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Strumenti alternativi e complementari per la gestione dei roditori

La sostenibilità nel “Rodent Management” passa certamente anche attraverso la scelta e l’impiego di tecniche, prodotti e sistemi innovativi, spesso da considerarsi complementare al più convenzionale impiego di esche rodenticide ad azione anticoagulante (prodotti biocidi “AVK”). La stessa Commissione Europea, citando per esempio uno dei “considerando” (n.° 10) del Regolamento di Esecuzione (UE) 2019/637 (relativo all’immissione sul mercato della sostanza attiva colecalciferolo), afferma che “i roditori possono veicolare agenti patogeni responsabili di molte zoonosi, che possono comportare gravi pericoli per la salute umana o animale. I principi attivi anticoagulanti, che per ora sono i principali principi attivi usati nei rodenticidi, soddisfano anche i criteri di esclusione stabiliti all'articolo 5, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 528/2012, dato che sono classificati come tossici per la riproduzione di categoria 1B e sono per la maggior parte sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche (PBT) o molto persistenti e molto bioaccumulabili (vPvB).”

Lo stesso “considerando” prosegue affermando che “altri principi attivi alternativi attualmente approvati per il tipo di prodotto 14 e non soggetti a esclusione, vale a dire l'anidride carbonica, l'alfa cloralosio, il fosfuro di alluminio, l'acido cianidrico e la polvere di pannocchie di granturco, hanno vincoli inerenti alla loro natura e condizioni d'uso limitate. I metodi di prevenzione o controllo non chimici per roditori, come le trappole meccaniche, elettriche o a colla, possono non essere sufficientemente efficaci e sollevare ulteriori interrogativi riguardo alla loro accettabilità sul piano etico e alle inutili sofferenze causate ai roditori.”

La situazione a riguardo del corretto impiego dei prodotti rodenticidi (e non solo) è pertanto complessa e soggetta a mutamenti (a breve, dovrebbe essere prevista la revisione delle autorizzazioni delle sostanze attive AVK, tra le più diffuse nella lotta chimica ai roditori).

Rodent Management E Sviluppo Sostenibile

Bisogna anche considerare che, come ribadito anche dalla Commissione Europea, le attività di gestione dei roditori sono certamente utili anche ai fini dello Sviluppo Sostenibile. Gestire le popolazioni di roditori sinantropici come ratti e topi può contribuire a raggiungere gli obiettivi n.° 2 (“Fame zero”: limitazione delle perdite alimentari dovute anche all’azione dei roditori) e l’obiettivo n.° 3 (“Salute e Benessere”: limitazione degli impatti sanitari), valutando le ripercussioni di natura sanitaria e merceologica che i roditori possono avere in ambito di

Sicurezza Alimentare e Salute Pubblica. Anche il goal n.° 15 (“La vita sulla terra”), coinvolge tali attività, sia in termini di protezione della fauna non-bersaglio durante le attività di “derattizzazione” ma anche per la tutela stessa della biodiversità, talvolta minacciata dalle stesse popolazioni di roditori (ratti), quali predatori di animali con status di protezione. Anche se questi prodotti soddisfano delle condizioni per cui, nonostante caratteristiche tossicologiche ed eco-tossicologiche non propriamente favorevoli (dalla classificazione CLP “H360D” per i formulati > del 3% di s.a. alle caratteristiche di persistenza, bioaccumulo e tossicità – PBT) e pertanto sono largamente impiegati, sono già disponibili sul mercato delle alternative.

Impiego Dei Biocidi

Tuttavia, anche l’impiego dei prodotti AVK merita una riflessione, al fine di verificare quanto realmente siano applicate le condizioni di impiego riportate nelle autorizzazioni biocide e quindi nelle etichette ministeriali dei prodotti. Da questo punto di vista, è importante ricordare come il recente

D. Lgs. 179/2021 “Disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni del regolamento (UE) n. 528/2012 relativo alla messa a disposizione sul mercato e all'uso dei biocidi (21G00183) (GU Serie Generale n.284 del 29-11-2021), entrato in vigore il 14/12/2021, si occupa chiaramente di questi aspetti.

Infatti, all’articolo 03 (“Violazioni in materia di messa a disposizione sul mercato e uso dei biocidi di cui all'articolo 17 paragrafo 1, del regolamento”), il decreto recita testualmente quanto segue:

“1. Chiunque immette sul mercato un prodotto biocida non autorizzato ai sensi del regolamento ovvero in forza di un'autorizzazione non più valida o revocata o in violazione delle prescrizioni dell'autorizzazione, è punito con l'arresto fino a tre mesi e con l'ammenda da euro 1.000 ad euro 10.000.

2. È punito con la stessa pena di cui al comma 1 l'utilizzatore professionale o industriale che impiega un prodotto biocida non autorizzato o un prodotto biocida autorizzato in violazione delle relative condizioni di utilizzo indicate nell'autorizzazione.”

Pertanto, con particolare riferimento al comma 2, è importante che gli utilizzatori professionali pianifichino ed applichino servizi di gestione dei roditori con prodotti rodenticidi rispettando precisamente le condizioni indicate in etichetta.

