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STUDI EPC: cosa succede in Europa?
Isolamento Termografia sul cappotto
Illuminazione Sfruttare quella naturale
UNI 11300 Vecchio e nuovo
DENTRO L’OBIETTIVO
ORO Nature in mezzo ai boschi Scuola monumentale da ristrutturare Poste Italiane Spa – Posta target magazine – LO/CONV/020/2010
N. 52 · Anno IX · novembre dicembre 2014
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IN QUESTO NUMERO
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Domande & Risposte Novità prodotti Rispondono gli esperti RIQUALIFICAZIONE ENEGRETICA Anche il pubblico deve farsi nZEB La riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico e degli edifici storici al centro di un convegno tenutosi a Milano
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NORMATIVA Prestazione energetica, metodi di calcolo a confronto Le novità introdotte dalle nuove UNI/TS 11300:2014 parte 1 e 2 per la valutazione delle prestazioni energetiche degli edifici
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DENTRO L’OBIETTIVO
EPC Contratti di rendimento energetico in Europa Dal progetto Transparense i primi dati sull’utilizzo del servizio Energy Performance Contract in 20 paesi UE SISTEMI ISOLANTI Gli errori del cappotto svelati all’infrarosso Uno studio condotto da Anit, Caparol e Flir utilizza la termografia per l’analisi e la diagnostica dei rivestimenti isolanti esterni
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Prove tecniche di riqualificazione storica
Intervento pilota in una scuola monumento nel Tirolo austriaco per ridurre i consumi e migliorare il comfort senza intaccare il valore storico dell’edificio
Esempio di Modernismo anni ’30
La scuola di Hötting, eretta nel 1929 su progetto dall’architetto Franz Baumann, è uno dei primi edifici costruiti in cemento armato, fortemente influenzato dalle idee di Peter Behrens e della Bauhaus. Il complesso si articola in blocchi monolitici, senza aggetti o altri elementi ornamentali, architettura tipica del primo
modernismo. Negli anni seguenti gli interventi sull’edificio sono stati limitati, se si esclude un ampliamento ad est avvenuto dopo la Seconda guerra mondiale, anche perchè la disposizione originale degli spazi interni era stata progettata con cura e non ha richiesto, col passare del tempo, modifiche sostanziali. L’edificio si estende su una superficie lorda di 5.778 m2 (netta 4.524 m2) su sei piani. Le aule sono 84, ognuna occupata da un insegnante e, in media, da venti studenti con età compresa tra 10 e 14 anni. Il volume riscaldato, che comprende anche corridoi, uffici e locali di servizio, è pari a 14.982 metri cubi.
OLTRE 90MILA PER LA PIATTAFORMA DEL COSTRUIRE ITALIANO I numeri forniti dagli organizzatori parlano chiaro: quest’anno sono stati oltre 60.000 i visitatori nei Padiglioni di edilizia e di cantiere del Saie che salgono a 93.000 considerando la piattaforma del Costruire italiano, con i saloni Saie Sport, Saie 3, H2O, Expotunnel e Ambiente Lavoro. Nei padiglioni della Fiera di Bologna sono tornati anche gli stranieri, 15mila quest’anno, vale a dire il 15% del totale, contro il 5% della scorsa edizione. Un risultato che premia la decisione di non scontrarsi frontalmente con Made Expo, ma che è anche frutto di un lavoro di promozione condotto a livello internazionale. C’è da augurarsi che il ritorno degli operatori stranieri sia da imputare anche ad un ritrovato interesse per il made in Italy settoriale fuori dai confini nazionali. Per restare ai numeri, il Saie del 50° ha ospitato 1408 espositori, di cui 208
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er secoli gli architetti hanno progettato edifici in grado di catturare la luce solare per illuminare gli spazi interni, ricavare energia solare passiva o semplicemente per ottenere particolari effetti estetici [1]. Negli ultimi anni, grazie a mezzi sempre più efficienti per convertire l’energia solare in calore ed elettricità, la sfida di progettare un edificio che utilizzi in modo efficace la luce, il calore e il potenziale elettrico provenienti dal sole
Un cascinale fatiscente nel cuneese, ristrutturato senza stravolgerne l’impianto per raggiungere il massimo della certificazione CasaClima n.52
bimestrale
Direttore responsabile Marco Zani Coordinamento redazionale Carlo Latorre Redazione Alessandro Giraudi, Silvia Martellosio, Erika Seghetti redazione@casaeclima.it Coordinamento APA per Casa&Clima info@lvh.it Art Director Marco Nigris Grafica e Impaginazione Balzac - MN Hanno collaborato a questo numero Giovanni Benedici, Michele Concolato, Lorenzo Cusinato, Anton Harfmann, Jason Heikenfeld, Cosimo Marinosci
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Pubblicità Quine Srl 20122 Milano – Via Santa Tecla, 4 – Italy Tel. +39 02 864105 – Fax +39 02 72016740 Traffico, Abbonamenti, Diffusione Rosaria Maiocchi Editore: Quine srl www.quine.it Presidente Andrea Notarbartolo Amministratore Delegato Marco Zani Direzione, Redazione e Amministrazione 20122 Milano – Via Santa Tecla, 4 – Italy Tel. +39 02 864105 – Fax +39 02 72016740 e-mail: casaclima@quine.it Servizio abbonamenti Quine srl, 20122 Milano – Via Santa Tecla, 4 – Italy Tel. +39 02 864105 – Fax +39 02 70057190 e-mail: abbonamenti@quine.it Gli abbonamenti decorrono dal primo fascicolo raggiungibile.
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70 è diventata un vero e proprio mantra del movimento della sostenibilità del XXI secolo [2]. Molti degli edifici con sistemi fotovoltaici integrati sono in grado di convertire l’energia elettrica autoprodotta in illuminazione, ma la maggior parte della luce solare che colpisce la struttura non viene utilizzata o raccolta in modo efficiente e in molti casi viene addirittura considerata un onere. Prendiamo ad esempio una struttura per uffici commerciali di 3 piani e con un ingombro di 100' x 100' m2, situata in tre aree climatiche molto diverse fra loro: Los Angeles, Singapore e Berlino. Confrontando i dati sul riscaldamento, raffreddamento e i carichi di illuminazione, ciò che emerge in tutti e tre i casi è che l’illuminazione elettrica diventa un peso durante la stagione calda, mentre su base annua rappresenta la voce che ha maggiore necessità di energia, indipendentemente dal clima. L’evidenza è che un sistema di smart light distribuito, come generalmente avviene, solo sul 10% dell’involucro edilizio potrebbe, se esteso, illuminare un edificio di 10 o 30piani.
Sfruttare meglio la luce naturale
in mezzo alla natura
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esteri, su una superficie di 102.000 m2 distribuita su 13 padiglioni e due aree esterne occupate da gru e macchine da cantiere. Nel corso dell’evento si sono tenuti 452 tra convegni, workshop e seminari professionali tenuti da 2.581 tra relatori e docenti al quale hanno partecipato 41.257 persone. Positivo anche il bilancio dei corsi di formazione della Saie Academy, al quale hanno partecipato quest’anno novemila professionisti.
ILLUMINAZIONE INTELLIGENTE
ORO Nature
A CURA DELLA REDAZIONE
LAVORI IN CORSO. Dimostrazioni e sfide all’insegna del “saper fare” nelle piazze del Saie
GIOVANNI BENEDICI
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sono tornati ad affollare le corsie, facendo scattare il segno + alla voce Visitatori, anche grazie ad una articolata proposta di eventi collaterali, tutti all’insegna del Costruire italiano.
La storica manifestazione bolognese dedicata all’edilizia prova a riposizionarsi: resterà annuale, ma con due format diversi
La struttura vede l’abbinamento di cemento armato e blocchi da costruzione per l’involucro, rifinito all’esterno e all’interno con intonaco in calce, cemento e gesso spesso 2-3 cm. In dettaglio, il 58% delle superfici verticali è realizzato in blocchi di laterizio, con spessore massimo di 60 cm; il restante 42% è
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RIUSO DI CONTAINER. Un container usato può essere recuperato in mille modi, come mostrava in fiera Box4it: per esempio in una stanza d’albergo (PopUP Hotel), oppure in spazi espositivi per mostre d’arte.
SAIE, di tutto un po’
Cemento e mattoni
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AIE torma a riempire i padiglioni e lo fa in concomitanza con l’edizione del 50°, segno benaugurante per il futuro della manifestazione bolognese dedicata al mondo delle costruzioni, reduce dallo scontro fratricida con il MadeExpo di Milano. Raggiunta una tregua all’insegna dell’alternanza, SAIE ha potuto riorganizzare le fila, aggiornare il programma espositivo e rinsaldare il rapporto con gli espositori, messo alla prova dalla particolare crisi del settore. Compiti portati a termine dagli organizzatori: così gli operatori
A CURA DELLA REDAZIONE
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VISTI IN FIERA
Orientamento e planimetria. L’area ricreativa è posta lungo il lato sud, che costeggia l’argine del fiume Inn. L’ingresso e le aule sono invece collocate lungo l’asse nordest. A nord la scuola confina con una piscina pubblica, mentre ad est ed ad ovest si trovano insediamenti residenziali
rendiamo una vecchia scuola dei primi anni del secolo scorso, quando il risparmio energetico non era ancora una priorità. Quindi, cerchiamo soluzioni per renderla più efficiente con un intervento non invasivo, nel rispetto del valore storico ed architettonico dell’edificio, dichiarato monumento storico nel 2008. È quanto ha fatto il pool di esperti del Progetto europeo 3ENCult, coordinato dall’Eurac di Bolzano e dall’Università di Insbruck, intervenuti in una scuola a Hötting, uno dei quartieri di Innsbruck. Il lavoro è stato lungo e articolato, reso più complesso dal coinvolgimento delle autorità che tutelano i beni storici e artistici: analisi, diagnosi energetica, simulazione di diverse soluzioni innovative in due aule pilota, interventi per migliorare l’isolamento dell’involucro dall’interno e posa di un sistema di ventilazione meccanica (Active overflow); per proseguire con il monitoraggio e l’analisi dei dati ex-post al fine di identificare gli interventi più efficaci in vista di una riqualificazione energetica dell’intera struttura e, in prospettiva, di altri edifici storici. La scuola di Hötting, infatti, è parte del progetto europeo sulle smart-city Sinfonia, per lo studio di nuove soluzioni di efficienza energetica in termini di isolamento, ventilazione, ombreggiamento da applicare ad edifici pubblici e privati.
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FIGURA 1. Impronta energetica di una tipica struttura ad uso uffici, in tre aree climatiche diverse
Progettazione insufficiente
La tecnologia “Smart Light” è composta da piccole celle “elettrofluide” alimentate da moduli fotovoltaici incorporati capaci di trasferire l’illuminazione naturale all’interno degli edifici
Se l’architettura è impegnata da secoli, con successo, nella ricerca della forma più adeguata per accogliere all’interno degli edifici tutta la luce naturale necessaria, senza provocare fenomeni di surriscaldamento, è anche vero che sono diverse le problematiche irrisolte. Prima fra tutte, l’ingente quantità di energia assorbita o riflessa
FIGURA2. Diminuzione e variazione del livello di intensità della luce naturale in un edificio tipo per uffici
ANTON HARFMANN E JASON HEIKENFELD*
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Stampa Tiber - Brescia Casa&Clima è stampata su carta certificata Chlorine Free Iscrizione al Tribunale di Milano N.170 del 7 marzo 2006.
da un edificio che viene sprecata. Mediamente, un immobile viene investito giornalmente da circa 6000 kWh di energia solare e solo una piccola parte di essa viene raccolta e riutilizzata. In molti edifici contemporanei si notano anche carenze a livello progettuale: non tutti gli spazi riescono a “godere” dell’illuminazione naturale e si è costretti ad utilizzare l’illuminazione artificiale anche laddove potrebbe non essere necessario, così come vengono progettate aree illuminate esclusivamente da luce naturale diretta, senza tener conto delle variazioni di intensità che caratterizzano i raggi solari. La Figura 2 illustra le problematiche che emergono in un edificio tipo per uffici a tre piani, mal progettato da un punto di vista dell’illuminazione. Negli spazi adiacenti a finestre e vetrate, l’intensità della luce risulta eccessiva, mentre in quelli più lontani è insufficiente, soprattutto se vi sono pareti intermedie. Il risultato è che si finisce per utilizzare ugualmente la luce elettrica, che consuma una grande quantità di energia, origina calore e, nella maggior parte dei casi, non risponde in modo soddisfacente alle necessità di illuminazione.
Strategie per sfruttare la luce naturale
Nel corso della giornata, i tre lati di un edificio vengono irradiati, con varia intensità e durata, dai raggi solari. Le aree situate vicino al perimetro della struttura beneficiano direttamente di questa luce, ma soffrono per la sua natura variabile. Gli spazi interni, invece, vengono solitamente illuminati artificialmente, rinunciando quindi ai benefici e alla qualità della luce naturale. Se alcuni elementi come abbaini, lucernari, mensole luminose, riflettori, tubi solari e cavi
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© Quine srl - Milano Associato
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Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica Per il periodo 01/01/2013-31/12/2013 Periodicità bimestrale Tiratura media 19.500 copie Diffusione media 19.238 copie Certificato CSST n. 2013-2433 del 25/02/2014 Società di Revisione: Refimi srl
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DOMANDE & RISPOSTE RISPOSTE AI QUESITI TECNICI DEI NOSTRI LETTORI CON LA COLLABORAZIONE DI PROFESSIONISTI CON SPECIALIZZAZIONE NELLA PROGETTAZIONE DI EDIFICI A BASSO CONSUMO ENERGETICO Invitiamo i lettori a inviare i quesiti a: faq@casaeclima.it
I dubbi su umidità e condensa Cosa fare quando su una parete compaiono macchie scure, segni di umidità o muffa? Da cosa possono dipendere visto che non rilevo segni di inflitrazioni o perdite di acqua da tubazioni?
viene attraversata dal vapore d’acqua, che passa dall’ambiente in cui è presente in concentrazione maggiore a quello in cui la sua concentrazione è minore.
Risponde prof. Ing. Anna Magrini
Come si calcola la condensa superficiale?
È possibile che si siano verificate condizioni tali da raggiungere, sulla superficie della parete, temperature così basse da far condensare il vapore acqueo presente nell’aria. È sufficiente che l’aria ristagni in prossimità di una parete fredda e che raggiunga valori di umidità relativa molto elevati (superiori all’80%) perché si formi, in breve tempo, muffa su superfici umide. In alcuni casi questa situazione si verifica in inverno, sulle pareti esterne, soprattutto se esposte a Nord, quando si tengono ben chiuse le finestre per “conservare il caldo” in casa. La combinazione tra bassi valori di temperatura superficiale interna e uno scarso rinnovo d’aria, che implica un incremento dell’umidità relativa, uniti alla presenza di persone e/o di attività che comportano produzione di vapore, crea una condizione favorevole per la crescita di microorganismi che possono rendere l’ambiente insalubre. Attenzione però: una situazione analoga si potrebbe anche verificare a seguito di un fenomeno più lento e meno evidente, legato a una situazione più complessa: il vapore d’acqua che attraversa una parete perimetrale può trovare condizioni di temperatura così bassa da condensare all’interno della muratura. Infatti, in genere i materiali edilizi non sono impermeabili al vapore: se si verifica una differenza di pressione di vapore tra due ambienti separati da una parete, questa
Risponde prof. Ing. Anna Magrini
In realtà, non è corretto parlare di calcolo della condensa superficiale, dato che si deve fare riferimento ad un limite più restrittivo, che corrisponde alla necessità di evitare la formazione di muffe sulle superfici. Queste crescono anche quando il muro non è bagnato, è sufficiente la presenza di valori elevati di umidità relativa. La norma UNI EN ISO 13788 indica la metodologia da seguire sia per la verifica dei problemi igrometrici superficiali, sia per il rischio di condensa interstiziale. Si parla di problemi superficiali, in quanto non si valutano le condizioni per le quali si ha condensa superficiale, ma si considera un limite più restrittivo: l’umidità relativa in prossimità delle superfici non deve raggiungere valori elevati, per evitare il rischio di formazione di muffe, prima ancora della condensazione del vapore acqueo sulla superficie. Il valore preso come riferimento per l’umidità relativa massima è pari al 80%, ma in alcuni casi potrebbe essere inferiore. Per questo motivo, non è sufficiente procedere come si faceva in passato, basando la verifica sul calcolo della temperatura di rugiada nelle condizioni di progetto invernali, ma occorre effettuare il calcolo su dati determinati in base alla temperatura interna-esterna media
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DOMANDE & RISPOSTE
mensile e valutare un fattore di temperatura che viene calcolato in base a queste e alla temperatura superficiale interna. Come deve essere affrontata la valutazione analitica dei problemi igrometrici, interstiziali e superficiali? In generale, si cerca di valutare il “rischio” di condensazione, non tanto il verificarsi di questa. I dati climatici per la valutazione presi come riferimento sono valori medi mensili e i fenomeni interstiziali possono verificarsi in tempi piuttosto lunghi, quindi le incertezze della valutazione portano a risultati che non sono certi, ma piuttosto indicano solo la possibilità che si verifichi il fenomeno. Per i problemi legati alla valutazione sia superficiale che interstiziale, si fa riferimento alle condizioni climatiche esterne di temperatura e Umidità relativa (UR) definite a livello nazionale dalla UNI 10349. Per quelle interne, nell’appendice nazionale della UNI EN ISO 13788 sono indicate le condizioni che si possono prendere come riferimento per gli edifici residenziali, mentre per edifici destinati ad altri utilizzi la temperatura interna deve essere valutata caso per caso, coerentemente con le condizioni d’uso prevedibili o accertabili. L’umidità relativa interna viene determinata dalle condizioni impostate dall’impianto di condizionamento e, in assenza di questo, in base a un diagramma (sempre Appendice Nazionale), indirettamente, in funzione della differenza di pressione di vapore tra ambiente interno-esterno. Tutte le condizioni climatiche sono riferite al valore medio mensile.
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Design minimale e grande spazio alle vetrature, con telaio in legno visibile per meno di 2 cm, caratterizzano il serramento alzante scorrevole Imago di Alpilegno, che all’aspetto estetico non sacrifica prestazioni e funzionalità. Il serramento garantisce infatti resistenza agli agenti atmosferici e sicurezza antieffrazione, mentre lo spessore del telaio (184 mm) e dell’anta scorrevole (80 mm) consentono di montare vetri doppia camera per assicurare un elevato isolamento termico, esaltato dalla soglia Climatech. www.alpilegno.com
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Trattamento aria plug and play La gamma UTA (unità di trattamento aria) di Daikin si è ampliata con l’introduzione della nuova unità Compact “plug and play”, macchina facile e veloce da installare, che debutta in un segmento molto competitivo come quello delle unità compatte con recupero di calore e dimensioni predefinite. Dieci configurazioni standard, tra 1.200 e 15.000 m3/h, permettono di soddisfare esigenze progettuali diverse conservando un elevato grado di flessibilità. Le UTA vengono normalmente configurate mediante appositi software di selezione, che consentono di generare soluzioni estremamente personalizzate. La novità, segnala l’azienda, risiede nel fatto che sono disponibili 10 grandezze tipo, che si possono integrare ed espandere per assecondare le differenti esigenze applicative. L’unità base è costituita da una sezione principale, equipaggiata di uno scambiatore di calore rotativo con rendimento superiore all’80%, due ventilatori EC (uno per l’aria di alimentazione e l’altro per l’aria di ritorno) e filtri std/he. Il modulo principale può essere accoppiato con un blocco batteria (ad espansione diretta e ad acqua), una camera di miscelazione a tre vie e altri accessori. www.daikin.it
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FLIR Systems ha ampliato le funzionalità delle termocamere professionali Serie T, introducendo anche due nuovi modelli: T460 e T660. In particolare, gli apparecchi di questa serie ora integrano la funzione UltraMax, un algoritmo di elaborazione dell’immagine che migliora notevolmente la risoluzione IR e la sensibilità. Rispetto alle immagini standard non elaborate, il numero di pixel aumenta di quattro volte, la risoluzione raddoppia e la sensibilità termica cresce del 50%. In questo modo è possibile eseguire lo zoom sulle più piccole anomalie termiche, acquisendo misure più accurate e ottenendo un maggior dettaglio. Inoltre, alcune telecamere della Serie T sono ora dotate di una più elevata sensibilità termica (fino a 20 mK) e migliore accuratezza di misura della temperatura. I nuovi modelli T460 e il T660 integrano tutte queste funzionalità, con l’aggiunta di un intervallo di temperatura misurabile più esteso, fino a 2.000 °C; sono inoltre dotati di autofocus continuo e registrazione di file video radiometrici in tempo reale. I dati possono essere riprodotti e analizzati con i software FLIR Tools e FLIR Tools+, per poter studiare in dettaglio l’andamento nel tempo delle temperature. www.flir.com/t-serie
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Per la climatizzazione di data center ad elevata densità, Climaveneta propone sei nuovi modelli della famiglia rack cooler CRC con larghezza di 600 mm, quattro per la versione CRCC ad acqua refrigerata e due per la versione CRCX ad espansione diretta. Il nuovo design consente di far fronte a densità di carico sempre più elevate (oltre 75 kW per rack) mediante un’unità compatta facilmente collocabile in spazi contenuti. Le funzioni sono le stesse della serie base: sistema avanzato e dinamico di gestione dei parametri di umidità e temperatura mediante Evolution control, ventilatori EC a commutazione elettronica e compressori DC inverter. www.climaveneta.com
Barriere tecnologiche Il controllo accessi diventa sempre più smart, come dimostra la nuova serie di barriere elettromeccaniche Maxima Ultra di BFT, dotate di interconnettività fornita dal protocollo U-Link, che consente loro di interfacciarsi con tutti i prodotti dell’azienda dedicati alle soluzioni di parcheggio. Grazie alla ricevente Clonix U-Link, le barriere possono comunicare anche con altre tipologie di dispositivi BFT o di altre case. L’integrazione fra U-Link, Clonix e B-Eba permette all’installatore di monitorare il funzionamento delle barriere, ottenendo una reportistica dettagliata, con la possibilità di controllo anche da remoto tramite smartphone e computer. Le barriere sono disponibili in due versioni, per aperture da 1,7 a 5 metri e da 4 a 8 metri, entrambe con struttura autoportante in acciaio ed equipaggiate di motore ventilato. Il sistema di trasmissione con meccanismo biella/manovella consente di gestire i rallentamenti meccanici della barra e riduce lo stress del motoriduttore, mentre l’inverter controlla in ogni istante la velocità di rotazione del motore; ciò assicura un’elevata fluidità del movimento della barra, riduce le vibrazioni e garantisce massima silenziosità. www.bft.it
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Arriva il MuroCappotto
PER ABBONATI Lecablocco MuroCappotto di Anpel (Associazione Nazionale Produttori Elementi in Leca) è un sistema di isolamento termico studiato per interventi di riqualificazione energetica su edifici esistenti. Come indica il nome, Lecablocco MuroCappotto è il frutto dell’assemblaggio di un pannello isolante in EPS+grafite, negli spessori di 8, 12 e 16 cm, con un robusto elemento in calcestruzzo di argilla espansa Leca da 8 cm che protegge il pacchetto isolante da intemperie,
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 urti ed escursioni termiche. In questo modo, il sistema può sostenere finiture quali intonaci o rivestimenti naturali in pietra naturale o ricostruita. La trasmittanza termica del blocco ibrido può arrivare a U = 0,17 W/m2K. Gli elementi vengono ancorati alla parete con fissaggi meccanici a doppia espansione in nylon. La mensola in calcestruzzo di argilla espansa consente di realizzare l’appoggio a qualsiasi altezza. Inoltre grazie agli elementi ad angolo, è semplice e veloce rivestire gli angoli degli edifici alternando gli elementi per una posa a giunti sfalsati. www.lecablocco.it
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NOVITÀ PRODOTTI
Vimar ha messo a punto una nuova linea di centralini pensati per installazioni ad incasso, quando non possono essere completamente celati alla vista. Utilizzabili in qualsiasi tipo di parete, in muratura o cartongesso, si caratterizzano esteticamente per le linee semplici e il profilo morbido con angoli arrotondati, sia nella versione bianco integrale che in quella fumè semitrasparente. Un design che si coordina con le serie civili Eikon, Arké e Plana. A sviluppo verticale, per spazi ristretti, la nuova linea è anche modulare: scatole e centralini sono acquistabili separatamente, per facilitare
PER ABBONATI
Centralini da incasso… a vista
l’installazione in tempi diversi. Alle versioni da 8, 12, 24 e 36 moduli si aggiungono quelle da 54 e 72, per grandi impianti e sistemi domotici. Tra le altre caratteristiche: apertura della porta a 180°, simmetria della cornice e della scatola per aprire la porta sia da destra che da sinistra, pannelli estraibili e portello per accedere ai dispositivi installati. All’interno, è aumentato lo spazio per il cablaggio, potendo far passare i cavi sia sul fondo della scatola che tra i moduli DIN e il telaio. C’è anche più spazio per le morsettiere; che possono essere fissate sia sulla parete superiore che su quella inferiore. L’installazione può avvenire anche su pareti divisorie sfruttando la diversa profondità delle scatole: 8 cm per quelle fino a 36 moduli, 10 cm per quelle più capienti. www.vimar.com
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10
PER ABBONATI Listello luminoso per esterni ListoLight è un sistema di pavimentazione e rivestimento a doghe per esterni che integra un sistema di illuminazione a LED, sviluppato dalla società padovana Listotech Decking Quartz. Si compone di una lastra superiore in polietilene ad alta densità e di una inferiore in lamina di alluminio spessa 5 mm, accoppiate tramite serraggio meccanico. All’interno trovano posto Led interconnessi che illuminano l’ambiente outdoor. Le doghe sono fornite nella larghezza di 10 cm per uno spessore di 3 cm, mentre la lunghezza varia tra 10, 50 e 100 cm, per rendere possibili diverse soluzioni compositive, sia nella versione orizzontale del camminamento pedonale sia in quella verticale per rivestimento di pareti. Facile da posare, ListoLight può essere ricoperto con pellicola in materiale sintetico, oppure personalizzato tramite l’incisione di un logo o di particolari motivi cromatico-decorativi. www.listotech.it
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17 dB(A)
12 dB(A)
6 dB(A)
PP3 Qualità a tutti i costi PP3, Triplus Silere Valsir. E senti soltanto quello che vuoi sentire. Testati e certificati dal Fraunhofer Institut für Bauphysik di Stoccarda, i valori di rumorosità riscontrati nei sistemi PP3, Triplus e Silere Valsir sono tra i più bassi oggi sul mercato. Orgogliosamente in grado di rispondere ai parametri di elevato comfort abitativo, i sistemi di scarico silenziati Valsir si presentano oggi come la migliore soluzione per le installazioni di scarichi “silenziosi”.
