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Principali parassiti dell’ape
La mia professione di disinfestatore ha tratto molti insegnamenti dal mio hobby di allevatori di api. In termini di attenzione all’ambiente, alla sostenibilità intesa come cura del territorio in modo da garantirne gli sviluppi futuri e a una soddisfazione interiore di fare "il meglio possibile” grazie anche ai tre esami di entomologia a suo tempo sostenuti e superati. Resta vera la citazione: “se oggi fai una cosa bene, nulla vieta di farla meglio domani”.
Una Risorsa A Tutto Tondo
Partiamo dai concetti base impartiti sin da piccoli, da genitori, insegnanti, amici, conoscenti: “le api sono insetti che pungono, producono miele, la pappa reale, il propoli, impollinando i fiori rendono possibile molte produzioni agricole, sono di colore giallo e nero, hanno le ali e non hanno il vitino da vespa”.
Tutto vero, ma c’è molto di più dietro questi piccoli, operosi, preziosi insetti. Le api hanno un antenato comune alle vespe: Melittosphex burmensis, dalle quali si sono differenziate circa 100 milioni di anni fa, e si sono co-evolute con le Angiosperme (piante che producono fiori. L’angiosperma che meglio esprime il binomio pianta insetto è sicuramente la Salvia pratensis, la quale ha sviluppato un meccanismo apposito per rilasciare il polline: quando l’ape si appoggia sul petalo, il fiore fa scendere le antere sino a toccare il dorso dell’insetto, impolverandolo. I primi reperti di utilizzo delle api da parte dell’uomo risalgono a circa 9.000 anni fa (Neolitico); le troviamo raffigurate nelle incisioni rupestri, dove vengono rappresentati uomini che saccheggiano i nidi (grotta della “Cueva dell’ Araňa” in Spagna), in alcuni casi utilizzando anche del fumo (Matopo, Zimbabwe).
Ma è con gli Egizi che inizia l’alleva- mento in contenitori appositi, ricavati da tronchi di legno cavi o vasi di terracotta o addirittura in cesti di vimini tutti denominati “arnie villiche” o “bugno villico”. Ci sono dipinti raffiguranti navi con arnie, che stanno ad indicare che questo popolo conduceva apicoltura nomade, spostando i nidi lungo il fiume Nilo inseguendo le varie fioriture.
I Greci perfezionarono l’allevamento creando dei favi mobili, così da ridurre i danni alle api durante il prelievo del miele. Inoltre, questo popolo aveva intuito l’importanza delle api quali impollinatori, portando i nidi all’interno dei giardini per avere raccolti più abbondanti.
Nel corso del Medioevo non ci furono innovazioni e l’allevamento delle api era praticato prevalentemente dai monaci.
Con la scoperta del nuovo Mondo il miele fu sostituito dallo zucchero e l’apicoltura ebbe un’involuzione. La svolta avvenne intorno al 1800, quando L. L. Langstroth riprese l’idea dei favi mobili e ideò l’arnia razionale che, con successive modifiche, portò alla realizzazione dell’arnia razionale standard, utilizzata tutt’ora.
Ad oggi esistono varie teorie di pensiero e filosofie che utilizzano differenti tipologie di arnie ( Warrè, Top bar…) che sono meno produttive ma più vicine alla natura delle api.
Professione disinfestatore
Da apicoltore hobbista e al tempo stesso disinfestatore mi trovo nella necessità di utilizzare dei biocidi, farmaci che, come ogni altro, contemplano delle controindicazioni. Senza entrare in dettagli tecnici mi limito a sottolineare i principi a cui attenersi:
• Scelta razionale delle tecniche di lotta (mirata, integrata biologica);
• selezione oculata delle risorse: attrezzature, formulati biocidi, pest proofing;
• intervenire solo dove serve e per il tempo strettamente necessario;
• attenersi alle disposizioni riportate in etichetta;
• corretta informazione nei confronti del committente.
A volte però, per proteggere questi insetti dai loro parassiti, bisogna utilizzare proprio farmaci biocidi, e questo ci riporta all'utilità della nostra professione. Da circa 40 anni gli apicoltori italiani si trovano a combattere un temibile parassita, la Varroa destructor, che si nutre e sviluppa a spese della covata. A causa di questa infestazione le api nascono indebolite e soggette a malattie virali e batteriche (Peste americana o europea). Se non controllato questo acaro causa la morte dell’intera colonia, per questo motivo va costantemente monitorato, e se supera una soglia limite si deve procedere con prodotti insetticidi registrati per lo scopo. Negli ultimi anni un altro nemico è stato introdotto nel nostro territorio, la famigerata Vespa velutina nigrithorax, la quale si ciba prevalentemente di api e in pochi giorni può portare alla scomparsa del nido. Il controllo viene effettuato tramite monitoraggio con trappole a cattura, individuazione dei nidi e loro disinfestazione. Colgo l’occasione per segnalare che esiste un sito internet dove gli apicoltori possono registrare la presenza di questo predatore sul nostro territorio. Ultimo, ma non meno devastante predatore, introdot-
SPECIE
Varroa destructor
INQUADRAMENTO SISTEMATICO
Classe: Arachnida
Ordine: Acarina
Famiglia: Parasitidae
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Genere: Varroa
DIMENSIONI
Colore: bruno-rossastro to in Italia per ora solo in Calabria dal Nord Africa, è l’Aethina tumida (un coleottero della famiglia Nitidulidae), che si nutre della covata, del polline e della cera e, con la fermentazione delle feci, rende inutilizzabile i prodotti dell’alveare. Ad oggi l’unico metodo di controllo è il monitoraggio e quando viene riscontrata la presenza bisogna intervenire bruciando il nido/ alveare, in modo da distruggerlo. Da quanto esposto emerge la necessità, una volta stabilito il tipo di intervento da effettuare, di intervenire con una terapia la più sicura e efficace possibile. In genere la cosa è tecnicamente fattibile, ma la teoria viene a volte ostacolata dai costi di realizzazione e dall’agire a volte poco responsabile di alcuni disinfestatori. ultime sono larghe 1,7 mm e lunghe 1,3 mm, di forma ellissoidale appiattita, colore bruno-rossiccio ed hanno quattro paia di zampe. Le femmine posseggono apparato boccale pungente-succhiante e si comportano da ectoparassiti sia nei confronti della covata (con predilezione di quella maschile), che delle api adulte. Originaria dell'Asia orientale, ad oggi la varroa è ubiquitaria in Italia e in tutti i continenti del mondo fatta eccezione dell’Australia.
Lunghezza: 1.00-1.77 mm.
Larghezza: 1.50-1.99 mm.
Forma: piatta, a bottone. Dotata di otto zampe.
DANNI
Caratteristiche E Diffusione
Osservabile ad occhio nudo, i maschi sono di colore biancogrigiastro, più globosi e più piccoli delle femmine, mentre queste fonte: Istituto Zooprofilattico della Toscana (www.izslt.it)
La durata media della vita delle api fortemente parassitate diminuisce sempre di un valore che va dal 25% al 50%. l'azione della varroa consiste non solo nel suggere l'emolinfa dell’ape adulta o della larva, ma anche nel colpire direttamente determinati apparati dell’ape in fase di sviluppo e nell’esporre le api ad altri patogeni come virus, funghi e batteri.