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Procedura di disinfezione
Utilizzare i disinfettanti indicati non è sufficiente per una corretta procedura di disinfezione. Bisogna conoscere le giuste concentrazioni d’impiego, i giusti tempi di contatto e le giuste modalità di applicazione Chiedi supporto al Team Kemika, presta attenzione alle “Fake Disinfection”. Scrivi a info@kemikaspa.com
ANNO 29 n. 6 luglio - agosto 2020 ISSN: 2612-4068 www.dimensionepulito.it
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Cristina Cardinali, Simone
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06/2020 | DIMENSIONE PULITO 7 S
I SI
DISINFEZIONE CON RAGGI UV: NECESSARI ALTRI TEST
Diverse aziende americane, in seguito alla pandemia da Covid che, negli Stati Uniti, ha raggiunto numeri enormi, hanno lavorato alla realizzazione di macchinari per la disinfezione che sfruttano i raggi ultravioletti. Diversi esperti però hanno dubbi relativamente al fatto che queste macchine siano sicure. Un’azienda americana ha recentemente ritirato un suo prodotto, a causa di diversi dubbi riguardo alla regolazione dei raggi UV. Infatti, nonostante sia provato che
essi siano in grado di uccidere il virus, le radiazioni ultraviolette possono essere pericolose per la salute umana, e non è ancora completamente chiaro quale tipo di ultravioletto utilizzare, e a quale intensità, o quanto debba essere la durata dell’esposizione perchè non crei pericoli per la salute. Se si riuscirà a trovare una soluzione a questi aspetti negativi, ci si aspetta nei prossimi anni una grande crescita del mercato dei macchinari a luce ultravioletta.
EFCI, STUDIO 2020 SULLO STATO DEL SETTORE DEL CLEANING
EFCI, l’organizzazione che rappresenta, a livello europeo, gli interessi dell’industria del cleaning professionale, ha pubblicato The Cleaning Industry in Europe, il report statistico relativo al 2020. Il documento presenta un’analisi dettagliata dei dati aggiornati al mese di giugno e include confronti relativi agli aspetti principali dell’industria della pulizia, basati su indicatori come il turnover, il numero di aziende e di
EPA, TEST DI EFFICACIA CONTRO IL COVID SUI DISINFETTANTI
EPA sta lavorando direttamente con l’MTA, il più grande network di trasporti del Nord America, per determinare la capacità dei prodotti antimicrobici di offrire una protezione a lunga durata dal virus nell’ambito del trasporto pubblico. Al momento, gli unici prodotti registrati EPA che vantano efficacia nel tempo sono quelli contro i batteri che causano odori su superfici dure non porose, nessun prodotto garantisce invece disinfezione sul lungo periodo. Il vantaggio di un’azione a lunga durata consiste nel ridotto bisogno di pulire e disinfettare una superficie ogni volta che essa viene toccata. I ricercatori coinvolti determineranno se i prodotti antimicrobici possano garantire una protezione duratura e quanto a lungo essa può durare. Dopo aver raccolto i dati si deciderà relativamente alla loro idoneità alla registrazione. EPA sta anche valutando l’efficacia e l’applicabilità su mezzi come treni e bus di altre tecniche di disinfezione, come i raggi ultravioletti, l’ozono e il vapore.
lavoratori. Secondo EFCI offre inoltre una chiara evidenza della resilienza che ha caratterizzato il settore industriale negli ultimi 20 anni. Con una crescita costante negli ultimi anni, il settore del cleaning europeo è cresciuto dell’8%, raggiungendo un turnover di 120 milioni di euro. L’occupazione è cresciuta del 15% nel corso degli ultimi 5 anni, con il settore che ora impiega 4,1 milioni di persone.
N NEWS DAL MONDO 8 DIMENSIONE PULITO | 06/2020
UN TIMBRO PER VIAGGIARE IN SICUREZZA
Il World Travel & Tourism Council (WTTC) ha lanciato un timbro di sicurezza e igiene, che permetterà ai viaggiatori di riconoscere i governi e le imprese che hanno adottato protocolli standardizzati di sanificazione e sicurezza. Imprese come compagnie aeree, aeroporti, ristoranti, hotel, società di trasporti potranno avvalersi del timbro una volta implementati i protocolli. Gloria Guevara, Presidente del WTTC, ha commentato: “Abbiamo imparato dalle crisi passate che protocolli standardizzati dal punto di vista globale ispirano fiducia al viaggiatore. Il timbro che abbiamo ideato serve a ricostruire appunto un rapporto fiduciario con chi vuole riprendere a viaggiare”. Diverse destinazioni hanno già iniziato ad aderire, tra queste Turchia, Bulgaria, Jamaica, Portogallo e Arabia Saudita. Rimangono dubbi su come verrà certificato il rispetto dei protocolli da parte degli aderenti, dato che per il momento non sono stati istituiti controlli o ispezioni.
COVID, GLI UTENTI NON SI FIDANO DEI BAGNI NON ALL’AVANGUARDIA
Gli utenti non si sentono sicuri ad utilizzare bagni pubblici che non rispettano alti standard igienici. Questo è quanto emerge da uno studio svolto nel Regno Unito da Tork, brand di Essity, che rivela come, dopo l’esplosione della pandemia da Covid, quasi 8 persone su 10 diffidino dall’utilizzare questi servizi igienici. Il 33% degli intervistati dichiara di non sentirsi sicuro ad usare bagni equipaggiati con asciugamani ad aria, e l’87% pensa che sia fondamentale, per le sorti della salute pubblica, mantenere un elevato livello di igiene nei bagni pubblici. Già prima della pandemia, gli asciugamani in carta erano preferiti a quelli ad aria. Le ragioni principali sono la percezione di maggiore igienicità della carta (77% degli intervistati) e il non utilizzo dell’aria, che contribuisce a diffondere i batteri (45%).
Quasi il 40% degli intervistati preferirebbe inoltre evitare di frequentare locali che non offrono asciugamani in carta nei bagni.
NUOVO STUDIO SULLA VELOCITÀ DI TRASMISSIONE DEL COVID NEGLI OSPEDALI
La ricerca è stata svolta applicando il DNA di un virus delle piante alla sponda di un letto, aggiungendo delle gocce d’acqua. Dopo 10 ore, il virus è stato rilevato sul 41% delle superfici analizzate all’interno del reparto. Ne giro di 3 giorni, la diffusione è arrivata al 59%, per poi calare al 41 il quinto giorno. Si ricorda che le superfici contaminate possono facilmente diventare fonte di infezione, se ci si toccano occhi, naso e bocca dopo essere venuti a contatto con esse.La proporzione più elevata di virus è stata trovata nelle vicinanze del letto, con l’86% dell’area positiva al test dopo 3 giorni. Come il Covid-19, anche il virus usato per il test è rimovibile tramite disinfettanti o lavando le mani con acqua e sapone. Questo studio conferma quindi mezzi fondamentali per fermare il contagio siano un’attenta igiene delle mani e delle superfici, oltre ad un uso adeguato dei Dispositivi di Protezione Individuale.
N NEWS DAL MONDO 06/2020 | DIMENSIONE PULITO 9
FALSE COOPERATIVE, UNA NUOVA LEGGE PER CONTRASTARLE
La proposta di legge, che è in esame presso la Commissione del Lavoro, arriva dalla deputata del Movimento 5 Stelle Jessica Costanzo e si propone di affrontare un problema, quello delle false cooperative, presente da decenni e mai sconfitto e che rappresenta una minaccia per l’intero sistema-lavoro italiano.
Questa proposta punta a correggere alcune problematiche dell’attuale normativa e ad evitare lo sfruttamento dei lavoratori, il fenomeno degli appalti illeciti e la somministrazione abusiva di manodopera. Nelle false cooperative, tecnicamente definite “cooperative spurie”, la forma cooperativa viene utilizzata in modo strumentale, senza rispettarne le finalità mutualistiche. Si tratta infatti di un fenomeno che nega la cogestione dell’impresa, la partecipazione dei lavoratori tramite assemblea, l’equa ripartizione delle occasioni di lavoro, la divisione degli utili e i reinvestimenti.
Il fenomeno è esplosivo ed interessa tutti i settori: dal settore delle puli-
zie, all’agricoltura fino ai macelli, passando per ospedali, scuole e istituzioni pubbliche.
Nessun settore è immune al fenomeno, che in molti ambiti è difficilmente visibile perché riguarda attività lavorative pesanti e faticose, ma che in alcune filiere sta per esplodere con tensioni sociali pericolose: come ad esempio nella logistica, ma anche nella macellazione e lavorazione delle carni. Queste cooperative non rispettano i contratti collettivi sottoscritti dai sindacati maggiormente rappresentativi, hanno spesso un rapporto di monocommittenza con un’impresa appaltante e non operano per il mercato. Non vi sono quasi mai lavoratori dipendenti in queste cooperative ma soltanto soci, che versano la loro quota sociale che viene trattenuta loro mensilmente dai primi stipendi. Con questa proposta di legge, si vuole fare in modo che il socio lavoratore diventi un lavoratore subordinato a tutti gli effetti. Inoltre, essa punta a garantire che il trattamento economico sia in linea con i
contratti collettivi e che non ci siano discriminazioni nella distribuzione delle occasioni di lavoro tra i vari soci, modalità usata per punire chi si oppone alle irregolarità. “Abbiamo spesso assistito a una realtà in cui i lavoratori sono soci di una cooperativa solo sulla carta, ma non possono in alcun modo esercitare i loro diritti”- ha dichiarato Costanzo relativamente alla proposta - “Questi lavoratori non hanno nemmeno le tutele dei lavoratori subordinati e spesso devono accettare omissioni e irregolarità retributive, mancato pagamento degli straordinari, irregolarità in materia di sicurezza sul lavoro o cambi di appalto che favoriscono alcuni lavoratori a discapito degli altri. Ovviamente, puntiamo a intensificare il sistema sanzionatorio per le cooperative che non rispettano la legge. Queste ci sembrano misure di buon senso che possono andare incontro a tante persone che svolgono il loro lavoro ogni giorno e hanno diritto a non subire un ingiusto sfruttamento”.
10 DIMENSIONE PULITO | 06/2020 N NEWS DAL
MONDO
I prodotti disinfettanti nel periodo dell’EMERGENZA
L’igiene e la pulizia hanno un ruolo fondamentale per la salute e il benessere degli esseri umani
a cura di Federchimica Assocasa
Con lo scoppio della pandemia dovuta al Covid i prodotti per l’igiene e la disinfezione sono risultati indispensabili per contenere il contagio e ridurre la pressione sui sistemi sanitari che si sono trovati in una situazione particolarmente complicata. In assenza di farmaci utili alla cura della malattia, i primi provvedimenti
adottati a livello sanitario per ridurre la diffusione del contagio sono state le corrette norme igieniche. Accanto all’adozione delle mascherine e al distanziamento sociale, l’uso dei detergenti e dei disinfettanti è apparso da subito un mezzo fondamentale per eliminare il virus dalle superfici e per evitare la successiva proliferazione. Numerosi documenti del Ministero della Salute hanno dato indicazioni sulla
ASSOCASA
Associazione nazionale detergenti e specialità per l’industria e per la casa
natura dei disinfettanti da utilizzare in questo difficile frangente, facendo riferimento a documenti dell’OMS e di ECDC. Il Regolamento Europeo (UE) 528/2012 sui Biocidi, attraverso un programma di revisione in via di attuazione, andrà gradualmente a sostituire le normative attualmente in vigore a livello locale. Il Regolamento prevede l’introduzione di deroghe specifiche per i casi di emergenza come quello attuale.
In condizioni di emergenza, per un tempo limitato e per superare il problema del tempo necessario per la valutazione delle pratiche di autorizzazione secondo i normali parametri, il Regolamento Biocidi prevede che le imprese possano ottenere un’autorizzazione temporanea (in deroga), basata principalmente sulla dimostrazione di efficacia del prodotto, che consente di mettere a disposizione prodotti disinfettanti di comprovata efficacia in tempi molto rapidi. In sostanza, la Circolare coniuga correttamente le esigenze di rendere disponibili i prodotti necessari nel tempo più breve possibile con l’esigenza fondamentale che i
B BIOCIDI 12 DIMENSIONE PULITO | 06/2020
prodotti rispettino sempre le norme di legge che ne prevedono la necessaria autorizzazione a fronte della dimostrazione di efficacia.
Venendo incontro alle necessità dovute alla pandemia di avere a disposizione prodotti disinfettanti adeguati e in quantità sufficiente, il Ministero della Salute ha emanato una Circolare per consentire l’approvazione dei disinfettanti biocidi secondo tale deroga. Al contempo, ha attuato anche una procedura semplificata per l’approvazione di domande di autorizzazione di disinfettanti PMC che, per le loro caratteristiche di composizione, non possono ancora essere qualificati come biocidi secondo il Regolamento Europeo e che sono ancora all’interno del quadro normativo nazionale (D.P.R.392/1998).
Tale Circolare, accanto a numerosi altri documenti emanati negli ultimi mesi sia dal Ministero della Salute sia dall’Istituto Superiore di Sanità, costituisce un importante riferimento per il settore che, permettendo la messa a disposizione del mercato di più prodotti idonei, porta a evitare il rischio che prodotti senza la necessaria efficacia vengano utilizzati appunto in una fase di grande richiesta e necessità. Numerosi riferimenti indicano infatti chiaramente che possono essere qualificati come disinfettanti esclusivamente i prodotti che hanno ottenuto l’autorizzazione da parte del Ministero, o come biocidi o come PMC. Si chiarisce inoltre che non solo i prodotti contenenti i principi attivi indicati da OMS possono essere efficaci, ma tutti quelli che, sottoposti ai test richiesti dalle norme, hanno dimostrato una sufficiente capacità microbiocida e virucida.
REGISTRARE NUOVI PRODOTTI IN DEROGA
La possibilità di registrare nuovi prodotti in deroga è stata per l’industria una grande sfida in quanto lo sforzo messo in campo dalle imprese non è sicuramente stato di poco conto. All’inizio della pandemia, l’industria della pulizia professionale si è trovata da subito nel mezzo di un grande periodo di discontinuità a cui ha dovuto rapidamente reagire. Uno degli elementi più sfidanti è stato certamente fare chiarezza sui PMC e bio-
cidi nella mente degli utilizzatori. Si è creata una confusione che ha orientato la domanda del mercato più su alcuni principi attivi (soprattutto alcool e ipoclorito di sodio) che su prodotti biocidi/PMC con una registrazione e quindi dalle proprietà virucide.
Da subito le imprese si sono trovate di fronte a numerose difficoltà.
La consapevolezza dell’essenzialità dei prodotti ha obbligato le imprese non solo a continuare ad operare in un momento molto critico dovuto all’esplosione della pandemia, ma anche a doversi ripensare per mettere a disposizione i prodotti la cui richiesta è andata via via aumentando nel corso delle settimane.
Mentre il lockdown ha obbligato molte persone alla quarantena forzata, le fabbriche non hanno mai smesso di operare, stravolgendo spesso turni di lavoro e linee produttive per indirizzare le produzioni verso la fabbricazione dei prodotti richiesti dal mercato.
La fase 1 del Covid 19, ha visto molte aziende costrette a ripianificare o trasformare le proprie produzioni, con notevoli sforzi nel riconvertire le aree di fabbrica dedicate ai prodotti particolari, nella produzione stessa di quantità elevate, ma in tempi sempre più stretti e soprattutto nella gestione del personale in condizioni di piena sicurezza.
Ha comportato sforzi notevoli per evitare l’interruzione della supply chain,
la stabilizzazione dei ricavi, la cura dei clienti e la revisione dei modelli per fare fronte alla trasformazione della domanda e trovare nuovi percorsi per mantenere i business.
Le difficoltà maggiori si sono registrate nell’approvvigionamento di materie prime (nello specifico l’alcool etilico e isopropilico) sia per la scarsa quantità sia per gli aumenti elevati dei loro prezzi. Ma non solo si è registrata anche una carenza di altri principi attivi biocidi, coformulanti e addirittura degli imballaggi.
La rilevanza del rispetto delle norme per un settore così strategico è evidenziata anche dal fatto che, al di là dell’impatto che l’emergenza ha avuto sulla richiesta di questi prodotti, ci si aspetta che il settore dei prodotti per l’igiene riceverà un notevole impulso anche nella fase post-emergenziale sia dal lato dei prodotti ad uso professionale sia per quelli al consumo.
La riapertura delle attività con la conseguente necessità di ripristinare adeguate condizioni di lavoro, ma soprattutto di fornire a lavoratori e clienti prodotti disinfettanti per assicurare l’igiene delle operazioni non potrà che dare un ulteriore impulso al settore, che ha dimostrato peraltro una notevole reattività, assicurando le forniture anche a fronte di aumento di richieste che hanno raggiunto anche il 100% dei valori normali. ■
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Detergenza e Covid-19: che cosa è cambiato?
Dai dati del market monitor della detergenza, realizzato da Federchimica Assocasa (Associazione Nazionale detergenti e specialità per l’industria e per la casa) in collaborazione con Nielsen, è evidente come il periodo di emergenza da Covid-19 abbia inevitabilmente condizionato l’andamento del mercato nel periodo tra febbraio e maggio 2020.
I comparti della detergenza sono una fotografia chiara di questa emergenza: gli “altri” prodotti del cura casa , che nel 2019 nello stesso periodo pesavano solo il 2,9% del Cura Casa Assocasa, crescono del 59,8%. A guidare il trend sono proprio i preparati disinfettanti con un +100%.
Le candeggine sono la seconda categoria più dinamica e guidano
il trend dei coadiuvanti lavaggio nel post-covid, con una crescita del 53,3%, pari a 18 milioni di euro, contribuendo al 60% del trend coadiuvanti. Bene anche gli ausiliari per tessuti con una crescita del 33,1%. Gli “altri detergenti” generano il 76% della crescita totale detergenza, grazie al boom dei detergenti per superfici dure (+37,9%).
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I disinfestanti , invece, frenano e segnano -1,5%, complice il calo di attività all’aperto.
L’e-commerce nel settore cura casa cresce a ritmi sostenuti anche verso la fine del lockdown. Benessere e sostenibilità restano due importanti elementi di traino. In questo contesto l’industria
della detergenza ha guardato, con molta più attenzione, non soltanto alla soddisfazione dei bisogni delle famiglie in termini di igiene e pulizia della casa, ma anche alla sostenibilità per combattere sprechi e promuovere la convenienza, la praticità d’uso e il benessere in generale.
“In questo particolare momento che noi tutti stiamo vivendo come persone e come produttori - ha commentato il presidente di Assocasa Giorgio Dal Prato -, emerge con evidenza l’importanza e il ruolo fondamentale che l’igiene gioca nella vita quotidiana”.
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MONOSPAZZOLA mercato italiano fermo per l’effetto lockdown
Le aziende produttrici, superata la fase dell’emergenza COVID 19, guardano soprattutto all’estero, da dove giungono incoraggianti segnali di ripresa
Maurizio Pedrini
La monospazzola è senz’altro una macchina (a noi piace chiamarla così, non limitandone la definizione a semplice apparecchiatura) di grande importanza per chi opera nel settore delle pulizie professionali. Certo, molta acqua è passata sotto i ponti da quando, nel lontano 1958, Künzle & Tasin annunciarono la nascita della prima monospazzola professionale italiana, la mitica Golia, che allargava la sua specializzazione trattando superfici dal legno elvetico al marmo italiano. Ci riferiamo a una nicchia produttiva il cui peso specifico in termini di volumi produttivi, fatturato e mercato distributivo è certamente assai più limitato rispetto a quello dei grandi macchinari per le pulizie del settore, deputati al lavaggio meccanico dei pavimenti, ovvero lavasciugapavimenti e spazzatrici. Le monospazzola sono usate, specialmente dalle imprese di pulizia, sia per la manutenzione ordinaria che straordinaria di numerose tipologie di pavimentazioni: parquet, marmo, granito, cemento, resine, pietre
naturali, pvc, linoleum, cotto. Non sono molte – in verità - le aziende italiane del comparto professional cleaning che hanno deciso di puntare su questa produzione, investendo in ricerca e sviluppo per creare nuovi modelli capaci di competere sul mercato interno e internazionale. I margini di guadagno sono indubbiamente più limitati, rispetto alle “sorelle maggiori” e la tecnologia meno complessa, ma va detto che le industrie che hanno compiuto tale scelta vi si dedicano con grande impegno e ottimi risultati, tenendo alta la bandiera del Made in Italy, anche rispetto alla sempre agguerrita concorrenza cinese e di altri Paesi asiatici. Storicamente la monospazzola, nasce come un’inedita applicazione della lucidatrice a secco. Grazie a una vasta gamma di accessori intercambiabili, a seconda del numero dei giri eseguiti, la macchina è adattabile a numerose tipologie di lavoro. Le monospazzola si dividono in tre differenti tipologie: bassa velocità ST, con utilizzo specifico di pulizia e lavaggio di pavimenti e moquette, deceratura, cristallizza-
zione pavimenti, rilevigatura parquet; alta velocità HS – con utilizzo specifico di lucidatura, deceratura a secco; ultraalta velocità, per utilizzo specifico di lucidatura. Secondo il numero dei giri eseguiti da una monospazzola, è possibile – dunque – ottenere una pulizia più o meno aggressiva. Schematicamente, la monospazzola è composta da: manico con il timone di guida; motore elettrico di potenza; sistema di riduzione-aumento dei giri dal motore alla spazzola-disco; spazzola e/o disco trascinatore. Tre sono i principali accessori che si possono aggiungere: serbatoio per la soluzione detergente; vaporizzatore per pulizia spray o sistemi a secco; gruppo aspirante per l’eliminazione delle polveri. In base al lavoro da effettuare si potranno scegliere anche: dischi trascinatori (per pavimenti omogenei e lisci); dischi abrasivi; spazzole; pesi supplementari. Nel funzionamento della monospazzola occorre considerare attentamente il rapporto tra pressione sul pavimento e il numero di giri, che cambierà a seconda del tipo di pavimento da trattare. Ad esempio,
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per la pulizia ordinaria, sarà necessario imprimere maggiore pressione sul pavimento e avere un basso numero di giri. Anche se lo sforzo dei produttori è finalizzato a produrre macchine friendly, di sempre più facile impiego, sicure e perfettamente ergonomiche, parliamo pur sempre di una macchina ad uso professionale, che necessita di un addestramento specifico per essere adeguatamente manovrata e, soprattutto, per poterla usare al meglio: realizzando cioè trattamenti efficaci, impiegando soprattutto adeguati prodotti e validi dischi, determinanti per definire il numero di giri eseguiti dalla monospazzola.
LA MACCHINA IDEALE PER PULIRE GLI AMBIENTI INDOOR
Attualmente la monospazzola professionale è usata soprattutto dalle imprese di pulizia per igienizzare le superfici di hotel, ristoranti, uffici e industrie. Infatti, mentre agli esordi della macchina, pulire con monospazzola era sinonimo di lucidature a
secco di superfici e pavimenti, oggi il suo impiego si rivela assai valido per la levigatura di pavimenti realizzati con resine e per la pulizia della moquette. Tra le tipologie in commercio, è possibile pulire con monospazzola a bassa o ad alta velocità. Nel primo caso la si utilizza con spazzola o disco abrasivo non solo per pulire e lavare a fondo tutti i
tipi di pavimento ma anche per altre funzioni, quali la deceratura e la cristallizzazione delle superfici in marmo o per la ri-levigatura del parquet. La monospazzola a bassa intensità è particolarmente utile per il ripristino delle superfici. Viceversa, quella ad alta velocità si rivela preziosa sia per la lucidatura con cere morbide e metallizzate che per la deceratura a secco. Come accennavamo, il funzionamento ottimale di una monospazzola si ottiene mantenendo un adeguato rapporto tra pressione sul pavimento e numero di giri, sempre considerando il tipo di pulizia che si intende effettuare. In caso di pulizie ordinarie, è consigliabile applicare un’elevata pressione sul pavimento, mentre per la manutenzione delle cere meglio alzare il numero di giri ed esercitare una pressione inferiore. Pulire bene con la monospazzola significa impiegare intelligentemente la ricca gamma di accessori, standard e opzionali, che le case produttrici mettono a disposizione della clientela.
LA NUOVA FRONTIERA DELLE MONOSPAZZOLA ORBITALI: MINIMA FATICA E MASSIMO COMFORT
Innovative e multifunzionali, le nuove monospazzola orbitali rappresentano la vera novità emersa negli ultimi anni all’interno del settore: infatti sono state create apposta per rendere facile e veloce il lavoro su qualsiasi tipo di superficie. Il nuovo sistema che le caratterizza, frutto di combinazione di
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vibrazione orbitale e rotazione, consente la massima azione meccanica per la pulizia efficace. Il ridotto consumo chimico rende inoltre molto più semplice, pratico e veloce il trattamento di tutti i tipi di pavimentazione. A differenza delle tradizionali monospazzola, i consumi di acqua sono ridotti al minimo. Grazie al movimento orbitale, quest’ultima è maggiormente trattenuta dalla macchina e non spruzzata verso l’esterno. Riducendo il consumo del prezioso liquido, viene contenuto anche quello dei prodotti chimici. Il movimento oscillatorio ad alta frequenza e le ruote poggiate a terra permettono ai modelli orbitali lavorare in modo facile, all’insegna della massima ergonomia e manovrabilità, rivelandosi davvero ideali per trattamenti lunghi e gravosi anche per operatori poco esperti. La pista di lavoro, operando sempre in piano e grazie al movimento roto-orbitale, permette risultati eccellenti anche su pavimenti irregolari. Rispetto alle monospazzola tra-
dizionali, l’acqua e il detergente sono distribuiti in maniera uniforme sull’area da trattare, garantendo il loro impiego in misura ridotta. I consumi di energia sono limitati grazie al movimento oscillatorio che esercita una minore pressione. Adatta per trattamenti come lucidatura, deceratura, cristallizzazione, microlevigatura su marmo, cemento, pietre, parquet, cotto e gres, l’orbitale è ideale anche per la pulizia di superfici delicate come moquette e tappeti. La testata oscillante si adatta infatti a tutte le superfici e permette di lavorare agevolmente anche su pavimentazioni irregolari, riducendo al minimo lo sforzo dell’operatore. Gli accessori disponibili e le ruote antitraccia poggiate a terra, rendono il lavoro semplice ed efficace. Sfruttando il principio roto-orbitale con oscillazioni ad alta frequenza, l’orbitale sorprende per le basse vibrazioni e per l’ottima stabilità e manovrabilità. Anche le operazioni di cristallizzazione con lana d’acciaio risultano veloci, facili e senza sforzo. Il manico ergonomico, combinato con il telaio robusto e compatto, le grandi ruote ed il peso ridotto, rendono la monospazzola orbitale una macchina resistente, ma -allo stesso tempo- semplice da adoperare e trasportare.
MERCATO STABILE IN ITALIA, IN CRESCITA ALL’ESTERO, NONOSTANTE LA CONCORRENZA LOW COST
Il mercato delle monospazzola – dopo anni di leggera ma costante crescita - fino al termine del 2019 (in era pre-COVID), appariva sostanzialmente fermo: gli ultimi dati raccolti nel 2019 nella consueta indagine di mercato da
AfidampFAB (Associazione dei Fabbricanti e Distributori Italiani di Macchine, Prodotti e Attrezzi per la Pulizia Professionale e l’Igiene degli ambienti), raccontavano – per quanto riguarda l’Italia - di un calo del fatturato pari al13%, del 2018, rispetto al 2017, mentre le vendite erano cresciute soprattutto all’estero. Proprio sui mercati internazionali, la competizione con prodotti di qualità contenuta a basso costo sta lentamente diminuendo: i prezzi delle offerte più aggressive sono attualmente ridotti del 20-30% rispetto alla media europea, rendendo assai più evidenti le differenze in termini di qualità e servizi associati. Il prodotto Made in Italy aggiunge, alla indiscutibile qualità, la possibilità di scegliere, alternativamente all’acquisto, il noleggio tutto compreso, che consente di valutare i vantaggi dell’utilizzo di monospazzola più eleganti raffinate nel design. Sul quadro esistente fino al 2019, già decisamente stagnante sul fronte interno, si è abbattuta l’emergenza COVID 19, che ha messo a dura prova e in grossa difficoltà le nostre industrie produttrici. Ne abbiamo sentite alcune, attraverso la voce dei loro rappresentanti, per fare il punto della situazione, ponendo loro alcune domande.
Com’è andato, per la vostra azienda, il mercato delle monospazzole nel 2019? Qual era la tendenza in atto prima che scoppiasse l’epidemia da COVID 19? Erano emersi segnali positivi o perdurava una fase di stagnazione. Se sì più all’interno o all’estero? Per l’export, verso quali Paesi?