SISTEMA PP/PP3
PRESTAZIONI ACUSTICHE* 17 dB(A)
RESISTENZA BASSE TEMPERATURE fino a -10°C
GAMMA 32 ÷ 160 mm
PESO** E DENSITÀ 0,935 kg - 940 kg/m3
NUMERO CERTIFICATI 11
TRIPLUS
12 dB(A)
fino a -25°C
32 ÷ 250 mm
1,676 kg - 1200 kg/m3
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SILERE
6 dB(A)
fino a -20°C
58 ÷ 160 mm
3,332 kg - 1600 kg/m
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* Livelli di pressione sonora espressi in dB(A) misurati al piano interrato dietro alla parete di installazione per tubazione avente diametro di 110mm, secondo EN 14366. Risultati ottenuti dall’Istituto Fraunhofer di Stoccarda, utilizzando 2 collari di staffaggio insonorizzati per piano. ** Peso di 1 metro di tubo Ø110 mm.
www.valsir.it
3
NOVITÀ PRODOTTI
Si regola con la luce
Parlare di climatizzatori in inverno? Perché no se sono dotati di pompa di calore e, quindi, possono essere utili anche per il riscaldamento invernale. È questo il caso della linea Etherea di Panasonic, in grado di di raffrescare in estate e riscaldare in inverno, garantendo aria pulita per 365 giorni l’anno grazie ad un sistema di purificazione con tecnologia Nanoe-G che ha ottenuto il “Sigillo di Approvazione”da parte della The British Allergy Foundation. La nuova pompa di calore Etherea QKE 2014 possiede uno SCOP di 4,80 (A++) e SEER di 7,60 (A++) nel modello da 12.000 BTU. La tecnologia Inverter e un compressore altamente performante garantiscono risparmi energetici fino al 38%. L’intera gamma è conforme ai requisiti della direttiva ErP e garantisce un funzionamento fino a -15 °C in modalità riscaldamento e -10 °C in raffreddamento. Da segnalare il sistema Econavi, che rileva i cambiamenti dell’intensità della luce solare nell’ambiente per determinare se la giornata è soleggiata o nuvolosa, oppure se è giorno o notte. Per evitare sprechi di energia, Econavi riduce il livello di raffrescamento in condizioni di luce solare meno intensa. Se invece rileva una maggiore intensità della luce solare, riesce a stabilire che il livello di riscaldamento deve essere abbassato. www.aircon.panasonic.eu
PER ABBONATI
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10
PER ABBONATI Yutampo di Hitachi è un sistema di riscaldamento in pompa di calore multisplit per accumulo di acqua calda sanitaria (260 litri) con temperatura fino a 55 °C. Sfruttando il calore presente nell’aria consente di ottenere un significativo risparmio energetico rispetto ai tradizionali boiler elettrici. Funziona con temperature esterne fino a-15 °C e può essere installato anche all’interno dell’abitazione, così da evitare le perdite di calore. Yutampo si compone di due unità, una interna e una esterna, ha una capacità termica nominale di 2,5 kW in pompa di calore split e un COP in modalità sanitario di 3,09. www.hitachi.it
Scaldacqua in pompa di calore
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GIOB
Soluzioni avanzate di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria: pompe di calore aria-acqua, sistemi ibridi, impianti solari, sistemi radianti a pavimento, caldaie a condensazione. per innovazione, attenzione all’integrazione e inclusione sociale, la reversibilità degli spazi, gli arredi recuperati, il sistema ben equilibrato di raffrescamento e riscaldamento e la capacità di adattarsi giorno dopo giorno alle condizioni climatiche. Grazie a tutto questo Rhome è salito sul tetto più alto dell’architettura green, della sostenibilità e del design. E con esso Rotex. Daikin Italy ringrazia tutto il team per questo importante risultato
Rhome for denCity vince l’Olimpiade di Bioarchitettura Rhome for denCity, l’edificio progettato e costruito dal team dell’Università Roma Tre, si è aggiudicato il primo premio assoluto a Solar Decathlon 2014, tenutosi a Versailles dal 27 giugno al 12 luglio. Daikin Italy ha sostenuto il progetto fornendo la pompa di calore HPSU Rotex per control-
lare il clima interno di “Rhome”, un prodotto di serie con prestazioni così elevate da poter essere inserito nella “casa del futuro”, e mettendo a disposizione della squadra tutto il proprio know-how con un gruppo di 3 esperti che ha lavorato a stretto contatto con i decatleti. Il progetto ha convinto la giuria
Rotex è il marchio della Divisione Riscaldamento di
Visita il sito Rhome for denCity
Visita il sito Rotex
RISPONDONO GLI ESPERTI
LORENZO CUSINATO E MICHELE CONCOLATO*
Celle a combustibile: cosa sono e a cosa PER ABBONATI servono? http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 direttamente da gas naturale e il processo di reforming per la produzione dell’idrogeno necessario per il funzionamento della cella avviene all’interno della cella stessa, sfruttando le elevate temperature di funzionamento. Hanno rendimenti elevati e possono essere utilizzate in impianti co e tri-generativi. Nelle celle a combustibile non avviene alcuna combustione; per questo non emettono praticamente nessuna sostanza inquinante e dannosa per l’uomo o per l’ambiente, quali ossido di zolfo (SOx), ossido di azoto (NOx), particolato (PM), una sostanza cancerogena, e anidride carbonica (CO2). Non essendovi nessuna combustione, anche la rumorosità è ridotta. Le celle a combustibile non sono ostacolate da fattori esterni, quali l’ora del giorno o le condizioni climatiche, elementi che
PER ABBONATI PER ABBONATI L e celle a combustibile sono sistemi elettrochimici che convertono l’energia chimica di un combustibile in energia elettrica e termica, quest’ultima sotto forma di acqua allo stato liquido, o sotto forma di vapore, a seconda della temperatura di funzionamento della cella.
Funzionamento
Per poter funzionare le celle hanno bisogno di idrogeno puro. L’idrogeno può essere prodotto partendo da una varietà di sorgenti, quali i combustibili fossili, fonti alternative (biomasse, biogas) o tramite il processo dell’elettrolisi dell’acqua, utilizzando energia elettrica. I processi per la produzione d’idrogeno partendo da combustibili fossili sono lo steam reforming (utilizzato per gli idrocarburi più leggeri) e l’ossidazione parziale (utilizzato per gli idrocarburi pesanti), mentre per produrre idrogeno partendo dalle fonti alternative si usa la gassificazione delle biomasse o la fermentazione di rifiuti organici liquidi. Le celle ad alta temperatura possono essere alimentate
TIPOLOGIE http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 I principali tipi di celle sono: CELLE ALCALINE (AFC) T: 60-120 °C CELLE AD ELETTROLITA POLIMERICO (PEMFC) T: 70-100 °C CELLE A METANOLO DIRETTO (DMFC) T: 80-100 °C CELLE AD ACIDO FOSFORICO (PAFC) T: 200 °C CELLE A CARBONATI FUSI (MCFC) T: 650 °C CELLE AD OSSIDI SOLIDI (SOFC) T: 900-1000 °C
PER ABBONATI
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influenzano il funzionamento di altre tecnologie ecocompatibili come le turbine eoliche e gli impianti fotovoltaici. Le tecnologie delle celle a combustibile si adattano in modo eccellente alle esigenze degli edifici, sia industriali che residenziali, trovando applicazioni su larga scala: da impianti co-generativi con piccole potenze per uso residenziale, a impianti co-generativi per la produzione di energia con potenze nell’ordine dei megawatt.
Diffusione sul mercato
Attualmente il mercato europeo delle celle a combustibile non è molto sviluppato e si presuppone che nell’arco dei prossimi 5 anni i costi del package (modulo cella, sistema trattamento dell’acqua e sistema di desolforizzazione) subiranno un notevole abbassamento dei prezzi, anche in funzione del fatto che la produzione specifica dei piatti bipolari che compongono lo stack registrerà un elevato abbassamento di prezzo. Ne è valido esempio lo sviluppo di una grossa azienda internazionale (italiana) per la costruzione degli stack. La tecnologia più affermata per impianti co-generativi che alimentano edifici con un’elevata richiesta di potenza è quella dei carbonati fusi (MCFC). Gli edifici più adatti per l’installazione delle celle a combustibile sono gli ospedali, le case di riposo, le piscine, i grandi centri commerciali e le grandi palestre perché hanno un costante bisogno di energia elettrica, termica e frigorifera. * Lorenzo Cusinato e Michele Concolato, EES Energy & Service srl, Gruppo ATR, Castelfranco Veneto (TV)
REAZIONI NEI DIVERSI TIPI DI FUEL CELL. Le diverse reazioni chimiche che si sviluppano all’anodo e al catodo nei diversi tipi di celle
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RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA
pubblico nZEB
Anche il deve farsi
La riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico al centro di un convegno tenutosi a Milano
ELENA LUCCHI E GIULIA PAOLETTI (EURAC RESEARCH)
N
el nostro Paese il patrimonio immobiliare è costituito all’85% da edifici esistenti con bassi livelli di efficienza energetica e di comfort ambientale. Diviene quindi necessario avviare un processo di riqualificazione energetica e ambientale dell’intero comparto edilizio, attraverso la conoscenza e la divulgazione di scelte progettuali consapevoli, tecnologie costruttive e impiantistiche adatte e modalità gestionali appropriate per ogni specifica zona climatica.
I vincoli del Pubblico
Il problema si aggrava quando si passa al patrimonio di
proprietà pubblica, dove ai vincoli normativi e legislativi, si aggiungono vincoli di carattere tipologico, spaziale, tecnologico, impiantistico e di compatibilità, difficilmente superabili. La Direttiva 2012/27/UE ha posto l’obbligo di riqualificare ogni anno almeno il 3% degli edifici
CONVEGNO A MILANO Il convegno “Riqualificazione energetica degli edifici pubblici: verso il target nZEB” è nato dalla collaborazione tra EURAC Research e Infoenergia – Rete di Sportelli per l’Energia e l’Ambiente. L’evento si è svolto al Politecnico di Milano e, proprio come riconoscimento dell’importanza e della scientificità delle tematiche trattate, ha ricevuto i patrocini di Province di Milano e di Monza e Brianza, Regione Lombardia e Ministero dell’Ambiente e i Crediti Formativi Professionali (CFP) dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano.
di proprietà pubblica, mentre la Direttiva 2010/31/UE ha richiesto agli stessi di raggiungere, prima degli altri, il target di edificio a energia quasi zero (nZEB). Queste tematiche sono state affrontate in un recente convegno tenutosi a Milano (vedi riquadro), che ha affrontao quattro grandi temi: normativa di riferimento, target nZEB per edifici esistenti e storici, e casi studio. Target principale del convegno sono state proprio le amministrazioni pubbliche. Lo sottolinea Giuseppe Bono, Amministratore Unico di Infoenergia, società pubblica che annovera tra i suoi soci le Province di Milano, di Monza Brianza e oltre 70 Comuni delle due Province.
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GLI OBIETTIVI DELLA DIRETTTIVA 2010/31/UE
Scenario nazionale e regionale
Stefano della Torre, Professore Ordinario e Direttore del Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito (ABC) del Politecnico di Milano, ha introdotto i lavori, concentrando l’attenzione sul ruolo centrale svolto dagli edifici esistenti nel contesto costruttivo nazionale ed europeo. Dello stesso avviso Giuliano Dall’Ò, Chairman della sessione e Professore Associato del Politecnico di Milano, sottolineando come un corretto intervento sugli edifici esistenti richieda una diagnosi approfondita, effettuata su modello del Green Energy Audit che considera gli aspetti di efficienza energetica e di sostenibilità ambientale. In questo contesto, è necessario definire metodi, procedure e strumenti adeguati nonché una mirata formazione e un continuo aggiornamento professionale. Dino de Simone della Direzione Energia di Finlombarda, dopo aver introdotto il contesto normativo programmatico e di riferimento, ha presentato il nuovo Programma Energetico Ambientale Regionale (PEAR) di Regione Lombardia. Tra gli strumenti di attuazione, la riqualificazione del patrimonio
L’ambizioso obiettivo europeo, promosso dalla Direttiva 2010/31/UE al fine di ridurre i consumi energetici e le emissioni inquinanti di CO2, definisce e rilancia il target energetico prestazionale di un edificio a energia quasi zero, inteso come un edificio a elevata efficienza e dotato di un basso fabbisogno energetico, coperto in misura significativa da fonti rinnovabili direttamente in loco. A livello nazionale, la direttiva è stata recepita con la legge n.90 del 3 Agosto 2013, in cui vengono promossi gli edifici a energia quasi zero attraverso un Piano d’Azione (da elaborarsi entro il 30 giugno 2014) che definisce gli obiettivi energetici in funzione delle tipologie edilizie e contenga le informazioni inerenti le politiche e le misure finanziarie a supporto.
edilizio è un volano per l’attivazione del settore edile. A questo scopo sono state presentate le misure, le linee di intervento e i nuovi fondi finanziari per l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili rivolti a piccoli e grandi comuni.
Azioni nZEB
La sfida — come sottolineato da Lorenzo Pagliano Professore Associato del Politecnico di Milano — non riguarda solo l’introduzione del concetto energetico della Direttiva 2010/31/UE nel mercato immobiliare, ma anche il supporto attivo dei responsabili politici, che per primi devono pianificare i futuri finanziamenti a favore di investimenti in efficienza energetica, e di tecnici del settore. A questo proposito, è di buon esempio il progetto AIDA, finanziato da Intelligent Energy Europe Programme, presentato da Giulia Paoletti, ricercatrice di EURAC, che mira a incrementare il numero di edifici pubblici a energia quasi zero, offrendo alle amministrazioni pubbliche coinvolte un supporto attivo per la definizione di “Azioni nZEB” per i Comuni muniti di PAES, e per l’introduzione del target energetico prestazionale all’interno di gare di appalto e concorsi di progettazione. Nel suo intervento, Paoletti ha sottolineato la necessità di ripensare la progettazione, mostrando i molteplici vantaggi di un approccio energetico integrato, inteso come un processo collaborativo multidisciplinare cui partecipano figure professionali con competenze diverse. In questo contesto, le decisioni sono analizzate e valutate da tutto il gruppo di lavoro, e prese durante le fasi progettuali, quando i cambiamenti non gravano sui costi totali. Marco Castagna, ricercatore di EURAC, nel suo intervento ha mostrato quanto la conoscenza del proprio patrimonio, per l’amministrazione
pubblica, sia essenziale per programmare nel tempo una proficua riqualificazione energetica, sfruttando le sinergie con la manutenzione ordinaria e straordinaria. La metodologia proposta si basa sulla definizione dello stato dell’arte degli immobili, sull’analisi della prestazioni energetiche e sulle valutazioni costi/benefici di un grande numero di interventi possibili. Uno strumento di calcolo, sviluppato appositamente, permette di valutare tutti gli interventi migliorativi del parco edilizio esistente evidenziando le priorità di intervento e indirizzando la programmazione di futuri interventi.
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Intervento di riqualificazione energetica in un edificio storico
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Edifici storici
Di sicuro interesse il dibattito sugli edifici storici. Luca A. Piterà, Segretario Tecnico AiCARR, ha presentato “Le linee di indirizzo per l’efficienza energetica del patrimonio di interesse storico-culturale” realizzate dalla stessa associazione. Dopo avere introdotto il contesto normativo di riferimento, Piterà ha mostrato come sia possibile attuare un restauro che consenta di ottimizzare il consumo energetico anche in un edificio protetto. La guida suggerisce di migliorare la rispondenza energetica di un edificio storico con accorgimenti appropriati e ben calibrati in funzione dell’integrazione
Intervento di risanamento conservativo ed energetico in una villa dell’800 (progetto completo su C&C 51/2014) architettonica o paesaggistica. Si propone pertanto il modello di una “conservazione integrata” e di un’integrazione parziale anziché totale come per i nuovi edifici. In quest’ottica, l’intervento di efficienza energetica può essere considerato un importante strumento di tutela architettonica. Sergio Calò, responsabile tecnico del Metadistretto Veneto dei Beni Culturali e Ambientali, ha illustrato l’approccio metodologico e di sostenibilità economica del patrimonio storico artistico proposto dalle linee guida “A.T.T.E.S.S: miglioramento delle prestazioni energetico-ambientali dell’edilizia storica secondo i criteri della sostenibilità”, elaborato dalla Direzione regionale del Veneto con i Metadistretti Veneti dei Beni Culturali e della Bioedilizia. “La mancanza di buone pratiche e di una legislazione chiara e coerente mette in seria difficoltà imprese e professionisti che devono fare interventi su monumenti tutelati. Mancano ancora criteri condivisi dal mercato, dai suoi operatori e dagli organismi di controllo”. Si propone, pertanto, una metodologia di azione, che consideri contemporaneamente i parametri di efficienza energetica, comfort, igiene e sicurezza. Tale metodo è avvalorato dalle sperimentazioni e dai casi studio realizzati, che sono stati presentati nella sessione pomeridiana.
Esperienze europee
Elena Lucchi, senior researcher presso EURAC, ha presentato una serie di metodi, procedure, strumenti e metodi di intervento negli edifici storici, grazie all’esperienza sviluppata nei progetti europei 3ENCULT ed EFFESUS dedicati proprio a questo tema. A livello legislativo, i problemi principali sono legati alla mancanza di un collegamento tra le legislazioni sulla tutela del patrimonio culturale e sull’efficienza energetica degli edifici, considerando che il patrimonio storico deve raggiungere prestazioni energetiche pari alla nuova costruzione. In realtà, il loro comportamento energetico e ambientale è molto diverso da quello di edifici moderni, proprio perché basato sull’utilizzo consapevole delle risorse e sullo stretto legame con l’ambiente. Per intervenire in modo corretto, è quindi necessario conoscere in modo approfondito le caratteristiche dell’immobile e il concept energetico originario. Partendo da questi presupposti, Lucchi ha descritto le tecniche di analisi storica e conservativa, di diagnosi non distruttiva, di rilievo materico e di monitoraggio energetico e ambientale. È stata quindi presentata una serie di interventi di efficientamento energetico, che hanno riguardato l’isolamento termico dall’interno, il recupero e la sostituzione di finestre esistenti, l’illuminazione ad alta efficienza e la ventilazione meccanica controllata.
Quartiere Casanova di Bolzano, uno dei primi interventi di green building in Italia a livello di quartiere Comuni efficienti e sostenibili” per la gestione e il monitoraggio dei consumi elettrici e per l’assistenza tecnica per investimenti in efficienza energetica e fonti rinnovabili. In questo modo, i Comuni Lombardi possono trovare delle valide misure per finanziare i propri progetti.
Quartiere Casanova
Nella seconda parte del convegno, con il coordinamento di Giulia Paoletti, sono stati analizzati diversi casi studio, a partire dal Quartiere Casanova di Bolzano, che ospita 3mila residenti ed è pensato per utilizzare le tecnologie più avanzate e per minimizzare i consumi di riscaldamento e per massimizzare l’utilizzo di fonti rinnovabili. “Certo — ha sottolineato Marco Castagna di EURAC — in corso d’opera non sono mancati alcuni problemi che hanno per ora leggermente ridimensionato le aspettative, ma sono tutte questioni risolvibili e il 95% dei residenti si dichiara soddisfatto della scelta abitativa”.
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100 Comuni efficienti e sostenibili Federico Beffa di Fondazione Cariplo ha presentato i risultati dei bandi promossi dal 2006 ad oggi. Il focus è stato posto sui requisiti e sulle modalità di partecipazione ai nuovi bandi sviluppati nell’ambito del progetto “100
Villa Palladiana
È stata quindi la volta della riqualificazione di edifici storici vincolati, effettuata da Arlene Frestazzi, di Heritage, attraverso la presentazione di diversi casi studio, tra cui la riqualificazione
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Villa Zileri, villa palladiana, ristrutturata e adibita a funzioni residenziali di Villa Zileri, una villa palladiana, ristrutturata e adibita a funzioni residenziali. Nell’intervento di risanamento si è cercato di raggiungere il target di edificio a energia quasi zero, aumentando dove possibile le prestazioni dell’involucro edilizio e degli impianti di riscaldamento, ovvero installando sistemi integrati di generazione elettrica da fonti rinnovabili. Ovviamente, alcuni interventi non sono stati possibili in aree di alto pregio artistico-architettonico, come il salone affrescato da Giovan Battista Tiepolo.
Antica Filanda di Sulbiate, sottoposta a lavori di di restauro conservativo e di efficientamento energetico manifatturiere innovative, che potranno poi crescere attraverso percorsi d’incubazione più tradizionali, appropriati alla crescita dimensionale e organizzativa dell’impresa.
Confronto di idee
Ricco anche il dibattito finale che, proprio a sottolineare la complessità e l’ampiezza del tema, ha coinvolto accademici e associazioni di settore. I lavori, sapeintemente guidati da Niccolò Aste, Professore Associato del Politecnico di Milano, hanno coinvolto Stefano della Torre, Giuliano Dall’Ò e Oliviero Tronconi del Politecnico di Milano e Valeria Erba di ANIT. Nel corso della tavola rotonda Sono state evidenziate una serie di problematiche e barriere legislative, amministrative, gestionali e formative, legate alla diffusione dell’efficienza energetica nel patrimonio esistente. Stefano della Torre, per esempio, ha sottolineato come l’efficienza energetica possa essere uno strumento di valorizzazione del patrimonio immobiliare. In questo ambito, però, vi sono una serie di problematiche legate forse a una scarso dialogo tra gli Organi di Controllo, che tutelano gli edifici di pregio, e gli enti pubblici che definisco le destinazioni d’uso del patrimonio immobiliare dismesso. Né è un esempio, un ex complesso militare attualmente di proprietà dal Comune di Milano e destinato a funzioni residenziali. Le caratteristiche architettoniche e costruttive di questo edificio dismesso non coincidono con gli standard classici del residenziale. Ciò richiede di effettuare delle modifiche strutturali non condivise dalla soprintendenza. Pertanto, oltre a un allungamento dei tempi di azione, a volte vi è l’impossibilità di intervento, con il conseguente rapido degrado di edifici inutilizzati.
Il ruolo delle ESCO
Oliviero Tronconi, Professore Ordinario, ha posto attenzione anche alla fase di gestione. Un esempio particolarmente problematico è legato agli immobili da affittare dopo interventi efficientamento a cura delle Energy Service Company (EsCO), ovvero di società che assumono i rischi dell’iniziativa e liberano il cliente finale da ogni onere organizzativo e di investimento. In questo caso i proprietari stipulano dei contratti a lunga durata, comprensivi delle spese energetiche. Gli interventi di efficientamento energetico portano a una consistente diminuzione delle spese. Questo diventa un problema nelle locazioni poiché non si sa bene chi deve sostenere queste differenze di spesa, se gli affittuari o i proprietari. È auspicabile, pertanto, la realizzazione di misure strutturali, che coinvolgano le politiche nazionali e le amministrazioni locali. Secondo quest’ottica, la gestione degli immobili pubblici dovrebbe costituire un introito e non una spesa. Lo stesso concetto è stato ripreso anche da Giuliano Dall’Ò che ha sottolineato la funzione strategica degli enti pubblici per definire le strategie di riqualificazione delle città. Regolamenti edilizi, Piani Energetici Comunali e Piani d’azione per l’energia sostenibile (PAES) sono strumenti essenziali in questa direzione.
