Giornale Energia Marzo 2009

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Periodico di informazione del Petrolvilla Group Energia e Ambiente

Val di Rabbi: via libera alle centrali Dossi di T.E.: «indispensabile un referente unico per le concessioni»

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opo un’attesa durata tredici anni la Provincia autonoma di Trento ha concesso ai Comuni di Malè e di Rabbi l’autorizzazione per realizzare la prima centralina idroelettrica sul torrente Rabbies in Val di Rabbi. L’autorizzazione per la seconda centralina, che sarà costruita da Trentino Energia del Gruppo Petrolvilla, è attesa per metà di aprile. Il costo dell’intera operazione sarà di oltre 13 milioni di euro e le due centrali, che complessivamente avranno una potenza installata di 5,8 MW, una volta a regime produrranno energia elettrica per 25 GW/h annui. L’inizio della costruzione degli impianti è prevista verso la fine del 2009, il tempo di realizzazione e di collaudo è stimato in 18 mesi e si calcola che la Continua a pag II


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Val di Rabbi: via libera alle centrali Continua da pag I

messa in produzione delle centrali potrà avvenire entro il 2011. Il percorso per arrivare alle autorizzazioni si è dimostrato particolarmente tortuoso e ciò si deve al concorso di più fattori. Innanzitutto il pregio ambientale e naturalistico della Val di Rabbi, un territorio nel cuore del Parco naturale dello Stelvio, ha fatto sì che l’ente pubblico adottasse un’attenzione e una prudenza del tutto particolari prima di dare parere positivo, e ciò per non correre il rischio di compromettere il delicatissimo ecosistema di una delle località più note del Trentino. Ad allungare ulteriormente i tempi è intervenuta poi la moratoria, vale a dire la sospensione legislativa da par-

Il torrente Rabbies in Val di Rabbi. In alto, a destra Mauro Dossi, direttore generale di Trentino Energia

te della Provincia autonoma dei procedimenti di concessione e di utilizzazione delle acque a fini energetici che ha congelato per cinque anni qualsiasi progetto riguardante l’idroelettrico su tutto il territorio provinciale. Il tutto ebbe inizio a metà degli anni ‘90 quando, prima dai Comuni di Rabbi e Malè e poi da Trentino Energia del Gruppo Petrolvilla, furono presentati al Servizio utilizzazione delle acque pubbliche della Provincia di Trento due progetti concorrenti per realizzare delle centraline mini idro sul letto del torrente Rabbies. Ai soggetti concessionari fu facile rendersi conto che, data la vicinanza delle opere, unire i due progetti avrebbe comportato innegabili vantaggi, di carattere economico ma soprattutto ambientale. Fra Trentino Energia e le amministrazioni comunali di Malè e Rabbì fu quindi stretto un rapporto di collaborazione che portò, oltre alla condivisione di competenze, tecnologie e know how, all’elaborazione

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di un piano condiviso che prevedeva alcune importanti modifiche per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Fu innanzitutto diminuita la distanza fra le due le centrali che, essendo di tipo a cascata, potevano lavorare in serie: in particolare il secondo impianto, quello a valle, invece di prelevare acqua dal flusso del torrente accoglie nella propria turbina le acque già turbinate nel primo impianto, quello a monte. La seconda importante modifica, che è allo stesso tempo una bella dimostrazione di sensibilità ambientale da parte delle società concessionarie, riguardava il deflusso minimo vitale (DMV) del torrente Rabbies, il limite di prelievo che deve essere necessariamente osservato per scongiurare il depauperamento idrico del corso d’acqua. Limite che Trentino Energia e i Comuni di Malè e Rabbi hanno spontaneamente innalzato del 60% rispetto alla soglia minima prescritta dagli uffici dell’Agenzia provinciale per la prevenzione dell’ambiente. Infine, onde evitare qualsiasi sfregio paesaggistico, fu stabilito di interrare completamente tutte le opere in muratura ad eccezione dello sbarramento per la presa delle acque. Grazie a tutti questi provvedimenti il progetto nel 2007 superò la severa valutazione di impatto ambientale condotta dagli uffici della Provincia. Un aspetto non secondario dell’operazione è dato dall’alleanza tra pubblico e privato, una liaison non così frequente nel modo delle imprese e che, in questo caso, prende la forma di partecipazioni incrociate fra le due società concessionarie che di fatto realizzeranno le centrali. È infatti previsto che la società di scopo che realizzerà la centrale a monte sia composta per il 51% dal Comune di Rabbi, per il 29,5% dal Comune di Malè e per il 19,5% da Trentino Energia. Questa prima centrale prevede un investimento di circa 7 milioni di euro, avrà una potenza installata di 2,6 MW e avrà una produzione di energia elettrica lorda di oltre 11 GW/h annui. La centrale a valle sarà realizzata da una seconda società di scopo di cui Trentino Energia possiede

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il 40% delle quote, il Comune di Malè il 38,40% e il Comune di Rabbi il 21,60%. Anche per questa seconda centrale il costo complessivo previsto sarà di 7 milioni di euro, la potenza elettrica istallata sarà di 3,250 KW e avrà una capacità produttiva di 13,90 GW/h annui. L’esito positivo dell’operazione non fa passare tuttavia in secondo piano il fatto che ci siano voluti ben tredici anni per ottenere le autorizzazioni necessarie, un periodo di tempo lunghissimo soprattutto per un’impresa privata, che ha bisogno di risposte certe e rapide. Ed è forse anche per questo motivo che in Trentino Energia non si respira quel clima di entusiasmo che il raggiungimento di un così importante traguardo farebbe attendere. “La soddisfazione è grande, ammette Mauro Dossi direttore generale di Trentino Energia, anche se temevo che il via libera potesse arrivare fuori tempo massimo. Se riusciremo a portare termine l’operazione si deve solo alla nostra tenacia e alla nostra ostinazione. Basti dire che prima di ottenere un parere, positivo o negativo non importa, la domanda di concessione deve prima transitare per 14 diversi uffici della Provincia, ognuno dei quali è a compartimento stagno e può quindi bloccare l’intero processo. Da questa vicenda delle centrali emerge infatti, continua Dossi, che il problema si colloca a monte, più precisamente a livello politico: i tempi esageratamente dilatati sono il frutto della mancanza di una strategia chiara in materia di sviluppo energetico e di una visione a lungo respiro. Da questo pun-

to di vista sarebbe opportuno che la Provincia di Trento istituisse un apposito ufficio con il compito esclusivo di seguire le complesse procedure delle concessioni. Non bisogna infine dimenticare, conclude il direttore generale di Trentino Energia, che i progetti che andremo a realizzare rappresentano un passo concreto in vista del raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto: l’energia prodotta dalle due centraline significherà infatti un minor consumo di gasolio stimato in 57 milioni di litri l’anno con una riduzione delle emissioni di CO2 pari di 127 mila tonnellate”.

