Il salutogenic design al Victorian Heart Hospital / Armonia negli ospedali pediatrici / Il nuovo
Polo chirurgico e delle urgenze Ospedale
San Raffaele / Intervista a Umberto Nocco , Presidente AIIC / Gli obiettivi del PNHTA / Rivoluzione digitale nell’ Healthcare Design / Ripensare il Pronto Soccorso / 13° Congresso dell’International academy for design and health / Ingegneri clinici a convegno / Focus su Exposanità
CNETO Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera
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Pexal XL è il sistema di raccordi modulari in tecnopolimero che permette di realizzare un’enorme varietà di figure a partire da soli 15 elementi. L’assemblaggio è semplicissimo, veloce e sicuro, grazie alla chiusura con collare.
Le straordinarie caratteristiche di resistenza chimica e meccanica del PPSU rendono Pexal XL ideale sia per la distribuzione di acqua potabile che per il riscaldamento e raffrescamento, oltre che per gli impianti industriali.
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Emergenza-Urgenza, punto cardine della riforma del SSN
Il Victorian Heart Hospital, Clayton, Australia
Quest’anno il CNETO ha dedicato molta attenzione al nostro sistema dell’EmergenzaUrgenza.
La situazione di criticità dei Pronto Soccorso nel nostro Paese è fortemente emersa dall’indagine avviata nel luglio dell’anno scorso dalla Commissione Affari sociali e Salute della Camera dei Deputati. I risultati
raccolti hanno confermato una situazione sempre più frequentemente al collasso, caratterizzata da mancanza di posti letto (3,2 posti letto per 1.000 abitanti contro una media UE-27 di 5,3) e carenza di personale, a fronte di una crescente domanda di assistenza dovuta anche al progressivo invecchiamento della popolazione.
Nel 2021, i Pronto Soccorso italiani hanno registrato oltre 20 milioni di accessi, un numero spropositato rispetto alle risorse disponibili, con conseguenti disagi per i pazienti ma anche per lo staff medico-infermieristico che si trova ad operare in condizioni estremamente stressanti e spesso pericolose. Le statistiche, infatti, indicano un aumento del 30% degli episodi di violenza nei confronti del personale sanitario negli ultimi cinque anni. Questa situazione ha innescato un processo di disaffezione dei professionisti ad operare in questo settore nonché la loro migrazione verso altre
specialità: attualmente si registra, nel settore dell’emergenza-urgenza, una carenza di oltre 4.500 medici e circa 10.000 infermieri. Intanto, i tempi sempre più lunghi nelle liste d’attesa per quanto attiene prestazioni diagnostiche e specialistiche spingono molti pazienti a rivolgersi al Pronto Soccorso anche in caso di prestazioni ordinarie e non emergenziali.
Il potenziamento della medicina territoriale, la valorizzazione della figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, l’implementazione della telemedicina potrebbero essere alcuni degli interventi volti a promuovere quella riforma strutturale del sistema divenuta ormai non più procrastinabile.
Ma serve anche operare un cambio di mentalità affinché il cittadino, a cui deve essere messa a disposizione una adeguata rete di servizi, la utilizzi con consapevolezza e soprattutto con la necessaria appropriatezza.
Margherita Carabillò
Direttore Responsabile
Giorgio Albonetti
Direttore Scientifico
Margherita Carabillò
Coordinamento Editoriale
Chiara Scelsi - c.scelsi@lswr.it
Redazione Fabio Chiavieri f.chiavieri@lswr.it
Comitato scientifico
S. Brusaferro, S. Capolongo, M. Carabillò, M. Gola, J. Guercini, K. Kob, M. Mauri, F. S. Mennini, C. Nicora, D. Pedrini, G.Polifrone
Comitato di redazione
Architettura: Design LAB, DABC Politecnico di Milano
Impiantistica: Francesco Ruggiero
Information Technoloy: Fabrizio Massimo Ferrara
Innovazione digitale: Paolo Bertini
Organizzazione e management: Federico Lega
Organo ufficiale del C.N.E.T.O.: Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera
Servizi e facility management:
Arturo Zenorini
Tecnologie per l’Architettura: Rosa Romano, Maria Chiara Torricelli
Hanno collaborato a questo numero: M. Barattolo, M. Buffoli, V. Casaluci, M. Cusmai, M. Dolcini, M. Ghignatti, M. Gola, E. Maggioni, R. Romano, G. Tandoi, A. Zenorini
Tutti gli articoli pubblicati su Progettare per la sanità sono redatti sotto la responsabilità degli Autori. La pubblicazione o la ristampa degli articoli deve essere autorizzata per iscritto dall’editore. Ai sensi dell’art. 13 del Regolamento Europeo per la Protezione dei Dati Personali 679/2016 di seguito GDPR, i dati di tutti lettori saranno trattati sia manualmente, sia con strumenti informatici e saranno utilizzati per l’invio di questa e di altre pubblicazioni e di materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dagli art. 5-6-7 del GDPR. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Quine Srl intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio delle copie della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Quine Srl, Via Spadolini 7, 20141 Milano, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazionedi cui agli art. 15-21 del GDPR.
Testata Associata
Sommario
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OPERATIVO IL PRIMO CENTRO CARDIOLOGICO AUSTRALIANO BASATO SUL “SALUTOGENIC DESIGN”
Conrad Gargett + Wardle hanno consegnato il Victorian Heart Hospital, il primo ospedale cardiologico dedicato in Australia e l’unico del suo genere nell’emisfero australe, stabilendo un nuovo punto di riferimento internazionale per la progettazione di ospedali specialistici in questo ambito di Marco Gola,
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ARMONIA E CURA: LA METAMORFOSI
DEGLI SPAZI OSPEDALIERI PEDIATRICI
L’umanizzazione come principio fondante nel progetto di ristrutturazione del Reparto di Oncoematologia Pediatrica presso l’ospedale Regina Margherita di Torino di Martina Ghignatti
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CURARE CON L’ARCHITETTURA
Il progetto del nuovo Polo chirurgico e delle urgenze Ospedale San Raffaele punta all’adozione di strategie bioclimatiche e compositive capaci di rinnovare la concezione stessa di ospedale, concepito come edificio di cura in grado di curare sia i pazienti che l’ambiente urbano circostante di Rosa Romano
LA NUOVA SFIDA ALL’INGEGNERIA
CLINICA: LA COSTRUZIONE DI UN ECOSISTEMA DIGITALE
Su questo tema si è tenuto a Roma in maggio il Convegno Nazionale AIIC (Associazione Italiana Ingegneri clinici). Umberto Nocco, Presidente AIIC, offre un’analisi delle principali tematiche prese in esame di Arturo Zenorini 32
PROGRAMMA NAZIONALE HEALTH TECHNOLOGY ASSESSMENT (PNHTA)
Il programma propone l‘integrazione dell‘HTA a tutti i livelli del sistema sanitario e in ogni fase del ciclo di vita tecnologico, promuovendo un ecosistema di valutazione multidimensionale di Michele Cusmai, Elena Maggioni 38
Michele Dolcini e Maddalena Buffoli
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IA E ROBOTICA NELL’HEALTHCARE DESIGN
L‘integrazione dell‘intelligenza artificiale e della robotica nell‘healthcare design sta rivoluzionando la progettazione e l‘architettura degli ospedali verso ambienti terapeutici più modulari, funzionali e centrati sul paziente migliorando l‘efficienza dei reparti, personalizzando le cure e gli ambienti per soddisfare le esigenze specifiche delle persone di Valerio Casaluci
RIPENSARE IL PRONTO SOCCORSO: IL CONVEGNO CNETO A EXPOSANITÀ
Il Pronto Soccorso al centro del convegno CNETO organizzato a Bologna in occasione di Exposanità di Marco Gola
XIII CONGRESSO DELL’INTERNATIONAL ACADEMY FOR DESIGN AND HEALTH
Una tre giorni di lavori sul Salutogenic Design. Questo il nocciolo del 13° Congresso mondiale dell’International academy for design and health, tenutosi al Politecnico di Milano: “Revitalizing Health by Salutogenic Design. Healthy Environment, Healthy People” di Giuseppe Tandoi
INGEGNERI CLINICI:
UNA PROFESSIONE A CONVEGNO
Si è ritrovata a Roma l’Associazione Italiana Ingegneri Clinici per il suo 24° Convegno nazionale che ha avuto come tema “Cronicità, territorio, prossimità: costruiamo insieme l’ecosistema digitale” di Mattia Barattolo
REPORT
UN MOMENTO CRUCIALE PER LA SANITÀ
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64 56
Con Exposanità si è chiusa una settimana dedicata alle tecnologie, prodotti, servizi e alle risorse umane per la salute delle persone. Durante l’evento si sono susseguiti anche molti momenti di incontro e riflessione sulle necessarie evoluzioni che questo settore strategico deve affrontare fin da subito di di Mattia Barattolo
GESTIONE DEI SISTEMI DI PARCHEGGIO IN AMBITO OSPEDALIERO
E SANITARIO
Bft propone una gamma di soluzioni sicure e innovative con caratteristiche uniche ed esclusive. In particolare, le soluzioni che Bft ha ideato nell’ambito del controllo degli accessi veicolari si adattano ad ogni contesto installativo, sono affidabili e pensate per durare nel tempo.
█ Bft propone una gamma di soluzioni sicure e innovative nell’ambito del controllo degli accessi veicolari in ambito ospedaliero e sanitario
I sistemi di parcheggio a pagamento di Bft si prestano a qualsiasi contesto dove la gestione della sosta degli automezzi riveste un aspetto importante per l’utenza. Le soluzioni Bft consentono alle strutture sanitarie di mettere a reddito le superfici dedicate alla sosta degli automezzi, di regolamentarne l’accesso e l’utilizzo o di preservarne l’occupazione non autorizzata, aumentando contestualmente il livello di servizio reso all’utenza che si rivolge alla struttura sanitaria.
Grazie alla combinazione di molteplici soluzioni, infatti, i sistemi di parcheggio Bft permettono di snellire il flusso veicolare contribuendo a rendere la visita alle strutture commerciali un’esperienza piacevole per il paziente e i suoi accompagnatori.
Inoltre, è possibile utilizzare titoli di accesso e tecnologie differenti, come ticket con barcode, card di prossimità, riconoscimento targhe, lettura tag, con la possibilità di combinarle tra di loro per accedere a parcheggi privati o aree riservate.
È possibile rendere il pagamento rapido ed efficace con la possibilità di gestire buoni sconto riservati a specifici utenti come, ad esempio, pazienti o visitatori oppure di creare soluzioni per la gestione di aree interne al parcheggio riservate al personale della struttura (Parking in Parking).
CAVI CERTIFICATI CPR AL CENTRO CNAO DI PAVIA
A livello mondiale, il trattamento di pazienti oncologici mediante il ricorso all’adroterapia è in costante aumento. La prima struttura in grado di somministrare radioterapia con protoni e, successivamente, con ioni carbonio denominata CIRT, nasce nel 1990 in California e, da allora, il numero di centri è cresciuto fino ad arrivare agli attuali 41 negli Stati Uniti, 19 in Europa, 17 in Giappone
e 5 nel Regno Unito, per oltre 300.000 pazienti all’anno. Nel caso specifico, il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica - CNAO di Pavia è uno dei soli sei centri al mondo e l’unico in Italia, nel quale è possibile effettuare sia la protonterapia sia la CIRT per i tumori resistenti alla tradizionale radioterapia o non operabili. La terapia si basa sull’utilizzo di un complesso acceleratore di particelle detto sincrotrone, la cui funzione consiste nello scomporre gli atomi e nel creare fasci di particelle subatomiche, da indirizzare sulle cellule tumorali, per distruggerle. Quest’ultimo, isolato dal resto della struttura, è stato collocato in un bunker di 1600 metri quadrati nel cuore della sede e ha una forma ad anello, dal diametro di 25 metri e una circonferenza di 80 metri.
In virtù dell’alta concentrazione nell’edificio di persone, si è reso necessario ricercare soluzioni di cablaggio per la strumentazione di tale impianto, che fossero certificate CPR, secondo il Regolamento Prodotti da Costruzione (CPR 305/2011) entrato in vigore dal 1° luglio 2017 in merito alle disposizioni in materia di cavi elettrici. In tale scenario, il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica di Pavia, a seguito di indagine di mercato con valutazione comparativa di offerte, ha affidato a Lapp la fornitura in totale di cavi per
█ Il sincrotrone di CNAO (cortesia CNAO)
circa 1,6 km, in grado di soddisfare le proprietà di trasmissione dati richieste e i più severi requisiti di sicurezza antincendio. FG16XHOHM16 0,6/1 kV è il cavo proposto da Lapp, prodotto nello stabilimento di Camuna Cavi a Edolo, realizzato con conduttori in rame, isolamento a base di poliolefina, schermato con nastro di alluminio e dotato di guaina esterna priva di alogeni. È resistente a un ampio range di temperature, ovvero da -30 °C a +70 °C, oltre a caratterizzarsi per una tensione nominale di 600/1000 V. In aggiunta, FG16XHOHM16 è resistente ai raggi UV, agli idrocarburi, alle sostanze chimiche e agli oli.
La soluzione, oltre a essere conforme sia a requisiti della classe CPR Cca-S1b,d1,a1, è stata testata secondo la EN 50399
per la misura dell’emissione di calore e produzione di fumi sui cavi durante la prova di propagazione di un incendio, la IEC 60332-1-2, per la verifica dell’attitudine del cavo, installato singolarmente nella disposizione più sfavorevole, cioè in verticale, a non propagare la fiamma eventualmente trasmessagli da una sorgente esterna allo stesso, la IEC 60754-2, per la resistenza ai gas emessi durante la combustione, la misurazione del pH e della conducibilità e infine, la IEC 61034-2, per quanto concerne la densità di fumo emessa dal cavo, in caso di incendio. Il superamento di tali prove è altresì garanzia per i Clienti di elevate performance e di una superiore sicurezza nel tempo.
ALLARME LISTE DI ATTESA: PER AIGO NECESSARI MODELLI
DI GESTIONE VIRTUOSI
Le liste di attesa sono un tallone d’Achille di tutti i sistemi sanitari e anche l’Italia, come noto, non è esente da questa criticità. I fattori che concorrono a determinare le liste di attesa sono molteplici, tra cui l’invecchiamento della popolazione, la diffusione di percorsi diagnosticoterapeutici sempre più articolati e costosi ela prescrizione di esami non del tutto necessari da parte dei medici di medicina generale e specialisti. Tali fattori finiscono per incrementare l’inappropriatezza delle prestazioni, che in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva supera il 25% dei casi tra gli esami endoscopici di primo livello (come la esofagogastroduodenoscopia (EGDS) e la colonscopia). Una percentuale sicuramente rilevante che diventa critica se si considera che ogni anno in Italia vengono effettuati non meno 2milioni e 500mila di questi esami.
Emerge con evidenza quindi, che si rendono necessari nuovi modelli e linee guida efficaci per una riorganizzazione del sistema di erogazione delle visite e prestazioni ambulatoriali. Tra i possibili modelli d’intervento quello dei RAO (Raggruppamento di Attesa Omogeno)è stato di recente proposto a livello ministeriale sulla scorta delle esperienze maturate da alcuni studi coordinati dalla Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS) in collaborazione con 85 società medico scientifiche, tra cui AIGO, istituzioni centrali (Ministero della Salute, Istituto Superiore della Sanità), Regioni e Province Autonome e di Cittadinanzattiva e che ha portato nel 2020 alla pubblicazione di un manuale applicativo RAO. Il Manuale AGENAS si compone di 77 tabelle relative a 109 prestazioni che, in ambito gastroenterologico, includono gastroscopia, colonscopia e la prima visita gastroenterologica.
Gli obiettivi specifici della applicazione del modello RAO AGENAS sono: ottimizzare l’accesso alle prestazioni specialistiche ambulatoriali; migliorare l’appropriatezza delle prestazioni; monitorare i tempi di attesa per singola classe di priorità; verificare periodicamente
l’appropriatezza nell’uso dei codici di priorità condivisi e il grado di concordanza raggiunto tra medici di medicina generale e specialisti. Il modello RAO permette così di coordinare l’azione dei medici coinvolti verso un’attività di pianificazione, con la stesura di documenti condivisi. Gli elementi che vengono presi in considerazione per definire i tempi della priorità clinica comprendono la severità del quadro clinico, la prognosi, l’evoluzione del quadro clinico nel breve periodo, la presenza di sintomatologia o deficit funzionale e se disponibili la valutazione di documenti di riferimento come linee guida o PDTA (percorsi diagnostico terapeutici assistenziali).
Si tratta però sempre, va chiarito, di raccomandazioni non vincolanti per il medico prescrittore, che può ritrovare negli scenari clinici propo-
█ Il presidente Nazionale AIGO dottor Marco Soncini e direttore di Dipartimento Medico a Lecco
sti la giusta indicazione e prioritizzazione all’esame endoscopico ma anche decidere di trovare tempi personalizzati da valutare caso per caso, possibilmente confrontandosi con un medico specialista. Nel manuale RAO proposto da AGENAS non vengono inserite situazioni nella priorità U in ambito gastroenterologico, in quanto in caso di emergenza la gastroscopia o la colonscopia viene valutata nel percorso di cure di un Pronto Soccorso o durante un ricovero ospedaliero. Il modello RAO, pertanto, per essere realmente efficace richiede la piena alleanza tra cittadini, medici prescrittori e medici esecutori degli esami e un periodico confronto e monitoraggio dei risultati raggiunti, che per i medici sarà la “concordanza” nella attribuzione alla priorità degli esami e visite sino a raggiungere l’80%-90% nelle prestazioni di fascia B e D dove si ritrova la casistica con patologie maggiori. Esempi virtuosi sono già presenti in alcune Regioni dove, oltre all’adozione del Modello RAO di Agenas, si è provveduto ad effettuare aggiornamenti condivisi, tra medici specialisti e rappresentanti dei medici delle cure primarie in ordine alla prescrivibilità degli esami endoscopici secondo le più recenti linee guida.
FIRMATO
L’ACCORDO
È questo il caso della Regione Lombardia che ha pubblicato a fine dicembre 2023 un documento di aggiornamento sull’argomento che, oltre ad assegnare i tempi di priorità alle prestazioni, rivolge particolare attenzione alla ripetizione degli esami che spesso risultano non appropriati. In Emilia-Romagna si sperimenta in alcune aree del bolognese la presa in carico da parte degli specialisti che contattati dal medico di famiglia programmano l’esame endoscopico e seguono il paziente nell’iter diagnostico terapeutico.
Alcuni di questi temi saranno al centro del 30° Congresso Nazionale delle Malattie dell’Apparato Digerente (FISMAD) che si è tenuto a Roma dal l’11al 13 aprile.
“
L’obiettivo della tavola rotonda - ha dichiarato il presidente Nazionale AIGO dottor Marco Soncini e direttore di Dipartimento Medico a Lecco - è mettere a confronto le esperienze maturate nelle singole realtà regionali sul tema delle liste di attesa partendo dal presupposto che, in questo ambito, ogni modello non possa prescindere da una stretta alleanza tra istituzioni, cittadini e professionisti”.
PER LA REALIZZAZIONE DI UN LABORATORIO A IDROGENO
In una mossa rivoluzionaria per il settore della ricerca e dell’innovazione, Simplifhy e la Fondazione ITSGREEN annunciano la firma di un accordo per l’istituzione di un avanzato laboratorio a idrogeno. Il laboratorio, situato nella sede di ITSGREEN a Vimercate (MB), offre agli studenti dell’istituto un’opportunità unica per immergersi nella ricerca, sperimentazione e simulazione di processi tecnico-scientifici, grazie all’impiego di sofisticate apparecchiature basate sull’idrogeno. Questa partnership si basa su una collaborazione già avviata nel 2022, con Simplifhy che ha contribuito alla progettazione didattica e alla docenza in ambiti chiave come la decarbonizzazione dei trasporti e l’utilizzo di tecnologie a idrogeno. Il laboratorio includerà moduli all’avanguardia per la produzione di idrogeno, tecnologie AEM, celle a combustibile PEM, sistemi di compressione dell’idrogeno e soluzioni innovative per lo stoccaggio. Importanti saranno anche i sistemi di sicurezza integrati e le soluzioni di automazione e visualizzazione, che permetteranno una personalizzazione avanzata delle attività di ricerca.
Nel cuore della collaborazione tra Simplifhy e la Fondazione ITSGREEN risiede un impegno congiunto verso l’eccellenza educativa nel settore della mobilità sostenibile. Simplifhy ha contribuito in maniera significativa alla progettazione didattica e alla realizzazione del corso ITS in “Mobilità Sostenibile - Infrastrutture e Applicazioni”, concentrandosi in particolare sull’essenziale tema della decarbonizzazione dei trasporti me-
diante l’adozione di tecnologie all’idrogeno. Questa iniziativa si distingue come un pilastro fondamentale nel curriculum, offrendo agli studenti una comprensione approfondita delle soluzioni energetiche del futuro.
La collaborazione è stata ulteriormente arricchita da un programma di stage formativo, coinvolgendo direttamente tre studenti in un percorso di 900 ore che unisce teoria e pratica. Attraverso queste esperienze immersive, gli studenti vengono esposti a scenari reali e all’avanguardia che li preparano a entrare con competenza nel settore professionale. Sottolineando l’importanza dell’innovazione continua, Simplifhy ha inoltre giocato un ruolo chiave nell’approfondimento del tema dell’idrogeno verde come leva per la conversione tecnologica e industriale. Questo si è concretizzato in un “Laboratorio di attualità”, organizzato da ITSGREEN, che ha visto la partecipazione attiva di studenti provenienti da tutti i corsi offerti dalla Fondazione. L’evento ha rappresentato un’importante occasione di apprendimento, enfatizzando la centralità dell’idrogeno verde nel panorama energetico globale.
La sinergia tra Simplifhy e ITSGREEN si traduce in un percorso valorizzante per gli studenti, che vengono equipaggiati non solo con conoscenze tecniche avanzate ma anche con esperienze pratiche, ponendoli al centro di un ecosistema industriale dinamico e innovativo, pronto ad accoglierli come futuri professionisti nel settore dell’energia sostenibile.
SANITÀ PRIVATA: ENTRA IN VIGORE IL NUOVO STATUTO DI AIOP
Annunciato lo scorso luglio, da gennaio 2024 è entrato in vigore il nuovo statuto di AIOP, organizzazione datoriale aderente a Con findustria che da Associazione Italiana Ospedalità Privata Associazione italiana delle aziende sanitarie ospedaliere e territoriali e delle aziende sociosanitarie residenziali e territoriali di diritto priva to. Al suo interno si costituisce quindi la nuova sezione RSA e che oggi ha visto la sua prima Assemblea regionale per l’elezione della presidenza che la guiderà per 4 anni: nel ruolo di presidente Ivan Bedeschi, vicepresidenti Piero Isidoro Aceto e Gisella Barra. Altra novità dello statuto è proprio la durata delle cariche sociali che passano da 3 a 4 anni. Ciò ha richiesto che oggi, in seno alla concomitante assemblea regionale generale, venisse rieletto il di rettivo. Per il prossimo quadriennio è confermato quanto deliberato lo scorso anno: Presidente Giancarlo Perla, Vicepresidenti Fabio Marchi, Paola Colloraffi, Giacomo Brizio, Roberto Rusconi. Nel Consiglio Generale dell’Associazione Nazionale, anch’esso di nuova costituzione con il nuovo statuto, entrano Perla, Marchi, Collo raffi e Rusconi. Alla presidenza AIOP Giovani regionale è stata con fermata Beatrice Massei ed eletta Vicepresidente Chiara Rusconi. Il nuovo statuto di AIOP, approvato lo scorso maggio, riflette l’impegno dell’associazione verso l’imprescindibile integrazione tra pubblico e privato a tutti i livelli, tesa a demolire stereotipi e pregiudizi per ribadire che «siamo un’unica sanità e solo lavorando sinergicamente possiamo rispondere con efficacia alle esigenze di prevenzione, cura e assistenza di tutti i cittadini» ha dichiarato Giancarlo Perla, presidente di AIOP Piemonte -. Il nuovo statuto vuole aggregare l’articolato mondo della sanità, che tutela il diritto costituzionale alla salute e che include la socio-residenzialità. Questo rinnovamento radicale è per noi una nuova sfida e un’opportunità: ci consente di esprimere un servizio di tutela completo, riflettendo una visione più attuale di salute che vede la sanità di diritto privato come componente paritaria di un solo Sistema Sanitario nazionale, capace di fornire un supporto decisivo per alleggerire il peso che grava sul sistema pubblico».
LA
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Restano tuttavia aperti alcuni temi sui quali oggi AIOP ha richiamato l’attenzione. Tra le priorità permane la questione delle liste di attesa: rinnovando la propria disponibilità a collaborare per abbatterle, l’Associazione evidenzia la lentezza nella definizione e messa a regime delle modalità attuative da parte della Regione. In secondo luogo, AIOP sollecita la Regione Piemonte e l’Assessorato alla Sanità a concretizzare la promessa copertura del 50% dell’incremento del contratto di lavoro ormai scaduto. Inoltre, non meno importante, AIOP rileva il perdurare del ritardo nel ristoro, più volte promesso, dell’aumento dei costi energetici 2022-2023.
«Una lentezza generale che mette in difficoltà le nostre strutture e che non facilita la messa punto del grande lavoro di squadra che auspichiamo per la salute collettiva. Questi sono temi cruciali, per i quali attendiamo risposte con urgenza» ha concluso Perla.
