Evandro Della Serra • Pietro Vanessi
Verrà
EH EH EH...
la Morte e avrà il tuo naso
Poesie e vignette per sorridere della Morte 1
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Morir dal ridere...
La parola d’ordine era “esorcizzare la morte”. Abbattere l’ultimo tabù della nostra società occidentale attraverso un personaggio che ne evocasse tutto il cinismo e l’ineluttabilità, con una carica di sarcasmo e black-humor che ne stemperasse i toni e ne alleggerisse il tema. Un personaggio chiamato semplicemente Morte Nasona per comodità e per quella caratteristica fisica che identifica al volo i personaggi di PV, vignettista esistenzialista, cinico, amaro che ama avventurarsi in territori ritenuti “tabù” per molti (la filosofia zen, il sesso, la vita di coppia, le donne...) assieme alla poetica surrealista e sghemba di Evandro che la morte l’ha già vista in faccia in un paio di occasioni. I due si son chiesti appunto: ma della morte... si può ridere? I due autori credono di sì e ci provano sfidando l’ultima frontiera che a tanti fa paura e che a quasi tutti mette soggezione. Gustatevi quindi questa mini summa filosofica semi-seria raccolta in questo liberculo che gli autori hanno deciso di auto pubblicarsi senza editori ma fieri e consapevoli che l’operetta che avete ora nelle mani, prima o poi, riuscirà ad avere un posto sugli scaffali delle migliori librerie italiane. Ridete e godete dei giochi grafici e letterari dei due, tanto lo sappiamo che con una mano starete a sfogliare il libretto mentre l’altra la terrete ben nascosta in leciti e scaramantici gesti anti-jettatori... 3
Muoio per
Muoio per lasciare posto a chi sta arrivando e renderà più bello il mondo Muoio per una battaglia vinta. per non ingombrare il cammino a tuo figlio, ragazza incinta. Muoio per lasciar libero il passo a chi sente debitore nei miei confronti. Muoio per cristalizzare l’amore che mi è stato dato e lasciarlo da esempio. Muoio per dare il cambio ai poeti morti e agli scrittori in ombra. Muoio per una ragione che a voi sembra patetica. Muoio per eccellenza estetica per questione d’etica perché un poeta morto ha scritto cose che voi mortali non potete immaginare. Perché un poeta muore quando non ha niente di meglio, ormai, da fare. EdS 5
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Scaramantica
Non ti ho mai visto passare sotto le scale, né mangiare cibi col sale, sei sempre andato a dormire con l’ovatta per non sentire canto di civetta e sulla testiera del letto avevi un ferro di cavallo ed un cornetto non hai mai viaggiato davvero mai passato un vallo eh... un gatto nero avvistato lì nei dintorni... non hai mai usato l’ombrello neanche in quei giorni che non fea bello e ti sei toccato le balle fin a restar in pelle viva amaro calle! eri lì disteso sulla lettiga un collasso così giovane: che sfiga. EdS
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Chissà...
Chissa’ che posto mi ha riservato Dia per il giorno dopo di quando vado via accompagnato dall’orchestrina jazz sarò lieto, e assente, di offrirvi spritz poi chiederò alla negrona canuta dove posso rifarmi con una bevuta dipartire è un po’ morire, vi dirò e un grappino per rinvenire, l’avrò ci sarà pure un baretto benedetto e una birra santa chiara un amaro san ermete che era un santo lucano, mi lascerò prender la mano e il primo giorno da morto mi ubriacherò, e tutto storto e berrò berrò cognac per il tempo che sarò eterno vestito in smoking o in frac e lo berrò on the rocks perchè sarò all’inferno. EdS
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Minna, Moro
Oi Minna, moro. come se dise en espagnol? Mi na moro. wie man sagen in livorno? Ohi Menna, Moro Tell me in english: Ohi minna, more ? el par diaeto: Mi no more se m’inamore e se m’inamore more se po m’inamore dee more mi more amor de mis amores vien tacaa al morer, mora. e canta: more more more. Mi moro, je me tombe en amour mi tombo. E sarebbe il più bel morire: m’innamorto di te. EdS
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C’è chi
C’è chi si prende sul serio e muore con sobrietà (si compose come salma, con calma, vent’anni fa), C’è chi si fa prender dalla fretta e si spatascia in motoretta contro un tir senza frenar, C’è chi è di gusti forti e lo annovero tra i morti amanti del pepe sul fernèt, C’è chi muore per cause bonarie chi si fa scoppiar le coronarie in un furioso tete a tete, C’è chi vuole provar tutto e muore per un rutto dopo una sbornia di pernod, Però però c’è chi muore col sorriso sulla faccia convinto che morir piaccia, Piuttosto che viver una vita sterpa, china e assai contrita perché della sopravvivenza si può anche fare senza, E questi muoion per dispetto per loro placido diletto concludendo un’esistenza 13