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 Antica Filanda di Sulbiate Infine, Fortunato Businaro, Responsabile Tecnico dei Comune di Sulbiate, Aicurzio e Bernareggio, ha presentato i lavori di restauro conservativo e di efficientamento energetico dell’antica Filanda di Sulbiate. Non si è trattato solo di evitare l’ulteriore degrado dell’archeologia industriale risalente ai primi del ’900, ma anche di pensare a un progetto organico di recupero ad alta sostenibilità energetica per l’artigianato, le energie rinnovabili e le nuove tecnologie. La Filanda funziona come un attivatore e rigeneratore d’impresa che opera per sostenere e avviare attività
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Heating
Heating
Fresh Air Sostanze inquinanti nell’aria
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NORMATIVA
Calcolo della prestazione energetica, metodi a confronto Le novità introdotte dalle nuove UNI/TS 11300:2014 parte 1 e 2 per la valutazione delle prestazioni energetiche degli edifici COSIMO MARINOSCI*
I
l 2 ottobre 2014 sono state pubblicate le norme tecniche UNI/TS 11300:2014 parte 1 e 2 [1,2]. Le norme introducono importanti aggiornamenti riguardanti il metodo di calcolo della prestazione energetica degli edifici. La UNI/TS 11300-1:2014 ”Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 1” fornisce un metodo di calcolo per la determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale [1], mentre la UNI/TS 11300-2:2014 si utilizza per la valutazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale, per la produzione di acqua calda sanitaria, per la ventilazione e per l’illuminazione in edifici
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non residenziali [2]. Gli aggiornamenti influiscono sui calcoli per il rispetto dei D.lgs 192/2005 [3], 311/2006 [4], del DPR 59/2009 [5] e per l’attività di certificazione energetica per gli edifici di nuova costruzione ed esistenti in tutte le Regioni che richiamano le norme UNI/TS 11300 per tali calcoli. Rispetto alla versione del 2008 [6,7] e alla momentanea revisione del 2010 [8,9], non solo sono stati introdotti nuovi elementi per il calcolo del fabbisogno energetico globale dell’edificio, ma sono stati anche modificati gran parte di quelli precedenti. Si riporta in quest’articolo una breve sintesi sulle novità introdotte e sui temi modificati aggiungendo, dove pertinente, un’analisi dettagliata delle variazioni.
LE NOVITÀ DELLA UNI/TS 11300-1:2014 Riportiamo di seguito le principali novità introdotte nella UNI/TS 11300-1:2014 e per alcuni di essi la variazione numerica in percentuale delle prestazioni energetiche dell’edificio campione rispetto alla versione del 2008.
Definizione di fabbricato
È stata introdotta la definizione di “Fabbricato” come: “sistema costituito dalle strutture edilizie esterne che delimitano uno spazio di volume definito e dalle strutture interne che ripartiscono detto volume. Sono esclusi gli impianti e i dispositivi tecnologici che si trovano al suo interno”. Inoltre, si afferma che la prestazione termica del Fabbricato si riferisce al fabbisogno utile, mentre la prestazione energetica dell’Edificio si riferisce al fabbisogno di energia primaria. In altre parole il “Fabbricato” può essere rappresentato come l’Edificio privo di tutti gli impianti tecnologi.
Fabbisogno energetico di umidificazione e deumidificazione
Nella precedente UNI/TS 11300-1:2008 non era presente un metodo di calcolo del fabbisogno di energia latente. Qualche riferimento si trova nell’UNI/TS 11300-3:2010 [10] nel calcolo del fabbisogno di energia termica per il trattamento dell’aria per la climatizzazione estiva. Con le modifiche introdotte dalla normativa, invece, il fabbisogno di energia latente può essere ottenuto dalla differenza tra l’entalpia della quantità di vapore prodotta all’interno degli ambienti (occupanti, processi o altre sorgenti) e l’entalpia della quantità di vapore aggiunta o sottratta attraverso gli scambi d’aria. Tali quantità possono essere ricavate dalla conoscenza delle condizioni climatiche esterne e interne (temperatura e umidità dell’aria) assieme al tipo di attività degli ambienti (produzione di vapore).
dalla potenza elettrica installata e dal numero degli apparecchi di illuminazione, da eventuali sistemi di controllo, dalla presenza di persone, dalla luce naturale presente in ambiente e dal tempo di accensione delle lampade sia durante il giorno che durante la notte. I calcoli devono essere eseguiti in accordo alla norma UNI EN 15193:2008 tenendo in considerazione le tabelle riportate nella UNI/TS 11300-2:2014; i valori riportati nelle tabelle dipendono principalmente dalla superficie utile del pavimento che può essere maggiore rispetto a quella climatizzata.
Apporti solari sui componenti opachi
Lo scambio di energia termica dovuto agli apporti della radiazione solare incidente sulle chiusure opache viene considerato come una riduzione dello scambio di energia per trasmissione, invece che come apporti termici. Nello specifico, con la versione precedente (per la climatizzazione invernale), gli apporti solari delle chiusure opache erano prima corretti con il fattore di utilizzazione e poi detratti dalle dispersioni, adesso sono detratti senza subire la correzione del fattore di utilizzazione. È stato introdotto il parametro che definisce la trasmittanza termica equivalente della chiusura opaca al fine di determinare l’area di captazione solare effettiva. Tale parametro non è nuovo poiché era già riportato nella UNI 10375:2011 [13] e nella UNI EN ISO 13792:2012 [14]. La trasmittanza termica equivalente è valutata anche per chiusure con intercapedini d’aria non ventilate e per quelle con intercapedine ventilate con aria esterna. Nel caso specifico, il metodo di calcolo tiene conto della riduzione degli apporti solari in presenza di una intercapedine d’aria ventilata nell’involucro edilizio esterno. Mentre gli apporti di una chiusura con un’intercapedine d’aria non ventilata (chiusa) sono considerati allo stesso modo di una chiusura priva di intercapedini. In tabella 1 (pagina seguente) si riportano il sommario dei calcoli del fabbisogno energetico utile (annuale), QH,risc per l’edificio preso come riferimento sia per il caso a0 che per il caso b0, per evidenziare le differenze sostanziali; i risultati sono riferiti ad una stagione di riscaldamento e sono espressi in MJ. Si nota come lo scambio termico per trasmissione, Qtr con la versione del 2014 sia diminuito rispetto alla versione del 2008 in quanto sono detratti gli apporti solari sui componenti opachi Qsol,op. Il calo degli scambi è comunque contenuto in uno 0,4% rispetto alla versione del 2008. Per completezza si riportano anche gli scambi per ventilazione Qve, gli apporti interni Qint e infine gli apporti solari sulle superfici finestrate Qsol,fin. Non si riporta il fattore di utilizzazione degli apporti gratuiti ηu in quanto non definibile sinteticamente per un anno.
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 Fabbisogno di energia primaria per l’illuminazione degli ambienti
Il fabbisogno energetico per l’illuminazione degli ambienti, raccomandato con la Direttiva Europea 2002/91/CE [11], è riportato nell’appendice della UNI/TS 11300-2:2014 ed è rivolto solo agli edifici non residenziali. Il calcolo si basa sul metodo riportato nella norma UNI EN 15193:2008 [12] più volte menzionata nel testo ed elemento essenziale di riferimento, allo scopo di determinare un indice di prestazione energetica annuale per il servizio di illuminazione (compresa anche quella di emergenza) sia interna che esterna (solo per valutazioni di tipo A3, valutazione reale) dell’edificio. Il fabbisogno dipende
n.52
25
caso a0 QH,risc(MJ) Qtr(MJ) Qve(MJ) ηu Qint(MJ) Qsol,fin (MJ) Qsol,op (MJ)
caso b0 QH,risc(MJ) Qtr(MJ) Qve(MJ) ηu Qint(MJ) Qsol,fin (MJ) Qsol,op (MJ)
2008
33357
38241
4216
-
4653
3499
1373
2008
17615
22044
4216
-
4653
3499
1004
2014
33230
36868
4216
-
4653
3499
1373
2014
17526
19031
4216
-
4653
3499
-
Δ (%)
-0,4%
Δ (%)
-0,5%
TABELLA 1 – Confronto dei risultati ottenibili con le due versioni delle norme su un edificio campione: variazione degli apporti solari sui componenti opachi (caso a0 e caso b0)
Apporti termici solari (serre)
Sono stati introdotti gli apporti di energia termica dovuti alla radiazione solare entrante nella zona climatizzata da un’eventuale serra adiacente. Il calcolo è riportato anche nella norma UNI EN ISO 13790:2008 [15]. In presenza di una serra adiacente all’ambiente riscaldato (con chiusure opache e finestrate), e utilizzando tale metodo, i contributi solari possono essere: a) apporti solari diretti entranti nello spazio riscaldato (attraverso la serra e la chiusura finestrata); b) apporti solari diretti entranti nella serra e c) apporti solari entranti dalla serra allo spazio riscaldato indirettamente attraverso la chiusura opaca che separa la serra dall’ambiente riscaldato. In sostanza l’elemento di separazione tra l’ambiente climatizzato e la serra sarà quindi interessato dal contributo diretto attraverso le partizioni trasparenti (apporti solari trasparenti) e dal contributo diretto e indiretto attraverso le partizioni opache.
è stata introdotta la formulazione per determinare la temperatura della volta celeste in funzione della pressione parziale del vapore d’acqua nel mese considerato. In questo modo, la differenza tra la temperatura superficiale della chiusura e quella della volta celeste non è più costante (11 K) ma differente per ogni mese (o altro periodo) di calcolo. Inoltre vengono considerati anche gli scambi termici dovuti all’extra flusso dai componenti edilizi degli ambienti non climatizzati. In tabella 2 si riporta il confronto dei risultati, considerando la modifica dell’extra flusso per l’edificio campione utilizzando le due versioni della norma. I risultati tengono conto sia della modifica della variazione degli apporti solari sia dell’extra flusso. Si evidenzia una diminuzione del fabbisogno energetico utile, QH,risc dell’1,1% per il caso a0 e dell’1,8% per il caso b0 utilizzando la versione 2014 della UNI/TS 11300-1.
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Extra flusso termico per radiazione infrarossa verso la volta celeste
Il metodo di calcolo è rimasto lo stesso della norma precedente, ma sono cambiate alcune formule. In particolare il coefficiente di scambio termico esterno per irraggiamento non è più costante come riportato nella vecchia normativa, ma assume un valore variabile dipendente dalla temperatura della volta celeste. Al fine di determinare tale parametro,
Volume netto dell’ambiente climatizzato
In assenza di informazioni più precise e solo per gli edifici esistenti, nella vecchia normativa era possibile determinare il volume netto a partire dal volume lordo utilizzando opportuni coefficienti riduttivi in funzione dalla destinazione d’uso dell’edificio e dallo spessore medio delle pareti. Nella nuova normativa è possibile determinare il volume netto valutando la superficie utile netta a partire dalla superficie lorda dell’edificio utilizzando una formula dipendente dallo spessore medio della pareti. È possibile ricavare il volume netto moltiplicando
TABELLA 2 – Confronto dei risultati ottenibili con le due versioni delle norme su un edificio campione: variazione degli apporti solari sui componenti opachi e extra flusso per radiazione infrarossa verso la volta celeste (caso a0 e caso b0) caso a0 QH,risc (MJ) Qtr(MJ) Qve(MJ) ηu Qint(MJ) Qsol,fin (MJ) Qsol,op (MJ)
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caso b0 QH,risc (MJ) Qtr(MJ) Qve(MJ) ηu Qint(MJ) Qsol,fin (MJ) Qsol,op (MJ)
2008
33357
38241
4216
-
4653
3499
1373
2008
17615
22044
4216
-
4653
3499
1004
2014
33000
36635
4216
-
4653
3499
-
2014
17299
20807
4216
-
4653
3499
-
Δ (%)
-1,1%
Δ (%)
-1,8%
n.52
la superficie netta così calcolata per l’altezza netta interna. La differenza rispetto alla precedente normativa risiede nel fatto che ora è necessario conoscere anche l’altezza interna dell’edificio.
Temperatura e umidità relativa interna
La temperatura interna per il calcolo del fabbisogno energetico, in funzione della destinazione d’uso dell’edificio, non è cambiata rispetto alla vecchia normativa. È stata però eliminata la possibilità di valutare la temperatura interna per gli appartamenti confinanti non abitati continuamente (es. case per le vacanze) in accordo alla UNI EN 12831:2006 [16], senza specificare quale criterio utilizzare. È stato introdotto come parametro di calcolo l’umidità relativa interna pari al 50% per tutte le categorie di edificio, sia per la climatizzazione invernale che per quella estiva.
Stagione di riscaldamento e raffrescamento
Al fine di determinare il periodo di calcolo per la stagione di raffrescamento è stata modificata la formula che tiene conto degli apporti interni e delle dispersioni medie giornalieri. Per la stagione di riscaldamento viene introdotta una formula analoga a quella per il raffrescamento specificando che è possibile usarla per una valutazione reale (tipo A3). Per una valutazione di progetto o standard la norma specifica che il periodo è comunque limitato a quello riportato nel DPR 74/2013 [17] (es. zona climatica E dal 15 ottobre al 15 aprile) in funzione della zona climatica, facendo intendere che il periodo di calcolo potrebbe essere inferiore ai limiti riportati nella norma.
Parametri di trasmissione termica
Per il calcolo della trasmittanza termica di progetto, la norma afferma in maniera evidente che le proprietà termiche degli strati edilizi che costituiscono l’involucro opaco devono essere opportunamente corretti per tener conto delle condizioni in cui si opera citando la norma UNI EN ISO 10456 [18] e la UNI 10351 [19] (relativamente ai materiali con struttura piana omogenea e isotropa). Inoltre, nel caso di edifici esistenti e in mancanza di informazioni più precise, la norma propone di utilizzare i parametri per ottenere il valore della trasmittanza termica riportati nella UNI/TR 11552:2014 [20]. In questa norma sono riportati gli abachi della vecchia UNI/TS 11300-1:2008 e diversi componenti opachi ricorrenti per gli edifici esistenti divisi per posizione geografica e per anno di costruzione. Le novità per i componenti trasparenti riguardano soprattutto i valori di trasmittanza termica dei telai riportati in appendice B. Sono presenti telai in PVC con cinque e sei camere cave rispettivamente aventi trasmittanze pari a 1,2 e 1,0 W/m2K. Tali valori di trasmittanza
termica molto bassi sono raggiungibili anche con telai in metallo con taglio termico riportati nella stessa tabella.
Ponti termici non più a forfait
La modifica che ha fatto sicuramente più discutere è stata quella inerente i ponti termici. Con la vecchia UNI/TS 11300-1:2008 era possibile per gli edifici esistenti, in mancanza di informazioni più precise, usare il metodo forfettario per tener conto della presenza dei ponti termici. Il metodo forfettario prevedeva una percentuale di maggiorazione, variabile dal 5% al 30%, da applicare alle dispersioni dell’involucro opaco verticale. Tale metodo era di facile applicazione soprattutto quando non si conosceva dettagliatamente come era costituito l’involucro in prossimità del ponte termico. Con la nuova UNI/TS 11300-1:2014 è venuta meno tale possibilità. I ponti termici degli edifici esistenti devono essere calcolati con gli stessi metodi inerenti le nuove costruzioni. In particolare si possono usare gli atlanti dei ponti termici conformi alla UNI EN ISO 14683:2008 [21] oppure, in alternativa, utilizzare il metodo di calcolo analitico in conformità alla UNI EN ISO 10211 [22]. L’utilizzo del primo e del secondo metodo presuppone comunque una buona conoscenza della stratigrafia della parete e, soprattutto, della zona in prossimità del ponte termico. Nella norma si specifica anche che in nessun caso è possibile utilizzare i valori riportati nella UNI EN ISO 14683. Tale modifica richiede una maggiore accuratezza sulle dispersioni termiche dei ponti termici in tutti quei casi in cui non si hanno informazioni precise. L’uso di atlanti conformi o addirittura di software agli elementi finiti per il metodo analitico aumenta la complessità di calcolo in tutti quei casi dove non è assolutamente necessario.
Ventilazione: molte le novità
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 La ventilazione è in assoluto il settore oggetto di modifiche e rappresenta la vera novità rispetto alla normativa precedente. Considerando la definizione di “Fabbricato” data dalla norma e le relative associazioni di Fabbisogno energetico utile e primario rispettivamente al Fabbricato e all’Edificio, la norma stabilisce che è necessario prevedere due tipi di ventilazione per la valutazione degli scambi di energia termica dovuti ai ricambi d’aria negli ambienti: 1. Ventilazione di riferimento, basata sull’areazione (anche in presenza di un impianto di ventilazione meccanica) riferita al Fabbricato al fine di calcolare il fabbisogno di energia utile per il riscaldamento e per il raffrescamento. 2.Ventilazione effettiva, basata sull’effettiva modalità di ventilazione (naturale, meccanica o ibrida) riferita
n.52
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all’Edificio al fine di calcolare il fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale e estiva. Il metodo prevede differenti modalità di calcolo per la valutazione della portata di ventilazione “minima” necessaria per garantire le condizioni di qualità dell’aria in ambiente riferendosi (come nella precedente versione della UNI/TS 113001:2008) alla norma UNI 10339 [23]. La portata di ventilazione minima dipende dalla destinazione d’uso della zona termica, dalla superficie utile e dal numero degli occupanti. Per determinare la portata nelle “condizioni di riferimento” (aerazione naturale) occorre correggere la portata minima attraverso un opportuno coefficiente di riduzione in funzione della frazione di tempo in cui si attua il flusso d’aria tenendo conto anche dell’effettivo profilo di utilizzo. Per le categorie di edifici E.1 (abitazioni civili) e E.8 (attività industriali) [24] è possibile utilizzare una forma semplificata per la determinazione della portata minima di ventilazione dipendente dal volume netto e dal numero di ricambi orari di ventilazione fissato a 0,5 m3h/m3. Considerando la versione 2014 della UNI/TS 113001, il numero di ricambi orari di ventilazione sembrerebbe aumentato passando da 0,3 a 0,5. In realtà, la portata minima di ventilazione deve essere corretta attraverso un coefficiente di riduzione dipendente dal tipo di destinazione d’uso dell’edificio. Per le categorie E.1, abitazioni civili il coefficiente di riduzione vale 0,6 riportando il numero di ricambi orari da 0,5 a 0,3 come era prevista nella vecchia normativa. È interessante notare come il coefficiente appena descritto tiene conto anche dell’eventuale estrazione meccanica dei bagni. Per gli edifici E.8 il coefficiente di riduzione vale 0,51 che riduce il numeri di ricambi orari da 0,5 a 0,255.
fabbisogno energetico primario dell’edificio, è invece calcolata tenendo in considerazione l’effettiva modalità di ventilazione. È possibile valutare diverse casistiche: • edifici con solo ventilazione naturale: in questo caso la portata di riferimento coincide con quella effettiva; • edifici con impianto di ventilazione meccanica: in questo caso, oltre alla portata nominale inerente la ventilazione meccanica, per alcune categorie di edifici, è necessario valutare la portata d’aria aggiuntiva dovuta agli effetti del vento nel periodo di non funzionamento dell’impianto di ventilazione meccanica; • edifici con ventilazione ibrida: in questo caso si è in presenza sia di ventilazione meccanica che quella naturale ottenuta tramite sistemi automatici di aperture collaboranti con l’impianto di ventilazione meccanica; • edifici con impianto di climatizzazione che fornisce anche una ventilazione meccanica: in questo caso il calcolo della ventilazione deve essere riferito ai periodi in cui non è attivo l’impianto di climatizzazione; • edifici ventilati con la tecnica del free-cooling: in questo caso si sfrutta l’impianto di ventilazione meccanica anche per la ventilazione notturna durante il periodo di raffrescamento dell’edificio.
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Portata effettiva
Nella vecchia versione della norma per tali edifici, in presenza di aerazione naturale il numero di ricambi previsto era pari a 0,3. La portata di ventilazione effettiva, utilizzata per il calcolo del
Apporti interni
Per gli edifici di categoria E.1(1) e E.1(2) [24] è variata la formula per la determinazione della potenza termica relativa agli apporti interni. Per queste categorie, sia con la precedente che con la nuova versione della norma, gli apporti interni dipendono esclusivamente dalla superficie utile della zona termica di calcolo. Il cambiamento introdotto dalla nuova norma comporta un aumento degli apporti interni oltre il 40% (edifici con superficie utile meno di 50 m2) rispetto alla passata normativa. In figura 1 è possibile notare le differenze tra il valore degli apporti termici (espresso in Watt) in funzione della superficie utile (in questo caso tra 30 m2 e 200 m2) valutate con le due
FIGURA 1 – Confronto degli apporti interni valutati sia con la UNI/TS 11300:2008 (vecchia versione) e la UNI/TS 11300-1:2014 (nuova versione); la variazione in percentuale è fatta rispetto alla vecchia versione del 2008
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n.52
caso a0 QH,risc (MJ) Qtr(MJ) Qve(MJ) ηu Qint(MJ) Qsol,fin (MJ) Qsol,op (MJ)
caso b0 QH,risc (MJ) Qtr(MJ) Qve(MJ) ηu Qint(MJ) Qsol,fin (MJ) Qsol,op (MJ)
2008
33357
38241
4216
-
4653
3499
1373
2008
17615
22044
4216
-
4653
3499
1004
2014
31701
36635
4216
-
6105
3499
-
2014
16077
20807
4216
-
6105
3499
-
Δ (%)
-5,0%
Δ (%)
-8,7%
TABELLA 3 – Confronto dei risultati ottenibili con le due versioni delle norme su un edificio campione: variazione degli apporti solari sui componenti opachi, extra flusso per radiazione infrarossa verso la volta celeste e apporti gratuiti interni (caso a0 e caso b0) versioni della norma. Come si può notare, con la nuova versione c’è sempre un aumento degli apporti variabili tra il 44% (30 m2) e l’1% (150 m2); per superfici superiori a 170 m2 le variazioni sono nulle. Con questa modifica il fabbisogno di energia utile dell’edificio senza dubbio subisce una riduzione che diventa rilevante per superfici inferiori ai 100 m2. In tabella 3 si riporta il confronto dei risultati considerando anche la modifica della
formula degli apporti interni per l’edificio campione utilizzando le due versioni della norma. I risultati tengono conto oltre della modifica della variazione degli apporti solari e dell’extra flusso anche quella appena citata sugli apporti gratuiti interni. Si evidenzia un’importante diminuzione del fabbisogno energetico utile, QH,risc di circa il 5,0% per il caso a0 e di quasi il 9% per il caso b0 utilizzando la versione 2014 della UNI/TS 11300-1.
LE NOVITÀ DELLA UNI/TS 11300-2:2014 Di seguito si riportano le principali novità introdotte nella UNI/TS 11300-2:2014 e per alcuni di essi la variazione numerica in percentuale delle prestazioni energetiche dell’edificio campione rispetto alla versione del 2008.
Suddivisione dei sistemi per gli impianti
La suddivisione dei sistemi per gli impianti è fatta nella medesima modalità riportata nella UNI/TS 11300-4 [25]. Gli impianti (climatizzazione invernale, produzione ACS e ventilazione) sono suddivisi in due sistemi principali: sistema di utilizzazione e sistema di generazione. Il sistema di utilizzazione comprende tutti i vari sottosistemi degli impianti tranne la generazione (emissione, regolazione, distribuzione, erogazione dell’ACS, distribuzione dell’ACS ed eventuale accumulo). Il sistema di generazione è la parte che comprende uno o più sottosistemi di generazione (generatore a combustione, pompa di calore, solare termico, cogeneratore, generatore elettrico, generatore a biomassa e teleriscaldamento).
