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Di fronte all’emergenza Covid-2019 il presidente di Anip-Confindustria lancia un appello al Governo Maurizio Pedrini
Lavasciuga: la sfida della sanificazione Maurizio Pedrini
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Prodotti disinfettanti, i rischi connessi all’emanazione di una normativa europea temporanea
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Mattioli: “Le imprese dei Servizi SUPERANO la prova della Pandemia, ma le istituzioni devono sostenerci!”
Di fronte all’emergenza Covid-2019 il presidente di AnipConfindustria lancia un appello al Governo chiedendo la parificazione degli addetti con il personale sanitario e maggiore certezza sull’approvvigionamento dei dispositivi di protezione personale
Maurizio PedriniLorenzo Mattioli, ormai da anni, è al vertice di Anip-Confindustria, l’Associazione nazionale delle imprese di pulizia e servizi integrati che rappresenta oltre cinquecentomila lavoratori potenziali riferiti a una platea di trentasettemila aziende, per un fatturato di venti miliardi di euro. Una realtà, dunque, assai radicata e di primo piano nel comparto dell’igiene professionale, che oggi lancia un disperato appello al Governo e alle istituzioni per continuare a svolgere la propria mission al servizio della cultura del pulito.
Presidente, l’emergenza Covid-19 ha messo in risalto l’importanza dei processi di sanificazione degli ambienti che solo aziende specializzate e altamente professionali come
quelle vostre associate possono fornire. Come stanno vivendo le imprese questa fase così delicata?
Le imprese stanno lavorando tantissimo: in questi due mesi circa, caratterizzati dal blocco di molte attività, le nostre aziende hanno operato con il massimo impegno, senza risparmiarsi un attimo, perché ritenute – giustamente – fondamentali per garantire pulizia, igiene e sanificazione. Il lavoro dei nostri addetti è stato encomiabile, anche nelle situazioni più difficili, ed è stato condotto con abnegazione e professionalità per garantire la sicurezza di tutte le filiere operative nel lockdown, senza dimenticare il ruolo fondamentale svolto nelle strutture sanitarie.
Quali sono le criticità e le principali problematiche alle quali i vostri associati devono far fronte?
In questa fase abbiamo bisogno di tutelare i nostri lavoratori proteggendoli il più possibile durante lo svolgimento delle proprie mansioni. Per questo abbiamo chiesto, più volte, la parificazione con il personale sanitario e maggiore certezza sull’approvvigionamento dei dispositivi di protezione personale. Tranne la sensibilità di qualche Regione, purtroppo, a livello centrale non si è registrata attenzione per le nostre istanze.
Le pare che vi sia un’adeguata considerazione, da parte dell’opinione pubblica e delle istituzioni, del vostro prezioso ruolo?
Direi complessivamente di sì, perché - grazie alla nostra grande campagna di sensibilizzazione - in questi mesi abbiamo fatto emergere l’importanza del comparto e della sua enorme filiera. Abbiamo inoltre contribuito a far inserire la sanificazione come procedura fondamentale per la ripartenza del Paese, arrivando a far riconoscere il credito d’imposta per la sanificazione, che ci aspettiamo venga ulteriormente elevato.
Quali sono, più in generale, i problemi e le sfide alle quali il settore dei servizi è chiamato a far fronte, anche alla luce della difficile situazione che stiamo vivendo?
Penso che il settore oggi debba prendere coscienza del ruolo e del valore
economico che esprime. La sfida è quella di aprire una nuova stagione per un settore labour intensive come il nostro, elevando la professionalità e gli standard per una cura ancor più efficiente degli spazi. Convivremo con il rischio pandemia ancora per qualche tempo, e le nostre imprese si stanno preparando a questa sfida con la massima serietà.
La pandemia da Covid-19 ha certamente accelerato i processi di digitalizzazione e innovazione che Anip Confindustria sta perseguendo da anni: che sforzi state facendo e dovrete affrontare al riguardo?
Oggi le imprese stanno investendo sulla tecnologia, cercando di ‘meccanizzare’ il lavoro che però avrà una componente umana da cui non si può prescindere.
La digitalizzazione e, più in generale, il tema del 4.0 sono entrati a pieno titolo nel nostro modo di intendere il lavoro. Anche sul fronte della ricercadi processi e di prodotti - il comparto si mostra vivace e in grado di recepire i grandi cambiamenti del momento.
Come vede gli scenari e le prospettive a medio e lungo termine? Il percorso di crescita e maturazione del comparto servizi è un dato incontrovertibile, nonostante la crisi dell’economia italiana a seguito dell’epidemia da Coronavirus?
Gli scenari sono in costante evoluzione. Ancora una volta emergiamo come settore anticiclico, ovvero in crescita mentre gli altri fanno segnare una flessione preoccupante. Le aziende, nonostante i segnali si dimostrino migliori se confrontati al totale crollo di fatturati degli altri, restano con i piedi per terra confermando la matrice pragmatica che caratterizza il loro lavoro.
Si arriverà mai alla definizione di una legge quadro sui servizi? Quali sono le vostre proposte e i punti irrinunciabili che questa nuova legislazione dovrebbe contenere per guardare con fiducia al futuro?
La legge sui Servizi resta un nostro punto fermo: lo si è capito ancora di più in questa fase caratterizzata dalla Pandemia. Si è aperto un vero e proprio assalto alle imprese del settore perché tutti, ora, vogliono darsi alla sanificazione. Con regole certe questo non sarebbe successo: rischiamo davvero l’anarchia, e lo ‘sconfinamento’ di chi opera in settori in crisi e vuole orientare il proprio business su quello dei Servizi. Improvvisando. Continueremo a chiedere al governo attenzione per le nostre istanze, offrendo la nostra ricetta per il public procurement , convinti che siano proprio i servizi integrati il più grande cantiere che l’Italia potrà avere in futuro. ■
LAVASCIUGA la sfida della sanificazione
Le aziende produttrici del comparto, dopo l’iniziale incertezza, hanno saputo reagire al periodo di grande difficoltà adattando le macchine con nuovi sistemi e varianti in grado di rispondere alla pressante domanda di eliminare ogni traccia del “nemico” invisibile
Di questi tempi, con la massima esigenza di disinfezione delle superfici conseguente all’epidemia da COVID-19, l’emergenza sanitaria e igienica emersa sia in Italia che a livello planetario, e il lockdown che ha fermato l’intero Paese, la lavasciugapavimenti appare senz’altro destinata a confermare più che mai il suo ruolo di “regina” della pulizia meccanizzata. Oggi la macchina lavasciuga pavimenti rappresenta un validissimo e imprescindibile supporto per ottenere alti livelli di pulizia con il minimo sforzo fisico, conseguendo ottimi risultati anche nelle situazioni più difficili. Lo sforzo dei fabbricanti, finalizzato alla costante evoluzione tecnologica, ha portato la lavasciuga pavimenti a essere un concentrato di creatività, ergonomia, tecnologica applicata ai massimi livelli e raffinato design: tutto all’insegna di un intelligente know how, votato al risparmio delle risorse
energetiche, alla sostenibilità ambientale, alla sicurezza degli addetti impegnati quotidianamente ad usarla, e all’ottimale esercizio d’impiego in tempi sempre più ridotti, a prescindere dagli spazi in cui è chiamata ad operare. Parliamo di un mezzo meccanico che - nelle versioni più importanti con uomo a bordo – vanta un apparato elettronico assai sofisticato, e si presenta dotato di sistemi di controllo GPS da remoto, con la geolocalizzazione divenuta protagonista assoluta sulla scena del pulito, per le molteplici applicazioni consentite. Una sorta di “nuova frontiera” al servizio delle imprese di pulizia, le quali rappresentano - assieme alla Gdo, all’Horeca, all’ambito socio sanitario e alle industrie -i principali fruitori di un’offerta, sempre più ampia e articolata, con il made in Italy sul tetto d’Europa. Le lavasciuga pavimenti, come sappiamo, sono apparse in commercio a partire dagli anni Cinquanta, negli Usa e, al pari di tanti altri
MERCATO
elettrodomestici ad uso domestico e professionale, hanno subito suscitato l’interesse del mercato europeo, resuscitato dopo il disastro del Secondo conflitto mondiale. Inizialmente si trattava di macchinari complessi, anche molto ingombranti, rivolti specialmente al settore industriale. Negli anni Settanta anche un pugno di lungimiranti industriali italiani, cogliendo al volo le opportunità della pulizia meccanizzata, diede vita ad un settore divenuto col tempo di assoluta eccellenza, cominciando ad assemblare artigianalmente, con crescente successo, i primi modelli “fatti in casa”, costruiti nelle officine meccaniche o negli scantinati, dopo aver a lungo studiato i segreti dei più affermati fabbricanti d’oltreoceano. Attualmente i prodotti presenti sul mercato sono tantissimi: si va dai modelli più essenziali, di dimensioni assai contenute, per piccoli appartamenti e uffici, a quelli medi, per case di notevoli dimensioni, negozi, Horeca, a quelli assai grandi per i centri commerciali, gli aeroporti e il settore industriale.
COME SCEGLIERE UNA LAVASCIUGA
Se analizziamo la loro configurazione, esistono, sostanzialmente, tre tipi di lavasciugapavimenti: semovente, senza trazione o autoportante. Proprio per il loro diverso funzionamento, la scelta del modello dipende essenzialmente dalle superfici da trattare. La dimensione dipende sia dalla superficie da trattare, sia dalla configurazione e dalla frequenza della pulizia. Infatti, più la macchina è grande, più il suo rendimento è superiore, anche per un utilizzo frequente. Tra gli altri importanti fattori da valutare al momento della scelta, ricordiamo: la frequenza della pulizia (tutti i giorni od occasionale o solo stagionale) e l’ambiente in cui si opera. Più la lavasciuga pavimenti è di grandi dimensioni, maggiori saranno l’ampiezza della pista di lavaggio e della pista di asciugatura. Cresceranno proporzionalmente pure la capienza di entrambi i serbatoi e la capacità delle batterie. Di conseguenza, il rendimento della macchina sarà superiore, anche per un utilizzo frequente. Infine, vanno ricordati altri quattro rilevanti requisiti di cui tenere debitamente conto: il tipo di spazzole montate sulla lavapavimenti (spazzole a tamburo o spazzole a disco); l’alimentazione (a batteria, a gel o ad acido) o elettrica con filo a cavo; la capienza dei serbatoi di soluzione e di recupero; la maneggevolezza della guida e l’ergonomia della forma.
Decisamente sicure e affidabili, le lavasciugapavimenti più tecnologicamente sofisticate e di nuova generazione sono state progettate e realizzate applicando innovativi accorgimenti informatizzati e digitali nell’ottica del format 4.0, capaci di ottimizzare non solo la gestione di macchine costose, ma anche la produttività delle operazioni di pulizia.
UN MERCATO PROIETTATO ALL’EXPORT
Fino all’avvento del COVID 19 possiamo affermare senza tema di smentita che il mercato della lavasciuga appariva senz’altro in un ottimo stato di salute, evidenziando ancora una graduale ma costante espansione, dopo anni dall’altalenante andamento: molto confortante era – in particolare - il dato trainante dell’export (oltre il 75% del fatturato), con una spiccata vocazione dei nostri produttori verso i nuovi scenari extraeuropei, rappresentati dai mercati emergenti, dai Paesi Arabi ed Asiatici. Lo shock causato dal diffondersi del virus e dai conseguenti provvedimenti restrittivi per il suo contenimento, decisi dal governo e dalle Regioni, ha pesantemente colpito le industrie del settore, con inevitabili riflessi sulla produzione di questa importantissima nicchia del professional cleaning. Dopo l’iniziale incertezza, le aziende hanno però dimostrato di saper reagire bene, adattandosi il più possibile alle nuove condizioni organizzative e produttive. Sul nuovo scenario imposto dalla pandemia, pesano adesso le incognite dell’immediato futuro, legate alle forniture di materie prime e componenti, alla logistica, alle capacità di assorbimento di un’economia in grossa difficoltà. Il mercato interno e quello estero, al momento, non appaiono in grado di assorbire
MOre DUties Less Effort
Lavasciuga-Spazzatrice : la migliore alleata per la pulizia e la sanificazione di tutti gli ambienti
1 macchina dalla struttura modulare, 3 diverse configurazioni: SPAZZATRICE-ASPIRANTE, LAVASCIUGA, ASPIRATORE
É questa la vera “anima” dei modelli , macchine componibili che “si fanno in 3”, rappresentando di fatto la soluzione migliore per lavorare in ambienti anche molto diversi tra loro: dall’ambito commerciale a quello ospedaliero a quello più strettamente industriale.
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l’offerta di macchine lavasciuga con un’adeguata domanda. Abbiamo rivolto qualche domanda ad alcuni esponenti delle aziende produttrici per fare il punto della situazione.
Com’è andato, per la vostra azienda, il mercato delle lavasciuga pavimenti nel 2019? Qual era la tendenza in atto prima che scoppiasse l’epidemia di Coronavirus? Erano emersi segnali positivi più all’interno o all’estero? Per l’export, in quali Paesi? E nella delicatissima fase del lockdown siete riusciti a mantenere la produzione?
Giancarlo Ruffo, AD di Comac, presidente dell’omonimo gruppo, ma soprattutto “capitano di lungo corso”, tra i padri fondatori del settore, non nasconde le difficoltà ma lancia un messaggio di fiducia. “Il 2019, per Comac, è stato un anno assai positivo, in termini di fatturato d’affari e volume di vendite, che ci ha donato – ancora una volta – grandi consensi e soddisfazioni. Certo il COVID-19 ha cambiato il corso che avevamo previsto di seguire ma, nonostante tutte le difficoltà, non abbiamo rinunciato a portare avanti l’attività pro-
duttiva, in condizioni di massima sicurezza per il personale, facendo appello però alle ferie e alla cassa integrazione, perché in questo periodo gli ordinativi sono scesi drasticamente. In tanti anni di attività, credo di non aver mai vissuto un momento così difficile, ma sono certo che la forza del nostro marchio, il grande impegno di innovazione condotto in questi anni e l’esclusivo know how delle nostre macchine lavasciugapavimenti costituiscano un valore assoluto ed un fattore di grande competitività sul mercato. Abbiamo creato nuovi prodotti come la macchina sanificante Sanex, semplice e trasportabile e il nostro laboratorio Ricerca & Sviluppo sta lavorando alacremente ad altri progetti mirati, sui quali punteremo per non tradire le attese e intercettare i bisogni emergenti. Contiamo su un settembre che segni una svolta nel senso della ripresa a tutti gli effetti, e una positiva inversione di tendenza”. Luca Pedrotti, sales & marketing director di Ghibli & Wirbel, precisa: “L’andamento del 2019 è stato stazionario: tra i mercati europei che hanno registrato positivi effetti in termini di performances, vanno evidenziati quelli francese, spagnolo e tedesco. Passando ai mercati oversize, le maggiori soddisfazioni sono giunte dalla Russia, con crescita in doppia cifra del segmento. È andato bene anche il mercato australiano, a fronte di una leggera contrazione dei mercati del Medio Oriente e del Far East. Il mercato italiano, infine, ha confermato un trend costante rispetto al 2018”. “La nostra azienda”, risponde Pietro Mambrini, product manager di Kunzle & Tasin, “nella seconda parte del 2019 le attività di promozione e vendita della nuova gamma Multi Mode Line, che ha come prodotto distintivo appunto le lavasciuga-spazzatrici Module. I risultati sono stati molto positivi, sia in Italia che all’estero”. “Abbiamo chiuso il 2019”, spiega Dante Rossetti, direttore marketing di Lavorwash, “con dati in crescita per tutte le linee di lavasciuga Lavor. Prima del lockdown il 2020 aveva confermato il trend del 2019 con dati positivi. In generale, avevamo dati incoraggianti sia dal mercato interno che per quanto riguarda l’export. In questa fase, dopo un rallentamento iniziale dovuto alla chiusura aziendale, stiamo recuperando e ci aspettiamo di poter tornare a regime nel giro di pochi mesi. Oggi ad impattare negativamente sono soprattutto gli aspetti logistici legati alla consegna dei prodotti e alla loro disponibilità”. “Il mercato delle lavapavimenti”, interviene Daniele Sambati, sales manager di RCM, “ha rafforzato, anche nel 2019, la tendenza in atto da molti anni di una crescita continua e costante nelle vendite, a conferma dell’accettazione da parte dei rivenditori e dei clienti, sempre più convinta, della nostra capacità di produrre non solo motoscope di qualità (ricordo che RCM progetta e produce lavapavimenti dal 1998 e motoscope dal 1967) ma anche lavapavimenti. In questa fase, parliamo di metà maggio, le vendite di lavapavimenti stanno lentamente risalendo, supportate dalla possibilità di abbinare degli accessori per la sanificazione che permettono quindi di avere, oltre al normale utilizzo di lavaggio ed asciugatura, peraltro necessari prima di qualunque azione di igienizzazione, la possibilità
di sanificare utilizzando i prodotti idonei”. “Il 2019”, precisa Michele Massaro, titolare di Lindhaus, “è andato molto bene, anche nel settore lavasciuga pavimenti, conformemente alle nostre aspettative in termini di fatturato. Puntavamo su un bel 2020, che premiasse il nostro impegno in ricerca e sviluppo e i nostri molteplici investimenti su prodotti nuovi, che stavamo lanciando, ma sappiamo bene quello che è successo. Da marzo in poi il mercato delle macchine per la pulizia professionale si è fermato, maturando oltre l’80% di perdite: il riscontro in tal senso ce lo danno ogni giorno i rivenditori e importatori, almeno quelli che si sono salvati da questo vero e proprio tsunami, mettendosi a vendere di tutto. In Inghilterra abbiamo un importatore che fattura cinque milioni di sterline al mese solo vendendo mascherine. La nostra azienda, con un grande sforzo di progettazione, ha messo a punto un nuovo prototipo di mascherina antivirus, ora in attesa della necessaria certificazione e dell’omologazione da parte di un laboratorio specializzato tedesco per avviarne la produzione e l’offerta al mercato”. “Lo scorso anno”, risponde Nico Trotta, marketing manager di Kärcher, “il mercato della lavasciuga ha goduto di ottima salute ed espansione. Anche durante gli ultimi anni tale segmento aveva mostrato una reattività interessante e oggi continua a crescere in modo graduale ma costante”. “Nel 2019”, spiega Patrick Vangestel AD di 4CLEANPRO, “abbiamo registrato un incremento del fatturato di +15% rispetto al 2018. La tendenza, prima della crisi COVID-19 era sempre in incremento sul primo trimestre con una percentuale del 30%, grazie anche all’importante accordo commerciale raggiunto, a fine anno scorso, con un grosso gruppo straniero che ha scelto per i prossimi cinque anni il nostro prodotto per i suoi 1.600 negozi”. Anche il mercato italiano ci ha donato soddisfazioni non indifferenti, ma è sempre l’esportazione a tirare i mercati più rilevanti, principalmente quella orientata verso i Paesi del nord Europa, l’Australia e gli Stati Uniti, pur se con numeri minori ma sempre importanti. Ci siamo fermati il 16 marzo, con ancora cinque settimane di produzione davanti per evadere gli ordini pre-COVID. Quindi, alla ripresa della produzione del quattro maggio, avevamo da fare fino a metà giugno. Tutto ciò ci fa temere un durissimo periodo di calo, sia degli ordini che delle richieste di servizi. Prevediamo, dunque, un
buon secondo trimestre, ma sicuramente i prossimi mesi saranno fondamentali per capire quale sarà l’andamento del prossimo semestre”.