“Prima e post Covid19 - risponde Dante Rossetti, responsabile marketing di
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Lavorwash, industria mantovana leader nel settore della produzione di macchinari per la pulizia che dal 1975 offre gamme di prodotti complete e diversificate sia per utilizzo domestico che professionale -, come famiglia monospazzola, i dati erano sostanzialmente in linea con quelli degli anni precedenti. Sia in Italia sia all’Estero non avevamo registrato segnali di crescita importante”. Per Stefano Bellino, direttore commerciale Italia di Biemmedue, azienda di Chersco, in Piemonte, alle porte della Langhe: “il mercato della monospazzola appare stabile, con decisa contrazione in seguito alla pandemia da COVID. Il nostro export è rivolto principalmente all’Europa continentale e al bacino del Mediterraneo”.
“
Klindex - afferma l’AD Ercole Bibiano - progetta e costruisce a Monoppello, in provincia di Pescara, macchine per la levigatura, lucidatura, pulizia e il ripristino di qualsiasi pavimento e superficie. Non fabbrichiamo, perciò, la classica monospazzola bensì tecnologie specifiche, grazie alle quali in vent’anni di attività siamo riusciti a migliorare il lavoro svolto dalle grosse tradizionali levigatrici specialmente per
pavimenti in marmo. Per noi, il mercato interno alla fine del 2019 appariva stagnante, mentre quello estero, rivolto soprattutto alla Germania andava decisamente meglio”. “La prima parte del 2019 - afferma Giampaolo Ruffo, AD di TMB, azienda scaligera del Gruppo Comac, al vertice del comparto sia in Italia che all’estero -, per noi è stata molto buona, con un significativo aumento di fatturato, specie nell’export. Le premesse erano assai positive, poi purtroppo vi è stato un repentino rallentamento che ha preceduto il colpo di grazia avvenuto a partire dal febbraio 2020, col diffondersi della pandemia”. Il giudizio di Luca Pedrotti sales & marketing Director presso Ghibli&Wirbel, azienda di Dorno (Pavia), sorta dall’unione delle due eccellenze italiane del cleaning professionale, è preoccupato: “Il mercato della monospazzola è sicuramente stagnante. Il 2019, per noi, è stato in flessione sul 2018. Però va anche precisato che durante il periodo COVID in alcuni Paesi abbiamo registrato una forte crescita, riuscendo ad aggiudicarci delle importanti consegne in gare d’appalto. Invece, per quanto concerne, più in generale, la distribuzione in Italia e all’estero, dobbiamo riconoscere un’inevitabile contrazione dei volumi, dovuta alla chiusura dei nostri tradizionali canali distributivi”. Gli fa eco Giorgio Fraschini, general manager di Künzle & Tasin, storico marchio di Cinisello Balsamo, alla periferia di Milano, che ha legato indissolubilmente il suo nome a quello della monospazzola Made in Italy: “Il nostro 2019 è stato senz’altro positivo e anche il 2020, nonostante il COVID, è andato ben oltre le aspettative. Dunque, possiamo solo essere compiaciuti di tutto ciò, perché non era lecito aspettarsi di più. Ora siamo impegnati nel trasloco presso la nuova sede, che sarà operativa a partire dal prossimo autunno, con nuove linee produttive e grandi ambizioni di crescita, con l’obiettivo di soddisfare al meglio le esigenze dei nostri clienti”. “Per noi - precisa Nico Trotta Marketing Manager di Kärcher Italia, maggior produttore mondiale di macchine per la pulizia con sede principale a Winnenden in Germania -, è un mercato abbastanza stabile che nel
corso del 2019 non ha subito particolari oscillazioni. Il 2020 ha confermato la tendenza in atto, per noi soddisfacente”.
Parliamo della difficile situazione che avete dovuto affrontare con l’emergenza COVID e di come vi state muovendo nel post COVID, nella cosiddetta FASE 2. Cos’è cambiato nel vostro modo di produrre e vivere l’azienda. Il mercato si è fermato?
“Abbiamo provato a seguire la richiesta dei clienti in merito a prodotti per la sanificazione delle superficirisponde Bellino -, e la cosa ha fun-
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Luca Pedrotti, Ghibli & Wirbel
Giampaolo Ruffo, TMB
Ercole Bibiano, Klindex
zionato. Alla vigilia della pausa estiva si percepisce una pausa generale anche nel mercato, che resta in attesa di idonei incentivi”. “Direi - riprende Trotta - che in generale non vi è stato uno stop netto, com’era presumibile, anzi il comparto sta lavorando bene, in particolare nei prodotti per sanificazione. Questa condizione, di fatto, ha offerto alle aziende del settore, compresa la nostra, la possibilità di ravvivare e presentare anche altre categorie di prodotto”. “La domanda si è completamente fermata - precisa Ruffoperché durante il lockdown nessuno lavorava, però le nostre aziende e TMB in particolare, non sono rimaste certamente con le mani in mano. Come Gruppo Comac ci siamo impegnati a produrre una nuova gamma di sanificatori e i nostri progettisti hanno messo a punto un nuovo modello di
monospazzola dotata di spray con apposita soluzione disinfettante in grado di sanificare la pavimentazione agendo in combinazione con la forza rotante della macchina”. “Il periodo del COVID per la nostra azienda, situata a pochi chilometri di distanza da una delle prime zone rosse individuate e isolate nel nostro Paese, non è stato certo facile - precisa Pedrotti -, ma siamo stati in grado di reagire con grande determinazione, mantenendo la produzione anche in questa importante nicchia e presidiando i mercati internazionali. Alcuni mercati hanno risposto molto bene, come quello del Medio Oriente, con segnali che inducono a un cauto ottimismo. L’Italia langue, soprattutto in riferimento alla distribuzione standard, perché il lockdown ha inciso parecchio. Siamo, però, fiduciosi in quanto, grazie all’organizzazione centralizzata dei nostri magazzini e dei partner, possiamo gestire i picchi di domanda in tempi molto rapidi, facendo fronte alle richieste per nuovi appalti o improvvisi incrementi nella domanda di monospazzola. Inoltre, nell’ottica di mantenere e consolidare i rapporti con la propria Supply Chain, Ghibli Wirbel ha realizzato un sistema di commercio elettronico dedicato ai dealer, con la possibilità di accedere agli esplosi di tutte le macchine, per potere ordinare autonomamente i ricambi necessari”.
“Come
-,
ci siamo mai fermati, se non pochi giorni in pieno lockdown. In azienda sono stati adottati fin da subito tutti i protocolli e implementati anche oggi. Il mercato ha rallentato ma mai fermato e in questi ultimi mesi stiamo cercando di recuperare questo rallentamento”.
riconoscere
Quali sono i punti di forza - in termini di affidabilità, ergonomia ed efficienza assicurati dalle vostre macchine? A quali esigenze di mercato vanno incontro? “Sicuramente - riprende Pedrotti -, il nostro principale punto di forza rispetto alla concorrenza è rappresentato dal fatto che la nostra monospazzola è interamente realizzata in house. Quindi tutta la componentistica, a partire dal motore, è interamente realizzata in casa. Il che si traduce in termini di ricaduta sulla qualità e sul maggior bilanciamento possibile del prodotto anche in termini di affidabilità. Anche la ricca gamma di monospazzola orbitali, introdotta negli ultimi anni, va senz’altro a consolidare la nostra forza in termini di prestazione delle macchine proposte dal nostro marchio”. “Il prezzo - afferma Trotta - gioca ancora un ruolo chiave nella scelta del prodotto e tante volte questo va a discapito della qualità delle macchine che arrivano sul mercato. Considerazioni economiche a parte, in generale la richiesta in tutti
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MERCATO
Lavor - interviene Rossetti
devo
che non
Stefano Bellino, Biemmedue
Nico Trotta, Kärcher Italia
i settori è di macchine versatili, per un utilizzo facile e intuitivo ma anche affidabili e performanti, a garanzia di un lavoro perfetto. Da ultimo, particolare molto importante, l’attenzione si è rivolta anche ai consumi, con una preferenza accordata a tutti quei prodotti in grado di far conseguire un cospicuo risparmio energetico a parità di risultato. Le monospazzola Kärcher garantiscono risparmio di costi ed elevata manovrabilità da parte dell’operatore”. “A livello di utilizzo e impiego - spiega Rossetti - il settore non ha avuto particolari esigenze. Con il COVID 19 qualche richiesta in più legata per altro alla pulizia di superfici e pavimenti. Come gamma Lavor offriamo una linea completa e adatta alla maggior parte degli impieghi”. “L’esperienza maturata in tanti anni di attività nel settore e l’ascolto della clientela - interviene Ruffo -, sono stati il primo, fondamentale punto fermo sul quale costruire il progetto delle orbitali, che oggi caratterizza la nostra offerta di monospazzola, con una gamma assai completa ed estremamente competitiva. Davvero preziosa, al riguardo, si è rivelata l’accurata analisi comparata dei limiti espressi dalle macchine tradizionali. Gli interrogativi di fondo hanno riguardato subito alcuni punti critici dei modelli esistenti sul mercato, per riuscire a dare, soprattutto, una risposta efficiente ed esaustiva alla domanda principale: di quante macchine ci si deve servire nello svolgimento del lavoro, se per ogni applicazione sono necessari un diverso peso, numero di giri e potenza? La soluzione al quesito ha comportato la ricerca di strategie e percorsi del tutto inediti, che hanno portato il team del settore ricerca e sviluppo a ideare e sperimentare un nuovo modello di monospazzola: pratica, veloce, semplice da utilizzare e, soprattutto, adatta a trattare al meglio qualsiasi tipo di pavimentazione”. “Le monospazzola Biemmedue - spiega Bellino - vengono principalmente distribuite da importatori e distributori cleaning e sono applicate nella manutenzione di stabili”. “Le nostre monospazzola - afferma Fraschini - sono versatili, robuste ed efficienti; consentono soprattutto di affrontare diversi tipi di intervento come lavaggio, pulizie
di fondo, deceratura, lucidatura o cristallizzazione. Permettono di lavorare su tutti i materiali: pavimenti tessili, cotto, pietra, gres, klinker, marmo. Sono macchine universali, semplici e affidabili che danno ottimi risultati in modo pratico, economico, veloce”.
Veniamo ai nuovi progetti avete intrapreso di recente: quali feed back avete registrato da parte del mercato? “Ricordo su tutti la Micro Tor che abbiamo proposto con successo all’ultima edizione della Fiera Pulireprecisa Ruffo - una piccola macchina orbitale per lavorazioni su gradini e in posti angusti. Molta attenzione da parte del mercato aveva suscitato il lancio della nuova orbitale a doppia velocità, che offre la possibilità di abbinare la facilità d’uso delle orbitali a lavorazioni quali lucidatura e ceratura. In questi anni siamo stati molto attenti all’ergonomia, all’ottimale rapporto qualità prezzo e all’innovazione. Continueremo sicuramente su questa strada, con la massima determinazione, come da sempre ha fatto il Gruppo Comac”. “Anche a causa del COVID 19 - interviene Rossetti -, in questi mesi ci siamo concentrati su sviluppo di prodotti più in linea con le
richieste del mercato, in particolare lavasciuga e sprayers per la sanificazione di superfici e ambienti. Vedremo di recuperare e terminare i progetti in corso sulla gamma monospazzole entro fine anno”. “Penso - aggiunge Trotta - alla monospazzola Kärcher BDS 43/150 C Classic: dotata di un eccellente rapporto qualità prezzo è molto versatile per pulire a fondo i pavimenti. Monta un motore potente da 1.500 Watt ed è adatta sia per i pavimenti elastici sia per quelli duri; ha un›ampiezza di lavoro di 430mm ed è ideale per le imprese di pulizia. Il disco trascinatore non necessita di manutenzione perché è composto di ingranaggi in metallo molto resistenti e durevoli, perciò non si affronteranno più i costi di manutenzione per gli ingranaggi a cinghia”. “Non ho in mente un modello in particolare - afferma Pedrotti -, perché l’intera nostra gamma ampia e strutturata, è interamente assai innovativa, frutto di oltre quarant’anni di esperienza nello sviluppo di questa specifica famiglia di macchine. Altamente professionali, ergonomiche ed equilibrate, le nostre monospazzola sono apprezzate da sempre dal mercato per le loro caratteristiche di robustezza, stabilità e affidabilità”. ■
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L’ARTE di comunicare con clienti arrabbiati
Iniziamo con una buona notizia: nella gestione efficace di un cliente arrabbiato risiede una rilevante fonte di business.
Secondo John Goodman (Quality Progress, Vol. 39; N. 2, febbraio 2006), il 95% dei clienti i cui problemi sono stati risolti rapidamente ha affermato che avrebbe acquistato ancora dallo stesso fornitore. Ma c’è di più. I primi risultati della ricerca di Goodman, pubblicati nel 1988, evidenziano che l’8% dei clienti con problemi risolti rapidamente ha dimostrato maggiore fedeltà al fornitore rispetto a coloro che invece non hanno mai avuto alcun problema. Risolvere il problema di un cliente, quindi, non significa solo agire (doverosamente) su un disservizio che avete creato, bensì occuparvi del vostro sviluppo futuro. Il segreto sta tutto in come farlo.
Gestire un cliente arrabbiato: le quattro fasi
La Tecnica di Gestione del Cliente Arrabbiato è un processo in quattro fasi che non solo affronta i problemi nel presente, ma crea anche una relazione positiva per il futuro. Abbiamo avuto il piacere di essere scelti da Shelle Rose Charvet (esperta di fama internazionale e ideatrice della metodologia di analisi del profilo linguistico comportamentale degli individui denominata LAB Profile®) per tradurre e curare l’edizione italiana del suo ultimo libro “Non ci sono più i clienti di una volta! – Nuove strategie per nuovi clienti”.
Una sezione importante del libro è dedicata proprio alle quattro fasi della gestione del cliente arrabbiato ai fini di riconquistarne la fiducia e di aumentarne la fidelizzazione utilizzando,
incredibile ma vero, proprio un disservizio come strumento di leva. Ovviamente, non possiamo riassumere tutto il libro in questa sede, ma abbiamo pensato di fare cosa gradita offrendo uno spunto e mostrando nella pratica il risultato dell’applicazione efficace di queste tecniche.
Prima di tutto partiamo da un concetto tanto banale quanto difficilmente applicato: “Per fare in modo che le persone vi accompagnino dove volete andare, dovete incontrarle dove sono e non pretendere semplicemente che siano già dove vorreste che fossero”. Si tratta, “semplicemente”, di recarsi alla fermata dell’autobus in cui si trovano i vostri clienti e invitarli a salire sul vostro bus per accompagnarli dove volete che arrivino. Pare scontato, ma quante volte vi è capitato di vederlo fare?
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Vi basta calmare il cliente arrabbiato e poi rimediare o preferite motivarlo a continuare a fare affari con voi?
Fabrizio Pirovano
Marco Monti
A questo importante concetto aggiungiamo una verità che molti già conoscono e che costituisce un principio di base del problem solving efficace: “Gli esseri umani non possono essere emotivi e logici allo stesso tempo. Se sono arrabbiati prima dovrete affrontare il loro stato emotivo e poi il loro problema”. Non c’è modo di aiutare un cliente a risolvere un problema mentre è in uno stato emotivo negativo. Quando siamo arrabbiati, la mente è impegnata nella gestione delle emozioni e non è in grado di raccogliere contemporaneamente altre informazioni. Questo effetto deriva da un retaggio ancestrale degli esseri umani che gli studi del prof. Paul Ekman hanno definito come “periodo refrattario”. Proprio per questo il cliente non starà a sentire ciò che gli dite fino a quando non gli avrete dimostrato di averlo ascoltato fino in fondo onorando la sua emotività.
Dimostrare empatia
I primi a non considerare questa importante chiave di lettura sono, purtroppo, proprio gli addetti alle vendite che, nella maggior parte dei casi, sono stati formati a mantenere la calma,
mentre i loro clienti si infuriano. Se utilizzate anche voi la strategia di mantenere la calma, sappiate che il vostro cliente potrebbe essere indotto a pensare che restate calmi perché i problemi sono la norma quando si lavora con la vostra azienda; o che tutti i problemi vi sono già noti da tempo o, peggio ancora, che non vi importa. A livello inconscio, non dimostrare rispetto per lo stato emotivo del cliente può addirittura portare a credere che non lo consideriate come persona.
D’altro canto, se asseconderete lo stato d’animo del cliente, questi penserà di poter condividere la propria frustrazione. In buona sostanza: di fronte a un cliente contrariato, non mostratevi calmi, ma mostratevi contrariati (per lui e non con lui, ovviamente!). Questo non significa dare ragione a priori a un cliente, bensì mostrare di comprenderlo a fondo per poi intervenire con il fine di recuperare una relazione.
Ricalco
Il filo conduttore comune a tutte le quattro fasi che il libro di Shelle descrive consiste nell’incontrare il
cliente nello stato emotivo in cui si trova, rispecchiandone l’atteggiamento. La programmazione neuro linguistica lo chiama ricalco.
Ora, provate a pensare alle volte in cui siete stati clienti arrabbiati e provate a pensare a quante volte vi siete sentiti veramente “accolti” (“ricalcati”) dal vostro fornitore. Anche pensando unicamente ai casi in cui hanno risolto il vostro problema, potreste definire quelle esperienze “memorabili”? Probabilmente no. Non basta infatti che un problema venga risolto (lo tendiamo a dare per scontato), vogliamo avere la sensazione di sentirci profondamente capiti nella condizione di disagio che stiamo vivendo. Questo è il vero segreto: non opporsi al fatto che il cliente sia arrabbiato perché ne ha facoltà. Invece di inveire contro di lui lasciate sfogare e cercate di capire qual è l’obiettivo per trovare insieme la soluzione opportuna. Soluzione che potrebbe anche essere diversa da quella attesa dalla controparte, pur sempre più accettabile se l’impostazione della relazione è basata su quanto sopra indicato invece che sul rifiuto.
Meditate, gente, meditate. ■
Il CONCORSO di responsabilità
Come funziona l’obbligo risarcitorio e come agire in caso di danni provocati a terzi
Filippo Cafiero
Relativamente al prodotto frutto dell’intervento di più soggetti, questi possono essere chiamati a rispondere, tutti, per responsabilità concorrente e solidale. Comprendiamo meglio di cosa si tratta e quali sono le cautele necessarie. Il precedente intervento su quelle nuove filiere determinate dalla sempre più incalzante richiesta di materiali e prodotti ricercati (Dimensione Pulito n. 6 2019) ha messo in luce la necessità della particolare attenzione da dedicare ai rapporti con i partner, ancor di più con l’avvio di veri e propri nuovi percorsi produttivi. E non solo per la
regolamentazione del rapporto. La diversa possibile articolazione contrattuale di simili intese ha infatti evidenziato il conseguente diverso atteggiarsi del fondamento sia della responsabilizzazione del partner sia della responsabilità per quanto si andrà a realizzare. Stante ciò e considerando, poi, che relativamente al prodotto frutto dell’intervento di più soggetti, questi possono essere chiamati a rispondere, tutti, per responsabilità concorrente e solidale, è utile soffermarsi adesso anche su quest’ultima forma di responsabilità, non escluso proprio per comprendere meglio quelle necessità di cautele di cui detto al precedente numero.
Corresponsabilità, facciamo chiarezza
Tutto ruota intorno al principio per cui, quando un fatto motivo di danno si articoli in una pluralità di azioni od omissioni poste in essere da più soggetti, tutti (questi soggetti) possono essere considerati corresponsabili e in solido. Tutti, cioè, possono essere chiamati all’obbligo risarcitorio conseguente e ciascuno può essere chiamato a rispondere in solido con gli altri. In particolare, per quei fatti che sono la conseguenza delle cosiddette concause, ovvero l’effetto di una pluralità di azioni concorrenti: fatti di danno per i quali il nesso di causalità tra fatto ed
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evento non è escluso dal concorrere di altri fatti. Tutti i concorrenti alla determinazione di quel fatto sono, dunque, tenuti solidalmente, perché corresponsabili, a sopportarne le conseguenze.
In questa responsabilità in realtà ciò che rileva non è quanto in sé messo in atto o anche solo omesso, ma il fatto dannoso, il danno, ovvero che queste azioni od omissioni siano legate da un vincolo di interdipendenza e come tali abbiano concorso in maniera efficiente alla produzione dell’intero danno. Una responsabilità concorrente che deriva, dunque, dal fatto che le diverse azioni od omissioni, anche se distinte, abbiano, ciascuna, concorso a produrre il fatto di danno, ma anche se diverse per contenuto e autore; purché abbiano concorso in maniera efficiente.
In tutti questi casi, in realtà, la legge si preoccupa di dare la più ampia tutela al danneggiato e, proprio per questo, nonostante la diversità delle azioni e dei soggetti, attribuisce la responsabilità ai diversi autori, insieme, per l’unicità del danno, cioè per quel danno inteso come unico nella sua manifestazione, anche se determinato da comportamenti diversi e temporalmente distinti, purché ciascuno idoneo a produrlo, proprio come unico danno.
Come agire?
Si pensi all’ipotesi in cui le diverse azioni si pongano come “segmenti” di un’unica catena causale di contro alle ipotesi in cui si pongano come episodi autonomi che hanno dato vita a danni diversi, dei quali solo il partecipante a ciascun episodio può essere ritenuto responsabile. L’unico rimedio dunque per rimanere estranei a questi addebiti di responsabilità concorrente è dimostrare, poi, ovvero una volta coinvolti, che quel danno non è unico, cioè come determinato nel suo insieme dalle più e diverse condotte, ovvero che non può ritenersi unitaria la serie causale di condotte che ha portato ad esso, ovvero, ancora, che si sia trattato di episodi autonomi e scindibili che hanno prodotto danni distinti. Unicamente in queste ultime ipotesi ciascuno risponderà del solo fatto di danno rispetto al quale la sua condotta si è posta come causa efficiente. Il che significa che solo in queste ipotesi potrà
farsi valere la propria estraneità, non essendo responsabili dei danni che non si è concorso a provocare. Certamente questo non sarà facile da provare. E a chi dovesse contestare che si tratta di circostanze più teoriche che concrete, non si può dare torto. Motivo in più, allora, per ritornare a riporre la giusta attenzione fin dall’inizio del rapporto che si va a instaurare con i partner. Ma motivo in più pure per non sottovalutare altri due particolari aspetti della cooperazione o collaborazione imprenditoriale.
L’uno riguarda la parificazione tra azione e omissione: l’omissione intesa come il non aver compiuto un fatto o il non aver tenuto un comportamento ai fini della responsabilità per danno è pari all’azione o al comportamento dannosi se a compiere l’azione omessa si sarebbe impedito quel danno o ridotte le conseguenze.
L’altro: l’omissione altrui che si rivela poi fonte di danno non libera da responsabilità chi interviene successivamente, quando si aveva il dovere e le competenze per verificarlo e rendersene conto.
Responsabilità, subappalto e subfornitura È evidente allora, a questo punto, anche il perché del riferimento nel precedente articolo al subappalto e alla subfornitura. Se l’appaltatore è inevitabilmente chiamato a rispondere dell’operato del subappaltatore, senza mezzi termini e senza scusanti validamente opponibili al suo committente,
per converso anche il subappaltatore può essere chiamato a responsabilità insieme con l’appaltatore laddove abbia accettato di eseguire dei lavori in base a un procedimento tecnico non corretto e magari suggeritogli dall’appaltatore al fine di ottenere un risparmio di tempi e di costi.
Il subappaltatore è infatti sempre tenuto alle regole dell’arte e per questo deve verificare, rendersi conto e opporre a chi lo incarica, gli inconvenienti che possano recare pregiudizio all’esecuzione dell’opera, anche solo o per risultati o per tempi. Diversamente, invece, con riguardo alla subfornitura, trattandosi di rapporto di dipendenza tecnica nel quale il subfornitore generalmente non ha spazio per agire in autonomia rispetto alle direttive del committente e per cui sarà più difficile individuarne margini di responsabilità autonoma e propria. Ovviamente, tranne che per il caso di mancata segnalazione della evidente inidoneità o difettosità dei materiali ricevuti dal proprio committente. Tutto ciò non toglie però che relativamente ai rapporti interni tra i diversi partecipanti a questa responsabilità concorrente sia posta in essere una regolamentazione particolare e propria per quel singolo caso o una regolamentazione che tenga conto di aspetti frutto di un’apposita convenzione tra loro. Sia per un diverso grado di partecipazione dei corresponsabili all’unico danno, sia per l’eventuale esclusione di qualcuno. Ma di questo si vedrà in altra occasione. ■
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Se un dipendente contrae il COVID-19
Quali precauzioni, accorgimenti e attività mettere in campo per limitare rischi e responsabilità. La parola all’esperto
Paolo Bossi, avvocato penalista del foro di Varese
La crisi pandemica che ha creato drammatiche conseguenze sulla salute pubblica e alla già fragile situazione economica del nostro Paese, presenta per i datori di lavoro un ulteriore aspetto critico legato alle responsabilità di natura giudiziaria in caso di contrazione del virus COVID-19 da parte di loro dipendenti o di terzi utenti dell’impresa.
In primo luogo è evidente che la scoperta di un dipendente positivo all’infezione da Coronavirus (SARS – Cov-2), determina possibili conseguenze legali a carico del datore di lavoro.
La contrazione del contagio è giuridicamente qualificata come un infortunio; depongono in modo chiaro in tal senso sia l’art. 42 del “Decreto Cura Italia” che la circolare INAIL n. 13/2020 (si riporta per completezza in calce all’articolo il testo delle due disposizioni).
Sul piano giudiziario possono profilarsi quindi responsabilità di natura civile, penale e amministrativa ex D.lgs. 231/2001.
Sul piano penale possono ipotizzarsi i delitti di lesioni colpose e di omicidio colposo, in caso di decesso da contagio.
Sul piano civile sono possibili azioni risarcitorie del lavoratore contagiato, nonché da parte di INAIL in caso di rivalsa. In base infatti agli artt 10 e 11
del D.P.R. 1124/1965, il Datore di Lavoro può essere chiamato a rimborsare il quantum versato dall’Istituto ai lavoratori infortunati.
Il rischio di azioni dirette del lavoratore può avere ad oggetto l’ulteriore danno differenziale, atteso che INAIL eroga un indennizzo e non copre il danno nella sua completezza, potenzialmente rilevante, in ragione dei danni alla salute ed alla vita relazionale del contagiato. L’inquadramento della situazione del dipendente contagiato, come infortunio sul lavoro, desumibile dall’art. 42 del Decreto Cura Italia e dalla circolare 13/2020 di INAIL, ha generato preoccupazioni e dibattiti per le possibili responsabilità dei datori di lavoro. Va di certo premesso come non si debba dimenticare che siamo in presenza di un fenomeno di portata epocale ed eccezionale, trattandosi di una pandemia, con oggettive difficoltà gestionali enormi a livello sovranazionale, nazionale, regionale e di tutti i soggetti pubblici preposti alla tutela della salute pubblica, tale da fare ipotizzare scenari di interpretazione di eventuali colpe legali, che presentano connotati di novità del tutto peculiari. È comunque necessario chiarire come la scoperta di un dipendente positivo al virus, non determini acriticamente,
di per sé, responsabilità giudiziarie a carico dell’imprenditore. Devono in concreto sussistere le seguenti condizioni:
1. La prova che il dipendente abbia contratto il virus in occasione di lavoro.
2. La prova che sussistano omissioni e/o carenze nell’apparato di misure preventive adottate in azienda per la sicurezza dei lavoratori.
Sotto il primo profilo è evidente che si tratta di prova per nulla semplice. Non è chiaramente possibile stabilire il momento preciso di contrazione dell’infezione.
In ragione di un periodo di incubazione che scientificamente può arrivare sino a due settimane, determinare se il contagio è stato contratto in ambito lavorativo anziché in qualsivoglia altro contesto di vita, è molto difficile.
In sede penale grava sull’accusa l’onere della prova e quindi quello di dimostrare che il contagio è stato contratto in ambito lavorativo e non altrove.
In sede civile l’onere della prova grava sull’INAIL in caso di azione di rivalsa, mentre in caso di azione per danno differenziale del lavoratore, stante il profilo di responsabilità che grava sul datore di lavoro ex art. 2087
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codice civile, si determina, una volta dimostrato che l’infezione è da ricondursi all’ambito lavorativo, una inversione parziale dell’onere della prova, ponendo a carico del datore di lavoro l’onere di dimostrare di avere adottato tutte le misure possibili per evitare il verificarsi dell’evento e cioè, nel caso di specie la contrazione del contagio. Mantenendo fede al compito di un vadecum snello e non troppo tecnico, la cifra del compito che grava sul datore di lavoro al fine di contenere al minimo i rischi di responsabilità legali, è quella di adottare con la massima attenzione tutte le misure preventive e di cautela.