Il progetto delle centrali mini idro prevede soluzioni a basso impatto ambientale per la salvaguardia dell’ambiente e dell’equilibrio idrogeologico del corso d’acqua

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Pannelli solari più efficienti con la nanotecnologia

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l rendimento delle celle solari può essere potenziato, grazie all’utilizzo di sottili cristalli semiconduttori nanotecnologici. Lo dicono i ricercatori del Los Alamos National Laboratory (Lanl), nel New Mexico, che hanno confermato la possibilità di ottimizzare la produzione di energia solare generando più di un elettrone da un singolo fotone. Infatti, le tradizionali celle solari liberano un singolo elettrone per ogni fotone di luce assorbita e ciascun elettrone genera a sua volta la corrente che viene incanalata nella rete elettrica, processo durante il quale viene prodotta anche dell’energia in eccesso, che si disperde sotto forma di calore. Il team del Lanl, condotto da Victor Klimov, già nel 2004 era riuscito ad aumentare l’efficienza di assorbimento dei fotoni grazie a nanocristalli realizzati con un composto selenio-piombo e negli ultimi anni si è concentrato sulle reazioni che avvengono a livello nanometrico all’interno delle celle stesse. Attraverso una nuova tecnica, chiamata “carrier multiplication”, o Meg (Generazione di eccitoni multipli), è infatti possibile potenziare l’immagazzinamento elettrico a parità di luce solare, grazie a microscopici cristalli di particolari minerali semiconduttori che possiedano forti interazioni tra elettroni (tra questi anche il silicio e altri componenti utilizzati per le celle solari). In seguito alla pubblicazione dei primi studi sulla

“carrier multiplication” condotti dal team di Klimov, si sono susseguite varie polemiche che affermavano, dati alla mano, che studi effettuati in altri laboratori sullo stesso argomento avevano prodotto risultati diversi e decisamente poco esaltanti. Ora però a Los Alamos si è dimostrato che i risultati ottenuti dagli altri ricercatori erano stati falsati dal fenomeno della fotoionizzazione, processo fisico nel quale il fotone urta un atomo, uno ione o una molecola, disperdendo così uno o più elettroni e che apparentemente lascia il materiale semiconduttore carico positivamente, ma in realtà non incrementa minimamente la produzione di corrente elettrica. Attualmente la “carrier multiplication” è ancora in fase di perfezionamento, ma in futuro potrebbe risultare il modo migliore per convertire l’energia solare in energia elettrica. A questo scopo i nanocristalli sono risultati il materiale più efficiente per catalizzare l’energia solare, necessitando della metà di energia per generare un elettrone extra rispetto a solidi più grandi. Il prossimo obiettivo del Lanl, afferma Klimov, è produrre un materiale per le celle solari che, grazie alla moltiplicazione degli elettroni, «potrà incrementare il limite base di conversione di energia delle celle solari dal 31 per cento attuale a circa il 40 per cento». Fonte: Science Daily

Per non sbagliare con il conto energia Una guida aggiornata e completa per chi intende realizzare un impianto fotovoltaico ed usufruire degli incentivi previsti dal Conto Energia. Ma, soprattutto, una guida realizzata da una fonte più che autorevole in materia: dal Gestore dei Servizi Elettrici (GSE spa, ossia dal soggetto attuatore che qualifica gli impianti fotovoltaici, eroga gli incentivi ed effettua attività di verifica) in collaborazione con gli uffici tecnici dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Sul sito del GSE (www.gse.it) è oggi, infatti, possibile consultare e scaricare la terza edizione della “Guida al Conto Energia” , che fornisce con estrema chiarezza informazioni univoche e preziose soprattutto per quanto riguarda le indicazioni relative alla vendita dell’energia, alla connessione degli impianti alla rete elettrica e alla mi-

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sura dell’energia prodotta. La pubblicazione si articola in due parti. Nella prima sono presentate le innovazioni introdotte dal nuovo DM 19/02/07, le indicazioni generali per la realizzazione e la connessione dell’impianto alla rete e le modalità da seguire per richiedere l’incentivazione al Gestore dei Servizi Elettrici Spa. Nella seconda sono approfonditi alcuni aspetti generali e specifici per coloro che, non esperti del settore, intendano acquisire informazioni di base sugli impianti fotovoltaici e sull’evoluzione del meccanismo d’incentivazione in “conto energia”. In appendice, è riportato un sintetico glossario. Tra le novità di questa terza edizione, le nuove regole dello scambio sul posto (innalzamento della soglia incentivabile per

impianti fino a 200 kW), l’aggiornamento delle nuove tariffe incentivanti ai valori del 2009 e le nuove condizioni procedurali, economiche e tecniche per la connessione alla rete stabilite dall’Autorità. Il sito del GSE mette anche a disposizione una guida agli interventi validi ai fini del riconoscimento dell’integrazione architettonica del fotovoltaico. Fonte: Gestore Servizi Elettrici


Chernobyl e il Trentino: la paura atomica nel piatto

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l volume, di grande formato e con molte illustrazioni a colori, è opera del fisico Mirco Elena e nasce dal desiderio di conservare e sistematizzare il ricco materiale raccolto in occasione della mostra “Chernobyl e il Trentino”, organizzata nel ventennale del più grave disastro nucleare civile della storia. Il libro permette di far rivivere, specialmente alle giovani generazioni, le emozioni e le paure patite dalla popolazione trentina nella tarda primavera del 1986, quando la vita dei normali cittadini venne sconvolta da un episodio avvenuto a oltre mille chilometri di distanza: l’esplosione di un reattore nucleare. Tramite gli articoli pubblicati a suo tempo, ci si può fare un’idea diretta di quale impatto abbia avuto l’arrivo improvviso di una nube carica di inquinanti radioattivi. Ma non si tratta solo di una questione storica, dato che una parte dei radioisotopi allora dispersi nel territorio sono ancora presenti tutto intorno a noi e addirittura anche con concentrazioni piuttosto alte in taluni alimenti, quali certi funghi. Il volume si divide in due parti. Nella prima, di circa ottanta pagine, si spiega in approfondito dettaglio –ma sempre con linguaggio chiaro e didattico– il funzionamento delle centrali nucleari, il cui controllo è assai più delicato e complesso del semplice inserire e togliere le barre di controllo, come invece parrebbe essere dalla stragrande maggioranza (la totalità?) delle opere divulgative presenti nelle librerie. Non si sbaglia affermando che quest’opera è la più dettagliata esistente in lingua italiana sull’argomento, diretta al grande pubblico. Va da sé che l’argomento non è facile e richiede al lettore una buona dose di attenzione. Solo in base a queste spiegazioni si riesce successivamente a comprendere come gli operatori della centrale di Chernobyl abbiano potuto commettere errori tali da portare al disastro totale un reattore il quale presentava sì problemi di sicurezza ma che, se gestito con meticolosità e comprensione del suo funzionamento, non avrebbe mai subito una esplosione così catastrofica. La seconda parte è documentaristica, raccogliendo tutte le centinaia di articoli pubblicati a suo tempo dalle quattro principali testate giornalistiche a stampa attive a quel tempo sul territorio trentino (L’Adige, Alto Adige, Questotrentino e Vita Trentina), arricchiti, quando necessario, da commenti e approfondimenti per far capire meglio l’argomento trattato. In taluni casi sono stati anche corretti degli errori fattuali (e sono indicati chiaramente) e di battitura. Il libro fa quindi riflettere non solo sulle questioni più strettamente scientifiche e fisiche, ma anche su-

gli aspetti politico-sociologici che hanno giocato un ruolo importante nel portare al disastro. Se ne traggono utili lezioni applicabili a tutti i sistemi di grande complessità, assai diffusi nelle società moderne. Le grandi difficoltà avute a suo tempo dalle autorità e dai media per capire la portata dell’evento di Chernobyl e per cercare di porre in essere misure cautelative e di rimedio, la dice lunga sull’impreparazione scientifica che –oggi come allora– caratterizza la nostra società. Fin quando tutto va bene, questo non provoca gravi problemi; al massimo causa lo sperpero di risorse, allocate a fini poco rilevanti. Ma basta che succeda qualcosa di straordinario, come un forte inquinamento di qualunque tipo, specie se radioattivo (parola che incute sempre una certa dose di timore), e allora anche il normale cittadino immediatamente capisce l’importanza di avere conoscenza degli argomenti rilevanti, così da sapersi regolare, per non rischiare in taluni casi addirittura la vita. Nel momento in cui si ripresenta con urgenza la problematica energetica nel nostro paese, così come in Europa e nel mondo, e quando il nostro governo ha deciso di puntare nuovamente sulla fonte nucleare, studiare le cause e gli effetti del disastro di Chernobyl permette di valutare meglio i pro e i contro di questa fonte, per certi aspetti assai promettente, ma con fortissime controindicazioni. “Chernobyl e il Trentino” è reperibile nelle migliori librerie di Trento e Rovereto o direttamente dall’autore, Mirco Elena (elena@ science.unitn.it, cell. 340-76-888-72).

