01 19 CNETO Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera
Organizzazione, tecnologia, architettura
Percorsi terapeutici: l’architettura va incontro ai pazienti / Nuovi modelli operativi e gestionali per il laboratorio clinico / Ecosistema delle start-up: l’esempio offerto dal Terkko Health Hub di Helsinki / Il sistema informativo come elemento strategico / Pulizia e sanificazione ospedaliera in riferimento all’incidenza di ICA / La protezione sismica degli elementi non strutturali negli ospedali / XV convegno “Il Futuro della Sanità”: le grandi tecnologie nelle strutture sanitarie / I vantaggi e i benefici delle luci LED in ospedale
Il Centro Maggie di Manchester Progetto: Foster + Partners
Clinica Universitaria di Infettologia - Duesseldorf
Clinica Materno-infantile Fuerth
Ospedale Regionale “U. Parini” - Aosta Laboratorio di Analisi
Istituto Neurologico “Carlo Besta” - Milano Blocco Operatorio ISO 5
Centro di Terapia Intensiva Karlsruhe
Mangini Partitions progetta e realizza sistemi di pareti mobili con certificazione antisismica. Soluzioni per l’ambito ospedaliero e sanitario studiate per allestire sale operatorie, laboratori e clean rooms. 60 anni di esperienza e 120 certificazioni sui prodotti a garantire la massima qualità .
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EDITORIALE
Ospedali e sicurezza sismica 01 19 CNETO Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera
Organizzazione, tecnologia, architettura
Percorsi terapeutici: l’architettura va incontro ai pazienti / Nuovi modelli operativi e gestionali per il laboratorio clinico / Ecosistema delle start-up: l’esempio offerto dal Terkko Health Hub di Helsinki / Il sistema informativo come elemento strategico / Pulizia e sanificazione ospedaliera in riferimento all’incidenza di ICA / La protezione sismica degli elementi non strutturali negli ospedali / XV convegno “Il Futuro della Sanità”: le grandi tecnologie nelle strutture sanitarie / I vantaggi e i benefici delle luci LED in ospedale
Il Centro Maggie di Manchester Progetto: Foster + Partners
Il Centro Maggie di Manchester
Dall’Unità d’Italia a oggi, si sono verificati nel nostro Paese circa 40 sismi con effetti disastrosi, a cui vanno sommati gli oltre 170 terremoti con danni minori: un totale di 1560 località gravemente danneggiate e circa 150.000 vittime. In media, un disastro sismico ogni quattro anni in un “Paese fragile”, che deve fare i conti con un patrimonio edilizio costruito, per il 75%, in assenza di normative antisismiche e, in alcuni casi, in assenza di qualsiasi normativa tecnica. È ben noto ai tecnici il ruolo strategico degli edifici ospedalieri, chiamati a garantire le prime operazioni di pronto intervento, assistenza sanitaria e funzione di soccorso alla
popolazione, anche in caso di evento sismico. Il progetto delle nuove strutture sanitarie pone, quindi, sempre maggiore attenzione alle soluzioni tecnologiche applicate a strutture, elementi secondari e impianti, al fine di assicurare piena operatività in caso di maxi-emergenze e contenere il danno sulle persone, oltre a ridurre le conseguenze di carattere economico. Diversi studi hanno dimostrato, infatti, che il costo degli elementi non strutturali in edifici collettivi di grandi dimensioni quali alberghi, uffici e strutture ospedaliere, arriva a coprire più dell’80% del totale. Per quanto attiene l’approccio agli edifici esistenti, la recente normativa tecnica (NTC 2018)
ha introdotto alcune novità che sono state definite da taluni esperti del settore come un vero e proprio “cambiamento di filosofia”: alla richiesta di “sicurezza” si è talvolta sostituita la logica della richiesta di “riduzione del rischio sismico” probabilmente nella consapevolezza che, in presenza di risorse limitate, è impensabile mettere in sicurezza tutto il nostro patrimonio edilizio. Circa il 40% del territorio nazionale (pari a 130.000 kmq) e il 35% dei comuni italiani (pari a 2.000) si trovano in area a elevato rischio sismico ed è per questo che in questo numero abbiamo voluto dedicare ampio spazio a questo argomento. Margherita Carabillò
Organo ufficiale del C.N.E.T.O.: Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera Direttore Responsabile Giorgio Albonetti Direttore Scientifico Margherita Carabillò Coordinamento Editoriale Chiara Scelsi Redazione Fabio Chiavieri redazione@progettareperlasanita.it Comitato scientifico Stefano Capolongo, Margherita Carabillò, Albert de Pineda, Eric de Roodenbeke, Gilles Dussault, Tiziana Ferrante, Giuseppe Manara, Maurizio Mauri, Paolo Pettinelli, Walter Ricciardi, Aymeric Zublena Comitato di redazione Architettura: Cristina Donati Nuove tendenze: Stefano Carera Impiantistica: Simone Cappelletti
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Information Technoloy: Fabrizio Massimo Ferrara Organizzazione e management: Federico Lega Servizi e facility management: Maurizio Pedrini
Hanno collaborato a questo numero: C. Biagetti, C. Bianchino, S. Busetti, R. Camillini, S. Carera, L.Cavazzana, F. Falcini, R. Guccione, F. Lega, G. Magliulo, M. Pedrini, C. Ravaioli, L. Santucci, A. Zenorini. Coordinamento Stampa & Produzione Walter Castiglione (Responsabile rivista) w.castiglione@lswr.it Tel. 02 88184.222 Pubblicità Stefano Busconi (responsabile vendite) dircom@lswr.it - Tel. 02.88184.404 Archivio immagini Shutterstock
Traffico Donatella Tardini (Responsabile) d.tardini@lswr.it Tel. 02 88184.292 Stefania Bruno s.bruno@lswr.it Tel. 02 88184.261 Abbonamenti Tel. 02 88184.233 | Fax 02 56561173 e-mail: abbonamenti@quine.it Costo copia singola: euro 2,50 (Presso l’Editore, fiere, manifestazioni) 2019: abbonamento annuale Italia euro 40,00 abbonamento annuale Europa euro 60,00 Stampa Aziende Grafiche Printing Srl Via Milano 3/5 20068 Peschiera Borromeo (MI) ©2019 Quine Business Publisher Progettare per la sanità - bimestrale Reg. Trib. Milano n. 767 del 09/11/1998 Iscrizione al ROC n. 23531 del 06/05/2013
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Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST - Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica
Progettare per la Sanità
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Sommario di febbraio 6
QUANDO IL PROGETTO ARCHITETTONICO È IN SINTONIA CON IL PERCORSO TERAPEUTICO DEL PAZIENTE Il Centro Maggie di Manchester è un esempio di come si possa ricostruire un ambiente famigliare in cui i pazienti, anche se lontani da casa, possono affrontare il loro percorso terapeutico supportati da un sostegno pratico, psicologico e sociale. Il tutto realizzato in una struttura immersa nel verde di Stefano Carera
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RICONFIGURAZIONI ORGANIZZATIVE, LOGISTICHE E ARCHITETTONICHE DEL LABORATORIO CLINICO
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HELSINKI: TECNOLOGIA E RICERCA MEDICA STIMOLANO LA PROGETTAZIONE DI STRUTTURE INNOVATIVE
La medicina di laboratorio ha da sempre un ruolo centrale nella tutela della salute e deve assicurare a tutti i cittadini l’accesso ai test diagnostici in modo uniforme e secondo i criteri di best practices. Per soddisfare questa necessità si sta diffondendo negli ultimi anni l’adozione di nuovi modelli operativi e gestionali che garantiscano equità e sostenibilità economica di Federico Lega, Claudia Bianchino, Laura Cavazzan
Nella capitale finlandese sono in atto profondi cambiamenti nel sistema sanitario, volti a potenziare l’eccellenza delle cure tramite un’ampia convergenza tra pubblico e privato e lo sviluppo di Health Hub, spazi polifunzionali “incubatori di start-up” di Arturo Zenorini
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IL RUOLO GUIDA DELLA DIREZIONE SANITARIA NELLA INFORMATIZZAZIONE Il sistema informativo non può (più) essere considerato come solo un insieme di tecnologie variamente connesse, ma deve costituire uno strumento strategico per il supporto ai processi e il governo dell’organizzazione sanitaria. Con questo obiettivo, l’AUSL della Romagna ha istituito un comitato interdisciplinare, coordinato dalla Direzione Sanitaria, per definire, validare e seguire i progetti di informatizzazione di Cinzia Ravaioli, Stefano Busetti, Carlo Biagetti, Roberto Camillini, Luigi Santucci, Franco Falcini
Progettare per la Sanità
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PULIZIA NEGLI OSPEDALI: PIÙ OMBRE CHE LUCI
Il problema della pulizia e sanificazione ospedaliera, in riferimento all’incidenza di ICA, va affrontato in maniera ampia, coinvolgendo molti aspetti quali l’edilizia ospedaliera, i percorsi sporco/ pulito, gli accessi. Questo emerge dal colloquio con il dottor Antonio Montanile, direttore medico del Presidio Ospedaliero di Francavilla Fontana – ASL BR di Brindisi
LA PROTEZIONE SISMICA DEGLI ELEMENTI NON STRUTTURALI IN AMBIENTE OSPEDALIERO In questo articolo sono descritte le motivazioni che rendono importante la protezione sismica degli elementi non strutturali, con particolare riferimento all’ambito ospedaliero. Nella prima parte dell’articolo vengono definiti gli elementi non strutturali, mentre nel seguito la necessità di protezione sismica degli stessi viene supportata da esempi osservati nel corso di recenti terremoti e richiamando studi internazionali di Gennaro Magliulo
di Maurizio Pedrini
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SANITÀ 4.0: TRA BENEFICI E SOSTENIBILITÀ
Organizzazione territoriale, tecnologia e infrastrutture necessarie a sviluppare la stessa, al centro della XV edizione de “Il Futuro della Sanità”, evento organizzato da ab medica. Tra i temi cocenti affrontati durante il talk-show, l’introduzione delle grandi tecnologie nelle strutture sanitarie e la Telemedicina di Fabio Chiavieri
RUBRICHE Normativa commentata News aziende
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Le aziende presenti in questo numero Gavazzi Tessuti Tecnici www.gavazzispa.it SagiCofim 3M www.3Mitalia.it Cadolto www.cadolto.com Kybos www.kybosworld.com ab medica www.abmedica.it Forlight www.forlight.com
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II cop.
I BENEFICI DEI LED IN OSPEDALE
Forlight è tra le aziende più giovani associate al CNETO. Costruisce apparecchi e sistemi LED d’illuminazione per ospedali e ambienti asettici e sta crescendo rapidamente grazie tre scelte strategica di fondo: fabbricazione interna, progettazione condivisa con i clienti in logica di Open Innovation, nessun compromesso nella scelta dei materiali di Roberto Guccione
I PROGETTI IN GRANDE FORMATO DELLE ARCHITETTURE DI QUESTO NUMERO
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III cop. IV cop – pag. 48 pag. 1 pag. 2 pag. 38 pag. 42
Progettare per la Sanità
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NUOVE TENDENZE
di Stefano Carera
Quando il progetto architettonico è in sintonia con il percorso terapeutico del paziente Il Centro Maggie di Manchester è un esempio di come si possa ricostruire un ambiente famigliare in cui i pazienti, anche se lontani da casa, possono affrontare il loro percorso terapeutico supportati da un sostegno pratico, psicologico e sociale. Il tutto realizzato in una struttura immersa nel verde
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NUOVE TENDENZE
DATI GENERALI Committente Maggie’s Avvio dei lavori 2015 Fine lavori 2017 Superficie fondiaria 1.922 m² Superficie costruita 930 m² Numero di piani 1 + mezzanino Altezza edificio 6,15 m Lunghezza edificio 52,65m Larghezza edificio 19,25 m Materiali Travi e pilastri in legno lamellare impiallacciato; manto di copertura in lastre di bronzo; serramenti in alluminio Architetti Foster + Partners Design Team Norman Foster David Nelson Spencer de Grey Stefan Behling Darron Haylock Diego Alejandro Teixeira Seisedos Xavier De Kestelier Mike Holland Richard Maddock Daniel Piker Elisa Honkanen Progetto strutturale Foster + Partners Roger Ridsdill Smith Andrea Soligon Karl Micallef Mateusz Bloch Progettazione ambientale Foster + Partners Piers Heath Evangelos Giouvanos Nathan Millar Progetto di prevenzione incendi Foster + Partners Thouria Istephan Michael Woodrow Landscape Dan Pearson Studio Consulente illuminostecnico Cundall General contractor Sir Robert McAlpine
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NUOVE TENDENZE
Aree comuni conviviali
Struttura lignea della copertura con i lucernari triangolari
Situati in tutta la Gran Bretagna e in alcuni altri paesi dell’Unione Europea, i Centri Maggie hanno lo scopo di aiutare le persone che sono state colpite dal cancro. Sono tutti ubicati nei pressi degli ospedali esistenti, ma sono separati da essi. Non sono da intendersi come una sostituzione dei centri di terapia convenzionale del cancro, ma come degli ambienti di cura in grado di accogliere i pazienti lontano dalla propria casa, un luogo domestico in cui le persone possono trovare supporto psicologico ed emotivo, anche svolgendo attività pratica immerse nella natura, prendendosi cura del proprio corpo in equilibrio con l’ambiente circostante. Il Centro Maggie di Manchester, progettato da Foster + Partners con tutte le attrezzature fisse e alcuni elementi mobili su misura concepiti direttamente da Norman Foster con Mike Holland, è un virtuoso tentativo di offrire gratuitamente un sostegno pratico, morale e sociale per i pazienti oncologici nel Regno Unito. Ispirato dall’approccio di Maggie Keswick Jencks, per cui anche l’architet-
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NUOVE TENDENZE
tura opera una grande influenza sul percorso terapeutico e morale del paziente, il progetto del centro medico di Manchester vuole dar vita a un ambiente immerso in un giardino, che si intravvede già a partire dal viale alberato del centro oncologico adiacente. L’edificio si trova in un’area soleggiata dai caratteri fortemente naturalistici e si sviluppa su un solo piano, così da mantenere un basso profilo della volumetria, in armonia con il quartiere residenziale di Manchester in cui si trova. Il tetto è una struttura caratterizzata da lucernari triangolari e tralicci in legno leggero che servono a separare i diversi ambienti interni, che gradualmente si fondono con i giardini circostanti. Gli spazi sono molteplici e variegati: da nicchie private a una biblioteca, da palestre a sale per il tè. Il cuore dell’edificio è la cucina, progettata attorno a un grande tavolo comune. Gli uffici di supporto sono posizionati su un piano rialzato collocato nella zona centrale, sopra a un’ampia colonna, con servizi igienici e spazi di stoccaggio sottostanti, mantenendo i collegamenti visivi all’interno dell’edificio verso il paesaggio esterno naturale. L’effetto “ospedale” è stato severamente vietato, eliminando i corridoi e la segnaletica istituzionale, e sottolineando la famigliarità dello spazio. L’effetto domestico è stato ottenuto anche utilizzando materiali naturali e caldi come il legno, lasciando tutti gli elementi strutturali completamente a vista. Inoltre, al fine di incrementare la qualità dello spazio interno a favore degli utenti, il progetto si focalizza sulle aperture vetrate, sulla luce naturale e sull’interazione con il verde. La planimetria è costellata da cortili panoramici e il prospetto occidentale si affaccia su un’ampia veranda, riparata dalla pioggia grazie alla profonda sporgenza del tetto. Il giardino, disegnato da Dan Pearson Studio, è accessibile da una serie di
La serra esterna immersa nel giardino pertinenziale
Gli uffici collocati all’interno del piano mezzanino
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porte scorrevoli e ogni sala interna comunica con una veranda privata. La facciata sud dell’edificio dialoga in maniera diretta con una serra, celebrando così la luce e la natura, fornendo un rifugio con nicchie, spazi raccolti e luoghi dove i pazienti possono godere degli effetti terapeutici della vita all’aria aperta, dedicandosi anche al giardinaggio. È uno spazio per coltivare fiori e altri prodotti che possono essere usati all’interno del centro dando così ai pazienti anche un senso di scopo in un momento in cui possono sentirsi più vulnerabili. L’elemento costruttivo che caratterizza maggiormente il linguaggio architettonico dell’edificio e gli spazi interni è la struttura lignea, sia orizzontale che verticale, lasciata rigorosamente a vista in tutte le sue parti. La copertura è realizzata con tralicci alleggeriti in legno
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NUOVE TENDENZE
Aree relax immerse nel verde
Particolare costruttivo del nodo triangolare in LVL in cui convergono le travi lignee
lamellare impiallacciato (LVL) ciascuno composto da un insieme di elementi diagonalmente contrapposti a doppia anima che disegnano lo scheletro dell’edificio come una delicata filigrana. Una serie di travi principali LVL sono disposte in senso trasversale e salgono nella parte centrale dell’edificio; in prossimità del colmo, i vari infra-spazi generati dal disegno degli elementi rettilinei sono chiusi da lucernari triangolari, realizzati con profili di alluminio smaltati e tripli vetri selettivi. Il punto di incontro in cui convergono due travi della copertura è risolto con un elegante nodo triangolare anch’esso di LVL; questo aggrega le travi anche con la colonna lignea sottostante alta 310 cm, e le unisce altresì con un ulteriore elemento orizzontale, anch’esso a traliccio di LVL, che si estende verso l’esterno a supporto del manto di copertura lievemente inclinato, sostenuto alla sua estremità da un’esile colonna d’acciaio. Il nodo, oltre ad assolvere alle esigenze di natura strutturali fornendo la rigidità necessaria per resistere alle forze che si distribuiscono all’interno la struttura, costituisce anche un elemento fortemente caratterizzante il linguaggio architettonico diventando l’estremo
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NUOVE TENDENZE
Planimetria complessiva dell intervento | (pag. 52)
della cornice unitaria che disegna ogni singolo telaio strutturale presente all’interno del volume costruito. Tutte le travi sono rastremate alle estremità enfatizzando così le dimensioni dello spazio interno e assecondando la distribuzione delle forze che agiscono su di esse: qualsiasi parte superflua dal punto di vista strutturale e costruttivo è stata rimossa a seguito della verifica dei carichi orizzontali generati dal vento e da quelli verticali comprensivi del carico neve. Il tetto a sbalzo è supportato dalla colonna metallica collocata in prossimità del filo di facciata e ha una profondità massima pari a 7,5 metri. Anche in questo punto le travi che supportano la copertura si rastremano all’estremità, nel punto in cui le forze di flessione si riducono, esaltando così il senso di leggerezza della struttura. «Studiando il processo siamo stati in grado di massimizzare le opportunità per perfezionarlo» spiega l’architetto del progetto Darron Haylock. Per esempio, sebbene tutti gli strati LVL che costituiscono una singola trave seguano un profilo perimetrale coerente, due strati interni sono stati appositamente tagliati per creare i due gruppi di flange diagonali; tutti gli strati sono
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stati quindi tassellati e incollati insieme per formare la trave finale. Allo stesso modo, gli strati LVL delle colonne reticolari e delle travi a sbalzo sono stati estesi alle estremità per creare il nodo triangolare; infatti durante la costruzione, una parte della colonna verticale è stata realizzata con un perno collocato tra i componenti delle travi a sbalzo creando un incastro a tutti gli effetti ed incrementando così la resistenza complessiva del nodo. Tali affinamenti costruttivi hanno permesso di nascondere tutti i fissaggi metallici lasciando a vista solo il legno dando l’impressione di una struttura totalmente incastrata; è presente infine un ulteriore irrigidimento, anch’esso mascherato, realizzato mediante una cinghia metallica a forma di Y che collega nella parte superiore ogni trave a sbalzo con le travi centrali diagonali del tetto.