SOSTENIBILITÀ DELLA SALUTE. NUOVI EQUILIBRI TRA DATI, WELFARE E SSN
Oggi è ormai chiaro che la sostenibilità della salute si articola attraverso una molteplicità di prospettive, scientifiche, economiche e giuridiche, all’interno di un sistema di welfare caratterizzato dall’interdipendenza tra salute, sviluppo economico e diritti dei cittadini.
Con il volume “2030. La sostenibilità della salute. Nuovi equilibri tra dati, welfare e SSN”, realizzato in collaborazione con Edra e dispo-
nibile da oggi nella sezione dedicata del sito, Fondazione Roche mira ad approfondire le diverse ma complementari prospettive ed evidenziare la necessità di una visione complessiva e innovativa del sistema salute, che deve rappresentare la spinta per molteplici settori, discipline e comunità a vari livelli della società a lavorare sinergicamente per garantire l’indissolubile legame tra salute umana, animale e dell’ecosistema (approccio One Health).
Giancarlo Perla, presidente di AIOP Piemonte
La pubblicazione segue l’analisi svolta nel precedente volume che indagava il valore dei dati come chiave del futuro della sanità, che proprio nel dato identificava un elemento necessario per la sostenibilità in quanto caratterizzato dalla potenzialità di orientare le politiche per la salute, indirizzare gli investimenti in ricerca e sviluppo e influenzare la vita dei singoli individui e dell’intera popolazione, oltre che generare un importante ritorno economico. Il volume è stato presentato in un evento tenutosi al Nobile Collegio Chimico Farmaceutico di Roma.
“In continuità con l’approfondimento della tematica dei dati personali e del loro utilizzo nel sistema sanitario, che è stato il focus della precedente pubblicazione, con questo nuovo volume, il quarto, Fondazione Roche ha voluto indagare come la possibilità di utilizzo secondario dei dati introduca un fattore di sostenibilità nella ricerca e nella stessa assistenza dei pazienti – ha commentato Mariapia Garavaglia, Presidente Fondazione Roche – Questo risulta particolarmente in sintonia con l’obiettivo statutario della Fondazione di incentivare il dibattito pubblico e istituzionale su tematiche rilevanti per la salute e per i cittadini, per predisporre un percorso di evoluzione verso un’ulteriore fase che ponga le basi per affrontare in modo più specifico e più articolato la tematica della sostenibilità nel nostro SSN, considerandola da molteplici prospettive, scientifiche, economiche e giuridiche, in modo da restituire al dibattito la complessità e la ricchezza che gli appartiene”. Grazie al lavoro di diversi autori che hanno contribuito a sviluppare un angolo di visuale ben distinto da quelli più praticati nel dibattito
pubblico, focalizzati prevalentemente sui temi riconducibili alle categorie Enviromental, Safety e Governance (ESG), questo volume analizza la sostenibilità in relazione a ricerca, futuro del SSN e rapporto tra società, industria, ambiente e welfare, creando un dibattito sulle principali e attuali sfide che il sistema si trova ad affrontare per raggiugere la “sostenibilità a 360 gradi”, ovvero declinata su più livelli: salute individuale, salute collettiva, sostenibilità del sistema sanitario, integrazione delle competenze e delle discipline e salvaguardia dell’ecosistema.
Fondamentale è indagare il rapporto tra sostenibilità, ricerca e salute. Nel nostro Paese la ricerca rappresenta il motore dello sviluppo economico e sociale. L’industria farmaceutica investe in studi clinici oltre 700 milioni di euro all’anno (Analisi SDA Bocconi e Farmindustria), il più alto contributo al sistema nazionale in questo ambito, nonché un patrimonio che va preservato e incentivato in quanto rappresenta uno dei maggiori driver dello sviluppo delle conoscenze.
La ricerca biomedica, in particolare, non solo è ciò che ci consente di essere competitivi sul mercato globale della conoscenza, di restare al passo con i Paesi più avanzati e di attrarre investimenti e competenze, ma è anche volano di innovazione per le aziende che la producono e un valore aggiunto ai cittadini attraverso le ricadute sul miglioramento degli indicatori di salute, sui percorsi di diagnosi e cura e maggior qualità di erogazione del servizio sanitario. Uno degli obiettivi prioritari delle politiche sanitarie nazionali dovrebbe essere quindi quello di fare della ricerca una componente strutturale del servizio sanitario attraverso investimenti in innovazione normativa e organizzativa nonché in risorse adeguate, al fine di rendere disponibili terapie innovative per i pazienti, offrire possibilità di crescita professionale a medici e ricercatori, incrementare la competitività scientifica e assicurare al SSN importanti risorse e minori costi. Un’altra tematica chiave riguarda i futuri livelli di sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale. In un momento storico di grande evoluzione e innovazione che abbraccia molteplici dimensioni (scientifica, clinica, tecnologica, demografica, geopolitica, industriale e delle competenze), l’Italia ha le possibilità di svolgere un ruolo chiave in Europa e la governance farmaceutica deve poter tradurre le potenzialità in concrete opportunità di crescita, mettendo a disposizione del sistema sempre maggiore innovazione (piattaforme, tecnologie, soluzioni terapeutiche), regole nuove e una strategia nazionale per la crescita.
Il rapporto e la stretta connessione tra società, industria, ambiente e welfare in ottica di sostenibilità e, in particolare, i diritti dei cittadini che compongono la società, è un altro dei macrotemi del volume. I mondi istituzionale, accademico e industriale stanno spostando l’attenzione dall’approccio “One Health” a quello “Planetary Health”, che parte dal presupposto che i problemi sanitari e la definizione delle politiche pubbliche per affrontarli non possono essere separati dall’attuale emergenza ecologica. Si rende
█ Fondazione Roche: disponibile il volume “2030. La sostenibilità della salute.
Nuovi equilibri tra dati, welfare e SSN”
necessaria una prospettiva multidimensionale sulla sostenibilità, che privilegi la diversità culturale, la solidarietà con il pianeta, i valori etici e l’equità, i diritti, la giustizia e l’autonomia ampliando, possibilmente, i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 che già mirano alla
PARITÀ
DI GENERE E SICUREZZA:
costruzione di un mondo più sano per gli esseri umani e per gli animali, in armonia con l’ambiente e in cui la promozione della salute e del benessere è trasversale a tutti gli ecosistemi sociali ed economici.
DUE CERTIFICAZIONI PER LA FONDAZIONE MONDINO
Salute, sicurezza e integrazione: sono queste le tre parole chiave che riassumono le certificazioni ottenute dalla Fondazione Mondino IRCCS. Dallo scorso anno l’istituto è riuscito ad ottenere ben due certificazioni di grande importanza, la UNI ISO 45001:2023 per il Sistema di Gestione della Salute e Sicurezza sul Lavoro (SGSSL) e, come primo IRCCS a livello nazionale, la certificazione per la parità di genere. Entrambe si collocano in un percorso di welfare interno che mira all’attenzione e al sostegno del personale con l’obiettivo di creare un ambiente di lavoro migliore.
“Sono entrambi dei riconoscimenti significativi per la Fondazione Mondino- spiega il Direttore Generale Gianni Bonelli- che si inseriscono in un percorso finalizzato a migliorare l’ambiente di lavoro, rendendolo più sicuro ed inclusivo. Siamo il primo IRCCS in Italia ad ottenere la certificazione di genere e tra i 7 che hanno ottenuto la ISO 45001, dimostrazione di come questi temi siano prioritari per lo sviluppo dell’Istituto. Lo sforzo è stato importante da parte di tutta la struttura e coincide con un cambiamento sia culturale che organizzativo a tutti i livelli”.
Primo e unico al momento Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico in tutta Italia, invece, nel raggiungimento della certificazione per la parità di genere, la certificazione UNI PDR 125:2022. Un traguardo importante che testimonia la centralità del dipendente per la Fondazione Mondino. Questa certificazione, infatti, interessa vari ambiti della vita delle persone e in questo caso ha l’obiettivo di abbattere eventuali ostacoli connessi a sesso, etnia, lingua, religione, ideologia politica, al censo e al ceto di appartenenza. Erroneamente focalizzato sul genere inteso come femminile e maschile, ha tra gli obiettivi anche un miglioramento delle condizioni lavorative per le donne e la protezione della maternità, ma si focalizza anch’esso su un approccio culturale, che vede al centro l’inclusività e l’integrazione.
La certificazione UNI ISO 45001:2023, rappresenta la prima norma internazionale per le aziende che adottano un comportamento virtuoso per la protezione dei propri lavoratori. Intraprendere il percorso per questa certificazione non è semplice, soprattutto per una realtà, come quella del Mondino, che coniuga assistenza, ricerca e ovviamente gestione aziendale. Si tratta, però, di un percorso necessario per chi ha deciso di investire nel potenziamento delle politiche di prevenzione per migliorare la sicurezza, la salute e il benessere dei propri dipendenti. Un percorso che vede coinvolto il personale in ogni sua funzione, dalla dirigenza all’operatività: nessuno è escluso da questo
processo che può essere inteso proprio come una rivoluzione culturale. Un punto di partenza, che vedrà l’istituto impegnato nei prossimi anni anche per la conferma, che viene rinnovata di anno in anno.
L’applicazione di queste norme porta a vantaggi concreti per l’istituto come la riduzione degli incidenti sul lavoro, la riduzione dei costi dei premi assicurativi, ma soprattutto la creazione di una vera e propria cultura della prevenzione e della salute che spinga sia i lavoratori a svolgere un ruolo attivo che i vertici aziendali a migliorare le performance di salute e sicurezza sul luogo di lavoro. Un circolo virtuoso di eccellenza, raggiunto oggi da soli 7 IRCSS nazionali sui 53 totali, tra pubblici e privati.
Entrambe le certificazioni sono state rilasciate da Bureau Veritas, accreditato da Accredia (Ente Unico nazionale di accreditamento indicato dal Governo italiano): per la complessità dei contenuti e dei processi, la Fondazione Mondino IRCCS si è avvalsa della consulenza della società HSEGAS-Gestione Ambiente e Sicurezza Srl di Pavia.
█ Il Direttore generale della Fondazione Mondino Gianni Bonelli
Operativo il primo centro cardiologico australiano basato sul “salutogenic design”
Conrad Gargett + Wardle hanno consegnato il primo ospedale cardiologico dedicato in Australia e l’unico del suo genere nell’emisfero australe, stabilendo un nuovo punto di riferimento internazionale per la progettazione di ospedali specialistici in questo ambito. Il Victorian Heart Hospital, gestito da Monash Health nel campus della Monash University Clayton, è ora completo e pienamente operativo
di Marco Gola, Maddalena Buffoli e Michele Dolcini
Il Victorian Heart Hospital è il primo ospedale cardiologico specialistico dell’emisfero australe e oltre alle servizi di cardiologia clinica, ospita un polo di innovazione tecnologica e di formazione integrato per la ricerca cardiovascolare leader a livello mondiale. Il progetto, a firma di Conrad Gargett e Wardle, è un nuovo punto di riferimento internazionale per la progettazione di ospedali cardiologici.
L’ospedale, il cui costo ammonta a 564 milioni di dollari, gestito da Monash Health nel campus della Monash University Clayton, ospita in totale 196 letti e dispone di sette laboratori e dedica uno dei suoi otto piani alla ricerca nell’ambito cardiologico a livello universitario, insieme al Monash Cardiovascular Research Centre.
L’ospedale è ufficialmente operativo da febbraio 2023 e una volta entrato pienamente a regime i volumi di attività stimati prevedono ogni anno 28.000 valutazioni di emergenza, 10.000 procedure di cateterismo cardiaco interventistico e altrettante procedure presso le attività di laboratorio, più di 2.000 interventi chirurgici e 108.000 consultazioni in regime ambulatoriale, ciò grazie anche alla presenza di TC cardiaca, sale per l’ecocardiogramma e spazi per la consultazione specialistica. A tutto ciò vanno considerati I molti programmi e le molteplicità attività relative alla prevenzione, al recupero e alla riabilitazione degli utenti.
La struttura sanitaria è sita nel campus della Monash University Clayton, il centro appositamente costruito per l’istruzione e la ricerca è una collaborazione tra la Victorian Health Building Authority (VHBA), la Monash Health e la Monash University; la gestione dela struttura sanitaria è demandata al Monash Health. Il centro specialistico è prossimo al Monash Medical Centre e pertanto è possibile garantire una connessione immediata e diretta con altre funzioni quali l’ostetricia, la nefrologia, la terapia intensiva e molte altre specialità. Tale vicinanza permette la migliore assistenza possibile per i pazienti con problemi di salute che vanno oltre le malattie cardiache.
L’ospedale svolge un ruolo di primo piano anche nella formazione dei futuri professionisti australiani della medicina cardiaca, degli infermieri e dei professionisti sanitari affini, con oltre 300 studenti universitari e 20 studenti di dottorato che intraprenderanno la formazione ogni anno.
La struttura è situata di fronte ai campi sportivi della Monash University, con l’intento di dare origine ad un una struttura immersa nel verde parco, introducendo così materiali naturali e/o che simulano materiali organici. La texture della facciata è ispirata ai cespugli, i toni di colore selezionati si ricollegano alla circostante e i suoi materiali di finitura esterni sono progettati per stabilirsi nel
contesto, dando origine ad una patina naturale nel tempo (vedi per esempio Rehab di Hergoz e De Meuron).
PRINCIPI PROGETTUALI
Il design centrato sull’uomo dell’edificio incorpora principi della biofilia e della salutogenesi, con una perfetta integrazione tra gli aspetti architettonici, organizzativi, interior design e progettazione del paesaggio per creare spazi che rendono l’esterno parte dell’ambiente curativo e rilassante. Infatti, come sostiene uno dei progettisti, Paul Emmett: “la ricerca scientifica documenta bene che fornire una connessione con la natura all’interno delle strutture sanitarie migliora significativamente i risultati dei pazienti, compresa la loro esperienza e il tasso di recupero”.
Il design dell’ospedale si è focalizzato molto sul miglioramento dell’esperienza umana collegando la mente e il corpo con ambienti multi-sensoriali e arricchenti. L’architettura, gli interni, il progetto strutturale e il programma sanitario dell’ospedale hanno preso in considerazione l’impatto dell’ambiente costruito sulla salute e il conseguente benessere di pazienti, medici, personale, ricercatori, studenti, operatori sanitari e visitatori.
Proprio per tale motivo il Victorian Heart Hospital è stato intenzionalmente progettato per fornire un’esperienza altamente personalizzata e alleviare i livelli di stress dei pazienti e delle loro famiglie dall’arrivo fino agli spazi clinici. Infatti, come ha argomentato Stefan Mee, presidente di Wardle: “all’arrivo al Victorian Heart Hospital, c’è un senso di apertura, con grandi vuoti e un caffè centrale, che creano una sensazione di luogo per la comunità piuttosto che di un ospedale”
A cui ha aggiunto: “il viaggio progressivo attraverso l’edificio aumenta gradualmente un senso di tranquillità negli spazi clinici, creando un’atmosfera di sicurezza e comfort per i pazienti”. È stato creato così un ambiente accessibile per tutti gli utenti e la struttura sanitaria è diventata un luogo della comunità.
Tra gli aspetti caratterizzanti l’edificio vi è un ampio cortile centrale, definito il ‘cuore gravitazionale’, che permette di massimizzare le opportunità di relazione con il paesaggio circostante. Si tratta di un punto focale per cui gli utenti possano trovare il loro punto di riferimento e un luogo di recupero per connettersi con l’esterno, sia fisicamente che visivamente dall’interno dell’edificio.
Con tale accorgimento progettuale la luce naturale permea tutto l’edificio. La sua impronta si intreccia attraverso l’edificio, fornendo il sollievo visivo della natura - i suoi colori, i suoi motivi e le trame - a molte aree dell’ospedale.
In generale tra gli obiettivi dei progettisti vi era che il design dell’ospedale doveva consentire alle attività della giornata lavorativa di essere senza soluzione di continuità e che la sua organizzazione fosse chiara e leggibile. Altrettanto importanti sono state le qualità spaziali, materiche e ambientali che definiscono il carattere dell’ospedale, perché “sono questi aspetti che influenzano fortemente la mentalità dei suoi occupanti e, in definitiva, il tipo di ambiente di guarigione che è stato creato”, come sostiene Paul Emmett.
Gli spazi pubblici dell’ospedale si irradiano dalla forma circolare del cortile, in contrappunto alla configurazione più squadrata dell’intero edificio. I corridoi di circolazione, sia pubblici che sanitari, offrono viste sul cortile e/o sugli esterni, migliorando così la connessione con la natura e la luce del giorno. Il Victorian Heart Hospital incorpora le lezioni apprese da altri importanti ospedali cardiologici internazionali e supera i confini dell’hospital design convenzionale. Infatti, i progettisti, insieme alla direzione strategica del Monash Health, hanno visitato diversi casi studio a Singapore, in Canada, negli Stati Uniti e nel Regno Unito; come ha argomentato Paul Emmett “l’esperienza di altri ospedali cardiaci ci ha davvero permesso di comprendere meglio i trend ed evitare una progettazione tradizionale […]”
IL PROGETTO FUNZIONALE
La funzionalità dell’edificio stabilisce ambienti efficienti ed efficaci per la cura del paziente, supporta modi di lavorare senza soluzione di continuità, fornisce spazi di apprendimento dinamici e crea aree accoglienti per visitatori e caregiver. Organizzato su 8 piani fuori terra, la struttura è organizzato in tre macro-aree verticali basati su usi pubblici o privati, con un sistema di percorsi che garantiscono il collegamento ai reparti ospedalieri e agli spazi esterni.
In generale l’ospedale ospita in totale oggi 144 letti ospedalieri, 16 letti di terapia intensiva, 3 sale operatorie, 10 laboratori di cateterizzazione cardiaca, tra cui due laboratori ibridi, 26 postazioni nel dipartimento di emergenza, 46 postazioni di day hospital. Al suo interno la struttura comprende un pronto soccorso, laboratori di cateterizzazione cardiaca, aree chirurgiche e di imaging specializzate e servizi di telemedicina per pazienti a lungo raggio, nonchè patologia, farmacia e servizi di assistenza ambulatoriale e eliporto. Infine, la struttura comprende un parcheggio interrato organizzato tre livelli.
L’edificio è anche a prova di futuro per consentire la costruzione di un’ulteriore Unità di Procedure Integrate (IPU) da 32 posti letto nella sezione settentrionale dell’edificio.
Oltre all’attività sanitaria, offre spazi dedicati alla ricerca e alla formazione, nello specifico:
█ la Monash University occupa la maggior parte del secondo livello con laboratori multifunzione, sale di simulazione tecnologica e spazi di collaborazione oltre a sale di formazione e sale di studio medico;
█ il Monash Victorian Heart Institute dedicato alla ricerca cardiovascolare collaborativa nell’ingegneria medica e nell’imaging biomedico, nella medicina rigenerativa e nelle terapie basate sulle cellule, nella scoperta biomedica e nell’informatica clinica.
Gli spazi formativi sono un mix di spazi di lavoro informali e di gruppo e laboratori di tecnologia di simulazione alta e bassa e include una sala conferenze.
In generale, le strutture di ricerca includono una zona di ricerca che include laboratori multifunzionali, coltura tissutale, biobanking, microscopia e sale di supporto specialistica, laboratori di sangue, analisi e sistemi, una sala di terapie cellulari e un laboratorio preclinico.
STRATEGIE DI SOSTENIBILITÀ
L’attenzione alla sostenibilità ha determinato a un edificio duraturo che fornirà comfort e cure continue, nonchè consentirà un’espansione futura. È risaputo infatti che sistemi resilienti ed efficienti possono ridurre al minimo l’impatto ambientale di una struttura che opera 24/7. Come sostengono i progettisti, infatti: “la flessibilità futura è stata una chiave, sia in relazione alla pianificazione dello spazio che all’incorporazione di servizi di costruzione e sistemi strutturali adattabili alle future tecnologie di assistenza clinica emergenti, alle fluttuanti esigenze dei pazienti, all’evoluzione delle normative sanitarie e alla sostenibilità”.
█ Piano terra del Victorian Heart Hospital, su gentile concessione di Wardle Studio.
█ Piano quarto del Victorian Heart Hospital, su gentile concessione di Wardle Studio.
█ Piano quinto del Victorian Heart Hospital, su gentile concessione di Wardle Studio.
█ Sezione longitudinale del Victorian Heart Hospital, su gentile concessione di Wardle Studio.
Le strategie di progettazione sostenibile si sono principalmente concentrate sulla creazione di un edificio ad alte prestazioni che sia efficiente da gestire e comfortevole da vivere e usufruire. Le caratteristiche includono sistemi di ingegneria ad alta efficienza energetica e una facciata che riduce i carichi di raffreddamento e riscaldamento.
In aggiunta, la tavolozza interna accuratamente realizzata incorpora legni naturali e toni terrosi, traendo ispirazione dai colori e dalle trame del paesaggio circostante. La sorprendente facciata in acciaio stagionato stabilisce il Victorian Heart Hospital come un edificio di riferimento nel campus di Monash, mentre si annida delicatamente all’interno del paesaggio alberato e fornisce protezione dal sole. Come sostiene Stefan Mee, uno dei progettisti, “il rivestimento in acciaio perforato, che si atmosferizzerà nel tempo, riduce il carico di calore sull’edificio e riduce al minimo l’abbagliamento pur consentendo la vista verso l’esterno grazie alla densità di fori” Il Victorian Heart Hospital di Monash Health è stato nominato vincitore di un Inde Award per il miglior design nello spazio per la salute e il benessere. Come enuncia il premio, “l’architettura, gli interni, le strutture e la pianificazione clinica considerano l’impatto dell’ambiente costruito sulla salute e il benessere degli utenti ed è stato guidato da forti voci cliniche e dei pazienti. Questo è un posto prezioso all’interno del campus universitario e della comunità più ampia con la sua capacità di salvare e cambiare vite umane”.
Ringraziamenti
Le informazioni utili per la scrittura dell’articolo sono state tratte da: █ descrizioni del progetto fornito da Wardle Studio; █ portali di architettura accessibili dal web.
Si ringraziano per la realizzazione dell’articolo i colleghi di Wardle Studio e Conrad Gargett, e in particolare Justine Makin, per la condivisione delle immagini e disegni pubblicati in questo articolo.
Per maggiori informazioni, si rimanda al video che permette di effettuare una navigrazione virtuale del complesso recentemente inaugurato: https://www.vhba.vic.gov.au/ health/specialist-centres/victorian-hearthospital
autori
MARCO GOLA
MADDALENA BUFFOLI
MICHELE DOLCINI
Design & Health Lab, Dip. Architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito, Politecnico di Milano
Gli
Armonia e cura: la metamorfosi degli spazi ospedalieri
pediatrici
L’umanizzazione come principio fondante nel progetto di ristrutturazione del Reparto di Oncoematologia Pediatrica presso l’ospedale
Regina Margherita di Torino
di Martina Ghignatti
█ Sala giochi bambini
Dalla nascita l’ambiente che ci circonda, in tutte le sue sfaccettature, esercita un’influenza cruciale sui processi vitali e sulla formazione corporea. La qualità degli spazi costruiti in cui viviamo non è da sottovalutare nel determinare il nostro benessere; al contrario, rappresenta un elemento fondamentale capace di favorire la promozione della salute. Questo principio di umanizzazione ha guidato l’intervento di manutenzione del Reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale Infantile Regina Margherita, struttura costruita negli anni ‘60 del secolo scorso. La ristrutturazione è stata il frutto di un’azione sinergica tra pubblico e privato, nella quale l’associazione A.D.I.S.C.O. Piemonte (Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordone Ombelicale), presieduta da Maria Teresa Lavazza, si è impegnata a donare “chiavi in mano” il nuovo reparto con il contributo della Compagnia di San Paolo e il supporto in cantiere dell’impresa edile Tielle Impianti.
Il reparto, più volte rimaneggiato con varie stratificazioni di impianti, si estende su una superficie totale di 950 mq posta al quinto piano della struttura. Il progetto di rinnovamento si è quindi orientato verso la creazione di un ambiente di cura ideale che evitasse i lunghi corridoi che disorientano e creano confusione ottica tipici dell’epoca. L’intervento aveva l’obiettivo di realizzare uno spazio medico all’avanguardia e efficiente, che tenesse conto delle esigenze psicologiche dei giovani pazienti e che favorisse il legame intimo con la famiglia.
QUADRO ESIGENZIALE
Un aspetto cruciale delle fasi iniziali di progettazione è stato la stretta collaborazione con il personale medico-infermieristico, il quale ha permesso di ridefinire con efficacia le diverse tipologie di spazi e il giusto equilibrio tra di essi. Intervenire in un ospedale pediatrico implica, infatti, non solo considerare gli aspetti tecnici propri di una struttura ospedaliera, ma anche - e soprattutto - tener conto di tutti quei fattori che influenzano il benessere e la percezione dello spazio da parte dei diversi utenti.
FILOSOFIA PROGETTUALE
In che modo l’architetto può fornire un aiuto alle terapie pediatriche agendo sull’architettura stessa del luogo? Quali aspetti sono da valutare per alleviare il dolore e lo stress del contesto ospedaliero senza perdere il contatto con l’ambiente circostante e di conseguenza la dimensione del reale?
La progettazione si è focalizzata oltre che su aspetti tecnici, soprattutto su come potesse stimolare l’essere umano, anche interiormente, verso una condizione di benessere fisico, mentale e sociale. L’ospedale diventa così, oltre che luogo di guarigio -
ne, un ambiente che risponde ai bisogni emotivi, relazionali e spirituali dei pazienti e dei loro familiari: si tratta di creare spazi che promuovano il senso di appartenenza, l’accettazione e il conforto, dove il paziente è una persona con una storia, delle relazioni e delle aspirazioni.