Il reattore della centrale nucleare di Chernobyl, teatro di un grave incidente il 26 aprile del 1986

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A Tofte in Norvegia, la prima centrale a energia osmotica

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La centrale di Tofte produce energia sfruttando la diversa salinità delle acque

ttenere energia dai fiumi, ma senza realizzare dighe o costellarne il letto con minuscole turbine, senza influire sulla portata minima ne’ sfruttare un salto o un percorso in discesa, ma solo sfruttando la differenza di concentrazione salina che si registra in corrispondenza delle loro foci. È quanto accadrà a partire dal mese di maggio a Tofte, cittadina costiera a 60 chilometri da Oslo, dove entrerà in funzione la prima centrale sperimentale a energia osmotica del mondo, il cui funzionamento si basa proprio sul processo naturale di osmosi, mediante il quale l’acqua passa da una soluzione diluita (“dolce”) a una più concentrata (“salata”). Il processo di osmosi racchiude, infatti, una grande quantità di energia: basti dire che quella generata dal Reno quando sfocia nel Mare del Nord è quantificabile in circa 1 gigawatt di elettricità, ossia quanto basterebbe per alimentare 650 mila abitazioni. Lunghi e articolati gli studi che hanno portato alla realizzazione di questo primo impianto sperimentale, i cui inizi si possono far risalire all’inversione del processo di osmosi realizzata già negli anni Cinquanta da Sidney Loeb e Srinivasa Sourirajan, della University of California: attraverso una membrana molto fine riuscirono a trattenere il sale e “spremere fuori” acqua dolce, realizzando così l’osmosi “inversa” attualmente utilizzata negli impianti di desalinizzazione di tutto il mondo. Dopo 15 anni Loeb intuì che tale processo avrebbe potuto essere utilizzato anche per produrre energia. Mettendo, infatti, acqua dolce da un lato e acqua salata dall’altro lato di una membrana, l’acqua salata attira quella dolce e le fa attraversare la membrana stessa. In questo modo tutta l’acqua si raccoglie da un lato, sotto una grande pressione (fino a 12 atmosfere) che consente l’entrata in funzione di una turbina che genera energia elettrica. Loeb definì questo processo”Pressure Retarded Osmosis” (PRO) e lo brevettò nel 1973.

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Successivamente- negli anni Novanta - i ricercatori del Westus, Centro per le Tecnologie Idriche Sostenibili di Leeuwarden, misero a punto qualche primo prototipo di strumenti in grado di produrre elettricità sfruttando la diversa salinità delle acque. E oggi l’ingegnere olandese Joost Veerman – sempre del Westus – è riuscito a impiegare la differenza di salinità per creare la “Blue Energy”, energia immagazzinabile in un nuovo tipo di batteria generatrice. Sfruttando i progressi ottenuti, Veerman e il suo team hanno messo a punto una pila contenete al suo interno due membrane, una permeabile a ioni positivi e l’altra a ioni negativi ed entrambe “water-proof ”. Quando l’acqua dolce e quella salata fluiscono simultaneamente attraverso camere alternate, gli ioni cloruro (carichi negativamente) scorrono spontaneamente attraverso una membrana e gli ioni sodio (carichi positivamente) attraverso l’altra nella direzione opposta. Questo movimento genera una differenza di potenziale tra la coppia di elettrodi collocati alle due estremità della pila. Il prototipo messo a punto nei laboratori del Westus possiede una potenza di soli 20 Watt, sufficienti però ad attrarre l’attenzione dell’azienda norvegese Statkraft che attiverà la centrale di Tofte. Per il suo funzionamento saranno collocati in acqua ben 2 mila metri quadri di membrane che genereranno circa 4 kW – un quinto della quale però utilizzata per pompare l’acqua – con la previsione futura di costruire una centrale più grande in grado di produrre almeno 25 MW (il fabbisogno di circa 15 mila famiglie) entro il 2015. Potrebbe essere il primo passo verso un’autentica rivoluzione nella produzione di energia: teoricamente, infatti, sarebbe possibile recuperarne enormi quantità da grandi masse di acqua: nei soli Paesi Bassi, primi in tal senso ad aver avviato una simile sperimentazione, si calcola che gli oltre 3.300 /m3 al secondo di acqua dolce che sfociano in mare avrebbero un’energia potenziale di 3.300 MW. Un sistema del genere dunque potrebbe trovare applicazione in tutto il mondo, dal delta del Gange alla foce del Mississippi e a pieno regime – sempre teoricamente – fornire fino al 7 % del fabbisogno energetico globale. Per quanto riguarda i possibili impatti ambientali non va sottovalutato che il processo genera acqua salmastra, anche se questa potrebbe semplicemente essere pompata o incanalata verso il mare. Ogni impianto inoltre richiede condotte per la raccolta e lo scarico delle acque, così come strutture per il trasporto dell’energia elettrica alla rete, rendendo pertanto chiaro la quantità di lavoro necessario ancora prima di fare di tale metodo una nuova tecnologia su cui puntare. Fonte: www.terranauta.it


Stop the feever: la Community che sta dalla parte del pianeta

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zioni concrete, scelte di consumo consapevole, raccolta, differenziata, mobilità sostenibile e annullamento degli sprechi: azioni che determinano un nuovo stile di vita e un abbassamento delle emissioni di CO2. Sì, ma “quanto”? Ora lo calcola “Stop the Fever”, la nuova città virtuale di Legambiente in cui gli abitanti scelgono di vivere a basse emissioni, dotata di un vero e proprio calcolatore personalizzato per ciascun cittadino, che potrà sottoscrivere degli impegni e misurare subito l’entità dei benefici così realizzati. Il nuovo sito, presentato nell’ambito della campagna di sensibilizzazione sui cambiamenti climatici Settimana Amica del Clima, è uno spazio virtuale aperto a tutti, singoli cittadini ma anche imprese, scuole e enti locali dove trovare tutte le informazioni utili per contribuire alla lotta contro l’effetto serra. Una vera città virtuale che vuole essere uno strumento utile a capire in che modo poter contribuire ad abbattere le emissioni di CO2 e insieme promuovere efficienza energetica, fonti rinnovabili e stili di vita sostenibili. Per diventare “abitanti” di “Stop the Fever” ci si può iscrivere al sito www.stopthefever.org e scegliere quali impegni assumere per aiutare il pianeta a “respirare meglio”, come sostituire delle lampadine tradizionali con quelle a risparmio energetico, spegnere lo stand-by della Tv, fare la lavatrice a 40 gradi anziché a temperature più alte, riciclare una lattina piuttosto che un po’ di carta, scegliere di lasciare a casa l’auto e andare a piedi, in treno o in bici. Per ognuna di queste azioni “Stop the Fever” calcolerà quanta CO2 sarà risparmiata al pianeta e il contributo di ogni cittadino andrà a sommarsi a quello della comunità in un display sempre attivo sull’home page. Qualche esempio? Con una lattina di alluminio alla settimana avviata al riciclo si possono risparmiare 17 kg di CO2 all’anno mentre percorrendo 10 km in bicicletta, una volta alla settimana, lasciando a casa l’auto, si risparmiano 70Kg di CO2 in un anno e oltre 40 euro di carburante. Oppure: l’asciugatura all’aria aperta fa risparmiare circa 500 Kwh l’anno rispetto a quella delle asciugatrici, con un risparmio calcolabile in 90 euro annuali per una famiglia di 4 persone. Anche le imprese, le scuole e gli enti locali potranno entrare a far parte della città virtuale annunciando un piano per migliorare la propria efficienza energetica o un progetto di installazione di pannelli solari. “Nonostante la grave crisi economica globale, l’Italia deve intraprendere un drastico cambio di rotta e allungare il passo per recuperare il forte ritardo che la vede tra gli ultimi paesi europei nella corsa alla riduzione delle emissioni, dichiara Vittorio Cogliati Dezza,

