a a c rt c T cANT AN 3 letture
Voce, testi e musiche di





DAVID CONATI
• EDUCAZIONE in gioco




• ARTE e immagine


Voce, testi e musiche di
DAVID CONATI
• EDUCAZIONE in gioco
• ARTE e immagine
25 Lo sciroppo
26 Forza, Alice!
28 Dov’è la gatta Marta?
30 Una decisione difficile
32 Che birba!
33 La bambina-ciclone
34 Sono competente? Una bambina di nome Lumaca
36 Laboratorio di ascolto La nuova maestra
37 Sono bravo a leggere L’albero-nave
38 DENTRO IL TESTO - Il racconto fantastico PIÙ FACILE La nave con il singhiozzo
40 Tre mostriciattoli
41 Sanguiciuccia 42 Il pulcino e la luna 44 Si vola!
47 Laboratorio di ascolto La pecora verde
48 Sono competente? La casa che scappava
50 Sono bravo a leggere Tommy e lo spettro
56
57
62
128 Sono competente? Nella libreria
130 Laboratorio di ascolto Un incontro
131 Sono bravo a leggere Andare via
132 Riccioli d’oro
134 DENTRO IL TESTO - Filastrocca e poesia
PIÙ FACILE La pazienza
136 Pastasciutta - A chi tocca?
137 Il pensiero si fa panna - Pronti alla pesca
138 L’acquazzone - Nebbia
139 Addio tempesta
140 Le due streghe
141 Raggi di sole - Tramonto
142 La tela
143 La pioggia
144 Ode al giorno
145 Parole confinanti
146 Sono competente? Tuttifrutti
148 Un mammifero solitario
150 DENTRO IL TESTO - Il testo informativo
PIÙ FACILE I dinosauri
Il
170 Un corretto ciclista
171 Sono competente? Graffiti rupestri
172 È autunno
173 Arte e immagine
I colori caldi dell’autunno
174 La festa dei nonni
175 La festa di Halloween
176 Passeggiata nel bosco
177 Alberi d’autunno - Filastrocca della nebbia
178 È inverno
179 Arte e immagine Disegnare con le linee
180 Luci di Natale
181 Tempo di frittelle
182 Tempo di neve e brina
183 Nevica
184 È primavera
185 Arte e immagine Più vicino, più lontanto
186 La fabbrica di cioccolata
187 Pasqua: festa di pace
188 Primavera nel bosco
189 I doni della primavera
190 È estate
191 Stelle
192 Avremo giorni lunghi
Quest’anno ti racconterò la fiaba di Riccioli d’oro trasformandola in tanti tipi di testo, così scopriremo insieme le tipologie testuali. Vedrai, sarà divertente!
Cerca le icone e ascolta David
La scuola è come un albero è chioma ed è radice
la scuola è come un nonno è chi ascolta e chi dice
la scuola è come un mare è onda ed è brezza
la scuola è come il cuore è domanda e certezza
la scuola è come il cielo è vento ed è quiete...
la scuola è come il mondo
la scuola è come me.
G. Clima, Senti senti che scuola, Mondadori
Completa.
Per te, la scuola è come
Primo giorno di scuola. A dire il vero, è la terza volta che è il suo primo giorno di scuola. Insomma, Timmi fa la terza elementare. Si ricorda come fosse ieri del suo vero primo giorno di scuola, in prima elementare. Voleva tanto andare nella A, come la sua amica Anna, ma la misero nella B. Per fortuna il primo giorno di scuola la terza volta è più facile del primo giorno di scuola la seconda volta, e molto molto più facile del primo giorno di scuola la prima volta. Comunque è pur sempre un primo giorno di scuola, e per i timidi è un bel problema. Ma lei è timida? Sì, Timmi è timida. È così timida che quando le chiedi il nome arrossisce e risponde a voce bassissima. Per questo la chiamiamo Timmi. Con la mamma è passata sotto il portone di Linda, la sua migliore amica. Timmi è entrata in classe con Linda. Ha raggiunto il banco dell’anno scorso, si è seduta, poi si è guardata attorno e ha sorriso ai compagni. Ci sono tutti: sono i suoi amici.
Anche per te il primo giorno di scuola rappresenta un problema?
Che cosa ti preoccupa?
Che cosa ti piace invece?
Tiziano si annoia perché deve restare lì, in classe, ad ascoltare la lezione di storia. Sarebbe bello essere a pesca con papà!
Remare, attaccare gli ami... A Tiziano viene in mente la sua prima uscita in mare... suo padre aveva detto:
– Dai, tira su la grande vela! Sbrigati!
E Tiziano si era messo a rovistare in ogni angolo della barca.
– Che cosa fai, figliolo?
– Cerco la grande vela da issare, come hai detto tu!
– Ma no, Tiziano! Non si tratta di una vela. Guarda là, all’estremità della lenza: è un pesce, il migliore di tutto l’oceano!
Per la mia barba di mais, se riesco a prenderne una!
Tiziano guarda con aria svagata la maestra. Senza rendersene conto, aggiunge a voce alta: – Per la mia barba di mais...!
L’intera classe scoppia a ridere.
AA.VV., Leggo leggo, Zanfi Editore
Indica con V se le seguenti affermazioni sono vere e con F se sono false.
Tiziano è scuola e si annoia.
Tiziano pensa ai giochi che faceva in spiaggia. Durante l’estate Tiziano è andato a pesca con suo padre
Il padre di Tiziano ha pescato un grosso pesce
La classe scoppia a ridere.
La maestra si arrabbia.
Seduto al banco, davanti al foglio bianco, Samuele pensava che scrivere fosse davvero la cosa più noiosa del mondo. Insomma, è molto più divertente giocare sulla spiaggia che raccontare di aver giocato sulla spiaggia, no?! E invece, tutte le volte che si torna a scuola dopo le vacanze, c’è sempre una maestra pronta con un tema che s’intitola: “Dove sei stato in vacanza? Che cosa ti è piaciuto di più? Dove vorresti andare l’anno prossimo?”.
Per prima cosa, a Samuele le maestre sembravano un po’ impiccione con tutte queste domande. E poi, anche se cercava di mettercela tutta, non sapeva proprio che cosa raccontare.
– Prova a concentrarti – diceva sempre la mamma. Ma lui non aveva mai capito come si fa a concentrarsi.
– Devi stare fermo e pensare solo a una cosa – aggiungeva lei. Che bel divertimento! Molto meglio correre su e giù e non pensare a niente! Solo che a scuola non si può correre da nessuna parte. Bisogna stare seduti e composti. Così Samuele se ne stava ad annoiarsi davanti a quel foglio bianco e, non sapendo che altro fare, rosicchiava un po’ la sua biro guardandosi intorno.
M. Dubini, Non mi piace scrivere, Mondadori
Anche tu, come il protagonista, ti senti infastidito dalle domande su come hai trascorso le vacanze, oppure ti piace raccontare le tue esperienze?
Mi chiamo CarloRoberto. Mi porto in giro due nomi da quando sono nato, “Doppia fatica?” penserai tu. Non so dirti, non mi sono mai sentito né particolarmente Carlo, né solo Roberto. A scuola frequento la terza classe. Mio papà continua a dire che vado alle elementari. Lui non ha ancora capito che non esiste più la scuola che c’era al suo tempo. In realtà, io frequento il terzo anno della scuola primaria. La mia materia preferita è Arte: sono uno specialista nel disegnare gli animali e i paesaggi lunari. La mia maestra Roberta dice che non ha mai avuto un alunno così appassionato di astronomia come me. Effettivamente a me le stelle, pianeti e galassie piacciono un mondo. Il mio sogno, da grande, è fare l’astronauta e raggiungere la Luna e poi Marte. Ma mio papà dice che, siccome in matematica sono proprio una frana, non potrò mai diventare un astronauta. Per andare sulla Luna bisogna studiare ingegneria aeronautica e non sbagliare nemmeno un’operazione. Io, invece, non ne azzecco una: il quaderno di matematica, è una fioritura di croci rosse. Avete capito. A scuola non sono propriamente ciò che chiamano “genio”.
A. Pellai. Non mi vedi, papà?, Erickson Dentro DI ME
Confrontati con il protagonista del testo e completa.
Materia preferita
Passioni
Da grande
C’era una volta (si fa per dire) un gruppo di bambini e bambine che erano venuti al mondo nello stesso paese, chi un po’ prima chi un po’ dopo, mentre la Terra stava compiendo lo stesso giro intorno al Sole. Per questo motivo li misero nella stessa classe e li affidarono a un maestro che li faceva parlare e li ascoltava attentamente.
Un giorno il maestro disse: – Io da voi imparo tante cose. Ma loro pensavano che fosse uno scherzo perché la gente crede che i maestri a scuola ci stiano per insegnare, non per imparare. Allora fecero un patto: chi sapeva o capiva subito una cosa diventava maestro e la insegnava a chi non aveva ancora capito. In questo modo scoprivano che nessuno sapeva fare bene tutto e che tutti potevano essere maestri degli altri. Anche il maestro diventò scolaro dei suoi scolari. E come stava attento, specialmente quando loro gli spiegavano come credevano che fosse il mondo!
M. Lodi, La mongolfiera, Edizioni La Meridiana
Comprendo IL TESTO
Completa inserendo al posto giusto le seguenti parole: scolaro • patto • nessuno • bambini • ascoltava • maestro • insegnava
Un maestro faceva parlare e .................................. attentamente tutti i ..................................
Un giorno fecero un ..................................: chi sapeva una cosa diventava .................................. e la ..................................................... agli altri.
I bambini scoprirono così che ..................................................... sapeva fare bene tutto e anche il maestro diventò ..................................................... dei suoi scolari.
L’aula di Niccolò è quadrata e luminosa; fuori dalle finestre i bambini vedono gli alberi. C’è una pianta immensa, con le foglie a forma di ventaglio.
A destra, a sinistra e davanti alla cattedra ci sono i banchi. Nel mezzo dell’aula c’è spazio per poter giocare, sedersi in cerchio ad ascoltare le storie, per disegnare su grandi fogli in gruppo e anche per recitare.
Niccolò è seduto vicino a Jacopo. Si conoscono da quando sono nati e insieme si sentono più sicuri.
Scegli l’immagine che corrisponde alla descrizione letta.
Alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts
gli studenti del primo anno dovranno avere:
• tre completi da lavoro a tinta unita (nero),
• un cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno,
• un paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili),
• un mantello invernale (nero con alamari d’argento).
N.B. Tutti gli indumenti degli allievi devono essere contrassegnati da una targhetta con il nome.
Altri accessori:
• una bacchetta magica,
• un calderone (in peltro, misura standard 2),
• un set di provette di vetro o cristallo,
• un telescopio,
• una bilancia d’ottone.
Gli allievi possono portare anche un gufo, oppure un gatto, oppure un rospo.
Si ricorda ai genitori che agli allievi del primo anno non è consentito l’uso di manici di scopa personali.
J.K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale, Salani
Questo brano è tratto dal primo libro di Harry Potter. Conosci questo personaggio?
Quale fra il materiale elencato nel brano ti piacerebbe portare a scuola? Perché?
In ogni classe per creare un ambiente sereno occorrono delle regole che tutti devono rispettare.
Gioca insieme ai tuoi compagni. Dividetevi in gruppi di quattro o cinque bambini: a turno lanciate il dado. Chi capita nella casella con il comportamento scorretto deve tornare alla casella precedente. Vince il gruppo che raggiunge per primo l’arrivo.
1 2
Alzo la mano prima di parlare.
3
Corro fra i banchi.
Se non hai un dado per giocare, puoi riprodurre su un cartoncino questo schema, ritagliarlo e costruirne uno.
4 5 6 7 8
Ascolto gli altri. Seguo la lezione con attenzione. Non saluto nessuno.
Distruggo il materiale della scuola.
Arrivo in orario.
9 10 11
Decido io dove mettermi in fila.
Riccioli d’oro è la protagonista di una storia che potrebbe accadere nella realtà.
Da poco la famiglia Orsi si è trasferita in città. abita una bimbetta un po’ troppo curiosa, Riccioli chiamata così per la sua capigliatura. Un giorno d’oro si avvicina più del solito alla finestra della cucina della famiglia Orsi per sbirciare dentro. I tre si sono appena seduti a tavola quando squilla il telefono del signor Orsi e i tre se ne vanno via di corsa lasciando tutto sulla tavola. In un attimo sono in macchina e sfrecciano via. Riccioli d’oro si accorge che non hanno chiuso la porta e la sua curiosità aumenta. Deve assolutamente entrare in quella casa, così si intrufola dalla porta. Sulla tavola ci sono tre piatti colmi di zuppa. La bambina, curiosa com’è, ne assaggia un po’. Poi va nelle camere, si siede sui letti e proprio quando si sdraia sul letto del bimbo sente arrivare una macchina. I signori Orsi sono tornati... E adesso?
Quello che era realistico, potrebbe diventare un racconto fantastico
Riccioli d’oro era una minuscola fatina curiosa che voleva inaugurare le sue nuove ali. Quel giorno, svolazzando per la foresta raggiunse una casetta sperduta dove vivevano tre cercatori d’oro che erano burberi e scontrosi come tre orsi. Si avvicinò alla finestra per sbirciare, tanto, per le sue dimensioni probabilmente l’avrebbero scambiata per una comunissima farfalla e, sapendo che quei tre erano lì per cercare l’oro, decise di fare loro uno scherzetto. Con la sua bacchetta magica, che tutte le Fate Curiose possiedono, Riccioli d’oro fece luccicare qualcosa in mezzo agli alberi, così i tre “orsi” si precipitarono fuori a vedere. Lei allora infilandosi attraverso una fessura della finestra svolazzò fino ai piatti e assaggiò il loro contenuto. Poi passò nelle tre camere ma proprio mentre stava provando i letti i tre individui rientrarono in casa arrabbiati e delusi. Si accorsero subito che in casa c’era qualcuno, ma grazie alle sue dimensioni e al fatto che sapeva volare, scappò via in tempo con un’altra incredibile storia da raccontare.
Il RACCONTO REALISTICO è un testo narrativo. Narra fatti che sono accaduti o potrebbero accadere nella realtà.
COM’È FATTO?
Il racconto realistico è strutturato in tre parti:
l’INIZIO presenta i personaggi e la situazione di partenza; lo SVOLGIMENTO racconta la storia vera e propria; la CONCLUSIONE spiega come finisce la storia.
I PERSONAGGI
I personaggi sono persone o animali che appartengono al mondo reale e agiscono nella storia.
Il personaggio più importante si chiama protagonista, tutti gli altri sono personaggi secondari.
IL TEMPO
Il tempo di solito è indicato con precisione.
I fatti possono avvenire nel presente o nel passato.
IL LUOGO
I fatti si svolgono in ambienti reali.
I FATTI
I fatti sono generalmente narrati nell’ordine cronologico in cui si sono svolti. Sono legati tra loro da parole che indicano il passare del tempo: prima poi dopo allora infine
Oggi in cortile sono scoppiati tanti litigi così la maestra Michela ci ha fatto tornare subito in classe. Pensavamo che volesse farci una bella predica.
A un tratto la maestra ha detto:
– Adesso parliamo di parole magiche! Allora, bambini, quali sono le parole magiche che conoscete?
Giuseppe ha alzato la mano e ha detto abracadabra, che è la formula dei maghi. Sofia ha detto bibidi-bodibi-bu, Margherita ha provato con supercalifragilistichespiralidoso, come Mary Poppins.
Ma ogni volta la maestra faceva no con la testa.
– Io intendevo le parole magiche che si possono usare tutti i giorni per fare più bella la nostra giornata.
Prima non sapevamo cosa rispondere, ma poi Vanessa ha detto con una vocina un po’ incerta:
– Scusa è una parola magica, perché ti fa fare la pace con chi è arrabbiato con te.
– Bene! – ha esclamato la maestra – Adesso sì che ci siamo capiti!
E così tutti abbiamo cominciato a dire altre parole magiche: per piacere, permesso, grazie e in classe si sentiva una gran confusione.
La struttura del racconto è formata da tre parti:
l’INIZIO presenta i personaggi e la situazione di partenza; lo SVOLGIMENTO racconta la storia vera e propria; la CONCLUSIONE spiega come finisce la storia.
Marley era un cane pasticcione. Mangiava i bottoni delle giacche e rosicchiava le stringhe delle scarpe.
Rovesciava la ciotola dell’acqua e assaltava il bidone della spazzatura Rubava i rotoli di carta igienica dal bagno e il tacchino dal forno.
– Adesso basta. Questo cane deve andare via! –disse la mamma. Marley era molto, molto triste
Poi un giorno Marley dimostrò che il suo posto era proprio lì, in quella casa.
La mamma era in camera a riporre la biancheria, quando Marley dalla cucina si mise ad abbaiare
– Sta’ zitto! – lo sgridò la mamma – Smettila!
Ma Marley non la smetteva e abbaiava sempre più forte. La mamma allora si precipitò in cucina.
– Il mio piccolino! – gridò. Ma prima che potese muovere un passo, Marley si lanciò su lungo i cassetti, balzò sul ripiano, spiccò un salto e afferrò Luise per l’enorme pannolino. Non lasciò la presa finché il piccolo non fu al sicuro fra le braccia della mamma.
Marley balzò sul pavimento e si esibì in un ballo personale come per dire: “Finalmente ho fatto qualcosa di buono!”.
Un sorriso illuminò il viso della mamma.
– Questa è la casa di Marley e noi siamo la sua famiglia.
J. Grogan, Marley un cane pasticcione, Sperling & Kupfer
Dentro IL TESTO
Colora le barre a lato del testo con i colori corrispondenti : INIZIO, SVOLGIMENTO, CONCLUSIONE.
Rispondi con una X.
• Quale immagine rappresenta l’inizio della storia?
• Che cosa succede nello svolgimento?
• Come si conclude la storia?
Comprendo IL TESTO
Completa.
La mamma vuole mandare via Marley
perché ...................................................................................
Un giorno però Marley .........................................
Allora la mamma .......................................................
Dentro LE PAROLE
Rileggi la frase evidenziata
nel testo: quale verbo
puoi usare al posto di “assaltava”?
Divorava
Si scagliava
Aggrediva
Elena e Mirko sono compagni di scuola dalla prima: lui siede nel banco davanti a Elena. Oggi sono usciti insieme e hanno fatto una deviazione per passare dalle case in costruzione. Mirko voleva mostrare a Elena la nuova casa dove si trasferirà con i suoi genitori. I lavori sono quasi ultimati.
I due ragazzi sono entrati e Mirko ha detto:
– Andiamo in dispensa a prendere i biscotti.
I biscotti erano nello scaffale in basso: Mirko si è piegato per prenderli, ha dato una botta alla porta con il sedere e... sono rimasti chiusi dentro. Provano ad aprire la porta, ma ancora non c’è la maniglia e passare dalla finestra si rivela un’impresa impossibile. I due ragazzi temono che dovranno passare la notte là dentro, mangiando biscotti, in attesa che arrivino gli operai la mattina dopo.
Nella frase evidenziata sono presenti
quattro nomi propri e due nomi comuni. due nomi propri e due nomi comuni. due nomi propri e quattro nomi comuni.
Ti sei mai ritrovato in una situazione simile a quella dei protagonisti? Cosa hai provato?
Come l’hai risolta?
Si sta facendo buio. Nella penombra Mirko scorge la vecchia radio a pile del babbo e pensa di ascoltare un po’ di musica per passare il tempo. Mentre armeggia con le manopole per trovare la stazione preferita, Mirko vede le luci della radio riflesse su qualcosa nell’angolo della dispensa; ma questa non è...? Allunga la mano, al buio, finché non riesce a toccare l’oggetto. È una maniglia! Quelle che usano gli operai prima di montare quelle vere alla fine dei lavori. La afferra e la infila nella porta. Si sente uno scatto improvviso e... la porta si apre: finalmente i due ragazzi sono liberi!
Dividi il testo in INIZIO, SVOLGIMENTO, CONCLUSIONE colorando la barra con i colori corrispondenti .
Collega ogni parte del racconto a ciò che narra.
I due bambini rimangono chiusi in casa.
I due ragazzi sono liberi.
Mirko mostra la sua nuova casa.
A. Bröger, Grandi amici... piccoli innamorati, Il CapitelloI PERSONAGGI sono persone o animali che agiscono nella storia.
Il personaggio più importante si chiama protagonista, tutti gli altri sono personaggi secondari
La zia Doreen fece un altro gnocco e lo lanciò in aria verso sua nipote Lizzie.
– Prendilo! – urlò – Che ne dici? Perfetto!
La zia le diede un bacio sulla guancia.
– Bene. La tua mamma sarebbe fiera di te. Ne parlavo giusto col preside, il signor Mentina. Dice che sei una ragazzina dolce e con la testa sulle spalle. Come si scrive gatto?
– G-A-T-T-0.
La zia Doreen sorrise.
– Giusto. E ora torniamo a fare gli gnocchi – si rimise al lavoro e mentre impastava cantava: Gnocchi! Gnocchi! Gnocchi belli! Mescola, pesta, spiana, modella! Cuoci, scola, condisci, scodella! Gnocchi oh gnocchi belli!
Mentre zia Doreen cantava, Lizzie ballava a tempo. Poi la zia mise a bollire un pentolone d’acqua e vi gettò dentro gli gnocchi. Una volta cotti, li fece raffreddare e nella cucina si diffuse il delicato profumo degli gnocchi fumanti.
D. Almond, Mio papà sa volare!, Salani
Dentro IL TESTO
Collega con una freccia.
PROTAGONISTA
PERSONAGGI SECONDARI
Il signor Mentina Lizzie
zia Doreen
Al suono della campanella, i ragazzi uscirono di cor dalle aule e si gettarono liberi per le vie di Berna, assaporando gli svaghi del fine settimana. Hans voleva vedere il carillon dell’orologio e si dires verso la torre, seguito dalla sorella. Al primo rintocco ragazzo alzò gli occhi verso l’orologio che, sotto i raggi del sole di marzo, risplendeva nelle sue parti dorate.
– Ecco, ci siamo, sta partendo! – esclamò Hans.
– L’avrò visto mille volte... – rispose Clara annoiata.
– Che importa, è così bello e divertente! – continuò il fratello.
Mentre discutevano, si sentì un delicato rumore d’ingranaggi e alcuni congegni della torre cominciarono a muoversi: un gallo si mise a cantare, il giullare sgambettò colpendo ripetutamente due campane; allo stesso tempo un allegro corteo di orsi si mise a girare sotto il dio Crono, un vecchio con la clessidra. Quando batté l’ultimo rintocco, Clara si accorse di essere rimasta sola.
“Ecco, siamo alle solite...” pensò la ragazza, cercando il fratello in mezzo ai passanti. Poi notò uno zainetto scomparire proprio dietro la porta della torre
P. Coolbak, L’orologio senza tempo, Giunti Junior
Indica con una X dove si svolge il racconto.
Per le vie di Berna
Sulla torre dell’orologio
Cerchia l’articolo presente nella prima riga del testo.
di solito è indicato con precisione. I fatti possono avvenire nel presente o nel passato.
Stuart si era appena svegliato e già sapeva che quella sarebbe stata una brutta giornata. Era il primo giorno nella nuova scuola, quindi aveva già una discreta quantità di cose per cui preoccuparsi. E adesso ci mancava anche questa: un paio di pantaloni di un verde tipo “pugno in un occhio” e una camicia con disegnati sopra dei cowboy. Stuart ficcò la testa sotto le lenzuola. Sarebbe stato impossibile farsi nuovi amici. Gli altri bambini si sarebbero rotolati a terra dalle risate, vedendolo vestito in quel modo.
Poi fece capolino da sotto le coperte: si concentrò sull’orribile completino. Strinse gli occhi con tutte le forze e indirizzò le sue potenti onde cerebrali sull’idea di farlo scomparire... ma il vestito era ancora lì. E sembrava perfino più brutto di prima. Un momento... ma lui aveva il mantello, adesso! Se l’era fatto la settimana prima, cucendo insieme con la spillatrice un centinaio di vecchie cravatte. Stuart emise un sospiro. S’infilò gli orrendi pantaloni e l’ancor più orrenda camicia e si avvolse intorno il mantello. Ecco una cosa positiva nel mettersi il mantello: se non altro, nessuno avrebbe potuto vedere che cosa indossava sotto.
S. Pennypacker, Stuart va a scuola, Mondadori Junior
Rispondi con una X.
• Quando si svolgono i fatti narrati nel racconto?
Di mattina Di pomeriggio Di notte
• Quanto durano i fatti raccontati?
Circa un’ora Un’intera mattinata Una giornata
Un pomeriggio i miei genitori sono andati al supermercato e la mamma ha detto:
– Manolito, ricordati, un misurino di sciroppo alle sei in punto.
Alle sei del pomeriggio sono andato a prendere il misurino e ho versato lo sciroppo. Mio fratello, quando mi ha visto con il misurino in mano, s’è messo a piangere, perché i misurini non li sopporta proprio! Poi però mi ha seguito in cucina. L’ho messo nel seggiolone, ma appena ha visto il misurino ha ricominciato a strillare e con una manata ha rovesciato pure la bottiglia dello sciroppo! Così, arrivederci sciroppo! Siccome lo sciroppo era rosa, ho mescolato la marmellata di fragole con il latte e lo zucchero e ho versato tutto nella bottiglia vuota. Il bambino s’è preso il suo misurino senza protestare. Poi ha detto:
– Bambino vuole ancora. Invece mi sono bevuto io un altro misurino. Così ci siamo fatti fuori tutta la bottiglia, poi l’ho riempita di nuovo per non lasciare tracce. Oggi mio fratello ha mal di stomaco. La mamma ha detto:
– Questo bambino quando non ha una cosa, ne ha un’altra!
Rispondi sul quaderno.
1. Chi è il protagonista della storia?
2. Quali sono gli altri personaggi?
3. In quale luogo si svolge il racconto?
4. Quando si svolgono i fatti? Sottolinea nel testo le parole che te lo fanno capire.
Dentro LE PAROLE
Incitare: incoraggiare.
pomeriggio alle tre in punto Alice bussò alla porta piano. La signora Matilde le aprì sorridendo. salotto e la ragazzina vide un gatto nero sul questo micione? Si chiama Merlino, come il preparato il libro di lettura che usavo con i Fammi sentire come leggi – disse la signora sorridendo.
Alice si concentrò sulla prima riga.
“C’era una V. Una V cosa? Cavolo! Di nuovo!” pensò vedendo le lettere agitarsi sul libro “C’era una V... volta!”
– C’era una volta – disse ad alta voce.
– Bene, continua pure – la incitò la signora Matilde.
Dentro IL TESTO
Metti in ordine di tempo le immagini con i numeri da 1 a 4, per raccontare la storia.
E così Alice passò tutti i pomeriggi nell’appartamento del primo piano. Studiò con la signora Matilde con molto impegno.
Una mattina a scuola la maestra chiese ad Alice di leggere la pagina 42.
I compagni cominciarono a ridacchiare. Lei li guardò e fece un bel respiro. Immaginò che il gatto Merlino fosse sdraiato sul banco, accanto al libro di lettura. Fece un altro respiro e cominciò a leggere. Si concentrò su quelle lettere che tenta muoversi. Le sembrò che i compagni, persino l’aula fossero spariti. Restavano rumori e gli odori della storia che stava come se stesse vivendo un’avventura.
Quando terminò la lettura, sentì soltan Alzò lo sguardo e in quel momento i cominciarono ad applaudire. Tutti!
La maestra scrisse con la penna rossa “ottimo”! sulla pagina del libro di Alice tre stelline dorate.
Ti è mai capitato di essere in difficoltà o di non saper fare qualcosa?
Come hai reagito? Chi ti ha aiutato?
G. Alvisi, M. Furini, Volano sempre via..., IndustrialZoneQuando Anna andava in vacanza, portava la sua gatta, Marta, a casa dei genitori. Qui, gatta Marta andava a rintanarsi sotto un letto o su uno scaffale dietro i libri o chissà dove: nessuno la vedeva. Usciva solo di notte per mangiare, bere e fare i bisognini. Un’estate, a casa dei genitori di Anna, mentre gatta Marta era ospite da loro, un giorno arrivò Fragiuseppe Antonio, idraulico e muratore: c’era un bagno da rifare da cima a fondo.
Fragiuseppe Antonio spaccò piastrelle e pezzi di muro per due giorni interi. La mattina del terzo giorno la mamma di Anna trovò la ciotola della gatta Marta piena e la cassetta di sabbia perfettamente pulita. Cercò ovunque, ma gatta Marta non si vedeva.
Il giorno dopo, la mamma di Anna incontrò la signora Viganò del piano di sotto.
– Ma pensi un po’! – diceva la signora Viganò – Da qualche notte mia figlia sente miagolare. Un miagolio lontano, che viene dall’alto, sopra la sua camera...
La mamma di Anna venne colta da un pensiero terribile. Corse in casa e telefonò a Fragiuseppe Antonio:
– Venga subito qui! C’è da rompere un muro!
Fragiuseppe Antonio scoperchiò la vasca nuova ed esclamò:
– Io di gatti non ne vedo proprio!
La mamma di Anna chiamò piano gatta Marta per una, due, dieci volte. Ma non si sentiva nessun miagolio.
Poi, finalmente gatta Marta rispose. Un miagolio debole e sottile. Ci volle quasi un’ora per convincerla a uscire dal suo nascondiglio.
A. Vivarelli, Che fine ha fatto gatta Marta?, Notes Edizioni
Da cima a fondo: tutto.
Segna con una X il completamento corretto.
• Quando Anna andava in vacanza lasciava la sua gatta dai suoi genitori. dalla vicina del piano di sotto. da sola.
• Un’estate a casa dei genitori di Anna arrivò l’idraulico-muratore per rifare il bagno. l’idraulico-muratore per aggiustare la cucina. l’idraulico-muratore per sistemare lo scarico della lavatrice.
• Una mattina la mamma di Anna scoprì che la gatta aveva catturato un topo.
era sparita. non miagolava più.
• Dopo aver parlato con la signora Viganò, la mamma di Anna pensò che
la gatta fosse andata a casa della vicina.
la gatta fosse rimasta prigioniera nel muro della cucina. la gatta fosse rimasta prigioniera nel muro del bagno.
• L’idraulico tornò e aggiustò il lavandino. spaccò tutto il bagno nuovo. rifece il bagno nuovo.
• La gatta Marta uscì subito dal suo nascondiglio miagolò subito forte.
dopo un’ora miagolò debolmente e uscì dal nascondiglio
Mario era emozionato per l’arrivo del fratellino. Sarebbe nato da un momento all’altro. La mamma gli disse:
– Mentre starò in ospedale, puoi andare dalla nonna o dalla nostra vicina, la signora Mariposa, scegli tu… Mario si sedette pensieroso, accarezzando le orecchie del cagnolino Rollo. Sapeva di non essere bravo a prendere decisioni. Quella sera, però, gli venne un’idea. Annotò su un taccuino le voci «piatti - programmi tivù - Rollo»: avrebbe fatto un’intervista alla nonna e una alla signora Mariposa, segnando per ogni voce una crocetta sul «sì» o sul «no».
Il giorno dopo telefonò alla nonna:
– Ti preparerò piatti semplici, come il semolino... – disse la nonna – La tivù? Beh, mi spiace, ma... io non potrei rinunciare ai miei teleromanzi!
Mario segnò due crocette sul «no». Però la nonna avrebbe ospitato volentieri anche Rollo: una bella crocetta sul «sì».
Annotare: prendere appunti.
Semolino: farina di semola macinata finemente, spesso usata per minestre.
Mancava la voce «Rollo» significa:
Rollo aveva mal di gola.
Rollo non era stato preso in considerazione.
Rollo non approvava la scelta.
Rispondi sul quaderno.
1. Chi deve prendere la decisione difficile?
2. Quale importante decisione deve prendere?
3. Che cosa fa per riuscire a prendere la decisione?
4. Quale decisione prende alla fine? Perché?
Le risposte della vicina furono:
– Ti preparerò la pizza e la torta al cioccolato! E in tivù potrai guardare i cartoni animati che preferisci!
Due crocette sul «sì». Mancava la voce «Rollo».
La signora Mariposa concluse:
– Mi spiace, ma devo dirti di no: l’ultima volta che è stato qui, Rollo ha distrutto il mio vaso di cristallo preferito!
Mario guardò Rollo: aveva lo sguardo triste Gli si avvicinò e gli disse:
– Andremo dalla nonna. Spero tu capisca che mangerò il semolino per te. Gli occhi di Rollo sorrisero!
A. Fine, Cane o pizza?, Piemme Junior
Metti in ordine di tempo i fatti raccontati con i numeri da 1 a 5.
Mario intervista la signora Mariposa.
Mario intervista la nonna.
Mario deve decidere dove stare durante l’assenza della mamma.
Mario finalmente sceglie con chi stare.
Mario pensa di fare un’intervista alle due donne.
Perché abbiamo le ascelle?
Il mio nome è Dory, ma tutti mi chiamano Birba. Mia sorella si chiama Viola e mio fratello Luca. Viola è la più grande. Viola e Luca non vogliono mai giocare con me, dicono che io sono una bambina piccola.
A chi lo dici?
Non vedo l’ora che inizi la scuola!
– Mamma! Birba ci dà fastidio!
– Che cosa sta facendo? – chiede la mamma.
– Ci guarda!
È tutta l’estate che, ogni volta che io cerco di giocare con i miei fratelli, loro dicono “Per favore lasciaci in pace!”.
me ne vado. Però non so che cosa dire, faccio domande, tutte quelle che mi vengono
abbiamo le ascelle? Come si fa la plastica? vedo l’ora che inizi la scuola, così ci prendiamo pausa da Birba! – dice Viola. dici! – brontola Luca.
Dory fantasmagorica - Una pecora nera a scuola, Terre di Mezzo
Comprendo IL TESTO
i fumetti ai personaggi che pronunciano battute.
con V se le seguenti affermazioni sono con F se sono false.
il vero nome di Birba. ha due sorelle e un fratello.
Luca giocano sempre con Birba. rivolge ai fratelli molte domande.
Luca desiderano che inizi la scuola.
Martina fece colazione leggendo un giornalino a fumetti. Distratta dalla lettura, inzuppò il tovagliolo nel latte al posto dei biscotti. Durante il tragitto in auto per andare a scuola il suo anello andò a impigliarsi nella tappezzeria del sedile. Martina tirò con energia, fece un bello strappo alla tappezzeria e contemporaneamente urtò il fratellino Matteo, che finì incastrato fra il sedile posteriore e lo schienale del papà.
Davanti alla scuola, Martina scese dalla macchina e baciò il papà, pestandogli un piede.
Quando finalmente entrò in classe, la bambina-ciclone abbandonò il suo zaino in mezzo ai banchi appena in tempo per permettere a Emilia di inciamparvi sopra.
Poi Martina corse a raccontare al maestro tutto quello che aveva fatto il giorno prima. Siccome parlando si agitava, fece cadere a terra il quaderno di Enrico, la penna di Franco e urtò involontariamente Luca.
I bambini protestarono, ma al maestro venne da ridere e non riuscì a rimproverare Martina. Quel ciclone di bambina era anche una bambina simpatica.
S. Bordiglioni, Martina il ciclone, Emme Edizioni
La parola ciclone ha più significati. Indica con una X quello che spiega l’espressione bambina-ciclone.
In meteorologia, perturbazione atmosferica.
Persona che per grande vitalità provoca disordine, confusione e danni. Avvenimento o evento che provoca un violento sconvolgimento.
Che cosa NON ha combinato Martina?
Rovescia il latte sul tovagliolo Strappa la tappezzeria dell’auto
Urta il fratellino che si incastra fra i sedili dell’auto
Pesta un piede a Emilia
Fa cadere a terra Enrico
Di correre proprio non era capace. Per la verità era lenta in tutto: lenta a mangiare, lenta a scrivere, lenta a vestirsi. Però non si poteva dire che non sapesse fare tutte queste cose: anche se ci metteva più tempo degli altri, faceva tutto. Ma correre no, proprio non lo sapeva fare. Naturalmente la chiamavano
Lumaca. Il fatto è che Lumaca era davvero troppo grassa per correre: tutta quella ciccia era difficile da muovere velocemente. Anzi, era difficile da muovere in qualunque modo. Finché il luna park non cambiò la sua vita.
Il giorno che il papà la portò al luna park fu un grande divertimento e tornarono a casa con un sacchettino pieno d’acqua. In mezzo all’acqua c’era una tartarughina verde, di quelle piccole. Appena a casa misero la tartaruga in una vaschetta di plastica. La bambina guardava la tartaruga che nuotava in ogni direzione e pensava: “Deve essere meraviglioso nuotare così, molto più bello che correre...”.
Una sera, la mamma disse:
– Quest’anno passeremo qualche giorno al mare!
Appena Lumaca entrò nel mare si sentì diversa: non aveva più peso, era come se il suo corpo avesse perduto tutto il contorno. Quella forma goffa e pesante e lenta non c’era più. Le braccia e le gambe si muovevano leggere, senza nessuna fatica. Lumaca scivolava via sott’acqua, emergeva, si voltava e cambiava direzione, si rigirava sul dorso, tornava sotto. Era velocissima, avanti e indietro, su e giù senza sosta, senza bisogno mai di riprendere fiato.
Dividi il testo in: INIZIO, SVOLGIMENTO, CONCLUSIONE colorando la barra con i colori corrispondenti .
Rispondi alle domande.
Chi è la protagonista del racconto?
Quali altri personaggi compaiono?
Dove i svolgono i fatti?
L’unica cosa che la bambina proprio NON sapeva fare era mangiare. correre. scrivere. vestirsi.
Completa le frasi.
Già nelle prime righe di testo si dice che la bambina era .................................................................................. , per questo tutti la chiamavano ......................................................................................................................................................
A cambiare la vita di Lumaca fu
Lumaca, osservando il suo animaletto nuotare nella vaschetta, pensò che correre è molto meglio che nuotare. nuotare è noioso. nuotare è molto meglio che correre. nuotare è divertente ma correre lo è di più.
Rispondi con parole tue. Come si sentì Lumaca quando entrò in acqua? .................................................................................... ......................................................................................................... ......................................................................................................... .........................................................................................................
Con quali altre parole puoi sostituire l’espressione evidenziata nel testo?
Era debole e malaticcia
Pesava troppo e per lei era difficile ogni movimento
Non riusciva proprio a muoversi, figurarsi a correre
Correva velocemente portandosi dietro tutta la sua ciccia
Ascolta attentamente poi svolgi le attività.
Quali sono i personaggi della storia?
Metti in ordine di tempo le immagini con i numeri da 1 a 5, per raccontare la storia.
Ora racconta la storia che hai ascoltato aiutandoti con le immagini.
Per Helena il suo paesino è il più bello del mondo.
L’inverno dura poco e in estate non fa mai troppo caldo. Helena abita in una strada di case tutte uguali. Hanno un comignolo sul tetto, due finestrelle in alto e un piccolo giardino davanti.
La mattina, quando Helena esce di casa, la prima cosa che fa è andare a chiamare Adrian. Arriva sotto la sua casa e si ferma ad aspettarlo: Adrian è sempre in ritardo perché è un dormiglione e vorrebbe restare sotto le coperte tutto il giorno. Quando alla fine lui compare sulla porta, i due amici si scambiano un saluto allegro e si incamminano insieme verso la scuola.
Ai due bambini piace fermarsi davanti alle botteghe a guardare i pesci nella pescheria di Lorena, i libri illustrati nella vetrina della libreria, la frutta di stagione nel negozio del signor Tomas... Ma la cosa che amano di più è il profumo delizioso del pane appena sfornato che arriva dalla panetteria di Rosa e si diffonde per tutto il marciapiede
Il pomeriggio, dopo la scuola, Helena e Adrian si ritrovano sempre sotto la grande quercia in fondo al parco. La quercia è talmente grande che, anche allargando tantissimo le braccia, i due amici non riescono a circondare tutto il tronco. Per Helena e Adrian l’albero è anche una casa. Un casa che li protegge dal sole d’estate e dagli scrosci di pioggia in inverno. Spesso i due amici si arrampicano fino al punto in cui il tronco si divide in tre grandi rami. Nei giorni in cui il vento scuote i rami e agita le foglie, immaginano di essere marinai a bordo di un vascello solitario che naviga a vele spiegate su un mare di erba. Quel posto è il loro rifugio segreto.
A. Fernàndez Paz, Il cielo non ha muri, Piemme
Il RACCONTO FANTASTICO è un testo narrativo: narra storie che non possono accadere nella realtà perché contengono almeno un elemento fantastico (un personaggio, l’ambiente o un fatto).
Il racconto fantastico è strutturato in tre parti: l’INIZIO presenta i personaggi e la situazione di partenza; lo SVOLGIMENTO racconta la storia vera e propria; la CONCLUSIONE spiega come finisce la storia.
I PERSONAGGI
I personaggi possono appartenere sia al mondo reale, sia al mondo fantastico (mostri, fate, extraterrestri…).
Il personaggio più importante si chiama protagonista, tutti gli altri sono personaggi secondari.
IL TEMPO
Il tempo spesso non è definito, cioè non spiega con precisione quando avvengono i fatti: possono avvenire nel presente, nel passato o nel futuro.
IL LUOGO
Il luogo può essere un ambiente reale oppure fantastico.
I FATTI
I fatti possono essere realistici o fantastici. Sono generalmente narrati nell’ordine cronologico in cui si sono svolti. Sono legati tra loro da parole che indicano
il passare del tempo: prima poi dopo allora infine
Il capitano della nave Tigre dei Mari aveva proibito ai suoi marinai di raccontare barzellette, perché le barzellette piacevano troppo alla sua nave. E questo era un disastro: quando sentiva una barzelletta, la Tigre dei Mari cominciava a ridere sempre più forte, fino a farsi venire il singhiozzo.
SVOLGIMENTO
Un giorno, però, al cuoco di bordo tornò in mente una barzelletta che aveva sentito quando, da ragazzo, frequentava la scuola di cucina. Il cuoco non seppe resistere e la raccontò al suo aiutante.
La nave la trovò divertentissima e cominciò a ridere scuotendosi tutta. Era solo una questione di tempo: prima o poi le sarebbe venuto il singhiozzo.
– HIC! HIC!– fece infatti dopo qualche minuto. Ogni dieci secondi la nave singhiozzava con uno scossone forte e improvviso. E ogni dieci secondi il capitano e tutti i marinai venivano sballottati qua e là.
E poiché l’unico modo per far passare il singhiozzo a qualcuno è di fargli paura, il capitano cominciò a gridare:
– La piovra! Attenti alla piovra gigante!
La Tigre dei Mari, per lo spavento, smise all’istante di singhiozzare.
Scrivi le parole nei riquadri giusti: personaggi
fatto
tempo.
S. Bordiglioni, Storie col motore, Einaudi RagazziAculei: punte aguzze.
Ispidi: dritti e pungenti.
Passeggiando, Aurora capitò in un angolo della foresta molto buio. All’improvviso fu assalita da tre orribili mostri.
– Ah! Adesso ti pungo! – esclamò il primo, ricoperto di aculei
– Iiihh! Adesso ti graffio! – strillò il secondo con i capelli ispidi.
– Grrr! Adesso ti mordo le orecchie! – ringhiò il terzo, scoprendo due lunghi denti appuntiti. Aurora, però, non si lasciò spaventare. Disse:
– Ma cosa credete, di farmi paura?
I tre mostriciattoli erano talmente stupiti che smisero di pungere, graffiare e ringhiare.
– Bravi, siete molto meglio così! – dichiarò Aurora.
– Va bene, ma adesso che cosa facciamo? – chiese un mostriciattolo – Se non facciamo più paura ci annoiamo.
– Potete venire a fare merenda da me – replicò Aurora.
– Sì, sì, sì! – risposero in coro i tre mostri.
A casa di Aurora, i tre mostri trovarono frittelle, biscotti e panini imburrati. E mai, nemmeno una volta si ricordarono di pungere, graffiare o ringhiare.
M. Backès, Pungo, Graffio e Ringhio, Babalibri
Segna con una X quali sono i personaggi del racconto.
Quali sono i personaggi fantastici e quali realistici? Completa.
I personaggi fantastici sono Il personaggio realistico è .........................................................................................
I PERSONAGGI della storia possono appartenere sia al mondo reale, sia al mondo fantastico.
Il LUOGO può essere un ambiente reale oppure fantastico.
Il TEMPO spesso non è definito.
Un giorno Marco e Paolo erano nella foresta. Ormai era buio fitto. Battendo i denti e tenendosi per mano, arrivarono all’antico castello. Sorpresa! L’uscio era solo accostato, una leggera spinta ed eccoli al centro di un salone freddo e tetro. Ovunque muffa, polvere e drappi di ragnatele.
A un tratto, una debole voce farfugliò:
– Sangue! Sangue fresco di giovani marmotte!
Ai due boy-scout apparve una figura pallida con canini storti, neri e cariati. Marco e Paolo sgattaiolarono rapidi dietro un’armatura mentre il vampiro avanzava barcollando con l’intento di acciuffare i due intrusi.
Allora Marco e Paolo ricorsero alla loro arma segreta: il panino aglio, olio e peperoncino. Lo schiaffarono all’improvviso sotto il naso del mostro, procurandogli terribili vertigini.
All’alba Paolo scostò la tenda di un alto finestrone e lasciò entrare la luce del giorno. Sanguiciuccia, che come tutti i vampiri non poteva sopportare i raggi del sole, evaporò come la nebbia: dentoni, mantello e tutto quanto svanì nel nulla...
Dove si svolge la vicenda?
Colora il riquadro corretto.
È un luogo
reale fantastico
Il tempo della storia è definito. non definito.
S. Sibella, Storie di mostri, De AgostiniOssesse: impazzite.
I FATTI possono essere realistici o fantastici. Sono generalmente narrati nell’ordine cronologico in cui si sono svolti.
Pensate sia facile essere un pollo?
Beh, vi sbagliate, non lo è per niente! In una notte primaverile, mentre la quiete della notte proteggeva il piccolo pollaio e la luna piena lo rischiarava, le galline se ne stavano accucciate l’una contro l’altra, qualcuna dormendo, qualcun’altra covando.
Vicino alla fattoria, la volpe Codadoro, la volpe più bella che si fosse mai vista... e sicuramente la più dispettosa, si preparava al suo passatempo favorito: lanciarsi sulle galline, quando queste meno se l’aspettavano, e vederle saltellare in ogni dove, strepitando come delle ossesse. Quella sera andò nel solito modo: la volpe prima balzò nel pollaio con un urlo terrificante, poi si mise a ridacchiare godendosi la scena: le povere galline fuggivano di qua e di là, col bianco sedere a punta che si agitava come un vortice, tra un mare di piume e un concerto di coccodè.
Anche la chioccia Cocca fu costretta a scappare: il suo posto era vicino all’entrata e fu la prima a scaraventarsi fuori quando apparve la volpe. Assieme a lei rotolò giù anche l’uovo che stava covando, prossimo alla schiusa, che andò a ruzzolare accanto a una piantina di cavoli.
Che confusione! Chi correva, chi gridava, chi correva e gridava. L’ovetto era sul punto di essere schiacciato, quando la luna, molto divertita da tutto quel chiasso, pensò bene di dire la sua e, sorridendo placida, inviò un raggio dritto sul piccolo uovo, che si schiuse al contatto dell’inaspettato calore
Fu dunque la bella faccia della luna, tonda e splendente, la prima cosa che il pulcino vide venendo al mondo. Si guardò attorno, si stropicciò gli occhi e sbadigliò. Non si curò delle galline che strillavano, era come stregato dalla luna che illuminava il buio.
– Pio pio – le disse – come sei bella. Sei la mamma più bella del mondo!
A. Piccione, Il gallo che ama la luna, Raffaello
Metti in ordine di tempo i fatto raccontato con i numeri da 1 a 6.
Anche un uovo ruzzola fuori dal pollaio.
Le galline scappano di qua e di là.
Un raggio di luna schiude l’uovo.
Le galline dormono tranquille nel pollaio.
Il pulcino scambia la luna per la sua mamma.
Arriva la volpe.
Indica con R se i fatti sono realistici e con F se sono fantastici.
Di notte le galline stavano accucciate dentro il pollaio l’una contro l’altra.
Una volpe balzò nel pollaio.
Le galline fuggivano di qua e di là in un mare di piume.
La volpe ride alla vista delle galline spaventate.
Il calore di un raggio di luna fa dischiudere l’uovo.
Il pulcino appena nato scambia la luna per la sua mamma.
I verbi presenti nelle frasi evidenziate nel testo sono espressi al tempo
passato remoto e presente. presente e imperfetto. passato remoto e imperfetto.
– Innanzitutto vi condurrò al Paese delle Fate. Le ragazzine guardarono Rubina incredule.
– Tu ci porterai al Paese delle Fate? – disse Clara. Non credeva alle proprie orecchie.
– Ma come ci arriveremo? – volle sapere Rachele.
– Semplice, in volo – replicò Rubina.
– Ma noi non sappiamo volare! – sottolineò Rachele.
Rubina sorrise e volteggiò sulle teste delle due amiche agitando la bacchetta da cui cadde una nube rossa di polvere magica. Rachele e Clara iniziarono a sentirsi un po’ strane. Erano gli alberi che crescevano o loro che rimpicciolivano?
Erano proprio loro che rimpicciolivano! Sempre di più, finché diventarono della misura di Rubina.
– Sono minuscola! – disse Rachele ridendo.
Era diventata talmente piccola che i fiori intorno sembravano alberi. Clara girò la testa per guardarsi la schiena. Le erano spuntate due ali delicate e lucenti come quelle di una farfalla!
Rubina le guardò raggiante di felicità:
– Ora potete volare – disse – andiamo.
D. Meadows, Il magico Arcobaleno - Rubina, la fata rossa, Mondadori
Metti in ordine di tempo i fatti con i numeri da 1 a 4.
Le due ragazzine diventano minuscole come Rubina.
Rubina comunica a Rachele e Clara che le avrebbe portate nel mondo delle fate.
Alle due ragazzine spuntano le ali e possono volare
Rubina fa cadere della polvere magica su Rachele e Clara.
La fatina in genere è sempre molto carina e femminile. Se vuoi puoi abbellire la sua acconciatura con fiori e nastri.
Utilizza queste forme:
Disegna seguendo le indicazioni.
1 Inizia con:
• tre triangoli,
• un cerchio,
• due trapezi.
2 Ammorbidisci le forme. Disegna il viso, i piedi, le mani e altri particolari da fatina.
Sigismondo era un cobra socievole. Amava stare in compagnia soprattutto degli esseri umani. Viveva in una cesta di giunco, ma là dentro si annoiava a morte. Appena l’incantatore di serpenti suonava il flauto, Sigismondo usciva fuori e mostrava tutto il suo entusiasmo verso i passanti: drizzava il capo e tirava fuori la lingua biforcuta, in segno di saluto. Ma la gente spaventata fuggiva via!
– Non ho amici... – sospirava il dolce Sigismondo – sarà perché mangio topi di fogna...
Così diventò vegetariano: faceva grandi scorpacciate di erba, mangiava anche i fiori, le radici e le foglie. A volte si svegliava la notte con i morsi della fame, ma non abbandonò il suo proposito. Prese anche a lavarsi i denti!
Una mattina affrontò la prova decisiva. Accanto alla sua cesta si fermò una vecchia signora: a Sigismondo piacque subito, così fece un balzo in avanti e schioccò un bel bacio sul braccio della signora che immediatamente cadde a terra svenuta. Sigismondo non capiva. Intanto tutti gridavano:
– Quella bestiaccia! Deve averle dato un morso!
– Bestiaccia? Io volevo solo darle un bacio – cercava di farsi capire Sigismondo, ma non ci riuscì.
Dopo quell’episodio non uscì più dalla sua cesta. Se ne stava là, rannicchiato sul fondo, immerso nei suoi pensieri.
Dividi il testo in: INIZIO, SVOLGIMENTO, CONCLUSIONE colorando la barra con i colori corrispondenti.
Cerchia il protagonista. È un personaggio reale o fantastico?
Comprendo
Rispondi sul quaderno.
1. Che cosa amava Sigismondo?
2. In quale modo salutava i passanti?
3. Come reagiva la gente?
4. Come si conclude la storia?
Rispondi con una X.
• Chi è la protagonista della storia?
Ascolta attentamente poi svolgi le attività.
Ora rispondi con parole tue. Cosa ottennero alla fine le altre pecore?
C’era una volta una casa che aveva il vizio di scappare. Quando Settimio, il suo proprietario, finito il lavoro, tornava a casa... niente, la casa non c’era, sparita. Ogni sera, per rintracciarla, perdeva ore girando l’intera Roma. Per fortuna tutti lo conoscevano.
– Scusi, ha visto una casetta a un piano, con il tetto rosso... Neanche lo lasciavano finire:
–... E il comignolo un po’ storto? L’ho vista dalle parti di Piazza Mazzini.
Oppure: – Mezz’ora fa andava verso via Nazionale. Spesso la ritrovava sistemata nel bel mezzo di una piazza o di un giardino pubblico: era una casetta vanitosa Altre volte, invece, la ritrovava vicino a un palazzone di dodici piani, oltre che vanitosa era anche civetta: le piacevano i palazzoni alti. E c’era sempre una contravvenzione da pagare per sosta vietata di casa.
– Lo so, la colpa non è sua – si diceva Settimio – la colpa è mia, che non trovo mai il tempo di farle le fondamenta. Ma per via del lavoro, Settimio il tempo di farle le fondamenta non lo trovava mai.
Il Sindaco era stufo della situazione. Ma cosa poteva fare, ordinare di demolirla? Siccome era un brav’uomo, ordinò che fosse sistemata in un parco e, a spese del Comune, le fece fare anche le fondamenta perché non si muovesse più.
Collega le frasi alla parte di testo corrispondente.
La casa fu sistemata in un parco e non si mosse più.
La casa aveva il vizio di scappare.
La casa era vanitosa e civetta.
Segna con una X il completamento corretto.
• La casa di Settimio ha il vizio di mettere le dita nel naso. scappare. mascherarsi da civetta. diventare invisibile.
• Spesso Settimio ritrova la casa fuori città.
in un parco pubblico al centro della città. nel giardino di un palazzone di dodici piani.
in una piazza o in un giardino pubblico o vicino a un palazzone
Settimio deve sempre pagare una multa per Settimio non ha tempo di alla casa.
Alla fine il Sindaco
Con quali delle seguenti espressioni potresti sostituire l’aggettivo vanitosa?
Che nasconde le proprie qualità Che amava farsi vedere da tutti
Nella frase evidenziata nel testo la parola civetta significa:
uccello notturno. persona che esce di solito di notte.
auto della polizia. persona che si mette in evidenza per attirare l’attenzione.
Quando leggi, per comprendere bene, rispetta sempre la punteggiatura che ti indica quando fare le pause e quale intonazione dare alla voce.
Tommy non aveva paura degli spettri , lo sapevano tutti .
il signor Robinson chiese il suo aiuto perché in casa spettro, Tommy non se lo fece ripetere due volte :
pausa breve pausa lunga pausa media
chiave di notte nella biblioteca della casa con un bel una bottiglia vuota, un tappo e un bastoncino di attese.
mezzanotte, quando oramai stava per addormentarsi, sentì corrente d’aria ; si voltò : era lo spettro.
pausa media pausa media
Tommy – disse – come ti va stanotte ?
pausa lunga, poni una domanda
– rispose Tommy – Come sei entrato? Non dalla porta, chiusa a chiave.
entrato dal buco della serratura – rispose lo spettro.
pausa lunga, esprimi meraviglia
credo ! Uno alto come te! – ribattè Tommy – Con le tue non ha senso!
pausa lunga, esprimi attesa
come se pretendessi di entrare in questa bottiglia vuota. entrarci – ruggì lo spettro.
credo – disse Tommy.
credere! – ruggì lo spettro. si fece piccolo come un fiammifero ed entrò nella Veloce come un lampo, Tommy chiuse la bottiglia con il sigillò con la ceralacca scaldata al fuoco. Uscì di casa bottiglia sotto il braccio e andò a buttarla nel fiume.
R. Manning-Sanders, II libro dei fantasmi, Nuove Edizioni Romane
C’era una volta una bambina piuttosto curiosa che, per la sua capigliatura bionda e ricciolina, tutti chiamavano Riccioli d’oro. Un giorno la bimba passeggiando nel bosco si trovò davanti a una casetta nella quale abitavano tre orsi che in quel momento erano usciti. Riccioli d’oro entrò e trovò la tavola apparecchiata, siccome le era venuta fame assaggiò la zuppa nei piatti. Quella del primo piatto scottava, quella del secondo piatto era fredda e quella del terzo piatto aveva un buon sapore e così la finì tutta. Poi passò nella stanza accanto dove c’erano tre letti, il primo era duro, il secondo era troppo morbido, invece il terzo era perfetto e così ci si addormentò. Venne svegliata bruscamente da un enorme orso che borbottava arrabbiato perché era entrata in casa senza permesso. Riccioli d’oro si scusò e promise che non l’avrebbe fatto mai più. Visto che era sinceramente pentita gli orsi la perdonarono. Da allora diventarono grandi amici, tutti i giorni fecero merenda insieme e vissero per sempre felici e contenti.
Fratelli GrimmÈ da questa fiaba, che probabilmente conosci già, che escono i personaggi Riccioli d’oro e i tre orsi con cui stiamo “giocando” in tanti tipi di testo.
La FIABA è un racconto fantastico ricco di avvenimenti magici.
COM’È FATTO? FATTA?
Anche la fiaba è strutturata in tre parti:
l’INIZIO presenta i personaggi, il tempo e il luogo; lo SVOLGIMENTO racconta le avventure del protagonista; la CONCLUSIONE presenta sempre un lieto fine.
I PERSONAGGI
I personaggi possono essere realistici o fantastici:
- il protagonista è buono e deve superare prove difficili;
- l’antagonista è cattivo e vuole danneggiare il protagonista;
- l’aiutante aiuta il protagonista a superare le difficoltà anche con la magia.
IL TEMPO
Il tempo non è definito: spesso la storia inizia con la frase “C’era una volta...” e si svolge in un passato lontano.
IL LUOGO
I luoghi possono essere ambienti reali o fantastici, ma non vengono mai descritti con precisione.
I FATTI
I fatti sono generalmente narrati in ordine cronologico: raccontano come il protagonista riesce a superare le difficoltà e a sconfiggere l’antagonista.
C’era una volta un orco cattivo che rapì una bella fanciulla di nome Raperonzolo e la chiuse in cima a una torre alta. Non c’erano scale per salire e l’orco ogni volta chiamava ad alta voce:
– Raperonzolo, lascia pendere la tua chioma!
La fanciulla, allora, faceva penzolare la sua treccia e l’orco si arrampicava fino in cima.
Il figlio del re, curioso di scoprire a chi appartenesse quella treccia, una sera si recò sotto la torre e gridò:
– Raperonzolo, lascia pendere la tua chioma!
La prigioniera ubbidì e il principe salì. Come vide la fanciulla, si innamorò di lei e i due giovani decisero di fuggire insieme.
L’orco, però, scoprì il piano: rese il principe cieco con un incantesimo e abbandonò Raperonzolo in lacrime nel deserto.
Il principe vagò per monti e valli finché finalmente i due innamorati si ritrovarono. Non appena le lacrime di Raperonzolo caddero sugli occhi del principe, il giovane ritrovò la vista.
Il principe e Raperonzolo tornarono al palazzo reale, dove si sposarono e vissero per sempre felici e contenti.
AA.VV., 365 fiabe e storie giorno per giorno, Gad Edizioni
Scrivi le parole nei riquadri giusti:
luogo • protagonista • antagonista
I PERSONAGGI possono essere realistici o fantastici. Il protagonista è buono e deve superare delle prove difficili.
L’antagonista è cattivo e vuole danneggiare il protagonista.
L’aiutante aiuta il protagonista a superare le difficoltà anche con la magia.
C’erano una volta un fratello e una sorella che possedevano solo tre pecore. Un giorno il fratello era al pascolo, quando arrivò un vecchio con tre cani che gli propose di scambiare i cani con le pecore. Così fece.
I cani si chiamavano Bacaferro, Bacaforfo e Vacolvento.
La sorella, quando lo vide tornare senza pecore, si adirò tantissimo con lui e il ragazzo pensò di andarsene in giro per il mondo in cerca di fortuna.
Cammina cammina, arrivò in una città. Seppe da un passante che in quella città viveva un mostro con sette teste che ogni giorno si mangiava una ragazza. Proprio quel giorno sarebbe toccato alla figlia del re. Il giovane con i tre cani andò nel cortile, vide la bella ragazza legata e accanto a lei il mostro dalle sette teste. Era la cosa più brutta mai vista da occhi umani.
Il giovane non si scoraggiò e gridò:
– Dai Bacaferro, dai Bacaforte, dai Vacolvento!
I tre cani, che in realtà erano fatati, corsero addosso al mostro e lo fecero a pezzi.
Allora la principessa gli disse:
– Bel salvatore, io sarò la tua sposa! – E così fu.
E. Primicerio, Il Kalevala, Giunti Junior
Collega con una freccia.
Il TEMPO non è definito, spesso è un passato lontano. I LUOGHI possono essere reali o fantastici.
C’era una volta un contadino che aveva una figlia. Avvenne una grande siccità e il padre sospirava pensando all’avvenire. Un giorno apparve sulla soglia una vecchina:
– Fate la carità buona gente!
La ragazza prese la pagnottella che doveva essere il suo pranzo e la porse alla vecchia. La vecchia trasse di sotto lo scialle una padellina nuova di rame:
– Tieni figliola, non ho altro. Forse ti servirà – e andò via.
La ragazza, per gioco, la posò sul focolare spento e, ridendo, disse al padre:
– Che vuoi? Una costoletta? Una frittata?
E non aveva ancora finito di parlare che una fiammata si accese e la padellina cominciò a friggere. Nella padellina fumavano due costolette da bastare anche per quattro persone. Metà ne mangiarono padre e figlia, metà ne spartirono tra le vicine più povere di loro. Da allora in poi, a ogni mezzogiorno, la ragazza metteva la padellina sul focolare spento e domandava:
– Padre, che vuoi? Una costoletta? Una frittata?
E poco dopo una frittata per otto persone era bella e cotta.
E fu così che da quel giorno non ebbero più fame.
L. Capuana, Trottolina e altre fìabe, Raffaello
Dividi il testo in: INIZIO, SVOLGIMENTO, CONCLUSIONE colorando la barra con i colori corrispondenti
Segna con una X il completamento corretto.
• Il luogo in cui si svolge la fiaba è • Il tempo in cui si svolge la fiaba è reale. fantastico. ben definito. non definito.
Nelle fiabe spesso è presente un elemento magico.
La principessa era prepotente. Comandava tutti a bacchetta. Il giorno del suo sesto compleanno la Principessa fece una festa. Un mago, che sapeva tutto di lei, le portò un regalo speciale, adatto a una persona così prepotente.
La Principessa tolse il regalo dalle mani del mago, strappò la carta ed estrasse il più bel paio di stivali che avesse mai visto.
Non appena si fu allacciata le stringhe, lo stivale destro disse:
– Pronto per una corsa?
– No! – disse la Principessa.
– Si! – rispose lo stivale sinistro.
Partirono di corsa, attraverso un campo pieno di fango e su per la collina. La Principessa fu ben presto senza fiato, ma gli stivali continuarono a correre e correre.
Alla fine riportarono la Principessa stravolta a palazzo.
Il mago la stava aspettando.
– Porta via questi stupidi stivali! – urlò la principessa.
– Solo se chiedi per favore! – disse il mago.
La Principessa non aveva mai detto prima quella parolina. Guardò giù, verso gli stivali. Erano pronti per partire di nuovo...
– Per favore! – urlò la principessa e per magia gli stivali sparirono.
Da quel giorno la Principessa disse sempre “per favore” e “grazie”
e non fu più prepotente.
G. Adams, S. Young, Un anno pieno di storie, Mondadori
Cerchia il mezzo magico presente nella fiaba.
L’espressione comandare a bacchetta significa:
usare una bacchetta per dare ordini. ordinare con autorità. ordinare un incantesimo.
Il mago molto spesso è anche un vecchio saggio; indossa un cappello a cono e un mantello; nel camminare si appoggia al bastone.
Utilizza queste forme:
Disegna seguendo le indicazioni.
Inizia con:
• un triangolo,
• una forma verde,
• una forma verde più grande capovolta,
• una forma viola.
2 Disegna il viso, le mani e altri particolari tipici del mago.
raccontano come il protagonista riesce a superare le difficoltà e a sconfiggere l’antagonista.
C’era una volta un giovane re che non rideva mai perché una maga cattiva l’aveva condannato a un’eterna tristezza. Per guarire gli occorrevano tre melarance, perciò un giorno decise di andare per il mondo a cercarle. Il mago Celio gli disse: Mio signore! I tre frutti si trovano nel parco che circonda castello della cattiva maga Creonta. Così dicendo il mago porse al giovane una boccetta di unguento, pezzo di pane e una spazzola. Se seguirai le mie istruzioni forse riuscirai nell’impresa! – continuò mago – Per prima cosa ungerai il portone magico con questo unguento, poi darai questo pezzo di pane al cane affamato e infine spazzolerai il forno con questa spazzola. Ti raccomando inoltre di stendere al sole la corda bagnata che troverai in mezzo al parco; soprattutto, non aprire subito le tre melarance: aspetta di essere vicino a un corso d’acqua. si mise in viaggio e giunse al castello della maga Creonta.
Collega ogni termine alla definizione corretta.
unguento Uomo che affronta i pericoli senza riflettere.
temerario Ferri su cui poggiano le persiane o le porte. cardini Pomata curativa.
Non posso – rispose il portone – lui ha unto i miei cardini. La cattiva Creonta alzò le braccia al cielo, radunò lampi
e tuoni, ma i fulmini si abbatterono su di lei, riducendola in cenere. Il re si mise in cammino con le tre melarance e, giunto in prossimità di un lago, aprì la prima. Subito apparve una fanciulla meravigliosa che disse:
– Ti prego, dammi da bere!
Ma il re era rimasto incantato a guardarla e, quando affondò le mani nell’acqua, era troppo tardi e la fanciulla era sparita.
Aprì la seconda melarancia e subito apparve una fanciulla
più bella della prima che disse:
– Ti prego, dammi da bere!
Ma ancora una volta il giovane rimase a guardarla
affascinato e, quando si ricordò
c’era più. Aveva fallito una seconda
melarancia e fu così pronto a presentare
fanciulla non ebbe nemmeno
– Se vorrai sarai la mia sposa!
Insieme fecero ritorno al castello
giorni dopo furono celebrate le
Completa con il numero giusto.
Nella frase evidenziata nel testo sono presenti
nomi di persona. nomi di cosa.
Sottolinea nel testo quali sono le prove che deve superare il protagonista.
Metti in ordine di tempo i fatti raccontati nella fiaba con i numeri da 1 a 4.
Il protagonista supera le prove e l’antagonista si riduce in cenere.
Il mago dona al giovane re un unguento, un pezzo di pane e una spazzola.