Esaminiamo le richieste nei diversi settori di vendita: che problematiche specifiche di rimozione dello sporco e igienizzazione sono in grado di risolvere le vostre macchine? Avete creato nuove soluzioni tecnologiche? “Siamo sempre in fase di crescita e sviluppo”, risponde Pedrotti, “perché stiamo implementando e allargando la gamma di lavasciuga con alcuni nuovi modelli che usciranno alla fine del 2020. Il nostro range di lavasciuga è in grado di soddisfare tutte le esigenze della clientela: da quelle più complesse, con sistemi automatici per la regolazione del set up della macchina, senza dimenticare però quelle basilari, con lavasciuga caratterizzate da una semplicità di utilizzo e un costo in uso competitivi”. “I nostri modelli Module”, riprende Mambrini, “sono in grado di svolgere sia la funzione di lavasciuga che di spazzatrice aspirante (cosa che una lavasciuga “normale” non può fare). Offrono quindi già adesso un reale valore aggiunto rispetto a una lavasciuga “classica”, sia in termini di flessibilità di utilizzo che degli effettivi risultati di pulizia e rimozione (duratura) dello sporco”. “Come tutte le lavasciuga”, spiega Rossetti, “la pulizia e in parte l’igienizzazione attraverso prodotti chimici dedicati, è sempre stata fatta. Oggi sicuramente ci stiamo adoperando per produrre sistemi e soluzioni di pulizia ancora più dedicate alla sanificazione delle superfici e degli ambienti”. “Tutti i settori”, riprende Sambati, “hanno, a diversi livelli, esigenze più stringenti di pulizia e igiene rispetto a prima dell’emergenza coronavirus e, per questa ragione, abbiamo, come detto, aggiunto alle nostre macchine la possibilità di sanificare, perché crediamo che sia comunque necessario partire da un ambiente pulito, ottenuto utilizzando in maniera appropriata la lavapavimenti con il prodotto detergente idoneo, per poi utilizzare un ulteriore opportuno prodotto per sanificare sia il pavimento sia le superfici verticali grazie all’uso di una lancia nebulizzatrice: è il caso, ad esempio, della Kilo Sanitizing di cui si possono vedere alcuni esempi applicativi nel canale Youtube di RCM”. “Le nostre macchine”, riprende Vangestel, “sono molto efficaci, come tutte le lavasciuga aspiranti, grazie alle pressioni specifiche delle spazzole e alla potente aspirazione che consente di asportare completamente l’acqua sporca e contaminata dal pavimento. Una prerogativa che ci permette di assicurare un alto livello d’igienizzazione. Abbiamo inoltre inserito un ulteriore filtro HEPA di classe H13 nel circuito di scarico dell’aria aspirata, per fare in modo che anche l’aria di riflusso venga super filtrata, senza rilasciare nell’ambiente batteri o polveri sottili assai dannose per il nostro organismo. Questo sistema ci ha permesso di poter offrire ai nostri clienti macchine in grado di poter lavorare nei reparti infettivi dei nostri ospedali”. “Tutti i clienti”, continua Vangestel, “ovviamente, richiedono massima affidabilità e disponibilità, a stretto giro di assistenza, ricambi ed
MERCATO
accessori. La tendenza è quella di orientarsi verso macchine in grado di lavare con la massima velocità ed efficacia, per consentire l’accesso del pubblico in breve tempo: le richieste, in particolare, vertono verso la facilità di utilizzo”.
Quali punti di forza avete portato avanti, in epoca recente, per venire incontro ai bisogni della clientela?
“Le nostre lavasciugapavimenti, riprende Massaro, “sono assai versatili e competitive, grazie a un ottimale rapporto qualità-prezzo. Sono il prodotto ideale per negozi, bar, ristoranti, uffici e ospedali e altri luoghi pubblici e ad alta frequentazione in cui l’igienizzazione costante dell’ambiente diventa una prima necessità. Tutte le macchine Lindhaus per la pulizia professionale sono in grado di rimuovere dai pavimenti ogni tipo di sporco e di residuo liquido o solido, proprietà che le rende adatte anche per ambienti come officine e reparti industriali in genere”. “Stiamo sviluppando nuovi sistemi che vanno a completare la pulizia e sanificazione delle superfici, seguendo quelli che sono gli attuali bisogni e le richieste date dai Protocolli di sanificazione degli ambienti”. “I punti di forza RCM”, precisa Sambati, “sono da sempre la semplicità d’uso, l’affidabilità e la facilità di manutenzione e oggi abbiamo aggiunto la possibilità di ulteriori prestazioni che, come spiegato prima, incontrano le esigenze attuali di maggiore igiene, in senso generico, dovute a questa terribile emergenza. Nello specifico, RCM ha già nel proprio catalogo la possibilità di utilizzare l’ozono (ECO3 Sanitizing) come prestazione aggiuntiva per consentire una sanificazione dei pavimenti oltre alla possibilità di utilizzare una lancia aggiuntiva per sanificare le superfici verticali”. “Peso e dimensioni ridotte per quanto riguarda l’Horeca; facilità di utilizzo e manutenzione, elevata autonomia per i settori Sanità ed Automotive”, interviene Trotta. “Progettata specificamente per lavorare all’interno di piccole imprese, negozi, supermarket, hotel, spa, ospedali e molto altro ancora, è una lavasciuga pavimenti agile e performante, che consente interventi rapidi e completi, ma a costi contenuti. Facile da gestire e utilizzare, è estremamente compatta e favorisce il lavoro dell’operatore consentendogli massima visibilità a fronte di uno sforzo ridotto in fase di utilizzo”. “Lo smart working”, prosegue Vangestel, “è stata la mossa vincente
per potere continuare a garantire i nostri servizi e soddisfare le richieste dei clienti, senza rischiare di compromettere la saluta dei nostri dipendenti o partner. La produzione invece è stata fermata per qualche settimana per poter riorganizzare gli ambienti in modo da rispettare l’incolumità dei nostri ragazzi”.
Che problemi ha comportato, in termini di produzione, ma anche di opportunità di sviluppo, l’emergenza legata alla pandemia da Coronavirus con l’esigenza forte di una piena disinfezione e igienizzazione delle superfici? È possibile, da parte della vostra azienda, formulare una previsione della domanda e dell’offerta a breve e medio termine?
“In questa delicatissima fase”, riprende Pedrotti, “la nostra azienda non si è quasi mai fermata, cercando di continuare a fornire macchine alla catena distributiva, nella consapevolezza che l’emergenza COVID-19 pone con forza la richiesta di standard di pulizia meccanica delle superfici sempre più elevati e completi. Non è stato facile far fronte ai numerosi problemi legati alla produzione in una fase così incerta e complessa. Il lockdown e l’interruzione delle supply chain connessa al reperimento delle materie prime da partner dislocati in vari Paesi ci ha creato non poche difficoltà. È stata una sfida molto competitiva, ma alla fine siamo riusciti a portare avanti l’attività, garantendo una fornitura adeguata agli stock di vendita richiesti e mettendo in atto best practices e strategie che hanno avuto senz’altro successo. Per quanto concerne la gestione organizzativa interna, abbiamo messo in atto tutte le direttive emesse sia dal Governo che dalla Regione Lombardia, finalizzate a tutelare le condizioni di sicurezza e salute dei nostri lavoratori”. “Come sappiamo”, riprende Mambrini, “l’emergenza ha notevolmente rafforzato l’esigenza (peraltro già in atto in precedenza) di una piena disinfezione e sanificazione delle superfici. Tutto questo rappresenta per noi una sfida imprescindibile, che racchiude molteplici problematiche da risolvere ma anche un interessante potenziale di crescita”. “Ci siamo rimboccati le maniche”, spiega il signor Ruffo, “rendendoci subito conto della gravità, ma anche delle possibilità legate a questo particolare momento. Così, per esempio, grazie agli sforzi del nostro settore ricerca e sviluppo, è nato Sanex, un piccolo sanificatore, estremamente maneggevole e compatto. Ideale per la sanificazione e deodorazione di stanze e uffici di qualsiasi settore, può essere impiegato anche per gli abitacoli automobilistici e i circuiti dell’aria condizionata. Parliamo di un’attrezzatura leggera e facilmente trasportabile. Il suo funzionamento è molto semplice, si accende il macchinario con l’apposito l’interruttore generale e tramite l’uso dell’apposita pistola si direziona in modo semplice ed efficace la soluzione nebulizzata. Si possono usare soluzioni sanificanti, disinfettanti o deodoranti”. “Difficile definire opportunità di sviluppo”, precisa Sambati, “la pandemia anche se, di fatto, ha dato una spinta allo sviluppo di sistemi di igienizzazione che, probabilmente, saranno da tenere presente anche dopo che sarà passato questo lungo periodo di emergenza.
MERCATO
Fare previsioni in termini numerici è praticamente impossibile perché la situazione che stiamo vivendo è altamente imprevedibile. Noi ci siamo dati l’obiettivo di mantenere i nostri standard qualitativi e, possibilmente, quantitativi cercando di portare sul mercato una serie di prodotti, accessori e servizi idonei alla situazione attuale”. “Per quanto ci riguarda”, riprende Rossetti, “abbiamo avuto nell’immediato moltissime richieste di prodotti per la sanificazione in particolare per quanto riguarda la gamma dei Generatori di Vapore Lavor linea Professional e lavasciuga. Ci aspettiamo una conferma nel medio termine di queste richieste, immaginiamo che per tutto il 2020 il mercato avrà delle esigenze importanti da gestire. Pensiamo che alcuni Protocolli attivati durante questa fase resteranno attivi anche nei prossimi anni modificando di fatto le normali attività e procedure di pulizia”. “Essere un gruppo multinazionale”, precisa Trotta, “ha comportato un vantaggio in termini di stock e produzione, forse i problemi maggiori sono legati alle logistiche locali dei singoli paesi. Siamo convinti che la pandemia lascerà una crescente attenzione sugli aspetti di igiene e sanificazione in particolare per i prodotti che garantiscono qualità dei risultati”. “Non credo”, riprende Vangestel, “che nell’immediato questa situazione globale possa offrire nuove opportunità di mercato. Anche perchè tutte le strutture sanitarie, commerciali e industriali di un certo livello dispongono di macchine per le pulizie e la sanificazione, ma si apre invece una possibile crescita sul piccolo negoziante, ristorante o albergo, che - senz’altro - si dovranno organizzare in quel senso e prevedere l’acquisto o il noleggio di macchinari per la sanificazione. Fondamentale sarà una valida gestione dell’informazione e della formazione di queste persone, legata al buon uso dei prodotti professionali, evitando quelle improvvisazioni che a volte sono anche frutto di lacune informative”.
L’attenzione verso l’ambiente è un elemento sempre più strategico: come rispondere alle esigenze di sostenibilità legate alla green economy? Più in generale, verso quale direzione sta andando la vostra progettazione di nuove offerte al mercato?
“L’impiego ecologico di una macchina”, afferma Sambati, “si basa, oltre che sui materiali utilizzati, che devono essere non inquinanti e riciclabili, anche sulla possibilità di consumare la minor quantità di energia possibile senza intaccare il risultato. La possibilità di personalizzare, su alcuni modelli, tramite un software dedicato, le prestazioni delle macchine, le rende ovviamente più efficienti e meno predisposte agli sprechi perché ottimizzate dall’utilizzatore secondo le proprie, specifiche, esigenze. Solo la possibilità, quindi, di tarare la macchina nei vari parametri (quantità di soluzione da utilizzare, diluizione controllata del detergente, velocità ottimale per lo specifico utilizzo) permette un uso mirato della stessa senza sprecare materiali e detergenti. Le posizioni go green così come energy saver o anche customized working parameters permettono di ridurre al minimo i consumi salvaguardando
nel modo migliore l’ambiente”. “Siamo da sempre molto attenti al rispetto dell’ambiente”, risponde Rossetti. “Tutte le soluzioni di recente sviluppo tengono conto di questa esigenza. Risparmio di acqua, giusto utilizzo dei detergenti sono fattori ed elementi ormai alla base delle nostre macchine”. “La nostra sensibilità sull’argomento”, conclude Vangestel, “è molto alta, anche perché sarà la vera sfida del futuro, in questo senso stiamo già ora nel concreto migliorando i nostri prodotti con materiali riciclabili e nel rispetto delle normative in vigore. La qualità dei componenti è sicuramente uno degli aspetti importanti per una lunga durata nel tempo dei nostri prodotti: da diversi anni usiamo tecnologie e sistemi affidabili e garantiti, anche dai nostri fornitori che sono per il 99% made in Italy”. “È un punto cruciale”, spiega Trotta, “perché il cleaning, se non affrontato con la dovuta competenza, può costituire una fonte importante di inquinamento. Abbiamo riscontrato grande sensibilità sul tema, soprattutto dopo aver condiviso studi e ricerche attestanti l’enorme possibilità di risparmio conseguibili con un approccio eco-compatibile al lavoro. L’efficienza nei processi genera infatti minor dispendio di energia e risorse, senza considerare l’utilizzo di materiali consumabili. Concordiamo dunque sul fatto che la tecnologia sia il primo elemento su cui puntare per garantire il rispetto dell’ambiente ma è sempre la sensibilità degli operatori, alla fine, ad avere un ruolo centrale”. “Abbiamo ideato la mascherina ComfortMaskLindhaus con lo stesso criterio seguito nel corso della nostra storia riguardo la realizzazione delle macchine per la pulizia Lindhaus, spiega Massaro, “ovvero prodotti destinati a durare nel tempo, in particolare, quelli professionali la cui vita media va dagli otto ai dieci anni. La mascherina è lavabile e quindi riutilizzabile”. “Il risparmio energetico e la riduzione dei consumi”, spiega Ruffo, “sono temi di primaria importanza per Comac, che da sempre presta particolare attenzione alla sostenibilità ambientale. È un dato di fatto: oltre che nel rispetto delle norme di sicurezza e ambientali in vigore, l’azienda ha continuato a cercare altre forme per incentivare una mentalità e comportamenti eco-friendly, anche attraverso dettagli apparentemente irrilevanti, che consentono però alle nostre lavasciugapavimenti di porsi all’avanguardia in una dimensione davvero ecologica della pulizia meccanizzata delle superfici”. “Lo scorso anno”, precisa Pedrotti, “abbiamo intrapreso un’attività assai importante, finalizzata a supportare la nostra rete distributiva, effettuando un’analisi a trecentosessanta gradi dei nostri prodotti, con l’obiettivo di verificarne l’ecosostenibilità. In particolare, ci siamo concentrati sull’analisi dei criteri richiesti dai nuovi CAM, dal consumo energetico a quello dell’acqua, all’impatto ambientale e al riciclo a fine vita della macchina. In sostanza, abbiamo posto sotto la lente d’ingrandimento il nostro prodotto per renderlo il più ecocompatibile possibile”. “La nostra Ricerca e Sviluppo”, conclude Mambrini, “sta lavorando, con risultati sempre più incoraggianti, a nuove soluzioni per l’igienizzazione e la disinfezione delle superfici, pienamente sostenibili e rispettose dell’ambiente”. ■
Pulire e sanificare* i pavimenti
Sanificare partendo dal PAVIMENTO
In questo momento particolare, l’importanza della sanificazione degli ambienti è sotto l’attenzione di tutti e probabilmente rimarrà un’esigenza imprescindibile anche in futuro.
La sanificazione è una cosa seria e complessa: i microrganismi patogeni sono migliaia, e in continua mutazione, quindi essa deve essere fatta da professionisti che conoscano e utilizzino i prodotti e gli strumenti adatti: il “fai da te” non è più tollerabile.
Il sistema più efficace consiste nel saturare gli ambienti immettendo nell’aria agenti sanificanti come il perossido di idrogeno, il cloro e l’ozono: l’operazione genera una nebbia secca che raggiunge il soffitto, le pareti, i macchinari, gli arredi e il pavimento.
Il lavoro va eseguito in assenza di persone, in ambiente che deve rimanere chiuso per qualche ora. La ricontaminazione degli ambienti è però inevitabile, e avviene già dal primo ingresso di persone o cose. Infatti è evidente come il pavimento sia uno dei maggiori vettori di contagio. Oltre agli oggetti che si toccano più frequentemente con le mani, a necessitare di sanificazioni più frequenti sono quindi le pavimentazioni.
Le motoscope e le lavapavimenti, come ad esempio Kilo, sono quindi lo strumento più idoneo per pulire e mantenere puliti e sanificati tutti gli ambienti, siano essi in ambito industriale o civile, perchè sono state concepite e utilizzate per l’igiene e la sicurezza in accordo con tutte le normative vigenti. ■ www.rcm.it
KILO SANITIZING, PER ESEMPIO!
Prodotti disinfettanti, i rischi connessi all’emanazione di una normativa EUROPEA
TEMPORANEA
La pandemia di SARs-CoV-2 ha portato a modificare il Regolamento comunitario riguardante le procedure di autorizzazione all’immissione in commercio dei disinfettanti, con un periodo transitorio di 180 giorni in cui sembrano pericolosamente allentate le maglie per il controllo - da parte del Ministero della Sanitàdell’effettivo potere microbicida di nuovi prodotti
Dott. Marco Ferrari
Ci sono fondati motivi di preoccupazione per chi si occupa di igiene ospedaliera e controllo del rischio infettivo, particolarmente in questo periodo dominato dall’emergenza COVID-19. Tutto nasce il 6 aprile scorso, quando sul sito del Ministero della Salute si cita una modifica temporanea del Regolamento relativo alle procedure di autorizzazione alla commercializzazione e alla produzione di prodotti disinfettanti in Italia (PT1/PT2). C’è soprattutto un link a un documento ufficiale di tre pagine (in italiano e in inglese) dove balza agli occhi fatto che il testo è privo di data.
DALL’ULTIMATUM ALLE DISPOSIZIONI TRANSITORIE
Prima di procedere con l’analisi del nuovo Regolamento, occorre fare un passo indietro e ricostruire una serie di fatti che hanno portato alle attuali modifiche. Va ricordato, innanzitutto, che - a livello di Commissione Europea (CE) – era stata stabilita la data del 26 maggio di quest’anno come termine ultimo per tutti i Paesi membri che ancora non l’avessero fatto (tra cui il nostro) per uniformarsi alla nuova normativa che prevede la conversione del termine disinfettanti in biocidi. Ma all’avvicinarsi del giorno in cui avrebbe dovuto scattare tutto questo meccanismo, quando molti avevano già provveduto in Italia a fare domanda e altri stavano ancora aspettando (sperando forse in un’ulteriore proroga dei termini) è arrivata l’emergenza COVID-19. La CE, il 3 aprile scorso, formula una ipotesi di proposta di modifica del
Regolamento (UE) 2017/745 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 aprile 2017, relativo ai dispositivi medici, che ha per oggetto il rinvio di un anno della sua applicazione. Il Regolamento (UE) ha definito un nuovo quadro normativo inteso a garantire il corretto funzionamento del mercato interno dei dispositivi medici, tutelando allo stesso tempo la salute dei pazienti e degli utilizzatori e tenendo conto delle piccole e medie imprese attive nel settore. Inoltre, la CE ha ritenuto di avanzare una proposta di rinvio dell’applicazione del regolamento europeo facendo slittare la data del 26 maggio di un anno, in considerazione del fatto della crisi legata al virus che sta richiedendo a tutti gli Stati membri uno sforzo organizzativo tale da non poter garantire l’applicazione e l’attuazione di questa nuova normativa nella data indicata. “Per garantire la continua disponibilità dei dispositivi medici sul mercato dell’Unione, compresi i dispositivi medici che sono di vitale importanza nel contesto della pandemia di Covid-19 e della relativa crisi sanitaria”, è stato spiegato, “è altresì necessario adeguare determinate disposizioni transitorie del Regolamento (UE) 2017/745 che altrimenti non sarebbero più applicabili a decorrere dalla data di applicazione di tali disposizioni”.