presidente di Legambiente. Fronteggiare i mutamenti climatici è possibile attuando politiche di risparmio energetico ed efficienza insieme a massicci investimenti per lo sviluppo delle fonti pulite, ma molto possono fare anche i singoli, mettendo in pratica comportamenti virtuosi che permettano risparmio energetico e privilegino la mobilità sostenibile. Fondamentale è però diffondere il più possibile informazioni perché le persone siano consapevoli. La rete in questo senso è uno strumento prezioso e ci auguriamo che siano in molti a voler entrare a far parte di “Stop the Fever City”. Fonte:Legambiente

Due immagini pubblicitarie per l’iniziativa «Stop the feever» promossa da Legambiente

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Veneto, un tetto ad energia pulita

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uasi 281 kW di potenza installata e una superficie occupata pari a 2500 mq (le dimensioni di 10 campi da tennis o di due piscine olimpioniche): sono i “numeri” del più grande impianto fotovoltaico completamente integrato della Regione Veneto. Progettato e realizzato da Enel.si, la società di Enel Green Power leader nel settore, per conto della Cooperativa Ortofrutticoltori di Castelbaldo (Co.Fru.Ca) in provincia di Padova, l’impianto è stato realizzato sul tetto della Cooperativa ed è costituito da 1336 pannelli in silicio policristallino da 210 watt ciascuno prodotti da Sharp, leader mondiale nella produzione di pannelli fotovoltaici. L’energia diretta del sole e quella riflessa dalla guaina termoriflettente che riveste il tetto sarà trasformata, tramite 3 Inverter, in circa 280 mila chilowattora all’anno di energia elettrica “pulita”. Una produzione in grado di soddisfare i consumi di oltre 100 famiglie e di evitare l’emissione in atmosfera di quasi 150 tonnellate di anidride carbonica all’anno. Caratteristica innovativa dell’impianto è la totale integrazione architettonica al tetto dei capannoni

della Cooperativa, con eliminazione e bonifica della precedente struttura in eternit. L’inaugurazione ha avuto luogo sabato 14 febbraio presso la sede della CO.FRU.CA di Castelbaldo (Pd) alla presenza, tra gli altri, dei responsabili della Cooperativa, di rappresentanti Enel.si e del mondo industriale veneto. Enel.si è la società di Enel Green Power specializzata nello sviluppo e realizzazione d’impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili e nelle soluzioni per l’efficienza energetica. È leader nel settore di impianti fotovoltaici e solari termici: negli ultimi tre anni, ha curato l’installazione di oltre 50 MW di impianti fotovoltaici per clienti industriali, terziario e domestici. La società offre ai clienti il supporto necessario per la realizzazione degli impianti, dalla fase di valutazione di fattibilità, alla presentazione della domanda al GSE e alla progettazione e realizzazione dell’impianto. Inoltre, grazie ad accordi con primari istituti bancari, mette a disposizione dei clienti anche una serie di prodotti e pacchetti finanziari esclusivi. Fonti: ANSA / Padovanews, enel.si archivio Newsletter

Il sole coreano per la ripresa economica La Corea del Sud nel 2008 è stato il quarto paese al mondo in quanto a installazioni fotovoltaiche. Un mercato del solare sestuplicato nell’ultimo anno, una riuscita politica di incentivazione e buone prospettive, grazie anche al pacchetto anticrisi più verde al mondo. Il piano di rilancio economico con la percentuale di “spesa verde” più alta al mondo e alle spalle un’anno di crescita record per il fotovoltaico, questo è il caso della Corea del sud. Il paese asiatico ha le carte in regola per essere leader in Asia per il settore industriale delle rinnovabili e per affermarsi come uno dei poli mondiali del settore. L’anno scorso nel paese - segnala un rapporto della società di consulenza Displaybank – il mercato del solare è cresciuto di 6 volte, con 274 nuovi megawatt installati. Nel 2008 la Corea del Sud è stata il quarto paese al mondo per installazioni di sistemi fotovoltaici, dove ai primi tre posti ci sono rispettivamente Spagna, Germania e Stati Uniti d’America.

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Pur essendo un paese relativamente piccolo - 43 milioni di abitanti circa – la Corea ha raggiunto grandi numeri nel solare grazie ad un sistema di incentivazione sul modello di quello tedesco (e italiano), che fa sì che l’elettricità prodotta dal sole sia acquistata dalle utility a tariffe agevolate. Anche il futuro delle altre rinnovabili promette bene nel paese. Secondo il piano energetico nazionale presentato a fine gennaio, la quota di rinnovabili nel mix nazionale dovrà passare dal 2,4% del 2007 prima al 4,3% nel 2015 e poi al 6,1% nel 2020 per giungere all’11% nel 2030. Per il piano si spenderanno 85 miliardi di dollari tra finanziamenti diretti ed investimenti attirati nel settore, di cui 76,6 andranno allo sviluppo delle rinnovabili e altri 8,8 ad efficienza e ad altre soluzioni per la sostenibilità. Tra i propositi del governo coreano c’è anche la realizzazione di un milione di case efficienti. Sempre a gennaio la Sud Corea – che ha una grande intensità

energetica (è il 10° emettitore mondiale e comunque ha in programma la costruzione di nuove centrali sia nucleari che a carbone) - aveva annunciato uno stanziamento nell’ambito di un piano che dovrebbe creeare 950mila posti di lavoro verdi nei prossimi 4 anni: 7 miliardi di dollari per l’efficienza energetica degli edifici e altri 6 per trasporti a basse emissioni. GM qualenergia


Nuovo record per l’energia dalle maree

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Strangford Narrows, presso le coste nord irlandesi, il SeaGen, una sorta di “mulino eolico subacqueo” i cui rotori sono messi in movimento dalla forza delle maree, ha raggiunto la produzione di energia alla sua massima potenza di 1,2 MW. Un record quattro volte superiore al precedente traguardo. L’energia prodotta, acquistata dal distributore irlandese ESB Independent, sarà pari a 4.000 MWh/anno di energia elettrica, una quota sufficiente a soddisfare il fabbisogno di circa 1000 abitazioni. Ideata e realizzata dalla Marine Current Turbines, società inglese con sede a Bristol, Seagen rappresenta ad oggi la più potente centrale al mondo in grado di sfruttare il moto delle maree a livello commerciale, superando il precedente record (2004) di 300 kW del SeaFlow, impianto che la stessa azienda ha realizzato in Cornovaglia, al largo delle coste di North Devon. Pur essendo affine alla tecnologia dei mulini a vento, a causa della più elevata densità dell’acqua rispetto

