Una nuova arma contro il virus: nasce MEDISAN
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La linea Medisan di Bettari Detergenti consta di ben 9 Presidi Medico Chiururgici. Tre prodotti (Etixgel, Etixliquid ed Etixmani) sono nati nell’aprile 2020 grazie al lavoro del nostro dipartimento di R&D con lo scopo di ampliare la gamma e fornire a tutti gli utilizzatori delle nuove soluzioni virucide anti-covid. Altri sei prodotti a completamento della gamma sono stati introdotti nel 2021 dopo l’acquisizione di un’azienda torinese, di cui parliamo più approfonditamente nell’intervista a pag. 22-23, che dà anche il nome alla linea. Oggi la linea Medisan è garanzia di qualità e soprattutto di efficacia: una linea completa di disinfettanti registrati al Ministero della Salute per contrastare l’epidemia e mantenere le mani, gli ambienti e le superfici al sicuro da virus, germi e batteri.
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SPECIALE IGIENE URBANA
L’ECONOMIA della conoscenza
Per competere è necessario che le imprese diventino learning organization: è l’utilizzo delle informazioni e delle competenze, con particolare attenzione a natura, creazione, diffusione e utilizzo della conoscenza in ogni sua forma a generare valore.
Roberto SchiesariIl settore del Cleaning Professionale come mai prima d’ora è diventato un riferimento per quei comparti economici che si sono trovati a gestire e implementare il tema dell’igiene e della pulizia. I dati del fatturato del settore Produzione (si veda Dimensione Pulito n.1) mostrano un andamento contrastante, ma sebbene la crescita possa essere disomogenea, con significative differenze derivanti principalmente dall’area di attività, è ragionevole ritenere che in futuro la tipologia della domanda potrà ulteriormente ampliare le differenze. È quindi essenziale per le imprese del settore affrontare i prossimi anni consapevoli dei fattori maggiormente incidenti sulla loro competitività, approfittando del trend positivo del mercato, così da prendere tempestivamente decisioni strategiche ed effettuare investimenti necessari, tali che il binomio “crescita-redditività” –evocato a commento delle classifiche dei bilanci – possa essere perseguito.
L’ECONOMIA DELLA CONOSCENZA
Per gestire al meglio la complessità crescente delle imprese, offrire servizi qualificati e personalizzati ai propri clienti, utilizzare al meglio i nuovi strumenti offerti dal progresso tecnologico, migliorandone l’efficacia ma anche recuperando l’efficienza, le
imprese devono considerare prioritario l’incremento di conoscenze e competenze diffuse in tutta l’organizzazione. Uno dei più autorevoli studiosi di management, Peter Drucker, affermava che “l’economia della conoscenza” (o “economia basata sulla conoscenza”) nell’era di internet è un elemento essenziale per la competitività delle imprese di qualunque settore e dimensione, motore primario della produttività e della crescita (Le sfide di management del XXI secolo di Peter F. Drucker). Si è ben consci che la conoscenza sia da sempre uno dei fattori differenzianti per competere. Ciò che sta cambiando in questi anni è la mole di conoscenze, sempre più diversificate, che viene richiesta dai clienti ai loro interlocutori (in tutti i passaggi della filiera) e l’im-
patto che la digitalizzazione ha nella codificazione della conoscenza, nella sua trasmissione attraverso le tecnologie di comunicazione e le reti informatiche, e con l’avvento dell’intelligenza artificiale anche nella creazione di nuova conoscenza.
Per competere è quindi necessario che le imprese diventino learning organization, incrementando in misura significativa il livello di conoscenza, codificandola e anche – per quanto possibile – proteggendola. Tale obiettivo strategico va perseguito ricercando il miglior rapporto tra efficacia ed efficienza.
Una priorità è che tutti gli addetti acquisiscano nuove conoscenze e competenze e le adattino continuamente all’innovazione di processi, prodotti e servizi. In una logica di sistema del valore parte di questa conoscenza potrà essere trasferita anche ai clienti strategici, per supportarli nella loro offerta al mercato di servizi qualificati.
RUOLO DELLA FORMAZIONE
Investire sulla formazione propria e dei propri collaboratori diventa essenziale per sviluppare adeguate competenze. La formazione oltre agli aspetti tecnici di prodotto dovrebbe riguardare anche aspetti organizzativi e abilità relazionali, con enfasi sull’utilizzo degli strumenti messi a disposizione dalla “rivoluzione digitale”. Tuttavia, nel paradigma dell’economia della conoscenza, la competenza va definita, sul piano operativo, come capacità di svolgere i compiti lavorativi assegnati non solo in modo professionale, ma anche in accordo con il principio del miglioramento continuo (Kaizen). Non è quindi sufficiente (seppur basilare) la formazione svolta tramite mirati e qualificati corsi esterni e interni. L’impresa deve anche creare un ambiente di lavoro tale da incoraggiare e sostenere la volontà dei collaboratori di migliorare continuamente processi, prodotti/ servizi e organizzazione, condividendo visione e obiettivi e agendo su condizioni e relazioni di lavoro, sistemi retributivi e premiali.
Lo sviluppo e la diffusione delle competenze, proprio perché vanno oltre la semplice acquisizione di conoscenza, avvengono soprattutto durante il lavoro quotidiano e non solo nella formalità dei corsi di formazione. Nei
luoghi di lavoro più intensivi di conoscenza si riscontra ormai il fenomeno del cosiddetto “iceberg dell’apprendimento”, che segnala come l’apprendimento utile al concreto sviluppo delle competenze avvenga anzitutto sul luogo di lavoro e durante l’attività quotidiana, e solo in misura minore nei corsi di formazione strutturati (Frankenberg, 2007).
Gli strumenti offerti dalla digitalizzazione sono poi essenziali per codificare, condividere all’interno dell’organizzazione e con clienti, fornitori e partner dell’impresa conoscenze e competenze, in modo efficace e interattivo.
DIFFICOLTÀ PER LE PICCOLE IMPRESE
Lo sviluppo delle conoscenze e di conseguenti competenze distintive può essere più difficile da attuare per le imprese di minore dimensione: gli addetti, dovendo gestire più ruoli e attività, possono avere maggiori difficoltà a sviluppare competenze specialistiche; inoltre la ridotta capacità di investimento, ma anche la bassa attrattività che le imprese minori possono avere nei confronti di personale qualificato, non facilitano l’apporto di nuove competenze distintive.
Se però in chi guida le imprese esiste la consapevolezza dell’importanza di questi aspetti per la competitività e la sostenibilità, essi potranno agire affinché il gap non si ampli ulteriormente, incrementando forme strutturate di scambio collaborativo di conoscenze lungo la filiera con i fornitori, con altre imprese facenti parte di reti di imprese, a cui eventualmente delegare attività che richiedono competenze non economicamente approcciabili individualmente, o realizzando forme aggregative con altre imprese sinergiche.
Il compito di imprenditori e manager, consci della rilevanza del proprio patrimonio distintivo di conoscenze per la competitività, sarà però anche quello di proteggerlo adeguatamente, adottando per quanto possibile strumenti gestionali e contrattuali, da minacce quali il trafugamento di dati sensibili e strategici o lo storno massivo di personale chiave, azioni che possono avere impatti estremamente negativi sulla stessa sostenibilità aziendale. ■
COVID-19 e mondo del LAVORO
La pandemia del COVID-19 non è soltanto un’emergenza sanitaria ma costituisce anche una grave crisi economica e del mercato del lavoro che sta avendo un enorme impatto sulle persone su scala mondiale. L’adozione tempestiva di misure efficaci e coordinate può limitare l’impatto di questa crisi.
a cura di Cristina CardinaliLe norme internazionali del lavoro, oltre a definire i principi e i diritti sul lavoro, possono guidare la definizione di politiche e interventi sia in materia di lavoro che di politica economica. Adottate dai governi, rappresentanti dei datori di lavoro e sindacati dei 187 Paesi membri dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), queste norme promuovono il lavoro dignitoso e una ripresa economica equa e sostenibile. Secondo stime preliminari dell’OIL, la crisi economica e del lavoro causata dal COVID-19 potrebbe incrementare la disoccupazione nel mondo di quasi 25 milioni. Sulla base di possibili scenari delineati dall’OIL, le stime indicano un aumento della disoccupazione globale che va da 5,3 a 24,7 milioni. Questa si sommerebbe ai 188 milioni di disoccupati nel mondo nel 2019. L’OIL stima che tra 8,8 e 35 milioni di persone in più si troveranno in condizioni di povertà lavorativa in tutto il mondo. Gli effetti della crisi sulle ore lavorate e sul reddito sono imponenti. Nel secondo trimestre del 2020, ad esempio, le stime aggiornate prevedono una riduzione, a livello globale, delle ore lavorate pari al 17,3 per cento (comparata al numero di ore lavorate nel quarto trimestre 2019). Questa riduzione equivale a 495 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. Questa crisi
potrebbe avere un impatto maggiore su alcuni gruppi di lavoratori e lavoratrici, aumentando le disuguaglianze. Tra questi, le persone che svolgono lavori meno protetti e meno retribuiti includono i giovani e i lavoratori anziani, le lavoratrici e i lavoratori migranti. La strategia dell’OIL per limitare e
contenere gli effetti del COVID-19 sul mondo del lavoro è strutturata su quattro pilastri principali:
■ proteggere i lavoratori e le lavoratrici nei luoghi di lavoro;
■ sostenere l’economia e la domanda di lavoro;
■ supportare il lavoro e i redditi;
■ trovare soluzioni condivise attraverso il dialogo sociale.
Le politiche dovrebbero concentrarsi su due obiettivi immediati: misure di protezione della salute e sostegno economico sia dal lato della domanda che dell’offerta. In primo luogo, è necessario proteggere i lavoratori e le lavoratrici e le loro famiglie dai rischi per la salute attraverso il rafforzamento delle politiche e misure sulla salute e sicurezza sul lavoro. In secondo luogo, è necessario adottare risposte attraverso politiche tempestive e coordinate su vasta scala per sostenere l’occupazione e il reddito e per supportare le imprese, sostenere l’economia e la domanda di lavoro. Le decisioni delle autorità pubbliche con il coinvolgimento dei rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori è fondamentale per l’adozione di misure che siano efficaci socialmente accettabili.
(fonte: Osservatorio OIL “COVID-19 e mondo del lavoro”)
OIL
L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) è l’Agenzia specializzata delle Nazioni Unite sui temi del lavoro e della politica sociale. Fondata nel 1919 come parte del Trattato di Versailles che pose fine alla Prima Guerra mondiale, l’OIL adotta norme internazionali del lavoro, promuove i principi fondamentali e i diritti sul lavoro, opportunità di lavoro dignitose, il rafforzamento della protezione sociale e il dialogo sociale sulle questioni inerenti al lavoro.
L’OIL è l’unica fra tutte le organizzazioni del sistema multilaterale ad avere una struttura tripartita dove i rappresentanti dei governi, delle organizzazioni dei datori di lavoro e dei sindacati di 187 paesi membri hanno la stessa voce e lavorano insieme per adottare norme internazionali del lavoro e formulare politiche e programmi internazionali che hanno un impatto sul mondo del lavoro e la politica sociale.
Il perseguimento della giustizia sociale per assicurare la pace duratura e il lavoro dignitoso sono i principi sui quali si regge l’Organizzazione. Il lavoro dignitoso riassume le aspirazioni degli individui alla dignità, uguaglianza, sicurezza e libertà.
L’esperienza di un secolo di vita dell’Organizzazione ha evidenziato come un’azione costante e concertata di governi e rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori sia essenziale per conseguire la giustizia sociale, la democrazia e la promozione di una pace universale e duratura.
RITORNO al lavoro in condizioni di SICUREZZA
Questo strumento fornisce una guida ai datori di lavoro, ai lavoratori e ai loro rappresentanti sulle misure preventive per un ritorno al lavoro in condizioni di sicurezza nel contesto del COVID-19.*
1: FORMARE UN GRUPPO CONGIUNTO PER PIANIFICARE E ORGANIZZARE IL RITORNO AL LAVORO
L’azienda dovrebbe convocare il suo comitato congiunto per la salute e sicurezza sul lavoro. Se non esiste un tale comitato, costituire un gruppo congiunto con lo stesso numero di membri in rappresentanza del datore di lavoro e dei lavoratori.
■ Istruire i membri del gruppo sui principi di base per la formulazione e l’attuazione delle misure di prevenzione e controllo della salute e sicurezza sul lavoro.
■ Indirizzare il gruppo a sviluppare un piano di lavoro che includa le misure da adottare per organizzare un ritorno al lavoro in condizioni di salute e sicurezza. Integrare questo piano di lavoro nel piano di continuità aziendale.
■ Informare efficacemente tutti i lavoratori dell’azienda in merito al gruppo e al suo lavoro.
2: DECIDERE QUANDO RIAPRIRE, CHI TORNA AL LAVORO E IN CHE MODO
■ Effettuare una valutazione del rischio per determinare le misure
preventive e di controllo necessarie per un ritorno al lavoro in condizioni di sicurezza.
■ Assicurare che le misure di prevenzione e controllo siano attuate prima di riprendere l’attività lavorativa (vedasi punti per l’azione successivi).
■ Stabilire politiche e procedure relative al numero di lavoratori e visitatori sul luogo di lavoro.
■ Se possibile, pianificare la riapertura in fasi da un livello minimo a un livello normale di attività. Se si adotta un approccio graduale, identificare il personale critico che dovrà essere presente sul luogo di lavoro durante il processo di riapertura. Identificare i punti focali per monitorare le misure di prevenzione e controllo.
3: ADOTTARE MISURE TECNICHE, ORGANIZZATIVE E AMMINISTRATIVE
■ Implementare una strategia di gerarchia dei controlli che dia priorità alle misure tecniche, organizzative e amministrative per prevenire la trasmissione delle malattie.
■ Evitare l’interazione fisica
■ Promuovere, per quanto possibile, il lavoro a distanza e il telelavoro.
■ Garantire una distanza fisica di almeno 2 metri in ogni momento e in tutte le situazioni di lavoro.
■ Installare barriere fisiche o schermi per garantire il distanziamento fisico tra i lavoratori che condividono uno spazio sul luogo di lavoro, così come tra i lavoratori e i terzi, come clienti, fornitori e utenti.
■ Determinare e segnalare la capacità massima del luogo di lavoro e delle sue diverse aree (sale riunioni, uffici, officine, sale da pranzo, ascensori, bagni, spogliatoi e altri spazi comuni) al fine di garantire almeno una distanza fisica minima.
Ventilazione
■ Aerare il luogo di lavoro quotidianamente, preferibilmente con ventilazione naturale, aprendo le finestre. In caso di turni di lavoro, ripetere la ventilazione naturale tra un turno e l’altro.
■ In caso di ventilazione meccanica, mantenere il ricircolo con aria esterna. Evitare l’uso di ventilatori individuali.
■ Assicurare una corretta manutenzione/installazione degli impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento.
■ Evitare la concentrazione dei lavoratori
■ In caso di utilizzo di trasporti collettivi, organizzare, per quanto possibile, in via temporanea, opzioni di mobilità specifiche per l’azienda (come gli autobus noleggiati dall’azienda) in cui sia assicurata una distanza minima di 2 metri tra le persone.
■ Prevedere orari di arrivo e di partenza scaglionati o flessibili per evitare l’utilizzo di trasporti collettivi negli orari di punta e l’affollamento agli ingressi e alle uscite.
■ Adottare misure di rotazione del lavoro, anche alternando le giornate di lavoro, per evitare grandi gruppi di lavoratori.
■ In caso di turni di lavoro, prevedere un intervallo tra la partenza di un turno e l’arrivo di un altro.
■ Limitare la capacità delle aree comuni come sale da pranzo, bar e spogliatoi per consentire il distanziamento minimo di 2 metri.
■ Organizzare la circolazione a senso unico.
■ Durante la ripresa delle attività evitare visite esterne e rivalutare continuamente questa misura.
■ Limitare temporaneamente i servizi di preparazione dei pasti, privilegiando le opzioni a pacchetto.
■ Formazione e informazione
■ Fornire ai lavoratori tutte le informazioni necessarie sul processo e sulle misure adottate prima e dopo la riapertura del posto di lavoro.
■ Conformemente alla legislazione nazionale, informare i membri del personale del loro diritto di allontanarsi da ogni situazione quando hanno ragionevoli giustificazioni per ritenere che vi sia un rischio imminente e grave per la loro salute e sicurezza, e la necessità di informare immediatamente il loro diretto superiore.
■ Disporre una segnaletica o altro materiale grafico in punti visibili del luogo di lavoro con le misure preventive da adottare di fronte al COVID-19.
4: PULIRE E DISINFETTARE REGOLARMENTE
■ Pulire e disinfettare accuratamente i locali prima della riapertura.
■ Dare priorità all’uso di spray elettrostatici per la pulizia delle superfici e utilizzare prodotti chimici approvati dalle autorità nazionali.
■ Aumentare la frequenza della pulizia e della disinfezione, in particolare nelle aree molto frequentate. Aumentare la raccolta dei rifiuti e mantenere le apparecchiature e le superfici pulite e disinfettate.
■ Aumentare le misure di pulizia e disinfezione nelle aree comuni.
■ Promuovere tra i lavoratori l’impegno a mantenere la propria postazione di lavoro pulita e ordinata, e incoraggiare frequenti pause igieniche.
■ Scoraggiare la condivisione di articoli come forniture per l’ufficio e stoviglie.
■ Garantire le procedure di pulizia e disinfezione per merci/forniture/ posta/pacchetti ricevuti.
■ Rendere visibili a tutti i lavoratori/ clienti i programmi di pulizia e i controlli.
■ Implementare procedure per comunicare e affrontare le questioni relative alla pulizia e alla disinfezione dei locali.
5: PROMUOVERE L’IGIENE PERSONALE
■ Fornire ai lavoratori le condizioni e i mezzi necessari per lavarsi spesso le mani con acqua e sapone per almeno 40 secondi o con un gel disinfettante contenente un minimo del 60 per cento di alcol per almeno 20 secondi. Dare priorità all’uso di distributori di sapone liquido al posto di saponette. Installare una segnaletica per un corretto lavaggio delle mani.
■ Installare impianti per il lavaggio delle mani o gel alcolico al 60 per cento all’ingresso e in tutti i luoghi di lavoro. Se possibile, installare stazioni di igienizzazione delle mani a base di alcol.
■ Dare priorità all’uso di asciugamani di carta al posto di quelli in tessuto o di dispositivi elettrici di asciugatura a getto d’aria.
■ Informare i lavoratori della necessità di evitare il contatto fisico durante il saluto ed evitare di toccare occhi, naso e bocca senza aver precedentemente eseguito il lavaggio e la disinfezione delle mani.
■ Informare i lavoratori della necessità di coprire la bocca e il naso con un fazzoletto monouso quando si tossisce o si starnutisce o, se possibile, con la faccia interna dell’avambraccio/gomito, togliendo immediatamente il fazzoletto e lavando poi le mani con acqua e sapone o con un disinfettante a base di alcol.
■ Informare i lavoratori di evitare di condividere cibo, bevande, articoli da cucina e da toilette personali.
■ Limitare o ridurre l’uso di contanti privilegiando altri mezzi di pagamento.
6: FORNIRE DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE E INFORMARE I LAVORATORI SUL LORO CORRETTO UTILIZZO
■ Identificare i dispositivi di protezione individuale appropriati relativi ai compiti e ai rischi per la
salute e la sicurezza dei lavoratori in base ai risultati della valutazione del rischio e al livello di rischio, e fornirli ai lavoratori gratuitamente e in numero sufficiente, insieme a istruzioni, procedure, formazione e supervisione.
■ Mantenere, pulire, disinfettare e conservare i dispositivi di protezione individuale secondo le istruzioni.
7: SORVEGLIANZA SANITARIA
■ Monitorare lo stato di salute dei lavoratori, elaborare protocolli per i casi di contagio sospetto e confermato, e provvedere alla protezione dei dati medici e privati, in conformità con la legislazione nazionale e le linee guida.
■ Definire protocolli di permanenza a casa per i lavoratori con sintomi o conferma del contagio.
■ Identificare i lavoratori che hanno avuto uno stretto contatto con persone infette da COVID-19 e indirizzarli a seguire le istruzioni del servizio medico o del loro operatore sanitario e delle autorità sanitarie.
■ Comunicare alle autorità competenti i casi confermati di infezione da COVID-19.
8: CONSIDERARE ALTRI PERICOLI, ANCHE PSICOSOCIALI
■ Comunicare regolarmente al personale i cambiamenti apportati sul luogo di lavoro a causa del COVID19 e l’evoluzione della situazione.
■ Mettere a disposizione dei lavoratori servizi di consulenza psicologica in caso di necessità.
■ Incoraggiare la promozione della salute e del benessere sul luogo di lavoro attraverso un riposo sufficiente, l’equilibrio tra attività fisica e mentale e un adeguato equilibrio tra lavoro e vita privata.
■ Promuovere il diritto alla disconnessione per i lavoratori a distanza e i telelavoratori.
■ Fornire informazioni sui rischi ergonomici, in particolare durante il lavoro a distanza e nelle postazioni di lavoro adattate al COVID-19.
■ Attuare misure di prevenzione e di controllo per l’uso e la conservazione delle sostanze chimiche, in particolare quelle utilizzate per la disinfezione durante il COVID-19.
■ Garantire il funzionamento dei sistemi e del personale critici per la sicurezza (manutenzione, pronto soccorso, servizi di emergenza, ecc.)
■ Promuovere un ambiente di lavoro salubre e sicuro, esente da violenza e molestie.
9: RIVEDERE I PIANI DI PREPARAZIONE ALLE EMERGENZE
■ Sviluppare un piano di emergenza adattato al COVID-19, sempre che l’azienda non l’avesse fatto in precedenza.
■ Nell’ambito del piano di continuità aziendale, rivedere e aggiornare il piano di emergenza e di evacuazione, considerando, tra l’altro, la nuova distribuzione dei posti di lavoro, la ridotta capacità, le vie di accesso, le vie di circolazione e di evacuazione, i punti di incontro e le zone di sicurezza, al fine di evitare la congestione.
10: RIVEDERE E AGGIORNARE LE MISURE DI PREVENZIONE E DI CONTROLLO IN FUNZIONE DELL’EVOLUZIONE DELLA SITUAZIONE
■ Monitorare periodicamente, in consultazione con il comitato per la salute e sicurezza sul lavoro o con il gruppo congiunto, le misure di prevenzione e controllo per determinare se esse sono state adeguate per evitare o ridurre al minimo i rischi e identificare e attuare azioni correttive per un continuo miglioramento.
■ Stabilire e conservare le registrazioni relative a infortuni sul lavoro, malattie e infortuni, esposizione dei lavoratori, monitoraggio dell’ambiente di lavoro e della salute dei lavoratori. ■
nota: *Questo strumento non sostituisce la necessità di seguire e rispettare le normative e le linee guida nazionali sulla riapertura delle imprese, ma mira a completarle. Questo strumento dovrebbe anche essere letto insieme alla nota Ritorno al lavoro in condizioni di salute e sicurezza durante la pandemia del COVID-19, Ginevra, 2020, dove si possono trovare maggiori informazioni sulla gerarchia dei controlli. Altri strumenti pertinenti sulla salute e sicurezza sul lavoro e il COVID-19: OIL, Safe return to work: Guide for employers on COVID-19 prevention, Ginevra, 2020 (“Ritorno sicuro al lavoro: Guida per i datori di lavoro sulla prevenzione COVID-19”); OIL, Prevention and Mitigation of COVID-19 at Work Action Checklist, Ginevra, 2020 (lista di controllo pratica per aiutare le aziende a valutare il rischio di contagio).
Non chiamatelo SMART
Quali sono gli aspetti che impattano maggiormente sulle modalità di svolgimento del lavoro, sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori che svolgono la propria attività al di fuori della sede aziendale?
“La dovete smettere di chiamarlo smartworking. Trasformare la cucina in una scrivania improvvisata, rifinire un cuore di pasta di sale nel mezzo di una conference call, mandare una mail al cliente mentre tuo figlio ti chiede le divisioni in colonna, non è smartworking [...]”. Inizia così un recente post di “@papaperscelta” apparso su Instagram, che
inquadra quello che da un anno a questa parte è diventato uno degli argomenti più dibattuti, non solo nell’ambito degli esperti di prevenzione bensì anche nei media e nelle discussioni tra amici. Sono vari gli aspetti che entrano in gioco quando si deve ragionare su questa tipologia di lavoro che, proprio perché poco conosciuta, fino a poco tempo fa veniva facilmente confusa con quello che è definito invece telelavoro e non ‘lavoro agile o smart working’.
EVIDENZIARE I POSSIBILI VUOTI NORMATIVI
Tuttavia, qui non vogliamo parlare in modo specifico degli aspetti problematici di questo tipo di attività, che includono anche l’ergonomia, la psicologia e tanto altro, ma ci interessa evidenziare qual è al momento lo stato della normativa applicabile a questi due ambiti, e le loro differenze. Così facendo si possono anche mettere più facilmente in evidenza quelli che sono possibili ‘vuoti
ASPETTO ANALIZZATO
SCOPO Telelavoro
Adozione di una diversa modalità di svolgimento del lavoro che si avvale delle tecnologie dell’informazione nell’ambito di un contratto o di un rapporto di lavoro, in cui l’attività lavorativa, che potrebbe anche essere svolta nei locali dell’impresa, viene regolarmente svolta al di fuori dei locali della stessa.
Un mezzo per i lavoratori per conciliare l’attività lavorativa con la vita sociale offrendo loro maggiore autonomia nell’assolvimento dei compiti loro affidati.
Art. 1 - Accordo quadro europeo [1]
Lavoro agile
Modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato allo scopo di incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Art. 18 – Legge lavoro agile [5]
MODALITÀ’
(forma e comunicazioni)
Telelavoro
Accordo scritto, volontario tra le parti su proposta del datore di lavoro o del lavoratore, soggetto ad accettazione da entrambe le parti.
Accordo definito nella contrattazione collettiva, o impegno assunto successivamente all’inizio dell’attività lavorativa.
Art. 3 - Accordo quadro europeo [1]
Lavoro agile
Accordo scritto, tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro anche con riguardo agli esercizi del potere direttivo del datore di lavoro e degli strumenti da utilizzare.
Art. 19 – legge lavoro agile [5]
Luogo e ambiente di lavoro
Telelavoro
Definizione e dichiarazione del luogo scelto per lo svolgimento dell’attività lavorativa. Luogo che può coincidere con il proprio domicilio.
Il luogo di lavoro è scelto dal lavoratore nella misura in cui la scelta del luogo della prestazione sia dettata da esigenze connesse alla prestazione stessa o dalla necessità del lavoratore di conciliare le esigenze di vita con quelle lavorative e risponda a criteri di ragionevolezza
Il datore di lavoro, le rappresentanze dei lavoratori e/o le autorità competenti hanno accesso al luogo in cui viene svolto il telelavoro, nei limiti della normativa nazionale e dei contratti collettivi. Ove il telelavoratore svolga l’attività nel proprio domicilio, tale accesso è subordinato a preavviso ed al suo consenso.
Art. 8 - Accordo quadro europeo [1]
Lavoro agile Prestazione lavorativa eseguita, in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa.
Ad esempio: locale pubblico o in viaggio solo ove le condizioni siano sufficientemente confortevoli ed ergonomiche in luogo ritenuto “idoneo”.
È possibile scegliere di eseguire la prestazione in spazi pubblici di “co-working”, alberghi o strutture assimilabili, pubbliche o private.
Non è possibile eseguire la prestazione in locali tecnici o locali non abitabili.
Il datore di lavoro deve fornire con cadenza annuale, un’informativa scritta nella quale sono individuati i rischi generali e specifici connessi ai luoghi di lavoro e alla particolare modalità di lavoro.
Art. 22 – legge lavoro agile [5]
Orario di lavoro Telelavoro
Libertà di organizzazione il tempo di lavoro nell’ambito della legislazione, dei contratti collettivi e delle direttive aziendali applicabili.
Non si possono valutare le prestazioni supplementari, straordinarie notturne o festive, né permessi brevi che implichino una riduzione dell’orario di lavoro.
Definizione delle giornate di lavoro presso il luogo scelto, orario di lavoro e fasce di reperibilità.
INAIL – fascicolo [4]
Il datore di lavoro garantisce l’adozione di misure dirette a prevenire l’isolamento del telelavoratore rispetto agli altri lavoratori dell’azienda, come l’opportunità di incontrarsi regolarmente con i colleghi e di accedere alle informazioni dell’azienda.
Art. 9 - Accordo quadro europeo [1]
Lavoro agile
Prestazione lavorativa eseguita, in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza precisi vincoli di orario.
La prestazione lavorativa viene eseguita entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva.
Art. 18 – legge lavoro agile [5]
Definizione dei tempi di riposo del lavoratore nonché le misure tecniche ed organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro.
Art. 19 – legge lavoro agile [5]
Valutare il rischio della mansione, per gli aspetti specifici di modalità lavorativa svolta in luoghi fuori dai locali aziendali.
Art.15, art. 20 D. Lgs 81/08 smi.
Definire un patto di cooperazione tra datore di lavoro e lavoratore.
Integrare la formazione generale e specifica dei lavoratori (art. 37 D.Lgs.81/08 smi.) con le modalità particolari di lavoro adottate.
Comunicare all’istituto INAIL le modalità di rapporto di lavoro, nominativi con esatta ubicazione del luogo dove l’attività è svolta, le giornate di lavoro e le fasce di reperibilità.
INAIL -Gli adempimenti dei datori di lavoro [4]
Accordo tra le parti da comunicare all’istituto INAIL secondo il modello predisposto dal ministero del lavoro.
Circolare INAIL – istruzioni operative [6] Attualmente in deroga alla disciplina vigente, nessun accordo da inoltrare all’INAIL in tempo di pandemia come da disposizioni ministeriali.
Art. 1 lettera ff) [7]
Situazione da sanare.
Definire i criteri di valutazione del luogo di lavoro scelto dal lavoratore e documentarne l’avvenuta valutazione da parte del Datore di Lavoro
Specificare i comportamenti di prevenzione generale richiesti al lavoratore relativamente allo svolgimento dell’attività lavorativa in luoghi All’aperto; Privati al chiuso; Pubblici al chiuso; Mezzi di trasporto
Specificare i rischi, le attrezzature utilizzabili (tablet, notebook, smartphone, auricolare), e le misure minime di prevenzione con indicazioni relative a:
Rischio Incendio; Requisiti igienico sanitari (ambienti salubri); Requisiti minimi degli impianti elettrici; Aspetti ergonomici e posturali; Ambienti OUTDOOR: condizioni climatiche; richieste di soccorso in luogo isolato; pericoli riguardanti flora e fauna; Presenza di sostanze pericolose o infiammabili; Approvvigionamento acqua potabile.
Avviso INAIL del 26 febbraio 2020 [8].
Definire i momenti di lavoro, reperibilità e pause (come da accordi collettivi) per conciliare le interrelazioni tra i lavoratori che operano all’interno dei locali aziendali e quelli all’esterno.
Da specificare nell’accordo tra le parti e veicolare come informazione e formazione.
Nelle condizioni di lavoro di Videoterminalista si rimanda al Titolo VII D.Lgs. 81/08 smi., per le indicazioni specifiche sul tempo lavoro e pause.
SICUREZZA LAVORATORI
ASPETTO ANALIZZATO (1)
Diritto al controllo – sul lavoro svolto
DESCRIZIONE E RIFERIMENTI NORMATIVI
Telelavoro
L’eventuale installazione di qualsiasi strumento di controllo deve risultare proporzionata all’obiettivo perseguito
Il datore di lavoro rispetta il diritto alla riservatezza del telelavoratore.
L’eventuale installazione di qualsiasi strumento di controllo deve essere effettuata nel rispetto della direttiva 90/270/CEE relativa ai videoterminali.
Art. 6 - Accordo quadro europeo [1]
Lavoro agile
Definizione delle condotte connesse all’esecuzione della prestazione lavorativa all’esterno dei locali aziendali
Definizione dell’accordo relativo all’esercizio del potere di controllo da parte del Datore di lavoro sulla prestazione resa nel rispetto di quanto disposto dall’articolo 4 della legge 20 maggio 1970, n. 300, e successive modificazioni.
Specificando le condotte che danno luogo all’applicazione delle sanzioni disciplinari. Art. 21 – legge lavoro agile [5]
ASPETTI DA GESTIRE
Definire la modalità di controllo che può avvenire anche con il tramite di un collegamento informativo o telematico.
Implementare un processo documentato di valutazione per obiettivi/performance.
Informare il lavoratore sulle modalità di trattamento, conservazione e protezione dei dati e delle informazioni raccolte ai sensi del vigente codice della Privacy.
Attrezzature hardware e software
Telelavoro
Il Datore di lavoro è responsabile della fornitura, dell’installazione e della manutenzione degli strumenti, salvo che il telelavoratore non faccia uso di strumenti propri.
Il datore di lavoro deve assicurare la sicurezza del <postazione di lavoro> che comprende il computer, nel caso di utilizzo portatile tastiera esterna, mouse, apparecchiature connesse, telefono, connessione dati, stampante (se necessario) supporto per documenti, sedia, piano di lavoro.
Le attrezzature di lavoro devono essere conformi al D.Lgs 81/08 smi., Titolo III e VII. INAIL – fascicolo [4]
Lavoro agile
Definite e fornite in base in base agli accordi tra le parti e alla specificità del lavoro. Il datore di lavoro -fornisce al lavoratore un’adeguata informativa circa il corretto uso delle attrezzature eventualmente messe a disposizione; -forma il lavoratore sull’uso delle attrezzature -si assicura che le attrezzature utilizzate siano conformi al titolo III e VII del D.Lgs81/08 smi., nel caso in cui non le fornisca.
Circolare INAIL – tutela lavorati [6]
Verificare periodicamente che l’attrezzatura fornita sia utilizzata secondo le indicazioni ricevute in fase di installazione della stessa.
Predisporre informativa con le caratteristiche minime necessarie ad esempio: marcatura CE, tipologie etc.
Informare il lavoratore sulla tipologia di dispositivi che si possono utilizzare a seconda dello scenario lavorativo (per esempio durante i viaggi).
Fornire indicazioni sulla mitigazione dei rischi non “standard” come ad esempio la Sindrome di text neck:
Assicurazione
lavoratori Telelavoro
Lavoratori tutelati applicando i criteri di carattere generale validi per tutti gli altri lavoratori, con esclusione del rischio elettivo.