Questo orientamento basato sull’umanizzazione ha richiesto un cambiamento di paradigma nell’approccio della cura, passando da una visione meccanicistica e riduzionistica a una visione olistica e integrativa. In questo senso gli ospedali pediatrici hanno bisogno di maggiore attenzione, in quanto l’ambiente costruito influenza il bambino in misura maggiore rispetto all’adulto; ha una percezione dell’intorno immediata, e relativi ad un’esperienza più immaginifica nella relazione col mondo.
Ambienti progettati per scopi diversi vengono così realizzati per dare vita ad un percorso diagnostico-terapeutico uniforme, che si articola attorno al concetto di corridoio-passeggiata. Questo passaggio non è solo fisico, ma anche narrativo, pensato per accompagnare i ragazzi e le loro famiglie lungo un viaggio emotivo e psicologico. Il corridoio-passeggiata diventa, quindi, il filo conduttore che unisce i diversi ambienti, ognuno con una sua specifica identità.
█ Tipologia di camera
█ Corridoio
Portare all’interno del reparto ciò che la natura esterna offre è diventato il fulcro del progetto. La natura stessa, infatti, è una maestra insuperabile di armonia, in grado di trasmettere sensazioni di benessere insieme a una forte vitalità. Tramite questa narrazione, si è voluto dare una continuità al percorso di cura creando una sorta di “fil rouge” che collega i progetti precedenti concepiti dagli stessi progettisti degli Ambulatori di Oncoematologia e dell’Hospice.
L’ambiente naturale, però, non è stato rappresentato in modo realistico, bensì evocato attraverso illustrazioni che includono piccoli insetti, farfalle maestose, citazioni e figure umane che si fondono con gli elementi naturali creando un’unica entità. Si tratta di creare un’esperienza multisensoriale che richiami le emozioni e le connessioni provate nell’immersione della natura. Questo approccio non si limita alla mera decorazione, ma si estende alla progettazione degli spazi, incorporando forme fluide che riflettono gli elementi del mondo naturale.
Le forme organiche che caratterizzano la struttura degli ambienti contribuiscono a creare uno spazio immersivo ed è proprio nella sala gioco-svago comune che si costituisce il cuore pulsante del reparto. Qui la natura prende vita attraverso l’architettura: i due pilastri centrali si trasformano in maestosi
alberi, le loro fronde scandiscono lo spazio di un ambiente ampliato e completamente rinnovato. Grazie alla nuova illuminazione, ai nuovi arredi e alle particolari nicchie dedicate alla lettura, la sala si trasforma in un luogo accogliente e stimolante per i giovani pazienti.
L’umanizzazione però non si limita all’applicazione di un tema e al racconto di una storia, ma si dirama in tutta una serie di accorgimenti che concorrono a creare aree per favorire l’incontro e le relazioni.
PROGETTO
La condizione iniziale del reparto di Oncoematologia Pediatrica rifletteva una realtà caratterizzata da strutture obsolete e da un’organizzazione spaziale che non rispondeva pienamente alle esigenze dei pazienti e del personale sanitario. Il progetto di ristrutturazione degli ambienti non ha modificato significativamente la distribuzione originaria dello spazio, ma ha consentito una riorganizzazione razionale dei locali tecnici ed assistenziali (studi medici, infermieristici e sala riunioni), ricollocati ed ampliati e un upgrade tecnologico accompagnato da un completo restyling del reparto.
█ Planimetria di progetto
█ Tipologia di camera
L’intervento ha rivoluzionato la percezione degli spazi comunicando maggiore serenità e privacy ai piccoli pazienti e alle loro famiglie. L’intimità trova spazio nelle sedici stanze di degenza, progettate per creare un ambiente il più possibile familiare e domestico. Ogni camera è stata completamente ridisegnata con un’attenzione particolare ai colori dalla tonalità pastello, i quali si estendono su pareti, arredi e pavimenti. Da un punto di vista psicologico, possono evocare una gamma di emozioni positive, riducendo l’ansia legata alla permanenza in ospedale. La sensazione di tranquillità è accompagnata dalla presenza di una spaziosa scrivania di fronte al panorama della collina torinese: in questo modo il mondo naturale esterno entra nel reparto e si unisce a quello immaginifico narrato al suo interno.
Anche gli aspetti sonori e luminosi sono stati studiati minuziosamente per intensificare l’aspetto di calma. La progettazione acustica mira a creare un ambiente tranquillo e confortevole, riducendo al minimo i rumori indesiderati che possono causare stress e disturbare il riposo: i pannelli acustici posizionati nelle camere, infatti, sono caratterizzati da una particolare texture traforata che ovatta e attutisce i suoni. Per l’illuminazione è stato adottato un approccio che va oltre la semplice funzionalità con elementi luminosi scelti per creare un’atmosfera accogliente, rassicurante e stimolante, oltre che per fornire la quantità adeguata di luce per le singole attività quotidiane. Le
diverse forme e dimensioni dei corpi illuminanti possono contribuire a generare un effetto visivo piacevole e divertente.
CONCLUSIONI
L’umanizzazione degli ospedali pediatrici rappresenta un importante approccio nell’evoluzione della cura e del modo di vivere gli ambienti sanitari: si pone l’accento sull’importanza di creare ambienti che rispettino e supportino pienamente le esigenze fisiche, emotive e psicologiche di tutti gli utenti. Attraverso un design architettonico e un’organizzazione degli spazi che favoriscano la calma, la sicurezza e l’intimità. Questo progetto mira a trasformare gli ambienti sanitari da luoghi impersonali e intimidatori a luoghi accoglienti e terapeutici, creando un vero e proprio “locus amoenus”. L’azione sinergica dello studio Miroglio & Lupica, dell’associazione
A.D.I.S.C.O. e dell’impresa Tielle Impianti ha permesso di realizzare un progetto di grande impatto e significativo all’interno di una struttura ormai superata, migliorando l’ambiente di cura per i giovani pazienti e le loro famiglie.
L’autrice
MARTINA GHIGNATTI
Laureanda presso il Politecnico di Torino e Architetto presso
Miroglio & Lupica
█ Sala medici
Curare con l’architettura
Il nuovo Polo chirurgico e delle urgenze dell’Ospedale
San Raffaele di Milano
Attualmente gli edifici ospedalieri risultato essere tra le tipologie edilizie maggiormente energivore tra quelle caratterizzanti l’ambiente costruito. Il progetto del nuovo Polo chirurgico e delle urgenze Ospedale San Raffaele punta all’adozione di strategie bioclimatiche e compositive capaci di rinnovare la concezione stessa di ospedale, concepito come edificio di cura in grado di curare sia i pazienti che l’ambiente urbano circostante
DATI TECNICI
Nome ufficiale del progetto: Polo chirurgico e delle urgenze Ospedale San Raffaele
Località: Milano, Italia
Fasi di progettazione: Concorso 2015
Progetto 2015-2018
Realizzazione 2018-2021
Cliente: IRCCS Ospedale San Raffaele
Valore dell’opera: € 53.687.000
Progetto architettonico: Mario Cucinella Architects
Progetto Layout Sanitario: InAr Ingegneria Architettura
Progetto Strutturale: Ballardini Studio di Ingegneria
Progetto Impiantistico: Deerns Italia S.p.A.
Direzione Lavori: Ing. Alessandro Bartucci, Arch. Adriano Moras
Progetto Antincendio: Ranieri Studio Tecnico Associato
Impresa Costruttrice: Itinera S.p.A.
Facciate: Aza Aghito Zambonini S.r.l.
Visual: MCA Visual
Foto: Duccio Malagamba
█ Vista della connessione sospesa tra il nuovo Polo chirurgico e delle urgenze dell’Ospedale San Raffaele ed il padiglione Q dell’ospedale esistente
Il nuovo Polo chirurgico e delle urgenze dell’Ospedale San Raffaele di Milano, progettato dallo studio Mario Cucinella Architects, si staglia nello skyline milanese come una nuova icona di sostenibilità ambientale, grazie all’adozione di soluzioni innovative di facciata che contribuiscono alla sua riconoscibilità rispetto al complesso ospedaliero esistente, al quale si connette attraverso una piastra di collegamento posta al piano terra.
L’obiettivo del progetto è stato quello di riprendere il modello ambientale dei vecchi padiglioni del complesso ospedaliero, concepiti per promuovere l’umanizzazione dello spazio sanitario, sperimentando nuove soluzioni bioclimatiche resilienti e rigenerative sia all’interno che all’esterno del nuovo corpo di fabbrica.
Dal punto di vista planimetrico l’edificio presenta un impianto rettangolare a corte centrale, che si articola in volumi decrescenti verso l’alto così da favorire l’integrazione di lucernari zenitali che portano luce naturale all’interno degli ambienti posti nel basamento.
Il layout degli spazi del nuovo padiglione, che si sviluppa su una superficie complessiva di 35.000 mq distribuiti su 2 piani interrati e 8 livelli fuori terra, è caratterizzato dalla presenza di volumi com-
plementari tra loro, pensati per assicurare riconoscibilità e brevità ad accessi e percorsi.
La grande piastra tecnica al piano terra ospita le funzioni ospedaliere più importanti come il blocco chirurgico (costituito da 18 sale operatorie poste a quota -1), la terapia intensiva ed il pronto soccorso accessibili direttamente dall’esterno. Si tratta di uno spazio complesso, di cui fanno parte un piano fuori terra e due piani interrati, improntato al massimo pragmatismo, anche formale, grazie al ricorso ad un rivestimento in facciata ventilata in pietra ed alla presenza di una copertura a tetto giardino accessibile dai degenti ospitati nel complesso ospedaliero soprastante. Questo volume è collegato al blocco preesistente attraverso una struttura a ponte in carpenteria metallica, che con il suo andamento affusolato e le strutture a sbalzo, costituisce un fulcro visivo per chi accede all’ospedale.
In contrapposizione al basamento di ingresso in pietra, si staglia la torre verticale di sette piani (nella quale sono collocati i reparti di degenza che ospitano circa 300 posti letto, gli studi medici e gli ambulatori), concepita come un volume trasparente caratterizzato dalla presenza
█ Fig. 1 Planimetria dal complesso ospedaliero San Raffaele
di facciate curve che si dematerializzano in prossimità degli angoli, progettate per garantire elevate prestazioni energetiche e di privacy.
La soluzione di facciata
L’immagine del nuovo edificio ospedaliero, denominato dai cittadini di Milano aisberg per la sua iconica forma sfaccettata, è fortemente caratterizzata dalla soluzione tecnologica del sistema di facciata, costituita dall’integrazione di:
█ componenti trasparenti, pari al 40 % della superficie totale, realizzati con infissi in alluminio a taglio termico tamponati da vetrocamera basso emissivo serigrafato nella parte superiore ed in corrispondenza del parapetto;
█ componenti opache, pari al 60 % della superficie totale, realizzati con pannelli prefabbricati tamponati all’esterno da vetro serigrafato, coibentati con lana di roccia e chiusi all’interno da pannelli di alluminio;
█ lamelle verticali in ceramica fotocatalitica, caratterizzate da una profondità e da una distanza determinate dall’orientamento del sistema di facciata retrostante (più rade a Nord e più fitte a Sud) e progettate per differenziare la vista esterna dalle camere di degenza, migliorando l’accesso alla luce naturale nella parte centrale della facciata.
█ Sezioni tecnologiche del sistema di facciata in corrispondenza delle chiusure trasparenti (a sinistra) e delle cellule di chiusura opaca (sulla destra)
█ Fig. 2 Sezione del nuovo Polo chirurgico e delle urgenze dell’Ospedale San Raffaele
In tutti e tre i casi, si tratta di elementi modulari, prefabbricati ed assemblati a secco che si alternano ritmicamente su tutto il corpo di fabbrica, contribuendo al controllo dinamico ed efficiente dei flussi energetici e luminosi passanti.
L’andamento curvilineo dei fronti ha richiesto una particolare cura e attenzione nel progetto delle soluzioni di chiusura verticale, sviluppate con la consulenza di Aza Aghito Zambonini S.r.l. e Schueco, come sistemi di facciata a cellule vetrate e pannellate intestate a 90°, con vetro vision incollato strutturalmente ai montanti e traversi in alluminio, per mascherare i profili interni ed esterni e per consentire l’effetto tutto vetro della superficie di chiusura verticale.
Tutti i moduli di involucro presentato nella finitura interna un apribile pannellato con apertura ad anta e apparecchiatura a scomparsa SimplySmart. All’esterno le cellule sono dimensionate per consentire l’inserimento delle pale frangisole verticali a tutta altezza, dalle dimensioni variabili da 500 a 800 mm di profondità, connesse alla sottostruttura di supporto mediante lesene realizzate in acciaio duplex in grado di resistere agli agenti atmosferici e con proprietà meccaniche superiori rispetto alla media.
Oltre alla sagoma e al design dei profili schermanti, anche la profondità dei montanti e traversi dei sottocomponenti di involucro è stata interamente customizzata. Attraverso il ricorso a strumenti di modellazione parametrica, è stato, infatti, possibile calcolare esattamente come montare alle cellule le lesene a sbalzo, progettate per essere una specie di “bandiera” dove agganciare le lamelle frangisole e assolvere a tutte le combinazioni possibili di inclinazione della facciata.
Le dimensioni di questi elementi di supporto sono state calibrate e adattate per una movimentazione nello spettro dai 179 ai 163 gradi, per evitare così impedimenti alla rotazione delle lamelle. Infine, per dare maggiore stabilità ai profili, sono stati inseriti degli accessori anti buckling che si allargano a destra e sinistra fino a un massimo di 5 mm; al centro, ali di rinforzo in alluminio evitano il possibile sbandamento causato dal vento.
Il sistema di facciata così realizzato è stato inoltre caratterizzato dalla scelta di usare come finitura delle lamelle in ceramica, montate come schermatura esterna, un innovativo coating fotocatalitico in biossido di titanio che, grazie alla sua capacità di assorbire CO2 e di rilasciarla nell’ambiente esterno per dilavamento, trasforma l’edificio in un elemento attivo dal punto di vista energetico ed ambientale, con ricadute positive sulla salute degli utenti, capace di incidere sulle condizioni di comfort dell’intero comparto urbano in cui il nuovo padiglione sarà realizzato.
LE SOLUZIONI DI ARREDO INTERNO
La progettazione di tutti gli ambienti interni è stata concepita per raggiungere elevati standard di benessere e salute per gli utenti, scegliendo soluzioni in linea con le più moderne teorie del wellbeing.
█ Fig. 4 Vista degli ingressi sulla piastra di accesso al piano terra
█ Fig. 5 Vista della connessione sospesa tra il nuovo Polo chirurgico e delle urgenze dell’Ospedale San Raffaele ed il padiglione Q dell’ospedale esistente
Particolare cura è stata, quindi, posta alla progettazione degli spazi interni, caratterizzati dalla presenza di elementi naturali, quali luce e piante, con l’obiettivo di aumentare il benessere psicofisico degli utenti. Negli spazi che si trovano in corrispondenza degli angoli della torre di degenza, sono stati posti degli spazi comuni pensati come zone giorno e progettati come serre solari. Si tratta di volumi totalmente trasparenti che si comportano come serre solari nei mesi invernali, riducendo il ricorso all’impianto di riscaldamento, mentre in estate sono climatizzati in modo artificiale per evitare fenomeni di surriscaldamento. Con l’obiettivo di ridurre la presenza di sostanze nocive per la salute dei degenti, è stato, inoltre, deciso di utilizzare solo arredi costruiti con materiali eco-sostenibili esenti da formaldeide. Tutte le pavimentazioni interne sono state realizzate con lastre di grès antibatterico, prodotto che combina elevatissime prestazioni di resistenza meccanica e durabilità con l’azione inibitoria della proliferazione di microorganismi nocivi per la salute. Analogamente anche i sanitari e le superfici di finitura dei bagni sono stati trattati con coating antibatterici facilmente pulibili.
LE SOLUZIONI IMPIANTISTICHE
Con l’obiettivo di raggiungere elevati standard energetici, il progetto del nuovo padiglione dell’ospedale San Raffaele è stato sviluppato adottando scelte impiantistiche all’avanguardia che permettessero di ridurre i consumi elettrici e termici durante tutto l’arco dell’anno.
In linea con questo obiettivo, gli impianti di climatizzazione a servizio del complesso sono stati realizzati come impianti ad aria primaria più travi fredde o pannelli radianti nelle zone low care, e con sistemi di ventilazione a condizionamento a contaminazione controllata (VCCC) nelle zone ad alta aspesi, in particolare nelle nuove sale operatorie, realizzate in conformità alla norma UNI 11425.
L’intero copro di fabbrica è alimentato da una centrale di trigenerazione servita da una sottostazione di scambio termico posizionata al secondo piano interrato, che garantisce l’indipendenza energetica dell’intero sistema ospedaliero.
CONCLUSIONI
Il nuovo Polo Chirurgico e delle Urgenze dell’Ospedale San Raffaele di Milano è il primo Ospedale in Italia ad essere stato certificato LEED Gold. Le scelte di involucro e di impianto effettuate testimoniano l’attenzione dello studio Mario Cucinella verso la sperimentazione di soluzioni bioclimatiche innovative anche per il settore dell’edilizia ospedaliera. L’adozione di soluzioni spaziali a misura d’uomo, capaci di incidere positivamente sulla salute psicofisica degli utenti, ha permesso, inoltre, di rendere questo progetto un ottimo esempio di design rigenerativo, che, attraverso il ricorso a soluzioni di matrice biofilica e la scelta di adottare materiali e soluzioni a basso impatto ambientale, si pone come un esempio di eccellenza in termini compositivi, tecnologici e ambientali.
█ Fig. 7 Vista della struttura di schermatura della terrazza di copertura.
L’autrice
Università degli Studi di Firenze
ROSA ROMANO
█ Fig. 6 Vista di uno dei volumi trasparenti angolari nei quali sono ospitate i soggiorni comuni.
La nuova sfida all’ingegneria clinica: la costruzione di un ecosistema digitale
Su questo tema si è tenuto a Roma in maggio il Convegno Nazionale AIIC (Associazione Italiana Ingegneri Clinici).
Umberto Nocco, Presidente AIIC, offre un’analisi delle principali tematiche prese in esame: dalla telemedicina agli strumenti per uso domiciliare, dalla cybersecurity all’intelligenza artificiale
“Cronicità, territorio, prossimità: costruiamo insieme l’ecosistema digitale”. Questo il titolo del Convegno Nazionale AIIC (Associazione Italiana Ingegneri Clinici) che si è tenuto a Roma dal 15 al 18 maggio. I primi tre temi identificano le priorità del Servizio Sanitario Nazionale (correlate all’invecchiamento della popolazione, a quanto appreso dopo la pandemia di Covid-19 e sulla necessità di sviluppare risposte di salute vicine ai pazienti). Quindi, quale governance deve essere implementata affinché l’innovazione tecnologica sia disponibile per rispondere al meglio a tali criticità? Quali strumenti occorrono per collegare efficacemente questi tre ambiti a vantaggio dei pazienti? Qual è il ruolo dei professionisti che hanno come compito la gestione di quel complesso “ecosistema digitale” rappresentato dalle tecnologie e dalle reti diffuse su tutto il territorio nazionale? Questi i complessi temi affrontati a Roma. Abbiamo chiesto all’Ing. Umberto Nocco, Presidente AIIC e Direttore della Struttura Complessa di Ingegneria Clinica dell’Ospedale Niguarda di Milano, di ripercorrere questi argomenti e di offrire il suo parere su alcuni aspetti controversi.
█ Prima di entrare nel vivo degli argomenti trattati al Convegno AIIC 2024, vuole ricordare qual è il ruolo dell’ingegnere clinico in una struttura ospedaliera? Quali sono i suoi compiti specifici?
La definizione “pseudo-accademica” è che è un professionista che utilizza i metodi dell’ingegneria per garantire un uso sicuro, appropriato ed economico delle tecnologie, dove per tecnologie si intendono le tecnologie elettromedicali. In questo momento ovviamente ci stiamo estendendo anche a dispositivi per telemedicina inteso come telemonitoraggio e software certificati come dispositivo medico (e che cominciano ad essere decisamente più numerosi). È un mondo in crescita e che comprende anche altre classi di dispositivi a elevato contenuto tecnologico (pensiamo agli impiantabili attivi) che oggi sono gestiti da altre strutture all’interno degli ospedali. In ogni caso, l’elettromedicale per definizione è un dispositivo dotato di sorgente di alimentazione (elettrica) e quindi in tale definizione sono comprese tutte le apparecchiature, da quelle di area critica (sala operatoria, terapia intensiva ecc.), alle apparecchiature di imaging, di laboratorio, e tutto ciò che è diagnostica ambulatoriale di varia natura, con profonde differenze tecnologiche, di complessità e possibilità di integrazione nella rete dati. È un mondo decisamente variegato: ogni branca medica ha una dotazione strumentale estremamente ampia e spesso dedicata e la clinica senza di esse ormai è quasi ingestibile. Serve quindi una figura che acquisti, gestisca la manutenzione, faccia valutazioni comparative delle tecnologie: ed è questo quello è quello che facciamo noi.
█ Riprendendo il titolo del vostro Convegno, che cosa si intende esattamente per ecosistema digitale e perché i temi della cronicità, del territorio e della prossimità sono considerati strategici nella sua costruzione?
Ci sono due riflessioni che si possiamo fare sotto questo punto di vista. Per ecosistema noi intendiamo un “qualche cosa” in cui oggetti diversi si muovono, interagiscono e concorrono alla realizzazione di un obiettivo o di una funzione, un po’ come l’ecosistema di cui parliamo spesso a livello naturale e al cui interno sono contenuti organismi viventi che hanno dei livelli di interazione che consentono a ciascuno di vivere. Si parla di ecosistema digitale perché in questo momento abbiamo la necessità di portare in un unico “contenitore” tutta una serie di informazioni e di tecnologie, cioè di tutto ciò che serve a costruire un’infrastruttura di informazioni utili a gestire la salute del paziente. Questo noi lo possiamo fare in due modi: con la memoria di ciascuno, com’era una volta, dove ognuno deve cercare di ricordarsi tutti gli aspetti clinici mettendoli insieme con la carta; oppure con un sistema più moderno e più ragionevole (oltre che disponibile a fronte dello sviluppo tecnologico degli ultimi decenni) ovvero la possibilità di digitalizzare le informazioni e analizzarle con sistemi automatici. Il problema che ravvisiamo in questo momento, come abbiamo discusso nel nostro Convegno 2024, è che si parli di ecosistema, sia presente un’idea concettuale di che cosa dovrebbe essere e di che cosa potrebbe portare come risultato, ma in realtà è qualcosa che ancora non esiste. Se siamo fortunati abbiamo a disposizione dei sistemi informatici che lavorano per silos e che dispongono di qualche minimale livello di integrazione. Se tutto va bene, non c’è nulla!
█ Umberto Nocco, Presidente AIIC
█ E quindi non parliamo di un sistema riferito a un ambito delimitato, per esempio l’ospedale...
No, anzi: questo ecosistema digitale non può proprio essere limitato all’ospedale. Nella struttura dedicata all’acuzie, all’evento di urgenza e all’evento elettivo storicamente è stato fatto uno sforzo di integrazione delle informazioni in primis in un’ottica di processo del singolo ambito e più recentemente come possibilità di interazione tra le varie professionalità. Nel caso della cronicità, del territorio e della prossimità , questo processo non è ancora stato avviato in modo sistematico e analitico. Abbiamo ripreso di recente (in modo importante con la pandemia) ad ascoltare il territorio intuendo come la gestione continuativa del paziente può essere importante per la sua cura in primis e quindi per tutto il sistema. Questo ha portato con sé la coscienza di quanto è necessario acquisire e gestire dati sullo stato di salute del paziente, in maniera continuativa ad esempio con sistemi di telemedicina. Più dati sono disponibili, più è necessario individuare una modalità rapida, efficace ed efficiente per andare ad analizzare tutta questa mole di dati che però deve essere acquisita, archiviata e strutturata in una maniera corretta perché altrimenti i sistemi informatici, anche quelli più evoluti non possono procedere a
elaborazioni efficienti ed efficaci. Da un certo punto di vista, se dobbiamo lavorare tanto all’interno dell’ospedale per costruire questo ecosistema, questo unico mondo in cui le informazioni sanitarie lavorano e vengono scambiate, ancora di più dobbiamo lavorare sulla parte territoriale e domiciliare per la gestione della cronicità.
█ Si è quindi aperta una prospettiva chiara verso cui intendete muovervi ma mi sembra di capire che però c’è ancora molto lavoro da fare. È così?
Sì, è così, perché in realtà (la nostra non è una critica, perché ovviamente tutte i processi e le evoluzioni sono frutto di analisi e decisioni ragionate) storicamente sono state adottate delle politiche che andavano in questa direzione e che non hanno ancora concluso il loro processo di maturazione. Penso ad esempio al fascicolo sanitario che era già “in potenza” un supporto clinico molto utile ma che non ha avuto l’impostazione o lo sviluppo tali da renderlo a oggi realmente operativo. La potenzialità del dato (non solo sanitario) risiede nella possibilità di correlare ambiti diversi, effettuare analisi statistiche, confrontare i dati tra loro e tra popolazioni di pazienti anche con l’obiet-
█ La locandina di presentazione del Convegno Nazionale AIIC (Associazione Italiana Ingegneri Clinici) che si è tenuto a Roma dal 15 al 18 maggio
tivo di strutturare indicatori. Questo è fattibile solo se il dato di partenza è ben costruito e strutturato (la potenza di calcolo aumenta la velocità di risposta del sistema, non è efficace sulla reale capacità di analisi di dati non costruiti bene). Questo è –mi pare – il percorso avviato con il nuovo Fascicolo sanitario finanziato con i fondi del PNRR.
