11 minute read

6 Il candidato ideale

C

CARRIERA & LAVORO

Il candidato IDEALE

Come diceva Darwin, “non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento”

Francesca Scelsi

Il lavoro sta cambiando a una velocità sempre più alta, complici i mutamenti tecnologici, sociali ed economici che stanno impattando aziende di piccole e grandi dimensioni. Anche in tema di collaborazioni con il personale dipendente, aziende e datori di lavoro cercano la formula migliore per attrarre candidati di valore cercando però di mantenere quella flessibilità necessaria per reggere i colpi di un mercato sempre più imprevedibile. Alcune delle domande a cui cercherò di rispondere in questo articolo sono ad esempio: ■ Come scegliere il contratto più idoneo al contesto e al candidato? ■ Quali strumenti integrativi e opzioni deve mettere in campo un datore di lavoro per attirare il miglior candidato possibile? Iniziamo quindi con le novità normative, sperando di non annoiarvi troppo!

Jobs Act e contratti: una carrellata

Ad oggi le forme di contratto che disciplinano un’attività “regolare” sono principalmente tre: il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, il contratto a tempo determinato e il contratto di apprendistato. Vi sono poi contratti meno strutturati come lo Staff Leasing e il contratto a chiamata, mentre sono stati aboliti i contratti a progetto e i mini co.co.co. Rimane comunque possibile sia per i contratti a tempo indeterminato che determinato, introdurre un regime di orario parziale con nuove clausole di elasticità e flessibilità

Tempo indeterminato a tutele cre

scenti: è la nuova forma di contratto a tempo indeterminato che annulla le tutele dell’articolo 18 o meglio introduce tutele che crescono con l’anzianità di servizio, in caso di licenziamento. Tempo determinato: viene reintrodotta la causale, può durare fino a 12 mesi, solo in alcuni casi 24, incluse proroghe o rinnovi. Apprendistato: tre tipi di apprendi

stato, per il diploma, professionalizzante o di alta formazione oltre all’apprendistato per la riqualificazione dei lavoratori in mobilità.

Contratto di somministrazione o Staff

Leasing: l’impatto del decreto dignità è relativo primariamente ai limiti che vengono posti sul datore di lavoro rispetto alle numeriche. I contratti di Staff Leasing a tempo determinato non possono superare il 30% dei contratti a tempo indeterminato dell’azienda. Mentre quelli a tempo indeterminato si assestano al massimo sul 20%. Contratto a chiamata: per far fronte ad esigenze spot di un datore di lavoro, previa comunque comunicazione al sistema.

Come scegliere il giusto contratto?

Le opzioni contrattuali sono definite dalla legge e, con un po’ di pazienza, si possono comprendere le differenze e le novità introdotte dalla legge. Ma al di là di esigenze legate al business o al regime orario, come è possibile individuare la forma contrattuale più idonea alla professione e alla professionalità di un futuro dipendente? Ci sono ovviamente figure professionali dedicate che forniscono una consulenza in materia di diritto del lavoro, ma quali sono le domande che un datore di lavoro dovrebbe farsi prima di selezionare risorsa e formula contrattuale? Abbiamo tempo per formare la risorsa?

La formazione è un investimento fon

damentale in un’azienda. Difficilmente una risorsa che viene da fuori è pronta al cento per cento a ricoprire un dato ruolo. Far crescere internamente le proprie risorse ha sicuramente enormi vantaggi dal punto di vista dei risultati di lungo termine ma richiede un investimento notevole in termini di costi e tempo. E questa è una valutazione da fare assolutamente perché cercare il risparmio di un contratto di formazione

se effettivamente non si ha il tempo

di investire su quella risorsa significa in effetti una perdita netta rispetto all’acquisizione di un professionista “pronto”. Siamo flessibili e in grado di accogliere le nuove sfide? Il coronavirus ha riportato con prepotenza a galla una tematica importante legata al mondo del lavoro: lo smart working. C’è purtroppo ancora molta confusione su cosa sia lo smart working, che è qualcosa di diverso dal telelavoro per esempio. Ma sicuramente un’azienda si deve chiedere quanto sia in grado di abbracciare le nuove sfide prima di selezionare un candidato e di conseguenza una forma contrattuale. Quali sono le esigenze legate al business? Un’azienda estremamente specializzata con competenze legate a tecnologie emergenti deve fare i conti anche con un più importante gap delle competenze probabilmente, rispetto ad altri settori. Il gap deve essere colmato e per farlo è giusto considerare anche gli opportuni strumenti contrattuali.