Il telelavoro si configura quale una delle modalità di organizzazione del lavoro a distanza che non comporta di per sé un mutamento di mansioni, in quanto i contenuti della prestazione lavorativa rimangono invariati ed il dipendente resta comunque inserito nell’organizzazione aziendale e conseguentemente assoggettato al potere direttivo e disciplinare del datore di lavoro. Non cambia in alcun modo modalità e condizioni dell’applicabilità delle regole proprie dell’assicurazione obbligatoria.
Gli addetti al telelavoro, pertanto, hanno diritto alle stesse prestazioni economiche, sanitarie e integrative degli altri lavoratori assicurati INAIL – fascicolo [4]
Lavoro agile
Il lavoratore ha diritto alla tutela contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali dipendenti da rischi connessi alla prestazione lavorativa resa all’esterno dei locali aziendali, con esclusione del rischio elettivo.
Modalità di lavoro che comunque comporta l’estensione dell’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali dipendenti da rischi connessi alla prestazione lavorativa resa all’esterno dei locali aziendali.
Gli infortuni occorsi mentre il lavoratore presta la propria attività lavorativa all’esterno dei locali aziendali e nel luogo prescelto dal lavoratore stesso sono tutelati se causati da un rischio connesso con la prestazione lavorativa Art. 23 – legge lavoro agile [5]
Circolare INAIL nr [6]
Assicurazione itinere
Telelavoro - Lavoro agile Lavoratori tutelati applicando i criteri di carattere generale validi per tutti gli altri lavoratori con esclusione del rischio elettivo.
Prevista nella misura in cui la scelta del luogo della prestazione sia dettata da esigenze connesse alla prestazione stessa o dalla necessità del lavoratore di conciliare le esigenze di vita con quelle lavorative e risponda a criteri di ragionevolezza.
Specificare negli accordi che la tutela è prevista ad esclusione del rischio elettivo scaturito da una scelta arbitraria del lavoratore il quale, mosso da impulsi personali, crei e affronti volutamente una situazione diversa da quella inerente all’attività lavorativa, ponendo così in essere una causa interruttiva di ogni nesso fra lavoro, rischio ed evento.
Definire negli accordi i luoghi, con nesso di conciliazione vita privata e attività lavorativa, che necessitano di estensione assicurativa.
Definire negli accordi eventuali luoghi di lavoro non consentiti, ad esempio non ammessa attività all’estero (non in Italia), o eventualmente specificare le misure da adottare.
Formare ed informare il lavoratore sulle casistiche a cui si può ricondurre un infortunio in itinere.
(1)Aspetto analizzato in riferimento al lavoro subordinato con contratto di natura privata del datore di lavoro
normativi’, che in ogni epoca sono tipici di ogni cambiamento: quando cioè la realtà evolve e supera la regolamentazione, e bisogna cercare di ‘star dietro’ a quanto avviene nella società, in tutti gli ambiti del vivere civile. Questo contributo infatti vuole essere un segnale che possa farci anticipare le misure da attuare per il futuro molto prossimo, quando ci ritroveremo fuori
dalla fase più ‘emergenziale’ attuale in cui si è divisi in ‘zone colorate’ e si è spinti a lavorare a casa ‘da remoto’ il più possibile, laddove la tipologia e la struttura aziendale lo consentono. È evidente che la pandemia sta comportando l’accelerazione di processi in un mondo dove il lavoro sta già cambiando e avrebbe richiesto più anni, relativamente alle modalità di lavoro
e a tutto il suo ‘indotto’: ambienti di lavoro, attrezzature di lavoro, mezzi di trasporto, ecc. sempre con uno sguardo più attento anche alla cosiddetta sostenibilità per il mondo futuro, che è già oggi.
Proprio per questo motivo bisognerà quindi tener presente fin d’ora che questa forte spinta va accompagnata da una regolamentazione, per evitare che vi siano quei vuoti normativi dovuti alle novità imposteci da questo ultimo anno appena trascorso, decisamente molto molto particolare.
L’analisi di seguito effettuata (nella Tabella 1 riportata qui a fianco), è volta a mettere in risalto gli aspetti che impattano maggiormente sulle modalità di svolgimento del lavoro e sulla salute e sicurezza dei lavoratori che svolgono il proprio lavoro al di fuori della sede aziendale.
Ma che impatto ha l’introduzione di questa modalità lavorativa sui lavoratori che svolgono la propria attività nella sede aziendale?
Ad esempio, è necessario rivedere la gestione dell’emergenza e l’individuazione della squadra di emergenza. Gestione rimodulata in base ai lavoratori che effettivamente sono presenti in sede, con ridefinizione della numerosità della squadra e dei compiti assegnati. E ancora, è necessario gestire la condizione di lavoro isolato che può verificarsi nelle situazioni in cui poco personale opera presso la sede. Queste sono altre valutazioni da approfondire in fase di aggiornamento della documentazione ex D.Lgs. 81/08. (articolo pubblicato nel n.2/2021 marzo de Il Giornale dell’Ingegnere) ■
*Vicecoordinatrice Commissione Sicurezza Industriale Ordine Ingegneri di Torino
**Componenti Commissione Sicurezza Industriale Ordine Ingegneri di Torino
Bibliografia
1. Accordo-Quadro Europeo sul telelavoro concluso il 16 luglio 2002, TRA UNICE/UEAPME, CEEP E CES. Recepito con Accordo interconfederale del 09/06/2004 nell’ambito di Confindustria, Confartigianato, Confesercenti, Cna, Confapi, Confservizi, Abi, Agci, Ania, Apla, Casartigiani, Cia, Claai, Coldiretti, Confagricoltura, Confcooperative, Confcommercio, Confetra, Confinterim, Legacooperative, Unci, e Cgil, Cisl, Uil. 2. D.Lgs. 81/08 smi. Testo unico sulla Sicurezza nei luoghi di Lavoro.
3. Progetto di Ricerca. n. 1403 (dicembre 2009), finanziato dal Ministero del lavoro e delle politi-
che sociali. Titolo “Lavoro in ambiente domestico, telelavoro e lavoro a progetto: linee guida e buone prassi per la prevenzione dai rischi, anche in chiave comparata, alla luce della riforma del mercato del lavoro in Italia”
4. INAIL, Direzione Centrale Rischi – Il punto sul telelavoro- Silvana Toriello. Fascicolo nr. 3/2012
5. Legge n. 81 del 22 maggio 2017 “Misure per la tutela del lavoratore autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”
6. INAIL- Direzione generale Circolare 48 2 novem-
bre 2017 Obbligo assicurativo e classificazione tariffaria, retribuzione imponibile, tutela assicurativa, tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. Istruzioni operative
7. Decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19 recante: «Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19». E successiva normativa di gestione dell’emergenza pandemica.
8. INAIL – Avviso del 26 febbraio 2020 – CORONAVIRUS: Misure urgenti di contenimento del contagio e informativa sulla salute e sicurezza nel lavoro agile.
Gli specialisti dell’IGIENE
Con l’acquisizione di Medisan, Bettari Detergenti amplia la gamma di disinfettanti per uso professionale consolidando la propria posizione sul mercato. Ne abbiamo parlato con Filippo Mainardi, direttore marketing e business development dell’azienda.
Fabio ChiavieriNel mondo del cleaning professionale, l’esperienza è un valore aggiunto che fa la differenza. Quando all’esperienza si aggiunge la capacità di intrattenere un rapporto empatico con il mercato, capendone esigenze e tendenze, il risultato è quasi perfetto. Un esempio tutto italiano di questo binomio vincente è certamente Bettari, un’azienda a conduzione famigliare con sede a Poncarale in provincia di Brescia. Sebbene si tratti di una realtà di piccole dimensioni – gli addetti che vi lavorano sono una quarantina – la filosofia aziendale impostata dagli attuali titolari Marco e Flavia Bettari, figli dei fondatori, è molto più vicina a quella di una grande multinazionale dove Ricerca & Sviluppo e automazione della produzione, ottimizzata in ottica 4.0, sono elementi caratterizzanti. Da quasi sessant’anni Bettari produce detergenti e disinfettanti per uso professionale che vengono proposti in una gamma completa di prodotti con oltre 250 formulati realizzati dal laboratorio di ricerca interno. La qualità dei pro-
dotti, ma soprattutto la loro costanza nel tempo, è garantita da moderni impianti di miscelazione e confezionamento automatizzati, con una capacità produttiva di oltre 10 milioni kg/anno. “Puntare su impianti fortemente automatizzati – spiega Filippo Mainardi, Direttore Marketing e Business Development di Bettari – gestibili potenzialmente da un solo operatore, ci permette di controllare il processo produttivo dall’uscita dal silos della singola materia prima fino al confezionamento e di offrire un prodotto con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Ma, soprattutto, ci consente di avere la cosiddetta costanza di prodotto tra un lotto e l’altro: in altri termini, non c’è alcuna differenza tra flaconi di prodotto appartenenti a lotti differenti.”
Un altro punto di forza di Bettari consiste nell’empatia che i vertici aziendali riescono a creare con i propri distributori con i quali si instaura una partnership basata sulla reciproca fiducia, ancor prima che sulla relazione commerciale. “Il nostro modello di business – dice Filippo Mainardi – si basa sulla vendita dei prodotti tramite distributori sparsi
in tutta Italia e anche in Europa. Con molti di loro la collaborazione dura ormai da decenni ed è anche grazie a queste relazioni che siamo in grado di soddisfare le esigenze sempre più strette dell’utilizzatore finale. Bettari è specializzata nella pulizia di tutte le superfici dure, i macchinari e gli ambienti in particolare nell’ambito della ristorazione – con prodotti idonei all’utilizzo su piani HACCP – e nelle lavanderie industriali.”
In che modo la pandemia ha cambiato le esigenze dei clienti finali e, conseguentemente, le vostre strategie aziendali?
Certamente la pandemia da Covid-19 ha modificato lo scenario dei nostri clienti. Nel 2020, per esempio, la corsa sfrenata ai disinfettanti per uso personale ci ha indotto, grazie al fatto che figuriamo da anni nell’elenco delle officine di Presidi Medico Chirurgici autorizzate in Italia, a produrre in pochi mesi un gel disinfettante per le mani. Grazie a questa azione siamo stati in grado di servire nuovi clienti tipicamente esterni al nostro settore focus che è l’Horeca. In generale, si può dire che la situazione pandemica ha cambiato la mentalità dell’utilizzatore finale ponendo enfasi sull’importanza della detersione in materia di prevenzione e, con il proliferare del Covid, anche attraverso l’utilizzo di prodotti disinfettanti la cui azione virucida è stata comprovata dal Ministero della Salute.
disinfettanti a uso
Certamente sì. Abbiamo sentito forte l’esigenza di offrire una gamma di disinfettanti più ampia di quella che già avevamo. Le strade da seguire erano sostanzialmente due: lavorare su nuovi formulati o acquisire una realtà che avesse già in pancia una serie di prodotti di qualità già noti al mercato. Nel primo caso avremmo dovuto attendere i tempi troppo lunghi di approvazione del Ministero della Salute, perciò, non restava che la seconda opzione. Dopo aver svolto attente indagini di mercato per valutare la presenza di aziende che potessero fare al caso nostro, abbiamo individuato in Medisan ciò che stavamo cercando. Questa storica azienda torinese, infatti, ha ben 7 marchi di Presidi Medico Chirurgici già approvati dal Ministero della Salute – quindi già commercializzabili – che possono essere utilizzati in dilui-
zione per la disinfezione di qualsiasi tipo di superficie dura (da attrezzature ed arredi fino a pareti e pavimenti). Alcuni di loro sono idonei anche per la pulizia di piani HACCP, quindi, adatti alla pulizia di superfici potenzialmente a contatto con alimenti come nei bar, ristoranti, mense ecc. Con l’inserimento di questi prodotti nella nostra gamma andiamo a coprire un insieme di esigenze della nostra clientela molto più ampio rispetto al passato, con la possibilità di ritagliarci anche nuove fette di mercato.
Il marchio Medisan continuerà a esistere o i prodotti verranno inglobati all’interno delle linee Bettari?
Proprio per la storicità del marchio e la qualità dei prodotti riconosciuta dai clienti, Medisan diventerà il nuovo nome della nostra linea di disinfettanti passati, presenti e futuri.
I clienti hanno bisogno sempre più spesso, visto anche il momento particolarmente delicato del comparto Horeca che si ripercuote su tutta la filiera, di poter contare su un unico interlocutore in grado di fornirgli tutti i prodotti di cui hanno bisogno, che siano affidabili e con il giusto rapporto qualità/prezzo. Bettari, oggi, è in grado di offrire una vasta gamma di prodotti disinfettanti che afferiscono a questa esigenza, mantenendo un rapporto empatico con gli utilizzatori finali grazie al lavoro svolto dalla rete fidelizzata di distributori. ■
È a fronte di questa crescente attenzione verso i
professionale che si inserisce il recente acquisto di Medisan da parte di Bettari?
Come pensate che reagirà il mercato di fronte a questa nuova offerta?
Il settore del cleaning professionale si è specializzato, e si è evoluto tecnologicamente. Un bagaglio teorico di conoscenze si rende necessario per stare al passo con i tempi, capire il mercato, comprenderne i diversi aspetti, per sviluppare nuovi strumenti, nuove metodologie e nuovi modi di comunicazione, fermo restando l’importanza dell’esperienza fatta “sul campo”.
La Linea Guida “L’azienda nell’azienda”, realizzata da Mauro Martini, uno dei maggiori esperti del settore, è uno strumento di lavoro dedicato alle diverse figure professionali che compongono il mondo del cleaning.
“L’azienda nell’azienda” si articola in tre volumi: La cultura del pulito, L’analisi, L’azione.
In questo numero si affronta il tema dell’importanza del fattore tempo per pianificare gli interventi. Per stabilire le frequenze, i giorni riservati ora a questa ora a quell’operazione, occorre infatti individuare e separare gli interventi a carattere più urgente da quelli che consentono un intervallo di tempo più lungo. Vengono inoltre prese in considerazione le gestualità operative necessarie ad eseguire gli interventi di pulizia, le operazioni complementari, la curva di efficienza e la produttività oraria.
Si entra poi nello specifico con le indicazioni per progettare il Piano degli Interventi che dovrà essere sempre visibile e punto di riferimento di tutto il ciclo di vita dell’appalto.
SECONDO VOLUME L’analisi
Capitolo 7
L’analisi dei tempi
2.7.1 L’ANALISI DEI TEMPI
Il nostro tempo va programmato. Dalla qualità della sua programmazione dipende il raggiungimento degli obiettivi professionali e privati. Programmare significa spianare la strada all’attuazione dei progetti, arrivare al traguardo. Prendere carta e penna e programmare il tempo vuol dire un minor carico di lavoro per la memoria. Un programma nero su bianco ha l’effetto psicologico di un’automotivazione, stimola a lavorare con metodo. Per gestire in forma ottimale il tempo che ci viene assegnato occorre governarlo e tenerlo costantemente sotto controllo. Il tempo non è mai abbondante né si può comprare né si può mettere da parte, il tempo passa ed è impossibile fermarlo, dobbiamo quindi investire bene il capitale tempo quale principale risorsa del profilo tecnico ed economico di ogni attività. Per ottimizzare il tempo a disposizione occorre programmare l’azione e mantenere costantemente presenti gli obiettivi che si intendono raggiungere. Infatti solo chi ha fissato gli obiettivi riesce a non perdere il filo degli avvenimenti e avere una visione chiara della propria giornata e trova le energie per farlo ogni momento della giornata, tutto si incanala verso l’obiettivo, si porta a termine un impegno dopo l’altro ammortizzando più facilmente l’impatto dei contrattempi, degli ostacoli, degli imprevisti.
Le occasioni di distrarsi diminuiscono, aumenta la concentrazione, il treno non esce dai binari dei compiti da svolgere. Se si riesce a tenere sotto controllo tutta l’attività della giornata, un lavoro non eseguito non può sfuggire.
Linee degli interventi che devono essere compiute in tempi rapidi e con metodo soddisfacente che consentono innanzitutto di calcolare il costo delle operazioni e le ore necessarie e inoltre, in base alla disponibilità orarie dei locali, stabilire il numero degli operatori necessari.
Un’errata valutazione dei tempi oltre ad una perdita economica impedisce il rispetto della qualità promessa quella attesa e soprattutto quella percepita dagli inquilini e dagli ospiti. È in quest’ottica che il calcolo dei tempi deve basarsi su un riscontro tecnico e deve rappresentare per l’operatore un punto di riferimento costante.
Maison Fresh
POSIZIONE OPERATORE
2.7.1 L’analisi dei tempi
Posizione operatore
Gestualità operative
2.7.4 Curva di efficienza
Operazioni complementari 2.7.6 Produttività oraria
Percorso di Formazione
è importante che l’operatore abbia un contatto ravvicinato con la superficie per poter operare in una posizione stabile e sicura e per questa ragione è preferibile per le superfici elevate utilizzare un elevatore o un trabattello anzichè una scala e, se la superficie presenta alti rischi è consigliabile utilizzare una prolunga anziché esporre l’operatore a pericoli di caduta. La posizione del corpo che assume un operatore nel corso delle operazioni di pulizia può essere:
■ Flessa
■ Eretta
■ Inarcata
Che in relazione alla posizione assunta si modificherà in questo modo: Genuflessa Flessa Flessa Sopraelevata Eretta Genuflessa Eretta Eretta Sopraelevata Inarcata Genuflessa Inarcata Inarcata Sopraelevata
La posizione flessa è sicuramente la più efficace perchè, portando il peso del corpo dalle spalle alle braccia, si ottiene una maggiore variazione di intensità della pressione dosando la forza in relazione alle esigenze e inoltre consente un’azione più prolungata. In relazione alla necessità di avvicinare l’operatore il più possibile alle superfici e operare in una posizione stabile possiamo affermare che la pulizia manuale di un pavimento, che richieda una gestualità per raschiare o smacchiare parti di superfici, deve essere effettuata in una posizione genuflessa, con le due ginocchia a terra protette da due ginocchiere (imbottite). Questa posizione consente una buona produttività e un’azione meno affaticante rispetto ad altre. Esistono tuttavia casi in cui l’operatore, anzichè avvicinarsi alla superficie, è preferibile che ne sia il più distante possibile. Ad esempio per pulire un cunicolo o una cisterna che comporta rischi di asfissia a causa di possibili formazioni di gas.
2.7.3 GESTUALITÀ OPERATIVE
Lo studio dei movimenti del corpo ha permesso la costruzione di macchine, tra cui gli stessi robot, che costituiscono integralmente o parzialmente l’operatore. Nell’ambito delle pulizie industriali questi movimenti sono compiuti da un operatore, manualmente, o da una macchina a motore, a cui è stato innestato un attrezzo di avvicinamento e del materiale agente, che compie le stesse gestualità con più energia e continuità.
Le gestualità necessarie ad eseguire gli interventi di pulizia sono:
■ gestualità rotante (il braccio compie un movimento rotatorio)
■ gestualità lineare (il braccio scorre in linea retta su una superficie con un percorso di andata)
■ gestualità a “cornice” (si delimita il perimetro della superficie e successivamente si pulisce l’interno del quadro)
■ gestualità intrigante (prevede l’immissione di un attrezzo in un interstizio o fessura)
■ gestualità tamponante (prevede un’azione circoscritta generalmente su macchie)
■ gestualità rimovente (prevede l’asportazione meccanica di residui essiccati quali vernice, gomma e altro)
Ognuna di queste gestualità compie un’azione efficace se è sviluppata correttamente e se agevola i movimenti del materiale agente. Esempio: la gestualità rotante è quella che consente una maggiore pressione sulla superficie e quindi dovrà essere utilizzata per agevolare l’azione del detergente chimico, per emulsionare lo sporco e portarlo in sospensione. Se eseguita manualmente questa gestualità risulta essere molto affaticante, perciò deve essere usata limitatamente a specifiche necessità. Le gestualità operative si estendono a ogni azione che si compie in un ambiente e da esse dipende in buona parte il risultato di quanto si sta eseguendo.
2.7.4 CURVA D’EFFICIENZA
L’efficienza di ogni essere umano è soggetta ad oscillazioni nel corso delle 24 ore, oscillazioni che hanno un ritmo naturale e sono prevedibili. Questo fenomeno può essere visualizzato con un grafico (curva dei bioritmi). La nostra efficienza dunque oscilla; è un dato comune a tutti. L’importante è che ciascuno trovi il proprio ritmo quotidiano per portare a termine i compiti più impegnativi al mattino, quando la potenza è al massimo. Nel momento in cui la curva subisce un calo e si piega verso il basso non bisogna andare contro natura, il ritmo biologico va invece assecondato, utilizzandolo per svolgere i compiti meno importanti.
I massimo della potenza si ha in mattinata, in nessun’altra ora del giorno raggiunge livelli così alti.
Poi c’è la ben nota caduta di efficienza pomeridiana, che molti cercano di combattere con un caffè ristretto, che però peggiora la situazione.
Dopo una timida risalita in prima serata, la curva precipita inarrestabile fino a toccare il minimo assoluto qualche ora dopo la mezzanotte.
2.7.5 OPERAZIONI COMPLEMENTARI
MESSA A NUDO
Si intende lo sgombero dalla superficie degli oggetti di uso corrente.
Linea di intervento: SPOSTAMENTO
Si intende farà convergere gli arredi mobili o semoventi in un unico punto del locale.
Linea di intervento: SGOMBRO
Si intende trasportare mobili o arredi in un altro locale.
Linea di intervento: RIORDINARE
Si intende riporre materiali o arredi nella posizione più conforme e lineare.
Linea di applicazione: RICOMPORRE
Si intende rimettere gli oggetti nella posizione antecedente la pulizia.
Fase di preparazione: PREPARARE LA SOLUZIONE
Si intende ridurre il grado aggressivo del prodotto al punto di migliorarne l’utilizzo.
Fase di applicazione: ISOLARE
Si intende neutralizzare i rischi provenienti dall’azione su superfici incompatibili per effetto: schizzo, caduta, adiacenza.
Movimento interno previsto per operatori:
■ da ripostiglio a posto di lavoro
■ al deposito dei rifiuti
■ al rifornimento
La seconda attività denominata di supporto prevede tutte quelle operazioni preparatorie e conclusive antecedenti e successive all’azione specifica. Esse hanno inizio con l’orario di lavoro e prevedono:
■ la vestizione
■ l’esame dell’ordine del giorno
■ la preparazione del set operativo
SECONDO VOLUME L’analisi
Maison Fresh
■ il trasferimento o gli spostamenti nell’area di lavoro
■ la preparazione e la protezione delle superfici oggetto del trattamento
■ il posizionamento dell’operatore
■ il giro di controllo e lo sgombero dei rifiuti
■ la pulizia e la manutenzione del set operativo
2.7.6 PRODUTTIVITÀ ORARIA
Per produttività oraria si intende il volume, l’estensione delle superfici, il numero degli oggetti che l’operatore riesce a pulire in un’ora. Per ottenere tale dato occorre stabilire il tempo di globale rispetto all’operazione diretta sulla superficie e calcolare il tempo necessario alle attività di supporto che comporta; a tale proposito è importante sottolineare le possibili differenze dei tempi relativi alle attività di supporto in proiezione delle tre linee di intervento previste nelle attività di pulizia: la linea d’uso, che prevede trattamenti frequenti più leggeri, implica delle fasi preparatorie complesse più rapide, sia nella fase di allestimento del set operativo sia nell’azione di trasferimento da un reparto all’altro; al contrario la linea luce, che tratta operazioni di inceratura e lavaggio più incisivo delle superfici, prevede che vengano attivate azioni di supporto più consistenti; infine, la linea ombra, che ha nella fase preparatoria un aspetto dominante e che si identifica con veri e propri trattamenti di fondo. La personalizzazione del tempo avviene mediante l’analisi dell’indice di scorrevolezza dell’ambiente di lavoro, infatti devono essere analizzate le situazioni di disturbo, la presenza o l’assenza dei supporti operativi, la linearità dei percorsi, le situazioni della sicurezza e ogni condizione ambientale che può agevolare o intralciare l’azione di pulizia, la tipologia dell’intervento, lo stato d’uso delle superfici, le condizioni di lavoro e lo stato dello sporco - volatile, sedimentato, radicatounitamente all’indice di scorrevolezza delle superfici - libera, parzialmente ingombra, ingombra - influenzano positivamente o negativamente la produttività oraria.
Per stabilire il tempo necessario per compiere un’operazione occorre definire l’unità di misura cui fare riferimento (metro, metro quadrato, a numero, ecc.).
La precisione dell’analisi dei tempi dipende anche dalla scelta dell’unità di misura che meglio interpreta l’attività rapportata alla forma della superficie su cui viene eseguita.
Percorso di Formazione
Capitolo 8
Visibilità del piano delle frequenze e delle operazioni
2.8.1 STANDARDIZZAZIONE DELLE FREQUENZE
Per progettare il piano degli interventi e stabilire le frequenze i giorni riservati ora a questa ora a quell’operazione occorre separare quelli a carattere più urgente da quelli che consentono un intervallo di tempo più lungo. Alla Linea d’uso appartengono interventi di tipo igienico e trattamenti più leggeri da effettuarsi frequentemente. Alla Linea luce appartengono interventi più complessi sia per la
posizione che per la sedimentazione dello sporco. Infine, la Linea ombra sarà più complessa e aggressiva poiché interessa parti nascoste o il trattamento di fondo. Esempio: il pavimento
La scopatura e il lavaggio che si effettua generalmente con frequenza giornaliera è inserito nel processo della Linea d’uso. La scopatura con lavaggio e aggiunta di inceratura o eliminazione di eventuali macchie (qualora si trattasse di moquette)
Pavimento
2v al giorno settimanale mensile
giornaliero quindicinale bimestrale
ogni due giorni mensile semestrale
settimanale bimestrale annuale
ordinario protezione fondo
Piani di lavoro
2v al giorno settimanale mensile
2v al giorno settimanale mensile
Piani appoggio
Parete
2v al giorno settimanale mensile
giornaliero settimanale mensile
Finestre giornaliero settimanale mensile
Porte giornaliero settimanale mensile
Soffitto Punti luce settimanale quindicinale mensile
giornaliero quindicinale bimestrale
giornaliero quindicinale bimestrale
giornaliero quindicinale bimestrale
giornaliero quindicinale bimestrale
giornaliero quindicinale bimestrale
settimanale mensile bimestrale
quindicinale mensile trimestrale
ogni due giorni mensile semestrale
ogni due giorni mensile semestrale
ogni due giorni mensile semestrale
quindicinale bimestrale trimestrale
quindicinale bimestrale trimestrale
quindicinale bimestrale trimestrale
mensile trimestrale semestrale
settimanale bimestrale annuale
ordinario protezione fondo Apparecchi contenitori suppellettili d’uso
settimanale bimestrale annuale
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e infine la lucidatura finale, appartiene al piano della Linea luce. Quando invece si procede al trattamento di deceratura, lavaggio a fondo della moquette, oppure alla cristallizzazione del pavimento, allora si farà ricorso alla Linea ombra
La qualifica e validazione del progetto frequenze passa attraverso la classificazione dei rischi igienici, estetici e funzionali del locale e delle sue superfici.
2.8.2 PREVENIRE IL LIMITE CRITICO
Il maggior contributo al processo per determinare le frequenze viene dall’analisi sistematica del limite critico che si pone quando lo sporco passa da una conformazione (stadio) ad un’altra. Per esempio, la polvere che ha una consistenza leggera e volatile, quando si inumidisce, sedimenta e si deposita radicalmente sulla superficie. La stessa può legarsi a residui grassi o magri derivati dalle lavorazioni o dalle attività interne; il superamento di questo limite dà inizio ad una fase di maggior degrado e impone una tipologia di intervento più complessa e contemporaneamente più costosa. Infatti si dovranno utilizzare prodotti più aggressivi, più materiali, e aumenterà il tempo necessario per l’esecuzione, dato il maggior numero di passaggi (tempo fase) necessari sulla superficie per ottenere il pulito. Se ciò non bastasse, l’intervento più aggressivo comporta un maggior rischio per le persone e per le superfici limitrofe che possono essere coinvolte da spruzzi o da contatto con materiali aggressivi.
SECONDO VOLUME
L’analisi
Maison Fresh
Occorre quindi modificare la falsa concezione del risparmio ottenuto mediante la diminuzione delle frequenze degli interventi, perché nella maggior parte dei casi non è così. Altrettanto nociva per l’ambiente e senza nessun riscontro di tipo economico è l’abitudine a ricorrere all’intervento di pulizia generale per recuperare lo stato d’uso naturale di superfici e oggetti su cui lo sporco si è radicato a causa della mancata progettazione e pianificazione degli interventi. Nonostante la gestione delle frequenze, possono subentrare fattori imprevedibili e situazioni che determinano lo slittamento delle frequenze. È proprio in base all’importanza che si può avere sotto il profilo qualitativo ed economico che si considera il superamento del limite critico che sarà opportuno realizzare attraverso un diagramma degli slittamenti. Tale diagramma permette in modo efficace di evidenziare le operazioni e gli eventi di varia natura che ne hanno consentito l’esecuzione entro il termine previsto. Ciò consentirà di effettuare la verifica dei vari aspetti che hanno creato questi slittamenti e apportare i dovuti correttivi.
Il diagramma mostrerà in modo chiaro: ■ l’entità degli slittamenti che si sono verificati ■ il giorno, l’area e la causa
■ gli impatti degli effetti sulle attività successive delle azioni correttive
Percorso di Formazione
2.8.3 LA GESTIONE DELLE FREQUENZE
Il fattore umano, il movimento delle attività interne, le condizioni ambientali, gli agenti atmosferici, condizionano il rispetto delle frequenze e contribuiscono a modificare il limite critico per questa o quest’altra superficie.
Per limite critico si intende il momento in cui il degrado, lo sporco sulla superficie, muta il suo stato, determinando una maggiore difficoltà per la sua asportazione.
Occorre quindi, prima di fissare i termini degli interventi (frequenze), valutare tutti quegli elementi che possono determinare degli slittamenti come ad esempio l’aumento dello sporco su un pavimento in caso di pioggia, che accelera il raggiungimento del limite critico della superficie.
Appare evidente che il progetto del piano delle frequenze indicato nel capitolato non può considerarsi che un elemento indicativo, mentre la definizione delle frequenze deve essere un’operazione che si rinnova costantemente al fine di orientare le risorse dove è necessario.
Questa interpretazione dinamica è una vera e propria gestione delle frequenze e dovrà essere eseguita da operatori capaci di monitorare costantemente il limite critico ed equiparare le esigenze qualitative alle risorse economiche La gestione delle frequenze è una delle espressioni più rilevanti del processo di industrializzazione, il cui obiettivo si può così riassumere:
■ stabilizzare continuamente lo standard di pulizia senza ricorrere a interventi straordinari fuori budget, ma recuperando le risorse dalle operazioni previste a favore di altre.
■ aggiornare la progettazione del piano degli interventi in base alla verifica dei limiti critici
■ essere certi che le modifiche relative al piano degli interventi e a eventuali slittamenti del limite critico sono attività sotto controllo che non leggono la conformità del prodotto il pulito
■ inserire delle azioni correttive è un’attività di prevenzione e protezione per creare un maggiore intervallo tra un intervento e la nuova situazione di limite critico
In pratica si apre un modo nuovo di interpretare le attività di pulizia, rapportandosi con il cliente in veste di partner per il raggiungimento degli obiettivi aziendali. Uno dei fattori più rilevanti per il buon andamento di un attività di pulizia a carattere continuo all’interno di un ambiente di lavoro consiste nel recupero delle risorse del tempo da utilizzarsi laddove sono più necessarie. Questa attività consiste proprio nella gestione delle frequenze. Il recupero di tali risorse proviene, oltre che da un’analisi realistica di effettiva del limite critico anche dalla previsione effettuata che ne consenta una dilatazione. Infatti lo studio degli ambienti dell’attività interna con particolare riferimento al movimento delle persone e dei materiali, del tipo e della velocità di formazione dello sporco, della provenienza e di quali veicoli di trasmissione lo sporco utilizza per diffondersi nell’ambiente. Tale operazione consentirà, nell’ambito della gestione delle frequenze, di concordare con l’utente iniziative atte a ridurre l’intensità dei fattori aggressivi e conseguentemente ad allontanare la situazione di limite critico.
2.8.4 VISIBILITÀ DEL PIANO DEGLI INTERVENTI
L’aggiornamento costante delle schede riportanti il piano degli interventi locale per locale dovrà essere il punto di riferimento di tutto il ciclo di vita dell’appalto. Quale elemento di distinzione, ma essenzialmente quale linea guida che consente di operare in collegamento con l’utente realizzando quella collaborazione essenziale per il conseguimento degli obiettivi.
La mancata visibilità aumenta la diffidenza nei confronti dell’impresa, in particolare quando tra la qualità proposta e realizzata e quella attesa dal cliente appaiono delle differenze. La funzione della visibilità del piano delle frequenze degli interventi non si esaurisce nella realizzazione della scheda su cui sono riportate le operazioni da eseguire giornalmente, mensilmente, annualmente, ma rappresenta la cartina di tornasole delle situazioni e delle esigenze espresse da un ambiente. Infatti, il piano degli interventi è il risultato dell’analisi, la valutazione, la progettazione del profilo tecnico ed economico del prodotto servizio conforme a quel particolare ambiente.
SECONDO VOLUME L’analisi
2.8.5 SCHEDA LOCALE PER LOCALE
La necessità di redigere una scheda riguardante il piano degli interventi per ogni locale nasce dalla necessità di dare visibilità e relazionare su quanto deve essere fatto e quanto è stato fatto. Inoltre la scheda evidenzierà le richieste e le segnalazioni dell’inquilino del locale. La scheda può paragonarsi alla cartella clinica che l’infermiere esamina prima di svolgere il suo compito e così gli operatori delle pulizie esamineranno la scheda dove sono riportate le operazioni da svolgere quotidianamente e quelle maturate nel programma generale.
Non importa se un ambiente di lavoro è composto da un numero elevato di locali, ognuno di essi dovrà avere la sua scheda, consentendo con la dovuta gradualità di effettuare per ogni locale una revisione accurata della progettazione, recuperando risorse di tempo e studiando soluzioni.