di cui ne avevan giĂ abbastanza, PerchĂŠ a morir siam tutti buoni ma ci vuole stile e grazia a levarsi per sempre dai coglioni. EdS
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Battesimo
Tu che sei nato a Cernobyl quando non nasceva piu’ nessuno Tu che sei nato a Seveso, quando l’aria era veleno. Ti che sei nato a Fukushima mentre gli altri morivano. Tu che sei nato in un barcone ed allattato a Lampedusa Tu meriti il più bel nome. Ti impongo il nome di Ieshu, perché tu hai salvato il mondo. EdS
Suicide is painless
Un poeta diabetico di Broni di viver ne avea pieni i coglioni le cure lo avean depresso s’impiccò ad un cipresso a mali estremi, estreme unzioni. EdS
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Siproite e Delia
Tu sei luce, nata dove luce non c’era, protettrice e guerriera, colei che conduce, con gl’occhi d’allegra malinconia infelice, sei disegno di ballerina in controluce, conquisti da regina il regno dei sogni, negl’occhi resti, come dei trapezisti restan sospesi ricordi la rete, il telone la scritta “circo togni” e non li scordi. Eppure tu, che sazi la sete, strumento che t’accordi a una carezza, di me Siproite hai scritto il destino, so benissimo che la bellezza ha sempre occhi d’assassino. EdS
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T’imploro
Niente, neanche un rimorso, morte vienimi in soccorso, non bevo più vino, neanche un sorso morte, vienimi in soccorso non avrò più lei vicino ne il suo bacino ne il suo torso morte, vienimi in soccorso. non ho più parole nessun discorso morte, vienimi in soccorso. non ho più sole nel mio percorso morte, vienimi in soccorso. so che non è me che vuole ormai aspetto solo te, il tuo morso: Morte, vienimi in soccorso EdS
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Abbiamo diritto all’oblio
La tua voce s’è fusa al brivido dei rovi raggelati dal vento di tramontana. la luce dalle nubi le dà colori nuovi, il chiarore del cielo s’è fatto tarlatana tutto è assoluto, tutto si scioglie senza nemmeno lacrime solventi, basta il tempo liscio che distoglie da ciò a cui eravamo già disattenti. Belle son le cose adesso, bello il verde profondo del mio rivo, e il pioppo lì come un barracello ed io sotto di lui, sto seduto assorto, penso all’unico mio torto: esser vivo e all’unica tua ragione: pensarmi morto. EdS
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La Paura della Morte
La Paura della Morte è l’unica cosa che mi fa sentire vivo, e tu nasona, ogni tanto me la fai passare, la Paura della Morte è come il singhiozzo. Va via con uno spavento. La Paura della Morte è essenziale per un poeta, sa che deve scrivere quello che sente, che pensa della morte prima che lei arrivi, che se c’è lei lui non c’è più e non può scrivere qualcosa di immortale, qualcosa che la freghi secca. La morte non si veste mai di bianco, sopratutto quando tira giù di spese gli innocenti, non lascia il tempo di stirare un camicia rossa per gli eroi. Ti puoi cagare sotto anche dopo, la Paura della Morte è l’ultima cosa che lasciamo a questo mondo. È l’eredità di una sconnessione. Clic. Schermo blu. E non funziona più nulla. EdS
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Come vorrei
Quando m’alzo al mattino appena fatta la merenda non mi sento mai benino e allor tiro la tenda Mi affaccio alla finestra dà giusta sulla scuola vado a prender la maestra e poi i bimbi chi li consola? Vado a prender il bidello che è scorbutico un bel po’ un bel infarto nel tinello ma non subito fra un po’ Aspetto che vada in pensione poi lo fulmino con un zac gli si ferma il cuoricione e il cucù non fa tic tac Poi mi prendo la signora che col suv suona pepè che tutti gli altri ignora e vuol strada sol per se E quel vigile urbano? che urbano poi non è come fa un essere umano a sgridar a tutt’alè 25
A chi mastica la ciunga non sputarla guai a te! e non serve più ch’aggiunga quel che fece proprio a me, Se io fossi la Morte Nasona, secca, nera ne farei di ogni sorte pur di far venire la sera E la sera a pensar m’invita che la morte io non sono sono vivo, io sono vita e dovrei chieder perdono Tanto il bidello in pensione di romper non avrà occasione e il vigile avrà rispetto senza cappello ne fischietto Al mattina quando m’alzo mi lavo i denti e poi scalzo inizio la mia colazione stando al mondo e benone Come vorrei per tutte le persone. EdS
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E’ tutto uguale
