PROGETTAZIONE
Quale futuro per i nostri ospedali
TRATTAMENTO ARIA La ventilazione per combattere le epidemie
PRASSI IGIENICHE
Linee guida Anid per la sanificazione
DISINFESTAZIONE
Ridurre i microbi patogeni con i disinfettanti
Quale futuro per i nostri ospedali
TRATTAMENTO ARIA La ventilazione per combattere le epidemie
Linee guida Anid per la sanificazione
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VII
Speranza e volontà per superare la paura Michele Pagani
VIII
Quale futuro per i nostri ospedali Margherita Carabillò
XII
Il ruolo degli impianti di condizionamento nel combattere le epidemie a cura di Simone Ciapparelli
XLI
Il mondo dei disinfettanti Graziano Dassi
XVI
Ozono contro il Coronavirus: attenzione alle fake news Marco Ferrari
XX
Linee guida Anid: Buone prassi igieniche nei confronti di Sars‑Cov 2 a cura di Cristina Cardinali
Prevenire le Infezioni Correlate all’Assistenza a cura di Simone Ciapparelli
Lavaggio di biancheria e abiti da lavoro Marcello Falvo
XXXVI
Oggi sul mercato
Di fronte all’incalzare di eventi umani, sociali ed economici di portata mai vista, il primo pensiero corre a tutti coloro che stanno in prima linea: medici, infermieri, addetti alle pulizie delle strutture sanitarie, forze dell’or dine, volontari, dipendenti del mondo retail e lavoratori che hanno assicurato continuità nelle filiere produttive strategiche.
Ci siamo infilati in qualcosa che era inimmaginabile e molto probabilmente ci siamo entrati con un profilo di paese poco outstanding e virtuoso, ma abbiamo risco perto alcuni valori che ci hanno reso grandi e che potreb bero dettare l’agenda per un nuovo approccio. Qualcuno ha detto che il mondo razionale, civile e industrializzato ha preso uno schiaffo dalla natura. Dalle riflessioni su quanto accaduto sta a noi costruire un qualcosa di migliore, riconoscendo che salute, ambiente e libertà sono capisaldi su cui costruire un nuovo edificio sociale ed economico. Abbiamo scoperto che possiamo ricon vertire velocemente fabbriche per produrre prodotti “sal vavita”, che possiamo adottare modalità “smart working” in totale e reciproca fiducia azienda-dipendente. Certo il distanziamento sociale fa male e deve essere superato, ma da questa crisi epocale deve uscire un modello eco nomico sostenibile che produca benessere. E adesso qualche cosa sul nostro settore. Il focus delle ultime settimane si è spostato interamente sui prodotti per le mani e per le superfici in ambiente sanitario, Ospe dali ed RSA. Le indicazioni del Ministero della Salute del 22 febbraio hanno identificato in alcuni principi attivi (alcool e cloro) i perni attorno ai quali far ruotare l’attività di disinfezione. Alcune voci autorevoli hanno poi parlato, per quanto riguarda le superfici, anche di altre sostanze equipollenti in termini di attività virucida, con riferimento abbastanza esplicito ai test secondo le norme EN 14476 e nello specifico sul poliovirus. Adesso il faro si è acceso anche sulla disinfezione ambientale interna di ripartenza e, in particolare, sul perossido di idrogeno. Detto tutto questo molte aziende con autorizzazione ministeriale per la produzione di presidi medico chirurgici sono partite
di Michele Pagani Consigliere amministrativo Icefora produrre disinfettanti per le mani e, allo stesso modo, aziende autorizzate come officine cosmetiche hanno incominciato a produrre gel idroalcolico igienizzante per le mani. È importante sottolineare che come per i dpi, il settore si è trovato a dover fronteggiare due situazioni molto problematiche: la prima collegata allo shortage di alcool, la seconda di rispetto delle normative per l’immis sione sul mercato dei prodotti disinfettanti ed eventual mente igienizzanti. Ci sembra, tanto per richiamare un nuovo modello di paese, fondamentale il rispetto della legalità, delle regole e il rigore etico. A chiudere poi il quadro informativo c’è l’iniziativa dell’Istituto Superiore di Sanità per l’avvio di una eventuale procedura semplificata per la registrazione di prodotti secondo il regolamento europeo biocidi 528/2012. Attorno a questa iniziativa potrebbero sedersi molti operatori del settore, lavorando con una logica di sistema per l’interesse nazionale. C’è una bellissima canzone, che è un inno alla speranza e alla volontà, che suona così: E SE NON POTRO’ CORRERE E NEMMENO CAMMINARE, IMPARERO’ A VOLARE. ■
Alla luce dell’attuale situazione degli edifici ospedalieri italiani, viene da chiedersi quali sono le azioni da intraprendere per adeguare le strutture alle nuove esigenze dei pazienti in un contesto sociale in cui sta facendo da padrona la digitalizzazione
Margherita CarabillòArchitetto, specializzata nella progettazione del settore sanitario e delle strutture Socio-Sanitarie
In Italia esiste un ingente patri monio di strutture sanitarie datate, parte delle quali edifi cate prima del ‘900 o prima della Seconda guerra mondiale: il 60% dei nostri edifici per la salute ha più di 40 anni, la metà dei quali ha dimensioni tali che mal si adattano ai moderni standard.
La nostra sfida più importante (e anche, probabilmente, la più dif ficile) è saper cogliere che è in atto un importante cambiamento,
sapere interpretarlo e, soprattutto, riuscire a tradurlo in esempi con creti.
Ma verso quale modello di ospe dale stiamo andando? L’opinione comune è piuttosto concorde nell’individuare alcuni aspetti carat teristici:
■ pochi letti e degenze brevi;
■ “Patient oriented” (in base alle specificità dei pazienti);
■ elevata qualità “alberghiera”;
■ strettissima integrazione con la
ricerca (come dicono gli anglo sassoni, from bench to bedside);
■ alta tecnologia digitale;
■ massima accessibilità (nei diversi orari del giorno e della notte);
■ forte integrazione con la rete dei servizi sul territorio.
Tuttavia, mentre nel secolo scorso pensavamo (forse con una certa presunzione) di conoscere con cer tezza la configurazione che l’ospe dale del futuro avrebbe assunto,
oggi la maggiore consapevolezza risiede nel fatto che sicuramente sarà molto diverso da quello attuale a causa di fattori determinanti quali le tecnologie in rapida evoluzione, il cambiamento nello “stile di vita”, l’incremento delle cure ambulato riali e a domicilio, la “migrazione” dei pazienti un tempo ospedalizzati verso altre strutture (per la cronicità, patient hotel, Maggie’s centres ecc.), la nascita dell’ospedale digitale. Allora, come ripensare l’ospedale alla luce della necessità di integrare le tecnologie digitali e creare con nessione in quello che si sta confi gurando come un sistema sanitario “senza muri”?
Alcuni aspetti stanno cambiando molto il nostro modo di rapportarci alle strutture sanitarie:
■ la rilevanza del benessere dei pazienti e dello staff: questo di traduce nell’enfasi sull’impor tanza dell’ambiente nel processo di guarigione;
■ l’esperienza digitale del paziente: attraverso le tecnologie che con sentono al paziente di restare connesso con il mondo esterno e di condurre un’esperienza positiva all’interno dell’ospedale (pazienti pediatrici) ma anche di interagire con lo staff “a richiesta”;
■ i cambiamenti nelle modalità assistenziali: attraverso il moni toraggio clinico continuo del paziente con dispositivi porta tili e uso di APP, l’utilizzo di BIG DATA, i trattamenti mirati e per sonalizzati;
■ l’automazione dei processi robotici a favore di una gestione più efficiente, di un servizio più attento al paziente e il risparmio di tempo per le attività “no core” da parte degli operatori.
Oggi il benessere del paziente si tra duce anche in un maggior comfort interno, verso una degenza “custo mizzata” in cui è possibile perso nalizzare lo spazio (soprattutto nel
caso di camere pediatriche), ascol tare musica, fare videochiamate, avere a disposizione sistemi per l’in trattenimento ecc. La progettazione di spazi intelligenti ed ergonomici con attraenti sale visitatori e vedute di ambienti naturali, rende la perma nenza in ospedale più “friendly”: è ormai universalmente riconosciuto il ruolo terapeutico del “verde” con la creazione di healing garden e la progettazione secondo le “regole” del design biofilico (cioè ispirato dall’istintiva inclinazione umana a entrare in relazione con i sistemi, i processi e le forme della natura). Il benessere dello staff richiede luoghi di lavoro ergonomici, fles sibili, condivisi (per agevolare lo scambio di informazioni e sapere) ma anche caratterizzati da diffe renti livelli di privacy (per svolgere le diverse attività di studio, relax, colloqui privati e non ecc.).
L’Ospedale è sempre più “intelli gente”: le informazioni vengono archiviate su cloud in modo sicuro; le cartelle cliniche sono informa tizzate; la connessione internet è disponibile anche per gli ospiti. In alcuni ospedali del nord-Europa e degli Stati Uniti, quando i pazienti entrano in camera li attende un i-pad con il quale possono comu nicare con il personale, apprendere circa la programmazione di visite
ed esami, avere notizie sul proprio piano di cura, contattare la famiglia con video chiamate, chattare con parenti e amici, comandare sistemi di illuminazione, collegarsi a inter net e ai social e – per i pazienti più piccoli – migliorare e approcciare il processo di cura attraverso il gioco. L’ospedale digitale sta producendo e produrrà radicali cambiamenti perché sta modificando profonda mente l’esperienza del paziente, la sua modalità di gestione all’interno e fuori l’ospedale, ma anche la rapi dità con cui possono essere prese le decisioni cliniche e operative.
Inevitabilmente queste trasforma zioni avranno una notevole influenza sul progetto: se prima, si portava la vita quotidiana dentro l’ospedale, con le grandi hall e hospital street su cui si affacciavano i negozi, la libreria, gli spazi espositivi ecc.; oggi, il paziente si connette con il mondo esterno direttamente dalla propria camera attraverso un sem plice dispositivo mobile.
Le rapide trasformazioni nel set tore tecnologico e bio-medico, così come l’avvento della tecnologia 5G e delle smart technologies, stanno cambiando le modalità assistenziali e i tradizionali percorsi di cura grazie alla possibilità di realizzare cure “su misura”, l’utilizzo di wearable devi ces e di APP per la gestione del
Robot 5G al posto di infermieri e medicipaziente a domicilio e il monitorag gio quotidiano dei sintomi, l’analisi dei cosiddetti Big Data.
La percezione di queste trasfor mazioni sono evidenti al Docrates Cancer Centre di Helsinki, un ospe dale sostanzialmente senza letti in quanto non prevede attività opera toria al suo interno.
Il piano di trattamento del paziente viene definito dalla struttura pro grammando l’attività chirurgica in altri ospedali, in caso di bisogno. La dimissione dei pazienti è supportata e accelerata dall’utilizzo di devices portatili e sistemi in grado di fare monitoraggio e vigilanza a distanza (anche dei sintomi), di intervenire tempestivamente anche attraverso supporto analitico con Big Data (set di dati raccolti e archiviati). In questo modo il paziente si sente accudito anche una volta tornato a casa.
Gli ambienti per la cura sono molto confortevoli e dal carattere “poco ospedaliero”; i luoghi per il sog giorno prevedono la permanenza in un “patient hotel” adiacente, la cui gestione è totalmente alberghiera. Questa modalità recepisce un indi rizzo ormai diffuso in alcuni Paesi in cui si è presa consapevolezza che ogni anno vengono ricoverati nelle unità di degenza, pazienti che non hanno necessità di essere ospedaliz zati; un’indagine del Sistema sanitario inglese ha stimato tali pazienti in circa 30.000 unità e ha messo in evidenza che la gestione di 30 letti in un patient hotel determina un costo medio per l’ospedale pari al 20% in meno rispetto a una unità di degenza convenzionale. Sono facilmente comprensibili i bene fici che una tale gestione comporta in termini di riduzione della “pres sione” sull’ospedale, massimizza zione dell’uso efficiente dei letti e del turn-over dei pazienti, permanenza in un ambiente più distensivo per coloro che non necessitano di medicalizza zione, riduzione dei costi. Certo, la situazione di emergenza che stiamo vivendo con la pandemia di Covid-19 ci impone una rifles
sione sulla continua contrazione del numero dei posti letto ospeda lieri che ha caratterizzato il decen nio 2010-2017 nel nostro Paese. Il rapporto “State of Health in the EU – Italy”, frutto del lavoro congiunto dell’OCSE e dell’Osservatorio Euro peo delle Politiche e dei Sistemi Sanitari in collaborazione con la Commissione Europea ha messo in evidenza che tale tendenza, seb bene in linea con quasi tutti i paesi dell’UE, ha portato ad una riduzione pari a circa il 30 %, attestandosi su 3,2 posti letto per 1.000 abitanti, ovvero su un valore nettamente inferiore alla media dell’UE.