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SPECIALE GREEN / SOMMARIO
SOSTENIBILITÀ
X
Dalla green economy alla blue economy Cristina Cardinali
INCHIESTA
XII
La sfida del green cleaning bussa alle porte dell’industria made in Italy Maurizio Pedrini
TENDENZE
XXVI
Profumazioni biodegradabili: la nuova moda del green Luca Ilorini
REPORT XXX
La forza della green economy dati fondazione Symbola rielaborati da Cristina Cardinali
INQUINAMENTO
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INDAGINE
XLVI
Spiagge di plastica Cristina Cardinali
RICERCA
XLVIII
Batteri mangia-plastica per riciclare i rifiuti organici a cura di Cristina Cardinali
ECONOMIA
CIRCOLARE
LII
Una seconda vita per le mascherine usate Cristina Cardinali
LAVANDERIE INDUSTRIALI
LIV
Nuovi Cam per un pulito più sostenibile Marcello Falvo
RUBRICA
LVIII
Oggi sul mercato. Prodotti in sintonia con l’ambiente a cura di Loredana Vitulano
XXVI XL LII
SPECIALE GREEN / SOMMARIO
PEST CONTROL
LXII
Disinfestazione green: considerazioni e riflessioni a cura di Graziano Dassi
SPECIALE IGIENE URBANA
STANDARD TECNICI
LXV
Sistemi e mezzi per lo spazzamento stradale: stato e criteri di organizzazione Francesca Leone
MERCATO
LXVIII
La spazzatrice “rilancia” guardando alla green economy! Maurizio Pedrini
PREVENZIONE
LXXVI
Raccolta e gestione rifiuti urbani: raccomandazioni anti contagio a cura di Simone Ciapparelli
NORMATIVA
LXXX
Residui del verde: cosa cambia con le nuove regole a cura di Simone Ciapparelli
DISINFESTAZIONE
LXXXII
Zanzare, Territorio e Ambiente a cura di Graziano Dassi
LXXXVI
Analisi monitoraggio zanzare autoctone Emilia Romagna a cura di Alex Pezzin
RUBRICA
LXXXVIII
Oggi sul mercato a cura di Loredana Vitulano
LXVIII
LXXVI
LXXXII
Dalla GREEN economy alla BLUE economy
In ambito ambientale, economico e sociale, la sostenibilità è il processo di cambiamento nel quale lo sfruttamento delle risorse, il piano degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e le modifiche istituzionali sono tutti in sintonia e valorizzano il potenziale attuale e futuro al fine di far fronte ai bisogni e alle aspirazioni dell’uomo
Cristina Cardinali
Le attività di ricerca e innovazione sono parti essenziali per la sostenibilità. Un chiaro esempio è offerto dalle politiche europee in materia di ricerca e innovazione ambientale. Tali politiche sono volte a definire e sviluppare un’agenda trasformativa che renda più verdi economia e società in modo da farle diventare più sostenibili. Si definisce economia verde (in inglese green economy), o più propriamente economia ecologica, un modello teorico di sviluppo economico che prende origine da un’analisi bioeconomica del sistema economico dove oltre ai benefici (aumento del Prodotto Interno Lordo) di un certo regime di produzione si prende in considerazione anche l’impatto ambientale, cioè i potenziali danni ambientali prodotti dall’intero ciclo di trasformazione delle materie prime a partire dalla loro estrazione, passando per il loro trasporto e trasformazione in energia e prodotti finiti fino ai possibili danni ambientali che produce la loro definitiva eliminazione o smaltimento. Tali danni spesso si ripercuotono in un meccanismo tipico di retroazione negativa, sul PIL stesso diminuendolo a causa della riduzione di resa di attività eco-
nomiche che traggono vantaggio da una buona qualità dell’ambiente come agricoltura, pesca, turismo, salute pubblica, soccorsi e ricostruzione in disastri naturali.
L’idea di un’economia verde nasce dalla stesura nel 2006 del Rapporto Stern che propone un’analisi economica che valuta l’impatto ambientale e macroeconomico dei recenti cambiamenti climatici, denunciandone il peso negativo sul PIL mondiale. Ad esso si associano le crescenti preoccupazioni per l’esaurimento dei combustibili fossili col raggiungimento
del cosiddetto picco del petrolio ed il prezzo del greggio che supera nel luglio 2008 i 147 dollari al barile e l’aggravarsi quindi del problema energetico globale. A pesare ulteriormente sul precario quadro ambientale sono anche le analisi sullo sfruttamento delle risorse rinnovabili del pianeta che negli ultimi anni propongono un consumo annuo mondiale superiore alle capacità del pianeta stesso di rinnovarsi intaccando inevitabilmente le scorte disponibili.
Questa analisi propone come soluzione misure economiche, legislative,
tecnologiche e di educazione pubblica in grado di ridurre il consumo d’energia, di rifiuti, di risorse naturali (acqua, cibo, combustibili, metalli, ecc.) e i danni ambientali promuovendo al contempo un modello di sviluppo sostenibile attraverso l’aumento dell’efficienza energetica e di produzione che produca a sua volta una diminuzione della dipendenza dall’estero, l’abbattimento delle emissioni di gas serra, la riduzione dell’inquinamento locale e globale, compreso quello elettromagnetico, fino all’istituzione di una vera e propria economia sostenibile a scala globale e duratura, servendosi prevalentemente di risorse rinnovabili (come le biomasse, l’energia eolica, l’energia solare, l’energia idraulica), la promozione/adozione di misure di efficienza energetica e procedendo al più profondo riciclaggio di ogni tipo di scarto domestico o industriale evitando il più possibile sprechi di risorse. Si tratta dunque di un modello fortemente ottimizzato dell’attuale economia di mercato almeno nei suoi intenti originari. La green economy include dunque la generazione di energia verde basata sull’energia rinnovabile come sostituto per i combustibili fossili e il risparmio energetico grazie all’efficienza energetica. Essa si considera in grado sia di creare lavori verdi che di assicurare una crescita economica reale, sostenibile prevenendo problematiche ambientali quali l’inquinamento ambientale, il riscaldamento globale, l’esaurimento delle risorse (minerarie ed idriche), e il degrado ambientale. ll successo o meno dell’economia verde dipende direttamente dall’efficacia o meno dei comportamenti e dei provvedimenti tecnologici adottabili e sui loro impatti macroeconomici. Uno sviluppo dell’economia verde è rappresentato dall’economia blu, un modello di economia a livello globale dedicato alla creazione di un ecosistema sostenibile grazie alla trasformazione di sostanze precedentemente sprecate in merce redditizia. L’obiettivo dell’economia blu non è di investire di più nella tutela dell’ambiente ma, grazie alle innova-
zioni in tutti i settori dell’economia che utilizzano sostanze già presenti in natura, di effettuare minori investimenti, creare più posti di lavoro e conseguire un ricavo maggiore. In particolare, mentre l’economia verde prevede una riduzione di CO2 entro un limite accettabile, l’economia blu prevede di arrivare ad emissioni zero di CO2 e come la green economy si preoccupa di utilizzare energia ricavata da fonti rinnovabili e di creare prodotti “sostenibili.” L’economia blu si basa sullo sviluppo di principi fisici, utilizzando tecniche scientifiche come la biomimesi, un settore ancora poco conosciuto che si fonda sullo studio e sull’imitazione delle caratteristiche delle specie viventi per trovare nuove tecniche di produzione e migliorare quelle già esistenti.
umano con le capacità produttive della terra. A differenza dello sviluppo tradizionale, attraverso il quale l’uomo fin dalla nascita ha dovuto modificare l’ambiente circostante per costruirsi uno spazio adeguato in cui vivere, lo scopo dello sviluppo sostenibile è quello di creare un regime ambientale di equilibrio. Questa nuova visione, diventata necessaria per l’uomo, è legata al concetto di ecosistema. L’ecosistema è un’unità ecologica fondamentale nella quale convivono organismi che interagiscono tra loro e con l’ambiente circostante. L’inquinamento sta portando allo sconvolgimento di questi equilibri. L’economia blu, per raggiungere l’obiettivo di una crescita ecosostenibile, punta sull’innovazione, intesa come cambiamento
Diagramma di Venn dello sviluppo sostenibile, risultante dall’incrocio delle tre parti costituenti
Lo sviluppo sostenibile è il punto di forza dell’economia blu ed è una forma di sviluppo che non ostacola le possibilità di crescita delle generazioni future, avendo cura del patrimonio e delle riserve naturali esauribili. Non si tratta quindi di un blocco della crescita, bensì della crescita economica rispettosa dell’ambiente e dei suoi limiti.
L’uomo utilizza ingenti quantità di risorse non rinnovabili, destinate ad esaurirsi. Lo sviluppo sostenibile concilia la richiesta del fabbisogno
generato dalla condivisione delle conoscenze per trovare soluzioni che ristabiliscano l’armonia ambientale. L’economia blu applicata al business si traduce in blue thinking, strategia di marca volta all’innovazione della trasformazione, cioè pensare a un cambiamento nello sviluppo a tutela dell’ambiente non come un onere ma come un oceano di possibilità. Il “blue thinking” abbraccia la sostenibilità e la responsabilità ambientale per adeguarsi ai cambiamenti climatici ed economici.
La sfida del GREEN CLEANING bussa alle porte dell’industria MADE IN ITALY
Strettamente connesso al concetto di rispetto dell’ambiente e all’obiettivo dell’Economia Circolare, nelle industrie e non solo, il Green è un concetto di civiltà, una necessità sempre più impellente che potrà sicuramente rendere meno costosi i materiali impiegati nella produzione, permettendone un maggiore utilizzo e sviluppo. Sullo scenario del post-Pandemia, si inserisce il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza varato dal Governo per accedere ai fondi europei del Recovery Plan, con l’istituzione di un inedito ministero per la Transizione Ecologica
Maurizio Pedrini Giornalista di settore Direttore tecnico rivista Dimensione PulitoDi Green Cleaning si sente ormai parlare da tempo, come pulizia che protegge la salute e non danneggia l’ambiente, comprendendo tutti i sistemi e i prodotti che vengono impiegati in un processo di igienizzazione, compresi i metodi relativi alla prevenzione, alle procedure e tanti altri complessi aspetti. Le industrie più avanzate del settore hanno da tempo affrontato l’impegnativa sfida della sostenibilità ambientale, non solo nelle scelte produttive ma anche nella gestione e organizzazione del modo stesso di essere e vivere l’azienda, di produrre l’energia necessaria al funzionamento degli impianti e per altre importanti funzioni. Protezione dell’ambiente, riciclo, risparmio energetico, risparmio dei consumi, impiego di fonti rinnovabili sono diventate le parole chiave che ispirano da anni la mission del professional cleaning made in Italy proiettato ad un futuro che è ormai presente. Una realtà imprenditoriale sensibile e ambiziosa ma anche attenta ad un business destinato ad essere vincente, intenzionata sempre più a giocare un ruolo da protagonista nel cambiamento epocale, ormai improcrastinabile, richiesto al mondo dell’imprenditoria, come a tutti noi, per salvare il pianeta e il genere umano, con quella serie di rigorosi impegni assunti e racchiusi nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Un grande sforzo che dovrà portare la produzione di ogni azienda alla dimensione dell’economia circolare. Su questo scenario del post-Pandemia si inserisce il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza varato dal Governo per accedere ai fondi europei del Recovery Plan, con l’istituzione di un inedito ministero per la Transizione Ecologica, il cui obiettivo è quello di accompagnare, a tappe forzate, le aziende, la società, gli italiani tutti a compieretra l’altro - un percorso di risparmio energetico, riconversione ecologica e sostenibilità ambientale. Ma cosa pensano le aziende del Green Clea-
ning e dei grandi temi che investono la difesa dell’ambiente e l’Economia Circolare. In questa intervista a più voci abbiamo raccolto alcuni pareri.
UNA SVOLTA LEGATA ALL’INNOVAZIONE E ALLA QUALITÀ
Qual è la mission della vostra azienda rispetto a questo grande processo di trasformazione dell’economia, delle aziende e dei prodotti che va verso il green?
“Una pulizia che protegga la salute a discapito dell’ambiente non dovrebbe essere mai accettataesordisce Romolo Raimondi, AD RCM. Le nostre spazzatrici e lavapavimenti si propongono come strumenti che rendono gli ambienti dove vengono impiegate, più puliti, più sicuri e confortevoli. Si tratta di macchine che hanno prima di tutto a cuore la salute di chi le utilizza (nei casi più difficili abbiamo cabine pressurizzate per evitare che le polveri vengano respirate dall’operatore) e anche le procedure di preparazione e di manutenzione sono concepite per evitare contatti potenzialmente dannosi per chi le impiega. Differenti colorazioni per i diversi componenti della pulizia quotidiana o la scala di consumi di un componente o i preavvisi a display di eventi da tener presente, dimostrano che RCM mira a un prodotto completo che si prenda cura dell’ambiente e dell’operatore”. “La nostra mission orientata al greenrisponde Luca Cocconi AD Arco - è
rimasta integra anche durante la pandemia. Certamente, anche noi, come altre aziende produttrici di detergenti, per superare questo momento difficile, abbiamo riconvertito la nostra offerta puntando sui sanificanti, ma oggi c’è un’abbondanza tale sul mercato di questa tipologia di prodotti che le aziende, compresa la nostra, stanno lentamente rientrando nel sistema delle normali attività produttive, riprendendo a dedicarsi alla gamma pre-pandemia. In questi due anni una parte dell’azienda ha continuato a sviluppare il filone green, perciò il mondo dell’Ecolabel con la gare d’appalto 2.0, l’Ecolabel per i sistemi di dosaggio, la ricerca attenta di poter disporre di involucri e packaging con oltre il 50% di riciclato o di prima o di seconda vita. Abbiamo lavorato sui nuovi confezionamenti con il packaging di carta. Ora, alle porte del 20 giugno, possiamo affermare che quando cambieranno le metodologie per l’assegnazione delle gare d’appalto della Pubblica Amministrazione, Arco è inserita di diritto tra le aziende che saranno in condizione di presentare delle linee di prodotti adatte a far fronte alle esigenze delle imprese di pulizia”. “Come produttori di prodotti chimici per il cleaning - interviene il Direttore Generale di Polychim, Fabio Re - immaginiamo un futuro nel quale la maggioranza dei prodotti impiegati per pulire e mantenere in buono stato di conservazione gli ambienti siano sviluppati per avere il più basso impatto ambientale possibile: questo significa elevata biodegradabilità, formulazioni
SPECIALE GREEN
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contenenti materie prime naturali e rinnovabili, packaging e riciclati, bassi livelli di pericolosità per gli utilizzatori. Il nostro obiettivo è quello di sviluppare dei prodotti con queste caratteristiche, che siano al contempo competitivi in termini di performance e costi in uso”. “Noi di I.C.E. FOR - spiega Sergio Antoniuzzi - sin dal lontano 1985, quando lanciammo la linea di detergenti Formula Ecologica avevamo già posto le basi per la crescita e lo sviluppo di un’azienda che avesse tra le priorità la salvaguardia dell’ambiente e la tutela della salute degli utilizzatori. L’approccio alla riduzione dell’impatto ambientale, alla tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e alla realizzazione di prodotti di qualità certa e sicuri per il consumatore è stato guidato dalle certificazioni, di cui la nostra azienda si è dotata negli anni applicando la logica del miglioramento continuo, come ad esempio ISO 14.001, Ecolabel, A.I.S.E. Charter per la sostenibilità ambientale dei processi e dei prodotti. Nelle nostre linee di prodotto ecologiche utilizziamo solventi derivati dalla glicerina vegetale con alta efficacia e bassa volatilità, non rientranti nella categoria dei composti organici volatili (COV). In questo modo tuteliamo la salute respiratoria degli operatori che adoperano in particolar modo i detergenti multiuso e i detergenti per i vetri”. “Questo è un tema attualissimo - interviene Andrea Loro Piana, titolare di Falpi
- e c’è il rischio di ricadere nel banale e, soprattutto, nel greenwashing. Ormai tutti siamo tempestati dalla comunicazione ‘verde’, al punto che si rischia di non riuscire più a discernere i comportamenti virtuosi dalle chiacchiere. La mission della nostra azienda è da sempre quella di proporre al mercato prodotti socialmente sostenibili e di assoluto riferimento qualitativo. Quando parlo di sostenibilità sociale mi riferisco a come l’azienda e i suoi prodotti impattano sotto ogni aspetto che coinvolge la collettività”. “Kemika - risponde il Direttore Commerciale Matteo Marino - ha una linea completa di prodotti che permettono di ridurre gli impatti ambientali. È necessario partire dall’assunto che i formulati di maggior pregio in generale sono anche quelli che permettono di ridurre gli impatti sull’ambiente. Questo lo si persegue riducendo al minimo il tra-
sporto di acqua e l’utilizzo di plastica, concentrando molto l’attivo contenuto nel formulato e permettendo attraverso sistemi semplici e precisi all’utilizzatore di aggiungere la giusta quantità d’acqua sul cantiere. Abbiamo inoltre: una completa gamma di prodotti a marchio Ecolabel; 4 formulati certificati BIOCeq, fabbricati con materie prime esclusivamente derivate da energia rinnovabile, tre dei quali sono anche certificati Ecolabel; una cera industriale e un decerante certificato Ecolabel Austria. Si aggiungono poi tutti i prodotti che saranno certificati nel rispetto della nuova norma CAM, che entrerà in vigore a fine giugno”. “Oggi, rispetto al passato - interviene Francesca Zorzo, Responsabile Commerciale di Filmop - abbiamo i mezzi e le conoscenze per operare scelte consapevoli per la salvaguardia dell’ambiente: favorire lo sviluppo
PROTEZIONE DELL’AMBIENTE, RISPARMIO DEI CONSUMI, IMPIEGO DI FONTI RINNOVABILI SONO LE PAROLE CHIAVE CHE ISPIRANO DA ANNI LA MISSION DEL PROFESSIONAL CLEANING MADE IN ITALY
sostenibile è dunque un dovere comune che deve orientare l’intero comparto del cleaning professionale verso forniture e servizi sempre più eco-sostenibili, senza ovviamente rinunciare alla qualità. Igiene, salute e ambiente sono i tre pilastri che guidano la progettazione di ogni nuova soluzione di Filmop International. L’impegno profuso in oltre quarant’anni di attività si è tradotto nella realizzazione di un’ampia gamma di prodotti e sistemi altamente efficaci, rispettosi della salute ed ecosostenibili e nel conseguimento di importanti certificazioni
ambientali, aziendali e di prodotto”. “Quando si parla di Economia Green e, nello specifico, di Green Cleaning - risponde Marcello Falvo, titolare di Falvo - la nostra mission non è focalizzata solo sulla formulazione di prodotti altamente biodegradabili, ma sul creare una serie di processi atti a ridurre l’uso dei prodotti, l’impiego di acqua e i consumi energetici con processi di lavaggio a freddo e ad adottare sistemi di produzione da energia rinnovabile e processi lavorativi ottimizzati per ridurre gli sprechi energetici. Sono queste le fondamenta della nostra
ricerca”. “Ci stiamo muovendo con decisione in questa direzioneafferma Andrea Righi, CEO MKabbiamo dovuto colmare rapidamente il gap che avevamo rispetto ad alcuni nostri concorrenti, andando a lavorare sul fronte delle certificazioni, specialmente dell’Ecolabel, che abbiamo inserito nel nostro portfolio aziendale circa due anni fa, dedicandovi la massima attenzione, a garanzia del raggiungimento di importanti performance, ma anche della massima sostenibilità. Poi ci siamo impegnati anche in altre direzioni: ad esempio, abbiamo
Matteo Marino, direttore commerciale di Kemika Francesca Zorzo, responsabile commerciale di Filmop Marcello Falvo, titolare di FalvoSPECIALE GREEN
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dichiarato che entro il 2023 l’80% delle nostre confezioni sarà al 50% in plastica riciclata e completamente riciclabile dopo l’uso. MK ha poi scelto non solo di eliminare le microplastiche, ma anche le nanoplastiche. Abbiamo compiuto questo passo come atto di responsabilità che va oltre il rispetto della legge, decidendo di non adoperare più entrambe. Entro il 2026 ci siamo posti il traguardo di eliminarle da tutti i prodotti detergenti e stiamo lavorando con il nostro settore ricerca e sviluppo per innovare e migliorare le nostre formule chimiche proprio in questa prospettiva”.
“Vama - sostiene l’AD Davide Romano - ha sempre considerato la sostenibilità ambientale quale pilastro della propria vision: nasciamo come pionieri nella produzione made in Italy di strumenti ecologici per asciugare. Il nostro primo modello di asciugamani elettrico risale al 1971 e ha segnato l’avvio di un processo senza soluzione di continuità, culminato con sviluppo della attuale gamma di asciugamani EcoJet, modelli innovativi ed efficienti”. “Innovazione, Sostenibilità e Rispetto, questi sono i nostri valori - risponde Francesca Polti, direttrice generale Polti. In linea con una vision sempre improntata a traguardi importanti e con la volontà di essere leader anche nel cambiamento, Polti ha da tempo abbracciato il concetto di ‘sostenibilità’. Il vapore, cuore dell’azienda, è per definizione un disinfettante e agente
di pulizia anche senza l’utilizzo di additivi chimici. Recentemente l’azienda ha potuto qualificare come DDV – Dispositivo di Disinfezione a Vapore – alcuni prodotti secondo l’unica norma al momento esistente per testare l’efficacia disinfettante del vapore: lo standard francese AFNOR NF T-72-110”. “L’approccio green - afferma Denis Scapin, responsabile vendite Italia TTS Cleaning - deve necessariamente divenire un orientamento sistematico alla sostenibilità in ogni ambito e settore, incluso quello del Cleaning professionale: le operazioni di pulizia e sanificazione possono essere infatti molto impattanti, richiedono quindi l’adozione di procedure sostenibili e l’utilizzo di attrezzatura che assicuri al tempo stesso alte
prestazioni e basso impatto ambientale. Partendo da questo presupposto, il nostro obiettivo è dare ai professionisti del settore la possibilità di beneficiare di prodotti e sistemi efficaci e sostenibili al tempo stesso: per questo motivo siamo costantemente impegnati nella progettazione di soluzioni in grado di ridurre sensibilmente gli sprechi di acqua, detergente ed energia”.
L’OTTICA GREEN ALLA PROVA DEL NOVE DELLA PRODUZIONE AZIENDALE
Concretamente, in questi anni, che
cambiamenti
“I processi produttivi industriali non sono certo un esempio di greenafferma Raimondi - ma l’attenzione a certi tipi di materiali rispetto ad altri, come ad esempio la plastica riciclata e l’uso sempre minore di parti non riciclabili, contribuisce a rendere i nostri prodotti orientati al rispetto dell’ambiente. Questa cul-
significativi
nell’ottica Green avete introdotto nei processi lavorativi per la realizzazione dei vostri prodotti? Quali avete in programma?Andrea Righi, CEO MK Davide Romano, titolare di VAMA
tura è ormai acquisita in azienda e tutti i prodotti futuri saranno sempre progettati e realizzati pensandoli in quest’ottica”. “Il lavoro è stato continuo e imponente - spiega Cocconi - come pure la ricerca di nuove materie prime meno impattanti possibile sull’ambiente. Ci stiamo adeguando velocemente alle disposizioni dell’Unione formulati internazionali (Ufi) perché per la nostra azienda è diventato estremamente importante fare in modo che i prodotti possano essere depositati
in tutti i Paesi membri dell’Unione Europea. Arco questo ulteriore passo lo sta mettendo in pratica con i nuovi formulati del 2021 e sta adeguando tutti gli altri in tempi veloci: l’obiettivo è quello di essere pronti nel 2023 ad avere tutta la linea ecocompatibile ed ecosostenibile a livello europeo”. “Questo - racconta Re - è un aspetto sul quale non siamo ancora intervenuti perché gli sforzi sono stati indirizzati sulle caratteristiche intrinseche dei prodotti e sulla scelta di fonti energeti-
che sostenibili. Un obiettivo che abbiamo è quello di razionalizzare l’impiego di acqua, risorsa importantissima e spesso sottovalutata, migliorando il rapporto tra acqua impiegata nei prodotti e acqua utilizzata nei processi produttivi”. “Cogliendo le opportunità di sviluppo offerte da una nuova sensibilità alle problematiche ambientali - aggiunge Antoniuzzi - abbiamo scelto di orientare la caratterizzazione dei nostri prodotti verso l’utilizzo di materie prime a basso impatto ambientale derivanti da fonti vegetali rinnovabili, confezionandoli in imballaggi in plastica 100% riciclata post-consumo certificata Plastica Seconda Vita, per assicurare rintracciabilità dei materiali. Il nostro obiettivo sul contenimento della richiesta di plastica vergine non si è limitato al solo ambito degli imballaggi primari ma si è rivolto anche al packaging terziario attraverso l’adesione al progetto RE.WIND che propone un film estensibile nuovo nella veste e nei
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contenuti. In sostanza, il film estensibile proveniente dalle merci in ingresso non viene più destinato a rifiuto ma, grazie a un processo di raccolta e conferimento dedicato, viene rigenerato fino ad ottenere nuove bobine di materiale 100% riciclato, pronte per un nuovo ciclo di vita, che andranno a rivestire i pallet dei nostri prodotti in uscita. Inoltre nei nostri flussi documentali abbiamo dematerializzato i documenti cartacei, privilegiando la digitalizzazione”. “Parlando di concretezza - riprende Loro Piana - io la riporto su un aggettivo che mi piace usare spesso: ‘rigoroso’. Credo che ci sia bisogno di molto rigore nelle comunicazioni aziendali, così come nelle certificazioni, nelle produzioni e anche nei rapporti con il mercato. La lista delle cose ‘con-
crete’ sarebbe molto lunga e si rischia di essere noiosi nell’elencarle, ma ciò che è più importante è che il mercato sappia che il nostro atteggiamento rispetto alle azioni intraprese è sempre guidato dal massimo rigore: questo per noi è importante”.
“Kemika - afferma Marino - è un’azienda che produce i suoi formulati utilizzando solo energia da fonti rinnovabili. Le nostre caldaie sono alimentate a cippato o a gusci di nocciola. Sul tetto dei nostri stabilimenti abbiamo più di 2.000 mq di pannelli solari che ci permettono di produrre più energia di quella che utilizziamo e siamo ovviamente certificati ISO 14001”. “Se oggi possiamo affermare con orgoglio di essere un’azienda green - risponde Zorzo - è perché da sempre attuiamo una politica orientata alla
tutela ambientale, non a parole ma con azioni concrete. Filmop International ha infatti intrapreso fin dalle sue origini un preciso percorso verso l’eco-sostenibilità, a partire dalla fase produttiva: acquistiamo esclusivamente materie prime non inquinanti e di primissima qualità provenienti da fornitori qualificati e prediligiamo materiali di origine riciclata e componenti riciclabili. Crediamo nell’importanza dei materiali alternativi al metallo, come il polipropilene che aumenta la resistenza e la resilienza dei prodotti, estendendone la durata e ne permette il riciclo a fine vita. È poi nostra intenzione sviluppare prossimamente un sistema che permetta di quantificare la Carbon Footprint dei prodotti peri individuare le fasi più critiche in termini di emissioni e
SPECIALE GREEN
IESTA
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mettere in atto azioni specifiche volte alla loro riduzione”. “In questi anni - risponde Falvo - abbiamo evoluto la nostra azienda, portandola verso un abbassamento sempre maggiore delle emissioni CO2. Nello specifico abbiamo eliminato tutti i processi di produzione a caldo, i quali hanno comportato una sensibile riduzione dei consumi energetici. Abbiamo avviato il cambiamento del nostro autoparco da propulsione termica a propulsione elettrica e adottato un fornitore di energia elettrica certificata 100% green, con relativo attestato WWF, che viene esposto su ogni nostra fattura. Utilizziamo materie prime per la formulazione sempre più degradabili, ben oltre le normative italiane e comunitarie. Per il futuro, è nostra intenzione realizzare un impianto fotovoltaico in grado di fornirci l’80% dell’energia di cui abbiamo bisogno”. “Stiamo compiendo - afferma Righi - una vera e propria ristrutturazione aziendale che va nella direzione Green. Abbiamo in programma una riduzione del 73% dei consumi di energia elettrica, utilizzando tecnologie ecosostenibili di ultima generazione. Per quanto concerne l’energia rinnovabile, già dal 2020 abbiamo adottato una pompa di calore che sfrutta il calore naturale presente sia nell’aria, sia nell’acqua superficiale che nelle falde acquifere. Aggiungo infine che entro il 2025 l’intera nostra flotta aziendale sarà composta da veicoli ibridi”. “Gli asciugamani elettrici di ultima generazione - spiega Romano - per loro natura riducono l’impatto ambientale e la deforestazione, abbattendo le emissioni di CO2 e riducendo la generazione di rifiuti rispetto agli altri sistemi di asciugatura per uso pubblico, quali carta e cotone. Il sempre maggior utilizzo di materiali riciclabili e riutilizzabili sia nei cicli produttivi che nel packaging rispetto agli standard produttivi degli asciugamani elettrici tradizionali ha ulterior-
mente accentuato questo cambiamento”. “Stiamo iniziando un profondo processo di mappatura dell’intera nostra attività - precisa Polti - per comprendere a che punto siamo e identificare dei traguardi. Da tempo, per esempio, abbiamo installato i pannelli fotovoltaici che coprono ben oltre il 50% del fabbisogno aziendale, ma vogliamo abbracciare il progetto Sostenibilità in un’ottica sistemica e strategica. È un cambio di prospettiva totale perché ogni ambito aziendale – dalle HR alla Produzione – viene toccato ma non cerchiamo facili scorciatoie: ci interessa il Green Cleaning, non il Green washing”. “TTS - spiega Scapin - ha da sempre a cuore l’eco-sostenibilità della propria produzione e la salvaguardia delle risorse naturali: per questo motivo ci avvaliamo di materie prime riciclate,
favoriamo il riciclo dei materiali e utilizziamo energia solare per alimentare la produzione tessile. Inoltre, abbiamo scelto di analizzare le emissioni di gas serra in ogni fase del ciclo di vita di innumerevoli carrelli per ottimizzare le fasi produttive e la scelta delle materie prime utilizzate, ponendo le basi per lo sviluppo di nuovi prodotti che ottimizzino le future emissioni. Per farlo abbiamo realizzato un sistema che permette il conteggio delle emissioni di CO2 e in base al mercato di consegna della merce. Il lavoro svolto ci ha permesso di raggiungere importanti traguardi: TTS ha conseguito la certificazione del CFP Systematic Approach definito nella norma UNI EN ISO 14067:2018 e il carrello Magic Line 120 è il primo prodotto ad aver ottenuto il marchio di Carbon Footprint Italy”.
PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA
La “ripresa sostenibile” perseguita anche dal Governo Draghi si pone l’obiettivo di incoraggiare gli investimenti che aiutino le imprese a portare avanti la transizione energetica, utilizzando fonti energetiche rinnovabili. Come valuta la sua azienda questo appuntamento, che bussa ormai alle porte?
“La transizione energetica - risponde Raimondi - è molto interessante ma probabilmente coinvolge molto di più aziende operanti nella generazione e nel trasporto di energia. Le azioni concrete in questa direzione non possono essere che quelle di approvvigionarsi da queste fonti piuttosto che da altre giudicate
inquinanti. Ciò non toglie che RCM cercherà di selezionare, da un lato, queste fonti e dall’altro di applicare procedure produttive che evitino gli sprechi ed utilizzino materiali sempre più rispettosi dell’ambiente”. “Senza dubbio - ammette Re - condividiamo l’obiettivo di puntare su fonti energetiche rinnovabili e puntiamo su di esso per il futuro. Già oggi il 100% dell’energia elettrica che utilizziamo in azienda deriva da fonti rinnovabili, e una quota del 25% circa dell’acqua calda impiegata in processi produttivi interni deriva da pannelli solari. Procederemo con una progressiva sostituzione della flotta aziendale di autoveicoli con modelli ibridi, in grado di ridurre sensibilmente consumi di carburante ed emissioni”. “Dal punto di vista delle fonti energetiche - riprende Antoniuzzi - acquistiamo solo energia proveniente da fonti rinnovabili. La nostra fornitura di energia elettrica è prodotta dai raggi solari, dal calore della terra, dal vento, dalla forza dei corsi d’acqua e dal moto ondoso del mare, evitiamo in questo modo il sovrasfruttamento della Terra e aiutiamo a ridurre l’inquinamento. Tra le urgenze del Pianeta vi è certamente quella della gestione e dell’impatto della plastica e delle microplastiche che vengono immesse negli ecosistemi naturali con un fortissimo impatto ambientale. Ripensare a prodotti e imballaggi è una questione che è impossibile rimandare, vista la situazione di emergenza globale”. “Per esperienza - afferma Loro Piana - non mi baso sulle promesse che giungono da Roma per scelte aziendali. Andiamo convintamente avanti con le nostre forze, sicuri che sia il modo giusto di affrontare il futuro, ma lo facciamo perché ci crediamo. Se domani dovessimo avere l’opportunità di ottenere agevolazioni o sgravi sui capitoli di spesa che abbiamo pianificato, bene, ma non restiamo inchiodati ad attendere l’aiutino. Insomma, o le cose le fai perché ci credi o è meglio lasciar stare: non ci crediamo”.
“Utilizzare energia pulita - dice Zorzo - permette di minimizzare l’impatto ambientale e contrastare il riscaldamento globale, dovrebbe quindi essere un obiettivo comune da perseguire. Filmop International ha scelto di fare la sua parte installando un complesso di impianti fotovoltaici nella propria sede: l’energia solare ricavata alimenta l’intera produzione tessile, evitando il rilascio nell’atmosfera di circa 110 tonnellate di CO2 l’anno”. “Come dicevo in precedenza - risponde Falvo - concordiamo al 100% e dal momento in cui si concretizzeranno gli incentivi, questi non potranno che dare una forte accelerata alla realizzazione dei nostri obiettivi, che ho già citato: realizzazione di un impianto fotovoltaico con accumulatori e rinnovo del nostro autoparco con macchine elettriche”. “Abbiamo installato - racconta Polti - due impianti fotovoltaici sugli stabilimenti della nostra sede a Bulgarograsso in provincia di Como ormai diversi anni fa, uno nel 2010 e l’altro nel 2011. Una scelta responsabile nel rispetto dell’ambiente e delle persone che ci consente di ottenere un’energia ‘pulita’ e ridurre l’immissione di C02 nell’atmosfera. Ad oggi gli impianti ci permettono di coprire oltre il 50% del fabbisogno energetico aziendale, non escludiamo azioni che in futuro ci consentano di arrivare ad utilizzare energia al 100% da fonti rinnovabili”. “Nelle proprie politiche di crescita - interviene Scapin - TTS privilegia da sempre scelte di innovazione tecnologica sostenibile e di responsabilità ambientale dei processi produttivi: in tale ottica, l’azienda ha installato nel 2011 un impianto fotovoltaico presso la propria sede. L’energia pulita ricavata è in grado di alimentare completamente la produzione tessile, consentendo di risparmiare in media 115 tonnellate di CO2 ogni anno”.