█ Quindi siete impegnati anche su questo versante…
La comunità degli Ingegneri Clinici ha voluto affrontare questo argomento anche perché ci rendiamo conto che le apparecchiature (di cui ci occupiamo quotidianamente) sono ancora un po’ esterne a questo ecosistema. I dati vengono generati dalle apparecchiature (tipicamente connesse o in stretta relazione ai pazienti) ma in termini di integrazione di queste con i sistemi informativi siamo ancora molto lontani dall’obiettivo. Ci sono motivi tecnici, perché esistono protocolli consolidati e condivisi per la trasmissione e l’interpretazione dei dati solo in poche classi tecnologiche (ad esempio nel mondo dell’imaging) e questo ha rallentato questa integrazione (questa interoperabilità). Ma dobbiamo ricordare che il dato clinico arriva dalle apparecchiature e quindi dobbiamo percorrere questa strada di integrazione per riuscire ad avere un’informazione completa.
█ Anche sulla base di quanto è emerso al Convegno, qual è a suo modo di vedere lo stato dell’arte della telemedicina in Italia? In particolare, ci sono criticità oppure margini di miglioramento?
Lo stato dell’arte della telemedicina è estremamente variegato. Ci sono esperienze molto avanzate e positive di utilizzo anche con dati di outcome decisamente significativi non solo in termini di letteratura scientifica ma anche di applicazioni pratiche diffuse sul territorio italiano, con colleghi che hanno attivato dei servizi di telemedicina/telemonitoraggio estremamente efficaci. Anche qui, se non si vuole essere troppo vincolati a determinati dispositivi o soluzioni tecnologiche, bisogna fare in modo che il dato sia fruibile dalle piattaforme messe a disposizione a livello nazionale indipendentemente da quale sia la sorgente e che il dato venga archiviato, valutato e valorizzato da tutti. Per cui una delle attività in corso è l’ armonizzazione di queste modalità di dialogo tra gli apparecchi per telemonitoraggio (ad esempio attraverso la definizione di standard) e le piattaforme di telemedicina. Non dimentichiamo che tutto quanto sin qui descritto deve anche tenere conto di aspetti quali ad esempio la privacy (il dato sanitario è per definizione un dato sensibile) e la sicurezza (per evitare appropriazione indebita di questi dati archiviati nei sistemi informatici o altre azioni al di fuori della legalità). È un mondo che più viene affrontato più mostra gli aspetti su cui bisogna lavorare. Senza dubbio era necessario cominciare a lavorare seriamente
sulla telemedicina oltre le esperienze sporadiche perché solo in una logica di contesto - e quindi in una logica di ecosistema - c’è la possibilità anche di rendersi conto di quali siano le barriere da superare per fare in modo che questo oggetto possa essere utile alla salute dei pazienti.
█ Ritiene che ci siano dei settori in cui la telemedicina abbia portato una maggiore specializzazione e un grande balzo in avanti, come nel caso della Diabetologia? Quali settori di telemonitoraggio attualmente sono maggiormente sviluppati?
Gli ambiti sono molto numerosi. Oltre alla diabetologia cito tutta la parte di cardiologia sia per la parte dello scompenso (più legata a un monitoraggio classico relativo ai parametri vitali), sia per tutte le patologie legate alla componente ‘elettrica’ ovvero tutti i pazienti portatori di pacemaker o di defibrillatori impiantabili: oggi sono tutti monitorati da remoto. Il problema in questi casi è organizzativo perché - avendo questa massa di dati – o si dispone di un sistema molto raffinato di comparazione eventualmente basato su algoritmi di intelligenza artificiale in grado di riconoscere da soli determinate situazioni e magari “reagire” e
█ Il direttivo dell’AIIC
interagire direttamente con i pazienti o con il clinico oppure si rischia di avere una overdose da disponibilità di dati il cui risultato oggettivo è che potrebbero essere ignorati o sottovalutati. È per questo motivo che il tutto va inserito in un ecosistema, cioè in un blocco di funzioni che collaborano assieme per la costruzione di qualcosa. La tecnologia è quindi solo un aspetto, evidentemente fondamentale, e si deve combinare la componente organizzativa. C’è poi la presenza umana, che nella medicina ha ancora l’ultima parola sulla decisione clinica perché per quanto già processati da sistemi tecnologici i dati in ultima analisi devono essere visti da un medico.
█ Qual è la sua opinione in merito alle apparecchiature per uso domiciliare? Quali aree in potenziale sviluppo considera più promettenti e utili?
La risposta a questa domanda è strettamente legata alla clinica che si vuole sviluppare al domicilio, ricordando che la tecnologia è strumento per la clinica ma viene dopo aver individuato il bisogno di salute (o di cura). Non c’è errore nell’affermare che lo sviluppo tecnologico sarà molto diversificato in termini di parametri acquisiti, capacità di trasmissione e, come detto prima, possibilità di interazione con piattaforme di raccolta dati. Ma occorrerà sviluppare tecnologia semplice, di facile uso e gestione ricordando che l’utilizzatore domiciliare anche se alfabetizzato non sarà mai un utilizzatore esperto. Tutti gli aspetti della tecnologia, dalla raccolta dei dati per i quali viene consegnata al paziente alla trasmissione di malfunzionamenti e problemi, dovranno essere progettati tenendo conto della tipologia di utilizzatore prima ancora (o comunque insieme) alle prestazioni cui è destinata. Successivamente occorrerà definire bene il confine tra dispositivi per “telemedicina” e “sanità” e altri dispositivi che
apparentemente hanno le medesime funzioni ma nascono per quello che viene definito “wellbeing” cioè l’analisi di dati e stili di vita per garantire una vita sana e salutare ma non destinati al paziente. Su questo c’è ancora molta confusione.
█ La telemedicina e le apparecchiature per uso domiciliare - che hanno un collegamento con la struttura centralepossono essere un punto debole per l’ospedale in termini di cybersecurity? In generale, l’ingegneria clinica opera per contrastare il rischio di malware e ransomware? La risposta alla domanda è: dobbiamo operare in tal senso. Non possiamo pensare che i dispositivi medicali siano esenti da potenziali attacchi. Un nostro alleato, al momento, è che i dati clinici – cioè quello che oggi interessa ai pirati informatici – non risiedono nelle apparecchiature e quindi sono di più limitato interesse per chi cerca i dati con ottica di riscatto. Però non bisogna dimenticare – ed è il lavoro che stiamo affrontando come professionisti ingegneri clinici - che ogni oggetto che è collegato alla rete potenzialmente è un punto debole e quindi se si riesce ad attaccare anche una singola apparecchiatura si potrebbe poi avere l’accesso alla rete tramite essa. L’apparecchiatura non subisce nessun attacco evidente, ma è il canale di ingresso nella rete. Occorre quindi lavorare sulla sicurezza informatica dell’apparecchiatura, della rete alla quale è connessa, della modalità con cui si va a utilizzare e interagire informaticamente con l’apparecchiatura tenendo conto che spesso, pur essendo molto simile a un PC presenta complessità di gestione più elevate. Nel caso di apparecchiature al domicilio del paziente occorre elevare il livello di attenzione perché ci troviamo al di fuori della “bolla” che viene creata a difesa della rete dell’ospedale.
█ Si possono dare raccomandazioni preventive per utilizzatori non esperti? Mi conferma che l’attacco può avvenire tramite l’apertura di un link contenuto in un’e-mail apparentemente innocua ricevuta da un operatore sanitario? Purtroppo, non è una leggenda metropolitana: è quella la modalità con cui in questo momento la maggior parte degli attacchi avviene all’interno delle strutture. E infatti noi facciamo molta formazione sugli operatori ed abbiamo implementato sistemi che continuano a controllare la situazione della rete: esistono applicativi che ogni volta che un’apparecchiatura collegata in rete ha del traffico ‘strano’ ossia non autorizzato, possono mandare segnalazioni a chi di competenza aiutando chi si occupa primariamente di sicurezza ma ha a che fare con migliaia di potenziali punti “di rottura”. È un’attività continua che ha il punto più necessario, anche se faticoso e apparentemente poco efficace nella formazione del personale.
█ L’AIIC ha recentemente proposto a Palermo un evento nazionale sulle applicazioni dell’intelligenza artificiale in ambito medico. Qual è la sua opinione al riguardo, in ambito sia clinico che gestionale? Pensa che sia uno strumento generalmente affidabile o che ci sia ancora necessità di ulteriori validazioni?
Qui il ragionamento è molto particolare e può essere diviso per comodità di spiegazione in due parti. Da un punto di vista concettuale l’intelligenza artificiale è certamente uno strumento estremamente potente come supporto: ormai ciascuno di noi nel lavoro di ogni giorno si trova sovrastato da una quantità di dati che non è in grado di analizzare compiutamente e quindi tutto ciò che oggi si chiama business intelligence da un certo punto di vista può essere il benvenuto. Va sottolineata la peculiarità dell’intelligenza artificiale, cioè il fatto che è un sistema - seppur informatico - che per certi versi è in grado di fare ragionamenti che simulano i ragionamenti del cervello umano. Resta comunque il fatto che l’uomo inserisce sempre nel proprio processo decisionale alcuni elementi che la macchina non ha e non può avere: l’ esperienza, la cultura la storia personale, “quello che noi siamo” è parte integrante di ogni processo decisionale che non è puro ragionamento e che agisce un po’ da freno inibitore (è quello che una volta si chiamava morale o educazione). Potrebbe quindi capitare che un sistema totalmente informatico questo freno non ce l’abbia. L’AI, come ausilio all’attività che ha a valle un’interazione o comunque una partecipazione dell’essere umano, secondo me potrebbe essere una soluzione molto interessante. Probabilmente lasciata da sola potrebbe sviluppare soluzioni impreviste e non condivisibili.
█ Queste sue considerazioni riguardano l’intelligenza artificiale in termini generali. E nel campo medicale?
Le applicazioni dell’intelligenza artificiale in campo medicale, soprattutto quelle che nascono con l’idea di essere ausilio alla diagnosi o addirittura agiscono come prima analisi del dato clinico, in questo momento “godono” del vantaggio di dover essersi certificati come dispositivi medici. Questo impone di dimostrare che quell’oggetto abbia un grado di sicurezza e un grado di garanzia dell’efficacia della prestazione coerente con quello che il produttore aveva dichiarato essere suo obiettivo clinico. È quindi un po’ più difficile che un sistema di intelligenza artificiale prenda “strade particolari”. Questo è forse uno dei motivi per cui secondo me oggi in sanità di intelligenza artificiale generativa (per capirsi ChatGPT) ha ancora applicazioni limitate. Si ha infatti un processo di validazione del software di AI con studi comparativi per cui si verifica se la fornisce allo specifico caso le stesse risposte di medico esperto con lo stesso grado di affidabilità. Quindi si ha un dato numerico certificato nel tempo che mi dice
che la risposta della macchina è affidabile. Stando così le cose il sistema di AI diventa uno strumento prezioso perché sottopongo al clinico solo gli esami che la macchina ha detto di essere positivi, evitandogli una mole di lavoro non indifferente. A oggi, che io sappia, l’intelligenza artificiale generativa (cioè quella che è in grado a partire da una sorta di quesito di produrre anche solo un testo come ChatGPT) in questo momento non è ancora presente perché non è certificabile il suo comportamento ed è talmente variabile nel tempo che è difficile da certificare, cioè è difficile garantire che in due volte consecutive dia la stessa risposta. Questo è quello che ci consente di usare sistemi di intelligenza artificiale a vantaggio della clinica perché possiamo analizzare masse di dati estremamente grandi in pochissimo tempo - cosa che non ci saremmo potuti permettere con la mente e l’occhio umano - con una dose di rischio decisamente bassa e con grado di efficienza elevato. Quindi direi che siamo in una condizione molto costruttiva. Vedremo cosa succederà poi nel tempo.
█ In un ambito così complesso e variegato di tecnologie, quali sono in ultima analisi gli obiettivi che l’AIIC intende perseguire?
Sono quelli che persegue da trent’anni, cioé far crescere la consapevolezza nei decisori politici, nei decisori aziendali delle direzioni generali e nella governance in senso lato, che la figura dell’ingegnere clinico, cioè di qualcuno che sia tecnologicamente e organizzativamente preparato per poter garantire un uso efficace, efficiente e quindi anche economicamente vantaggioso delle tecnologie, sia consentito all’interno di tutte le strutture del sistema sanitario nazionale. È chiaro che con il proliferare delle tecnologie aumenta anche il fabbisogno di personale e quindi un altro tema che ci sta a cuore è non limitarsi al riconoscimento della figura dell’ingegnere clinico, ma rendersi conto che possono esserne necessari due o più di due professionisti nelle strutture, perché ovviamente la dinamicità del mercato, con la quantità e la diversificazione delle tecnologie, impone che si cominci ad avere un certo grado di specializzazione da parte nostra. Quando ho cominciato a lavorare io, ormai vent’anni fa, un ingegnere per struttura poteva essere sufficiente perché le tecnologie erano poche e il grado di introduzione era basso. Oggi non è più così. Questo è un vantaggio per i nostri giovani colleghi che studiano ingegneria e possono pensare di trovare un lavoro. Ciò apre un altro discorso che è l’attrattività del lavoro soprattutto nella Pubblica Amministrazione visto che la sanità oggi è ancora pubblica in Italia. Quindi questo è il lavoro che dobbiamo fare, insieme alla formazione continua del personale – tra i nostri colleghi e soci - proprio perché mantenere il passo con questo tsunami tecnologico è sempre oggettivamente difficile e noi abbiamo bisogno di essere aggiornati in ciascun settore.
di Michele Cusmai, Elena Maggioni
Programma Nazionale Health Technology Assessment
Il programma propone l’integrazione dell’HTA a tutti i livelli del sistema sanitario e in ogni fase del ciclo di vita tecnologico, promuovendo un ecosistema di valutazione multidimensionale.
L’obiettivo è creare un’innovazione tecnologica che renda la sanità più aderente alle reali esigenze dei pazienti e delle aziende sanitarie
UN NUOVO MODELLO DI GOVERNANCE PER L’ECOSISTEMA DELLE TECNOLOGIE SANITARIE
I moderni sistemi sanitari impiegano ingenti quantità di risorse per l’acquisizione e diffusione di tecnologie innovative, in sempre più rapido sviluppo. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), in un rapporto del 2017, sottolinea come la diffusione delle tecnologie sanitarie abbia contribuito concretamente al miglioramento della salute umana e inciso positivamente sulla sostenibilità dell’erogazione di cure accessibili, sicure e in continua evoluzione ed innovazione (Paris, Slawomirski, & Colbert, New Health Technologies: Managing Access, Value and Sustainability, 2017). Occorre ricordare che il concetto di tecnologia sanitaria non si limita alle sole attrezzature, dispositivi medici e farmaci, ma si estende ai sistemi diagnostici, ai percorsi
assistenziali, alle procedure chirurgiche e agli assetti organizzativi e strutturali mediante i quali sono erogate le prestazioni sanitarie. Stanti i volumi e gli ingenti costi correlati all’introduzione (e/o dismissione) delle tecnologie, i policy maker dei Sistemi Sanitari necessitano di strumenti adeguati in grado di assolvere un triplice scopo: da un lato analizzare il contesto, i suoi fabbisogni reali e stimare i costi (cessanti ed emergenti); dall’altro indagare con precisione e affidabilità metodologica le alternative offerte dal mercato affinché garantiscano una reale produzione di valore per il paziente e per il professionista; ed infine di osservare i vincoli di bilancio. In particolare, risulta rilevante osservare la necessità di limitare gli sprechi di risorse del Sistema nel processo di acquisto: secondo un report di Fondazione Gimbe (Cartabellotta, 2018), lo spreco si aggira attorno al 20% del totale della spesa
sanitaria pubblica, traducibile in 21 mld di euro, ingenerando a cascata un forte disallineamento con la reale programmazione e fabbisogno del sistema stesso.
Dunque, in accordo con le attuali prerogative e traiettorie del SSN, è importante che vi siano strumenti in grado di guidare l’innovazione dei processi in sanità garantendo simultaneamente la fornitura di servizi efficaci, appropriati e di alta qualità, e l’assegnazione di priorità agli interventi considerandone l’economicità e la sostenibilità nel tempo.
LA STRUTTURAZIONE DEL PROCESSO DI VALUTAZIONE
Ad oggi, la valutazione delle tecnologie si configura secondo un processo a fasi consecutive che adotta metodi scientifici multidisciplinari e multiprofessionali trasparenti, al fine di determinare il valore delle tecnologie sanitarie in diversi momenti del loro ciclo di vita. Il processo di valutazione si basa sulla rilevazione delle conseguenze dirette della tecnologia in analisi rispetto alle possibili alternative (tra le quali vi è anche il cosiddetto “as is”)
Nella fase iniziale vengono definite le priorità (priority setting) secondo criteri di selezioni quali: quello epidemiologico, il criterio della richiesta (stakeholders), il criterio della qualità delle prove e il criterio economico. Il criterio epidemiologico si basa sull’impatto delle patologie in termini di burden of disease (mortalità e disabilità), il criterio della richiesta vaglia l’esistenza di eventuali controversie pubbliche quali incertezze su aree da considerare prioritarie e sulla documentazione a supporto delle varie aree candidate, il criterio della qualità delle prove analizza il potenziale impatto sulla pratica clinica e la disponibilità di documentazione a supporto delle evidenze generate mentre il criterio economico
è finalizzato all’analisi dei costi anche in merito alle dismissioni di tecnologie. È quindi necessario formulare la policy question identificando un problema rilevante in ambito sanitario, ovvero comunicare chiaramente la domanda a cui il gruppo di valutazione dovrà rispondere, affinché non vi siano dubbi sullo lo scopo della valutazione (introduzione di una tecnologia, dismissione) e il soggetto che fruirà dei risultati, ossia i decisori politici. Il protocollo HTA stabilisce quali complessità saranno gestite dalla nuova tecnologia, il suo orizzonte temporale di adozione e l’esistenza di dati ed evidenze disponibili su di essa. È quindi di fondamentale importanza riconoscere la relazione tra le nuove tecnologie e quelle esistenti, al fine di valutarne la reale necessità e l’importanza strategica.
Una volta commissionato il rapporto (per mezzo, ad esempio, di policy makers, organizzazioni sanitarie e associazioni di pazienti) inizia la fase di valutazione delle tecnologie a livello tecnico, clinico ed economico da parte di un gruppo multidisciplinare.
Successivamente, il team di valutazione definisce la research question, valutata in via preliminare attraverso la ricerca di evidenze nella letteratura scientifica. Durante questa fase vengono valutate le dimensioni (assessment) di sicurezza, efficacia, costi e impatto organizzativo e sociale, attraverso la metodologia PICO (Problema, Paziente o Popolazione; Intervento; Confronto/Controllo; Esito/i) o PICOT (Tempo/Tecnologia), al fine di condurre la ricerca identificando puntualmente il paziente, il tipo di intervento, l’esistenza di eventuali alternative, il tipo di dati e l’esito. Una volta completato il processo di valutazione il team di valutazione prosegue con la discussione dei dati e la stesura della relazione. In quest’ultima sono contenuti i risultati e le conclusioni dello studio nonché le raccomandazioni e i suggerimenti emersi traducibili in strategie operative, linee guida organizzative o cliniche.
Il processo si conclude quindi con la terza fase (appraisal) volta alla disseminazione e pubblicazione dei risultati, la cui attuazione avviene tramite il trasferimento dei risultati scientifici in chiave operativa e pratica, tradotto nell’applicazione delle raccomandazioni HTA incluse nel report
IL POTENZIAMENTO DEL RUOLO OPERATIVO
DELL’HEALTH TECHNOLOGY ASSESMENT (HTA)
A livello internazionale nell’ultimo decennio si è posta un’attenzione crescente in merito all’introduzione del metodo HTA per la valutazione degli investimenti e disinvestimenti tecnologici in sanità. A partire dal 2010 l’Unione Europea ha adottato provvedimenti e atti volti a introdurre logiche (e successivamente strumenti) di HTA tra gli Stati Membri, strutturando una rete HTA (EUnetHTA) e di Joint Actions, sino ad arrivare al Regolamento UE sull’HTA (Regolamento 2021/2282).
A livello nazionale nasce quindi, a fronte di una moral suasion volta a sviluppare un clima di coordinamento e supporto reciproco tra i Paesi, l’esigenza di dotarsi di logiche HTA a livello sistemico. Il Piano Nazionale HTA (PNHTA) scaturisce proprio dalla prioritaria necessità di allineare e conformare la normativa nazionale in materia di dispositivi medici (MD) e dispositivi medici diagnostici in vitro (IVD) alla normativa UE. Il programma pone enfasi sulle logiche e sui processi di HTA all’interno del sistema e delle aziende sanitarie, potenziandone il ruolo operativo nell’attività valutativa e informativa a supporto dei decisori in merito alle scelte di
introduzione o dismissione di tecnologie sanitarie nel sistema. Il cambio di paradigma portato dal potenziamento del ruolo operativo dell’HTA porterà a un incremento delle attività di analisi multidisciplinare e multidimensionale considerando tutte le dimensioni necessarie a una valutazione olistica (economica, organizzativa, etica, sociale, clinica e legale), ricomprendendo tutte le applicazioni pratiche della conoscenza impiegate al fine di promuovere la salute, prevenire, diagnosticare e curare le patologie. L’HTA, nel quadro appena illustrato, vede il suo impiego quale pragmatico e funzionale strumento a supporto dei processi decisionali a tutti i livelli, mutando da una precedente configurazione che vedeva alcune monadi, all’interno del sistema, detenere l’expertise e i mezzi per sostenere tali attività di valutazione (anche in termini di dispendio di risorse economiche). Ponendo così le basi per l’integrazione a tutti i livelli, al fine di generare all’interno del sistema di governance una puntuale valutazione dei reali fabbisogni di tecnologie sanitarie da parte degli attori e dei players coinvolti, identificando quelle che effettivamente rispondano ai reali fabbisogni di salute del sistema.
Inoltre, tra i risultati attesi del nuovo ruolo dell’HTA vi è un aumento dell’impiego di logiche e processi di Horizon Scanning (HS) al fine di intercettare le future traiettorie di sviluppo di tecnologie dall’elevato potenziale innovativo prima della loro diffusione.
Tali condizioni gettano così le basi per una migliore programmazione e distribuzione delle risorse da destinare al SSN, concentrandosi sulle voci di spesa in grado di assorbire buona parte delle risorse quali farmaci e dispositivi medici. Tramite la loro va-
lutazione, combinata a quella di procedure diagnostiche e terapeutiche, il livello decisionale disporrà degli elementi propedeutici alle attività di pianificazione sanitaria e decisioni di copertura e rimborso.
OMOGENEITÀ DELLA GOVERNANCE
SUL TERRITORIO E CAPILLARIZZAZIONE
DEL METODO PER UN HTA “TAILOR MADE”
La diffusione del metodo HTA all’interno delle organizzazioni e aziende sanitarie può essere analizzata considerandolo come uno strumento a disposizione del management in risposta a due principali fenomeni del settore salute. Il primo consiste nella “pressione” esponenzialmente crescente del Sistema sulle strutture sanitarie per aumentare i livelli di efficacia ed efficienza, con il fine ultimo di un miglioramento sistemico (regionale e nazionale). Ciò ha comportato la necessità di de-centralizzare i processi decisionali, garantendo una maggiore autonomia e responsabilità nella loro governance, rispetto all’adozione di obblighi di bilancio vincolanti. Un secondo fenomeno riguarda la progressiva, sempre più crescente, incidenza degli elementi circostanziali (ambientali), da cui scaturiscono opportunità da cogliere e minacce da prevenire e prevedere, che possono tradursi in vantaggi anche di natura competitiva legati al valore delle tecnologie introdotte e ai fattori di contesto che si modificano sulle specifiche competenze e risorse legate alla dimensione organizzativa-aziendale, guidando i processi decisionali aziendali in risposta alle particolari esigenze e caratteristiche del contesto operativo. Offrendo così la possibilità alle aziende di erogare prestazioni a “maggiore innovazione tecnologica” implementando di conseguenza i livelli di appropriatezza e accuratezza dell’offerta sanitaria. Il PNHTA vede quale suo primario obiettivo quello di uniformare a livello nazionale i processi di governance dei dispositivi medici configurando un sistema di HTA diffuso a tutti i livelli del SSN (macro, meso e micro). Le Regioni e le aziende sanitarie potranno così disporre di uno strumento operativo di supporto al fine di consolidare e attuare i rispettivi piani di acquisizione e impiego delle tecnologie all’interno del SSR. Concretamente ciò si traduce nella strutturazione di un modello di governance delle attività valutative volto a creare una rete di diffusione e disseminazione delle valutazioni e delle best practice, offrendo la possibilità di accedere ai documenti a tutti gli attori e player del sistema evitando al contempo doppiaggi delle valutazioni.
Ciò costituisce la mission del PNHTA, la cui proposta tecnica è stata predisposta da Agenas e quindi approvata dalla Cabina di Regia e giunta successivamente sul tavolo tecnico della
conferenza Stato-Regioni con l’intesa in data 10 maggio 2023. Il documento indica il piano strategico e le milestones per l’implementazione del modello riportando le sequenze temporali di raggiungimento delle stesse.