Per quanto attiene i posti letto in terapia intensiva, sempre secondo i dati Ocse, nel 2017 l’Italia poteva contare su 2,6 posti letto ICU totali ogni 1.000 abitanti, classificandosi al 19° posto su 23 paesi europei, appena sopra la Spagna (2,4 p.l. per 1000 abitanti) e ben lontana dalla Germania (6 p.l. per 1000 abitanti).
Se è vero che non è probabilmente sostenibile modellare il nostro sistema sanitario in base alle esi genze che derivano da situazioni di emergenza, forse si potrebbero riva lutare forme di flessibilità già speri mentate, ad esempio, negli Stati Uniti e che poco successo hanno avuto in Europa e in Italia a causa degli eccessivi costi di realizzazione.
Mi riferisco, per esempio al cosid detto “universal bed care delivery model” che è stato adottato in alcuni ospedali americani, allo scopo
di gestire il paziente nei diversi livelli di intensità assistenziale ed anche nella fase critica. Questo modello è nato con lo scopo di garantire mag giore sicurezza e minor stress per il paziente, limitandone i trasferimenti durante il percorso di cura e affidan done la gestione ad un unico staff medico-infermieristico adeguata mente formato.
In questo momento di crisi, la uni versal room avrebbe potuto costitu ire un interessante modello di rapida conversione dei posti letto da ordi nari a intensivi.
Certo, un esempio di questo tipo, mal si adatta ad un sistema sanita rio che deve continuamente “fare i conti” con contrazione degli investi menti e degli aumenti di spesa, alla luce del fatto che i maggiori oneri riguardano non soltanto la fase di attuazione (maggiori spazi, mag giori requisiti in termini di finiture, attrezzature ed impiantistica) ma anche in termini organizzativi (per sonale in grado di gestire anche la fase critica del paziente).
Lo “tsunami” generato dalla pan demia ha sicuramente fornito un’accelerazione e un impulso alle tecnologie digitali, anche in Italia. Per quanto ci riguarda, risale al 2016 il Patto per la Sanità Digitale, inteso a gestire e promuovere la diffusione della sanità elettronica (eHealth) in modo coordinato in tutto il paese. Sebbene le Linee
Guida Nazionali per la Telemedicina siano state elaborate nel 2014, da allora si è fatto poco in termini di implementazione. La situazione di necessità che si è venuta a creare con la “gestione” della infezione di coronavirus ha fatto rapidamente prendere coscienza delle oppor tunità offerte grazie all’utilizzo di modalità “smaterializzate” quali, ad esempio, il teleconsulto e il rafforza mento dell’assistenza territoriale e dei servizi al cittadino “a distanza”.
In questi giorni di grave emer genza sanitaria, la telemedicina può sicuramente svolgere un ruolo molto importante nell’assistenza dei pazienti potenzialmente infetti direttamente al domicilio.
Un interessante articolo pubblicato nel 2018 da Simon Wilson (Cto, Uk&I At Hpe Aruba) ha stigmatizzato i cambiamenti nell’industria sanita ria al 2030. “Nel prossimo decennio probabilmente passeremo a controlli medici più automatizzati al fine di soddisfare la maggiore domanda di medici a causa della carenza di per sonale e dei budget ridotti... il futuro sarà molto più snello...i tuoi organi vitali saranno monitorati utilizzando la tecnologia di imaging in grado di valutare la frequenza cardiaca, la temperatura e la frequenza respira toria; i sensori eseguiranno un test della pressione sanguigna e dell’e lettrocardiogramma (ECG) entro 10 secondi, e in seguito sarà pos sibile eseguire il triage automatico o persino la diagnosi. Con questa
diagnosi più rapida, non ci sarà attesa per i risultati o un appunta mento di follow-up per condividerli con il medico. Gli operatori sanitari avranno più tempo per concentrarsi sui pazienti, avranno migliori reposi tory di dati digitali e quindi informa zioni molto più ricche per il processo decisionale. Meglio ancora, saranno in grado di accedere a tutti i record digitali dei pazienti sui loro dispo sitivi mobili. I pazienti stessi non dovranno nemmeno entrare in ospe dale per la diagnosi. Con strumenti basati su app indossabili saremo in grado di monitorare la salute”.
Anche l’utilizzo della tecnologia in ambito logistico, in particolare per quanto attiene il controllo dei costi, è diventato imprescindibile.
Gli ospedali movimentano conti nuamente grandi volumi di mate riale tra laboratori, farmacia, cucina, lavanderia, amministrazione ecc. La funzione logistica (“no core” per l’o spedale) determina notevoli impli cazioni in termini di costi, qualità e sicurezza. Una stima condotta dalla società di consulenza Deloitte mette in evidenza che gli infermieri, in genere, trascorrono meno di due ore di un turno di 12 ore nella cura diretta del paziente.
Già alcune realtà estere molto avan zate hanno compreso che l’uso della robotica costituisce uno strumento estremamente valido per l’auto matizzazione dei servizi ospeda lieri ausiliari e di back-office oltre che l’efficientamento dei processi, il miglioramento dell’affidabilità, la riduzione dei tempi e dei costi.
Ma l’attualità degli eventi ci spinge a ulteriori considerazioni circa l’impiego e la versatilità di tali automazioni. E’ notizia recentis sima l’utilizzo di “robot-medici” in corsia presso l’Ospedale di Circolo di Varese al fine di aiutare il per sonale medico nella gestione dei malati infetti da Coronavirus: i robot entrano nelle camere e grazie alla telecamera di cui sono dotati, per mettono il monitoraggio a distanza dei parametri da parte di medici e infermieri, oltre a fare un minimo esame obiettivo. Un sistema vide
ocitofonico consente al personale di interagire con il malato, rispar miando tempo, limitando il consumo di dispositivi di protezione e, soprat tutto, il rischio di infezione per gli operatori sanitari. Come ha spiegato
il professor Francesco Dentali, diret tore del reparto di Medicina ad Alta Intensità “I robot non eliminano il contatto umano con il paziente, ma riducono gli accessi. Anzi, facendoci risparmiare il tempo di vestizione e svestizione, che ha un impatto note vole sulla nostra attività, a miglio rare sarà anche la qualità del tempo che dedicheremo ai nostri pazienti”.
L’ospedale digitale ha cambiato le “domande” di chi si accinge a pen sare all’ospedale del futuro.
Se la domanda del passato era: “di quanti letti abbiamo bisogno?”, le domande del futuro sono: “Come migliorare la qualità dell’assistenza?
Come creare processi più efficienti?
Come migliorare l’esperienza del paziente e dello staff?”.
Allo stesso modo, cambiano anche le risposte: non più ospedali con tanti posti letto ma ospedali pensati in funzione dell’attività e dei pro cessi di cura, con maggiori spazi per i servizi clinici (diagnostica, terapie, sale operatorie, imaging, laboratori, ambulatori ecc.) e la ricerca (health hub, acceleratori di ricerca); ospe dali sempre più connessi con la rete e con il cittadino.
Esagerando un po’ si può imma ginare un futuro in cui “…sarà l’o spedale, in parte, ad andare dal paziente”: in alcuni Paesi esistono già forme ibride in cui ospedale reale e ospedale “virtuale” collaborano nel percorso clinico del paziente.
L’auspicio è che l’approccio inedito che ha interessato anche il nostro Paese in quest’ultimo frenetico mese di lotta alla pandemia, non sia riservato solo alla fase emergenziale ma costituisca un punto di partenza per ulteriori sviluppi innovativi nella presa in carico del paziente durante il suo percorso di cura.
a cura di Simone Ciapparelli
AiCARR è una asso ciazione di tecnici del condizionamento dell’aria. È una asso ciazione culturale, non di settore e il suo compito è quello di diffondere la cultura nel campo della sostenibilità energe tica, motivo per cui può fare chia rezza su alcuni punti. In particolare sulla supposta diffusione del virus attraverso gli impianti di condi zionamento. Ne parliamo con la
Professoressa Francesca Romana d’Ambrosio, presidente AiCARR che ci illustra la posizione dell’as sociazione in proposito. È evidente che in questo momento l’attenzione sugli impianti di con dizionamento è molto forte. Pur troppo, come sempre accade in situazioni come quella che stiamo vivendo, circolano notizie spesso false. La prima cosa da chiarire è che gli impianti di cui si parla sono gli impianti di ventilazione e quelli
Francesca Romana, d’Ambrosio, presidente AiCARRdi condizionamento o di climatizza zione, nei quali si tratta aria esterna, per intenderci non i classici impianti di riscaldamento e raffrescamento. La seconda è che nella letteratura scientifica non c’è traccia di SARS dovuta agli impianti di condiziona mento e l’infezione da coronavirus è una SARS.
Alcuni commentatori hanno ipotizzato che l’elevata diffusione del virus negli ambienti di lavoro possa essere dovuta a un’inadeguatezza dei sistemi di ventilazione Gli impianti di climatizzazione da sempre trattano l’aria esterna, riscaldandola, raffrescandola e fil trandola, umidificandola o deumi dificandola. Una certezza che tutti abbiamo è che uno dei meccani smi di diffusione del virus è quello diretto: il virus viene trasportato nell’aria dalle goccioline emesse dalle persone contagiate, anche semplicemente con il respiro, e dalle polveri, dal PM10 al nano par ticolato. È chiaro che all’aumentare della concentrazione aumenta il rischio di contagio e dobbiamo
ricordare che il coronavirus è decisamente più contagioso del virus di una normale influenza. Da questo punto di vista la distanza di sicurezza è una condizione necessaria ma non sufficiente ed è questo il motivo per cui AiCARR consiglia che nei luoghi di lavoro si consideri una densità di occupa zione di una persona ogni 25 m2. Quindi è evidente che il ricambio dell’aria negli ambienti chiusi è fondamentale.
Quindi AiCARR si sente di “assolvere” gli impianti di ventilazione che in realtà aiutano a ridurre la concentrazione del virus in alcuni luoghi di lavoro. E dove questi mancano? Negli ambienti senza impianto di immissione di aria esterna è fonda mentale aprire le finestre; in questo modo ventiliamo, ma non riusciamo a garantire il risultato, perchè aprendo le finestre la quantità di aria esterna immessa in ambiente, se non c’è vento, dipende solo dalla differenza di temperatura internoesterno, che in questa stagione in molte parti d’Italia è molto bassa. In più, se l’aria esterna è fredda, tende a scendere verso il pavimento. Per questo motivo è importante venti lare adeguatamente utilizzando un impianto e, se possibile, aumen tare le portate di aria esterna, cioè la quantità di aria che l’impianto preleva dall’esterno e poi immette nell’ambiente chiuso.
Sembrerebbe che con l’aumento della temperatura il virus possa trovare condizioni meno favorevoli per la sua diffusione. Dovremmo usare gli impianti per alzare la temperatura interna o non dovremmo usarli per abbassarla al sopraggiungere di temperature esterne elevate?
AiCARR sta monitorando conti nuamente la situazione: ci stiamo avviando a un periodo caratte rizzato da temperature dell’aria
esterna man mano crescenti. Nella malaugurata ipotesi in cui questa situazione perdurasse per mesi e le temperature si alzassero, sarà opportuno che gli impianti garan tiscano temperature all’interno degli ambienti che non determinino rischio di stress termico, che a sua volta sembra determini un abbas samento delle difese immunitarie con un aumento del rischio, anche se indiretto. Quindi, gli impianti vanno gestiti in modo da avere temperature non molto diverse da quelle esterne, tenendo presente che temperature interne troppo elevate, diciamo superiori a 27°C, possono essere dannose per la salute, soprattutto per le categorie più deboli e fragili, che sono quelle più a rischio.
E veniamo al suggerimento lanciato in questi giorni di intensificare la manutenzione e la sanificazione dei canali e dei filtri degli impianti di ventilazione. Trova questa attività un fondamento scientifico?
La manutenzione degli impianti è un processo fondamentale, che andrebbe fatto regolarmente. Infatti, uno dei componenti degli impianti di condizionamento e di ventilazione è il sistema filtrante, il cui compito è quello di bloccare gli inquinanti, che a seconda del tipo di filtro possono essere solidi, come polvere e virus, o aeriformi, come i gas. I filtri sporchi potreb bero quindi contenere il virus e non vanno assolutamente toccati né puliti ma vanno eventualmente solo sostituiti e con tutte le precauzioni. Tutto questo solo negli uffici e nei luoghi pubblici. Nelle abitazioni, i filtri degli split possono essere lasciati dove sono, senza sostituirli.