(Inchiesta Green Cleaning continuerà sul prossimo numero)
b EL ALADIN: per un PULITO GREEN e su misura
Arco Chimica da sempre pone grande attenzione alla crescente sensibilità da parte del mercato per prodotti ecosostenibili, biodegradabili e con un minore utilizzo di plastica negli imballaggi. Per questa forte motivazione l’azienda ha sviluppato nuovi prodotti esattamente in quest’ottica. Innanzitutto, Il Sistema Aladin, votato al green e al risparmio, si pone l’obiettivo di ottimizzare la diluizione e l’uso dei detergenti. Esso permette, infatti, una mirata valutazione dei consumi in funzione di tutte le operazioni di pulizia previste nei cantieri. I vantaggi assicurati dall’impiego di Aladin sono molteplici: a partire dalla notevole riduzione degli stock di prodotti chimici giacenti in magazzino e del numero delle consegne presso i cantieri. Un fondamentale plus garantito da Aladin è il controllo: non solo dei consumi, in generale, sulla base delle operazioni programmate in ogni cantiere, ma anche delle diverse tipologie di prodotti in esso impiegate. Si tratta di un sistema di cleaning sicuro per l’operatore poiché la corretta diluizione del prodotto, garantita dal sistema, permette un miglioramento o eliminazione della simbologia di pericolo da detergente super concentrato a prodotto pronto all’uso.
ALADIN DOSE
Ultima nata in casa Arco Chimica: Aladin Dose. Un macchinario che permette varie diluizioni del medesimo prodotto in base alle operazioni di pulizia previste nel cantiere. Tecnologia di diluizione che occupa pochissimo spazio e la versione predisposta per il fissaggio a muro pesa solo 4kg. Macchinario economicamente competitivo rispetto
all’offerta presente sul mercato dei sistemi di dosaggio a basso ingombro. Si tratta quindi di un investimento minimo per l’impresa di servizi con il massimo dei vantaggi a disposizione per l’aggiudicazione delle gare di appalto. Aladin Dose viene consegnata già con la combinazione di diluizioni richieste dal
cliente e non necessita di allaccia mento idrico.
Soluzione ideale per ospedali, studi medici, palestre, case di cura, scuole ed università ed attività commerciali in genere.
Aladin Dose si attiva esclusivamente con i prodotti della linea Aladin di Arco. La gamma prodotti offre l’opportunità di sviluppare un piano di cleaning green a 360° grazie a prodotti certificati Ecolabel e ad impatto zero.
Aladin disponibile in 4 modelli: Aladin GT1, Aladin GT5, Aladin Pack e Aladin Dose. www.arcochimica.it
FALPI: la prima azienda del settore Cleaning ad essere certificata “REMADE IN ITALY”
Remade in Italy® è l’unica certificazione ambientale di prodotto sotto accreditamento, elaborata nell’ambito della omonima Associazione senza finalità di lucro, che permette a un’Organizzazione di dichiarare il contenuto di materiale riciclato (o di sottoprodotti), espresso in percentuale, all’interno di un materiale, semilavorato o prodotto finito, di qualsiasi tipologia (anche composto da diversi materiali) e appartenente a qualsiasi filiera. Lo schema di certificazione
richiede la predisposizione da parte dell’Azienda di un piano di tracciabilità delle materie e dei flussi all’interno del processo produttivo, il controllo continuo dei fornitori, la classificazione delle materie in ingresso. La verifica, svolta dall’Organismo di certificazione, prevede non solo l’analisi della documentazione rilevante ma anche la visita in azienda, sui materiali, prodotti e sul processo produttivo.
Per questi motivi i prodotti certificati Remade in Italy esprimono la massima attenzione del produttore nel gestire le materie che derivano da rifiuti o da sottoprodotti. I prodotti certificati ReMade in Italy sono a pieno titolo i prodotti dell’Economia circolare, affidabili, tracciati, innovativi e sono riconosciuti nei CAM nel mercato dei prodotti green delle pubbliche amministrazioni (cd. Green public procurement).
Falpi è la prima azienda, nel settore del Cleaning Professionale, a certificare ReMade in Italy i secchi e i contenitori dei carrelli per ottem-
perare al Decreto Ministeriale CAM: 43 referenze certificate con una percentuale di materiale riciclato superiore al 50%.
“Come azienda le nostre scelte sono da sempre guidate dalla responsabilità sociale e ambientale. Questo approccio è per noi fondamentale in tutte le fasi di realizzazione del prodotto: dalla progettazione, alla scelta delle materie prime fino alla tracciabilità della produzione.
La certificazione ReMade in Italy ha attestato l’impiego di materiale plastico riciclato e di conseguenza ha quantificato la riduzione dell’impatto ambientale in termini di: risparmio di CO2, risparmio di acqua ed efficienza energetica.
Grazie a tali garanzie i prodotti certificati rispondono a quanto disposto dai CAM.
Ancora una volta abbiamo voluto affrontare per primi una nuova sfida: altri siamo certi ci seguiranno!”.
I.C.E.FOR per la sostenibilità
Il tema dell’ecologia, per I.C.E.FOR, è sempre stato un vessillo da portare alto e gli sforzi intrapresi in questi anni stanno iniziando a portare i frutti attesi. L’obiettivo della azienda è quello di proseguire nel percorso di miglioramento continuo nell’ottica della sostenibilità, ma di incoraggiare anche altre imprese della stessa filiera ad intraprendere percorsi virtuosi, introducendo azioni concrete nel rispetto dell’ambiente, migliorando prodotti, processi e reputazione, in virtù del fatto che un vero approccio alla sostenibilità deve coinvolgere anche i propri fornitori e clienti. Questa scelta aziendale fa parte di un progetto più ampio di miglioramento della circolarità di impresa (iniziato nel 1984 con la produzione della prima linea a marchio Formula Ecologica). Infatti di recente I.C.E.FOR è stata oggetto di studio all’interno del progetto CERCA.2 - Circular Economy come Risorsa Competitiva per le Aziende - di Assolombarda con il supporto scientifico del Centro di Ricerca GREEN dell’Università Bocconi di Milano che, tramite il Check-up Tool per l’economia circolare, ha avuto modo di valutare la performance aziendale dal punto di vista della circolarità.
Sono state così individuate delle possibili azioni migliorative per minimizzare lo spreco di risorse e valorizzare gli scarti generati dai processi e dai prodotti offerti al mercato. Oltre a ciò, il risultato di questa analisi ha evidenziato che la performance è risultata superiore di 11 punti percentuali rispetto alla media nazionale grazie alle buone pratiche già attuate.
I PROGETTI
Tra le urgenze del Pianeta vi è certamente quella della gestione e dell’impatto della plastica e delle microplastiche che vengono immesse negli ecosistemi naturali con un fortissimo impatto ambientale. Ripensare a prodotti e imballaggi è una questione che è impossibile rimandare, vista la situazione di emergenza globale.
I.C.E. FOR sta portando avanti da qualche anno la buona pratica dell’utilizzo della plastica riciclata certificata Plastica Seconda Vita, proveniente dalla raccolta differenziata domestica (con bilancio di massa tracciato), per la realizzazione dei flaconi e delle taniche in materiale riciclato. L’impegno per un futuro sostenibile prevede l’estensione anche alle linee di prodotto più tradizionali dell’uti-
lizzo della plastica riciclata ricorrendo sempre meno alla plastica vergine che genera un’impronta ambientale molto più significativa.
L’obiettivo sul contenimento della richiesta di plastica vergine non si è limitato al solo ambito degli imballaggi primari ma si è rivolto anche al packaging terziario attraverso l’adesione al progetto RE.WIND che propone un film estensibile nuovo nella veste e nei contenuti. In sostanza, il film estensibile proveniente dalle merci in ingresso non viene più destinato a rifiuto ma, grazie a un processo di raccolta e conferimento dedicato, viene rigenerato fino ad ottenere nuove bobine di materiale 100% riciclato, pronte per un nuovo ciclo di vita, che andranno a rivestire i pallet dei nostri prodotti in uscita.
Anche nel dialogo con la Pubblica Amministrazione emergono intenti comuni per la riduzione degli impatti ambientali derivanti dall’utilizzo dei prodotti per le pulizie. I nuovi CAM – Criteri Ambientali Minimi, approvati lo scorso 29 gennaio 2021 con un Decreto del Ministro dell’Ambiente della Tutela del Territorio, rivedono infatti i requisiti degli anni passati e introducono importanti novità sotto vari aspetti: ambientale, rivolto alla salute e all’occupazione.
I.C.E. FOR, che già risponde a pieno titolo a tutti i requisiti dei Criteri Ambientali Minimi grazie alle proprie linee di prodotti a marchio Ecolabel, sta ampliando ulteriormente il proprio assortimento attraverso la messa a punto di nuove formule di prodotti per le pulizie straordinarie rispondenti alle nuove specifiche. icefor.com
50 ANNI di sostenibilità, igiene e SICUREZZA
Si è appena svolta la 51a edizione dell’Earth Day, la Giornata della Terra, manifestazione globale dedicata al nostro Pianeta. Il tema di quest’anno, Restore Our Earth, pone al centro dell’attenzione una spinta all’azione attiva e partecipata, alla protezione e alla sostenibilità ambientale. L’intento non è quindi solo di sensibilizzare l’umanità affinché si prenda cura dell’ambiente, ma anche cercare di rimediare ai danni già inflitti al Pianeta, primo fra tutti il riscaldamento globale. Nel 2021 si festeggiano anche i primi 50 anni di produzione di asciugamani elettrici da parte di Vama®, che nel 1971 con i modelli AEA diede inizio alla sua storia. 50 anni all’insegna di sostenibilità ed innovazione, iniziati come pioniere nella produzione made in Italy di strumenti ecologici per asciugare e culminati con una sfida davvero impegnativa: la creazione della gamma di asciugamani Eco-Jet. Una sfida enorme perché fino ai primi anni duemila tra gli utilizzatori era fortemente radicata l’abitudine all’utilizzo dei
classici asciugamani con bocchettone girevole che, seppur lenti ad asciugare e scarsamente efficienti dal punto di vista energetico, erano largamente diffusi.
Le attività di ricerca e sviluppo hanno consentito di trovare la chiave di volta per vincere la sfida di migliorare prestazioni, consumi e design, creando una gamma completa di prodotti made in Italy. Riducendo il tempo di asciugatura a soli 15 secondi si è infatti dimezzato lo standard dei prodotti elettrici esistenti e si è azzerato il gap temporale rispetto agli altri sistemi di asciugatura, carta monouso e cotone. A parità di tempo impiegato gli asciugamani elettrici consentono il rispetto dei più elevati standard di sostenibilità ambientale
La gamma di asciugamani Eco-Jet è stata poi sviluppata partendo dal presupposto che velocità, efficienza e sostenibilità debbano essere indissolubilmente legate all’igiene e alla sicurezza. L’introduzione di sistemi igienici basati su
filtrazione del flusso d’aria e sanificazione delle superfici interne, con modalità di funzionamento tassativamente no-touch, hanno reso i prodotti elettrici igienici e sicuri e sono stati precursori rispetto alle necessità emerse negli ultimi due anni di pandemia. La comprovata efficacia dei filtri assoluti in dotazione agli apparecchi come secondo livello di contenimento e contrasto contro batteri e virus, tra cui SARS-CoV-2, è uno straordinario riscontro in merito al livello di igiene e sicurezza raggiunto dagli asciugamani elettrici grazie alle tecnologie correlate.
“Dopo aver lavato le mani l’asciugatura con un prodotto Vama® di ultima generazione garantisce il massimo rispetto degli standard non solo ambientali, ma anche igienici. Siamo orgogliosi di aver contribuito allo sviluppo di prodotti sostenibili, igienici e sicuri, in grado di contribuire a contrastare il riscaldamento globale”.
www.vama.it
Profumazioni BIODEGRADABILI, la nuova MODA del green
La sostenibilità non è più una semplice ‘parola d’ordine’ ma una vera e propria necessità, con i consumatori che vedono un collegamento sempre più diretto tra le loro scelte d’acquisto e le principali problematiche ambientali
Luca IloriniIl mondo della detergenza professionale è sempre aperto alle novità formulative e alle tendenze del momento, alcune delle quali derivano dal mondo della detergenza domestica, se non dalla cosmetica in alcuni casi. Il mutamento è legato a nuove esigenze da parte dei consumatori che hanno spostato la loro attenzione verso
il mondo del naturale in maniera importante: un concetto non limitato agli ingredienti delle formulazioni, ma anche all’esigenza di avere packaging sostenibili, accompagnati ad una distribuzione eco-friendly e un impatto green senza waste. In particolare sono i millennials ad essere sempre più consapevoli che le loro abitudini d’acquisto e il
loro stile di vita possono avere un grande impatto a livello ambientale, non solamente per i prodotti cosmetici ma anche in termini di detergenza, nel settore domestico e sempre più in quello professionale, dove numerosi players stanno abbracciando soluzioni green come le profumazioni biodegradabili nei loro prodotti.
FRAGRANZE BIODEGRADABILI, DALLA DEFINIZIONE
AI TEST
Il singolo ingrediente profumato biodegradabile è stato descritto per la prima volta negli anni ‘50 ed è diventato popolare come uno dei preferiti tra consumatori e profumieri: è stato utilizzato ovunque nei prodotti di consumo che vanno dagli articoli per la cura della casa e della persona come detersivi per bucato e shampoo alle fragranze fini per arrivare all’universo della detergenza nelle sue diverse forme. La difficoltà è sempre stata quella di realizzare intere profumazioni con fragranze 100% biodegradabili, formate da più sostanze e non monocomponenti.
Deve essere chiarito all’interno dell’industria dei profumi, insieme ai diversi clienti aziendali, che non è facile concordare una posizione comune su ciò che è considerato un “profumo biodegradabile”. L’ar-
gomento deve essere basato sulla biodegradabilità dei singoli costituenti di una miscela di fragranze, ma risulta necessario chiarire una serie di condizioni per definire la fragranza biodegradabile: i componenti devono essere prontamente biodegradabili in linea con la linea guida OECD 301 oppure, in determinate condizioni, attraverso l’applicazione di criteri meno rigorosi. In secondo luogo, è necessario valutare se gli ingredienti intrinsecamente biodegradabili siano considerati ugualmente e se i risultati devono essere basati su uno studio OCSE, e infine a quale percentuale (massa o molare) devono essere applicati i criteri per la classificazione della miscela, ad es. al 60%, 70%, 90% o anche 100% degli ingredienti, prima di considerare l’intera miscela di fragranze “Biodegradabile”.
Sono stati sviluppati test di biodegradazione standard per le singole sostanze e per la miscela finale, con
biodegradazione in funzione della CO2 prodotta o dell’O2 consumata.
Quindi per miscele, come una fragranza formulata, non vengono fornite informazioni sulla biodegradabilità del singolo costituente.
I dati dei test di biodegradabilità sugli oli essenziali e sugli estratti naturali sono al contrario molto scarsi, dal momento che scarse sono le informazioni sui singoli costituenti della miscela: la valutazione della biodegradabilità di una sostanza complessa naturale (NCS – Natural Complex Substance) può essere effettuata caso per caso a seconda della composizione relativa e della degradabilità dei componenti sottostanti. I test possono essere condotti su NCS costituiti da componenti strutturalmente e se la NCS supera il criterio del test di biodegradabilità, si può concludere a ragion veduta, che i costituenti sottostanti che comprendono la sostanza complessa non dovrebbero essere persistenti.
CAPSULE PROFUMATE CON MATERIALE BIODEGRADABILE
La microincapsulazione fornisce uno strumento importante per il mondo della detergenza professionale, sia lato laundry che per i prodotti surface care. consentendo la protezione e il rilascio controllato di diversi agenti attivi. L’incapsulamento di oli essenziali in particelle core-shell o matrice è stato studiato per vari motivi, ad esempio la protezione dall’ossidazione, decomposizione ed evaporazione, il mascheramento degli odori o semplicemente per fungere da supporto e garantire il rilascio controllato. Un gran numero di metodi di microincapsulamento sono stati sviluppati per essere adattati a diversi tipi di agenti attivi e di materiali di rivestimento, generando particelle con una gamma variabile di dimensioni, spessori del guscio e permeabilità, fornendo uno strumento per modulare la velocità di rilascio della profumazione. Generalmente queste tecniche possono essere divise in due categorie principali, vale a dire metodi chimici e fisici; quest’ultimi possono essere suddivise, a loro volta in tecniche chimico fisiche e fisico – meccaniche. Nonostante i diversi sistemi proposti, i polimeri biodegradabili sono emersi come potenziali candidati per lo sviluppo di veicoli per il rilascio controllato della profumazione. Negli ultimi anni sono stati numerosi i processi di incapsulamento dei farmaci sviluppati utilizzando poliesteri alifatici, come poli (acido lattico) (PLA) e copolimeri di acido lattico e glicolico (es.PLGA) che sono polimeri biodegradabili ben noti. La biodegradabilità di questi polimeri può essere regolata incorporando nella loro principale catena una varietà di gruppi chimici come eteri, anidridi, carbonati, ammidi, uree e uretani. Polimeri biodegradabili, come PLA e PLGA (poli (lattide-co-glicolide), hanno dimostrato, da tempo, la loro capacità di applicazioni nel campo della realizzazione
di sistemi di erogazione controllata. Il comportamento di degradazione è differente a seconda della tipologia di polimero e le loro proprietà (come la velocità di degradazione) sono fortemente definite da caratteristiche strutturali come la composizione del copolimero, il peso molecolare e la natura dei terminali della catena. I copolimeri polilattide - coglicolide possono essere copolimerizzati per ottenere varie molecole con una gamma significativa di proprietà meccaniche. A causa della presenza del gruppo metilico, il PLA è più idrofobo del PLGA: pertanto, i prodotti a base di PLA si degradano per idrolisi molto più lentamente di quelli a base di PLGA. I nuovi polimeri permettono a livello di prodotto finito di poter vantare claim di sostenibilità, abbinando la funzionalità del prodotto che in questo caso non subisce riduzioni di efficacia, nonostante il passaggio da soluzioni sintetiche ad alternative biodegradabili.
FRAGRANZE BIODEGRADABILI E MONDO I&I
La tendenza al biodegradabile nel mondo home care è partita, a livello di fragranze, dal mondo della detergenza domestica con il player Unilever che ha lanciato la prima linea di sgrassatori con fragranze totalmente biodegradabili. Nel mondo della detergenza professionale gli studi per l’utilizzo di soluzioni biodegradabili è all’ordine del giorno,
dal momento che anche mondi come le lavanderie professionali e i grandi spazi comuni in alberghi e case di riposo, ad esempio, hanno aperto le porte alla sostenibilità in maniera esponenziale. Si tratta di profumazioni che vengono realizzate con materie prime tracciate, la cui filiera è trasparente dalla fase di raccolta all’utilizzo finale, e pertanto le stesse presentano un posizionamento prezzo abbastanza anomalo per il mondo del professionale e I&I. A fronte di costi più elevati la resa delle profumazioni è molto elevata e pertanto numerosi players hanno deciso di investire in questa direzione: fragranze più performanti a dosaggi ridotti, una scelta sostenibile. Il mercato si è molto sensibilizzato sul tema del green e di conseguenza, rispetto al passato, anche nel mondo della detergenza professionale la logica del prezzo e della funzionalità di prodotto subisce l’influenza del claim green. Il cliente finale è disposto ad una spesa leggermente maggiore a livello del prodotto finito, in cambio della possibilità di ottenere una soluzione su cui vantare determinati claim e che possa rappresentare un deciso punto di vantaggio rispetto alla concorrenza. Dalle capsule profumate biodegradabili alle fragranze realizzate secondo criteri di massima biodegradabilità, la nuova frontiera è tracciata e porterà a nuove svolte in ambito green per tutto il mondo della detergenza professionale.
La FORZA della GREEN economy
Il 2019 è stato il secondo anno più caldo in assoluto e la fine del decennio più caldo, dal 2010 al 2019. Con una temperatura media globale di 1,1°C al di sopra dei livelli preindustriali la sfida globale del clima si presenta particolarmente urgente.
a cura di Cristina Cardinali
Afine marzo 2020 sono 185 i Paesi più l’Unione Europea che hanno comunicato il loro primo Contributo Nazionale Volontario alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Il quadro degli impegni non è inadeguato per raggiungere gli obiettivi di 1,5 o 2°C previsti dall’accordo di Parigi e pertanto i Paesi sono stati invitati ad aggiornare i contributi a livello nazionale, aumentando il loro livello di ambizione nell’azione per il clima. I governi dovrebbero utilizzare le lezioni apprese per accelerare le transizioni necessarie per raggiungere l’accordo di Parigi, ridefinire il rapporto con l’ambiente ed effettuare cambiamenti sistemici per ridurre le emissioni di gas serra. L’Europa è in prima linea in questa sfida. Con il Regolamento europeo sul clima del 4 marzo 2020, propedeutico al Patto per il Clima, la CE ha proposto un obiettivo giuridicamente vincolante di azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050, assumendo il compito di esaminare la legislazione dell’Unione e le politiche vigenti per valutarne la coerenza rispetto all’obiettivo della neutralità climatica e alla traiettoria stabilita. Ciò coinvolge i Piani nazionali per l’energia e il clima degli Stati membri (la cui valutazione
è prevista all’art.6 del Regolamento), le relazioni periodiche dell’Agenzia europea dell’ambiente e i più recenti dati scientifici sui cambiamenti climatici e i relativi impatti.
Tra le varie misure da mettere in campo vi è anche la revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia, introducendo un meccanismo di adeguamento del carbonio alle
frontiere (border carbon tax). Ciò è necessario finchè l’impegno dei diversi Paesi rispetto all’accordo di Parigi non sarà più equilibrato. Sull’adattamento, cruciale date le conseguenze già evidenti del cambiamento climatico, il regolamento prevede (art.4) che gli Stati membri elaborino e attuino strategie e piani di adattamento che includono
quadri completi di gestione dei rischi, fondati su basi di riferimento rigorose in materia di clima e di vulnerabilità e sulle valutazioni dei progressi compiuti.
Anche in questo ambito l’UE vuole confermare il proprio ruolo di apripista, recuperando lo spirito della COP di Parigi, purtroppo un po’ perso nelle COP successive.
Anche nell’ultima, tenutasi a dicembre 2019, a Madrid non sono state prese decisioni particolarmente rilevanti o ambiziose, senza trovare un accordo su uno dei temi più delicati, cioè il meccanismo che in futuro dovrebbe permettere ai paesi che inquinano di meno di “cedere” la quota rimanente di gas serra a paesi che inquinano di più.
Cruciale per l’impegno globale sul clima sarà pertanto la COP 26 che si terrà a Glasgow a fine 2021, dopo il rinvio di un anno causa Covid-19.
EUROPA AL CENTRO DELLE POLITICHE GREEN
Il Consiglio europeo del 23 aprile 2020 accogliendo con favore la “Tabella di marcia per la ripresa. Verso un’Europa più resiliente, sostenibile ed equa” ha sostenuto che l’Unione europea ha bisogno di uno sforzo di investimento simile al piano Marshall per sostenere la ripresa e modernizzare l’economia. Ciò significa investire massicciamente nella transizione verde e nella trasformazione digitale nonché nell’economia circolare parallelamente ad altre politiche quali la politica di coesione e la politica agricola comune. Una scelta la cui bontà è confermata da uno studio dell’Università di Oxford firmato da un team di esperti di fama internazionale, tra cui il Nobel Joseph Stiglitz e l’economista del clima Lord Nicholas Stern della London School of Economics, che hanno valutato circa 700 pacchetti di stimolo attuati contro la crisi del 2008 (utile bussola quindi anche contro la crisi della pandemia): per risollevare le economie, la strategia migliore, anche dal punto di vista economico e dell’occupazione è stata puntare su politiche
“green” riducendo le emissioni di gas serra. Una grande opportunità per il nostro Paese, che parte avvantaggiato: un’altra recente ricerca dell’Università di Oxford e della Smith School of Enterprise and the Environment, partendo dal primo e più grande database al mondo
L’ONU a marzo con il rapporto “Shared responsibility, global solidarity: Responding to the socio-economic impacts of COVID-19”, ha posto in evidenza come il mondo stia affrontando una crisi globale non solo sanitaria, ma umana, diversa da qualsiasi altra nei 75 anni
Green Deal europeoFonte: Commissione europea COM (2019) 640 Final
Trasformare l’economia dell’UE per un futuro sostenibile
Rendere più ambiziosi gli obiet tivi dell UE in materia di clima per il 2030 e il 2050
Garantire l ’approv vigionamento di energia pulita, economica e sicura
Mobilitare ’industria per un economia pulita e circolare
Green Deal europeo
Finanziare la transizione
L’UE come leader mondiale
di prodotti green, colloca l’Italia al secondo posto fra i paesi in grado di esportare “i prodotti più verdi e complessi avendo una capacità di produzione green altamente avanzata”; e addirittura al primo posto per il potenziale per diventare competitiva a livello globale in prodotti ancora più green e tecnologicamente sofisticati. In questo contesto il Green Deal europeo avrà una funzione essenziale in quanto strategia di crescita inclusiva e sostenibile.
di sostanze tossiche
Preser vare e ripristinare gli ecosistemi e la biodiversità
“ Dal produt tore al consumatore”: un sistema alimentare equo, sano e rispet toso dell ambiente
Accelerare la transizione verso una mobilità sostenibile e intelligente
Non lasciare indietro nessuno (transizione “giusta”)
Pat to europeo per il clima
di storia delle Nazioni Unite proprio per la sua estensione e profondità. Questa crisi richiede una risposta collettiva all’interno dei Paesi e soprattutto tra Paesi: “da sole, le azioni a livello nazionale non possono corrispondere alla scala globale e alla complessità della crisi”. In questo contesto possiamo considerare l’Unione Europea come un esempio di politiche coordinate, in cui l’orientamento strategico green trova uno spazio centrale.
ITALIA LEADER EUROPEA NELL’ECONOMIA CIRCOLARE
Tre indicatori chiave – il tasso di riciclo dei rifiuti, l’uso di materia seconda nell’economia, la produttività e il consumo procapite di risorse – descrivono l’Italia come il grande Paese europeo meglio posizionato e con i migliori pre-requisiti per diventare un leader dell’economia circolare. È usuale pensare che questi buoni risultati dipendano dalla storica povertà di materie prime e risorse energetiche dell’Italia. Ma è così solo in parte. L’analisi dei dati ci mostra chiaramente che non si tratta solo di una eredità storica. Forti miglioramenti sono stati registrati proprio negli ultimi 10-15 anni, dopo un precedente decennio di stagnazione, ad esempio sotto il profilo dell’efficienza energetica.
Sia nel campo del riciclo e della circolarità dell’economia, sia nella crescita dell’energia rinnovabile e nella forte ripresa del risparmio ed efficienza energetica, è proprio durante questa lunga recessione che sono maturati o si sono attivati comportamenti, investimenti e anche talune politiche pubbliche che hanno determinato questa trasformazione ecologica dell’economia italiana.
Produttività d’uso delle risorse e consumo di materia
Per ogni kg di risorsa consumata, l’Italia genera – a parità di potere d’acquisto (pps) – 3,6 € di Pil, contro una media europea di 2,3 € e valori di 2,5 della Germania o di 2,9 della Francia. La produttività è più elevata nel Regno Unito (3,9 €/kg), per ragioni anche connesse alla struttura economica meno industriale.
Pur essendo il secondo Paese manifatturiero, l’Italia è il Paese europeo con il più basso consumo procapite di materia (quasi dimezzato tra il 2000 ed oggi) ed ha la maggiore produttività delle risorse dopo la
Gran Bretagna (che ha però un’economia più legata alla finanza). Il consumo procapite di materia dell’Italia (8,1 tonnellate per abitante) è inferiore del 40% alla media europea. La produttività di risorse – cioè il rapporto tra consumo di materia e PIL – dell’Italia è ai vertici europei e ha conosciuto uno dei miglioramenti più marcati tra tutti i Paesi europei.
Questi dati ci raccontano una economia con una elevata efficienza d’uso delle risorse, l’elemento chiave della sostenibilità e della transizione ad un’economia circolare. E sotto questo profilo l’Italia risulta uno dei Paesi leader in Europa in termini di dematerializzazione dell’economia.
Tasso di riciclo
L’Italia, ci dicono i dati aggiornati al 2018 di Eurostat, è il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti (urbani, industriali ecc.). Con il 79% di rifiuti totali avviati a riciclo (riempimenti esclusi) presenta una incidenza doppia rispetto alla media europea (solo il 39%) e ben superiore rispetto a tutti gli altri grandi Paesi
europei: la Francia è al 56%, il Regno Unito al 50%, la Germania al 43%.
L’Italia è inoltre uno dei pochi Paesi europei che dal 2010 al 2018 – nonostante un tasso di riciclo già elevato – ha comunque migliorato le sue prestazioni (+8,7%).
In termini quantitativi assoluti, la quantità avviata a riciclo dall’Italia, oltre 61 milioni di tonnellate, è inferiore solo al valore della Germania (circa 74 milioni di tonnellate) e di gran lunga superiore a quello degli altri grandi Paesi europei (40 milioni in Francia, 35 milioni in Regno Unito). In particolare è da notare che l’Italia ha in termini assoluti la più alta quantità di avvio a riciclo dei materiali riciclabili tradizionali (carta, plastica, vetro, metalli, legno, tessili) che sommano a 29,4 milioni di tonnellate (rispetto ai 25,7 milioni di tonnellate della Germania).
Nonostante una incidenza del recupero energetico e incenerimento pari a circa il 14% (contro una media europea di circa il 21%), l’Italia presenta una incidenza di discarica ben inferiore alla media europea e a quella di tutti i grandi Paesi, con l’eccezione della Germania.
falpi certifica 43 REFERENZE CON “remade in italy ”
% di materiale riciclato
ReMade in Italy attesta che la % di materiale riciclato presente nei secchi di Falpi è superiore al 50%.
43 REFERENZE
Falpi ha deciso di certificare i secchi dei propri carrelli per ottemperare al Decreto Ministeriale CAM.
R EPORT
SPECIALE GREEN
Tasso di utilizzo della materia seconda nell’economia
Un ulteriore e forse più specifico indicatore del tasso di “circolarità dell’economia” è fornito dalla misura del tasso di utilizzo di materia seconda. Questa misura, che riguarda tutti gli usi, non solo quelli industriali, segnala ancora una volta come l’Italia sia uno dei Paesi leader europei. Con il 17,7% di materia seconda sui consumi totali di materia (che includono, lo ricordiamo, anche i materiali energetici, fattori molto rilevanti per Francia e Regno Unito), l’Italia ha una prestazione largamente superiore alla media europea, e tra i grandi Paesi è seconda, di poco, solo alla Gran Bretagna. È interessante osservare che tra il 2010 e il 2017 il tasso di circolarità dell’economia italiana è aumentato in maniera molto consistente del 48%, un incremento quasi unico tra i Paesi europei (la media europea è + 6%), anche se già nel 2010 l’Italia aveva un buon tasso di circolarità. Nello specifico della produzione industriale, il tasso di circolarità dell’economia italiana è molto elevato, superiore al 50%.
ECO-EFFICIENZA ED ECOTENDENZA DELL’ITALIA NEL CONTESTO EUROPEO
L’approccio delle imprese nei confronti della sostenibilità ambientale ha registrato una netta trasformazione nel corso degli ultimi dieci anni. Dopo una prima fase in cui la tutela dell’ambiente era percepita come un onere, si è affacciato uno stadio successivo innescato dalla constatazione che includere la sostenibilità nelle strategie aziendali consente di acquisire un vantaggio competitivo. Il business sviluppato in un’ottica green viene considerato più affidabile dai mercati internazionali in quanto associato a una visione strategica di più ampio respiro; inoltre, la sostenibilità ambientale si traduce in una mag-
giore efficienza del processo produttivo e quindi in una contrazione dei costi unitari di produzione. Il nuovo atteggiamento delle imprese, del resto, è accompagnato da un cambiamento nella percezione dei consumatori, nonché da un impegno più deciso dei policy maker e da una crescente consapevolezza da parte dell’intera collettività. La conferma del mutamento di prospettiva si può trovare nelle reazioni alla nuova recessione che ci troviamo ad affrontare. Se prima della pandemia molti segnali provenienti dal mondo economico indicavano la sostenibilità come una nuova importante frontiera per le imprese (si pensi al documento della Business Roundtable americana e agli appuntamenti di Davos), le scelte compiute dall’Europa con il Recovery Fund vanno nella medesima direzione, attribuendo agli investimenti ambientali un ruolo primario anche nella spesa per l’inversione del ciclo recessivo.
La graduatoria dei Paesi europei in termini di eco-efficienza relativa al 2018 attesta la posizione di prima linea delle imprese italiane nel percorso verso la sostenibilità ambientale: fatto cento il grado di eco-efficienza dell’Europa complessivamente considerata, l’Italia registra un valore di 143,9, significativo non solo per il marcato distacco rispetto alla media, ma anche perché superiore alle altre grandi economie europee.
Durante l’ultimo decennio, la green attitude del sistema produttivo italiano ha mostrato evidenti segni di miglioramento, sia in termini assoluti sia nel confronto con le altre economie europee.
Dal punto di vista della eco-tendenza, si evince che a trainare i progressi dell’Italia sono stati i miglioramenti in termini di impiego di materie prime (-43,8%), che del resto rappresentano il campo di maggiore guadagno di efficienza anche per l’Europa complessiva-
pulizia e sanificazione
SPECIALE GREEN
R EPORT
mente considerata (-28,3%) nonché per l’insieme delle cinque maggiori economie (34,9%). Al secondo posto per entità della variazione registrata durante il decennio troviamo la riduzione delle emissioni di agenti inquinanti, diminuite complessivamente, del 27,2% (del 28,5% per l’Europa e del 30% per i big player). Meno pronunciato ma comunque significativo è il calo dei consumi energetici, che sia nella media del continente sia nel nostro Paese si sono ridotti di quasi un quinto (del 19,5% in Europa e del 18,6% in Italia). È sulla quantità di rifiuti generati per milione di euro prodotto che i miglioramenti sono stati meno determinanti. La riduzione è stata del 9,7% in Europa, del 13,1% per le cinque maggiori economie e di appena il 5,9% per l’Italia. È quindi evidente che sulla componente Process gli sforzi vanno intensificati anche a livello europeo.