55 °C e 85 °C è necessario procedere con una interpolazione lineare. In generale le modifiche introdotte non comportano grandi variazioni: in tabella 4 è possibile notare le differenze per i rendimenti di emissione dei radiatori su parete esterna con le due versioni delle norme messe a confronto. Le differenze sostanziali riguardano soprattutto i radiatori con una temperatura di mandata di 85 °C (nella nuova versione della norma c’è un aumento di 1%) e quelle per 65 °C (calo di circa 1% rispetto alla vecchia versione della norma). Per gli edifici con altezza interna minore di 4 metri, sono stati inseriti i “riscaldatori a infrarossi” aventi gli stessi rendimenti dei pannelli radianti annegati nel pavimento. Per gli edifici con altezza superiore ai 4 metri sono presenti anche tipologie terminali non presenti nella precedente versione come radiatori, ventilconvettori e bocchette in sistemi ad aria calda. È presente un metodo per la correzione del rendimento di emissione dei pannelli radianti che confinano con un ambiente disperdente (terreno, ambiente esterno, ambiente non riscaldato o a temperatura fissata inferiore degli ambienti climatizzati). Tale correzione è molto penalizzante (fino al 30-35% in meno) qualora i pannelli radianti abbiano scarso isolamento termico o addirittura ne siano sprovvisti (per esempio nei casi di ristrutturazione di edifici con altezze interne al limite per l’installazione dei pannelli radianti).
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Sottosistema di emissione
I rendimenti dei radiatori su parete esterna sono diminuiti di 3 punti percentuali, ma anziché riferiti ad una temperatura di 85 °C come per la vecchia versione, adesso sono riferiti ad una temperatura di 55 °C. Per temperature comprese tra
n.52
29
Carico termico medio annuo W/m3 ≤4
4-10 2014
2008
50
0,980 0,980 0,970 0,970
0,950
55
0,980 0,980 0,970 0,970
0,950
60
0,980 0,977 0,970 0,9670 0,950
65
0,980 0,973 0,970 0,963
Temperatura di mandata dell’acqua (°C)
2008 2014 2008
>10
70
0,970
0,960
75
0,967
0,957
80
0,963
0,953
85
0,950 0,960 0,940 0,950
0,950
0,920
TABELLA 4 – Confronto del rendimento di emissione dei radiatori su parete esterna (edifici con altezza interna minore di 4 m) tra la vecchia versione della norma UNI/TS 11300-1 (2008) con quella nuova (2014)
di rendimento delle tabelle si riferiscono a nuovi livelli di isolamento delle tubazioni, descritti efficacemente rispetto alla vecchia versione tranne qualche incongruenza nei casi in cui l’isolamento è scarso o è assente. In linea generale, nella nuova versione è possibile trovare una casistica più ampia di sottosistemi di distribuzione, i cui valori dei rendimenti variano in maniera sensibile. È opportuno rilevare che nel caso di impianti unifamiliari a zone in edificio condominiale, le dispersioni termiche del montante verticale (installato in genere nel vano scale) devono essere calcolate analiticamente e poi ripartite in proporzione al fabbisogno di ogni zona servita. In altre parole, in questo caso il metodo tabellare non è sufficiente poiché è necessario ricorrere al metodo analitico per considerare tutte le perdite della rete di distribuzione. Altra importante novità riguarda la correzione dei rendimenti nel caso in cui le temperature di mandata e ritorno di progetto sono diverse da quelle usate per la determinazione di tali rendimenti (80/60 °C). I fattori di correzione sono forniti in funzione della differenza tra la temperatura di progetto del radiatore (media aritmetica tra mandata e ritorno) e la temperatura ambiente, e della temperatura media stagionale, aumentando quindi il livello di precisione rispetto alla versione del 2008.
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 Sottosistema di regolazione
I valori dei rendimenti non sono mutati, ma c’è stata una correzione formale importante. Nella passata versione della norma i rendimenti riferiti alla modalità “solo ambiente con regolatore” erano più bassi rispetto a quelli “solo zona con regolatore” (in generale una regolazione realizzata “ambiente per ambiente” è migliore rispetto ad una “regolazione di zona”). Nella versione attuale invece sono state invertite le due modalità di regolazione (i valori dell’uno sono stati attribuiti all’altro) rispristinando una incoerenza di non facile interpretazione.
Sottosistemi di distribuzione
La prima importante variazione è che, rispetto alla passata versione, i valori tabulati dei rendimenti di distribuzione possono essere usati anche per le valutazioni di progetto (tipo A1), per esempio le nuove costruzioni. La norma ribadisce con fermezza che i valori tabulati possono essere usati solo nel caso in cui vengono rispettate tutte le condizioni al contorno per la quale le tabelle sono state create. I valori
30
n.52
Sottosistema di generazione
Il sottosistema di generazione ha subito poche variazioni. La più significativa è che rispetto alla vecchia versione, ove era possibile utilizzare il metodo tabellare, per una valutazione di progetto (tipo A1) adesso è necessario utilizzare il metodo di calcolo analitico. In linea generale, rendimenti del metodo tabellare non sono cambiati tranne alcuni (generatori di aria calda a gas o gasolio con bruciatore ad aria soffiata o premiscelato) che sono stati sostituiti con quelli già presenti (rendimenti convenzionali per generatori ad aria calda). È stato introdotto un metodo di calcolo per determinare le perdite di generazione dei generatori di acqua calda alimentati da energia elettrica (caldaie elettriche), in funzione di alcuni dati dichiarati dal fabbricante (fattore di perdita) e le condizioni di utilizzo (temperatura media effettiva, temperatura dell’ambiente di installazione in condizioni di prova e la temperatura del locale di installazione del generatore elettrico). In tabella 6 è riportato il confronto del fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale QP,risc per i due casi analizzati per l’edificio campione. Si nota come utilizzando la versione del 2014 della UNI/TS 11300-2 si ha in entrambi i casi una diminuzione del fabbisogno energetico primario e precisamente di circa il 7% per il caso a0 e di quasi l’11% per il caso b0.
caso a0 QP,risc (MJ)
QH,risc (MJ)
caso b0 QP,risc (MJ)
QH,risc (MJ)
2008
39635
33357
2008
20931
17615
2014
36892
31701
2014
18709
16077
Δ (%)
-6,9%
Δ (%)
-10,6%
TABELLA 5 – Confronto dei risultati ottenibili con le due versioni delle norme su un edificio campione: variazione degli apporti solari sui componenti opachi, extra flusso per radiazione infrarossa verso la volta celeste, apporti gratuiti interni e rendimenti dell’impianto di riscaldamento (caso a0 e caso b0)
Acqua calda sanitaria
Le novità introdotte per il calcolo del fabbisogno energetico utile dell’ACS sono principalmente due: la temperatura dell’acqua fredda e la portata d’acqua richiesta. La temperatura di calcolo dell’acqua fredda con la vecchia versione della norma era ipotizzata a 15 °C (nel caso in cui non si conoscevano ulteriori dati dall’ente erogatore); adesso la stessa temperatura dipende dalla località dove è posizionato l’edificio poiché è ottenuta dalla media annuale delle temperature medie mensili dell’aria esterna (in accordo alla UNI 10349 [26]). La portata d’acqua richiesta per gli edifici residenziali era ottenuta da una formula in funzione della superficie utile della zona termica. Con la nuova versione è cambiata la formula (non più di tipo esponenziale ma con variazione lineare) considerando in maniera appropriata anche zone con superfici inferiori a 35 m2. Sono da rilevare anche modifiche nel caso di edifici non residenziali che coprono una casistica più ampia per le categorie di edifici rispetto alla versione precedente.
In figura 2 è riportata la variazione del fabbisogno di energia utile per la produzione di ACS rispetto alla vecchia versione del 2008. Il calcolo è stato fatto per superfici comprese tra 50 e 150 m2 e solo per alcune località italiane. La scelta delle località è stata fatta in modo da coprire tutte le temperature medie annuali dell’aria esterna; si va da 10,4 °C per Aosta fino a 18,6 °C per Messina. Si nota in figura come la variazione rispetto alla versione del 2008 passa da un -19,4% per Messina a un +18,3% per Aosta. In linea generale le modifiche introdotte dalla nuova UNI/TS 11300-2:2014 riguardo l’ACS comportano dei minori valori del fabbisogno di energia per le località in cui la temperatura media annuale dell’aria supera i 14 °C, mentre per le restanti località (temperatura media dell’aria inferiore ai 13-14 °C) si ha un aumento di tali valori. Sono da riportare anche alcune modifiche ai rendimenti dei vari sottosistemi dell’impianto per la produzione di ACS. Il rendimento di erogazione passa da 0,95 (UNI/TS 11300-2:2008) a 1,00 (UNI/TS 11300-2:2014) perché si trascurano le perdite di massa (per erogazione di acqua) e le perdite termiche nella rete di distribuzione che si considerano invece comprese nel calcolo del sottosistema di distribuzione. Per le perdite di distribuzione, nel caso di impianti esistenti privi di ricircolo, è ancora possibile usare i dati tabellati per determinare il fattore di perdita ed il fattore di recupero. Rispetto alla vecchia versione è stato aggiunto il caso in cui la rete di distribuzione corrente è installata completamente nell’ambiente climatizzato, ampliando quindi la casistica. Per il rendimento di generazione sono previsti gli stessi casi della precedente versione della norma fornendo una procedura più ricca rispetto alla precedente. La novità più rilevante riguarda l’uso del metodo analitico per la maggior parte dei casi (tranne gli scaldaacqua autonomi) per la determinazione delle perdite del sottosistema di generazione. Considerando anche la variazione del fabbisogno di energia utile e primario dell’ACS della
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FIGURA 2 – Variazione del fabbisogno di energia utile per la produzione di ACS rispetto alla UNI/TS 11300-2:2008 (nelle parentesi delle località è riportata la temperatura media annuale dell’aria esterna) n.52
31
ESEMPIO DI CALCOLO SU UN EDIFICIO CAMPIONE Al fine di evidenziare le modifiche dal punto di vista numerico, si riporta un esempio di calcolo del fabbisogno energetico di un edificio campione. I calcoli sono stati realizzati con un foglio di calcolo per entrambe le versioni della norma. Oltre al dettaglio dei risultati, si riportano per alcuni punti della norma tecnica le differenze in percentuale della prestazione termica ed energetica dell’edificio rispetto alla vecchia versione della norma. I risultati sono analizzati sia in termini di fabbisogno energetico utile che di quello primario. Le variazioni numeriche per l’applicazione di entrambe le norme si riferiscono al solo caso studiato in quest’articolo e non possono essere generalizzate per tutti i casi degli edifici. Le caratteristiche geometriche dell’edificio studio sono indicate nella tabella 7, nella quale sono riportati due casi con diverso rapporto di forma SL/VL, 0,95 per il caso a0 e 0,41 per il caso b0. L’edificio è composto da 4 ambienti aventi una ventilazione di tipo naturale e un’altezza interna netta di 3,0 m; per il caso a0 tutte le superfici sono disperdenti verso l’ambiente esterno, mentre per il caso b0 solo le superfici verticali (opachi e finestrati) disperdono calore. Uno schema planimetrico dell’edificio è rappresentato in figura 3. L’impianto termico è di tipo misto (riscaldamento + ACS) costituito da una caldaia a condensazione e radiatori montati su parete esterna con valvole termostatiche.
FIGURA 3 – Schema planimetrico dell’edificio campione
I casi a1, a2 e a3 della tabella 8 sono ottenuti aggiungendo uno strato di isolamento termico rispettivamente di 4 cm, 8 cm e 12 cm; stesse considerazioni valgono per i casi b1, b2 e b3. In tabella 8 si riportano per completezza dei risultati anche il rapporto di forma SL/VL, il coefficiente di scambio termico globale H’T, i valori dell’indice di prestazione energetica globale EP sia per la versione del 2008 sia del 2014, la variazione Δ in percentuale dell’EP del 2014 rispetto a quella del 2008 e infine le classi energetiche raggiunte in accordo alla delibera regionale dell’Emilia Romagna (DAL 156/2008 e ss. mm. [27]). Osservando la tabella 8 si evidenziano diversi punti interessanti tra cui: Per l’edificio campione, nel caso specifico situato a Bologna, con le nuove UNI/TS 11300 1 e 2 del 2014 si ottengono sempre degli EP inferiori rispetto alla precedente normativa. Questo accade per diversi rapporti di forma SL/VLe per diversi livelli di isolamento termico. La variazione in percentuale per ogni caso analizzato non è mai la stessa, anzi la diminuzione aumenta per i casi che presentano un alto livello di isolamento termico. Si va da un -7% per un H’T di 1,07 W/m2K fino a un -13% per un H’T di 0,32 W/m2K. Da questo si deduce che per gli edifici più performanti la variazione potrebbe essere maggiore rispetto a edifici meno performanti. In alcuni casi si ha un salto di classe energetica con l’utilizzo della nuova normativa; precisamente per il caso a0 si salta in classe E, per il caso a3 si salta in classe D e infine per il caso b3 si ottiene una classe B partendo da una C.
TABELLA 8 – Riepilogo dei risultati con indicazione dell’indice di prestazione energetica EP valutati sia con le UNI/TS 11300 del 2008 sia con le nuove del 2014; le classi energetiche sono in accordo alla DAL 156/2008 e ss.mm. per la regione Emilia Romagna
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 TABELLA 7 – Caratteristiche principali dell’edificio campione: caso a0 e b0
2014
2008
2014
Casi
SL/VL (m-1)
H’T (W/m2K)
EP (kWh/m2 anno)
EP (kWh/m2 anno)
Δ (%)
Classe ER
Classe ER
caso a0
0,95
1,07
181,4
169,2
-6,7%
F
E
caso a0
caso b0
Sue
70 m2
70 m2
caso a1
0,95
0,92
157,0
145,3
-7,5%
E
E
Vn
210 m3
210 m3
caso a2
0,94
0,83
143,2
131,8
-8,0%
E
E
SL
292 m2
126 m2
caso a3
0,93
0,79
136,2
124,9
-8,3%
E
D
VL
307 m3
307 m3
caso b0
0,41
0,60
107,1
97,1
-9,3%
D
D
SL/VL
0,95
0,41
caso b1
0,40
0,45
83,2
73,9
-11,2%
C
C
caso b2
0,40
0,36
69,9
61,1
-12,6%
C
C
caso b3
0,39
0,32
63,3
54,8
-13,4%
C
B
H’T Ase/Sue
32
2008
1,25 W/m2K 0,60 W/m2K 3,17
n.52
0,80
SIMBOLI Sue Vn SL VL SL/VL
Superficie utile energetica (m2) Volume netto (m3) Superficie Lorda disperdente (m2) Volume Lordo riscaldato (m3) Rapporto di forma tra la superficie lorda disperdente e il volume lordo riscaldato (m-1) H’T Coefficiente medio globale di scambio termico (W/m2K) Ase/Sue Rapporto tra l’area solare equivalente estiva e la superficie utile (-) QH,risc Fabbisogno energetico utile per la climatizzazione invernale (MJ) Qtr Scambio di energia termica per trasmissione nel caso di riscaldamento (MJ) Qve Scambio di energia termica per ventilazione nel caso di riscaldamento (MJ) Qint Apporti di energia interna dovute a sorgenti interne (MJ)
norma UNI/TS 11300-2, si possono apprezzare le differenze di risultati per l’edificio campione in tabella 6. Si nota come anche con queste modifiche c’è una discreta diminuzione del fabbisogno di energia primaria totale (riscaldamento + ACS) di circa il 7% per il caso a0 e del 9% per il caso b0.
CONCLUSIONI
In conclusione, le novità introdotte dalle norme UNI/TS 11300:2014 parte 1 e 2 modificano profondamente la procedura di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici, migliorando per certi versi alcune parti della vecchia versione (per esempio gli scambi di energia termica per ventilazione e i parametri di trasmissione termica e solare), ma rendendo difficile il calcolo in altri settori (per esempio i ponti termici e le perdite di generazione per l’impianto di ACS). La modifica che ha probabilmente una forte influenza nella professione dei tecnici è senz’altro quella dell’eliminazione del metodo forfettario dei ponti termici per gli edifici esistenti.
Qsol,op Apporti di energia termica dovuti alla radiazione solare incidente sui componenti opachi (MJ) Qsol,fin Apporti di energia termica dovuti alla radiazione solare incidente sui componenti vetrati (MJ) ηu Fattore di utilizzazione degli apporti di energia termica QP,risc Fabbisogno energetico primario per la climatizzazione invernale (MJ) QH,ACS Fabbisogno energetico utile per la produzione di Acqua Calda Sanitaria (MJ) QP,ACS Fabbisogno energetico primario per la produzione di Acqua Calda Sanitaria (MJ) QP,TOT Fabbisogno energetico primario per il riscaldamento e la produzione di Acqua Calda Sanitaria (MJ) EP Indice di prestazione energetica globale per la climatizzazione invernale e la produzione di ACS (kWh/m2 anno) Δ Variazione in percentuale (%)
Questa eliminazione aggrava il calcolo poiché non è facile reperire informazioni precise come richiesto dall’attuale norma per l’utilizzo di atlanti conformi o del metodo analitico. Le modifiche invece che incidono in maniera quantitativa, rispetto alla passata versione, sulla prestazione energetica dell’edificio sono due: gli apporti interni e il fabbisogno energetico utile dell’ACS. Con il primo si ha senza dubbio una riduzione del fabbisogno utile per la climatizzazione invernale poiché sono aumentati gli apporti interni e al contrario un aumento del fabbisogno energetico per la climatizzazione estiva; con il secondo la modifica comporta delle riduzioni in termini energetici per gli edifici situati nelle località con una temperatura media annuale dell’aria esterna superiore a 14 °C circa, e degli aumenti nel caso contrario. Inoltre valutando le percentuali di variazioni delle prestazioni energetiche per i soli casi analizzati, rifacendo i calcoli per gli edifici esistenti certificati prima del 2 ottobre 2014, in alcune particolari situazioni (come negli esempi esposti in quest’articolo) è
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 TABELLA 6 – Confronto dei risultati ottenibili con le due versioni delle norme su un edificio campione: variazione degli apporti solari sui componenti opachi, extra flusso per radiazione infrarossa verso la volta celeste, gli apporti gratuiti interni, i rendimenti dell’impianto di riscaldamento e il fabbisogno di energia dell’ACS (caso a0 e caso b0) caso a0
QP,TOT (MJ)
QH,risc (MJ)
QP,risc (MJ)
QH,ACS (MJ)
QP,ACS (MJ)
caso b0
QP,TOT (MJ)
QH,risc (MJ)
QP,risc (MJ)
QH,ACS (MJ)
QP,ACS (MJ)
2008
45704
33357
39635
4433
6069
2008
26999
17615
20931
4433
6069
2014
42960
31701
36892
4388
5750
2014
24459
16077
18709
4388
5750
Δ (%)
-6,7%
Δ (%)
-9,4%
n.52
33
GUIDA PRATICA PER CERTIFICATORI ENERGETICI Il 2 Ottobre 2014 è una data che ha segnato grandi cambiamenti nel mondo della Certificazione Energetica. Il CTI (Comitato Termotecnico Italiano) ha pubblicato alcuni importantissimi aggiornamenti normativi tra cui le norme UNI TS 11300-1 e UNI TS 11300-2. Ma cosa è cambiato? Le modifiche principali riguardano i calcoli per i ponti termici, le trasmittanze e le caratteristiche di alcuni materiali, le perdite per ventilazione e i guadagni solari. Le nuove norme oltre ad aggiornare la regolamentazione, contengono anche calcoli e metodi per determinare le prestazioni energetiche degli edifici e ottenere l’APE (Attestato di Prestazione Energetica). Grazie a questo testo “Applicazioni pratiche di Certificazione Energetica”, aggiornato appunto alle ultime versioni delle norme della serie UNI/TS 11300 parti 1 e 2 entrate in vigore a partire dal 2 ottobre 2014 i certificatori energetici avranno un utile strumento di riferimento per la soluzione di problematiche particolari, ma frequenti nella professione. Prendendo spunto dalle frequenti domande emerse nei dibattiti degli eventi formativi
possibile ottenere un miglioramento della classe energetica soprattutto in quelle Regioni che hanno adottato una classificazione energetica di tipo statico come quella vigente in Emilia Romagna.
circa l’approccio tecnico della gestione dei dati di input da utilizzarsi in conformità alle norme della serie UNI/ TS 11300 infatti, vengono analizzati numerosi casi di studio e proposte altrettante soluzioni pratiche. Un testo poco teorico ma dal taglio prettamente pratico che nasce dall’esperienza maturata dagli autori dal 2009 in poi nel campo della formazione post Laurea e post Diploma in corsi tenuti per la qualifica dei Certificatori Energetici degli Edifici. Dedicato a chi opera sul campo, evidenzia tutte le novità introdotte e i risvolti nella procedura di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici e sottolinea le differenze rispetto alle precedenti versioni del 2008.
* Ing. Cosimo Marinosci, Dipartimento di Ingegneria Industriale – Scuola di Ingegneria e Architettura – Alma Mater Studiorum – Bologna
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 BIBLIOGRAFIA 1. UNI/TS 11300-1:2014 – Determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale. 2. UNI/TS 11300-2:2014 – Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale, per la produzione di acqua calda sanitaria, per la ventilazione e per l’illuminazione in edifici non residenziali. 3. Decreto Legislativo n. 192 del 19 Agosto 2005: “Attuazione della direttiva europea 2002/91/CE relativa al rendimento energetico dell’edilizia”. 4. Decreto Legislativo n. 311 del 29 dicembre 2006: "Disposizioni correttive ed integrative al Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico nell’edilizia". 5. Decreto del Presidente della Repubblica n. 59 del 02/04/2009 – Regolamento di attuazione dell'articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia. 6. UNI/TS 11300-1:2008 – Determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale. 7. UNI/TS 11300-2:2008 – Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale, per la produzione di acqua calda sanitaria. 8. Errata Corrige del 22 luglio 2010 della UNI/TS 11300-1:2008 – Determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale. 9. Errata Corrige del 25 novembre 2010 della UNI/TS 11300-2:2008 – Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la
34
n.52
climatizzazione invernale, per la produzione di acqua calda sanitaria. 10. UNI/TS 11300-3:2010 – Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione estiva. 11. Direttiva 2002/91/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2002 sul rendimento energetico nell’edilizia. 12. UNI EN 15193:2008 – Prestazione energetica degli edifici – Requisiti energetici per illuminazione. 13. UNI 10375:2011 – Metodo di calcolo della temperatura interna estiva degli ambienti. 14. UNI EN ISO 13792:2012 – Prestazione termica degli edifici – Calcolo della temperatura interna estiva di un locale in assenza di impianti di climatizzazione – Metodi semplificati. 15. UNI EN ISO 13790:2008 – Prestazione energetica degli edifici – Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento e il raffrescamento. 16. UNI EN 12831:2006 – Impianti di riscaldamento negli edifici – Metodo di calcolo del carico termico di progetto. 17. Decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 74 regolamento recante definizione dei criteri generali in materia di esercizio, conduzione, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici e per la preparazione dell'acqua calda per usi igienici sanitari, a norma dell'articolo 4, comma 1, lettere a) e c), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192. 18. UNI EN ISO 10456:2008 – Materiali e prodotti per edilizia – Proprietà igrometriche – Valori tabulati di progetto e procedimenti per la
determinazione dei valori termici dichiarati e di progetto. 19. UNI 10351:1994 – Materiali da costruzione. Conduttività termica e permeabilità al vapore. 20. UNI/TR 11552:2014 – Abaco delle strutture costituenti l’involucro opaco degli edifici – Parametri termofisici. 21. UNI EN ISO 14683:2008 – Ponti termici in edilizia – Coefficiente di trasmissione termica lineica – Metodi semplificati e valori di riferimento. 22. UNI EN ISO 10211:2008 – Ponti termici in edilizia – Flussi termici e temperature superficiali – Calcoli dettagliati. 23. UNI 10339:1995 – Impianti aeraulici al fini di benessere. Generalità, classificazione e requisiti. Regole per la richiesta d offerta, l offerta, l ordine e la fornitura. 24. Decreto del Presidente della Repubblica n. 412 del 26/08/1993 – Regolamento recante norme per la progettazione, l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell'art. 4, comma 4, della L. 9 gennaio 1991, n. 10. 25. UNI/TS 11300-4:2012 – Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 4: Utilizzo di energie rinnovabili e di altri metodi di generazione per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria. 26. UNI 10349:1994 – Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Dati climatici. 27. Delibera Assemblea Legislativa Regione Emilia-Romagna n. 156 del 04/06/2008 – Atto di indirizzo e coordinamento sui requisiti di rendimento energetico e sulle procedure di certificazione degli edifici.