Un’altra ipotesi circolata in questi giorni prende in considerazione l’elevato livello di inquinamento della Pianura Il particolato sotto accusa è il PM10, notoriamente bloccato fisio logicamente a livello delle alte vie
respiratorie. A livello polmonare arrivano particelle ben più sottili, il cosiddetto particolato ultra fine, che ha dimensioni anche 100 volte più piccole del PM10, cioè quelle dell’aerosol conta minato. È evidente che senza evidenze scientifiche serie, si può dire tutto di tutto. Sarebbe molto importante che i risultati delle ricerche, prima di essere pubblicizzati, venissero discussi e validati dalla comunità scien tifica. In assenza di questo pas saggio, si assiste a discussioni e smentite continue, che non fanno bene ai cittadini che, non essendo esperti, si trovano sballottati tra opinioni a volte contrastanti, a volte opposte.
L’industria farmaceutica è fortemente impegnata alla ricerca del vaccino o di antivirali. Anche nell’ambito ingegneristico possiamo dire che si sta lavorando per comprendere meglio i meccanismi di diffusione del virus e suggerire strategie di contrasto efficaci?
In Italia ci sono miei colleghi esperti noti a livello interna zionale che stanno studiando il problema della diffusione del SARS-CoV2-19 e che stanno ini ziando a pubblicare i loro lavori su riviste scientifiche di gran valore. Una delle cose che mi sconcerta è che non sento, se non qualche rarissima eccezione, la voce di chi si occupa di model lazione della diffusione delle particelle né quella degli esperti degli impianti. Penso che piutto sto che lavorare ognuno per sé, come tipicamente si fa in Italia, bisognerebbe creare una rete di esperti che contribuiscano allo studio e alla soluzione del pro blema, con un confronto serio che annulli le rivalità tra catego rie. È tempo di fare, non di par lare. E di fare tutti insieme.
AiCARR suggerisce alcune operazioni di gestione, in funzione della tipologia di impianto esistente, per massimizzare l’introduzione di aria esterna negli ambienti
Si legge ultimamente, soprattutto su Internet, di apparecchi che utilizzano l’ozono per sanificare gli ambienti dal Covid-19. Ma sono veramente in grado di farlo?
di Marco Ferrari
Di recente, ho notato con preoccupazione un bom bardamento mediatico di notizie e siti internet che propongono solu zioni e proposte inerenti l’utilizzo dell’ozono per disinfettare ambienti e arredi, con lo scopo di prevenire ed eradicare la diffusione del Coronavi rus responsabile della SARS-Cov-2. Alcuni arrivano persino a definire l’azione di questi apparecchi “steri lizzante”. Faccio presente che non mi riferisco, naturalmente, alle spe rimentazioni che stanno partendo in questi giorni in alcuni centri ospeda lieri, dopo l’avvenuta autorizzazione dell’Istituto Superiore di Sanità in merito all’impiego dell’Ozono tera pia medica di supporto ai tratta menti farmacologici specifici contro la SARS-Cov-2.
La mia preoccupazione è invece rivolta alla leggerezza con cui questi apparecchi, che non hanno nessuna autorizzazione a fregiarsi del termine di disinfettante o sanificante atto all’effettiva eradicazione del Coro navirus responsabile della SARSCov-2, vengano classificati come tali. Il termine più consono a questo tipo di apparecchiature, che non possie dono neanche l’autorizzazione quali dispositivi medici, sarebbe igieniz zanti, che nulla ha a che fare con la disinfezione. Questo evidentemente è un particolare di estrema impor tanza, in quanto il messaggio che alcune aziende produttrici stanno diffondendo con martellante vee menza mediatica configura che un ambiente trattato con tali dispositivi possa essere idoneo all’accoglienza e sicuro sotto l’aspetto microbiolo
Marco Ferrari è Operatore Professionale Coordi natore della ASST della Provincia di Lodi. Inoltre èResponsabile del Servizio di Igiene Ospe daliera, e socio fondatore della ANIPIO (Società Scientifica Nazionale degli Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo).gico. La presentazione che accompagna tali prodotti ad ignari utilizzatori. è quindi fuo rviante.
Infatti l’attuale normativa prevede che “Tutti i prodotti che vantano in etichetta un’azione di disinfezione e sono classificabili come prodotti biocidi e/o Dispositivi Medici debbano essere posti in commercio solo dopo aver ottenuto una specifica autorizzazione alla commercia lizzazione da parte del Ministero della Salute o della Commissione Europea. Anche i prodotti che riportano l’indicazione del termine “sani tizzante/sanificante” si considerano rientranti nella definizione di prodotti biocidi e pertanto sono sottoposti al relativo regime autorizza tivo1”.
In merito ad apparecchiature che vantano azioni disinfettanti e/o sanificanti sempre il Ministero della Salute specifica che: “I dispo sitivi medici disciplinati dal decreto legisla
1 Come evidenziato nella nota del 20 febbraio 2019, www.salute.gov.it
tivo n. 46 del 1997 (cioè tutti quelli che non sono né impiantabili attivi, né diagnostici in vitro) sono suddivisi in quattro classi (classe I, II a, II b e III), secondo le regole di classifica zione specificate nell’allegato IX dello stesso decreto. I dispositivi di classe I sono quelli che presentano minori rischi sotto il profilo della sicurezza, i dispositivi di classe III sono quelli di maggiore criticità2”. In questi ultimi giorni ho purtroppo avuto modo di parlare con molti cittadini ed ex pazienti ricoverati per SARS-Cov-2, con responsabili e titolari di aziende e industrie, oltre che associazioni istituzionali e associa zioni di soccorso, i quali hanno acquistato anche a prezzi non certo popolari detti appa recchi, confidando che tali trattamenti potes sero eradicare fino al 99,99% di tutti batteri, soprattutto quelli patogeni, ed in particolare il Coronavirus responsabile della SARS-Cov-2. Tutto questo riferito anche a trattamenti di aree confinate di rilevanti dimensioni, dato che a questi clienti era stata garantita, da parte di chi ha proposto e venduto loro tali apparec chi, un’azione di disinfezione grazie ad una capacità biocida, sanificante e persino steri lizzante. Basta digitare in qualsiasi motore di ricerca internet i termini “Ozono” e “Corona virus” per vedere comparire pagine e pagine di queste “mirabolanti” soluzioni. Concludo sottolineando che oltre a quanto esposto in precedenza, è preoccupante la sottostima del rischio di esposizione diretta e indiretta a tali trattamenti: infatti, come evi denzia il sito della European Chemical Agency, il limite di esposizione professionale all’ozono è bassissimo.
Si invita dunque alla assoluta vigilanza, e a cautelare chi effettivamente cerca di atte nersi alle normative impartite dal Ministero della Salute e da altri organi competenti a non dover riabilitare ambienti dopo un tratta mento igienizzante effettuato con certi appa recchi classificati come di largo consumo, e attenzionare gli organi preposti ad intervenire sull’argomento evidenziato, onde scongiurare nuove ripartenze epidemiologiche. Infatti l’ozono generato in situ per l’igienizza zione delle superfici comporta dei rischi e delle controindicazioni importanti. Resta inoltre il tema dell’evidenza scientifica, al momento inesistente, dell’attività disinfettante dell’o zono nei confronti del Coronavirus responsa bile della SARS-Cov-2.
Consultabile al sito www.salute.gov.it
L’uso di idonei dispositivi di protezione individuale, il mantenimento della distanza di sicurezza, la disinfezione accurata e sistematica di mani e superfici sono le misure di prevenzione urgenti che l’emergenza ha richiesto di porre in essere a cura di Cristina Cardinali
Ilnuovo coronavirus è sensibile a sostanze di disinfezione di uso comune che vanno incluse in protocolli operativi di sanifica zione degli ambienti in funzione della destinazione d’uso. Per rispon dere alle richieste di tecnici e ope ratori che devono gestire i piani di sanificazione Anid, l’Associazione delle aziende di disinfestazione, ha pubblicato un documento (Buone Prassi igieniche nei confronti di SARS-CoV-2), elaborato partendo da un’analisi della bibliografia esi stente. Il testo comprende anche una valutazione nello specifico dei vari formulati reperibili in commercio, abbinandoli alle diverse fasi applica tive per le aree soggette al contagio da SARS-CoV-2 (sia in presenza di virus sia in forma preventiva), nel
rispetto dell’ambiente e per la sal vaguardia della salute pubblica; il tutto in accordo con le indicazioni del Ministero della Salute emesse in data 22 febbraio 2020 secondo cui i virus SARS-CoV-2 “sono efficace mente inattivati da adeguate proce dure di sanificazione che includano l’utilizzo dei comuni disinfettanti di uso ospedaliero, quali ipoclorito di sodio (0.1%-0,5%), etanolo (62-71%) o perossido di idrogeno (0.5%), per un tempo di contatto adeguato.
Il programma d’intervento ambien tale e il relativo meccanismo di attuazione possono variare in base alle dimensioni della struttura e ai servizi forniti. Esso comprende:
■ l’organizzazione delle attività da svolgere secondo quanto piani ficato per le aree diversamente esposte al contagio;
■ la gestione dei prodotti e delle attrezzature di disinfezione e degli indumenti di lavoro, com preso il loro approvvigionamento ed eventuale sanificazione o smaltimento;
■ la responsabilità della gestione diretta degli interventi.
Un programma di sanificazione
si deve basare sulle Buone Prassi Igieniche (GHP) in cui vengono riportate in modo specifico tutte le istruzioni per lo svolgimento delle operazioni di pulizia e disinfezione.
Le disinfezioni sono efficaci nell’am bito di un piano di sanificazione, ove la pulizia precede il trattamento e
ove vengono seguite modalità ope rative appropriate in materia di concentrazione, tempo di contatto, temperatura e pH.
Come da specifiche ministeriali, durante le operazioni di sanificazione devono essere mantenute le distanze di almeno un metro tra gli operatori. Devono essere favorite le attività che consentono l’impiego di meno per sone possibili e nel caso di produ zione di aerosol cercare di impiegare al massimo una persona per locale. Le operazioni di pulizia e disinfe zione vanno sempre eseguite spo standosi dalle aree meno inquinate verso quelle più inquinate.
Le operazioni di pulizia e disinfe zione procedono dall’alto verso
il basso. Il pavimento è l’ultima superficie trattata. Vanno pulite e disinfettate accuratamente le super fici orizzontali nei locali confinati, concentrandosi in particolare sulle superfici di stazionamento prolun gato o quelle a più alta frequenza di utilizzo e contatto (ringhiere, rubi netti, tavoli, interruttori, maniglie delle porte, telefoni), e intorno ai letti per un perimetro con un raggio di almeno 2 metri.
Per evitare la possibile generazione di aerosol durante le attività di pulizia, è opportuno che vengano utilizzati panni inumiditi, anziché spolverare o spazzare.
Se fosse necessario passare l’aspi rapolvere, verificare che questo sia dotato di un filtro particellare ad alta efficienza.
Al termine delle operazioni, gli utensili e le attrezzature utilizzate devono essere pulite, sanificate e asciugate dopo ogni utilizzo.
L’esecuzione di un trattamento di sanificazione di strade e aree pub bliche o private soggette ad uso pubblico, in ambito esterno, va limi tato a interventi straordinari, assicu rando misure di protezione per gli operatori e la popolazione esposta.
L’ambito territoriale del trattamento viene individuato con l’effettuazione di un sopralluogo conoscitivo, fina lizzato ad acquisire la padronanza del territorio necessaria per una cor retta progettazione dell’intervento.
In particolare l’analisi del territo rio deve definire ed individuare i seguenti aspetti operativi:
■ Elenco delle strade soggette a trattamento.
■ Valutazione del rischio di inqui namento ambientale (scolo in falde acquifere, sistemi fognari non adeguati, ecc.).
■ Tipologia di superfici da trattare.
■ Eventuali difficoltà per l’accesso (strade pedonali protette da dis suasori mobili, catene, fioriere, transenne, cancelli, ecc.).
■ Presenza di siti sensibili.
■ Eventuali rischi connessi alla sicurezza nell’area interessata al servizio, onde preordinare ogni necessario presidio o protezione e renderne edotti i propri lavoratori.
La Programmazione dei servizi dovrà anticipare un preciso calen dario di trattamenti, in modo tale da consentire la comunicazione a tutta l’utenza delle misure precauzionali da adottare prima, durante e dopo i trattamenti di disinfezione.
Dovranno inoltre essere prese in considerazione, assieme al com mittente, le apposizioni dei divieti di sosta nelle aree da trattare.
Al fine di evitare interferenze, gli interventi andranno programmati preferibilmente in orari notturni o al mattino presto.
Sulla base dell’analisi condotta il Responsabile tecnico, assieme al RSPP, devono definire il numero adeguato di operatori e di mezzi, al fine di garantire la regolarità e l’effi cienza del servizio richiesto.
Le caratteristiche tecniche dei mezzi impiegati devono essere tali per cui le dimensioni massime e il diametro di sterzata dei veicoli consentano agevolmente il transito, la fermata e le manovre all’interno delle strade e delle aree d’intervento, nel rispetto delle norme sulla circolazione, tenuto conto della rete stradale esistente.
Gli automezzi in servizio dovranno essere facilmente riconoscibili; meglio se riportanti una scritta iden tificativa del servizio con caratteri di dimensioni facilmente visibili.
Tutti i mezzi dovranno essere in buono stato di efficienza, pulizia e decoro.
Si consiglia di valutare assieme al committente il possibile prelievo dell’acqua necessaria per l’esple tamento del servizio attraverso gli idranti comunali.
Sarebbe utile ed opportuno se ogni mezzo dedicato ai servizi di sanifi cazione delle strade fosse in pos sesso di un sistema di rilevamento satellitare che consenta di registrare e trasmettere i dati di localizzazione ottenibili con il sistema GPS. In ogni caso, anche in caso di assenza del sistema satellitare, è necessario produrre un report di servizio con tenente le seguenti informazioni:
■ prodotto impiegato e quantità
■ confronto tra servizio previsto e servizio effettuato e creazione di un report descrittivo delle attività svolte, riportando nello specifico l’elenco delle strade trattate e le eventuali anomalie di servizio (aree inaccessibili o interferenze riscontrate).
I mezzi e le attrezzature utilizzate per lo svolgimento del servizio devono consentire la bagnatura
all’interno di vicoli\viottoli di diffi cile accesso, dei porticati, sui mar ciapiedi e negli spazi circostanti contenitori e altri oggetti fissi.
L’acqua occorrente potrà essere prelevata, mediante appositi tubi di caricamento, nei punti indicati dall’Amministrazione Comunale.
Nell’effettuare le operazioni di sanificazione gli addetti dovranno usare gli accorgimenti necessari per evitare di arrecare ingiustificati disagi agli utenti e comunque alle persone.
Sarebbe auspicabile la presenza di un operatore che svolga l’attività di supervisore, al fine di prevenire eventuali interferenze e nel caso di gestirle prontamente.
In caso di impiego di mezzi per il lavaggio delle strade, ovvero con irrorazione a pressione, è bene pre vedere anche la rimozione dei rifiuti accumulati nelle cunette stradali, in
modo da evitare l’intasamento del sistema di scarico.
Le superfici di strade, marciapiedi, piazze e sottopassi possono essere sanificate utilizzando specifici pro dotti liquidi, addizionati all’acqua del serbatoio delle spazzatrici, che durante la pulizia nebulizzano il liquido direttamente sulla super ficie aspirata, oppure in apposite cisterne a servizio di lance manuali utilizzate per bagnare le superfici.
Tutte le operazioni di sanificazione devono prevedere la pulizia preven tiva con acqua e detergenti al fine di rendere le superfici libere da mate riale organico.
Si precisa inoltre che non esistono disinfettanti biocidi autorizzati per l’uso su strade.
I composti a base di cloro (ipoclorito di sodio diluito allo 0,1%) hanno una
buona capacità antimicrobica, tuttavia non vanno mai né dimenticati né sottovalutati gli svantaggi del loro uso. Infatti, l’ipoclorito di sodio potrebbe sviluppare gas tossici in pre senza di altre sostanze come ammoniaca e prodotti acidi, nonché perdere l’attività antimi crobica in presenza di acqua dura. Infine non va trascurato l’impatto ambientale negativo legato all’intrinseca tossicità del cloro dilavato dalle acque di scarico.
I prodotti a base di sali quaternari di ammo nio, in presenza di sostanza organica, diven gono inefficaci contro i virus, comportandosi come dei comuni detergenti. Non va poi tra scurata la tossicità dei sali quaternari d’am monio per i gatti.
Tra i composti a base di ossigeno, il perossido d’idrogeno alla concentrazione dello 0,5% si è dimostrato efficace quale battericida e viru cida dopo un brevissimo tempo di contatto (30” -1’). Un altro prodotto che utilizza l’ossi geno è la cosiddetta acqua ozonizzata, anche questa impiegata per la disinfezione di grandi e piccole superfici.
I prodotti a base di ossigeno presentano una bassissima tossicità ambientale (il perossido d’idrogeno viene degradato in acqua e ossi geno, mentre l’acqua ozonizzata, in acqua), sono sicuri per gli operatori e non corrodono le superfici.
Per i locali e le aree confinate con elevata umidità, stazionamento prolungato e/o ele vata densità di frequentazione s’intendono palestre, carceri, scuole, aeroporti e stazioni, centri diurni, mense collettive, bar e ristoranti, negozi, mezzi di trasporto pubblico, locali di lavorazione ad elevata umidità,alberghi, ecc., oltre a locali con stazionamento prolungato notturno in cui sono presenti superfici a con tatto continuativo con l’aerosol generato dalla respirazione umana. Le misure di disinfe zione devono essere rivolte principalmente a quelle superfici che si trovano maggiormente esposte al contatto con le persone, come le superfici orizzontali che sono a livello del viso e del busto, e quelle più manipolate, come maniglie, pulsantiere, fotocopiatrici, tastiere, mouse, ecc., poiché la probabilità di presenza e persistenza del virus è maggiore.
Per prima cosa occorre rimuovere, ove pos sibile, gli oggetti presenti sugli arredamenti e confinarli così da potere procedere con la loro
pulizia e sanificazione in un secondo momento.
Assicurarsi inoltre che le apparecchiature siano distaccate dalla corrente elettrica prima di pro cedere con le attività previste.
Successivamente le operazioni di pulizia e disinfezione vanno eseguite spostandosi dalle aree meno inquinate verso quelle più inquinate e devono procedere dall’alto al basso per con cludersi con il pavimento.
Nell’effettuare le operazioni di pulizia e disinfe zione gli addetti devono usare tutti gli accorgi menti necessari per evitare di sollevare polvere o schizzi di acqua.
Al termine delle operazioni manuali, se ritenuto opportuno, potrà essere eseguita disinfezione mediante aerosol per il raggiungimento dei punti ciechi o le aree di difficile accesso.
Ad ogni operatore deve essere fornita la dota zione personale di materiali e prodotti chimici necessari per le operazioni programmate.
Si consiglia di effettuare le operazioni di puli zia utilizzando un detergente neutro, seguito da risciacquo.
Successivamente eseguire la disinfezione applicando il prodotto alle superfici che per la loro altezza potrebbero essere state a diretto contatto con le persone e quindi contaminate da secrezioni.
Si consiglia a questo scopo di impiegare solu zioni di ipoclorito di sodio 0,1%.
Se si usa candeggina per uso domestico ad una concentrazione iniziale del 5% la diluizione è 1:50.
Per le superfici che possono essere trattate con il sopracitato disinfettante, si consigliano i seguenti tempi di contatto:
■ superfici non-porose, 5 minuti
■ oggetti ad immersione, 30 minuti
■ per tessuti o apparecchiature sensibili è possibile applicare una soluzione di eta nolo al 70% o perossido di idrogeno allo 0,5%, con un tempo di attuazione minimo di 1 minuto.
Gli utensili e le attrezzature utilizzate per la pulizia e la disinfezione devono essere sani ficati prima del riutilizzo in altri ambienti e in particolare nel passaggio da aree ad alto rischio verso aree a rischio minore.
Se ritenuto opportuno, procedere mediante ozonizzazione ambientale, da svolgere dopo aver sanificato gli oggetti precedentemente rimossi, i quali andranno riposizionati nelle loro sedi originarie.
In ogni caso si raccomanda di utilizzare esclu sivamente prodotti per uso professionale,
ovvero biocidi o PMC autorizzati dal Ministero della Salute con azione virucida dichiarata in etichetta, selezionando quelli con il più basso impatto ambientale.
Dopo il trattamento, i DPI usa e getta devono essere collocati negli appositi contenitori per rifiuti e trat tati come rifiuti pericolosi, tranne i casi in cui sono state raggiunte aree ad alta contaminazione virale; in tal caso dovranno essere trattati come rifiuti biosanitari di categoria B.
Indumenti aziendali (tesserino di identificazione con nominativo e fotografia, pantaloni, camicia, ecc.), guanti monouso e guanti in nitrile UNI EN 374-5:2016, stivali antin fortunistici, tuta monouso UNI EN ISO 14126:2002, protezione fac ciale (visiera, occhiali protettivi), mascherina FFP3 standard o equi valente. Se non è disponibile una protezione FFP3 e si utilizza una mascherina differente (tipo chirur gica), evitare l’esecuzione di proce dure che generano aerosol (gocce d’acqua in sospensione) poiché sono associate ad un aumento del rischio di trasmissione dell’agente patogeno.
Si consiglia di utilizzare dispositivi di protezione oculare riutilizzabili (ad es. occhiali protettivi o visiera), correttamente sanificati secondo le istruzioni del produttore dopo ogni utilizzo.
Per i locali con stazionamento breve o saltuario di persone, come ad esempio, corridoi, hall, magazzini, alcune tipologie di uffici, ecc., com presi i locali dopo chiusura superiore a 9 giorni (tempo stimato di persi stenza massima del coronavirus sulle superfici inanimate), le misure di disinfezione devono essere anche qui rivolte principalmente a quelle superfici che si trovano maggior
mente esposte al contatto con le persone, come le superfici orizzon tali che si trovano a livello del viso e del busto, e quelle più manipolate.
In questo caso è opportuno effet tuare le operazioni di pulizia seguite da risciacquo e successiva disinfe zione delle superfici valutate a più alto rischio.
Al termine delle operazioni manuali, potrà essere eseguita disinfezione mediante aerosol per il raggiungi mento dei punti ciechi o delle aree di difficile accesso.
Per le operazioni di pulizia si con
siglia di utilizzare un detergente neutro, seguito da risciacquo.
Successivamente eseguire la disinfezione applicando il biocida mediante panni immersi in soluzione di ipoclorito di sodio 0,05%. Se si usa candeggina per uso domestico ad una concentrazione iniziale del 5% la diluizione è 1:100.
Per le superfici che possono essere trattate con il sopracitato disinfet tante, si consigliano i seguenti tempi di contatto:
Per la disinfezione di superfici non-porose: si consiglia un tempo di contatto di 5 minuti.
Per tessuti o apparecchiature sensi bili, è possibile applicare una solu zione di etanolo al 70% o perossido
La detersione fisica è una pratica che deve sempre pre cedere le operazioni di disinfezione e che da sola è in grado di ridurre fino al 90% della carica microbica. Con siste nell’asportazione meccanica dei residui grossolani e nel risciacquo con acqua tiepida immediatamente al termine del lavoro. Una detersione non condotta o condotta in maniera inappropriata inficerà l’azione del disinfettante rendendo inutile il suo impiego.
La migliore regola pratica per la scelta di un deter gente è: “il simile scioglie il simile”; quindi uno sporco acido richiede un detergente acido, mentre uno alca lino va rimosso con un detergente alcalino.
Il parametro più utilizzato per descrivere la natura di una soluzione detergente è il pH, cioè la misura che indica l’acidità o la basicità per liquidi e gas.
Detergenti acidi (pH variabile da 0 a 4), composti da acido cloridrico, acido fosforico, acidi organici. Impie gati per la rimozione delle incrostazioni inorganiche dalle superfici. Sono prodotti aggressivi e come tali vanno usati con attenzione (soprattutto su marmo, granito, pietre naturali, metalli e leghe). Da preferire generalmente i prodotti contenenti acido fosforico e citrico con i quali si possono pulire oltre ai sanitari anche le apparecchiature in acciaio inox.
Detergenti neutri o debolmente alcalini (pH prossimo a 7), Agiscono sullo sporco pigmentario, agglomerato e grasso leggero
Detergenti alcalini (pH superiore a 8), contenenti agenti liscivianti e diversi additivi funzionali: tensioat tivi anionici e non ionici, sequestranti, chelanti, alcali con azione sgrassante, ossidanti con azione disinfet tante, solventi organici. Impiegati per la rimozione dello sporco organico, sono i detergenti più usati. A questa classe appartengono anche i Detergenti caustici caratterizzati da pH estremamente alto (12-14) com posti prevalentemente da idrossido di sodio, utilizzati per la disgregazione di sporco particolarmente osti nato, molto grasso e/o carbonizzato.
di idrogeno allo 0,5%, con un tempo di attua zione minimo di 1 minuto.
Procedere mediante disinfezione ambien tale aerosol utilizzando esclusivamente pro dotti per uso professionale, ovvero biocidi o PMC autorizzati dal Ministero della Salute con azione virucida dichiarata in etichetta, selezionando quelli con il più basso impatto ambientale.
Indumenti aziendali (tesserino di identifica zione con nominativo e fotografia, panta loni, camicia, ecc.), guanti monouso, stivali antinfortunistici, tuta monouso UNI EN ISO 14126:2002, protezione facciale (visiera, occhiali protettivi e maschera autofiltrante contro particelle P3 che garantiscono la pro tezione delle vie respiratorie e degli occhi.
Si tratta di una attività preventiva da svolgere in locali confinati interni per garantire la loro disinfezione ambientale.