Graduatoria regionale secondo la numerosità delle imprese
Fonte: Unioncamere
Eco-investimenti in prodotti e tecnologie green
Regione Milioni di Euro
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
77 691 42 963 4 0.410 36 0 63 34.699 29 467 29 313 27 078 26 767 11 9 0 9 11 8 36 11 585 10 861 10.0 45 9 8 94 8 014 6 265 3 863 2 4 8 0 1 0 85
ECO-INVESTIMENTI E COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE
Sono oltre 432 mila le imprese italiane dell’industria e dei servizi con dipendenti che hanno investito negli ultimi 5 anni (2015-2019) in prodotti e tecnologie green. In pratica quasi una su tre: il 31,2% dell’intera imprenditoria extra-agricola. Valore in crescita rispetto al quinquennio precedente, quando erano state 345 mila (il 24% del totale). Nel manifatturiero sono più di una su tre
(35,8%). Il 2019 ha fatto registrare un picco con quasi 300 mila aziende che hanno investito sulla sostenibilità e l’efficienza (il dato più alto registrato da quando Symbola e Unioncamere hanno iniziato a misurare gli investimenti per la sostenibilità). In questi investimenti fanno la parte del leone l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili insieme al taglio dei consumi di acqua e rifiuti, seguono la riduzione delle sostanze inquinanti e l’aumento dell’utilizzo delle materie seconde. Guardando alla distribuzione geografica delle imprese che negli ultimi 5 anni (2015-2019) hanno investito in prodotti e tecnologie green è la Lombardia l’area con la concentrazione di valori più elevati, quasi 78 mila, il 18,0% del totale nazionale. In questa graduatoria segue il Veneto, con quasi 43 mila unità, che concentra il 9,9% delle investitrici green del Paese e, sempre con un valore che supera quota 40 mila, il Lazio
(9,3% del dato Italia). Due regioni superano quindi quota 30 mila: la Campania (36 mila, 8,3% del dato nazionale), e l’Emilia-Romagna (37 mila, 8,0%). Questi i dati in termini assoluti. Passando alle quote di incidenza sui totali regionali presentano valori elevati regioni del Sud come il Molise (37,6%) e la Calabria (34,9%), seguite dal Veneto (33,9%), dal Trentino-Alto Adige/ Südtirol (33,3%), dalla Basilicata (33,3%), dalla Lombardia (31,8%), dalla Puglia (31,5%), dal Piemonte (31,4%) e dalla Liguria, in linea con la media complessiva (31,2%).
Tutto questo prima dello shock della pandemia, a cui hanno reagito meglio proprio le imprese più votate al green.
LA RESILIENZA DELLE IMPRESE GREEN NELLA CRISI PANDEMICA
Secondo un’indagine svolta da Symbola e Unioncamere nel mese
di ottobre 2020 tra le imprese che hanno effettuato investimenti per la sostenibilità il 16% è riuscito ad aumentare il proprio fatturato, contro il 9% delle imprese non green.
Ciò non significa che la crisi non si sia fatta sentire, ma comunque in misura più contenuta. Il vantaggio competitivo delle imprese eco-investitrici si conferma in un periodo così complesso anche in termini occupazionali (assume il 9% delle green contro il 7% delle altre) e di export (aumenta per il 16% contro il 12%). Questo anche perché le aziende eco-investitrici innovano di più (73% contro 46%), investono maggiormente in R&S (33% contro 12%) e utilizzano o hanno in programma di utilizzare in misura maggiore tecnologie 4.0. Nonostante l’incertezza del quadro futuro, le imprese dimostrano di credere nella sostenibilità ambientale: quasi un quarto del totale (24%) conferma eco-investimenti per il periodo 2021-2023.
Dall’indagine emerge chiaramente anche che green e digitale insieme rafforzano la capacità competitiva delle nostre aziende. Le imprese eco-investitrici orientate al 4.0 nel 2020 hanno visto un incremento di fatturato nel 20% dei casi, quota più elevata del citato 16% del totale delle imprese green e più che doppia rispetto al 9% delle imprese non green.
Nel Rapporto GreenItaly si coglie una accelerazione verso il green del sistema imprenditoriale italiano. Un’Italia che fa l’Italia ed è la sperimentazione in campo aperto di un paradigma produttivo fatto di cura e valorizzazione dell’ambiente, dei territori e delle comunità, che ci può aiutare ad uscire dalla crisi migliori di come ci siamo entrati. Che può contribuire a superare i mali antichi del Paese: non solo il debito pubblico ma le diseguaglianze, l’illegalità e l’economia in nero, una burocrazia spesso inefficiente e soffocante. Un paradigma che ci può portare, come recita il Manifesto di Assisi, senza lasciare
indietro nessuno e senza lasciare solo nessuno, verso una nuova economia più a misura d’uomo, per questo più resiliente e competitiva, che può diventare la missione del Paese. Possiamo farlo se mettiamo in campo i nostri migliori talenti, li incoraggiamo e sosteniamo, puntiamo su di loro. Il Recovery Fund e il Green Deal sono l’occasione per farlo. Una occasione che non possiamo perdere senza compromettere il nostro futuro.
“Dal Rapporto emergono quattro punti fondamentali”, ha sottolineato il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli.“
1. La transizione verde è un percorso su cui le imprese italiane si sono già avviate: un quarto di esse, malgrado le avversità di questo periodo, intende investire nella sostenibilità anche nel prossimo triennio.
2. Le imprese della green economy sono più resilienti: nel 2020, hanno registrato perdite di fatturato inferiori alle altre, sono ottimiste più delle altre e ritengono di recuperare entro 1-2 anni i livelli di attività precedenti alla crisi.
3. Le imprese green innovano di più, investono maggiormente in R&S, utilizzano di più le tecnologie 4.0 e privilegiano le competenze 4.0.
4. Le imprese giovanili guardano di più al green: il 47% delle imprese di under 35 ha investito nella green economy nel passato triennio contro il 23% delle altre imprese”.
Green Jobs: occupazione e innovazione
Nel 2018 il numero dei green jobs in Italia ha superato la soglia dei 3 milioni: 3.100.000 unità, il 13,4% del totale dell’occupazione complessiva (nel 2017 era il 13,0%). L’occupazione green nel 2018 è cresciuta rispetto al 2017 di oltre 100 mila unità, con un incremento del +3,4% rispetto al +0,5% delle altre figure professionali.
La green economy è anche una questione anagrafica: tra le imprese guidate da under 35, il 47% ha fatto eco-investimenti, contro il 23 delle over 35. Ma green economy significa anche cura sociale: il 56% delle imprese green sono imprese coesive, che investono cioè nel benessere economico e sociale dei propri lavoratori e della comunità di appartenenza, relazionandosi con gli attori del territorio (altre imprese, stakeholder, organizzazioni non profit, ecc.); tra le imprese che non fanno investimenti green, invece, le coesive sono il 48%.
Molte delle imprese italiane, nonostante la crisi prodotta dal Covid19, non hanno rinunciato a innovare e scommettere sulla sostenibilità ambientale, anzi, alcune hanno deciso di alzare la posta per essere ancora più competitive e resilienti. Il lavoro di queste imprese spinge il Paese verso le frontiere avanzate della sostenibilità.
L’economia circolare diventa mainstream e tutti i settori ricorrono in maniera più consistente a materiale di recupero, anche nelle produzioni di fascia alta.
Con il taglio record del 20% sull’uso dei pesticidi (2011-2018) l’agricoltura italiana si conferma la più green d’Europa, a fronte di un trend opposto in Francia e Germania (forse anche per questo, pur essendo la meno sussidiata, occupa il primo posto in UE per valore aggiunto con 31,8 miliardi di euro). Siamo il primo Paese europeo per numero di aziende agricole impegnate nel biologico dove sono saliti a ben a 80.643 gli operatori coinvolti (2019). Crescita trainata anche dal mercato interno, che persino durante il lockdown ha mostrato un incremento dell’11% delle vendite di prodotti bio nei supermercati.
L’Italia è uno dei campioni mondiali nel campo della chimica verde e sostenibile e delle bioplastiche, soprattutto per quanto riguarda la ricerca e l’innovazione.
2020)
MARKA Natural ECOLABEL un Sistema per l’Ambiente
Marka, brand di MK spa, riafferma il proprio impegno green con Natural Ecolabel, una gamma di prodotti frutto di un progetto ideato, formulato e sviluppato dal nostro dipartimento di Ricerca & Sviluppo. Nell’ambito dell’impegno di Marka a supportare i Global Goals delle Nazioni Unite, con la gamma Natural Ecolabel, Marka si pone l’obiettivo di porre al centro la tutela dell’ambiente e delle persone, facendo leva sulla propria capacità di innovazione e sul proprio know-how formulistico. La gamma Natural Ecolabel di Marka coniuga perciò performance e ambiente.
NATURAL ECOLABEL: LE CARATTERISTICHE
Marka Natural Ecolabel è stata pensata e sviluppata su un concetto forte e chiaro: offrire un prodotto di efficacia pari a quello tradizionale ma che salvaguardi e protegga l’ambiente.
La prima innovazione è nella scelta delle materie prime utilizzate. I prodotti Natural Ecolabel sono il risultato di formulazioni con materie prime altamente biodegradabili e di
origine vegetale, ma comunque con performance elevate.
■ profumi con olii naturali vegetali conformi agli standard ISO e rapidamente biodegradabili
■ acido citrico di origine vegetale e proveniente dalla lavorazione del mais
■ tensioattivi non ionici rapidamente biodegradabili sia in contesti aerobici che anaerobici
Marka Natural Ecolabel ha innovato anche nel packaging utilizzato, adottando criteri più stringenti di quelli dettati dal disciplinare, con l’utilizzo di un pack non solo 100% riciclabile ma anche 50% riciclato. Si tratta di plastica composta dal 50% di HDPE riciclato e proveniente dai rifiuti domestici post-consumo. Questa scelta di Marka è volta a ridurre il consumo eccessivo di energia e a ridurre la quantità di plastica vergine immessa nell’ambiente. Un’altra caratteristica di Marka Natural Ecolabel concerne i test qualitativi superati. Marka con la sua gamma Natural Ecolabel mira all’eccellenza e allo sviluppo di prodotti ad alte performance. I prodotti sono stati sottoposti ai test presta-
zionali previsti dal disciplinare comparati con i prodotti tradizionali più performanti di Marka e con i leader di mercato, conseguendo un risultato fino a 5 volte più performante.
NATURAL ECOLABEL: LA GAMMA
La gamma Natural Ecolabel è composta da detergenti che coprono tutti gli ambiti applicativi, dalla cucina al bagno fino ai pavimenti.
NATURAL LVS e NATURAL RINSE sono rispettivamente il detergente e il brillantante lavastoviglie per acque medio-dolci (10-20°F). Il primo possiede un alto potere sequestrante e neutralizza gli odori di cibo mentre, il secondo, garantisce un elevato potere brillantante e impedisce la formazione di macchie calcaree e opacizzanti su bicchieri e stoviglie.
Per tutte le superfici Marka mette in campo NATURAL DEGREASER lo sgrassatore con profumo al limone che deterge e igienizza qualsiasi tipo di superficie lavabile.
NATURAL MULTIGLASS è il detergente agrumato pronto all’uso per vetri, specchi, oggetti e superfici in cristallo e laminato. La sua particolare formulazione non lascia aloni ed evapora rapidamente.
NATURAL FLOOR è il detergente liquido profumato per tutte le superfici dure. La sua formula delicata non
intacca le superfici protette e rilascia un piacevole profumo alla mela rossa.
Per l’ambiente bagno invece, Marka propone NATURAL BATH e NATURAL WC. Il primo è un anticalcare giornaliero a base di acido citrico ad azione combinata: igienizza e deodora. Il secondo, invece, è un disincrostante a base di acido citrico per una profonda pulizia del WC. La sua particolare formulazione elimina ogni traccia di incrostazione e dona un piacevole profumo.
Marka invita anche te a guardare oltre, per proteggere l’ambiente e tutelare te e chi ti sta attorno.
MK spa
Via Ciro Menotti 77 20017 Rho (MI) www.mkspa.com
MK spa www.markacleaning.com Marka Cleaning
PLASTICA. Mai più senza
La plastica è entrata a far parte della nostra vita in quantità e resistenza tali da diventare un problema serio per l’ambiente, soprattutto per il modo in cui è stata gestita e perché ha acquisito con l’usa e getta il primato della comodità
Cristina CardinaliL’inquinamento da plastica si può verificare in varie forme, tra cui rifiuti abbandonati in terra e in mare, particelle di plastica in acqua e Friendly Floatees Una grande percentuale di plastica prodotta ogni anno viene utilizzata una sola volta e poi gettata. La plastica è un materiale che non scompare mai, si frammenta solo in pezzi più piccoli. E così oggi si producono 396 milioni di tonnellate di plastica all’anno, 53 kg per ogni abitante del
Pianeta. Solo poco più del 20% della plastica è stato riciclato o incenerito, molta ha terminato la propria vita in mare.
Già oggi, nei mari sono presenti oltre 150 milioni di tonnellate di plastica. Uccelli, pesci, balene, tartarughe: un milione e mezzo di animali, ogni anno, sono vittime di rifiuti di plastica scaricati negli oceani.
A partire dagli anni Novanta è stato identificato un ammasso di rifiuti galleggianti costituiti prevalentemente da frammenti plastici di dimensioni
inferiori ai 5 millimetri , in una zona estesa di almeno un milione di chilometri quadrati nell’Oceano Pacifico battezzata Pacific Garbage Patch. Si suppone che l’80% dei detriti provenga da terraferma attraverso i fiumi. E l’inquinamento causato dalla plastica non colpisce soltanto l’Oceano Pacifico, ma anche il Mar Mediterraneo. A nord ovest dell’isola d’Elba, tra il corno della Corsica e la Capraia, è apparsa un’isola di rifiuti di plastica composta da frammenti più piccoli di 2 millimetri.
EFFETTI DELLA PLASTICA SULLA TERRA
Le plastiche alogene rilasciano sostanze chimiche nocive al terreno circostante, che penetrano in profondità raggiungendo falde acquifere o altre fonti d’acqua. I danni sono molto seri per le specie viventi che assumono questa acqua inquinata. Le aree utilizzate come discarica sono costantemente colmate da rifiuti di tipo plastico. In queste zone ci sono molti microrganismi che accelerano la degradazione biologica delle plastiche. Per quel che riguarda le plastiche biodegradabili, non appena vengono gettate, il metano, pericoloso gas serra che contribuisce significativamente al riscaldamento globale, viene rilasciato. Alcune discariche stanno prendendo l’iniziativa di installare dispositivi per la cattura del metano, che potrebbe essere utilizzato per produrre energia, ma la maggior parte degli stabilimenti non li ha ancora adottati.
Il Mediterraneo, con la sua elevata biodiversità è infatti uno degli ecosistemi più minacciati al mondo dalle microplastiche.
Sono 134 le specie tra pesci, uccelli, tartarughe e mammiferi marini che nel Mediterraneo sono vittime dell’ingestione di plastica. Sui fondali marini del Mare Nostrum sono stati rilevati livelli di microplastiche più elevati mai registrati, fino a 1,9 milioni di frammenti su una superficie di un solo metro quadrato. Se in forma micro o nano, le plastiche non creano problemi di intrappolamento o soffocamento, se ingerite possono comportare anche l’assunzione di virus, batteri e contaminanti tossici da parte degli organismi marini.
Questa plastica raggiunge anche noi: ingeriamo in media cinque grammi di plastica a settimana, l’equivalente di una carta di credito, con quali risvolti per la nostra salute?
Effetti sugli esseri umani
I prodotti plastici contengono diversi tipi di sostanze chimiche, a seconda della tipologia. L’aggiunta di additivi ne migliora le proprietà
meccaniche, tuttavia ciò ha i suoi effetti collaterali. In particolare, alcune delle sostanze chimiche possono essere nocive per l’uomo per assorbimento cutaneo, causando dermatiti a contatto con la pelle,
anche se presenti in tracce, rendendole pericolose anche per i lavoratori addetti alla loro produzione Inoltre gli effetti sull’organismo umano di molte di queste sostanze non sono ancora conosciuti.
SPECIALE GREEN
POSSIBILI SOLUZIONI
Senza interventi urgenti il problema è destinato a peggiorare: se non si interromperà lo sversamento dei rifiuti di plastica, entro il 2050 negli oceani ci saranno più plastiche che pesci. La soluzione è anzitutto impedire che questi rifiuti entrino nei fiumi e in mare, secondo quello che sostengono scienziati e ambientalisti, compresa la National Geographic Society. Un obiettivo che potrebbe essere raggiunto migliorando i sistemi di gestione dei rifiuti e di riciclaggio attraverso una progettazione che tenga conto della breve vita del packaging usa e getta e una minor produzione di quella plastica monouso della quale si potrebbe fare a meno.
Politiche di riduzione dell’inquinamento da plastica
Con lo scopo di limitare la diffusione di rifiuti di natura plastica, il governo italiano ha vietato dal 1 gennaio
2019 la produzione e la vendita di cotton fioc non biodegradabili e le microplastiche nei cosmetici dal 1 gennaio 2020. Secondo la Plastic strategy della Commissione Europea, entro il 2030 tutti gli imballaggi di plastica dovranno essere riciclabili o riutilizzabili e la messa al bando delle microplastiche dovrà ritenersi definitiva.
In diversi paesi (fra i quali l’Italia e il Regno Unito) si è deciso di introdurre una speciale tassa sulla plastica (plastic tax) al fine di ridurre all’origine la produzione e l’utilizzo degli imballaggi in plastica non riciclabile e di limitarne così la diffusione, incentivando le aziende a considerare forme diverse di imballaggio dei propri prodotti, aumentandone il costo di produzione mediante l’applicazione di una imposta (vedi box Plastic Tax articolo pag. XLVI). Nel dicembre 2017, l’Assemblea ambientale delle Nazioni Unite ha adottato un obiettivo globale per fermare lo scarico di plastica in mare.
L’Ue cerca un accordo con l’India
L’Unione Europea è al lavoro su un accordo con il governo indiano per mettere in piedi un trattato globale contro l’inquinamento causato dai rifiuti in plastica. Bruxelles ha presentato formalmente la proposta l’8 maggio, nel corso di un vertice virtuale con Nuova Delhi.
In questa partita al momento l’Ue può contare sull’appoggio di Rwanda e Perù. Ma per varare un trattato internazionale che vincoli dal punto di vista legale i Paesi firmatari affinché si impegnino a bloccare i flussi di rifiuti in plastica che stanno invadendo gli oceani e le riserve naturali del pianeta, serve il sostegno di altri partner. A cominciare da quelli che, attualmente, contribuiscono di più a questo tipo di inquinamento. E tra questi c’è proprio l’India, che ad oggi è il terzo Paese al mondo con il maggior volume di emissioni di CO2 dietro solo a Cina e Stati Uniti.
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GIGA è la lavapavimenti professionale ad alta produttività per le medie superfici anche in ambienti ingombri. Il controllo dei parametri di lavoro permette di ridurre i consumi di acqua, detergente ed energia, garantendo una costante qualità di pulizia. E’ disponibile in tre versioni: con pista di lavaggio da 700 mm con spazzole a rullo e da 800 e 900 con due spazzole a disco. Silenziosa per lavorare con discrezione e sicura grazie anche alla luce di segnalazione al led per operare in presenza di persone.
EDUCAZIONE AMBIENTALE applicata alla PULIZIA di fondo
Da sempre Kemika è considerata l’Azienda italiana di riferimento riguardo la produzione di articoli destinati alla pulizia di fondo, trattamento di protezione e manutenzione delle pavimentazioni.
Con l’alta tecnologia espressa nelle cere filmogene Mega e Ultras, con il loro elevato grado di metallizzazione e reticolazione, si sono raggiunti risultati eccellenti di resistenza e durata al traffico. Le cere
metallizzate Kemika, da sempre, non contengono Phtalati, da tempo sotto osservazione dalla Comunità scientifica perché si pensa possano causare gravi danni alla salute e sono esenti da derivati della formaldeide, attenzionata come possibile sostanza cancerogena. I tensioattivi e gli emulsionanti impiegati sono biodegradabili.
In Kemika, proteggere le superfici non è mai stato soltanto un semplice obiettivo da raggiungere, per questo
motivo negli anni si è continuato, costantemente, la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti che ponessero al centro dell’attenzione l’ambiente e le Persone che lo vivono. Con Strip Eco & Luce Eco, il detergente decerante e il protettivo filmogeno per pavimenti, ambedue formulati rispettando i criteri della normativa Ecolabel Austriaca, si è lavorato nel profondo rispetto verso il contesto sociale e ambientale in cui si opera. www.kemikagroup.com
STRIP ECO
Detergente decerante a pH controllato, specifico per la rimozione della cera filmogena Ecolabel Luce Eco, preparato secondo i criteri ecologici della normativa Ecolabel Austriaca. Impiegabile anche per il lavaggio di fondo di qualsiasi tipologia di pavimentazione, anche quelle sensibili agli alcali e / o quando si vuole utilizzare, per questo tipo di operazione, un prodotto Ecolabel. Alla diluizione di impiego, riportata sia sulla scheda tecnica che sull’etichetta del prodotto, il detergente decerante non forma schiuma, questo permette di limitare il rischio derivato dalla possibile scivolosità del pavimento durante l’operazione di pulizia di fondo, oltre a un più semplice utilizzo dell’aspiraliquidi, grazie alla completa assenza di schiuma da asportare dalla superficie.
LUCE ECO
Cera filmogena che nel suo formulato non presenta tracce di zinco (Zinc - Free) conforme, quindi, alla normativa ecologica legata alle etichettature di tipo 1. Il now know Kemika ha permesso, nonostante le restrizioni previste dai criteri ecologici della norma Ecolabel Austriaca, di formulare un protettivo filmogeno per pavimenti che garantisce prestazioni molto simili alle più performanti cere metallizzate. Luce Eco è una cera filmogena a base di polimeri acrilici e cere resistenti ai segni del traffico e ai lavaggi con detergenti e disinfettanti. Luce Eco è di facile e rapida stendibilità, particolarmente indicata per la protezione di pavimenti in PVC, gomma e linoleum. Il film copre le imperfezioni del pavimento, uniforma la superficie lasciando un alto livello di lucido. Per questi motivi viene raccomandato il suo utilizzo in zone ad alto traffico come ospedali, scuole, centri commerciali. Luce Eco può essere mantenuta con il sistema ad alta velocità, questo garantisce di estendere la vita della protezione, ritardando, quindi, le operazioni di deceratura.
La PULIZIA è ancora più GREEN
Filmop ha ottenuto per diverse linee di tessili la certificazione Ecolabel UE, il marchio di qualità ecologica dell’Unione Europea che identifica i migliori prodotti ecosostenibili. L’ampia gamma soddisfa ogni esigenza: le frange in microfibra Rapido Super e Rapido Super Extra garantiscono una pulizia profonda e un’elevata scorrevolezza anche sulle superfici porose, la frangia Twist-Tuft in ultra-microfibra a cordoncino si distingue per l’efficacia nella raccolta dello sporco intenso, l’alta assorbenza e l’incredibile durevolezza mentre il panno Micro-Activa in ultra-microfibra eccelle nella rimozione dei batteri.
La speciale gamma include filati particolarmente indicati per la pulizia dei pavimenti antiscivolo: le frange Puli-Scrub, Puli-Scrub Plus e Puli-Brush assicurano un’eccellente scorrevolezza e una pulizia efficace dello sporco più difficile grazie alla composizione in ultra-microfibra e polipropilene. La gamma comprende, inoltre, una selezione esclusiva di panni fronte-retro: Duo Face Wash Basic è indicato per il lavaggio di superfici ampie mentre i panni Duo Face Wash Basic / Brush e Duo Face Wash / Brush sono ideali per le superfici antiscivolo dalle quali rimuovono rapidamente anche lo sporco più ostinato grazie agli inserti in polipropilene.
Infine, l’offerta Ecolabel include il mop OpenEnd con supporto e il ricambio Master Lux con filato grosso, entrambi realizzati con cascame di cotone rigenerato altamente assorbente. www.filmop.com
Spiagge di PLASTICA
Preoccupano i nuovi dati dell’indagine Beach Litter: censita una media di 783 rifiuti ogni centro metri lineari di spiaggia. L’84% è di plastica. Trovati anche guanti usa e getta, mascherine e altri oggetti sanitari.
Cristina CardinaliL’indagine Beach Litter rappresenta una delle più grandi esperienze di citizen science a livello internazionale grazie all’impegno dei volontari e delle volontarie di Legambiente. Il protocollo utilizzato è sviluppato nell’ambito dell’iniziativa Marine Litter Watch dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, cui diverse associa-
zioni comunicano i dati raccolti, con l’obiettivo di creare uno dei più ampi database sui rifiuti spiaggiati costruiti dai volontari a livello europeo. Nelle 47 spiagge monitorate dalle volontarie e dai volontari di Legambiente in 13 regioni (Abruzzo, Basilicata, Toscana, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Puglia, Sardegna, Sici-
lia, Veneto) sono stati censiti 36821 rifiuti in un’area totale di 176100 mq. Una media di 783 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia che supera di gran lunga il valore soglia o il target di riferimento stabilito a livello europeo per considerare una spiaggia in buono stato ambientale, ossia meno di 20 rifiuti spiaggiati ogni 100 metri lineari di costa.
I rifiuti censiti da Legambiente sono di ogni forma e tipo, per lo più usa e getta, legati principalmente agli imballaggi, al consumo di cibo e ai rifiuti da fumo: dalle bottiglie ai contenitori e tappi di plastica, dai mozziconi di sigaretta ai calcinacci e ai frammenti di vetro, per arrivare a dischetti, guanti e mascherine. La plastica resta il materiale più trovato dei rifiuti spiaggiati. Su circa un terzo delle spiagge campionate, la percentuale di plastica eguaglia o supera il 90% del totale dei rifiuti monitorati, mentre sul 72% dei lidi monitorati sono stati rinvenuti guanti usa e getta, mascherine o altri oggetti riconducibili all’emergenza sanitaria Covid-19. In particolare le mascherine sono state rinvenute sul 68% delle spiagge monitorate, i guanti usa e getta sul 26%. Rinvenuti anche quest’anno, in 5 spiagge di Campania, Lazio e Sicilia, i dischetti utilizzati come biofilm carrier nei depuratori.
INTERVENTI E POLITICHE MIRATE
Il 42,3% del totale dei rifiuti monitorati da Legambiente è costituito da quei prodotti usa e getta al centro della direttiva europea sulla plastica monouso, detta anche SUP (Single Use Plastics), che prevede a riguardo misure specifiche. Entrando nel dettaglio per i mozziconi di sigaretta –onnipresenti sulle spiagge europee, tra i più trovati – la proposta di direttiva prevede obblighi per i produttori, che contribuiranno a coprire i costi di gestione e bonifica e i costi delle misure di sensibilizzazione. Per le bottiglie e i contenitori di plastica, inclusi i tappi (e anelli) – ne sono stati trovati oltre 5000 sulle spiagge monitorate da Legambiente – è stato proposto l’obiettivo di raccolta del 90% al 2025 e si dovrà riciclare almeno il 90% delle bottiglie per bevande entro il 2029, con un target intermedio del 77% al 2025. Nel testo si introduce anche l’obbligo, a partire dal 2024, di avere il tappo attaccato alla bottiglia per evitare che questo si disperda con facilità. Viene introdotto, inoltre, un contenuto minimo di materiale riciclato, (almeno il 25%
entro il 2025 ed il 30% al 2030) nella produzione di bottiglie di plastica per favorirne così la raccolta differenziata. Per quanto riguarda le reti e gli attrezzi da pesca e acquacoltura in plastica – parliamo di oltre 2400 elementi censiti dai volontari di Legambiente solo nel 2021 – la Commissione propone per i primi di introdurre regimi di responsabilità del produttore che dovrà coprire, oltre ai costi delle misure di sensibilizzazione, i costi della raccolta, in seguito alla dismissione e al conferimento agli impianti portuali di raccolta, nonché i costi del successivo trasporto e trattamento. Tra gli altri prodotti ci sono poi i contenitori in plastica per alimenti e i bicchieri di plastica che rappresentano rispettivamente il 31% e il 46% dei rifiuti da consumo di cibi da asporto, ovvero l’insieme di posate, piatti, cannucce e mescolatori per bevande censiti dai volontari di Legambiente. Per quanto riguarda i cotton fioc, quelli di plastica in Italia sono stati messi al bando a partire dal 2019, un’iniziativa nata dalla denuncia di Legambiente che di fatto ha anticipato il divieto di commercializza-
zione di questi prodotti contenuto nella proposta della direttiva. Infine ci sono le buste di plastica, ancora presenti sulle spiagge italiane nonostante il bando esistente dal 2013 nel nostro Paese che ha comunque permesso una riduzione nell’uso di sacchetti del 65%. Un bando, sottolinea Legambiente, che se fosse esteso a tutti i Paesi del Mediterraneo e non solo avrebbe risultati molto più rilevanti. La proposta di direttiva in questo caso è obbligare i produttori a contribuire alla copertura dei costi di gestione e bonifica dei rifiuti e delle misure di sensibilizzazione. Ultima nota riguarda gli assorbenti igienici e palloncini di gomma oggetti per cui è stata proposta un’etichettatura chiara, che indichi il loro impatto sull’ambiente e la presenza di plastica.
L’Italia dovrebbe emanare entro il 3 luglio 2021 il decreto legislativo di recepimento della direttiva europea pensata per bandire e ridurre la produzione e commercializzazione di alcuni prodotti di plastica monouso su tutto il territorio nazionale.
PLASTIC TAX
La plastic tax, prevista inizialmente per il 1° gennaio 2021, e poi rimandata di altri 6 mesi, sarebbe dovuta entrare in vigore dal prossimo 1° luglio. Tuttavia, come si legge all’articolo 14 della bozza del decreto sostegni bis (differimento termini plastic tax) sarebbe ora concessa un’ulteriore proroga.
La data X, si legge dunque nel documento, dovrebbe scattare il 1° gennaio del 2022.
Le motivazioni? Le contingenti e difficili condizioni in cui versano i settori economici, in connessione al protrarsi dell’emergenza epidemiologica da Covid-19.
Ciò vuol dire che la tassa che avrebbe impattato sui cosiddetti Manufatti manufatti con singolo impiego”, (ovvero MACSI) concede ancora qualche mese di respiro.
Ma cosa sono i MACSI? Si tratta di manufatti che hanno, o sono destinati ad avere, una funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari, anche in forma di fogli, pellicole o strisce realizzati, anche parzialmente, in plastica. Quindi, per esempio, bottiglie, tetrapak, contenitori in polistirolo, vassoi per alimenti. Ne sono invece esenti i manufatti compostabili e quelli medicali.
Batteri MANGIAPLASTICA per riciclare i rifiuti organici
Micro-Val è il progetto di ricerca dell’Università di MilanoBicocca per la messa a punto di un processo sostenibile per il riciclo della plastica a base di polietilene presente all’interno della frazione organica dei rifiuti urbani.
a cura di Cristina Cardinali
Liberare i rifiuti organici dai residui di plastica a base di polietilene grazie ai batteri in grado di “digerirla”. È l’obiettivo di Micro-Val (MICROrganismi per la VALorizzazione di rifiuti della plastica), il progetto ideato da un team tutto al femminile dell’Università di Milano-Bicocca, guidato da Jessica Zampolli, assegnista di ricerca presso il laboratorio di Microbiologia diretto dalla professoressa Patrizia Di Gennaro del Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze.
Si tratta del quarto progetto lanciato quest’anno da Biunicrowd, il programma di finanza alternativa dell’Ateneo, promosso per consentire a studenti, ex studenti, docenti, ricercatori e dipendenti di realizzare progetti innovativi e idee imprenditoriali attraverso campagne di raccolta fondi su Produzioni dal basso, prima piattaforma di crowdfunding e social innovation.
L’obiettivo economico di Micro-Val è di 9500 euro, risorse che serviranno per la messa a punto del primo trattamento italiano di trasformazione e degradazione microbiologica della plastica a base di polietilene applicabile negli impianti di gestione dei rifiuti. Il laboratorio
Il 65 per cento dei composti plastici prodotti globalmente è rappresentato dalle plastiche a base di polietilene, sia per le ottime caratteristiche chimico-fisiche e meccaniche, sia per i bassi costi di produzione del materiale.
Purtroppo, questi materiali plastici contaminano anche i rifiuti organici, nella fase della loro raccolta differenziata. Spesso, infatti, per errore i materiali non biodegradabili si ritrovano nei rifiuti dell’umido perché non vengono correttamente differenziati all’origine. “Una soluzione per la riduzione di queste plastiche che contaminano i rifiuti organici urbani – spiega Jessica Zampolli - è la rottura e la
COREPLA
Il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica è un consorzio attivo in Italia a livello nazionale. Fa parte del sistema Conai ed è membro dell’Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo (IPPR). È stato istituito nel 1997 e sostituisce il precedente consorzio Replastic, il quale si occupava solo del recupero dei contenitori per liquidi in plastica. “La partnership con l’Università Bicocca per il progetto #BiUniCrowd conferma l’impegno di Corepla a supportare attività di open innovation e sostenere e condividere nuove idee e tecnologie – afferma Antonio Protopapa, direttore ricerca e sviluppo di Corepla – anche al di fuori dell’ambito consortile. Il tema dell’innovazione nel suo complesso è per il Consorzio un nodo centrale e particolarmente sfidante e la sinergia con il mondo accademico rappresenta il terreno ideale per la crescita della sostenibilità ambientale come valore condiviso. Oggi più che mai è necessario puntare sui giovani, che saranno i cittadini del domani, e che sono portatori di cambiamenti positivi e promotori di azioni che possono rendere concreto il concetto di economia circolare”.
trasformazione delle catene del polimero. Questo processo può avvenire grazie all’utilizzo di microrganismi in grado di biotrasformare e biodegradare, almeno parzialmente, il polietilene”.
IL PROGETTO
Micro-Val si articolerà in due fasi. Le prove in laboratorio serviranno a studiare le proprietà dei batteri mangia-plastica e a valutarne la loro efficacia per liberare la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) dalla componente di rifiuto indesiderato, costituita per lo più da polietilene (circa 5 per cento). Nella seconda fase, il team di ricerca verificherà la possibilità di applicare il trattamento biologico per uno scale-up in un impianto in collaborazione con un’azienda leader nel settore del recupero e il riciclo di rifiuti.
Il progetto prevede anche lo sviluppo di un’applicazione per smartphone che fornirà consigli all’utente nello svolgimento della raccolta differenziata, permettendo a ogni cittadino di contribuire all’ambizioso obiettivo del team di ricerca.