L’autore STEFANO CARERA Architetto, Project Manager presso Tecnicaer Engineering
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ORGANIZZAZIONE
di Federico Lega, Claudia Bianchino, Laura Cavazzana
Riconfigurazioni organizzative, logistiche e architettoniche del laboratorio clinico La medicina di laboratorio ha da sempre un ruolo centrale nella tutela della salute e deve assicurare a tutti i cittadini l’accesso ai test diagnostici in modo uniforme e secondo i criteri di best practices. Per soddisfare questa necessità si sta diffondendo negli ultimi anni l’adozione di nuovi modelli operativi e gestionali che garantiscano equità e sostenibilità economica I modelli operativi e gestionali a cui si guarda oggi con attenzione crescente risultano essere il modello di rete hub&spoke e il core lab quale configurazione interna del laboratorio. Il modello hub&spoke è caratterizzato da un grandissimo laboratorio centrale (hub), totalmente automatizzato, al quale si appoggiano una serie di laboratori più piccoli (spoke), incardinati nel contesto ospedaliero. Il core lab è un modello di laboratorio in cui, grazie all’integrazione delle automazioni, è possibile concentrare le attività, precedentemente gestite in diverse aree più o meno indipendenti fra loro, in un’unica unità polispecialistica. Il modello consente così di lavorare con TAT (turning around time, ovvero, il tempo che intercorre tra il momento del prelievo e l’acquisizione del risultato da parte del richiedente) corti, di circa due ore, rendendo possibile la gestione di routine e urgenze con i medesimi macchinari. Specifiche attività a elevata specializzazione possono essere comunque concentrate in laboratori autonomi rispetto al core lab. In tal modo si creano le
condizioni adeguate per uno sviluppo della ricerca e della formazione diffuso accanto all’attività analitica, senza snaturare il modello di fondo e far lievitare i costi. La progettazione architettonica del laboratorio del futuro non potrà quindi non tenere conto di queste direttrici di cambiamento, sia in ragione degli spazi necessari per la parte operativa, sia per gli spazi ulteriori per l’attività di ricerca e formazione propedeutici all’emergere più forte della figura del professionista di laboratorio che si dedica in modo sistematico a un’attività di governo clinico. A livello nazionale vi sono situazioni da tempo avviate in cui questi modelli di razionalizzazione coesistono in maniera fattiva, come il caso del laboratorio di Pievesestina nell’Area Vasta Romagna inaugurato il 31 marzo 2009. Il modello (fig. 1) si compone di un hub centrale situato presso Pievesestina, otto spokes rappresentati dai presidi ospedalieri (Ravenna, Faenza, Lugo, Rimini, Riccione, Cesena, Forlì e Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori) con oltre 400 punti di
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ORGANIZZAZIONE
ROMAGNA: L’ATTUALE RETE DEI LABORATORI AUSL
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LABORATORI PRESENTI
RAVENNA
LABORATORIO RISPOSTA RAPIDA
LUGO
LABORATORIO RISPOSTA RAPIDA
ESAMI ESEGUITI
7 18.000.000
OPERATORI IMPIEGATI
312
CARICO MEDIO GIORNALIERO IN AREA VASTA 93 Punti prelievo per
AUSL RAVENNA 41 PUNTI PRELIEVO
4.500 Pazienti esterni
Circa 400 punti di accesso per
1.500 Pazienti interni
7 Presidi ospedalieri
FAENZA
LABORATORIO RISPOSTA RAPIDA
PIEVESESTINA Lab. Centrale della Romagna
FORLÌ
LABORATORIO RISPOSTA RAPIDA
AUSL FORLÌ
CESENA
21 PUNTI PRELIEVO
LABORATORIO RISPOSTA RAPIDA
RIMINI
LABORATORIO RISPOSTA RAPIDA
RICCIONE
LABORATORIO RISPOSTA RAPIDA
AUSL CESENA 8 PUNTI PRELIEVO
AUSL RIMINI 23 PUNTI PRELIEVO
Fig. 1: La rete dei laboratori della AUSL della Romagna
accettazione e raccolta per pazienti ricoverati, a cui si aggiungono un centinaio di punti prelievo distribuiti su tutto il territorio romagnolo. I laboratori spoke sono attivi h 24, in quanto gestiscono l’esecuzione degli esami urgenti oltre a un pannello limitato di esami in linea veloce per i pazienti ricoverati. La strumentazione presente negli spoke è uguale a quella presente nel laboratorio hub, ciò che varia è il numero di strumenti e il loro assemblaggio, in modo da agevolare e semplificare i processi. Per uniformare il più possibile le attività, infatti, tutti i laboratori sono coordinati dal Programma di Patologia Clinica dell’Area Vasta Romagna. Una responsabilità organizzativa trasversale a tutta la rete dei
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laboratori con lo scopo specifico di armonizzare processi operativi e percorsi clinici. La scelta della località di Pievesestina si è basata sulla sua posizione centrale rispetto al territorio e strategica rispetto alle vie di comunicazione e sulla disponibilità degli spazi necessari per la sua piena operatività. Il laboratorio si estende su una superficie di circa 10.000 metri quadri; al primo piano della struttura si trova il core lab di patologia clinica, stazione laboratoristica informatizzata in cui si realizza in tempo reale una completa integrazione e automazione dei processi preanalitici su tutti i campioni in arrivo. Accanto al core lab ope-
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ORGANIZZAZIONE
rano poi i settori dedicati all’alta specializzazione: microbiologia e genetica medica, officina trasfusionale e cell factory. A questi si affianca il magazzino unico informatizzato (inaugurato nel 2016), che rappresenta lo strumento centrale della riorganizzazione logistica dei prodotti farmaceutici ed economali; questo porta a una riduzione dei costi di struttura e di immobilizzo dei prodotti, unite a una razionalizzazione delle scorte e alla notevole riduzione del materiale scaduto, grazie al sistema che consente la tracciabilità totale dei farmaci e dei dispositivi. Il laboratorio prevede anche un settore R&D dove gli specialisti applicano le scoperte della ricerca biomedica al processo diagnostico. Le 3 colonne portanti di questo modello sono rappresentate da: sistema informatico (LIS), sistema dei trasporti e pianificazione del processo e dei flussi operativi nei laboratori hub&spoke. Il sistema informatico si compone di un database unico per tutti i laboratori e si interfaccia con tutti gli order entry di UO e, tramite l’applicativo regionale, con i database in dotazione ai MMG e PLS. Il sistema di trasporto garantisce il monitoraggio della durata e delle temperature di trasporto dei campioni (ogni contenitore è dotato di un registratore elettronico di temperatura), la tracciabilità di tutti i contenitori e il rispetto delle normative. Nell’area si effettuano circa 45 tratte al giorno per consegnare quotidianamente all’hub una media di 14.000 contenitori, sui quali vengono eseguite circa 50.000 analisi. La pianificazione del processo e dei flussi operativi è mostrata in figura 2. Dopo un check-in di ingresso i campioni intraprendono il
loro percorso all’interno del laboratorio secondo il principio “esame giusto al paziente giusto nel tempo giusto”. I campioni ricevuti nel laboratorio hub sono poi caricati sulle preanalitiche del front end, che hanno una capacità di gestione di 400 campioni l’ora. Le provette vengono trasferite attraverso un nastro trasportatore nel laboratorio e consegnate ai settori in cui devono essere processate. Questo tipo di riorganizzazione del laboratorio offre certamente diversi vantaggi dal punto di vista infrastrutturale. Tuttavia, ha un limite importante proprio nella questione logistica che, se da un lato è un vantaggio, dall’altro allontana i professionisti del laboratorio dal “pavimento” degli ospedali dove dovrebbero poter svolgere il loro ruolo di “governo clinico”. In questa prospettiva, diverse riconfigurazioni di reti di laboratori si sono successivamente sviluppate sul territorio italiano, ma con l’attenzione a tenere il core-lab all’interno dell’ospedale hub. Superando quindi i limiti dell’esperienza di Pieve Sistina e restituendo al laboratorio la piena operatività sul fronte della “clinica”. Come per esempio nel caso della riorganizzazione della rete dei laboratori della ASL di Bologna. O nelle esperienze realizzate in Friuli Venezia Giulia nelle provincia di Udine, e in particolare in quella di Trieste e Gorizia con l’entrata in funzione nel 2015 di un laboratorio unico che unisce a rete i 5 laboratori esistenti: Maggiore, Cattinara, IRCCS Burlo Garofolo, Ospedale di Gorizia, Ospedale di Monfalcone. All’Ospedale Maggiore di Trieste (hub) è in funzione una piattaforma tecnologica ad alta automazione ed elevata produttività, con ottimizzazione delle risorse tecnologiche e professionali ed è qui
Punto Prelievo
REGISTRAZIONE PAZIENTE
INIZIO
PRELIEVO
Laboratorio Unico Centralizzato
ASSOCIAZIONE PROVETTA BARECODE E CODICE COLORE
NO ARRIVO PROVETTA FRONT END LETTURA BARCODE
Urgente?
CARICO PROVETTA SUL RACK
Rack completo?
SI ARRIVO PROVETTA AL LRR
NO
REFERTO
SI
FIRMA-REGISTRAZ. NEL DB
REPARTO REFERTO
FINE
FIRMA-REGISTRAZ. NEL DB
Richiesta MMG/specialista
Laboratorio a Risposta Rapida
SI
NO
INVIO REFERTO AL MMG/SPECIALISTA
FINE Fig. 2: La pianificazione del processo di lavorazione nel laboratorio
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ORGANIZZAZIONE
Tabella 1: Benefici attesi dalla riorganizzazione delle reti di laboratori ridurre i tempi di risposta semplificare le procedure dei prelievi con riduzione del numero delle provette Benefici di processo e per il paziente
assumere uguali valori di riferimento fondamentali per i pazienti presi in carico da più sedi ospedaliere o da professionisti diversi assicurare modalità omogenee di controllo della qualità dei risultati ampliare il pannello dei test garantire equità e accessibilità alle prestazioni: per qualsiasi esigenza clinica il cittadino può presentarsi in ogni punto della rete, ospedaliera e territoriale, ed effettuare il prelievo ricevendo il medesimo servizio possibilità di eseguire in loco analisi ultraspecialistiche prima dirottate al di fuori del territorio, punto di riferimento della patologia clinica
accrescere la professionalità degli operatori per effetto dell’incremento Benefici per il personale e della complessità della casistica trattata operativo sviluppare un elevato know how Benefici economico - finanziari
contenere i costi di esercizio evitando di duplicare le dotazioni tecnologiche e consentendo un miglior utilizzo delle stesse nelle 24 ore programmare l’utilizzo delle economie di scala ottenute per investimenti in tecnologie innovative
che sono concentrati gli esami specialistici e di routine non urgenti, demandando l’urgenza agli altri laboratori della rete. Il Friuli Venezia Giulia si propone, inoltre, di espandere il progetto del “Laboratorio Unico” a tutta l’area regionale. Il Piano della Medicina Di Laboratorio della Regione, a partire anche dalla nuova distribuzione delle strutture adottata con le Delibere di Giunta 2673/2014 e 929/2015, prevede infatti che la presenza delle Strutture di Anatomia patologica, di Genetica medica, di Microbiologia e Virologia e di Patologia clinica sarà limitata ai soli presidi ospedalieri hub di Pordenone, Trieste e Udine, al fine di non frammentare eccessivamente i volumi e di superare al contempo le soglie minime previste dalle norme nazionali. Le attività di Medicina di laboratorio saranno organizzate in un Centro Servizi Laboratori (CSL) che rappresenta sia un servizio intra-ospedaliero sia extra-ospedaliero. I tre CSL regionali (Pordenone, Trieste e Udine) dovranno essere in grande comunicazione e integrazione fra loro, con l’obiettivo di evitare le replicazioni, concentrando per quanto possibile le attività a livello regionale. Le implicazioni positive che derivano dai modelli organizzativi illustrati hanno ripercussioni non solo sul processo, ma anche di tipo economico-finanziario, sul personale e non da ultimo sui pazienti (tabella 1). Fermo restando che qualsiasi scelta di riconfigurazione logistica ed organizzativa deve permettere di riportare la competenza della medicina di laboratorio sul “pavimento” delle aziende sanitarie. Il Laboratorista è un consulente fondamentale per il Clinico, per la Direzione Sanitaria, per i decisori politici nella definizione e organizzazione dei processi clinico-diagnostici, ed è quindi uno strumento fondamentale di clinical governance.
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Rimane quindi importante sottolineare come il ripensamento degli schemi organizzativi del laboratorio si accompagni a nuove esigenze logistico-architettoniche: spazi produttivi, luoghi per riunioni, aule di formazione, una logistica front e back office più integrata. Come per esempio è possibile vedere nella realizzazione del laboratorio dell’azienda ospedaliero universitaria di Udine.
RINGRAZIAMENTI Gli autori ringraziano per i preziosi spunti e materiali, nonché per le lunghe chiacchierate, il dott. Maurizio Ruscio, Direttore del Laboratorio Unico di Trieste e Gorizia, il dott. Francesco Curcio, Direttore del Laboratorio Unico di Udine, e la dott.sa Rita Mancini, direttrice del Laboratorio Unico Metropolitano di Bologna. I loro successi nella riorganizzazione delle rispettive realtà hanno ispirato questo breve articolo e hanno mostrato la strada e fatto scuola nel SSN.
Gli autori FEDERICO LEGA Professore Ordinario presso Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute (SCIBIS), Università degli Studi di Milano CLAUDIA BIANCHINO Ricercatore presso Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute (SCIBIS), Università degli Studi di Milano LAURA CAVAZZANA Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, Università degli Studi di Milano
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ATTUALITÀ
di Arturo Zenorini
Helsinki: tecnologia e ricerca medica stimolano la progettazione di strutture innovative Nella capitale finlandese sono in atto profondi cambiamenti nel sistema sanitario, volti a potenziare l’eccellenza delle cure tramite un’ampia convergenza tra pubblico e privato e lo sviluppo di Health Hub, spazi polifunzionali “incubatori di start-up”
Il Terkko Health Hub, nel distretto ospedaliero di Helsinki e Uusimaa (HUS)
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ATTUALITÀ
voro dalla Nokia, spesso hanno tramutato sussidi e buonuscite in immediati investimenti in nuove start-up. Si è così giunti all’attuale logica dell’ecosistema delle start-up – una realtà che accomuna Helsinki ad altre grandi capitali nordiche come Stoccolma e Copenhagen – dove si riscontra un ambiente ideale per piccole società di ricerca tecnologica d’eccellenza libere di operare in ogni direzione basate su finanziamenti sia pubblici che privati. Molte di queste realtà operano nel settore biomedico e sono attivamente sostenute da “acceleratori” e “incubatori di start-up”, che si identificano in nuovi spazi architettonici: gli Health Hub, visitati nell’ambito di un tour riservato a inviati di sole sei riviste internazionali di settore, tra le quali - unica per l’Italia - “Progettare per la Sanità”.
Terkko Health Hub. Interno. Open space per studenti
LE RAGIONI DI FONDO DI UN CONTINUO RINNOVAMENTO Helsinki è da tempo una città all’avanguardia in molti settori, tra i quali il design e l’architettura (tuttora si respira ovunque il genio di Alvar Aalto), la ricerca biomedica d’eccellenza (con la prestigiosa Università locale), i progressi in ambito tecnologico (qui è di casa un colosso come Nokia), la nota efficienza del sistema sanitario e del welfare. Tutti questi elementi convergono, a partire dal gennaio 2019, in una grande trasformazione voluta a livello governativo, ovvero una forte apertura del sistema sanitario pubblico al finanziamento privato per sostenere una serie di iniziative mirate a potenziare la qualità dell’assistenza e ad accelerare le scoperte biomediche, fondamentalmente indirizzate verso una medicina fortemente personalizzata, ambiziosamente focalizzata a intervenire sul genoma del singolo individuo in un’ottica di salute pubblica. L’approccio è molto pragmatico, come dichiara Juho Väisänen, development manager dello SPARK Finland Program, che «disegnato per aumentare lo sviluppo delle scoperte accademiche e ospedaliere direttamente in soluzioni pratiche nelle scienze della vita e nell’ambito delle tecnologie per la salute». Da notare che un apparente paradosso del grande progresso tecnologico di Helsinki risiede nella grande crisi della Nokia, una delle più grandi industrie di telefonia mobile, che fino al 2012 rappresentava il principale datore di lavoro nell’area, con un picco di 24mila dipendenti raggiunto nel 2000, crollato a 10.600 nel 2013 a seguito della concorrenza degli smartphone statunitensi e giapponesi. Va detto che anche chi ha perso il posto di lavoro è tuttora riconoscente all’azienda, affermando di avere imparato molto in un ambiente che permetteva a tutti di crescere. Ciò ha portato a un alto livello di background tecnologico diffuso nella popolazione. Inoltre, gli ex-dipendenti, responsabilmente sostenuti nel trovare un nuovo la-
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LE TRE FUNZIONI DEL TERKKO HEALTH HUB Nella logica dell’ecosistema delle start-up l’esempio forse più rilevante è offerto dal Terkko Health Hub. Si tratta di «uno spazio per eventi, un’area di co-working e una comunità di start-up incentrata sulla salute e sulle scienze della vita» come spiega Kiira Grönroos, project manager della struttura. «In particolare,
Terkko Health Hub. Interno. Working-place per progettisti. Si noti l'esortazione sulla parete "Make an Impact. Think & Do"
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ATTUALITÀ
L’ACCELERAZIONE DELLO SVILUPPO DELLA MEDICINA COME OBIETTIVO PRIORITARIO
Maria 01 Health Hub. Ingresso esterno. Inalterata la struttura dell'antico ospedale dismesso nel centro di Helsinki
è un unico health hub che riunisce start-up, università, ospedali, biblioteche, “acceleratori” di ricerca e individui che condividono la passione per le scienze della salute e della vita». Situato nel cuore del campus medico di Helsinki, il Terkko Health Hub è edificato accanto e offre l’accesso sia a uno dei più grandi ospedali universitari d’Europa, l’HUS (Hospital District of Helsinki and Uusimaa, la rinomata Facoltà di Medicina dell’Università di Helsinki) sia al nuovo Istituto di Scienze della Vita, denominato HiLIFE. «La struttura offre spazi di lavoro, un ambiente vivace e opportunità per la comunità di prosperare» prosegue Grönroos. In effetti, aggirandosi tra gli open space e le sale riunioni, si nota l’armonia che accomuna giovani ricercatori impegnati silenziosamente ai loro PC oppure seduti su piccoli divani mentre sfogliano riviste o si concedono un breve periodo di relax. È forse questa impressione che rende ragione dell’efficacia di un ambiente stimolante e accogliente, dove la serietà degli obiettivi della struttura ospitante trova nel valore estetico e nella funzionalità del design degli interni l’habitat più naturale per chi deve pensare e progettare. Non a caso “Make an impact. Think & do” è una delle scritte che campeggiano a caratteri cubitali sulle pareti. Nel complesso, riprende Kiira Grönroos, «…il Terkko Health Hub mette a disposizione di chi sviluppa idee innovative una rete di partner internazionali, importanti leader aziendali ed è un punto di incontro per medici e professionisti del settore sanitario, studenti e investitori, rendendo disponibili tutte le competenze e le strutture per far prosperare idee e imprese».
Il Terkko, come detto, è anche un luogo dove portare a conoscenza gli avanzamenti e i progressi già ottenuti e in corso, molto spesso ottenuti in stretta connessione con l’Università di Helsinki ed enti privati e che rientrano in progetti strategici del sistema sanitario. Proprio in questo spazio polifunzionale è consuetudine che si effettuino presentazioni di iniziative che aprono rilevanti prospettive per il progresso della medicina. Alcune di queste meritano di essere citate, anche per comprendere la filosofia secondo cui uno spazio architettonico non sanitario (quale un health hub), divenendo luogo privilegiato per il rapido avanzamento della medicina, influisce direttamente sugli indirizzi dell’architettura ospedaliera e della progettazione degli spazi di ricerca medica, venendo così a costituire un insieme integrato di strutture orientate nella comune direzione della salute pubblica. Una delle più ambiziose iniziative varate è costituita dalla Helsinki Biobank, fondata nel 2015 e con sede nell’HUS. «La premessa – dichiara Anu Loukola, project manager – è che, allo stato attuale delle conoscenze, è assolutamente indispensabile puntare a una vera medicina personalizzata (basti pensare che sono ormai riconosciuti ben cinque diversi tipi di diabete di tipo 2 su base genetica che necessitano di trattamenti diversificati). Per questo motivo l’obiettivo è fornire campioni biologici di alta qualità insieme a dati di registro del nostro ospedale universitario per supportare la ricerca e le innovazioni mediche». Inoltre, con il supporto di FinnGen si sta raccogliendo il patrimonio genetico dell’intera popolazione finlandese, una popolazione unica al mondo in quanto geneticamente isolata (e questo comporta enormi vantaggi nell’interpretazione dei dati). «Al momento è in fase di svolgimento la raccolta dati dell’area più meridionale del Paese (per un totale di quasi 2 milioni di abitanti) ma nel giro di qualche anno si intende completare l’opera con i dati della popolazione totale (5 milioni)» puntualizza Loukola. Di rilievo il fatto che tutte queste informazioni sono a disposizione di qualsiasi studioso accreditato.