Bukowsky si gratta le balle, e ha le petecchie e macchie gialle sulle mutande Elvis ingrassa si sono ancora delle vecchie che si strappano i capelli John Lennon ogni tanto si pulisce gli occhiali con reggiseni rosa lanciati dalle fans La Achmatova accudisce mimose Non cambiano le cose De Andrè e Battisti non fanno duetti, e dicono frasi storiche che in vita non sono mai venute in mente. Non cambia mai niente, dicitori che arrotano l’erre 28
suggeritori balbuzienti datori luce miopissimi un impresario improducente non cambiano le cose non cambia mai niente. Betty Davies ogni tanto chiude gli occhi, Lacoste gioca a tennis senza calzini Winston Churchill discute di cavalli, e whisky 50 cent mette su dischi e ci rappa sopra Einstein è li davanti al lavagnone e ha stupito Newton facendogli il coniglio con le ombre. Non cambia in peggio o meglio Nixon pensa una guerra al giorno Nelson gioca con le navi bisogna dire che son bravi non si muore due volte per fortuna 29
la morte non e’ un autobus non c’è un’altra fermata neanche questa cosa è cambiata, si è fatta sera, anche qua tramonta il sole Ho cercato mio padre ma come al solito non c’era era uscito a cercare Buck scappato per abbaiare alla luna. Nessuna cosa cambia, nessuna
Jim Morrison si spara ancora le pose dopo il tramonto si ricorda d’essere stato un cantante urla in un microfono This is the end, non è cambiato niente EdS
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L’Ape
Che cosa te ne frega dell’ape che è morta per difendere la specie che ti ha punto cosciente che non era per sé che moriva che non moriva in sé che in quel momento lei era tutte le api. Che cosa te ne frega di me se muoio, sono arrivato a te e ti ho punta per salvare l’orgoglio di tutti i fuchi. Ti lascerò una piccola vescica di lacrime, passerò con un po’ di collirio. EdS
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Contrazione
La morte è impossibile. Va raggiunta come vetta non fondo del fondo per salita non per precipitazione. Per consegna all’eternità ma non quella promessa, Quella mantenuta dagli uomini prossimi. Dalla morte in poi il pensiero non arretra più, non cede a ripensamenti. Salire dunque e non attendere la caduta. E poi, solo dopo, lanciarsi. EdS
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Cos’è
Cos’è la morte se non un clic e il pensarla un nervoso tic e il viverla quotidiano il sentirla nella mano il calare delle ombre il più triste sempre Cos’è la morte? se non un tram un iphone che si spegne un sorso, un boccone: gnam! un fuoco finito senza legne è il sentirla nella ossa crescere, conquistarti scrollarsela di dosso può servivere, aiutarti a non morire ancora vivo e allora scrivo, scrivo, scrivo. EdS
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Sublime
Forse il sublime è appisolarsi in treno, risvegliarsi quando i tuoi nonni erano bambini e trovare necessario fare loro una carezza, con la spalla che duole, tra i sorrisi che passano e cogliere un attimo prima che dal finestrino si affaccino solo pali, capannoni, concessionarie insegne accese all’alba il sublime è l’attimo ineffabile prima dell’effatto, l’attimo dello scatto prima di un riverbero. Prima del sole consueto. Prima del dolore abitudinario. Ormai pigro, ormai vecchio, Prima di un dolere così inutile ed ordinario. EdS
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Buon Natale
Buona Natale nasona, che natali a Choeung Ek, eh? solo a te il panettone. Sei andata a prenderli perchĂŠ avevano gli occhiali. E a Jasenovac? cenone! Morte, eri il minore di tutti i mali, tu cantavi Oh happy days Tra le baracche di fossoli, champagne in armenia, spumante in Polonia. Tu brindavi nasona. Ma, mia Morte Nasona, mia morte splendente, mia morte meravigliosa posso dirti una cosa? mi strappi un sorriso perchĂŠ sei perdente, guardaci, siamo sette miliardi, tu non stai al passo col lavoro, sei lenta, fai tardi. Sei da pensione, Morte Nasona, non hai speranze, come noi, anche se ti festeggerei come una liberazione, e metterei una rosa 43
sul tuo fucile e un nastro azzurro e rosa sulla tua falce, guardi l’ orologio nervosa non vediamo la mia ora. ma non ti chiamo nÊ sorella nÊ signora, quando verrai verrò, a testa bassa, da perdente, quando mi libererai, fammi un favore: non urlarlo alla gente. lasciami morire non per un male, ma per un niente. EdS
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VerrĂ la Morte e avrĂ il tuo naso
Poesie di Evandro Della Serra Š Vignette di Pietro Vanessi Š Stampato nel novembre 2013 Libro autoprodotto stampato in 300 esemplari numerati e firmati dagli autori. Opera non in vendita ma se ne sconsiglia la riproduzione e le fotocopie onde evitare querele, anatemi e jettature rivolte ai trasgressori. Per contatti: unavignetta@gmail.com evandro@evandrodellaserra.it
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