GLI ELEMENTI DI CRITICITÀ DELLA CIRCOLARE MINISTERIALE
A livello europeo - e non solo italiano - il 6 aprile viene licenziata una circolare (come detto, riportata senza data). In ogni caso, da allora è vigente
LA NORMATIVA ITALIANA, IN SINTESI
L’Italia, in particolare, è l’unico Paese con una normativa che prevede la registrazione dei disinfettanti come presidio medico chirurgico (PMC). Questi prodotti - PMC o disinfettanti - devono possedere un numero di registrazione in capo al Ministero della Salute e una serie di documentazione di verifica sulla loro attività e di studi che ne validano la bontà; il Ministero italiano si era pronunciato sull’argomento evidenziandone elementi incongrui e oggi è previsto che, nel caso di sanitizzanti e sanificanti privi di un’autorizzazione al Ministero della Salute, si usi esclusivamente il termine di igienizzanti. Questa normativa, non presente in tutto il resto d’Europa, obbligava anche i produttori esteri a sottostare alla nostra “burocrazia”. Fu fatto presente più volte da varie aziende italiane della volontà di uniformarsi alle regole della CE e proprio l’Italia aveva posto come deadline la data del 26 maggio per convertire - come prevede l’Europa - il termine disinfettante in quello di biocidi.
Dott. Marco Ferrari
Responsabile Servizio Igiene
Ospedaliera, ASST Lodi Socio Fondatore ANIPIO (Società Scientifica Nazionale degli Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo)
questa nuova normativa che si riferisce alle procedure di autorizzazione e alla commercializzazione e produzione dei prodotti disinfettanti in Italia (che rientrino nella fascia tecnica PT1 e PT2, quindi disinfettanti per mani, superfici, etc.). Si ribadisce che tutti i prodotti che vantano azione disinfettante, battericida o virucida o qualsiasi azione atta a combattere microrganismi devono essere preventivamente autorizzati dal Ministero della Salute (fin qui niente di nuovo: era la normativa Ue). La vera novità sta nel fatto che, proseguendo nella lettura della circolare, si apprende che l’Italia - in collaborazione con l‘ECHA (Ente Europeo delle Sostanze Chimiche) nell’ambito delle misure per la prevenzione e la gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 - procedendo come gli altri Paesi europei ha deciso di emettere un’autorizzazione provvisoria di 180 giorni. Questo cosa vuol dire, in pratica? Che la consueta normativa che prevedeva di fare tutti i passaggi sopracitati (come presentare i documenti e pagare una tassa per poter ottenere l’autorizzazione all’immissione in commercio di disinfettanti biocidi) in questo momento viene a cadere. Però tutti coloro che ritengono di avere una molecola che rientri sostanzialmente nei parametri individuati dal Ministero e ritenuti validi a livello europeo potranno - presentando una documentazione abbastanza ‘snella’ (come
si può desumere scorrendo il comma 2 della sezione Autorizzazione prodotti), hanno 3 mesi di tempo per l’immissione in commercio di tutto quello che riguarda la lotta al COVID-19. Da quanto si legge emergono ulteriori elementi di perplessità. Nella circolare non sono esplicitamente richiamati i principi attivi che il Ministero oggi ha individuato come le uniche tre sostanze efficaci: i derivati della candeggina o dell’ipoclorito o cloroattivi, gli alcoli etilici, metilici e isopropilici 68% e il perossido di idrogeno (o acqua ossigenata). Anche qui, dunque, si rischia di creare grande confusione perché molte aziende commercializzano anche molecole ritenute di basso livello (come i quaternari d’ammonio, spesso in vendita in farmacia come blandi disinfettanti ma che in ospedale sono stati banditi da ormai 15 anni perché si contaminano facilmente, hanno uno spettro d’azione molto blando e in più danno reazioni eczematose al personale). Si spera che chi dovrà valutare queste richieste di autorizzazione in commercio entro breve tempo faccia una valutazione attenta e le conceda solo ai principi attivi che oggi sono riconosciuti validi contro il COVID-19.
PROBLEMI NEL CONTROLLO DELLA VERIDICITÀ DELLE RICHIESTE
Leggendo nella sua interezza la normativa, questa appare abbastanza semplicistica perché si afferma, per esempio, che non è necessario presentare studi di efficacia, dando per scontato che il principio attivo già abbia prove in questo senso. Inoltre, i prodotti con formulazioni raccomandata dagli European Centers for Disease Control o dal WHO sono automaticamente riconosciuti così come i prodotti già autorizzati in altri Stati membri o, ancora, prodotti la cui efficacia sia desumibile dalla composizione (“presentare giustificazione” [sic]). Ma il criterio che maggiormente fa correre il rischio di creare confusione si trova ancora nel “famoso” comma 2 dove si afferma che la produzione di
disinfettanti come PMC deve avvenire in stabilimenti autorizzati ai sensi del DPR 392/98. Se però un’azienda che commercia un prodotto finito compra la materia prima a monte da un altro produttore, dovrebbe verificare se quest’ultimo ha già l’autorizzazione a produrre un PMC registrato altrimenti, verrebbe da credere, non è possibile procedere automaticamente con il consueto lavoro. Inoltre, ci si pone la domanda: applicando questa gravosa procedura nell’attuale emergenza, chi e quando controllerà la veridicità di tutto quello che verrà presentato nelle domande che, presumibilmente, giungeranno in grande quantità? E ancora: che cosa succederà dei prodotti che verranno approvati in questo periodo e, soprattutto, al termine dei 180 giorni? Per esempio: se oggi è in vendita un prodotto che non è un PMC ma è definito igienizzante, domani lo si potrà presentare con lo stesso nome o con un nome di fantasia trovando la stessa molecola da una parte considerata igienizzante e dall’altra PMC? Insomma, all’interno del documento ci sono una serie molte lacune che non vengono chiarite nei documenti allegati e che lasciano notevoli perplessità.
POSSIBILI RICADUTE SULL’INDUSTRIA DEL SETTORE E IN FASE 2
Inoltre, si apre una nuova possibilità, ovvero che un domani questo metodo di sospensione temporanea di normative possa essere replicato in altri settori: e questo sarebbe un ulteriore motivo di preoccupazione, dato che l’Italia sotto questo profilo è uno dei Paesi più rigidi (basti pensare che, in questo ambito, per la Food and Drug Administration statunitense le reti della maglia sono molto più larghe di quelle
europee). Non solo: con questo provvedimento rischiano di essere penalizzate quelle aziende produttrici di disinfettanti, soprattutto italiane, che in questi anni hanno fatto investimenti importanti in un settore (abbandonato dalle grosse multinazionali per via di marginalità di guadagno molto basse anni fa rispetto alla farmaceutica) reso ancora più complesso dalla ricerca di nuove molecole che rispondessero ai requisiti della normativa dei criteri ambientali minimi. In questo senso molte aziende del settore di notevole serietà potrebbero risentirsi di una normativa che di fatto consente un’eccessiva libertà. Da segnalare, tra l’altro, che, con una nota del 6 aprile inviata a tutti gli associati, Federchimica Confindustria rende nota la decisione europea. Al di là dell’aspetto industriale, la preoccupazione nasce dalla seguente considerazione. La fase 2 prevede infiniti controlli (nell’utenza domestica, nelle RSA, negli uffici) e una serie di normative stringenti quali la disinfezione due volte al giorno, la disinfezione dei canali aeraulici perché a condizionamento, la sanificazione prima e durante la riapertura. Il rischio, allora, è che se non si adottano procedure e protocolli codificati e validati, gli esercenti possono pensare di attuare procedure valide ai fini del contenimento dei COVID-19 e trovarsi invece a far fronte a possibili rebound infettivi. Per essere espliciti: il timore è che, in questo stato di cose, qualcuno ne possa abusare o che ci siano anche delle non verifiche dovute all’emergenza. E soprattutto che - con l’alibi del non essere nei tempi per applicare quello che era previsto nella normativa europea in data 26 maggio – si stia facendo una sorta di sanatoria, creando una situazione di caos se non verrà governata e controllata a dovere. ■
Il LAVORO non è un posto fisso
carriera è in mano a ciascuno di noi e dobbiamo costruire una mentalità di lungo termine che ci aiuti a uscire dalla logica del “posto di lavoro” ed entrare nella logica della progettualità di carriera. Cosa significa in concreto?
In primis analizzare bene i propri asset professionali, competenze, capacità, conoscenze specifiche di settore per comprendere quali mercati e quali tipologie di aziende possono essere maggiormente attratte dalla nostra professionalità.
Secondariamente iniziare a sviluppare quella meta-competenza che si chiama “gestione delle relazioni”, altrimenti detta networking che ci consenta di avere una vera e propria rete di salvataggio, utile nei momenti di caduta come i licenziamenti o le chiusure aziendali e ci consenta di metterci in contatto con le persone giuste per poterci risollevare.
Queste attività devono essere orientate rispetto a un obiettivo professionale di lungo termine che si può costruire provando a rispondere a queste domande:
■ Chi voglio essere fra cinque anni?
■ Quali competenze vorrò avere, per fare quale tipo di lavoro, in che settore?
■ Quale valore professionale offrirò e a chi?
Quello che sta accadendo alle nostre società a livello globale risponde a un concetto che la fisica chiama “Effetto Butterfly”
Piccole azioni possono contribuire a generare grandi cambiamenti e non potrebbe essere altrimenti in un mondo interconnesso e globalizzato; eravamo pronti a prenderne tutti i
Francesca Scelsibenefici, ma non avevamo pienamente compreso la portata dell’effetto butterfly e soprattutto non ci aspettavamo delle conseguenze nefaste.
In tutto il mondo crescono i tassi di disoccupazione, solo in America ci sono più di 20 milioni di nuovi disoccupati e si stima purtroppo una crescita dei tassi anche nel nostro paese.
Mai come oggi dobbiamo comprendere che la costruzione della nostra
Partendo dall’obiettivo a ritroso si possono costruire gli step del percorso professionale che dovremo fare, e potremo accorgerci di eventuali competenze mancanti e inserire nel percorso la formazione necessaria per recuperarle. Questo tipo di domande consentono infatti di darci una direzione di lunga durata che darà un senso alle scelte e alle micro-scelte che possiamo fare oggi.
Capite bene l’importanza di sapere o meglio definire, qual è la nostra “destinazione professionale” per poi fissare degli obiettivi intermedi da raggiungere in questo percorso. Infatti se non ci diamo la possibilità di sentirci all’interno di un percorso professionale perderemo facilmente il senso della realtà, troveremo difficoltà anche nelle piccole scelte quotidiane legate alla ricerca del
“Il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo”
lavoro e saremo sempre preda delle occasioni fortuite che si presenteranno avendo la sensazione di non avere una direzione chiara.
PROGETTARE LA CARRIERA
Definire il progetto professionale è un passaggio fondamentale per chi vuole cambiare lavoro o vita o per chi è costretto dalle necessità; fare un progetto infatti ci aiuta a mettere nero su bianco tutti i fattori da prendere in considerazione per rendere il cambiamento reale e ancor prima per valutarne la fattibilità.
Quest’attività è utile su tutti i livelli di management e per qualsiasi settore o ruolo professionale.
Il percorso o progetto professionale arriva a valle di un lavoro di presa di consapevolezza circa le nostre capacità e abilità professionali che si concretizza attraverso il bilancio di competenze.
Una volta concluso il bilancio delle nostre competenze abbiamo definito la gran parte degli strumenti utili alla definizione del nostro progetto che è fatto sostanzialmente di 4 dimensioni principali o meglio quattro step:
1. OBIETTIVO: risponde alla domanda “a cosa punto“ ?
L’obiettivo professionale che andiamo a definire deve essere specifico, misurabile, accettabile per te stesso, raggiungibile e definito nel tempo, quindi con una data di scadenza. Un obiettivo definito in questa maniera rientra nella dicitura di obiettivo S.M.A.R.T.
2.TEMPORALITÀ: risponde alla domanda “entro quando voglio che si realizzi questo progetto?”
Le scadenze ci spingono all’azione e ci aiutano a misurare il tempo che passa; possono essere anche spostate se in corso d’opera ci accorgiamo che i tempi di realizzazione sono più lunghi del previsto, l’importante è mantenere attivo un monitoraggio sull’avanzamento lavori.
3. RISORSE, MEZZI, VINCOLI: risponde alla domanda ”quali sono le risorse di cui dispongo e quali i vincoli?”
Questo è un punto cruciale e spesso molto difficile; si struttura in questa fase un’analisi della situazione esterna, Occorre essere molto oggettivi e consapevoli delle proprie potenzialità e limiti per poterne fare una descrizione
realistica, ed è per questo che l’aiuto di un consulente esterno risulta fondamentale.
Le risorse possono essere sia interne (competenze, capacità, caratteristiche personali ecc) che esterne (economiche, di formazione ecc); i vincoli invece possono essere di tipo geografico, economico in senso lato, familiare, di tempo, di salute ecc.
Un altro modo per affrontare questo punto è attraverso lo strumento dell’analisi SWOT ovvero una matrice che analizza opportunità e minacce interne ed esterne alla persona.
4. CRITERI DI RIFERIMENTO: risponde alla domanda “cosa rende il mio progetto così com’è e non qualcos’altro?”
Uno degli aspetti essenziali del progetto professionale è che pone al centro l’individuo stesso “progettista” e lo rende un attore attivo del processo. Dunque il progetto stesso è il prodotto delle caratteristiche personali dell’individuo, come i suoi sogni, le sue credenze, i suoi valori. Questi aspetti lo rendono unico ma è fondamentale che siano ben chiari nell’individuo stesso.
Questa fase è esattamente quella che si affronta col bilancio delle competenze e che viene poi riportata in questa parte del progetto professionale.
Più il progetto è specifico maggiormente sarà realizzabile in quanto l’individuo avrà la possibilità di misurare con più efficacia il suo progredire e di “correggere il tiro” qualora si accorgesse di stare andando fuori strada o di aver sopravvalutato/sottovalutato alcune dinamiche.
Il progetto deve rispettare due criteri fondamentali:
■ L’esame di realtà rispetto a sé stessi e all’autovalutazione delle proprie
PROFESSIONE
competenze e caratteristiche personali;
■ L’esame di realtà rispetto al contesto esterno in cui si muove la persona ovvero analizzando se il mio progetto è realizzabile in una predefinita area geografica.
Entriamo oggi più che mai in un mondo del lavoro che non ci chiede solo di essere preparati tecnicamente, ma di essere oltremodo preparati al cambiamento e all’adattamento costante.
La progettazione di carriera diventa quindi competenza imprescindibile nella nostra cassetta degli attrezzi, utile alla nostra crescita professionale e ad ottenere il bene più importante, il sentirci pienamente realizzati come persone e come professionisti. ■
Percorso di Formazione
L’ANALISI
LINEA GUIDA
L’azienda nell’azienda
Il percorso della Linea Guida si sviluppa su tre volumi. Il primo, La Cultura del pulito, evidenzia come gli aspetti culturali analizzati in profondità forniscano gli spunti per potenziare l’attività dei servizi, creare nuove opportunità lavorative sia per le imprese sia per le aziende. Apre nuove prospettive per il lavoro, creando o valorizzando le figure intermedie, come i capi servizio, le governanti, i portatori d’interessi, inserendole a pieno titolo non solo nell’attività specifica, ma quali portatori della cultura dell’ospitalità, la cultura del pulito e la sicurezza, la cultura della professione nel tessuto socio economico e nel contesto urbano.
In questo numero vengono descritte le corrette operazioni della linea d’uso, consapevoli che per gli utenti e per chi esegue materialmente le operazioni, gli oggetti, le superfici o parti di esse che sono soggette al contatto di più persone possono essere fonti di contagio e quindi veicolo di eventuali patologie.
Terzo Capitolo Operazioni della linea d’uso
3.3.1 UNA DIVERSA CONCEZIONE
ll livello della preparazione degli addetti e le attrezzature abitualmente usate dalle imprese negli ambienti di lavoro evidenzia sempre più la necessità di rivedere il livello di attenzione che le utenze riservano alla pulizia e sanificazione del proprio ambiente di lavoro.
Non è possibile disinteressarsi del rischio biologico, che richiede un’azione preventiva nei confronti delle patologie che i lavoratori e/o gli ospiti della struttura possono contrarre per la mancata applicazione della corretta prassi igienica.
La pulizia negli ambienti di lavoro non può basarsi sugli stessi criteri usati nella pulizia delle abitazioni.
La conformità del risultato, negli ambienti dove convivono diverse attività e lavoratori e ospiti, deve essere accertato a vista e al tatto, usando un guanto bianco e ricorrendo periodicamente al tampone per accertare il livello di contaminazione delle superfici soggette all’uso quotidiano.
Con questo non intendo demonizzare la pulizia domestica, ma sollecitare il fatto che anche nelle abitazioni occorre applicare una corretta prassi igienica.
L’insufficiente educazione della popolazione e la conseguente mancanza della cultura del pulito fa sì che occorra,
con urgenza, divulgare e applicare in ogni ambiente di lavoro, nelle abitazioni e in ogni ambiente urbano la corretta cultura.
Gli utenti, e chi esegue materialmente le operazioni, devono capire che gli oggetti, le superfici o parti di esse che sono soggette al contatto di più persone sono di per sé fonti di contagio e quindi veicolo di possibili patologie, da quelle meno gravi ad alcune potenzialmente devastanti come quelle del passato e del presente. Su ogni mezzo di trasporto pubblico si evidenzia la necessità di tenersi agli appositi sostegni per evitare che una brusca frenata procuri un incidente al malcapitato passeggero, mentre non esiste nessun avviso che metta in guardia dal rischio biologico che il passeggero corre tenendosi agli appositi sostegni senza indossare i guanti, assorbendo con le mani le particelle di sudore di alcune decine di persone.
La nuova concezione sollecita gli operatori, specialmente quelli che lavorano in strutture ospedaliere e negli stessi alberghi, dove l’ospite è costretto a subire passivamente il risultato della pulizia, a saper riconoscere i punti critici e impostare la pulizia di un ambiente per impedire che le superfici e gli arredi siano veicolo di trasmissione.
Percorso di Formazione
3.3.2 LA LINEA D’USO
Comunemente chiamata pulizia ordinaria o pulizia corrente, trova nel termine linea d’uso un appropriato termine che indica l’obiettivo, la priorità che ha una superficie rispetto a un’altra, e ribadisce che le operazioni sui punti critici sono di vitale importanza.
La linea d’uso riserva, per ovvie ragioni, una maggiore cura della persona e della vestizione, specialmente se opera in presenza del pubblico o dell’ospite che soggiorna nella struttura. La linea d’uso ha in sé diverse metodologie che applica a secondo delle condizioni operative, ma deve comunque fare riferimento alla corretta prassi igienica. Corretta prassi igienica che prevede l’uso di panni per un raggio d’azione limitato (usati fronte e retro), panni che vengono poi riposti in un apposito contenitore e inviati al lavaggio a temperature elevate dopo il loro breve utilizzo. Ancora meglio sarebbe usare salviette usa e getta, evitando il trasporto eccessivo dei materiali e liquidi inquinanti. Ovviamente la scopatura a umido nel corso della giornata interesserà quella porzione di pavimento, dove transitano incessantemente le persone.
Le pulizie si dovranno fare senza aprire le finestre, evitando che la corrente d’aria metta in circolazione microrganismi di ogni genere, infatti, il cambio d’aria dovrà essere effettuato dopo la pulizia del locale.