Maria 01 Health Hub. Interno. Working-place mimetizzato dietro un ingresso della struttura ospedaliera originale riservato a una sala per le visite mediche
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ATTUALITÀ
IL FORTE IMPULSO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Maria 01 Health Hub. Interno. Area riservata per meeting, incontri e presentazioni
FinnGen, strettamente correlata a Helsinki Biobank, è costituita da un insieme di forze scientifiche pubbliche e private di eccellenza che punta a realizzare i primi veri progetti di medicina personalizzata su ampia scala, intendendo rivoluzionare i campi della prevenzione, della diagnosi e della terapia a livello di salute pubblica. Si basa sulla raccolta incrociata di elementi costituiti da registri di salute e biobanche finlandesi messi in rete, utili a sviluppare innovativi disegni di studio e ricerche pionieristiche, puntando a trattare i pazienti non più sulle loro diagnosi ma sui loro genomi. Di grande interesse, il progetto pilota IHAN (Human-driven data economy). «Ci occupiamo di sviluppare un ecosistema di scambio di informazioni guidato dai cittadini e improntato a un’economia leale, al fine di innalzare gli standard Ue e migliorare le regole e le linee guida per un uso etico dei dati sensibili» dichiara il senior lead Markus Kalliola. Isaacus (un “digital health hub”), infine, è un operatore – in fase di preproduzione – che raccoglie e coordina i dati sul benessere della popolazione finlandese per il loro impiego in ambiti quali la ricerca. Significativa quest’opera perché indicativa dell’intento della sanità finlandese di comprendere i motivi della salute e del benessere nei soggetti sani e non solo quelli della patologia nelle persone malate.
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Helsinki offre un eccellente know-how in IT e c’è un forte sostegno governativo affinché le aziende possano utilizzare l’intelligenza artificiale (IA) e sostenere il settore pubblico nella costruzione di servizi digitali basati sull’IA. Questa forte rete di supporto tecnologico ha potenziato la nascita di molte start-up di questo tipo, molte finalizzate all’ambito medico. A pochi passi dal Terkko Health Hub trova sede la Fimmic Oy, specializzata nello sviluppo di soluzioni di analisi IA delle immagini cloud-based per la patologia digitale. «L’obiettivo è aumentare la velocità e l’accuratezza della diagnostica dei tessuti (per esempio in ambito oncologico o infettivologico) per contribuire a una cura del paziente sempre più rapida e personalizzata» spiega Kaisa Helminen, CEO. Per fare questo Fimmic fa uso di un metodo sviluppato in esclusiva (Aiforia Cloud) che unisce da un lato l’analisi delle immagini per il riconoscimento di pattern patologici basata sul “Deep Learning” (uno sviluppo delle rete neurali artificiali, fondato sui molteplici strati intermedi tra l’input e l’output), dall’altro il cloud computing a elevata performance. Per ora impiegato in ricerca e sviluppo di farmaci in Europa e Nord America, il sistema verrà perfezionato per uso diagnostico. Questo approccio, sottolinea Helminen, «consente un supporto di analisi rapido, accurato e conveniente per patologi e ricercatori medici, sostituendo metodi di analisi lenti, manuali e soggetti a errori». A ulteriore riprova della costante sinergia tra strutture, occorre evidenziare che è in essere un accordo di stretta collaborazione tra Fimmic Oy e Aforia con Helsinki Biobank.
MARIA 01, COME UN ANTICO OSPEDALE RISTRUTTURATO DIVENTA UNO START-UP HUB DI SOLUZIONI DIGITALI IN MEDICINA Lo start-up hub Maria 01 è stato inaugurato nel 2016 in uno storico campus ospedaliero nel centro di Helsinki. A Maria 01, pulsa il cuore della scena tecnologica nordica, principalmente dedicata alle soluzioni digitali nell’assistenza sanitaria. Come nel caso del Terkko, si tratta di un incubatore di start-hub dove queste realtà in fase di sviluppo sono favorite nella ricerca di finanziamenti e di possibili clienti interessati ai loro prodotti. L’ambiente di Maria 01 è caratteristico e originale, sia negli esterni – essendo ricavato da un ospedale dismesso ma di cui conserva le strutture fondamentali e in cui si mimetizza – sia negli interni, ricco di spazi per riunioni, esposizioni, e dotato di servizio bar e mensa, quasi a favorire in ogni modo, anche casuale, l’incontro tra saperi. Anche in questa sede una delle normali attività è la presentazione delle diverse realtà - che qui sono sorrette o hanno trovato luce per poi vivere di vita propria – a possibili finanziatori o clienti.
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ATTUALITÀ
DUE START-UP CHE OPERANO AL TERKKO Uno degli aspetti interessanti degli incubatori di start-up come il Terkko è che non soltanto operano per favorire la nascita e lo sviluppo delle nuove imprese basate su idee innovative, ma spesso le seguono nella loro attività, offrendo loro spazi per continuare a operare. È il caso di Disior e MVision AI, che si occupano di settori diversi ma che hanno in comune lo sfruttamento delle più avanzate tecnologie informatiche per portare rapidamente progressi nell’ambito dell’assistenza sanitaria. Esattamente in linea con la filosofia dello SPARK Finland program cui si è fatto accenno all’inizio. Disior. Si caratterizza per avere sviluppato un nuovo modo di analizzare e modellare fratture ossee e tessuti molli. I proprietari e fondatori dell’azienda includono i migliori talenti dell’ortopedia, della chirurgia maxillo-facciale e della tecnologia di modellazione virtuale. L’azienda offre ai medici un modo completamente nuovo di ottenere informazioni dall’imaging biomedico 3D sia TC sia RM. Il software di
Upgraded Health è un’associazione no-profit fondata nel 2012 che favorisce e coordina 40 start-up in Finlandia dedicate alla salute e al benessere, con un vasto network di cooperazione costituito da fornitori di cure publlici e privati, hub e acceleratori, facilitazioni educazionali. «L’obiettivo principale» spiega la direttrice Sara Härmälä «è assicurarsi che nessuna buona idea non si realizzi per mancanza di consapevolezza da parte degli investitori». Kamu Health «ha sviluppato un sistema di eccellenza per la autocura dei pazienti asmatici avendo messo a punto una app predittiva dell’imminenza delle crisi respiratorie che si basa anche su dati sulla qualità dell’aria esterna» afferma il produttore Seppo Salorinne. Triumf Health, riferisce Riin Tark, engagement officer, «ha sviluppato una serie di videogiochi pensati da un team di esperti per educare, monitorare e supportare i pazienti pediatrici con patologie croniche (diabete, cancro, asma) durante il trattamento, al fine di alleviarne il ‘peso’ mentale e ridare loro un fisiologico benessere psicologico». Buddy Healthcare. «La nostra missione è trasformare il cordinamento delle cure negli ospedali e nelle cliniche rendendo tali cure accessibili e misurabili da chiunque, dovunque e in qualsiasi momento» spiega Jussi Määttä. Ciò si realizza attraverso una app mobile – che fornisce al paziente informazioni, e istruzioni per la preparazione al ricovero e alla degenza, con promemoria, questionari e un canale diretto con il personale sanitario – e una piattaforma web per il medico che monitora parametri clinici utili alla chirurgia e a varie procedure.
analisi trasforma automaticamente le immagini in modelli matematici, per ottenere misure e forme precise e riproducibili per la diagnosi e la pianificazione del trattamento specifico per il paziente. «Disior» spiega Anna-Maria Henell (CEO) «affronta le tendenze-chiave e le aree di sviluppo in medicina: trattamento paziente-specifico, analisi computazionale come strumento per la decisione del trattamento e miglioramenti dell’efficienza ospedaliera e del costo delle cure». Soprattutto, questa tecnologia apre nuove opportunità di utilizzo dell’IA, in quanto evita i problemi dei dati basati sull’interpretazione delle immagini da parte del refertatore. MVision è anch’essa una start-up specificamente impegnata nello sviluppo dell’IA nell’imaging biomedico, in radiologia e radioterapia, e in particolare al miglioramento della definizione dei contorni delle aree da trattare con terapia radiante.
Solteq. È un’azienda specializzata in intelligenza artificiale, robotica, macchine per l’apprendimento e per la visione, spiega Milla Matilainen, program manager e Team leader Solteq Incubator. È stato prodotto un automa (sperimentale), denominato “Pepper” in grado di riconoscere i volti, sintetizzare la voce umana, agile nel muoversi a 360° e di integrarsi nei servizi di supporto al cliente. Un potenziale utile aiuto ai pazienti pediatrici (e non solo) durante la degenza ospedaliera.
IL QUADRO COMPLESSIVO Da quanto esposto, emerge con evidenza come stia cambiando la sanità a Helsinki e di come gli edifici in questo settore si vadano modificando e adattando alle nuove esigenze e filosofie di ricerca, sviluppo e assistenza. Occorre anzi sottolineare che, come nella ricerca traslazionale in medicina è possibile passare rapidamente da uno studio clinico a uno di base e viceversa, così qui sembra modificarsi il concetto di progettazione sanitaria, divenendo centrali le realizzazioni finalizzate al più rapido e fluido interscambio scientifico tra strutture e al più veloce instaurarsi di un diffuso benessere nella popolazione. In questo senso, la città di Helsinki – già all’avanguardia nell’architettura sanitaria e nella costruzione di impianti industriali tecnologici – ha inteso integrare in un’unica realtà le eccellenze ospedaliere e universitarie, gli start-up hub e il mondo degli investitori privati, portando avanti progetti strategici a medio-lungo termine e offrendo alle giovani menti creative l’opportunità di contribuire a un sistema sanitario sempre più efficiente.
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Il problema pertanto è la sicurezza delle costruzioni piÚ datate, e di un immenso patrimonio storico e culturale famoso in tutto il mondo, fatto di chiese, monumenti, palazzi storici, emblema di un passato grandioso che ha visto protagonisti i piÚ grandi artisti e ingegneri di tutti i tempi. Il tema della sicurezza degli ambienti in cui viviamo e lavoriamo, piÚ volte trattato dal nostro giornale e a cui le nostre imprese pongono molta attenzione, ritorna cosÏ alla ribalta in un frangente – purtroppo non l’unico negli ultimi anni - tanto eclatante quanto drammatico. Dalle pagine de L’Ammonitore abbiamo rivolto molti inviti al settore manifatturiero italiano a investire in tecnologie produttive innovative per continuare a essere competitivo, e questa volta ci sentiamo di invitare tutti a investire sulla propria sicurezza, lo Stato a salvaguardare la vita dei cittadini intervenendo significativamente sulle strutture pubbliche e sul nostro prezioso patrimonio artistico, perchÊ il futuro non si prevede, men che meno un terremoto, ma si prepara.
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iorganizzazione delle divisioni operative del Cni. E, in prospettiva, due sfide: quella dei servizi per gli iscritti e delle strutture territoriali. Armando Zambrano, presidente uscente del Consiglio nazionale degli ingegneri, si prepara a governare la categoria per altri cinque anni: dal 2016 guiderĂ gli ingegneri fino al 2021, quando completerĂ i suoi dieci anni di mandato. In attesa che arrivi l’ufficialitĂ del ministero della Giustizia e che i consiglieri designati indichino lui come nuovo presidente, è giĂ possibile fare il punto sulle prime mosse del nuovo Governo del Cni. “Siamo desiderosi di partire, visto che dai territori è arrivata un’indicazione cosĂŹ forte per la continuitĂ del Consiglio nazionale uscenteâ€?, è stata una delle prime dichiarazioni fatte da Zambrano.
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Nr.01 – VENERDÏ 13 GENNAIO 2017
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gni campo dell’architettura e dell’ingegneria nel senso piĂš ampio del termine ha fatto progressi, ha modificato modalitĂ , metodologie, tecnologie, mezzi e strumenti, fatto ricerche e scoperte. Le idee sono progredite, sono mutate, si sono evolute; si sono adeguate alla societĂ o hanno modificato modi e stili di vita. ROBOTICA MACCHINE UTENSILI Nessuno si è mai posto il problema Al centro della fabbrica intelligente 50seanni torni fossedi giusto o sbagliato; la cultura Oggi si parla molto di Industria 4.0 applicata alla produFondata da Paolo Giana nel 1966, Torgim compie il prestigioso traguardo dei del “fareâ€? ha privilegiato la sperimenzione. Ma occorre ricordare che l’efficienza del flusso pro50 anni di attivitĂ . Il comune di Magnago vide un grande sviluppo economico duttivo passa attraverso l’ottimizzazione della movimentazione e hadeiinsegnato che dagli ere industriale giĂ a partire dalla seconda metĂ del 1800. Con il passare decenni il territorio s’è via via arricchito di aziende manifatturiere cheimparare, hanno tazione dei materiali all'interno delle aziende. rori si può crescere, pro[pag. 10] rappresentato delle vere eccellenze in molti settori industriali. [pag. 11] gredire e migliorare. Non è mai stato chiesto ai professionisti se fossero – Anno 72 - n. 9 Novembre/Dicembre 2016 www.ammonitore.com d’accordo con un “SIâ€? o con un “NOâ€?. Ăˆ stato dato semplicemente per scontato che il cambiamento fosse insito nella natura dell’uomo e nel nostro caso dei professionisti, nella loro ricerca di miglioramento e progresso per il bene comune. Ci sono stati “siâ€? e “noâ€? dettati da successi e insuccessi; il buon senso e la comMENSILE D’INFORMAZIONE PER LA PRODUZIONE E L’AUTOMAZIONE INDUSTRIALE petenza hanno sempre fatto da guida nelle scelte e quindi nell’evolversi delle professioni. Per la politica evidenFINANZIAMENTI PMI TAVOLA ROTONDA Editoriale temente è diverso; ma ciò dimostra Via libera alla solo uno scollamento fra i problemi Italia scossa finanza innovativa, pratici della quotidianitĂ dell’individi Fabio Chiavieri quali risposte duo e l’incapacitĂ della politica ad Macerie ovunque, interi paesi Il buon senso non fa da alla strettaadeguarsi. del credito? rasi al suolo, gente disperata, ÂŽ No, nonŽè lo scesguardi persi. [pag. 14] guida; un referendum che fa contenSemplificate la vostra automazione con motion plastics igus . Potete utilizzare il braccio robotico nario di guerra che ci arriva da to/scontento la metĂ dei cittadini qualche zona remota del mondo, a cui siamo tristemente abiresta un problema non risolto. Il combinabili a seconda delle vostre esigenze. completo robolinkÂŽ, oppure i singoli componenti modulari tuati. Ăˆ la forza devastante del cambiamento è necessario e la civiltĂ terremoto che ha colpito, e continua a farlo, il nostro Cenparla da sola a tal proposito; ma il tro Italia. Una faglia che si è estesa per cinquancambiamento dovrebbe godere della ta chilometri, una ferita su quelle terre che non fiducia e della certezza di tutti i citsi potrĂ piĂš rimarginare. MATERIE PRIME L’Italia è scossa, fisicamente e mentalmente; tadini quando si parla di politica. Se schiaffeggiata dalla mano della natura che a M-Steel qualitĂ tutti quanti noi quando attraversiamo volte sa essere molto dura nella sua inarrestabile forza. Eppure il nostro paese risulta essere da oltre 40 un anni ponte o saliamo sulla cima di un nelle prime posizioni per quanto riguarda l’utiOvako, fornitore finlandese di acciai, rigrattacielo diamo per scontato di polizzo di tecnologie antisismiche nelle nuove copropone sul mercato la qualitĂ M-Steel. Cover_TerminiMecc_2017_Generale.indd 3 struzioni. terci fidare di chi ha pensato il proGrazie ad un incremento nella lavorabiCosa succede allora? Alessandro Martelli, Presi- In occasione di BIMU 2016, i vertici DMG MORI hanno dato vita a un interessante litĂ M-Steel si caratterizza per affidabigetto, forse non vuol dire che i prodente del Glis (Isolamento sismico e altre stralitĂ , coerenza e prevedibilitĂ nelle dibattito con la stampa tecnica specializzata, evidenziando le strategie in atto per lavorazioni, fessionisti potrebbero insegnare e ditegie di progettazione antisismica), ha dichiariducendo i cosĂŹ costi di prorato che “Oltre il 70% dell’edificato italiano at[pag. 8] duzione. [pag. 12] con piĂš forza alla rafforzare la posizione del Gruppo nel mondo e sul territorio italiano. re il loro pensiero tuale non è in grado di resistere ai terremoti che politica? n potrebbero colpirloâ€?.
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iorganizzazione delle divisioni operative del Cni. E, in prospettiva, due sfide: quella dei servizi per gli iscritti e delle strutture territoriali. Armando Zambrano, presidente uscente del Consiglio nazionale degli ingegneri, si prepara a governare la categoria per altri cinque anni: dal 2016 guiderĂ gli ingegneri fino al 2021, quando completerĂ i suoi dieci anni di mandato. In attesa che arrivi l’ufficialitĂ del ministero della Giustizia e che i consiglieri designati indichino lui come nuovo presidente, è giĂ possibile fare il punto sulle prime mosse del nuovo Governo del Cni. “Siamo desiderosi di partire, visto che dai territori è arrivata un’indicazione cosĂŹ forte per la continuitĂ del Consiglio nazionale uscenteâ€?, è stata una delle prime dichiarazioni fatte da Zambrano.
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inizio anno N. 64 ¡ Anno Panoramica XI ¡ dicembre di 2016
4. Indagine per la riduzione del consumo del suolo Importante sottolineare poi che in previsione della prossima approvazione del Piano Territoriale Regionale della Lombardia, la CROIL sta collaborando con l’assessorato regionale competente per una prima indagine sull’offerta territoriale dei Piani di Governo del Territorio su un campione di circa 450 comuni, ovvero quasi il 30% dei comuni lombardi. L’ indagine sarà utile per delle prime stime sperimentali finalizzate all’esercizio della riduzione del consumo di suolo e per la riqualificazione del suolo degradato, ai sensi della normativa vigente di prossima attuazione, proprio per tramite dell’approvando Piano Territoriale regionale.
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ISSN: 2038-0895
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Parquet ISSN:2038-2723
rezza stradale, trasporti e infrastrutture, internacendio) e dall’altra dal D.M. 3.8.2015 zionalizzazione, ricerca e innovazione, salute, che ha aperto un grande spiraglio Potenza ingegneria sanitaria sicurezza di novitĂ visto l’approccio alla sicuPAG. e20biomedica, L’Ordine a sostegno ONLUScalibrato sull’ef- deroga presentate, il loro esito e delle difformitĂ da questi e dell’esui luoghi di lavoro, sistemi innovativi e rezzadelle antincendio sperimentazioni efficaci per il governo dei fettivo rischio presente. Con questo motivazione e altre informazioni, sito favorevole o contrario delle servizi sanitari e socio-sanitari, formazione D.M. si parla oggi di norme non piĂš non possono essere utili per le con- misure proposte in loro vece. Si è e competenze professionali, strutture sporprescrittive ma prestazionali, cioè siderazioni che vogliamo proporre. tenuto conto anche delle deroghe tive. che tengono conto, in modo coordiInfatti, queste registrazioni in defi- non accettate perchĂŠ non dovute nato, delle varie alternative con cui nitiva contabilizzano il numero di (archiviate), o di quelle che avevano si possono mitigare le conseguenze istanze ricevute ed esaminate ma bisogno di integrazioni per carenze di un incendio e/o ridurne le proba2. Sicurezza sismica non tengono conto che un’istanza documentali (sospese), e delle attibilitĂ di accadimento. Ăˆ stato ripreso il dialogo con la Regione (al cui GDL, “Direzione può contenere un deroga a un solo vitĂ esistenti da quelle nuove, rifeGenerale Territorioâ€?, partecipa una nutrita rappresentanza di ingearticolo, oppure a decine di arti- rendoci all’attivitĂ esercitata e non gneri lombardi) sul perfezionamento delle attivitĂ di presentacoli per cui si propone istanza di tanto all’edificio che la deve conteMODALITĂ€ RACCOLTA DATI zione delle istanze di autorizzazione sismica nelle zone 2, e per il deroga, non si individuano quindi nere. Nella contabilizzazione, ogni Qualche anno addietro, pensavamo deposito della documentazione nelle zone 3 e 4. Proprio su sollegli articoli che creano piĂš difficoltĂ . singolo articolo per cui viene chiedi poter contare, per una analisi di cito della CROIL, l’attivitĂ informatizzata collegata alle istanze e Per lo scopo della nostra indagine, sta l’espressione del CTR costituisce dettaglio delle deroghe presentate al deposito era stata sospesa per consentire l’ interoperabilitĂ tra dunque, è stato necessario creare una singola deroga e per questa si a livello regionale, sulla puntuale il sistema informativo regionale e gli analoghi sistemi presso gli una diversa registrazione delle possono avere diverse opzioni:apregistrazione che di queste fa la enti locali. pratiche di deroghe esaminate dal provata; negata; archiviata (quando segreteria del Comitato Tecnico C.T.R., tenendo conto non solo delle non è necessaria la deroga); Regionale (C.T.R.) della Lombardia. attivitĂ (fra le 80 annoverate dal DPR sospesa in attesa di integrazione Purtroppo, i criteri di queste regi3. Infrastrutture 151/29011) ma anche di ogni singolo per incompletezza. strazioni, mentre valutano in modo Inoltre, il 4 settembre Regione Lombardia ha convocato la CROIL per articolo che si intende derogare, rigoroso e metodico le istanze di CONTINUA A PAG. XIII una valutazione di eventuali ipotesi di lavoro in vista di un prossimo Piano di ricognizione e monitoraggio infrastrutture viarie regionali. APPROFONDIMENTI Gli ingegneri lombardi hanno avanzato delle proposte, peraltro in sintonia con Regione, al punto da ritrovarle anche nella comunicazione relativa agli interventi per la sicurezza delle infrastrutture, Milano Lodi inviata dal Presidente Fontana al Governo e alla Conferenza delle Un compenso correlato al decoro del professionista Lodigiano, terra d’acque Regioni e delle province autonome.