INFORMAZIONE DALLE AZIENDE
La nuova tariffa elettrica D1 per le pompe di calore A
partire dal 1º luglio 2014 fino al 31 dicembre 2015, è entrata in vigore una tariffa elettrica sperimentale (D1) dedicata alle pompe di calore. Potranno beneficiare della tariffa D1 i clienti domestici che utilizzano pompe di calore elettriche come unico sistema di riscaldamento, i quali potranno aderire alla sperimentazione, attraverso la compilazione di documenti scaricabili dai siti dedicati. Ciò dovrebbe favorire l’installazione delle pompe di calore nel nostro Paese finora sfavorite dal regime tariffario progressivo, nonostante l’elevato rendimento energetico. Quali sono le principali novità? L’introduzione di questa tariffa ha come obiettivo quello di rivedere l’attuale sistema di tariffazione progressiva, che prevede un aumento del prezzo del kWh elettrico con l’aumento dei consumi, concetto che ha sicuramente limitato l’utilizzo della corrente elettrica per il riscaldamento e raffrescamento con pompe di calore. Un primo intervento tariffario a favore dell’utilizzo delle pompe di calore era stato effettuato con la delibera ARG/elt 56/10, che introduceva la possibilità di un’alimentazione separata delle pompe di calore (e anche dei punti di ricarica dei veicoli elettrici) rispetto alla fornitura principale per le utenze domestiche. A questo secondo punto di prelievo veniva quindi applicata la tariffa fissa non progressiva BTA (Bassa Tensione Altri Usi). La nuova tariffa agevolata D1 rappresenta però un ulteriore miglioramento della tariffa BTA (che peraltro ha avuto scarsi riscontri in termini di richieste), poiché mantiene la non progressività della tariffazione elettrica consentendo al contempo di utilizzare il punto di prelievo unico dell’utenza, senza dover ricorrere a un secondo punto di prelievo dedicato. La tariffa sperimentale D1 prevede, che ogni kWh elettrico abbia un prezzo costante, indipendentemente dal consumo annuo, per cui non progressivo come previsto dalle tariffe D2 e D3. Non si conosce ancora il valore preciso della tariffa, ma si stima un valore intorno a 0.21 €/kWhe. In ogni caso sarà sicuramente un valore costante indipendentemente dalla fascia oraria e dal quantitativo dei consumi. Maggiori sono i consumi annui del sistema di riscaldamento e raffrescamento a pompa di calore, più la tariffa sperimentale diventa interessante. Vale dunque la pena prendere in considerazione questa tariffa soprattutto per impianti che hanno una potenza elettrica impegnata sopra i 3kW. Se i consumi totali del sistema a pompa di calore, collegata a un unico contattore di casa e con potenza elettrica impegnata di 3 kW, superano i 4.500 kWh/anno, la tariffa D1 è più conveniente della tariffa D3. Se la potenza impegnata è maggiore di 3kW, dunque con la tariffa D3, vale la pena sfruttare la tariffa D1 se il consumo è di almeno 2.700 kWh/anno.
Belaria SRM: pompa di calore per case monofamiliari, nuove o esistenti
La pompa di calore Belaria SRM, indicata per edifici con un buon isolamento e impianti a bassa temperatura, permette di riscaldare e raffrescare con temperature di mandata fino a massimo 55 °C. Grazie all‘inverter con regolazione della velocità, la pompa di calore produce la potenza termica necessaria al sistema, in funzione della temperatura esterna. Pertanto l’impianto funziona prevalentemente a carico parziale. Questo garantisce la massima economicità e mantiene basso il consumo di corrente. Il modello Belaria SRM è dotato inoltre della funzione di raffrescamento. Completo, compatto e dal design accattivante: l’apparecchio interno L’apparecchio interno contiene tutti i principali gruppi e può essere montato a parete in modo rapido e con il minimo ingombro. L’apparecchio interno trasmette il calore ai radiatori o all’impianto pavimento. Inoltre, il calore prodotto può essere utilizzato anche per la produzione dell’acqua calda. Silenzioso e dai consumi ridotti: l’apparecchio esterno L’apparecchio esterno sottrae energia termica all’aria esterna. Grazie al compressore modulante con regolazione della velocità e al ventilatore, viene prodotta la quantità di calore necessaria. In questo modo il rendimento migliora e il funzionamento è ancora più silenzioso.
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Contratti di rendimento energetico:
cosa succede in Europa? Da Transparense i primi dati sull’utilizzo del servizio Energy Performance Contract SILVIA MARTELLOSIO
N
ato nell’aprile dell’anno scorso per migliorare la trasparenza e l’affidabilità dei contratti EPC (Energy Performance Contracting) a livello comunitario, il progetto Transparense, con i suoi venti partner, intende sviluppare ed incrementare l’impiego di questi strumenti e raggiungere così sostanziali miglioramenti dell’efficienza energetica. Un primo risultato del progetto è l’indagine “European EPC market overview – Results of the EU-wide market survey” che fornisce una panoramica del mercato degli EPC in Europa.
Facciamo chiarezza…
Dato che nel nostro Paese il contratto di rendimento energetico viene spesso confuso con il contratto di servizio energia, occorre innanzitutto fare un po’ di chiarezza. L’Energy Performance Contracting (EPC) ripaga direttamente gli investimenti in efficienza energetica attraverso i risparmi sui costi. Proprietari e gestori degli impianti possono così ammodernare e rendere più efficienti i propri assets affidandosi ad una società di servizi energetici (ESCO), che si assume il rischio tecnico dell’intervento.
Contratto tipo
Un tipico contratto EPC prevede i seguenti elementi:
• Servizio “chiavi in mano”. La ESCO fornisce tutti i servizi necessari per progettare e attuare un progetto completo di risparmio energetico presso l’impianto del cliente, dalla verifica energetica iniziale fino alle attività di monitoraggio e verifica a lungo termine (M&V). • Misure complete. La ESCO mette a punto tutte le misure atte a soddisfare le esigenze di uno specifico impianto. • Garanzia di risparmio del progetto. La società di servizi garantisce che i risparmi generati dal progetto andranno a coprire i relativi costi. • Finanziamento del progetto. La ESCO può predisporre
LA DEFINIZIONE EUROPEA DI EPC La Direttiva Europea 2012/27/ (EED) definisce Energy Performance Contracting (EPC) come: “contratti di rendimento energetico”, accordi contrattuali tra il beneficiario e il fornitore di una misura di miglioramento dell’efficienza energetica, verificata e monitorata durante l’intera durata del contratto, laddove siano erogati investimenti (lavori, forniture o servizi) nell’ambito della misura in funzione del livello di miglioramento dell’efficienza energetica stabilito contrattualmente o di altri criteri di prestazione energetica concordati, quali i risparmi finanziari. n.52
37
TABELLA 1. Livello di sviluppo dei contratti EPC in Europa
anche un finanziamento a lungo termine del progetto, attraverso una società finanziaria.
Il panorama europeo
L’indagine conteneva domande inerenti quattro aree principali: ESCO esistenti e mercato nazionale degli EPC, Modelli di EPC, modelli di finanziamento e iniziative politiche. Le risposte sono state analizzate all’interno di ciascun Paese ed i risultati aggregati al fine di individuare trend comuni e poter confrontare la situazione nei diversi paesi membri. I 20
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 EVOLUZIONE DEGLI ENERGY PERFORMANCE CONTRACT NEGLI ULTIMI 3 ANNI. Le prospettive per il mercato UE degli EPC nel complesso sono leggermente più positive di quanto non fossero qualche anno fa. Oltre il 56% delle ESCO intervistate rileva infatti una leggera o una forte crescita negli ultimi tre anni, mentre il 31% ritiene che il mercato sia in una fase stazionaria. Solo il 12% dichiara di registrare un calo nell’utilizzo di questi strumenti.
CONTRATTI EPC AVVIATI NEGLI ULTIMI 2 ANNI. Il numero di progetti EPC intrapresi negli ultimi due anni è in gran parte compreso tra 1 e 5. Solo un terzo degli intervistati dichiara di aver iniziato più di cinque progetti, mentre il 18% non ne ha avviato nessuno.
INVESTIMENTO. L’investimento iniziale di una ESCO per progetti EPC è invece ben bilanciato in tutta Europa.
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n.52
paesi coinvolti nel progetto hanno forme di EPC diverse per sviluppo, esigenze, aspettative e caratteristiche, a seconda del livello di avanzamento dei contratti. In tabella 1 viene riassunto il livello in cui ogni paese partecipante si trova in termini di sviluppo degli EPC, utilizzando categorie facilmente comprensibili: “principiante”, “intermedio” e “avanzato”.
DURATA. La lunghezza di un tipico progetto EPC è compresa tra 5 e 10 anni per la maggior parte degli intervistati europei.
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 TECNOLOGIE. In termini di tecnologie generalmente scelte per caratterizzare gli EPC, i risultati non sono affatto sorprendenti. Al primo posto troviamo l’illuminazione, i sistemi di gestione dell’energia, interventi su caldaie e unità di ventilazione, riscaldamento e climatizzazione.
EDIFICI. Gli EPC vengono maggiormente utilizzati in edifici pubblici (ospedali, scuole, università), alberghi, uffici, e — meno scontato — in strutture industriali.
OSTACOLI. Non è però tutto oro quel che luccica, dato che non mancano ostacoli alla diffusione degli EPC. I principali sono la mancanza di sostegno da parte dei Governi e di fiducia nelle ESCO e il problema della ricerca di finanziamenti a prezzi accessibili. Di contro, la diffusione degli EPC è spinta dall’incremento del prezzo dell’energia, dalla “pressione” per ridurre i costi e dalle politiche governative.
Cambia la grafica, ma non l’informazione
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DENTRO L’OBIETTIVO
Prove tecniche di riqualificazione storica
Intervento pilota in una scuola monumento nel Tirolo austriaco per ridurre i consumi e migliorare il comfort senza intaccare il valore storico dell’edificio A CURA DELLA REDAZIONE
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Orientamento e planimetria. L’area ricreativa è posta lungo il lato sud, che costeggia l’argine del fiume Inn. L’ingresso e le aule sono invece collocate lungo l’asse nordest. A nord la scuola confina con una piscina pubblica, mentre ad est ed ad ovest si trovano insediamenti residenziali
P
rendiamo una vecchia scuola dei primi anni del secolo scorso, quando il risparmio energetico non era ancora una priorità. Quindi, cerchiamo soluzioni per renderla più efficiente con un intervento non invasivo, nel rispetto del valore storico ed architettonico dell’edificio, dichiarato monumento storico nel 2008. È quanto ha fatto il pool di esperti del Progetto europeo 3ENCult, coordinato dall’Eurac di Bolzano e dall’Università di Insbruck, intervenuti in una scuola a Hötting, uno dei quartieri di Innsbruck. Il lavoro è stato lungo e articolato, reso più complesso dal coinvolgimento delle autorità che tutelano i beni storici e artistici: analisi, diagnosi energetica, simulazione di diverse soluzioni innovative in due aule pilota, interventi per migliorare l’isolamento dell’involucro dall’interno e posa di un sistema di ventilazione meccanica (Active overflow); per proseguire con il monitoraggio e l’analisi dei dati ex-post al fine di identificare gli interventi più efficaci in vista di una riqualificazione energetica dell’intera struttura e, in prospettiva, di altri edifici storici. La scuola di Hötting, infatti, è parte del progetto europeo sulle smart-city Sinfonia, per lo studio di nuove soluzioni di efficienza energetica in termini di isolamento, ventilazione, ombreggiamento da applicare ad edifici pubblici e privati.
modernismo. Negli anni seguenti gli interventi sull’edificio sono stati limitati, se si esclude un ampliamento ad est avvenuto dopo la Seconda guerra mondiale, anche perchè la disposizione originale degli spazi interni era stata progettata con cura e non ha richiesto, col passare del tempo, modifiche sostanziali. L’edificio si estende su una superficie lorda di 5.778 m2 (netta 4.524 m2) su sei piani. Le aule sono 84, ognuna occupata da un insegnante e, in media, da venti studenti con età compresa tra 10 e 14 anni. Il volume riscaldato, che comprende anche corridoi, uffici e locali di servizio, è pari a 14.982 metri cubi.
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Esempio di Modernismo anni ’30
La scuola di Hötting, eretta nel 1929 su progetto dall’architetto Franz Baumann, è uno dei primi edifici costruiti in cemento armato, fortemente influenzato dalle idee di Peter Behrens e della Bauhaus. Il complesso si articola in blocchi monolitici, senza aggetti o altri elementi ornamentali, architettura tipica del primo
Cemento e mattoni
La struttura vede l’abbinamento di cemento armato e blocchi da costruzione per l’involucro, rifinito all’esterno e all’interno con intonaco in calce, cemento e gesso spesso 2-3 cm. In dettaglio, il 58% delle superfici verticali è realizzato in blocchi di laterizio, con spessore massimo di 60 cm; il restante 42% è
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in “cemento battuto”, in spessori tra 45 e 75 cm, per poter sopportare i carichi in corrispondenza delle scale, del piano terra e del livello interrato. Solo poco più dell’uno per cento delle pareti esterne è in cemento armato (60 cm) — ai tempi ancora poco diffuso —, utilizzato per risolvere problemi statici a livello puntuale, come, ad esempio, la parete sovrastante l’ingresso principale. I solai sono realizzati con travi in acciaio e lastre in calcestruzzo. Il tetto a padiglione — che alla vista sempra appiattito (il sottotetto copre parzialmente la visuale del colmo) — presenta una struttura in legno con rivestimento metallico.
Energivoro e poco confortevole
Da un punto di vista energetico, il complesso non spicca per efficienza, avendo un fabbisogno pari a 123 kWh/m2a (calcolato con software PHPP), e non è esente da gravi problemi di surriscaldamento estivo, in ragione delle ampie vetrate non protette dall’irraggiamento solare, tanto che alcune aule non possono essere utilizzate nei mesi più caldi. Altri aspetti impiantistici riguardano la scarsa qualità dell’aria e il discomfort
Alcune aule, nella porzione di edificio realizzata negli anni ’50, sono dotate di radiatori più moderni e non sottoposti a vincolo
ambientale in inverno, in corrispondenza delle pareti interne e delle grandi vetrate. Il riscaldamento è affidato a una centrale termica centralizzata, alimentata a gas. Il calore è distribuito negli ambienti attraverso radiatori, alcuni dei quali risalgono all’epoca dell’edificazione del fabbricato, quindi sotto tutela architettonica. Esteticamente piacevoli, ma pesanti tra 400 e 500 kg, i grandi radiatori possiedono un’elevata massa termica che causa problemi di surriscaldamento anche nei mesi invernali, obbligando gli occupanti ad aprire le finestre. I condotti del riscaldamento passano in molti casi all’interno delle pareti, che — non essendo isolate dall’esterno — danno luogo a dispersioni di calore. Una seconda centrale termica si
Centrale termica e i grandi radiatori presenti in alcune aule, tutelati sotto il profilo architettonico e quindi non sostituibili
trova nell’attico, in un locale non riscaldato, destinata alla produzione di acqua calda per usi sanitari (il serbatoio di accumulo si trova però nel seminterrato) e — soprattutto — per il riscaldamento dell’acqua delle vicina piscina; quest’ultima utenza incide per il 76% sui consumi complessivi del boiler. Non è invece presente un impianto di raffrescamento, né un sistema di ventilazione meccanica per il ricambio dell’aria. Risale alla costruzione dell’edificio anche una parte dell’impianto elettrico, mentre sono più recenti i sistemi di illuminazione artificiale e la connessione wi-fi delle aule. In copertura è presente un impianto
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Nell’ambito dell’analisi energetica dell’edificio è stato installato un contatore di calore per misurare i consumi dell’impianto a gas per la produzione di ACS e suddividerli tra gli effettivi impieghi della scuola e quelli della vicina piscina, che — si è appurato — incidono per ben il 76% sul totale
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variazioni in funzione dei diversi interventi ipotizzabili. I dati sono stati modificati per tener conto di alcuni fattori non calcolabili con il programma, ad esempio le perdite di calore dai tubi di riscaldamento che corrono all’interno delle pareti esterne.
Interventi su due aule pilota Analisi del comfort termico prima dell’intervento
fotovoltaico pilota (20 moduli, ognuno da 250 Wp), che in futuro, nell’ambito del progetto 3ENCult, potrebbe essere ampliato per coprire in parte il fabbisogno di energia elettrica dell’edificio.
Si parte dal check-up
Prima di valutare eventuali soluzioni di efficientamento, i ricercatori hanno analizzato le performance energetiche dell’edificio,
conducendo diverse prove: blower-door test per verificare la tenuta all’aria dell’involucro (dal quale è emerso che il 40% delle perdite per trasmissione avviene attraverso le pareti), termografia agli infrarossi per individuare ponti termici, analisi della stratigrafia di pareti e solai per identificare i materiali impiegati e lo stato di conservazione della struttura. Sono state anche condotte analisi per verificare comfort termico, qualità dell’aria (concentrazione di CO2), grado di illuminazione naturale e artificiale, resa acustica nei diversi ambienti, in particolare nelle aule. I dati rilevati dai ricercatori sono stati inseriti nel software PHPP per calcolare il fabbisogno energetico teorico dell’edificio (risultato pari a circa 130 kWh/m2a) ed esaminarne le
Una volta identificati gli approcci più efficaci, anche in base ai vincoli architettonici e strutturali, questi sono stati testati in condizioni reali all’interno di due aule pilota, ognuna di superficie pari a 65 m2, per un volume riscaldato complessivo di 440 m3. Le aule si aprono all’esterno attraverso una vetrata orizzontale non continua, che fornisce luce e ricambio d’aria. Tutti gli interventi sono stati concordati con la proprietà e le autorità austriache per la tutela degli edifici storici, rispettando i vincoli imposti, in alcuni casi molto stringenti. Le aree d’intervento ritenute prioritarie hanno riguardato:
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 Effetto dei diversi interventi
sull’efficienza energetica dell’edificio, come risultato della simulazione fatta dai ricercatori prima di procedere all’intervento sulle due aule pilota. Lungo l’asse orizzontale, da sinistra a destra: la situazione iniziale (status quo) con un fabbisogno di 158 kWh/m2a (al netto di apporti solari e carichi interni); interventi sui soli serramenti; installazione di un sistema di ventilazione meccanica; interventi combinati: serramenti e ventilazione; serramenti, ventilazione e isolamento delle pareti dall’interno; serramenti, ventilazione e isolamento dall’esterno n.52
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Prima soluzione testata in un’aula della scuola: pannello in poliuretano con capillari attivi in silicato di calcio
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isolamento dell’involucro; miglioramenti delle prestazioni dei serramenti; ombreggiamento e orientamento della luce naturale; illuminazione artificiale più efficiente e dimmerabile miglioramento della resa acustica; ventilazione meccanica con recupero di calore;
Isolamento termico
Stabilito che il 40% delle dispersioni di calore avviene attraverso le pareti dell’edificio, il primo passo è stato individuare interventi di coibentazione dell’involucro. Sussiste però un vincolo nell’applicare l’isolamento dall’esterno, per la necessità di preservare il valore storico dell’edificio; intervento che, secondo le simulazioni (vedi grafico nella pagina precedente, area verde), sarebbe stato il più efficace, poiché avrebbe consentito di ridurre il fabbisogno energetico di 58 kWh/m2a (su un totale di 158 kWh/m2a), ipotizzando un cappotto da 120 mm applicato sull’intero involucro. L’isolamento dall’interno è invece possibile laddove non vi siano dettagli architettonici di pregio, anche se un intervento di questo tipo può comportare problemi legati all’’umidità. Le simulazioni mostrano che si può ridurre il fabbisogno di 53 kWh/m2a utilizzando uno strato di 80 mm, senza però risolvere i ponti termici e a fronte di una perdita di volume negli ambienti. Due le soluzioni testate dai ricercatori nelle aule pilota, entrambe caratterizzate da bassa invasività architettonica, con possibilità di ripristinare la situazione iniziale: la prima prevede l’applicazione di pannelli in schiuma poliuretanica (Remmers IQ-Therm 80), con microcavità riempite di silicato di calcio traspirante, che trasportano l’umidità attraverso lo spessore dell’isolante (“capillary active”), ottenendo così una conducibilità termica (lamda) di 0,033 W/mK. La seconda soluzione si basa sull’isolamento con fibra di cellulosa posata all’interno di un’intercapedine di 10,8 cm appositamente creata applicando un pannello di contenimento sulla parete esterna e disaccoppiando il pacchetto attraverso tasselli in legno. In questo modo si raggiunge una conducibilità termica di 0,04 W/mK.
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Finestre da salvare
La soluzione alternativa, testata nella seconda aula pilota, prevede l’utilizzo di fibra di cellulosa, soffiata in un’intercapedine creata appositamente attraverso una controparete in legno
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Come nel caso delle facciate, anche i serramenti originari vanno tassativamente preservati, sebbene si trovino in cattivo stato di conservazione e concorrano a disperdere calore: le simulazioni indicano infatti un potenziale di risparmio di 18 kWh/m2a conseguibile sostituendo le vecchie finestre con nuovi serramenti. E non è solo un problema di vetro e profili: i montanti, in
acciaio, non hanno taglio termico e non presentano una connessione ermetica con la muratura, né sono protetti dal fuoco in caso di incendio. Di dubbia efficacia anche il sistema di oscuramento a veneziana interposto tra le vetrate. Potrebbe essere possibile, in taluni casi, una ricostruzione delle finestre più rovinate. Non pone invece problemi di tutela architettonica l’inserimento di doppi vetri per le ante interne. Anche l’applicazione di nuovi sistemi di ombreggiamento interno (veneziane) potrebbe non essere compatibile con le esigenze di conservazione dell’edificio. Per quanto concerne le soluzioni adottate nelle due aule pilota si sono seguite strade diverse. In un caso si
è provveduto a migliorare le prestazioni dei serramenti esistenti aggiungendo un vetro esterno più isolante e migliorando le guarnizioni di tenuta, nonché introducendo nelle finestre tendine a lamelle che provvedono anche a ridistribuire la luce naturale all’interno dell’aula, evitando fenomeni di abbagliamento. Nell’altra aula si è provveduto solo a riparare e verniciare gli infissi pre-esistenti, installando tra i vetri una tenda in tessuto a scorrimento verticale.
VMC con Active overflow
L’intervento senz’altro più interessante testato dai ricercatori concerne la ventilazione meccanica con recupero di
SENSORI NELL’ISOLANTE PER STUDIARNE IL COMPORTAMENTO Per valutare le condizioni prima e dopo l’intervento, i ricercatori hanno installato sensori e sistemi per la rilevazione dei principali parametri di comfort ambientale e consumo energetico. Alcuni sensori capacitivi sono stati installati nei pacchetti isolanti applicati nelle due aule pilota, in modo tale da valutare temperature e umidità relativa in diverse posizioni. L’obiettivo era valutare l’effetto e l’efficacia di diverse soluzioni di isolamento, compresi i rischi legati alla formazione di condensa, in vista di un intervento di riqualificazione più esteso. Esaminando i dati raccolti e quelli calcolati con un software di calcolo (grafici sotto), si nota come le due serie di valori siano sufficientemente vicine. Inoltre, l’andamento temporale delle rilevazioni mostra come le pareti, dopo l’intervento, vadano progressivamente asciugandosi. La differenza rilevante
tra i due casi riguarda il punto di partenza: umidità relativa sotto il pacchetto isolante intorno al 100% nel primo caso (schiuma poliuretanica), più bassa (75%) nel secondo (fibra di cellulosa). Il motivo è che il pannello isolante viene applicato e tenuto in posizione mediante argilla (per consentire lo smantellamento del sistema) ed è quindi bagnato; ciò potrebbe causare problemi qualora — come in questo caso — i tempi di asciugatura sono lunghi e la formazione di muffe può avvenire con UR superiore al 75% (vanno quindi assolutamente evitati interstizi nel pacchetto isolante). Viceversa (grafico a destra), il sistema a base di cellulosa non presenta criticità per quanto concerne l’umidità relativa ed è quindi adatto per questa specifica applicazione.
Andamento dell’umidità relativa per i due sistemi di isolamento (a sinistra quello in schiuma poliuretanica) in un periodo di nove mesi, da dicembre 2012 ad agosto 2013. Le diverse linee indicano i valori sulla superficie esterna e interna, nonché i valori misurati e quelli calcolati (con software di simulazione Delphin) all’interno del pacchetto coibente
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Posizione dei sensori di temperatura e umidità nei pacchetti isolanti posati nelle due aule pilota: a sinistra isolamento in poliuretano espanso con sistema capillare attivo; a destra, isolamento con fibre di cellulosa n.52
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calore, ritenuta necessaria per fornire un ricambio d’aria ottimale (i valori di CO2 nelle aule risultano infatti elevati) senza dover aprire le finestre. Nel valutare l’intervento di riqualificazione sono stati considerati fattori relativi al comfort ambientale, al risparmio energetico e ai rischi di condensa interstiziale e formazione di muffe, anche in vista della possibile applicazione di un pacchetto isolante. Il sistema, in fase di test a Hötting e sviluppato da Atrea in collaborazione con l’Università di Innsbruck nell’ambito del progetto, si basa sul principio “active overflow”. L’idea è di sfruttare gli ampi corridoi e le scale centrali come e sistemi di distribuzione e polmoni di aria fresca, che viene immessa nelle aule mediante diffusori in tessuto, microforati con laser e dotati di silenziatore. In questo modo, l’unità VMC con recupero di calore deve servire, con poche condotte di limitata estensione, solo i volumi dei corridoi, riducendo l’impatto impiantistico. La distribuzione dell’aria nelle aule è invece affidata a cilindri tessili forati, poco invasivi e facilmente rimovibili. La portata delle due unità centralizzate — una per le aule, l’altra per le cucine e gli ambienti di lavoro — è controllata da sensori CO2 posti nei corridoi: i diffusori nelle classi vengono accesi automaticamente un’ora prima dell’inizio delle lezioni e si spengono 15 minuti dopo. Come per l’isolamento dell’involucro, questa soluzione risulta poco invasiva e completamente reversibile.