Micro-Val ha ottenuto il sostegno di Corepla, il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica. Se la campagna raggiungerà almeno la metà dell’obiettivo fissato, scatterà il cofinanziamento da parte del Consorzio.
TISSUE MADRE TERRA una scelta sostenibile
Da oltre un anno la pandemia ha indotto gli specialisti dell’ospitalità a ripensare spazi, pulizia e igiene all’interno dei locali. D’altra parte le persone desiderano ritrovare la passata convivialità del fuoricasa senza rinunciare a filiera controllata, sostenibilità ambientale e riduzione degli sprechi.
“Convinti di quanto il rapporto tra le persone e i produttori sia diventato essenziale per consolidare fiducia, dialogo e reciprocità, Industrie Celtex promuove un nuovo paradigma di consumo: consumare meno, ma consumare meglio”. Questo quanto sostiene Attilio Giannasi, Direttore commerciale, nell’introdurre la nuova scelta sostenibile di Madre Terra “Madre Terra è la linea di tovagliato monouso che si configura come nuova proposta di valore per il mondo dell’Ho.Re.Ca. La prima carta realizzata interamente da fibre di cellulosa di recupero, mai usate precedentemente e all’avanguardia nella sostenibilità, poiché non derivante da post-consumo o da rifiuto solido-urbano. Una vasta gamma che dai tovaglioli in vari formati alle buste porta posate, dalle tovagliette 30x40 e 100x100 alle tovaglie a rotolo contribuisce ad ispirare nuovi
concetti di ristorazione, fondendo design e sostenibilità ambientale.
Madre Terra è 100% ecologica, alto performante e certificata Ecolabel. Un prodotto virtuoso, ispirato ai principi della Blue Economy, che garantisce un minore consumo di energia e di risorse idriche e un’importante riduzione di emissioni in atmosfera”. Anche nella scelta del packaging
Madre Terra è capace di distinguersi, grazie a una confezione realizzata con quota parte di plastica di seconda vita.
“Madre Terra si pone come alternativa alla pura cellulosa e al riciclato tradizionale, una linea che promuove la nuova civiltà del pulito, basata sui principi di salute, pulizia e igiene”.
www.industrieceltex.com
STI nel rispetto dell’AMBIENTE
Diversi studi dimostrano l’efficacia del calore nell’eliminazione di virus e batteri. Da questo presupposto parte la ricerca di STISteam Industry e l’offerta di prodotti che soddisfano più svariate esigenze di pulizia e sanificazione. L’azienda nasce nel 2009 dall’esperienza ventennale della famiglia Passuello nel settore della pulizia a vapore. Ormai da tempo, la guida della società è nelle mani della seconda generazione della famiglia, rappresentata Laura Passuello
Qual è il vostro impegno, oggi, alla guida dell’azienda?
«Abbiamo fatto tesoro dell’esperienza passata, ereditando l’impegno e la dedizione che sempre ha contraddistinto il nostro lavoro, nel contempo abbiamo apportato continue innovazioni, figlie dei nostri tempi, e miglioramenti. In un momento storico caratterizzato da un virus invisibile, STI si pone come partner sicuro e affidabile per eliminare e arginare il problema. Uno dei metodi più efficaci per uccidere germi, batteri e virus è il vapore. I nostri prodotti professionali hanno una temperatura in caldaia che va dai 160°C ai 185°C in base alla potenza della macchina, c’è un naturale calo termico al punto di fuoriuscita del vapore ma la temperatura è ben superiore ai 71°C consigliati. La sanificazione totale e completa di ogni ambiente e superficie mediante l’uso di
vapore ad intervalli regolari contribuisce quindi a non diffondere virus».
Quali sono i vantaggi dell’utilizzo del vapore?
«Il vapore è ecologico, è un elemento naturale che permette di pulire a fondo superfici diverse senza l’utilizzo del detergente. Sanifica l’ambiente, eliminando acari, batteri, muffe e germi, grazie alle alte temperature raggiunte. Test clinici dimostrano che un flusso di vapore di 5 secondi a 140°C può eliminare totalmente la carica batterica. Inoltre, comporta meno fatica per l’utilizzatore perché scioglie completamente lo sporco, anche il più difficile, senza dover strofinare con forza, inoltre il flusso di vapore riesce a raggiungere punti che sarebbe impossibile pulire con le attrezzature standard. Tutto ciò si traduce in un risparmio di tempo e denaro perché la pulizia è più veloce e non si utilizzano detergenti».
STI - Steam Industry crede fortemente nel made in Italy. Ci presenta brevemente la gamma che offrite al mercato?
“Attualmente produciamo e serviamo due macro aree: una legata all’uso domestico, l’altra viene incontro alle più svariate esigenze di pulizia e sanificazione del mondo professionale. La linea domestica è una gamma completa, in quanto è formata sia da prodotti solo vapore che da prodotti vapore-aspirazione.
I loro utilizzi sono molteplici visto che possono essere impiegati per pulire e sanificare ogni stanza e superficie della casa, ma anche di locali e aziende. La gamma di macchine professionali di STI si divide in due linee: Gaiser (prodotti solo vapore) e Comby (prodotti aspirazione - vapore). Gli ambiti di utilizzo sono svariati: dall’industria alimentare alla ristorazione, dagli hotel alla pulizia nei trasporti pubblici, dall’industria meccanica alla sanità (ospedali, studi medici, odontoiatrici e veterinari)”.
www.stindustry.it
Una SECONDA VITA per le mascherine usate
Sempre più mascherine, guanti monouso e bottiglie di gel idroalcolico si aggiungono alle 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica che finiscono in mare ogni anno.
Cristina CardinaliCon l’inizio della pandemia e delle prime misure di contenimento, i rifiuti si sono riempiti di dispositivi di protezione individuale (DPI) usa e getta.
Secondo il rapporto della Commissione Ecomafie, nella sola Italia da maggio a dicembre 2020 sono finiti nella spazzatura trecentomila tonnellate di guanti e mascherine usate.
L’Organizzazione francese Opération Mer Propre (OMP), dopo aver
scoperto moltissime mascherine usa e getta e guanti in lattice nei fondali del Mediterraneo, ha sottolineato che, se anche solo l’1% delle mascherine fosse smaltito in modo non corretto, questo significherebbe ogni mese 10 milioni di questi dispositivi dispersi nell’ambiente. Il pericolo è che finiscano per diventare onnipresenti nell’ambiente: le sole mascherine per la bocca impiegano fino a 450 anni per decomporsi nell’ambiente (fonte: Dipartimento
per l’ambiente marino del Servizio sanitario pubblico federale belga). “Sarà l’inquinamento del futuro se non viene fatto nulla. Presto correremo il rischio di trovare più maschere che meduse nel Mediterraneo”, ha dichiarato Laurent Lombard di Opération Mer Propre.
Ovviamente non è il solo Mediterraneo ad essere in pericolo. Anche OceansAsia, organizzazione con base a Hong Kong, ha espresso le stesse preoccupazioni della ONG
francese. Dopo una ricerca sui rifiuti nelle isole disabitate di Soko ha rilevato, infatti, dozzine di mascherine usa e getta abbandonate.
Questo enorme quantitativo di mascherine usate che finiscono in discariche, corsi d’acqua e oceani, ha dato il via ad una serie di ricerche su un loro possibile riciclo.
STRADE RICICLATE
Alla RMIT University, in Australia, un gruppo di scienziati sta testando l’utilizzo del materiale ottenuto dalle mascherine chirurgiche nella pavimentazione stradale. Il corpo stradale è normalmente costituito da quattro strati: fondo, base, legante e asfalto. Ognuno di questi deve essere sia resistente che flessibile per sopportare le pressioni dei veicoli pesanti e prevenire fessurazioni. In questa struttura hanno fatto da tempo capolino i rifiuti edilizi, sotto forma di aggregati di calcestruzzo riciclato (ACR). L’idea del gruppo australiano è stato quella di aggiungere maschere usate sminuzzate all’agglomerato riciclato, testando diverse percentuali. Hanno così scoperto che la miscela ideale prevede l’1% di rifiuti di mascherine con il 99% di ACR. Il risultato è un prodotto perfettamente conforme agli standard d’ingegneria civile richiesti per le pavimentazioni. Inoltre la loro aggiunta migliora duttilità e flessibilità della miscela. (lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment)
BIOCARBURANTE
Un gruppo di esperti dell’University of Petroleum and Energy Studies, in India, ipotizzano la possibilità di trasformare i rifiuti del COVID-19 in biocarburanti. Lo studio – pubblicato sulla rivista Biofuels – mostra come lo strato plastico di propilene, contenuto in miliardi di articoli DPI usa e getta, possa essere convertito in biocrude, un tipo di combustibile sintetico. “Attualmente, il mondo si sta concentrando sulla lotta contro
LE MASCHERINE RILASCIANO MICROFIBRE NEL MARE
Una mascherina chirurgica rilascia fino a 173 mila microfibre al giorno nell’ambiente marino: lo dice uno studio dell’Università di Milano-Bicocca sui rischi ambientali dovuti allo smaltimento non corretto dei dispositivi di protezione individuale (dpi).
La ricerca del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra, dal titolo “The release process of microfibers: from surgical face masks into the marine environment”, è stata recentemente pubblicata sulla rivista Environmental Advances e ha approfondito il meccanismo di degradazione foto-ossidativa delle fibre di polipropilene presenti nei tre strati delle mascherine chirurgiche.
Per le mascherine, il dato relativo alla stabilità oltre il limite di utilizzo non era disponibile in letteratura. Per questo sono state sottoposte a esperimenti di invecchiamento artificiale, simulando ciò che avviene nell’ambiente, quando una mascherina abbandonata inizia a degradarsi a causa dell’esposizione agli agenti atmosferici e, in particolare, alla radiazione solare. Un processo che può durare diverse settimane prima che il materiale giunga al mare, dove è poi sottoposto a stress meccanici prolungati indotti dal moto ondoso e avviene il maggior rilascio di microfibre. Le misure hanno evidenziato come una singola mascherina esposta alla luce UV-A per 180 ore possa rilasciare centinaia di migliaia di particelle del diametro di poche decine di micron.
il Covid-19, tuttavia possiamo prevedere anche problemi economici e di squilibrio ecologico”, spiega la dott. ssa Sapna Jain, prima autrice dello studio. “Dobbiamo prepararci ad affrontare le sfide imposte dalla pandemia, in modo da mantenere alta la sostenibilità”. Il team ha esaminato diversi articoli di ricerca correlati, per capire quale potesse essere la modalità migliore per trattare e riciclare questa tipologia di rifiuti. L’analisi ha portato alla conclusione che la plastica dei dispositivi di protezione personale possa essere convertita in combustibile mediante pirolisi. Questo è un processo chimico che
abbatte i polimeri ad alte temperature – tra i 300-400°C - in assenza di ossigeno. La coautrice Bhawna Yadav Lamba afferma che questo processo è tra i metodi di riciclaggio più promettenti e sostenibili, soprattutto rispetto all’incenerimento. “La pirolisi è un processo chimico comunemente usato, i cui vantaggi includono la capacità di produrre elevate quantità di bio-olio, facilmente biodegradabile […] C’è sempre la necessità di combustibili o risorse energetiche alternative per soddisfare le nostre esigenze energetiche. La pirolisi della plastica è uno dei metodi per mitigare la nostra crisi energetica”.
NUOVI CAM per un pulito più SOSTENIBILE
I nuovi Criteri dedicati ai servizi di lavanolo danno un’ulteriore spinta al settore in termini di riduzione dell’impatto ambientale, valorizzando gli investimenti nelle tecnologie verdi e l’efficientamento idrico ed energetico
Marcello FalvoIl 4 gennaio scorso sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale i “Criteri ambientali minimi per l’affidamento del servizio di lavaggio industriale e noleggio di tessili e materasseria”; l’emissione di questi nuovi criteri rappresenta, per il settore del lavanolo, un passaggio molto importante dal punto di vista della sostenibilità ambientale. I CAM sono requisiti ambientali definiti in materia di clausole contrattuali, specifiche tecniche, criteri premianti e di selezione dei candidati che obbligatoriamente devono essere introdotti nei documenti progettuali e di gara. Scopo principale dei Criteri è quello ridurre l’impatto ambientale, contribuendo a diffondere modelli di economia circolare, tecnologie e soluzioni volte a rendere più efficiente l’uso di energia e risorse, prevenire la produzione di rifiuti. La normativa consentirà, in particolar modo alle aziende che si occupano di sanificazione e noleggio di tessili per le strutture sanitarie, una com-
petizione sul mercato fondata anche sull’impatto ambientale dei processi industriali, e non solamente sulla garanzia della qualità igienica. Gli elementi dei CAM che, nell’ambito del lavanolo, possono essere maggiormente valorizzati sono sicuramente gli investimenti nelle tecnologie ambientali e la scelta di prodotti per il noleggio, che potranno sempre più migliorare sotto il profilo della sostenibilità. Grazie alle gare pubbliche, infatti, le imprese di settore saranno stimolate ad investire nello sviluppo tecnologico e in prodotti migliori, che dovranno soddisfare requisiti volti a garantirne la durabilità e il riuso. Nello specifico, attraverso l’applicazione dei CAM è possibile ridurre i consumi energetici e le emissioni di gas climalteranti, ridurre i consumi idrici e l’uso di sostanze pericolose nei processi di lavaggio. Per migliorare l’efficienza idrica, è previsto che gli stabilimenti che effettuano il servizio siano dotati di sistemi di filtraggio e riutilizzo dell’acqua, mentre per ridurre l’uso di sostanze pericolose si prevede l’uso di prodotti in possesso del marchio Ecolabel o di un’etichetta ambientale equivalente, o che siano conformi ai Criteri dei detergenti per il lavaggio industriale di tessili e assimilati.
TECNOLOGIE PER INQUINARE MENO
Realizzare dei sistemi sostenibili dal punto di vista ambientale comporta la presa in esame di diversi fattori che, all’interno del processo di lavaggio, possono essere fonte di inquinamento. Ridurre il consumo di acqua è uno dei fattori alla base di qualsiasi progetto green; i cicli di lavaggio moderni garantiscono una pulizia ottimale anche con una sola fase senza prelavaggio e risciacqui, consentendo di ridurre fino al 50% i consumi idrici. Riscaldare l’acqua comporta inoltre un elevato dispendio di energia, e il suo scarico alla temperatura di 70 - 90° C è dannoso per l’ambiente; per questo motivo, le lavatrici moderne sono dotate della funzione Cool Down, che raffredda l’acqua fino a 35 - 40° C prima di scaricarla. Per ridurre ulteriormente il consumo di energia è possibile utilizzare programmi di lavaggio che già a 40°C garantiscono alte performance, senza bisogno di alzare eccessivamente la temperatura dell’acqua. Grazie alla loro capacità di regolare la velocità di circolazione dell’aria, macchinari come gli essiccatoi eco-dry a basso assorbimento consentono di ridurre i consumi fino al 60%, garantendo le stesse performance di asciugatura di un essiccatoio meno recente; essi infatti consumano 6 - 9 KW/H, contro i 18 - 24 dei vecchi essiccatoi. Per quanto riguarda i saponi, la legge impone che essi debbano avere una percentuale di biodegradabilità superiore al 90% per poter essere impiegati. Per un’attività di lavaggio eco friendly, quindi, l’aspetto importante non risiede tanto nel concentrarsi solo sull’utilizzo di prodotti poco inquinanti, dato che per poter essere utilizzati devono obbligatoriamente esserlo, ma ciò che più conta è ridurre la quantità di prodotto utilizzato; abbattere del 75% la quantità di sapone usato per il lavaggio è infatti un accorgimento molto efficace per limitare l’impatto sull’ambiente. Ridurre i consumi di sapone e di energia sono quindi due dei fattori principali per un ciclo di lavaggio sostenibile e rispettoso dell’ambiente; per raggiungere questi due risultati è bene orientarsi verso prodotti caratterizzati da elevato potere lavante e sgrassante e che possano essere utilizzati a diverse temperature di lavaggio, capaci di essere performanti anche in caso di lavaggio a freddo.
Per promuovere gli investimenti volti alla tutela ambientale, vengono valorizzate le tecnologie capaci di consentire l’efficientamento energetico e idrico e favorire l’uso di fonti rinnovabili per soddisfare i fabbisogni energetici e termici. Vengono inoltre valorizzate certificazioni che comportano un miglioramento continuo dell’impronta ambientale, come il Made Green in Italy (un marchio che permette alle imprese di valutare e
comunicare l’impronta ambientale dei prodotti) o dell’impronta di carbonio del servizio o dell’organizzazione, che considera anche gli impatti connessi alla logistica, in modo da poter contabilizzare non solo emissioni e consumi che potrebbero essere ridotti attraverso le caratteristiche ambientali degli stabilimenti, ma anche quelli legati ai mezzi di trasporto adibiti al ritiro e consegna dei capi. www.falvo.info
CERTIFICATO DI BIODEGRADABILITA'
DEGRADAZIONE PRIMARIA:
I tensioattivi contenuti nei detergenti e coadiuvanti di lavaggio devono essere, come richiesto dalla normativa UE per le sostanze detergenti 82/242 (tensioattivi non ionici) e 82/243/EEC (tensioattivi anionici), mediamente biodegradabili almeno al 90%. I nostri arrivano al 97 %.
BIODEGRADAZIONE FINALE:
Facile e veloce da degradare: nei test di facile degradabilità, tutte le sostanze contenute nei nostri detersivi hanno ottenuto valori > 60% BOD/COD, ovvero formazione di Co2, ovvero > 70% di calo DOC (Dissolved Organic Carbon). Ciò rientra nei valori limite previsti per “facilmente degradabile/readily degradable” (ad es. metodi OECD 301).
I tensioattivi contenuti nei nostri sono conformi ai criteri di biodegradabilità stabiliti dal regolamento (CE) n.648/2004 relativo ai detergenti.
Falvo S.a.s. Marcello FalvoLavare a Freddo o a basse temperature
La Falvo propone il lavaggio di abiti e biancheria a freddo o a basse temperature 40° C , limitando alla sola biancheria da ristorante temperature di 60°C. Questo è possibile utilizzando tensioattivi di ultima generazione e smacchiatori che già a 20° C agiscono in modo efficace, riducendo sensibilmente il costo del lavaggio.
Detersivi biodegradabili
I tensioattivi contenuti nei detersivi devono essere, come richiesto dalla normativa UE per le sostanze detergenti 82/242 (tensioattivi non ionici) e 82/243/EEC (tensioattivi anionici) e successive modificazioni, mediamente biodegradabili almeno al 90%. I nostri arrivano al 97%.
Ecolabel
Nelle nostre formulazioni vengono usati di prodotti marchiati i quali si E Ecolabel caratterizzano per il più alto grado di biodegradabilità e compatibilità con l'ambiente; questo senza sacrificare nulla alla qualità del Lavaggio.
Forte riduzione dei consumi d’acqua
I sistemi di lavaggio per abiti proposti dalla Falvo hanno un consumo medio di acqua (su una lavatrice da 15 kg) che va da 45 a 150 litri contro i 200 / 250 di un lavaggio ad acqua classico o addirittura 570 lt. di acqua utilizzati nelle lavasecco per condensare i vapori di solventi durante la fase di asciugamento.
100% ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI
La Falvo usa esclusivamente energia prodotta da fonti rinnovabili, solare, eolica, in modo da poter essere un'azienda ZERO Co2 , dove ogni operazione è finalizzata al rispetto del pianeta e dei suoi ecosistemi, indispensabili per garantire la vita.
Prodotti in sintonia con L’AMBIENTE
Dal mondo del cleaning una selezione delle offerte più innovative
ASCIUGAMANI “ECOGREEN”
Il marchio Ecogreen di Paperdi propone una linea di asciugamani intercalati a “V” che soddisfano tutti i requisiti di tutela ambientale, qualità e performance, progettati per rispondere alle richieste di un mercato sempre più esigente in termini di qualità a costo contenuto. L’articolo AV.11821/5000 è realizzato con Tissue riciclato 100% ad alta performance, per un prodotto resistente e morbido; è certificato Ecolabel, confermando la tradizionale attenzione di Paperdi all’ambiente; è prodotto con colla colorata blu, che ne esalta la goffratura, donando al tatto e alla vista un gradevole effetto tessile. Un prodotto ad alta qualità a tutela del consumatore e dell’ambiente. www.paperdi.it
BAMBOO COLLECTION
Hygenia presenta Bamboo Wave Plus, un prodotto rivoluzionario che unisce efficienza e sostenibilità. Una soluzione innovativa realizzata in Bambù, una pianta che cresce a una velocità maggiore rispetto agli alberi e senza fertilizzanti, pesticidi o insetticidi. Questo prodotto può essere riconosciuto come una delle carte più naturali sul mercato perché è biodegradabile, senza profumo e non contiene sostanze chimiche che sbiancano la carta. La produzione di questa carta mantiene infatti il colore Bamboo originale, perfetto per chi cerca di creare ambienti che valorizzino il rispetto dell’ambiente e l’ecosostenibilità.
www.hygenia.it
BIO2 SUPERFICI DETERGENTE PROBIOTICO PER SUPERFICI DURE
Prodotto concentrato di nuova generazione che abbina tensioattivi a elevata biodegradabilità a una miscela di microrganismi Bacillus appositamente selezionati per degradare la materia organica presente sulle superfici: una alternativa a basso impatto ambientale ai detergenti tradizionali, sicura ed efficace. Indicato per la pulizia di pavimenti, piastrelle, piani di lavoro, servizi igienici, sanitari, esercita la sua azione pulente nel tempo, anche al termine delle operazioni di pulizia, mantenendo pulite e senza odori superfici ed ambienti. Si impiega diluito in acqua al 2 – 3%. Confezione: 2 x 5 litri. www.polychim.it
BETTARI: VIVI VERDE CON ECOLABEL
Bettari Detergenti si impegna a garantire un basso impatto ambientale lungo l’intero processo produttivo dei suoi prodotti attraverso la certificazione europea Ecolabel, sinonimo non solo di sostenibilità, ma anche di qualità. Gea Lemon Pav: Lavapavimenti profumato concentrato , disponibile in doppio formato. Gea Sgrass: Sgrassatore energico prontouso profumato, adatto per molteplici superfici ed efficace contro tutti i tipi di sporco. Gea Vetri: Detergente multiuso per vetri e specchi. Gea Bagno: Manutentore disincrostante per la pulizia quotidiana del bagno. Gea Wc: Detergente disincrostante e deodorizzante per wc. Gea Matic: Detergente liquido per lavastoviglie, disponibile in doppio formato. Gea Brill: Brillantante per lavastoviglie, disponibile in doppio formato. www.bettari.it
IL VAPORE DI POLTI DISINFETTA E RENDE SANI E SICURI GLI AMBIENTI DI LAVORO
In vista della riapertura di ogni ambiente alla regolare attività, il vapore di Polti Sani System è la soluzione ideale per eseguire una disinfezione rapida, sicura e rispettosa dell’ambiente e delle persone solo sfruttando acqua sotto forma di vapore. Recenti test di laboratori indipendenti italiani hanno confermato ulteriormente l’efficacia del vapore Polti: la gamma Polti Sani System ha ottenuto infatti la qualifica DDV (Dispositivi di Disinfezione a Vapore) in conformità alla norma AFNOR NF T72-110ambito medicale, l’unica attualmente disponibile a livello internazionale
per poter verificare l’efficacia disinfettante dei DDV.
Polti Sani System è un DDV brevettato sviluppato in collaborazione con la Facoltà di Medicina e di Chirurgia dell’Università degli Studi di Pavia e il suo vapore saturo, secco, surriscaldato fino a 180°C inattiva germi, batteri, spore, funghi e virus - incluso il Virus SARSCoV-2 responsabile della malattia Covid-19.
Dedicato alla disinfezione degli ambienti a rischio di contaminazione biologica, è adatto per un uso frequente, agisce in pochi secondi, senza contatto con le superfici e i
tessuti, asciuga rapidamente ed è sicuro anche in presenza di persone e animali. Può essere utilizzato per la disinfezione di ristoranti, bar e negozi, studi professionali e medici, saloni e istituti di bellezza, uffici, palestre e strutture ricettive, scuole e asili.
www.poltisanisystem.it
UN ALTRO PASSO VERSO UN FUTURO PIÙ PULITO
TTS ha sviluppato un sistema per il conteggio delle emissioni di gas serra per ogni fase del ciclo di vita dei prodotti, raggiungendo importanti traguardi: è infatti la prima azienda in Italia ad aver conseguito la certificazione del CFP Systematic Approach e il carrello Magic Line 120 è il primo prodotto ad aver ottenuto il marchio di Carbon Footprint Italy Grazie al sistema sviluppato, TTS può calcolare la Carbon Footprint di molteplici linee di carrelli, utilizzando i dati per favorire una scelta responsabile da parte del consumatore, progettare prodotti sempre più sostenibili e attuare programmi di compensazione delle emissioni. www.ttsystem.com
NON TUTTO MA DI TUTTO
Dialoghetto autentico agli esami di riparazione. Si parla di Storia
MAESTRO: Quando morì Garibaldi?
SCOLARO (girando la posizione): A Caprera.
MAESTRO: Ho domandato quando...
SCOLARO (sospirando): Da molto tempo!
MAESTRO: Dunque fu...
SCOLARO (subito): Una gran disgrazia per la famiglia!
MAESTRO: Mi spieghi almeno che cosa avvenne dopo la sua morte?
SCOLARO (sicuro del fatto suo): Gli fecero un bellissimo funerale.
Riportata dal primo libro del grande Ettore Petrolini (1884-1936): “Ti è piaciuto?” pubblicato nel 1915.
PER CONSULENZE DI COMUNICAZIONE E DI MARKETING TECNICO:
GEAM Gestione Ecologica Ambientale di Graziano Dassi geam.dassi@gmail.com
SPECIALE GREEN
200 GREEN APPLE E ITISIR GENTILE: APPLICAZIONI DIVERSE, STESSO PROFUMO
Itidet presenta il detergente green apple della linea 200, lavapavimenti ad alto effetto pulente e distaccante dello sporco. Si tratta di un detergente a base alcolica e a schiuma controllata per la manutenzione giornaliera di tutti i pavimenti. La caratteristica principale è la capacità di sciogliere e distaccare lo sporco: l’effetto sarà lo straccio bianco e l’acqua nel secchio sporca. L’azione deodorante del detergente 200 green apple può essere notevolmente potenziata erogando nell’acqua del secchio 1 -2 spruzzate di Itisir Gentile. Consigliato e già molto utilizzato dalle imprese di pulizia e vivamente suggerito a chi ha problemi con pavimenti lucidi.
www.itidet.it
QUARTZ 50 CON SISTEMA A OZONO
QUARTZ 50 di Adiatek è una lavasciuga operatore a bordo con le dimensioni di una macchina uomo a terra, che le permettono di sfruttare i normali ascensori così da operare su più piani. La rotazione del tergipavimento, anche nelle curve più strette, garantisce un’asciugatura perfetta. La sua ergonomia di guida ed il display digitale la rende intuitiva nell’utilizzo. Il vano batterie estraibile permette una facile installazione di esse.
QUARTZ 50 permette una serie di dotazioni extra, sono compatibili il sistema di dosaggio dell’acqua e detergente (3SD), Ozono, TELEMATICS e carica batterie a bordo. Questo modello per performance e versatilità è particolarmente indicato per ambienti sanitari. www.adiatek.com
FRAGRANZE NATURALI ED ECO-FRIENDLY
Tra natura e formule alchemiche, L.R. Industries ha creato una selezione di fragranze certificabili secondo rigidi standard (COSMOS, NATRUE, e altri) realizzate con materie prime naturali. Attenta ricerca e scelta dei componenti, selezione dei migliori ingredienti di origine naturale, per formule rivolte alla salvaguardia della natura e rispettose dell’ambiente e della persona. L’armonia tra gli elementi ha dato vita a fragranze pure ed equilibrate, naturali ed eco-friendly.
www.lrindustries.it
RUBINO CHEM ESSENZA IGIENIZZANTE
Magica Essenza Pro-Line, sinonimo di Rubino Chem Essenza Igienizzante, è un formulato polifunzionale ad alta concentrazione con spiccata azione igienizzante e a pH neutro utilizzato per detergere, rimuovere germi e batteri con azione meccanica, spolverare, profumare e deodorizzare ambienti e superfici. Il formulato Magica Essenza Pro-Line è stato progettato per rispondere alle necessità degli utilizzatori professionisti. Il marchio registrato Trademark e il formulato hanno mantenuto nel tempo la peculiare alta qualità e identità riconosciuta e apprezzata dai nostri clienti utilizzatori finali. Un’icona che nome e funzioni legano da sempre all’universo del cleaning e dei clienti più esigenti. Disponibile in flaconi da 750ml in 16 fragranze.
www.rubinochem.it
Le NUOVE TECNOLOGIE per un’igiene perfetta
Nel settore delle pulizie industriali, l’igienizzazione è sempre stata al centro di ogni attività professionale. Oggi a causa dell’emergenza sanitaria, anche il grande pubblico si è reso conto di quanto sia importante tutelare la propria salute attraverso una disinfezione seria degli ambienti nei quali viviamo e lavoriamo. L’azienda 4cleanpro srl ha conquistato un ruolo da leader nel settore grazie ai numerosi anni di esperienza. Nata nel 2010, ha sempre investito in ricerca e sviluppo per proporre macchinari all’avanguardia, e in grado di esaudire le richieste della clientela nazionale e internazionale. Davanti alla difficile situazione attuale, la società ha sviluppato nuove strumentazioni, per garantire una pulizia sempre più ottimale delle strutture, anche ospedaliere.
MIRA
Tra i macchinari realizzati da 4cleanpro srl, merita sicuramente un posto di rilievo MIRA, lavasciuga pavimenti professionale ed efficiente. La sua caratteristica più interessante è la grandezza minuta: piccola, agile e dotata di un manico snodato, risulta lo strumento ideale per raggiungere con facilità gli spazi angusti.
Per questo motivo, ha riscontrato un grande successo in negozi, ristoranti, bar e cucine, tutti i luoghi in cui la pulizia deve essere assicurata con assoluto rigore. L’acciaio Inox con cui è stata costruita la MIRA, la rende un prodotto robusto e durevole nel tempo.
Per fare fronte alle richieste del mondo ospedaliero, è nata MIRA
HEPA, un macchinario della stessa tipologia personalizzata con filtro HEPA (classe H13). Quest’ultimo trattiene eventuali microrganismi presenti nell’aria assorbita, senza rigettarli nell’atmosfera durante la fase di pulizie. L’azienda propone ai clienti anche uno strumento dotato di luci led ultraviolette per smaltire successivamente il filtro, che potrebbe essere contaminato dopo il suo utilizzo. Molti ospedali scelgono ogni giorno questa tipologia di lavasciuga, per compiere una pulizia professionale e sicura di ogni spazio, anche il più complesso come sala operatoria o la terapia intensiva.
Abbinata a Mira Hepa, si possono acquistare anche molti altri prodotti, come la stazione ricaricabile o il serbatoio di ricambio. Un altro grande vantaggio di questa macchina è sicuramente la possibilità di utilizzare spazzole di colorazione differenti, in modo da pulire ogni reparto con una strumentazione propria evitando contaminazioni pericolose per la salute dei pazienti e degli operatori sanitari.
La macchina dispone di una serie di accessori per rispondere a tutte le esigenze di utilizzo, è anche una macchina IBRIDA in quanto può lavorare sia con la sua batteria al litio che fornisce più di un ora di autonomia oppure può essere sostituita la batteria con un alimentatore a corrente alternata 220 volt per un’autonomia infinta.
Senza poi dimenticare che 4cleanpro garantisce le sue macchine per 24 mesi.
PEST
Disinfestazione GREEN: considerazioni e RIFLESSIONI
A cura di Graziano DassiVi sono termini che nel diventare famosi hanno perso il loro significato originale: ecologia, ecosostenibile ed economia green in senso lato. Alcuni di questi sono addirittura diventati slogan commerciali al limite del millantato credito. È mio ponderato parere che ricondurre il tutto entro i confini del buon senso sia il mezzo per dare dignità professionale al settore e impedire ai cavalcatori dell’emergenza di gettare discredito su tutta la categoria. Ma per farlo bisogna informare e formare le persone e in alcuni casi anche i nostri clienti. In primis dobbiamo avere ben chiaro che l’ecologia non nasce per proteggere l’ambiente ma per studiarlo analizzando i reciproci rapporti che man mano si vanno creando tra flora, fauna, microbi, virus e minerali e l’habitat. Habitat che ogni essere vivente sfrutta per vivere e moltiplicarsi.
Con questa premessa vorrei proporre un esempio in cui i protagonisti sono gli esseri umani esaminati come consumatori di banane e bananeti. L’esempio può far sorridere ma mettendo i numeri sul tavolo apparirà evidente che è assai pertinente e, credo in scienza e coscienza, che aiuterà a capire che i fenomeni naturali dovrebbero essere sempre analizzati dal punto di vista quantitativo.
OSSERVAZIONE DI UN FENOMENO NATURALE
Domanda: quante banane si consumano in un anno? Spesso vado a fare la spesa e giorni fa mi sono fermato a osservare una esposizione di banane. L’avrò fatto centinaia di volte ma questa volta mi sono posto alcune domande: qual è la produzione mondiale di banane? La risposta è impressionante: nel 2019 ne sono state prodotte circa 115 milioni di tonnellate! E la FAO prevede che la produzione arriverà a sfiorare i 130 mio di tonnellate nel 2030. Forse quei portoghesi che nel 1500 iniziarono a importarle in Europa mai avrebbero pensato che in mezzo millennio si sarebbero raggiunte certe cifre. Per tradurre le tonnellate prodotte nel 2019 in un numero ancora più impressionante sottolineo che il dato riportato equivale a 1.050 (mille cinquanta) miliardi di banane. Mettendole in fila riusciremmo a fare qualche migliaio di volte il giro del mondo. Se non ho sbagliato i calcoli ci troviamo di fronte a 8 milioni di Ha di bananeti.
ASPETTI FITOSANITARI
Tralasciando gli aspetti agronomici immaginiamoci i parassiti che ruotano intorno a tale coltivazione. Insetti, funghi e virus di fronte a cotanta abbondanza si sono scatenati e gli agricoltori pure! Era ed
è uno scontro fra esseri viventi che vantano ognuno i propri diritti. Dal loro punto di vista i parassiti ritengono e riterranno legittimo sfruttare quello che l’uomo mette a loro disposizione e la controparte umana (gli agricoltori e le grandi industrie distributrici) trovavano più che legittimo difendere i frutti del proprio lavoro. La guerra era inevitabile. L’uomo, data l’estensione delle coltivazioni, ha subito messo in campo l’aviazione. Per cui stormi di Piper Pa-25, Grumman Ag Cat o il poliedrico biplano Antonov An-2 hanno sorvolato e sorvolano enormi estensioni coltivate a banano.