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1. Nuovo protocollo d’ intesa PAG. perfezionato 6 Presumibilmente entro la fine di ottobre verrà un nuovo di Franco Luraschi* protocollo d’ intesa tra CROIL e Regione Lombardia, rappresentata dal Presidente Attilio Fontana e dalla Sua Giunta.Pavia Il protocollo si Questo articolo vuole informare | DRONI pone in TECH continuità con l’analogo protocollo sottoscritto da CROIL i colleghi, che operano nel campo Settimana della Scienza con la giunta Maroni nel 2016: attualmente, si sta provvedendo all’aldella sicurezza antincendio, dell’eall’insegnadagli dell’ingegneria lineamento formale tra le competenze messe a disposizione voluzione qualitativa e quantitativa ingegneri lombardi in supporto alla Regione, e le deleghe dei nuovi delle deroghe che in questi anni assessorati dopo le elezioni del marzo scorso. Il protocollo è provengono sottoposte all’esame della Catanzaro dromo a una cabina di regia esclusiva tra ingegneri, governatorato e Direzione Regionale VVF della Lom-
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se fosse giusto o sbagliato; la cultura del “fareâ€? ha privilegiato la sperimentazione e ha insegnato che dagli errori si può imparare, crescere, progredire e migliorare. Non è mai stato chiesto ai professionisti se fossero d’accordo con un “SIâ€? o con un “NOâ€?. Ăˆ stato dato semplicemente per scontato che il cambiamento fosse insito nella natura dell’uomo e nel nostro caso dei professionisti, nella loro ricerca di miglioramento e progresso per il bene comune. Ci sono stati “siâ€? e “noâ€? dettati da successi e insuccessi; il buon senso e la competenza hanno sempre fatto da guida nelle scelte e quindi nell’evolversi delle professioni. Per la politica evidentemente è diverso; ma ciò dimostra solo uno scollamento fra i problemi pratici della quotidianitĂ dell’individuo e l’incapacitĂ della politica ad adeguarsi. Il buon senso non fa da guida; un referendum che fa contento/scontento la metĂ dei cittadini resta un problema non risolto. Il cambiamento è necessario e la civiltĂ parla da sola a tal proposito; ma il cambiamento dovrebbe godere della fiducia e della certezza di tutti i cittadini quando si parla di politica. Se tutti quanti noi quando attraversiamo un ponte o saliamo sulla cima di un grattacielo diamo per scontato di poterci fidare di chi ha pensato il progetto, forse non vuol dire che i professionisti potrebbero insegnare e dire il loro pensiero con piĂš forza alla politica? n
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La prima Giornata Nazionale della prevenzione sismica e della messa in sicurezza, volta alla sensibilizzazione del cittadino e delle istituzioni
Ultimo decennio del vecchio millennio: un famoso pay off pubblicitario recitava “prevenire è meglio che curareâ€?. Fabrizio Casadio, ingegnere e mitico doppiatore della nostra radiotelevisione, è stato la voce di quel dentifricio che ancora in tanti oggi ricordano. In questo senso la medicina ha certamente fatto passi da gigante negli ultimi decenni. La prevenzione in campo medico è divenuta pilastro fondante della ricerca, della programmazione, degli investimenti. Un pezzo del bilancio della nazione. Sono aumentate sensibilitĂ e consapevolezza. Ăˆ anche vero che, per loro natura, slogan, cosĂŹ come in generale comunicazione e pubblicitĂ , si portano dietro criticitĂ che non voglio nascondere. CriticitĂ legate all’etica, al business, alla capacitĂ (o incapacitĂ ) di pensare a un futuro a lungo termine per le generazioni che verranno dopo di noi.
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Il ruolo guida della direzione sanitaria nella informatizzazione Il sistema informativo non può (più) essere considerato come solo un insieme di tecnologie variamente connesse, ma deve costituire uno strumento strategico per il supporto ai processi ed il governo dell’organizzazione sanitaria. Con questo obiettivo, l’AUSL della Romagna ha istituito un comitato interdisciplinare, coordinato dalla Direzione Sanitaria, per definire, validare e seguire i progetti di informatizzazione
Fig. 1: Composizione dell’AUSL della Romagna
L’AUSL della Romagna (AVR, Area Vasta Romagna) (fig. 1), nata il 1 gennaio 2014 dalla fusione delle ex AUSL di Ravenna, Cesena, Forlì e Rimini, rappresenta una realtà estremamente variegata e complessa: essa conta 1.122.855 abitanti, 3 province, 73 comuni, una estensione di 5.102 km quadrati, 15.300 dipendenti, 4.224 posti letto totali, di cui 2.945 in strutture pubbliche. Nella costruzione del “volto” unico dell’Azienda, la Direzione Sanitaria aziendale ha ritenuto sin da subito fondamentale uniformare i percorsi assistenziali e le modalità di gestione/offerta clinica al paziente nei vari territori anche tramite una omogeneizzazione e, nel contempo, una ridefinizione dei percorsi informatizzati precedentemente esistenti nelle 4 ex AUSL.
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INFORMATICA
IL RUOLO GUIDA DELLA DIREZIONE NELLA INFORMATIZZAZIONE DELL’AUSL DELLA ROMAGNA
CLINICAL GOVERNANCE
Per “guidare” la nuova organizzazione verso le proprie finalità istituzionali e “spingerla” verso i propri obiettivi strategici, la Direzione ha ritenuto, nello specifico, fondamentale un “gioco di squadra” anche nella informatizzazione dell’Azienda, ossia una azione armonica e coordinata da parte di tutti gli attori coinvolti, realizzata grazie all’integrazione tra più figure dirigenziali complementari, sotto la propria leadership. La Direzione ritiene, infatti, nello specifico, che la definizione dei percorsi informatici rappresenti uno strumento strategico a servizio della clinical governance aziendale (vedi box)) e che la sua progettazione, pertanto, non possa e non debba avvenire in maniera occasionale e/o afinalistica ma debba, piuttosto, essere integrata in tutti i processi di governo dell’organizzazione sanitaria, per il raggiungimento di importanti obiettivi aziendali. Il sistema informativo deve, dunque, supportare strettamente i processi strategici e i requisiti dell’organizzazione ed evolversi parallelamente e con gli stessi tempi dell’evoluzione organizzativa: la progettazione organizzativa e quella informatica sono, cioè, aspetti complementari dello stesso processo evolutivo (fig. 2).
Strategia mediante la quale le organizzazioni sanitarie si rendono responsabili del miglioramento continuo della qualità dei servizi e del raggiungimento-mantenimento di elevati standard assistenziali, stimolando la creazione di un’ambiente che favorisca l’eccellenza professionale. L’attuazione del governo clinico richiede un approccio di sistema, realizzato grazie all’integrazione di numerosi strumenti complementari: formazione continua, gestione del rischio, audit clinico, evidence-based medicine, linee guida e percorsi assistenziali, valutazione delle tecnologie sanitarie, sistemi informativi (ad es, per la valutazione degli indicatori di processo e di esito), ricerca e sviluppo, coinvolgimento dei pazienti ecc. Tali strumenti non possono essere utilizzati in maniera occasionale e/o afinalistica, né esere confinati esclusivamente all’ambito professionale, ma devono essere integrati in tutti i processi di governo dell’organizzazione sanitaria.
PAZIENTE
MACROLINEE DI INDIRIZZO DELLA DIREZ. AZ. (SCELTE STRATEGICHE)
CONTATTO AUSL DELLA ROMAGNA
PROTOCOLLI E NORMATIVE
RICHIESTA ASSISTENZA SANITARIA E/O CURA CONFIGURAZIONE ARCHITETTURA DEL SISTEMA INFORMATIVO
TRATAMENTO DATI ANAGRAFICI E CLINICI DELL’INTERESSATO
OPERATORI SANITARI
LA PROGETTAZIONE ORGANIZZATIVA E LA PROGETTAZIONE DEI SISTEMI INFORMATICI SONO DUE ATTIVITÀ COMPLEMENTARI
EROGAZIONE PRESTAZIONI (OFFERTA ASSISTENZIALE)
REDAZIONE
██ ADT ██ CCI ██ PERCORSO PERIOPERATORIO ██ AMBULATORIALE ██ TELEMEDICINA ██ RICHIESTA BENI FARMACO-ECONOMALI ██ CUP
UTILIZZO
REFERTI
RISORSE (FF E DM) TICKET
Fig. 2: Il sistema informativo deve supportare i processi strategici e i requisiti dell’organizzazione come attività complementare
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CONTROLLO DI GESTIONE
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INFORMATICA
In tale ottica, il 3 marzo 2017 la Direzione Generale di AVR ha, quindi, costituito con atto formale deliberato, il Nucleo Strategico Informatica (NSI), a sé direttamente afferente e formato da 4 componenti: un medico di una Direzione Medica (Coordinatore), un Direttore di una Direzione Infermieristica e Tecnica, il Direttore aziendale del Governo Sistemi Informativi ed il Direttore della U.O. aziendale Innovazione e Valutazione delle Tecnologie (Ingegneria Clinica). A tale NSI la Direzione ha affidato i seguenti compiti: ██ definizione delle priorità informatiche in accordo con la Direzione aziendale, da cui il NSI dipende direttamente, in un’ottica di allocazione “mirata” delle risorse sulla base degli obiettivi strategici aziendali ██ monitoraggio ed analisi immediata di eventuali criticità organizzative determinate dai percorsi informatizzati in essere con adozione in tempi rapidi di misure correttive e di soluzioni migliorative maggiormente rispondenti alle necessità di continuo miglioramento della qualità delle cure ██ continuo confronto e collaborazione con le strutture tecniche interne per ricevere riscontri degli incontri con i fornitori ██ stesura dei capitolati dei nuovi programmi unici aziendali di Pronto Soccorso e di ADT ██ collaborazione continua con il “COMITATO AZIENDALE PER LA PROTEZIONE DEI DATI” per l’adeguamento dei percorsi informatizzati al GDPR (NUOVO REGOLAMENTO EUROPEO sulla Privacy), entrato in vigore il 25 maggio 2018. L’approccio adottato dal NSI per il coordinamento dei diversi progetti si è basata alcuni passi formalizzati: ██ redazione preliminare di un documento sintetico su ciascun progetto, descrittivo degli obiettivi, metodo di lavoro, indicatori di attività, rispetto delle norme e condivisione delle informazioni; ██ validazione del documento da parte del NSI prima dell’avvio del progetto; ██ monitoraggio costante sullo stato di avanzamento dei progetti in collaborazione costante con la Direzione Generale; ██ collaborazione/supervisione al collaudo del sistema informatico con definizione e validazione ultima delle modifiche da apportare da parte del NSI; ██ valutazione dei risultati raggiunti (rispetto agli obiettivi strategici individuati come prioritari) dopo l’introduzione dello strumento informatico e definizione di eventuali modifiche. Sono previste occasioni formali frequenti (Collegio di Direzione mensile, Direttivo quindicinale, Staff settimanale del Direttore Sanitario), in cui il Medico della Direzione coordinatore del NSI è chiamato a relazionare alla Direzione aziendale sullo stato di avanzamento dei progetti e sulle eventuali difficoltà in essere, favorendo
in tal modo il confronto diretto con le Direzioni dei Presidi, con i Direttori di Dipartimento e di U.O. che sono così costantemente coinvolti ed aggiornati, venendo anche chiamati a riferire proprie esigenze e necessità specifiche. Tale organizzazione assicura, grazie alla costante integrazione fra le parti coinvolte, la coerenza della implementazione degli strumenti informatici rispetto ai vari requisiti previsti dalla Direzione e agli obiettivi aziendali. In questo quadro, la Direzione ha definito anche 6 sottogruppi a composizione multidisciplinare (medica, infermieristica e tecnica), afferenti al NSI, cui ha affidato i seguenti progetti: ██ definizione della Cartella Clinica Informatizzata unica aziendale di degenza e sua implementazione su tutti gli ambiti; ██ sviluppo del Percorso Perioperatorio Informatizzato Unico della Romagna; ██ definizione del capitolato del Programma Unico di Pronto Soccorso; ██ definizione del capitolato del Nuovo ADT UNICO della Romagna (integrato con la CCI); ██ progetto sulla tracciabilità degli emocomponenti (in collaborazione con la Direzione del Servizio Trasfusionale aziendale); ██ sviluppo del Programma Ambulatoriale unico della Romagna. Una problematica che il NSI, sin da subito, si è trovato ad affrontare è stata quella della articolazione nella Ausl della Romagna, derivata dalla integrazione fra diverse ex AUSL indipendenti, del sistema informativo, composto inevitabilmente da più applicazioni e installazioni diverse, con frammentazione dei dati e conseguente difficoltà di disporre di un quadro complessivo e rapidamente consultabile sullo stato del paziente. Si è, quindi, condiviso di predisporre un repository unico aziendale che consenta l’integrazione delle informazioni prodotte dalle diverse applicazioni e consenta ai clinici di avere a disposizione il quadro completo del paziente e tale progetto è in corso di realizzazione (fig. 3).
ESEMPIO DI STRUMENTI INFORMATICI A SERVIZIO DELL’ORGANIZZAZIONE In alcuni territori dell’AUSL della Romagna si sono osservate nel corso del 2016 la progressiva diffusione e la persistenza di un batterio resistente alla maggior parte degli antibiotici in grado di causare infezioni invasive con mortalità superiore al 40% (CREEnterobatteri produttori di carbapenemasi). I pazienti possono inizialmente essere colonizzati a livello intestinale da questo germe, senza avere alcun segno clinico di malattia. Durante questo periodo possono però trasmettere questo germe ad altri pazienti, generalmente attraverso gli operatori sanitari che non osservano le buone norme di infection control. A questo proposito, in sede allo
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Integrando le informazioni prodotte dalle diverse applicazioni si supportano: • • • •
la storia clinica le analisi di costo il supporto alla ricerca la collaborazione interna ed esterna
• il supporto alle decisioni • la gestione del rischio • la protezione dei dati (GDPR)
Reparti Day Hospital Accettazione Discipline
Ambulatori
REPOSITORY AZIENDALE Laboratori
Paziente (ricoveri, ambulatori, DH, PS, LP, etc)
PRESTAZIONI/ATTIVITÀ • • •
risultati e referti immagini risorse e costi
CUP
Sale operatorie
Direzione Controllo Gestione
Immagini Ricerca
Fig. 3: Un repository unico aziendale consente l’integrazione delle informazioni prodotte dalle diverse applicazioni
SPIAR (Struttura di Programma per il Rischio Infettivo ed uso Responsabile degli antibiotici), l’organismo aziendale cui la Direzione ha affidato il compito di monitoraggio delle infezioni, coordinato da un infettivologo, si è condivisa la assoluta ed urgente necessità di identificare i pazienti a rischio di colonizzazione precocemente al momento del ricovero, in modo tale da attuare tutte le precauzioni necessarie ad evitare la diffusione di questi germi tra i pazienti serviti dalla stessa equipe assistenziale durante il ricovero (con insorgenza di gravi infezioni correlate all’assistenza). Tale identificazione deve essere eseguita tramite tampone rettale.
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Dalla collaborazione fra NSI e SPIAR è nata, pertanto, la decisione di implementare alcune importanti novità in cartella clinica informatizzata (CCI), a partire da settembre 2017 a oggi attive. a. Check list per la valutazione dei fattori di rischio Il medico che esegue il ricovero è obbligato a compilare una scheda di valutazione per la rilevazione dei fattori di rischio per colonizzazione da CRE al momento del caricamento del nome del paziente tra i nuovi ricoveri nella propria Unità Operativa. Se è presente un solo dei fattori di rischio per lo sviluppo di CRE,
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automaticamente viene generata in CCI una riga sia nel diario medico che in quello infermieristico, che pone indicazione ad eseguire il tampone rettale. È possibile rilevare più fattori di rischio per il medesimo paziente e, attraverso la presenza di un tasto denominato “statistiche”, viene effettuato costantemente sia dallo SPIAR che dal Servizio di Igiene ed Assistenza Ospedaliera il monitoraggio della % di pazienti risultati positivi ad almeno 1 fattore di rischio ed il monitoraggio dell’andamento delle infezioni rilevate all’ingresso così come dei pazienti positivizzatisi in ospedale durante la degenza. Tramite l’analisi annuale di questi dati vengono eseguite la rivalutazione critica dei fattori di rischio, per individuare quali fattori abbiano effettivamente contribuito a individuare i pazienti positivi all’ingresso, e l’analisi dei casi positivizzatisi durante la degenza, suddivisi per Unità Operativa. b. Alert ██ Qualora
vengano rilevati uno o più fattori di rischio nella check list, in attesa dell’arrivo del risultato del tampone rettale, nell’intestazione dei dati anagrafici del paziente in CCI comparirà l’icona-alert “RILEVATI FATTORI DI RISCHIO PER LO SCREENING PER ENTEROBATTERI PRODUTTORI DI CARBAPENEMASI: MANTENERE PRECAUZIONI DA CONTATTO” e tale dicitura scompare nel momento in cui arriva il risultato del tampone rettale (sia esso positivo o negativo). ██ Nel caso in cui il paziente risulti colonizzato/infetto da enterobatteri resistenti ai carbapenemi, compare nell’elenco dei pazienti, sotto ai dati anagrafici di quest’ultimo, il simbolo di alert di pericolo con la scritta “PRECAUZIONI DA CONTATTO”,
AUSL Romagna
Non riferite allergie -13/11/2018 Paziente KPC positivo Gruppo: 0
Rh: +
Fig. 4: Dicitura che compare nella intestazione della CCI del paziente a fianco dei dati sulle allergie e sul gruppo sanguigno
in modo che durante tutta la durata del ricovero il personale sappia che deve adottare le necessarie precauzioni. Nella intestazione della CCI del paziente compare, inoltre, la dicitura di fig. 4, a fianco dei dati sulle allergie e sul gruppo sanguigno, che seguirà il paziente in tutti i suoi accessi negli ospedali della Azienda in modo tale che gli operatori possano precocemente adottare le precauzioni adeguate. ██ Controllo dello stato dei pazienti soggetti allo screening relativamente alla richiesta di tampone rettale: selezionando il tasto “STATO KPC”, disponibile nell’elenco dei tasti di ogni U.O., la schermata mostra i pazienti, in ordine alfabetico, attualmente degenti che hanno una scheda screening con fattori di rischio. I pazienti sono identificati con i codici colore sulla base del relativo stato di avanzamento della richiesta di tampone rettale: ██ ROSSO se manca la richiesta dell’esame “Screening Gram negativi MDR”; ██ GIALLO se la richiesta di tampone è stata eseguita ma manca la risposta;
Rimini
Ravenna
Cesena
Forli
1,5
1,2
0,9
0,6
0,3 SPIAR
Sicurezza nelle cure
0 Fig. 5: Incidenza trimestrale (batteriemie/1000 ricoveri)
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3 tri 2017
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AUSL Romagna
Rimini
Ravenna
Cesena
Forli
30 24 18 12 6 SPIAR
Sicurezza nelle cure
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3 tri 2017
4 tri 2017
1 tri 2018
██ VERDE
se il tampone rettale è stato refertato. Questo sistema ha permesso di migliorare l’adesione degli operatori allo screening per fattori di rischio e di adottare tempestivamente le opportune misure di precauzione da contatto. Il risultato è stato, in linea con l’obiettivo indicato dalla Direzione Sanitaria, la sensibile riduzione, dal momento della installazione delle modifiche in CCI (settembre 2017) , sia del numero di batteriemie totali in ospedale da germi multi resistenti (fig. 5) che del numero di pazienti positivizzatisi in ospedale (fig. 6), con risultati maggiormente significativi proprio per i Presidi che avevano riscontrato una maggiore prevalenza di casi:
CONCLUSIONI L’esempio riportato dimostra che la collaborazione tra management e sistemi informativi è fondamentale nel perseguimento di importanti obiettivi strategici. Nel caso specifico, l’integrazione tra NSI e SPIAR ha consentito, unitamente a un rafforzamento delle norme di infection control nel personale sanitario e a programmi sul buon uso degli antibiotici, di disegnare in Cartella Informatizzata un sistema che ha consentito il riconoscimento precoce e la tracciabilità dei pazienti colonizzati/infetti da CRE e ha permesso di contenere efficacemente la diffusione di tali germi negli Ospedali dell’Azienda migliorando la qualità dell’assistenza e gli outcome clinici. La criticità, in tale percorso, che si rileva a tutt’oggi, è rappresentata dalla frammentazione dei dati su diversi software, che complica inevitabilmente il monitoraggio, la gestione e la presa in carico a tutto tondo del paziente. Le preziose informazioni rileva-
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Fig. 6: Incidenza trimestrale (Colonizzati-TR/1000 ricoveri)
te in CCI, infatti (come, nel caso specifico, lo stato di portatore di CPE) dovrebbero essere a disposizione di qualsiasi data base collegato all’attività clinica effettuata sullo stesso paziente, all’interno di un substrato comune a tutte le attività sanitarie. I vantaggi auspicati sulla organizzazione si possono ottimizzare, infatti, soltanto attraverso la realizzazione di una sorta di “repository integrato” unico aziendale, obiettivo che, una volta raggiunto, consentirà ulteriori e maggiori vantaggi sul piano della qualità delle cure e, anche, conseguentemente, in termini di risparmio economico per l’Azienda Sanitaria.