Nello specifico, il programma prevede il coinvolgimento di diversi attori e stakeholder con vari ruoli e compiti. La funzione decisionale e di indirizzo spetta al Ministero della Salute e alla Cabina di Regia (CdR); Agenas svolge il ruolo di organo tecnico/scientifico; seguono i centri collaborativi, i quali assolvono la funzione di coadiuvare Agenas nella produzione delle valutazioni HTA; la Rete delle Regioni si occupa della definizione e uso di strumenti volti al governo dei dispositivi medici per l’HTA svolgendo la funzione di connettore ai fini dell’applicazione operativa dei risultati delle valutazioni verso i livelli meso di Aziende sanitarie, Centrali di Acquisto ed Enti locali nei quali si concretizzano poi i successivi acquisti delle tecnologie. La rete degli stakeholder è stata così configurata per favorire il dialogo tra gli stessi rispetto non solo le tecnologie ma anche i processi e i metodi al fine di ottenere un riscontro sulle eventuali opportunità di miglioramento.
Si gettano così le basi per l’avvio di un ambizioso programma di sensibilizzazione e formazione a tutti i livelli, volto a generare le condizioni ideali per l’impiego e l’acquisizione di consapevolezza da parte dei professionisti del settore salute dell’HTA e delle sue logiche.
Il principale esito operativo del Programma risiede nella produzione di documenti di valutazione HTA in modo da trasferir-
ne i contenuti e i risultati a tutti i livelli del SSN, per giungere poi all’implementazione delle raccomandazioni in essi contenute a livello meso e micro, guidando e innovando i processi di acquisto.
SOLUZIONI OPERATIVE, SVILUPPO
E INNOVAZIONE PER LE AZIENDE SANITARIE
In termini di traiettorie evolutive del programma gioca un ruolo fondamentale uno dei pilastri su cui poggia l’efficacia dello stesso, ossia la rilevazione dei fabbisogni. A fronte di una sempre più crescente innovazione e innovatività (generata dalle nuove promettenti tecnologie) potrebbero realizzarsi bias cognitivi, traducibili in consumi non necessari da parte del sistema nel corso della pianificazione e definizione del fabbisogno tecnologico in termini quantitativi e qualitativi oltre che economici.
Un’accurata analisi del fabbisogno tecnologico a livello regionale e locale si traduce in un efficace strumento di programmazione sistemico, permettendo così al livello centrale di percepire chiaramente i bisogni e comprendere gli sviluppi evolutivi del mercato delle tecnologie sanitarie e dei dispositivi medici. La corretta pianificazione del fabbisogno potrebbe portare quindi all’acquisto delle innovazioni di cui realmente necessita il sistema, generando così un ulteriore risparmio di risorse (oltre a quello generato dal superamento dell’obsolescenza tecnologica) da reinvestire nuovamente in innovazione. A sua volta, dunque, alla base della programmazione si trovano i flussi e i sistemi informativi (che dai livelli regionali muovono verso il livello centrale), la qualità dei dati e la tempestività nella loro elaborazione. È quindi necessario che a un processo di innovazione tecnologica si affianchi, e muova di pari passo, un processo di innovazione digitale in grado di ottemperare al fabbisogno informativo che il programma richiede. Al fine di tradurre in termini operativi gli obiettivi e il disegno di progetto appena illustrati, il PNHTA contiene una mappatura delle funzioni e dei compiti attribuiti ai players coinvolti, attraverso funzionigramma e organigramma, la descrizione delle fasi e le rispettive attività per fase con il timing previsto. In ottica di Sistema il potenziale offerto dal programma si traduce in numerosi benefici per le aziende sanitarie, le quali avranno l’opportunità di partecipare attivamente a livello locale alla definizione dei fabbisogni, generando così evidenze e innovando il proprio tenore tecnologico in modo efficace, efficiente e appropriato.
Infine, il pilastro portante in termini di efficacia ed efficienza finalizzate al perfezionamento costante del programma, risiede nella tangibilità e valutabilità in maniera trasparente dei risultati raggiunti e delle performance, consentendo così di venire a conoscenza in qualsiasi momento della concretizzazione delle attività
e dei soggetti deputati al loro svolgimento, rendendo accessibile e disponibile il monitoraggio sui prodotti generati e sui tempi nonché sui risultati pragmatici e operativi conseguiti in termini di effetti generati sui processi di governance e decisionali, sul pavimento clinico e politico sanitario.
In conclusione, la corretta implementazione del programma può essere conseguita realizzando i due temi centrali, ovvero l’uso integrato del metodo HTA a tutti i livelli del Sistema (evitando le sovrapposizioni e potenziandone la diffusione) e l’impiego dell’HTA nel corso di tutte le fasi del ciclo di vita di una tecnologia (dal R&D sino all’obsolescenza). Tali premesse potrebbero condurre alla nascita di un virtuoso ecosistema di analisi e definizione dei corretti livelli del fabbisogno tecnologico delle aziende e del sistema, generando in misura sempre maggiore nuove evidenze basate su multidimensionalità del processo valutativo che tenga conto anche della multidisciplinarietà dei numerosi attori e stakeholder implicati e interessati dai risultati e dall’applicazione di quanto emerso in analisi.
Dal lato DM e IVD si preannuncia così la possibilità di interventi nazionali orientati al miglioramento della gestione dei sistemi di inclusione nei LEA, nonché di tariffazione e governance, colmando il vuoto normativo emerso in precedenza, grazie anche all’implementazione dell’Osservatorio Nazionale sui prezzi dei Dispositivi Medici e, a livello europeo, dal 2025 del Medical Device Coordination Group, un organo politico decisionale con competenze su metodi, processi, procedure e tecnologie sottoposte a valutazione. Il tutto dipenderà però da una corretta previsione dei finanziamenti previsti (attualmente accantonati nel fondo per il governo dei DM finanziato con una quota dello 0,75% del fatturato del settore al netto dell’imposta sul valore aggiunto), volti a garantire la sostenibilità e corretta implementazione del programma.
L’innovazione tecnologica generata dal sistema così ridisegnato potrebbe sempre più modellare una sanità di prossimità maggiormente vicina e allineata alle reali esigenze organizzative delle aziende sanitarie e ai reali bisogni del paziente.
Bibliografia
1. Cartabellotta, A. (2018). Il Servizio Sanitario Nazionale compie 40 anni Lunga vita al Servizio Sanitario Nazionale! Fondazione Gimbe.
2. Paris, V., Slawomirski, L., & Colbert, A. (2017). New Health Technologies: Managing Access, Value and Sustainability. Paris: OECD Publishing.
Gli autori
MICHELE CUSMAI
CRC HEAD UNIMI e IRCCS Galeazzi-Sant'Ambrogio Milano
ELENA MAGGIONI
CRC HEAD UNIMI
I PREZZARI DEI BONUS EDILIZI
NUOVA EDIZIONE 1° SEMESTRE 2024
Rilevazione prezzi FEBBRAIO 2024
Più di 15.000 prezzi del mercato nazionale dei cantieri di nuova costruzione, suddivisi in costi di manodopera, noli-costi orari, materiali, opere compiute e sicurezza. In particolare, sono riportate voci e prezzi per scavi e trasporti, opere provvisionali, pali e trivellazioni, opere in vetrocemento, massetti, sottofondi, vespai, drenaggi, opere murarie, condotti e canne fumarie, tetti e manti di copertura, impermeabilizzazioni, pavimenti, opere in pietra da taglio, rivestimenti, intonaci, controsoffitti e pareti divisorie, serramenti in legno e in pvc, opere in vetro e materie plastiche, opere da pittore, opere stradali e di giardinaggio, assistenze murarie, rilievi e prove di laboratorio, opere di sicurezza.
L’edizione del 1° semestre 2024 contiene, in aggiunta al consueto aggiornamento generale dei prezzi e delle descrizioni, la completa revisione dei prezzi dei noli
IA e robotica nell’Healthcare Design
L’integrazione dell’intelligenza artificiale e della robotica nell’healthcare design sta rivoluzionando la progettazione e l’architettura degli ospedali verso ambienti terapeutici più modulari, funzionali e centrati sul paziente migliorando l’efficienza dei reparti, personalizzando le cure e gli ambienti per soddisfare le esigenze specifiche delle persone
█ Sala operatoria realizzata nella Clinica Isber di Varese con il sistema modulare Sintesy di Casaluci Healthcare. Photo credits: Casaluci Healthcare.
Nell’era del progresso tecnologico digitale in ambito sanitario, l’intelligenza artificiale e la robotica stanno emergendo come due forze promotrici di un cambio di prospettiva fondamentale nell’healthcare design. La loro implementazione nella progettazione degli spazi sanitari porta direttamente all’ottimizzazione dei flussi di lavoro, oltre che delle risorse energetiche, come anche alla riorganizzazione dei reparti in ottica modulare, patient-centered e accessibili anche da remoto.
Se ci fermiamo a considerare lo scenario in cui ci stiamo muovendo, possiamo capire quanto sia enorme il loro potenziale e il valore che stanno portando e continueranno a portare negli anni. Basti pensare che il mercato dell’IA nel settore sanitario si muove con un tasso di crescita quasi del cinquanta per cento annuo e si prevede che raggiunga 102,7 miliardi di USD entro il 2028. Le ragioni di questo trend di crescita sono molteplici e riguardano tutte l’enorme potenziale che l’IA e la robotica hanno nell’evoluzione dell’healthcare design. Le intelligenze artificiali attuali, analizzando foto e video di un ambiente, sono in grado di riprogettare tale spazio rendendolo più
funzionale e accessibile, e integrando le ultime innovazioni in robotica. In ambito ospedaliero, l’IA svolge quindi una duplice funzione: la prima è quella di reimmaginare continuamente gli spazi per ottimizzare l’efficienza come mai prima d’ora; la seconda, strettamente legata alla prima e focalizzata sulla robotica, consiste nel fornire supporto hardware al personale sanitario.
Vediamo nel dettaglio queste due funzioni e il loro interscambio. Un aspetto rivoluzionario dell’integrazione dell’intelligenza artificiale nel contesto sanitario riguarda la progettazione e la fruizione delle sale operatorie. Con l’avvento di apparecchiature avanzate, come il sistema di chirurgia robotica, l’IA apre la porta a interventi chirurgici eseguibili a distanza. Questo progresso tecnologico, nella progettazione e nella robotica, permette di ripensare il concetto stesso di sala operatoria riducendo i costi di un’elevata specializzazione delle strutture sanitarie, come anche investendo in un’unica apparecchiatura universale.
Pensiamo, per esempio, al fatto che gli specialisti migliori a livello globale potranno operare sia in presenza che da remoto da New
█ Sistema di progettazione assistito con intelligenza artificiale
York a Roma, salvando vite umane in tutto il mondo e potendo garantire un alto livello di cure anche a distanza, senza doversi spostare di un passo.
Un’altra significativa innovazione, che riguarda sia la progettazione sia il funzionamento delle nuove tecnologie universali, consiste nella manutenzione predittiva, che utilizza dati provenienti da sensori integrati con un Sistema di Gestione degli Edifici (BMS) per migliorare l’efficienza energetica, prolungare il funzionamento dell’infrastruttura eliminando i downtime e ridurre i consumi in ottica sostenibile.
Per questo i reparti devono essere progettati in partenza per essere modulari e funzionali nel lungo periodo, ossia devono essere
implementabili, devono poter cambiare assetto e disposizione a seconda delle esigenze, senza disperdere risorse in nuove opere murarie e considerando sempre l’impatto sostenibile della struttura sanitaria sul territorio e sulle persone. Infatti, dinanzi a una serie di normative e standard per rendere un edificio sostenibile, noi possiamo fornire all’intelligenza artificiale tutte le caratteristiche che quell’edificio deve avere per essere sostenibile e, di ritorno, ricevere il progetto aggiornato e conforme rispetto agli input che abbiamo fornito.
Quindi l’architettura assistita dall’IA nel design degli ospedali va oltre l’estetica, mirando a creare ambienti terapeutici più soste-
█ Sistema chirurgico da Vinci. Photo Credits: GVM Care&Research █ OpenAI image generata da DALL-E
█ Technical wall realizzata con il sistema THE Nextsystem con workstation di Casaluci Healthcare. Photo credits: Casaluci Healthcare
█ Software di realtà aumentata che mostra il percorso da seguire
nibili e migliori non solo per l’ambiente, ma anche per le persone. Per esempio, l’integrazione dell’IA costruite su modelli di apprendimento profondo, apprendimento automatico e elaborazione del linguaggio naturale (NLP) permettono di introdurre degli assistenti virtuali nelle aree di triage in grado di comprendere le domande e cercare la migliore risposta essendo anche supportati da sistemi di diagnostica e monitoraggio non invasivi (non-invasive monitoring).
Questi strumenti permettono di ottenere una base utile per iniziare a elaborare la cartella clinica del paziente gestendo l’assistenza prioritaria in base all’urgenza, velocizzare il processo di accettazione, ridurre i tempi di attesa, moderare il carico di lavoro sul personale sanitario e aumentare il livello di sicurezza nel pronto soccorso. Infatti, in questo senso, l’IA permette di raccogliere e rielaborare una serie di dati utili alla previsione dei comportamenti rischiosi, alla presenza di ostacoli fisici o architettonici nel workflow, alla notifica immediata della richiesta di personale sanitario in una stanza tutelando la salute dei pazienti e, allo stesso tempo, elevando il livello di comfort degli ambienti.
Controllando anche altri elementi chiave del design, come la luce, l’IA ha il potere di aumentare positivamente il benessere e l’erogazione delle cure in modo totalmente automatico e personalizzato in base alle esigenze del paziente o del team di lavoro. In questi termini si parla di Human Centric Lighting (HCL) che consiste in un approccio illuminotecnico che tiene conto dei ritmi biologici e delle esigenze individuali delle persone.
█ DensePose, un software di intelligenza artificiale ideato da Meta con l’Imperial College di Londra, che mappando tutti i pixel trasforma un’immagine bidimensionale in tridimensionale
Questo concetto si basa sull’idea che la luce influenzi non solo la visione, ma anche l’umore, la concentrazione e il ciclo sonnoveglia agendo su un livello emotivo e biologico, oltre che visivo.
L’HCL prevede sistemi di illuminazione smart che adattano la luce alle routine lavorative e ai ritmi, migliorando le funzioni cognitive e il benessere generale delle persone. Dal momento che anche la temperatura del colore e l’uso dei colori possono influenzare l’umore e la percezione degli spazi, la progettazione di uno spazio con un’illuminazione dinamica e automatizzata dall’IA consentirebbe di creare ambienti flessibili e adattabili, favorendo una migliore esperienza sia per pazienti che per operatori sanitari. In conclusione, l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il design e l’architettura nel settore sanitario, offrendo soluzioni avanzate che vanno oltre la semplice estetica. Con applicazioni innovative come la progettazione modulare, la chirurgia robotica a distanza e la gestione avanzata dei dati clinici, l’IA sta promuovendo un’efficienza senza precedenti e una personalizzazione nell’erogazione delle cure. In particolare, l’introduzione di nuovi sistemi dimostra come la tecnologia possa migliorare significativamente il benessere dei pazienti e del personale, adattando l’ambiente alle esigenze biologiche e emotive degli individui. Questi sviluppi rappresentano un nuovo paradigma nel design sanitario, con una visione centrata sull’innovazione, la sostenibilità e la qualità delle cure fornite ai pazienti.
VALERIO CASALUCI
CTO Casaluci healthcare
L’autore
█ OpenAI image generata da DALL-E
Ripensare il Pronto Soccorso: il convegno CNETO a Exposanità
Il Pronto Soccorso al centro del convegno CNETO organizzato a Bologna in occasione di Exposanità
Giovedì 18 Aprile 2024 si è tenuto il Convegno “Le nuove sfide dell’Ospedale 4.0. Ripensare il Pronto Soccorso”, appuntamento biennale del CNETO presso ExpoSanità a Bologna. Proprio rispetto al mandato del Direttivo del CNETO (2022-2024), le iniziative organizzate in questi anni hanno l’obiettivo di approfondire la tematica della “tecnica ospedaliera”; infatti, nei recenti
congressi annuali organizzati a Camogli è stato affrontato il tema delle Case e Ospedali di Comunità (Febbraio 2023) e delle terapie intensive (Novembre 2023), mentre il 24 e 25 novembre 2024 prossimi il focus sarà sulle aree di diagnostica. In occasione di Exposanità è stato approfondito il tema della medicina d’urgenza e del pronto soccorso, argomento molto caro all’associazione come
di Marco Gola
dimostra il tavolo di lavoro a esso dedicato degli scorsi negli anni coordinato dall’ingegner Gabriele Zingaretti. Sebbene l’evento sia stato preceduto la settimana prima dal Congresso Mondiale dell’International Academy of Design and Health (11-14 Aprile), ha visto la partecipazione di ben 140 professionisti tra architetti, ingegneri e operatori sanitari. Il convegno è stato costruito in collaborazione tra l’Academy of Emergency Medicine and Care (AcEMC) e la Società Italiana dell’Architettura e dell’Ingegneria per la Sanità (SIAIS), ed è stato patrocinato dall’Associazione Italiana Condizionamento dell’Aria, Riscaldamento, Refrigerazione (AiCARR) e dall’Ordine degli Ingegneri di Bologna.
L’appuntamento è stato,inoltre, anticipato da un webinar organizzato da SIAIS in collaborazione con il CNETO e ANMDO a Febbraio 2024, proprio sul tema del Pronto Soccorso. Dal momento che i contenuti sono stati coordinati in anticipo, gli esiti di tali iniziative si sono integrati con grande maestria e hanno permesso di portare all’attenzione diversi input che potranno supportare i progettisti per futuri interventi.
In generale, le relazioni hanno proprio voluto affrontare la complessità del dipartimento di emergenza urgenza, tantoché ci sono state più presentazioni di carattere sanitario proprio per comprendere meglio le istanze organizzative e come queste ultime possono influire sul progetto dell’area funzionale.
La sessione è stata introdotta dal moderatore, il dott. Marco Gola, Segreterio Generale del CNETO, e dall’ing. Roberto Righini, Vicepresidente dell’associazione. In tale occasione è stato presentato il CNETO ai partecipanti spiegandone i 70 anni di storia, la molteplicità di iniziative che vengono organizzate annualmente per i soci e per la comunità di professionisti e i diversi report ad oggi realizzati dai tavoli di lavoro dell’associazione.
L’ESPERIENZA DELL’EMILIA-ROMAGNA:
L’INTRODUZIONE DEI CAU
A seguire, è intervenuto il dott. Antonio Pastori dell’Assessorato Sanità – Settore Assistenza Ospedaliera di Regione Emilia-Romagna che ha presentato la riorganizzazione dell’emergenza urgenza nella regione emiliana. È risaputo infatti che nel 2023 la regione ha attuato una progressiva riforma del sistema di emergenza urgenza atto a migliorare i servizi di cura e assistenza ai cittadini, venendo incontro ai nuovi bisogni di cura e all’incremento della richiesta di prestazioni. Tutto ciò è atto ad alleggerire il carico dei Pronto soccorso e di conseguenza ridotti i tempi di attesa per i pazienti attraverso l’introduzione dei Centri di Assistenza per le Urgenze (CAU) a cui vengono demandati gli interventi urgenti a bassa criticità. Il collega ha presentato lo stato di avanzamento dell’applicazione dei CAU, distribuiti capillarmente sul territorio, e che collaborano
in sinergia con le Case e Ospedali di Comunità. Tali strutture sono operative giorno e notte e sono attrezzate per far fronte alle urgenze a bassa complessità attraverso competenze cliniche e assistenziali, capacità diagnostica, con laboratori e possibilità di svolgere esami sul posto, supporto specialistico e anche con il ricorso alla telemedicina. Tra i dati che sono stati presentati è emerso che a oggi sono stati attivati circa 30 CAU e sono stati chiusi 3 PS e 3 PPI (Punti di Primo Intervento). Tra i circa 110.000 accessi nei CAU attivi fino ad inizio aprile si è riscontrato che il 50% degli interventi sono relativi all’ambito ortopedico, gastro-intestinale e altri disturbi minori. Tale approccio ha permesso di garantire un tempo di attesa medio pari a 45 minuti, che circa 80% degli utenti ha usufruito del servizio in orario diurno e che del personale coinvolto, ad oggi, circa il 60% ha un’età inferiore a 35 anni e il 50% è composto da specializzandi.
Come emerge dalla relazione del dott. Pastori e poi argomentato dal dott. Enrichens, i dati ad oggi prodotti sono molto rassicuranti e l’applicazione dei CAU potrebbe essere un’esperienza da applicarsi sull’intero territorio italiano.
DM 77/2022: LA SOLUZIONE PER L’INAPPROPRIATEZZA
A seguire è intervenuto il dott. Francesco Enrichens, AGENAS, che ha argomentato lo stato dell’emergenza urgenza alla luce del DM 77. Il collega infatti è uno dei promotori dell’introduzione delle Case e Ospedali di Comunità sul territorio italiano.
Come argomentato “il Pronto Soccorso non è un imbuto”: il PS fa parte di una filiera più grande che va dal PS, passa attraverso
l’ospedale per acuti e arriva nelle strutture appropriate del territorio (CdC, OdC, RSA, Hospice ecc.). L’ effetto imbuto si può superare solo attraverso un forte monitoraggio di tutta la filiera che deve essere presidiata dalla direzione strategica al fine di garantire la messa in atto di un forte rafforzamento e controllo di tutta la rete in vista dell’implementazione del DM 77/2022.
ristretto di prestazioni complesse e ad alta criticità erogate in loco e allo stesso tempo, attivarsi su una gamma molto più ampia ed articolata di servizi da assicurare da remoto. L’ospedale deve essere integrato con i più moderni modelli assistenziali, le tecnologie evolute e le competenze multidisciplinari e multiprofessionali, garantendo anche l’ottimizzazione delle prestazioni diagnostiche e terapeutiche erogabili.
Attraverso il DM 77, infatti, il territorio può garantire la presa in carico di tutti i cittadini che vengono consegnati all’ospedale dalla emergenza territoriale e dalle case di comunità e ripresi in carico dopo il trattamento per la acuzie. E tra le parole chiave argomentate dal collega emerge che:
█ il sovraffollamento può essere contenuto grazie all’ADI domiciliare e all’Ospedale di Comunità;
█ l’iperafflusso può essere controllato grazie alla realizzazione delle Case di Comunità e all’implementazione della Telemedicina e dell’Intelligenza Artificiale.
RIPENSARE IL PRONTO SOCCORSO
Come ha puntualizzato l’esperto di AGENAS, l’ospedale moderno è quello aperto al territorio che ha la presa in carico del paziente. Deve essere in grado di rimodulare i processi su un ventaglio più
Saluti istituzionali
Introduzione al Convegno Roberto Righini, CNETO
Riorganizzazione dell'emergenza-urgenza in Regione Emilia Romagna
Antonio Pastori Assistenza ospedaliera Regione Emilia Romagna
Relazione Territorio e Ospedale vs Ospedale e Pronto Soccorso
Andrea Bellone, AcEMC
PS e innovazione architettonica: modelli organizzativi e layout
Ivo Casagranda, AcEMC
Area emergenza ospedaliera: le nuove istanze funzionali
Francesco Enrichens, Agenas e SIAIS, e Daniela Pedrini, SIAIS
Progetto impiantistico del PS: soluzioni per ambienti performanti Sergio La Mura, AiCARR
Progettazione del PS: esperienze progettuali a confronto
Stefano Capolongo e Marco Gola, CNETO
Conclusioni
CNETO
Il dott. Andrea Bellone, membro di AcEMC, ha affrontato in maniera verticale il tema del pronto soccorso, partendo dalle esigenze e i numeri che caratterizzano questa area funzionale assai complessa. Il collega infatti ha presentato diversi dati che dimostrano che il sovraffollamento dei PS è determinato principalmente dall’accesso immotivato di cittadini che potrebbero rivolgersi a medici di medicina generale e che, in generale, i codici minori possono essere trattati in altre strutture distribuite sul territorio. Il dott. Bellone ha sottolineato che “ripensare il PS” richiede di pensare ai pazienti anziani e comorbidi non autosufficienti, garantire aree dedicate a pazienti fragili, agitati, vittime di violenza e ai pazienti critici (codici ad alta intensità), nonché prevedere aree isolate a pressione negativa – in caso di necessità. In aggiunta tra le strategie che la direzione strategica degli ospedali e del territorio deve considerare l’aumento i posti letto per acuti per alleggerire il PS, prevedere un maggior numero di posti letto per il “post” ospedale, aumentare oggettivamente gli stipendi a chi lavora nell’urgenza e migliorarne le condizioni di lavoro. Il dipartimento di emergenza urgenza non deve essere valutato come un’entità a parte dell’ospedale, ma deve essere una funzione prioritaria anche come centro di costo e utenti da ricoverare, in caso di necessità.
Molti dei contenuti sono stati poi ripresi nella relazione del dott. Ivo Casagranda, socio fondatore di AcEMC, che ha portato al tavolo diverse considerazioni e suggerimenti che un gruppo di lavoro multidisciplinare di progettisti e architetti hanno strutturato in questi anni. Il decalogo pubblicato nella rivista Emergency Care Journal (vedi Casagranda et al., 2022) ha suggerito infatti di ripensare: █ Il programma completo del Convegno
█ accessi al Pronto Soccorso e all’area pre-triage, con l’introduzione di un ingresso secondario in caso di esigenza per un’area polmone;
█ area triage in comune con l’accesso dalla camera calda e dall’ingresso degli utenti deambulanti;
█ spazi di attesa pre e post-triage con la realizzazione
█ flessibilità dei layout interni e dimensionamento degli ambienti (circa del 10/15% in più rispetto allo scenario pre-Covid);
█ specifiche aree di trattamento, tra cui la shock room e l’OBI (osservazione breve intensiva);
█ area diagnostica interna al PS e la presenza di tecnologie mobili che permettano flessibilità d’uso degli spazi;
█ tecnologia della comunicazione attraverso sistemi di wayfinding efficaci;
█ rapporto con le altre aree funzionali dell’ospedale, nello specifico con il blocco operatorio e le terapie intensive;
█ benessere dei pazienti e del personale, con la presenza di giardini e corti interne;
█ il senso sicurezza per il personale e gli utenti.