Va prestata la massima cura, con adeguato impiego di risorse, al rispetto dei contenuti del protocollo condi-
viso fra Governo e Parti Sociali del 24 aprile 2020, nonché della normativa emergenziale ex art. 2, comma 6°, DPCM 26 aprile 2020. È necessario applicare e conservare traccia documentale, che dimostri l’assolvimento degli obblighi: ■ di informazione ai dipendenti ed ai terzi che entrano in contatto con l’ambito lavorativo, ■ di formazione dei dipendenti sul tema e di adeguamento del DVR, ■ delle attività di prevenzione messe in campo (distanziamento, rilevazione della temperatura ecc.), ■ della sorveglianza sul loro rigoroso rispetto, soprattutto in punto di effettivo utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti ecc.).
Tanto più saranno le misure adottate, tanto più il rischio di attribuzioni di responsabilità dovrebbe diminuire.
Con un esempio improprio, il datore di lavoro che si sia rivolto a un virologo, per una consulenza, si porrà in una posizione di massimo avvicinamento alla soglia di tutto quanto poteva fare per minimizzare il rischio di contagio e la stessa funzione sarà rappresentata dalla condivisione e concertazione dei protocolli di sicurezza con i sindacati e le rappresentanze dei lavoratori.
È evidente, come detto, che in proiezione giudiziaria, altrettanto importante sarà dare prova degli sforzi messi in campo, attraverso una completa e ordinata conservazione della documentazione di quanto fatto.
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Per quanto attiene poi al profilo di responsabilità della società ex D.lgs 231/2001, è possibile che, in caso di contagio del dipendente e conseguente responsabilità del datore di lavoro, venga mossa anche una contestazione di questo tipo.
Infatti nel novero dei reati presupposto l’art. 25 septies ricomprende quelli di lesioni gravi ed omicidio colposo. La normativa in parola ha introdotto una forma di responsabilità a carico delle imprese, per una lista di reati che possono essere commessi dal personale a favore o nell’interesse dell’azienda stessa.
Tale responsabilità si aggiunge a quella della persona fisica che ha realizzato materialmente il reato.
Semplificando, l’organizzazione datoriale deve dotarsi di un sistema di prevenzione del rischio di commissione di reati al suo interno, realizzando un modello che analizzi i profili di rischio per ognuno dei reati presupposto ed
indicando le misure atte a prevenirne la commissione.
Va nominato un Organismo di Vigilanza che presieda al controllo dell’adempimento del modello e del suo adeguamento.
Rimanendo sul tema del contagio in ambito lavorativo, l’eventuale attribuzione di responsabilità penale al datore di lavoro, può comportare per la società, anche la contestazione ex D.lgs 231/2001, qualora la stessa non abbia adottato il modello o lo stesso, se presente, non sia ritenuto adeguato.
In ragione della portata molto afflittiva delle sanzioni previste da questa norma, è opportuno che le società che ne sono prive si conformino, adottando il modello, mentre per quelle che ne sono provviste, l’Organismo di Vigilanza sarà chiamato a verificare il corretto funzionamento e l’osservanza del Modello di Organizzazione e Controllo. Certo nella valutazione del grado di sufficienza delle misure preventive messe
in atto, l’esistenza di un “sistema” 231/2001, non può che assumere un peso positivo in sede giudiziaria. Sarebbe auspicabile comunque che si trovasse un equilibrio di buon senso tra il sacrosanto dovere di tutelare la salute sul luogo di lavoro al meglio del possibile e la possibilità di produrre, senza la spada di damocle di un processo, a fronte di un fenomeno di questa portata epocale.
Pur nella consapevolezza del rischio che un dipendente contragga il contagio, magari al di fuori dell’ambito lavorativo, sarà l’applicazione puntuale delle misure precauzionali a contenere i pericoli sia di diffusione nell’azienda dell’infezione, che di eventuali problemi giudiziari.
Con un esempio banale, la rilevazione della temperatura svolta con zelo, consentirà di allontanare il soggetto a rischio, mentre atteggiamenti lassisti apriranno varchi di pericolo di diffusione del contagio. ■
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La trasformazione del LAVORO
Come si sta evolvendo il mercato del lavoro e come prepararsi alle nuove competenze richieste
Imacro trend che stanno influenzando l’economia e quindi il mercato del lavoro, riguardano elementi sociali e politici a livello globale, perché come abbiamo visto con la recente pandemia, le radici del cambiamento non necessitano più di una connotazione di vicinanza geografica, ma riguardano la complessità del sistema.
I più citati e discussi macro trend a cui prestare attenzione sono:
■ la globalizzazione, fenomeno attivo e presente da due decenni che non accenna a fermarsi;
■ i cambiamenti climatici che portano alla nascita di nuovi settori econo-
mici e di nuove professioni come quelle legate alla green economy;
■ il cambiamento demografico che vede l’innalzamento dell’aspettativa di vita e una riduzione della natalità nei paesi OCSE e quindi la nascita del business della terza età legata all’aumento della domanda di beni e servizi per questa fascia di popolazione;
■ il fenomeno migratorio che contribuisce al cambiamento della forza-lavoro e che è a sua volta, legato ai cambiamenti climatici (si stima che nei prossimi decenni i cambiamenti climatici favoriranno ulteriori spostamenti di masse imponenti di persone).
Francesca Scelsi
Insieme a questi mastodontici fenomeni, ce n’è ancora uno che sicuramente merita attenzione e che appare maggiormente visibile e pragmatico per tutti noi: la digitalizzazione e la rivoluzione tecnologica
Secondo il World Economic Forum saranno i fattori tecnologici a farla da padroni nel cambiamento; alcuni effetti sono visibili già oggi ma il dato rilevante è che nei prossimi 4 anni verranno creati 2 milioni di posti di lavoro e contemporaneamente ne verranno distrutti 7 milioni a livello globale. L’utilizzo del Cloud, del Mobile, la flessibilizzazione del lavoro (smart working), l’avvento dei Big Data e dell’Internet
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of Things sono fra i principali fattori che stanno già comportando stravolgimenti nel mercato del lavoro. La pandemia ha inoltre accelerato il processo di adozione tecnologica da parte delle aziende che in 50 giorni hanno avuto l’evoluzione tecnologica e digitale che avrebbero avuto in 5 anni.
Quali sono le professioni maggiormente a rischio?
“I lavori sono più sostituibili quanto più si scompongono in problemi da risolvere anziché in obiettivi da raggiungere”. Significa che se svolgiamo una professione in cui le nostre attività sono composte da sequenze standardizzate quel lavoro è ad alta sostituibilità, viceversa se svolgiamo una professione in cui siamo a chiamati a risolvere dei problemi per raggiungere degli obiettivi avremo un lavoro dalla vita più lunga; le componenti della creatività e dell’autonomia risultano fondamentali in questo tipo di discernimento.
Dobbiamo spostarci dall’approccio operativo all’approccio consulenziale, dal fare all’essere, ovvero ad utilizzare oltre alle competenze e conoscenze tecniche, tutto ciò che ha a che fare con la relazione, la comunicazione e l’intelligenza sociale ed emotiva. Questo significa che anche professioni che richiedono alti livelli di conoscenze
teoriche, potrebbero non essere al sicuro se non hanno fatto a tempo ad abbracciare l’approccio consulenziale.
È già noto il caso della prima “assunzione” di un algoritmo (o avvocato-robot) al posto di un professionista in uno studio legale americano (studio Baker & Hostetler) ed è quindi sempre più evidente che i settori applicativi delle tecnologie potranno essere i più disparati.
Inoltre, secondo la ricerca condotta da C.B Frey e M. Osborne, “The Future of Employment”, saranno colpite dalla distruzione di posti di lavoro anche le categorie professionali legate alla vendita, ai servizi, alla logistica e ai trasporti perché maggiormente predisposte all’adozione della tecnologia.
In questo scenario compenseranno invece (parzialmente) l’area finanziaria, il management in genere, il mondo dell’informatica e dell’ingegneria.
Quali saranno le competenze richieste dal mercato?
Secondo una recente indagine (2019) condotta dalla società McKinsey e divulgata dal World Economic Forum è previsto un cambiamento in termini di ore lavorate, delle skills maggiormente richieste dal mercato del lavoro da qui al 2030.
PROFESSIONE
Francesca Scelsi è consulente di carriera, Professional Counselor e Formatrice in ambito soft skills. Fonda il brand Jobscouting.it (www.jobscouting.it) e lavora come esperta di tecniche per la ricerca del lavoro, fornendo servizi a privati, enti e aziende sulle tematiche di comunicazione, orientamento e cambiamento professionale.
La ricerca divide le skills in 5 categorie e prevede una riduzione dell’utilizzo delle skills manuali e fisiche così come di quelle cognitive di base.
Al contrario si può notare un aumento della domanda delle skills cognitive elevate (pensiero laterale, creatività, gestione della complessità), delle skills emotive e relazionali (empatia, comunicazione efficace, apprendimento continuo) e un’impennata delle skills tecnologiche (analisi dati, programmazione avanzata, capacità legate al mondo IT) come mostra il grafico qui riportato.
Per questo motivo l’apprendimento continuo e il lifelong learning sono due leve essenziali sulle quali ciascun lavoratore è chiamato a costruire la propria employability ovvero la propria: “capacità di adattarsi alle mutevoli situazioni di mercato, reinventandosi ruoli e mansioni, utilizzando il proprio mix di competenze tecniche, manageriali, creative”.
Nuove sfide attendono tutti noi lavoratori, ma come suggeriva il grande fisico novecentesco Albert Einstein: “La crisi può essere una vera benedizione per ogni persona e per ogni nazione, perché è proprio la crisi a portare nuovo progresso”. ■
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LINEA GUIDA
Percorso di Formazione
L’azienda nell’azienda
Il percorso della Linea Guida si sviluppa su tre volumi. Il primo, La Cultura del pulito, evidenzia come gli aspetti culturali analizzati in profondità forniscano gli spunti per potenziare l’attività dei servizi, creare nuove opportunità lavorative sia per le imprese sia per le aziende. Apre nuove prospettive per il lavoro, creando o valorizzando le figure intermedie, come i capi servizio, le governanti, i portatori d’interessi, inserendole a pieno titolo non solo nell’attività specifica, ma quali portatori della cultura dell’ospitalità, la cultura del pulito e la sicurezza, la cultura della professione nel tessuto socio economico e nel contesto urbano.
In questo numero proseguiamo a parlare delle diverse tecniche di intervento, trattando la Linea Luce e la Linea Ombra.
Le operazioni della Linea Luce coinvolgono la sfera che interessa l’estetica di un ambiente, l’effettiva sanificazione delle superfici, l’applicazione delle protezioni per mantenere nel tempo l’integrità e la brillantezza dei rivestimenti, pavimenti, arredi o pareti. Le operazioni della Linea Ombra richiedono la capacità di andare al fondo di un tema o un problema, poiché agiscono nel substrato dei rivestimenti o raggiungono spazi poco accessibili delle superfici e degli arredi, per raggiungere il livello conforme alle esigenze igieniche estetiche e funzionali.
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Mauro Martini, l’autore
Volume Volume Volume I II III LA CULTURA DEL PULITO • Motivazioni e presentazione • La riunione • Cristallizzazione e sviluppo, la tensione creativa • Le culture operative • La terziarizzazione dei servizi • Le fasi contrattuali • La qualità • La dorsale dell’appalto • Formare il formatore L’ANALISI • Il sopralluogo • La ricognizione ambientale • Rilievi metrici e numerici • Sporco e rivestimenti • Mappa delle criticità • I veicoli della trasmissione • L’analisi dei tempi • Visibilità del piano delle frequenze e delle operazioni • Fornitore e forniture L’AZIONE • Operazioni preventive • La qualità della prestazione • Operazioni della linea d’uso • Operazioni della linea luce • Operazioni della linea ombra • Operare in sicurezza • Set operativo • Attrezzi, macchine • Le risorse umane
TERZO VOLUME L’azione
Quarto Capitolo Operazioni della Linea Luce
3.4.1 FARE LUCE
La totale assenza di un piano tecnico organizzativo su riscontri reali fa sì che le risorse destinate alle operazioni sono una forma perversa di finanziamento per ottenere l’inquinamento batterico e accelerare il degrado delle proprie strutture e arredi.
Ed è in quest’ottica che prima di addentrarmi sulle operazioni che riguardano la Linea Luce voglio ribadire che è troppo importante per conseguire:
■ LA CONFORMITÀ DEL RISULTATO
■ L’ECONOMICITÀ DELLE OPERAZIONI
■ L’EQUO RAPPORTO MANDANTE – ESECUTORE
Che le parti sappiano distinguere le tre linee delle operazioni che un rivestimento richiede nell’arco dell’anno.
Lo stato di conservazione dei rivestimenti e la salubrità degli ambienti sono troppo spesso compromessi per l’ignoranza macroscopica e la sotto valutazione dell’attività delle pulizie e la sua missione che è quella di ottenere garantire la vivibilità di un ambiente sotto il profilo IGIENICO - ESTETICO - FUNZIONALE.
Il mandante e il suo responsabile della sicurezza e gli stessi operatori, i capi squadra, gli imprenditori continuano a impostare la pulizia di facciata per soddisfare l’ignaro cliente senza tener minimamente conto delle reali esigenze dei rivestimenti e dei fattori aggressivi che mettono a repentaglio la vivibilità reale dell’ambiente di cui dovrebbero avere cura.
LINEA D’USO - LINEA LUCE - LINEA OMBRA rappresentano tre tipologie d’intervento che presuppongono opera-
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Maison Fresh
................................................................
......................................................
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...............................
3.4.1 Fare Luce
3.4.2 La Linea Luce
3.4.3 Operazioni e tecniche Linea Luce
3.4.4 L’albergo e la Linea Luce
3.4.5 Formazione e addestramento Linea Luce
Percorso di Formazione
zione completamente diverse che richiedono attrezzature particolari come particolari devono essere le caratteristiche degli operatori, infatti, ognuna di esse richiede una particolare formazione e addestramento.
Da quando il management solleticando l’imprenditore con il miraggio del risparmio, ha creato la tendenza a conglobare le attività impedendo così la specializzazione e alimentando gli improvvisatori e gli abili fautori della politica dell’apparire e non quella dell’essere. L’incapacità di richiedere e quella dell’eseguire costringe le maestranze a occuparsi di tutto un po’ sopportando fatiche inutili e subendo continuamente la pressione per aumentare la produttività senza aver svolto l’adeguato addestramento e avendo a disposizione gli strumenti operativi più adeguati. Che cosa fare? Può essere sufficiente smettere di sottovalutare l’importanza di un’attività vitale per la prevenzione delle patologie l’immagine pubblica e privata e riconoscere che prima di svolgere una qualsiasi attività, l’ambiente deve essere pulito e messo in condizione a operare.
3.4.2 LA LINEA LUCE
La Linea Luce identifica tutte le operazioni che coinvolgono la sfera che interessa l’estetica di un ambiente, l’effettiva sanificazione delle superfici, l’applicazione delle protezioni per mantenere nel tempo l’integrità e la brillantezza dei rivestimenti sia si tratti dei pavimenti gli arredi o le pareti.
La definizione “LINEA LUCE” è stata scelta perché si concentra sui rivestimenti e in particolare sui trattamenti riflettenti che aumentano la luminosità degli ambienti.
La Linea Luce e le frequenze dei suoi trattamenti variano in relazione alla destinazione d’uso di un ambiente e le sue particolari esigenze sull’immagine e, conseguentemente sull’estetica dei suoi locali, infatti, questa linea di interventi assume forte rilevanza nelle strutture alberghiere, cui si aggiunge alla brillantezza delle superfici, la necessità di sanificare in particolare gli spazi e le superfici soggette a un’alta ed eterogenea promiscuità dei contatti.
La Linea Luce come la Linea d’Uso e la Linea Ombra nascono dalla necessità di frammentare gli interventi, infatti, non è ipotizzabile intervenire non solo in un’unica soluzione su tutte le superfici e altrettanto intervenire troppo spesso con interventi invasivi che danneggerebbero i rivestimenti e intralcerebbero le attività relative all’oggetto sociale.
La Linea Luce si attiva generalmente al termine del ciclo della Linea d’Uso, che comprende tutte le operazioni che coinvolgono le superfici fino al momento in cui è sufficiente una spolveratura, infatti, superato il limite critico, non si tratterà più di una pulitura ma di un vero proprio trattamento.
La Linea Luce svolge a sua volta la stessa finalità nei confronti della Linea Ombra che prevede trattamenti a fondo di tutte le superfici e in particolare quelle protette da ingombri o in posizioni sospese o particolarmente disagiate, infatti, le giuste frequenze dei trattamenti e la loro efficacia consentono di non superare il limite critico e attivare la linea ombra che richiede l’assoluta disponibilità e sgombro dei locali nel momento più favorevole per non creare intralcio all’attività primaria.
3.4.3 OPERAZIONI E TECNICHE LINEA LUCE
Il recupero dello stato d’uso naturale del rivestimento in moquette prevede la smacchiatura e il trattamento con una soluzione schiumogena a rapida asciugatura, con particolare riferimento alle parti più soggette a uso.
Spolveratura degli apparecchi d’illuminazione, in posizione elevata e la rimozione di eventuali ragnatele con scovolo e asta telescopica.
Ripristino film polimerici a protezione dei pavimenti mediante sistema spray buffing (distribuzione spray e lucidatura ad alta velocità) da eseguirsi in fasce orarie compatibili con l’attività svolta nell’area.
Recupero dell’intensità luminosa mediante lavaggio delle superfici riflettenti e vetrate (interne ed esterne) con shampoo detergente brillantante e steccatura dei residui con contemporanea pulizia degli infissi.
Ripristino film polimerico mediante la pulizia dei pavimenti e la stesura di una cera auto lucidante idonea per piccoli spazi, da effettuarsi negli orari a minor frequenza di pubblico.
Spolveratura mediante aspirazione delle tende alla veneziana o altre tipologie di oscuranti.
Spolveratura e aspirazione termoconvettori, griglie del condizionamento, bocchette di aerazione.
Lavaggio e sanificazione dei pavimenti.
Lavaggio e disinfezione completa dei servizi igienici apparecchiature e arredi.
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Disincrostazione lucidatura delle rubinetterie dei servizi igienici.
Spolveratura a umido e aspirazione degli elementi radianti. Lavaggio e disinfezione dei cestini porta carte.
Lavaggio e disinfezione dei rivestimenti dei servizi.
Disinfezione di tutti gli apparecchi telefonici.
Spolveratura a umido dei davanzali interni ed esterni.
Lavaggio e disinfezione di tutte delle porte, di accesso.
Scopatura delle terrazze e balconi.
Lavaggio con detergente su entrambi le facciate dei vetri, infissi, porte a vetro.
Lucidatura maniglie, targhe, cornici, pulsantiere.
Per il ripristino del film ceroso parzialmente consumato si può ripassare a secco utilizzando una monospazzola munita di disco e uno spray che consente ottimi risultati di lucentezza, grazie all’alta velocità della macchina high speed
Le superfici vetrate
La tecnica dell’intervento si presenta di per sé più complessa sotto il profilo gestuale e presuppone l’uso di scale, di un elevatore e richiede una particolare attenzione alla sicurezza ed evitare il lavaggio se il sole batte sulla vetrata.
Smacchiatura della moquette
Il vero segreto per una perfetta rimozione di qualsiasi tipo di macchia è la velocità d’intervento. Se trattate velocemente, quasi tutte le macchie possono essere rimosse per evitare che diventino permanenti. Se l’intervento è tardivo, anche un pulitore professionista ed esperto non potrà fare altro che rimuovere la macchia, senza lasciare una traccia evidente. Prima di aggredire la macchia, eseguire un test preventivo su un angolo nascosto della moquette. Verificare che il prodotto usato come smacchiatore non alteri il colore è l’aspetto della moquette. Applicare il prodotto smacchiante in giusta quantità e asciugare con la carta o panno assorbente, senza strofinare. Aggredire la macchia dai bordi esterni procedendo verso il centro non prima di aver consultato la tabella delle smacchiature (bevande alcoliche, caffè, birra, cioccolato, vernice, inchiostro, uova, colla, sangue, vino rosso, ecc.).
Durante le operazioni di pulizia non creare correnti d’aria. La rimozione delle ragnatele si effettua arrotolando la tela di ragno sul panno senza toccare la superficie.
Non è previsto il risciacquo dei panni durante l’azione di pulizia. In base all’estensione della superficie, è necessario dotarsi di un numero sufficiente di panni e riporli nel contenitore.
Il trattamento delle incrostazioni calcaree, causa della rapida usura dei sanitari con detergente acido, prodotto disinfet-
TERZO VOLUME L’azione
Maison Fresh
tante con ampio spettro d’azione, limitando per breve tempo l’accesso al bagno.
3.4.4 L’ALBERGO E LA LINEA LUCE
Le operazioni che si svolgono in un locale dove avviene il cambio dell’ospite (camere in partenza), appartengono alla Linea Luce.
Operazione che si sviluppa in più fasi, da quella preliminare: controllare che letto vicino non sia stato usato verificare i consumi del frigobar, posizionare il carrello per i rifornimenti. Spogliare la camera ritirando la biancheria sporca e rifornendola di biancheria pulita (federe, lenzuola e ove necessiti copriletto), invertire la posizione del materasso, spolverare la rete e infine rifare il letto nelle modalità stabilite dalla casa.
Sanificare tutte le superfici di arredi interni ed esterni quali: comodini, scrivanie, tavolini, testiere, quadri, maniglie, poltrone, sedie, lampade, interruttori, specchi, porte, ante di armadi, interni, cassetti, lavaggio vetri.
Scopatura e lavaggio del pavimento con successiva messa in ordine delle suppellettili, riposizionandole nella posizione originaria.
L’elenco delle operazioni sopra descritte richiede uno specifico addestramento per predisporre il set operativo più idoneo in relazione alla situazione sporco su rivestimento oltre alle condizioni ambientali e operative in cui devono svolgersi.
Addestramento tecnico che otterrà insufficiente o parziale risultato se a quest’operazione non sarà preceduta dalla fase della formazione.
Formazione che deve evidenziare la cultura della professione dell’ospitalità della sicurezza per sé stessi e gli ospiti dell’ambiente.
3.4.5 FORMAZIONE E ADDESTRAMENTO LINEA LUCE
La Formazione intende trasferire nell’operatore il concetto della missione che ci è assegnata quando svolgiamo un’attività e quali sono i riflessi personali e sociali in grado di incidere sulla qualità della vita.
La Missione caratterizza ogni tipo di attività imprenditoriale e lavorativa, sia quelle super considerate sia quelle erroneamente e stupidamente sottovalutate.
La formazione ha il compito di potenziare e inculcare oltre la cultura del pulito, la cultura della professionalità, dell’ospitalità e della sicurezza.
La missione occupa la posizione primaria e agisce come linea guida per ogni scelta e decisione che l’imprenditore o il lavoratore devono prendere ogni giorno.
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Percorso di Formazione
Missione accantonata, ignorata, tacciata di utopia dai responsabili della comunicazione che hanno alimentato per interesse una deriva materialistica che ha sdoganato esasperati obiettivi economici e obiettivi trasversali dettati dall’egocentrismo, le rivalse personali e sociali mascherati dal proliferare del buonismo.
Aver anteposto gli obiettivi alla missione ha consentito il dilagare delle soluzioni facili (le cosiddette scorciatoie) ignorare le competenze, il proliferare di una classe dirigente manageriale che non sa parlare che di esuberi e ha soffocato la propria tensione creativa, non più in grado di disegnare uno scenario in grado di conquistare nuovi mercati e coinvolgere nei progetti le maestranze. È in quest’ottica che si può guardare alla linea luce oltre che alla brillantezza delle superfici, all’opportunità ad aprire una riflessione sulla necessità di accendere una luce sui reali motivi della carenza dei risultati,e smettere di attribuire insuccesso alle concause e non a quelle primarie.
La netta separazione della selezione e dell’addestramento degli operatori che si occupano della linea d’uso con quelli che si occupano della linea luce e infine da quelli che si occupano della linea ombra.
Separazione che interessa il piano degli interventi, le frequenze e la stessa valutazione economica e la diversità delle misure, delle superfici, i tempi per le varie operazioni. È in quest’ottica che l’utente deve esigere la differenziazione della relazione tecnica e del preventivo per ogni linea degli
CAMERA
BAGNO
interventi avendo così l’opportunità di scelta in relazione alle sue previsioni di spesa e non confidando sull’abnegazione e spirito di sacrificio ad oltranza e l’accettazione delle limitate risorse da parte delle maestranze.
Trattamento umido delle porte
Lavaggio sanificazione sanitari Rifornimento frigo bar e lavaggio esterno
Lucidatura rubinetterie
Lavaggio superfici vetrate Aspirazione poltrone e divani
Spolveratura tende
Lavaggio cestini e cambio sacchetto pulizia phon Spolveratura battiscopa
Lavaggio e disinfezione scopini e porta scopino per wc. Battitura e aspirazione moquette
Lavaggio accurato pavimentazione e sotto e retro arredi.
Spolveratura ventola per l’aspirazione Sostituzione mollettoni
Spolveratura panno umido interno armadi
Sostituzione o sanificazione copriletto
Spolveratura radiatori e griglie aerazione
Lavaggio piastrelle specchi
Verifiche funzionamento rubinetterie e scarichi
Pulizia e rifornimento accessori bagno-carta igienica salviette e prodotti di cortesia.
Cambio dislocazione biancheria bagno Controllo soffitto (ragnatele)
Pulizia filtro fan-coil
Spolveratura a fondo dei radiatori
Disincrostazione soffioni doccia
Lavaggio completo cristalli vasca e doccia
36 DIMENSIONE PULITO | 06/2020
Quinto Capitolo
della
3.5.1 LA CULTURA E LA LINEA OMBRA
La definizione anagrafica Linea ombra è stata coniata non solo per identificare tutte le operazioni che agiscono nel substrato dei rivestimenti o quelle che raggiungono spazi poco accessibili delle superfici e degli arredi ma per sottolineare la necessità che, per raggiungere il livello conforme alle esigenze igieniche estetiche e funzionali di un qualsiasi ambiente occorre aver acquisito la capacità di andare al fondo di un tema o un problema. Capacità che si riscontra laddove esiste la cultura del pulito che ha come punti cardine le tre culture essenziali: la cultura della professionalità, della sicurezza e dell’ospitalità. Questi requisiti appartengono all’attività che rappresenta il tassello più importante nell’ambito della prevenzione delle
TERZO VOLUME
L’azione
Ombra
patologie che si trasmettono dal contatto tra individui attraverso, l’uso delle stesse superfici e oggetti, oltre alle patologie che nascono più facilmente in ambienti malsani o erroneamente puliti.
Troppo spesso si dimentica o si trascura a favore di attività più accattivanti che tre sono i fattori indispensabili per vivere più a lungo possibile: l’alimentazione, la pulizia e quando questi due fattori sono trascurati interviene il terzo elemento “la medicina”.
E’ d’obbligo una riflessione sull’importanza della pulizia nella vita quotidiana, con la speranza che il livello di attenzione che si è manifestato nel corso della pandemia si trasformi in un’abitudine.
E’ con questo auspicio che invitiamo le utenze a cambiare atteggiamento nei confronti della pulizia degli ambienti
06/2020 | DIMENSIONE PULITO 37
Maison Fresh
3.5.1
........................ 3.5.2
..................... 3.5.3
.................
Operazioni
Linea
La cultura e la Linea Ombra
Il cantiere della Linea Ombra
Check list operare in sicurezza
....................
......................................