Gli autori CINZIA RAVAIOLI Medico di Direzione Medica di Presidio, Coordinatore Nucleo Strategico Informatica Ausl della Romagna STEFANO BUSETTI Direttore Sanitario Ausl della Romagna CARLO BIAGETTI U.O. Malattie Infettive Rimini, Coordinatore SPIAR Ausl della Romagna ROBERTO CAMILLINI Direttore U.O. Valutazione e Innovazione delle Tecnologie (Ingegneria Clinica) LUIGI SANTUCCI Direttore U.O. Governo Sistemi Informativi Ausl della Romagna FRANCO FALCINI Direttore Amministrativo Ausl della Romagna
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SICUREZZA
di Maurizio Pedrini
Pulizia negli ospedali: più ombre che luci Il problema della pulizia e sanificazione ospedaliera, in riferimento all’incidenza di ICA, va affrontato in maniera ampia, coinvolgendo molti aspetti quali, l’edilizia ospedaliera, i percorsi sporco/pulito, gli accessi. Questo emerge dal colloquio con il dottor Antonio Montanile, direttore medico del Presidio Ospedaliero di Francavilla Fontana – ASL BR di Brindisi
Stando ai risultati di una recente e importante ricerca pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sette persone su cento, nei Paesi sviluppati, vengono dimessi dall’ospedale con una nuova infezione causata da batteri per scarsa igiene e pulizia delle strutture sanitarie. Nonostante le cure e l’affidamento degli ambienti ospedalieri a imprese di pulizia professionali, il rischio di sviluppare infezioni in ambienti pubblici è sempre molto elevato. In alcuni luoghi, come gli ospedali, la presenza di molte persone in stato di salute vulnerabile, che permangono per un periodo più o meno lungo nello stesso ambiente, costituisce una condizione ottimale per la proliferazione di batteri e microrganismi patogeni. Abbiamo incontrato il dottor Antonio Montanile, direttore medico del Presidio Ospedaliero di Francavilla Fontana – ASL BR di Brindisi, esperto conosciuto in ambito nazionale e da tempo impegnato sul fronte della prevenzione delle Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA) e della sicurezza igienico sanitaria dei nosocomi, per rivolgergli alcune domande.
██ Dottor
Montanile, dal suo privilegiato osservatorio di responsabile di un importante ospedale regionale e già componente del Direttivo Nazionale ANMDO, come valuta in generale il problema della pulizia e sanificazione degli ospedali italiani? La contaminazione delle superfici ospedaliere da patogeni clinicamente rilevanti rappresenta una seria preoccupazione nelle strutture sanitarie moderne, in quanto le superfici contaminate possono essere una fonte di infezione per i pazienti ospedalizzati. Molti studi hanno portato avanti nuovi sistemi di igiene ospedaliera al fine di ridurre il rischio di trasmissione delle ICA, mi limito a ricordare il più recente basato, su sistemi a base probiotica sull’ecosistema microbiotica delle superfici ospedaliere. Nonostante la enfatizzazione dei risultati che sembrano ottenersi, io continuo a ritenere che il problema della pulizia e sanificazione ospedaliera, in riferimento alla incidenza di ICA, vada affrontato in maniera più ampia, coinvolgendo aspetti quali l’edilizia ospedaliera, i percor-
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SICUREZZA
CHI È ANTONIO MONTANILE
Antonio Montanile, direttore medico del Presidio Ospedaliero di Francavilla Fontana – ASL BR di Brindisi
si sporco/pulito, gli accessi ecc., insomma, ancora una volta, un problema di organizzazione, prima ancora che di pulizia vera e propria; da questo punto di vista, ritengo che siano stati fatti pochi passi avanti e la marginalizzazione sempre maggiore delle Direzioni Mediche Ospedaliere, nonché la ridotta significatività di tale figura professionale nel panorama medico ospedaliero, sia una scelta fondamentalmente sbagliata. ██ Ci
può raccontare sinteticamente come sono organizzati gli interventi di pulizia e sanificazione all’interno dell’ospedale da lei guidato? Attualmente gli interventi di pulizia e sanificazione, dopo un lungo periodo di esternalizzazione, che a mio modesto parere permetteva un controllo più accurato ed efficace dei prodotti utilizzati e dei sistemi di pulizia adottati, nonché un interscambio di esperienze con i fornitori del servizio, sono affidati ad una società in house, con risultati assolutamente inferiori alle aspettative e, soprattutto, con scarsa possibilità di intervento da parte delle Direzioni Me-
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Il dottor Antonio Montanile è attualmente direttore medico del Presidio Ospedaliero di Francavilla Fontana – ASL BR di Brindisi, già componente per molti anni del Direttivo Nazionale dell’Associazione Nazionale Medici di Direzione Ospedaliera, attualmente Presidente del Collegio di Direzione ASL Brindisi, del Comitato Etico della ASL di Brindisi e del CCIO (Comitato Contro Infezioni Ospedaliere) della ASL di Brindisi. Specialista in Medicina del Lavoro e in Igiene e Medicina Preventiva, ha conseguito Master Universitari in Radioprotezione e in VRQ (Verifica e Revisione della Qualità dei Servizi ospedalieri) presso il Policlinico Universitario di Bari, e in Management Sanitario presso la SDA Bocconi di Milano. Già docente presso la Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dell’Università degli Studi di Bari e già Direttore Sanitario Aziendale nella ASL di Brindisi; vincitore del Premio Zanetti per lavori scientifici nel settore dell’Igiene e Organizzazione Ospedaliera. Autore di numerose pubblicazioni in materia di Igiene e Organizzazione Ospedaliera e di Igiene e Medicina del Lavoro; autore di 3 libri in materia di Igiene e Medicina del Lavoro e relatore in moltissimi Convegni e Congressi nazionali ed internazionali.
diche Ospedaliere nelle varie fasi del processo di pulizia e sanificazione; da evidenziare altresì la scarsità delle risorse in gioco, in quanto tali società soffrono, ovviamente, delle stesse carenze di risorse che contraddistinguono la gestione aziendale nel suo complesso. Per essere più chiari, il protocollo di pulizie e sanificazione adottato ricalca le Linee Guida ANMDO in materia, compilate anche dal sottoscritto, ma la scarsità e la ridotta “predisposizione” del personale, usando un eufemismo, non consentono una reale e ottimale applicazione di tale protocollo, con risultati discutibili sotto vari punti di vista. ██ In
che modo vengono da voi effettuati i controlli, al fine di conseguire il miglioramento continuo del servizio erogato? Quali standard di qualità e sicurezza igienica vengono concretamente perseguiti? Da che protocolli sono guidati? I controlli vengono effettuati con frequenza bimestrale presso i reparti a maggiore rischio, ovviamente comparto operatorio, terapie
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SICUREZZA
intensive, dialisi, ecc., con riferimento alle linee guida a suo tempo fissate dalla pubblicazione ISPESL sul comparto operatorio (alla quale ho partecipato attivamente); ho già detto dei protocolli di riferimento, ma nutro seri dubbi sulla loro reale applicazione. ██ Quali
sono le figure preposte all’interno della Direzione Sanitaria che si interfacciano costantemente con i responsabili dell’impresa di pulizie? La Direzione Medica di Presidio si interfaccia costantemente sia con tutte/tutti i Coordinatori/Coordinatrici delle varie UU.OO. sia con i responsabili/referenti della società che gestisce i servizi di pulizia e sanificazione, ma è un dialogo, quest’ultimo, molto difficile e limitato, per le motivazioni sopra specificate e per un approc cio – a mio modesto parere – molto limitato culturalmente; ritengo che tale problematica necessiti di aggiornamenti e conoscenze specifiche che francamente non riesco a ritrovare nella società che si occupa della gestione della pulizia e sanifica-
zione. Ne deriva una mancanza di risultati apprezzabili e, soprattutto, quantificabili in maniera oggettiva. ██ Lei
è anche Medico del Lavoro: come vengono trattate le problematiche connesse alla sicurezza igienica dei lavoratori ai sensi del D.Lgs. 81/08, ovvero, dal testo Unico sulla Tutela della Salute e della Sicurezza sul lavoro? Quale ruolo strategico assolvono la formazione sia, del personale interno che di quello esterno con il controllo della competenza e della specializzazione richieste dalla pulizia ospedaliera? La mia impressione è che, al di là di una “medicalizzazione” del D.Lgs. 81/2008 (fenomeno che riscontro anche in altri comparti lavorativi), si dedichi scarsa o nulla importanza al problema della formazione che, anche qualora effettuata, si limita spesso a formalizzazioni didattiche prive di un reale coinvolgimento degli operatori. In breve, ho la netta sensazione che ci si preoccupi
Mappa del territorio ASL della provincia di Brindisi
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SICUREZZA
CAMBERLINGO: UN OSPEDALE DI PRIMO LIVELLO INSERITO NELL’ASL DI BRINDISI L’ospedale di Francavilla Fontana ha “resistito” alle varie riconversioni ed è il secondo per importanza della provincia di Bari. Il Regolamento Regionale n.7 del 2017 di Riordino, nella classificazione delle strutture ospedaliere, riporta l’Ospedale Antonio Perrino di Brindisi (con il plesso riabilitativo di Ceglie Messapica) tra gli Ospedali di Secondo Livello, l’Ospedale Dario Camberlingo di Francavilla Fontana tra gli Ospedali di Primo Livello, l’Ospedale Civile di Ostuni tra gli Ospedali di Base. Negli anni recenti l’Ospedale Camberlingo è stato interessato a interventi di ristrutturazione edilizia, riqualificazione degli impianti termici per la riduzione dell’impatto ambientale e investimenti in attrezzature ad alta tecnologia. L’importante struttura sanitaria appartiene alla ASL Brindisi ed opera in un territorio coincidente con la provincia di Brindisi con un totale di
soprattutto di mettere a posto le carte che ad affrontare concretamente e globalmente le problematiche inerenti la sicurezza sul lavoro e la sicurezza del settore ospedaliero in particolare. In quest’ottica si dedica scarsissima importanza alla innovazione tecnologica, alla possibilità di reingegnerizzare le operazioni di pulizia, sanificazione e - aggiungo – sterilizzazione, alla robotica ed alla ergonomia. Le moderne tecnologie permettono grossi passi avanti in tal senso, ma necessitano di interventi cospicui che sovente le società in house, oberate dal fardello della spesa per il personale, non si possono permettere per motivi di bilancio. Allo stesso modo, e parallelamente, vi è il problema di rivedere gli ambienti ospedalieri con progettazione ed utilizzo di materiali che facilitino la soluzione delle problematiche rappresentate. Spiace evidenziare che il persistere di criteri di aggiudicazione degli appalti al massimo ribasso non permette poi di confrontarsi con ditte che siano realmente a conoscenza delle problematiche ospedaliere e che considerano praticamente sovrapponibile l’edilizia civile con quella ospedaliera, con totale o quasi mancanza di figure professionali (ingegneri, architetti, tecnici ecc.) esperti in tali settori. Mi rendo perfettamente conto che se non si tratta di un quadro a tinte fosche poco ci manca, ma l’esperienza maturata in questi anni mi convince sempre più a credere che il ritorno - almeno nella Regione Puglia – alla esternalizzazione dei servizi, su basi certe e preventivamente stabilite, anche dal punto di vista economico, sia un passo da compiere. In quest’ottica rischiamo seriamente di perdere di vista la problematica relativa all’igiene ospedaliera e, soprattutto, di perdere le competenze e le conoscenze specifiche del settore in mancanza di una controparte seria e fattiva.
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20 Comuni e una popolazione di circa 400.00 abitanti. L’organizzazione comprende attualmente 4 Distretti SocioSanitari, 3 Presidi Ospedalieri, 5 Presidi Territoriali di Assistenza, 4 Dipartimenti territoriali. Dopo il consolidamento del nuovo modello gestionale ed organizzativo derivante dal processo di aziendalizzazione della seconda Riforma della Sanità, dal 1995 ad oggi sono intervenuti numerosi cambiamenti nell’assetto dell’Azienda, mediante accorpamenti e riconversioni di molte strutture sanitarie secondo la finalità di superare la frammentazione, soprattutto nel caso degli ospedali, in favore dell’alta specialità. Nell’ultimo quinquennio, in particolare, l’organizzazione interna degli ospedali ha subito numerose trasformazioni dovute all’applicazione dei Piani di rientro e di riordino ospedaliero emanati dalla Regione Puglia.
██ Allarghiamo
un po’ il discorso: a suo parere, su quali assi portanti si dovrebbe imperniare una corretta pulizia ospedaliera? La gestione di questo importante settore è caratterizzata, a livello di aziende sanitarie, da diverse forme organizzative: totalmente in outsourcing o interamente in gestione interna – fattispecie molto rara – forme miste interno/esterno. Su questo palcoscenico operano inoltre molteplici attori, senza contare l’esigenza di avere una chiara esplicitazione degli standard attesi e delle modalità di misurazione, così come delle azioni da adottare in caso di non conformità. Vi è infine la necessità di rendere compatibili risorse e standard sia di tipo qualitativo che quantitativo del servizio. Igiene ospedaliera significa, in sostanza, sintesi di tre aspetti indispensabili nella gestione sanitaria dell’ospedale: competenza di base, continuo aggiornamento scientifico, capacità di realizzare elementi strategici i quali andrebbero costantemente applicati agli atti che concorrono a garantire, oltre il soddisfacimento dei fini istituzionali, anche la qualità e la sicurezza dell’ambiente ospedaliero. Aver trascurato, per una malfidata fiducia nell’era antibiotica, quanto esulava dal puro progresso tecnologico-assistenziale, ha portato alla situazione attuale. Una criticità favorita, purtroppo, anche da un generale decadimento dei comportamenti, del senso della gerarchia, dello spirito di servizio, nonché dalla crisi economica che ha alterato il regolare flusso della manutenzione ordinaria e straordinaria di strutture ed apparecchiature, interrompendo, di fatto, l’aggiornamento del nostro patrimonio di ambienti ospedalieri.
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SICUREZZA
direttamente la disinfezione. Purtroppo, attualmente le attività di pulizia e sanificazione sono per la gran parte assegnate, in ospedale, ed a prescindere dalla tipologia di affidamento, ad una forza lavoro di minima qualificazione, pagata in modo offensivo, per nulla professionalizzata, che vive quindi la propria condizione lavorativa in forma alienata e punitiva, quando ad essa sostanzialmente non si sottrae per mancanza di motivazione. Dall’altro lato, è invece oramai chiaro che una corretta pulizia è un atto “difficile”, che condiziona il successo delle operazioni di disinfezione, ed è assolutamente indispensabile. ██ Si ha comunque la sensazione che, anche alla luce di quan-
██ Come
considera lo “stato di salute” igienico – sanitario dei nostri ospedali? Va detto subito che la situazione non è uguale in tutte le strutture del nostro Paese: in linea di massima, possiamo affermare che, forse, si sono parzialmente salvati gli ospedali medi e piccoli, fuori dai grandi centri urbani, nei quali il controllo sociale è ancora vivo, e dove gli amministratori gestiscono l’ospedale, osservati criticamente e sorvegliati a vista dalla popolazione. Aggiungo che, sempre in generale, ne sono esenti le strutture private, mentre sono coinvolti in pieno, purtroppo, i grandi ospedali metropolitani, divenuti talvolta ingovernabili. In questi ultimi, paradossalmente, si conducono le attività più avanzate dal punto di vista tecnologico, e quindi più a rischio.
██ Dunque,
ancor più importanza andrebbe essere assegnata alle pulizie specializzate, realizzate in base a rigorose procedure, rispetto alle quali il controllo dovrebbe essere costante. Cosa che non sempre avviene. Certamente. In questo contesto pulizie e sanificazione assumono un ruolo primario e tra loro complementare, intendendo per sanificazione modalità di pulizia assistita scientificamente da ausili meccanici e chimici che riducono drasticamente – di almeno due o tre logaritmi - la carica microbica ambientale. Se la pulizia tradizionale ha ancora valore negli ambienti terziari dell’ospedale, solo la sanificazione è la scelta per le degenze e gli spazi diagnostico-assistenziali, laddove non venga richiesta
to da lei dichiarato precedentemente, in questi delicatissimi luoghi, la pulizia accurata venga ostacolata e resa sempre più difficoltosa anche da tanti altri fattori oggettivi. Questa è una considerazione più che fondata, le faccio un esempio: attualmente gli ospedali sono frequentati da masse crescenti di persone: se ciò in parte è dovuto alla progressiva necessità di competenze sempre più variate, dall’altra oggi entra in ospedale anche chi un tempo ne era tenuto accuratamente lontano: corridoi che pullulano di soggetti, rilassamento delle limitazioni dei parenti in visita, corti di propagandisti. Tutto ciò è frutto – anzitutto – del progressivo venire meno della disciplina in ambito ospedaliero, ma è anche dovuto ad una sostanziale carenza organizzativa, al mancato studio dei percorsi, alla non separazione tra aree di ricovero e spazi per le attività poliambulatoriali. Qui entra in ballo il ruolo delle Direzioni Sanitarie, per molti versi poco avvezze, per carenze di personale e, inutile negarlo, anche culturali, a un approccio moderno alle problematiche gestionali; ed è anche inutile, a tal proposito, negare la completa, o quasi, assenza delle scuole di specializzazione preposte ad affrontare in termini formativi e di specializzazione questa specifica problematica. ██ Come
andrebbe organizzato, allora, in modo ottimale il servizio di pulizia ideale all’interno dell’ospedale? Dovrebbe inserirsi in un piano della qualità ampiamente definito ed articolato, laddove questo sia assente o carente, e si tratta di una situazione di frequente riscontro, è facile prevedere un abbassamento degli standard igienici di sicurezza. L’ospedale del futuro non può prescindere dall’investire in modo rilevante e strutturale in questa direzione; sicuramente i passi da compiere per una definitiva legittimazione delle “operations” nelle aziende sanitarie sono ancora molti. In primo luogo rimane sullo sfondo il tema organizzativo: in altri termini, a chi affidare la responsabilità strategica e operativa della gestione delle “operations”. Infine, sul piano professionale, in futuro si dovrebbe investire nello sviluppo di competenze e ruoli “ad hoc”.