STATEGIE PROGETTUALI PER IL PS
Sulla scia della relazione del dott. Casagranda, la sessione si è poi conclusa con i contributi nell’ambito progettuale. Nello specifico l’ing. Daniela Pedrini, presidente di SIAIS, ha rimarcato molti degli aspetti emersi nelle precedenti presentazioni e si è focalizzata molto sul tema della capacità di flessibilità ed elasticità che l’ospedale e, in particolar modo, il PS deve avere. A partire dal D.L. 19 maggio 2020, n. 34 (Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19), la collega ha presentato il progetto di riorganizzazione del PS dell’ospedale di Bologna con l’introduzione di una doppia camera calda e la rivisitazione dei layout, facendo però emergere quanto impattino i cambiamenti sulla componente impiantistica nel momento in cui l’organizzazione sanitaria vuole apportare delle ulteriori compartimentazioni e riorganizzazioni degli spazi a lavori completati.
L’ing. Sergio La Mura, in rappresentanza di AiCARR, ha poi portato attenzione alle tematiche relative alla componente impiantistica del PS. Dal momento che la legislazione a riguardo risulta molto carente, è stato suggerito di far riferimento alle linee guida ISPESL del 2007 che sottolineano come alcuni ambienti devono essere considerati ambienti a contaminazione controllata. È necessario sottolineare che, vista l’indeterminatezza dei casi che si devono trattare nel PS, è importante valutare il rischio estensibile anche alle aree di accettazione, attesa e Triage.
La relazione ha poi approfondito alcuni ambienti dedicati al trattamento dei pazienti, quali l’rea di attività ambulatoriale, la sala ope-
ratoria d’urgenza e la sala attesa/triage. Molte informazioni, come comunicato dal collega, sono sintetizzate in una recente pubblicazione curata da AiCARR (vedi La Mura e Merici, 2022), in cui è possibile accedere anche ad un file Excell operativo, open access, ove vengono aggiornati dati utili di tutte le aree sanitarie. Infine, il prof. Stefano Capolongo e il dott. Marco Gola hanno provato a tirare le fila della sessione portando al tavolo diversi input progettuali dalla scala urbana al progetto dell’area di pronto soccorso. La relazione ha proprio avuto lo scopo di ricollegare i tanti temi trattati durante la sessione, presentando casi studio virtuosi. L’intervento ha voluto anche toccare il tema dei materiali di finitura che, rispetto agli attuali trend del mercato, possono permettere oggi di garantire la presenza di materiali antibatterici. In tale occasione Marco Gola ha ricordato l’importanza del ruolo dello spazio polmone, facendo riferimento ad uno studio condotto sulla definizione di un’area cuscinetto che possa permettere al pronto soccorso, alle terapie intensive e alle degenze di avere uno spazio di supporto nella gestione delle emergenze in caso di necessità (vedi Gola et al. 2024).
Ringraziamenti
Il Direttivo del CNETO desidera ringraziare partecipanti, organizzatori, istituzioni e media per aver permesso e supportato questo convegno. Un ringraziamento speciale va ai colleghi del CNETO che hanno supportato il comitato scientifico e ai relatori e agli enti patrocinanti che hanno sostenuto la realizzazione del convegno con relazioni di alto livello, diffondendo l’iniziativa e accreditando l’evento. Un grazie, infine, ai molti Soci del Gruppo Giovani, tra cui Michele Dolcini, per aver allestito la sala convegni per far conoscere le iniziative del CNETO ai partecipanti.
Bibliografia ragionata
Casagranda, I. Gola, M, Bellone, A, Coen, A, Brambilla, A, Guiddo, G, Paolillo, C, Lerza, R, Capolongo, S, Boeri, S. Challenges of the next generation hospitals: Rethinking the Emergency Department. EMERGENCY CARE JOURNAL 2022;18(3): 10840. DOI10.4081/ecj.2022.10840
Gola M, Johnson AA, La Milia DI, Cadeddu C, Bardini F, Bianconi B, Bisceglia R, Pumpo MD, Genovese C, Grieco A, Piras G, Guerra R, Damiani G, Favaretti C, Montagna MT, Capolongo S, Ricciardi W. Rethinking the Healthcare Facilities: The Role of the Buffer Space. HERD. 2024 Jan 23:19375867231222563. doi: 10.1177/19375867231222563.
La Mura S e Merici R (eds.) IX GUIDA AiCARR -EDIFICI OSPEDALIERI: VENTILAZIONE E CONDIZIONAMENTO A CONTAMINAZIONE CONTROLLATA. Editoriale Delfino, 2022.
L’autore
MARCO GOLA
Ricercatore presso il Design & Health Lab del Politecnico di Milano e Segretario Generale del CNETO
XIII Congresso dell’International academy for design and health
Una tre giorni di lavori sul Salutogenic Design. Questo il nocciolo del 13° Congresso mondiale dell’International academy for design and health, tenutosi al Politecnico di Milano: “Revitalizing Health by Salutogenic Design. Healthy Environment, Healthy People”
Una tre giorni di lavori sul Salutogenic Design. Questo il nocciolo del 13° Congresso mondiale dell’International academy for design and health, tenutosi al Politecnico di Milano dal titolo “Revitalizing Health by Salutogenic Design. Healthy Environment, Healthy People”. Media partner dell'evento la casa editrice Edra e la rivista Progettare per la Sanità. Multidisciplinare per definizione il congresso ha visto avvicendarsi Architetti, designer, pianificatori sanitari, ingegneri, esperti della sanità pubblica, medici ed economisti, che hanno condiviso conoscenze ed esperienze.
Il focus del congresso: un ripensamento complessivo dell’architettura e, più in generale dell’urbanistica, delle città in tempi nei quali più forte è la sensibilità verso i concetti di rispetto dell’ambiente e di sostenibilità. Nevralgico, in questo scenario generale, il dibattito sulle strutture sanitarie del futuro, da costruire o da ricostruire: non più luoghi di ricovero più o meno accoglienti, ma esempi di una architettura “salutare”, in termini ambientali e di presenza umana. Alla base di tutto il concetto di Salutogenesi, che si deve al sociologo americano Aaron Antonovsky, e che si può ricondurre a un obiettivo di convivenza sociale che superi il dualismo meccanicistico salute-malattia per creare condizioni di vita il più possibile salutari e di benessere per tutti i cittadini.
RITORNO A MILANO
Sospeso dal 2020 per i motivi legati alla pandemia, il congresso è tornato a Milano, dove si era tenuta l’ultima edizione, nel 2019. Il presidente dell’Academy Alan Dilani tiene a sottolinea-
re che Milano e l’Italia in generale rappresentano luoghi nei quali l’attenzione alla qualità della vita, agli stili di vita, è più forte che altrove. E del resto - fa notare nella sua prolusione il vicerettore del Politecnico Emilio Faroldi - l’Italia figurava al primo posto nell’Healthiest Countries Index stilato da Bloomberg nel 2017. Come sottolinea in apertura Stefano Capolongo, direttore del Dipartimento ABC e referente scientifico del Design & Health lab del Politecnico, non solo l’ateneo milanese figura sempre ai primi posti nei ranking internazionali ma emerge come una avanguardia assoluta quando si parla di sviluppo sostenibile e di responsabilità sociale. “Oggi il grande tema su cui lavorare è anche quello dell’Healthy Buildings, ovvero, degli edifici che siano in grado di produrre benessere e salute. Si tratta di una grande sfida per il mondo delle costruzioni e dell’ambiente costruito di saper promuovere e produrre salute per tutti” dichiara il professor Capolongo.
E la relazione di Stefano Boeri, che dal Polimi proviene, sulle prospettive di una città sempre più green, come dovrebbe essere la Milano del futuro, è emblematica; partendo, come è ovvio, da quel celeberrimo prototipo di edilizia residenziale che è il Bosco Verticale.
UN NUOVO CONCETTO DI ARCHITETTURA PER LA SANITÀ
Il 10% delle emissioni di CO2 è dovuta a strutture sanitarie, mentre il 70% degli ospedali italiani sono obsoleti. Provocazioni? Tutt’altro, sono percentuali vere che fanno da premessa all’intervento
█ Il presidente dell’Academy Alan Dilani
█ Stefano Capolongo, direttore del Dipartimento ABC e referente scientifico del Design & Health lab del Politecnico
█ La locandina di presentazione del congresso mondiale dell’International academy for design and health, tenutosi al Politecnico di Milano
Andrea Brambilla gli ospedali della Next Generation l’obiettivo deve essere quello di creare condizioni di lavoro adeguate prima di tutto per i dipendenti di quella struttura: una sostenibilità a tutto tondo che coinvolga pa zienti e personale sanitario, partendo dal presupposto che si tratta di investimenti in salute e non, come spesso si usa dire, di spese che budget privati o pubblici che siano non sono in grado di sopportare.
“La sostenibilità – spiega Andrea Brambilla – è una grande sfida per l’ospedale moderno e per quello del futuro. Attualmente il patrimonio edilizio ospedaliero in Italia è obsoleto e molto poco performante. Noi dobbiamo introdurre dei nuovi strumenti per poter monitorare i livelli di sostenibilità intesa non più come risparmio energetico ma interpretata dal punto di vista ambientale, sociale e della governance. LOMS stessa si sta impegnando a redigere documenti e disseminarli in Europa sulle strategie di sostenibilità dell’ospedale del futuro.”
E del resto esperienze “sul campo” esistono da tempo, come quella raccontata da Margreet Vos, microbiologa dell’Erasmus
University Medical Center di Rotterdam. Nel 2018 il Centro si trasferì in un nuovo ospedale, composto al 100% da camere singole. Il caso volle che poco dopo scoppiasse la pandemia da Covid-19, uno stress test non da poco. Dai risultati di tre differenti studi condotti recentemente si evince - fa notare Vos - che le camere singole hanno effetti benefici in termini di riduzione dei rischi di infezioni batteriche per pazienti e personale sanitario. Un ambiente più sano per tutti, insomma, e soprattutto una metodica, questa delle camere singole, che potrebbe rappresentare un punto fermo per
gli ospedali del futuro. Con qualche limite, forse, in termini di socialità tra pazienti, cui si può porre rimedio con soluzioni alternative.
SANITÀ TERRITORIALE
Come è noto, il Piano nazionale di ripresa e resilienza punta sul rilancio della sanità territoriale, messa a dura prova dalla pandemia, attraverso la creazione di una rete capillare di Case di comunità che, almeno sulla carta, dovrebbero alleggerire ospedali e pronto soccorso dalle patologie più ordinarie e consentire ai cittadini cure primarie più facilmente accessibili in termini di orari e di ampiezza dei servizi offerti. Potrebbe essere una grande occasione - evidenziano nelle loro relazioni Erica Brusamolin, Maddalena Buffoli e Marco Gola, ricercatori del Polimi - per ripensare le cure del territorio non solo in termini quantitativi ma prima ancora qualitativi, dando vita, cioè a Case di comunità progettate secondo criteri moderni, più attenti all’impatto ambientale, alla sostenibilità generale, al benessere di pazienti e staff. In questo senso di grande importanza la partnership avviata tra Agenas e Politecnico di Milano per stilare linee guida che possano essere di supporto alle pubbliche amministrazioni, che della promozione di questa nuova sanità territoriale sono i principali artefici.
“Il Politecnico di Milano insieme ad Agenas in questi anni ha realizzato le linee guida e il metaprogetto per gli Ospedali di Comunità. Il PNRR ci sta chiedendo di ripensare e rinnovare la rete della salute, e queste strutture descritte dal DM 77/2022 devono essere resilienti e rispondenti alle esigenze future e futuribili sia della comunità che sociali” dichiara Marco Gola.
█ Andrea Brambilla, ricercatore del Polimi
█ Margreet Vos, microbiologa dell’Erasmus University Medical Center di Rotterdam
█ Marco Gola, ricercatore del Polimi e Segretario CNETO
█ L’architetto Stefano Boeri
INGEGNERI CLINICI: UNA PROFESSIONE A CONVEGNO
Si è ritrovata a Roma l’Associazione Italiana
Ingegneri Clinici per il suo 24° Convegno nazionale che ha avuto come tema “Cronicità, territorio, prossimità: costruiamo insieme l’ecosistema digitale”
Cosa sarebbe oggi la sanità senza tecnologie? Cosa farebbe funzionare l’immenso sistema di diagnostica, di presa in carico tempestiva, di soccorso e di cura che risponde ai bisogni di salute senza le tecnologie avanzate che oggi sono disponibili in una sala operatoria, in una rianimazione, al letto del degente, nella farmacia ospedaliera del SSN? Ebbene: dietro le migliaia (un grande ospedale mediamente ha a disposizione tra le 20 e le 30mila piccole o grandi soluzioni tecnologiche) di tecnologie che assicurano – con l’intervento degli operatori sanitari, dai medici agli infermieri - la salute di tutta la popolazione ci sono (anche) gli ingegneri clinici. Vale a dire: gli esperti della tecnologia che cura. Nata nel 1993, l’Associazione Italiana Ingegneri Clinici-AIIC – realtà che oggi ha superato la quota di duemila iscritti con una distribuzione geografica pressoché omogenea tra Nord (39%), Centro (23%) e Sud (38%) - si è appena ritrovata a Roma per il suo 24° Convegno nazionale che ha avuto come tema “Cronicità, territorio, prossimità: costruiamo insieme l’ecosistema digitale” (15-18 maggio, Convention Centre La Nuvola). Un titolo che suggeriva la necessità di pensare in modo nuovo – in termini, appunto, di “sistema interconnesso” - all’intero panorama delle tecnologie healthcare.
2600 PRESENZE PER UN EVENTO DI RIFERIMENTO
“È stata un’edizione che ha superato ogni nostra aspettativa, che ha trasformato il Convegno AIIC nell’autentico palcoscenico del confronto sulle tecnologie della salute e sullo sviluppo del SSN in chiave realmente innovativa”: con queste parole Umberto Nocco, presidente dell’Associazione Italiana Ingegneri Clinici, ha concluso il 24° appuntamento della professione. I “numeri” sonooltre 2600 presenti, quasi 48 sessioni con oltre 160 relatori, 12 corsi di formazione (con 900 iscritti), oltre 110 aziende presenti con le loro soluzioni tecnologiche. “Ma al di là delle cifre”, commenta Lorenzo Leogrande,
presidente del Convegno, “ci portiamo a casa la consapevolezza di quanto il nostro evento sia diventata la ‘casa dell’innovazione di sistema’, cioè il luogo in cui si comprende come le tecnologie entrano a far parte della quotidianità operativa di ingegneri clinici, clinici, operatori e professionisti di tutto il SSN”. “E non dimentichiamo”, conferma Stefano Bergamasco, coordinatore del Comitato Scientifico, “che è stato accolto pienamente il richiamo alla necessità di creare un eco-sistema digitale, per evitare che gli investimenti e le progettualità siano fini a se stessi ed incapaci di imprimere un reale cambio di passo qualitativo alle risposte di salute sempre più necessarie in un tempo di più vaste cronicità e di nuovi approcci di prossimità”. L’ultimo atto del Convegno AIIC è stato l’annuncio dell’appuntamento 2025, che si terrà a Napoli e sarà incentrato (il titolo verrà messo a punto nei prossimi mesi dal Consiglio Direttivo) sulle problematiche-criticità-opportunità legate a transizione verde, sostenibilità e nuova cultura organizzativa del sistema salute.
COME SARÀ L’OSPEDALE DEL FUTURO
Che fisionomia complessiva, progettuale ed esecutiva avranno i centri di cura nei prossimi anni? A questa domanda è stata dedicata una delle sessioni importanti del 24° evento nazionale AIIC. E quali sono state le risposte? “L’ospedale del futuro dovrà essere flessibile, modulare - anche perché, come ci ha insegnato il Covid, può essere necessaria una riconfigurazione rapida dei posti letto - estremamente digitale, con il supporto dell’intelligenza artificiale, senza reparti predefiniti e accogliente, con tanto verde e con una forte impronta di sostenibilità”. Lo ha detto Giovanni Guizzetti (esponente AIIC e direttore sociosanitario Asst Ovest Milanese). “Per capire quale possa essere il futuro dei centri di cura – ha continuato Guizzetti - dobbiamo capire qual sarà il futuro di tutte le assistenze sanitarie del cittadino e, quindi, anche come si arriverà ad una nuova relazione tra sanità domiciliare e sanità territoriale. In
█ Umberto Nocco, presidente dell’Associazione Italiana Ingegneri Clinici
█ Lorenzo Leogrande, presidente del Convegno
questo senso la convinzione di tutti gli esperti coinvolti nel dialogo da AIIC è quella condivisa anche a livello internazionale: all’ospedale del futuro il paziente cronico non dovrà accedere pressoché mai, se non in casi rarissimi”. Tra le novità più importanti, spicca la tendenza a pensare, sottolinea Guizzetti, “che non ci sarà una differenziazione fra un reparto e l’altro, ma la strutturazione degli spazi e dei percorsi sarà progettata in base all’intensità di cura. Il tutto con una particolare attenzione al contatto con la natura, e con maggiori presenze di aree verdi perché questo, è dimostrato ampiamente, contribuisce anche al maggior benessere del paziente”. E ha aggiunto Paolo Petralia (vicepresidente vicario Fiaso e direttore generale Asl 4 Liguria): “Il futuro dei nostri ospedali parte qui e ora, da
ciascuno di noi che ci aspettiamo di essere presi in cura, prima ancora che essere curati. Gli ospedali non sono stati sempre soltanto luoghi di auspicabile guarigione, di cura di malattie, ma sono nati come luoghi di accoglienza, di ospitalità per viandanti e pellegrini. Con l’avanzare della tecnologia e della scienza, sono diventati percorsi, spazi, prospettive di presa in carico e di cura e in questo un ruolo importante è giocato dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale”. Così si tratta di ipotizzare “un modello di ospedale che sempre di più va verso il territorio, e di territorio che va verso l’ospedale in una logica di circolarità e non di esclusività, che supera il concetto di integrazione ospedale-territorio. Abbiamo bisogno di parlare di un percorso per le persone, di una presa in cura unitaria e che vada dall’ospedale al setting assistenziale intermedio e al domicilio, in una logica di continuità di assistenza e cura”. Nell’ospedale del futuro, “ci saranno molte camere singole”, almeno la metà dei posti letto, “non solo per un maggiore comfort del paziente – ha dichiarato Guizzetti - ma anche perché questo permetterà di controllare meglio le infezioni ospedaliere. E soprattutto sarà un ospedale totalmente digitalizzato in cui le applicazioni di intelligenza artificiale supporteranno tutto il processo di diagnosi e cura”. Nella sessione del Convegno AIIC il dialogo si è evoluto su alcune ipotesi internazionali nell’ambito della progettazione ospedaliera in cui si prevede una totale “assenza” di posti letto, perché l’ospedale diventa il “concentratore della sanità domiciliare”, di pazienti che sono monitorati a casa loro e gestiti centralmente da una struttura in cui professionisti multidisciplinari, gestiscono il paziente che si trova, invece, a domicilio. La prospettiva conclusiva viene così sintetizzata da Paolo Petralia: “a fronte di un patrimonio edilizio ospedaliero spesso obsoleto, possiamo immaginare, nel tempo, di riuscire a lavorare per trasformare gli edifici attuali in building adeguati in termini di struttura che risparmino energia, che siano green, automatizzati, efficienti dal punto di vista dei percorsi ma anche degli spostamenti, in una logica che, dal monoblocco, ritorna a padiglioni piccoli, immersi nel verde, capaci di essere flessibili nel loro utilizzo, come la pandemia ci ha insegnato”.
TRANSIZIONE GREEN E SOSTENIBILITÀ
Ecologia, ambiente, sostenibilità: temi che stanno diventando centrali anche nella riflessione sulla sanità e sulla sua organizzazione. La transizione green (anche nella sua incidenza sulla cultura HTA) sarà il tema centrale del Convegno 2025 AIIC, ma già a Roma il tema è stato affrontato con alcuni degli esperti riconosciuti di settore. Il presidente del Convegno Lorenzo Leogrande ha ricordato intervenendo nella specifica sessione, che l’Health Technology Assessment “è una valutazione multidisciplinare che affronta tutte le dimensioni, da quella clinica a quella tecnica, quella legata alla sicurezza ed anche quella legata anche alla sostenibilità. Oggi,
█ L’ultimo atto del Convegno AIIC è stato l’annuncio dell’appuntamento 2025, che si terrà a Napoli
quando si parla di sostenibilità non ci si riferisce più solo all’equilibrio economico, ma si attivano anche altri concetti che fanno riferimento proprio alla transizione green ed all’economia circolare. Come AIIC e come sistema-sanità vogliamo e dobbiamo affrontare questi temi perché riteniamo che, da un punto di vista valutativo, devono essere dei nuovi punti di osservazione che favoriscano la diminuzione dell’impatto dei prodotti e dei rifiuti della sanità sull’ambiente”. Impatto che Marco Rossi (Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, Roma) ha declinato nell’ambito dell’anestesia citando ad esempio il propofol (agente ipnotico) e la necessità di una miglior gestione della sua eliminazione. “Più in generale – ha affermato Rossi - nel nostro ambito la sostenibilità è considerata ormai valore imprescindibile. Non a caso poche settimane fa è stato presentato il documento di consenso della Società europea di anestesia che evidenzia come l’impiego di farmaci e dispositivi deve ripercorre i concetti della circolarità. Serve un avanzamento culturale complessivo a cui tutti insieme dobbiamo contribuire”. A conclusione di sessione, Marco Marchetti di AGENAS (riferimento nazionale per la sanità territoriale) ha ricordato che l’Agenzia sta implementando il Piano nazionale HTA presentato nello scorso novembre, ed ha già portato alla riformulazione della cabina di regia. “Nel frattempo, dobbiamo far crescere la cultura e la competenza nella valutazione delle tecnologie. Abbiamo previsto, a tale proposito, una lista dei centri collaborativi che dovrà essere aggiornata annualmente. E per incrementare il livello culturale sulle valutazioni Hta, a brevissimo usciremo con un avviso per la formazione di base e avanzata”. La prospettiva è chiara: la transizione verso il green hospital è avviata, ma servono cultura specifica, coinvolgimento della governance della sanità e formazione degli operatori affinché il tutto sia “messo a terra” con scelte precise e atteggiamenti consapevoli.
GRANDI APPARECCHIATURE E STATO DI ATTUAZIONE DEL PNRR
Il PNRR ha messo a disposizione fondi importanti per il rinnovamento delle grandi apparecchiature sanitarie (acceleratori lineari, TAC, gamma camera, tomografi….): a che punto siamo con l’attuazione delle sue direttive (specifico riferimento al PNRR - Missione 6 Componente 2, l’investimento 1.1: Ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero)? In una sessione dedicata a questo interrogativo (visto che si sta parlando dell’installazione di 3136 grandi apparecchiature su tutto il territorio nazionale), il presidente AIIC, Umberto Nocco, ha presentato i dati raccolti dalla stessa Associazione: “I dati CONSIP mostrano che è stato raggiunto il primo Milestone del 2022 sulla pubblicazione dei bandi di gara. La tempestività delle procedure e dell’accordo quadro sono stati aspetti vincenti di questo periodo. Oggi, il residuo delle apparecchiature da acquisire è limitato a quelle oggetto di ricorso e quindi questo primo dato è confortante”. Però,
prosegue Nocco, “c’è da riflettere sul fatto che se a livello geografico la percentuale di acquisto è superiore al 90%, la percentuale di collaudato – e quindi di funzionante – è solo del 37%. Pensare di colmare il 60% mancante da qui a fine anno è una sfida improba, una corsa a ostacoli su cui dobbiamo confrontarci”. Fortunatamente ci sono anche regioni con il 73% di collaudato – che nello specifico sono Lazio e Campania, che spesso hanno operato in autonomia da CONSIP- con l’aggiunta della Calabria, che fa caso a sé, visto che ha acquistato molti ecografi, strumenti decisamente più semplici da collaudare, rispetto a una TAC. Le difficoltà affrontate nelle installazioni sono molte, ha detto Nocco, “e tra queste non possiamo dimenticare il fatto che si sta sostituendo un parco macchine di enorme importanza mentre l’ospedale lavora: occorre gestire un allestimento senza provocare disagi e limitando i ritardi alle erogazioni di prestazione”. Ha concluso il presidente AIIC: “L’idea è di provare a capire come uscire da questa situazione insieme. Sicuramente occorre una riflessione sugli aspetti burocratici ed amministrativi: l’impressione generale è che il sistema di rendicontazione sia troppo complicato, con eccessive richieste di autocertificazioni da parte dei RUP. La percezione è che ci sia un’attenzione maniacale su dettagli, ed una carenza di attenzione sulla capacità operativa, a cui si aggiunge una bulimia burocratica che incide sui ritardi”. Concludendo la sessione sul PNRR, Nino Cartabellotta (presidente GIMBE) ha sottolineato che “Milestone e target europei sono stati raggiunti a marzo, mentre sono stati poi rimodulati alcuni target intermedi che riguardano la stipula di contratto per l’assistenza primaria e per le interconnessioni aziendali. La nostra personale percezione è che gli ostacoli odierni all’implementazione del PNRR siano soprattutto le differenze regionali, la carenza di personale sanitario e le carenze nell’attuazione del sistema nazionale di telemedicina”.