3.5.4 Fasi preparatorie e conclusive
3.5.5 Interventi specialistici
3.5.6 Operazioni e tracciato della linea ombra
Percorso di Formazione
interni ed esterni ad oggi ritenuta un costo e non un investimento in grado di produrre ricchezza attraverso mille rivoli e sfumature partendo dall’immagine pubblica e privata ,l’incremento del turismo la maggiore produttività che si ottiene lavorando in un ambiente ordinato e gradevole e ottenendo per riflesso un livello di attenzione e concentrazione maggiore, così come le imprese nei confronti della formazione ,l’addestramento delle maestranze e dei loro capi servizio. Ed è in quest’ottica che occorre parlare della cultura necessaria per affrontare la linea ombra ancor prima di passare a un’analisi tecnica, infatti, occorre intervenire nel substrato degli errori consolidati, dei preconcetti, da impostazioni ataviche che assegnavano all’agricoltura (il contadino) e alla pulizia (i domestici) un ruolo marginale senza preoccuparsi che gli stessi avessero chiare cognizioni igieniche ma premiando, ironicamente cosi si può dire solo l’atteggiamento servile. Per una volta voglio lasciarmi alle spalle le facili sottolineature sull’incoerenza e l’atteggiamento autolesionista nei confronti del pulito reale e guardare al prossimo futuro dove le utenze e le imprese, consapevoli dell’importanza del pulito siedano insieme a un tavolo e si confrontino in presenza di un coordinatore per scoprire con quali strumenti di analisi e progettazione si possono ottenere i risultati conformi alle relative esigenze non perdendo di vista ogni forma di economicità. La necessità di eseguire interventi su larga scala per creare degli specialisti è decisamente più importante che stabilire con quale attrezzatura e procedura occorre operare . Le operazioni che appartengono alla linea ombra sono molteplici ma tutte hanno come denominatore comune la necessità che l’operazione sia condotta da un operaio specializzato che oltre alle capacità tecniche sia portatore della cultura del pulito e sappia che sta esercitando la sua missione e, che il riscontro economico è un fattore consequenziale non il primario. E’ proprio percorrendo la linea ombra che si evidenzia la deriva determinata dalla politica dell’apparire che ha fatto crescere in modo esponenziale gli usurpatori della considerazione relegando la competenza ad un ruolo marginale .
3.5.2 IL CANTIERE DELLA LINEA OMBRA
L’impostazione cantieristica che caratterizza la linea ombra si differenzia sostanzialmente dall’attività della pulizia quotidiana o periodica tipica della linea d’uso e della linea luce, infatti, presuppone l’isolamento dell’area e l’assenza delle persone che non siano gli addetti ai lavori, una tempistica ben precisa, condizioni atmosferiche particolari e le migliori condizioni operative tra cui lo sgombero dell’area.
Alla valutazione delle situazioni ambientali e della forza lavoro disponibile dovranno essere analizzate tutte le fasi operative che influenzeranno le scelte di carattere tecnico:
■ Le operazioni preparatorie
■ Le operazioni dirette sulle superfici
■ Le operazioni in sicurezza
■ Le operazioni conclusive
È necessario evidenziare tutte le situazioni possibili senza trascurare nessun elemento, per valutare e stabilire il metodo di intervento più idoneo. L’analisi prevede, oltre all’estensione delle superfici, la conformazione del locale, gli ingombri, i fattori a rischio per le persone, i possibili danni alle strutture, gli effetti collaterali dell’attività di pulizia, gli schizzi, la caduta e l’adiacenza di superfici incompatibili. Devono essere valutati:
1. La posizione gestuale che l’operaio assume: elevata, flessa, genuflessa.
2. I percorsi da effettuare all’interno del locale e nell’area.
3. Le condizioni operative
4. La disponibilità dei supporti operativi
Occorre poi verificare le precedenze operative in relazione alla conformità del risultato igienico, estetico e funzionale. Occorre individuare i periodi migliori per i trattamenti, sia per le condizioni climatiche sia per le situazioni ambientali operative inoltre prima di procedere è necessario sperimentare la tecnica prescelta su una porzione della superficie e sottoporre il risultato all’utente per evitare possibili contestazioni.
3.5.3 CHECK LIST OPERARE IN SICUREZZA
■ In relazione alla norma CEE, il personale è stato informato dei rischi provenienti dall’ambiente di lavoro e da quelli inerenti all’azione di pulizia?
■ Esiste una procedura comportamentale in caso di situazioni d’emergenza? Se sì, quale?
■ I detergenti e le macchine sono corredati da schede tecniche di sicurezza a norme CEE?
■ In relazione ai fattori aggressivi presenti nell’ambiente o derivanti dall’attività di pulizia, quali saranno le protezioni in dotazione agli operatori?
■ Quali sono i rischi insiti nell’ambiente di lavoro che possono coinvolgere direttamente gli operatori di pulizia?
■ Quali sono i rischi che derivano direttamente dall’attività svolta nell’ambiente di lavoro?
■ È presente nell’ambiente di lavoro un supporto segnaletico che indichi eventuali rischi o pericoli?
38 DIMENSIONE PULITO | 06/2020
■ È stato nominato il responsabile di sicurezza?
■ Esistono nell’ambiente di lavoro particolari strutture soggette a possibili danni derivanti dall’azione di pulizia? Se sì, quali?
■ È stato redatto un manuale di comportamento per la prevenzione degli infortuni?
■ Quali avvertenze comportamentali sono insite nell’ambiente di lavoro? E quale richieste direttamente dall’utente?
■ È presente un manuale di pronto soccorso e una cassetta di pronto intervento?
3.5.4 FASI PREPARATORIE E CONCLUSIVE
Come accade in ogni attività strettamente legata a situazioni continuamente diverse, non è possibile fissare in modo categorico, se non in linea generale le tecniche d’intervento da adottare e quindi, è importante saper analizzare l’ambiente e realizzare il quadro della situazione:
■ Il tipo di sporco e la sua consistenza
■ L’eventuale incompatibilità dei materiali adiacenti
■ Quali sono le esigenze prioritarie (se di tipo igienico, estetico o funzionale.)
Nel frattempo, in relazione alle esigenze dell’ambiente e dell’attività interna, si stabilirà se l’intervento debba esaurirsi in un’unica soluzione o in un periodo più ampio, quali operazioni possono migliorare le condizioni operative e, in che modo, quali protezioni l’operatore debba indossare per eseguire i vari interventi, quali ripari siano necessari per proteggere le superfici e la valutazione dei possibili imprevisti che possono insorgere nel corso delle operazioni per predisporre soluzioni d’emergenza dal punto di vista sia dell’intervento sia della sicurezza.
Sia la fase preparatoria, sia quella conclusiva assorbono una grande parte del tempo dell’intera operazione e possono condizionare fortemente la qualità del trattamento . Le domande che dovranno essere poste faranno riferimento:
■ Alle condizioni operative nel suo complesso
■ All’orario e al tempo a disposizione
■ Alle condizioni atmosferiche ideali
■ Alla ripercussione a causa degli odori e i rumori
■ Alla concomitanza con altre attività manutentive
■ Alla possibilità dello sgombero dei locali
La valutazione delle risposte orienterà la scelta dei detergenti, delle attrezzature, delle macchine e di quant’altro occorra per eseguire le operazioni:
■ Preparare il set operativo
TERZO VOLUME L’azione
Maison Fresh
■ Trasportare i materiali e trasferire gli operatori sul posto di lavoro
■ Predisporre le protezioni per gli operatori e isolare le superfici che possono essere danneggiate
Al termine degli interventi procedere al:
■ Riassetto del locale
■ Controllo della conformità del risultato
■ Trasporto dei rifiuti al punto di raccolta (nel rispetto delle procedure)
■ Lavaggio dei materiali d’uso
■ Manutenzione degli attrezzi e dei macchinari
■ Protezione del lavoro svolto per il tempo necessario alla sua consegna.
Le azioni conclusive, rispondendo a domande quali:
■ Esistono procedure particolari per lo smaltimento dei rifiuti?
■ In quali condizioni deve trovarsi l’ambiente al momento del suo utilizzo?
■ Quali sono i controlli che hanno priorità su altri?
Ognuna di queste operazioni richiede tecniche d’intervento che possono migliorare la qualità del lavoro In generale, tecniche la cui scelta dipende dalle condizioni operative in cui si svolgono, dalla qualità degli operatori alla disponibilità delle risorse a disposizione. Operando all’interno di un ambiente con un gruppo di persone, un’eventuale disorganizzazione in tal senso può mettere a repentaglio il lavoro svolto per gli specifici interventi di pulizia.
Alcuni trattamenti che interessano interventi specialistici sono consistenti perché per le loro caratteristiche devono essere realizzati nello spazio di tempo in cui l’attività primaria è ferma.
ALLA FINE DEL TURNO DI LAVORO OGNI LAVORATORE DEVE:
Lavare e stendere ad asciugare panni, garze e tessuti
Pulire i ripiani del carrello di servizio e la sua intelaiatura, sciacquare i secchielli e i vari attrezzi
Svuotare e sciacquare i serbatoi delle macchine usate, controllare il sacco filtro dell’aspirapolvere e/o del battitappeto
Togliere e sciacquare gli accessori di lavaggio della lavasciuga e monospazzola
Pulire l’esterno delle macchine e i cavi elettrici
06/2020 | DIMENSIONE PULITO 39
Percorso di Formazione
3.5.5 INTERVENTI SPECIALISTICI
Lavaggio a fondo di pavimenti in legno non vetrificato Si sconsiglia il lavaggio del legno con abbondanza d’acqua, per evitare infiltrazioni che, stagnando, formerebbero umidità e rischierebbero di sollevare listelli di legno. Per l’intervento di lavaggio di fondo del pavimento è necessario utilizzare una monospazzola e un aspiraliquidi, per impedire che l’acqua penetri nel parquet; si possono così ottenere risultati soddisfacenti senza creare danni alla superficie (è opportuno far eseguire l’intervento da due persone). È consigliabile utilizzare un prodotto che contenga una percentuale di solvente, ed è preferibile altresì non sciacquare, ma spruzzare il pavimento con acqua che sarà immediatamente aspirata.
Lavaggio a fondo di pavimenti sporchi di grasso di origine animale alimentare
Per questo tipo di sporco si utilizzano detergenti alcalini o fortemente alcalini, che consentono di abbinare all’azione dei tensioattivi l’effetto saponificante della soda. Si può lavorare sia con la monospazzola sia a mano.
Pulizia pavimenti in moquette, tappeti con metodo a estrazione La procedura prevede:
■ Riempire il serbatoio con detergente diluito in modo adeguato
■ Aggiungere l’antischiuma nel tubo d’immissione o direttamente nel serbatoio di recupero
■ Spingere il sistema aspirante in avanti per la lunghezza del flessibile, mantenendo la macchina dietro l’operatore
■ Tirare all’indietro il sistema aspirante, se si versa la soluzione sul tappeto, sovrapporre ogni passata
Deceratura a secco di pavimento Utilizzando una macchina da 200-300 giri si spruzza il decerante a secco e si passa la macchina munita del disco più abrasivo (si consiglia di aerare il locale durante l’operazione). Dopo avere utilizzato la soluzione decerante sulla totalità della superficie, è necessario sciacquare abbondantemente.
Lavaggio a fondo di pavimenti dopo lavori di muratura o pitturazione È necessario distinguere l’origine dello sporco (cemento, calce, pittura ecc.) al fine di scegliere il prodotto più idoneo (in questo caso una soluzione a base acida). È preferibile effettuare il lavaggio di fondo utilizzando una soluzione diluita, fare molta attenzione ai pavimenti (marmo, graniglia, ecc.) nuovi o lucidati a piombo, in quanto il rischio è quello di eliminare il lucido: si dovrà procedere molto più lentamente per non rischiare di rovinarli.
3.5.6 OPERAZIONI E TRACCIATO DELLA LINEA OMBRA
Il tracciato della linea d’ombra percorre quelle superfici sospese (soffitto, sottopiani) e quelle cosiddette protette perché combaciano con le altre (le pareti dietro un quadro) e per i pavimenti prevede trattamenti più a fondo oppure la pulizia generale di un locale. Le tecniche di intervento assumono una maggiore complessità, in particolare per la fase preparatoria: sgombero, spostamenti e protezione arredi, protezioni degli operatori a causa della maggiore aggressività dei prodotti oppure uso di maggiori attrezzature. La pulizia del soffitto, il lavaggio della moquette, la pulizia dei sottopiani sono operazioni che richiedono la totale disponibilità del locale per un periodo ben definito, infatti, subentrano aspetti quali i tempi di asciugatura, la necessità dei ritocchi, il riassetto totale del locale.
Alcuni trattamenti che interessano la linea d’ombra sono consistenti perché per le loro caratteristiche devono essere realizzati nello spazio di tempo in cui l’attività primaria è ferma. Esempi di trattamenti:
■ Smontaggio, pulizia e montaggio dei punti luce
■ Lavaggio a fondo delle griglie di aspirazione/aerazione
■ Disincrostazione di frangi getto ed eventuale uso di prodotti anticalcare
40 DIMENSIONE PULITO | 06/2020
06/2020 | DIMENSIONE PULITO 41
TERZO VOLUME
■ Lavaggio termoconvettore mobiletti di condizionamento,
di aerazione ■ Deceratura e inceratura di tutti
PVC o gomma ■ Spolveratura degli apparecchi d’illuminazione FASE PREPARATORIA AZIONE FASE DI CHIUSURA Nota di carico materiali Descrizione tecniche d’intervento Ordine cronologico fasi operative Manutenzione del set operativo Utensili Avvertenze comportamentali Riassetto dell’area cantiere Attrezzi di avvicinamento Avvertenze sulla sicurezza Riconsegna dello spazio Macchinari Precedenze operative Firma collaudo Protezioni operatori Protezioni strutture ORGANIZZAZIONE DEL CANTIERE RELATIVO A: INTERVENTI STRAORDINARI DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI:___________________________________________________________________________________ RESPONSABILE DEL CANTIERE:_____________________________________________________________________________________ DATA INIZIO LAVORI:___________________________________ DATA FINE LAVORI:__________________________________________ MODALITÀ DI ACCESSO:____________________________________________________________________________________________ SPAZIO RISERVATO A SPOGLIATOIO E DEPOSITO ATTREZZI:_____________________________________________________________ CONDIZIONI ATMOSFERICHE OTTIMALI:______________________ CONDIZIONI ATMOSFERICHE NEGATIVE:_____________________ CONDIZIONI OPERATIVE AMBIENTALI:________________________________________________________________________________
Maison Fresh
L’azione
bocchette
i pavimenti in
SCENARI
Il futuro del Servizio Sanitario Nazionale LINEE GUIDA Monitoraggio Covid-19 nelle RSA
SANIFICAZIONE
Procedure di disinfezione di ambienti sanitari
DISINFESTAZIONE
Infestanti di interesse igienicosanitario
ANNO 29 n. 6 luglio - agosto 2020 ISSN: 2612-4068
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SCENARI
VIII
Ricciardi: così deve cambiare la Sanità dopo il Covid-19 Arturo Zenorini
INDAGINE XII
Il contagio da Covid nelle strutture residenziali e socio-sanitarie italiane a cura di Simone Ciapparelli
LINEE GUIDA XX
Monitoraggio e tracciamento delle infezioni da Covid a cura di Simone Ciapparelli
06/2020 | DIMENSIONE PULITO V S SPECIALE
/ SOMMARIO
XII XX
RSA
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SPECIALE RSA / SOMMARIO
SANIFICAZIONE
XXIV
Procedure per la disinfezione di ambienti sanitari a cura di Cristina Cardinali
REPORT
XXXII
Covid e residenze sanitarie: numeri e cause del contagio a cura di Simone Ciapparelli
LAVANDERIE INDUSTRIALI
XLII
Il Wet cleaning, un’alternativa ai solventi chimici Marcello Falvo
INTERVISTA
XLIV
L’efficacia del vapore come mezzo di sanificazione a cura della Redazione
RUBRICA
XLVI
Oggi sul mercato
DISINFESTAZIONE
L
Bella domanda!? Graziano Dassi
LIV
Residenza sanitaria assistenziale e dintorni a cura di Michele Ruzza, Silvia Fortuzzi, Davide Pasqualini, Carlo Lombardi
XXXII
XXIV
XLII
06/2020 | DIMENSIONE PULITO VII S
LIV
Ricciardi: così deve cambiare la SANITÀ DOPO il COVID-19
Il docente di Igiene e Medicina Preventiva all’Università Cattolica di Roma, consigliere del Ministero della Salute sulla pandemia, si sofferma sui punti di debolezza del nostro sistema sanitario e individua come ambiti di intervento: l’integrazione tra ospedale e territorio e quella sociosanitaria (RSA). Soprattutto, occorre un raccordo più strutturato tra Stato centrale e livello locale
Arturo Zenorini
La pandemia di Covid-19 ha messo a dura prova la tenuta del nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN), soprattutto nelle Regioni del Nord Italia. L’emergenza epidemiologica – contro la quale non vi sono tuttora vaccini o farmaci – in alcuni momenti ha quasi sopraffatto l’impegno di medici, infermieri, uomini e donne della protezione civile, anche per carenze di strutture o di materiale sanitario. Oltre a costituire un dramma in perdita di vite umane e un grave danno economico per il Paese, questa condizione ha permesso di evidenziare varie lacune del SSN, alcune già note, altre meno, tutte ritenute ora da colmare il prima possibile, così da poter gestire meglio in futuro non solo situazioni di emergenza ma anche la normale erogazione dei servizi. Su questi aspetti abbiamo sentito l’opinione di uno dei massimi esperti del settore, Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene
e Medicina Preventiva all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, nominato quest’anno consigliere del ministro della Salute Roberto Spe-
ranza per l’emergenza Covid-19 e rappresentante italiano presso il consiglio dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
S S CENARI VIII DIMENSIONE PULITO | 06/2020 SPECIALE RSA
L’emergenza COVID-19 sta evidenziando i punti di forza del nostro SSN ma anche i suoi elementi di criticità. Quali sono le sue considerazioni al proposito?
Direi che i punti di forza sono rappresentati indubbiamente dalle persone. Nel senso che il personale ha reagito a volte in maniera quasi eroica, soprattutto negli ospedali dove si è verificata una specifica resistenza degli operatori sanitari mentre sicuramente meno efficiente, per una serie di motivi, è stata la risposta del territorio e della medicina generale. Sotto il profilo dei punti di debolezza, sicuramente la frammentazione decisionale del nostro Paese e anche un ritardo notevole della trasformazione digitale ci hanno reso questa lotta più difficile. Poi, naturalmente, siamo arrivati a fronteggiare l’epidemia in una condizione di debolezza, soprattutto in alcune Regioni, legata ad anni di sottofinanziamento. Devo dire che dal punto di vista finanziario è stato fatto un recupero notevole in quanto il Ministro è riuscito a recuperare risorse importanti e altre ne recupererà nel prossimo decreto. Però questo sicuramente non risolverà i problemi nell’arco di giorni o settimane. Ci sarà bisogno di una lunga attività di accurati investimenti e di riorganizzazione che vadano proprio a rafforzare i punti di forza con l’inserimento di altre persone che, a loro volta, andranno a colmare i nostri punti deboli.
Quali insegnamenti si possono trarre, a livello di politica sanitaria, dall’esperienza della pandemia da SARS-Cov-2?
Un servizio sanitario moderno - che naturalmente regga di fronte a un evento di questo tipo ma anche in generale della gestione soprattutto della cronicità e della tutela delle fasce più vulnerabili - è un servizio basato su tre perni, ospedale e medicina territoriale, distinta in medicina di famiglia e medicina distrettuale, i
quali sono tutti Indispensabili: se ce n’è soltanto uno o due, il servizio è monco come è accaduto in alcune Regioni. Per esempio, se il servizio è incentrato soltanto sul perno ospedaliero è chiaro che la mancata organizzazione della medicina generale e le carenze della medicina territoriale tra sanità pubblica e prevenzione emergono in pieno. Non è un caso che questo si è verificato in Regioni che questi due perni li avevano molto deboli. In realtà però non si può dire che ci sia alcuna regione ottimale sotto questo punto di vista e la riorganizzazione sarà proprio nel far sì che questi tre perni migliorino: naturalmente quello principale, l’ospedale, deve rimanere più sviluppato ed efficiente ma anche gli altri due devono crescere, la medicina generale con una migliore organizzazione e probabilmente anche con un cambiamento di assetto giuridico e contrattuale, e la sanità pubblica territoriale con maggiori investimenti.
Come dovrebbe cambiare, rispetto ad ora, l’organizzazione dei servizi sanitari tra ospedale e territorio nella gestione dei pazienti?
Le strutture territoriali della medicina generale e la medicina distrettuale – quella dei dipartimenti di prevenzione – devono essere ben raccordate. Il problema è soprattutto quello dei medici di medicina
generale che, in questo momento, hanno un inquadramento da liberi professionisti con una convenzione. È chiaro che questo tipo di inquadramento contrasta completamente a meno che non vengano fatte azioni sulla base della volontarietà e dell’individualità. Quello attuale, inoltre, non è un assetto che risolve i problemi epidemiologici ma neanche i problemi economici perché il Paese uscirà da questa situazione notevolmente impoverito e si sa molto bene che impoverimento e malattie sono strettamente collegate. Quindi per fronteggiare questa sfida c’è bisogno di un cambio radicale ovvero bisogna cogliere l’opportunità per far sì che gli altri due perni vengano ristrutturati in maniera forte. E poi occorre attuare una forte integrazione sociosanitaria, che attualmente manca come si è visto, per esempio, nel caso delle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA). In queste strutture si è assistito a casi per certi versi sconcertanti, con strutture completamente prive di qualsiasi correlazione con la Sanità, molto spesso gestite da privati, frequentemente gestite male, dove non a caso si è concentrata la metà dei morti che abbiamo avuto in questo Paese. L’integrazione tra ospedale e territorio e l’integrazione tra sociale e sanitario sono sfide non facili da vincere perché necessitano di visione, volontà politica, leadership e capacità manageriali. Però
06/2020 | DIMENSIONE PULITO IX
SPECIALE RSA
sono l’unica possibilità che abbiamo per risolvere stabilmente i problemi e dare risposte efficienti ai cittadini.
Al di là dell’emergenza Covid-19, da anni il problema delle infezioni nosocomiali è rilevante in Italia. A tale proposito, ritiene che potrebbe essere utile, nell’ambito di un ospedale generale, rivedere l’organizzazione di chi opera nei reparti di infettivologia, che a volte lamentano di sentirsi relegati?
Non c’è dubbio che l’Italia da questo punto di vista è un anello debole dell’Unione Europea, tanto è vero che i dati sulle infezioni ospedaliere e sull’antibiotico resistenza ci relegano sempre all’ultimo posto rispetto agli altri Paesi più virtuosi del Nord. Questo deriva essenzialmente da una mancanza - che noi sempre abbiamo - di cultura della prevenzione del rischio biologico. Non è tanto un fatto di relegare l’infettivologia ma di mancanza di capacità di aggregare vari termini che sono naturalmente l’infettivologia ma anche l’igiene, la microbiologia oltre che, naturalmente, la direzione sanitaria e altri servizi importanti come l’ingegneria clinica. Questo raccordo è molto raro negli ospedali italiani e il rischio infettivo/ biologico viene visto come uno dei vari rischi mentre invece sta diventando il rischio principale dell’ospedale. Questo, quindi, dovrebbe portarci non solo a una radicale riorganizzazione del modo di affrontare il problema ma soprattutto a una maggiore attenzione e focalizzazione sul problema. I comitati che si occupano di infezioni ospedaliere dovrebbero essere sempre attivi in tutti gli ospedali italiani mentre mi risulta che solo a volte lo siano, in altri casi non lo sono oppure sono attivi solo sulla carta. È quindi chiaro che alla fine noi siamo un Paese che ha un tasso di infezioni ospedaliere e di antibiotico resistenza molto alto,
estremamente distante rispetto per esempio a quello dell’Olanda o dei Paesi Scandinavi. Non si tratta però di una questione di capacità professionale ma proprio di attenzione.
La possibilità di una lungodegenza per la riabilitazione respiratoria nei pazienti che hanno superato la fase più critica potrebbe portare alla re-istituzione dei “sanatori”, riconvertiti alla fine degli anni Settanta in reparti di infettivologia?
La possibilità di un recupero di quel tipo di struttura non è esclusa ma va analizzata in funzione dello studio di questi pazienti. I clinici ci rendono noto che questi pazienti, anche quando guariscono dal Covid19, hanno dei residuati importanti in termini clinici, che peraltro non sono soltanto respiratori. Quindi sicuramente ha un senso guardare al recupero a lungo termine di questi pazienti in maniera olistica, ovvero nell’accezione generale del recupero. Se poi questo corrisponda alla riapertura di strutture specifiche, questo è ancora presto per dirlo.
In ultima analisi, qual è la sua visione di una Sanità ideale per il nostro Paese?
Una Sanità ideale per l’Italia – cioè ritagliata sulle caratteristiche del nostro Paese – la vedo con uno Stato centrale forte dal punto di vista tecnico-scientifico, quindi dotato di agenzie e tecnostrutture
molto robuste che analizzino i problemi e diano soluzioni ai decisori, i quali naturalmente devono essere quanto più vicini alla popolazionequindi a livello regionale, provinciale e comunale. Il livello locale, cioè, è importante. Però quello che stiamo vedendo è come una Sanità strutturata nel modo attuale presenti gli aspetti peggiori sia del centralismo che della decentralizzazione. Per questo dovremmo cercare un nuovo modello che ottimizzi la centralità per quanto riguarda il supporto tecnico-scientifico, la programmazione, il finanziamento e il controllo. Per quanto riguarda l’erogazione, sicuramente è adeguato il livello regionale e locale, però con un raccordo strutturato: non ci può essere cioè questo tipo di asimmetria così forte che in tempi di pace produce “solo” disuguaglianze – ma disuguaglianze eclatanti che significano diversa durata della vita e diversa qualità della vita – e in tempi di necessità e di guerra (come quella alla pandemia) produce morti e feriti, nel senso che causa una permeabilità al virus e un ritardo nelle decisioni che alla fine costano vite. Quindi questa è la Sanità ideale che chiaramente, nel nostro Paese, necessita di un cambiamento della Costituzione e di volontà politica nel realizzarlo. Speriamo che questa esperienza che ha evidenziato tutta una serie di aspetti negativi ci possa indurre a cambiare.
S S CENARI X DIMENSIONE PULITO | 06/2020
Intervista realizzata in collaborazione con la testata Progettare per la Sanità (Quine-Edra)
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Il CONTAGIO da COVID nelle strutture residenziali e sociosanitarie italiane
I dati dell’epidemia presentati in una ricerca specifica, utile per aiutare a monitorare la situazione e adottare eventuali strategie di rafforzamento dei programmi di prevenzione
a cura di Simone Ciapparelli
L’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, ha avviato, a partire dal 24 marzo, una survey sul contagio da Covid nelle RSA. L’indagine si è svolta mediante la compilazione di un questionario online, finalizzato ad acquisire informazioni relativamente alla gestione di casi di contagio sospetti e/o confermati, e tutti i dati presenti nel report sono
riportati dai referenti delle RSA su base volontaria. In questa tipologia di studi esiste un bias di risposta e probabilmente le strutture in una situazione più critica non partecipano a queste iniziative.
La ricerca ha coinvolto 3292 RSA (96% del totale) distribuite in modo rappresentativo in tutto il territorio nazionale. Al 5 maggio, hanno risposto al questionario 1356 strutture (41,3% delle strutture contattate), e la maggior parte dei questionari compilati provengono da Lombardia, Piemonte,
Toscana, Veneto, ed Emilia Romagna. Il tasso di risposta è stato caratterizzato da un’ampia variabilità regionale, che va dallo 0% di Basilicata e Valle D’Aosta, a oltre il 50%: questa variabilità è dovuta anche al numero assoluto di strutture presenti nelle regioni. E’ stato riscontrato che nel riportare i decessi riferiti a persone con sintomi simil-influenzali, così come anche per le ospedalizzazioni, non tutti i compilatori hanno seguito lo stesso criterio: alcuni hanno riportato fra le persone con sintomi anche i casi positivi
S I NDA g INE XII DIMENSIONE PULITO | 06/2020 SPECIALE
RSA
confermati dal tampone ed altri no, considerandole due categorie mutuamente esclusive. Si è quindi deciso di fornire il dato separatamente per le persone positive e per le persone con sintomi, così come riportato dai referenti, e non cumularlo.
I DATI DELLA RICERCA
Gli operatori sanitari e di assistenza in attività nella struttura sono in media 2,5 medici, 8,5 infermieri e 31,7 OSS per ognuna. Circa l’11% delle strutture ha dichiarato di
non avere medici in attività nella struttura fra le figure professionali coinvolte nell’assistenza. Complessivamente, considerando le tre figure professionali, sono presenti mediamente 42,4 operatori per struttura. Sono stati riportati in media 74,8 posti letto per struttura, con un range da 8 a 667 posti letto. Considerando il numero medio di posti letto per operatore, si osserva un rapporto di 2 posti letto per ogni operatore. Le 1356 strutture intervistate hanno riportato un totale di 97521 resi-
denti alla data del 1° febbraio 2020, con una media di 72 residenti per struttura. Considerando qualunque causa di morte, in totale 9154 residenti sono deceduti dal 1° febbraio alla data della compilazione del questionario (26 marzo-5 maggio). La percentuale maggiore di decessi, sul totale delle morti riportate, è stata registrata in Lombardia (41,4%), Piemonte (18,1%) e Veneto (12,4%). Il tasso di mortalità, calcolato come numero di deceduti sul totale dei residenti, è pari al 9,1%.