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TECNOLOGIE
di Gennaro Magliulo
La protezione sismica degli elementi non strutturali in ambiente ospedaliero In questo articolo sono descritte le motivazioni che rendono importante la protezione sismica degli elementi non strutturali, con particolare riferimento all’ambito ospedaliero. Nella prima parte dell’articolo vengono definiti gli elementi non strutturali, mentre nel seguito la necessità di protezione sismica degli stessi viene supportata da esempi osservati nel corso di recenti terremoti e richiamando studi internazionali
Gli elementi non strutturali (NSC) sono quei sistemi o elementi posti all’interno di un edificio oppure fissati al pavimento, al soffitto o alle pareti che non fanno parte del sistema strutturale preposto a sopportare i carichi, ma che possono essere comunque soggetti ad azioni sismiche importanti e la cui resistenza a tali azioni dipende dalle proprie caratteristiche [1] dditionalDescription. Gli elementi non strutturali possono essere generalmente classificati in tre grandi categorie: (1) gli elementi architettonici, (2) gli impianti meccanici ed elettrici, (3) i contenuti. Alla prima categoria appartengono, per esempio, tramezzature, controsoffitti e corpi illuminanti; alla seconda appartengono, per esempio, sistemi di tubazioni, server, antenne, carroponti, pannelli di controllo, impianti antincendio e condizionatori; alla terza categoria appartengono, per esempio, librerie, armadietti, scaffalature ed elementi decorativi.
Da un punto di vista della vulnerabilità alle azioni sismiche, gli elementi non strutturali possono essere suddivisi in tre categorie diverse, dipendenti dal parametro di richiesta sismica da cui essi vengono sollecitati: (1) elementi sensibili alle accelerazioni o alle velocità, come, per esempio, gli armadietti e i server; (2) elementi sensibili agli spostamenti, come per esempio le tubazioni; (3) elementi sensibili sia alle accelerazioni che agli spostamenti, come per esempio le partizioni interne. I recenti eventi sismici e gli studi di ingegneria sismica, sia in Italia che nel resto del mondo, hanno mostrato l’importanza della protezione sismica degli elementi non strutturali. Le motivazioni sono molteplici, le principali delle quali sono le seguenti: 1) l’interruzione di funzionalità, 2) danno economico; 3) vittime; 4) influenza sulla progettazione della struttura.
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L’INTERRUZIONE DI FUNZIONALITÀ DEGLI EDIFICI Gli ultimi terremoti italiani hanno mostrato che l’interruzione di funzionalità degli edifici civili ed industriali a seguito di un evento sismico è stata legata principalmente al danneggiamento degli elementi non strutturali, partizioni interne e tamponature, controsoffitti, tubazioni, scaffalature, comignoli, parapetti, elementi vetrati, impianti meccanici, cisterne, silos, attrezzature mediche ospedaliere, stucchi, decorazioni e tegole [2-4]. Un esempio emblematico è rappresentato dall’ospedale San Salvatore de L’Aquila, il quale fu chiuso immediatamente dopo il forte evento sismico che colpì la città il 6 aprile del 2009, per cui i circa 1600 feriti, di cui 200 gravissimi, dovettero essere curati in un ospedale da campo oppure trasportati negli ospedali di Ancona, Avezzano, Chieti, Foligno, Pescara, Rieti, Roma, Teramo e Terni. Un sopralluogo effettuato da una delegazione di esperti internazionali poche ore dopo il terremoto all’interno dell’ospedale San Salvatore rivelava che i danni strutturali erano sostanzialmente limitati alla copertura della rampa di ingresso delle ambulanze al pronto soccorso, determinati soprattutto dall’altezza variabile dei pilastri e dal fatto che i nodi dei pilastri erano stati erroneamente forati per consentire il passaggio di impianti elettrici. Al contrario, gli elementi strutturali degli edifici dell’ospedale non mostravano danni evidenti. Conseguentemente, l’ospedale era stato chiuso dalle autorità unicamente a causa del danneggiamento dei componenti non strutturali, che si mostrava evidente soprattutto nelle partizioni interne, nelle tamponature esterne, nei controsoffitti e nell’impianto elettrico (fig. 1, fig. 2)
Fig. 1: Collasso di un tramezzo in una stanza di degenza dell’ospedale San Salvatore dopo il terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009
L’IMPATTO ECONOMICO DEL DANNEGGIAMENTO DEGLI ELEMENTI NON STRUTTURALI
Fig. 2: Collasso di una tamponatura in una stanza ambulatoriale dell’ospedale San Salvatore dopo il terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009
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È, tuttavia, importante che le autorità e i committenti privati e pubblici sappiano che l’impatto economico del danneggiamento delle parti non strutturali incide straordinariamente da un punto di vista economico. Studi condotti presso l’Università di Stanford [5] rivelano che, valutando i costi di una serie di edifici aventi diverse destinazioni d’uso, in particolare uffici, alberghi ed ospedali, si osserva che il costo degli elementi non strutturali è decisamente preponderante rispetto a quello degli elementi strutturali, variando da oltre l’80% del totale ad oltre il 90% (fig. 3). Queste percentuali sono confermate anche da altri studi nazionali e internazionali [6]. A quanto scritto va aggiunto che, generalmente, proprio perché gli elementi non strutturali non sono progettati per resistere alle azioni sismiche, i danni agli elementi non strutturali avvengono per terremoti di minore intensità rispetto a quelli che provocano danni agli elementi strutturali, terremoti di minore intensità che sono più frequenti e che, in zone di media-alta sismicità in Italia, avvengono almeno una volta nel corso della vita utile dell’edificio.
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100% 80% 60%
82%
87%
92%
18%
13%
8%
uffici
alberghi
ospedali
40%
lo studio di due autori giapponesi [7], che hanno analizzato la causa delle vittime del terremoto catastrofico di Kobe del 1995, mostra che oltre il 60% di tali vittime sono morte per soffocamento dovuto a polveri. Durante un terremoto le polveri sono sovente determinate dal danneggiamento di elementi non strutturali, quali gli elementi divisori interni. Il soffocamento è stata anche una delle cause delle vittime del terremoto che ha colpito Amatrice nel 2016 [8].
20% 0%
costo strutture portanti
costo elementi non strutturali
PARETI DIVISORIE AD ALTE PRESTAZIONI CONSENTONO DI RISPARMIARE ANCHE SULLE STRUTTURE
Il collasso degli elementi non strutturali dovuto a un terremoto, tuttavia, determina anche vittime, sia perché tali elementi possono essere pesanti e cadere sulle vittime, sia perché ostruiscono le vie di fuga, sia perché possono liberare polveri che determinano il soffocamento degli utenti che non riescono a uscire dall’abitazione dopo un terremoto. Quasi tutte le vittime dei terremoti che hanno colpito l’Emilia Romagna nel maggio del 2012 sono state causate dal collasso di elementi non strutturali, vale a dire dei pannelli di chiusura degli edifici industriali, attraverso i quali sono realizzate le vie di fuga da tali edifici [3]. In alcune delle strutture collassate si producevano medicinali ed in altre i medicinali, provenienti da diversi paesi nel mondo, venivano stoccati; conseguentemente, il collasso di tali edifici ha determinato l’interruzione della fornitura di alcuni prodotti di primaria necessità per alcuni giorni. D’altra parte
La prestazione sismica degli elementi non strutturali, con particolare riferimento a tramezzature e tamponature, incide in maniera decisiva anche sulla progettazione degli elementi strutturali di numerosi edifici. Infatti, le norme tecniche per le costruzioni attualmente vigenti in Italia (NTC2018) [9] prevedono una verifica di rigidezza degli elementi strutturali, che si ritiene soddisfatta allorquando non produca sugli elementi non strutturali danni tali da rendere la costruzione temporaneamente inagibile. Negli edifici civili ed industriali, qualora la temporanea inagibilità sia dovuta a spostamenti di interpiano eccessivi, come può avvenire nel caso di danneggiamento di pareti divisorie, la verifica di rigidezza degli elementi strutturali si può ritenere soddisfatta quando gli spostamenti di interpiano ottenuti dall’analisi in presenza dell’azione sismica di progetto siano inferiori ai limiti dipendenti dalla prestazione delle pareti divisorie o di tamponatura. Una conseguenza di questa prescrizione è che sovente gli elementi strutturali di un edificio vengano dimensionati proprio in base alle prestazioni sismiche di pareti divisorie e di tamponamento; conseguentemente, pareti divisorie con prestazioni sismiche avanzate (fig. 6) consentono di progettare elementi strutturali meno rigidi, vale a dire di minori dimensioni e, quindi, più economici e architettonicamente e funzionalmente meno ingombranti [10].
Fig. 4: Gli ultimi terremoti italiani hanno mostrato che l’interruzione di funzionalità degli edifici civili e industriali a seguito di un evento sismico è stata legata principalmente al danneggiamento degli elementi non strutturali
Fig. 5: I recenti terremoti avvenuti in Italia e nel resto del mondo mostrano che la società moderna non può prescindere dalla protezione sismica di tutti gli elementi non strutturali degli edifici
Fig. 3: Costi delle strutture e degli elementi non strutturali per tre destinazioni d’uso di edifici [5]
IL COLLASSO DEGLI ELEMENTI NON STRUTTURALI CAUSA VITTIME
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CONCLUSIONI I recenti terremoti avvenuti in Italia e nel resto del mondo, oltre che i recenti studi scientifici internazionali nel campo dell’ingegneria sismica, mostrano che la società moderna non può prescindere dalla protezione sismica di tutti gli elementi non strutturali degli edifici. L’efficienza degli elementi non strutturali durante un terremoto diventa essenziale soprattutto in strutture il cui utilizzo è indispensabile dopo un evento sismico, quali gli ospedali. Inoltre, le perdite economiche attese per il danneggiamento delle parti non strutturali degli edifici, in particolare a uso ospedaliero, sono di gran lunga maggiori di quelle attese per il danneggiamento delle parti strutturali. Per giunta, il collasso degli elementi non strutturali può causare vittime. Infine, prestazioni sismiche avanzate di pareti divisorie e tamponature consentono ai progettisti delle strutture di realizzare elementi più economici e funzionali.
L’autore GENNARO MAGLIULO
Fig. 6: Prove su tavola vibrante di pareti mobili vetrate ad alte prestazioni simiche della ditta Mangini
Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II, Napoli. Istituto per le Tecnologie della Costruzione, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Napoli
BIBLIOGRAFIA 1. R. Villaverde, Seismic design of secondary structures: State of the art, Journal of Structural Engineering-Asce 123(8) (1997) 1011-1019. 2. B. Faggiano, I. Iervolino, G. Magliulo, G. Manfredi, I. Vanzi, Post-event analysis of industrial structures behavior during L’Aquila earthquake, Progettazione sismica (English Special Edition) (2009) 203-208. 3. G. Magliulo, M. Ercolino, C. Petrone, O. Coppola, G. Manfredi, Emilia Earthquake: the Seismic Performance of Precast RC Buildings, Earthquake Spectra 30(2) (2014) 891-912. 4. D. Perrone, P. Calvi, R. Nascimbene, E. Fischer, G. Magliulo, Seismic performance of non-structural elements during the 2016 Central Italy earthquake, Bulletin of Earthquake Engineering (2018) 1-23. 5. S. Taghavi, E. Miranda, Response assessment of nonstructural building elements, PEER report 2003/05, College of Engineering, University of California Berkeley, USA., 2003. 6. B.A. Bradley, R.P. Dhakal, G.A. MacRae, M. Cubrinovski, Prediction of spatially distributed seismic demands in
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specific structures: Structural response to loss estimation, Earthquake Engineering & Structural Dynamics 39(6) (2010) 591-613. 7. E. Ikuta, M. Miyano, Study of damage to the human body caused by earthquakes: Development of a mannequin for thoracic compression experiments and cyber mannequin using the finite element method, in: R. Spence, E. So, C. Scawthorn (Eds.), Human Casualties in Earthquakes, Springer2011, pp. 275-289. 8. F.C. Celano, Maddalena; Coppola, Orsola; Magliulo, Gennaro; Salzano, Piera, Report dei danni registrati a seguito del terremoto del Centro Italia del 24 agosto 2016 (Release 1), 2016. 9. M.d.I.e.d. Trasporti, DECRETO 17 gennaio 2018. Aggiornamento delle “Norme tecniche per le costruzioni”. Gazzetta Ufficiale n. 42 del 20 febbraio 2018, 2018. 10. C. Petrone, G. Magliulo, G. Manfredi, Shake table tests on standard and innovative temporary partition walls, Earthquake Engineering & Structural Dynamics 46(10) (2017) 1599-1624.
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ATTUALITÀ
di Fabio Chiavieri
Sanità 4.0: tra benefici e sostenibilità Organizzazione territoriale, tecnologia e infrastrutture necessarie a sviluppare la stessa, al centro della XV edizione de “Il Futuro della Sanità”, evento organizzato da ab medica. Tra i temi cocenti affrontati durante il talk-show, l’introduzione delle grandi tecnologie nelle strutture sanitarie e la Telemedicina.
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L’impiego della tecnologia in ambito sanitario rappresenta uno dei fattori più importanti per il miglioramento della salute per i paesi industrializzati e non. Il tema più delicato che interessa particolarmente il nostro paese, visto anche il periodo che sta attraversando il Sistema Sanitario Nazionale, è però quello della possibilità di accesso alla tecnologia. Nel nostro SSN, sebbene organizzato per dare alle Regioni la più ampia autonomia possibile, l’accesso all’innovazione tecnologica non è determinato solo da alcune variabili più o meno riconosciute e studiate in altri paesi – come per esempio il reddito – ma purtroppo anche dal luogo di nascita del singolo individuo, come dimostrano le enormi differenze tra Nord e Sud Italia relative all’aspettativa di vita in buona salute alla nascita. Secondo i dati Istat, giusto per fare un esempio, a Bolzano si vive mediamente 20 anni in più che in Calabria. Le differenze tra Nord e Sud sono evidenti anche in tema di copertura dei programmi di screening e di prevenzione. «Non è un problema facilmente risolvibile, ma una forte programmazione sanitaria può ridurre in maniera rilevante questo scollamento, limitando le difficoltà di accesso alla tecnologia e alle cure solo a quelle variabili più difficilmente controllabili», dice Rosanna Tarricone, Professore Associato del Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico dell’Università Bocconi. Tornando al tema centrale dell’evento “Il Futuro della Sanità – Ri-Sintonizzati sull’innovazione”, ovvero l’introduzione delle grandi tecnologie in ambito sanitario, la questione da porsi è: la programmazione e la valutazione sanitaria di queste tecnologie devono essere affidate a livello locale o centralizzato? Secondo la professoressa Rosanna Tarricone «la valutazione se una grande tecnologia debba o non debba essere inserita in un percorso diagnostico-terapeutico dovrebbe essere demandata a livello centrale, mentre la programmazione può essere a livello regionale perché l’epidemiologia e la demografia di una data regione italiana non necessariamente sono rappresentative di tutte le altre». Un caso emblematico analizzato durante la serata è quello relativo al robot da Vinci, la piattaforma più evoluta per la chirurgia mininvasiva presente a oggi sul mercato. Mettendo a confronto Lombardia e Toscana è possibile notare come la diffusione del robot sia totalmente in ambito pubblico in Toscana, mentre in Lombardia il 31% si collochi nel pubblico, il 71% nel privato-convenzionato e l’1% nel privato. In Toscana, inoltre, l’utilizzo del robot è molto più polifunzionale essendo impiegato in Urologia, Ginecologia, Chirurgia Toracica e Generale, H&N, Pediatria e Cardiologia, mentre in Lombardia è più concentrato in Urologia, Ginecologia, H&N e Chirurgia Toracica e Generale. Ad uno sguardo più globale si nota che dei 108 robot da Vinci
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installati in Italia, ben il 68% è in ambito pubblico, il 26% nel privato-convenzionato e il 6% è presente nel privato. Il dottor Franco Gaboardi, Direttore Divisione di Urologia Turro Ospedale San Raffaele di Milano, ricorda la sua esperienza nel settore sanitario pubblico: «In Lombardia la prima esperienza pubblica con il robot da Vinci iniziò nel 2004 con uno studio di fattibilità finanziato dalla Regione specificatamente sull’impiego del robot nel trattamento del carcinoma prostatico. Nel 2007, a conclusione di questo studio, arrivarono i primi due da Vinci». Questa attenzione verso l’innovazione tecnologica ancora oggi è al centro dello sviluppo della Sanità lombarda. Spiega Giulio Gallera assessore al Welfare della Regione Lombardia intervenuto al dibattito: «Le tecnologie avanzate sono il futuro della Sanità, e sotto questo punto di vista le stiamo spingendo molto, sia all’interno delle strutture ospedaliere, sia sul territorio per quanto riguarda i temi della cronicità, della telemedicina, del telemonitoraggio. Negli ultimi due anni Regione Lombardia ha investito nella Sanità 300 milioni di euro di cui 100 dedicati al rinnovamento del parco tecnologico delle strutture pubbliche. È doveroso ricordare che per quanto concerne la programmazione lo Stato dovrebbe intervenire finanziariamente, invece da due anni non ci sono fondi né per l’edilizia sanitaria, né per il rinnovo delle strumentazioni. L’innovazione tecnologica offre opportunità straordinarie per cui ci impegneremo anche attraverso la costituzione di DRG (Raggruppamenti Omogenei di
UN APPUNTAMENTO TRA PRESENTE E FUTURO “Il Futuro della Sanità” è un evento che si ripete periodicamente dal 2007 con l’intento di creare un’occasione unica di confronto in merito a tematiche attinenti al settore medicale. Gli incontri de “Il Futuro della Sanità” rappresentano ormai un appuntamento fisso nell’orizzonte dell’innovazione medicale e biomedicale con il preciso obiettivo di capire e indirizzare l’evoluzione del settore della Sanità in Italia, discutere e analizzare casi di studio significativi, valutando nuove iniziative a livello nazionale e internazionale. Negli ultimi anni centinaia di ricercatori e medici provenienti dall’Europa e da Oltreoceano, insieme a giornalisti, imprenditori ed esperti accademici, hanno preso parte all’evento. L’interesse e l’entusiasmo che si registrano ad ogni incontro incoraggiano a organizzare ogni anno questa iniziativa con l’obiettivo di creare un momento unico di condivisione che possa contribuire alla crescita di tutti i partecipanti.
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Diagnosi, ndr) che permettano alle strutture ospedaliere e alle articolazioni sul territorio di sfruttare queste grandi tecnologie che a costi inferiori ci offrono prestazioni migliori consentendo quindi la sostenibilità del sistema». L’esperienza toscana evidenzia una situazione meno articolata in cui il settore pubblico la fa da padrone e dove l’Urologia non ha lo stesso peso che ricopre in Lombardia. Il dottor Carlo Milli, Direttore Amministrativo Azienda OspedalieroUniversitaria di Pisa, precisa che questa spinta alla multidisciplinarità nell’uso della robotica presso il centro pisano è ancora più marcata perché risente della forte attività della divisone Urologia dell’ospedale Careggi di Firenze.
«La nostra struttura è un’organizzazione praticamente separata rispetto alle strutture tradizionali, che ha delle proprie unità di programmazione che tengono conto di molti aspetti tra cui le prestazioni dei singoli centri. La concentrazione dei robot e dell’innovazione tecnologica in alcuni poli fa parte della nostra strategia per questioni di costi, di razionalizzazione, di apprendimento, peraltro, grazie alla alta densità della tecnologia, siamo riusciti a concentrare anche le attività di training e formazione, in quanto l’azienda pisana è un punto di riferimento per altre strutture che gravitano nella nostra area per cui da noi arrivano molti chirurghi per imparare a utilizzare il robot». Il punto chiave rimane quello della sostenibilità economica derivante dall’impiego delle grandi tecnologie, in particolare del robot. Studi di fattibilità, come riferisce il dottor Gaboardi, hanno stabilito che oltre i 300/350 interventi il robot raggiunge una sua sostenibilità economica via via superiore, ma questo, chiaramente, pone il problema della formazione dei chirurghi di nuova generazione e non solo. «Per quanto riguarda le nuove generazioni – sostiene Franco Gaboardi – sono ormai totalmente orientate alla chirurgia mininvasiva, non solo robotica, ma anche altre tecnologie quali per esempio i laser che cercano di essere sempre meno cruenti nei confronti dell’accesso al corpo. Nella divisione che dirigo su oltre 2000 interventi annui eseguiti meno di un centinaio sono realizzati a cielo aperto con impiego di bisturi, pur trattando tutte le principali patologie». Chi non si adegua a queste modalità di accesso probabilmente è destinato a non avere più pazienti da curare visto che il malato è sempre più informato, grazie anche a Internet, su qualsiasi cosa venga fatta e sviluppata.
DRG O VBH?
