di più e qualcosa di meno di ciò che sarà definito come ‘fabbisogno formativo’ da parte della Provincia (dei suoi organi di governo) in esito al processo decisionale. Il processo decisionale che fonda una politica pubblica non è meccanicamente deducibile dalle risultanze di una ricerca, poiché richiede in ogni caso di passare attraverso il consenso degli attori cioè attraverso un ‘processo socio-‐istituzionale’ di negoziazione, in cui devono trovare spazio i valori ed il progetto di società politica perseguito da chi infine decide. La dirigenza provinciale e Studio Méta hanno pertanto condiviso una metodologia che, accanto all’analisi rigorosa dei dati e delle ricerche, richiede anche l’implementazione di un processo che è allo stesso tempo culturale e politico oltre che tecnico-‐scientifico, in cui importanti energie sono spese nel coinvolgimento degli attori locali e nella costruzione di un consenso informato attorno alle linee programmatiche della formazione professionale finanziata dal POR-‐FSE 2007-‐2013. Il tutto con una forte attenzione verso la struttura interna al fine di garantire una autonoma presa in carico dei contenuti e della metodologia da parte dei collaboratori e funzionari del settore Formazione Professionale. Pag. 27 di 30
Il perimetro istituzionale in cui si inserisce questo lavoro Non bisogna mai dimenticare che il riferimento e quindi il senso ultimo di questo lavoro, è il supporto alla programmazione della formazione professionale provinciale. Non è dunque secondario ricordare che la sfera d’azione della programmazione della F.P. provinciale riguarda il conseguimento di qualifiche di medio livello ed è rivolta in prevalenza verso utenti disoccupati ed in misura minore verso utenti occupati per il loro aggiornamento professionale. Quindi la programmazione della F.P. provinciale non ha, od ha scarse possibilità di intervento su: • L’istruzione superiore che pure forma figure professionali rilevanti per l’economia locale • Le università che pure gestiscono corsi di laurea rilevanti per le specializzazioni professionali di alta qualificazione • La formazione continua degli occupati nelle imprese aderenti ai Fondi Interprofessionali • La collocazione lavorativa di figure di scarsa o nulla qualificazione (per le quali non viene richiesta formazione) I vincoli oggettivi che sovrastano la programmazione della FP La contestualizzazione dell’analisi dei fabbisogni formativi all’interno del perimetro di una provincia, costringe a doversi misurare con vincoli oggettivi che limitano sia le possibilità conoscitive e sia le possibilità di azione della stessa programmazione delle politiche pubbliche. Infatti: • Le imprese non hanno la sfera di cristallo e quando anche l’avessero non sarebbero in grado di tradurre i loro fabbisogni formativi e professionali in termini di quantità finanziarie pubbliche ed in termini di contenuti formativi • Il mercato del lavoro di una provincia non ha recinti e nulla impedisce ai cittadini di spostarsi altrove (in entrata ed in uscita) per inseguire le proprie strategie di vita • Le fonti di dati sono parziali ed imperfette e per alcuni settori sono addirittura inesistenti • Lo sviluppo economico di un territorio non dipende soltanto dagli investimenti formativi pubblici Vi sono inoltre obiettive complessità nel governo dell’intero processo che va dalla rilevazione del fabbisogno formativo fino all’inserimento lavorativo dei partecipanti ai corsi di formazione, passando per la pubblicazione di un bando pubblico e la successiva valutazione dei progetti ammessi a finanziamento. Come è facile intuire si tratta di una catena in cui la presenza di un solo anello debole è in grado di inficiare il risultato atteso finale. Ponendosi nella prospettiva del decisore pubblico che ha interesse a programmare una formazione professionale in grado di sviluppare competenze realmente spendibili e coerenti con le esigenze di sviluppo delle imprese, è dunque necessario considerare che quando anche vi fosse piena e totale trasparenza in merito ai fabbisogni delle imprese, ciò non rappresenterebbe ancora una garanzia di coerenza per gli esiti della formazione professionale, poiché esso rappresenta soltanto uno degli anelli di una catena che potrebbe spezzarsi in ragione della debolezza degli altri anelli. Per questo motivo, in una logica di ‘quality assurance’ del processo, l’attenzione deve essere posta simultaneamente su tutti gli anelli che nel loro insieme rappresentano la ‘catena del Pag. 28 di 30