In questo caso si procede mediante disinfe zione ambientale aerosol utilizzando esclu sivamente prodotti per uso professionale, ovvero biocidi o PMC autorizzati dal Ministero della Salute con azione virucida dichiarata in etichetta, selezionando quelli con il più basso impatto ambientale.
Indumenti aziendali (tesserino di identifica zione con nominativo e fotografia, panta loni, camicia, ecc.), guanti monouso, scarpe antinfortunistiche, tuta monouso, protezione facciale con maschera autofiltrante contro particelle P3.
Ci sono ambienti particolarmente delicati in cui la carica batterica costituisce un nodo cruciale che impone di adottare procedure efficaci e sistemi di pulizia avanzati per ridurre il rischio di diffusione dei virus
Ebola, H1N1, Coro navirus, cambiano i nomi, la geografia e le dimensioni della minaccia ma le armi a nostra disposizione rimangono le stesse: l’isolamento e la qua rantena sono le uniche barriere che impediscono ai virus di dif fondersi.
L’igiene e la pulizia sono fonda mentali in questi frangenti: solo procedure chiare e impeccabili permettono alla quarantena di essere veramente efficace Il controllo della contaminazione crociata, ovvero della diffusione delle cariche batteriche, è il frutto di molteplici azioni e tec niche di pulizia che divengono più semplici se accompagnate dalla giusta attrezzatura.
Per questo TTS continua a svi luppare sistemi professionali progettati in base alle specifiche esigenze degli ambienti sanitari, dove la pulizia non è una scelta ma una necessità per il bene dei pazienti e degli ope ratori sanitari.
Le mani sono il primo veicolo di trasmissione dei germi, è quindi essenziale che siano sempre pulite e igienizzate: per questo motivo i carrelli multiuso di TTS sono attrezzabili con disinfet tanti per le mani, rendendoli subito disponibili al bisogno. È inoltre fondamentale evitare che le mani entrino in contatto con lo sporco, per questo è importante scegliere sistemi per il lavaggio dei pavimenti touch-free che permettono di dismettere panni e mop senza dover toccare le fibre sporche TTS offre telai touch-free per ricambi alette, tasche e rever sibili: gli innovativi telai Uni System, Blik e Trilogy consen tono di sganciare in un attimo il ricambio usato mediante uno speciale meccanismo a pressione che permette di non entrare mai in diretto contatto con lo sporco, garantendo di fatto la massima igiene in qual siasi tipo di procedura di pulizia.
Carrello Magic con DoselyAbbiamo a disposizione quattro armi per ridurre il rischio di con taminazione crociata: panni puliti, principi attivi, microfibra e codice colore
Evitare il passaggio dei germi da una stanza all’altra è alla base del con trollo della contaminazione crociata, per questo è indispensabile utilizzare panni puliti per ogni nuova area da trattare. Inoltre, il trasporto e lo stoccaggio di panni umidi creano un ambiente favorevole alla proli ferazione batterica, cosa che si può evitare utilizzando esclusivamente panni asciutti impregnati poco prima dell’effettivo impiego Dosely rende semplici e imme diate queste buone prassi: la sta zione d’impregnazione su carrello permette di preparare i panni on demand, consentendo di elevare facilmente gli standard d’igiene La soluzione detergente è con tenuta in una tanica ermetica che preserva i principi attivi, inoltre impregnando i panni poco prima del loro uso si utilizzano i detergenti al massimo della loro capacità germicida. Dosely consente la massima flessibilità: il dosaggio può essere regolato da 50 a 350 ml, garantendo la saturazione ottimale per ogni tipo di panno utilizzato e ogni ampiezza di superficie da pulire.
È consigliabile abbinare Dosely ai panni in microfibra per assicurare la massima efficacia della pulizia: l’azione meccanica che caratte rizza queste particolari fibre per mette infatti di rimuovere fino al 95% dei batteri presenti sulla super ficie, riducendo la quantità e l’ag gressività del chimico necessario a garantire l’igienizzazione e di conse guenza il rischio di creazione di bat teri resistenti. TTS offre un’ampia gamma di microfibre di altissima qualità, studiate per rispondere adeguatamente alle esigenze delle diverse superfici da trattare.
Infine, identificare le aree di rischio secondo un codice colore che lega tutte le attrezzature destinate a cia scuna area riduce notevolmente il rischio di errore umano e rende facili e veloci le procedure di gestione del materiale e di lavanderia: per questo TTS offre l’opzione codice colore su tutti i prodotti, dai manici ai panni.
Ogni minaccia virale richiede spe cifici agenti chimici per essere debellata: i panni usa e getta di TTS possono essere combinati con qualsiasi principio attivo le dire zioni sanitarie dovessero ritenere più adatto, garantendo la massima flessibilità e prestazioni elevate. I panni usa e getta asciutti sono progettati per offrire un’elevata autonomia di lavaggio, sono inoltre
realizzati in microfibra per assicu rare la completa rimozione dello sporco
È tristemente sotto gli occhi di tutti che limitare la diffusione dei virus è una questione molto complessa, per questo è importante non trascurare nessun aspetto e utilizzare attrezza tura professionale in grado di assicurare la massima igiene, riducendo al minimo il rischio di distrazione e l’errore umano.
Carla Zorzo Brand Manager www.ttsystem.com Panni usa e getta TTS Telaio Uni SystemLa corretta pulizia degli ambienti ospedalieri è un aspetto fondamentale nell’ambito della prevenzione delle Infezioni Correlate all’assistenza: per svolgere un servizio all’altezza, l’intero processo di sanificazione deve essere accuratamente monitorato
a cura di Simone Ciapparelli
Uno dei principali pro blemi di gestione negli ambienti sanitari è sicu ramente il rischio infet tivo ossia il rischio, che interessa pazienti, visitatori e opera tori, di contrarre infezioni durante la permanenza in ospedale o in strut ture di residenza assistita. In particolare, le Infezioni Corre late all’assistenza (ICA) sono tra le complicanze che più affliggono i degenti, e la frequenza con la quale si verificano rappresenta uno dei principali problemi di gestione del rischio infettivo. Infatti, si stima che tra il 5 e il 15% dei pazienti ricoverati sviluppino almeno una ICA durante la permanenza in struttura.
Le ICA sono un grave problema di sanità pubblica in Europa, e l’Italia non fa eccezione: nel 2016 la pre valenza di pazienti nel nostro Paese con almeno un’infezione correlata all’assistenza è dell’8,03%. Il trend di questi fenomeni è oltretutto in aumento, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha assunto il tema della sicurezza del paziente come uno degli obiettivi principali di attività a livello mon diale. Le infezioni ospedaliere hanno un impatto rilevante dal punto di vista economico: un’infezione con tratta durante la degenza in ospe dale porta a un prolungamento di quest’ultima, e quindi a un aumento dei costi di ricovero, a un maggiore
uso di antibiotici, e a un maggior ricorso a esami di laboratorio, inci dendo inevitabilmente in modo negativo sulla spesa sanitaria.
La frequenza di ICA ospedaliere è determinata dalla diffusione dell’agente patogeno in ospedale, e dipende dalla sua capacità di sopravvivere e moltiplicarsi nell’am biente e su superfici inanimate e dall’elevata probabilità che, durante il ricovero, il paziente venga esposto a specifiche fonti di infezione.
Il rischio di contrarre infezioni dalle superfici ambientali di arredo con
taminate è ancora oggi fonte di dibattito, è però certo che tali superfici possono essere coloniz zate dai microrganismi, aumentando il potenziale rischio di contaminazione incrociata attraverso il contatto diretto e/o indiretto con il paziente.
È stato dimostrato che, dopo un’esposizione a pazienti colonizzati, le superfici possono rimanere contaminate per lungo tempo, e che la camere contaminate possono contribuire ad aumentare il rischio di contrarre infezioni. Alcuni importanti patogeni ospedalieri mantengono infatti la loro capacità infettiva sulle superfici per un periodo che va da giorni a diverse settimane.
È pertanto molto importante, come dimostrato da numerosi studi, ridurre la contaminazione delle superfici per prevenire la trasmissione di agenti patogeni e quindi le infezioni che questi patogeni potrebbero scatenare.
Le normali procedure di disinfezione lasciano però sulle superfici trattate materia organica, carboi
drati e proteine in grado di sostenere una veloce ricolonizzazione: nonostante sia stata sanificata, dunque, sulla superficie restano sostanze nutrienti che consentono al patogeno di riprodursi in un arco di tempo anche breve.
Il piano di prevenzione delle ICA consiste quindi nel mantenere, per un periodo che sia il più lungo possibile, un basso livello di carica batterica potenzialmente patogena sulle superfici ambien tali, cercando di creare una qualità igienica sta bile nel tempo e ridurre al minimo i fenomeni di ricolonizzazione.
Non esistono standard scientifici per misurare l’ef fetto di un detergente, o modalità per verificare oggettivamente l’efficacia della sanificazione in rapporto alla capacità dell’ambiente di causare patologie per gli utilizzatori dei locali. Per questo, le procedure di sanificazione vengono spesso valu tate tramite una percezione visiva dello sporco.
È quindi necessario dotarsi di strumenti che consentano di tenere sotto controllo il processo produttivo e valutare poi il risultato finale, decre tando se soddisfa o meno gli standard richiesti. L’utilizzo di indicatori, in questo senso, consente di avere un dato sintetico facilmente confronta bile con standard di riferimento: sul servizio di sanificazione devono essere svolte infatti verifiche di conformità che monitorino il livello di igiene e la corretta attuazione delle procedure di sanifi cazione, verifiche che comprendono controlli di tipo quantitativo e qualitativo mediante l’utilizzo di Indicatori di Processo, per la valutazione del processo produttivo, ed Indicatori di Risultato Microbiologico, per definire il risultato finale della sanificazione.
La funzione degli Indicatori di Processo è quella di controllare le fasi principali dell’erogazione del servizio nelle diverse aree di rischio, consentendo di intervenire con tempestività in caso di pratiche sbagliate. Gli indicatori di processo prevedono quindi una serie di controlli che interessano fasi ritenute cruciali del processo di sanificazione: sarà monitorato l’operato del personale, i macchinari e le attrezzature utilizzati, e la documentazione cartacea che attesta l’avvenuta esecuzione dei processi chiave.
A seconda delle aree di rischio e della tipologia di controllo, verranno compilate check list diffe renti che tengono conto dell’idoneità della stru mentazione utilizzata e dei macchinari impiegati, della corretta esecuzione delle procedure da parte
dell’operatore e della presenza in azienda della documentazione richiesta. L’indice che si ricaverà verrà poi confrontato con il dato atteso e consentirà di definire se il servizio erogato soddisfa o meno i requisiti richiesti. Eventuali non conformità andranno corrette attraverso analisi volte ad indivi duare una strategia migliorativa degli aspetti sotto esame. Una corretta fase di monitorag gio dei processi comprende i seguenti aspetti:
Questo è un punto notevolmente importante, perchè consente di formare e responsabilizzare i sin goli operatori, dai quali dipende in gran parte l’efficacia del pro cesso. L’operatore andrà istruito attraverso piani di formazione specifici, registrando sia l’addetto che la rispettiva scheda di valuta zione, e le competenze acquisite andranno valutate tramite verifi che ispettive. La non conformità delle operazioni svolte richiederà un’ulteriore formazione e valuta zione delle operazioni svolte. Per operare in ambienti che ospitano pazienti a più elevato rischio, occorrerà programmare, per gli operatori che lavoreranno in tale ambito, un percorso formativo
più approfondito e dettagliato. La formazione dovrà quindi essere programmata a più livelli, pre vedendo sia corsi base, che fasi successive di specializzazione a seconda della tipologia di locali dove sarà necessario operare.
L’utilizzo dei prodotti Durante l’ispezione visiva dell’o peratore, bisogna valutare sia i prodotti utilizzati siano corretti rispetto alla superficie da sani ficare, sia che il prodotto sia stato diluito nel modo corretto. In cantiere devono infatti essere presenti le schede tecniche e di sicurezza di tutti i prodotti utiliz zati, distinti per aree di rischio, e la diluizione dovrà essere con forme quanto riportato dalla scheda tecnica ed idonea all’a rea di rischio ed alla tipologia di superficie. In caso si dovesse registrare una non conformità nell’ambito di una diluizione effettuata dall’operatore stesso, quest’ultimo dovrà essere nuo vamente formato e sottoposto a test di apprendimento della for mazione. La ripetizione della for mazione dell’operatore in caso di svolgimento non conforme delle operazioni, e il relativo test, vale anche per tutti gli altri aspetti descritti in seguito.