Francesca Cerruti, Vice Direttore di ab medica, insieme a Nicola Porro, noto giornalista conduttore dell’evento
Le grandi tecnologie renderanno più accessibile a tutti l’assistenza sanitaria per cui l’innovazione tecnologica guiderà la trasformazione del sistema sanitario che dovrà essere al contempo più efficiente e sostenibile. Il miglioramento della sostenibilità non passa solo dall’avanzamento tecnologico ma anche da una serie di azioni atte a cambiare e ottimizzare le forme finanziarie, organizzative, di servizi al malato. È importante quindi stabilire come deve essere affrontato il costo del singolo paziente ovvero se sia più adeguato un sistema sanitario basato su una logica di rimborso per singola prestazione (DRG) od orientato alla presa in carico complessiva della patologia (Valued Based Healthcare). Quest’ultimo approccio potrebbe essere visto come più moderno e più rispondente ai pazienti di oggi sovente cronici e multipatologici, i quali necessitano di essere trattati in modo diverso rispetto al passato, quando era richiesta una iperspecializzazione. Di con-
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Giulio Gallera assessore al Welfare della Regione Lombardia
seguenza, anche i meccanismi di remunerazione dell’innovazione tecnologica devono andare di pari passo. Tale sistema è già in adozione in molti paesi, tuttavia applicarlo in Italia richiederebbe una ridefinizione di tutti i meccanismi organizzativi coinvolgendo gli attori provenienti dal mondo istituzionale, politico, organizzativo ed economico-finanziario.
SANITÀ 4.0 PER PAZIENTI 4.0 Dal contratto di Governo riportiamo il seguente passaggio: “… avviare e implementare la TELEMEDICINA grazie a tutte le tecnologie innovative, in modo da ridurre gli spostamenti dei pazienti, abbattere i costi e garantire cure domiciliari di maggiore qualità”. Innanzitutto, definiamo cosa significa Telemedicina: ossia curare a distanza le. Se a parole può sembrare semplice, nei fatti essa implica conseguenze organizzative importantissime che coinvolgono non solo l’organizzazione sanitaria ma le stesse procedure.
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Dice il dottor Francesco Gabbrielli, Direttore del Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali presso l’Istituto Superiore di Sanità: «Dovremmo essere più ambiziosi su cosa vogliamo ottenere con la Telemedicina, ovvero pensare a qualcosa che possiamo fare oggi ma che non potevamo fare ieri senza le tecnologie digitali. Per esempio, l’intelligenza artificiale può aiutare moltissimo a livello diagnostico e quindi terapeutico soprattutto sui pazienti di oggi che sono affetti da più malattie contemporaneamente. L’intelligenza artificiale nel nostro Sistema Sanitario è tutt’oggi un sogno. Basti pensare che in molti ospedali, fatta eccezione per alcune eccellenze, le cartelle cliniche sono ancora su carta e spesso scritte a mano. Per arrivare a un sistema digitalizzato dobbiamo creare un insieme di dati coerente, ovvero, un’interoperabilità tecnologica e gestionale». Sebbene suggestivo, lo scenario disegnato dall’intelligenza artificiale sembra ancora distante mentre la questione se si possa meglio gestire un paziente a domicilio con i dati che abbiamo a disposizione è attualissima. «In effetti – spiega il dottor Gabbrielli - si può fare Telemedicina già oggi, con poca spesa e poche tecnologie ben dosate e ben scelte, portando a casa dal paziente una serie di servizi quali l’assistenza medica, infermieristica che sono elementi importantissimi per le nostre regioni spesso caratterizzate da piccoli o piccolissimi comuni dislocati anche in zone rurali. Il paziente, una volta spiegati vantaggi e limiti della Telemedicina, è contentissimo di essere assistito a casa propria, ma le vere resistenze arrivano dal cambiamento organizzativo che questo servizio comporta. Con la Telemedicina dobbiamo essere in grado di far dialogare le macchine, per questo motivo è importante che in tutte le regioni la capacità di trasferimento dei dati sia fattibile nel modo più semplice possibile. Da punto di vista tecnico questo si può fare, ma è fondamentale che ogni ospedale metta a fattor comune le proprie esperienze seguendo dei pilastri coerenti in tutte le regioni». Questo tema che attualmente sembra futuribile, in realtà potrebbe essere l’unica strada praticabile in tempi relativamente brevi per affrontare il problema della carestia di medici. Pare, infatti, che tra 5 anni ben 40 mila camici bianchi andranno in pensione lasciando 14 milioni di italiani senza medico di base. Sia chiaro, non che manchino in termini assoluti i nuovi medici in Italia (ogni anno si laureano circa 9000 giovani), il punto è che lo Stato non eroga un numero eguale di borse di formazione per specialisti e medicina generale, non permettendo ai nuovi dottori in medicina di lavorare né come medici di base, né tantomeno in ospedale. Per il programma completo dell’evento: http://www.abmedica.it/it/ futuro-della-sanita/15-incontro-risintonizzati-sull-innovazione
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di Roberto Guccione Fotografie di Fabrizio Marchesi
SERVIZI
I benefici dei LED in ospedale Forlight è tra le aziende più giovani associate al CNETO. Costruisce apparecchi e sistemi LED d’illuminazione per ospedali e ambienti asettici e sta crescendo rapidamente grazie tre scelte strategica di fondo: fabbricazione interna, progettazione condivisa con i clienti in logica di Open Innovation, nessun compromesso nella scelta dei materiali
Margherita Lunghi (a destra) con l’architetto Kamilla Walicka durante la ultima Varsavia Light Fair
Forlight nasce nel 2015, una sfida promossa da un gruppo di imprenditori e specialisti attivi da decenni nel settore dell’illuminotecnica industriale che avviano una nuova iniziativa per cogliere le opportunità offerte dalla transizione verso le tecnologie LED. Con un obiettivo ben preciso: inserirsi nella fascia alta dell’illuminotecnica specialistica, quello delle applicazioni per ospedali e ambienti asettici, con apparecchi in grado di offrire il miglior comfort visivo e le massime prestazioni fotometriche; e senza accettare compromessi riguardo qualità dei materiali, durata, sicurezza e facilità di installazione. Una sfida che, a tre anni di distanza, è ben avviata al successo, nonostante la strada sia ancora in salita. Nel 2018 dallo stabilimento di Cornegliano Laudense (Lodi) sono usciti circa 7.000 sistemi illuminanti diretti prevalentemente all’estero; il giro d’affari è in crescita costante e il portafoglio prodotti è in continuo sviluppo, mentre nella lunga lista delle forniture completate in questi primi tre anni di attività troviamo alcuni dei più innovativi progetti ospedalieri d’Europa e del Medio Oriente. «Sono dati che avvalorano le scelte iniziali dei fondatori», spiega Margherita Lunghi, che nel ruolo di Key Account per i mercati internazionali si confronta quotidianamente con le aspettative e i requisiti tecnici richiesti da una committenza sempre più esigente. «In effetti», continua Margherita Lunghi, «la scelta ini-
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SERVIZI
I pannelli Skyled con immagini naturali installati a soffitto umanizzano gli ambienti ospedalieri
ziale di investire in uno stabilimento completamente nuovo, con macchine e strumenti di ultima generazione, e in competenze tecniche e progettuali “ampie” ha costruito i nostri attuali punti di forza. L’intero processo produttivo, dal taglio e piegatura delle lamiere fino al collaudo finale nel laboratorio fotometrico, avviene nello stabilimento di Cornegliano Laudense, dove tra produzione e studio di progettazione lavorano circa 15 persone. La progettazione è totalmente digitalizzata e condivisa con i committenti. La nostra offerta si basa infatti su linee di prodotti standard che grazie a questo connubio di “saper fare artigianale” e nuove tecnologie sono personalizzate in base alle specifiche necessità d’installazione o alle normative locali, con tempi di consegna di poche settimane anche per lotti minimi». Un dialogo tecnico facilitato dalla scelta strategica di mantenere un rapporto commerciale diretto con i clienti finali italiani ed esteri, senza coinvolgere distributori locali. I clienti di Forlight sono infatti prevalentemente società d’ingegneria e studi di progettazione che realizzano ospedali e stabilimenti farmaceutici con formula chiavi in mano, ma anche laboratori, cleanroom e ambienti asettici per l’industria alimentare, chimica ed elettronica. Una seconda area d’attività riguarda le ristrutturazioni di ospedali e grandi ambienti, dove Forlight si occupa del relamping curando anche lo studio di fattibilità e il progetto illuminotecnico. «La progettazione» sottolinea Margherita Lunghi, «è probabilmente la fase più importante del nostro lavoro. Il team di progettazione non comprende solo ingegneri e tecnici, ma fin dalle
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origini coinvolge in modo continuo light designer, architetti ed esperti di marketing e comunicazione che portano in azienda stimoli e suggestioni colti in altri ambiti industriali. Per esempio, tra i collaboratori storici troviamo il lighting designer Stefano Dall’Osso, un pioniere nell’uso della luce e dell’illuminazione come “elemento architettonico” e fondatore dello studio SPLD (Swiss Professional Lighting Design) di Lugano, ma anche la storica agenzia di comunicazione AsBorsoni di Brescia, una vera fucina di creatività e di stimoli per la messa a punto finale dei prodotti». Per quanto riguarda i mercati di destinazione, il 90% circa della produzione è esportata: Germania, Svizzera, Israele (e recentemente anche Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita) sono le destinazioni prevalenti. «Oltre l’80% dei nostri apparecchi», spiega Margherita Lunghi, «è destinato ad applicazioni ospedaliere o comunque in ambienti con elevate esigenze di asetticità e sicurezza, in Italia e all’estero. Solo una quota ridotta è utilizzata per grandi ambienti come uffici e stabilimenti industriali». Anche per queste applicazioni gli apparecchi sono comunque derivati dai prodotti delle linee ospedaliere e ne condividono la stessa filosofia progettuale e costruttiva in termini di prestazioni fotometriche, efficienza, qualità dei materiali, facilità di montaggio e certificazioni.
Uno scorcio dello stabilimento Forlight di Cornegliano Laudense (Lodi)
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SERVIZI
Una sala operatoria illuminata con apparecchi a incasso con diffusori a microprismi (al centro) e con riflettori Darklight
COSTRUZIONE SENZA COMPROMESSI E RICERCA SUI MATERIALI A differenza di altri storici produttori di sistemi d’illuminazione, Forlight non ha dovuto gestire il passaggio tecnologico dalle fonti luminose tradizionali (alogena e fluorescenza) ai nuovi sistemi LED, inserendo nuove competenze e adeguando il processo produttivo. Semplicemente, Forlight si è subito concentrata sui LED e le loro caratteristiche, attingendo allo stato dell’arte della ricerca e dello sviluppo di questa tecnologia, per realizzare ex novo apparecchi specificamente progettati per sfruttarne al massimo i vantaggi: totale controllo dell’intensità luminosa e della temperatura di colore, alta efficienza energetica, dimensioni contenute delle sorgenti luminose. Allo stesso tempo, ha potuto superare, durante la progettazione, i vincoli tecnici legati ai LED, adeguando la forma dei riflettori, scegliendo i materiali più idonei e prevedendo o meno la presenza di dissipatori di calore. Questo approccio si è tradotto in una filosofia progettuale che pone al centro le performance illuminotecniche richieste da ogni specifica applicazione, con alcuni punti fermi. In primo luogo, la qualità dei materiali, per garantire alle apparecchiature lunga vita, sicurezza e affidabilità, scegliendo lamiera d’acciaio ed estrusi d’alluminio per i corpi lampade e i telai. Materiali che garantiscono il miglior compromesso tra resi-
stenza meccanica e la leggerezza necessaria per l’inserimento nei controsoffitti, dove sono installati con sistemi di aggancio e sgancio rapido con clip in acciaio inox e connessioni pre-cablate. La protezione fino al grado IP65 garantisce la sicurezza e la sterilità degli ambienti, eliminando possibili contaminazioni esterne.
I PRODOTTI La produzione Forlight è suddivisa in quattro linee di prodotto principali: Cleanrooms (lampade stagne per ambienti asettici), SkyLED (pannelli LED a incasso), Offices (sistemi per uffici) e Large Areas, apparecchiature per ambienti chiusi di grandi dimensioni. La quota principale delle forniture dell’azienda riguarda la gamma Cleanrooms di apparecchi ideati per ambienti critici come sale operatorie, locali di preparazione, locali di risveglio, ambienti ospedalieri, laboratori di analisi, laboratori di ricerca, industria chimica, industria farmaceutica, industria alimentare, industria elettronica. Tutti i prodotti della linea sono caratterizzati da ottiche in alluminio ad alta riflessione e diffusori in policarbonato o in vetro stratificato, che si adattano ad ogni ambiente dal punto di vista fotometrico. «La gamma Cleanroom comprende i nostri prodotti di punta», dice Margherita Lunghi. «Si tratta di lampade a incasso con protezione
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totale IP65 disponibili in varie dimensioni intermedie a partire da 600 x 600 millimetri fino a 1200 x 600 millimetri. Le versioni si differenziano a seconda del tipo di diffusore, che determina l’effetto di illuminazione dell’ambiente». Per esempio, troviamo gli apparecchi con diffusori microprismatizzati o quelli con riflettori DKL e ottica Darklight, che garantiscono un comfort visivo ideale per le sale operatorie. Nella versione con emissione a luce colorata RGB, anche integrata con luci bianche, sono particolarmente adatti per interventi di microchirurgia. «I chirurghi apprezzano la possibilità di variare l’intensità e il colore della luce della sala per migliorare la visione dei grandi monitor usati nella chirurgia mininvasiva e quindi i sistemi RGB sono scelti sempre più spesso anche per il relamping di interi blocchi operatori. Per esempio, per il rinnovamento appena ultimato del Taiba Hospital di Kuwait City abbiamo equipaggiato quaranta sale operatorie con lampade RGB, installando un sistema di controllo che permette sia la gestione automatica dell’illuminazione dell’intero blocco chirurgico sia a scelta del chirurgo in ogni singola sala». Recentemente la gamma Cleanroom si è allargata con l’inserimento delle lampade Bianco Dinamico con diffusore microprismatizzato e LED a luce bianca. «Queste lampade», spiega Margherita Lunghi, «sono dotate di un software di controllo che nel corso della giornata varia l’intensità luminosa e la tonalità del colore, che può spaziare fra 2700K e 6500K, riproducendo il ciclo circadiano anche in assenza di luce naturale. È particolarmente utile in ambienti di degenza dove è importante recuperare il sincronismo del ciclo biologico, ma si
Lampada a incasso Cleanrooms con diffusore microprismatizzato
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Un apparecchio da incasso con emissione di luce RGB integrata da luci bianche
stanno diffondendo anche in uffici e luoghi di lavoro illuminati solo da luce artificiale». Gli effetti positivi della luce sullo stato di benessere delle persone si ritrovano anche nei pannelli della gamma Skyled, pensati appositamente per rendere più confortevoli i luoghi di lunga degenza, le sale del risveglio, le case di riposo o gli ospedali pediatrici. Si tratta di pannelli da incasso illuminati a LED che grazie alla tecnologia Bianco Dinamico possono variare l’intensità e la tonalità della luce in base all’ambiente. Sullo schermo del pannello è possibile retroilluminare un’immagine rilassante o decorativa per favorire il miglior recupero psicofisico dei pazienti. I pannelli sono componibili ed è quindi possibile suddividere l’immagine su più pannelli o creare una composizione di più immagini, fino a coprire un’intera parete o il soffitto, con ampia libertà di scelta delle immagini. «Le immagini luminose dei pannelli», sottolinea Margherita Lunghi, «creano un effetto tranquillizzante e umanizzante negli ambienti medici, in particolare nelle aree pediatriche, ed entrano sempre più spesso anche in sala operatoria, dove aiutano a distendere la tensione: per esempio, l’Ospedale Universitario di San Pietroburgo ha appena installato 80 pannelli Skyled con protezione IP65 nel blocco operatorio e nelle aree sterili, con immagini scelte dai medici stessi. Ma i pannelli sono utilizzati anche fuori dagli ospedali, per esempio per personalizzare uffici, centri benessere o case private».
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di Marina Innorta, Antonella Crugliano, Arianna Laurenti, Sara Capizzi Ufficio Legale e Appalti Dipartimento Tecnico Patrimoniale AUSL di Bologna
Appalti, sentenze e aggiornamenti normativi Commissioni giudicatrici per gare da affidarsi con il metodo dell’offerta economicamente più vantaggiosa: l’istituzione dell’albo dei commissari presso l’ANAC Negli appalti in cui il criterio di aggiudicazione è quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, la valutazione delle offerte dal punto di vista tecnico ed economico è affidata a una commissione giudicatrice, che deve essere composta da esperti nello specifico settore cui afferisce l’oggetto del contratto. La commissione può essere costituita da tre o da cinque commissari e deve essere nominata dalla stazione appaltante solo dopo la scadenza del termine previsto dal bando di gara per la presentazione delle offerte. Il comma 3 dell’art. 77 del Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 50/2016) prevede che i commissari debbano essere scelti fra gli esperti iscritti a un apposito Albo da istituirsi presso l’Anac (Autorità nazionale anticorruzione). Il Codice aveva previsto un periodo transitorio durante il quale le Stazioni appaltanti avrebbero continuato a nominare i commissari di gara scegliendoli, secondo criteri di competenza e trasparenza, tra i propri dipendenti. Già nel novembre 2016, l’Anac aveva emanato le Linee guida n. 5 recanti i “Criteri di scelta dei commissari di gara e di iscrizione degli esperti nell’Albo nazionale obbligatorio dei componenti delle commissioni giudicatrici” (poi aggiornate in base a quanto previsto dal D.Lgs. 56/2017, il cosiddetto “primo correttivo”). Successivamente, con il comunicato uscito il 18 luglio 2018, ha diramato le istruzioni operative per l’iscrizione all’Albo e per l’estrazione dei commissari.
L’obbligatorietà, per le stazioni appaltanti, di rivolgersi all’Albo istituito presso l’ Anac per la nomina delle commissioni giudicatrici si applica per tutti i bandi di gara che prevedono la data di scadenza della presentazione delle offerte successivo al 15 gennaio 2019. Non devono essere iscritti all’albo il segretario e il custode della documentazione di gara (qualora quest’ultimo sia soggetto diverso dal segretario). A partire dal 15 gennaio 2019 quindi, le Commissioni giudicatrici dovranno sempre essere composte da esperti iscritti all’Albo. In alcuni casi, come si dirà a breve, le amministrazioni potranno scegliere i commissari tra i propri dipendenti (purché iscritti all’Albo); in altri casi sarà necessario formare le commissioni con esperti esterni. Il Presidente della commissione tuttavia, dovrà essere scelto al di fuori dell’ente aggiudicatore in entrambi i casi. Secondo le Linee Guida, è consentito alle stazioni appaltanti di nominare commissari interni (con esclusione del Presidente) nei seguenti casi: 1. servizi e forniture inferiori alla soglia comunitaria; 2. lavori di importo inferiore a 1 milione di euro; 3. lavori che non presentano particolare complessità. Per quanto riguarda il punto 3, le Linee guida precisano che sono considerate come non particolarmente complesse le seguenti procedure:
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a. i sistemi dinamici di acquisizione (regolamentati all’art. 55 del Codice degli appalti); b. le procedure interamente gestite tramite piattaforme telematiche di negoziazione ai sensi dell’art. 58 del Codice dei contratti; c. le procedure che prevedono l’attribuzione di un punteggio tabellare di tipo on/off senza alcuna valutazione discrezionale da parte dei commissari. Per contro, l’Anac ha precisato anche, a titolo esemplificativo e non esaustivo, quali tipi di procedure sono invece da considerarsi di elevata complessità (e quindi necessitano la nomina di commissari esterni all’amministrazione che indice la gara): ██ procedure di project financing; ██ lavori, servizi o forniture a elevato contenuto tecnologico; ██ lavori, servizi o forniture caratterizzati da significativa innovatività; ██ lavori da svolgersi in particolari circostanze ambientali, climatiche, geologiche (aree sismiche, alluvioni) ██ lavori afferenti beni ambientali e culturali; ██ lavori relativi al settore ambientale (bonifica siti inquinati) ██ fornitura di dispositivi medici. L’Albo dei componenti delle commissioni giudicatrici è diviso in due sezioni. La sezione ordinaria è composta da esperti che possono essere selezionati a seguito di richiesta delle stazioni appaltanti, oppure direttamente nei casi in cui è consentito. La sezione speciale è composta da esperti che saranno chiamati per le procedure di aggiudicazione di Consip, Invitalia e dei soggetti aggregatori regionali.