La conquista dei talenti: non di solo pane vive l’uomo

Dal lato del dipendente, la ricerca del lavoro passa attraverso due aspetti fondamentali della vita lavorativa moderna: la reputazione digitale e il networking. Se c’è quindi fame di lavoro dal lato dell’offerta, dal lato domanda, sedersi sugli allori significa selezionare le risorse che non sono state scelte dagli altri. Perché se è vero che l’offerta è corposa, è altrettanto vero che una buona parte di questa offerta soffre di un gap rilevante in termini di competenze, da quelle digitali fino ad arrivare alle rinomate soft skill, fondamentali nelle relazioni professionali. Quali sono allora i fattori che un datore di lavoro deve tenere in conto per “accaparrarsi” le risorse migliori? Flessibilità lavorativa. L’abbiamo già detto l’ufficio di fantozziana memoria è fuori discussione con le nuove generazioni. Uffici moderni, spazi condivisi e soprattutto flessibilità in termini di spazi e orari. La lingua batte dove il dente duole, ma torniamo lì, lo smart working può attrarre molto di più di un paio di centinaia di euro in busta paga. Condivisione della vision. Tante parole inglesi per dire cose? Che le nuove generazioni vogliono sentirsi parte di un progetto. Le risorse umane sono appunto risorse: nomen omen, fondamentali per la crescita se messe in condizione di parteciparvi attivamente.

PROFESSIONE

Francesca Scelsi è consulente di carriera, Professional Counselor e Formatrice in ambito soft skills. Fonda il brand Jobscouting.it (www.jobscouting.it) e lavora come esperta di tecniche per la ricerca del lavoro, fornendo servizi a privati, enti e aziende sulle tematiche di comunicazione, orientamento e cambiamento professionale.

Etica aziendale. Non sono solo parole. Mai come oggi i dipendenti chiedono di poter contribuire a un progetto che sia non solo profittevole ma anche valevole dal punto di vista sociale per esempio. Ascolto. Come in ogni relazione l’ascolto è fondamentale e quella lavorativa è comunque una relazione a tutti gli effetti. Un esempio con cui mi scontro quotidianamente è quello dei team building. Fare un team building non significa passare una giornata insieme. Se una volta tornati alla routine non ci si è portati a casa nulla da quell’esperienza significa aver investito male risorse economiche e di tempo. È fondamentale invece ascoltare i dipendenti e i collaboratori, al fine di mettere in pratica delle strategie nuove e più efficaci. Ne beneficia l’azienda ma anche soprattutto, ovviamente, la relazione!

Cercare delle risorse è essa stessa un lavoro: una domanda “attiva” basata sulla giusta analisi e con i giusti strumenti può fare la differenza nella selezione della persona giusta al momento giusto. La fortuna aiuta gli audaci! ■

M

MARKETING

Fabrizio Pirovano

Le aziende sono fatte di persone e, ora più che mai, bisogna ripartire da loro. Accrescere la qualità delle relazioni, infatti, significa far crescere il business

Marco Monti

#ANDRÀTUTTOBENE

(se sai come farlo)

Il lockdown ci ha colti di sorpresa come una tempesta improvvisa, invisible e tanto potente da lasciarci senza fiato, senza un margine di preparazione. Lo spirito, molto rischioso, che serpeggia è: “Aspettiamo che passi”. Se siete tra coloro che stanno aspettando che passi allora avete un problema: non passerà perché non sappiamo “cosa” debba passare. In realtà sta accadendo qualcosa di straordinario che ci sta offrendo una grande opportunità, ovvero fare la vera differenza. Da sempre, nei corsi di formazione motivazionali si sente dire “fai la differenza”. Ebbene, fare la differenza, adesso, è mandatorio: non si può aspettare che passi qualcosa di cui non abbiamo esperienza. È bene agire e in fretta.

Non c’è tempo...

La pandemia esiste nei film americani, quelli con tante grida, con i medici buoni che rischiano la vita per ciò in cui credono e i cattivi di turno che pensano cinicamente ai soldi, immolando gli infetti a ogni costo sull’altare del business. Bene, sappiate che – volenti o nolenti – siete parte di questo film. Non potete aspettare che passi. Piuttosto evolve e dipende da voi essere attori o registi. Come dicevano i greci: “panta rei, tutto scorre”; tutto si trasforma e diventa un nuovo nuovo. E voi? Che state facendo? Quando siete davanti a qualcosa di nuovo non siete curiosi di capire come affrontarlo? Siamo certi di sì. Siamo ormai nella Fase 2, un momento che dovrebbe arrivare dopo una Fase 1 in cui qualcuno ha investito il tempo in smart working, per studiare, seguire webinar tecnici o commerciali, ripensare al proprio lavoro per migliorarlo, rivedere alcune pratiche per averle nella lista delle cose “già fatte” nella Fase 2 etc. Anche voi avete agito così? Vi siete preoccupati, per esempio, di tenere vivo il vostro marchio e il vostro lavoro nella mente dei vostri clienti? Starete pensando che vi stiamo facendo un po’ di pressione, vero? Lo facciamo perché siamo sicuri che il momento è decisivo e non c’è tempo.