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Schema del sistema di ventilazione meccanico “active overflow” adottato nell’edificio scolastico: utilizza corridoi e scale come sistema di distribuzione e stoccaggio dell’aria fresca ripresa dall’esterno, che viene introdotta nella aule mediante diffusori in tessuto microforati con laser previo passaggio nel “silenziatore”
Sistema di distribuzione dell’aria non invasivo e removibile, con condotto tessile microforato e silenziatore (a destra, contro il muro) sviluppato da Atrea. In questo modo si può raggiungere una portata di 700 m3/h
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Sul riscaldamento intervento minimale
In fase pilota, non potendo intervenire in modo invasivo sull’impianto centralizzato di produzione e distribuzione del riscaldamento, sono state adottate alcune misure di contenimento. In entrambe le aule, il sistema di distribuzione dell’acqua calda per riscaldamento è stato separato da quello centrale interponendo uno scambiatore di calore e una pompa a circolazione, in modo da simulare un impianto a bassa temperatura. Nella prima aula è stata ridotta di un terzo la portata di acqua ai radiatori e la temperatura di mandata abbassata a 45 °C, introducendo anche un sistema di regolazione. Nell’altra aula, la temperatura di mandata è stata fissata a 55 °C, in quanto mancava un efficace isolamento dei serramenti. Nel complesso, si sono ottenuti benefici in termini di confort, possibilità di regolare la temperatura all’interno delle aule e riduzione delle perdite di calore. Non potendo sostituire completamente i radiatori esistenti, il risultato in termini di costo/ beneficio dell’intervento non si è rivelato però soddisfacente, anche per le elevate masse termiche degli elementi.
Illuminazione e acustica
Concentrazione di CO2 in due aule identiche: una è dotata di sistema di ventilazione active overflow (linea blu), mentre l’altra si affida solo alla ventilazione naturale attraverso l’apertura delle finestre
Intervento sulle condotte dell’impianto di distribuzione del calore per ridurre le perdite e migliorare il comfort
comfort e dell’efficienza energetica, nonostante le ampie finestre che si aprono sull’esterno. Due diversi interventi sono stati testati nelle aule pilota. Nel primo caso, le lampade standard sono state sostituite con sistemi a led più efficienti, dotati di dimmer automatico che agisce in base alla quantità di luce naturale presente e regolazione della temperatura colore. Sono stati inoltre inseriti assorbitori acustici sospesi per ridurre il riverbero (foto sotto, a sinistra). Dal punto di vista energetico, si è ottenuta una riduzione del consumo per illuminazione del 18%, da 4,31 a 3,53 kWh/m2a. Nella seconda aula è stato invece installato un sistema a soffitto che integra assorbitori acustici e lampade a fluorescenza ad alta efficienza e anti-abbagliamento, comandate da un interruttore on-off. In questo caso il risparmio è risultato maggiore, scendendo da 5,4 a 3,98 kWh/m2a (-26%).
Risparmiare è possibile
L’analisi dei dati condotti nella aule pilota ed elaborati con un software PHPP hanno portato i ricercatori a ritenere possibile, mediante opportuni interventi di coibentazione poco invasivi, una riduzione delle perdite di calore intorno a 91 kWh/m2a. Insieme agli altri interventi ipotizzati, ciò comporterebbe un taglio del fabbisogno energetico a livello di edificio da 142,2 a 55,8 kWh/m2a, che per un edificio storico soggetto a vincoli architettonici è un risultato davvero ammirevole. In base ai dati raccolti nelle due aule pilota attraverso il progetto
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 L’acustica nelle aule è parsa subito non adeguata, a causa dei lunghi tempi di riverbero che rendono talvolta difficile comprendere chiaramente la voce dell’insegnante. Anche l’illuminazione non risulta ottimizzata sotto il profilo del
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3Encult — visti i benefici ottenibili —, la proprietà dell’immobile ha deciso di intervenire sull’intero plesso scolastico nei prossimi due anni.
Misura della luminanza con luce artificiale in una delle aule della scuola
Lead partner progetto 3ENCULT: EURAC research, Bolzano, alexandra.troi@eurac.edu Local case study team: Università di innsbruck, Austria, rainer.pfluger@uibk.ac.at
Fabbisogno energetico prima dell’intervento e dopo l’introduzione delle misure di contenimento proposte dai ricercatori (dati calcolati con software di simulazione PHPP) suddiviso nelle diverse aree, da sinistra verso destra: produzione di acqua calda, riscaldamento, ventilazione meccanica, elettricità. Nell’ultima colonna è riportato il fabbisogno totale, prima e dopo l’intervento
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Situazione ante (sopra) e post (sotto)intervento nelle due aule, con installazione di sistemi di assorbimento acustico e illuminazione artificiale ANTE
ANTE
SCHEDA INTERVENTO Tipologia scuola primaria Località Hötting (Innsbruck) Altitudine 574 slm Anno di costruzione 1929 Proprietà Innsbrucker Immobilien Superficie complessiva 5.778 m2 Superficie netta 4.524 m2 Superficie coperta 1.595 m2 Volume riscaldato 14.982 m3
POST
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Numero giorni riscaldamento 205/anno Gradi giorno 3.393 (d K)/a Ante intervento Fabbisogno energetico 123 kWh/m2a (PPHP) Consumi energetici (2010) • elettricità 27.069 kWh • gas 881.002.200 m3
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DENTRO L’OBIETTIVO
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ORO Nature
in mezzo alla natura
Un cascinale fatiscente nel cuneese, ristrutturato senza stravolgerne l’impianto per raggiungere il massimo della certificazione CasaClima A CURA DELLA REDAZIONE
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na giovane coppia scova quasi per caso un cascinale semi abbandonato tra le colline piemontesi, se ne innamora e chiama un architetto per ristrutturarlo. Un intervento che potrebbe portare alla demolizione del vecchio fabbricato e, come troppo spesso accade, alla ricostruzione sullo stesso lotto di una villetta dalle forme anonime, come se ne vedono tante nella provincia italiana. Invece, committenti e progettista — l’arch. Marco Mauro — si trovano d’accordo nel ristrutturare il casolare rispettando la sua storia e il suo impianto architettonico. La decisione dei proprietari è quella di sistemare il fabbricato con una attenta scelta dei materiali in funzione della “riciclabilità” degli stessi a fine vita dell’edificio, optando per una riqualificazione energetica volta ad ottenere un ridotto consumo energetico e un elevato comfort abitativo. Operazione a lieto fine, che si è conclusa dopo un anno di lavori con l’ottenimento della certificazione CasaClima ORO Nature.
Si parte da un vecchio casolare
L’edificio di partenza è un classico cascinale abbastanza comune nelle regioni pedemontane della Provincia, con muratura in pietra e interno voltato a mattoni, in condizioni di semi-abbandono. Il fabbricato si compone di due piani fuori terra, con un porticato sul fronte sud, il tutto inserito in un’ampia estensione verde, in parte boschiva. Prima di decidere modalità e intensità dell’intervento di riqualificazione, è stata condotta un’analisi preliminare, attraverso termografia, Blower door test, analisi della stratigrafia dell’involucro e valutazione dello stato dei serramenti, in modo da individuare i punti critici e procedere
Prima e dopo. Il casolare scoperto dai proprietari e l’edificio al termine dei lavori di ristrutturazione
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Accesso. Come si presenta oggi l’entrata alla proprietà
LA PAROLA AI PROPRIETARI «Tutto è cominciato un po’ per scherzo qualche anno fa quando Zaira ed io ci siamo messi alla ricerca di una casa vecchia da ristrutturare — racconta Andrea Tealdi, parlando della sua nuova casa —. Durante uno dei nostri tour nella campagna cuneese abbiamo immaginato di vivere in un cascinale ristrutturato in modo conservativo secondo la tradizione del luogo, ma soprattutto che fosse autonomo dal punto di vista energetico, senza nessun tipo di allacciamento alla rete di luce e gas. Cosa sapevate sulle tecniche di costruzione e riqualificazione sostenibili? Avevamo sentito parlare di case passive, senza però sapere esattamente di che cosa si trattasse. Oggi ripensando a quel momento ci viene da sorridere, perché da pochi mesi siamo entrati a vivere nella nostra nuova casa che poco si discosta da quell’immagine. Ciò è stato possibile grazie all’architetto Marco Mauro, che ci ha fatto conoscere lo standard CasaClima e con il quale abbiamo approfondito le tematiche del risparmio energetico e dell’efficienza complessiva degli edifici. Soddisfatti della decisione di non abbattere il casolare, ma di riqualificarlo? Se tornassimo indietro, credo rifaremmo la stessa scelta. In primo luogo perché siamo convinti che ristrutturare edifici esistenti, specie se caratterizzati da un’architettura tipica di una determinata regione, sia doveroso per ragioni storiche e culturali, oltre che ambientali. Ogni giorno in Italia vengono cementificati 70 ettari di terreno vergine che mai tornerà ad essere come prima. Lo sfruttamento del territorio ha raggiunto livelli inaccettabili per cui troviamo paradossale costruire nuove abitazioni quando si potrebbe più opportunamente riqualificare l’esistente. Il rispetto dell’ambiente in cui viviamo passa anche dall’abbattimento
in modo mirato, ottimizzando i lavori e contenendo al massimo i costi. Si è anche valutato l’impatto delle diverse detrazioni fiscali e la possibilità di ottenere un finanziamento in conto interesse erogato dalla Regione Piemonte. Dopo una accurata progettazione dei dettagli costruttivi necessari alla eliminazione, o quanto meno alla riduzione, dei ponti termici, i lavori sono stati avviati nel luglio del 2013 ed esattamente 12 mesi dopo i proprietari sono potuti entrare per la prima volta nella loro nuova casa. Qualche mese dopo è arrivata anche la certificazione CasaClima.
delle emissioni di gas serra. Una casa energeticamente efficiente richiede poca energia e, di conseguenza, il suo impatto ambientale risulta essere contenuto. Per la nostra nuova casa abbiamo deciso di eliminare i derivati del petrolio come combustibili e di aderire al protocollo “Nature” di CasaClima. E di utilizzare materiali ecologici Andrea Tealdi e Zaira per non gravare sull’ambiente Bracco, i proprietari del e per migliorare il benessere casolare ristrutturato interno dell’edificio. dall’arch. Marco Oltre al risparmio, Mauro sulle colline di siete soddisfatti del Peveragno, in provincia di Cuneo. In mano la comfort abitativo? A livello pratico, è ancora difficile targa che attesta la classe ORO Nature condividere impressioni riguardo al benessere abitativo, occupando stabilmente la casa da poco più di due mesi. Ciò che ci ha colpito in questi giorni di abbassamento delle temperature esterne prossime allo zero (inizio novembre 2014), è l’isolamento termico dell’edificio. Nonostante l’impianto di climatizzazione invernale non sia ancora entrato in funzione, la temperatura interna si è sempre mantenuta al di sopra dei 19 °C».
Pilastri. Ancoraggio delle travi di legno sulla struttura in mattoni
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Rispetto delle forme
D’accordo con i due giovani proprietari, l’architetto Marco Mauro, consulente dell’Agenzia CasaClima e progettista di edifici a bassissimo consumo energetico, si è prefisso l’obiettivo di ristrutturare il casolare esistente per giungere ad una certificazione Oro Nature, con un fabbisogno energetico
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Interni. Una delle camere parzialmente soppalcata per guadagnare spazio abitabile Legno e vetro in copertura. Il tetto del porticato è parzialmente vetrato per favorire gli apporti solari gratuiti nei mesi invernali
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inferiore ai 10 kWh/m2a. Obiettivo non facile da raggiungere attraverso un intervento di ristrutturazione di un edificio risalente al secolo scorso. L’intervento è stato condotto nel rispetto per la struttura architettonica esistente, con la totale conservazione delle forme del portico e della pilastrata in mattoni. Rispettati anche il ballatoio in legno (ricostruito, viste le cattive condizioni di quello preesistente) e l’impianto
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voltato del piano terreno, realizzato con mattoni pieni a vista. Un secondo obiettivo dell’intervento era mettere a diretto contatto l’abitato interno con la natura che circonda la casa. Il piano terra, destinato a zona giorno, comunica con la porzione porticata tramite aperture che, in parte, sono state rettificate e ampliate, rispettando però la simmetria di facciata. La stessa filosofia è stata adottata al primo piano, con le camere che si affacciano direttamente sul ballatoio in legno che funge anche da accesso diretto. Una piccola porzione della camera da letto è stata soppalcata per ricavare spazio aggiuntivo.
Ballatoio come frangisole
La scelta di ampliare le superfici finestrate sul lato sud è stata anche dettata dalla volontà di “portare il sole in casa”
Lavori in corso. Posa del cappotto in schiuma minerale e, a sinistra, particolare dell’elemento per l’ancoraggio delle travi
Lavori in corso. Posa del massetto impianti con perle di polistirene che garantiscono il necessario isolamento
Lavori in corso. Isolamento del pavimento del soggiorno con lastre di vetro cellulare (200 mm)
ARGON: NEL DUBBIO MEGLIO ISOLARE All’inizio dei lavori di riqualificazione è stata condotta una analisi del lotto utilzizando un rilevatore di Argon al fine di valutare la concentrazione del gas radioattivo che, da una analisi dell’Arpa Piemonte, risulta presente in alcune zone (tra cui Peveragno) in valori anche superiori a 200 Bq/m3. Le emissioni rilevate al piano terra, in prossimità del suolo, sono state pari a 53 Bq/ m3, un valore che non desta preoccupazioni. In ogni caso, per garantire la massima sicurezza agli abitanti, all’interno dei locali al piano terra è stata realizzata una piastra di fondazione e di consolidamento strutturale in cemento armato, che si estende senza soluzione di continuità per evitare infiltrazioni dal sottosuolo.
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e fruire in questo modo degli apporti solari gratuiti ai fini energetici nella stagione autunnale e in quella invernale. Per raggiungere questo risultato, e non modificare la profondità del porticato antistante il fronte sud, dove sarebbe stato necessario abbattere e ricostruire la bella pilastrata in mattoni a vista esistente, il progettista ha deciso di realizzare in vetro gli ultimi metri di tetto, in prossimità della gronda. Per lo stesso motivo, il ballatoio coperto al primo piano, ricostruito
in legno come l’originale, è stato leggermente “ristretto” e funge ora da frangisole: in inverno, quando il sole è basso sopra l’orizzonte, lascia passare i raggi che incidono sulle superfici vetrate del fronte sud; in estate,
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DETTAGLI COSTRUTTIVI
Dettaglio 13 (sezione verticale – attacco muratura – solaio a contatto con terreno)
parete esterna tipo 1
solaio interno PT/P1
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massetto pavimento 40 mm e piastrelle in ceramica 10 mm massetto impianti ROFIX 831 λ = 0,046
cappotto esterno (sino a 50 cm fuori piano finito e fino al piano della fondazione in EPS idrofobizzato o XPS) camminamento esterno in ciottoli di fiume per una larghezza di 80 cm
struttura di fondazione a piastra interna di nuovo realizzo in C.A. ap 200 mm barriera al vapore con guaina bituminosa saldata vetro cellulare sp 200 mm
riempimento in ghiaione drenante sp 30 cm fondazioni esistenti dell’edificio in pietrame taglio termico sotto la soglia del piano terra con blocchi di Ytong
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n.52
Dettaglio 6/1 (sezione verticale – portoncino di ingreeso edificio) parete esterna tipo 1
solaio interno del PT/1P
falso telaio in legname a bassa conduttività termica tassellato sul blocco da 24 cm telaio mobile serramento con doppio vetro e deposito baso emissivo
taglio termico tra pietra interna ed esterna portoncino di ingresso dell’edificio cappotto esterno (sino a 50 cm fuori piano finito e fino al piano della fondazione in EPS idrofobizzato o XPS)
contro/telaio in legno a bassa conduttività ancorato ai blocchi massetto pavimento 40 mm e piastrelle in ceramica 10 mm massetto impianti ROFIX 831 λ = 0,046 struttura di fondazione a piastra interna di nuovo realizzo in C.A. ap 200 mm barriera al vapore con guaina bituminosa saldata vetro cellulare sp 200 mm
taglio termico tra le lastre interna e esterna cappotto esterno (sino a 50 cm fuori piano finito e fino al piano della fondazione in EPS idrofobizzato o XPS) pavimentazione esterna a ridosso del fabbricato realizzata in ciottoli di torrente di colore grigio larghezza 80 cm sp 20 cm riempimento in ghiaione drenante sp 30 cm fondazioni esistenti dell’edificio in pietrame taglio termico sotto la soglia del piano terra con blocchi di Ytong
con il sole alto sull’orizzonte, ombreggia la facciata, evitando l’eccessivo surriscaldamento nelle ore più calde della giornata.
ex-novo in legno, contenendo la dimensione del telaio in modo tale da ampliare la superficie vetrata e rendere più luminosi gli ambienti; intervento che ha comportato valori di perdita energetica molto bassi. La posa dei serramenti è stata affidata ad una ditta specializzata, che ha prestato particolare cura alla tenuta all’aria, sia a livello del nodo tra falso telaio e parete, sia in corrispondenza del nodo telaio fisso/falso telaio. Internamente, essendo state conservate le pareti in pietra, la scelta degli intonaci è caduta su prodotti a base di calce naturale,
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 Cappotto in schiuma minerale La coibentazione dell’involucro è stata eseguita applicando sulla parete esterna un cappotto in schiuma minerale spesso 24 cm, in modo da non ridurre in modo eccessivo la permeabilità al vapore delle pareti esistenti. Internamente, il pavimento è stato isolato mediante posa di lastre di vetro cellulare spesse 200 mm, che garantiscono anche una barriera alla risalita di umidità dal terreno. Viste le cattive condizione della copertura esistente, il tetto è stato interamente ricostruito in legno, isolato mediante due strati di fibre di legno, con spessore rispettivamente di 260 e 22 mm, con interposti teli di tenuta al vento, all’aria e freni vapore, nastrati con attenzione al fine di evitare infiltrazioni. Per quanto concerne i serramenti, sono stati realizzati
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Rifacimento del tetto. La copertura è stata interamente ricostruita con una struttura in legno coibentata con fibra di legno e interposizione di teli per la tenuta all’aria e con funzione di freno al vapore
i severi requisiti della certificazione “Nature” rilasciata dalla Agenzia CasaClima (vedi riquadro nella pagina seguente).
Impiantistica minimale
Potendo contare su un buon isolamento termico, con fabbisogno annuo inferiore al metro cubo di metano per metro quadrato di superficie riscaldata, la parte impiantistica assume un ruolo marginale. Il progettista termotecnico chiamato a dimensionare l’impianto (l’ingegnere Luca Sarale), ha optato per la pompa di calore aria/acqua Aquarea di Panasonic ad elevata efficienza (Cop 4,78 a 7 °C), con potenza di 9 kW, abbinata ad un sistema radiante a bassa temperatura, installato sotto il pavimento. Il ricambio dell’aria è affidato ad un impianto di ventilazione meccanica controllata, con preriscaldo geotermico (efficienza 87%, attestata da CasaClima). Essendo la casa isolata e, quindi, priva di collegamento alla rete gas, la cucina è stata dotata di piastre ad induzione, soluzione che ha evitato di dover praticare un foro in parete per il ricambio d’aria, come previsto dalla norme in presenza di apparecchi a gas.
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 così da garantire la necessaria permeabiità al vapor acqueo. Nel complesso, i materiali utilizzati nell’intervento di riqualificazone sono tutti di origine naturale oppure ottenuti da riciclo: calce, schiume minerali, vetro cellulare (vetro riciclato in altissima percentuale), legno e fibre di legno. Così facendo, sono stati rispettati
Particolari. Il taglio termico delle travi che compongono la struttura del tetto
Lavori in corso. Nastratura del tetto e sigillatura del freno vapore per evitare infiltrazioni
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n.52
CERTIFICAZIONE ORO NATURE CasaClima Nature è il protocollo dell’Agenzia CasaClima di Bolzano che permette di valutare e certificare un edificio non solo dal punto di vista dell’efficienza energetica, ma anche rispetto agli impatti sull’ambiente, sulla salute e il benessere delle persone. Questo standard, infatti, introduce una valutazione oggettiva degli impatti ambientali dei materiali e dei sistemi impiegati nella costruzione e dell’impatto idrico dell’edificio, espresso in termini di fabbisogno di acqua potabile e di mantenimento del ciclo idrico naturale. A garanzia del comfort e della salubrità degli utenti per gli ambienti interni sono richiesti precisi requisiti per la qualità dell’aria, per l’illuminazione naturale, per il comfort acustico e per la protezione dal gas radon. Per ottenere la certificazione Casa-Clima Nature devono essere soddisfatti tutti i seguenti requisiti: • Indice di efficienza dell’involucro inferiore ai 50 kWh/m2a. • Indice di emissione di CO2 inferiore ai 20 kg CO2/m2a. • Impatto ambientale dei materiali da costruzione inferiore a 300 punti per tutti gli edifici. • Impatto idrico dell’edificio: requisito minimo richiesto è WkW ≥ 35%. • Qualità dell’aria interna: presenza di ventilazione meccanica controllata e utilizzo negli ambienti interni di materiali e prodotti che rispettano i limiti di emissione (VOC, formaldeide) definiti dalla direttiva tecnica. • Illuminazione naturale: nell’ambiente principale dell’unità abitativa deve essere garantito un fattore di luce diurna medio FmLd ≥ 2%. • Comfort acustico: devono essere rispettati i limiti di fonoisolamento definiti in direttiva tecnica. • Protezione dal gas radon: per i nuovi edifici deve essere garantita una concentrazione di gas radon negli ambienti interni inferiore ai 200 Bq/ metro cubo; per l’esistente, la concentrazione non deve superare i 400 Bq/metro cubo.
Serramenti. Porta scorrevole che si apre all’esterno della cucina
Parte dell’energia necessaria al funzionamento della pompa di calore, cucina e impianto di illuminazione è fornita da un impianto fotovoltaico da 6 kWp, dotato di pannelli ad alta efficienza (21%), installato sulla falda meridionale del tetto. I progettisti hanno posto attenzione anche al risparmio idrico: le acque delle grondaie vengono canalizzate in una cisterna per essere riutilizzate, previo filtraggio, per gli scarichi dei bagni e l’irrigazione dell’orto.
Lavori in corso. Incasso delle bocchette del sistema di ventilazione meccanica controllata
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Centrale termica. Il riscaldamento e la produzione di ACS sono affidati ad una piccola pompa di calore aria/acqua, abbinata ad un sistema VMC con preriscaldo geotermico che gestisce il ricambio d’aria n.52
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Prima di entrare, il collaudo
Prima di consegnare l’abitazione ai proprietari, la casa è stata “collaudata”. In particolare, è stato condotto un Blower Door Test al fine di verificare la tenuta all’aria dell’intero edificio e, di conseguenza, la corretta esecuzione di tutti i lavori eseguiti dagli artigiani che hanno collaborato alla riqualificazione dell’edificio: muratori, posatori del cappotto, idraulici, elettricisti e serramentisti. Il test è stato eseguito una prima volta con il metodo B, come previsto dalla norma UNI EN 13829:2002 (edificio non ultimato), senza finiture, impianto elettrico, sanitari nei bagni e pavimenti lignei incollati. La casa ha passato l’esame senza difficoltà: la media dei test (pressione/depressione) indica un valore di 0,4220 h-1 contro la soglia limite di 0,6 h-1 fissata dall’Agenzia CasaClima per la classe ORO. La stessa prova condotta con il metodo A (edificio ultimato ed in funzione) ha portato ad un risultato leggermente migliore del precedente, 0,4080 h-1, poiché nel frattempo sono state eliminate alcune lievi perdite nelle scatole dell’impianto elettrico. All’esecuzione del test hanno partecipato, non senza apprensione, tutti gli artigiani coinvolti nel progetto.
Blower Door Test. Condotto in due riprese per valutare la tenuta all’aria dell’involcuro edilizio: esame passato a pieni voti
documentazione relativa ai materiali utilizzati, in quanto l’Agenzia CasaClima, per la classe Nature, rilascia una certificazione che riguarda sia il risparmio energetico, sia l’impatto ambientale dei prodotti da costruzione. Le verifiche hanno dato esito positivo portando al rilascio del certificato e dell’ambita targhetta, che pone l’edificio in classe ORO Nature con un fabbisogno energetico pari a 9 kWh/m2a (per quanto riguarda l’involucro), con un’efficienza complessiva di -35 kWh/m2a e -6 kg CO2/m2a.