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La sezione ordinaria dell’Albo, che è quella alla quale ricorreranno la maggior parte delle stazioni appaltanti, è a sua volta suddivisa in tre distinte sotto-sezioni a seconda del tipo di professionalità coinvolte: ██ professioni tecniche: architetto, ingegnere, perito, geometra, agronomo; ██ professioni del settore sanitario: farmacista, medico chirurgo (specializzazioni), tecnico di radiologia, odontoiatra, veterinario, psicologo, ingegnere biomedico e clinico, assistenti sociali; ██ professioni relative ad altri servizi e forniture: fisici, matematici, biologi, statistici, biologi, avvocati, notai. Possono iscriversi all’Albo i liberi professionisti - sia quelli la cui attività è assoggettata all’iscrizione a un ordine o collegio, e anche quelli per cui tale iscrizione non è prevista – i dipendenti delle amministrazioni aggiudicatrici, e i professori universitari (ordinari o associati), i ricercatori, e chi occupi posizioni a queste assimilate. I candidati dovranno autocertificare il possesso di precisi requisiti di esperienza, professionalità e onorabilità, il cui dettaglio è illustrato nelle stesse Linee Guida. La procedura di iscrizione, già attiva dal settembre 2018, avviene interamente online sul portale dell’Anac. Attualmente, il dipendente pubblico che venisse chiamato per far parte di una commissione giudicatrice dalla propria amministrazione di appartenenza, non riceverà per lo svolgimento delle funzioni di commissario, alcun compenso aggiuntivo. Per chi invece verrà chiamato in qualità di componente esterno (o di Presidente) è previsto il pagamento di un compenso, secondo le tariffe che sono state stabilite dal Decreto Ministeriale 12 febbraio 2018.
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News aziende INFEZIONI CORRELATE ALL’ASSISTENZA: QUANTO CONTA LA PREVENZIONE L’ultimo studio di prevalenza delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) del Centro Europeo per le Malattie Infettive (ECDC), pubblicato lo scorso novembre, mostra un continuo peggioramento della situazione in Italia. Si passa da una prevalenza del 6% di 5 anni fa a un attuale 8% dei ricoveri, dovuto a una popolazione sempre più anziana, a sistemi sempre più invasivi, a scarse o inefficaci strategie di prevenzione. In Italia sono circa 7.800 i casi di decesso legati a infezioni antibiotico resistenti, più del doppio rispetto agli incidenti stradali; infezioni che nella maggior parte dei casi potevano essere evitate con azioni preventive. Con il 30% dei decessi per infezioni ospedaliere, il nostro paese si posiziona al primo posto tra le peggiori nazioni europee, impatto devastante se paragonato alle morti per malattie infettive come tubercolosi e HIV. I reparti con un impatto maggiore di prevalenza infezioni nosocomiali sono in area critica (terapia intensiva e rianimazione) con il 34%: tra le più diffuse quelle respiratorie (23,5%), seguite dalle infezioni del sangue (18,3%), urinarie (18%) e del sito chirurgico (14,4%). 3M, da sempre attiva nel settore sanitario e nella lotta alle infezioni correlate all’assistenza, si propone di sensibilizzare i professionisti sanitari su alcuni rischi clinici che presentano oltre il 40% delle infezioni correlate all’assistenza: contaminazione cute e ferite, infezioni del sangue catetere correlate e infezioni da contaminazione crociata tramite strumentario chirurgico o endoscopi diagnostici, proponendo un piano concreto e misurabile di miglioramento. Con l’iniziativa “Insieme, verso un Ospedale senza Infezioni” 3M si prefigge gli obiettivi di informare cittadini e operatori del settore sanitario sul tema delle infezioni ospedaliere, promuovere un programma concreto di prevenzione, offrire tecnologie
all’avanguardia capaci di migliorare i percorsi di cura e assistenza sanitaria. Per evitare l’ipotermia accidentale, 3M offre un’ampia gamma di soluzioni per la gestione della normotermia perioperatoria, da copertine e camici con riscaldamento ad aria forzata a dispositivi specificatamente progettati per i più piccoli, che rispondono pienamente alle esigenze evidenziate nel documento Buone Pratiche Cliniche elaborate da SIAARTI. Così come il sensore servo-controllato riscaldato per il monitoraggio della temperatura Bair Hugger™ accurato, non invasivo e di facile utilizzo, che semplifica e monitora il processo di misurazione della temperatura centrale del paziente. Per affrontare l’esigenza di monitorare il livello di igiene di un endoscopio flessibile, sottoposto alla fase di pulizia manuale, 3M propone una tecnologia che utilizza un indicatore rapido in grado di fornire una valutazione oggettiva del livello di pulizia in tempo reale, contribuendo quindi al tempestivo rilevamento di un inadeguato reprocessing, prima del riutilizzo su un altro paziente. 3M CleanTrace™ rilascia un dato oggettivo del livello di igiene, sfruttando la bioluminescenza generata dalla molecola adenosintrifosfato (ATP), per misurare la quantità di residui organici presenti sugli strumentari. Dispositivi di fissaggio senza punti di sutura e medicazioni di fissaggio con clorexidina al 2% Tegaderm™, così come i port protectors Curos™ sono alcuni dei presidi 3M finalizzati alla riduzione del rischio di infezione del sangue catetere correlate, in accordo alle raccomandazioni previste dalle Buone Pratiche Cliniche SIAARTI sugli Accessi Vascolari. Tre in particolare i prodotti integrati rientranti nel bundle di prevenzione che, insieme ai comportamenti degli operatori, contribuisce a raggiungere l’obiettivo del “Targeting Zero”. Per informazioni: www.3Mitalia.it/medical
I SOSTEGNI RIBALTABILI PONTE GIULIO Un sostegno rappresenta una soluzione efficace e veloce per aggiungere sicurezza a qualunque ambiente bagno. Si può scegliere di installarlo accanto ad un vaso sanitario, per migliorare l’uso dell’ambito doccia o semplicemente per avere un appiglio a lato di un lavabo. I sostegni ribaltabili Hug rispondono alle più severe norme e sono realizzati in alluminio lucidato e cromato in grado di garantire un appiglio sicuro ai fruitori.
I sostegni ribaltabili Hug Ponte Giulio
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Il corpo della maniglia e la copri piastra vengono proposte sia con finitura cromo, sia nei colori WE bianco, D4 Grigio antracite, PB corallo. L’asta del sostegno può essere munita di un poggia braccia in polietilene che ne migliora l’effetto “presa” e la frizione. Le misure disponibili sono 600, 700 e 850 mm di lunghezza. I sostegni ribaltabili Hug sono consigliabili a a persone non stabili anche da seduti e garantiscono una portata fino a 150 kg di peso. Partendo dal concetto della “cura di sé” e della barra come “elemento d’arredo”, il laboratorio creativo di designer e progettisti coadiuvato da Ponte Giulio ha lavorato per creare braccioli e maniglie
per ambienti ad alto traffico che fossero comodi, affidabili, personalizzabili e allo stesso tempo assolutamente sicuri. Gli elementi della collezione Hug sono perfetti anche per il bagno della collettività che richiede una serie di attenzioni particolari sia nell’installazione sia nella manutenzione. In special modo negli aeroporti, stazioni ferroviarie, stazioni di servizio biblioteche, impianti sportivi, ma anche università, uffici, bar e ristoranti, situazioni ad alto turnover di persone. Per informazioni: www.pontegiulio.com
FORUM PULIRE: IL RUOLO DELL’IGIENE IN CORSIA PER VINCERE LA SFIDA DELL’ANTIBIOTICORESISTENZA degli antibiotici, contro cui si sono attrezzati biologicamente, contribuiranno nel 2050 a riportare le infezioni in vetta alla classifica delle cause di morte, dopo un secolo in cui le avevamo credute in fase di declino. Italia fra i peggiori «L’Italia è tra i paesi dove iper-uso e abuso stanno facendo danni in questi anni. Siamo lo Stato membro dove si osservano più alti livelli di resistenza: lo stafilococco resiste alla meticillina, Escherichia coli a fluorchinolonici e cefalosporine, Klebsiella pneumoniae alle cefalosporine e ora pure ai carbapenemici» ha sottolineato il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Walter Ricciardi intervenuto al Convegno. Risultato? «Il 33% dei pazienti ricoverati in terapia intensiva contrae un’infezione nosocomiale e tutto questo sembra accettato in modo quasi rassegnato». Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, intervenuto al Forum Pulire
«In ospedale il fenomeno dei batteri multiresistenti sta cambiando il modo di concepire la sanificazione. Ieri si distingueva l’intervento in base alla tipologia dei luoghi: massima attenzione da dedicare alla sala operatoria, e poi approcci diversi a seconda degli ambienti, dalle sale di degenza alle sale d’attesa. Oggi questo criterio è da considerare troppo rigido. Specie se c’è un paziente portatore di batteri resistenti che transita per tutto l’ospedale, bisogna alzare i livelli di attenzione ovunque». Nelle parole di Gaetano Privitera, medico igienista e docente all’Università di Pisa, pronunciate al Forum Pulire a Milano, c’è un cambio di rotta in corso, che interessa la pulizia ospedaliera in tutti i suoi aspetti: progettazione degli interventi, uso dei prodotti, formazione del personale, forme più avanzate di condivisione dei dati. Il motivo si chiama antibioticoresistenza. Ceppi sviluppati da un uso esagerato
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Senza pulire si spende di più Le strutture italiane sviluppano dati su dati. Inclusi quelli sui costi: curare uno stafilococco resistente costa in media 36mila euro, il doppio di quanto costano in un anno due unità di personale addetto alla sanificazione. «In Italia in cure con antibiotici il Servizio sanitario spende il 100% in più di molti altri paesi, tre volte in più dell’Olanda, e il medico di medicina generale è tra gli artefici di questa prescrizione; ma anche in ospedale il consumo è elevato». «È in importante che le aziende ospedaliere capiscano che la pulizia non è solo un costo aggiuntivo. Il ruolo del personale, il cui costo impatta per il 95% in questi servizi, è fondamentale. La formazione in particolare offre agli operatori competenze tecniche, gli fa capire che il loro lavoro è importante e gli dà dei parametri anche per chiedere un giusto compenso. Posto che la sanificazione non sempre è un servizio appaltato a esterni, ma quasi sempre ci sono aree “strategiche” dove provvede personale interno all’azienda sanitaria».
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ALTEMS – ALTA SCUOLA DI ECONOMIA E MANAGEMENT DEI SISTEMI SANITARI, UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE Corso di perfezionamento sui Sistemi informativi sanitari per il governo dell’organizzazione Il sistema sanitario si sta sempre più evolvendo verso modelli orientati ai percorsi di cura, alla collaborazione sul territorio ed alla continuità assistenziale anche con l’uso della telemedicina. Questo porta sempre di più alla importanza del sistema informativo che non può (più) essere considerato come un insieme di apparecchiature e di applicazioni variamente interconnesse, ma deve rappresentare uno strumento strategico per il governo dell’organizzazione, in grado di contribuire alla sostenibilità del sistema, all’appropriatezza dei trattamenti e -in definitiva- alla salute stessa del paziente. Il recente Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali, impone inoltre regole stringenti sul governo dei dati, che influiscono significativamente anche sulle metodologie di implementazione, gestione ed evoluzione del sistema informativo. Con questa ottica, l’Alta Scuola di Economia e Management dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma ha avviato anche
per l’anno accademico 2019 il Corso di Perfezionamento sui “Sis temi Sanitari per il governo dell’organizzazione”, indirizzato non solo ai progettisti ed ai referenti informatici, ma anche ai responsabili sanitari ed amministrativi delle organizzazioni sanitarie. Le iscrizioni sono aperte fino al 15 febbraio 2019. È infatti focalizzato sulle strategie e sulle metodologie per la valutazione, la gestione e l’evoluzione del sistema informativo, inteso quale strumento per il governo dell’azienda, sotto il profilo sanitario, organizzativo e amministrativo, affrontando i vari aspetti (architetture, processi clinici, territorio, sicurezza, strategie evolutive, contratti, gestione ecc.) secondo un approccio di validità generale, tipico dell’Health Technology Assessment, basato su requisiti clinici e organizzativi e indipendente da specifiche soluzioni tecnologiche. Il corso è organizzato in collaborazione con HIMSS Italian Community e con il patrocinio dell’ ARIS (Associazione Religiosa degli Istituti Sociosanitari, dell’AIIC (Associazione Italiana degli Ingeneri Clinici), e della SIHTA (Società Italiana di Health Technology Assessment).
ITALIAN COMMUNITY
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Le schede di architettura
Uno strumento di consultazione pensato per progettisti ed health planner: la pubblicazione dei disegni di progetto in grande formato assicura la completa leggibilitĂ e comprensione degli schemi grafici a corredo delle realizzazioni presentate nella rivista
Quando il progetto architettonico è in sintonia con il percorso terapeutico del paziente pag. 6
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52 APPROFONDIMENTO
Il centro Maggie di Manchester
Pagina 11 | Planimetria complessiva dell intervento
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53 APPROFONDIMENTO
Sezione trasversale dell’edificio
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Particolare costruttivo del nodo di fissaggio tra pilastro e trave di copertura
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Perché associarsi al C.N.E.T.O. Il CNETO è un’associazione culturale che riunisce architetti e ingegneri interessati ai problemi dell’edilizia e della tecnica ospedaliera,
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tecnici, igienisti, amministratori ed economi di direzioni ospedaliere. Il CNETO ha come obiettivo primario la promozione dell’informazione e della conoscenza nello specifico settore della sanità, settore in continua e rapida evoluzione, che richiede il costante aggiornamento di tutti gli operatori. È proprio con questa finalità che l’Associazione organizza convegni nazionali e internazionali, viaggi di studio presso le strutture
Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera
Organizzazione, tecnologia, architettura
Percorsi terapeutici: l’architettura va incontro ai pazienti / Nuovi modelli operativi e gestionali per il laboratorio clinico / Ecosistema delle start-up: l’esempio offerto dal Terkko Health Hub di Helsinki / Il sistema informativo come elemento strategico / Pulizia e sanificazione ospedaliera in riferimento all’incidenza di ICA / La protezione sismica degli elementi non strutturali negli ospedali / XV convegno “Il Futuro della Sanità”: le grandi tecnologie nelle strutture sanitarie / I vantaggi e i benefici delle luci LED in ospedale
all’avanguardia sia italiane che estere, attiva contatti ufficiali con le altre associazioni e le istituzioni più rappresentative, anche straniere. Il CNETO è stato fondato quale Associazione multidisciplinare proprio perché la progettazione ospedaliera e socio-sanitaria esige la sinergia tra le diverse figure professionali coinvolte nella valutazione e risoluzione di tutti gli aspetti che concorrono a definire il progetto. La presenza delle
Il Centro Maggie di Manchester Progetto: Foster + Partners
Aziende, in qualità di soci collettivi, permette di stabilire uno stretto legame anche con il mondo della produzione e del mercato, le cui tendenze in atto costituiscono un indispensabile strumento di cultura tecnica.
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RICHIESTA DI ADESIONE Presa visione dell’articolo 4 dello statuto del CNETO il/la sottoscritto/a Nome e Cognome..............................................................................
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CARICHE SOCIALI
ESTRATTO DALLO STATUTO
Presidente Maurizio Mauri
Vice Presidenti Margherita Carabillò Roberto Righini
Past President Giuseppe Manara
Direttore Rivista Progettare per la Sanità Margherita Carabillò
Segretario Generale Stefano Capolongo
Tesoriere Roberto Righini
Art. 1 Denominazione Il “C.N.E.T.O. - Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera” è una Associazione culturale, apartitica e senza scopo di lucro, nata sotto gli auspici dell’ANIAI. L’Associazione è retta dal presente statuto la cui attuazione operativa è demandata, se necessario, ad appositi regolamenti operativi.
Art. 2 Sede La sede legale del C.N.E.T.O. è stabilita in Roma. L’Associazione può aprire sedi operative periferiche.
Art.3 Scopo
Giunta Esecutiva Tiziano Binini Gilberto Bragonzi Stefano Capolongo Margherita Carabillò Gianfranco Carrara Marco Gola Monica Ingaglio Fabio Inzani Revisori dei conti effettivi Giuseppe Chiota Gaetano Ingaglio Cesare Taddia
Giuseppe Manara Maurizio Mauri Grifone Oddi Baglioni Gabriella Peretti Roberto Righini Stefano Sibilla Andrea Taddia Marco Vitali Revisori dei conti supplenti Francesco Auxilia Braccio Oddi Baglioni
CONSIGLIO NAZIONALE In rappresentanza dei Soci ordinari Federica Meoli Susanna Azzini Grifone Oddi Baglioni Valentina Bettamio Daniela Pedrini Gilberto Bragonzi Gabriella Peretti Margherita Carabillò Roberto Ravegnani Morosini Gianfranco Carrara Stefano Sibilla Nicoletta Dubini Giovanni Spina Marco Gola Andrea Taddia Egisto Grifa Chiara Tognolo Monica Ingaglio Manuela Torti Fabio Inzani Marco Vitali Lino Ladini Gabriele Zingaretti Giuseppe Manara Maurizio Mauri
In rappresentanza dei Soci collettivi General Planning Srl Acotec Srl Hospital Planning Soc. Coop. AHSI Spa Politecnico Di Milano Airnova Srl – Dipartimento Abc Ark.Ing.81 Srl Proger Spa Binini & Partners Srl Cairepro
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L’Associazione ha come scopo, a beneficio della collettività: la promozione dello studio dei problemi organizzativi, gestionali e progettuali connessi con l’edilizia socio sanitaria; di stabilire e mantenere contatti in campo nazionale e internazionale fra esperti italiani e stranieri e altre Associazioni che si interessano ai problemi attinenti allo scopo sociale; di porre a disposizione e di favorire la diffusione delle conoscenze e del progresso delle arti dello specifico settore anche attraverso l’uso dei propri mezzi e strutture; la promozione e/o la partecipazione al capitale sociale di società e/o associazioni che abbiano il fine statutario di approfondire, diffondere la cultura tecnico – architettonica, gestionale e organizzativa dell’edilizia socio-sanitaria, anche a scopi didattici ed editoriali. la qualificazione e il riconoscimento delle professionalità, svolgendo un ruolo di formazione e di informazione degli operatori. Per il raggiungimento dello scopo sociale il C.N.E.T.O. indice, promuove e organizza convegni, seminari, giornate di studio, viaggi, visite tecniche, pubblicazioni proprie o di terzi e diffonde la rivista organo ufficiale dell’associazione.
Art.4 – Ammissione e Soci Sono ammessi a far parte del C.N.E.T.O. le persone fisiche e giuridiche che, condividendone gli scopi, ne faranno domanda scritta, o tramite il sito ufficiale, alla Giunta Esecutiva e la cui domanda sarà dalla stessa accettata. I soci C.N.E.T.O. si distinguono in ordinari, studenti, collettivi, sostenitori, onorari. Soci ordinari, le persone fisiche esperte nel campo oggetto dello scopo associativo che ne fanno richiesta e che corrispondono annualmente la quota sociale ordinaria. Soci studenti e neo laureati, gli iscritti a corsi di studio universitari attinenti le materie interessanti lo scopo sociale che ne fanno richiesta e che corrispondono una quota associativa pari al 50% della quota sociale ordinaria. La qualifica di studente decade dopo tre anni dal termine degli studi e comunque entro il 30° anno di età. Soci collettivi, le persone giuridiche, gli Enti pubblici e privati, le Associazioni scientifiche e tecniche che ne fanno richiesta e che operano nel campo oggetto dello scopo associativo e che corrispondono la quota sociale collettiva pari a tre volte l’ordinaria; hanno diritto a tre voti. Soci sostenitori, i soggetti individuati alle lettere precedenti che si impegnano a corrispondere, per almeno cinque anni, una quota sociale annua pari a due volte la quota collettiva; hanno diritto a tre voti. Soci onorari, le personalità che per merito scientifico o professionale o per aver acquisito particolari meriti verso l’associazione vengono nominati tali. La loro nomina è proposta dalla Giunta Esecutiva, approvata dal Consiglio Nazionale e ratificata dall’Assemblea dei soci; i Soci Onorari non pagano la quota associativa e non hanno diritto di voto.
Art. 5 Organi del C.N.E.T.O. Sono: l’Assemblea dei Soci, Il Consiglio Nazionale, Il Presidente, La Giunta esecutiva, Il Collegio dei revisori
ABBONAMENTI 2019
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ionale Centro Naz per l’Edilizia Ospedaliera e la Tecnica
ttura archite ologia, e, tecn zazion iz an rg O
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o Jill Tate) Park (fot ralia Rosebury ia Pacific, Sidney, Aust mentale di Salute Architecture Australas
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Less than 1CFU/m3 in a crowded operating theatre, y during a real surgery www.sagicofim.com
Lavarsi le mani non basta.
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