DISINFESTAZIONE GREEN
In alcuni stati ci si è posti il problema di come effettuare le necessarie difese fitosanitarie in modo più razionale per cui si è passati dall’aviazione ai più mirati ed efficaci, ma più costosi, trattamenti da terra. La quadratura del cerchio è nata in Romagna con la messa a punto di atomizzatori di grande potenza, in
grado di erogare gli antiparassitari a basso volume e dotati di sistemi elettrostatici di rara efficacia dotati di un sistema di controllo dell’intensità di carica elettrica; quest’ultima innovazione oltre a garantire che il sistema funzioni in modo ottimale è uno stimolo concreto, in quanto visibile, affinché l’operatore lo utilizzi con convinzione di causa. In agricoltura l’efficacia è misurabile dalla qualità del raccolto, dall’economia dei fitofarmaci, dei tempi di lavorazione e dal risparmio di acqua. Acqua che diventa sempre più preziosa tanto da meritarsi l’appellativo di oro blu.
Nel mondo della disinfestazione le cose non sono così facilmente misurabili, ma nella lotta alla processionaria del pino, i risultati sono altrettanto facilmente misurabili. Prova ne è che in Valle d’Aosta l’abbinamento sistema elettrostatico e Bacillus thurigiensis thuringiensis ha dato ottimi risultati. La cosa non stupisce la carica elettrica indotta nelle micro-gocce garantisce una
perfetta adesione agli aghi dei pini la cui forma favorisce lo sgocciolamento. Al contrario la carica elettrica di segno opposto fra la foglia e la microgoccia ne garantisce l’ottima adesione. Fatto comprovato perfino dai pasticceri che utilizzano tale tecnologia per fare aderire la polvere di cacao alle torte in modo omogeneo senza sprechi.
RIFLESSIONI E SVILUPPI
Certamente l’adozione di mezzi terrestri di alta gamma rappresenta una tecnica applicativa virtuosa che da sola non è la panacea universale ma il punto di partenza per raggiungere la certificazione “bio”. Visto l’attenzione al problema emerge la volontà di voler ben operare: salvare la produzione nel maggior rispetto possibile per l’ambiente. Infatti, sono allo studio tecniche agronomiche atte a rendere la vita difficile ai parassiti coadiuvate da attenti monitoraggi per attuare i trattamenti nel momento più opportuno e una stretta collaborazione con
le società di fitofarmaci affinché migliorino le loro formulazioni e possibilmente trovino principi attivi sempre più efficaci e sicuri.
A LIVELLO METODOLOGICO
Quanto esposto che esplora macrosistemi a livello mondiale, può essere applicato anche nei nostri microsistemi. Il processo logico è garantire il livello igienico-sanitario necessario in primis le zoonosi e le contaminazioni alimentari utilizzando i mezzi più idonei: monitoraggi per la valutazione dei parassiti (chi, quanti, dove); adottare le risorse tecniche con il miglior rapporto sicurezza, efficacia, costo, attivare le tecniche applicative più efficaci, mirate e coerenti con i cicli bio-etologici dei parassiti bersaglio ed effettuare controlli di efficacia in grado di correggere gli eventuali errori e di migliorare nel tempo quanto viene realizzato (ad esempio interventi manutentivi e anti intrusioni, ma a tal proposito la letteratura tecnica e manageriale abbonda).
Mi associo all’esortazione di Claudio e Stefano Martignani: “Ci auguriamo che il mondo delle istituzioni dell’agrochimica e degli agronomi (a cui aggiungo i biologi ambientali, i dottori naturalisti, veterinari e medici) orientino gli utilizzatori affinché promuovano la tecnica delle applicazioni basate sui sistemi elettrostatici di alta gamma”.
A tal proposito condivido di dover prendere atto da oltre 50 anni ormai tale tecnica è largamente usata in moltissimi processi industriali con ottimi risultati e con notevoli risparmi di prodotti sia pulverulenti che liquidi. Posso testimoniare che anni fa il basso volume, l’utilizzo di ugelli speciali in grado di produrre omogeneamente microgocce di diametro idoneo a ricevere e mantenere la giusta carica elettrica e l’adozione dei dispositivi antistatici ha consentito notevoli riduzioni sia dei tempi di applicazione sia dei formulati utilizzati con soddisfazione dei villeggianti in numerosi campeggi di alto profilo.
Sistemi e mezzi per lo SPAZZAMENTO STRADALE: stato e criteri di organizzazione
a cura di Francesca LeoneL’art. 14 del Codice della Strada stabilisce che, al fine di garantire la sicurezza e la fluidità della circolazione, gli enti proprietari siano tenuti a provvedere: alla manutenzione, gestione e pulizia delle strade, delle loro pertinenze e arredo, nonché delle attrezzature, impianti e servizi; al controllo tecnico dell’efficienza delle strade e relative pertinenze; all’apposizione e manutenzione della segnaletica prescritta. La manutenzione comprende, quindi, anche la pulizia e lo spazzamento di strade e marciapiedi, servizi coperti dalle tasse corrisposte dai cittadini. Nell’ambito di una definizione di standard di qualità legati alla gestione dei servizi di igiene urbana, appare necessario innanzitutto avere un quadro dello stato di attuazione di questo specifico settore nel paese. Anpa (Agenzia Nazionale Protezione Ambiente) ha perciò effettuato una ricognizione sullo stato di fatto e sui criteri di organizzazione delle attività gestionali dei rifiuti urbani in Italia; i dati emersi dall’indagine sono analizzati di seguito. Il servizio di spazzamento strade viene svolto tramite sistema meccanizzato oppure manualmente.
Le aziende utilizzano entrambe le modalità, per quanto riguarda i comuni invece prevale l’utilizzo del solo spazzamento meccanizzato. Come per la raccolta dei rifiuti urbani indifferenziati, la frequenza dello spazzamento viene artico-
lata in minima, media e massima e la frequenza media è compresa tra 4 e 5 giorni alla settimana, ed è maggiore per lo spazzamento manuale. Rispetto alle aziende, i comuni svolgono più frequentemente questo tipo di servizio: la
variabile di mezzi. Per raccogliere più di 150.000 tonnellate l’anno le aziende sembrano invece utilizzare un numero di mezzi più contenuto che nel caso precedente, e meno variabile (compreso tra 5 e 10 per 10.000 tonnellate raccolte).
La verifica dell’efficienza degli automezzi è affidata, al di là dei controlli di routine del gestore, alla revisione annuale obbligatoria presso gli uffici della Motorizzazione Civile locale, cui devono sottoporsi tutti i veicoli. Il controllo dell’efficienza dei mezzi e delle attrezzature deve essere garantito, al livello minimo, ad opera di personale che abbia ricevuto una formazione dedicata; la manutenzione demandata a personale specializzato garantisce maggiormente l’efficacia e la tempestività degli interventi. Gli standard minimi ed ottimali si riferiscono all’età massima ammessa per i mezzi. Da una parte, la legge prevede, come termine minimo per l’ammortamento un periodo di cinque anni (e tale termine è stato
dizioni che non ne garantiscano l’affidabilità, nonché la strategia finanziaria adottata dal gestore. In linea di principio, l’età massima ottimale è superiore a quella minima per incentivare la manutenzione preventiva dei mezzi volta a prolungarne la vita utile. Nella prospettiva di uno sviluppo ulteriore del progetto, nei termini delineati nell’introduzione, saranno individuati i livelli intermedi che possano adattarsi alle diverse realtà aziendali, nell’ottica del miglioramento realistico della qualità del parco mezzi, in funzione delle necessità del servizio. L’età minima ed ottimale che viene indicata per i mezzi si riferisce a quelli che effettuano 2 turni di lavoro con una media di 60 km a turno.
Lo standard ottimale indicato può, a discrezione del gestore, subire una riduzione (non inferiore, in ogni caso, allo standard minimo) in relazione alla strategia finanziaria adottata. I valori indicati sottintendono il rispetto di tutti i requisiti legislativi in particolare le emissioni e la rumorosità. Lo standard ottimale si riferisce alla struttura portante del mezzo: sono esclusi da tale standard i sottogruppi per i quali può risultare necessario una manutenzione straordinaria (p.e. attrezzature specifiche da montare sui mezzi, motori, sospensioni, slitte, ecc.).
Il totale delle spese straordinarie sostenute negli anni, attualizzate all’anno di acquisto del mezzo, non deve superare il 20% del valore iniziale di acquisto del mezzo.
3.3.3Frequenza lavaggio interno dei mezzi di raccolta e trasporto e delle attrezzature
lavaggio interno dei mezzi, essa è calibrata sulla necessità di garantire adeguati livelli di igiene pubblica; i valori devono essere differenziati sulla natura del rifiuto raccolto e sulle condizioni climatiche, dato che un parametro fortemente critico per la tutela dell’igiene urbana è rappresentato dalla putrescibilità del rifiuto conferito, a sua volta funzione dei parametri citati.
Per questo standard viene effettuata una differenziazione secondo il materiale raccolto ed il periodo dell’anno. E’ stato indicato come periodo estivo quello in cui la temperatura massima supera i 28 °C (indicativamente i mesi di luglio e agosto, sebbene vi siano aree in cui tale temperatura possa essere superata anche in altri mesi).
fissato come standard minimo); dall’altra, per stabilire un livello ottimale per l’età massima dei mezzi si deve tenere conto della necessità di limitare l’utilizzo di mezzi obsoleti o in condizioni che non ne garantiscano l’affidabilità, nonché la strategia finanziaria adottata dal gestore. In linea di principio, l’età massima ottimale è superiore a quella minima per incentivare la manutenzione preventiva dei mezzi volta a prolungarne la vita utile. Per quanto riguarda la frequenza del
Frequenza del lavaggio esterno degli automezzi con destinazione discarica
Frequenza del lavaggio esterno degli automezzi con destinazione altri impianti
Secca - estate (28°C) Secco - inverno
3 volte a settimana
1 volta a svuotamento: lavaggio delle sole ruote
3 volte a settimana
1 volta a settimana 1 volta a svuotamento: lavaggio delle sole ruote
1 volta a settimana
3 volte a settimana 3 volte a settimana
1 volta ogni 2 giorni 1 volta ogni 3 giorni
Fonte: ANPA, Definizione di standard tecnici di igiene urbanaLa spazzatrice “RILANCIA” guardando alla GREEN economy!
Nei mesi di produzione del 2020 e nella prima parte del 2021 sono emerse nuove opportunità nell’ambito della sanificazione che alcuni produttori hanno prontamente colto al volo
Pedrini giornalistaAnche i produttori di spazzatrici, stradali e industriali, hanno dovuto fare i conti con la dura legge della Pandemia da Covid-19: nella prima parte del 2020 il blocco delle attività produttive, le enormi difficoltà nell’Export, l’impossibilità –per alcune aziende – di accedere alle materie prime, hanno segnato profondamente il ciclo produttivo e commerciale. Nonostante lo shock iniziale, ancora una volta le aziende hanno dimostrato grande capacità di resilienza e ripresa: alcune hanno saputo inventare accessori che hanno dotato le macchine di sistemi per la sanificazione delle superfici, puntando sul mercato italiano, dal quale emergeva con forza questa richiesta. Altre, a fronte di un iniziale rallentamento, hanno reagito individuando nuovi mercati e potenziali clienti. Alla fine, il quadro che emerge dall’analisi della produzione nei mesi di apertura delle industrie del 2020 e in questa prima parte del 2021 è comunque
confortante e di sostanziale tenuta, anche se rispetto ad anni in cui il trend era stato – magari anche di poco (nel 2018 +3%) – in espansione, stavolta ci si deve acconten-
tare di non registrare un “profondo rosso”. Dal nostro focus emergono alcuni dati positivi: un certo ottimismo sul 2021 e le capacità di ripresa in atto, la volontà di proseguire con
determinazione sulla strada dell’innovazione, del 4.0 e del green cleaning e la voglia di riaffacciarsi con determinazione all’estero, riprendendo in fretta quel ruolo importante che il made in Italy possiede anche in questo segmento, come in quello delle lavasciuga pavimenti. Abbiamo, come sempre, dato la parola ad alcuni produttori e rappresentanti aziendali – che ringraziamo per la disponibilità - per raccogliere le loro interessanti valutazioni sull’andamento e le prospettive del mercato, allargando la riflessione a temi strategici, posti con forza dal Piano Nazionale di Ripresa Resilienza varato dal Governo Draghi in funzione del Recovery Plan.
PREVISIONI DI MERCATO
Nonostante il lockdown il mercato nel 2020 ha sostanzialmente tenuto. Il trend in termini di volumi d’affari resterà positivo?
“Indubbiamente il 2020 ha visto un rallentamento del fatturatoafferma Giancarlo Ruffo, AD di Comac - creato principalmente dalle chiusure e dalla difficoltà nel completare il processo di espansione della rete distributiva internazionale iniziata negli ultimi anni. La nostra linea di spazzatrici stradali non è stata progettata per essere dotata di grandi quantità di acqua a bordo e questo non ci ha permesso di entrare nel mercato della sanificazione. “La vendita di spazzatrici ha subito un rallentamento importante - spiega Daniele Bonini, Sales and Marketing Manager di Isal - ma stiamo osservando un aumento delle richieste che pensiamo si tradurrà in un’ottima seconda parte dell’anno. Importante è l’aver anticipato macchine in produzione per poter garantire consegne rapide in tempi corti. La richiesta di consegna in tempi celeri, infatti, ha assunto ormai un peso di valore sempre più strategico”. Il secondo semestre 2020 - racconta Raimondo Aldrovandi, Direttore Commerciale Italia del Gruppo IPC - ha visto una sensibile ripresa sia nel settore janitorial
che macchine per la pulizia, grazie al forte aumento di richieste relative ad attività di pulizia profonda ed igienizzazione degli ambienti. È in questo contesto che si inserisce anche la maggiore richiesta di spazzatrici che hanno visto un leggero incremento sia per i modelli uomo a bordo, che per i modelli più compatti. La pandemia manterrà comunque alti i livelli di attenzione sugli standard di pulizia ed igienizzazione anche in quelle aree ed ambienti precedentemente trascurati e/o non contemplati, quali parcheggi, garage, aree logistiche e tante altre interessanti tipologie di situazioni”. “Le nostre spazzatrici - afferma Daniele Sambati, Sales Director RCM - hanno avuto un incremento nel 2020 senza che siano emerse particolari nicchie di specializzazione. Probabilmente, la necessità di sanificare comincia da un pavimento che sia prima di tutto sgombro da polvere e sporco; quindi, prima di sanificare con qualsiasi dispositivo che utilizza dei liquidi, è sicuramente opportuno spazzare il pavimento e raccogliere quanto vi è sopra. La sensazione è che il 2021 non si discosti molto dal 2020, se le condizioni generali resteranno sotto controllo. In caso contrario, è realmente difficile fare previsioni”. “Il fatturato spazzatrici per il 2020 è stato positivo - spiega Dante Rossetti, Responsabile Marketing di Lavorwash - abbiamo pagato certamente all’inizio dell’anno i medi di chiusura, ma siamo riusciti a recuperare e a chiudere in positivo dal secondo trimestre. Nel primo trimestre 2021, sia in Italia che all’Estero, stiamo registrando indici di
crescita a due cifre”. “L’andamento del mercato - afferma Lorenzo Ragazzo, responsabile di MP-HT - è stato abbastanza positivo, con nuove opportunità nell’ambito del tema della sanificazione che ci hanno guidato ad apportare alcune significative innovazioni alle nostre spazzatrici. Per l’anno in corso non prevediamo particolari discostamenti perché il mercato appare stabile”. “Nel 2020 - precisa Alessandro Fiorentini, Direttore Commerciale di Ing. O. Fiorentini - la nostra azienda si è adeguata alle esigenze del mercato, trasformando le spazzatrici stradali lavanti in lavanti-sanificanti, puntando su modelli in grado di sanificare le superfici trattate. Le previsioni 2021 sono molto incoraggianti. Noi abbiamo puntato soprattutto sul mercato australiano, dove operiamo con il colosso Toyota. Un partner davvero importante e prestigioso che, da solo, ci sta garantendo nell’anno in corso, un aumento pari al 60% degli ordini”. “C’è stato sicuramente un calo del fatturato dovuto alla pandemia - afferma Massimiliano Borra, Brand & Communication Manager Dulevo International - ma abbiamo guardato con nuova attenzione alle richieste del mercato, che ci chiedevano soprattutto macchine spazzatrici con capacità di sanificazione, soffermandoci sulla produzione di inediti modelli”. “Il 2020 ha certamente posto delle grandi sfide - risponde Vincenzo Guareschi Geddes, AD di Tenax International - a cui abbiamo saputo reagire nel migliore dei modi, efficientando le nostre aziende e il nostro modo di approcciare il mercato con stru-
SPECIALE IGIENE URBANA
M ERCATO
menti alternativi a quelli classici. Nella nostra nicchia di mercato, il 2021 dovrebbe godere oltre che di un incremento derivante dalle commesse ritardate del 2020, anche di una crescita strutturale spinta dalla volontà di migliorare la qualità di vita delle città, delle aziende in cui lavoriamo e più in generale di qualsiasi ambiente in cui viviamo”.
INNOVAZIONE 4.0 E SOSTENIBILITÀ
AMBIENTALE
Tecnologia sempre più elevata ed ergonomia per macchine sempre più digitalizzate, rispettose del risparmio energetico, di quello dei consumi e della sostenibilità ambientale. Quali sono i plus delle vostre spazzatrici e quali i filoni che il settore ricerca e sviluppo sta seguendo per la loro produzione?
“Le nostre spazzatrici - dice Ruffo - lavorando a secco e raccogliendo con un sistema aspirante permettono l’ottimale pulizia dalla polvere, evitando all’acqua di incollare sul terreno le particelle inquinanti e rilasciarle nel momento dell’evaporazione. Inoltre il rullo centrale e il sistema trinciante di cui sono dotate permette la raccolta anche di materiali ingombranti. L’intera gamma è stata concepita con un’ottica di sostenibilità ambientale e il fatto che non utilizzi acqua, bene ormai sempre più scarso, e che raccolga efficacemente tutte le particelle
di PM 10 e PM 2.5 ne dimostra in concreto la filosofia. Stiamo inoltre lavorando su motorizzazioni elettriche e abbiamo lavorato sui motori diesel per permettere di lavorare in regime eco con giri di motore bassi per ridurre i consumi”. “Materiali di grande qualità, cura dei dettagli, tecnologie efficienti e innovativeriprende Bonini - insieme alla qualità dei servizi offerti dall’azienda, generano una grande fiducia nei nostri prodotti. La nostra ricerca e sviluppo sta lavorando molto al concetto di industria 4.0 puntando ad aumentare competitività ed efficienza grazie all’uso delle
tecnologie digitali”. “IPC - interviene Aldrovandi - ha dotato le sue macchine di dispositivi tecnologici all’avanguardia. Ad esempio, il brevettato sistema SLS (Self Levelling System) che consente di mantenere invariata la pressione della spazzola sulla superficie del pavimento, ottimizzandone il consumo. Oppure la tecnologia Dual Power, un sistema di alimentazione che consente di utilizzare la macchina in due modi, l’elettrico a batteria e il motorizzato con motore a benzina, così che la stessa macchina possa essere usata sia in interni che in esterni. Inoltre i filtri a sacche in dotazione alle nostre spazzatrici, sono stati specificatamente studiati per contenere anche le polveri fini per un impiego più sicuro sia per l’operatore che per l’ambiente. Ora puntiamo sul nostro Telematic GPS (fleet management system), già presente nelle nostre lavasciuga: un sistema di gestione che permette di controllare la propria macchina o la flotta di macchine, sempre, ovunque e comodamente attraverso il proprio
smartphone, tablet o PC”. “La disponibilità ad apportare modifiche - afferma Sambati - sia dal punto di vista estetico (brand del cliente), sia da quello funzionale (accessori di supporto allo spazzamento) rende le nostre macchine molto flessibili rispetto alle richieste di personalizzazione del cliente. La digitalizzazione, intesa come raccolta e trasmissione dati in interconnessione con i sistemi informatici delle aziende, è già operativa, potendo montare sulle nostre macchine l’accessorio RCM RADAR che permette la geo-localizzazione delle flotte, il geo-fence, la raccolta di informazioni sull’utilizzo della macchina e la programmazione delle manutenzioni, come la richiesta di intervento sulla base dei codici allarme. La robotica è maggiormente riservata alle lavapavimenti, mentre il green cleaning delle nostre macchine si basa soprattutto sui materiali impiegati, in larga parte riciclabili e sul risparmio energetico, frutto di scelte tecniche basate sulla minimizzazione dei consumi che derivano anche dallo studio dell’ergonomia della macchina. Inoltre l’azienda già da anni ha previsto dei pannelli fotovoltaici a supporto dell’energia necessaria per alimentare i propri siti produttivi di Modena”. “La Gamma Lavor - afferma Rossetti - si caratterizza per soluzioni pratiche e con un buon rapporto qualità/ prezzo. Stiamo lavorando ad importanti sviluppi sia in ambito robotico che per quanto riguarda il concetto di green cleaning: vediamo su questi temi sempre maggior interesse da parte dei vari mercati/clienti”. “Puntiamo ad un’alta qualità e solidità per le nostre spazzatricispiega Ragazzo - e lavoriamo per migliorare continuamente il servizio post-vendita. Le nostre macchine sono al cento per cento elettriche e tutti i componenti con cui sono prodotte sono riciclabili. Con l’applicazione dei principi dell’industria 4.0 lavoriamo per offrire un prodotto ancora più sicuro e volto a migliorare la qualità del lavoro di chi usa le nostre spazzatrici”. “Le nostre macchine - precisa Fiorentini - sono state ideate e progettate per spazzare aree industriali e urbane, garantendo un funzionamento ecologico ed efficiente in tutti gli ambienti. Il successo delle nostre spazzatrici è dovuto alla nostra capacità di averle dotate di accessori specifici per la sanificazione delle superfici. La nostra forza, è stata quella di investire sul magazzino, anche per avere sempre a disposizione le materie prime e i componenti necessari alla produzione”. “I nostri plus - risponde Borra - sono storici: l’ampia gamma, la tenuta, l’elevata sostenibilità ambientale, il risparmio energetico, la possibilità di personalizzare le macchine, la facile accessibilità e manovrabilità, l’elevata filtrazione delle polveri. Inoltre la nostra azienda ha aderito aKilometroVerdeParma, che ha l’obiettivo di creare aree verdi e boschi permanenti a Parma e nella sua provincia”. “I prodotti Tenax - sostiene Geddes - sono tutti concepiti seguendo la filosofia dell’alimentazione solo ed esclusivamente 100% elettrica, non solo per la trazione, ma per tutti i servizi generali delle nostre spazzatrici e lavastrade, evitando così qualsiasi inefficienza generata dall’utilizzo
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SPECIALE IGIENE URBANA
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di sistemi idraulici o pneumatici. Sono inoltre riconosciuti per essere assemblati per un 92% con materiali riciclabili e da un impianto produttivo alimentato da sole energie rinnovabili e con componentistica per un 90% proveniente da fornitori a km 0, quindi fieri di essere un prodotto ecologico a 360°”.
I NUOVI MODELLI GUARDANO ALLA GREEN ECONOMY
Quali modelli di spazzatrici industriali e stradali di recente vostra produzione interpretano al meglio la mission tesa alla green economy, al centro – tra l’altro – del Piano Nazionale di Ripresa Resilienza presentato dal presidente del Consiglio Mario Draghi?
“Tutta la nostra gamma - afferma Ruffo - è dotata di sistemi intelligenti che permettono di interagire a distanza in modo bidirezionale. Questo permette di usufruire degli incentivi del programma Industria 4.0 e di poter controllare la macchina in ogni momento, essere informati direttamente dalla macchina di eventuali anomalie e riuscire ad intervenire con l’assistenza via remoto. Per riassumere direi quindi una macchina tecnologica che pulisce eliminando le particelle di PM evitando l’utilizzo dell’acqua, una scelta all’insegna del rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini”. “Stiamo lavorando molto -
precisa Bonini - sul concetto della green economy, concentrandoci sull’implementazione dei modelli di nuove spazzatrici a batteria”. “Con la spazzatrice 464 - risponde convinto Aldrovandi - impiegata su ampie superfici, è possibile pensare di sostituire un aspiratore standard per poter velocizzare le attività di aspirazione in una condizione di miglior ergonomia e minor affaticamento per l’operatore, senza trascurare l’efficacia dei risultati. La 1050 è una spazzatrice per interni adatta a qualsiasi superficie, che garantisce un elevato contenimento delle polveri, minor affaticamento ed emissioni zero grazie al suo funzionamento a batteria. La 1280 è adatta a lavorare su grandi spazi e nella versione dotata di tecnologia Dual Power questo modello può operare sia con motore endotermico che a batteria”. “RCM - spiega Sambati - produce direttamente le motoscope industriali, mentre Macroclean, azienda di proprietà del Gruppo RCM, realizza le versioni stradali. Nelle macchine della Macroclean (M60, M40…) tutto è studiato per applicare la digitalizzazione delle informazioni attraverso l’utilizzo di uno strumento automotive (CAN Bus) che permette di gestire l’uso delle utenze della macchina in maniera ottimale, risparmiando energia e ottimizzando i tempi di intervento per le manutenzioni programmate o accidentali. Come nelle motoscope, anche i modelli Macro-
clean impiegano materiali e soluzioni riciclabili per ridurre al minimo gli sprechi”. “I nostri modelli urbani e industriali - risponde Ragazzosono costruiti con i medesimi principi: solidità, materiale riciclabile, zero emissioni di CO2. In particolare segnalo Wind Zero, una spazzatrice di ultima generazione, in versione urbana e industriale”. “La nostra collaborazione con GORE - afferma Borra - ci ha consentito di sviluppare una macchine come Dulevo 6000, con filtrazione totale delle polveri, garantendo l’abbattimento totale delle particelle PM10. Poi abbiamo realizzato il primo modello di stradale a gas metano, senza dimenticare che nel 2017 abbiamo lanciato la nostra macchina elettrica da 2 metri cubi, la D 0 al quadrato, completamente elettrica ed ecologica. A breve poi si terrà il lancio della nuova stradale marchiata Dulevo, che interpreta al meglio questi concetti-guida”. “Il Piano messo a punto dal Governo - spiega Fiorentini - potrà rivelarsi utile e vantaggioso per noi produttori di macchine spazzatrici stradali solo ad alcune condizioni ben precise. Una di queste è che in Italia si rifacciano strade e ponti, si sistemino le piazze e aree urbane outdoor: allora, se ci saranno superfici all’aperto da spazzare, noi avremo un mercato strategico sul quale credere e investire; lo stesso discorso vale anche per l’Ecobonus del 110%”. “La nostra gamma (MaxWind, MaxWind Hydro, SmartWind, Electra 1.0, Electra 2.0 ed Electra 2.0 Hydro) - racconta Geddes - rientra completamente nella mission del nuovo piano nazionale di ripresa e resilienza. Tenax International spa nasce nel 2016 dalla volontà di mettere al primo posto degli obiettivi aziendali la qualità di vita dei nostri clienti, dei nostri utilizzatori e naturalmente dei nostri collaboratori, per creare un futuro migliore per il pianeta e per le future generazioni”.
Prestanza e rendimento in CITTÀ
Mp-ht mette in campo le proprie competenze per progettare e produrre macchine spazzatrici volte al miglioramento delle condizioni igieniche negli ambienti urbani e industriali. Le energie convogliano verso un unico obiettivo: innalzare la qualità del lavoro di chi usa le macchine e incrementare la qualità della vita delle persone attorno alle quali lavorano, restituendo spazi puliti. La spazzatrice da marciapiede Max Wind congiunge in un’unica macchina soluzioni peculiari come il sistema raschiante, composto da una spazzola laterale destra con motore potenziato, che permette l’eliminazione completa delle erbacce lungo i marciapiedi e la rimozione dello sgradito strato di guano che tappezza i centri storici. La lancia di lavaggio consente
La spazzatrice Max Wind Idrojet
di lavare e sanificare tutti gli arredi urbani. 100% elettrica e di dimensioni compatte si adatta perfettamente a lavorare nei vicoli e nelle viuzze dei centri storici.
Con Max Wind Idrojet, Mp-Ht, risponde all’esigenza di pulire gli angoli poco accessibili nei centri urbani che non possono essere
raggiunti dalle spazzatrici. Oltre alla barra orientabile di lavaggio anteriore è provvista di una lancia a getto regolabile con avvolgitubo automatico da 12 mt.
Il decoro urbano rappresenta la bellezza e la dignità di una città e le azioni volte al suo mantenimento sono per il bene pubblico.
INDUSTRIA 4.0
identiche.
Le spazzatrici stradali Comac sono altamente performanti, unendo in un’unica macchina le prestazioni di due. Combinando due azioni in un’unica soluzione, assicurano il massimo risultato qualitativo grazie all’esclusivo sistema Twin Action, che permette di spazzare e raccogliere i rifiuti mentre aspira la polvere e lo sporco leggero senza l’utilizzo di acqua.
riempimento del cassone.
La potente azione aspirante da 14.000 m3/h del sistema Twin Action permette di raccogliere le polveri più sottili lavorando a secco ed evitando quindi che l’acqua le incolli per terra rilasciandole una volta evaporata. L’efficace sistema filtrante evita, inoltre, che alcun tipo di polvere fuoriesca dal cassone una volta aspirata.
COMAC spa
Via Maestri del Lavoro, 13 - 37059 Santa Maria di Zevio - Verona - Italy Tel. +39 045 8774222 on line: www.comac.it - e-mail: com@comac.it
Organizzazione certificata Q.C.B. Italia ISO 9001:2015, ISO 14001:2015, ISO 45001:2018
Raccolta e gestione RIFIUTI URBANI: raccomandazioni ANTI CONTAGIO
Utilizzare correttamente i Dispositivi di Protezione, sanificare ambienti e attrezzature e gestire adeguatamente i rifiuti, soprattutto se potenzialmente infetti, permette di ridurre al minimo il rischio infettivo per l’operatore a cura di Simone Ciapparelli
Alla luce delle principali modalità di trasmissione del nuovo Coronavirus, identificabili nell’emissione di goccioline di saliva (droplets) e contatto con superfici infette, le mascherine chirurgiche opportunamente certificate e preferibilmente del tipo IIR o equivalente, in grado di proteggere l’operatore che le indossa da schizzi e spruzzi, rappresentano una protezione sufficiente nella maggior parte dei casi. Agli operatori del settore della raccolta e smaltimento rifiuti si raccomanda quindi l’adozione di dispositivi di protezione individuale come da gestione ordinaria, in particolare di mascherine filtranti facciali FFP2 o FFP3, compatibilmente con la valutazione del rischio adottata dall’azienda.
Potrebbe essere possibile l’utilizzo di una doppia maschera chirurgica nel caso di attività che prevedono il sollevamento di polveri grossolane, polline, terriccio, e analoghi.
Nel caso di attività di raccolta presso utenze con accertata presenza di soggetti positivi o in quarantena obbligatoria, si raccomanda l’utilizzo di guanti monouso al di sotto dei normali guanti da lavoro non monouso, così da prevenire il contatto della pelle con gli indumenti da lavoro e le mascherine; si consiglia agli operatori di procedere alla svestizione a fine turno nel seguente modo, nel rispetto delle regole di distanziamento fisico:
■ Rimuovere la tuta monouso nell’apposito locale e inserirla nell’apposito contenitore per gli indumenti da smaltire;
■ Rimuovere i guanti da lavoro non monouso riponendoli, se sanificabili, nel sacco di plastica predisposto per gli indumenti da sanificare, dove verrà eventualmente inserita anche la divisa da lavoro. Nel caso i guanti non monouso non siano sanificabili,
o siano stati manipolati sacchi contaminati in modo evidente, dovranno essere conferiti tra gli indumenti da smaltire. L’operatore dovrebbe segnalare l’accaduto al proprio responsabile, che provvederà alla sostituzione dei guanti non monouso smaltiti;
■ Rimuovere e gettare nell’apposito contenitore i copriscarpe monouso; procedere alla sanificazione dei guanti monouso ancora indossati, simulando le operazioni di lavaggio delle mani, anche mediante l’apposito disinfettante a base alcolica;
■ Rimuovere le calzature antinfortunistiche senza farle entrare in contatto con gli altri indumenti ancora indossati, poi rimuovere la divisa da lavoro riponendola direttamente nel sacco degli indumenti da inviare a sanifica-
zione dove sono stati inseriti i guanti non monouso; ■ Rimuovere i guanti monouso rovesciandoli e inserirli nell’apposito contenitore per gli indumenti da smaltire; dopo aver lavato o sanificato le mani, rimuovere i DPI a protezione delle vie respiratorie senza toccare le parti esterne e gettarli nel contenitore per i dispositivi da smaltire.
Il personale che esegue la raccolta e il trasporto dei rifiuti deve essere adeguatamente formato e informato riguardo alle modalità di raccolta, ai rischi di contagio e all’utilizzo dei DPI, e attenersi alle norme igieniche precauzionali raccomandate dal Ministero della Salute, astenendosi dal servizio in caso di affezioni respiratorie e stati febbrili.
SPECIALE IGIENE URBANA
REVENZIONEP
Ai volontari impegnati nel sostenere esigenze di persone anziane, sole, o affette da patologie, si raccomanda di non prelevare rifiuti presso abitazioni in cui siano presenti soggetti positivi al tampone, in isolamento o in quarantena obbligatoria; nelle abitazioni nelle quali siano presenti soggetti non positivi al tampone, e non in isolamento o in quarantena obbligatoria, i volontari possono prelevare i rifiuti utilizzando guanti monouso, che dopo l’uso dovranno essere smaltiti come rifiuti indifferenziati; i volontari non dovranno prelevare sacchetti aperti o danneggiati, e dovranno depositare il sacchetto come da procedure già in vigore, ad esempio nel contenitore condominiale o nell’apposito cassonetto dell’indifferenziato. Agli operatori addestrati, come ad esempio quelli appartenenti alla Protezione Civile, all’Esercito, alla Croce Rossa, che svolgono assistenza domiciliare ai soggetti positivi al tampone o in quarantena obbligatoria si raccomanda, qualora non sia già fornito dal Gestore della Raccolta Rifiuti, di consegnare il materiale necessario al confezionamento del rifiuto quale sacchi, nastro adesivo o lacci per il successivo ritiro del rifiuto indifferenziato; si raccomanda inoltre di ritirare i rifiuti solo se confezionati nel modo corretto, verificare che i sacchi non siano danneggiati e non presentino contaminazioni esterne, e conferire i rifiuti in cassonetto condominiale o stradale di indifferenziata con frequenza di almeno due volte a settimana.