Attraverso un utilizzo non idoneo della strumentazione si rischia di favorire i fenomeni di colonizza zione microbica e contaminare aree che prima non lo erano. Durante la visita ispettiva bisogna quindi pre stare attenzione a che i materiali siano usati nel modo corretto, e a diversi altri aspetti: bisogna veri ficare che nel carrello siano pre senti tutti i prodotti necessari per svolgere correttamente il servizio, che il numero di panni per il lavag gio sia adeguato alla superficie da
Aree ad alto rischio (AR): comprendono ambienti ed aree sanitarie di diagnosi e cura con utenza a rischio o procedure assistenziali invasive, quali aree criti che e degenze ad alta intensità e complessità di cura; degenze con pazienti immunocompromessi o infetti, camere di degenza all’interno di aree sanitarie a medio rischio utilizzate come isolamenti; sale interventistiche eccetto le camere operatorie.
Aree ad altissimo rischio (AAR): comprendono ambienti che necessitano di Bassa Carica Microbica e contaminazione attesa controllata per esecuzione di procedure altamente invasive e/o manipolazione di materiali critici. In queste zone gli interventi devono essere eseguiti sulla base di procedure e istruzioni di sanificazione stabilite da norme sanitarie o da requisiti di accreditamento ad esse conformi nonché sulla base di specifici protocolli interni che indichino mansioni, addetti e responsabili.
In queste aree le operazioni di pulizia e disinfezione devono essere eseguite da operatori dedicati, specificatamente formati, limitando al massimo i casi di turnover del personale.
pulire e che il panno/mop sia sosti tuito dopo essere stato usato per i metri quadri stabiliti e da un locale all’altro. Inoltre è fondamentale assicurarsi che l’operatore utilizzi il materiale della linea mano rispet tando il codice colore e la sequenza di utilizzo dei panni.
Lavatrice per il ricondizionamento igienico dei panni Dopo ogni uso, i panni utilizzati per il lavaggio dei pavimenti ven gono ricondizionati tramite ciclo di lavaggio in una lavatrice professio nale, fino ai primi segni di inefficacia del panno stesso. È preferibile che i panni usati per il servizio di puli zia siano monouso. Nel caso si uti lizzino tessili non monouso, questi vanno trattati adottando procedure volte a ridurre al minimo la possi bilità di contaminazioni crociate tra materiale sporco e materiale pulito. Le fasi di gestione e trattamento dei tessili consistono nel ricevimento e successivo lavaggio e ricondi zionamento dei tessuto sporchi, e nella gestione della preparazione e della consegna dei tessuti puliti. È opportuno, sotto quest’ultimo aspetto, definire percorsi dedicati per il materiale in entrata ed uscita dal locale lavanderia, per assicu rare una corretta separazione tra il materiale sporco proveniente dai reparti e quello pulito da avviare a nuovo utilizzo.
Per quanto riguarda il lavaggio, sia la presenza di tensioattivi che la temperatura svolgono un ruolo fondamentale nella rimozione dello sporco catturato dalla micro fibra. Questi due elementi andranno quindi bilanciati nella maniera ade guata, in modo da ottenere un’a zione pulente più efficace possibile, e in questo senso, per ottenere risultati ottimali, l’uso di prodotti adeguati e la corretta impostazione dei cicli di lavaggio sono fattori di primaria importanza. Fondamentale è anche rispettare la quantità di carico idonea in rapporto alla capacità della lavatrice, questo garantirà un’adeguata rimozione meccanica dello sporco. Durante le ispezioni è quindi neces sario monitorare la temperatura di lavaggio e il programma impostato, la quantità sia dei panni introdotti, che del detergente utilizzato, e il rispetto del piano periodico di manutenzione del macchinario.
Queste apparecchiature consen tono di dispensare una quantità di prodotto preimpostata, riducendo l’errore umano in fase di diluizione. La verifica su questo tipo di mac chine dovrà prevedere controlli riguardo alla corretta quantità di prodotto erogata e alla corretta tipologia di prodotto inserita. Come nel caso delle lavatrici, bisognerà
AREE AD ALTO E AD ALTISSIMO RISCHIO: COSA SONOassicurarsi che il piano di manuten zione della macchina venga rispet tato.
Sono lo strumento principale di supporto all’operatore per svol gere il servizio di sanificazione. Una volta terminato il servizio, i carrelli vengono solitamente lasciati in magazzino, per poi essere ripor tati in reparto per il turno di puli zia successiva. Nel caso di carrelli utilizzati in reparti ad Alto Rischio (AR) e ad Altissimo Rischio (AAR), i carrelli dovrebbero essere dedicati, e lasciati in aree apposite all’interno degli stessi ambienti.
Questi inoltre dovrebbero essere minuziosamente sanificati, pulen doli interamente ogni giorno durante la fase di allestimento e preparazione del materiale e
appena prima dell’ingresso nelle aree da sanificare.
Durante la pulizia, occorre soffer marsi sulle parti del carrello che più possono essere fonte di contami nazione, come le ruote, manopole, maniglie e impugnature, le vasche per lo stoccaggio dei panni puliti. In caso di inadeguatezza o usura dei materiali, sarà necessario sostituire le singole parti o l’intero carrello.
Come per i carrelli, anche queste apparecchiature, se non dedicate per aree di rischio, vengono tenute in magazzini ed utilizzate in reparti a differente grado di rischio. Se uti lizzate in aree ad Alto ed Altissimo Rischio, è auspicabile che siano mantenute dedicate a tali ambienti. La pulizia delle lavasciuga interessa in particolare le ruote, le manopole
e le maniglie dei comandi, la puli zia del serbatoio di riempimento e del tergipavimento. Inoltre è neces sario prestare attenzione al grado di usura delle singole parti, come ad esempio le spazzole, e al piano periodico di manutenzione della macchina. In caso di inadeguatezza dei materiali, si sostituiranno le parti usurate o l’intera strumentazione. Se le criticità interessano l’opera tore, verranno risolte prevedendo ore di formazione aggiuntive e test di verifica dell’apprendimento.
Fonte: Linea Guida Sulla Valuta zione Del Processo Di Sanificazione Ambientale Nelle Strutture Ospe daliere e Territoriali Per Il Controllo Delle Infezioni Correlate All’Assi stenza (ICA), a cura dell’Associa zione Nazionale dei Medici delle Direzioni Ospedaliere.
Medusa Srl presenta Giobacter Spray una soluzione idroalcolica Presidio Medico Chirur gico indicato per la disinfezione di tessuti, oggetti, ambienti privati e professionali, impianti di climatiz zazione, cuscini, telefoni, maniglie di porte e finestre, ruote e ripiani di carrelli, servizi igienici e superfici varie. Trova impiego anche durante la manutenzione periodica di auto vetture, roulettes, camper, mezzi di trasporto pubblico e natanti.
La soluzione, grazie alla presenza del sodio nitrito, non ha potere ossi dante.
La soluzione alcolica di Giobacter Spray ha la caratteristica di evapo rare velocemente e di non lasciare residui sulla superficie trattata. Il principio attivo contenuto all’in terno del prodotto non è assorbibile da alcun tipo di materiale plastico o elastomerico (gomme naturali e sintetiche).
Giobacter Spray presenta un alto potere detergente, che facilita il
distacco delle particelle organiche e un pieno rispetto dell’affilatura degli strumenti taglienti. Il prodotto ha capacità di distribuirsi in modo uni forme su tutte le superfici e grazie alla presenza di antiossidanti pro tegge gli oggetti dall’ossidazione.
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Per un pulito igienizzato si devono adottare procedure e protocolli certificati studiati per i singoli casi ed esigenze e attraverso sistemi di lavaggio che consentano di abbattere la carica batterica presente sui manufatti tessili
Oggiil mondo sta affrontando, forse, la sua peggiore crisi, perché l’umanità nonostante tutto il suo progresso, nonostante tutto il suo sapere, si è scoperta indifesa. Da questo momento storico l’uomo ha due possibilità, fare tesoro di questo insegnamento o, a scampato peri colo, tornare a comportarsi come prima. Naturalmente tutti diciamo: “Facciamo tesoro di questo inse gnamento” ma dalle parole si deve passare ai fatti e nel mondo della detergenza passare ai fatti vuol dire adottare delle procedure e dei
sistemi di lavaggio che oltre a pulire possano realmente sanificare la bian cheria e gli abiti da lavoro. Questo processo non prevede il solo utilizzo di un prodotto classificato P.M.C. (Presidio Medico Chirurgico) ma ancora più essenziale l’utilizzo di un protocollo che vada a valutare il processo nel suo insieme. Per fare un esempio: aggiungere alla fase di lavaggio un prodotto igie nizzante come l’ipoclorito di sodio, l’acqua ossigenata o l’acido perace tico è ottimo, ma se all’uscita della lavatrice la biancheria sporca viene messa vicina o in prossimità di quella sporca, capirete che è tutto inutile.
Una lavanderia che vuole fare un processo di sanificazione deve:
1) Ricevere la biancheria sporca in locali dedicati fisicamente separati da dove vengono lavorati i capi puliti
2) Impiegare processi di lavaggio dove l’azione chimica e termica sono utilizzare per eliminare tutta la carica batterica dai manufatti tessili
3) Organizzare una gestione Post Lavaggio della movimentazione della biancheria in modo da ridurre al minimo le possibilità di ricontami nazione.
Ma in che modo si può far fronte a queste esigenze?
di Marcello Falvo1) L’adozione di lavatrice con bar riera asettica, provvista di due oblò in modo da poter caricare la bian cheria o gli indumenti sporchi da un lato e scaricarli, puliti, dal lato oppo sto. Questa soluzione permette di creare delle barriere architettoniche tra le zone dedicate alla biancheria sporca e quella pulita.
Importante: queste lavatrici devono essere dotate di un sistema di pro grammazione computerizzato in grado di poter eseguire dei pro grammi di lavaggio idonei per l’eliminazione di tutta la carica bat terica presente sui manufatti tessili.
2) L’eliminazione di tutta la carica batterica dalla biancheria non è cosa da poco ed un processo di questo tipo non può basarsi su cer tificazioni generiche ma deve essere certificato caso per caso.
In pratica non serve comprare pro dotti costosi marchiati P.M.C., ma si deve far certificare da un ente auto rizzato il proprio sistema di lavaggio.
Per far questo le più importanti case produttrici di detergenti eseguono una certificazione direttamente sulla biancheria del cliente, rilasciando
un protocollo dove viene indicato il programma di lavaggio, i prodotti usati e le analisi effettuate sulla biancheria dopo il lavaggio e dopo l’asciugatura.
Solo in questo modo la lavanderia, piccola o grande che sia può real mente certificare l’eliminazione della carica batterica.
3) Una volta uscita dalla lavatrice è ovvio che la biancheria debba seguire un percorso dove la pulizia deve regnare sovrana altrimenti è come farsi un bagno e rotolarsi nella sporcizia subito dopo.
Come si può notare non serve solo un prodotto o una lavatrice per poter sanitizzare ma un progetto completo ed articolato con tanto di procedure e protocolli certificati studiati per i singoli casi ed esi genze.
Il pulito igienizzato non è frutto di un’operazione sporadica ma una consapevolezza che il pulitore può deve raggiungere in collaborazione con dei partner che siano in grado di dare le giuste risposte e proporre soluzioni applicabili.
San-Wash è il metodo di lavaggio certificato per singola lavanderia che prevede un’azione integrata tra prodotti e programmi di lavaggio studiati per le singole esigenze in modo da garantire una reale sanificazione.L’emergenza Coronavirus porta ogni persona alla massima responsabilità, sia dal punto di vista civile che morale. Il COVID-19 ha una grande capacità infettiva da persona a persona, nonché la capacità di sopravvivere, per un tempo limitato, sulle superfici. Per arginare la sua diffusione è fondamentale, oltre a semplici regole di igiene personale, la disinfezione degli ambienti e delle superfici sia in ambito privato che lavorativo. Newpharm® guida i professionisti della disinfestazione e le imprese affini che sono chiamate a interventi quotidiani di sanificazione, attraverso una gamma completa di disinfettanti ad azione virucida. La linea di disinfettanti Newpharm® spazia dal Dedecil Dimetil Ammonio Cloruro, efficace contro virus incapsulati, ai composti amminici sottoposti a recentissime norme Europee per arrivare all’acido peracetico con un pH non corrosivo. Poiché molte società sono chiamate a intervenire in edifici pubblici e privati di diverse dimensioni, proponiamo il disinfettante Amminorex® (PMC Reg. n. 20436 del Ministero della Salute) testato seguendo numerose norme europee (EN), ottenendo così le caratteristiche di virucida oltre che di battericida e fungicida. Nello specifico l’attività virucida deriva da test secondo la norma EN 14476 su virus incapsulati. I tempi di contatto richiesti per l’azione virucida sono brevissimi e inoltre Amminorex® non rilascia residui pericolosi sulle superfici in quanto privo di clorine e alogeni.