all’aria, i rotori del SeaGen non possono superare determinate dimensioni. Il sistema è costituito da una coppia di turbine gemelle del diametro di 16 m e 600 kW di potenza ciascuna. Con un’area spazzata dalle pale (flusso intercettato dai rotori) che misura 400 mq e una corrente di 2,4 m/s (circa 5 nodi) la potenza sviluppata è di 1,2 MW. Da quando fu installato, lo scorso maggio, sull’impianto sono stati eseguiti numerosi test. Ora che è giunto a regime sarà mantenuto in esercizio alla massima potenza per 22 ore al giorno, con regolari test sulle prestazioni, come previsto dal programma di sviluppo, con la supervisione della società internazionale Det Norsk Veritas (DNV). “Continueremo a testare il sistema, non solo per avere prova delle performance nel lungo periodo” ha dichiarato Martin Wright, Managing Director della Marine Current Turbines, “ma anche per valutare come le parti resistono alle condizioni estreme e come migliorare il design. Questa fase è vitale per lo

sviluppo commerciale della tecnologia SeaGen nel Regno Unito e oltremare”. Una particolarità del SeaGen riguarda le operazioni di manutenzione. È stato infatti previsto un sistema che all’occorrenza riporta sopra la superficie dell’acqua le pale rendendole più facilmente accessibili e semplificando gli interventi degli addetti. Come annunciato lo scorso febbraio, il prossimo progetto della Marine Current Turbines, che potrebbe essere commissionato nel 2011-2012, riguarda la realizzazione di una centrale da 10,5 MW installando sette turbine SeaGen al largo delle coste di Anglesey, nel nord del Galles.

Diminuite le emissioni di CO2 nel 2008

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el 2008 le emissioni di anidride carbonica (CO2), derivanti dai consumi di benzina e gasolio per autotrazione, sono diminuite di 3.140.000 tonnellate. Si tratta di un fatto particolarmente importante in quanto l’anidride carbonica è ritenuta responsabile, insieme ad altri gas serra, dell’innalzamento della temperatura del pianeta. Per valutare l’entità del calo basti pensare che l’obiettivo di riduzione della CO2 per il 2012 per l’intera Unione Europea è di 10,9 milioni di tonnellate. Il calo delle emissioni in Italia nel 2008 è dovuto alla forte contrazione nei consumi di benzina e gasolio determinata dalla impennata dei prezzi nella prima metà dell’anno e dall’aggravarsi della crisi economica nell’ultimo trimestre. Come risulta dalla banca dati del Centro Studi Promotor, elaborata sulla base delle informazioni pubblicate dal Ministero dello Sviluppo Economico sui consumi e sui prezzi medi dei carburanti per autotrazione, nel 2008 le quantità consumate hanno fatto registrare un calo del 2,6% derivante da una contrazione dei consumi di benzina del 7,2% e da una diminuzione dei consumi di gasolio dello 0,2%. L’eccezionale risultato del 2008 si inserisce in una tendenza di lungo periodo che vede in costante calo i consumi medi di carburante per autoveicolo, sia per effetto della forte crescita delle motorizzazioni diesel, che hanno rese per litro più elevate, sia per effetto degli sforzi compiuti dai costruttori per contenere, per qualsiasi tipo di alimentazione, i consumi di carburante e con essi le emissioni. Per effetto di questa tendenza nei dieci anni che vanno dal 1999 al 2008 mentre il parco di autoveicoli e motoveicoli è aumentato del 14%, i consumi di benzina e gasolio sono aumentati soltanto del 2,4%. La banca dati del Centro Studi Promotor fornisce anche interessanti informazioni sulla spesa per benzina e gasolio per autotrazione degli italiani e sul gettito fiscale. Come emerge dalla tabella allegata, nel 2008 considerando complessivamente la benzina e il gasolio, la spesa è stata di 62,9 miliardi di euro con una crescita del 9,2% sull’anno precedente. Il gettito fiscale è stato invece di 32,2 miliardi di euro con una crescita dell’1%. Se si considera l’ultimo decennio, a fronte di un aumento dei consumi, che, come si è detto, è stato del 2,4%, la spesa è aumentata del 61,3% e il gettito fiscale dell’15,8%. Fonte: Centro Studi Promotor (CSP)

IL GIORNALE DELL’ENERGIA IX


SPAZIO ENERGIA

L’impegno del comune di Padova per abbattere le polveri sottili

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Padova le giornate in cui si sono superati i limiti di guardia di polveri sottili e altri inquinanti sono diminuite del 50% in quattro anni. È questo uno di risultati esposti durante il convegno internazionale “Polveri sottili in città: individuare e attuare soluzioni per una migliore qualità dell’aria”, realizzato a conclusione del proget-

Il «Metrotram», un efficace strumento per combattere l’inquinamento da polveri sottili

to europeo Life-Parfum ( www.parfum-life.ecolobremen.de/news.php?level=1 ), che ha coinvolto il Comune e la Provincia di Padova, l’Arpav e le città di Brema e Rotterdam. Padova ha quindi raggiunto l’obiettivo prefissato dal progetto avviato alla fine del 2006 per sperimentare, attraverso esperienze innovative nelle città partecipanti, nuove modalità per abbattere le emissioni di polveri sottili, in particolare di quelle generate dai mezzi di trasporto. ‘’Padova è una città che ha fatto molto negli ultimi anni per l’abbattimento dell’emissione delle polveri sottili - ha rilevato Michael Glotz-Richter, coordinatore del progetto europeo -, dal Cityporto agli autobus a metano o il metrobus. Credo si possa portare questa città come esempio a livello europeo di buona amministrazione dell’ambiente e del trasporto pubblico’’.

X IL GIORNALE DELL’ENERGIA

Mauro Bortoli, assessore all’Ambiente del Comune di Padova, durante il convegno ha così potuto fare il punto sulle buone pratiche messe in campo, negli ultimi anni, dalle politiche ambientali patavine: “L’istituzione della zona a traffico limitato – Ztl che consente l’ingresso in auto nel centro storico soltanto ai residenti; il tram, che ha avvicinato molti padovani all’utilizzo del trasporto pubblico; le piste ciclabili, presenti in tutti i quartieri della città e che raggiungono i 117 chilometri totali di lunghezza. E poi ancora le rotatorie al posto dei semafori, che limitano la sosta delle auto con il motore acceso; la metanizzazione degli autobus e gli incentivi del Comune per la rottamazione degli scooter, per l’acquisto e l’installazione d’impianti fotovoltaici e per la conversione a gpl e a metano delle auto”. Concetti ribaditi anche da Roberto Marcato, assessore provinciale all’Ambiente, che ha affermato: “Senza cantar vittoria, ma tanto in città quanto in provincia registriamo il miglioramento della qualità dell’aria. Le condizioni atmosferiche hanno sicuramente aiutato, ma soprattutto cominciano a dare i loro frutti gli sforzi profusi in questi anni sia sul traffico veicolare sia sulle emissioni domestiche e industriali. Le giornate di sforamento e le concentrazioni di polveri sottili sono entrambe diminuite: non bisogna abbassare la guardia ma è il segno tangibile che l’osmosi tra diverse realtà scese in campo contro l’inquinamento deve continuare”. Una novità sarà in futuro lo studio dei cosiddetti canyon cittadini, quelle vie lunghe, strette, racchiuse tra due file di edifici di media altezza che costituiscono, per loro conformazione, dei punti nevralgici di concentrazione d’inquinamento: “Sono i punti più delicati – ha rilevato Marcato -, la loro analisi ci consente di verificare sul campo la bontà delle iniziative adottate: sono delle vere e proprie scatole chiuse, molto più interessanti e urgenti da prendere in considerazione rispetto alle piazze, o alle vie ampie, dove c’è un buon ricircolo d’aria”. “Proseguiremo questa collaborazione tra enti che sta dando interessanti risultati”, hanno promesso Marcato e Bortoli, commentando i miglioramenti registrati. Risultati ottenuti anche grazie ai 200 mila euro stanziati dal Comune per sostenere i nuovi impianti fotovoltaici, o i significativi investimenti della Provincia per contribuire alla conversione a gpl o a metano delle automobili (300 mila euro, ora salito a un milione) e all’installazione di caldaie a bassa emissione o a elevati valori di rendimento energetico (un milione di euro). Fonti: Ansa – Corriere del Veneto