Un momento cruciale per la Sanità
Con Exposanità si è chiusa una settimana dedicata alle tecnologie, prodotti, servizi e alle risorse umane per la salute delle persone.
Durante l’evento si sono susseguiti anche molti momenti di incontro e riflessione sulle necessarie evoluzioni che questo settore strategico deve affrontare fin da subito
Una qualificata presenza di aziende e un’altrettanta importante scaletta di eventi collaterali (oltre 200 convegni), a cui hanno preso parte persone di rilievo che hanno il compito di dettare, segnalare e individuare la strada che deve intraprendere la Sanità moderna, hanno caratterizzato la recente edizione di Exposanità. La scelta degli organizzatori di puntare su risorse e capitale umano in ambito sanitario è stata premiata dalla presenza di 450 espositori e di 21.450 visitatori.
UN MOMENTO CRUCIALE PER LA SANITÀ ITALIANA
Nella tre giorni sono stati affrontati tutti i temi cruciali della sanità italiana, a cominciare dalla crisi delle risorse e del capitale umano, sia per ciò che riguarda il reclutamento dei medici, sia degli infermieri, senza dimenticare altre sfide della digitalizzazione, ridefinizione del setting di cura e pronto soccorso, riabilitazione, terza età. Una trasformazione epocale quanto necessaria che chiede il profondo coinvolgimento dei professionisti, un utilizzo di quanto lo sviluppo tecnologico ci offre e rigorose attività di gestione e organizzazione.
L’APPUNTAMENTO CON LA PROSSIMA
EDIZIONE
DI EXPOSANITÀ
È PER IL 2026.
Il punto sulla sostenibilità abientale
Il sistema sanitario, e in particolare quello ospedaliero, vive un paradosso: ha come obiettivo la tutela della salute umana, ma al tempo stesso contribuisce all’inquinamento e alla crisi climatica. Secondo l’Health Care Without Harm (HCWH), un network internazionale che comprende centinaia di ospedali, amministratori e professionisti, se il settore sanitario globale fosse una nazione sarebbe il quinto Paese più inquinante della Terra dopo Stati Uniti, Cina, Russia e India. E visto che in futuro prestazioni e servizi sanitari sono destinati ad allargarsi, non solo geograficamente, è stato calcolato che nel 2050 dalla sanità arriveranno in atmosfera 6 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno, con tutto ciò che comporta per il riscaldamento globale. A meno che anche la gestione dei sistemi sanitari non diventi più sostenibile, senza ovviamente intaccare il livello delle prestazioni.
Sono tantissimi gli ambiti in cui agire, e di questo si è discusso nel convegno HOSPITAL BUILDING MANAGEMENT (HBM) – L’impronta climatica delle strutture ospedaliere e sanitarie nell’ambito di Exposanità. L’appuntamento, promosso da SIAIS – Società Italiana dell’Architettura e dell’Ingegneria per la Sanità, è stato l’occasione per illustrare le raccomandazioni e i piani d’azione dettagliati per un sistema sanitario a “zero” emissioni con esempi nazionali ed internazionali. Strutture, attrezzature, farmaci, attività possono
avere un forte impatto sull’ambiente. Massimizzare l’efficienza energetica degli edifici, gestire e ottimizzare l’utilizzo degli spazi, sostituire le fonti di energia fossile con energie rinnovabili, promuovere la digitalizzazione e la telemedicina sono azioni da mettere in campo per tutto il settore sanitario.
“L’impronta ecologica degli ospedali o, meglio, dei servizi sanitari comprende in primis quella dovuta alle loro attività, ai prodotti e alle tecnologie che usano, all’energia e alle risorse naturali che consumano, ai rifiuti che generano, agli edifici che costruiscono e occupano. In una visione sistemica sarebbe corretto aggiungere
anche l’impronta indiretta, cioè la generazione di trasporto di pazienti e forniture, quella dovuta appunto all’energia che richiedono e alla produzione soprattutto dei medicinali”, ha spiegato Simona Ganassi Agger, architetta e membro di SIAIS. Occorre, innanzitutto, progettare ospedali che rispondano ai requisiti più moderni in tema di efficienza energetica, riducendo il consumo di suolo, alimentandoli a rinnovabili e digitalizzandoli, magari rendendo più facile l’accesso anche attraverso i mezzi pubblici. Ma la gestione degli edifici (riscaldamento, raffrescamento e illuminazione) rappresenta solo il 10% del totale delle emissioni. Uno dei punti fondamentali riguarda le prestazioni, miliardi ogni giorno in tutto il mondo. Per effettuare mille esami del sangue si produce una CO2 equivalente a 700 chilometri percorsi in automobile, che diventano 145 se rapportati a una singola risonanza magnetica.
La sostenibilità, secondo Daniela Pedrini, presidente SIAIS, “è l’applicazione dello sforzo durante la progettazione, la costruzione e il funzionamento per consentire il funzionamento con il minor consumo possibile di energia, acqua, materiale e rifiuti, senza compromettere la sicurezza o avere un impatto negativo sui risultati delle cure dei pazienti. La sostenibilità dovrebbe essere raggiunta applicando obiettivi misurabili con un monitoraggio regolare e accurato e dovrebbe anche ridurre gli impatti finanziari.
Le nuove strutture ospedaliere e sanitarie dovrebbero essere pianificate, progettate, costruite e mantenute in modo da raggiungere emissioni aggregate inferiori del 50% rispetto ai livelli del 2010 entro il 2030, fino a zero emissioni entro il 2050”.
Le nuove tecnologie, “come l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione- dice Pedrini da Exposanità- permettono di contribuire a questi risultati”.
L’ALLARME SULLA TENUTA DEL SISTEMA DEL SSN
Il motto di Exposanità 2024 era “Ci sta a cuore chi cura” proprio per sottolineare l’impegno della manifestazione per la sanità italiana e i suoi professionisti. Tanto che lo stesso claim è stato declinato per la campagna “Ci sta a cuore il SSN” che Exposanità ha ideato per il 45esimo anniversario del SSN e a cui tutti possono partecipare con contributi scritti o in video.
Anche l’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi ha aderito alla campagna: “Il SSN- sottolinea il professore- mi sta molto a cuore. È il pilastro fondante del nostro welfare e della nostra democrazia. Il metodo più indolore per ucciderlo è fargli mancare mezzi e risorse e condizionarlo sempre più nel suo funzionamento, senza rinnovarne le strutture”.
Tra i tanti, Sandra Zampa, senatrice Pd ed ex sottosegretario alla Salute, ricorda: “La pandemia ci ha messo sotto gli occhi non solo la certezza che senza la salute si mette in discussione tutto e tutto
vacilla, ma anche quanto vale il Servizio Sanitario Nazionale, uno scudo a difesa della comunità tutta e di ciascuno di noi. Oggi, dopo le promesse fatte da tutte le forze politiche agli italiani, è nuovamente messo in discussione: dobbiamo mobilitarci per salvarlo e fare in modo che chi verrà dopo di noi sia tutelato e protetto come lo siamo stati noi. Il futuro della nostra comunità dipende dalla forza della nostra battaglia. Un servizio sanitario che funziona è garanzia anche di maggiore coesione sociale”.
Queste invece le parole di Chiara Gibertoni, direttrice generale dell’IRCCS Policlinico Sant’Orsola di Bologna: “Mi sta a cuore il SSN perché è uno dei pilastri fondamentali della democrazia che consente di curare chi ha bisogno a prescindere dal reddito. È una grande libertà poter contare sul fatto che la propria salute venga tutelata in maniera pubblica e universalistica. Non credo che si troverà qualcuno che si dichiari contrario al SSN, il problema è creare le condizioni perché il sistema si possa sostenere. Quello a cui stiamo assistendo è un impoverimento giorno per giorno, una frammentazione legata a mancati finanziamenti, ai tetti per le aziende sulla possibilità di assumere. C’è uno stillicidio che negli anni ha portato a un impoverimento e oggi siamo davvero a un passo dal perdere il sistema sanitario nazionale”.
Il professor Marcello Lanari, direttore della Pediatria dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola di Bologna cita i “dati preoccupanti che ci raccontano che 4 milioni di italiani non riescono ad accedere alle cure perché non ne hanno la possibilità economica e due milioni di italiani si indebitano per curarsi. Da pediatri vediamo tutti i giorni famiglie in difficoltà sociale, in difficoltà economica sempre crescente, famiglie che non potrebbero garantire ai propri figli le risposte ai fabbisogni di salute attraverso un sistema sanitario privatistico”. Tutti validi motivi per avere a cuore il SSN.
La professoressa Tiziana Lazzarotto, direttrice del Laboratorio di microbiologia dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola di Bologna, sottolinea che grazie al SSN “possiamo offrire a tutta la cittadinanza test rapidi e specifici con un’elevata sensibilità e specificità, tutto ciò o a costo zero o con un ticket minimo” E questo a tutela della salute collettiva, oltre che individuale. Dino Vaira, professore ordinario di medicina interna dell’Università di Bologna, spiega che il sistema sanitario ci consente di eseguire screening a largo spettro e arrivare così prima a una diagnosi. Il che significa non solo salvare delle vite, ma risparmiare risorse che possono essere investite nella ricerca.
Barbara Mangiacavalli, presidente Fnopi, ci tiene a ricordare che “il nostro Paese ha un sistema sanitario invidiato in tutto il mondo. Abbiamo bisogno di mantenerlo pubblico, di perfezionarlo, di innovarlo. Soprattutto, abbiamo bisogno di fare in modo che chi lavora nel SSN sia valorizzato e motivato, per continuare a dare il massimo delle proprie competenze e professionalità a cittadini e pazienti.
Per Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE, “la tutela della salute non può essere un privilegio, ma deve tornare a essere un diritto costituzionale per tutte le persone”.
E proprio Cartabellotta ha aperto i lavori del convegno inaugurale di Exposanità “Investire sui professionisti per la tenuta del SSN” elencando alcuni numeri che fotografano la situazione attuale: se per quanto riguarda i medici la situazione italiana è addirittura migliore rispetto alla media Ocse (4,1 ogni 1.000 abitanti contro 3,7), altrettanto non si può dire per gli infermieri (6,9 ogni 1.000 abitanti contro 9,9). Per quanto riguarda le retribuzioni, quelle dei medici italiani si aggirano intorno ai 105mila dollari, mentre i loro colleghi Ocse guadagnano in media 116mila dollari. Ben più alto è il gap invece degli infermieri: la loro retribuzione sfiora i 40mila dollari, mentre i colleghi Ocse superano i 50mila. I medici italiani, infine, sono i più vecchi d’Europa: ben il 55% supera i 55 anni.
Proprio per valorizzare le professioni del SSN, il taglio del nastro di Exposanità è stato affidato non a caso, come ha sottolineato Marilena Pavarelli, project manager di Exposanità, a Gianni Vitale, infermiere con esperienza ventennale, e a Luca Bombarda, specializzando in medicina d’urgenza, uno dei comparti che più soffre la fuga di personale.
Problema messo a fuoco da Luca Rizzo Nervo, assessore al Welfare e alla salute del Comune di Bologna, che nel corso del convegno ha evidenziato “l’incredibile calo” che ha colpito l’attrattività delle professioni sanitarie. Infine, l’assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, Raffaele Donini, ha messo in guardia sull’autonomia differenziata: “Attenzione a non investire sulla malattia, investiamo sulla cura”, il suo avvertimento.
L’alleanza Televic-Plantinox
Innovazione per il Futuro della Sanità a Expo Sanità a Bologna
L’alleanza tra Televic Healthcare e Plantinox rappresenta un chiaro segnale del dinamismo e dell’innovazione che stanno rivoluzionando il settore sanitario. Questo incontro, tenutosi durante ExpoSanità il 17, 18 e 19 aprile a Bologna, rappresenta un passo significativo verso il futuro della sanità, combinando tecnologie avanzate con l’eccellenza nell’assistenza sanitaria. Il Team commerciale di Plantinox è stato accolto allo stand dal General Manager di Televic, Lieven Kints,
il quale si è intrattenuto in interessanti discussioni sulle strategie di mercato e sull’innovazione nel settore della sanità in Italia, assieme a Massimo Saviane e Valentino De Angelis di Plantinox. Dal 1953, Televic Healthcare sviluppa e produce soluzioni tecnologiche che consentono agli operatori sanitari di prendere le decisioni migliori in un ambiente in cui il tempo è fondamentale. Queste soluzioni si traducono in: assistenza di alta qualità per i pazienti e i resi-
denti, maggiore efficienza per i professionisti dell’assistenza e della cura e sicurezza per tutti.
Per Televic l’innovazione è di estrema importanza ciò permette di offrire prodotti e servizi che creano davvero un valore aggiunto. Di tutte le persone che lavorano quotidianamente in Televic Healthcare 1 su 5 lavora in R&S, registrando più di 30 brevetti che la rendono uno specialista leader nei sistemi di chiamata infermiera.
I Team di entrambe le aziende sono costantemente stimolati e motivati attraverso la partecipazione a sessioni di brainstorming, la possibilità di formazione o la guida di tesi e stage. Gli eventi stimolanti offrono l’opportunità di fare rete con i colleghi a livello internazionale. Non a caso, durante l’incontro si è discusso anche del prossimo evento Global, a settembre, presso l’HQ in Belgio di Televic Healthcare dove Plantinox parteciperà attivamente inviando rappresentanti di punta sia del management che del dipartimento tecnico commerciale.
Televic Healthcare, leader nel settore delle soluzioni di comunicazione e sicurezza per la sanità e Plantinox, azienda con oltre 30 anni di esperienza e all’avanguardia nella vendita e installazione di attrezzature mediche e impianti di gas medicinali, hanno unito le forze per offrire soluzioni complete e integrate per il settore sanitario. Il senior management segue un processo strutturato di roadmap per cogliere rapidamente le intuizioni del mercato e i team di gestione e innovazione dei prodotti lavorano costantemente su tecnologie all’avanguardia. Questa è la ricetta vincente introdotta da Plantinox e Televic per affrontare il mercato italiano.
Questa partnership va oltre una semplice alleanza commerciale: è una collaborazione mirata a promuovere l’innovazione tecnologica per migliorare l’esperienza del paziente e ottimizzare l’efficienza dei
servizi sanitari. Entrambe le aziende si impegnano a fornire soluzioni personalizzate per le specifiche esigenze di ospedali, cliniche e strutture sanitarie come RSA, con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’assistenza e ridurre i costi operativi.
Una delle chiavi di questa partnership è l’integrazione di tecnologie avanzate nei dispositivi e negli impianti installati da Plantinox, che consente una gestione più efficiente dei dati e una comunicazione più rapida e accurata tra i professionisti sanitari e i pazienti. I sistemi di Televic Healthcare, rinomati per la loro affidabilità e facilità d’uso, si integrano in modo ottimale con le soluzioni di Plantinox, creando un ecosistema sanitario completo e interconnesso.
L’obiettivo principale di questa alleanza è migliorare l’esperienza del paziente, riducendo i tempi di attesa, potenziando la comunicazione e garantendo un ambiente sicuro e confortevole. Inoltre, l’efficienza operativa sarà potenziata attraverso una migliore gestione delle risorse e una maggiore precisione nella raccolta e nell’analisi dei dati sanitari. Nel contesto attuale, caratterizzato da sfide senza precedenti nel settore sanitario, sono necessarie soluzioni innovative e collaborazioni strategiche. L’alleanza tra Plantinox e Televic Healthcare sottolinea l’impegno delle due aziende nel rispondere a queste sfide e nel creare un futuro più sicuro e sostenibile per la sanità.
In conclusione, l’incontro tra Plantinox e Televic a ExpoSanità rappresenta un passo avanti nel panorama della sanità, combinando competenze e risorse per offrire soluzioni all’avanguardia. Attendiamo con interesse lo sviluppo di questa partnership nel plasmare il futuro della sanità, guidando l’innovazione e migliorando l’assistenza sanitaria a livello globale. In effetti, nuovi progetti oltreoceano sono già nella pipeline delle due compagnie.
STUTTURE MODULARI PREFABBRICATE IN ACCIAIO
Progettare e costruire una struttura sanitaria è complesso, ma è molto più semplice farlo con strutture modulari prefabbricate in acciaio. Il settore sanitario si trova ad affrontare una grande sfida, ma si possono incorporare strategie nell’ambiente costruito modulare e riconfigurabile in grado di creare risultati migliori, per i pazienti e condizioni più sicure per gli operatori.
L’ invecchiamento della popolazione, la carenza di personale, i progressi tecnologici la resistenza del personale all’innovazione, il Covid-19, hanno evidenziato gravi carenze e accelerato la necessità di innovazione nella costruzione dell’ospedale del futuro.
Dal momento in cui il paziente effettua il check-in ed entra in ospedale, fino al suo ingresso in sala operatoria, l’obiettivo è che, tutti i punti di coinvolgimento si combinino e creino un’esperienza confortevole, c’è molto da considerare quando si progetta spazi ospedalieri che contribuiscono all’esperienza del paziente, come la facilità di orientarsi, le dimensioni degli ambienti, la posizione degli infermieri ecc.
I sistemi sanitari dovranno anche considerare le esigenze della popolazione che invecchia, lo spostamento verso cure basate sulla prevenzione. L’Italia è il Paese dell’Unione europea con il più alto numero di anziani, l’età media è di 48,4 anni.
Una delle sfide più critiche che il settore si trova ad affrontare è la forza lavoro. Elementi di progettazione che possono ridurre lo stress aiuterebbero a trattenere il personale.
Poiché tra l’8% e il 38% degli operatori sanitari (come rileva l’OMS) subisce violenza fisica a un certo punto della propria carriera, le strategie di sicurezza possono essere integrate nella progettazione di nuove strutture e una volta ottimizzate rese ripetitive, come standard. alcuni esempi: posizionamento delle scale, illuminazione, percorsi di circolazione, telecamere, pulsanti antipanico ecc.
Di sicuro la necessità di predisporre ospedali per un afflusso di massa di pazienti. Ciò include componenti di progettazione modulari per consentire flessibilità nell’ampliare, o isolare, semplicemente rimuo-
vendo o aggiungendo pareti divisorie. La sfida è bilanciare la potenziale necessità di strutture in uso ma pronte per l’emergenza.
I costi e la pianificazione hanno un impatto importante sul processo decisionale, il problema delle lungaggini costruttive, insieme ad un’inflazione senza precedenti, l’aumento dei costi di costruzione, la carenza di materiali e forza lavoro, fanno sì che le previsioni siano sempre disattese, con estremo incremento di costi e dei tempi messi a budget in fase iniziale.
Di seguito è riportato un elenco delle caratteristiche progettuali implementabili con facilità con l’uso di strutture prefabbricate modulari in acciaio:
█ velocità di installazione e flessibilità di configurazione;
█ spazi in loco per il personale al bisogno da adibire anche ad altro;
█ costruzione modulare ripetitiva, quindi con caratteristiche e costi controllabili;
█ ingresso/uscita separati per dirigere il flusso del paziente aree di raccolta pazienti in caso di disastro facilmente riconfigurabili in disaster area;
█ segnaletica di orientamento facilmente implementabile;
█ edifici realizzati con pareti ventilate ed estetiche che si adattano al contesto paesaggistico, ma, anche alle necessità degli occupanti;
█ aree di sollievo per il personale riconfigurabili anche per altri impieghi.
Emergency Solutions è specializzata nella realizzazione di ospedali mobili o ospedali prefabbricati, progettati per rispondere prontamente alle esigenze di salute in scenari in rapida evoluzione. L’azienda si occupa di progettazione, produzione e installazione di strutture modulari in container e shelter con ambienti classificati, come sale operatorie o terapie intensive, che assicurano un comfort immediato in tempi rapidi.
Per informazioni: www.emergencysolutions.it
SISTEMA DI CHIAMATA INFERMIERISTICA INTELLIGENTE
L’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) è uno dei maggiori centri oncologici europei, riconosciuto a livello internazionale per la qualità delle sue prestazioni cliniche e la sua capacità innovativa. La struttura si trova a Milano, inaugurato nel 1994, offre ai suoi pazienti oltre 400 posti letto, 21 sale operatorie e 15 apparecchiature di radioterapia di ultima generazione, oltre a una struttura Proton Center, inaugurata nel Dicembre 2023. Ogni anno lo IEO effettua circa 15.000 ricoveri, 50.000 visite ambulatoriali e 9.000 interventi chirurgici, è inoltre un polo di eccellenza per la formazione e la ricerca. Lo IEO ha come obiettivo quello di trasferire i risultati della ricerca di base in nuove terapie personalizzate per i pazienti, secondo il paradigma della medicina di precisione. Il grande e costante afflusso di pubblico presso la struttura ha reso necessario negli anni un sistema efficiente e affidabile in grado di rispondere alle necessità del personale e degli ospiti della struttura, in termini di comunicazione e di servizio. L’obbiettivo è quello di essere vicini al paziente in qualsiasi condizione. Irbema, da oltre trent’anni specializzata in soluzioni e servizi nel mercato dell’ICT, è stata capace di rispondere alle esigenze del cliente grazie alla chiamata infermieristica Ascom. La chiamata infermieristica è composta da: moduli a muro, chiamata da letto con pulsante, tiranti posizionati nei bagni e un servizio avanzato per rispondere alla fonia per reindirizzare la chiamata di emergenza ai terminali cordless in dotazione al personale sanitario.
Il segnale di chiamata infermieristica, azionabile dal pulsante sul telecomando al letto dotato di microfono, o dai tiranti installati nei bagni, viene trasmesso su dispositivi cordless Ascom che permettono al personale sanitario di visualizzare sul display la provenienza esatta dell’al-
larme e, con la semplice risposta della chiamata possono comunicare direttamente con il paziente grazie a casse integrate sul testa letto. Unitamente a quest’azione, l’allarme è ripetuto su lampade di segnalazione nei corridoi, in modo da essere riconosciuti visivamente e velocemente.
L’intera gestione del sistema di chiamata infermieristica è in IP e questo rappresenta un notevole vantaggio rispetto agli impianti tradizionali o più vecchi. Il sistema si integra con le lampade di emergenza, i monitor informativi, le console al banco infermieristico e i software ospedalieri. Possono essere inoltre estratti report di efficienza nella risposta alla chiamata paziente.
L’attenzione dello IEO è rivolta non solo ai suoi pazienti, ma anche ai dipendenti della struttura, garantendo loro la massima sicurezza possibile sul posto di lavoro, soprattutto per il lavoratore isolato. Sono stati forniti dispositivi cordless (modello D63) che possono rilevare, con, la funzionalità “Uomo a Terra”, la caduta o l’immobilità del dipendente, scatenando un allarme presso la portineria sempre presidiata, con l’esatta posizione dove è accaduto l’evento.
La scelta dello IEO, che considera mandatoria la continuità del servizio e all’alta affidabilità dei sistemi, è stata quella di implementare l’intera soluzione su virtual appliance ridondate, permettendo la massima efficienza di trasmissione degli allarmi e diminuendo sensibilmente il rischio di errori nella trasmissione.
La sinergia tra apparati Ascom e l’esperienza di Irbema nel mondo della sanità hanno permesso di dotare lo IEO di dispositivi di facile utilizzo e resistenti nel tempo.
Per informazioni: www.irbema.com
ARREDI PER AMBIENTI SANITARI “DIFFICILI”
Fondata nel 1975 a Londra, Pineapple è oggi un’azienda globale con uffici nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Francia e in Germania e partner di distribuzione in molti altri paesi. Con il suo team interno di progettazione fatto di designers con decenni di esperienza e avvalendosi del supporto di scienziati esperti di salute mentale, Pineapple progetta mobili per ambienti sanitari difficili, concentrandosi sulle peculiari esigenze dei propri clienti e pazienti. Progettati per unità di salute mentale, carceri e altri spazi in cui la sicurezza e la qualità costruttiva sono fondamentali, gli arredi Pineapple sono moderni, sicuri, robusti e specificamente adatti allo scopo e combinano le caratteristiche di sicurezza con un’estetica calda e accogliente, progettata per aiutare a de-istituzionalizzare gli ambienti di disagio comportamentale e di salute mentale.
La gamma Ryno
Nel 2013, Pineapple è diventato il primo produttore del Regno Unito a sviluppare arredi realizzati con la tecnologia di lavorazione dello stampaggio rotazionale (“rotomoulding”), progettati specificamente per ambienti ad alto rischio. I prodotti così realizzati costituiscono la gamma denominata “Ryno”. Questi arredi altamente sicuri, resistenti, duraturi e impermeabili al 100% godono di una garanzia a vita contro i difetti di fabbricazione. Pineapple ha continuato a lavorare con questa tecnologia e la gamma Ryno si è ampliata per includere ulteriori arredi: tavoli, sedie, divani, panche, scrivanie e arredi per la camera da letto. In ambienti in cui i pazienti rappresentano un rischio per sé stessi, il design degli arredi può aiutare a proteggerli. Spigoli vivi, bordi piatti e forme con angoli interni stretti possono essere sfruttati per legarsi. Tutti i prodotti della gamma Ryno, sono stati accuratamente progettati per ridurre al minimo questi rischi, realizzati con forme morbide, bordi arrotondati e bracci leggermente inclinati per far scivolare via una legatura piuttosto che trattenerla.