Spolveratura a secco o con panno umido, disinfezione dei punti critici, scopatura con garza umida, rimozione delle ragnatele, eliminazione degli aloni da specchi e vetrate, raccolta dei rifiuti e della biancheria, rifornimenti e riassetto del locale sono tutte operazioni che possono essere eseguite differenziando il set operativo usando come criteri di scelta le condizioni operative.
Il pulviscolo impiega anche 20 minuti per depositarsi; in molti casi un’ora dopo la pulizia si possono già riscontrare tracce di polvere.
In molti locali dove si svolgono attività sia tecniche che fisiologiche può riformarsi lo sporco, a causa dell’’intensità e promiscuità d’uso dei locali.
È tassativo che l’intervento di pulizia debba essere effettuato prima che persone in movimento sollevino microrganismi dalle varie superfici, per cui la scopatura a umido del pavimento dovrà essere effettuata prima delle altre opera-
TERZO VOLUME L’azione
Maison Fresh
zioni; occorre ricordare che l’uso degli spruzzatori crea un inalazione inopportuna di particelle che potrebbero essere tossiche per i pazienti o per gli stessi operatori.
3.3.3 LAVORO IN COPPIA
Si fa un gran parlare della sicurezza sul posto di lavoro, salvo poi constatare la tendenza ad affidare a una sola persona lavori che otterrebbero maggiori risultati se eseguiti in coppia, sia sotto il profilo della qualità del risultato, che sotto il profilo di una maggiore sicurezza nel caso di eventi imprevisti. Il maggior costo paventato non può giustificare un calo dell’attenzione riservata alla sicurezza sul lavoro. L’isolamento del lavoratore, infatti, e il mancato sviluppo del lavoro, possono essere causati dall’indolenza o dall’incapacità di gestire il personale.
Se vogliamo pensare più in grande e parlare della percentuale elevata della disoccupazione, l’inserimento del lavoro di coppia consentirebbe al mondo del lavoro di assorbire un numero elevatissimo di persone.
Le caratteristiche tecniche e personali, sapientemente amalgamate, stimoleranno una maggiore capacità pro -
duttiva, in grado di minimizzare un eventuale aggravio dei costi.
La linea guida da utilizzarsi per la fusione di questi due elementi è la diversità, poiché agendo in coppia, la diversità stessa si trasforma in un super operatore che risolve qualsiasi difficoltà grazie all’interazione delle due caratteristiche. Infatti, in relazione alla tipologia d’intervento e all’analisi dell’area interessata emergono le caratteristiche tecniche, fisiche e comportamentali più idonee per l’espletamento della prestazione.
3.3.4 IL REPARTO PIANI DELL’ALBERGO
La struttura operativa dell’albergo ha due funzioni primarie cui si associano alcune complementari, come la ristorazione, le sale congressi o altri eventi di varia natura, da quelli culturali all’intrattenimento degli ospiti.
Il reparto piani è il contenitore del prodotto che l’albergo vende, mentre la hall e la reception si possono definire il reparto accoglienza di supporto alla vendita.
Il reparto piani, oltre alla pulizia delle camere e del bagno, richiede una particolare attenzione per i corridoi, dove le persone transitano, e per gli office dove sono depositati tutti i prodotti necessari per allestire le camere e i bagni.
L’aspirazione e la battitura della moquette, la pulizia delle scale, la pulizia di vetri, specchi e porte degli ascensori, la pulizia di eventuali arredi con particolare attenzione allo sbarco degli ascensori, sono operazioni importanti per l’intensità d’uso di questi elementi, e per il fatto che costituiscono il primo impatto visivo al piano.
Pulizia e riordino dell’office: controllare e chiudere i sacchi della biancheria sporca e dei rifiuti, pulire battitappeto, lavare i panni usati ricordando la sostituzione del sacco dell’aspiratore.
Fase della preparazione dei carrelli: con la dotazione camera e bagni preparare i prodotti e i materiali per le pulizie. Verificare che le macchine siano funzionanti e controllare costantemente le dotazioni.
Verificare che la quantità della biancheria sia sufficiente e che siano presenti: lenzuolo singolo, lenzuolo matrimoniale, federe, asciugamani bagno, asciugamani bidet, asciugamani viso, tappeti scendibagno, tappetini scendiletto, copriletto singolo, copriletto matrimoniale.
Tra le dotazioni controllare frigobar, prodotti di cortesia, contenitori per la raccolta differenziata.
Interventi su camera d’albergo
In assenza del cartellino “non disturbare” e dopo essersi accertati che le luci interne siano spente, bussare con tre colpi e annunciarsi. Nel caso l’ospite sia presente, scusarsi e tornare più tardi.
Percorso di Formazione
Inizio riassetto: bloccare la porta con il carrello, accendere le luci, aprire tende e finestre. Pulire il balcone o il davanzale e togliere eventuali aloni dal vetro.
Eliminare la spazzatura da cestini e posacenere, sostituendo il sacchetto di protezione.
Raccogliere e riordinare oggetti e indumenti sistemandoli sul tavolo o sulle poltrone, mai dentro i cassetti o nell’armadio; non buttare mai nulla che non sia nel cestino, in caso di oggetto dubbio mettere da parte.
Controllare la dotazione della camera e in caso di mancanze avvisare la governante.
Nel caso di camera in partenza, se si riscontrano oggetti dimenticati dall’ospite, consegnarli alla governante dopo aver compilato il modulo. Sarà la governante a consegnarlo alla direzione.
Chiudere le finestre; guardare in alto per eventuali ragnatele o presenza di insetti.
Inizio spolveratura dal vano finestra, quadri, specchi, mobili, ante dell’armadio. Mentre si spolvera controllare il funzionamento di luci, televisore, radio e telefono (quest’ultimo deve essere disinfettato) e segnalare sull’ apposito modulo di manutenzione.
Attenzione, per la camera in fermata si raccomanda di riordinare oggetti e indumenti seguendo lo stesso criterio del cliente.
Controllo finale: spegnere le luci dopo aver regolato il termostato dell’aria condizionata o riscaldamento e compilare il modulo relazione riguardante l’eseguito, e le note informative per la couverture o per un’altra operatrice che dovesse subentrare in quella camera.
Rifacimento del letto dopo averlo sfogliato e aver riposto la biancheria usata nel contenitore, possibilmente non in bella vista; controllare il materasso e il coprimaterasso, il cuscino e controllare sotto il letto.
Prima di rifare il letto pulire la testata, il bordo e i piedini e accertato che non ci siano pigiami o oggetti prendere dal carrello la biancheria pulita, controllare che non abbia difetti e tirare bene i tessuti: il letto deve apparire perfetto. Riporre camicie da notte o pigiami piegati sotto il cuscino.
Interventi sul bagno
Accendere e controllare luci e aspirazione, togliere la biancheria usata e i flaconi esauriti e sostituirli tassativamente nella camera in partenza.
Tirare l’acqua e versare il detergente nel water, controllare il getto della doccia ed eliminare eventuali incrostazioni di calcare, lavare piastrelle e rubinetterie partendo dal basso verso l’alto con un panno umido. Durante lavaggio e asciugatura, prestare particolare attenzione a residui di capelli o altro sulle pareti e nel piatto doccia, verificando se lo scarico e il sifone necessitano di pulizia e sanificazione; inoltre fare attenzione alle giunture delle porte della doccia.
Verificare la chiusura dei rubinetti e che gli scarichi siano aperti; in presenza della vasca, pulire il tutto e asciugare con apposito panno, non usando gli asciugamani.
La pulizia delle rubinetterie è importante in quanto esse sono a rischio contaminazione e danno se si usano materiali abrasivi.
Lavare il bidet con cura, verificando il troppo pieno e lo scarico, sia per il funzionamento che la possibile presenza di residui d’uso e ricordando di posizionare sempre al centro tutti i miscelatori dell’acqua.
Detersione delle pareti soggette a contatto d’uso e pavimenti mediante una soluzione detergente con profumazione gradevole.
Pulizia di specchi e cristalli con l’utilizzo di un prodotto auto asciugante.
Ritornando al water, rimuovere lo scopino e tirare l’acqua risciacquando lo stesso; disinfettare il sedile, la maniglia dello sciacquone e pulire il contenitore dello scopino. Chiudere il coperchio e per la camera in partenza applicare la fascetta. Nei bagni con la cassetta in evidenza, periodicamente versare nella stessa un po’ di disincrostante. Pulire e asciugare il porta salviette e tutti gli accessori a muro, il radiatore, l’asciugacapelli, le porte.
Sostituire sempre il rotolo della carta igienica nella camera in partenza o se oltre la metà del suo uso, ricordando di fare un triangolino nel lembo pendente e di togliere l’involucro a quello di scorta.
Disporre tutta la biancheria pulita e i prodotti di cortesia. Pulire il pavimento con un panno umido, con particolare attenzione ai residui (capelli o altro), cominciando dall’angolo più lontano e passando dietro i sanitari, andando verso la porta.
Controllo finale e riepilogo delle dotazioni del bagno.
Mettere i sacchetti igienici nel gancio lato WC o rifornire il dispenser dove è in uso.
Mettere il rotolo di carta igienica a muro e di scorta, senza involucro e triangolo nel lembo libero.
Posizionare i bicchieri sul vassoio, i posacenere nelle camere fumatori e cestini portarifiuti, sgabello, uno spazzolino WC, targa allarme sulla parete doccia o vasca e foglio istruzioni in presenza di vasca idromassaggio, accappatoi piegati e poggiati sopra la vasca, rifornire prodotti di cortesia (saponi, shampoo, bagnoschiuma, cuffia, striscia water, lucido da scarpe, ecc.).
Dopo il lavaggio lasciare la porta aperta per evitare la formazione della condensa.
3.3.5 PIANO DEGLI INTERVENTI NELLE AREE COMUNI
Vuotatura dei cestini e cambio sacchetto, eliminazione aloni e impronte dalla porta ingresso e dalle superfici vetrate, rimozione residui da zerbini e tappeti, spolveratura con panno umido del bancone della reception e di tutti gli arredi, e spolveratura e rimozione residui da poltrone e divani.
Scopatura aree di transito del pavimento, spolveratura dei punti luce e lucidatura delle targhe, rimozione aloni da pareti e porte degli ascensori e pulizia del pavimento e dello sbarco dell’ascensore.
TERZO VOLUME L’azione
Maison Fresh
Verifica costante dello stato d’uso dei servizi igienici comuni, eseguendo la vuotatura dei cestini, la pulizia del WC e del lavabo e di tutte le parti soggette a uso con cambio della carta. Provvedere alla deodorazione ricordando di usare prodotti con proprietà sanificanti.
NB: le pulizie più accurate che richiedono l’uso di attrezzature ingombranti o rumorose come battitappeti appartengono alle pulizie della notte.
Scopatura area perimetrale, battiscopa e ornamentali a parete e innaffiamento delle piante o pulizia di quelle sintetiche, lavaggio vetri di primo mattino, con la luce, evitando giorni di pioggia, pulire area portabagagli e cassette di sicurezza, pulitura a fondo dei servizi igienici. Controllare l’uso anche dopo la mezzanotte.
3.3.6 PIANO DEGLI INTERVENTI AREA CONGRESSI
Allestire una sala disponendo tavoli e sedute secondo le aspettative, controllare che non siano stati dimenticati oggetti dall’utilizzo precedente della sala. Se presenti, depositarli con relativa fascetta e avvisare il responsabile.
Ripulire la sala da cartacce, bottiglie o altro, verificare lo stato d’uso delle sedute, delle tovaglie e sostituirle se macchiate o danneggiate.
Aspirare accuratamente la sala, smacchiare, disinfettare il telefono e dotarlo di blocco e penna per ognuno dei relatori, spolverare tutte le apparecchiature video, lampade e proiettori.
Pulire accuratamente l’area guardaroba, disinfettare maniglie e togliere aloni e impronte da vetri e specchi, allineare cartelle, penne, bicchieri e sottobicchieri nell’ordine prestabilito, verificare le lavagne, e i pennarelli di vario colore.
Sala congressi in pausa Entrando in sala accertarsi se sia necessario il cambiamento dell’aria, aprendo porte e finestre e se necessario spruzzando del deodorante cattura odori.
Svuotare i cestini, raccogliere rifiuti a terra, sostituire le bottiglie d’acqua terminate o quasi, rimpiazzare le caramelle, riordinare le sedute, sostituire i bicchieri usati, controllare le lavagne e la dotazione dei fogli, spegnere la luce e chiudere la porta a chiave.
Piano degli interventi aree esterne Riassetto dell’area, apertura ombrelloni, lavaggio e asciugatura tavoli e sedie e gli arredi da esterni, raccolta rifiuti di grossa pezzatura, rimozione residui.
DISINFEZIONE delle superfici
La soluzione efficace ed ecologica di Lavor
Il virus SARS-CoV-2 responsabile della recente epidemia di COVID-19 che sta sconvolgendo le vite e cambiando stili di vita di milioni di persone nell’ultimo periodo, come tutti sanno, è un virus nuovo e sconosciuto.
I principali Istituti di ricerca sia italiani sia mondiali stanno conducendo esperimenti in laboratorio per capire quanto il virus possa rimanere attivo sulle superfici e pare che su alcune superfici, come acciaio o plastica,
il virus possa sopravvivere fino a 3 giorni. Si è anche scoperto che utilizzando detergenti a base alcolica (diluizione almeno al 75%), a base di perossido di idrogeno al 5% o cloro (ipoclorito o biossido) all’1% il virus viene eliminato.
Ma esiste un modo più ecologico per sbarazzarsi del virus sulle superfici? Recenti studi hanno dimostrato che il virus non resiste a temperature uguali o superiori a 70°C. Questo significa che prodotti che sviluppano temperature uguali o superiori a 70°C possono essere efficacemente utilizzati per pulire e disinfettare tutte le superfici in modo da eliminare qualsiasi traccia non solo del virus in questione, ma anche di germi e batteri.
LAVOR ha una gamma completa di prodotti che spazia dalle idropulitrici alle lavasciuga pavimenti, abbracciando tutto il settore Cleaning: esperienza, know-how e qualità costruttiva sono i fattori che distinguono tutti i prodotti LAVOR.
Tra questi, quelli che più si adattano alle esigenze di disinfezione e sterilizzazione di questo ultimo periodo sono certamente i generatori di vapore
(soluzione ideale dove sia necessaria una disinfezione puntuale).
LAVOR offre una gamma molto ampia che comprende ben 12 modelli, molto vari tra loro: non aspiranti, aspiranti, con erogazione di schiuma, elettrici, diesel, combinati con idropulitrice, monofase, trifase; un’offerta varia che incontra tutte le esigenze di pulizia. Fattore molto importante è la temperatura: si va da 165°C fino ad un massimo di 180°C che garantisce una perfetta pulizia e la rimozione di germi, batteri, virus e quant’altro presente sulle superfici. La peculiarità del vapore saturo è quella di pulire e lasciare le superfici asciutte. ■ www.lavor.com
“
Sicuri al lavoro” un supporto al PERSONALE SANITARIO
Tork lancia un programma a sostegno degli operatori della sanità in prima linea nella lotta alla pandemia da Covid-19
Sicuri al lavoro: Kit di strumenti COVID-19 per il Settore Sanitario è un documento scaricabile gratuitamente che include risorse per una migliore igiene delle mani e delle superfici e consigli sulla collocazione dei dispenser di igienizzanti.
Il programma è stato lanciato da Tork, brand professionale di Essity, il 5 maggio, in occasione della giornata
mondiale dell’igiene delle mani. Con il Kit Sicuri al lavoro Tork intende supportare i lavoratori in prima linea nella sanità con informazioni sui metodi per minimizzare il contagio e massimizzare adeguate pratiche di igiene.
Nel Kit, operatori della sanità e personale delle imprese di pulizia trovano, oltre ad informazioni pratiche sulle modalità di lavaggio e sanificazione delle mani, poster di istruzioni da scaricare e stampare. Uno studio* condotto
in diversi Paesi ha rivelato, infatti, che il 21% del personale sanitario trova che le istruzioni sull’igiene della mani siano troppo teoriche. La app Tork VR Clean Hands, scaricabile gratuitamente dagli store di Apple e Google, offre invece un approccio pratico ed esemplificativo (le istruzioni per l’uso della app si trovano nel Kit di strumenti).
Riguardo a Sicuri al lavoro, si esprime il direttore commerciale Essity Italia Riccardo Trionfera: “Abbiamo lanciato questo programma per il Settore Sanitario in primo luogo come forma di stima nei confronti del personale che negli ospedali è impegnato quotidianamente nella lotta contro il Coronavirus. Vogliamo sostenere concretamente i professionisti della salute in questi mesi di grande difficoltà”. ■
Sicuri al lavoro: Kit di strumenti COVID19 per il Settore Sanitario è scaricabile gratuitamente all’indirizzo www.tork.it/sicuriallavoro
*ricerca online condotta nel 2018 su un campione di 1.017 professionisti della sanità in USA, UK, Svezia, Germania e Polonia
Oggi sul MERCATO
Tecnologia, ricerca, sviluppo: le ultime dal mondo del cleaning
UN CARRELLO PER OGNI AMBIENTE, A OGNI AMBIENTE IL SUO CARRELLO
Questo per Falpi è un principio di verità che costituisce il DNA dell’azienda. Per questo Donatello, sviluppato in altezza e contenuto in larghezza - la base misura 40x40 cm - è nato espressamente per soddisfare le esigenze di cleaning di locali particolarmente delicati come le grandi cucine della ristorazione collettiva, perchè, per quanto possano essere ampie, di solito sono ingombre di macchinari e attrezzature che riducono notevolmente gli spazi. Chi si occupa di pulizie professionali sa perfettamente che certi strumenti diventano veri e propri compagni di lavoro: Donatello è longevo e funzionale e, come tutti i carrelli Falpi, si rivela una scelta non solo professionale, ma anche economica e ambientale in termini di sostenibilità.
www.falpi.com
SOLUZIONI INTEGRATE E PERSONALIZZATE
La tecnologia BLS, disponibile per tutta la gamma di prodotti Amer offre straordinarie opportunità per lo sviluppo di nuove soluzioni. BLS, infatti, massimizza l’efficienza della macchina, consentendo di fatto una maggiore autonomia con l’utilizzo di batterie più compatte. Inoltre, grazie al sistema Telematics, mediante la combinazione di GPS, GSM e modulo WIFI, è possibile sviluppare un sistema di monitoraggio a distanza delle macchine, migliorandone produttività, efficienza e gestione interventi di manutenzione.
www.amer.it
MULTI MODE LINE
Multi Mode Line, la nuova gamma creata da Künzle&Tasin per il mercato professionale, garantisce i migliori risultati di pulizia e una corretta prassi di sanificazione in qualsiasi ambiente e contesto. La macchina multifunzione Module può lavorare in tre modalità differenti e complementari: spazzatrice, lavasciuga e aspiratore. La soluzione più indicata, dunque, per pulire e sanificare al meglio ambienti anche molto diversi tra loro: dall’industria alimentare all’ambito ospedaliero, alla pulizia di scuole e luoghi pubblici. Le monospazzole Blue Golia e gli aspiratori D e W/D Module assicurano trattamenti mirati e una pulizia profonda su tutte le superfici.
www.kunzletasin.com
DOMOFORM, DETERGENTE IGIENIZZANTE
Rubino Chem presenta Domoform, detergente igienizzante per pavimenti e superfici a base di sali quaternari di ammonio. Si utilizza per igienizzare, rimuovere germi e batteri* e detergere pavimenti, piastrelle, rivestimenti, sanitari, porte, oggetti e tutte le superfici dure lavabili. La sua speciale formula ha un alto potere igienizzante, deodorante e un effetto antistatico e brillantante, che gli consente di ottenere una pulizia efficace e sicura senza risciacquo. Domoform Detergente Igienizzante per pavimenti e superfici è disponibile in due profumazioni Sapphire e Gialla in taniche da 4000 ml. *Rimozione meccanica di germi e batteri. Non è un biocida, è un detergente igienizzante. www.rubinochem.it
ICE 113 SEPT, CONTRO BATTERI, FUNGHI E VIRUS
ICE 113 SEPT è un presidio medico chirurgico a base DDAC con Registrazione al Ministero della Salute n°20384 e presenta, oltre ad un’ampia attività battericida e fungicida, un’attività virucida secondo quanto previsto dalle norme UNI EN 14476 e più precisamente nei confronti di: Polio Virus alla concentrazione del 4% con tempo di contatto di 30 minuti per superfici pulite e del 6% con 120 minuti di contatto per superfici sporche; Adenovirus alla concentrazione del 4% e tempo di contatto di 30 minuti; Noro virus (murine Norovirus) alla concentrazione del 2% per superfici pulite e del 4% per superfici sporche, con tempi di contatto rispettivamente di 5 e 15 minuti; Corona Virus Bovino (incluso MERS-CoV9) alla concentrazione dell’1% tempo di contatto 1 min; Virus dell’influenza aviaria (H3N8/H5N1) alla concentrazione dell’1% e tempo di contatto di 5 minuti in condizioni di pulito e 10 minuti in condizioni di sporco. Efficace anche contro Influenza A (H1N1) e (H7NA).