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Rubino Chem presenta Domoform, igienizzante idroalcolico multiuso concentrato al 75% in volume di etanolo, con le profumazioni di Saniessenza. Domoform è utilizzato nell’ambito delle pulizie professionali e per la rapida igienizzazione di qualsiasi tipo di superficie e ambienti come ospedali, case di riposo, scuole, uffici, abitazioni. Essiccare velocemente senza lasciare aloni e non necessita di risciacquo. L’azione sanificante dell’alcool è coadiuvata dall’azione dei sali quaternari di ammonio e dell’olio essenziale naturale di timo che ha una intrinseca capacità biocida. Pertanto i tre principi attivi, giustamente miscelati, rendono il prodotto performante per la pulizia e l’igiene.
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4CleanPro presenta un sistema che permette di operare in strutture sanitarie, alimentari, industriali con la massima efficienza e sicurezza non solo per il pubblico ma anche per gli operatori che lo utilizzano quotidianamente. Il sistema è un carrello che dispone di lavasciuga pavimenti - MIRA 40 HEPA - con batterie al litio e filtro Hepa, monospazzola a batteria con autonomia 4 ore per superfici e pavimenti e attrezzatura innovativa manuale per lavaggio pavimenti e superfici con monouso o microfibre. In un solo metro quadro e con il solo utilizzo di una unità operativa, si possono effettuare operazioni ordinarie e straordinarie, avendo a disposizione tutto l’occorrente. Il sistema, studiato ergonomicamente, permette all’operatore di spostarsi anche a pieno carico, con una percezione di peso simile a un normale carrello delle pulizie.
Nel settore medico e sanitario la pulizia e l’igiene rappresentano le basi fondamentali per gli operatori di settore. Il lenzuolino medico Paperdì - LI8M070
è il prodotto che risponde a tutte le caratteristiche richieste dai professionisti.
Idonei al contatto con la pelle umana grazie agli scrupolosi test di laboratorio, i lenzuolini LI8M070 sono altresì performanti in termini di assorbenza e resistenza.
A garantire ancor di più l’elevato standard è la nuova goffratura, ottenuta con la tecnologia “soft-top” che donano alla carta un piacevole effetto “panno” che ne accresce la percezione qualitativa.
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TMB presenta Nuova Tornado, l’attrezzatura ideale per la sanificazione delle condutture degli impianti di condizionamento civili o automobilistici.
L’esclusiva pistola erogatrice, che consente al detergente di miscelarsi con l’aria, è in grado di produrre particelle di dimensioni molto piccole, circa 8 micron di diametro (contro i 3 micron delle
particelle del fumo di sigaretta).
La dimensione raggiunta dal prodotto nebulizzato, permette l’evaporazione di una frazione molto alta del prodotto erogato, che passa pertanto dallo stato liquido a quello gassoso. In un minuto vengono erogati circa 30gr. di prodotto sanificante specifico. Per questa operazione il getto atomizzato uscente dalla pistola erogatrice deve essere indirizzato nelle bocchette di uscita o di ricircolo permettendo così al prodotto di raggiungere e saturare tutte le tubazioni ed i vani costituenti il lato aria dell’impianto di condizionamento stesso.
La bassa pressione dell’erogazione scongiura il rischio di danneggiamenti meccanici che potrebbero insorgere con l’immissione di getti violenti di aria compressa. L’erogazione dei detergenti avviene in forma tale
da garantire una permanenza prolungata e diffusa del prodotto nell’aria dell’ambiente trattato tale da raggiungere e sanificare tutte le superfici presenti nell’ambiente. Il facile accesso alla componentistica interna della macchina consente una ricarica veloce della tanica prodotto. Cavo di alimentazione da 8m e cavo erogatore spiralato da m2
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In questo particolare momento Itidet propone i detergenti Food San e Itichlor per una rapida pulizia di tutte le superfici lavabili. Food San è una soluzione idroalcolica con antibatterico pronta all’uso e senza risciacquo. Oltre a una rapida ed efficace detersione di tutte le superfici lavabili è ideale per la pulizia degli attrezzi che vengono a contatto con alimenti: coltelli, affettatrici, taglieri e attrezzi da cucina in genere. E’ ottimo per la pulizia interna dei frigoriferi. Consigliato per la pulizia di piani di lavoro, superfici in acciaio, forni a microonde, interno dei frigoriferi, attrezzi di cucina, affettatrici, vetrine, espositori. Disponibile in flaconi da 750 ml con erogatore. Itichlor è un detergente gel cloro-attivo che unisce le proprietà della candeggina a quelle di uno sgrassatore. Il prodotto in gel aderisce alle pareti verticali pulendo a fondo senza graffiare. La permanenza del prodotto sulle superfici favorisce un’azione sbiancante. I campi d’impiego sono: cucina, piani di lavoro, attrezzature, bagni, lavelli, wc, pavimenti. Disponibile in flaconi da 1 lt. Entrambi i prodotti sono idonei per i sistemi Haccp.
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La disinfezione riveste un ruolo di primaria impor tanza tra le misure preven tive per la tutela dell’igiene e il mantenimento di con dizioni di sicurezza. Particolare attenzione va posta ai criteri per la selezione del disinfettante e ai metodi per la valutazione della sua efficacia. La sola detersione non garantisce, per quanto scrupolosa, il completo allontanamento dei con taminanti microbici.
La letteratura scientifica ha dimo strato che è possibile abbattere il rischio delle infezioni attraverso pra tiche di prevenzione e precauzioni che hanno la premessa imprescin dibile nell’igiene delle mani.
Amuchina Professional, brand del Gruppo Angelini specialista della disinfezione, offre un sistema com pleto per la disinfezione e la pulizia delle mani. Si tratta di Amuchina Gel X-Germ Disinfettante Mani, un gel antisettico studiato per disinfettare
a fondo la pelle delle mani. La sua particolare formulazione è in grado di ridurre efficacemente in pochi secondi germi e batteri presenti sulla cute. A scopo igienico sono sufficienti 2-3 dosi a contatto delle mani e strofinare fino a completa asciugatura. Amuchina Gel X-Germ Disinfettante Mani è pratico in ogni situazione in cui è necessario disin fettare le mani: fuori casa, quando non ci si può lavare le mani, in viag gio, sui mezzi pubblici, dopo avere toccato denaro, nel settore ospe daliero e professionale, a casa, nei locali pubblici.
Amuchina Gel X-Germ Disinfettante Mani può essere erogato anche attraverso il dispenser elettronico montato su una elegante piantana, una soluzione molto pratica. www.amuchina.it
Il servizio di pulizia e sanifica zione in ospedale, e nelle strut ture sanitarie in generale, ha da sempre un ruolo fondamentale, in quanto supporta, in maniera imprescindibile, l’attività clinica. La salute dei degenti è tutelata anche da una impeccabile igiene ambien tale. In questi giorni di difficoltà noi di Falpi abbiamo riorganizzato l’at tività in modo da non lasciare senza materiali e rifornimenti gli ospedali che stanno affrontando l’emergenza Coronavirus.
Anche se con nuove modalità, stiamo lavorando a pieno ritmo a supporto delle strutture coinvolte in prima linea nella gestione dell’e mergenza.
Con gli anni la sanificazione ambien tale ospedaliera si è costantemente evoluta, nelle metodiche e, soprat tutto, nell’adozione di nuovi mate riali, sempre più tecnologici, per combattere la guerra della conta minazione batterica.
Mai come oggi è importante che gli addetti alle operazioni di pulizia e sanificazione nelle strutture sanita rie siano dotati delle attrezzature più tecnologicamente avanzate per vincere non solo le singole batta glie, ma la guerra, senza, peraltro, causare danni collaterali.
Noi di Falpi abbiamo radicalmente modificato l’approccio alla sanifica zione, diventando un sicuro punto di riferimento, per quanto riguarda
efficienza, qualità e sicurezza in ambito sanitario. L’attrezzatura che viene messa in campo, la linea Hospital, si compone di carrelli, telai, frange, che consentono inter venti mirati, nell’assoluto rispetto dell’ambiente.
“Oggi possiamo solo essere grati e ringraziare tutti coloro che, in questo difficile momento del nostro Paese, si stanno instancabilmente prodi gando per far sì che tutti noi pos siamo sperare in un prossimo futuro di serenità e sicurezza.
A tutti gli operatori sanitari, di pub blica sicurezza e agli operatori delle pulizie va la nostra stima, il nostro
affetto e la nostra incondizionata fiducia e riconoscenza.
In particolar modo ci sentiamo vicini alle donne e agli uomini delle imprese di pulizia, che sono i nostri abituali interlocutori, impegnati in prima linea per garantire il massimo dell’igiene possibile nelle strutture sanitarie. Troppo spesso non ade guatamente considerati per la loro reale importanza, sono oggi risco perti come fondamentali a supporto del personale sanitario.
Grazie a tutti voi, grazie di cuore”.
Il team Falpi www.falpi.com
Hygenia, da sempre all’a vanguardia in tutto quello che riguarda le risposte concrete ai bisogni di igiene e sicurezza nell’ambito del cleaning professionale, in questa particolare emergenza dovuta al Covid-19, è diventata sempre più un interlo cutore completo e adeguato per soddisfare le diverse esigenze del mercato. A partire dal cuore della sua produzione, i dispenser, dove annovera l’igienizzante mani SURF, disponibile in tripla versione: sia da muro con vassoio raccogli gocce, che da tavolo, e a piantana pavi mento con cartello di avviso, è dotato di tecnologia a sfioramento, che permette di igienizzare le mani in ogni luogo preposto al passag gio senza contatto con il dispenser. Mai come in questi giorni la pulizia igienica delle mani è infatti l’unica maniera che abbiamo di prevenire in qualche modo la diffusione di infezioni e malattie, soprattutto in ambito sanitario. Il dispenser Surf è disponibile nella versione da tavolo, da muro e con piantana eroga la giusta quantità di igienizzante ed è facile da utilizzare e ricaricare. Dà infine la garanzia di sicurezza ed igiene, grazie alla tecnologia a sfioramento che riduce il contatto
delle mani con le sue superfici, diminuendo in modo proporzio nale la probabilità di contamina zione con microrganismi patogeni e consentendo di pulire in maniera rapida e senza risciacquo le mani. Sia in piena emergenza, sia ora che la riapertura delle imprese è sempre più imminente, Hygenia è al fianco delle imprese per far fronte ad ogni esigenza con tante diverse soluzioni. Dallo Sprayhandle lo strumento ideale per sanificare i pavimenti al massimo dell’igiene e della sicurezza, grazie al serbatoio riempito di detergente disinfet tante e al pulsante posto sopra al manico che eroga la giusta quan tità di prodotto per igienizzare il pavimento con panno mono uso con codice colore (rosso e blu) a seconda degli ambienti. Fino ad arrivare al Cube box, un pratico box trasportabile con chiusura ermetica che contiene salviette impregnabili con il prodotto per operare in sicu rezza nella pulizia delle superfici. Non solo dispenser quindi, ma una vasta gamma di articoli a supporto delle imprese e del nostro Paese. www.hygenia.it
“La disinfezione è un atto di fede” ma deve basarsi sulla rigorosa conoscenza delle caratteristiche dei disinfettanti
a cura di Graziano Dassi
il Convegno “I disinfettanti all’inizio del XXI secolo” tenuto a Bologna 3 o 4 lustri or sono, Luigi Rizzo (medico veterinario) stupì la platea esordendo così: “Ricordiamoci che la disinfezione è un atto di fede!”.
L’affermazione apparentemente poco scientifica richiamò l’atten zione dei medici e infermieri pre senti e Rizzo continuò spiegando che bisognava avere “fede” nelle pubblicazioni, ma che la disin fezione doveva tenerne conto e adattarla con rigore di metodo alle
circostanze ambientali. L’incipit di Rizzo, in quell’occasione, mi diede lo spunto per modificare la definizione di disinfezione che mi ero preparato: “metodica che riduce il numero delle entità microbiche potenzialmente patogene a livelli di sicurezza” trasformandola in
“metodica che crea le condizioni igieniche e/o sanitarie dell’am biente in cui si opera idonee alle finalità funzionali: sanitarie, indu striali o di convivenza”. Volevo con tale modifica sottolineare che diversi erano i parametri sanitari “idonei” in una sala operatoria a quelli igienici di un salumificio. Per cui la scelta del disinfettante, della tecnica applicativa, dei tempi di contatto, delle temperature ope rative eccetera, eccetera erano parametri che dovevano integrarsi affinché il risultato fosse raggiunto. Ma cosa è un disinfettante? A parer mio si tratta di una sostanza dotata di Registrazione ministeriale in grado di esplicare un’azione anti microbica a vasto spettro di azione su superfici, oggetti e attrezzature al fine di creare livelli igienico-sa nitari statisticamente sicuri. Fanno parte integrante del disinfettante il testo dell’etichetta e la scheda di sicurezza e ne completano il quadro informativo le schede tecniche e le pubblicazioni scientifiche.