Scambio sul posto: subentra il Gestore del sistema elettrico (GSE)

P

er effetto delle disposizioni contenute nella Delibera dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas 74/08, dal 1° gennaio 2009 cambiano le modalità di funzionamento e le condizioni tecnico-economiche per lo scambio sul posto, in relazione alla produzione di energia elettrica mediante impianti alimentati da fonti rinnovabili con potenza fino a 20 kW o da sistemi di cogenerazione ad alto rendimento con potenza fino a 200 kW. Lo scambio sul posto consiste nel realizzare una particolare forma di autoconsumo in sito consentendo che l’energia elettrica prodotta e immessa in rete possa essere prelevata e consumata in un momento differente da quello in cui avviene la produzione, ricorrendo al sistema elettrico quale strumento per l’immagazzinamento virtuale dell’energia elettrica prodotta, ma non contestualmente autoconsumata. Condizione essenziale per l’erogazione del servizio di scambio sul posto è che il punto di immissione e di prelievo dell’energia elettrica scambiata con la rete pubblica coincidano. A partire dal 2009 il servizio di scambio sul posto (SSP) non sarà dunque più gestito dai diversi distributori ma dal solo Gestore del sistema elettrico (GSE), secondo modalità uniformi per tutto il sistema nazionale e comporterà per gli utenti nuovi adempimenti in ordine all’immissione in rete dell’energia autoprodotta e al prelievo dell’energia richiesta. Pertanto, coloro che hanno già in corso un contratto di scambio sul posto, nonché i soggetti interessati ad attivare per la prima volta il servizio, dovranno presentare la relativa domanda al Gestore del sistema elettrico tramite il portale www.gse.it. Nello specifico, gli utenti aderenti allo SSP dovranno conferire tutta l’energia autoprodotta nel sistema elettrico gestito dal GSE e al contempo acquistare, presso il fornitore territorialmente competente, l’energia necessaria a coprire i propri fabbisogni. Il costo sostenuto per l’acquisto dell’energia (costo che l’utente non dovrebbe sopportare, almeno nei limiti dell’energia autoprodotta), sarà successivamente “rimborsato” dal GSE mediante un contributo in conto scambio che sarà quantificato periodicamente in misura pari al minore tra il controvalore dell’energia a suo tempo conferita e il valore dell’energia prelevata presso il fornitore territorialmente competente sarà al netto dell’IVA pagata. Dal 1° gennaio il valore dell’energia prodotta da piccoli impianti da fonti rinnovabili potrà esse-

re utilizzato come eventuale ‘credito’ negli anni successivi senza più il limite di tempo di tre anni, come previsto in precedenza. Considerato l’elevato numero di soggetti interessati al nuovo servizio, e per consentire di gestire in un congruo arco di tempo l’iter di sottoscrizione della convenzione con il GSE, il termine entro il quale presentare l’istanza è stato prorogato al 31 marzo 2009 , fermo restando che i benefici economici derivanti dall’erogazione del servizio decorreranno a partire dal 1° gennaio 2009. Il nuovo regime di scambio sul posto non ha alcun effetto sugli incentivi erogati agli impianti fotoA partire dal 2009 il servizio di scambio sul posto non sarà più gestito dai diversi distributori ma solo dal Gestore del sistema elettrico (GSE)

voltaici e riguarda esclusivamente la regolazione dell’energia scambiata con la rete. Il passaggio dal vecchio al nuovo regime non comporta, pertanto, alcuna modifica ai meccanismi di erogazione dell’incentivo previsto per l’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici (conto energia fotovoltaico). Per approfondimenti: Delibera 74/08; Estratto della risoluzione della Agenzia delle Entrate circa il “Trattamento fiscale del contributo in conto scambio di cui alla delibera AEEG n.74/2008”. IL GIORNALE DELL’ENERGIA XI


SPAZIO LIBRI Roberto Bosio, Alberto Zoratti

Fermiamo Mr. Burns. Come evitare la Trappola Nucleare Arianna Editrice, Bologna 2008

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l nucleare incubo o risorsa di cui non si può far senza? Nell’ultimo periodo il tema del nucleare è ricomparso nel dibattito politico e sociale del nostro paese: nonostante la scelta fatta ormai da 22 anni, il mondo politico vorrebbe far rientrare dalla finestra ciò che i cittadini hanno messo alla porta. Gli autori di questo testo danno un contributo notevole alla comprensione del problema portando all’attenzione del lettore come l’uso di queste particolari tecnologie possa produrre effetti negativi difficilmente prevedibili ma soprattutto non sempre rimediabili. I limiti dell’uso dell’atomo sono storicamente documentabili fin dagli anni della prima sperimentazione a uso bellico, i tempi memorabili della “squadra suicida” di Chicago; squadra di cui faceva parte Enrico Fermi, e che era stata soprannominata in tal modo proprio per la chiara pericolosità

delle applicazioni che stavano sperimentando. La scoperta che l’atomo di uranio bombardato da neutroni si rompeva producendo diversi elementi di massa intermedia e una quantità di energia elevatissima, ovvero l’avvio di una reazione a catena, pose le basi per la produzione delle bombe atomiche e ... delle centrali nucleari. L’idea che l’energia nucleare potesse essere usata solo a scopo civile, era negli intenti degli scienziati che vi stavano lavorando, ma la storia è stata scritta in modo diverso. Le stesse centrali nucleari utilizzate per la produzione di energia sono state fonte di disastri di proporzioni enormi e i cui effetti non sono ancora del tutto, se mai lo saranno, estinti: basti pensare a Chernobyl! In questo testo viene ripercorsa la storia dell’energia nucleare con puntualità scientifica arricchita dalla crona-

Solvis

La fabbrica a zero emissioni Architetti Banz + Riecks

D

i fronte ai problemi ambientali evidenti a tutti, proclamati dai mass media e dai governi, il livello di attenzione e di cambiamento dei comportamenti è ancora, sicuramente inadeguato. Nella prefazione a questo testo Maurizio Pallante evidenzia che nonostante i preoccupanti dati emersi dai carotaggi effettuati nei ghiacci antartici, che rilevano come il tasso di CO2 sia aumentato esponenzialmente negli ultimi anni e come contestualmente sia aumentata la temperatura terrestre a causa dell’effetto serra, non si registrano cambiamenti concreti di stile di vita; a questi dati, preoccupanti, viene data scarsa risposta sia in contesto politico-gestionali che a livello individuale. Questo volume presenta un esempio di buone pratiche in edilizia: progettare un edificio significa prima di tutto fare i conti con l’esigenza di utilizzare le risorse in modo sostenibile nel tempo.