RACCOMANDAZIONI
PER LE AZIENDE
L’azienda deve essere a conoscenza della corretta procedura di raccolta dei rifiuti e comunicarla agli utenti. L’azienda è in particolare tenuta a segnalare che, laddove siano presenti soggetti positivi al tampone o in quarantena obbligatoria, la raccolta differenziata nelle abitazioni è da
intendersi come sospesa. Tutti i rifiuti prodotti da tali soggetti dovranno essere confezionati in un doppio sacco ed essere conferiti nella frazione del rifiuto urbano indifferenziato. Per la raccolta di rifiuti presso utenze con accertata presenza di persone positive al Covid-19 o in quarantena obbligatoria, l’azienda dovrà fornire ai propri dipendenti almeno i seguenti dispositivi: ■ tuta monouso da indossare sopra la divisa da lavoro e gettare alla fine di ogni turno; ■ guanti non monouso da sanificare alla fine di ogni turno (nel caso in cui la sanificazione non sia possibile, predisporre possibilmente un cambio ad ogni turno e ogni qualvolta il dipen-
dente riferisca di aver maneggiato un sacco danneggiato);
■ facciale filtrante (FFP2 o FFP3), copriscarpe e guanti monouso.
Le aziende dovranno inoltre individuare apposite aree, anche all’interno degli spogliatoi esistenti o all’interno di altri locali idonei, destinate esclusivamente alle operazioni di svestizione degli operatori che hanno effettuato il servizio di raccolta dei rifiuti provenienti da soggetti in quarantena obbligatoria e/o risultati positivi al tampone. In tale area dovranno essere messi a disposizione di ogni singolo operatore, oltre ad un dosatore di disinfettante a base alcolica, appositi sacchi di plastica chiaramente identificabili,
utilizzando quando possibile anche colorazioni specifiche, per gli indumenti da sanificare (tuta da lavoro e guanti non monouso) e appositi contenitori per quelli monouso (tute, guanti, copriscarpe, mascherine) da avviare a smaltimento. Si consiglia di sanificare tali aree preferibilmente dopo ogni operazione di svestizione, e comunque almeno una volta al giorno, ad esempio, con un protocollo che preveda la detersione delle superfici prima con tensioattivi e successivamente la disinfezione con prodotti a base di ipoclorito di sodio allo 0,5% o alcol > 65% v/v; inoltre si raccomanda di sanificare nello stesso modo i locali dove hanno soggiornato i lavoratori tra un turno e l’altro. Per la raccolta di rifiuti presso le utenze domestiche tradizionali, l’Azienda dovrà continuare ad applicare le stesse misure di prevenzione e protezione adottate
in condizione di regime ordinario e a fornire i dispositivi di protezione individuale previsti dalla valutazione del rischio; per alcune attività che non presentano particolari rischi di esposizione professionale è consentito fare ricorso a mascherine chirurgiche opportunamente certificate e preferibilmente del tipo IIR o equivalente, quali dispositivi idonei a proteggere gli operatori, in alternativa ai facciali filtranti.
Per le attività di raccolta e smaltimento rifiuti urbani si raccomanda la pulizia delle tute e degli indumenti da lavoro, a temperature tra i 55°C e i 60°C, effettuando dove possibile la pulizia in maniera centralizzata, la predisposizione di appositi contenitori per i DPI, la presenza di un dosatore di disinfettante a base alcolica. Si raccomanda inoltre la sanificazione della cabina di guida di tutti i mezzi utilizzati per la raccolta dei diversi tipi di rifiuti urbani, dopo ogni ciclo o turno di lavoro. Periodicamente bisognerà sanificare i tessuti dei sedili, che possono rappresentare un sito di maggiore persistenza del virus, utilizzando disinfettanti in confezione spray a base di alcol almeno al 75% v/v. Evitare di pulire con metodi che possono produrre spruzzi o possono
aerosolizzare materiale infettivo nell’ambiente, come ad esempio l’aria compressa e/o l’acqua sotto pressione. Usare l’aspirapolvere solo in seguito ad un’adeguata disinfezione. Per i rifiuti indifferenziati raccolti presso soggetti positivi a Covid-19 o in quarantena, dovrà essere privilegiato l’avvio ad incenerimento senza alcun pretrattamento o ulteriore selezione. Nel caso non sia possibile procedere in tal senso, questi rifiuti dovranno essere conferiti in impianti di trattamento TMB in grado di assicurarne l’igienizzazione, di garantire l’efficace confinamento dei processi che eviti ogni contatto con gli operatori e che comunque non preveda qualsiasi tipo di operazione manuale su tali rifiuti prima e/o durante il trattamento degli stessi. Per evitare la permanenza dei rifiuti per tempi troppo lunghi nelle abitazioni, soprattutto nei territori dove potrebbe essere elevato il numero di soggetti positivi, la frequenza di ritiro dovrebbe essere opportunamente dimensionata.
Fonte: Gruppo di Lavoro ISS Ambiente e Rifiuti. Indicazioni ad interim per la gestione dei rifiuti urbani in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2. Versione del 31 maggio 2020. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2020. (Rapporto ISS COVID-19, n. 3/2020 Rev. 2).
RIFIUTI URBANI: QUALI SONO
L’attività di spazzamento delle strade è definita dal Codice dell’ambiente come “la modalità di raccolta dei rifiuti mediante operazione di pulizia delle strade, aree pubbliche e aree private ad uso pubblico escluse le operazioni di sgombero della neve dalla sede stradale e sue pertinenze, effettuate al solo scopo di garantire la loro fruibilità e la sicurezza del transito”. Sulla base della classificazione dei rifiuti effettuata dal legislatore, che classifica i rifiuti secondo l’origine in rifiuti urbani e rifiuti speciali e, secondo le caratteristiche di pericolosità, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi, i rifiuti prodotti sulle strade vengono annoverati fra i rifiuti urbani.
I rifiuti urbani sono:
■ rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione;
■ rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità (i Comuni concorrono a disciplinare la gestione dei rifiuti urbani con appositi regolamenti che, nel rispetto dei principi di trasparenza, efficienza, efficacia ed economicità e in coerenza con i piani d’ambito stabiliscono, fra l’altro l’assimilazione, per qualità e quantità, dei rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti urbani, secondo i criteri stabiliti dallo Stato);
■ rifiuti vegetali provenienti da aree verdi come giardini, parchi e aree cimiteriali;
■ i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale.
I rifiuti prodotti sulle strade sono quelli provenienti dallo spazzamento delle strade e i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua. I rifiuti derivanti dallo spazzamento rientrano quindi nella categoria dei rifiuti urbani e la loro gestione è prerogativa perciò del gestore del Servizio Pubblico. Quella dello spazzamento è però un’attività peculiare che assume un’identità propria, ed è diversa da quella delle altre operazioni di gestione dei rifiuti, anche come conseguenza del progresso tecnologico, e permangono ancora alcuni dubbi circa la loro gestione, e la stessa possibilità di considerarli soltanto alla stregua di rifiuti urbani.
Residui del verde: cosa cambia con le NUOVE REGOLE
Il materiale vegetale ottenuto dalla manutenzione del verde pubblico è ora classificato come rifiuto urbano. Ecco le novità per le imprese che si occupano della cura di queste aree a cura di Simone Ciapparelli
Il Decreto legislativo 3 settembre 2020 n.116 ha modificato in modo sostanziale la parte IV del Testo Unico Ambientale (TUE), introducendo cambiamenti importanti nelle modalità di gestione dei residui della manutenzione del verde pubblico. La principale innovazione introdotta dal D.lgs. 116/2020 riguarda la classificazione come rifiuti urbani dei residui della gestione del verde, come ad esempio foglie, potature di alberi e sfalci d’erba. Anche se la nuova classificazione decorre formalmente dal 26 settembre 2020, essa è applicata a partire dal 1 gennaio di quest’anno. Le novità non riguardano solo la classificazione dei residui, ma anche le modalità di gestione degli stessi: viene infatti circoscritta la possibilità di depositare temporaneamente il residuo prima della sua gestione da parte di operatori autorizzati. Il deposito prima dell’avvio al recupero deve compiersi nel luogo in cui i rifiuti sono prodotti e per un tempo massimo di 3 mesi o fino al raggiungimento di 30 m3 di rifiuto e in ogni caso per un tempo inferiore ad un anno, e le operazioni di gestione di questi materiali, fino al
loro completo recupero, dovranno essere effettuate da imprese iscritte all’Albo.
Se vengono soddisfatti certi criteri, esiste comunque la possibilità di classificare questi residui di lavorazione
come sottoprodotti e non rifiuti; in particolare, i requisiti per poterli classificare in questo modo impongono che sia certo l’utilizzo dei materiali da parte del produttore o di terzi nel corso di un processo di produzione
o di utilizzazione, che i materiali possano essere utilizzati direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale e che l’ulteriore utilizzo sia legale, senza impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana. Rimangono esclusi dalla normativa sui rifiuti la paglia e altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso, come gli sfalci e le potature effettuati nell’ambito delle buone pratiche colturali, utilizzati in agricoltura, nella silvicoltura o per la produzione di energia da tale biomassa con metodi che non danneggiano la salute umana.
COSA CAMBIA PER LE IMPRESE
Cosa cambia però nel concreto per chi si occupa della cura di aree verdi? Per quanto riguarda l’imprenditore artigiano, egli potrà, prima di liberarsi del materiale vegetale come rifiuto urbano, conferire sfalci e potature agli imprenditori agricoli per essere impiegati direttamente sui propri terreni, nell’ambito di buone pratiche agronomiche. Oltre a questa, esistono diverse altre possibilità: sfalci e potature possono essere conferiti ad un impianto di compostaggio con capacità di trattamento che non superi le 80 tonnellate annue e che sia destinato al trattamento di rifiuti raccolti nel comune. Il materiale vegetale può anche essere destinato alla produzione di ammendante compostato da immettere sul mercato, oppure alla produzione di energia. Anche per l’artigiano trovano applicazione forme semplificate di gestione: non sono previsti adempimenti amministrativi per l’artigiano che produce e per l’imprenditore agricolo che impiega sottoprodotti. Gli imprenditori che raccolgono e trasportano i propri rifiuti non pericolosi e gli imprenditori produttori iniziali di rifiuti non pericolosi che non hanno più di dieci dipendenti sono esonerati dall’iscrizione al Catasto dei rifiuti. Inoltre, sono esonerati dalla tenuta del registro di carico e scarico gli imprenditori che
raccolgono e trasportano i propri rifiuti non pericolosi e gli imprenditori produttori iniziali di rifiuti non pericolosi che non hanno più di dieci dipendenti. Per gli imprenditori che in un anno producono quantità di rifiuti non superiori alle venti tonnellate di rifiuti non pericolosi e le quattro tonnellate di rifiuti pericolosi, la tenuta del registro di carico e scarico può essere delegata alle organizzazioni di categoria o alle società di servizi.
Sono esonerati dalla compilazione del formulario i produttori iniziali di rifiuti urbani che provvedono al trasporto degli stessi presso i centri di raccolta e i produttori di rifiuti speciali non pericolosi che provvedono al trasporto dei propri rifiuti in modo occasionale e saltuario presso il centro di raccolta per non più di cinque volte all’anno e in quantità non superiore a 30 chilogrammi o trenta litri. Non è considerata trasporto la movimentazione dei rifiuti all’interno di aree private.
Venendo alle modifiche che interessano le imprese agricole, gli sfalci
e le potature derivanti dall’attività propriamente agricola continuano ad essere esclusi dalla disciplina dei rifiuti, mentre gli sfalci e le potature derivanti dall’attività di manutenzione del verde pubblico sono rifiuti speciali se realizzati dall’imprenditore agricolo nell’esercizio dell’attività agricola. Secondo la normativa, quindi, l’imprenditore agricolo che effettua potature e sfalcio nell’ambito della propria impresa agricola nel rispetto delle buone pratiche colturali ed utilizza direttamente i residui vegetali nel ciclo aziendale, sarebbe da considerare produttore di un non rifiuto. Se ricorrono le condizioni richieste, l’imprenditore agricolo che non utilizzi direttamente i residui vegetali nel ciclo aziendale può cederli a terzi secondo la disciplina dei sottoprodotti. Infine, se le attività di sfalcio e potatura sono realizzate dall’imprenditore agricolo ma i residui vegetali prodotti sono ceduti a terzi, si tratta di rifiuti speciali, a meno che non si dimostri che sussistono le condizioni del sottoprodotto.
ZANZARE, Territorio e Ambiente
“Dove si vuol rimarcare la complessità dei macrosistemi coinvolti e la validità nel tempo dell’approccio metodologico”. a cura di Graziano Dassi
Leggendo il titolo di questa breve nota non è così scontato che parliamo di due macrosistemi dai contorni assai ampi e non di facile definizione. A tal proposito ricordo un viaggio avventuroso in una città pugliese a bordo di un’Ape Car guidata da un emulo di Valentino Rossi. In una assolata giornata abbiamo percorso a volo radente tutte le vie, i viali e le piazze di quella bella città. Sul fatto che fossero proprio tutte non potrei giurarci, ma l’operatore ecologico alla guida del tre ruote in tal senso ebbe ad assicurarmi. Per ogni via dittafono alla mano scrivevo dei numeri che erano la stima dei punti di ovideposizione che arbitrariamente (molto arbitrariamente) ritenevo possibili.
PRIMO MACROSISTEMA:
TERRITORIO E AMBIENTE
in mm
medie
Dati rilevati il giorno del sopralluogo: Ur circa 67% (± 5%) temperatura 23°C (± 8%) Numero di strade percorse: ~ 400
La forza del professionista
in ogni situazione
Il marchio dei gel professionali utilizzati dai disinfestatori di tutto il mondo.
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Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta e le informazioni sul prodotto.
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P EST MANAGEMENT
Numero di km percorsi: ~ 180 (media su 6 ore di attività ~ 30)
Stima dei punti di ovideposizione (del tutto arbitraria e da verificare durante l’esecuzione dei servizi di lotta adulticida, allora la lotta larvicida era agli albori): ~ 30.000 (± 30%) di cui più del 60% di pertinenza privata Stima dei giorni di pioggia nel periodo che il capitolato prevedeva: giugno-settembre ~ 15 da aumentare a 45 perché i trattamenti non dovevano essere effettuati se non dopo 2gg dalle piogge, quindi 15 + 30 = 45. Il dato era importante perché in caso di pioggia nelle 24 h dopo il trattamento si sarebbe dovuto ripetere. Quindi su 120 gg (da giugno a settembre) sussisteva un’alea di rischio non particolarmente alta tenuto conto che il calendario teneva conto delle previsioni meteo. A titolo informativo i trattamenti adulticidi iniziavano alle 23 e terminavano alle 5 del giorno successivo. Quindi 6 ore in tutto di cui 4 di lavoro effettivo. La velocità del
mezzo era calcolata in 10 km/h per una percorrenza di 40 km per mezzo. Dato che i mezzi utilizzati erano 3 si trattavano circa 120 km di strade per ogni trattamento. Il capitolato ne prevedeva 8.
MACROSISTEMA AMBIENTE
I trattamenti erano concentrati nelle strade alberate e nei parchi. Intorno agli edifici pubblici, ospedali e scuole. Con il senno di poi non era certamente un metodo ecosostenibile (termine oggi usato e in alcuni casi abusato).
SECONDO MACROSISTEMA: LE ZANZARE
Nel periodo a cui faccio riferimento i monitoraggi erano effettuati dagli istituti universitari e affidati a pochi entomologi e i dati non erano facilmente reperibili.
Per cui le informazioni di cui disponevo si potevano riassumere in tre specie: Culex pipiens (molestus)
Anopheles spp (sospetta presenza)
Aedes caspius (qualche sporadica segnalazione, chiamata la zanzara dalle zampe striate che pungeva anche di giorno)
Aedes mariae (segnalata come curiosità per il suo habitat particolare: pozze di scogliera)
CONSIDERAZIONI
Manca all’appello la famigerata zanzara tigre, ma, a livello metodologico la lotta alle zanzare deve partire dal censimento delle specie presenti (aspetto qualitativo), dei monitoraggi territoriali (aspetto quantitativo e topografico), dalle segnalazioni e lamentele (aspetto sociale) e dai rischi sanitari potenziali o realmente rilevati dalle Autorità sanitarie.
A parer mio solo l’integrazione dei due macrosistemi rappresenta il punto di eccellenza per un razionale progetto di lotta e quindi alla sua adeguata e corretta realizzazione. Dove monitoraggi ambientali e controllo dei risultati sono il mezzo per misurare l’efficacia di quanto viene fatto.
ANALISI monitoraggio ZANZARE autoctone in Emilia-Romagna
Gli anni di studio ed indagini realizzate dai piani di controllo riferiti ai potenziali vettori di Arbovirosi in Emilia-Romagna, permettono di effettuare analisi sia spaziali che temporali importanti per stimare la diffusione e la presenza sul territorio delle diverse specie di Culicidi.
a cura di Alex Pezzin Responsabile tecnico scientifico Biblion SrlÈrisaputo che gli arbovirus presentano caratteristiche tali per cui le competenze vettoriali delle zanzare sono talvolta specie-specifiche e sapere il trend di presenza territoriale delle varie specie, può risultare fondamentale nel caso in cui, al rilevamento di circolazione virale appurato a seguito delle analisi della reazione a catena della polimerasi (in inglese: Polymerase Chain Reaction, comunemente nota con la sigla PCR), dei pool catturati tramite specifici dispositivi (trappole di vari modelli adibite alla cattura delle forme alate) è possibile intervenire mediante le tecniche più idonee di controllo e riduzione numerica del vettore.
Volendo fare una comparazione tra le tre specie più presenti, a livello regionale possiamo definire quanto segue.
Per quello che riguarda la cosiddetta “zanzara comune”, la specie (che possiamo meglio definire per complessità intraspecifica) rientrante nel Complesso Culex pipiens, principale vettore di Virus West Nile, con oltre 15 anni di raccolta dati, è
stato possibile rimarcare che gli anni in cui la densità media più elevata della specie sono stati il 2010 e il 2013 ed è interessante notare che, successivamente al 2013, il trend è stato sempre decrescente fino al 2020, anno in cui si sono registrate le densità di presenza minori. Come zone regionali di abbondanza maggioritarie, sono state riferite le sta-
zioni di monitoraggio più a nord, presumibilmente influenzate dal territorio caratterizzato e “regolato” dalla presenza del fiume Po.
Per quello che riguarda una specie particolare, ma potenzialmente molto fastidiosa per sue abitudini bio-etologiche, la Aedes Vexans, specie ad elevato grado di antropofilia, attiva sia di giorno che di
notte, ottima volatrice, le cui larve si sviluppano in aree soggette ad allagamento come prati incolti, risaie, scoline e capifossi e golene fluviali, il trend delle abbondanze delle catture ha evidenziato (contrariamente a quello successo per Culex pipiens) una crescita dopo il 2015 (anno di particolare carenza di riscontro di catture) fino al culmine di maggior riscontro di catture del 2020. Come aree e stazioni che hanno appurato la maggior presenza si notano, nuovamente, i siti regionali più a nord, in prossimità o vicinanza della presenza del Grande Fiume. Aedes (Ochlerotatus) caspius, è probabilmente la più molesta tra le
cosiddette “zanzare di valle o vallive”. Caratteristiche di zone umide e agricole, depongono le uova all’asciutto per poi attendere le piogge o le aperture dei canali di bonifica che servono per scopi irrigui all’agricoltura per svilupparsi a volte anche in maniera abnorme, creando delle vere e proprie “ondate” che generano disagio alle persone (soprattutto al crepuscolo) anche a oltre 20 km di distanza da dove si sono generate, sfruttando la loro ottima capacità di volo e le correnti e le brezze atmosferiche. Per questa specie, dopo un picco di densità nel 2012 ed un valore medio sensibilmente basso nel 2014, si è assistito negli anni seguenti ad una
crescita della specie, in particolare nel 2019 e nel 2020. Dal punto di vista di zone maggiormente favorevoli alla sua presenza si conferma, come detto per le precedenti specie, tutto il bacino in cui si risente maggiormente l’influenza del maggiore fiume italiano, con dati di cattura particolarmente significativi nel modenese, nel ferrarese e anche in alcuni punti più a sud, in provincia di Bologna. Sarà interessante continuare a monitorare la situazione per vedere come le tendenze si manifesteranno in futuro, ed in base ai dati rilevati, poter attivarsi di conseguenza tramite piani di controllo sempre più performanti.
Focus: “Il Monitoraggio di AEDES ALBOPICTUS”
Come prassi, da piano regionale approvato annualmente, da maggio a ottobre, anche per la stagione 2020, è stata attivata (e svolta) in tutta la regione Emilia-Romagna, l’attività di monitoraggio tramite l’utilizzo di ovitrappole (con campionamenti ogni 15 giorni) rivolta ad indagare la presenza sul territorio della Zanzara Tigre e “stimare” il grado di infestazione fornendo utili indicazioni a supporto di iniziative mirate alla lotta contenitiva di questo molesto, diffuso e potenzialmente anche pericoloso (dal punto di vista igienico sanitario) artropode. Nel corso dell’estate 2020 sono state monitorate 755 stazioni di monitoraggio in 10 Comuni capoluogo mantenendo il posizionamento degli anni precedenti. Inizialmente, i primi dati hanno rivelato che la densità di popolazione di Aedes albopictus è stata molto al di sopra della media del 2019 e della media calcolata negli ultimi 5 anni. Questo andamento si può attribuire all’anticipo nello sviluppo della prima generazione svernante favorito dalle più alte temperature registrate nei mesi primaverili di aprile e maggio, con evidente fattore favorevole alla schiusa delle uova diapausanti (invernali).
Zattera di uova di zanzara appoggiate sulla superficie di un laghetto
Giugno, luglio e agosto hanno visto una crescita numerica del conteggio medio di uova, fino al raggiungimento del “picco”, avvenuto circa a metà agosto, con valori superiori al 2019 e superiori alla media storica. Dopo agosto il trend si è allineato con i valori similari allo “storico” storici per poi mostrare una impennata in settembre a causa di fattori ambientali favorevoli ad un rialzo dell’attività. Da fine settembre si è osservato un calo (atteso) dovuto alle prime avvisaglie di arrivo di condizioni meteoclimatiche tipiche di fine estate con atteggiamento bio-etologico dell’insetto portato ad orientarsi verso una nuova fase di diapausa. Curioso e interessante è ricordare che i laboratori di analisi che hanno processato i dati di lettura di uova
stagionali, hanno conteggiato un totale oltre 3 milioni di uova. A livello generale si può affermare che l’estate 2020 ha visto una notevole presenza di attività di Zanzara Tigre, con un incremento medio generale nei vari comuni indagati di circa +13% rispetto al trend di presenza dell’ultimo quinquennio. I comuni che hanno registrato valori medi di presenza più cresciuti sono stati: Ferrara (+33%), Piacenza (+28%) e Ravenna (+26%). Cosa ci aspetta dalla stagione 2021? Ai posteri l’ardua sentenza. Il monitoraggio della Zanzara Tigre è di difficile e certa previsione, è un pochino come la marea, chissà cosa porterà la mattina successiva! E per ogni valutazione sarà davvero curiosa, come ogni anno, vedere e analizzare la stagione a fine estate.
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Nuova gamma di soluzioni contro le zanzare
Mosquitorex
Il nuovo larvicida ecologico ad azione meccanica contro larve e pupe.
Soluzioni efficaci per il controllo della zanzara tigre
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L’adulticida a triplice azione perfetto per il controllo della zanzara tigre.
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La compressa larvicida per le piccole raccolte d’acqua.
Presidio Medico Chirurgico (Reg. Ministero della Salute n.19768). Usare i biocidi con cautela. Prima dell’uso, leggere attentamente l’etichetta e le informazioni sul prodotto. ProfessionalDERATTIZZAZIONE integrata con Racumin SCHIUMATTIVA
La presenza di rifiuti ed edifici abbandonati in aree abitate può aumentare la presenza di topi e ratti, che si trovano ad avere a disposizione più alimenti e più siti dove rifugiarsi e fare il nido o la tana. In particolare il Rattus norvegicus, spesso associato alle fognature d’acqua o ai corsi d’acqua, tende a spostarsi tra le tane e le sue fonti di cibo e acqua, spesso lungo percorsi più o meno regolari e considerati al riparo da pericoli e predatori. In un sito con presenza di roditori, desumibile da escrementi, danneggiamenti o da altre tracce o indicazioni del monitoraggio, la prima domanda da farsi è: da dove arrivano i roditori? E a seguire: dove vanno? Da che cosa sono attirati? Che percorsi seguono?
Le risposte a queste domande sono fondamentali per gli specialisti di igiene urbana, perché permettono di individuare e ridurre le fonti alimentari utilizzate dai roditori e di rendere più difficile l’accesso dei roditori al sito, e in particolare alle aree più sensibili. Su questo si basano gli interventi di derattizzazione di successo.
AMBIENTI DOVE IMPIEGARE RACUMIN
SCHIUMATTIVA
■ Percorsi cavi chiusi ■ Tubazioni ■ Cabine elettriche ■ Cavità nei muri ■ Pannellature ■ Intercapedini
Racumin SchiumAttiva è un prodotto rodenticida professionale che costituisce una risorsa tecnica preziosa in una strategia di derattizzazione integrata: si tratta infatti di una schiuma rodenticida di contatto, la cui efficacia non è basata sulla sua appetibilità ma sfrutta dei comportamenti naturali dei roditori, cioè quello di attraversare passaggi stretti e cunicoli e quello di praticare con frequenza il self-grooming, cioè il leccamento del mantello. Racumin Schiumattiva può essere impiegato in ambienti con forte concorrenza alimentare, nei quali le classiche esche rodenticide vengono assunte con difficoltà dai roditori. E’ un prodotto per l’utilizzo in aree interne protette, cioè non accessibili a bambini e animali domestici. Contiene cumatetralil come principio attivo
e Bitrex come agente amaricante, sostanza dal sapore molto amaro.
Il prodotto è disponibile in bombola aerosol da 500 ml con cannuccia: Racumin SchiumAttiva si presenta come una schiuma di colore blu che si può applicare in fori, cunicoli e in tutti i punti di passaggio utilizzati da topi e ratti. In corrispondenza dei percorsi e dei passaggi individuati, applicare Racumin SchiumAttiva in modo da non chiudere completamente il passaggio, lasciando un po’ di “luce” visibile in modo che i roditori continuino a passarvi. I primi effetti sulla popolazione dei roditori inizieranno a vedersi dopo 3-5 giorni dall’applicazione.
Il prodotto si può utilizzare all’interno di una strategia di derattizzazione basata su misure igieniche, strutturali e se necessario sull’utilizzo di rodenticidi in esca.
Racumin SchiumAttiva è un prodotto Biocida. Utilizzare i Biocidi con cautela. Leggere sempre l’etichetta prima dell’impiego. es.bayer.it
SOLUZIONI per OGNI infestante
In ambito urbano la presenza di topi e ratti, come di zanzare, può risultare problematica per la sicurezza dei cittadini sotto l’aspetto medico-sanitario. Inoltre, topi e ratti, possono anche essere causa di danni importanti che possono influire sulla normale vita delle persone. Nelle zone urbane, infatti, la forte proliferazione di infestanti avviene soprattutto presso gli edifici. L’affermarsi di nuove tecnologie costruttive, come ad esempio l’utilizzo di materiali organici per l’isolamento termico e acustico, hanno aumentato le possibilità di infestazioni. C’è poi il vecchio problema di una mancata attuazione di azioni di mitigazione del rischio, come pulizie scrupolose e una corretta gestione dei rifiuti, che hanno sempre concesso agli infestanti di proliferare.
RODITORI
Il monitoraggio è una parte necessaria per intervenire tempestivamente ed è fondamentale nella gestione degli infestanti, in particolar modo verso i roditori che rappresentano uno dei più grossi problemi in ambito di igiene urbana, poiché vettori di numerosi e pericolosi agenti patogeni e causa di ingenti danni. L’offerta di Copyr in ambito di monitoraggio è ampia e completa: carton-
cini collanti, trappole a cattura, esche placebo ed erogatori di qualità come la nuova linea Gulp Box, prodotta interamente in Italia e realizzata in materiale plastico riciclato anti UV e antiurto, che si caratterizza per la sua modularità e facilità di adattamento a qualsiasi esigenza di utilizzo. Anche in questo campo la tecnologia sta migliorando, rendendo più efficaci le attività di monitoraggio. Copyr ha siglato una partnership prestigiosa con Futura Germany per la distribuzione in Italia di soluzioni innovative per la gestione dei roditori da remoto: i blocchi Nara, in materiale plastico e con diversi aromi attrattivi, le Gorilla Traps e i dispositivi Emitter per la trasmissione degli allarmi. Quando le infestazioni sono importanti, richiedono l’utilizzo di prodotti innovativi come STORM® ULTRA SECURE, un’esca rodenticida pronta all’uso che va impiegata utilizzando la tecnica del “pulsed baiting”: un approccio che consente un minore consumo di prodotto e una grande efficacia.
ZANZARE
La gestione dei culicidi richiede la pianificazione di strategie di intervento da parte degli enti pubblici, ma anche azioni da parte dei privati che, nelle aree di propria pertinenza, devono collaborare nel gestire le infestazioni. Questo tema è stato ampiamente trattato nel corso della puntata di “Radio Copyr” di marzo, durante la quale un’importante realtà della Toscana che si occupa di igiene urbana ha esposto il proprio modus operandi basato su azioni di prevenzione tramite strategie di contenimento delle larve di zanzara. Copyr propone diverse soluzioni antilarvali, tra cui quelle a base di Bacillus Thuringiensis israelensis. Il Vectobac 12 AS è un formulato che agisce per ingestione bloccando lo sviluppo delle larve di oltre 30 specie di zanzare oltre che di Chironomidi e Simulidi. Questo sistema rappresenta una risposta naturale nella lotta larvicida ed è assolutamente innocuo per altri insetti, pesci e animali non target.
www.copyr.eu
GREEN POWER: Soluzioni per il futuro del PEST CONTROL
Sray Team è, da oltre 25 anni, sinonimo di atomizzatori di alta qualità operanti nei settori della sanificazione, disinfezione e disinfestazione agricola e soprattutto nei trattamenti in aree urbane e centri abitati. L’obiettivo è da sempre quello di ascoltare le diverse necessità della clientela, combinandole con la volontà di soddisfare il più possibile ogni richiesta, e facendone così spunto per un costante miglioramento. Ed è proprio la ricerca di una continua innovazione tecnologica a spingere Spray Team sempre oltre, arrivando a realizzare e proporre sul mercato soluzioni “green” e interamente a impatto ambientale zero. Questo ha permesso di perfezionare la produzione, riuscendo ad offrire, con le versioni a batteria, importanti prestazioni in
ottica di durabilità nel tempo e di autonomia di lavoro in continuo. Gli atomizzatori Spray Team sono quindi la soluzione ideale per qualsiasi tipologia di trattamento in
ELITE A BATTERIA
Il modello atomizzatore ELITE rappresenta il top di gamma nelle versioni per pick-up. Questo apparato è personalizzabile scegliendo tra un’ampia disponibilità di diversi accessori che permettono una configurazione a misura delle diverse esigenze, valutando soprattutto le differenti tipologie di trattamenti da eseguire. La versione a batteria del modello ELITE conferma un ulteriore passo avanti verso la concezione di atomizzatore del futuro.
differenti aree ed ambienti. Un ulteriore passo avanti verso un mondo sicuramente più sano ma anche e soprattutto, più pulito.
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Concepita originariamente come veicolo militare off road, la cingoletta classica è stata la fonte di ispirazione per la realizzazione di questo modello, diventandone parte integrante. La combinazione tra l’accessibilità a qualsiasi tipologia di terreno e il basso impatto ambientale offerto dall’alimentazione a batteria, permettono una libertà di utilizzo pressoché illimitata.
DOLLY ULV A BATTERIA
Il modello DOLLY è in grado di nebulizzare in modalità ULTRA BASSO VOLUME, e si propone come la soluzione perfetta per effettuare qualsiasi tipologia di intervento indoor. Abbina il notevole vantaggio delle dimensioni ridotte con prestazioni elevate e un serbatoio con capienza di 120 litri. Viene accessoriata con lancia modello “mitra” a emissione regolabile e fornita di rullo avvolgitubo per aumentarne ulteriormente la versatilità e permettere quindi diverse tipologie di interventi mirati.
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Grazie a Newpharm®, la nuova frontiera nel controllo delle larve di zanzara è appena iniziata. E la novità proviene dalla natura. Un nuovo larvicida meccanico da distribuire direttamente nei siti di proliferazione larvale, individuati in specchi d’acqua stagnate, blocca il processo respiratorio di larve e pupe. Se l’azione fisica rappresenta la novità, la costituzione di Mosquitorex® rappresenta l’innovazione.
Una miscela di ingredienti di origine naturale, per non incidere sull’ambiente circostante, sugli insetti utili, sugli organismi acquatici e sulla flora acquatica.
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Con Mosquitorex® ogni focolaio larvale urbano, rappresentato da acque palustri, salmastre, oppure semplicemente da innocenti raccolte d’acqua domestiche, può
essere eliminato senza ripercussioni per l’ecosistema.
Sulla biodegradabilità del larvicida Newpharm® ha investigato molto prima di approdare sul mercato con una formulazione unica, innovativa, futuribile e che non turbi in nessun modo le comunità biologiche e il loro habitat.
Mosquitorex® è un formulato di libera vendita e privo di qualunque simbologia in etichetta!
La gamma dei larvicidi Newpharm® accoglie un’ulteriore novità: Tigrex compresse a base dello juvenoide Pyriproxifen. Il pratico blister contenente 12 compresse, declina il prodotto anche per un impiego domestico, stimolando sempre più l’interazione tra professionisti del Pest control e cittadinanza.
Inamovibili dalla proposta Newpharm®, i larvicidi della linea Aquabac® a base di Bacillus thuringiensis e della linea Device® a base Diflubenzuron
Con una gamma completa e soprattutto di prim’ordine, il professionista PCO come pure il singolo cittadino trovano definitivamente in Newpharm® l’interlocutore perfetto! www.newpharm.it