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Arriva la targhetta
A fine ottobre sono stati ultimati tutti i controlli sulla
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SCHEDA INTERVENTO Tipologia riqualificazione energetica di un casolare Località Pevergano (CN) Altitudine 575 metri s.l.m. Committenti Zaira Bracco e Andrea Tealdi Superficie netta ai piani riscaldata 205,35 m2 Volume totale 905,58 m3 Coefficiente medio trasmissione involucro 0,22 W/m2K Quota energia alternativa 59,45% Progettazione, direzione lavori e calcoli energetici arch. Marco Mauro, consulente CasaClima, progettista edifici classe ORO (Boves – CN) Progetto impianti Ing. Luca Sarale, esperto CasaClima junior (Cuneo – CN) Impianti termici Michele Pellegrino (Boves – CN) Impianti elettrici Ermanno Pellegrino (Boves – CN) Opere edili Edilmonte snc (Montemale di Cuneo – CN) Isolamento a cappotto Andrea Frazzo (Mondovì – CN)
SILENZIO c’è
Il Microcogeneratore by Volkswagen Migliaia di installazioni Scopri perché • Pressione sonora <50db(A) a 1 m • Potenza 20 kWe; 36 kWth | Modulare • T acqua fino a 95°C • NOx 15, CO 38 [mg/Nm³] (5%O²) • Garanzia estesa • Piani di manutenzione programmati • Pay Back: 3 anni per 6000 h/anno Alberghi Cliniche CentriBenessere Data center Imprese Condomini Commerciale Alfa Energy System Srl via A. Aleardi, 26 21013 Gallarate VA T +39 0331 1832365 F +39 0331 1832366 info@alfaenergysystem.it www.alfaenergysystem.it
VISTI IN FIERA
SAIE,
di tutto un po’
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 La storica manifestazione bolognese dedicata all’edilizia prova a riposizionarsi: resterà annuale, ma con due format diversi GIOVANNI BENEDICI
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S
AIE torma a riempire i padiglioni e lo fa in concomitanza con l’edizione del 50°, segno benaugurante per il futuro della manifestazione bolognese dedicata al mondo delle costruzioni, reduce dallo scontro fratricida con il MadeExpo di Milano. Raggiunta una tregua all’insegna dell’alternanza, SAIE ha potuto riorganizzare le fila, aggiornare il programma espositivo e rinsaldare il rapporto con gli espositori, messo alla prova dalla particolare crisi del settore. Compiti portati a termine dagli organizzatori: così gli operatori
RIUSO DI CONTAINER. Un container usato può essere recuperato in mille modi, come mostrava in fiera Box4it: per esempio in una stanza d’albergo (PopUP Hotel), oppure in spazi espositivi per mostre d’arte.
sono tornati ad affollare le corsie, facendo scattare il segno + alla voce Visitatori, anche grazie ad una articolata proposta di eventi collaterali, tutti all’insegna del Costruire italiano.
LAVORI IN CORSO. Dimostrazioni e sfide all’insegna del “saper fare” nelle piazze del Saie
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 OLTRE 90MILA PER LA PIATTAFORMA DEL COSTRUIRE ITALIANO I numeri forniti dagli organizzatori parlano chiaro: quest’anno sono stati oltre 60.000 i visitatori nei Padiglioni di edilizia e di cantiere del Saie che salgono a 93.000 considerando la piattaforma del Costruire italiano, con i saloni Saie Sport, Saie 3, H2O, Expotunnel e Ambiente Lavoro. Nei padiglioni della Fiera di Bologna sono tornati anche gli stranieri, 15mila quest’anno, vale a dire il 15% del totale, contro il 5% della scorsa edizione. Un risultato che premia la decisione di non scontrarsi frontalmente con Made Expo, ma che è anche frutto di un lavoro di promozione condotto a livello internazionale. C’è da augurarsi che il ritorno degli operatori stranieri sia da imputare anche ad un ritrovato interesse per il made in Italy settoriale fuori dai confini nazionali. Per restare ai numeri, il Saie del 50° ha ospitato 1408 espositori, di cui 208
esteri, su una superficie di 102.000 m2 distribuita su 13 padiglioni e due aree esterne occupate da gru e macchine da cantiere. Nel corso dell’evento si sono tenuti 452 tra convegni, workshop e seminari professionali tenuti da 2.581 tra relatori e docenti al quale hanno partecipato 41.257 persone. Positivo anche il bilancio dei corsi di formazione della Saie Academy, al quale hanno partecipato quest’anno novemila professionisti. n.52
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DRONI, REALTÀ AUMENTATA E STAMPA 3D
RILEVAMENTI IN QUOTA
REALTÀ AUMENTATA
Rilievi in campo più facili con il software topografico Mercurio Android abbinato agli speciali occhiali con tecnologia “Head-up display” per la realtà aumentata, che mostrano informazioni aggiuntive, per esempio il punto esatto dove posizionarsi per il rilievo. Presentato in fiera da GeoTop, il sistema Mercurio offre funzioni avanzate di rilievo e picchettamento, condivisione lavori in cloud, bussola e bolla elettronica, il tutto abbinato al riconoscimento vocale dei comandi.
Drone SenseFly eBee per rilevamenti cartografici aerei e controllo di coltivazioni agricole, distribuito in Italia da Menci Software. Pesa meno di 1 kg, possiede una autonomia di volo di circa 45 minuti e un raggio di azione di 3 km. Con il software APS di Menci si ottengono direttamente i dati cartografici (mapping) partendo dalle rilevazioni aeree.
VERSATILE E MODULARE
Aeromax, quadricottero professionale per il rilievo aereo proposto da Microgeo con capacità di carico che va da 300 grammi a 6 Kg. Può montare fotocamere, sensori multispettrali e termocamere, oppure sistemi avanzati per il monitoraggio della qualità dell’aria e delle concentrazioni di paticolato (Lidar).
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IN FIBRA DI CARBONIO Da Leica il multicottero Aibot X6 sviluppato per ispezioni industriali, mapping e fotogrammetria. Può trasportare fotocamere e sensori multispettrali con un peso massimo di 2,5 Kg (anche più, a richiesta) ad un’altezza che può arrivare a 2.000 metri dal suolo, con autonomia massima di 30 minuti.
MODELLI IN ARGILLA
ANALISI DI EDIFICI IN VOLO
Menci Software presentava in Fiera anche il quadricottero eXome di SenseFly, adatto per rilevazioni su coperture e pareti verticali, grazie al sensore di prossimità che consente riprese molto ravvicinate delle strutture. Il drone può montare anche una camera termografica per il rilevamento dei ponti termici dell’involucro.
ANCHE IN GRANDE
Di WASP anche Realizzazione di strutture in argilla (ceramica) e l’estrusore GigaDelta, polimeri con stampante Delta 20×40 dell’italiana alto 4 metri, per WASP, disponibile ad un pezzo inferiore ai 2.400 euro. la realizzazione di Consente di produrre velocemente modelli di edifici, strutture di grandi palazzi storici e plastici dimensioni partendo partendo direttamente da un impasto di argilla, dal disegno CAD. Indicata acqua e sabbia. La taglia per architetti, designer, è adatta per produrre ingegneri ed imprese fontane, panchine e edili che dedierano moduli per edilizia, mostrare al cliente un oppure per il restauro modello del progetto. di capitelli e fregi.
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LA RIPRESA È ANCORA LONTANA
Nel segno dell’alternanza
Se MADE Expo è passato tout-court ad una periodicità biennale (la prossima edizione si terrà a marzo 2015), il SAIE sembra aver scelto un’altra strada: alternare una piattaforma del costruire italiano e dell’ingegneria per il territorio, potremmo dire l’hardware della casa, con le soluzioni tecnologiche legate ad impianti e domotica, in altri termini il “software” dell’abitare. Secondo quanto hanno annunciato gli organizzatori, infatti, nel 2015 la manifestazione bolognese non replicherà il modello di quest’anno, ma si declinerà nel SAIE Smart House, definita come la piattaforma per la qualificazione energetica, sicurezza antisimica e domotica, con un focus sull’innovazione impiantistica. L’evento si terrà nel comprensorio bolognese dal 14 al 17 ottobre.
In occasione del SAIE è stato presentato il Rapporto di Federcostruzioni sullo stato di salute della filiera delle costruzioni, macrosettore che in Italia occupa oltre 2,7 milioni di addetti. I dati mostrano anche per il 2013 una flessione della produzione (-5,5%) a 400 miliardi e 769 milioni di euro, non meno pesante di quella registrata l’anno prima (-6%). Nel complesso, dal 2018 al 2013 il valore della produzione nelle costruzioni è crollato di oltre un quarto (-26% per l’esattezza), con la perdita di 520mila posti di lavoro, che salgono a quasi 800mila considerando anche l’indotto. E le cattive notizie non finiscono qui: anche quest’anno (-2,2%) e il prossimo (-2,5%) chiuderanno col segno meno, con la magra consolazione che la contrazione, in termini percentuali, risulterà più lieve di quella registrata nell’ultimo biennio. Una nota positiva è che sette dei 17 comparti che compongono il sistema di Federcostruzioni nel prossimo biennio dovrebbero invertire la tendenza e mostrare i primi segnali di ripresa. Si tratta dei comparti vocati all’esportazione, con un peso che oscilla tra un terzo del valore del mercato, come nel caso dei servizi di ingegneria, fino a oltre il 70% dell’industria ceramica. GRAF. 1.8. FILIERA DELLE COSTRUZIONI: PRODUZIONE COMPLESSIVA - ANDAMENTO E PREVISIONI 2014 E 2015 Var. % annue in termini reali cumulate (*) 0%
-5%
-10%
-15%
-12,2%
-12,9% -14,8%
-20%
-19,9%
-25%
-24,3%
-26,0%
-30% 2009
2010
2011
2012
2013
2014
-27,1% 2015
Fonte: Federcostruzioni (*) In rosso è evidenziata la linea di tendenza della produzione complessiva in termini reali
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 MONDO MAPEI. L’azienda occupava quest’anno la galleria sovrastante due padiglioni, su una superficie di 800 m2. Uno spazio suggestivo raccontato con le illustrazioni di Carlo Stanga e costellato dalle otto “isole” dedicate alle novità e ai sistemi più innovativi proposti dall’azienda.
PREVENZIONE ANTISISMICA. Spazio alla Ricerca e all’Università in un’ampia area che mostrava tecniche e strumenti per il controllo e la verifica dello stato delle strutture in funzione antisismica, anche in un’ottica di miglioramento del patrimonio esistente. n.52
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LATERIZI E CERAMICA. Numerose e non banali le soluzioni in mostra nel Piazzale del Laterizio e della Ceramica.
Cosa ci è piaciuto (e cosa no)
Rivedere le corsie dei padiglioni affollate ha ridato speranza sul futuro del settore, nonostante lo scenario economico non sia migliorato e la ripresa appaia ancora lontana. L’offerta tematica, quest’anno molto ampia e variegata — dalle tecnologie per i tunnel ai campi di calcio, dai serramenti (tornati al SAIE in forma ridotta) alla gestione delle acque —, ha senz’altro spinto molti visitatori a fare un salto a Bologna.
Gli organizzatori hanno cercato di consolidare la presenza espositiva delle aziende con piazze tematiche che ci sono parse, quest’anno più che in passato, organiche e focalizzate sui reali interessi del pubblico, lontano da essere meri riempitivi di padiglioni lasciati mezzi vuoti dalle defezioni. Spazi destinati ad eventi dimostrativi, esempi istallativi ed eventi specifici. Da segnalare anche nuove iniziative come Smart Cities o l’area dedicata a ricerca e innovazione, costruita assieme alle Università italiane, CNR ed Enea, che rappresentano novità interessanti e da coltivare anche in futuro, da abbinare a uno spazio dedicato a start-up e iniziative di imprenditoria giovanile. Giudizio positivo anche per il programma convegnistico, ricco di eventi pubblici, seminari e incontri tecnici, che hanno riscosso l’apprezzamento del pubblico. D’altro canto, l’offerta non ci è parsa sempre all’altezza delle aspettative: se un salone come Accadueo (impianti e servizi per il trattamento acque e servizi idrici) mostrava una elevata copertura merceologica — ed i suoi padiglioni erano tra i più affollati del quartiere fieristico — altri parevano incompleti o da completare, come nel caso di Expotunnel o Saie 3, quest’ultimo popolato da un drappello di produttori di serramenti, molti dei quali provenienti dall’Est Europa
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SOLUZIONI PER L’ISOLAMENTO
PRONTO PER LA POSA
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n.52
Modulo in polistirene espanso (EPS) per cappotto pronto all’uso. Viene fornito da Nidyon pretagliato su misura, già dotato di rete portaintonaco sui due lati, che assicura la tenuta con finiture anche pesanti. Si ottiene così un capotto termoisolante con superiori prestazioni meccaniche.
PIETRA CON CUORE HIGH-TECH
PietraComfort, sistema integrato sviluppato da Rofix e Pietre d’Arredo per involucri edilizi ben isolati e rifiniti con pietra ricostruita. Disponibile con pacchetto di isolamento in EPS, lana di roccia, sughero o fibra di legno.
SOLUZIONI PER L’ISOLAMENTO
ISOLAMENTO DALL’INTERNO…
Sistema Stiferite RP1 per l’isolamento di pareti e solai dall’interno con pannelli di schiuma polyiso accoppiata con lastre di cartongesso da 12,5 mm. Trasmittanza U = 0,23 W/m2K con resistenza al fuoco euroclasse B s1 d0.
IDEALE PER LE VENTILATE Parete esterna ventilata con isolamento in lana di roccia FlumRoc Mono (densità 65 kg/m3): traspirante, isolata sia sotto il profilo termico (0,33 W/MK) che acustico, ignifiguga in classe A1.
…O DALL’ESTERNO
Facciata ventilata con isolamento Stiferite Fire B da 11 cm (lamda = 0,025 W/mK) in schiuma polyiso e strato di finitura in listelli e moraletti in legno. La struttura nella foto presenta una trasmittanza U = 0,19 W/m2K.
MATTONI SU CAPPOTTO Thermoreal SM di SanMarco, sistema prefabbricato per isolamento a cappotto termico con finitura in mattone faccia a vista. Gli elementi sono composti da schiuma poliuretanica, quarzite e listelli di laterizio faccia a vista “a pasta molle” assemblati in fabbrica per garantire prestazioni omogenee. Ogni pannello misura 1310 x 660 mm (0,86 m2), pesa circa 25 kg e può essere fissato meccanicamente a qualsiasi struttura di supporto, in legno, latero-cemento o calcestruzzo.
ISOLATO ANTISISMICO
TAGLIO TERMICO SU CALCESTRUZZO http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 Normablok Più S40, blocco per zone simiche poroton P800 con fori saturati mediante EPS+grafite e fasce isolanti per i giunti di malta. Il blocco da 40 cm presenta una trasmittanza pari a 0,24 W/m2K.
GRES E XPS
Da Serugeri CoverUP, davanzale in gres porcellanato (3 mm) con isolamento interno in polistirene estruso (XPS) spesso 25 mm: la conducibilità termica è pari a 0,033 W/mK, la resistenza termica (Rd) raggiunge 1,15 m2 K/W. Indicato per interventi di riqualificazione energetica con applicazione di cappotto termico. Oltre dieci volte più leggero di un davanzale in marmo della stessa dimensione, viene fornito in elementi lunghi 300 mm da tagliare su misura in cantiere.
Connettori a taglio termico Isolan di Joint con trasmittanza U = 0,3 W/m2K. Forniti di rinforzi in acciaio inox, sono disponibili in cinque altezze per adattarsi allo spessore dei balconi.
n.52
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(l’edizione ufficiale si terrà a Bologna nel mese di febbraio). Giudizio sospeso, invece, per Saie Sport & Technologies, settore dalle grandi potenzialità, ma da focalizzare meglio nelle prossime edizioni. Nel complesso, s’intuisce un progetto di riposizionamento della fiera che richiederà qualche anno per essere completato. Aspettiamo però l’edizione del 2015 per capire se il nuovo assetto del salone potrà essere di lungo respiro.
VERDE VERTICALE. Da Bindi pratopronto il sistema modulare Verde Verticale per la realizzazione di pareti o strutture verticali autosufficienti. Ogni modulo contiene al suo interno il sistema irriguo e tutti gli automatismi necessari al sostentamento della pianta. Non servono opere murarie, ma solo una base di appoggio stabile, alimentazione elettrica a 220 V e collegamento idrico. Ideale anche per allestimenti e scenografie.
IL FASCINO DEL CEMENTO
STRADE IN CEMENTO
S’intitola Strade concrete per la rigenerazione urbana l’area realizzata al Saie da Federbeton insieme con il Consiglio Nazionale degli Architetti. Una sorta di città in piccolo con piazze, vie, alberi, segnali e una porzione di strada con manto stradale in calcestruzzo.
CALCESTRUZZO A GO-GO
Cosa si può fare con il calcestruzzo, in un allestimento realizzato da Italcementi nella piazza promossa da Federbeton.
TERMICO E ACUSTICO
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BRAVOBLOC
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Due soluzioni del sistema Bravo Bloc sistema di progettazione e costruzione per l’edilizia residenziale frutto della collaborazione di Italcementi e Sacme. Alla base c’è il termoblocco composto da calcestruzzo alleggerito con perle di EPS+grafite, accoppiato con un inserto in polistirene con grafite sagomato a coda di rondine. Nella soluzione solaio alleggerito (foto sotto) il sistema prevede tre elementi: blocchi base, travetti tralicciati preannegati e un blocco cassero per rompitratta. Nella foto sopra, il sistema integrato per involucro con struttura portante, isolamento termico e muratura perimetrale.
Sistema massetto Italcementi con isolamento termico e acustico: quest’ultimo è ottenuto con l’aggiunta di Fonobel, strato fonoimpedente per sottopavimenti prodotto da Sirap Insulation.
ANCHE IN FABBRICA O NEL MAGAZZINO
Sistema di pavimentazione coibentata per uso industriale adatto anche per riqualificazione edilizia proposto da Italcementi. Si compone di due strati di calcestruzzo i.pro Pavi Mix, con interposto un pacchetto isolante in polistirene estruso (XPS Gematherm XC7 di Sirap Insulation) e barriera al vapore.
A KlimaHouse 2015, la KlimaHouse Academy presenta
29 gennaio – 1 febbraio
Tra i vari temi affrontati all’interno dell’area espositiva lvh.apa Confartigianato Imprese ci sono i concetti di base dell’eco-efficienza nella ristrutturazione, con approfondimenti sugli aspetti termici, acustici e di ecologia delle costruzioni, senza dimenticare l’impiantistica per il riscaldamento e la produzione energetica da fonti rinnovabili. Si tratta di una conferenza con diverse presentazioni di specialisti di settore, legata ad esempi pratici di particolari eseguiti nel cantiere/ laboratorio dal vivo posto accanto al palco. Collegata ad esso è l’area ‘bring your project’, nella quale privati e professionisti potranno rivolgere domande e presentare i propri progetti ad artigiani e periti. Le diverse presentazioni e lezioni sugli appunti di cantiere per le ristrutturazioni riguarderanno le seguenti tematiche: finestre, capotto, tetto, organizzazione cantieristica, costruire senza ponti termici, bonus cubatura, edilizia e terza età, etc. Le lezioni si svolgeranno al mattino (10.00- 13.00) ed al pomeriggio (14.00-17.00), la durata sarà tre ore circa. Durante ogni blocco di presentazioni, uno specialista affronterà una tematica specifica. Il programma sarà spalmato su due giorni, salvo poi ripetersi nei seguenti due giorni di fiera.
Risanare l’esistente APPUNTI DI CANTIERE APPUNTI DI CANTIERE INVOLUCRO, CAPPOTTO TERMICO, COPERTURE E PONTI TERMICI GIOVEDÌ 29 e SABATO 31 GENNAIO / 10:00 – 13:00 PROGRAMMA
• • • • • • • • • •
Dimostrazione di diverse tipologie e sistemi di cappotto termico; Dimostrazione pratica relativa alla posa in opera; Dimostrazione delle diverse possibilità di finitura; Spiegazione del collegamento a terra e della zoccolatura; Spiegazione degli accessori per il montaggio su edifici con cappotto termico; Dimostrazione del raccordo fra tetto e parete; Spiegazione delle giunture strutturali, dei profili e nastri per giunture di dilatazione; Applicazione d’intonaco a base di calce; Applicazione di un capotto termico all’interno; Isolamento del tetto e posa in opera di un abbaino.
SOSTITUZIONE FINESTRE, TENUTA ALL’ARIA GIOVEDÌ 29 e SABATO 31 GENNAIO / 14:00 – 17:00 PROGRAMMA
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Spiegazione delle diverse tipologie di finestre; Dimostrazione pratica relativa alla posa in opera; Dimostrazione dei diversi tipi di guarnizioni per la tenuta dell’aria; Applicazione del capotto attorno alle aperture, armatura diagonale; Raccordo del telaio fisso della finestra, dei profili e nastri; Raccordo a davanzale.
SOSTITUZIONE IMPIANTI, VENTILAZIONE, DOMOTICA VENERDÌ 30 GENNAIO e DOMENICA 1 FEBBRAIO / 10:00 – 13:00 PROGRAMMA
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Mostra della fresatura in un massetto per la posa di un impianto a pavimento Zeromax; Dimostrazione pratica relativa alla posa in opera di un impianto a pavimento Euromax; Dimostrazione di diversi tipi di trattamento dell’aria con un impianto di ventilazione meccanica controllata nelle ristrutturazioni.
RISANAMENTO ACUSTICA, L’UMIDITÀ DI RISALITA VENERDÌ 30 GENNAIO / 14:00 – 17:00 PROGRAMMA SULL’ACUSTICA
Dimostrazione delle diverse tipologie di materiali d’isolamento acustico: fonoassorbenti, fonoisolanti o antivibrazione; • Esempi d’applicazione efficace tra i vari elementi costruttivi per l’isolamento dei rumori ærei, di calpestio, e degli impianti. •
PROGRAMMA SULL’UNIDITA’ DI RISALITA
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Dimostrazione dei diversi tipi di sistemi con metodo meccanico, chimico e elettrofisico; Esempi di applicazione del sistema chimico Cavastop.
WORKSHOP PRATICO PER I PICCOLI E GRANDI DOMENICA 1 FEBBRAIO / 14:00 – 17:00 PROGRAMMA
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Piccoli e grandi visitatori possono mettere mano ai materiali.
ILLUMINAZIONE INTELLIGENTE
Sfruttare meglio la luce naturale
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P
er secoli gli architetti hanno progettato edifici in grado di catturare la luce solare per illuminare gli spazi interni, ricavare energia solare passiva o semplicemente per ottenere particolari effetti estetici [1]. Negli ultimi anni, grazie a mezzi sempre più efficienti per convertire l’energia solare in calore ed elettricità, la sfida di progettare un edificio che utilizzi in modo efficace la luce, il calore e il potenziale elettrico provenienti dal sole
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La tecnologia “Smart Light” è composta da piccole celle “elettrofluide” alimentate da moduli fotovoltaici incorporati capaci di trasferire l’illuminazione naturale all’interno degli edifici ANTON HARFMANN E JASON HEIKENFELD*
è diventata un vero e proprio mantra del movimento della sostenibilità del XXI secolo [2]. Molti degli edifici con sistemi fotovoltaici integrati sono in grado di convertire l’energia elettrica autoprodotta in illuminazione, ma la maggior parte della luce solare che colpisce la struttura non viene utilizzata o raccolta in modo efficiente e in molti casi viene addirittura considerata un onere. Prendiamo ad esempio una struttura per uffici commerciali di 3 piani e con un ingombro di 100' x 100' m2, situata in tre aree climatiche molto diverse fra loro: Los Angeles, Singapore e Berlino. Confrontando i dati sul riscaldamento, raffreddamento e i carichi di illuminazione, ciò che emerge in tutti e tre i casi è che l’illuminazione elettrica diventa un peso durante la stagione calda, mentre su base annua rappresenta la voce che ha maggiore necessità di energia, indipendentemente dal clima. L’evidenza è che un sistema di smart light distribuito, come generalmente avviene, solo sul 10% dell’involucro edilizio potrebbe, se esteso, illuminare un edificio di 10 o 30piani.