XII IL GIORNALE DELL’ENERGIA

La riduzione dei consumi energetici è il primo obiettivo che si sono posti i progettisti della SOLVIS per l’edificio a destinazione industriale nel quale si persegue il duplice obiettivo di elevato comfort e massima salvaguardia ambientale. Il progetto di base e gli impianti tecnici installati per il riscaldamento, la ventilazione, il raffrescamento, e l’illuminazione sono funzionali e di elevata qualità, ma tutti rigorosamente a basso consumo. Fin dall’inizio l’azienda si presenta come soggetto fornitore di sistemi tecnologici per l’edilizia completi, in modo da evitare al cliente di doversi rivolgere a più fornitori. La realizzazione di un edificio industriale a “zero emissioni” è, non solo, progetto sulla carta, ma una realtà concreta il cui percorso è caratterizzato dalla sinergia tra risparmio energetico ed utilizzo di energie rinnovabili, in cui gli aspetti economici ed ecologici rivestono uguale importanza. Il progetto SOLVIS

ca italiana, come il ruolo dell’Enel nel nucleare dei paesi dell’Est. La critica più palese che viene mossa all’attuale società è la visione “economicista” che sembra ispirare le scelte collettive e individuali. Nel testo si trova un contributo per rileggere il proprio vivere quotidiano sotto la luce della “responsabilità” verso di sé, verso gli altri, ma soprattutto verso il pianeta. Il lettore trova argomenti che esplicitano l’antieconomicità della produzione di energia con il nucleare e la grande difficoltà a smaltire le scorie radioattive, ma soprattutto indica il percorso verso un sistema energetico fondato sul risparmio energetico e sulle energie rinnovabili. Unendo così una pratica rispettosa dell’ambiente, della salute degli uomini e degli esseri viventi nel nostro pianeta.

Roberto Bosio, Alberto Zoratti Fermiamo Mr. Burns Come evitare la Trappola Nucleare Arianna Editrice, Bologna 2008, pagg. 221, € 12,90

(dal latino sole-forza), il cui nome è già un programma, determina la creazione di posti di lavoro in un mercato orientato al futuro, imperniato sul solare, con la realizzazione di costruzioni che rispettano i canoni della sostenibilità. I contributi tecnici di coloro che hanno concorso alla realizzazione si caratterizzano per la diversa metodica di lavoro alla ricerca di interventi interdisciplinari molto efficaci. Il volume descrive in modo chiaro l’idea architettonica, la struttura, gli impianti e i presidi di sicurezza dell’azienda, il tutto accompagnato da immagini a colori, da schemi e grafici che facilitano la comprensione delle caratteristiche e dei consumi energetici dell’edificio.

Solvis La fabbrica a zero emissioni Architetti Banz + Riecks Edizioni PAEA Progetti Alternativi per l’Energia e l’Ambiente. Reggio Emilia 2008, pagg. 96, € 20,00


Il calore dell’informatica Un nuovo approccio energetico alla climatizzazione dei centri di calcolo

Criticità tecnologiche nei Centri Elaborazione Dati La realizzazione di un centro di calcolo comporta in generale l’installazione di un sistema tecnologico piuttosto complesso, in relazione ai diversi servizi richiesti: alimentazione forza motrice, cablaggio dati, climatizzazione, rilevazione ed estinzione incendi. Questi servizi devono essere organizzati in modo razionale per evitare interferenze, assicurare ispezionabilità, garantire la necessaria protezione, configurando un assieme ordinato ed esteticamente gradevole. Tali aspetti assumono particolare rilevanza, sia in condizioni di esercizio ordinario - per offrire agi operatori un ambiente confortevole ed ergonomico ed alle apparecchiature condizioni di esercizio chimicofisiche controllate - sia in situazione di manutenzione ordinaria e straordinaria - come per esempio richiesto nell’ambito di uno sviluppo progressivo del parco delle apparecchiature di calcolo. L’assieme che ne deriva può diventare piuttosto complesso laddove la potenza di calcolo diventi particolarmente significativa e la sua installazione in spazi piuttosto compatti comporti una concentrazione di flussi di energia e di dati fuori dell’ordinario. La Sala Server di FBK E’ il caso della nuova Sala Server che la Fondazione Bruno Kessler sta realizzando nella propria sede di Trento, nella località di Povo. Si tratta infatti di un centro di elaborazione dati che, nella configurazione di massima espansione, prevede concentrati in un unico sito ben 14 “torri”, ovvero rack a pavimento comprendenti ciascuno 16 elaboratori, distribuiti su una superficie calpestabile di 65 metri quadrati: il che equivale a concentrare la capacità di elaborazione di circa 450 PC di ultima generazione nello spazio di un piccolo appartamento. Questa centrale è destinata a diventare il cuore pulsante della struttura scientifica tecnologica della Fondazione, fornendole il richiesto supporto informativo per i più ambiziosi ed avanzati progetti di sviluppo previsti per l’immediato futuro: l’attivazione della centrale, seppure in una configurazione iniziale ridotta, è prevista per il mese di maggio, con la prospettiva di andare a regime nei mesi successivi. Questa breve introduzione permette di inquadrare l’assoluta criticità dell’installazione e la necessità di valutare con la massima attenzione le problematiche connesse alla continuità di servizio di alimentazione, all’affidabilità della trasmissione dati e allo smaltimento del calore localmente prodotto.

Il progetto tecnologico All’inizio di questo prestigioso intervento, l’Ufficio Tecnico di FBK ha messo a fuoco con TESI Engineering, cui nel 2008 è stato affidato il progetto, i requisiti generali tecnologici dell’opera: affidabilità, espandibilità e modularità, facile manutenzione, limitazione del rischio d’incendio (prevenzione, rilevazione tempestiva, estinzione, limitazione delle conseguenze). Il processo di progettazione e validazione ha tenuto in considerazione gli ulteriori requisiti specifici per le diverse aree tecnologiche coinvolte: alimentazione elettrica (continuità di servizio, ridondanza delle alimentazioni, selettività delle protezioni, protezione da sovratensioni), trasmissione dati (immunità ai disturbi,

affidabilità delle connessioni, massima flessibilità), climatizzazione (efficienza energetica, controllo termoigrometrico accurato, elevata filtrazione, ridondanza delle fonti frigorifere, razionale ed uniforme distribuzione interna dell’aria). In particolare nell’ambito della climatizzazione si sono riproposti i temi e le soluzioni a suo tempo valutati su un caso analogo – il Centro di Calcolo di Villa Tambosi, della stessa Fondazione -, sebbene di proporzioni ridotte (circa il 30 %), ed al tempo affrontati in termini di esperienza pilota. Gli esiti lusinghieri ed incoraggianti hanno suggerito di estendere all’intervento attuale lo stesso approccio e le stesse riflessioni. L’elemento che quasi sempre contraddistingue le considerazioni svolte da TESI Engineering nell’affrontare una progettazione inedita, l’efficienza energetica, si ripropone puntualmente anche in questo caso, incontrando peraltro terreno fertile ed opportunità singolari. Le citate 14 “torri” rack richiedono al sistema di climatizzazione la capacità di smaltire i 120 kW assor-

IL GIORNALE DELL’ENERGIA XIII


SPAZIO ENERGIA Le 14 “torri” rack della sala server della Fondazione Bruno Kessler a Povo

biti, inclusi i modesti contributi per illuminazione ed affollamento (mentre risultano trascurabili le rientrate di calore, stante la posizione interrata del sito), per assicurare all’ambiente la richiesta temperatura interna massima di 24 °C. Free cooling La prima opportunità energeticamente razionale che si prospetta è lo sfruttamento dell’aria fresca esterna, che per circa 7200 ore annue (oltre l’80% dell’esercizio continuo previsto) è inferiore alla temperatura interna richiesta, per oltre 4000 delle quali risulta inferiore alla temperatura di immissione nominale (12 °C). Si configura quindi la possibilità di attuare una strategia di free cooling, in misura totale per 4000 ore annue, e parziale (ovvero con integrazione frigorifera crescente all’aumentare della temperatura esterna) per le ulteriori 3200 ore (mentre ci si deve rassegnare ad un esercizio in mera refrigerazione, per le rimanenti 1600 ore annue). A tale scopo l’impianto è previsto con schema a doppio ventilatore (mandata e ripresa), per consentire il ricambio dell’aria ambiente senza variarne il regime di pressione. Heat recovery Ancora più interessante è la seconda opportunità che si concretizza, in virtù dell’opportunità di recuperare il calore sottratto alla Sala Server per trasferirlo ad altri ambienti (riscaldamento invernale) o ad altre utenze di calore (produzione sanitaria, deumidificazione estiva). Questa opportunità di recupero termico (heat recovery, laddove si voglia allineare l’espressione all’alternativa prospettata di free cooling) presuppone il trasferimento del calore ad un termovettore - per ovvie ragioni di semplicità impiantistica l’acqua dell’impianto termico - ad un livello termico compatibile con le temperature del ciclo frigorifero, ovvero per valori massimi nell’ambito dei 50 °C. In tali condizioni la macchina frigorifera si comporta come una pompa di calore che trasferisce l’energia termica da un ambiente a 24 °C (corrispondente ad una temperatura estiva) ad acqua a 50 °C, con un’efficienza tale da rendere il calore così prodotto energeticamente più conveniente rispetto ad una tradizionale generazione da combustibili fossili. Per sfruttare l’attitudine a produrre calore a bassa temperatura e consentirne un adeguata integrazione dai