Il prodotto trova applicazione in Sanità (ospedali, case di cura, studi medici, ambulatori), Igiene pubblica (impianti sportivi, centri benessere, scuole), Industria alimentare, piccola e grande ristorazione.
www.icefor.com
INSETTICIDA CONCENTRATO HARMONIX PY
Bayer presenta Harmonix PY, un nuovo insetticida per uso professionale a base di estratto di Chrysantemum cinerariaefolium (Piretro) utilizzabile contro insetti come Tignole, Zanzare, insetti striscianti in ambienti come panifici, pasticcerie, magazzini, silos, mezzi di trasporto. Harmonix PY è Idoneo per l’uso nella produzione biologica secondo il Regolamento CE 834/2007 e 889/2008. E’ un Presidio Medico Chirurgico. es.bayer.it
NEBULIZZATORE AIR FOG
Air Fog® di Orma è un nebulizzatore elettrico compatto e maneggevole, studiato per la saturazione e la nebulizzazione di liquidi concentrati o pronto uso, in ambienti domestici, civili e industriali.
È costruito in Italia in robusto materiale termoplastico resistente a urti e corrosione chimica, dispone di 3 ugelli che lavorano contemporaneamente, garantendo una gittata di 5-7 m; Air Fog® è in grado di saturare a freddo fino a 800 m2 in 2 minuti, generando particelle da 20 micron a 60 micron. È uno strumento flessibile che permette di regolare la portata e la potenza di emissione. Air Fog® può essere utilizzato per trattamenti di disinfestazione, disinfezione e profumazione. È un dispositivo ideale per il controllo di insetti infestanti in ambienti interni e per interventi di disinfezione in magazzini alimentari, mense, ristoranti, bar, allevamenti zootecnici, ambienti civili.
www.ormatorino.com
VETRINA
COMBY 3000 SI È RIFATTA IL LOOK!
Dimensioni contenute ma performance elevate: questi sono i punti forti della nuova versione COMBY 3000 di Sti. Grazie al suo vapore a 160°C, può eliminare in pochi secondi il 99% di batteri e con il potente motore di aspirazione riesce ad asciugare perfettamente qualsiasi superficie. Ha un corpo compatto in acciaio inossidabile e una potente caldaia a 6 bar. È possibile affrontare qualsiasi tipo di pulizia, anche quelle lunghe e difficili, dal momento che Comby 3000 ha una caldaia a ricarica automatica. Inoltre la funzione detergente si rivela una preziosa alleata in caso di sporco particolarmente complicato. Comby 3000 vi permetterà di rivoluzionare il vostro modo di pulire rendendolo più facile, veloce e conveniente!
www.stindustry.it
CLOR PRONTO, EFFICACE SUI VIRUS
Unira presenta Clor Pronto, un igienizzante pronto all’uso a base di cloro elettrolitico alla concentrazione dello 0,5% in volume, da utilizzarsi per l’igienizzazione di tutte le superfici lavabili resistenti al cloro.
Tale principio attivo alla concentrazione che va dallo 0,1 allo 0,5% è indicato fra gli igienizzanti efficaci sui coronavirus dalla circolare N°5443 del 22 febbraio 2020 emanata dal Ministero della Salute. Con questo clorossidante elettrolitico è anche possibile igienizzare oggetti per immersione, lasciandoli a bagno per un tempo minimo di contatto di 15 minuti nel prodotto puro.
www.unira.it
NUOVA TORNADO
Tmb presenta Nuova Tornado, l’attrezzatura ideale per la sanificazione delle condutture degli impianti di condizionamento civili o automobilistici. L’esclusiva pistola erogatrice, che consente al detergente di miscelarsi con l’aria, è in grado di produrre particelle di dimensioni molto piccole, circa 8 micron di diametro (contro i 3 micron delle particelle del fumo di sigaretta). La dimensione raggiunta dal prodotto nebulizzato, permette l’evaporazione di una frazione molto alta del prodotto erogato, che passa pertanto dallo stato liquido a quello gassoso. In un minuto vengono erogati circa 30 gr. di prodotto sanificante specifico.
www.tmbvacuum.com
INNOVAZIONE SOSTENIBILE NEL CONTROLLO DI RATTI E TOPI
Storm Ultra di Basf è una innovativa formulazione in esca rodenticida, che da quest’anno, sarà disponibile nel mercato italiano per controllare le popolazioni di Topo e Ratti. Infatti, alla ben nota efficacia di Flocumafem (anticoagulante di seconda generazione a ingestione singola), Storm Ultra abbina una nuovissima formulazione priva di cera che permette di ottenere livelli di palatabilità elevatissimi. Il blocco di Storm Ultra grazie alla innovativa tecnologia Basf risulta estremamente appetibile perché oltre ad essere privo di cera è formulato con un agente co-adesivante brevettato da Basf, particolarmente attrattivo per i roditori. Storm Ultra è un biocida formulato in blocchi da 5 gr e blocchi da 25 grammi forati. www.pestcontrol.basf.it
KAPTER FLUOGEL, PER IL CONTROLLO DELLE BLATTE
Kapter Fluogel è un innovativo insetticida in gel fluorescente, pronto all’uso a base di Imidacloprid, per il controllo delle principali specie di blatte (Blattella germanica, Blatta orientalis, Supella longipalpa). Kapter Fluogel controlla la popolazione di blatte entro 1 settimana dalla sua applicazione. Kapter Fluogel è un’esca in gel formulata con sostanze ad alta appetibilità e contiene un marcatore fluorescente che consente di evidenziare le gocce di gel se illuminate con luce ultravioletta. La fluorescenza permette così, nei luoghi di applicazione, inclusi quelli più nascosti, controlli rapidi, facile identificazione dei residui, pulizie mirate, tracciabilità degli insetti morti, in particolare se di grandi dimensioni.
www.zapispa.com
MIRA CON FILTRO HEPA
4CleanPro presenta un sistema che permette di operare in strutture sanitarie, alimentari, industriali, con la massima efficienza e sicurezza non solo per il pubblico ma anche per gli operatori che lo utilizzano quotidianamente. Il sistema è un carrello che dispone di lavasciuga pavimenti - MIRA 40 HEPA - con batterie al litio e filtro Hepa, dotata di un particolare sistema di filtrazione ad elevata efficienza di fluidi (liquidi o gas). Inoltre dispone di una monospazzola a batteria con autonomia 4 ore per superfici e pavimenti e attrezzatura innovativa manuale per lavaggio pavimenti e superfici con monouso o microfibre. In un solo metro quadro e con il solo l’utilizzo di una unità operativa, si possono effettuare operazioni ordinarie e straordinarie, avendo a disposizione tutto l’occorrente. Il sistema, studiato ergonomicamente, permette all’operatore di spostarsi anche a pieno carico, con una percezione di peso simile a un normale carrello delle pulizie. www.4cleanpro.com
PAPERDÌ, LA QUALITÀ È BIG
Con l’obiettivo di garantire il massimo dell’efficienza nella pulizia professionale, Paperdì è sempre impegnata sul fronte della produzione, per garantire qualità e innovazione. Si conferma così Big, la bobina in pura cellulosa amata dai professionisti, dal settore alimentare a quello della pulizia. Big è una bobina dalle alte prestazioni, accoppiata in due veli di alta grammatura, che soddisfa tutti i requisiti del mercato grazie alle sue straordinarie caratteristiche di resistenza, assorbenza e morbidezza. Un prodotto unico dove qualità e convenienza si coniugano tra loro in misura imbattibile, garantendo una maggiore velocità di assorbimento e una resa superiore, con riconosciuta riduzione dei consumi. www.paperdi.it
HYGI DOSE, LA COLONNINA IGIENIZZANTE MANI
In ottica di adempiere alla normativa che prevede da parte delle strutture, di mettere a disposizione degli addetti, degli utenti e visitatori soluzioni igienizzanti per l’igiene delle mani, Arco ha introdotto prodotti e soluzioni utili alla comunità. Hygi Dose è una postazione igiene mani automatica con funzionamento a fotocellula per il dosaggio di gel igienizzante, con supporto da pavimento acciaio inox. Ideale da posizionare nelle immediate vicinanze degli ingressi di locali pubblici, supermercati, farmacie e altri luoghi di aggregazione quali ospedali, case di cura, scuole, caserme, palestre, piscine, centri benessere, hotel, ristoranti e nel settore agroalimentare. Vantaggi e funzionalità di Hygi Dose: funzionamento automatico a fotocellula, capacità tanica da 5kg di gel lavamani igienizzante. Una tanica permette fino a 5000 erogazioni. www.arcochimica.it
CON NEWPHARM L’IGIENE E LA SICUREZZA ALIMENTARE SONO ALL’ORDINE DEL GIORNO
Mai come in quest’epoca di pandemia da Coronavirus le operazioni di pulizia e disinfezione
si trovano in cima alle priorità di ciascun operatore della filiera agroalimentare. Oltre al Coronavirus, diversi altri microrganismi possono compromettere la salute pubblica. Rappresentano infatti un impedimento per diverse filiere in quanto possono alterare le lavorazioni, gli ingredienti e interferire con la conservazione del prodotto finito. Dall’esperienza del Gruppo Newpharm nell’igiene ambientale e in ambito ospedaliero, nasce una ricca proposta di soluzioni per eliminare completamente i microrganismi presenti nell’ambiente o su determinate superfici.
L’igiene ambientale si raggiunge attraverso delle procedure nettamente distinte che prevedono in primis la detersione delle superfici, ovverosia l’allontanamento meccanico dello sporco organico dalle superfici,
QUANDO LA NEBBIA È AMICA…
Il termonebbiogeno Foggy ST75 di Spray Team, adatto per la disinfestazione contro gli acari e per i trattamenti antilarvali, viene normalmente utilizzato per disinfestazioni in ambienti chiusi come magazzini, stabilimenti, depositi di archivi cartacei e reti fognarie ed è in grado di emettere una nebbia molto fine, leggera e secca, simile al fumo di una sigaretta. Grazie al suo tubo flessibile, consente la disinfestazione anche negli angoli che sono difficilmente raggiungibili con i sistemi tradizionali. È un’unità autonoma a carrello piccola ma potente con una grande praticità d’impiego. Il motore, monocilindrico a due tempi, ha una cilindrata di 60 cc a 6000 rpm.
seguita dalla disinfezione delle stesse oltre che dello spazio circostante che porta all’eliminazione di batteri, funghi e virus.
Per entrambe le procedure, il disinfettante registrato Amminorex è salito in auge grazie alle sue incredibili proprietà germicide e l’assenza di tutta una serie di possibili contaminanti quali il cloro, gli alogeni e le aldeidi. Privo di alcool e ricavato dalla triammine, il prodotto Amminorex risulta un efficace virucida, battericida e fungicida già dopo brevi tempi di contatto. Applicabile nell’ambiente attraverso spugnatura, spray di uso domestico e/o nebulizzatori professionali (sia ULV che nebbiogeni), permette in tempi rapidi di svolgere sia la disinfezione di superficie che dell’intera cubatura.
www.newpharm.it
L’avviamento avviene con fune autoavvolgente, l’accensione è elettronica. Il serbatoio in acciaio inox ha una capacità di 9 litri ed è indipendente dal gruppo, facilmente estraibile per essere utilizzato come pompa a pressione a spalla.
www.sprayteam.it
ADIATEK OZONE SYSTEM
Sono 10 anni che Adiatek fornisce macchine lavasciuga con sistema ad ozono per la sanificazione dei pavimenti. Il sistema Adiatek è ecologico, sicuro e la produzione di ozono è istantanea e illimitata. Grazie all’azione della spazzola combinata all’acqua ozonizzata, la superficie trattata sarà sanificata e lo sviluppo dei batteri nelle ore successive è molto più lento. Non è necessario l’utilizzo di nessun prodotto chimico. È disponibile su tutta la gamma lavasciuga a partire dalla baby 43. www.adiatek.com
ITIGRILL MOUSSE
Itidet Itigrill Mousse è un detergente decarbonizzante schiumogeno ideale per superfici dure quali forni, griglie, piastre, girarrosti, friggitrici e grill. Grazie all’erogatore schiumogeno e alla nuova formulazione addensata, Itidet Itigrill Mousse forma una schiuma che aderisce alle superfici anche verticali garantendo un maggiore tempo di contatto e una penetrazione profonda per una più facile rimozione dello sporco. Scioglie velocemente grassi ostinati, oli e residui carboniosi senza necessità di sfregare con spugnette o polveri abrasive. Itidet Itigrill Mousse è disponibile in flacone da 750 ml con erogatore, tanica da 6 e 12 kg con pompa schiumogena. www.itidet.it
IL SISTEMA DI MONITORAGGIO
Il Sistema di monitoraggio è una opportunità perché permette di attuare una sorveglianza costante nelle aree sensibili e porta a una indiscutibile tempestività di intervento in emergenza associata a una velocità di diagnosi, così da poter attuare una scelta oculata dei
metodi di intervento e delle risorse tecniche. I Prodotti della linea T.E.A.M. di India sono caratterizzati dall’alta qualità dei materiali in cui sono realizzati, dall’affidabilità e precisione dei rilievi, dalla facilità installazione delle stazioni di monitoraggio e cattura.
■ Linea T.E.A.M. – Insetti: linea composta da trappole a colla con attrattivo feromonico per il monitoraggio di Lepidotteri (tignole delle derrate, tarme dei tessuti) e Coleotteri (anobio del tabacco, calandra del grano, tribolio delle farine) e trappole a colla con attrattivo alimentare per il monitoraggio di Blattoidei (fochista, blatta orientale e americana).
■ Linea T.E.A.M. – Lampade: lampade elettroluminose con base collante adatte al monitoraggio di Lepidotteri, Coleotteri e Ditteri in luoghi di produzione, conservazione somministrazione degli alimenti.
■ LINEA T.E.A.M. – Roditori: linea completa di basi collanti per la cattura di topi e ratti, disponibili su fondo in cartone (fustellato o non fustellato), plastica e faesite, con e senza aroma.
SPECIAL E IGIENE
UN PERCORSO FORMATIVO PER LA CULTURA DEL PULITO
PREVENZIONE
Indicazioni OMS per l’industria alimentare SICUREZZA
Pratiche igieniche contro le tossinfezioni da Escherichia coli IMPRESE
Progettazione strutturale e prevenzione igienico-sanitaria
PEST CONTROL
Analisi del rischio, Audit, Trend analysis
Al sicuro oggi per ripartire domani.
In tempi di incertezza, tutti dobbiamo fare la nostra parte. Con oltre 50 anni di esperienza nell’igiene professionale, Tork fornisce soluzioni igieniche essenziali che riducono il rischio di diffusione delle malattie, proteggendo la salute pubblica.
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IN COPERTINA
PREVENZIONE VIII
Indicazioni OMS per l’industria alimentare Chiara Scelsi
FILIERA ITTICA XII
Microplastiche... un oceano di problemi Marialisa Giuliani
SICUREZZA XVIII
Tossinfezioni da E. coli: rischi e misure di prevenzione a cura di Chiara Scelsi
IGIENE XXII
Camici, cuffiette e mascherine: come gestirli Marcello Falvo
FILIERA LATTIERO-CASEARIA XXIV
Caseifici: prerequisiti strutturali e attrezzature Rosaria Di Vita
PEST CONTROL XXVIII
Esempio di Analisi del rischio, Audit e Trend Analysis a cura di Michele Ruzza
XXXIV
La storia del ratto scavatore a cura di Alex Pezzin
XXIV
INDICAZIONI
OMS per l’industria alimentare
Il mondo sta affrontando una minaccia senza precedenti a causa di una pandemia globale. Nella fase due la priorità è la sicurezza dell’operatore
di Chiara ScelsiMolti paesi, seguendo i consigli dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), hanno introdotto misure eccezionali - come il distanziamento fisico - per ridurre la catena di trasmissione del virus COVID-19. L’applicazione di queste misure ha portato alla chiusura di molte aziende, scuole e restrizioni per i viaggi e gli incontri. Per molti lavoratori la modalità operativa in smartworking è ormai diventata la normalità.
Diverso è per gli operatori dell’industria alimentare che non hanno la possibilità di lavorare da casa.
Fondamentale è quindi garantire sicurezza a questi lavoratori per tutelare la loro salute e al contempo dare continuità alla produzione alimentare e alle catene di approvvigionamento e mantenere la fiducia dei consumatori.
Nel documento “COVID-19 and food safety: guidance for food businesses” dello scorso 7 aprile, l’OMS ricorda che l’industria alimentare dispone di sistemi di gestione dei rischi per la sicurezza alimentare e di prevenzione dalla contaminazione degli alimenti (FSMS - HACCP). Il Codex Alimentarius - Food hygiene fornisce gli elementi per l’implementazione di controlli chiave sull’igiene in ogni ciascuna fase di lavorazione dell’industria alimentare.
Nel quadro dell’emergenza eccezionale che le aziende stanno affrontando, l’OMS ritiene opportuno che le imprese alimentari adottino nuove misure di prevenzione per gli operatori e interventi per garantire la sicurezza alimentare e contrastare la trasmissione del coronavirus.
La sicurezza sul lavoro va intesa come un “sistema integrato”, in cui si deve adottare ogni mezzo e ogni informazione – e la diffusione delle stesse - per tutelare la sicurezza del lavoratore.
Quando si pongono situazioni che di per sé non garantiscono un’adeguata sicurezza, è necessario provvedere scegliendo attrezzature che possano garantire condizioni di lavoro sicure: la priorità viene data alle misure di protezione collettiva rispetto a quelle di protezione individuale, se poi queste risultano insufficienti, subentra l’obbligo di ricorrere ai dispositivi di protezione individuale.