I primi disinfettanti con molta pro babilità risalgono all’antico Egitto ed erano oli balsamici usati nella mum mificazione. Mentre i primi antisettici furono probabilmente il vino e l’aceto in uso presso i Greci, ma bisogna arrivare alla fine del ‘700 per vedere i primi disinfettanti a base di cloro e iodio a cui seguì l’acido fenico (Josef Lister: 1827-1912).
I grandi gruppi Ne esaminiamo alcuni per suggerire un metodo per una valutazione di base, vale soprattutto quanto ripor tato in etichetta, scheda di sicu rezza e, in via subordinata, schede tecniche e letteratura.
Acido peracetico e ossidanti In primis il perossido di idrogeno (l’acqua ossigenata) e i peracetici, questi ultimi rappresentano una valida risorsa largamente utilizzata
I sali di ammonio quaternario (QAS), in particolare quelli di carattere ten sioattivo cationico, vengono applicati come disinfettanti antibatterici e antifungini. I QAS influenzano i virus avvolti dai lipidi, inclusi il virus dell’im munodeficienza umana (HIV) e il virus dell’epatite B (HBV), ma non i virus non avvolti. Questi composti sono ampiamente utilizzati in ambito domestico (come ingredienti di shampoo, balsami per capelli), agricoli (come fungicidi, pesticidi, insetticidi), sanitari (come farmaci) e applicazioni industriali (come biocidi, ammorbidenti, inibitori della corrosione).
L’ampio uso di disinfettanti di ammonio quaternario negli ultimi anni ha por tato allo sviluppo di resistenza nei microrganismi a questi farmaci. Pertanto, i ceppi di Staphylococcus aureus contengono i geni portatori di plasmidi qacA e qacB che codificano la resistenza ai composti di ammonio quaternario e all’acriflavina. Le proteine di membrana QacA e QacB conferiscono resistenza multi-farmaco esportando il composto dalla forza motrice del protone che viene generata dal gradiente di protone elettrochimico transmembrana. I prodotti a base di Sali quaternari di ammonio sono testati sui seguenti batteri: Staphylococcus aureus, Bacillus subtilis, Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa; e sulle seguenti muffe: Aspergillus niger, Candida albicans, Penicil lium chrysogenum. Sono attivi su virus protetti da membrane lipo-proteiche.
nella filiera alimentare. Attualmente sono in commercio formulati in cui la corrosività dell’acido peracetico è ottimamente controllata per cui sono esaltate le sue caratteristi che sporicide e virucide, un ottimo esempio concreto di tali disinfet tanti è un formulato a base di Acido Peracetico 19,5 g più Tetra-acetil-e tilen-diammina 29 g e Percarbonato di Sodio equivalente a 12 g di acqua ossigenata.
I derivati del cloro: ipoclorito di sodio in primis, cloramine inorga niche, cloramine organiche. Pre sentano un vasto spettro di azione, tempi di contatto brevi, poca o nes suna azione residuale inoltre non compatibili con tutti i materiali. Composti dello iodio: in genere si utilizzano (soprattutto nel passato) gli iodofori un complesso di iodio e polimeri che rallentano la cessione dello iodio nel tempo. Hanno un vasto spettro di azione, tempi di contatto brevi, poca azione resi duale e non compatibili con tutti i materiali. Un tempo ebbero un
notevole utilizzo per la disinfezione dell’aria anche nelle sale operatorie.
In particolare, l’alcool etilico (curio sità, l’etanolo sembra avere il mas simo dell’effetto disinfettante diluito in acqua a ≈ 50%) e isopropilico. Quest’ultimo usato spesso sia come coformulante sia come p.a. vero e proprio.
Un vasto gruppo eterogeneo ove potremmo inserire i com posti diamminici, ad esempio l’N-(3-amminopropil)-N-dodecil propan-1,3-diammina disinfettante battericida e levuricida (quindi effi cace anche sui lieviti) e quelli in grado di liberare formaldeide.
La riporto unicamente per i suoi utilizzi come ottimo antisettico ad azione cicatrizzante.
Rappresentano un caposaldo nel mondo dei disinfettanti. Sono
Fonte: Postępy Higieny i Medycyny Doświadczalnej (Advances in Hygiene and Experimental Medicine), Source PubMed.utilizzati in zootecnia soprattutto perché riescono ad esplicare la loro azione anche in presenza di materiale organico. Oggi si trovano miscele di composti fenolici di sintesi, miscele che conferiscono un vasto spettro di azione con un effetto residuale notevole.
Si tratta di un vasto gruppo chimico caratterizzato da una struttura che partendo dall’ammoniaca e più pre cisamente dall’idrato di ammonio, a seconda dei radicali può diven tare un ottimo ammorbidente o un ottimo disinfettante, che però
conserva le caratteristiche di com patibilità con la cute e di eccellente bagnante/detergente. È quindi importante verificare che i radicali di sostituzione abbiano catene di lunghezza compresa fra C12 e C16 (già lunghezze di C11 e C17 confe riscono efficacia di disinfezione 4 o
SCHEMA GENERALE: è utile in fase di progettazione o di stesura del capitolato. NB: non si indicano i formulati perché fanno parte dei compiti della Direzione Sanitaria e dipendono da scelte che devono tenere conto delle specifiche esigenze. Nello schema che segue vengono indicati due gruppi di disinfettanti a mio avviso con spettro di azione e tempi di contatto complementari.
MICRO IRRORAZIONE
NEBULIZZAZIONE AEROSOLIZZAZIONE ULV
OSSIDANTI X SETTIMANE PARI
QUATERNARI X SETTIMANE DISPARI
DPI
CP
CCP
OZONO VAPORE ALTRO
Codice “operazioni speciali” xyz pag. …. di cui uno stralcio: per la micro-irrorazione procedere a ritroso brandeggiando l’irroratrice ad altezza uomo e muovendola da dx a sx secondo un angolo di 180° - tempo di esecuzione medio 1 min.’ per 15-20 mq // il nebulizzatore (o l’ULV) partire dal mezzo della sala e retrocedendo con piccoli movimenti da dx a sx fino all’uscita tempo di esecuzione ≈ 30 sec per 45 – 60 mc.
Mascherina a carboni attivi // guanti // occhiali più quelli in dotazione standard. Se si usa il nebulizzatore (o ULV) proteggere anche la capigliatura con cappuccio (vedi risorse tecniche codice…).
La disinfezione può essere effettuata nel tardo pomeriggio ad ambulatori chiusi // la mattina prima della riapertura al pubblico. Umettazione delle superfici con panno in microfibra.
Soprattutto al cambio settimanale è possibile che la rotazione dei disinfettanti non sia effettuato e/o non si rispettino i dosaggi e/o non si cambi l’erogatore e/o i tempi di esecuzione.
Corrette istruzioni operative, formazione del personale, particolare attenzione da parte del capo servizio.
5 volte inferiori). I “QUAT” agiscono meglio in fase liquida e a tempera ture non troppo basse. Presentano un buon spettro di azione anche virucida (in particolare verso i virus a capside lipidico) e una lunga azione residuale. Non sono compa tibili con detergenti anionici.
Sono i più svariati e vanno dai mezzi meccanici (ultra-aspirazione, fil trazione, lavaggio) ai mezzi fisici (ultravioletti, radiazioni ionizzanti, microonde; calore a secco, vapore) e ai mezzi chimici (oltre a quelli esami nati aggiungerei l’ozono). Le tecniche operative presuppongono l’utilizzo di irroratrici, nebulizzatori, atomizzatori e aerosolizzatori (a basso e ultrabasso volume) oppure l’impiego per immersione o per umettazione.
L’albero delle decisioni: i parametri
Uno schema generale potrebbe essere quello per cui viene indi viduato il livello di disinfezione necessaria (standard, mirata, alta), ambiente-substrato (superfici e/o aria ambiente), i microorganismi bersaglio, risorse tecniche necessa rie e disponibili, protocolli e istru zioni operative, persistenza e/o prontezza di efficacia, vincoli (tipo logia dei materiali presenti), diffi coltà operative e preparazione del personale tecnico, rischi congiunti, monitoraggi e controlli dei risultati, ripristini ambientali (arieggiamento e/o detersione delle superfici), modulistica e report operativi… tanto per indicarne alcuni.
In conclusione
Mi torna comodo arrivato a questo punto ripartire dall’incipit del com pianto dottor Rizzo. “La disinfezione è un atto di fede” ma deve basarsi sulla rigorosa conoscenza delle caratteristiche dei disinfettanti. Ricordando che il disinfettante per fetto non esiste.
Per quanto concerne i controlli di efficacia relativi al mondo microbico (con esclusione dei virus) sono pos sibili test microbiologici (tamponi,
Vero è che la Blattella germanica può essere riscontrata anche in realtà con un buon livello di pulizia, ma è indubbio che la loro vista induce, in chi le nota, un senso di ribrezzo e sicuramente sono viste come indice di trascuratezza. Nelle lungo degenze inoltre tali infestazioni si riscontrano anche al di fuori della filiera alimentare. O meglio in tali realtà è facile ritrovare biscotti non consumati ma tenuti come testimonianza di attenzioni da parte di parenti o conoscenti. L’episodio di cui si dà una breve sintesi è scaturito da una segnalazione di un parente che alla vista dell’ospite indesiderato si è atti vato con molta determinazione (nello specifico è un eufemismo).
Nella struttura incriminata l’obiettivo era risolvere il problema in modo sicuro e riservato e documentare il successo dell’operazione. Di un certo interesse metodologico è stato riscontrare che nel contratto di disinfestazione erano contemplate solo le aree comuni e a una verifica a posteriori anche per quelle aree i monitoraggi risultarono approssimativi. Inoltre, la presenza delle blattelle era nota diciamo a livello ufficioso, ma non esisteva una comu nicazione ufficiale, per cui una parte dei costi dei servizi fu addebitata come penale (in una trattativa consensuale). Un aspetto interessante è stato “ven dere” l’operato dei due tecnici addetti a tale bisogna. A tale scopo sono stati attivati un disinfestatore dotato di cari sma e di una buona dose di pazienza coadiuvato da una addetta dell’impresa di pulizia che aveva il vantaggio di essere conosciuta e ben voluta dagli Ospiti.
I mezzi tecnici erano costituiti da una micro-irroratrice (le banali schizzette utilizzate per distribuire i prodotti lavavetro) caricata con un piretroide a bassa tossicità e una pistola per la distributrice di gel blatticida. Con
piastre Petri, campionature di aria in modo attivo o per gravità), test biochimici in particolare per mezzo del bio-luminometro. Per personale esperienza ho riscon trato la valutazione del sistema di sanificazione in modo indiretto valu tando il grado di pulito ottenuto al termine del servizio, vedi penne colorimetriche, tamponi con compa razione su scale dei grigi et similia.
la scusa che era una operazione di sanificazione straordinaria gli addetti chiedevano se fosse possibile liberare i comodini dalle vecchie confezioni di generi di confort (biscotti) oppure se l’Ospite non si dimostrava disponi bile non si insisteva, ma la confezione veniva sigillata con della pellicola per alimenti.
In un primo tempo il tecnico disinfesta tore effettuava il suo lavoro in coppia con l’operatrice delle pulizie, ma i tempi si dilatavano. Per cui dopo due giorni la signora precedeva il PCO che interveniva subito dopo.
La difficoltà organizzativa era dovuta soprattutto alla fascia oraria che era ristretta alle ore serali dopo che i visi tatori lasciavano la struttura e gli Ospiti avevano terminato di cenare.
L’impegno ha trovato un riscontro economico a forfait (penali a parte).
A conti fatti è iniziato un lunedì ed è terminato il martedì della settimana successiva per un impegno di 21÷22
ore del tecnico disinfestatore e di ≈ 30 ore per l’addetta alle pulizie e ripristino dei comodini al normale uso.
Questo episodio sottolinea, se mai ce ne fosse bisogno, che i monito raggi sono un aspetto assai delicato e difficile anche dal punto di vista tecnico; infatti durante tale intervento generalizzato è emersa in due camere la presenza delle cimici dei letti (Cimex lectularius). Infestazione risolta con due interventi a distanza di 3 settimane l’uno dall’altro. Aggiungo che tra le intenzioni ci furono quella di aggior nare i termini contrattuali e persino di far effettuare un’ispezione con i cani addestrati a segnalare l’eventuale presenza delle cimici, cosa che aveva suscitato un certo sconcerto e stupore: nessuno se ne era accorto. A tal pro posito si accordò una proroga per dare tempo alle parti di fare delle proposte circostanziate.
Inoltre, dopo anni di ispezioni sono giunto alla conclusione che i metodi strumentali sono di grande utilità se adottati da personale esperto, perché il pulito “si vede”. Per i virus non sono a conoscenza di metodi di valutazione né qualitativa né quanti tativa per cui il loro controllo non può che affidarsi a specifici protocolli e a indagini epidemiologiche supportate da attente analisi statistiche.