XIV IL GIORNALE DELL’ENERGIA

tradizionali generatori di calore, il sistema è previsto collegato in serie a monte di questi ultimi, in modo da poter intervenire per temperature di ritorno inferiori a 50 °C. Laddove le condizioni climatiche esterne dovessero richiedere regimi termici più elevati per l’acqua, l’impianto non riuscirà a cedere calore al circuito di riscaldamento, dovendo seguire le altre modalità di funzionamento previste. Modulazione della portata E’ evidente che le strategie di free cooling e heat recovery presuppongono, come poi previsto in progetto, collocazioni delle unità di climatizzazione rispettivamente all’esterno ed in prossimità della centrale termica. Le potenze elettriche di ventilazione, pur relativamente contenute, sono anch’esse oggetto di ottimizzazione. Per seguire la variabilità del carico termico senza comportare in ogni condizione la circolazione d’aria richiesta in condizioni nominali, la portata è modulata – beninteso, entro certi limiti prestabiliti – per mezzo di convertitori statici di frequenza, che assicurano significative riduzioni di assorbimento elettrico. La portata così modulata verrà introdotta in ambiente attraverso diffusori pedonabili inseriti nel pavimento galleggiante in corrispondenza dei rack, mentre l’estrazione avverrà da griglie in posizioni sovrastanti collocate nel controsoffitto, in modo da garantire una circolazione forzata che assecondi i moti ascensionali naturali. Regolazione In questo contesto, il sistema di controllo e regolazione viene a ricoprire un ruolo particolarmente cruciale, in quanto deputato ad attuare la priorità delle modalità di funzionamento fin qui descritte, acquisendo le condizioni di esercizio istantanee e trasmettendo i conseguenti segnali di comando ai rispettivi attuatori. Più precisamente il sistema provvederà a richiedere la circolazione minima consentita dalle condizioni di carico e nel rispetto delle soglie minime di progetto, attuando poi strategie di heat recovery (finchè sussista un fabbisogno termico appropriato), di free cooling in alternativa e/o in aggiunta (finchè le condizioni termoigrometriche esterne ne indichino la convenienza), per ripiegare sulla convenzionale refrigerazione con dissipazione solo quale extrema ratio (cfr. Diagramma di funzionamento). Va da sé che il sistema provvederà poi all’inserzione in


sequenza dei vari gradini di potenza disponibile, rispettando i tempi minimi di ciclo imposti dalla tecnologia dei compressori ed i limiti manometrici di evaporazione e condensazione richiesti dalla tecnica frigorifera. Allestimento Quanto descritto in progetto ed attualmente in fase di installazione, si concretizza in una coppia di unità modulari preassemblate roof-top, da posizionare sopra la centrale termica, nelle immediate vicinanze della sala server, ad essa collegate mediante canalizzazioni per il convogliamento dell’aria di mandata ed estrazione. A bordo di ciascuna unità, a sviluppo lineare con sezioni affiancate, saranno installi i componenti di trattamento aria (ventilatori, batterie, prefiltri e filtri), i componenti frigoriferi (compressori, condensatori, organi di laminazione), gli apparecchi di risparmio energetico (serrande per free cooling, recuperatori di heat recovery, inverter di modulazione portata), le apparecchiature elettriche (potenza, protezione, comando, controllo e regolazione). Software di simulazione Per poter predire con sufficiente attendibilità i benefici delle soluzioni prospettate e valutarne in modo appropriato l’effettiva redditività economica, si è resa necessaria la predisposizione di un modello di calcolo, sviluppato in funzione di una variabile indipendente principale: la temperatura esterna. Un consolidato modello climatico permette di stimare la temperatura esterna in funzione dell’ora e del giorno dell’anno, consentendo di costruire agevolmente una distribuzione spettrale della frequenza delle diverse temperature (cfr. diagramma Frequenza ore). Un ulteriore passo obbligato risiede nella stima del fabbisogno termico dell’edificio (in ragione delle sue caratteristiche) e della corrispondete temperatura del fluido termovettore (dipendenti dal tipo di terminali riscaldanti), entrambi espressi in funzione della temperatura esterna. L’implementazione nell’ambito del modello di calcolo dei criteri di regolazione, secondo le priorità indicate in precedenza, consente di valutare la condizione istantanea di esercizio (unità attive e rispettivi carichi), la potenza termica disponibile e quella effettivamente recuperata, le quote di freddo generato in modo tradizionale (dissipativo) e quelle in regime di heat recovery e di free cooling, le potenze elettriche risparmiate per free cooling ed inverter. L’estensione alle ore annue indicate per ciascuna temperatura dallo spettro di frequenza delle potenze suddette permette infine di determinare le energie termiche, elettriche e primarie, nonché la loro valorizzazione a prezzi correnti di mercato da raffrontare con la soluzione tradizionale corrispondente.

SINTESI BENEFICI Intervento

1

2

3

4

Udm

Free cooling

Modulazione ventilazione

Heat recovery

Totale

MWh

60,9

20,3

511,9

593

MWh

169

56

511,9

737,4

Benefici energetici

Risparmio atteso Risparmio di energia primaria

Benefici economici

Valore unitario

Risparmio annuo

140

140

50

€/anno

23682

7891

25622

57195

Benefici ambientali

Minor emissione di CO2

t/anno

32,8

10,9

99,3

143,0

Minor emissione di CO2

Nmc/anno

17000

6000

51000

73000

prospetta per il sistema di climatizzazione è superiore al 60 % rispetto alla soluzione tradizionale. Tra le stime svolte e la realtà con cui ci si confronterà a partire dalla messa in servizio, vanno peraltro considerate, da un lato la progressiva crescita della potenza di calcolo, dall’altro le inevitabili semplificazioni introdotte nel modello matematico (prevista nell’arco di diversi mesi), soprattutto per quanto riguarda la differenza tra sistema di regolazione ideale e reale (influenzata da inevitabili scarti ed isteresi delle variabili controllate). Conclusioni Le prospettive delineate dalle considerazioni sopra esposte accreditano l’intervento proposto di un interesse energetico-ambientale rilevante. Il successivo monitoraggio, supportato per mezzo di sistemi di contabilizzazione energetica opportunamente articolato, permetterà di verificare l’accuratezza delle previsioni e di operare le opportune ottimizzazioni, restituendo un assieme candidato a possibili riproposizioni. T.E.S.I. Engineering srl Ing. Lorenzo STRAUSS

Risultati I risultati della sono riportati nella tabella Sintesi benefici. Il risparmio di energia primaria che il modello

IL GIORNALE DELL’ENERGIA XV


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