valore’: fabbisogni delle imprese, figure professionali e competenze, progettazione della formazione, erogazione della formazione, apprendimenti (e loro certificazione), placement, sbocchi sul mercato del lavoro e programmazione della formazione professionale. In merito a quest’ultimo aspetto, che è poi quello più politicamente sensibile, non va nascosto che in ogni caso lavori come quelli qui presentati, rappresentano una estensione del verbo ‘informare il decisore’; tenendo conto che alla fine il decisore ha la facoltà di decidere anche a prescindere dalle informazioni ricevute. Rimane tuttavia la necessità di esplicitare i criteri con i quali le decisioni sono state prese. I criteri della programmazione formativa Se la programmazione delle politiche pubbliche non è operazione arbitraria, ha dunque la necessità di criteri cui ispirarsi. Il criterio fondamentale che il presente progetto ha in qualche modo sponsorizzato è quello di avvicinare quanto più possibile la programmazione formativa alle esigenze del territorio e delle imprese in esso operanti, esigenze espresse ed inespresse, esplicite o latenti che siano. Tuttavia i criteri che tipicamente – anche se non sempre consapevolmente – ispirano la programmazione dell’offerta formativa pubblica nel nostro paese sono: 1. Il criterio di lasciar decidere alle agenzie (anche ai fini del consolidamento del sistema formativo territoriale) 2. Il criterio di assecondare le richieste degli utenti (es. voucher o dote) 3. Il criterio dell’investimento per la sopravvivenza di comparti produttivi in crisi 4. Il criterio della programmazione negoziata e/o della concertazione con le parti sociali 5. Il criterio che finanzia solo i corsi che hanno avuto esito occupazionale positivo o quelli con garanzia di assunzione ex ante presso le imprese 6. Il criterio del posizionamento sull’offerta formativa fuori mercato (anticipazione) Il risultato del presente lavoro è stato di rendere consapevoli i decisori pubblici sul fatto che qualsiasi criterio essi intendano adottare, è comunque necessario che il processo decisionale sia quanto più possibile ‘informato’ ed è necessario governare tutti gli anelli della ‘catena del valore’, includendo gli attori sociali, più o meno organizzati, che in questa materia operano e sono portatori di conoscenza oltre che di interessi.
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Il processo di analisi dei fabbisogni formativi: lo schema delle fasi
a) Mappatura del settore: • Raccolta e d e laborazione fonti informative • Individuazione di ricerche esistenti e fonti informative locali specifiche per settore • Analisi offerta formativa (pregressa ed attuale) • Analisi dati ISTAT, CPI, Excelsior e Camera di Commercio
b) Animazione e coordinamento tavoli di settore: • Individuazione dei referenti • Coinvolgimento degli assessorati provinciali competenti del settore • Convocazione t avoli (gestione delle presenze e delle mancate presenze) • Definizione condivisa delle tappe del percorso possibile • Verbalizzazione, validazione e pubblicazione
c) Analisi di campo sul settore: • Interviste ad esperti di imprese del settore • Approfondimenti qualitativi su figure critiche del settore • Interviste ad agenzie formative del settore • Analisi degli esiti dei corsi già realizzati
d) Elaborazione report finali e loro pubblicizzazione: • Alimentazione base dati provinciale e sito web
e) Traduzione delle indicazioni emerse in decisioni e programmi di policy: • Operando all’interno dei vincoli normativi e delle risorse finanziare disponibili e confrontandosi con le opzioni politiche degli organi di governo
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