FIGURA 1. Impronta energetica di una tipica struttura ad uso uffici, in tre aree climatiche diverse
Progettazione insufficiente
Se l’architettura è impegnata da secoli, con successo, nella ricerca della forma più adeguata per accogliere all’interno degli edifici tutta la luce naturale necessaria, senza provocare fenomeni di surriscaldamento, è anche vero che sono diverse le problematiche irrisolte. Prima fra tutte, l’ingente quantità di energia assorbita o riflessa
da un edificio che viene sprecata. Mediamente, un immobile viene investito giornalmente da circa 6000 kWh di energia solare e solo una piccola parte di essa viene raccolta e riutilizzata. In molti edifici contemporanei si notano anche carenze a livello progettuale: non tutti gli spazi riescono a “godere” dell’illuminazione naturale e si è costretti ad utilizzare l’illuminazione artificiale anche laddove potrebbe non essere necessario, così come vengono progettate aree illuminate esclusivamente da luce naturale diretta, senza tener conto delle variazioni di intensità che caratterizzano i raggi solari. La Figura 2 illustra le problematiche che emergono in un edificio tipo per uffici a tre piani, mal progettato da un punto di vista dell’illuminazione. Negli spazi adiacenti a finestre e vetrate, l’intensità della luce risulta eccessiva, mentre in quelli più lontani è insufficiente, soprattutto se vi sono pareti intermedie. Il risultato è che si finisce per utilizzare ugualmente la luce elettrica, che consuma una grande quantità di energia, origina calore e, nella maggior parte dei casi, non risponde in modo soddisfacente alle necessità di illuminazione.
FIGURA2. http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 Diminuzione e variazione del livello di intensità della luce naturale in un edificio tipo per uffici
Strategie per sfruttare la luce naturale
Nel corso della giornata, i tre lati di un edificio vengono irradiati, con varia intensità e durata, dai raggi solari. Le aree situate vicino al perimetro della struttura beneficiano direttamente di questa luce, ma soffrono per la sua natura variabile. Gli spazi interni, invece, vengono solitamente illuminati artificialmente, rinunciando quindi ai benefici e alla qualità della luce naturale. Se alcuni elementi come abbaini, lucernari, mensole luminose, riflettori, tubi solari e cavi
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in fibra ottica sono in grado di immagazzinare e indirizzare la luce solare diretta in un edificio, non riescono di contro a risolvere le problematiche legate all’imprevidibilità della luce. Inoltre, queste strutture, a meno che non siano state previste nel progetto originale, sono invasive e piuttosto costose, sopratutto all’interno di interventi di restauro. Semplificando, sono tre le principali problematiche da affrontare: • trovare soluzioni per portare la luce naturale negli spazi interni bui; • affrontare il fenomeno della variabilità ed imprevedibilità della luce naturale; • raccogliere le eccedenze di luce che colpiscono la facciata di un edificio facendole diventare una risorsa anziché un onere.
FIGURA 3. Reindirizzamento della luce negli spazi profondi all’interno della struttura
sistemi di stoccaggio è una scelta utile per mitigare le conseguenze negative causate da un eccessivo irraggiamento. Ma se i sistemi non sono stati previsti nel progetto originale e vengono aggiunti in un secondo momento, risultano esteticamente più simili a delle protesi piuttosto che a parti integranti dell’edificio. Inoltre, le piccole infrastrutture, come impianti elettrici, sensori, impianti idraulici., necessarie per supportare questi dispositivi, devono essere dislocate in tutto l’edificio, con un aumento considerevole dei costi e degli interventi installativi e manutentivi. Una soluzione alternativa spesso preferibile, è quella di indirizzare la luce dal perimetro dell’edificio a un impianto di raccolta e stoccaggio centralizzato di energia all’interno dell’edificio (Figura 4). Sono diversi i vantaggi della raccolta centralizzata e immagazzinamento della luce: oltre a necessitare di un minor numero di cavi e sensori, è più efficiente perché consente una gestione del calore in base alle reali esigenze. La tecnologia che serve il sistema è inoltre più accessibile e più semplice da utilizzare, riducendo in questo modo gli interventi di manutenzione.
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Utilizzare lo spazio sottostante al soffitto come “condotto” per l’illuminazione
In tutti gli edifici adibiti ad uso ufficio caratterizzati da vetrate che vanno dal pavimento al soffitto, le porzioni di vetro nella parte alta rappresentano un’occasione unica per riflettere la luce. Molto spesso ci si affida a mensole che però non riescono a distribuire il fascio luminoso in profondità. In questi casi sarebbe molto più funzionale utilizzare lo spazio non occupato al di sotto del piano del soffitto per trasmettere la luce. La Figura 3 illustra come utilizzare lo spazio sopra l’altezza della testa per indirizzare la luce verso gli spazi privi di luce in un edificio. Raccogliere le eccedenze di luce
L’eccedenza di luce in un edificio è sicuramente un problema da gestire, perché crea livelli indesiderati di illuminazione e di calore. L’installazione di dispositivi fotovoltaici e relativi
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Compensare la luce solare con quella elettrica
FIGURA 4. Reindirizzamento della luce verso sistemi di accumulo centralizzati
Il concetto di reindirizzamento della luce solare può essere applicato anche alla luce elettrica. La produzione di luce artificiale può essere gestita in modo centralizzato per poi venire indirizzata nelle varie aree dell’edificio. La gestione centralizzata offre la possibilità di catturare ed isolare in modo efficiente il calore dagli impianti
FIGURA 5. Reindirizzamento della luce dal sistema di illuminazione elettrica centralizzato
di illuminazione elettrica. Inoltre, qualsiasi eccedenza di energia solare immagazzinata può essere utilizzata per l’illuminazione notturna o in caso di cielo coperto. L’illuminazione elettrica dovrebbe inoltre essere gestita in modo da compensare la variabilità della luce solare, la cui intensità e direzione mutano nell’arco della giornata. Il risultato dovrebbe essere quello per cui, in caso di carenza o di mancanza di luce naturale, quella artificiale va a colmare questo gap, senza però produrre ulteriore luce inutilizzata.
LA TECNOLOGIA “SMART LIGHT” Laminati microfluidi
La tecnologia che sta alla base del sistema Smart Light è costruita da una pellicola di piccole celle elettrofluide, contenenti un particolare liquido caratterizzato da ottime proprietà ottiche, che va applicata sulla superficie vetrata. Attraverso una minima stimolazione elettrica esterna, la tensione superficiale del liquido può essere rapidamente manipolata per trasformare le celle in lenti o prismi variando la trasmissione della luce [3, 4, 5]. Il sistema necessita di così poca energia (un consumo dieci volte inferiore rispetto a un Led e tra 10 e 100mila volte inferiore rispetto a una lampadina a incandescenza tradizionale) che può essere alimentato grazie a piccoli moduli fotovoltaici incorporati nel sistema. Le celle misurano pochi millimetri e possono essere allineate in modo da costituire una
FIGURA 6. Da sinistra a destra: un prisma singolo privo di voltaggio (che genera una forma a lente), un prisma attivato e controllato in tensione che sta indirizzando la luce e una visione d’insieme dei singoli prismi che costituiscono una grande lastra
superficie sufficientemente larga per coprire le aperture di un qualsiasi edificio. Controllo integrato
Uno dei vantaggi principali della tecnologia “Smart Light” è dato dall’eliminazione dell’illuminazione elettrica distribuita in tutto l’edificio. Sia la luce del sole che quella elettrica prodotta a livello centrale possono essere semplicemente proiettate su un soffitto bianco per l’illuminazione generale o dirette verso una singola area o postazione lavorativa. Non trattandosi di apparecchi elettrici, per direzionare la luce è sufficiente spostare e riposizionare i dispositivi ove necessario. L’ideale sarebbe dotare i dispositivi di tecnologia bluetooth o simile, che consentirebbe al sistema centrale di individuarli e di fornirli di energia luminosa, se richiesto. I sensori di illuminazione regolerebbero in questo modo i livelli di luce in modo dinamico, combinando la luce elettrica con la luce solare, mantenendo un livello di illuminazione costante e rispondente alle esigenze. Questi sensori possono sfruttare la connessione wireless per comunicare con i moduli di controllo, per regolare i livelli di luce e per raccogliere la luce dalla sorgente più efficiente. Per ottenere il massimo effetto, il controllo della luce dovrebbe avvenire attraverso un’applicazione per smartphone, in grado di scegliere i percorsi più efficaci ed efficienti per il reindirizzamento del fascio luminoso. Il risultato è che il 100% dell’energia luminosa che colpisce una finestra dotata di tecnologia “Smart Light” potrebbe essere trattenuta e utilizzata per generare illuminazione, calore o elettricità.
Relazione presentata all’Energy Forum 2013. L’ultima edizione, dedicata all’efficienza energetica del patrimonio edilizio, si è tenuta il 28 e il 29 ottobre 2014 a Bressanone (BZ)
BIBLIOGRAFIA 1. H. Koster, “Dynamic Daylight Architecture: Basics, Systems, Projects”, Birkhauser Architecture, 2004. 2. J. Mardaljevic, L. Heschong, E. Lee, “Daylight metrics and energy savings”, Lighting Research & Technology, vol. 41 no. 3 September 2009, pp 261-283. 3. N. Smith, D. Abeysinghe, J. Heikenfeld, and J. W. Haus, “Agile Wide-Angle Beam Steering with Electrowetting Microprisms”, Optics Express, Vol. 14, No. 14, pp. 6557-6563, 2006. 4. L. Hou, N. Smith, and J. Heikenfeld, “Electrowetting Modulation of Any Flat Optical Film”, Appl. Phys. Lett., Vol. 90, 251114, 2007. 5. M. Dhindsa, S. Kuiper, and J.Heikenfeld, “Reliable and low-voltage electrowetting on thin Parylene films”, Thin Solid Films, Dec. 2010.
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FIGURA 7. Combinazione della luce prodotta dal sistema centrale con la luce naturale
* Anton Harfmann e Jason Heikenfeld, Facoltà di Architettura, Facoltà di Ingegneria Elettrica, Università di Cincinnati, Ohio, USA; anton.harfmann@uc.edu, jason.heikenfeld@uc.edu
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Zambrano: “Tutelare gli interessi dell’intera collettività” Ufficializzare le cariche dei vicepresidenti Bontà e Massa e del segretario Pellegatta. Roberto Di Sanzo
GOVERNO TECNICO
C’è solo un ingegnere nella squadra
Newsletter
Nr.01 – MERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012
L
e vicende di Fukushima sono arrivate inattese e violente. Esse ci insegnano che non conosciamo ancora a sufficienza la nostra Terra, ed i metodi migliori per soddisfare le nostre attuali esigenze. In questa nota riassumiamo le fonti di energia necessarie al nostro progresso civile. Si ribadisce la necessità di sviluppare nuove indagini e di aprire nuovi laboratori. Si sottolinea l’importanza delle Università, nel loro ampio significato di deposito di conoscenza, di luogo di indagine attiva su quanto ancora non conosciamo, e di deposito della cultura raggiunta, da trasmettere alle nuove
La decisione desta meraviglia e rammarico e richiama all’impegno
dott. ing Franco Ligonzo
stro Giornale ha cercato di soddisfare queste esigenze, dandosi una mission— >pag.4 “cogliere e interpretare lo spirito del tempo” (n.13 del 15/7/09) e seguendo una linea editoriale che io stesso nel settembre 2010 (n.14 del 1/9/2010) avevo riassunta in sei punti: ■ “no” alla banalizzazione segue a pag. 5 dei problemi complessi; “si” al dare spazio alle diverse analisi, purché complete, motivate e documentate; ■ “no” alle soluzioni semplicistiche; “si” al sostenere soluzioni che, pur semplici, tengano conto della complessità di partenza e an— >pag.6 che degli effetti di medio periodo; ■ “no” all’intolleranza intellettuale; “si” alla discusPresidente Cni sione rispettosa delle idee altrui; ■ “no” al bla-bla-bla fine a sé stesso; “si” al dare spazio alle idee portatrici di valore aggiunto; ■ “no” a una linea edito— >pag.13 riale asservita a interessi di parte; “si” a un’informazione plurale e indipendente; ■ “no” ad accettare che il comportamento eticamente corretto finisca là dove comincia quello “penalmente rilevante”; “si” ad accettare un limite etico — >pag.8 tanto più stringente quanto
segue a pag. 3 e 4
GIUSEPPE LANZAVECCHIA
ANNO ACCADEMICO/1
✒
La crisi finanziaria e quella culturale
N
el 1996 ho pubblicato un libro (1) che esaminava per diversi paesi industrializzati l’evoluzione – dal 1960 al 1995 – di economia, occupazione, forza lavoro; demografia per sesso, fasce d’età, fertilità, mortalità, durata della vita, processi migratori; società (come l’ingresso delle donne sul mercato del lavoro); necessità di una continua crescita economica in tutto il mondo in un contesto di globalizzazione crescente, e quin-
di di competizione sempre più diretta tra le diverse aree geopolitiche. L’evoluzione richiedeva cambiamenti strutturali di lavoro e occupazione: aumento dell’età lavorativa (fino a 65–70 anni) dovuto alla maggior durata della vita; scomparsa di tante attività del passato e comparsa di altre del tutto nuove; riduzione del lavoro dipendente a favore di quello autonomo; attività sempre più sofisticate e prepasegue a pag. 7
POLITECNICO DI MILANO: Crescita e sostenibilità
GUIDA AI PRODOTTI PER LEED
®
La situazione mondiale dopo Fukushima dott. ing. Alessandro clerici
a pag. 8
Modello tedesco per le tariffe
UNIVERSITÀ DEL SALENTO: Conoscienza e sapere
— >pag.5
a pag. 8
RAPPoRto CNI suI bANdI dI
TITOLO DEL RICHIAMO: PRogettAzIoNe a pag. 8
a pag. 6
segue a pag. 5
Andamento del prezzo del petrolio e dei prezzi dell'energia elettrica e
Le Rinnovabili sono la causa degli aumenti della bolletta elettrica
del gas per un consumatore domestico tipo Numeri indici: gen 2007 = 100 260 250 240 230 220 210 200 190 180 170 160
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LAVORO E OCCUPAZIONE
dott. ing. Carlo Valtolina
meglio di noi tecnici, coPerchénosce lail trattativa privata valore essenziale dell'aggiornamento continuo, oltre all’Antitrust quello della culnon piace tura e, per 60 anni, il no-
La Manovra Salva Italia cambia i lavori 1 pubblici Sia chiaro: la mia meraviglia non è per nulla una critica alla scelta dei ministri fatta dal Premier, Prof. Mario Monti, ma è la reazione al fatto che nel suo cosiddetto “governo tecnico” c’è un solo ingegnere. Certamente quest’unico ingegnere è persona ben nota: il Prof. Ing. Fran-
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SISTEMI ISOLANTI
Gli errori del cappotto svelati all’ infrarosso Uno studio condotto da Anit, Caparol e Flir utilizza la termografia per l’analisi e la diagnostica dei rivestimenti isolanti esterni A CURA DELLA REDAZIONE
L’
isolamento a cappotto, che prevede l’applicazione integrale di materiali coibenti all’esterno dell’involucro edilizio, ha assunto negli ultimi anni un ruolo sempre più centrale nelle strategie di riqualificazione energetica. Il che ha comportato una crescente attenzione nei confronti della qualità dei materiali e, soprattutto, verso la posa in opera del cappotto, i cui requisiti sono sempre più spesso richiamati dai protocolli di certificazione e dai regolamenti sull’efficienza energetica per gli edifici.
Struttura della parete campione prima del rivestimento: sopra la posa errata, sotto quella corretta con e senza rondelle copri tassello in EPS
Alla ricerca dei difetti
Assenza di paraspigoli e rete Pannelli non sfalsati
Sistema con errori di posa
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Sistema incollaggio per punti non corretto
164
Tasselli non idonei o posati in posizione errata o incassati nel pannello
Sistema posato correttamente
Impiego di malta sui tasselli, nei giunti, nelle parti rotte 50
Nel complesso, la qualità media degli interventi migliora col passare del tempo, ma non sempre le tecniche e le metodologie di posa seguono le linee guida fornite dai produttori o dalle associazioni di categoria. Per comprendere meglio le anomalie nelle installazioni dell’isolamento e le caratteristiche termiche di questi prodotti isolanti, un consorzio di aziende, che include l’Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico (Anit) e Caparol hanno portato avanti un progetto di ricerca coordinato da TEP srl, società che offre servizi di ingegnerizzazione mirati a test non distruttivi dell’efficienza energetica negli edifici.
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LA TERMOCAMERA UTILIZZATA NELLE PROVE
Comuni errori di posa riportati nel pannello campione
L’analisi è stata condotta utilizzando tecniche di termografia, avvalendosi di termocamere fornite da Flir Systems. Per prima cosa è stata realizzata una struttura campione coperta da tre lati con pannelli isolanti termici (Capatect Dalmatiner, a base di EPS caricato con grafite). Nel rivestimento della porzione superiore sono stati introdotti errori tipici di posa, mentre la parte inferiore è stata realizzata in modo corretto dagli istruttori di Caparol Akademie, con e senza rondelle copri tassello in EPS.
Analisi termografica attiva
A questo punto, la parete campione è stata monitorata e analizzata con una termocamera Flir T640 durante un ciclo solare di carica e scarica, registrando e archiviando immagini termiche a intervalli regolari. Con la termografia attiva, la fase di carica avviene per effetto dell’impatto della radiazione solare sulla superficie del campione. Quando la struttura è in ombra, scatta la fase di scarica, in cui viene monitorato il rilascio dell’energia accumulata dalla struttura. Per analizzare il comportamento nei vari casi evidenziati dall’analisi termografica e per comprendere le possibili anomalie di posa — spiegano i ricercatori — era necessario comprendere le basi del trasferimento di calore in condizioni variabili sulla superficie dell’isolamento.
Per condurre lo studio, Anit ha utilizzato una termocamera Flir T640bx, scelta per la sua versatilità d’uso e la completezza delle funzioni disponibili. Lo studio del campione richiedeva infatti la capacità di esaminare variazioni di temperatura prossime a 0,5 °C, oltre alla possibilità di registrare e controllare variazioni della temperatura di superficie a intervalli di tempo variabili. La termocamera doveva inoltre essere in grado di generare immagini video di qualità, che potessero validare lo studio attivo del comportamento termico della superficie. Condizioni soddisfatte dallo strumento adottato dai ricercatori, dotato di sensore da 307.200 pixel ad alta definizione, fotocamera integrata da 5 MP, ottiche intercambiabili, messa a fuoco automatica e ampio touch screen LCD.
isolamento termico, si chiama effusività termica. Questo valore, indicato nelle formule con la lettera b, misura la capacità di penetrazione dell’energia termica di un materiale. Infatti, la temperatura di superficie di un isolante termico sottoposto alla radiazione solare è fortemente influenzata dal modo in cui gli strati più esterni del rivestimento conducono il calore verso quelli più interni, e dalla capacità del materiale di accumulare calore, quindi, di scaldarsi. In questo contesto, l’effusività esprime la facilità con cui il materiale si riscalda all’interno per azione della radiazione solare: minore è questo valore, minore è la quantità di energia necessaria per scaldare il materiale. Nei test, il campione era costituito da diversi materiali, ognuno con un proprio valore di effusività termica: adesivo (eff. = 906), EPS caricato con grafite (eff. = 27) e tasselli in PVC (eff. = 530). In altre parole, PVC e sistema colla/rasante presentano valori di effusività e di capacità termica molto differenti rispetto all’EPS e reagiscono quindi in maniera differente alla sollecitazione.
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 Effusività termica
Nel trasferimento di calore in condizioni variabili — ovvero con temperature di superficie mutevoli nel tempo —, la resistenza termica, la conduttività e lo spessore di ciascun materiale non sono sufficienti a definire il comportamento termico dei vari strati. Servono anche altri dati, quali la densità e il calore specifico dei materiali. Il parametro che caratterizza i materiali in condizioni variabili, legato alla radiazione di superficie di una struttura dotata di
Studio del campione
L’analisi delle caratteristiche dei materiali spiega il diverso comportamento in termini di carica energetica causato dalla radiazione e della conseguente scarica dovuta alla fase d’ombra. CARICA. In presenza di radiazione solare, la stimolazione riscalda la superficie. Colla rasante e tasselli in PVC presentano una maggiore capacità termica rispetto alle rondelle in EPS, quindi saranno inizialmente più freddi dell’EPS, che invece si scalderà più facilmente. Le rondelle e i giunti adesivi saranno i punti più freddi. SCARICA. Il campione viene fatto raffreddare all’ombra.
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FASE DI CARICA. Il grafico mostra le differenze di temperatura che si verificano sulla parte superiore del campione durante la carica termica, in presenza di errori di installazione intenzionali
FASE DI SCARICA. Il grafico della temperatura nella parte superiore del campione individua la posizione del materiale isolante a bassa conduttività e capacità termica, nonché i tasselli in PVC e la colla rasante con elevata conduttività e capacità termica. Una volta accumulata l’energia proveniente dalla radiazione solare, il materiale isolante si raffredda più velocemente perché la quantità di energia accumulata è inferiore, data la sua minore capacità termica volumetrica
http://shop.quine.it/dettaglio.asp?idprodotto=10 ANALISI TERMOGRAFICA CON COEFFICIENTE DI ASSORBIMENTO SOLARE MEDIO. A sinistra la fase di caricamento della superficie esterna della parete; a destra la fase di scaricamento
Tasselli in PVC e colla adesiva hanno una maggiore capacità termica volumetrica, quindi accumulano più energia termica e saranno inizialmente più caldi delle rondelle in EPS. Queste ultime si raffredderanno più velocemente, mentre i tasselli e la colla adesiva saranno i punti più caldi. L’analisi termografica evidenzia chiaramente la presenza di due tipi distinti di strati esterni: il materiale isolante a bassa conduttività termica e capacità termica limitata; la colla rasante e i tasselli in PVC con una maggiore conduttività termica e una maggiore capacità di accumulo del calore.
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Nel corso dell’analisi termica, l’esperto deve considerare attentamente ciò che viene identificato come anomalia della superficie: è quindi necessario conoscere a fondo il sistema termoisolante esterno e cosa, osservato in condizioni ambientali corrette, può essere considerato un difetto.
Tirando le somme
Scopo dello studio condotto da Anit è portare consapevolezza nel mondo edile che il sistema a cappotto deve essere scelto e posato con cura in accordo con le indicazioni del produttore del sistema. Ai fini della corretta progettazione e della corretta posa è quindi necessario un percorso di informazione e formazione nei confronti di progettisti, direttori lavori e posatori. Allo stesso tempo, quando si conduce un’indagine termografica, bisogna essere consapevoli di ciò che l’operatore termografico individua come anomalia superficiale: è quindi necessario conoscere il sistema a cappotto e cosa si debba considerare o meno anomalia.
MISURE IN CAMPO Come si possono usare queste analisi in condizioni reali? Un esempio è l’intervento realizzato correttamente in un condominio, attraverso la posa di un cappotto in EPS da 6 e 8 cm, tasselli non a taglio termico e senza rondelle in EPS. L’indagine è stata condotta con analisi di caricamento e scaricamento tre le 11.40 e le 12.44 di una giornata di marzo.
In queste condizioni di posa ci si dovrebbe aspettare una termovisione dei tasselli, una corretta posa dei tasselli con sistema di tassellatura a T (in relazione agli schemi di posa) e l’assenza di difetti macroscopici tra i giunti dei pannelli o dei tasselli maltati (errore di posa). Dall’analisi dei termogrammi effettuati, i ricercatori hanno potuto trarre le seguenti valutazioni: • le pareti non soggette ad irraggiamento solare con esposizione nord e ovest — e quindi con gradienti di temperatura tra l’interno e l’esterno ΔT < 10 °C (sono raccomandate differente di temperatura almeno di 15 °C) — non evidenziano la presenza dei tasselli; • i tasselli non si manifestano da immagini riprese a una distanza di 10 metri, né a una minore distanza (entro 3 m); • in condizioni variabili — caricamento e scaricamento energetico della parete per effetto dell’irraggiamento solare (parete est e sud/ est al mattino) — la tassellatura appare evidente e indagabile; in condizioni “stazionarie” di irraggiamento (il sole irradia in un lasso di tempo prolungato) i tasselli non sono più termicamente visibili. La visione dei tasselli è un’informazione molto preziosa, poiché consente di valutare la posa dei pannelli come evidenziano i termogrammi, riportati sotto, oggetto di foto raddrizzamento della parete senza finestra: la posa dei tasselli può essere individuata e ricondotta o meno ad uno schema di posa proposto in funzione del tipo di materiale del pannello. Nell’immagine sono stati individuati i tasselli che appaiono a una prima analisi disposti in maniera caotica, mentre a seguito di un’analisi
più approfondita è possibile individuare lo schema di posa seguito dagli installatori. Questo non è sempre facile da individuare, come nel caso di riposizionamento dei tasselli fissati male o se vengono impiegati pannelli sagomati. L’interpretazione delle immagini deve avvenire sempre con il supporto di tecnici di cantiere che conoscano le problematiche relative alla posa del cappotto.
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