06/2020 | DIMENSIONE PULITO XIII
SPECIALE RSA
Nel totale dei 9154 soggetti deceduti, 680 erano risultati positivi al tampone e 3092 avevano presentato sintomi simil-influenzali. Il 7,4% del totale dei decessi ha quindi interessato residenti con riscontro di infezione da SARS-CoV-2 e il 33,8% ha interessato residenti con manifestazioni simil-influenzali. Il tasso di mortalità fra i residenti considerando i decessi di persone risultate positive è dello 0,7 per 100 residenti. Questo valore incrementa fino al 2,7% nella provincia autonoma di Trento. Il tasso di mortalità considerando i decessi di residenti con sintomi simil-influenzali, è del 3,1%, ma incrementa fino al 6,5% in Lombardia. Questi dati risentono delle politiche adottate da ciascuna Regione, e a volte da ciascuna ASL, sull’indicazione ad eseguire i tamponi.
Nel periodo considerato, 5292 persone residenti nelle 1342 RSA rispondenti sono state ospedalizzate, con una media di circa 4 ospedalizzazioni per struttura. Per ospedalizzazione si intendono tutti i ricoveri di almeno un giorno, effettuati per qualsiasi causa. Complessivamente, il 18,2% degli ospedalizzati era Covid-19 positivo e il 38,2 presentava sintomi simil-influenzali,
Figura 7. Numero totale dei decessi nelle RSA dal 1°febbraio, per regione
Figura 8. Numero dei decessi di residenti Covid-19 positivi (conferma da tampone) e con sintomi simil-influenzali, per regione
respiratori oppure polmonite. Anche questi dati risentono delle diverse politiche regionali nell’eseguire i tamponi.
Figura 9. Numero di residenti ospedalizzati Covid-19 positivi (conferma da tampone) e con sintomi simil-influenzali, per regione
In tutte le regioni italiane vi sono RSA con residenti positivi al Covid19, con maggiore frequenza in Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Piemonte. L’informazione sui residenti attualmente presenti con sintomi simil-influenzali è stata inserita successivamente, al secondo invio del questionario, pertanto è riferita a 1088 strutture. Nella figura che segue è stato riportato il numero di residenti presenti al momento della risposta, sia i Covid positivi che coloro che presentavano sintomi simil-influenzali.
S I NDA g INE XIV DIMENSIONE PULITO | 06/2020
QUANDO LA DISINFEZIONE DIVENTA IMPORTANTE
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SPECIALE RSA
È stato chiesto alle strutture quali sono state le principali difficoltà che hanno dovuto affrontare nel corso dell’epidemia di coronavirus. Delle 1259 strutture che hanno risposto alla domanda, 972 (77,2%) hanno riportato la mancanza di Dispositivi di Protezione Individuale, mentre 263 (20,9%) hanno riportato una scarsità di informazioni ricevute circa le procedure da svolgere per contenere l’infezione. Inoltre, 123 (9,8%) strutture segnalano una mancanza di farmaci, 425 (33,8%) l’assenza di personale sanitario e 157 (12,5%) difficoltà nel trasferire i residenti affetti da Covid-19 in strutture ospedaliere. Infine, 330 strutture (26,2%) dichiarano di avere difficoltà nell’isolamento dei residenti affetti da Covid-19 e 282 hanno indicato l’impossibilità nel far eseguire i tamponi. Questa opzione di risposta è stata aggiunta l’8 aprile, questo numero si riferisce quindi al 52,1% delle strutture che hanno risposto alla domanda.
Tra il 23 febbraio e il 9 marzo, l’88,8% delle strutture ha vietato le visite di familiari/badanti ai ricoverati. Le eccezioni al divieto di visita, principalmente solo in caso di grave peggioramento delle condizioni di salute del residente o in fase terminale.
Per quanto riguarda i contagi che hanno colpito il personale, 278 strutture (21,1%) hanno dichiarato
10b. Numero totale di residenti Covid-19 positivi e con sintomi influenzali/ polmonite per regione (analisi su 1088 RSA)
una positività per SARS-CoV-2. Le regioni che presentano una frequenza più alta di strutture con personale riscontrato positivo sono la provincia autonoma di Bolzano (50,0%) e di Trento (46,7%) seguite dalla Lombardia (40,0%), Piemonte (25,0%), Marche (23,5%), Emilia Romagna (18,1%), Veneto (16,6%). Questa variabile risente delle politiche adottate da ciascuna Regione nell’esecuzione dei tamponi.
Il 92,9% delle strutture ha dichiarato la presenza di un piano o di una procedura scritta per la gestione del residente con Covid-19 sospetto o confermato, mentre il 7,1% ha dichiarato di non averne. Inoltre, il 59,4% ha affermato di non aver ricevuto una consulenza ad hoc per la gestione clinica e/o di prevenzione e controllo per il Covid. La gestione del residente con Covid-19,
sospetto o confermato, è affidata nel 41,2% delle strutture al personale medico presente, nel 18,4% dal personale medico insieme al Medico di Medicina Generale, e nel 26,6% esclusivamente da quest’ultimo.
Per il 10,4% delle strutture vengono coinvolti anche consulenti esterni.
Per quanto riguarda la possibilità di isolare i residenti con infezione confermata o sospetta, Un totale di 650 RSA (48,1%) ha dichiarato di poter disporre di una stanza singola, mentre il 30,7% delle strutture ha la possibilità di isolare raggruppando i pazienti. L’8,1% delle Residenze adotta una forma di isolamento differente dalle opzioni specificate, mentre l’8%, ovvero 104 strutture, dichiara di non avere la possibilità di isolare i pazienti.
Il 64,9% delle RSA dichiara di aver eseguito un programma di formazione del personale sanitario specifico per Covid-19, anche tramite esercitazioni pratiche, mentre il 35,1% afferma di non averlo fatto.
Il 93,3% afferma di aver eseguito un programma di formazione del personale sanitario sull’uso dei DPI. La temperatura corporea dei residenti e del personale viene misurata due volte al giorno dal 79% delle strutture, le rimanenti effettuano le misurazioni meno di due volte al giorno.
Fonte: Istituto Superiore di Sanità, Survey nazionale sul contagio Covid-19 delle strutture residenziali e sociosanitarie
S I NDA g INE XVI DIMENSIONE PULITO | 06/2020
Figura 11. Principali difficoltà riscontrate
Figura
La FRAGILITÀ del servizio sanitario
“I
sistemi sanitari occidentali sono stati costruiti attorno al concetto di assistenza centrata sul paziente, ma un’epidemia richiede un cambiamento di prospettiva verso un concetto di assistenza centrata sulla comunità.” (i medici dell’ospedale di Bergamo in un articolo scritto per il New England Journal of Medicine)
Questo è ancora più vero per il modello sociosanitario delle Lombardia, prevalentemente ospedale-centrico, che ha dimostrato le sue drammatiche fragilità. Se si riflette sulle indicazioni date dalla Regione emerge come il sociosanitario (RSA) e il territorio siano stati letti esclusivamente in funzione di “supporto” all’ospedale. L’obiettivo era inevitabilmente quello di non congestionare le terapie intensive, ma nessuna riflessione è stata fatta su quanto succedeva nel frattempo sul territorio. Una sanità interpretata come prestazione da acquistare e non come bene pubblico da garantire ha, di fatto, creato un’organizzazione monca in cui il sociosanitario, l’igiene, la sanità pubblica e la medicina territoriale hanno sofferto drammaticamente. Sarà necessario anche capire se la suddivisione delle competenze e delle risorse tra ATS – dove sono collocati i Dipartimento di igiene e prevenzione, delle cure primarie e di Programmazione per l’Integrazione Sociosanitaria con quella Sanitarie con quelle Sociali (PIPSS) – e le ASST sia funzionale, considerata anche la vastità delle aree territoriali che sovraintendono, che probabilmente non ha favorito un monitoraggio puntuale della situazione pandemica.
Al di là dei dati emersi dalla ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, i racconti drammatici degli operatori riferiscono che le RSA hanno vissuto con una sostanziale mancanza di pre-
sidi di protezione individuale. Anche le strutture che hanno provato ad approvvigionarsi hanno avuto il blocco delle forniture perché tutte erano precettate dalla Protezione civile per gli ospedali. Alla richiesta di poter fare i tamponi alle persone sospette Covid-19, le ATS rispondevano che non era prevista per queste strutture l’effettuazione dei tamponi. Il 112 si rifiutava di trasferire i pazienti sospetti Covid19 con sintomatologia grave nelle rianimazioni ospedaliere, come da indicazione regionale, per evitare di congestionare ulteriormente le terapie intensive. Purtroppo, nella realtà hanno trovato applicazione le “Raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili” secondo le quali nella sostanza, come denuncia Luca Degani, responsabile UNEBA Lombardia, gli anziani ospiti in RSA non venivano e non vengono ricoverati in rianimazione. Al di là della doverosa ricerca di eventuali responsabilità di questa situazione, doverosa per le migliaia di persone che sono morte, abbiamo tutti tanto su cui riflettere e tanto su cui lavorare per mettere al più presto in sicurezza le strutture sociosanitarie, per non trovarci più impreparati a questi eventi. Gratitudine è dovuta a tutti gli operatori sociosanitari, a partire da chi fa le pulizie, i cuochi, i manutentori e gli operai, gli ASA, gli OSS, gli infermieri, gli animatori, gli educatori, i terapisti occupazionali, i medici, gli amministrativi, i religiosi, i coordinatori di struttura e di nucleo, i responsabili sanitari e i direttori che in questa emergenza hanno messo al centro la persona, la persona più fragile.
S I NDA g INE XVIII DIMENSIONE PULITO | 06/2020 SPECIALE RSA
Fonte: LombardiaSociale.it
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VIRUS
LABORATORI FARMACIE
Monitoraggio e tracciamento delle infezioni da COVID
Le residenze sanitarie assistenziali sono state colpite in maniera drammatica dalla pandemia: adeguate strategie di rilevamento e raccolta dati diventano fondamentali per l’immediato futuro
a cura di Simone Ciapparelli
Le elevate morbilità e mortalità da Covid-19 osservate nelle RSA in varie parti del mondo rendono necessaria una grande attenzione, per quanto riguarda il presente e il futuro, alla prevenzione e al controllo di questo virus in tali strutture. Infatti, i dati dimostrano come persone con più di 65 anni di età, specialmente se con comorbilità, hanno una probabilità molto superiore rispetto alle fasce più giovani di sviluppare complicanze da Covid gravi o mortali. Un ambiente chiuso, come quello che
caratterizza le RSA, e che contiene molte persone fragili e vulnerabili dal punto di vista immunitario facilita la diffusione di malattie respiratorie, come ad esempio l’influenza, che in questo contesto è caratterizzata da elevata morbilità e mortalità. Questi focolai interessano anche tipologie di RSA specializzate nella riabilitazione o nella cura di persone con disabilità fisiche o mentali, nonostante l’età degli ospiti di queste strutture sia solitamente inferiore.
Un fattore che può aver contribuito all’elevata diffusione del Covid
in queste strutture è il contatto tra pazienti e personale infetto, in stadio sia sintomatico che asintomatico. Altri fattori sospetti sono la mancanza di DPI, la non effettuazione dei test o la loro effettuazione solo su soggetti sintomatici. Un numero insufficiente di test può aver contribuito a sottostimare il numero di casi in ambito RSA, e l’alta percentuale di pazienti affetti da malattie neurologiche come la demenza porta ad una difficile individuazione dei sintomi, che diventano evidenti solo quando le condizioni di salute peggiorano.
S L INEE gUIDA XX DIMENSIONE PULITO | 06/2020 SPECIALE RSA
STRATEGIE DI MONITORAGGIO DELLE INFEZIONI DA COVID
È quindi necessario implementare dei sistemi di monitoraggio a livello locale e nazionale, con i seguenti obiettivi:
■ Individuare tempestivamente i soggetti infetti all’interno della struttura, per adottare corrette misure di prevenzione e limitare la portata del contagio
■ Monitorare la proporzione e il numero totale degli infetti, in modo da tracciare un quadro preciso della situazione epidemiologica
■ Monitorare l’incidenza del virus a seconda della posizione geografica delle diverse strutture, per pianificare misure di prevenzione e controllo
La metodologia principale per l’identificazione tempestiva dei casi consiste nel monitorare sistematicamente gli ospiti e lo staff. I test andrebbero effettuati almeno una volta al giorno, e i parametri da testare sono la saturazione di ossigeno nel sangue (che non deve essere inferiore al 95%), e la frequenza respiratoria, che non
Covid nelle RSA: i dati europei
Un grande numero di RSA in europa e nel mondo è stato oggetto di focolai con elevati gradi di morbilità e mortalità, oltre che da un’alta percentuale di assenteismo da parte dei dipendenti.
Le dinamiche di trasmissioni del Covid, unite ad una scarsa disponibilità di test, hanno consentito al virus di diffondersi molto rapidamente entro e tra le strutture.
In Inghilterra le statistiche mostrano come il 25% delle morti avvenute in RSA tra il 18 dicembre 2019 e il 9 maggio 2020 sia legato al Covid-19. In Spagna, all’11 maggio, questa percentuale è del 66% rispetto alle morti totali.
La Germania ha denunciato 22.071 casi relativi a istituti per anziani, disabili, senzatetto e migranti. Di questi, 8.536 casi hanno interessato i dipendenti e 14.740 i residenti. Il 20% dei residenti contagiati non è sopravvissuto, rappresentando il 37% delle morti da Covid complessive in Germania.
In Francia, tra il 1 marzo e l’11 maggio, 7.469 strutture hanno riportato casi, il 66% dei quali in strutture per anziani.
Dei 73.435 casi tra i residenti, tra confermati e probabili, il 17% ha avuto esito fatale. Inoltre, sono stati registrati 39.294 casi tra i dipendenti. Prima di questa pandemia, la maggior parte dei Paesi europei non aveva sviluppato sistemi di sorveglianza adatti ad arginarla, sistemi che permettano di monitorare le malattie respiratorie e assicurino una comunicazione tempestiva alle autorità, in modo da pianificare eventuali interventi.
dovrebbe essere superiore ai 25 respiri al minuto, oltre ovviamente alla temperatura corporea.
In base ai risultati ottenuti, bisognerà registrare su un apposito registro le persone che sono state eventualmente sottoposte a tampone, isolate a causa di sintomi Covid compatibili o hanno richiesto l’adozione di qualunque altra misura di prevenzione non standard.
Se un individuo mostra sintomi compatibili con il Covid-19, deve essere assolutamente isolato e sottoposto a tampone il prima possibile.
Quando all’interno della struttura
06/2020 | DIMENSIONE PULITO XXI
SPECIALE RSA
viene confermato un primo caso, sarebbe opportuno sottoporre a test ogni singolo membro dei residenti e dello staff, inclusi coloro che non hanno sintomi.
Inoltre, sempre se all’interno della struttura sono stati registrati dei casi, è opportuno effettuare tamponi post-mortem su eventuali ospiti deceduti. Una volta individuato un caso sospetto, è necessario informare le autorità locali.
Le misure di prevenzione e controllo applicabili si basano quindi su una rapida identificazione, controlli amministrativi, misure di protezione ambientali e individuali in accordo con le linee guida emesse dalle autorità nazionali. In aree particolarmente a rischio contagio, si raccomanda al personale di usare sempre mascherine chirurgiche o FFP2 quando si ha a che fare con gli ospiti. Si può inoltre considerare la possibilità di vietare l’accesso ai visitatori per un certo periodo di tempo.
Si consiglia di sottoporre a tampone anche il personale, meglio se a cadenza settimanale o bisettimanale, a seconda delle risorse a disposizione. Questo consente di escludere la possibilità di infezioni asintomatiche, e pianificare la temporanea esclusione dal lavoro dei dipendenti infetti. In ogni caso, I membri del personale che manifestano sintomi riconducibili al Covid non devono presentarsi al lavoro, e avvisare tempestivamente la struttura presso la quale lavorano.
I visitatori, se autorizzati a entrare all’interno dell’edificio, devono indossare mascherine e mantenere una distanza fisica di 2 metri,
oltre a rispettare scrupolose norme igieniche. Visitatori che manifestano sintomi da infezione respiratoria non devono entrare all’interno della struttura. Tutte le strutture dove membri dello staff sono risultati positivi devono essere sottoposte alle misure di prevenzione previste dalle autorità locali.
RACCOLTA DEI DATI
La direzione della RSA dovrebbe nominare dei membri dello staff incaricati di individuare eventuali sintomi sospetti negli ospiti e nel personale, ed eventualmente comunicarli alle autorità. I dati possono essere riportati giornalmente, settimanalmente o mensilmente, a seconda della situazione epidemiologica nell’area interessata. Dopo la conferma di una positività, i report vanno inoltrati alle autorità su base giornaliera: quando viene individuato un caso sospetto, è necessario avvisare subito le autorità e, nel caso di confermata positività, iniziare a passare i dati con cadenza giornaliera. Questa cadenza va mantenuta fino alla risoluzione dell’ultimo caso, in seguito bisogna concordare con le autorità quando interromperla. Resta comunque necessario effettuare regolarmente screening di laboratorio per monitorare eventuali nuovi casi., Per quanto riguarda le strutture senza casi registrati, andrebbe comunque mantenuta la cadenza settimanale e mensile.
Si suggerisce di effettuare la raccolta dei dati per via elettronica, usando piattaforme online dedicate. Lo sviluppo di un
Tab. 1 - Tipologie di test a seconda della tipologia di scenario
SCENARIO TEST DI LABORATORIO SU OSPITI TEST DI LABORATORIO SU STAFF
Nessun caso
Area colpita: test casuali, a seconda della quantità effettuabile
≥1 caso sospetto Il prima possibile, testare tutti i casi sospetti
≥1 caso confermato Test di tutti gli ospiti inclusi i deceduti
Area colpita: valutare esami su tutto lo staff a cadenza settimanale/bisettimanale
Il prima possibile, testare tutti i casi sospetti
Test per tutto lo staff, a cadenza settimanale/ bisettimanale
Fonte: ECDC, Surveillance Of Covid-19 At Long-Term Care Facilities In The EEU/EEA
COMUNICAZIONE ALLE AUTORITÀ LOCALI
Area colpita: settimanalmente o mensilmente
Area non colpita: mensilmente
Area colpita:giornalmente
Area non colpita: settimanalmente
Giornalmente
S L INEE gUIDA XXII DIMENSIONE PULITO | 06/2020
sistema elettronico è cruciale, ma la sua mancanza o eventuali ritardi nella sua realizzazione non devono essere un ostacolo a un inizio tempestivo dei monitoraggi.
Il team incaricato della raccolta dei dati dovrebbe riportare dei dati addizionali che consentano alle autorità di effettuare un’investigazione efficiente, minimizzando le conseguenze di un possibile focolaio:
■ descrizione delle attività di staff e visitatori, riportando le aree che sono state visitate, la durata della visita
■ recapito dei visitatori
■ elenco delle procedure di quarantena adottate
■ descrizione dei regimi di pulizia e smaltimento rifiuti
■ quantità di DPI e attrezzature per la pulizia a disposizione
I dati raccolti dovrebbero comprendere come minimo il numero totale dei residenti e dei dipendenti che sono stati nella struttura nei precedenti 7 giorni e il numero di casi possibili, probabili e confermati presenti tra essi. Può essere
utile anche una raccolta dati relativa all’assenteismo e all’assenza di personale a causa di sintomi da infezione respiratoria.
Una volta ricevuti i dati, le autorità locali li dovrebbero inviare settimanalmente alle autorità regionali e nazionali. Queste ultime sono invitate a condividere, su base volontaria, questi dati con l’ECDC, che potrà così effettuare una stima dal punto di vista geografico sulla situazione Covid-19 nelle RSA delle diverse nazioni, valutando la proporzione delle strutture colpite e i cambiamenti avvenuti nel corso dei mesi. Per consentire un’adeguata strategia di sorveglianza, i dati raccolti a livello regionale e nazionale dovrebbero riguardare:
■ le misure di prevenzione e controllo applicate
■ il numero e la proporzione delle RSA colpite a livello regionale e nazionale
■ cambiamenti nella distribuzione dal punto di vista geografico delle strutture colpite
■ numero e proporzione dei casi sospetti e confermati tra ospiti e dipendenti
■ numero e proporzione delle morti sospette e confermate a causa del Covid tra gli ospiti
SICUREZZA DEL PERSONALE
Garantire la salute e la sicurezza del personale è un aspetto fondamentale per mantenere dei livelli di cura e attenzione elevati e prevenire la diffusione del virus. Le misure anti Covid che è necessario adottare possono significare per il personale ulteriore stress fisico e mentale, un incremento dell’orario lavorativo e aggiunta di compiti amministrativi. Andranno quindi predisposte valutazioni del rischio lavorativo, in accordo con la legislazione nazionale.
I dipendenti dovranno essere adeguatamente formati per verificare la loro preparazione nell’eseguire i rilevamenti dei parametri precedentemente elencati, e nel raccogliere e riportare i dati.
06/2020 | DIMENSIONE PULITO XXIII
Fonte: ECDC, Surveillance Of Covid-19 At LongTerm Care Facilities In The EEU/EEA
Procedure per la DISINFEZIONE di ambienti sanitari
Il virus SARS-CoV-2 è stato rilevato nelle secrezioni respiratorie e nelle feci. L’RNA virale è stato rilevato anche nel sangue ma non ci sono prove che il virus possa essere trasmesso attraverso il sangue. Il contatto con fomiti contaminate a causa della persistenza del virus sulle superfici è invece un’altra via implicata nella trasmissione a cura di Cristina Cardinali
Pubblicazioni recenti hanno valutato la sopravvivenza di SARS-CoV-2 su diverse superfici. La stabilità ambientale di SARS-CoV-2 è fino a tre ore nell’a-
ria, fino a quattro ore su rame, fino a 24 ore su cartone e fino a 2-3 giorni su plastica e acciaio inossidabile, sebbene con titoli significativamente diminuiti. Inoltre, sono stati rilevati diversi livelli di
contaminazione ambientale nelle stanze dei pazienti COVID-19, che vanno da 1 su 13 a 13 su 15 campioni risultati positivi prima della pulizia. Nessun campione d’aria è risultato positivo in questi studi,
S SANIFICAZIONE XXIV DIMENSIONE PULITO | 06/2020 SPECIALE RSA
solo un campione proveniente da un’uscita di scarico dell’aria. indicando che le particelle di virus possono essere spostate dall’aria e depositarsi su superfici. In uno studio sulla contaminazione ambientale in un ospedale cinese durante l’epidemia di COVID-19, SARS-CoV-2 è stato rilevato in campioni ambientali di unità di terapia intensiva, reparto di isolamento ostetrico e reparto di isolamento. È stato anche rilevato SARS-CoV-2 su oggetti come le stampanti self-service utilizzate dai pazienti per auto-stampare i risultati dei loro esami, tastiere desktop e maniglie delle porte. Il virus è stato rilevato più comunemente sui guanti (15,4% dei campioni) e raramente sulla protezione degli occhi (1,7%). Queste ricerche mostrano la presenza di SARS-CoV-2 nell’ambiente di un paziente COVID-19 e rafforzano la convinzione che i fomiti abbiano un ruolo nella trasmissione; tuttavia, l’importanza di questa via di trasmissione rispetto all’esposizione diretta alle goccioline respiratorie non è ancora chiara.
DISINFETTANTI
I disinfettanti sono classificati come biocidi e sono regolati dal regolamento sui biocidi (BPR) (UE) N. 528/2012 per garantire che i rischi siano adeguatamente valutati prima di essere immessi sul mercato. In generale, i disinfettanti a base di alcol (etanolo, 2-propanolo, 1_propanolo) hanno dimostrato di ridurre significativamente l’infettività di virus avvolti come SARS-CoV-2, in concentrazioni del 70-80% con tempo di esposizione di un minuto. Tuttavia, l’etanolo non è stato ancora approvato ai sensi del BPR, quindi i biocidi a base di etanolo non sono autorizzati, ma sono disponibili in base a misure transitorie. La maggior parte degli Stati membri non ha un sistema di autorizzazione o registrazione per i prodotti in base a misure transitorie e, pertanto, non hanno un panoramica esaustiva dei prodotti disinfettanti sul loro mercato. I biocidi con attività virucida e autorizzati ai sensi del BPR sono efficaci contro SARS-CoV-2 coronavirus. Questo vale anche per i prodotti usati come disinfettanti igienici per mani e pelle, che dichiarano di avere limitata attività virucida o attività solo contro i virus avvolti. Per ulteriori informazioni e per un elenco di prodotti disinfettanti autorizzati, visitare il sito internet dell’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA).
PROCEDURE DI PULIZIA PER LE STRUTTURE SANITARIE DOPO LA GESTIONE DI UN CASO SOSPETTO O CONFERMATO DI COVID-19
Aree di intervento sanitario (stanze dei pazienti, aree di attesa, sale per le procedure, sale di rianimazione) in cui il caso sospetto o confermato di COVID-19 è stato valutato o ricoverato in ospedale deve prima essere ben ventilato.
Gli ambienti in cui sono state eseguite le procedure di generazione di aerosol (AGP) (ventilazione sacca-valvola, intubazione, somministrazione di medicinali nebulizzati, broncoscopia, ecc.) devono essere ventilati con aria fresca per 1-3 ore prima della pulizia e che si possano ammettere nuovi pazienti. Negli edifici in cui le finestre non si aprono e il sistema di ventilazione funziona in un circuito chiuso, dovrebbe essere utilizzata per l’aria riciclata la filtrazione HEPA (High Efficiency Particulate Air filter). Altre opzioni possono includere, dopo la consulenza di un ingegnere esperto: posizionare filtri HEPA temporanei sulle prese d’aria e sugli scarichi nelle sale che ospitano pazienti COVID-19 o che utilizzano un sistema portatile di filtrazione dell’aria HEPA inserito nelle immediate vicinanze di dove si trovava il paziente. Dopo la ventilazione, le aree sopra menzionate devono essere accuratamente pulite con un detergente neutro, a cui segue una decontaminazione delle superfici con un disinfettante efficace contro i virus. Diversi prodotti con attività virucida sono autorizzati nei mercati nazionali e possono essere utilizzati seguendo le istruzioni del produttore. In alternativa, si consiglia l’ipoclorito di sodio allo 0,05% (NaClO)1 (diluizione 1: 100, se si usa candeggina per uso domestico, che di solito si trova a una concentrazione iniziale del 5%). Per le superfici che possono essere danneggiate dall’ipoclorito di sodio, i prodotti a base di etanolo (almeno il 70%) possono essere utilizzati per la decontaminazione dopo la pulizia con un detergente neutro.
La pulizia di servizi igienici, lavandini del bagno e servizi sanitari deve essere eseguita con cura, evitando schizzi. La disinfezione dovrebbe seguire la normale pulizia, utilizzando un disinfettante efficace contro i virus o lo 0,1% di ipoclorito di sodio.
06/2020 | DIMENSIONE PULITO XXV
SPECIALE RSA
Tutti i tessuti (ad es. asciugamani, lenzuola, tende, ecc.) devono essere lavati con un ciclo di acqua calda (90°C) con detersivo per bucato normale. Se un ciclo di acqua calda non può essere utilizzato a causa delle caratteristiche del materiale, devono essere aggiunti al ciclo di lavaggio candeggina o altri prodotti per il bucato per la decontaminazione dei tessuti.
Si consiglia l’uso di attrezzature per la pulizia monouso, ma nel caso non fosse disponibile, il materiale per la pulizia (panno, spugna ecc.) deve essere collocato in una soluzione disinfettante efficace contro virus o ipoclorito di sodio allo 0,1%. Se nessuna soluzione è disponibile, il materiale deve essere scartato e non riutilizzato.
Si consiglia l’uso di attrezzature diverse per la pulizia dei diversi reparti sanitari. In caso di carenza di attrezzature per la pulizia, il processo di pulizia dovrebbe iniziare dalle aree più pulite e trasferirsi nelle aree più sporche.
ll personale impegnato nella pulizia ambientale in ambito sanitario deve indossare Dispositivi di Protezione Individuale. A causa dell’attuale carenza di DPI, si consiglia di utilizzare il seguente set minimo per la pulizia delle strutture sanitarie contaminate da SARS-CoV-2: maschera chirurgica, abito resistente all’acqua a maniche lunghe usa e getta, guanti. L’uso di un filtro facciale (FFP) classe 2 o 3 deve essere preso in considerazione quando si puliscono le strutture in cui sono stati eseguiti AGP. Dovrebbe essere preso in considerazione anche l’uso di guanti pesanti. L’igiene delle mani deve essere eseguita ogni volta che vengono rimossi i DPI.