Un’opzione più ecologica
In linea con ambiziosi obiettivi di sostenibilità, Pineapple ha recentemente introdotto il processo di stampaggio a doppia iniezione, utilizzando quindi nella fabbricazione del prodotto, oltre al polimero tradizionale il 40% di materiale riciclato. La sedia a dondolo “Rocker” è il primo prodotto della gamma Ryno ad essere progettato con questo sistema. E molti altri seguiranno presto.
Nei suoi continui sforzi per preservare l’ambiente, Pineapple ha anche recentemente lanciato la versione più ecologica dei prodotti Ryno: “OceanGreen”. Questa gamma, riconoscibile per il suo colore verde intenso, è composta per il 50% da materiale riciclato, derivato da reti ed altre attrezzature da pesca in disuso.
Per informazioni: Valeria Notari, Business Development Consultant, valeria.notari@pineapplecontracts.com
INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ
NEL SETTORE SANITARIO
Exposanità 2024 si conferma un punto di riferimento internazionale per i professionisti e le aziende del settore sanitario, riuniti per discutere le ultime tendenze, innovazioni e sfide. Durante il tavolo di confronto “Tecnologia e sostenibilità: binomio vincente per la sanità del futuro”, Gianni Landolfa, Healthcare Segment Manager di Schneider Electric, ha evidenziato come le soluzioni tecnologiche siano in grado di trasformare il settore sanitario e ha presentato l’ambizioso intervento di riqualificazione energetica ed impiantistica che ha portato all’accorpamento sotto un unico sistema di monitoraggio e controllo dei 13 presidi ospedalieri dell’Azienda USL Toscana Nord-Ovest.
L’iniziativa, che ha preso il via nel 2016 con l’Ospedale Versilia, ha portato ad una considerevole riduzione delle emissioni di CO2 e alla proficua lettura dei dati restituiti dai 15.000 punti di rilevazione della struttura, assicurando la capacità futura di integrare all’interno di un unico sistema un totale di 21 edifici dislocati in tutta la Toscana. L’ing. Alessandro Bertagnini, Energy Manager dell’Azienda USL Toscana Nord-Ovest, ha condiviso in questa occasione i risultati impressionanti di questa collaborazione: una riduzione della carbon footprint del 41%.
Un risultato che sottolinea come le soluzioni implementate abbiano migliorato l’efficienza economica e ridotto l’impatto ambientale, contribuendo così a una gestione più sostenibile delle risorse sanitarie. EcoStruxure Building Operation è stata la soluzione implementata nei 13 ospedali, una piattaforma flessibile e scalabile che ha facilitato l’integrazione di sistemi diversificati. All’interno del sistema di supervisione sono stati inclusi contabilizzatori e misuratori energetici, essenziali per un monitoraggio accurato e continuo dei consumi energetici degli impianti. Mentre il software avanzato consente di effettuare analisi dettagliate sull’efficienza operativa dei sistemi tecnologici, analizzando ogni sito, area e reparto. I dati raccolti sono essenziali e vengono sintetizzati in cruscotti intuitivi che facilitano la consolidazione, visualizzazione e comparazione delle informazioni da parte degli Energy Manager. EcoStruxure Building Operation consente la creazione di KPI su misura, calibrati sulle specifiche tecnologie e condizioni di ogni struttura. L’avanzato sistema di telecontrollo fornisce indicazioni chiare su quando e dove intervenire, stabilendo obiettivi operativi precisi per i tecnici di manutenzione.
Questo approccio, conforme a rigidi standard internazionali, dimostra come le innovazioni tecnologiche possano integrarsi efficacemente con pratiche sostenibili, portando benefici che vanno
ben oltre il risparmio economico, evidenziando l’importanza degli investimenti mirati in efficienza energetica per il futuro sostenibile del settore sanitario.
Per informazioni: www.se.com
PIATTAFORMA DI COMUNICAZIONE SANITARIA
Affidabilità, competenza tecnica ai massimi livelli, know-how specializzato: questo è Schrack Seconet. L’azienda austriaca high tech realizza prodotti e soluzioni eccellenti e per coadiuvare il personale sanitario e garantire sicurezza e affidabilità agli ospiti delle strutture sanitarie ha realizzato il sistema Visocall IP. Quest’ultimo rappresenta lo stato dell’arte dei sistemi di comunicazione ospedaliera. Una piattaforma tecnologica unica per la comunicazione, l’organizzazione e l’assistenza ospedaliera che garantisce ai pazienti una sicurezza totale e una semplicità d’uso per il personale sanitario, facilmente sanificabile e certificata VDE0834.
Visocall IP rende la degenza più confortevole, agevolando nel contempo il personale infermieristico che avrà un carico di lavoro minore e potrà gestire al meglio i pazienti in modo da assicurare un servizio di cura più efficiente.
La struttura di base di Visocall IP copre tutte le più importanti funzioni necessarie in ambito ospedaliero: sistema di comunicazione e chiamata con controlli ambientali, telefonia IP integrata sul terminale paziente, lettura RFID per tariffazione, gestione presenze e funzionalità sanitarie speciali, intranet e internet per personale e pazienti, predisposizione per radio e videostreaming. La struttura IP del sistema può, inoltre, essere interfacciata con altri sistemi basati su IP. Il paziente potrà quindi effettuare chiamate di emergenza, restare in contatto con il mondo attraverso il telefono VoIP, utilizzare la radio con numerosi canali di musica e informazione e il televisore di stanza, accedere a Internet utilizzando il proprio computer portatile, gestire luci e tapparelle.
Visocall IP utilizza la tecnologia di rete standard, per questo possono essere utilizzate strutture di rete o cavidotti già esistenti. L’architettura di progettazione di Visocall IP è concepita in modo tale che non ci sia un componente che con la sua rottura possa mettere a rischio il funzionamento di tutto il sistema. Per assicurare la massima funzionalità e affidabilità ogni terminale intelligente è dotato di un suo microprocessore e delle istruzioni necessarie per espletare in modo indipendente le sue funzioni. Il sistema è inoltre predisposto per gestire infrastrutture di rete ridondate. Software modulari permettono di assemblare il sistema gradualmente ottimizzando i costi, integrando il sistema in momenti successivi senza interromperne il funzionamento.
La piattaforma di comunicazione sviluppata da Schrack Seconet è stata creata appositamente per l’utilizzo nelle strutture sanitarie e combina tutte le funzioni in un unico sistema centrale. Il suo funzionamento è continuo e garantito, altamente affidabile, ampliabile in
modo flessibile e allo stesso tempo conveniente in termini di costi per l’installazione e il funzionamento.
Per informazioni: www.schrack-seconet.com
PAVIMENTI VINILICI ETEROGENEI
Le nuove collezione di pavimenti vinilici Excellence di Tarkett offrono una soluzione all-in-one (pavimenti, pareti e scale) per architetti e designer che desiderano creare interni unici e armoniosi in edifici ad alto traffico come ospedali e strutture per anziani. Disponibili in una nuova palette colori accuratamente studiata che propone una serie di design effetto legno, cemento, marmo e terrazzo estremamente realistici che possono essere combinati e configurati in un numero infinito di modi.
Una novità è rappresentata anche dall’innovativa tecnologia di stampa digitale con la quale sono stati realizzati decori non ripetitivi fino a 12 mq che ricreano la bellezza autentica dei materiali naturali.
Le nuove collezioni Excellence sono state meticolosamente progettate per resistere all’uso intensivo, dal calpestio al passaggio di attrezzature, letti e sedie a rotelle, senza la necessità di continue riparazioni o ristrutturazioni.
Oltre alla resistenza ai carichi pesanti, le nuove gamme offrono eccellenti proprietà acustiche (fino a 19 dB di riduzione del suono), requisiti fondamentali per le strutture sanitarie e di assistenza agli anziani.
Le collezioni Excellence soddisfano anche le esigenze di design inclusivo, ad esempio per persone affette da autismo o demenza grazie ad una selezione di design approvati DSDC (Dementia Design Accreditated Product).
Queste caratteristiche contribuiscono a rendere gli ambienti più accoglienti donando un senso di calma e benessere per tutto lo staff, i pazienti e i visitatori.
Alle nuove collezioni è stato applicato il trattamento superficiale Tektanium®, un innovativo rivestimento in PU che rende il pavimento più facile da pulire, più igienico e fornisce resistenza contro graffi, abrasioni, macchie ed usura donando altresì profondità di colore ed un effetto extra-matt.
Le nuove collezioni Excellence includono anche la gamma Genius, disponibile sia in versione acustica e compatta, che consente un’installazione in appoggio senza l’utilizzo di collanti. Sostenibile ed efficiente, in quanto consente un completo riciclo anche a fine vita, è la scelta ideale quando si decide di rinnovare una struttura in brevissimo tempo senza rimuovere il pavimento preesistente. Realizzate negli stabilimenti Tarkett con sede in Europa, le collezioni Excellence hanno un contenuto riciclato fino al 29% contribuendo a ridurre la quantità di rifiuti e le emissioni di carbonio per un minore impatto sul pianeta.
I ritagli del prodotto possono essere riciclati e trasformati in nuovi pavimenti grazie al programma di ritiro e riciclo ReStart® di Tarkett. Le nuove collezioni Excellence sono in linea con i requisiti CAM.
Per informazioni: www.tarkett.com
di Antonella Crugliano, Arianna Laurenti, Sara Capizzi
Ufficio Legale e Appalti Dipartimento Tecnico Patrimoniale AUSL di Bologna
Appalti, sentenze e aggiornamenti normativi
DECRETO
MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI 28 FEBBRAIO 2024 PUBBLICATO NELLA GAZZETTA UFFICIALE N. 73 DI MERCOLEDÌ 27 MARZO U.S.
Il Decreto, emanato ai sensi dell’art. 26, comma 6 -quater, del decreto-legge n. 50 del 2022, come modificato, in ultimo, dal comma 304 della legge n. 213 del 2023 (legge di bilancio 2024), disciplina le modalità operative per la presentazione delle istanze da parte delle stazioni appaltanti e delle condizioni di accesso per l’anno 2024 al Fondo adeguamento prezzi ai fini del contrasto degli aumenti eccezionali dei prezzi dei materiali da costruzione, dei carburanti e dei prodotti energetici in materia di appalti pubblici e si applica, in particolare: █ agli appalti pubblici di lavori aggiudicati sulla base di offerte, con termine finale di presentazione entro il 31 dicembre 2021, limitatamente ai Sal emessi dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2024;
█ agli appalti pubblici di lavori aggiudicati sulla base di offerte, con termine finale di presentazione compreso tra il 1° gennaio 2022 e il 30 giugno 2023, che non abbiano accesso al Fondo per l’avvio di opere indifferibili, limitatamente alle lavorazioni eseguite dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2024;
Per l’accesso alle risorse del Fondo, i soggetti interessati dovranno presentare un’istanza telematica, attraverso l’apposita piattaforma dedicata, alla Direzione generale per l’edilizia statale, le politiche abitative, la riqualificazione urbana e gli interventi speciali del MIT, secondo le seguenti finestre temporali:
█ I finestra temporale – dal 1° aprile 2024 al 30 aprile 2024
█ II finestra temporale – dal 1° luglio 2024 al 31 luglio 2024
█ III finestra temporale – dal 1° ottobre 2024 al 31 ottobre 2024
█ IV finestra temporale – dal 1° gennaio 2025 al 31 gennaio 2025
Le richieste compilate nella piattaforma devono essere scaricate, firmate digitalmente dal legale rappresentante (o dal delegato)
della Stazione appaltante ed inviate all’indirizzo PEC adeguamentoprezzi.dgespa@pec.mit.gov.it entro i termini temporali previsti per ogni singola finestra, pena esclusione.
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti esaminerà le istanze sulla base dell’ordine di presentazione delle domande, emettendo i provvedimenti conclusivi al completamento delle relative istruttorie.
PRINCIPI E MASSIME GIURISPRUDENZIALI E/O AMMINISTRATIVE
Oneri di sicurezza aziendali
Tar Lazio, sez.III, 23.04.2024 n.8116.
Il caso trattato riguarda una procedura di gara, soggetta al Codice contratti pubblici dell’anno 2016, per l’affidamento della fornitura e del servizio di riparazione di motocompressori frigoriferi e ricambi.
Un operatore economico dichiarava, nella busta economica, di sostenere costi della sicurezza aziendale per l’esecuzione del servizio in misura pari a zero.
A completamento della fase di verifica dell’anomalia, l’Amministrazione escludeva l’operatore economico per incongruità dell’offerta.
Orbene, la funzione dell’obbligo di separata indicazione degli oneri della sicurezza è quella di consentire alla stazione appaltante di verificare che l’offerta sia congrua e che sia formulata tenendo conto delle inderogabili prescrizioni in materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori; pertanto, una volta che il concorrente abbia dichiarato un importo relativo ai costi di sicurezza, l’unico elemento che consente di condurre alla sua esclusione è l’incongruità dell’offerta formulata, incongruità che può essere attestata esclusivamente sulla base di elementi concreti a conclusione della verifica dell’anomalia dell’offerta.
L’indicazione degli oneri della sicurezza pari a zero (come quella della fattispecie in oggetto) potrebbe essere assimilata ad un’omissione dichiarativa (circostanza che comporta l’esclusione automatica dalla procedura di gara).
In realtà l’omissione è la totale assenza di qualsiasi dichiarazione, mentre, nel caso di dichiarazione degli oneri della sicurezza in misura pari a zero, il concorrente non si sottrae all’obbligo di legge, ma attesta di avere effettuato una valutazione e che l’esito è quello evidenziato.
In siffatta fattispecie l’ente pubblico è tenuto a verificare la correttezza del calcolo adottato dal concorrente al fine di verificare la congruità dell’offerta formulata.
Quindi si passa da un approccio meramente formale (quale quello dell’omissione della dichiarazione che comporta l’esclusione automatica) a un approccio sostanziale (verifica delle valutazioni effettuate dal concorrente per addivenire alla quantificazione degli oneri della sicurezza in misura pari a zero).
Nel caso di specie l’ente pubblico ha ben operato, sottoponendo il concorrente alla verifica dell’offerta anomala, verifica a seguito della quale si è disposta l’esclusione del concorrente per non essere riuscito a comprovare la congruità dell’offerta presentata.
Requisiti di partecipazione ed elementi di valutazione
ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione)- Atto del Presidente 26 luglio 2023 n.1332
L’ANAC interviene sul divieto di commistione tra le caratteristiche oggettive dell’offerta e i requisiti soggettivi dell’impresa concorrente.
La procedura di gara attenzionata riguarda l’affidamento, mediante il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, di un accordo quadro avente ad oggetto la manutenzione reti e servizi del ciclo idrico integrato. Nel caso di specie il disciplinare di gara prevedeva un punteggio massimo di 8 punti per l’esperienza maturata dal concorrente in materia di lavori specialistici eseguiti e relativi a “manutenzione, ordinaria e straordinaria, delle reti idriche e/o fognarie realizzati con buon esito nel triennio 2020-2022 per conto di aziende di gestione del sistema idrico integrato”.
L’ANAC sostiene che il criterio prescelto “non sembra garantire l’apertura del mercato alla concorrenza, atteso che restringe la valutazione dei pregressi lavori specialistici soltanto ai lavori di manutenzione effettuati per conto di aziende di gestione del sistema idrico integrato e non per conto di altri soggetti committenti, con il ragionevole rischio di limitare la possibilità di concorrere alle sole imprese che già stanno eseguendo lavori di manutenzione” per il committente.
Inoltre, anche due degli altri criteri individuati a base della valutazione appaiono non idonei ad evidenziare le caratteristiche
migliorative delle offerte trattandosi di requisiti meramente soggettivi dell’impresa partecipante.
L’introduzione di criteri di valutazione, all’interno di una procedura di gara, relativi a “organizzazione, qualifiche e esperienza del personale effettivamente utilizzato nell’appalto” è possibile ma è soggetta al verificarsi di due condizioni: che il criterio esperienziale sia finalizzato a valorizzare la qualità dell’offerta e che il punteggio assegnato non incida in maniera rilevante sulla determinazione del punteggio complessivo.
Tale aspetto è stato precisato anche dalle Linee Guida n. 2, secondo cui “nella valutazione delle offerte possono essere valutati profili di carattere soggettivo introdotti qualora consentano di apprezzare meglio il contenuto e l’affidabilità dell’offerta o di valorizzare caratteristiche dell’offerta ritenute particolarmente meritevoli; in ogni caso, devono riguardare aspetti, quali quelli indicati dal Codice, che incidono in maniera diretta sulla qualità della prestazione. […] Limitato deve essere, di regola, il peso attribuito ai criteri di natura soggettiva o agli elementi premianti, ad esempio non più di 10 punti sul totale, considerato che tali elementi non riguardano tanto il contenuto dell’offerta ma la natura dell’offerente”.
Parimenti, il Consiglio di Stato ha chiarito che “la giurisprudenza amministrativa ha riconosciuto la possibilità di applicare in modo attenuata il tendenziale divieto di commistione tra le caratteristiche oggettive della offerta e i requisiti soggettivi della impresa concorrente, alla duplice condizione a) che taluni aspetti dell’attività dell’impresa possano effettivamente ‘ illuminare’ la qualità della offerta e b) che lo specifico punteggio assegnato, ai fini dell’aggiudicazione, per attività analoghe a quella oggetto dell’appalto, non incida in maniera rilevante sulla determinazione del punteggio complessivo” (Cons. Stato sez. V, 22 ottobre 2018 n. 6026).
Nel caso di specie l’ANAC rileva che dette condizioni non sembrerebbero sussistere, rappresentando (gli elementi attenzionati) un 33% del punteggio tecnico attribuibile all’offerta.
Stabilire nel disciplinare l’attribuzione di un punteggio massimo complessivo pari a 23 punti su 70 ai tre criteri esaminati, secondo l’Autorità, “significa incidere in maniera rilevante sulla determinazione del punteggio complessivo in contrasto, oltre che con il divieto di commistione tra requisiti soggettivi del concorrente e caratteristiche oggettive dell’offerta.
Pertanto, la previsione di tali elementi “appare irragionevole e non rispettosa del principio di libera concorrenza, perché restrittiva della partecipazione nel duplice senso, oggettivo (come astratta possibilità di contendersi il mercato in posizione di parità) e soggettivo (per la creazione di posizione di ingiustificato favore di una ristretta rosa di concorrenti, unici in grado di conseguire il massimo punteggio attribuibile in relazione ai criteri contestati)”.
Perché associarsi al C.N.E.T.O.
Il CNETO è un’associazione culturale che riunisce architetti e ingegneri interessati ai problemi dell’edilizia e della tecnica ospedaliera, tecnici, igienisti, amministratori ed economi di direzioni ospedaliere. Il CNETO ha come obiettivo primario la promozione dell’informazione e della conoscenza nello specifico settore della sanità, settore in continua e rapida evoluzione, che richiede il costante aggiornamento di tutti gli operatori. È proprio con questa finalità che l’Associazione organizza convegni nazionali e internazionali, viaggi di studio presso le strutture all’avanguardia sia italiane che estere, attiva contatti ufficiali con le altre associazioni e le istituzioni più rappresentative, anche straniere. Il CNETO è stato fondato quale Associazione multidisciplinare proprio perché la progettazione ospedaliera e socio-sanitaria esige la sinergia tra le diverse figure professionali coinvolte nella valutazione e risoluzione di tutti gli aspetti che concorrono a definire il progetto. La presenza delle Aziende, in qualità di soci collettivi, permette di stabilire uno stretto legame anche con il mondo della produzione e del mercato, le cui tendenze in atto costituiscono un indispensabile strumento di cultura tecnica.
RICHIESTA DI ADESIONE
Presa visione dell’articolo 4 dello statuto del CNETO il/la sottoscritto/a
Nome e Cognome
chiede di essere iscritto al CNETO in qualità di componente
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Residenza e indirizzo:
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Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera
Versamento con bonifico bancario intestato a CNETO sul C/C Banca Prossima S.P.A., Filiale di Milano IBAN IT51A0335901600100000129131 specificando nella causale: “Quota associativa anno ..., Cognome e Nome (o ragione sociale) associato”.
C.N.E.T.O.
Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera www.cneto.it | e-mail: info@cneto.it
NOTIZIE DAL CNETO
A conclusione delle votazioni del CNETO per il triennio 2022-2024, sono risultati eletti i seguenti consiglieri:
Presidente: Stefano Capolongo
Past President: Maurizio Mauri
Segretario Generale: Marco Gola
Vice Presidenti: Margherita Carabillò e Roberto Righini
Direttore Rivista Progettare per la Sanità: Margherita Carabillò
Tesoriere: Roberto Righini
• GIUNTA ESECUTIVA
Ark.Ing.81 S.r.l. Righini
Bragonzi Gilberto
Carabillò Margherita
Ingaglio Monica
Meoli Federica
Peretti Gabriella
• CONSIGLIO NAZIONALE
Pollo Riccardo
Ravegnani Morosini Roberto
Sibillassociati Sibilla
Taddia Andrea
Tognolo Chiara
Vitali Marco
In rappresentanza dei Soci ordinari
Azzini Susanna
Bettamio Valentina
Bragonzi Gilberto
Brambilla Andrea
Carabillò Margherita
Colombo Luigi
Dubini Nicoletta
Ferrante Tiziana
Gola Marco
Grifa Egisto
Ingaglio Monica
Ladini Lino
Manara Giuseppe
Mauri Maurizio
Meoli Federica
Oddi Baglioni Grifone
Pedrini Daniela
Peretti Gabriella
Pollo Riccardo
Ravegnani Morosini Roberto
Taddia Andrea
Tognolo Chiara
Torricelli Maria Chiara
Vitali Marco
Zingaretti Gabriele
In rappresentanza dei Soci collettivi AIRNOVA
ARK.ING.81 S.r.l.
BININI PARTNERS S.r.l.
CAIREPRO - COOPERATIVA ARCHITETTI E INGEGNERI PROGETTAZIONE
POLITECNICO DI MILANO - Dipartimento ABC PROGER SpA
PROGETTO CMR
SAGICOFIM SpA
SIBILLASSOCIATI
TECNICAER ENGINEERING S.r.l.
ESTRATTO DALLO STATUTO
Art. 1 Denominazione
Il “C.N.E T O - Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera” è una Associazione culturale, apartitica e senza scopo di lucro, nata sotto gli auspici dell’ANIAI L’Associazione è retta dal presente statuto la cui attuazione operativa è demandata, se necessario, ad appositi regolamenti operativi
Art. 2 Sede
La sede legale del C.N.E T O è stabilita in Roma. L’Associazione può aprire sedi operative periferiche
Art.3 Scopo
L’Associazione ha come scopo, a beneficio della collettività: la promozione dello studio dei problemi organizzativi, gestionali e progettuali connessi con l’edilizia socio sanitaria;
di stabilire e mantenere contatti in campo nazionale e internazionale fra esperti italiani e stranieri e altre Associazioni che si interessano ai problemi attinenti allo scopo sociale;
di porre a disposizione e di favorire la diffusione delle conoscenze e del progresso delle arti dello specifico settore anche attraverso l’uso dei propri mezzi e strutture;
la promozione e/o la partecipazione al capitale sociale di società e/o associazioni che abbiano il fine statutario di approfondire, diffondere la cultura tecnico –architettonica, gestionale e organizzativa dell’edilizia socio-sanitaria, anche a scopi didattici ed editoriali la qualificazione e il riconoscimento delle professionalità, svolgendo un ruolo di formazione e di informazione degli operatori
Per il raggiungimento dello scopo sociale il C.N.E T O indice, promuove e organizza convegni, seminari, giornate di studio, viaggi, visite tecniche, pubblicazioni proprie o di terzi e diffonde la rivista organo ufficiale dell’associazione
Art.4 – Ammissione e Soci
Sono ammessi a far parte del C.N.E T O le persone fisiche e giuridiche che, condividendone gli scopi, ne faranno domanda scritta, o tramite il sito ufficiale, alla Giunta Esecutiva e la cui domanda sarà dalla stessa accettata. I soci C.N.E T O. si distinguono in ordinari, studenti, collettivi, sostenitori, onorari
Soci ordinari, le persone fisiche esperte nel campo oggetto dello scopo associativo che ne fanno richiesta e che corrispondono annualmente la quota sociale ordinaria
Soci studenti e neo laureati, gli iscritti a corsi di studio universitari attinenti le materie interessanti lo scopo sociale che ne fanno richiesta e che corrispondono una quota associativa pari al 50% della quota sociale ordinaria. La qualifica di studente decade dopo tre anni dal termine degli studi e comunque entro il 30° anno di età
Soci collettivi, le persone giuridiche, gli Enti pubblici e privati, le Associazioni scientifiche e tecniche che ne fanno richiesta e che operano nel campo oggetto dello scopo associativo e che corrispondono la quota sociale collettiva pari a tre volte l’ordinaria; hanno diritto a tre voti
Soci sostenitori, i soggetti individuati alle lettere precedenti che si impegnano a corrispondere, per almeno cinque anni, una quota sociale annua pari a due volte la quota collettiva; hanno diritto a tre voti
Soci onorari, le personalità che per merito scientifico o professionale o per aver acquisito particolari meriti verso l’associazione vengono nominati tali. La loro nomina è proposta dalla Giunta Esecutiva, approvata dal Consiglio Nazionale e ratificata dall’Assemblea dei soci; i Soci Onorari non pagano la quota associativa e non hanno diritto di voto
Art. 5 Organi del C.N.E T O
Sono: l’Assemblea dei Soci, Il Consiglio Nazionale, Il Presidente, La Giunta esecutiva, Il Collegio dei revisori
Organo uf ficiale del C N E T O Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica ospedaliera
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