Tra le varie condizioni sicure di impiego, che si riferiscono naturalmente ai Regolamenti di esecuzione UE della Commissione relativi all’approvazione delle s.a. presenti nei formulati commerciali, si ricorda che, per ogni categoria di utilizzatore (utente domestico, utente professionale, profes- sionista formato/derattizzatore), sono previste condizioni di impiego ben specifiche, riportate appunto sulle etichette dei prodotti stessi.

L’impiego permanente di esche anticoagulanti è di fatto non consentito, se non a particolari condizioni operative nell’ambito delle quali solo un’Impresa professionale di Derattizzazione può agire entro limiti per definiti (per es. con rivalutazioni e controlli temporali indicati).

Infatti, solo in caso di infestazioni o di condizioni particolari che ne possano dimostrare la necessità, i Professionisti formati della Derattizzazione potranno stabilire, documentandola e rivalutandola nel tempo, la necessità di mantenere in maniera permanente questa tipologia di esche. Tutte queste operazioni, oltre che essere registrate, devono essere precedute dall’applicazione di un approccio integrato che preveda anche e primariamente l’impiego di misure preventive (pulizie, gestione della vegetazione e dei rifiuti, misure di esclusione, ecc.) e l’impiego di metodi di cattura fisica. Per quanto riguarda i prodotti anticoagulanti, è opportuno ricordare che i formulati con concentrazioni ≥ 30 ppm (es. 0,005%) sono da considerarsi ad esclusivo uso di utilizzatori professionali ed utilizzatori professionali formati (in quest’ultima categoria rientrano i “derattizzatori professionisti”, con le dovute differenze relative alle modalità di impiego).

Altro dato importante (aggiornato al termine del 2020), ci riferisce di circa 300 formulati rodenticidi commerciali, per lo più rappresentati da prodotti a base di AVK (per es. brodifacoum, bromadiolone, difenacoum, difetialone e flocoumafen).

Il costo relativamente contenuto di tali prodotti e la loro larga disponibilità ne diffonde l’impiego, anche se è necessario considerare gli impatti sulla fauna non-bersaglio, sia in caso di intossicazione primaria (consumo diretto delle esche) che di intossicazione seconda- ria (consumo di roditori intossicati ancora vivi e/o di loro carcasse).

Il Colecalciferolo

Da alcuni anni, anche in tempi piuttosto recenti, sono presenti sul mercato italiano anche formulati rodenticidi a base di altre tipologie di sostanze attive. Tra i più recenti formulati, si è assistito al ritorno del colecalciferolo (vitamina D3), sostanza attiva biocida PT14. La dicitura di “vitamina D3” è omessa per evitare pericolosi messaggi confusionari che potrebbero indurre a scambiare tali prodotti per medicinali. Somministrato ai roditori, il colecalciferolo aumenta la concentrazione di calcio nel sangue, rendendolo mobile nell’organismo con conseguente ipercalcemia. Le calcificazioni diffuse negli organi interni di topi e ratti portano i roditori ad interrompere la nutrizione e quindi a morire. I riferimenti bibliografici riferiscono che la morte dei roditori intossicati da colecalciferolo sopraggiunga in quattro-sette giorni dall’assunzione.

Vi sono alcuni pareri contrastanti circa la bassa tossicità nei confronti degli uccelli, mentre il rischio di intossicazione secondaria per cani e gatti è considerato basso.

Studi recenti hanno, inoltre, dimostrato l'efficacia del colecalciferolo ai ceppi di ratti e topi resistenti ai prodotti AVK. Naturalmente, anche i biocidi a base di colecalciferolo presentano delle condizioni di impiego specifiche. Tra queste, a titolo non esaustivo, si indica che la concentrazione nominale del colecalciferolo nei biocidi non debba superare lo 0,075 % p/p.

Anche con questa tipologia di prodotti, è necessario che i formulati conten- gano amaricante e siano disponibili in formato pronto all’uso. Inoltre, non sono disponibili prodotti a base di colecalciferolo per gli utenti non professionali. A tale riguardo, le autorizzazioni dei biocidi destinati ai derattizzatori, possono essere destinate anche per l’uso in fognature, spazi aperti e discariche; possono essere usati solo in punti esca coperti e protetti, purchè (come nel caso dei rodenticidi AVK), questi offrano un livello di protezione per le specie non bersaglio e l'uomo pari a quello delle stazioni esca a prova di manomissione.

Anche l’uso permanente sarebbe possibile in luoghi con un elevato potenziale di reinvasione solo se altri metodi di controllo si sono rivelati insufficienti. In caso di uso permanente, i consumi dei prodotti andrebbero comunque rivalutati entro 35 giorni dalla prima applicazione e, qualora si determini di impostare un sistema di “permanent baiting” (tali prodotti non sono autorizzati per il “pulsed baiting”), i controlli dovrebbero essere svolti ogni 4 settimane. In alcuni casi, le condizioni di impiego prevedono che all’inizio della campagna, le verifiche di consumo dovrebbero essere svolte dopo 1-2 giorni dall’applicazione e successivamente settimanalmente.

È evidente che la lettura critica delle autorizzazioni/etichette di questi

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