Il personale impegnato nella gestione dei rifiuti deve indossare i DPI. I rifiuti devono essere trattati come rifiuti clinici infettivi categoria B (UN3291) e gestiti secondo le politiche delle strutture sanitarie e le normative locali.
PROCEDURE DI PULIZIA CONSIGLIATE PER GLI AMBIENTI SANITARI
Superficie
Detersivo neutro e disinfettante virucida, oppure 0,05% di ipoclorito di sodio, oppure etanolo al 70%
Servizi igienici disinfettante virucida, oppure ipoclorito di sodio allo 0,1% Tessile ciclo dell’acqua calda (90°C) e normale al detersivo per bucato alternativa: ciclo a temperatura più bassa + candeggina o altri prodotti per il bucato
Attrezzature per la pulizia
DPI per la pulizia del personale
attrezzature monouso, oppure attrezzature non-monouso disinfettate con: disinfettante virucida o 0,1% di ipoclorito di sodio
mascherina chirurgica abito monouso resistente all’acqua a maniche lunghe guanti filtro facciale (FFP) classe 2 o 3 per la pulizia di strutture in cui è stato eseguito AGP
Gestione dei rifiuti categoria di rifiuti clinici infettivi B (UN3291)
Fonte: Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Disinfezione di ambienti in ambito sanitario e non sanitario impostazioni potenzialmente contaminate con SARS-CoV-2. ECDC: Stoccolma; Il 2020.
1 Si suggerisce l’uso dello 0,05% di ipoclorito di sodio nella pulizia delle superfici in ambito sanitario e non sanitario al fine di ridurre gli effetti irritanti sulle mucose.
S SANIFICAZIONE XXVI DIMENSIONE PULITO | 06/2020
Igiene delle superfici
Sistemi e kit per verificare il livello di igiene e comprovare la pulizia di superfici e strumenti di lavoro.
Kairosafe offre una rosa di prodotti per effettuare controlli sulla presenza di residui, allergeni, carica batterica, microrganismi specifici ecc (visita www.kairosafe.it).
Bioluminometro - carica batterica
E’ uno strumentino portatile che rileva in tempo reale la contaminazione da ATP+AMP+ADP e quindi il grado di pulizia delle superfici.
Kairosafe propone il Lumitester PD-30 abbinato ai tamponi Lucipac A3. Il test, rapido e preciso, è utilizzabile per il controllo della sanificazione in tutti gli ambiti, ad esempio sanitario, HO.RE.CA, industriale ecc.
Codice prodotto: 1402653-60486 (Lumitester) 1702671-60361 (Lucipac)
Pro-Check - residui proteici
Tamponcino che permette di verificare in modo semplice e immediato la presenza di residui proteici. Il risultato può essere valutato subito poiché il viraggio da giallo a verde chiaro indica la presenza di più di 20 µg di proteine. Il viraggio al verde scuro indica la presenza di più di 150 µg. Codice prodotto: CC-4008
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SOLUZIONI PER IL CONTROLLO QUALITA’ KAIROSAFE
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Indicazioni pratiche per controllare le infezioni da SARS-CoV-2 in ambito sanitario
Segue una selezione di “Domande e risposte su prevenzione e controllo delle infezioni per gli operatori sanitari che si occupano di pazienti con sospetto o confermato Covid-19” (documento redatto dall’Organizzazione mondiale della Sanità).
Sono necessari ospedali specializzati o di riferimento per i pazienti con infezione sospetta o confermata SARSCoV-2 quando è necessario il ricovero?
No. Le attuali raccomandazioni dell’OMS non includono un requisito per l’uso esclusivo di ospedali specializzati o di riferimento per il trattamento di pazienti con patologie respiratorie acute sospette o confermate SARS-CoV-2. Tuttavia, i paesi o le giurisdizioni locali possono scegliere di prendersi cura dei pazienti in tali ospedali se quelli sono ritenuti i più propensi a essere in grado di prendersi cura in sicurezza dei pazienti con sospetta o confermata infezione SARS-CoV-2 o per altri motivi clinici (ad esempio, disponibilità di Advanced Life Support). Indipendentemente da ciò, qualsiasi struttura sanitaria che tratta pazienti SARS-CoV-2 sospetti o confermati, dovrebbe aderire alle raccomandazioni dell’OMS sulla prevenzione e il controllo delle infezioni per l’assistenza sanitaria per proteggere pazienti, personale e visitatori. (Linee guida per le strategie di prevenzione e controllo delle infezioni (IPC) da utilizzare quando si sospetta un’infezione con un nuovo coronavirus).
L’OMS consiglia l’uso di maschere di routine per le persone sane durante l’epidemia nCoV 2019? No. L’OMS non raccomanda agli individui asintomatici (cioè che non hanno sintomi respiratori) nella comunità di indossare maschere mediche, poiché attualmente non ci sono prove che l’uso di routine di maschere mediche da parte di soggetti sani prevenga la trasmissione del SARS-CoV-2. Si consiglia alle maschere di essere utilizzate da persone sintomatiche nella comunità. L’uso improprio e l’abuso di maschere mediche può causare gravi problemi di carenza di scorte e mancanza di disponibilità delle maschere per coloro che hanno effettivamente bisogno di indossarle. Nelle strutture sanitarie in cui gli operatori sanitari si prendono direttamente cura dei pazienti sospetti o affetti da malattie respiratorie acute, le maschere sono una parte importante del contenimento della diffusione del SARS-CoV-2 tra le persone, insieme ad altri DPI e alla corretta igiene delle mani.
Le maschere mediche monouso possono essere sterilizzate e riutilizzate?
No. Le maschere facciali usa e getta sono esclusivamente monouso. Dopo l’uso devono essere rimosse utilizzando tecniche appropriate (non toccare la parte anteriore, rimuoverle tirando da dietro le fascette elastiche o i lacci) e gettate immediatamente in un contenitore per rifiuti a rischio infettivo con un coperchio; procedere poi all’igiene delle mani.
Quanto tempo può sopravvivere il SARS-CoV-2 su una superficie asciutta?
Al momento non ci sono dati disponibili sulla stabilità di SARSCoV-2 sulle superfici. I dati provenienti da studi di laboratorio su SARS-CoV e MERS-CoV hanno dimostrato che la stabilità nell’ambiente dipende da diversi fattori tra cui temperatura relativa, umidità e tipo di superficie. L’OMS continua a monitorare le prove esistenti su nCoV e si aggiornerà quando tali prove saranno disponibili.
S SANIFICAZIONE XXVIII DIMENSIONE PULITO | 06/2020 SPECIALE
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SPECIALE RSA
Quali sono i disinfettanti raccomandati per la pulizia ambientale nelle strutture sanitarie o nelle case che ospitano pazienti con infezione sospetta o confermata SARS-CoV-2?
La pulizia ambientale nelle strutture sanitarie o nelle case che ospitano pazienti con sospetta o confermata infezione dovrebbe prevedere disinfettanti attivi contro virus avvolti, come il SARS-CoV-2 e altri coronavirus. Esistono molti disinfettanti, compresi i disinfettanti ospedalieri comunemente usati, che sono attivi contro i virus avvolti. Attualmente le raccomandazioni dell’OMS includono l’uso di: Alcol etilico al 70% per disinfettare apparecchiature dedicate riutilizzabili (ad es. termometri); Ipoclorito di sodio allo 0,5% (equivalente a 5000 ppm) per la disinfezione di superfici frequentemente toccate nelle case o nelle strutture sanitarie.
Come si possono pulire lenzuola, asciugamani e vestiti sporchi dei pazienti con COVID-19?
Tutte le persone che si occupano di biancheria da letto, asciugamani e vestiti sporchi di pazienti con COVID-19 dovrebbero: 1. Indossare adeguati dispositivi di protezione individuale, tra cui guanti per uso intensivo, maschera, protezione per gli occhi (visiera/occhiali), abito a maniche lunghe, grembiule (se l’abito non è resistente ai fluidi), stivali o scarpe chiuse prima di toccare biancheria sporca. 2. Non trasportare mai biancheria sporca contro il corpo; posizionare la biancheria sporca in un contenitore chiaramente etichettato, a prova di perdite (ad es. sacchetto, secchio) 3. In caso di presenza di escrementi solidi sulla biancheria, come feci o vomito, raschiarli accuratamente
con un oggetto piatto e solido e metterli nella toilette designata prima di mettere la biancheria nel contenitore designato. Se il bagno non si trova nella stessa stanza del paziente, posizionare gli escrementi sporchi in un secchio coperto da smaltire nella toilette o nella latrina; 4. Lavare e disinfettare la biancheria: si consiglia di lavare in lavatrice con acqua calda (60-90°C) usando un detergente per bucato per la pulizia e la disinfezione della biancheria. Se il lavaggio in lavatrice non è possibile, la biancheria può essere immersa in acqua calda e sapone in un tamburo grande, usando un bastone per mescolare, evitando schizzi. Se non è disponibile acqua calda, immergere la biancheria in cloro allo 0,05% per circa 30 minuti. Infine, sciacquare con acqua pulita e lasciare asciugare completamente la biancheria alla luce del sole.
Possono essere utilizzate anche soluzioni di cloro?
Le soluzioni di cloro sono fortemente scoraggiate in quanto comportano un rischio maggiore di irritazione alle mani e effetti di cattiva salute derivanti dalla produzione e diluizione di soluzioni di cloro, tra cui irritazione
agli occhi e problemi respiratori. Inoltre, esiste il rischio di perdita dell’effetto antimicrobico se esposto alla luce solare o al calore. La preparazione di soluzioni di cloro richiede un addestramento per raggiungere la dose corretta dello 0,05% con diversi livelli di candeggina disponibili nel settore privato. Anche se conservati in un luogo fresco e asciutto con un coperchio lontano dalla luce solare, devono essere rinnovati quotidianamente.
In confronto, la semplice soluzione di acqua saponata non presenta nessuno dei suddetti rischi e complicazioni per la salute, inclusa la perdita dell’effetto antivirale a causa del calore o della luce solare. L’effetto antivirale dell’acqua insaponata è dovuto alla membrana oleosa della superficie del virus COVID che si dissolve con il sapone, uccidendo il virus.
Esiste una procedura speciale per i rifiuti prodotti dai pazienti con sospetto o confermato SARS-CoV-2?
No. I rifiuti prodotti durante l’assistenza sanitaria o l’assistenza domiciliare dei pazienti con sospetta o confermata infezione 2019-nCoV devono essere smaltiti come rifiuti a rischio infettivo.
S SANIFICAZIONE XXX DIMENSIONE PULITO
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Lavaggio e disinfezione PAVIMENTI
Taxon propone una linea completa di attrezzature per il lavaggio e la disinfezione dei pavimenti. Si tratta di prodotti realizzati con materiali selezionati per permettere i massimi risultati in termini di sanificazione chimica e biologica degli ambienti.
MIKRO 4
Frangia in microfibra con parte inferiore (contatto pavimento) in filato di microfibra, totalmente colorato, ad anello chiuso. La base della frangia è in tessuto tipo velcro, irrestringibile, e di lunga durata. È un prodotto studiato per l’attività di lavaggio e disinfezione di pavimenti in ambienti particolarmente delicati, ove è richiesto il minimo della contaminazione incrociata (ospedali, case di cura) grazie a 3 plus tutti rac-fibra, la possibilità di distinzione per colore, il-
mento in microfibra rasa; la connessione con il telaio di supporto è invece garantita dal tessuto uncinato (tipo velcro) della parte superiore che bene si accoppia con le strisce di velcro presenti nell’apposito attrezzo di supporto del panno. Questa scopa si utilizza sia per la scopatura a secco di pavimenti con basso livello di sporco, sia per la manutenzione a umido. È disponibile in due misure.
L’azienda Taxon, a seguito dell’emergenza, ha inoltre scelto di
diventare importatore delle mascherine FPP2-KN95 certificate CE, diventando fornitrice organizzata e affidabile, grazie a un lavoro di ricerca sul prodotto molto accurato.
S ATTREZZATURE SPECIALE
Covid e RESIDENZE SANITARIE: numeri e cause del contagio
Il forte legame tra la pandemia e la sua diffusione nelle residenze per anziani impone riflessioni sulle condizioni strutturali del sistema sul quale esse si basano, condizionato da una situazione finanziaria precaria
a cura di Simone Ciapparelli
Nel contesto dell’epidemia da Covid che ha colpito così drammaticamente il nostro Paese, le strutture residenziali per anziani sono diventate tristemente note per essere state tra i principali focolai di concentrazione e diffusione del virus. Questo è sicuramente avvenuto per via del fatto che in queste strutture si concentra un elevato numero di persone particolarmente vulnerabili al virus: oltre l’80% dei decessi da Covid, infatti, si concentra nella fascia di età superiore ai 70 anni. Queste strutture dovrebbero offrire una condizione di particolare tutela sanitaria, oltre a misure preventive finalizzate a ridurre il contagio. Tuttavia, il virus ha mietuto vittime non solo tra gli anziani fragili, ma anche tra medici, infermieri e operatori socio-sanitari. I dati pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità mostrano come su 1.634 Residenze Sanitarie Assistenziali campionate a livello nazionale il tasso di mortalità nei mesi di febbraio e marzo sia stato del 9.6%, ma con grandi differenze dal punto di vista regionale: si va dal 5% in Emilia Romagna al 6.4% in Veneto,
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fino addirittura al 19.2% in Lombardia. Da questi dati va detratto il tasso di mortalità raggiunto nello stesso periodo di tempo negli anni precedenti. La stessa indagine segnala che l’86% delle strutture indagate ha riportato “difficoltà nel reperimento di Dispositivi di Protezione Individuale”, il 36% ha riferito “difficoltà per l’assenza di personale sanitario a causa di malattia”, e il 27% ha dichiarato di “avere difficoltà nell’isolamento dei residenti affetti da Covid-19”.
Con l’aiuto dei dati forniti dal Politecnico di Milano, cerchiamo ora di capire in quali condizioni organizzative e finanziarie le strutture residenziali operano, e quali tendenze hanno prevalso negli ultimi anni.
Nel nostro Paese, è piuttosto difficile raccogliere dati riguardanti le strutture residenziali per anziani; L’unica fonte che restituisce un quadro generale del fenomeno è l’indagine ISTAT sui presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari nel nostro paese, che peraltro fornisce dati relativi al 2016. L’assenza di dati e informazioni aggiornate dimostra la scarsa attenzione da parte delle Regioni e dello Stato verso queste strutture, attenzione che d’ora in poi dovrà necessariamente essere più elevata. Nel 2016 le strutture residenziali in Italia sono 12.500, con 285.000 ricoverati over65. L’offerta di queste strutture è fortemente differenziata geograficamente: in Lombardia e nelle regioni del NordEst la copertura è del 3%, nelle regioni del Centro è dell’1,5%, nelle Isole del 1,2% e solo dello 0,9% al Sud. Esiste complessivamente una grande differenza con gli altri Paesi per quanto riguarda il tasso di copertura, che misura la quota di anziani over 65 anni ricoverati in queste residenze: il tasso italiano è infatti la metà di quello della Spagna, un terzo di quello tedesco e quasi un quarto rispetto a Svezia e Olanda. Ci superano anche i paesi dell’Estremo Oriente e gli USA.
Per quanto riguarda l’età degli ospiti ricoverati, il 75% ha più di 80 anni (il 79% in Lombardia), con una quota di ricoverati non autosufficienti pari al 78% (94% in Lombardia).
Si tratta quindi di strutture abitate in gran parte da persone fragili e non autonome, in quanto l’incremento dell’aspettativa di vita ha portato ad un aumento in queste strutture di soggetti molto anziani con forti necessità di cura sanitaria e assistenziale. Queste residenze assumono oggi le sembianze di una struttura sanitaria di lungodegenza: l’84% degli ospiti è in una struttura a media o alta intensità sanitaria, mentre il 36% è collocato in una struttura ad alta intensità sanitaria, caratterizzata da prestazioni erogate in nuclei specializzati a pazienti non autosufficienti richiedenti un supporto alle funzioni vitali. In Italia, quindi, esiste un sistema molto ridotto rispetto agli altri paesi occidentali, e concentrato su prestazioni ad alto contenuto sanitario. Diversamente dagli altri paesi europei, la componente alberghiera e abitativa è quasi assente, e prevale quella di sostegno sanitario specializzato per lungodegenti. Come dimostrano gli avvenimenti degli ultimi mesi, però, queste strutture non sempre sono in grado di offrire garanzie sul piano sanitario e assistenziale.
TENDENZE E CRITICITÀ
Nel periodo 2009-16, il numero dei ricoverati è diminuito complessivamente di 15.000 persone, pari al 5% del totale, con una riduzione molto
forte in Lombardia (16%). Mentre in Italia la contrazione ha interessato soprattutto le persone autosufficienti, in Lombardia la contrazione ha riguardato anche i non autosufficienti. Nonostante un aumento della popolazione anziana, quindi, il sistema delle residenze ha conosciuto una decisa contrazione nel numero dei ricoverati. La contrazione dei ricoveri è coincisa con una focalizzazione delle residenze verso l’alta intensità sanitaria, con un conseguente aumento dei ricoverati in strutture ad elevata intensità e con età superiore ad 80 anni.
Da un lato emerge quindi una sanitarizzazione progressiva delle strutture, dall’altro si evidenzia una platea di ricoverati formata sempre più da soggetti anziani e fragili.
Il combinarsi di queste due tendenze ha creato delle criticità sul piano gestionale e finanziario: l’aumento dell’intensità sanitaria ha infatti comportato un aumento progressivo dei costi di gestione e di personale.
Le strutture dovrebbero essersi infatti adattate a queste funzioni più specializzate investendo in termini di attrezzature sanitarie, e il personale dovrebbe richiedere livelli di qualificazione e di supervisione medica sempre più elevati.
Aumentando inoltre i ricoverati in condizioni di salute precarie, anche il costo pro-capite per utente è aumentato molto.
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Variazioni 2016-09 nel numero dei ricoverati per categoria
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All’aumento dei costi si contrappone un sistema di finanziamento farraginoso, perché i ricoveri in residenze a media-alta intensità sanitaria vengono coperti finanziariamente dal SSN, tramite le Regioni, solo per una quota pari al 50%, mentre il restante costo deve essere coperto dall’utente. Le Regioni, inoltre, non hanno aumentato, nel corso degli anni, gli importi di remunerazione delle quote sanitarie, nonostante il progressivo aggravarsi delle condizioni di bisogno dei ricoverati. L’aumento dei costi è stato quindi scaricato sulle tariffe pagate dagli utenti, e di fatto, oggi la quota sanitaria è in molti casi inferiore al 50% previsto dalla legge. Le tariffe sono invece aumentate: in Lombardia, mentre la quota sanitaria è in media di 41,3 euro pro die, la quota pagata dagli utenti è variata in media, tra il 2013 e il 2016, da un minimo di 54-60 euro pro die ad un massimo di 63-69 euro, con un costo totale mensile a carico dell’utente intorno a 1.800-2.000 euro al mese. L’aumento delle tariffe è sintomo di problemi di sostenibilità finanziaria per i gestori delle strutture, costretti a far fronte all’aumento dei costi e al mancato adeguamento della quota sanitaria. Inoltre, una tendenza complementare all’aumento delle tariffe è stata la forte riduzione del personale e del minutaggio assistenziale, oltre ai tagli sulla manutenzione delle strutture.
In Lombardia, secondo i dati ISTAT, nel periodo 2009-16 il personale retribuito delle strutture è stato ridotto del 20%. Anche se a livello nazionale non si è assistito ad un taglio del personale la progressiva sanitarizzazione delle strutture è avvenuta contemporaneamente ad un netto taglio del personale medico, compensato da un aumento del personale adibito alla cura delle persone e alla stabilità del personale infermieristico. A fronte quindi dell’aumento dell’intensità sanitaria delle strutture e dell’aumento di ricoverati con grande bisogno di cura sanitaria e assisten-
ziale, si è verificato il taglio del personale più specializzato e, almeno in Lombardia, anche dell’intensità assistenziale. Risulta evidente come la contrazione quantitativa del settore e la sua sanitarizzazione a fronte di una fragilità crescente dei ricoverati siano coincise con una riduzione complessiva della qualità dell’assistenza fornita. Motivazione principale di ciò è il mancato investimento di risorse a carico del SSN in questo settore, a fronte di strutture che svolgono funzioni essenziali di assistenza sanitaria.
PRIVATIZZAZIONE DEL SETTORE
Negli ultimi anni si è verificata una tendenza a ridurre la quota delle strutture pubbliche con una riduzione, tra il 2009 e il 2016, pari al 23% dei posti letto. Una buona parte di questi posti letto sono stati recuperati dalle strutture private. È quindi avvenuto un rapido processo di privatizzazione del settore, le cui ragioni sono da ricercare in una presunta maggiore efficienza gestionale e nell’opportunità di ridurre i costi delle strutture. La privatizzazione consente infatti una riduzione dei costi perché al personale vengono applicati contratti di lavoro meno onerosi e meno tutelati rispetto quelli applicati dagli enti pubblici. Nell’ambito delle strutture residenziali si è quindi formato un mercato in cui i
mancati investimenti delle politiche pubbliche si ripercuotono sull’incremento delle rette e su una tendenza alla riduzione dei costi, inclusa la compressione del personale, che si traduce in un decremento della qualità assistenziale.
CONCLUSIONI
Nonostante non sia possibile sapere con certezza se queste tendenze abbiano svolto un ruolo decisivo nel co-determinare la forte diffusione del virus e l’elevato numero di decessi in queste strutture, si può comunque affermare che le condizioni strutturali del sistema non hanno favorito l’applicazione di standard qualitativi adeguati alla tutela di persone versanti in condizioni di elevata fragilità, così come degli operatori occupati all’interno delle residenze. Il mancato investimento politico e amministrativo in queste strutture ha determinato un sistema molto contratto, con standard sanitari e assistenziali bassi e in via di ulteriore deterioramento. Appare quindi evidente la necessità di ripensare questo sistema, in modo che possa affrontare in maniera adeguata anche le problematiche scatenate dai recenti eventi.
Fonte: Marco Arlotti e Costanzo Ranci, Laboratorio di Politiche Sociali, Politecnico di Milano, Un’emergenza nell’emergenza: cos’è successo alle case di riposo del nostro paese?
S R EPORT XXXIV DIMENSIONE PULITO | 06/2020
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A-B
un aiuto concreto CONTRO i BATTERI
Per fronteggiare in sicurezza l’emergenza Covid-19 è fondamentale sanificare e disinfettare regolarmente gli ambienti. Le attrezzature di pulizia, in particolar modo i carrelli, sono gli strumenti principali di supporto all’operatore nello svolgimento del servizio di sanificazione ma proprio per la loro funzione possono divenire veicolo di contagio e trasmissione di batteri: sanificare minuziosamente l’attrezzatura con cadenza giornaliera diviene, dunque, fondamentale.
Da sempre le attrezzature manuali e i carrelli di Filmop vengono realizzati in polipropilene ad alta intensità, rendendo tutti i componenti facili da pulire, dalle ruote alle maniglie, passando per porte, pareti e cassetti. Inoltre, si caratterizzano per superfici non porose che non assorbono lo sporco.
In aggiunta a questi importanti vantaggi, Filmop assicura il massimo in termini di igiene con A-B Plus: un sistema completo costituito da carrello, telaio lavaggio, manico telescopico e microfibre per la pulizia di pavimenti e superfici, trattati con additivi antibatterici in modo da proteggerli ulteriormente contro la proliferazione di batteri, funghi e muffe.
La Frangia A-B Plus e il Panno Multi-T sono realizzati in microfibra trattata con ioni d’argento mentre i componenti in plastica dell’attrezzatura A-B Plus sono trattati con zinco piritione, entrambi non pericolosi e regolarmente testati per assicurare la tutela della salute. www.filmop.com
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A-B PLUS Il Sistema Antibatterico che assicura la massima igiene Carrello e telaio con componenti in plastica antibatterica Inibisce la proliferazione batterica ww w. fil m o p .co m
Plus:
FALPI mette in campo un esercito INFALLIBILE
Il servizio di pulizia e sanificazione in ospedale, e nelle strutture sanitarie in generale, ha un ruolo fondamentale, in quanto supporta, in maniera imprescindibile, l’attività clinica. La salute dei degenti è tutelata anche da una impeccabile igiene ambientale (si pensi solo al gravoso problema delle Infezioni Correlate all’Assistenza). Pertanto, nel corso degli anni, la sanificazione ambientale ospedaliera si è costantemente evoluta, nelle metodiche e, soprattutto, nell’adozione di nuovi materiali, sempre più tecnologici, per combattere la guerra della contaminazione batterica. Nemici invisibili e abilissimi, i batteri patogeni, che costringono gli avversari a schierare un vero e proprio esercito addestrato ad hoc e sempre pronto a modificare strategie e interventi. Ma un esercito deve essere dotato di armi efficaci,
e pertanto i plotoni degli addetti alle operazioni di pulizia e sanificazione nelle strutture sanitarie, i fanti, devono essere dotati delle attrezzature più tecnologicamente avanzate per vincere non solo le singole battaglie, ma la guerra, senza, peraltro, causare danni collaterali.
Le attrezzature che possono essere considerate vere e proprie “armi” nella infinita guerra contro le contaminazioni ospedaliere sono senza dubbio quelle di Falpi, l’azienda che ha radicalmente modificato l’approccio alla sanificazione, diventando un sicuro punto di riferimento, per quanto riguarda efficienza, qualità e sicurezza in ambito sanitario.
La batteria che viene messa in campo, la linea Hospital, si compone di carrelli, telai, frange, che consentono interventi mirati, nell’assoluto rispetto dell’am-
biente. I “pezzi forti” sono, senza dubbio, i carrelli della serie Microrapid e Microtech, realizzati in acciaio inox alsi 304, praticamente indistruttibili (l’azienda li garantisce per due anni, ma sono molto più longevi), modulabili a seconda delle specifiche esigenze, equipaggiati con contenitori robusti, capienti e realizzati in materiale riciclabile, di facile manutenzione e di effettiva usabilità. Inoltre, i carrelli Microrapid e Microtech sono certificati EPD, che testimonia il loro altissimo livello di compatibilità ambientali. I carrelli sono solo una delle componenti che costituiscono un vero e proprio sistema di lavaggio: gli altri elementi che concorrono alla definizione di un metodo di intervento di massima efficacia sono i telai e le frange, la cui realizzazione è frutto di attento studio e ricerca di materiali di altissima qualità. I telai, in alluminio, fibra di vetro e nylon, sono leggeri, perfettamente bilanciati, quindi assicurano condizioni di lavoro ottimali, sia dal punto di vista ergonomico, sia per quanto riguarda la maneggevolezza e, quindi, la rapidità delle operazioni. Ai telai si abbinano le frange in microfibra di elevatissima qualità, realizzate utilizzando una matrice bi componente di poliestere e nylon. La loro struttura aumenta la “superficie utile” della fibra, consentendo allo sporco di penetrare all’interno ed essere catturato e trattenuto. Il plotone Falpi ha un’altra arma a disposizione, i panni per lo spolvero delle superfici. L’operazione di spolveratura non è sempre considerata nella sua effettiva importanza. In realtà è essenziale per garantire una igiene ambientale davvero eccellente. Tra i panni della linea Hospital, spicca il Micropanno Hospital in microfibra e certificato Ecolabel. La certificazione Ecolabel per i panni (ben cinque famiglie) è un traguardo che Falpi ha conseguito con un iter lungo, complesso e impegnativo ma voluto con tenacia e determinazione, per confermare l’attenzione a tutto tondo verso la tutela dell’ambiente.
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Igiene e sicurezza con SIMPLY GEL
Medusa presenta SIMPLY GEL un gel alcolico per l’antisepsi sociale e chirurgica delle mani, Presidio Medico Chirurgico indicato per la disinfezione rapida delle mani. In ambito sanitario può essere usato in tutti i reparti come: corsie d’ospedale, aree funzionali, ambulanze, laboratori, ambulatori di diagnosi e per la cura domiciliare. Il gel è studiato appositamente per l’antisepsi delle mani, effettuata mediante semplice frizionamento. Simply Gel non necessita d’aggiunta d’acqua né per il lavaggio né per il risciacquo. L’Alcool etilico presente al suo interno è efficace per pre-
venire le infezioni. Inoltre, grazie all’ingrediente betaina, umidifica, protegge contro l’irritazione della pelle e mantiene quest’ultima soffice e morbida.
Per l’antisepsi delle mani si consiglia la seguente modalità d’uso: frizionare 3 ml sulle mani asciutte per 30 secondi e lasciare asciugare. Per la disinfezione chirurgica delle mani si consiglia: con 5 ml irrorare uniformemente tutta la superficie delle mani e degli avambracci asciutti, frizionare per 3 minuti e lasciare asciugare. Ripetere l’operazione una seconda volta.