Non sarà più come prima

Si sta ritornando (gradualmente) alle proprie attività. C’è chi si aspettava di trovare potenziali acquirenti in fila – a un metro e mezzo di distanza gli uni dagli altri, con il volto coperto da una mascherina e con la pazienza che hanno imparato fuori dai discount alimentari – pronti per essere ricevuti. È accaduto davvero? Magari sì. Lo speriamo vivamente. Ma se così non fosse? Avete un piano per correre velocemente ai ripari? #andràtuttobene (se sai come farlo) è il titolo di questo contributo che non vorremmo mai fosse letto come una condanna, ma come un avviso ai naviganti che dopo non sarà sicuramente più come prima e non ce ne sarà per tutti. Ce ne sarà meno e per pochi; solo

per quei pochi – tra i quali speriamo ci sarete anche voi – che si troveranno davanti una grande opportunità. Chi in questi due mesi si è preparato per fare la differenza avrà clienti in cerca di un nuovo fornitore, avrà fornitori in cerca di nuovi clienti “capaci e solidi” con i quali riprendere il viaggio di una lenta, costante e graduale crescita. Che ci sarà, come c’è sempre stata.

Tre azioni concrete

Anche noi, in questi mesi, invece di trainer e coach, abbiamo lavorato incessantemente (a distanza, ovviamente) per raccontare ai nostri clienti come affrontare la situazione al meglio, come comunicare (anche digitalmente) ai propri dipendenti lo stato delle cose mantenendo alta la motivazione di ognuno, rispettando le paure e apprezzando gli sforzi per “essere presenti”. Molto probabilmente, vi trovate a lavorare con le distanza di sicurezza e le mascherine: siete pronti? I vostri colleghi e collaboratori sono pronti? Avete previsto una nuova modalità di relazione? Se avete lavorato bene fino a ora state tranquilli perché il business che avete costruito in questi anni non è stato spazzato via. Ciò che il Covid-19 ha spazzato via è l’ignavia, la lentezza,

l’indifferenza a favore di chi, invece, ha letto in questa situazione senza precedenti un segnale fortissimo di cambiamento e di azione. Ecco che, in ogni caso, siete ancora in tempo per fare qualcosa di straordinario in un momento straordinario. Possiamo suggerirvi 3 quick win (azioni concrete e di rapido successo): ■ Videochiamate tutti i vostri contatti – anche quelli che non avete contattato da un po’ (soprattutto quelli) – per fare sentire la vostra presenza, chiedendo loro come stanno, cosa stanno facendo e offrendo la vostra disponibilità a preparare le cose fin da subito per essere in anticipo quando sarete più liberi di agire; ■ Usate un linguaggio positivo di prospettiva e di opportunità. Niente parole sui vostri problemi, sulle vostre difficoltà, sul rafforzamento degli alibi per giustificare l’immobilismo. Niente immobilismo, ma azione! Ai vostri clienti, collaboratori, dipendenti, fornitori NON interessa sapere cosa NON riuscite a fare, bensì quello che riuscite a fare.

Non piangetevi addosso: non serve.

Non sarete commiserati, allontana la speranza e vi mette nella schiera degli attendisti e non va bene; ■ Siate presenti. Sui social, con direct mailing, con siti e-commerce. L’Italia sta facendo un passo tecnologico in avanti di 5 anni in 2 mesi: cogliete l’attimo e siate pronti. Fate dei brevi video di presentazione di un prodotto che vi possa differenziare e far percepire come esperti. Rendetevi memorabili per essere il primo riferimento a cui i vostri contatti penseranno.

Comunicazione costante, marketing di prodotto e di brand, ottimizzazione dei processi lavorativi, crescita della competenza tecnologica, miglioramento dell’organizzazione per processi e per obiettivi (non più “a vista”), motivazione dei collaboratori, coaching e comunicazione ai massimi livelli.

Ripartire dalle persone

Sviluppate l’intelligenza relazionale, che vede la capacità di cogliere il meglio degli altri e metterlo a fattor comune per una relazione empatica d’eccellenza, per un consenso straordinario che dura nel tempo. Le aziende sono fatte di persone e – più che mai in questo momento – è richiesto all’uomo di tornare all’uomo, alle sue emozioni, ai suoi sentimenti veri e onesti per ricostruire un viaggio con persone di cui fidarsi. Siete persone, prima che numeri. Accrescere la qualità delle relazioni significa far crescere il business. Ora più che mai bisogna partire dalle persone: sono loro il vostro “mercato”. Rafforzate nella loro memoria il vostro essere persone straordinarie che lasciano un segno straordinario in un momento straordinario. Quanto tempo avete dedicato a sviluppare questa intelligenza? È la più importante per fare business, per avere clienti e collaboratori disponibili e proattivi per fare la differenza. Forse c’è ancora un po’ di tempo per rimediare. Poco, ma c’è. Potete strutturare al meglio il tempo che vi rimane per approfondire questi concetti. Diventate esperti, insieme ai vostri colleghi e collaboratori con cui condividere questi pensieri prima che sia troppo tardi, di qualcosa di unico che vi renda notabili per i prossimi mesi. Siate registi del film che volete vedere! In bocca al lupo. ■

This article is from: