David Conati
David Conati
Amici virtu@li La realtà del Social network, la realtà di tutti i giorni
Autore e compositore, ha lavorato con Tito Schipa Jr, Gino & Michele, Mogol. Collabora come traduttore con un’agenzia teatrale e ha scritto decine di testi teatrali, molti per ragazzi, premiati ad importanti festival nazionali. Ha anche pubblicato saggi, manuali educativi, canzoni, filastrocche, romanzi, guide didattiche e testi di parascolastica per diversi editori.
Amici virtu@li La realtà del Social network, la realtà di tutti i giorni
Grazie a un video pubblicato in rete da uno sconosciuto, Marco, che ha appena traslocato con la sua famiglia, diventa subito popolare. E per Dragan, Anna, Miliça e Francesco, i suoi nuovi compagni di scuola, Marco non è più invisibile. Ma a volte è meglio essere popolari o essere invisibili? O meglio essere come Xorro, che grazie alla sua identità segreta si sente un supereroe? E i supereroi, fino a quanto sono disposti a mettere a rischio la loro identità segreta per aiutare un vero amico in difficoltà?
Amici virtu@li
David Conati
David Conati
La realtà del Social network, la realtà di tutti i giorni
Un romanzo che guarda al mondo dei giovani e alla tematica del Social network in modo moderno e intrigante. A corredo del testo, un apparato finale di approfondimento delle tematiche, un fascicolo di comprensione del testo, una proposta operativa di schede interattive sul sito www.raffaellodigitale.it
Completano la lettura: Approfondimenti finali Fascicolo di comprensione del testo Schede interattive su www.raffaellodigitale.it
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Online: approfondimenti e schede didattiche www.raffaellodigitale.it Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n°633, art. 2 lett. d).
€ 8,30
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788847 220713
Collana di narrativa per ragazzi
Editor: Paola Valente Redazione: Emanuele Ramini Progetto grafico e copertina: Mauro Aquilanti Impaginazione: Giacomo Santo Disegno di copertina: Danilo Loizedda Approfondimenti e schede didattiche: David Conati Ufficio stampa: Salvatore Passaretta
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Tutti i diritti sono riservati © 2014
e-mail: info@ilmulinoavento.it http://www.grupporaffaello.it Printed in Italy
È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.
David Conati
Amici virtu@li La realtĂ del Social network, la realtĂ di tutti i giorni
A Luna costretta, suo malgrado, a viaggiare
I personaggi coinvolti in questo racconto sono di fantasia e ogni riferimento a persone luoghi o avvenimenti reali è casuale. È però doveroso ringraziare coloro che, direttamente o indirettamente, consapevolmente o inconsapevolmente, hanno contribuito a scrivere questa storia: gli alunni della classe 2aD della scuola Secondaria di Primo Grado di Valeggio sul Mincio (VR), anno scolastico 20102011, Riccardo, Sharon, Gaia, Sara, Andrea, Larisa, Antonio, Martina, Luca, Diego, Andrei, Andrea, Claudio, Francesca, Greta, Signo, Sem, Annalisa, Giorgia, Manuel; la loro insegnante di italiano Luisa Fazzini e il loro Vicario Agostino Falconetti per le preziose informazioni; Daniele Facciolli, Davide Galbiati, Andrea Venturi e Marianna Venturi per la disponibilità e gli spunti forniti come base di partenza per questo lavoro; Elisa Cordioli che, al solito, ha avuto la pazienza e la costanza di correggere le diverse stesure fino a quella definitiva.
Capitolo
1
Home. E di nuovo cambio casa
Piove.
So benissimo che potrei usare un sacco di altre parole per definire meglio la situazione meteorologica. Lo so. Me lo faceva notare sempre la prof di Lettere: pioggerella, pioggerellina, pioggia, scroscio, rovescio, temporale, acquazzone, nubifragio, burrasca, bufera, diluvio, tempesta, tormenta, tifone… oppure poeticamente potrei dire che il cielo piange. Cara vecchia prof Sciapeconi. Per tutta la prima media si è ostinata a farci apprezzare “le bellezze della lingua italiana”, come le chiamava lei. Fiato sprecato: per me se cade acqua dal cielo piove, punto e basta. A cosa serve fare tanti discorsi? Però lei quando correggeva i miei temi non faceva altro che ripetere: – Borghesi! Perché sei così stitico quando scrivi?... Perché sei così stitico quando scrivi? Perché…. “Non sono stitico, semmai sintetico” avrei voluto urlarle un sacco di volte. Ogni volta però la voce mi moriva in gola e usciva solo una risatina isterica che non le faceva capire il mio pensiero ma, in compenso, mi faceva sembrare di certo molto tonto. Comunque sia, oggi piove e io seguo col dito le gocce che si stampano sul vetro e colano giù. Faccio a gara per vedere quale arriva prima. 5
Capitolo 1
– Chiudi le tapparelle che si bagnano i vetri! È mia madre, sempre in ansia per le pulizie, per gli aloni, la polvere, le ditate e i vetri sporchi. – Perché non mi dai una mano a sistemare? – urla ancora lei. Tiro giù la tapparella e la raggiungo nella stanza accanto mentre lei si sta affannando dietro una muraglia di scatoloni. Ti rendi conto di quanta roba ci sta in una casa solo quando traslochi. Un’infinità di scatoloni pieni che mia madre ha contrassegnato con un’etichetta adesiva. Sull’etichetta c’è scritto cosa contiene lo scatolone e in quale stanza va: mia madre è molto precisa, è una manager, una che non sbaglia mai. – Prendi le tue cose e sistemale! Imperativo materno. – Agli ordini, mamma! @@@ Ho quasi tredici anni ed è già la terza volta che trasloco. Ormai ci ho fatto l’abitudine. L’ultima è stata cinque anni fa, quando facevo la seconda elementare. Obbedisco quindi senza fiatare al comando di mia mamma e prelevo il mio scatolone: vado in camera e inizio a sistemare le cose sulla scrivania e sulle mensole. La casa nuova comunque non mi piace. Anche se è abbastanza recente si trova al quarto piano di un palazzone grigio, è più piccola e meno luminosa di quella dove abitavamo prima. Le pareti sono tutte bianche come i soffitti, ci sono due stanze, una per me e una per mia mamma, un bagno e un soggiorno con angolo cottura. La cosa che mi ha colpito entrando è che non ha nessun odore. Per dirla tutta: mi ha colpito l’assenza di un odore definito. 6
Home. E di nuovo cambio casa
Ha un solo balcone che dà su una strada stretta di fronte a un palazzo alto uguale. C’è l’ascensore, ma la mamma dice che serve per le persone anziane e noi dobbiamo salire a piedi. Le scale non hanno finestre ma profumano di pulito. Sulla strada, un marciapiede asfaltato fa da contorno all’intero isolato e tutto intorno le macchine assediano le case. Di alberi non c’è traccia. Al massimo c’è qualche fioriera con delle specie di siepi verde smorte. La strada è un viavai continuo di auto e motorini. Meno male che è a senso unico, altrimenti sarebbe stato rischioso anche uscire. Quando siamo arrivati non pioveva e il cielo era color grigio topo. L’aria puzzava di gas di scarico. E pensare che fino a un paio di giorni fa abitavamo in un appartamento al primo piano in una tranquilla casetta di due piani appena fuori dal centro di un paesino di provincia. Avevamo pure un pezzetto di prato, con in mezzo un ulivo, e vicino a casa c’era un grande parco giochi dove andavo con i miei compagni di scuola tutti i pomeriggi a giocare a pallone. In certi periodi dell’anno, girando per le vie del paese, si respiravano profumi di cose buone da mangiare. Ripieno per i tortellini soprattutto, la specialità del posto, una vera delizia. Io non sarei voluto andare via, soprattutto perché il mio papà è rimasto a vivere là e nonostante non vivessimo più insieme da qualche anno potevo andare a trovarlo tutte le volte che volevo. Ora lo vedrò solo ogni quindici giorni. Per non parlare dei miei compagni di scuola. Mi mancheranno parecchio, dato che qui non conosco nessuno. Appena finito di portare gli scatoloni apro il portatile. Con questo tempo mi sa che è meglio farsi una partitella a tetris. 7
Capitolo 1
– Marco, hai finito di sistemare? – mi chiede ancora mia madre dall’altra stanza. – Sì, mamma… – E adesso cosa stai facendo? – Niente – rispondo intento a giocare. – Cosa vuoi per cena? Mia mamma è completamente negata per la cucina. Senza accorgermene faccio una smorfia con la bocca, ma quando me la trovo di fianco mostro un sorriso falsissimo. È poco più alta di me, eccessivamente magra, porta sempre i pantaloni, o almeno, io non l’ho mai vista con le gonne. Possibilmente indossa camicia o giacca, poco trucco, odora di henné che usa periodicamente per tingersi i capelli mossi, lunghi fin sopra le spalle. – Dobbiamo festeggiare la nuova casa. Ordino due pizze? – propone. “Già meglio” penso. Poi azzardo: – Senti ma’. Possiamo fare l’allacciamento all’ADSL? – L’ADSL? E a cosa ti serve? Tentenno. – Per internet… Per fare le ricerche. – Le ricerche si fanno sui libri – dice lei. Cerco di ribattere: – Sì, però, il papà ce l’ha… – Quello che ha tuo padre non mi interessa! – puntualizza. – Qui per il momento non serve. Per le ricerche in internet puoi sempre andare in biblioteca. – Ma qui non so dov’è – protesto. Non capisco perché non la vuole; ormai ce l’hanno tutti. Anche nella mia classe di prima ero uno dei pochi che non aveva internet, per questo a volte mi sentivo…“diverso”. – Lunedì quando andrai a scuola chiederai ai tuoi nuovi compagni dove si trova la biblioteca. Fine del discorso! 8
Home. E di nuovo cambio casa
Poi cambia tono e chiede: – Wurstel e patate? – Sì... – acconsento malvolentieri. – Che hai? Potrei rispondere che non capisco perché non possiamo fare l’allacciamento all’ADSL, che ormai è una cosa che hanno tutti, come il telefonino o l’antenna parabolica, che per questo mi sento inferiore ai miei compagni e rischio di essere tagliato fuori per sempre dal mondo dei normali, però rispondo solo: – Nulla… Mamma scuote la testa, prende il telefonino e chiama Pizza Express. Siamo arrivati qui stamattina, non conosciamo ancora il quartiere e i ristoranti. La casa, la mamma l’ha trovata tramite agenzia. Per fortuna c’era il volantino della pizza a domicilio nella cassetta delle lettere. Contrariato riprendo a giocare con il pc e la sento mentre parla al telefono. – Marco?! – Sì, mamma… – rispondo un po’ sbuffando. – Come si chiama questa via? – Ciro Menotti. Mi pare… Sì. Ciro Menotti – confermo senza entusiasmo. – Grazie. Mezz’ora dopo stiamo cenando con due pizze e due coche in mezzo agli scatoloni semivuoti. Papà dice sempre che fare trasloco è come montare e smontare un piccolo circo. Nel nostro circo mancano i clown. Forse è per questo che da un pezzo non si ride più.
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Capitolo
2 Webmaster
Cambiare scuola, classe e compagni a fine gennaio non
è la cosa migliore che si possa sperare. La scuola è un edificio pesante, arancione e marrone, con grandi finestre che danno sulla strada. Si trova a circa un chilometro e mezzo dalla mia nuova casa, dalla parte opposta dell’isolato. È molto diversa da quella che frequentavo al paese. Prima di tutto l’odore, un misto tra ospedale e convento. Non so perché mi faccia venire in mente un convento dato che qui suore non ce ne sono, però quando sono entrato e ho annusato l’aria, è stata la prima cosa che ho pensato. Poi mi è venuto in mente anche l’ospedale. Dentro è grande. Decisamente grande. E io mi sento piccolo piccolo. È un po’come ricominciare da zero. Mi hanno messo in seconda D. Su al secondo piano. Dalla finestra si vede il cortile interno e poi la facciata di un altro palazzo. Dalla mia vecchia scuola si vedeva il profilo del castello scaligero. Sospiro. – Ragazzi! Silenzio, ragazzi! – urla la prof riuscendo a ottenere un po’ di attenzione. – Vi presento Marco Borghesi. Da oggi è il vostro nuovo compagno di classe. Guardo i miei nuovi compagni e trattengo il fiato. Mi sento completamente fuori posto. L’aria odora di sudore riscaldato. Al primo banco c’è una tipa che indossa una 10