I formati disponibili sono: 100 ml –500 ml – 1000 ml e 5000 ml. www.medusasrl.com
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Per la disinfezione rapida delle mani in ambito chirurgico. Alcol Etilico 70% Contiene Betaina: mantiene la pelle soffice e morbida, umidificandola e proteggendola dalle irritazioni.
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L’IGIENE delle MANI in ambiente assistenziale
In ambito assistenziale, ma anche nella comunità, lavarsi le mani correttamente impedisce la trasmissione dei microrganismi responsabili di molte malattie infettive, dalle più frequenti come l’influenza e il raffreddore, a quelle più severe come le infezioni correlate all’assistenza (ICA).
In particolare, durante l’emergenza pandemica da COVID-19 tuttora in corso anche in Italia, è di cruciale importanza lavarsi correttamente le mani, a casa, nei luoghi di cura, in
comunità, al fine di evitare il contagio con il nuovo coronavirus COVID19, ridurre la sua trasmissione e limitare il rischio di co-infezione con altri microrganismi.
Per l’igiene delle mani è sufficiente il comune sapone. In assenza di acqua si può ricorrere ai cosiddetti igienizzanti per le mani.
Amuchina Professional, brand del Gruppo Angelini specialista della disinfezione, offre un sistema completo per la disinfezione e la pulizia delle mani. Si tratta di Amuchina Gel X-Germ Disinfettante Mani, un gel antisettico studiato per disinfettare a fondo la pelle delle mani. La sua particolare formulazione è in grado di ridurre efficacemente in pochi secondi germi e batteri presenti sulla cute. A scopo igienico sono sufficienti 2-3 dosi a contatto delle mani e strofinare fino a completa asciugatura. Amuchina Gel X-Germ Disinfettante Mani è pratico in ogni situazione in cui è necessario disinfettare le mani: fuori casa, quando non ci si può lavare le mani, in viaggio, sui mezzi pubblici, dopo avere toccato denaro, nel settore ospedaliero e professionale, a casa, nei locali pubblici.
Amuchina Gel X-Germ Disinfettante Mani può essere erogato anche attraverso il dispenser elettronico montato su una elegante piantana, una soluzione molto pratica. www.amuchina.it
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che combatte i batteri
In questo periodo particolare è estremamente indispensabile attuare la massima sanificazione e un’igiene accurata. Essecinque propone il Panno Antibatterico, altamente innovativo perché è prodotto con fibra che presenta al suo interno nanoparticelle d’argento. La speciale composizione della micro-
fibra assicura la rimozione di tutti i batteri in superficie, anche senza utilizzare agenti chimici additivi. Il panno è stato testato e gli studi hanno dimostrato che dopo l’utilizzo il 99% dei batteri non si ripresenta più per 24 ore. Il suo uso è garantito per 500 lavaggi. Colori disponibili: blu, rosso, giallo, verde.
PULIZIA DEI PAVIMENTI
Per la pulizia dei pavimenti Essecinque propone il Panno bianco in poliestere per polvere, adatto su tutte le superfici in quanto non rovina e non
sono apprezzare appieno le sue proprietà pulenti. La polvere e lo sporco sono totalmente attirati grazie all’elettricità statica del poliestere. Il panno è indistruttibile e la sua durabilità è garantita anche dopo molti lavaggi. Si adatta perfettamente a tutti i tipi di telai di 60 cm dotati di ferma panno. www.essecinque.net
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Essecinque offre tutti gli articoli per la pulizia in cotone e nelle altre fibre tessili, assieme alle attrezzature correlate. Essecinque offers all the articles of cotton and other textile fibers with the related equ pment Passion for cleaning. www.essecinque.net Personalizzazion del prodotto Product customization Ricerca di nuovi prodotti Research and development of new products Par tnership internazionali International partnerships
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Sicuri al lavoro: Kit di strumenti COVID-19 per il Settore Sanitario è un sistema sviluppato da Tork, brand professionale di Essity, per fornire ai lavoratori impegnati in prima linea nella sanità informazioni sui metodi per limitare il contagio e rispettare le corrette pratiche igieniche.
L’igiene delle mani è un accorgimento fondamentale per contrastare contro la diffusione dei virus: Tecniche appropriate di lavaggio sono uno dei metodi più efficaci per prevenire le malattie di origine virale. Il Kit di strumenti di Tork intende essere utile a medici, infermieri, personale tecnico sanitario e lavoratori delle società di servizi ambientali e di pulizia, offrendo risorse capaci di contribuire a migliorare l’igiene complessiva delle persone e degli ambienti sanitari. «Come spiega l’OMS – afferma Riccardo Trionfera, direttore commerciale di Essity Italia – per i professionisti della sanità l’igiene delle mani è un aspetto fondamentale per fermare la diffusione di infezioni e patologie. In Tork abbiamo lanciato Sicuri al lavoro in primo luogo come forma di stima nei confronti del personale che negli ospedali è impegnato quotidianamente nella lotta contro il coronavirus. Vogliamo sostenere concretamente i professionisti della salute in questi mesi di grande difficoltà». All’interno di esso, infatti, è possibile trovare informazioni pratiche
sulle modalità di lavaggio delle mani, sulle procedure da seguire per sanificarle, e poster di istruzioni scaricabili e stampabili. Una ricerca online condotta nel 2018 in diversi Paesi ha rivelato che il 21% del personale sanitario trova che le istruzioni sull’igiene della mani siano troppo teoriche. A questo proposito, il Kit di strumenti di Tork contiene anche le istruzioni
per utilizzare l’app Tork VR Clean Hands, scaricabile gratuitamente dagli store di Apple e Google, che offre un approccio pratico ed esemplificativo alle norme igieniche da seguire.
Sicuri al lavoro: Kit di strumenti COVID-19 per il Settore Sanitario è scaricabile gratuitamente all’indirizzo https://www.tork.it/torkcampaigns/corona-virus
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RSA
Igiene e CONTROLLO
Come verificare la presenza e la concentrazione di organismi patogeni nelle aree ad alto rischio nei settori sanitario, farmaceutico o ancora, in ambito alimentare?
Kikkoman ha sviluppato un innovativo test per il monitoraggio dell’igiene, che offre un rilevamento e una sensibilità più elevati: la tecnologia brevettata “A3” ha dimostrato di individuare residui e microorganismi là dove altri sistemi falliscono. In generale, iI bioluminometro è uno strumentino portatile che consente di verificare istantaneamente la contaminazione microbica su una superficie o in un liquido, per
mezzo di una reazione di biolumi nescenza.
II bioluminometro raccoglie un segnale luminoso emesso da un tampone che è stato strisciato sulla superficie o inserito nel liquido da esaminare. Il tampone assorbe I’ATP, una molecola presente in tutti gli organismi con metabolismo, che reagisce con il mix di reagenti pre sente sul tampone stesso (lucife rina e luciferasi). La reazione che si sviluppa porta alla produzione di luce, la cui intensità viene misurata dal bioluminometro e convertita in un numero sul display. Maggiore è la contaminazione microbica, maggiore è la quantità di ATP e quindi il valore indicato dal bioluminometro.
A3 - CHIMICA ALL‘AVANGUARDIA
Sia che la contaminazione derivi da biofilm, da batteri o da fluidi corporei, l‘analisi ATP è un test universalmente riconosciuto per la verifica dei protocolli di pulizia. Nonostante questo, l‘ATP può essere instabile e degradare in ADP e AMP. I bioluminometri che rilevano solamente l‘ATP non offrono un quadro completo e potrebbero dare ingannevoli risultati negativi. La tecnologia utilizzata dal Lumitester con i tamponcini Lucipac A3 individua ATP+ADP+AMP garantendo maggiore affidabilità.
Che cosa significano le sigle ATP, ADP e AMP?
ATP (adenosina trifosfato) è la principale molecola coinvolta nel metabolismo degli organismi viventi. ADP (adenosina difosfato) e AMP (adenosina monofosfato) sono generate dai processi di degradazione dell’ATP, quali ad esempio il trattamento termico e la fermentazione. www.kairosafe.it
S STRUMENTI 06/2020 | DIMENSIONE PULITO XLI SPECIALE
Il WET CLEANING un’alternativa ai solventi chimici
Questa tecnica, che consente di detergere a fondo i tessuti in modo più naturale ed ecologico, è destinata a svolgere un ruolo importante nel futuro della lavanderia
Marcello Falvo
Prima dell’avvento del wet-cleaning esisteva una netta distinzione per quanto riguarda il lavaggio dei capi d’abbigliamento: gli abiti venivano lavati a secco e la biancheria ad acqua. Oggi, questa tecnica sviluppata in tempi relativamente recenti consente di lavare abiti e biancheria
nella stessa lavatrice, mantenendo un ottimo livello di qualità riducendo allo stesso tempo i costi e l’impatto sull’ambiente. Questo metodo di lavaggio utilizza acqua invece che solventi chimici, ed è stato sviluppato in seguito all’esigenza di ridurre l’uso dei solventi all’interno delle operazioni di lavanderia. Queste sostanze, come
ad esempio il percloroetilene, possono essere infatti pericolose per gli operatori del settore: l’esposizione costante e prolungata ai solventi chimici può causare danni al sistema nervoso centrale e al sistema riproduttivo.
Il moderno wet-cleaning nasce in America nel 1991, e nel corso degli anni ha contagiato il mercato glo-
S L A v ANDERIE INDUSTRIALI XLII DIMENSIONE PULITO | 06/2020 SPECIALE RSA
bale: il processo di lavaggio prevede l’uso di saponi senza solventi e acqua per lavare i vestiti, e l’utilizzo di macchine come gli essiccatori. Questa evoluzione delle tecniche di lavaggio è stata resa possibile grazie all’utilizzo di prodotti di ultima generazione, che proteggono la fibra dall’infeltrimento e dalla deformazione, ma allo stesso tempo puliscono a fondo e rimuovono le macchie.
L’utilizzo di questa tecnica regala diversi vantaggi: innanzitutto una maggiore pulizia, perchè questo metodo, rispetto al lavaggio a secco, agisce più efficacemente nei confronti dello sporco magro, come macchie sudore, urina e polvere, sulle macchie colorate, come quelle causate da caffè e tè, e sullo sporco grasso. Va anche ricordato che il lavaggio a secco non rappresenta una barriera contro le colonie batteriche. Anche dal punto di vista economico questa tecnica è più vantaggiosa: ha un costo inferiore rispetto al lavaggio a secco (costa circa il 40% in meno), e consente di aumentare sensibilmente i guadagni e ridurre i costi fissi di energia. Non utilizzando solventi tossici, il lavaggio wet-cleaning ha inoltre un impatto ambientale sensibilmente inferiore. Per poter utilizzare questa tecnica, è necessario dotarsi di detersivi e ricondizionanti di ultima generazione che, grazie ai nuovi antinfeltrenti inseriti nei detergenti e nei prodotti di finissaggio, impediscono il restringimento di maglie e tessuti.
RSA: LAVAGGIO E SANIFICAZIONE DI BIANCHERIA E INDUMENTI
Ripristinare igienicamente la biancheria e gli indumenti personali degli ospiti di una casa di riposo, offrendo una qualità ottimale, è un’operazione abbastanza complessa per via delle varie criticità tipiche di ambienti come le RSA. A queste criticità bisogna fare attenzione soprattutto quando tale servizio viene gestito con i tempi, le quantità e le logiche aziendali di un’industria di lavanderia. Il trattamento di questo tipo di biancheria deve soddisfare i massimi standard di pulizia, sanificazione e disinfezione. Inoltre, a differenza di quella da letto riservata a strutture ricettive tradizionali, la biancheria tecnica per il corredo del letto di degenza deve garantire particolare attenzione alla qualità dei materiali, soddisfando determinati standard di morbidezza, traspirabilità, leggerezza e controllo degli odori, consentendo allo stesso tempo agli operatori incaricati di cambiarla di semplificare e ottimizzare le tempistiche, in modo da potersi dedicare alla cura del paziente. La stessa attenzione va dedicata anche ai capi di abbigliamento dei singoli ospiti. Negli abiti viene innanzitutto inserito un microchip, che ne garantirà la tracciabilità, il programma di lavaggio dedicato, il numero dei lavaggi, lo stato d’usura. Una volta microchippato, l’indumento può iniziare il normale flusso di movimentazione dei capi sporchi in uscita. Il personale della residenza provvederà a raccoglierli in appositi sacchi monouso, suddivisi per tipologia, cioè tenendo separati, ad esempio, i capi di biancheria intima, dalle camicie, dalle maglie, dai pantaloni. E’ importante che tra gli indumenti non ci siano altri oggetti di materiali diversi, come medicazioni o spille. Una volta arrivati in stabilimento, i capi saranno contabilizzati elettronicamente. Segue quindi il ciclo di lavaggio ed essiccazione, distinto per categoria, in modo che ogni capo sia sottoposto al trattamento più appropriato. Il lavaggio degli indumenti intimi dura minimo 8 minuti, con un bagno in acqua a temperatura ambiente e l’aggiunta di prodotti imbibenti allo scopo di sciogliere lo sporco organico. La biancheria subisce un moderato aumento della temperatura fino a 50°C÷55°C, accompagnato da un moderato dosaggio di prodotto detergente ed alcalinizzante che favorisce il distacco dello sporco più rimovibile dal corpo dei tessuti. Lo stadio del lavaggio costituisce il momento determinante dell’intero processo, perché consente di mantenere le condizioni fisiche e chimiche che garantiscono il processo di termo-disinfezione. Esso deve durare minimo 18 minuti, ad una temperatura di 80°C÷85°C. In tali condizioni, si rimuove lo sporco depositato anche all’interno delle fibre. La successiva fase di candeggio ha lo scopo di distruggere irreversibilmente eventuali cariche patogene presenti sui tessuti. Per quanto riguarda il lavaggio di indumenti delicati, il processo è simile, ma caratterizzato da tempistiche e temperature inferiori: ad un prelavaggio a 40°C÷45°C, segue un lavaggio alla stessa temperatura per minimo 10 minuti, con l’aggiunta di prodotto detergente specifico per indumenti delicati.
Sono inoltre necessarie delle lavatrici supercentrifuganti, dotate di computer programmabile e sistema di dosaggio automatico, che consentano di elaborare programmi di lavaggio a ridotta azione meccanica ed effettuare il dosaggio dei detersivi in modo ottimale, senza errori e senza necessità di intervento da parte dell’uomo.
Questa tecnica può essere eseguita sia dalle lavanderie industriali, che lavano e noleggiano biancheria e che possono quindi aumentare le loro entrate lavando anche gli abiti degli ospiti, sia dalle strutture ricettive con lavanderia interna, le quali possono lavare tutti i capi con la stessa lavatrice. www.falvo.info
06/2020 | DIMENSIONE PULITO XLIII
Marcello Falvo
L’EFFICACIA del vapore come mezzo di SANIFICAZIONE
Il vapore è uno strumento di disinfezione efficiente e rispettoso dell’ambiente, che può risultare importante per affrontare e superare questo momento delicato
a cura della Redazione
Polti è un’azienda italiana con oltre 40 anni di esperienza nelle applicazioni del vapore, sia per quanto riguarda lo stiro che per la pulizia in ambito domestico e professionale. Grazie a prodotti innovativi e 200 brevetti, dal 1978 ha cambiato le abitudini dei consumatori in oltre 50 Paesi, proponendo un approccio all’igiene contemporaneo e sostenibile: protagonista è sempre il vapore, con i suoi comprovati effetti pulenti potenti e naturali. Prodotti come Polti Vaporella, il primo ferro da stiro con caldaia per uso domestico, e Polti Vaporetto, il pulitore a vapore con caldaia ad alta pressione, hanno caratterizzato la storia dell’azienda e sono tutt’oggi riferimento per know-how ed esperienza. Ma nel corso degli anni Polti ha sviluppato una forte expertise sulla pulizia e sanificazione professionale, con linee dedicate e di attestata efficacia: Polti Sani System e Polti Mondial Vap. Prodotti made in Italy, frutto dell’esperienza di un’azienda che, grazie a costanti investimenti in ricerca e sviluppo, ha fatto del vapore la sua vocazione.
Abbiamo incontrato Francesca Polti, Direttore Generale di Polti, che ci ha raccontato come l’azienda ha vissuto
l’esperienza Coronavirus e con quali soluzioni e prodotti ha contribuito e contribuirà a combatterla.
Come sta andando il mercato, e come avete reagito alle sfide imposte dalla pandemia?
Inizialmente, il momento è stato per tutti molto complicato, ma anche caratterizzato da grande responsabilità. Noi come Polti siamo presenti in più di 50 paesi, in 5 di questi con una nostra filiale, e ci siamo trovati ad affrontare una crisi globale complicata da decreti che variavano da paese a paese. Abbiamo quindi dovuto da un lato garantire la sicu-
S I NTER v ISTA XLIV DIMENSIONE PULITO | 06/2020 SPECIALE RSA
Francesca Polti, Direttore Generale di Polti
rezza dei nostri dipendenti, dall’altro garantire la continuità dell’attività aziendale. In un secondo momento, ci siamo resi conto che la consapevolezza del cliente riguardo l’uso del vapore a scopo di disinfezione stava aumentando, grazie alle sue riconosciute capacità sanificanti. Nel 2006 abbiamo creato una gamma specifica sulla sanificazione, e abbiamo saputo, durante queste emergenza, rispondere in maniera adeguata sul mercato, oltre ad offrire aiuti, donando apparecchi della gamma Sani System alle province intorno a noi, tra le più colpite a livello nazionale.
Avete avuto dei riscontri positivi sull’efficacia delle apparecchiature donate?
Finora abbiamo contattato poche di queste realtà alle quali abbiamo fornito i prodotti. Quelle che abbiamo sentito, ci hanno confermato i benefici dell’utilizzo di questi nostri prodotti, che possono essere utilizzati rapidamente e molto frequentemente, in quanto generano un vapore che non viene a contatto con le superfici. Ora che la situazione è più tranquilla, contiamo di fare un’indagine più accurata. In ogni caso, abbiamo un’ampia rete di distributori che ci consente di essere sempre aggiornati sulle esigenze e sulle opinioni del cliente.
Parlando di formazione, è importante fornire informazioni adeguate riguardo l’utilizzo di queste apparecchiature.
Per quanto riguarda Polti Sani System, c’è un protocollo da seguire legato agli studi e ai test eseguiti nel corso degli anni. È importante che chiunque compri questi prodotti per effettuare attività di disinfezione, si soffermi sulla lettura delle istruzioni e del protocollo stabilito per il prodotto, per garantire una reale efficacia. Le istruzioni da seguire variano a seconda della modalità operativa scelta, se è necessario effettuare una semplice sanificazione quotidiana oppure una più approfondita, nel caso ci si trovi ad avere a che fare con zone dove il pericolo infettivo è più elevato.
Qual è l’efficacia di Polti Sani System nell’eliminazione di questo virus, e dei patogeni in generale?
Questo prodotto è stato sviluppato nel 2006 insieme alla facoltà di medicina dell’Università di Pavia. Da allora, abbiamo raccolto i dati derivanti da diversi test effettuati da laboratori indipendenti, che dimostrano la sua efficacia nell’eliminazione fino al 99,999% di virus, germi, batteri, funghi e spore. Non è sempre possibile effettuare un test che copra la totalità dei virus e batteri esistenti: laddove non ci sono dei test disponibili, bisogna riferirsi a
studi medici e dentistici, ambulatori, attività come parrucchieri e centri estetici. Tutti questi ambienti sono caratterizzati da un elevato passaggio di persone, e quindi da un più elevato rischio di contagio. Emerge quindi la necessità, in questi luoghi, di sanificare spesso e velocemente, soffermandosi in particolare sui punti di contatto.
Il vapore è la soluzione ideale anche per luoghi come le scuole, dove bisogna avere particolare cautela nell’utilizzo di prodotti chimici che potrebbero permanere sulle superfici.
L’utilizzo di temperature così elevate può rappresentare un pericolo per l’operatore?
La peculiarità di Sani System è quella di surriscaldare il vapore fino a 180°C all’interno della pistola. Questo permette di emettere il vapore sotto forma di nuvola, e non di getto, diminuendone così la potenziale pericolosità. Ovviamente, come tutti i prodotti a vapore, bisogna prestare attenzione durante l’utilizzo, ma non abbiamo mai ricevuto segnalazioni riguardanti particolari incidenti.
degli studi, i quali dimostrano che le alte temperature, come quelle raggiunte dal vapore emesso da Sani System, inattivano i virus, inclusi i coronavirus. Abbiamo un sito dedicato dal quale è possibile scaricare i test di efficacia che riguardano Sani System, che saranno progressivamente aggiornati, perchè da qui alla fine dell’anno abbiamo in programma di svolgerne altri.
Quali sono gli ambiti in cui Polti Sani System può essere utilizzato?
I clienti che lo stanno utilizzando operano in svariati contesti, non solo in ambito ospedaliero: uffici,
Come state performando all’estero, e come è stato accolto Sani System dai 50 paesi nei quali siete presenti? Anche all’estero, come in Italia, sta crescendo la considerazione verso il vapore, sempre più riconosciuto come una soluzione efficace e rispettosa dell’ambiente e della salute. In alcuni paesi, ad esempio in Francia, il vapore è usato come mezzo di sanificazione, anche in ambito ospedaliero, da diversi anni. L’attenzione verso il vapore sta crescendo anche fuori dall’Europa, ma anche in America, dove abbiamo una nostra filiale. Questa crisi sanitaria ha portato ad un innalzamento degli standard igienici, che è necessario mantenere sviluppando sempre più le tecnologie di sanificazione, perché situazioni come quella che ci ha colpito quest’anno non debbano più capitare. www.polti.it
06/2020 | DIMENSIONE PULITO XLV
TV
Guarda l'intervista su www.dimensionepulito.it alla sezione Pulito
Oggi sul MERCATO
Tecnologia, ricerca, sviluppo: le ultime dal mondo del cleaning
POLTI SANI SYSTEM, IL VAPORE CHE PROTEGGE IL LAVORO
Se si ha la necessità di effettuare operazioni di sanificazione frequenti e veloci durante la giornata, Polti Sani System è la soluzione a questa esigenza. Polti Sani System è il sistema brevettato per la sanificazione a vapore sviluppato nel 2006 in collaborazione con la Facoltà di Medicina e di Chirurgia dell’Università degli Studi di Pavia e dedicato alla disinfezione degli ambienti a rischio di contaminazione biologica. Adatto per un uso frequente, agisce in pochi secondi, senza contatto con le superfici e i tessuti, asciuga rapidamente ed è sicuro anche in presenza di persone e animali, il vapore di Polti Sani System è un vapore saturo, secco, surriscaldato fino a 180°C che uccide fino al 99,999% di virus, germi, batteri, funghi e spore (risultati da studi scientifici e/o test effettuati da laboratori terzi e indipendenti).
www.poltisanisystem.it
SANIDART PER LA DISINFEZIONE E LA PULIZIA
Kemika propone Sanidart, un disinfettante pulitore rapido senza risciacquo per la disinfezione, pulizia, smacchiatura e spolveratura delle superfici in ambiente comunitario e sanitario, quali scuole, case di riposo, ospedali, cliniche, laboratori, studi medici, nonché per disinfettare e pulire le superfici di Camere Bianche e Grigie. Contiene Clorexidina e Quaternari in soluzione idroalcolica per un’azione disinfettante rapida. Si usa per la disinfezione e pulizia di superfici lavabili nelle camere di degenza e nei locali di servizio. Sanidart è attivo su Gram negativi, Gram positivi, Pseudomonas e Candida Albicans e sui principali tipi di virus mantenendo la superficie umida per tutto il tempo di contatto come previsto dalle norme: UNI-EN 1276; UNI-EN 13697; UNI-EN 1650; UNI-EN 14476 (Registrazione Min. San. N° 20454).
www.kemikagroup.com
REVOLVER, LA CARTA IGIENICA HA UNA NUOVA ARMA
Un dilemma ricorrente per gli operatori delle imprese di pulizia è la sostituzione di un rotolo jumbo non completamente terminato: sostituire il rotolo sprecando gli ultimi metri ancora disponibili o attendere che si esaurisca lasciando qualcuno senza prodotto sul più bello? Revolver, l’ultimo dispenser nato in Industrie Celtex, risolve il problema. Revolver è il primo sistema captive per carta igienica midi che assicura l’autonomia di un maxi jumbo e la continuità di servizio senza sprechi. Il sistema alloggia tre rotoli di morbida carta igienica domestica ancorati come al tamburo di un revolver, il quale sostituisce per forza di gravità il rotolo esaurito. Il tutto è coniugato alla tecnologia FLUTECH®, l’innovativa formula che consente alla carta igienica di sciogliersi in 9 secondi, assicurando un uso sicuro e tubature libere da ingorghi senza enzimi. www.industrieceltex.com
CON NEWPHARM® LA DISINFEZIONE DELLE SUPERFICI RISULTA FLESSIBILE E AFFIDABILE
Newpharm® ha introdotto il nuovissimo Bra-Newphen® Spray per la disinfezione delle superfici: un energico disinfettante aerosol per l’igiene ambientale, civile e domestica. La nuova bombola spray Newpharm® consente all’utilizzatore una doppia modalità d’erogazione: lo svuotamento automatico all’interno degli ambienti attraverso l’apposita valvola, oppure la normale applicazione spray impiegando il classico ugello in dotazione. Qualunque siano le superfici, si otterrà rapidamente la loro disinfezione preservandole da ogni possibile alterazione, nemmeno dopo impieghi ripetuti e prolungati. Bra-Newphen® Spray è stato pensato appositamente per la disinfezione di attrezzature e mobilio, apparecchi igienico-sanitari, toilette e di locali in genere sia ad indirizzo civile che domestico. www.newpharm.it
S v ETRINA XLVI DIMENSIONE PULITO | 06/2020
SPECIALE RSA
Loredana Vitulano
L’ESPERIENZA 4CLEANPRO AL FIANCO DEGLI OPERATORI
4CleanPro presenta un sistema che permette di operare in strutture sanitarie, alimentari, industriali, con la massima efficienza e sicurezza non solo per il pubblico ma anche per gli operatori che lo utilizzano quotidianamente. Il sistema è un carrello che dispone di lavasciuga pavimenti - MIRA 40 HEPA - con batterie al litio e filtro Hepa, monospazzola a batteria con autonomia 4 ore per superfici e pavimenti e attrezzatura innovativa manuale per lavaggio pavimenti e superfici con monouso o microfibre. In un solo metro quadro e con il solo l’utilizzo di una unità operativa, si possono effettuare operazioni ordinarie e straordinarie, avendo a disposizione tutto l’occorrente. Il sistema, studiato ergonomicamente, permette all’operatore di spostarsi anche a pieno carico, con una percezione di peso simile a un normale carrello delle pulizie.
www.4cleanpro.com
VORTICE, GARANTIRE ARIA SANA CON I DEPURO PRO
Uno degli obiettivi principali di studi medici, ambulatori e strutture sanitarie in generale è quello di mantenere un’ottimale qualità dell’aria per tutelare la salute di
RUBINO CHEM, PARTNER PER L’IGIENE
Rubino Chem presenta Domoform ProLine, detergente igienizzante idroalcolico a base di alcol etilico al 75%, perossido di idrogeno al 1%, glicerolo e SaniEssenza Balsamica. Specifico per la detergenza e igienizzazione professionale del settore medicale ed estetico. Evapora rapidamente, non lascia aloni e non necessita di risciacquo. La sua speciale formula ha un alto potere nella rimozione di germi e batteri - rimozione di germi e batteri con mera azione meccanica; non è un biocida, è un detergente igienizzantee idonea per HACCP.
www.rubinochem.it
LA SOLUZIONE PER UN’IGIENE GARANTITA
Nel settore medico e sanitario la pulizia e l’igiene rappresentano le basi fondamentali per gli operatori di settore. La linea dei lenzuolini Paperdi, super assorbenti e resistenti, è sempre più completa con un’offerta di referenze in pura cellulosa o carta ecologica di differenti metrature e dimensioni. Per le più svariate richieste e per ogni ambiente di lavoro ed esigenza Paperdi si propone quindi di offrire il giusto rotolo garantendo qualità certificata fino all’ultimo strappo e massima igiene grazie al confezionamento singolo di ogni rotolo.
www.paperdi.it
06/2020 | DIMENSIONE PULITO XLVII
OBIETTIVO: IGIENIZZARE
Sempre attenta alle esigenze del mercato e dei suoi clienti Itidet propone due detergenti igienizzanti per la pulizia dei pavimenti: si tratta di Pavichlor e Oxi Floor. Pavichlor è un detergente concentrato a base di cloro attivo utilizzato per la pulizia giornaliera di tutte le superfici lavabili resistenti al cloro. Grazie all’azione sinergica del cloro e dei tensioattivi Pavichlor deterge, igienizza e smacchia le superfici. Oxy Floor e un detergente ad alta concentrazione di perossido di idrogeno. Il potere pulente unito all’ossigeno attivo garantisce un’igiene profonda ed un’azione sbiancante sulle superfici trattate. Lascia nell’ambiente un fresco profumo di pulito. Entrambi i prodotti sono disponibili in flaconi da 1 lt e 5 lt. www.itidet.it
TMB, MACCHINE PER LA SANIFICAZIONE
TMB è pronta a rispondere alle esigenze di sanificazione e disinfezione con 7 prodotti mirati a tale scopo.