LE MISURE DI IGIENE
Le buone pratiche igieniche del personale segnalate dal documento OMS includono: una corretta igiene delle mani con uso frequente di disinfettanti per le mani a base alcolica; una buona igiene respiratoria (coprire la bocca e il naso quando si tossisce o starnutisce, e lavarsi le mani); la frequente pulizia/disinfezione delle super-
Gli erogatori di antisettico devono essere a muro e provvisti di apposita leva per funzionamento a gomito; quando vuoti, se riutilizzabili, devono essere lavati e asciugati prima del successivo riempimento e se possibile anche sterilizzati.
fici di lavoro e dei punti di contatto, come le maniglie delle porte; evitare il contatto ravvicinato con chiunque mostri sintomi di malattie respiratorie, come tosse e starnuti.
Il lavaggio delle mani con il sapone è una delle misure più efficaci e meno costose per prevenire malattie infettive trasmissibili e ridurre la carica microbica. Avere le mani pulite significa limitare la diffusione di microrganismi patogeni come virus e batteri.
Le imprese alimentari devono garantire adeguati servizi igienici che consentano agli operatori di lavarsi accuratamente e frequentemente le mani.
L’OMS precisa che il normale sapone e l’acqua corrente calda sono adeguati al lavaggio delle mani. I disinfettanti per le mani possono essere utilizzati come ulteriore misura, ma
non devono sostituire il lavaggio delle mani.
L’igiene delle mani può essere fatta con modalità e prodotti diversi a seconda della mansione che si deve svolgere.
Il lavaggio sociale o igienico ha lo scopo di eliminare lo sporco visibile e rimuovere i germi patogeni, con l’aiuto di acqua e sapone detergente, possibilmente liquido. È necessario lavare le mani quando sono visibilmente sporche, dopo l’uso dei servizi igienici e, ovviamente, prima di manipolare alimenti. Il lavaggio sociale deve durare da non meno di 40 ai 60 secondi.
Per l’esecuzione corretta occorre: ■ aprire il rubinetto con la mano, il gomito o il piede;
■ bagnare uniformemente le mani e i polsi con acqua tiepida;
■ applicare una dose di sapone sul palmo della mano e insaponare uniformemente mani e polsi con sapone liquido detergente in dispenser;
■ dopo aver insaponato le mani per almeno 15 secondi sciacquare abbondantemente;
■ asciugare con asciugamani monouso in tela o carta assorbente fino a eliminare l’umidità residua;
■ chiudere il rubinetto dell’acqua con il gomito, oppure se è manuale con un lembo dell’asciugamano.
Il lavaggio antisettico ha lo scopo di eliminare i germi patogeni presenti sulle mani, attraverso l’uso di acqua e detergenti contenenti un agente antisettico; i più utilizzati sono clorexidina gluconata, iodofori, triclosan. Anche questo tipo di lavaggio deve durare dai 40 ai 60 secondi.
Per l’esecuzione corretta occorre: ■ aprire il rubinetto con la mano, il gomito o il piede; ■ bagnare uniformemente le mani e i polsi con acqua tiepida; ■ frizionare vigorosamente per 15-30 secondi i polsi, gli spazi interdigitali e i palmi di entrambe le mani con sapone antisettico; ■ sciacquare accuratamente con acqua corrente; ■ asciugare prima le dita e poi i polsi con salviette monouso in tela o carta assorbente; ■ chiudere il rubinetto dell’acqua con il gomito, oppure se è manuale con un lembo dell’asciugamano utilizzato.
La frizione alcolica ha lo scopo di eliminare la flora transitoria e di ridurre la carica microbica residente attraverso l’utilizzo di soluzioni al 60-80% di alcol, associato a sostanze emollienti e umidificanti, in grado di proteggere la cute delle mani. I prodotti possono essere in gel, liquidi o in schiuma e non vanno usati su cute lesa o ferite e in presenza di fiamme. Per eseguire la frizione alcolica non serve l’acqua, non occorre che ci sia un lavandino e non occorre carta per asciugarsi le mani.
SPECIALE IGIENE ALIMENTI
La frizione deve durare complessivamente 30-60 secondi, fino a completa asciugatura.
In alternativa alla frizione con soluzione idroalcolica si possono lavare le mani con acqua e sapone antisettico. Va però evitato l’uso contemporaneo di frizioni a base alcolica e sapone antisettico.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE
Nel caso in cui il distanziamento fisico risultasse non applicabile il datore di lavoro dovrà valutare quali misure adottare a tutela dei dipendenti.
L’OMS suggerisce alcune alternative come, ad esempio sfalsare le stazioni di lavoro sulle linee per evitare che i lavoratori operino uno di fronte all’altro; distanziare le stazioni di lavoro, limitare il numero del personale negli ambienti, riorganizzare il personale per ridurne l’interazione.
Si suggerisce poi, ovviamente, di fornire DPI completi, come mascherine, reti per capelli, guanti monouso, tute e scarpe da lavoro antisdrucciolo.
Per dispositivo di protezione individuale (DPI) si intende qualsiasi attrezzatura destinata a essere indossata e tenuta dal lavoratore per proteggerlo contro i rischi presenti nell’attività lavorativa, suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.
I DPI svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione degli infortuni e devono essere usati in modo appropriato, dato che rappresentano l’ultimo baluardo protettivo rispetto al rischio residuale, dopo l’applicazione dei sistemi di protezione collettiva.
I dispositivi di protezione individuale devono:
■ essere conformi alla normativa e possedere le certificazioni previste e la marcatura CE;
■ essere accompagnati da chiare istruzioni di impiego in lingua italiana;
■ essere adeguati ai rischi da prevenire, senza comportare di per sé un rischio maggiore;
■ essere adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro;
■ tenere conto delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore;
■ poter essere adattati all’utilizzatore secondo le sue necessità.
Nella scelta dei DPI è determinante scegliere un dispositivo che abbia i requisiti per ridurre al minimo i disagi e offrire un’adeguata protezione.
Nell’ambito della difesa delle vie respiratorie da virus, polveri, nebbie, fumi, gas e vapori, esistono differenti tipologie di maschere usa e getta o riutilizzabili.
Importante è garantire una corretta adesione della maschera per ridurre la probabilità di perdite verso l’interno, mentre l’introduzione nei respiratori usa e getta della valvola di espirazione, comporta la riduzione della resistenza respiratoria e un aumento del comfort da parte dell’utilizzatore (riduzione di calore, umidità e CO2 espirata).
Particolarmente indicati per l’utilizzo nel comparto alimentare sono
gli indumenti in tessuto non tessuto, capi d’abbigliamento usa e getta ideati e creati per prevenire le contaminazioni e per proteggere l’operatore. Per la protezione generica sono disponibili la tuta intera, il camice o lo spezzato, giubbetto più pantalone. Per una protezione ancora maggiore, in presenza di polveri pericolose ultrafini o contro spruzzi o acidi, sono disponibili invece le tute con cerniera centrale ricoperta, cappuccio ed elastici in vita, ai polsi e alle caviglie, che garantiscono una tenuta ermetica. Differente può essere il rivestimento esterno, polimerico, con speciale film protettivo, a seconda delle esigenze e del tipo di utilizzo.
Per la protezione delle mani, esistono guanti professionali monouso realizzati in diversi materiali per soddisfare sia le diverse esigenze dell’operatore sia le diverse tipologie di lavoro. Presentano caratteristiche e prezzi differenti, è quindi opportuna una valutazione costo-beneficio.
L’OMS chiarisce che gli operatori alimentari devono evitare di toccarsi la bocca e gli occhi quando indossano i guanti poiché questi ultimi possono essere contaminati dal virus come le mani, per cui si raccomanda di cambiare frequentemente i guanti e di eseguire il conseguente lavaggio delle mani, tra un cambio e l’altro.
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MICROPLASTICHE... un oceano di problemi
Ogni anno, più di otto milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono nel mare. Entro il 2050, il volume di materie plastiche accumulate negli oceani sarà maggiore di quello del pesce in essi contenuto di Marialisa Giuliani
L’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) definisce microplastiche le particelle di dimensioni comprese tra 0,1 e 5000 micrometri (µm). Le nanoplastiche misurano da 0,001 a 0,1 µm (ossia da 1 a 100 nanometri). Sono una preoccupazione urgente e crescente in quanto invadono le catene alimentari e scivolano attraverso i sistemi di purificazione senza essere individuate.
Secondo le stime del 2017 dell’ONU, nei mari ci sono 51.000 miliardi di particelle di microplastica, un numero 500 volte maggiore di quello delle stelle della nostra galassia. E sono dappertutto.
Si tratta di minuscole fibre e particelle di plastica che provengono da oggetti di uso quotidiano (derivano ad esempio dai nostri abiti, dalle vernici, dagli pneumatici, ecc…) e si disperdono nell’ambiente attraverso semplici attività quotidiane come fare il bucato, nuotare, guidare per le strade. Derivano dai polimeri di maggior uso, come polietilene, polipropilene, polistirene, poliammide (nylon), polietilene tereftalato (PET), polivinilcloruro (PVC), acrilico, polimetilacrilato (PMA).
Quando i rifiuti di plastica si rompono e si disperdono nel nostro ambiente, diventano sempre più piccoli e si trasformano in fibre. Esse sfuggono agli impianti di depurazione e possono finire quindi nei corsi di acqua dolce, negli impianti di trattamento comunali e perfino nell’acqua di rubinetto.
Queste fibre possono assorbire sostanze chimiche tossiche presenti nell’acqua, come pesticidi o inquinanti diversi e, entrando quindi nella catena alimentare man mano che gli organismi le consumano, trasferiscono queste sostanze potenzialmente tossiche nei loro corpi fino ad arrivare sui nostri piatti.
Le minuscole particelle sembrano cibo per alcune specie e recenti ricerche hanno dimostrato che le materie plasti-
che attraggono un sottile strato di alghe marine, facendole sembrare, ad alcune specie, cibo nutriente.
L’impatto di questa trasmissione dalle microplastiche ai pesci agli esseri umani non è stato ancora studiato in modo esaustivo, ma conosciamo gli effetti sulla salute sui pesci e sui piccoli organismi.
L’ingerimento di fibre contaminate comporta un pericolo fisico, con danni ai tessuti, e chimico, con conseguente bioaccumulo e tossicità epatica.
Alcuni scienziati dell’Università di Gand in Belgio hanno recentemente calcolato che gli amanti dei molluschi mangiano ogni anno fino a 11.000 frammenti di plastica nei loro frutti di mare. Assorbiamo meno dell’1% di queste microparticelle, ma esse si accumuleranno comunque nel corpo nel tempo.
Le scoperte riguardano tutti gli europei, ma, in quanto consumatori più voraci di cozze, i Belgi sono stati ritenuti i più esposti. Anche i britannici non sono da meno: lo scorso agosto, i risultati di uno studio dell’Università di Plymouth hanno suscitato scalpore quando è stato riferito che la plastica è stata trovata in un terzo dei pesci catturati nel Regno Unito, tra cui merluzzo bianco, sgombro e molluschi Ma questo problema va ben oltre Gran Bretagna e Belgio. Pesci e molluschi contaminati sono stati trovati ovunque, dall’Europa, al Canada e al Brasile fino alle coste della Cina continentale - e il pesce che mangia la plastica si sta presentando nei supermercati.
L’origine delle microplastiche è varia, ma di recente i riflettori sono stati puntati sulle cosiddette microsfere, minuscole palline di plastica che si trovano in alcuni scrub cosmetici per il viso e dentifrici (molti governi, incluso il Regno Unito, si sono mossi per vietarli). Come le microfibre (i fili degli indumenti sintetici persi durante il bucato e i detriti di gomma delle gomme dei veicoli), questi minuscoli pezzi di plastica sono
FILIERA ITTICA
SPECIALE IGIENE ALIMENTI
troppo piccoli per essere filtrati dai nostri sistemi di acque reflue ed enormi quantità finiscono nel mare. Le materie plastiche monouso per l’imballaggio, oltre un terzo di tutto ciò che produciamo, sono comunque il problema maggiore. Alcuni studi hanno avvertito che le microplastiche, in particolare su scala nanometrica, potrebbero trasferirsi dall’intestino alla carne (senza considerare che alcune specie di piccoli pesci e crostacei sono consumati interi).
L’EFSA ha sollecitato una ricerca urgente, citando una crescente preoccupazione per la salute umana e la sicurezza alimentare “dato il potenziale di inquinamento microplastico nei tessuti commestibili dei pesci commerciali”. Di fronte a una contaminazione così diffusa, le prospettive sembrano desolate.
Il professor Richard Thompson, uno dei maggiori esperti internazionali di microplastiche e detriti marini, che lavora in questo campo da oltre 20 anni, è però ottimista: “Bisognerebbe mangiare oltre 10.000 cozze all’anno per raggiungere la quantità di plastica potenzialmente dannosa”, afferma. “Le quantità sono basse e ai livelli attuali è probabile che l’esposizione umana alle microplastiche nei prodotti ittici è probabilmente inferiore a quella quotidiana alle materie plastiche, dai giocattoli alle giacche di pile”. Nonostante ad oggi non ci sia un allarme sanitario, il professore tuttavia aggiunge che occorre stare in guardia per il prossimo futuro, poiché se non si mette in atto un cambiamento, lo scenario nei prossimi dieci, vent’anni potrebbe peggiorare.
Del resto, non ci sono ancora sufficienti informazioni sull’assorbimento nell’uomo e l’effetto dell’accumulo dopo l’inalazione e l’ingestione. Compito degli scienziati è proprio
COME SIAMO ARRIVATI FIN QUI?
Più di un secolo fa, nel 1907, il chimico di origine belga Leo Baekeland, inventò la bachelite, inaugurando una nuova era.
Fino ad allora, abbiamo manipolato prodotti con materiali naturali, come ad esempio la gommalacca. La bachelite era leggera, economica, malleabile e sicura, e soprattutto era destinata a durare a lungo.
Durante la prima metà del XX secolo, fu un susseguirsi di innovazioni sulle plastiche: polistirolo, poliestere, PVC, nylon.
Esattamente novant’anni dopo l’invenzione di Baekeland, nel 1997, l’oceanografo Charles Moore, mentre attraversava l’oceano tra le Hawaii e la California si imbatté nell’enorme cumulo galleggiante di spazzatura in plastica dell’ormai famigerata “isola di rifiuti”. Moore vide bottiglie, sacchetti e pezzi di polistirolo. Ma ciò che lo preoccupò davvero, e che da allora ha occupato attivisti e scienziati, fu la vasta zuppa di minuscole particelle di plastica che turbinavano sotto la spazzatura.
quello di cercare urgentemente di stabilire l’impatto della contaminazione da microplastiche sulla salute umana, attualmente sconosciuto poiché la scoperta di tali particelle è relativamente nuova. Inoltre le informazioni limitate disponibili mancano di comparabilità, a causa dell’as-
senza di metodi standardizzati per l’esecuzione del rischio valutazione dell’impatto sulla salute
Da ciò deriva la necessità di trovare il modo di studiare la composizione e la prevalenza delle microplastiche, nonché i loro effetti biologici e tossicologici sull’uomo.
SPECIALE IGIENE ALIMENTI
IL PROBLEMA ANALITICO DELLE MICROPLASTICHE
Ad oggi, l’analisi delle microparticelle nei campioni in generale e negli alimenti risulta essere un problema non affatto semplice. L’inquinamento da microplastiche è complesso e onnipresente e la ricerca sulle microplastiche è agli inizi. Attualmente la metodologia utilizzata per distinguere queste microparticelle prevede l’utilizzo di uno stereo-microscopio e la separazione noiosa e potenzialmente imprecisa delle microplastiche da altri materiali. Si tratta dunque di un metodo visivo particolarmente sensibile ad errori dovuti alle dimensioni estremamente ridotte (<1 mm) degli analiti, al potenziale errore umano e alla contaminazione del campione. In un workshop organizzato nel giugno 2017 dall’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (EPA), per identificare e dare la priorità alle informazioni necessarie per comprendere i rischi e l’impatto che le microplastiche comportano per la vita umana e i nostri ecosistemi, un gruppo di esperti ha convenuto nella necessità della standardizzazione dei metodi di raccolta, estrazione, quantificazione e caratterizzazione dei campioni. I metodi dovrebbero essere riproducibili, rappresentativi, accurati e precisi, nel rispetto delle appropriate pratiche di controllo qualità.
Le informazioni ottenute su tali sostanze (forma della microplastica, tipo di polimero, dimensioni, composizione chimica e numero di particelle in un campione) possono essere così utilizzate per determinare ciò che è veramente rilevante per la salute umana ed ecologica. Il gruppo ha supportato l’utilizzo di metodi analitici complementari con metodi visivi e raccomanda strumenti in grado di supportare l’automazione e la calibrazione per assicurare risultati riproducibili da persona a persona.
DIRETTIVA UE SULLA PLASTICA MONOUSO
La Direttiva UE che vieta dal 2021 alcuni articoli in plastica monouso è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. L155|1 il 12 giugno 2019. L’elenco dei prodotti da mettere al bando è stato ampliato e ora comprende anche articoli in plastiche oxodegradabili e i contenitori in EPS per fast-food. Prevede inoltre che il 90% delle bottiglie di plastica debba essere raccolto dagli Stati membri entro il 2029. In aggiunta, le bottiglie di plastica dovranno contenere almeno il 25% di materiale riciclato entro il 2025 e il 30% entro il 2030. La Direttiva dovrà essere recepita dai singoli Paesi entro il 3 luglio 2021.
LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO PER L’ESPOSIZIONE ALLE MICROPLASTICHE
Ai fini della valutazione del rischio per l’esposizione alle microplastiche, la commissione di esperti riunita nel 2017 ha evidenziato e riconosciuto la presenza di molte lacune di ricerca e incertezze scientifiche esistenti sulla gestione del rischio di microplastiche. In particolare si è constatata l’esigenza di condurre ricerche per caratterizzare l’esposizione umana e gli impatti delle microplastiche nell’ambiente, al fine di valutare i potenziali rischi per la salute umana.
Per arrivare a questi risultati sono state proposte varie strategie, tra le quali ad esempio:
■ stabilire metodi affidabili e riproducibili per la quantificazione e caratterizzazione delle microplastiche;
■ condurre ricerche sulle fonti, i trasporti, il destino, il degrado e la distribuzione delle microplastiche nell’ambiente da utilizzare nella valutazione del rischio degli impatti sulla salute umana ed ecologica;
■ comprendere come le microplastiche vengono disperse nell’ambiente con il normale uso e usura dei prodotti di consumo, l’agricoltura, le pratiche e i processi di gestione dei rifiuti;
■ valutare in che modo le caratteristiche delle particelle, come il tipo di polimero, influenzano il comportamento delle microplastiche nel tempo;
■ creare test di tossicità standardizzati per le microplastiche in sistemi ecologicamente rappresentativi per comprendere gli impatti ecologici, la biodisponibilità e il rischio di traslocazione di tali particelle, la loro capacità di bioaccumulo chimico, e come sviluppare relazioni dose-risposta;
■ condurre ricerche per valutare l’esposizione umana alle microplastiche assunte tramite l’acqua potabile, il cibo, in particolare i prodotti ittici, per valutare i potenziali rischi per la salute umana.
ADDIO germi e batteri!
Medusa ha recentemente introdotto nel settore del cleaning professionale una nuova linea di prodotti disinfettanti (PMC) e dispositivi medici, denominata GioMed.
Due prodotti risultano particolarmente interessanti per la disinfezione in ambito alimentare:
■ STER-X 2000 Liquido (Cloro attivo 2.7%), PMC nr. 18511
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Si tratta di disinfettanti a rapida attività e ad ampio spettro d’azione che comprende: batteri (gram+ e gram-), miceti, protozoi e virus.
Sono indicati per la disinfezione di pavimenti, pareti, piani di lavoro, serbatoi, recipienti, impianti, macchinari, tubazioni, attrezzi, utensili e vasellame, e sono utilizzabili anche per il lavaggio antisettico di frutta e verdura.
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Tossinfezioni da E.COLI: rischi e misure di PREVENZIONE
I ceppi di Escherichia coli produttori di verocitotossina o shigatossina (VTEC oppure STEC) sono patogeni enterici che producono una potente tossina responsabile di gravi forme patogene nell’uomo a cura di Chiara Scelsi
SINTOMI
Dopo un periodo di incubazione di circa 3-4 giorni compaiono dei sintomi gastrointestinali che vanno da forme diarroiche lievi a forme più gravi, di tipo emorragico, accompagnate da dolori addominali; solitamente non c’è febbre.
Circa l’8% dei pazienti (maggior sensibilità nei bambini sotto i 5 anni di età e negli anziani) possono sviluppare una grave patologia, la Sindrome Emolitico Uremica (SEU).
La SEU rappresenta la causa più importante di insufficienza renale acuta nell’età pediatrica, in particolare nei primi anni di vita.
Nel 2018, Escherichia coli produttore di shigatossina (STEC) è risultata la terza causa più comune di zoonosi di origine alimentare con 8161 casi segnalati nel 2018. È a partire dagli anni ‘80 negli Stati Uniti, e soprattutto dopo la vasta epidemia del 1993 che ha coinvolto diverse centinaia di persone in quattro Stati USA per consumo di hamburger poco cotti, che la patologia è stata definita come Hamburger disease e il microrganismo responsabile, E.coli VTEC O157:H7, ha causato successivamente episodi in numerosi altri paesi, Italia compresa. Il secondo episodio per importanza e portata è avvenuto nel 2011 quando un ceppo virulento raro di VTEC, denominato O104:H4, è stato individuato come la fonte del focolaio infettivo di E.coli che ha colpito la Germania e la Francia, nella primavera e nell’estate, per consumo di germogli crudi di fieno greco. Microrganismi differenti quindi, anche se tutti appartenenti alla specie E.coli, alcuni produttori del medesimo tipo di tossina, altri con tossine diverse o diversi meccanismi di azione.
I RISCHI PER L’UOMO
Escherichia coli è un batterio che colonizza abitualmente l’intestino dell’uomo e della maggior parte degli animali a sangue caldo: è un componente quindi della normale flora batterica saprofita. Alcuni ceppi tuttavia sono patogeni e possono causare anche gravi infezioni, sia per produzione di tossine che per meccanismi di adesione ed invasività.
La classificazione di questi ceppi patogeni si basa proprio sulle modalità con cui il microrganismo si rende pericoloso e per questo vengono suddivisi in differenti gruppi, associati a determinate patologie intestinali ed extraintestinali.
I ceppi di E.coli associati a patolo-
gie enteriche sono i seguenti: enterotossigeni (ETEC), enteroinvasivi (EIEC), enteroaderenti (EAEC), produttori di verocitotossine (VTEC) e/o shigatossine (STEC). Un importante sottogruppo degli E.coli produttori di verotossine sono gli enteroemorragici (EHEC). Questi ultimi, oltre alla capacità di produrre VT, sono caratterizzati dalla presenza di ulteriori fattori di virulenza, in particolare la capacità di produrre lesioni su cellule epiteliali.
VIE DI TRASMISSIONE DELL’INFEZIONE
L’infezione da VTEC si trasmette all’uomo attraverso il consumo o la manipolazione di cibi o acqua contaminati e attraverso il contatto con animali infetti. Questa patologia è considerata una zoonosi, cioè una malattia trasmissibile dagli animali all’uomo, ed in questo caso il serbatoio più importante è rappresentato dai ruminanti. In bovini, pecore, capre, bufali e ruminanti selvatici, i ceppi VTEC possono essere presenti a livello intestinale senza che l’animale presenti sintomi di malattia, ma le carni macellate possono essere contaminate da materiale fecale a causa di un’inadeguata manipolazione durante la macellazione. I suini e il pollame non sono invece stati identificati quali fonti importanti di VTEC per l’infezione umana in Europa.
La maggior parte delle infezioni da E.coli VTEC è legata al consumo di alcuni alimenti contaminati appartenenti sia alla filiera animale che vegetale. In particolare, in casi umani sono stati implicati alimenti di origine bovina a seguito di contaminazione fecale all’origine (macellazione, mungitura) e non sottoposti ad adeguato trattamento termico, quali hamburger poco cotti, latte crudo non pastorizzato e prodotti caseari da latte crudo.
Più recentemente e con crescente frequenza sono stati coinvolti anche
SPECIALE IGIENE ALIMENTI
altri veicoli quali alimenti ready to eat, prodotti carnei, maionese e yogurt, succhi di frutta non pastorizzati, frutta e verdura (lattuga, spinaci, germogli, ecc.) concimati con letame contaminato. Infatti, E. coli O157 è in grado di persistere e moltiplicarsi nelle deiezioni dei ruminanti per cui, se esse vengono impiegate a fini agronomici senza adeguati trattamenti, possono contribuire alla contaminazione del suolo, delle acque e dei vegetali. È possibile anche una contaminazione crociata tra alimenti diversi.
A livello internazionale sono stati segnalati anche focolai di origine idrica, coinvolgendo l’acqua potabile, l’acqua di piscine e parchi acquatici, acque per l’irrigazione dei campi: in quest’ultimo caso lo spargimento di reflui zootecnici può contaminare gli ortaggi coltivati.
Il contatto diretto con gli animali infetti rappresenta una modalità non infrequente di trasmissione, con casi sporadici ma anche eventi epidemici. L’infezione può essere contratta anche per contatto interpersonale, in ambito familiare e in comunità (asili e scuole, case di riposo, ospedali).
La dose infettante per VTEC O157 negli individui sani è bassa, 10-100 microrganismi ingeriti, ma si riduce ulteriormente in individui a rischio quali bambini, anziani e soggetti immunodepressi.
MISURE DI PREVENZIONE
Corrette pratiche igieniche presso gli allevamenti, le stalle, i mattatoi e le aziende di trasformazione e il costante e mirato monitoraggio della presenza nell’ambiente di indici microbiologici, quali Enterobacteriaceae ed E.coli, rappresentano il metodo migliore per ridurre i rischi per la salute pubblica di infezione da VTEC. Il solo rispetto delle norme igieniche non ne garantisce però del tutto l’assenza: si rende necessaria anche in questo caso l’implementazione di efficienti pro-
MODALITÀ DI TRASMISSIONE
La principale via di trasmissione del batterio all’uomo è rappresentata dal consumo di alimenti e acqua contaminati. Gli alimenti principalmente coinvolti sono:
■ la carne di bovino poco cotta, considerata la maggior fonte di infezione nell’uomo (la contaminazione avviene durante le fasi di macellazione e sezionamento);
■ il latte crudo non pastorizzato e i prodotti lattiero-caseari (se prodotti a partire da latte non pastorizzato oppure in caso di contaminazione post-pastorizzazione);
■ i vegetali crudi (lattuga, spinaci, germogli, ecc.).
Altre vie di trasmissione possono essere il contatto diretto con animali infetti e il contatto diretto tra uomo e uomo.
cedure HACCP validate per la produzione di alimenti potenzialmente a rischio.
Considerando quindi la gravità delle infezioni provocate da questi ceppi patogeni e la complessità epidemiologica che li caratterizza, è necessario attuare un’efficace attività di sorveglianza e notifica delle infezioni nella popolazione, monitorare la presenza dei ceppi VTEC negli animali e negli alimenti, promuovere campagne informative destinate agli addetti del settore zootecnico, dell’industria alimentare e ai consumatori.
Al tal proposito, European Food Safety Authority (Efsa), insieme all’European Centre for disease Prevention and Control (Ecdc), nel 2011 ha pubblicato una valutazione rapida dei rischi legati all’esposizione dei consumatori a STEC/VTEC tramite il consumo di ortaggi crudi, e ha proposto alcune raccomandazioni sui possibili modi di contenere i rischi di contaminazione alimentare ed infezione umana. Tali valutazioni sono scaturite a seguito della comparsa dei focolai di infezione da STEC O104:H4 a causa del consumo di germogli di soia contaminati.
IGIENE e sicurezza
Per lavorare in sicurezza e tranquillità si può contare sull’esperienza di Amuchina che ha messo a punto una gamma completa di prodotti professionali in grado di garantire la massima efficacia e sicurezza per la pulizia e l’igiene, la sanificazione e la disinfezione ambientale.
Tra i prodotti della linea Amuchina Professional dedicati all’industria alimentare e alla ristorazione, Amuchina Professional offre lo Spray Igienizzante Multiuso Area Food. A base di Bardac 22 (didecil dimetil ammonio cloruro, dalla spiccata attività biocida e disinfettante su una vasta gamma di batteri) e alcol etilico, sviluppa una formula specifica per i piani di lavoro delle cucine in acciaio. Dotato di una forte azione sgrassante, ha allo stesso tempo un’elevata attività igienizzante. Ciò nonostante è delicato sulle superfici, non graffia e non crea striature. Inoltre, agisce rapidamente, non crea schiuma, non neces sita di risciacquo e asciuga in fretta, senza lasciare odori sulle superfici. Basta spruzzare Amuchina Professional Igienizzante Multiuso Area Food, senza necessità di diluizione, sulla superficie, passare della semplice carta assorbente per ottenere con un solo rapido gesto superfici pulite e igienizzate. www.amuchina.it
QUANDO LA DISINFEZIONE DIVENTA IMPORTANTE
Amuchina Superfici Spray è un presidio medico chirurgico. Reg.n°19194. - Amuchina Professional detergente disinfettante per superfici è un presidio medico chirurgico. Reg.n°15741.
Amuchina Soluzione Disinfettante Concentrata è un presidio medico chirurgico. Reg.n°100/43. - Amuchina Additivo Disinfettante Polvere è un presidio medico chirurgico. Reg.n°19061.
attentamente le istruzioni d’uso. Autorizzazione ministeriale del 08/09/2017
Camici, cuffiette e mascherine COME GESTIRLI
L’arrivo del COVID-19 ci ha fatto capire quanto siano importanti i DPI e come oggi più di ieri possano rappresentare un utile
Tutti i Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), oggi con la pandemia COVID-19 in corso, rappresentano un elemento importante di protezione per il lavoratore e ancora di più nel set-
tore delle pulizie, della ristorazione e dell’alimentare, perché oltre a proteggere l’operatore, sono una garanzia per il consumatore contro possibili contaminazioni.
Al fine di garantire la massima sicurezza c’è la tendenza a utilizzare
DPI monouso, perché il fatto che non sono mai stati utilizzati da nessuno rappresenta, giustamente, una garanzia.
Purtroppo i monouso hanno un impatto ambientale non indifferente: il loro smaltimento è estremamente
costoso e rappresenta un notevole impatto ambientale. In alternativa si possono usare DPI riutilizzabili in tessuto (ove possibile), ma ci si pone la necessità di garantire un lavaggio igienizzante certificato.
Oggi questo è fattibile perché esistono dei produttori di detergenti che sono in grado di certificare l’efficacia del lavaggio igienizzante tramite delle procedure molto dettagliate, che includono la prova del tampone sia su tessuto (biancheria, indumenti da lavoro, ecc.) che su superfici dure.
L’utilizzo di prodotti classificati PMC (presidio medico chirurgico) ad oggi con la problematica del COVID-19 non è fonte di garanzia, perché nessun PMC è stato testato sul Sars-Cov-2, quindi l’unica certezza può venire dall’adozione di un protocollo che valuti nel suo complesso tutto un procedimento e che al suo termine abbia dei riscontri di laboratorio oggettivi.
In più utilizzare, dove possibile, DPI riutilizzabili è in linea con tutte le leggi italiane ed europee che spingono a favore della raccolta differenziata e del riutilizzo.
Il riciclaggio dei DPI, può essere effettuato tramite un servizio di noleggio con un lavaggio igienizzante certificato o effettuando i lavaggi all’interno delle strutture.
UN MILIARDO DI MASCHERINE AL MESE
Secondo uno studio del Politecnico di Torino, nella fase 2 utilizzeremo quasi un miliardo di mascherine al mese in tutta Italia. Lo smaltimento delle mascherine sarà una sfida da affrontare per la salute pubblica e per l’ambiente. Si tratta di una montagna di dispositivi di protezione individuali, una vera bomba ecologica. Cosa fare delle mascherine usate?
Per Claudia Brunori di Enea, responsabile per l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile di ambiente, uso efficiente delle risorse e sostenibilità dei sistemi produttivi, occorre arrivare a un “piano per una filiera sostenibile dei dispositivi di protezione”. È necessario muoversi in due direzioni. “Una è quella delle mascherine usate dal personale sanitario. Ad oggi, per scongiurare contagi, le mascherine vengono per legge trattate e sanificate negli ospedali dopo l’uso e solo allora vengono raccolte e portate agli inceneritori. Questa è una operazione molto conservativa che ci obbliga a buttare tutto, senza riciclare nulla. Non è affatto efficiente in termini di economia circolare, di ambiente e ha costi alti che diventeranno insostenibili. I dispositivi ad uso medico sono composti da materiale di valore che dobbiamo pensare di poter recuperare e, dopo averlo processato, riutilizzare. Stiamo studiando dei progetti pilota per provare a farlo”.
La seconda direzione è quella delle mascherine a uso civile. La responsabile Enea spiega che è necessario ripensare subito “l’intera filiera. Oggi in Italia stiamo importando la maggior parte delle mascherine. Da noi abbiamo pochissimi macchinari appositi per produrre FFP2 e quelle che vengono realizzate seguono regole prive di sostenibilità. Essendo realizzate in più polimeri e più materiali, riciclare è praticamente impossibile. Quindi le usiamo e le buttiamo, esattamente come per certi monouso di plastica”.
Da qui nasce la necessità di ripensare l’intera filiera italiana in modo che si possa ottenere un prodotto adatto all’economia circolare: “Mascherine che siano fatte con un unico polimero e materiali che possano poi essere riciclati. Inoltre serve la tracciabilità”. Al momento le idee allo studio sono tante.
In questo caso la ditta di pulizie, il ristoratore, ecc. possono avere, a fronte di un bassissimo investimento, una costante fonte di reddito con margini molto alti (intorno al 250%) che può aiutare a risollevare il mercato.
Con il superamento della filosofia dell’usa e getta, l’affermazione del riciclo e dell’eco sostenibilità deve tornare al centro del nostro modo di vivere, perché solo così potremo continuare a stare in un mondo pulito. Occorre perseguire questa strada creando le condizioni che consen-
tono agli operatori del settore, di riutilizzare sia gli strumenti di lavoro che i DPI, tramite dei lavaggi sanificanti garantiti con prodotti conformi alle indicazioni del Ministero della Sanità e dell’Istituto Superiore della Sanità. Inoltre è importante l’impiego di detergenti a bassissimo impatto ambientale e conformi alle più severe norme sulla biodegradabilità europee e nazionali.
Oggi l’unica filosofia vincente è condividere e aiutarsi, altrimenti il baratro ci attende.
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CASEIFICI: prerequisiti strutturali e attrezzature
La standardizzazione delle operazioni consente di ottenere formaggi perfettamente omogenei per caratteristiche organolettiche, e igienicamente controllati, ma scarsamente caratterizzati.
Rosaria Di VitaLa produzione di formaggi tipici, sotto la spinta della generale tendenza all’industrializzazione, vede il trasferimento dei processi di lavorazione all’interno di moderni caseifici a carattere industriale, in sostituzione di quelli tradizionali a livello aziendale: ciò comporta l’abbandono delle tecniche di caseificazione storicamente consolidate, spesso a discapito della tipicità originaria del prodotto finale. Viceversa, il processo di trasformazione tradizionale ancora oggi in uso in molte Regioni italiane, dal quale si ottiene un prodotto generalmente non omogeneo ma con peculiarità tali da renderlo tipico e particolarmente apprezzato dai consumatori, avviene in caseifici più artigianali dove non sempre è possibile riscontrare i requisiti funzionali e igienico-sanitari minimi.
IL CICLO PRODUTTIVO
Il formaggio è il prodotto della maturazione della cagliata ottenuta per coagulazione acida o presamica dal latte intero o parzialmente scremato, con o senza l’aggiunta di fermenti e di sale, sufficientemente liberato dal siero di latte. Le fasi della lavorazione generalmente sono: preparazione del latte, coagulazione, rottura della cagliata, cottura, estrazione della cagliata, siero (ricotta), messa in forma e salatura, maturazione (formaggi stagionati).
PROGETTAZIONE STRUTTURALE E PREVENZIONE IGIENICOSANITARIA
Gli ambienti destinati alla lavorazione del formaggio vengono definiti tenendo conto delle esigenze tecniche e temporali dei processi di trasformazione, delle operazioni necessarie ai fini del controllo qualitativo dei prodotti, dell’igiene di operatori e ambienti, nella produzione di energia, dello smaltimento dei rifiuti, dell’approvvigionamento di acqua potabile. Le unità ambientali che costituiscono il caseificio aziendale sono: stoccaggio del latte, lavorazione del latte, confezionamento, stagionatura e stoccaggio formaggi, filtro-disimpegno, servizi, laboratorio e controllo qualità, officina, accoglienza dei visitatori e vendita, impianti termoelettrici, così come si può osservare dallo schema del layout di esempio riportato in Figura 1.
Stoccaggio del latte
L’unità di stoccaggio accoglie il latte proveniente dagli allevamenti in attesa della lavorazione. Le attrezzature sono costituite dal refrigeratore e talvolta dal pastorizzatore.
Lavorazione del latte
L’ambiente di lavorazione deve contenere la caldaia, i tavoli aspersori e il quadro elettrico di controllo e deve permettere il passaggio e la movimentazione dei carrelli aspersori. Una dimensione pari, ad esempio a 5x5 m è idonea, anche se dimensioni superiori sono preferibili. Sono necessari un collegamento diretto con l’esterno, uno verso l’area di confezionamento e la stagionatura del prodotto e uno verso la zona filtro-disimpegno. Inoltre, è indispensabile un suo collegamento diretto con l’ambiente per lo stoccaggio del latte e gli ambienti per gli impianti termoelettrici.
Confezionamento
Per il confezionamento del formaggio e della ricotta l’organizzazione degli spazi deve consentire che queste operazioni possano essere svolte in maniera agevole. La linea di confezionamento della ricotta deve prevedere lo spazio per un carrello, un tavolo di servizio, una sigillatrice etichettatrice, e per un altro carrello. La linea del confezionamento del formaggio prevede lo spazio per un carrello, un tavolo di servizio, una sigillatrice sottovuoto e per un altro carrello. A entrambi le linee sono associati armadi per le confezioni vuote. Le necessità primarie di questo ambiente sono le sue connessioni con gli altri ambienti e in particolare con la sala di lavorazione, la cella frigorifera per lo stoccaggio e conservazione del prodotto, la zona vendita, e l’esterno per l’ingresso dei vuoti. Le sue dimensioni totali sono in genere dell’ordine di 6 x 3 m.
Stagionatura e stoccaggio formaggi
I prodotti vengono conservati in cella frigorifera sia per lo stoccaggio temporaneo che per la stagionatura. Le dimensioni e la capacità delle scaffalature dipendono da un calcolo derivante dalla quantità di formaggio prodotto in rapporto con il tempo necessario alla stagionatura. Lo spazio interno deve essere sufficiente per la movimentazione sia dell’operatore che dei carrelli necessari al trasporto dei formaggi.