QUARTZ 50 CON SISTEMA A OZONO
Quartz 50 di Adiatek è la lavasciuga uomo in piedi pratica come una macchina di piccole dimensioni. Le dimensioni compatte permettono a questo modello di entrare nei normali ascensori dando quindi la possibilità di operare su più piani. L’approccio e l’utilizzo sono resi intuitivi dal display digitale e l’installazione delle batterie è comoda ed ergonomica grazie al vano estraibile. L’ampia rotazione del tergi pavimento, garantisce una asciugatura perfetta ad ogni curva. Quartz 50 può essere equipaggiata con un generatore di Ozono. Essa è in grado di pulire senza l’uso di detersivi chimici in caso fosse necessaria una disinfezione. È altamente consigliata per ambienti ospedalieri ove è necessaria sia una pulizia che di sanificazione. www.adiatek.com
Sanificatore di superfici e spazi Il modello Tornado, veterano per queste applicazioni, viene prodotto da TMB dal 2009 per la sanificazione e deodorizzazione degli interni d’auto, per i condotti di climatizzazione e spazi chiusi come sale e stanze. Beneficiando di compressore + pompa, Nuova Tornado crea un aerosol fine che viene erogato tramite l’esclusivo ugello per diffondersi uniformemente nello spazio, coprendo in modo uniforme e completo ogni superficie. Ora disponibile anche a batteria (Tornado B) SaniMist e OptiMist, le versioni più piccole con l’involucro in inox, combinano la stessa performance e rendimento in due format più compatti e maneggevoli.
E-Spray, Sanificatore a batteria al litio con pistola elettrostatica, fornisce una carica elettrostatica alla soluzione in uscita dall’ugello, che viene attratta dalle superficie. Dà una copertura uniforme in minore tempo anche sulle superficie poco raggiungibili,
con la convenienza e portabilità di una macchina senza cavo. Tutte le macchine sopracitate sono compatibili e sicuri per l’uso con una vasta gamma di soluzioni, comprese soluzioni di perossido d’idrogeno oppure ammonio quaternario o soluzioni di cloro.
Aspiratore sanificatore d’aria Nell’ambito di aspirazione, il modello Dryver15 REH è un potente aspiratore dotato di 2 filtri HEPA, uno in entrata e uno in uscita d’aria per catturare le particelle microscopiche, purificando l’aria da queste impurità e agenti patogeni durante il normale utilizzo di un aspiratore. Silenzioso e compatto, ideale per la pulizia e sanificazione giornaliera in totale sicurezza.
Monospazzola sanificatore per i pavimenti TFO 43 Spray monospazzola con tecnologia roto-orbitale, eroga uno spray azionabile tramite la leva sul manubrio, per sanificare e disinfettare il pavimento con azione diffusoria e meccanica nello stesso momento. Il meccanismo orbitale garantisce facilità d’uso ed efficienza.
www.tmbvacuum.com
S v ETRINA XLVIII DIMENSIONE PULITO | 06/2020 SPECIALE
RSA
COME ELIMINARE GLI ACARI
Il termonebbiogeno Foggy ST75 di Spray Team adatto per la disinfestazione contro gli acari e per i trattamenti antilarvali, viene normalmente utilizzato per disinfestazioni in ambienti chiusi come magazzini, stabilimenti, depositi di archivi cartacei e reti fognarie ed è in grado di emettere una nebbia molto fine, leggera e secca, simile al fumo di una sigaretta. Grazie al suo tubo flessibile, consente la disinfestazione anche negli angoli che sono difficilmente raggiungibili con i sistemi tradizionali. Si tratta di un’unità autonoma a carrello piccola ma potente con una grande praticità d’impiego. Il motore, monocilindrico a due tempi, ha una cilindrata di 60 cc a 6000 rpm. L’avviamento avviene con fune autoavvolgente, l’accensione è elettronica. Il serbatoio in acciaio inox ha una capacità di 9 litri ed è indipendente dal gruppo, facilmente estraibile per essere utilizzato come pompa a pressione a spalla.
www.sprayteam.it
GESAN, DISINFETTANTE BATTERICIDA CONCENTRATO
Gesan di Arco è un disinfettante biocida per pavimenti e superfici lavabili, piastrelle, materiale ceramico. Efficace ad alte diluizioni contro molteplici microorganismi. E’ costituito da un principio attivo innovativo (triammina), caratterizzato da un’alta attività battericida, fungicida e viricida. Presenta ampio spettro d’azione verso micobatteri responsabili della Tubercolosi (M.Avium, M.Terrae), Batteri Gram-(E.Coli, P.Aeruginosa), Batteri Gram+ (S.Aereous, E.Hirae, L.Monocytogenes), funghi e lieviti (C.Albicans) e virus incapsulati ( A.H1N1, Vaccinia, HVC). Efficace anche a basse temperature. Eccellenti proprietà detergenti. Non contiene Voc, Aldeidi, Cloro, e Sali d’Ammonio. Raccomandato per applicazioni in ospedali, case di cura, ristoranti, produzioni alimentari, scuole, asili, uffici, palestre. Idoneo negli impianti di areazione. Disponibile in tanica da 5kg e flacone da 1000ml.
www.arcochimica.it
NUOVO MAXFORCE IC, DA BAYER LA FORZA DEL PROFESSIONISTA
Bayer Maxforce IC è il nuovo insetticida professionale in gel per i trattamenti per l’eliminazione degli scarafaggi in ambienti come locali industriali e commerciali e ambienti pubblici come ospedali e case di cura. Maxforce IC permette di eliminare in modo preciso e professionale gli scarafaggi grazie alla sua azione adescante se applicato in crepe, fessure, cavità dove gli scarafaggi trovano rifugio. Sono sufficienti 1-3 gocce di MAXFORCE IC per metro quadrato dell’ambiente da trattare. E’ un Presidio Medico Chirurgico. Leggere attentamente l’etichetta prima dell’uso.
es.bayer.it
TAYSTERIL HOSPITAL DISINFETTANTE CONCENTRATO
Taysteril Hospital è un Presidio Medico Chirurgico concentrato a base di Bardac 22 (DDAC) indicato per le superfici dure. Il prodotto è appena stato testato secondo la norma EN 14476 su Vaccinia Virus Ankara (MVA). Virus capsulato (ENVELOPED). L’attività virucida, in presenza di condizioni di sporco, la si ottiene alla diluizione dell’1 % per un tempo di contatto di 5 min. Taysteril Hospital viene impiegato nelle strutture sanitarie per la disinfezione e la detergenza di pavimenti, piastrelle, muri, attrezzature, ambienti in genere e per i trattamenti di disinfezione di rifiuti ospedalieri e laboratori biologici. La sua gradevole essenza conferisce una fresca profumazione a tutto l’ambiente. Il pH solo leggermente alcalino rispetta le superfici più sensibili.
www.icefor.it
06/2020 | DIMENSIONE PULITO XLIX
BELLA domanda!?
Ci troviamo in una bella struttura per anziani a mezza costa delle Prealpi Lombarde. L’edificio, in stile Liberty, è stato sicuramente una villa per le vacanze di qualche ricca famiglia riadattata per ospitare tranquilli pensionati
Graziano Dassi
Nel percorrere il viale per arrivare agli uffici penso che non mi dispiacerebbe fare un ritiro di qualche settimana in un luogo così rilassante. Certo che il parco, dove predominano platani di notevoli dimensioni presenta pochissime aree pianeggianti ove si intravedono tavolini e seggiole tutte con braccioli, evidentemente facilitano il sedersi e l’alzarsi degli ospiti, magari un tempo erano baldi giovanotti e garrule ragazze. Impossibile non farsi prendere da un poco di malinconia, ma mi sento fortunato in fondo sono un ragazzo del ’42 ancora in prima linea.
IL PROBLEMA
Vengo accolto da una signora che mi spiega il problema: “Disponiamo di una discreta biblioteca (circa 500 volumi)
ricca soprattutto di libri di Liala e Carolina Invernizio e libri di storia, edizioni economiche che vanno per lo più dagli anni 40 al 60. Con il tempo i più sciupati sono stati accatastati in vecchie scaffalature in attesa di volontari che li restaurassero. Cosa caduta nel dimenticatoio. Da qualche mese siamo invasi dai pesciolini d’argento (così li ha classificati il disinfestatore che ogni tre mesi svolge il suo lavoro ormai da anni). Sa dirmi da dove sono arrivati? E cosa si può fare?”.
IL SOPRALLUOGO
In effetti la cosiddetta biblioteca è proprio malridotta. Anche l’area dei libri disponibili è ricca di polvere e quelli in disuso ancora di più. Oltre ai pesciolini d’argento vi saranno milioni di acari e sono anche ben visibili numerose ragnatele e cadaveri di mosconi rinsecchiti.
I VINCOLI ECONOMICI
La premessa è che non ci sono soldi per trattamenti straordinari, fra qualche mese è Natale (siamo nell’autunno del 2019) e faticheremo non poco a organizzare qualche festeggiamento. Non mi rimane che incontrare la signora che organizza le pulizie e il disinfestatore che, nel frattempo, sono arrivati e ci aspettano nel piccolo bar.
PIANO DI AZIONE
Trascurando i convenevoli si decide che il disinfestatore non farà il IV trattamento di derattizzazione e si concentrerà sulla disinfezione/disinfestazione della biblioteca. In fondo si tratta di un locale di circa 30 mq. Nel primo tardo pomeriggio che il disinfestatore sarà libero saturerà la stanza con due bombolette a svuotamento totale e due cande-
S D ISINFESTAZIONE L DIMENSIONE PULITO | 06/2020 SPECIALE RSA
lotti fumogeni: dopo aver chiuso le due finestre (ante comprese) accenderà due candelotti a base di permetrina avendo cura di posizionarli in sicurezza e quando saranno esauriti rientrerà nel locale e farà partire due bombole disinfettanti a svuotamento totale a base N, N-didecil-N, N-dimetilammonio cloruro. Uscirà chiudendo la porta a chiave, apponendo un cartello con scritto VIETATO ENTRARE. Per sicurezza sigillerà tutte le fessure della porta di ingresso, anch’essa dell’epoca Liberty per cui non certamente a tenuta.
Dopo 48 ore, si arieggerà il locale e quindi, l’addetto alle pulizie, passerà l’aspirapolvere e successivamente i libri dismessi saranno accatastati sui due tavolinetti, in attesa di essere spolverati, disinfettati e disinfestati con bombole disinfettanti e
insetticide. Ciò fatto si passerà alla scernita dividendo quelli ancora utilizzabili da quelli da mandare al macero. Ma chi farà questa operazione? Ma naturalmente alcuni ospiti volonterosi già in attesa di rendersi utili.
ISTRUZIONE PER I VOLONTARI E GLI ADDETTI ALLA SUPERVISIONE
Mascherine contro la polvere e guanti monouso. Si prende il libro se riutilizzabile si controlla che non vi siano insetti (nel qual caso si disinfesta) e si ripone temporaneamente nel sacco per i rifiuti indifferenziati. Una volta riempiti di una trentina di volumi si aerosolizza con bombola insetticida e si chiude con nastro adesivo. Quelli da buttare in scatoloni di recupero.
Terminata l’operazione si tolgono i libri che erano a disposizione dei lettori (pochi in verità) e si mettono anch’essi nei sacchi di plastica e si ripete l’operazione di disinfestazione e sigillatura.
A operazione libri terminata si spolverano di nuovo gli scaffali (tutti di legno, uno viene buttato perché malconcio e poi un centinaio di libri sono stati inviati al macero), si disinfettano per umettazione con il prodotto che si usa per disinfettare i pavimenti e poi si passa della cera liquida, quella per il parquet, l’arte dell’arrangiarsi impera.
Il commiato È passato un mese per cui il luogo merita una gita di controllo così dopo un paio di telefonate, eccomi a ripercorrere il viale di accesso e a ritrovarmi gli stessi pensieri della prima volta. Il disinfestatore non sarà presente, impegnato in altri lidi, ma un caffè con la vicedirettrice e la coordinatrice della squadra di pulizie è cordiale. Vorrei andare a vedere la biblioteca, ma mi viene detto che si sono riposizionati un centinaio di volumi e poi si aspetta che passi il Natale.
Le due Signore, con un sorriso di altri tempi, mi ringraziano e nel salutarmi mi informano che il tutto è costato poco più di un centinaio di euro oltre le spese di normale gestione (per cui già a bilancio).
La vice direttrice si chiede a mezza voce: “Ma ne valeva la pena?” e continua a voce più udibile: “Ma sa dirmi da dove sono arrivati?”
Rispondo con una frase di Sherlock Holmes: “Escludendo l’impossibile resta da esaminare l’improbabile! Le prometto che se trovo una risposta ragionevole glielo faccio sapere, però fin da ora escluderei la generazione spontanea”.
Mi resta un rammarico: i primi mesi del 2020 sono volati senza trovare il tempo per una telefonata e ora, in pieno allarme virus, non ho il cuore di farlo. Ma un giorno andrò a leggere un libro sotto quei platani per passare una giornata serena.
06/2020 | DIMENSIONE PULITO LI
SPECIALE RSA
NOME SCIENTIFICO: Lepisma saccharina
NOME ITALIANO: Pesciolino d’argento - Lepisma
NOME INGLESE: Common silverfish - Urban silverfish - Fishmoth NOME SPAGNOLO: Pececillo de plata - Lepisma
INQUADRAMENTO SISTEMATICO
Phylum: Arthropoda Classe: Insecta Ordine: Thysanura Famiglia: Lepismatidae Specie: Lepisma saccharina
DIMENSIONI
Adulto: 7-13 mm
CARATTERISTICHE E DIFFUSIONE
Insetto squamoso, color argentato, allungato e piatto, con antenne filiformi e fornito di 2 cerci ed un paracerco allungati all’estremità dell’addome. Specie molto nota e diffusa.
HABITAT
Abitazioni e stabili ben riscaldati, uffici, biblioteche, balconi e terrazze; nidi di insetti e di uccelli.
ABITUDINI ALIMENTARI
Sostanze amilacee, colla, carta, libri, stoffe, tappeti, pellami, zucchero, spore, ife e cadaveri dei propri simili. Resiste per molto tempo al digiuno
CICLO BIOLOGICO
Uovo > neanide (50 mute) > adulto
Durata del ciclo: da un minimo di 3-4 mesi fino a 2-3 anni, in funzione delle condizioni ambientali.
N° generazioni/anno: variabile.
N° uova femmina: 50-100, isolate o a gruppi, nelle fessure o sotto gli oggetti.
Durata vita adulto: 90-720 gg
LIMITI TERMICI PER LO SVILUPPO
Temperatura ottimale: 22-32°C
UR ottimale: 75-97%
DANNI
Possono arrecare danni a vecchi libri, tappeti, moquettes, carte da parati, ecc..
Non risultano essere vettori di microrganismi patogeni
S D ISINFESTAZIONE LII DIMENSIONE PULITO
| 06/2020
SICUREZZA
E DESIGN
Specializzata nella costruzione di macchine per la disinfestazione urbana e per il trattamento del verde pubblico e privato, SPRAY TEAM propone una vasta serie di macchine che permettono di far fronte ai piccoli e grandi interventi come la saturazione d’ambiente con termo nebbia o ULV nebbia fredda.
Grazie ad un controllo completo del processo produttivo è in grado di garantire ai propri clienti la massima affidabilità su tutta la gamma dei prodotti.
SPRAY TEAM essendo una ditta certificata, intende applicare e migliorare costantemente il proprio Sistema di Gestione della Qualità aziendale, in riferimento alla norma UNI EN ISO 9001:2008.
ISO 9001:2008 - Cert. n. 9190.SPRY
SPRAY TEAM SRL Via Cento, 42/d 44049 Vigarano Mainarda FE Tel. 0532–737013 Fax 0532–739189 P.I. 01980350381 E-mail: info@sprayteam.it Sito Internet: www.sprayteam.it
Residenza SANITARIA Assistenziale e dintorni
Affrontare dei servizi presso una Residenza Sanitaria Assistenziale o un’altra qualsiasi struttura sanitaria non differisce molto per la complessità dei controlli pur con le innegabili peculiarità che devono essere introdotte in merito ai monitoraggi e ai conseguenti interventi mirati contro le entità infestanti di interesse igienico-sanitario, nel nostro caso Blatta orientalis e Rattus rattus.
S D ISINFESTAZIONE LIV DIMENSIONE PULITO | 06/2020 SPECIALE RSA
a cura di Michele Ruzza, Silvia Fortuzzi, Davide Pasqualini e Carlo Lombardi Divisione Pest Control - GICO SYSTEMS
La “Casa di Riposo per Anziani” è costituita da un edificio di cinque piani, di cui il IV e il V non sono utilizzati, da un’area esterna a verde molto ampia con fontane, panchine e soprattutto alberi secolari che si stagliano in altezza lambendo il quinto piano della struttura. Al piano terra vi sono le aree ambulatoriali per gli ospiti della struttura, oltre a una grande sala conviviale per i degenti, mentre dal primo al terzo piano sono presenti le degenze con sale pasto (ove vengono serviti i pasti preconfezionati e porzionati nelle cucinette di reparto senza una suddivisione precisa del pulito/sporco) e un sotterraneo.
LA RICHIESTA DI AIUTO
Da un po’ di tempo venivano sempre più spesso segnalate presenze di scarafaggi risultati poi trattarsi di Blatte orientali che, come per magia, comparivano nei diversi piani senza che venisse trovato un plausibile punto o punti di origine, inoltre con una certa frequenza erano ritrovati alimenti rosicchiati (soprattutto mele) evidente segnale di presenza di roditori successivamente identificati come ratti neri.
SOPRALLUOGHI E ISPEZIONI
La prima analisi si è sviluppata con un attento controllo della struttura e le indagini hanno subito portato ad evidenziare come nei sotterranei della struttura, dove sorgevano le ex-cucine, gli ambienti erano diventati un accumulo di materiali di risulta per lavori edili e attrezzature non più in uso, ma soprattutto in quegli ambienti non era presente nessuna azione di Proofing con quindi un contatto diretto tra l’areale esterno e l’areale interno, fattore molto predisponente per un eventuale ingresso di muridi nella struttura. Se poi il piano terra e i tre piani adibiti a ricovero non presentavano criticità, se si escludeva l’assenza di zanzariere alle finestre che portavano un costante ingresso di zanzare, il quarto e il quinto piano, che erano disabitati, a parte un alto strato di polvere e ragnatele non presentavano tracce di infestanti.
Si è quindi provveduto a posizionare delle foto trappole nelle aree sotterranee per meglio evidenziare se vi era movimento oltre a spargere della farina in alcuni punti di accesso alla struttura e ai piani abitati
per meglio valutare se vi era del movimento.
Si sono posizionate delle trappole collanti specifiche per blattoidei in punti sensibili della struttura (vuotatoi, bagni, ecc.) chiedendo inoltre al personale della struttura di avvisare tempestivamente in caso di rosura di alimenti o visione di qualsiasi infestante.
AVVISTAMENTI
Dopo due giorni di appostamenti, mentre un tecnico continuava ad analizzare le planimetrie della struttura per approfondire quello che sembrava la casa dei fantasmi in quanto nessuna foto-trappola era scattata, non c’erano impronte di muridi nella farina, ma di contro si era rinvenuta una mela e un pacchetto di crackers rosicchiati in una cucinetta di reparto del II piano mentre sulle 25 postazioni a cattura collante solo in una si era catturata una Blatta Orientalis.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
Valutata l’effettiva presenza di infestazione, ma posto anche che la stessa non proveniva direttamente dalla prima area sottoposta a monitoraggio e controllo (ovvero i sotterranei) ci siamo messi alla ricerca di quelli che potevano essere eventuali accessi secondari alle interne della struttura. Andando ad analizzare ancora più attentamente i reparti, ma soprattutto dopo un’attenta discussione con la direzione sanitaria, siamo arrivati a sapere che la struttura non più tardi di sette anni prima era stata completamente ristrutturata e quindi in molte zone le pareti originali erano state coperte da cartongessi e dietro alle stesse erano state fatte passare le nuove tubature per la gestione del condizionamento dell’aria.
Sulla base di questo dato, in collaborazione con l’ufficio tecnico della struttura, si è richiesta l’apertura di quelle aree d’ispezione delle tubature per andare a valutare se vi era passaggio di infestanti. Proprio analizzando una di queste aperture abbiamo potuto rinvenire delle tracce di muridi su una tubatura, ma la cosa strana era che le stesse puntavano verso l’alto, ovvero nella direzione opposta che ci saremmo aspettati.
Rimanendo però sempre concentrati e alla ricerca della soluzione del problema si è deciso di andare a rivalutare la situazione
06/2020 | DIMENSIONE PULITO LV
SPECIALE RSA
del quarto e quinto piano della struttura e mentre si eseguiva l’ennesimo sopralluogo, parlando con uno dei manutentori è emerso che anche al quinto piano c’era stata la ristrutturazione ma soprattutto si era isolato il sottotetto con un controsoffitto che sembrasse un normale soffitto.
Insospettiti della situazione abbiamo richiesto l’apertura di un passaggio verso il sottotetto. Alla sola apertura della botola sul sottotetto è stato facile capire qual era la causa dell’infestazione venendo travolti non solo da un odore sgradevole ma soprattutto da del guano e da una carcassa di volatile. Avevamo individuato con molta probabilità il fulcro dell’infestazione, un’infestazione multipla come talvolta può succedere, ovvero la presenza di guano di piccione causato dalla dimenticanza di chiusura di un lucernaio durante i lavori di ristrutturazione, la presenza di individui di Rattus rattus e anche di Blatta orientalis. Un inusitato connubio, in quanto i ratti spesso si cibano di questi insetti, ma nel caso specifico la preferenza alimentare si era evidentemente rivolta ai crackers e alle mele.
LE SOLUZIONI
A questo punto i vari problemi sono stati risolti provvedendo a: una razionale potatura degli alberi secolari in modo che le loro fronde non raggiungessero più i piani alti della struttura da parte di una ditta specializzata che, fra le altre cose, garantiva la disinfezione degli strumenti a garanzia di non creare inoculi fungini (aspetto spesso trascurato) e i tagli sono stati effettuati in modo da non creare ristagni d’acqua. Ogni arte e mestiere ha i suoi protocolli a cui fare riferimento; alla chiusura del lucernario da parte di un muratore coadiuvato da un manovale; preliminarmente si è provveduto alla disinfezione e disinfestazione
del guano con formulati ad azione abbattente (per maggior sicurezza dei nostri tecnici peraltro dotati dei DPI con particolare riferimento alla protezione delle vie respiratorie), asportazione del guano in contenitori di sicurezza e successiva disinfezione sempre con quaternari d’ammonio scelti per la loro residualità e la loro alta capacità bagnante; un intervento misto tra una derattizzazione classica e postazioni a cattura: n°12 postazioni rodenticide con classico prodotto in blocchetti paraffinati con 3 p.a. diversi, n°5 postazioni rodenticide con prodotto liquido, n°10 postazioni a cattura delle quali 5 attivate con colla e 5 attivate con trappola t-rex. I biocidi utilizzati a base dei tre principi attivi classici, difencoum, brodifacoum e bromadiolone per variare anche il gusto dell’impasto. I controlli sono stati giornalieri per una settimana poi settimanali per quindici giorni e l’ultimo dopo un mese dal primo posizionamento per verificare l’assenza di consumi e catture; una attenta disinfestazione contro le blatte con trattamenti veri e propri nelle aree dismesse e uso di gel nelle altre; naturalmente una sanificazione generalizzata, sempre nelle aree dismesse, per mezzo di una nebulizzazione spinta e perossido di idrogeno a 12 volumi; una disinfezione ad integrazione delle pulizie (irrorazione mirata con quaternari d’ammonio di alta gamma con azione virucida menzionata in etichetta) e umettazione con perossido di idrogeno.
CRITICITÀ
Nel caso in questione la complessità dei problemi era legata: alla presenza delle cucinette di reparto autogestite ove “l’esuberante aiuto” dei degenti era difficile da tenere sotto controllo; alla presenza di aree dismesse che di fatto erano diventate dei magazzini ricolmi di tutto quello che non è più utilizzato nei
S D ISINFESTAZIONE LVI DIMENSIONE PULITO | 06/2020
La forza del professionista
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Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta e le informazioni sul prodotto.
SPECIALE RSA
reparti, rendendo difficile ogni tipo di ispezione; agli ultimi piani (IV e V) non utilizzati e anch’essi con mobili e arredi semi abbandonati; a opere di ristrutturazione con largo uso di pareti di cartongesso e controsoffittature; a maestose alberature con rami sporgenti sul tetto; alle segnalazioni di avvistamenti poco circostanziati.
RIASSUMENDO
Nel contesto indagato la soluzione dei problemi è stata raggiunta da un approccio multidisciplinare. Si è partiti da alcune segnalazioni non del tutto circostanziate di avvistamenti e rosicchiature e gli step valutativi hanno identificato le entità infestanti e i luoghi di origine, arrivando a soluzioni mirate delegate a ditte spe-
cializzate. La cosa che merita una segnalazione è, a parer nostro, che professionalità chiama professionalità. È proprio da questo assunto che è scaturito prima franco dialogo e successivamente una razionale suddivisione dei compiti. Naturalmente la verifica dei risultati era nostro compito e ce ne siamo assunta la responsabilità nei confronti del committente.
ESTRATTO PER CAPITOLI DEL PROTOCOLLO COVID GICO SYSTEM A CUI L’ARTICOLO FA RIFERIMENTO
1 FINALITA’ programma di disinfezione / sanificazione straordinaria pe l’uccisione/inattivazione della maggior quantità di microorganismi e Virus 2 APPLICABILITÀ Le azioni di Disinfezione / Sanificazione straordinarie si possono effettuare a titolo preventivo e/o curativo in (omissis) 3 RESPONSABILITÀ Vedi clausole contrattuali (omissis) 4 RIFERIMENTI NORMATIVI
NB: L’ELENCO FA RIFERIMENTO ALLA DATA 03/2020 E, IN OGNI CASO, È DA RITENERSI INDICATIVA DELLA COMPLESSITÀ DELLA MATERIA
INOLTRE: SONO DA AGGIUNGERE GLI STANDARD VOLONTARI
Ø Legge di conversione n. 13 del 5 marzo 2020 del Decreto-Legge n. 6 del 23 febbraio 2020, D.L. n. 9/2020
Ø DPCM 01 marzo 2020
Ø DPCM 04 marzo 2020
Ø DPCM 08 marzo 2020
Ø DPCM 09 marzo 2020
Ø DPCM 11 marzo 2020
Ø DL 17/03/2020 (cd. cura Italia)
Ø DPCM 22 marzo 2020
Ø Protocollo di regolamentazione per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID 19 negli ambienti di lavoro (relativo a tutti i settori produttivi) del 14/03/2020
Ø Protocollo condiviso fra Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti con Anas S.p.A., RFI, ANCE, Feneal Uil, Filca - CISL e Fillea CGIL – per il contenimento della diffusione del COVID-19 nei cantieri edili
Ø ordinanza Presidenza del Consiglio 646; Ø ordinanze del ministro della salute d’intesa con le Regioni interessate; Ø ulteriori ordinanze delle Regioni di appartenenza o prefettizie; Ø direttiva ministero dell’interno; Ø indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità
5 DESCRIZIONE DEL PROCESSO
Ø MATERIALI: I materiali e gli strumenti impiegati
• Disinfettanti (PMC e/o Biocidi)
• Attrezzature (ULV-nebulizzatori-irroratrici)
Ø DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
Ø TECNICA OPERATIVA
• Zona filtro / vestizione
• Istruzioni operative (omissis)
• Svestizione
• Pulizia e disinfezione attrezzature
• Monitoraggi e controlli
6 DOCUMENTAZIONE
Ø Rapporto di lavoro per mezzo del sistema Gico Mobile Ø Cartello di avvenuta sanificazione Ø Relazione tecnica
S D ISINFESTAZIONE LVIII DIMENSIONE PULITO | 06/2020
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