Filtro disimpegno
Il filtro disimpegno consente il collegamento fra gli spazi esterni e l’interno e le connessioni interne degli ambienti
Servizi
I servizi igienici per il personale necessitano della presenza di uno spogliatoio per il cambio degli indumenti.
SPECIALE IGIENE ALIMENTI
Laboratorio e controllo qualità
Il laboratorio controllo qualità consta di un ambiente attrezzato per effettuare i controlli delle qualità organolettiche dei prodotti sia in entrata che durante le fasi del ciclo produttivo, nonché per tutte le analisi necessarie per le certificazioni richieste. Nella progettazione devono essere previsti gli spazi occupati dalle attrezzature e quelli ergonomici destinati alle attività degli operatori. All’interno di questo ambiente deve trovare collocamento un banco di lavoro della profondità attrezzato con lavabo, frigorifero, cassettiere e armadi, necessari per le funzioni richieste, uno spazio utile ad una corretta movimentazione interna e una interconnessione esterna per gli operatori.
Officina
Più che un’officina nel senso stretto del termine, ovvero un luogo in genere sporco e quindi lontano dalla zona di lavorazione alimentare, questo ambiente va considerato come un deposito a supporto dell’impianto, ove conservare in modo protetto detersivi, detergenti, attrezzature per la pulizia e materiali di supporto per la piccola manutenzione. Le esigenze in una corretta progettazione sono il contatto con l’esterno e la comunicazione con il disimpegno.
Accoglienza dei visitatori e vendita
In caso di presenza di un locale destinato alla vendita diretta, particolare attenzione deve essere rivolta alla cura delle finiture, alla scelta degli arredi e all’organizzazione degli spazi, al fine di realizzare ambienti funzionali alla conservazione e commercializzazione dei prodotti. L’ambiente, infatti, oltre a contenere gli arredi necessari per la vendita dei formaggi e della ricotta, quali banconi e frigoriferi, deve essere provvisto anche di bagno per i visitatori. Si devono prevedere quindi tre spazi diversi: un’area destinata alla vendita dei prodotti, un
Calendario delle attività di pulizia, sanificazione e controllo infestanti FREQUENZE AMBIENTE OPERAZIONE
Giornaliera Pavimenti
Rimozione polvere e residui, detergere e disinfettare Lavelli e vasche d’impasto Lavare con detergente e disinfettare Coltelli e utensili Lavare con detergente e disinfettare Superfici di lavoro Lavare con detergente e disinfettare Pavimenti, cestini, specchi, rubinetti, pareti, sanitari Lavare con detergente e disinfettare Settimanale Pareti Lavare con detergente e disinfettare
Forni
Rimozione polvere e residui, detergere Mensile Soffitti e pareti Deragnature Giornaliera Tutte le zone
Derattizzazione Uso di esche Settimanale Tutte le zone Deblattizzazione Uso di esche e lampade specifiche
deposito di supporto e un bagno polivalente per i visitatori. È fondamentale che l’ingresso della zona vendita sia direttamente connesso all’esterno, così come la finestra del bagno e dell’antibagno. È altresì importante che il locale vendita sia connesso alla zona filtro-disimpegno.
Impianti termoelettrici
L’unità termoelettrica accoglie tutti i motori che servono al caseificio e devono essere a diretto contatto con l’esterno. Saranno quindi presenti: il compressore, un gruppo elettrogeno, la pompa di raffreddamento del latte e una caldaia.
SPECIALE IGIENE ALIMENTI
Prevenire le contaminazioni e la presenza di infestanti
In ottica di prevenzione e sicurezza igienica della produzione, la struttura edilizia del caseificio deve prevedere aperture di altezza massima pari a 180 cm; le finestre devono essere a vasistas con apertura verso l’esterno in modo da impedire l’ingombro all’interno dell’edificio. Le pareti e le superfici devono essere lisce e di colore chiaro, facilmente pulibili, prive di rientranze. Per queste necessità, i materiali che assicurano buone prestazioni sono, ad esempio, l’alluminio pre-verniciato, i materiali plastici e il legno opportunamente trattato. È necessaria l’installazione di una rete antintrusione a maglia stretta per impedire l’ingresso degli infestanti; le pareti esterne devono presentare uno spessore minimo pari a 30 cm, comprese le pareti della cella frigorifera; le pareti interne hanno in genere uno spessore pari a 0,10 m. Per le pareti
degli impianti è necessario prevedere l’insonorizzazione.
Il pavimento potrà essere in materiale ceramizzato antigraffio e antiscivolo o in resina. Ovunque sulle pareti, per lo strato di finitura oltre i due metri di altezza dal pavimento, è da prevedere un trattamento dell’intonaco con pitture che assicurino superfici lisce, a tinte chiare, antimuffa e traspiranti. Materiali particolarmente adatti sono resine o materiali ceramici.
Pulizia e disinfezione
La pulizia e la disinfezione hanno lo scopo prevenire le contaminazioni negli ambienti di lavorazione dei prodotti alimentari. Le operazioni di pulizia e detergenza consentono di sottrarre il terreno di sviluppo ai microrganismi e le fonti alimentari agli altri infestanti. La disinfezione inattiva i microrganismi dannosi per gli alimenti e ne riduce il numero.
Le attività di pulizia possono essere manuali, effettuabili con spazzole o
spazzolini, o con l’ausilio di un getto d’acqua ad alta pressione pari 30-70 bar. L’efficacia dell’azione meccanica dipende dalla pressione, dalla temperatura dell’acqua impiegata e dalla distanza dell’ugello, dal tipo di spruzzatore, dalle superfici da pulire e dalla tipologia di sporco. La pulitura con getto di vapore si esegue spruzzando sulla superficie un getto di acqua bollente e vapore con aggiunta di un detergente e disinfettante. La pulitura con schiuma si esegue applicando un detergente sotto forma di schiuma. La disinfezione può essere effettuata congiuntamente o separatamente alle operazioni di pulizia grossolana. Purtroppo si riscontra ancora che molti caseifici non effettuano correttamente le operazione di pulizia e disinfezione, venendo meno a quelli che sono i cardini base previsti dal sistema Haccp. Nella Tabella si riporta l’esempio di un piano degli interventi di pulizia. Ogni struttura e ogni tipologia di produzione ha delle esigenze specifiche: è fondamentale che la frequenza indicata nel piano di autocontrollo e stabilita sulla base delle caratteristiche dell’attività sia rispettata.
Conclusioni
All’interno dei caseifici, così come in qualsiasi altra azienda agro-alimentare, le superfici - pareti, pavimenti, piani di lavoro, ecc. - e le attrezzature sono soggette a usura e contaminazioni più o meno pronunciate in funzione delle caratteristiche della matrice alimentare lavorata, delle caratteristiche fisico-chimiche dei prodotti utilizzati per le operazioni di sanificazione, e del relativo processo tecnologico. All’interno dei caseifici, è quindi buona norma, oltre che obbligatorio secondo quanto previsto dalla normativa di settore, procedere a una corretta pulizia e sanificazione degli ambienti e delle attrezzature prima e dopo la trasformazione del latte.
SOLUZIONI SPECIFICHE PER OGNI INFESTANTE
Esempio di ANALISI DEL RISCHIO, Audit e Trend Analysis
Le problematiche del Pest Control e le soluzioni tecnicamente possibili al fine di contenere eventuali infestazioni in un’industria alimentare a cura di Michele Ruzza - Direttore Tecnico Divisione Pest Control
ANALISI DEL RISCHIO
Premesso che lo stabilimento è circondato da aree agricole il che aumenta la pressione di infestazione esterna l’analisi è stata eseguita, al fine di stabilire le aree a maggior criticità e quindi i punti più idonei a introdurre le postazioni per il controllo delle entità infestanti.
Lo studio della disposizione dei Control Points (CP) si è sviluppato secondo un’analisi del rischio legato alla diversa tipologia di infestanti, in ottemperanza anche alle disposizioni di cui alla BRC, IFS, ISO 22000 e naturalmente alla ISO 16636:2015.
Tipologia dei principali infestanti considerati nell’analisi del rischio coleotteri NOME SCIENTIFICO FAMIGLIA NOME ITALIANO FEROMONE/ ATTRATTIVO
Sithophilus granarius Coleottero Curculionide Punteruolo del grano FA; Sithophilus zeamays Coleottero Curculionide Punteruolo del mais FA; AL
Tribolium castaneum Coleottero Tenebrionide Tibolio FA; AA; AL
Sithophilus oryzae Coleottero Curculionide Punteruolo del riso FA; AL
Tribolium confusum Coleottero Tenebrionide Tribolio FA; AA
Tenebrio molitor Coleottero Tenebrionide Verme della farina FS; Gnatocerus comutus Coleottero Tenebrionide Gnatocero cornuto FA;
LEGENDA ATTRATTIVI
FS: Feromone Sessuale FA: Feromone di Aggregazione AA: Attrattivo Alimentare AL: Attrattivo Luminoso AC: Attrattivo Cromotropico NB: alcuni riguardano le specie prese in considerazione non appartenenti all’ordine dei coleotteri.
PEST CONTROL
SPECIALE IGIENE ALIMENTI
Egual schema è stato realizzato per gli invertebrati: lepidotteri delle famiglie dei Fictidi (ad es. Plodia interpunctellata); Galleridi (ad es. Corcyra cephalonica); Piralidi (ad es. Pyralis farinalis); Gelechidi (Ad es. Sitotroga cerealella); Tineidi, Piralidi. Ditteri, Blattoidei, (famiglia Blattelde, Blattide, Polifalide). E i vertebrati (Mus musculus, Arvicole spp, Rattus norvegicus, R. rattus) e Columba livia var. urbana.
SUDDIVISIONE DELLO STABILIMENTO PER AREE OMOGENEE
La struttura è stata analizzata al fine di definire delle Aree Sensibili (AS) in cui è possibile si verifichi un’infestazione dei locali interni e/o delle aree di produzione.
Per ogni tipologia d’infestante e per ogni area da trattare sono stati apposti dei Punti di Monitoraggio (PM) scelti in base a ogni Area Sensibile.
Per la definizione delle Soglie di Rischio sono stati utilizzati i seguenti parametri:
■ PE: indice di pericolo che rappresenta il criterio di valutazione che consente di collegare la presenza di un infestante alla probabilità che possa determinare la contaminazione di un prodotto in una determinata area
■ VI: valutazione dell’Infestazione che si ricava direttamente durante le attività di monitoraggio e rappresenta un dato quantitativo direttamente correlato alla presenza dell’infestante
■ R: determinazione del rischio che viene automaticamente graduato mediante una formula matematica R = PE x VI
AUDIT N° 1 DI 4 (PRIMO TRIMESTRE 2020)
Scopo dell’ispezione è quello di analizzare eventuali criticità nella struttura che possano favorire l’insediamento/sviluppo di infestanti e proporre al contempo delle Azioni
In riferimento alle criticità evidenziate nel precedente Audit 01 si sono evidenziate le seguenti verifiche: DESCRIZIONE RESPONSABILITÀ AZIONE CORRETTIVA
Esterno scarico merce in entrata Problema: volatili
committente
PROPOSTA E INTERVENTI
Si consiglia soluzione meccanica per impedire lo stazionamento di volatili nelle tubature della struttura Eseguiti interventi parziali nell’area con eliminazione di vari siti di stazionamento
ESTERNO Retro Stabilimento Area Silos 1
ESTERNO Retro Stabilimento Area Silos 2
committente
Gico Systems
Si consiglia pulizia dell’area con asporto rifiuti e sfalcio dell’erba Interventi Eseguiti
Si valuta implementazione di erogatori d’esca nell’area al fine di arginare il movimento di muridi
Interventi eseguito con posizionamento di n°4 postazioni
E così di seguito
PEST CONTROL
SPECIALE IGIENE ALIMENTI
Correttive, oltre a valutare l’impianto di Pest Control attualmente presente e relativa documentazione presente, in riferimento all’analisi del rischio.
MIGLIORIE PROPOSTE PER IL 2020
Al fine di rendere sempre più performante e attento il servizio vanno esegute nel dettaglio queste migliorie:
1. Riposizionamento della Cartellonistica: si è valutata una usura della cartellonistica dovuta al tempo e alle condizioni oggettive di servizio e dell’impianto, A fronte di questo si valuta un ricambio graduale di tutta la cartellonistica nell’arco della stagione 2020;
2. Sostituzione Trappole Roditori/ Insetti con modelli più funzionali;
3. Inserimento di nuove postazioni (Erogatori d’Esca): nell’area esterna si è valutato di implementare gli erogatori d’esca per il contenimento dei muridi sviluppando una cintura esterna perimetrale.
4. Inserimento di nuove postazioni (Trappole a cattura topi/blatte): nell’area interna
5. Inserimento di nuove postazioni (Monitoraggio Infestanti delle Derrate)
6. Inserimento di nuova lampada bifacciale
7. Verifica documentale presente nel portale dedicato e in forma cartacea
CONCLUSIONI
Sett. 3B - Confenzionamento erogatore - Toprat Duo n.11 posizione. Esterno Dal 01-04-2019 al 31-03-2020 Asse Y
0 0 0 0 0 0 2 2 0 0 0 1 23/04/19 6 5 4 3 2 1 0 24/05/1924/06/1924/07/1923/08/1923/09/1921/10/1911/11/1909/12/1913/01/2013/02/2018/03/20
125 100 75 50 25 0 24/05/1924/06/1924/07/1923/08/1923/09/1921/10/1911/11/1909/12/1913/01/2013/02/2018/03/20
Colettori Dal: 01-04-2019 al 31-03-2020 Asse Y 23/04/19
55 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 24/05/1924/06/1924/07/1923/08/1923/09/1921/10/1911/11/1909/12/1913/01/2013/02/2018/03/20
Specializzata nella costruzione di macchine per la disinfestazione urbana e per il trattamento del verde pubblico e privato, SPRAY TEAM propone una vasta serie di macchine che permettono di far fronte ai piccoli e grandi interventi come la saturazione d’ambiente con termo nebbia o ULV nebbia fredda.
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La storia del ratto SCAVATORE
a cura di Alex Pezzin - responsabile tecnico-scientifico Biblion
Questa breve nota anticipa una trattazione più circostanziata sull’emergenza Rattus rattus, specie che sta riemergendo dal punto di vista eco-sistemico e che si sta rivelando, da alcuni anni, in sostanziale ripresa. Partita a macchia di leopardo, oggi lo si ritrova un po’ dappertutto, in
particolare nei mulini e mangimifici a scopo zootecnico, ma anche a livello domestico, civile, e pubblico (per esempio nelle scuole) si sta rivelando una problematica in ascesa.
UN POCO DI STORIA
Se ben ricordo il Rattus rattus è arrivato dalla Mesopotamia con le triremi romane in epoca remota e
rappresentava fin d’allora un temibile antagonista delle derrate alimentari. “Untore” di terribili passate epidemie (Peste nera), il suo rapporto con l’uomo procedeva con alti e bassi in una sorta di lotta continua fra noi e lui, finché, verso la fine del XVI secolo, a causa di un imponente movimento tellurico nella lontana steppa russa ecco partire le orde
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Controllo assoluto
SPECIALE IGIENE ALIMENTI
del Ratto norvegicus che in poco più di un secolo conquista l’Europa. Questa “nuova” specie, più forte e aggressiva, scaccia il R. rattus confinandolo nei piani alti degli edifici, sugli alberi e laddove il massiccio norvegicus non è in grado di arrampicarsi. La forza ha vinto il primo round, ma ai giorni nostri, l’astuto ratto nero sembra essersi preso una rivincita esistenziale.
UNA PRESENZA DIFFICILE
Ed eccoci arrivati al nostro ratto che abbiamo a buon motivo chiamato “lo Scavatore”. Ma cominciamo dal principio: in un mangimificio un brutto giorno si palesa una infestazione da Rattus rattus e comincia la lotta senza esclusione di colpi da entrambe le parti.
La nostra esperienza è consapevole che l’infestazione di tali roditori deve essere “interpretata”, questi roditori sono estremamente diffidenti e hanno un’abilità comportamentale straordinaria.
TRAPPOLE A SCATTO
Si principia posizionando trappole a scatto a controllo remoto che dopo
le prime catture cominciano a fare cilecca. Lo strano è che quelle posizionate sopra un tipo di materiale attaccabile dai denti dei nostri roditori venivano disattivate dal di sotto.
I ratti scavavano delle gallerie da cui riuscivano a disattivare i dispositivi. E cambiare il posizionamento non era possibile perché il passaggio era sopra quel materiale.
UNA TREGUA E POI UNA NUOVA STRATEGIA
Ove permesso (e reso possibile) sbizzarrirsi, non incidendo e impattando con i protocolli (molto spesso rigidi) che vengono stilati dagli uffici qualità delle aziende, si è deciso di sospendere l’uso delle trappole a tagliola ed è iniziata una sfida a colpi di menù, degna dei migliori reality moderni basati sui format culinari e
presentati dai migliori gourmet con posizionamento di stazioni attivate con adescanti alimentari dei più svariati: dal muesli alle mele verdi dalla polpa aspra (varietà Granny Smith), dal pesce allo scatolame, insomma, un turbine di ricette fino a trovare quella che viene preferita maggiormente al palato dei nostri sfidanti. Dopo una settimana, si riprendono le ostilità utilizzando anche trappole a cattura multipla (quelle che inducono i ratti a passare sopra una botola che, aprendosi all’improvviso, li fa cadere in un contenitore ermetico).
I risultati non tardano a venire, ma un esemplare scava sotto la loro base rendendole instabili e così riesce a mangiare le esche virtuali e in alcuni casi anche senza scavare al di sotto della trappola a botolo
il mangime privo di principio attivo viene mangiato senza che la botola scatti.
Per cui si decide di utilizzare delle mangiatoie di sicurezza caricate con esche in pasta e crema, che risultano particolarmente appetibili. A questo punto il problema sembra risolto ma c’è un ma. Un esemplare, uno solo, riesce a tenerci in scacco.
UN SOPRALLUOGO FUNAMBOLICO
Dopo un paio d’ispezioni molto circostanziate finalmente sul tetto troviamo delle piste di untume, segno inequivocabile che questo è il camminamento dello Scavatore che da un ramo di un albero si calava sul tetto e da un piccolo pertugio penetrava nel sottotetto per cui si decide di chiudere ogni possibile via di penetrazione ai piani sottostanti e quindi si posizionano dei punti esca caricati con diverse tipologie di esche in pasta e degli erogatori armati con degli “spiedini” di bocconi a principio attivo alternati a pezzi di frutta fresca (per accorciare i tempi di avvicinamento e diminuire
la sua proverbiale diffidenza verso i nuovi oggetti, la neofobia).
Le ipotesi sono due o una delle esche soddisfaceva i gusti raffinati del nostro astuto Scavatore o “più che la scaltrezza poté ‘l digiuno”.
PROBLEMA RISOLTO
Con la dipartita dello Scavatore la guerra era stata vinta, dopo ben due mesi di lotta, ma confesso che in fondo in fondo mi è dispiaciuto. Era un avversario degno di ammirazione: faceva scattare le trappole scavando delle gallerie per poter farle scattare a vuoto, si calava dall’alto scavando i pannelli dei controsoffitti e mangiando il cibo messo al centro di tavole collanti, riusciva a papparsi le esche virtuali delle trappole a cattura multipla spesso facendo partire il segnale di un falso positivo, cercava di buttare polvere e materiale di rosura all’interno delle mangiatoie di sicurezza e probabilmente, quando si è reso conto di essere l’ultimo sopravvissuto aveva cambiato “abitazione” rifugiandosi sulla cima di un albero. Che dire chapeau!