Il giovane re sposa la fanciulla.
Il giovane re per guarire aveva bisogno di trovare tre melarance.
Che cosa accadrebbe se un autore, mentre scrive la sua fiaba, venisse interrotto da nuovi personaggi che vogliono entrare a ogni costo nella sua storia? E non in un punto a caso, ma in un momento ben preciso, scombinando tutti i piani e buttando all’aria la trama.
Che cosa accadrebbe, ancora, se la trama dovesse spostarsi all’improvviso in luoghi lontani da dove ha avuto inizio? E se quell’autore fossi proprio tu?
Ormai conosci tutti gli ingredienti che servono per creare una fiaba: I PERSONAGGI, IL LUOGO, IL TEMPO, I FATTI. Se non ricordi bene, ripassa a pagina 52.
Ora mettiti alla prova con questo gioco!
Si gioca a squadre. Ogni squadra ha a disposizione:
• sei “fiabe aperte”, sei inizi da completare
• ventiquattro carte intreccio per complicare i fili della trama avversaria.
Lo scopo del gioco è individuare gli elementi che costituiscono ciascuna fiaba e raggiungerli tramite un percorso costruito con le frecce direzionali e le carte moltiplicatore. Buon divertimento!
Regole, istruzioni e carte si trovano nella guida dell’insegnante.
Per ogni elemento cerchia l’immagine corrispondente.
• Il protagonista
• L’aiutante
Ascolta attentamente poi svolgi le attività.
• L’antagonista
• Gli elementi magici
Segna con una X la conclusione della fiaba, poi raccontala con parole tue.
C’era una volta una gentile fanciulla così buona e così bella che un principe se ne innamorò e decise di sposarla. Un terribile Orco aveva già visto la fanciulla e se ne era a sua volta invaghito Così, proprio la mattina in cui si sarebbero celebrate le nozze, l’Orco rapì fanciulla, portandosela nel suo palazzo
– Dov’è la mia sposa? – chiese il principe.
– Se l’è presa l’Orco Selvatico – risposero tutti.
Il principe, quando seppe della terribile sorte toccata alla sua futura sposa, disperato decise di andare a salvarla:
– Non sono più il figlio del re se non la riporterò indietro!
Cavalcò un giorno e una notte, senza incontrare nessuno. Finalmente vide un vecchio con una lunga barba bianca.
Il principe gli chiese dove si trovasse il palazzo dell’Orco Selvatico e il vecchio glielo indicò:
– È proprio là, dietro la collina!
Il vecchio porse al principe la sua spada e continuò:
– C’è un solo modo per uccidere l’orco: conficcargli questa spada magica nell’occhio destro, ma, se mancherai il colpo, considerati morto! Il principe lo ringraziò e, arrivato al palazzo, sentì la voce implorante della ragazza.
In un lampo, il principe si arrampicò sino alla finestra, saltò nella stanza dell’orco e gli piantò la spada nell’occhio destro. Così l’orco cadde a terra morto.
I due fidanzati fuggirono a cavallo. Appena arrivati al castello si sposarono: fecero festa per sette giorni e vissero felici e contenti.
F. Lazzarato, V. Ongini, La vecchia che ingannò la morte, Mondadori
Dentro IL TESTO
Dividi il testo in: INIZIO, SVOLGIMENTO, CONCLUSIONE, colorando la barra con i colori corrispondenti .
Rispondi alle domande.
Chi è il protagonista della fiaba? ..............................................................................................................................................
Chi è l’antagonista? .................................................................................................................................................................................
Chi è l’aiutante? ...........................................................................................................................................................................................
Qual è l’elemento magico? .............................................................................................................................................................
Comprendo IL TESTO
Per ogni personaggio colora il riquadro corretto.
picchiò la fanciulla rapì la fanciulla rapì il principe
L’Orco Selvatico .
si chiuse nel castello andò a salvare la fanciulla sposò un’altra fanciulla Il principe
Il vecchio donò al principe
una spada magica un cavallo veloce un occhio magico
Riordina i fatti della fiaba numerandi da 1 a 6.
Un vecchio donò al principe una spada magica.
Un terribile orco, la mattina delle nozze, rapì la fanciulla.
Un giovane principe decise di sposare una gentile fanciulla.
Il vecchio spiegò al giovane come uccidere l’orco.
Il principe uccise l’orco e i due giovani fuggirono a cavallo.
Il principe andò subito a cercarla.
Dentro LE PAROLE
Collega ogni espressione evidenziata nel testo con quella che la può sostituire.
a sua volta invaghito voce che chiede aiuto voce implorante in poco tempo in un lampo anche lui innamorato
A LEGGERE Per catturare l’attenzione di chi ascolta, cerca di cambiare il tono di voce in base ai personaggi, usa:
- una voce potente per interpretare il principe;
- una voce nasale per la principessa;
- una voce stridula per la regina.
mi devo sposare, voglio una principessa vera! – dice il principe aria seria.
una principessa vera? – chiede la regina. io – dice il principe.
il principe prende armi e bagagli, come si suol dire, e va in della principessa vera, ma... torna a casa sempre a mani vuote. rassegnato a rimanere scapolo, quando una notte scoppia temporale terribile. Una giovane, che afferma a gran voce di una principessa, bussa alla porta del castello del principe e ospitalità.
persona va ad aprire e si trova faccia a faccia con la principessa sconosciuta. Dire che è conciata male è dir poco! tentato di chiuderle la porta in faccia. Ma lei protesta: sono una principessa! – strilla – E voi mi dovete ospitare! come scoprire chi sei veramente! – dice seccata la regina. fatto: la regina va nella stanza degli ospiti e solleva il materasso letto e sotto vi mette un pisello. Poi il re e la regina, piegati in due fatica impilano venti materassi sul primo in basso che schiaccia povero pisello e offrono lo strano letto alla principessa Il mattino interrogano la principessa su come abbia dormito.
Malissimo! – dice lei.
Malissimo? – esclama la regina incredula. c’era qualcosa di duro sotto il letto. Ho persino un livido. Allora... se hai tanta sensibilità e una pelle così morbida, sei una principessa! – dice la regina. quattro e quattr’otto il principe può dunque convolare a nozze principessa.
In una radura del bosco viveva un piccolo riccio molto curioso. Lui si infilava spesso nelle tane degli altri animali perché voleva vedere come vivevano. Quel giorno così, girando di qua e di là, finì per trovarsi nella tana degli orsi che in quel momento era vuota ed entrò. Trovò degli avanzi di cibo e se li mangiò, poi si spostò in un angolo della tana dove c’era un mucchio di pelo morbido, si raggomitolò e si addormentò tutto contento. Verso sera gli orsi tornarono nella loro tana, si accorsero dell’intruso e cercarono persino di mangiarselo. Per sua fortuna gli orsi cercando di afferrarlo si punsero e lo lasciarono scappare. Il piccolo riccio si salvò ma fuggendo si fece diversi graffi, perse un bel po’ di aculei e prese uno spavento terribile. Da quel giorno diventò molto più prudente e non entrò più nelle tane degli altri animali.
Morale: la curiosità è una bella qualità, ma se non si è prudenti potrebbe diventare pericolosa.
in base al tuo gradimento.
La FAVOLA è un breve racconto fantastico che vuol far riflettere sui comportamenti degli uomini e trasmettere un insegnamento attraverso la morale.
COM’È FATTO? FATTA?
Anche la favola è strutturata come gli altri racconti: l’INIZIO presenta i personaggi e l’ambiente; lo SVOLGIMENTO racconta i fatti in ordine cronologico; la CONCLUSIONE narra come finisce la storia e dà un insegnamento.
I personaggi sono generalmente animali parlanti che si comportano come gli umani con i loro difetti e le loro qualità.
IL TEMPO
Il tempo non è definito. Spesso la storia si svolge in un passato lontano.
IL LUOGO
La favola può essere ambientata in luoghi reali o fantastici: spesso sono ambienti naturali ma non vengono mai descritti con precisione.
I FATTI
I fatti sono fantastici perché vissuti da animali parlanti: spesso si tratta di un inganno, una gara, un litigio, uno scherzo...
Molto tempo fa, un cervo si accostò a un ruscello per dissetarsi e, vedendosi riflesso nell’acqua, cominciò ad ammirare le sue corna, perché erano grandi e ramose.
Poi si guardò le zampe e disse:
– Solo le mie zampe sono brutte e magre!
All’improvviso saltò fuori un leone che si avventò sul cervo. Il cervo si mise a correre a grandi balzi per la pianura e riuscì a sfuggirgli, ma quando si trovò nel bosco, andò a impigliarsi con le corna tra i rami e il leone lo acchiappò.
E, sul punto di morire, il cervo disse:
– Che razza di stupido sono! Quelle che consideravo brutte e magre sono state la mia salvezza, e quelle che tanto ammiravo, sono state la mia rovina.
La vanità fa perdere di vista l’utilità.
Scrivi le parole nei riquadri giusti:
luogo • personaggi • fatti • tempo.
L. Tolstoj, Di topi e leoni, di orsi e di galline, Edizioni Lapissono generalmente animali parlanti che si comportano come gli umani con i loro difetti e le loro qualità.
C’era una volta una cicala che aveva una gran passione per il canto: durante l’estate si godeva il sole e passava ore sugli alberi a ripetere il suo frin frin Dall’alto dei rami, vedeva un gran via vai nel formicaio sottostante:
– Chissà poi perché lavorano tanto? – chiese a un’amica.
– Eh, fanno provviste per l’inverno! – le rispose quella. La nostra cicala alzò le spalle e continuò a cantare. Quando venne l’inverno nevoso e gelido, però, la cicala si trovò con la dispensa vuota. Sentendo una gran fame, si ricordò della formica che per tutta l’estate aveva accumulato provviste nella sua casina. Andò dunque a bussare alla porta della formica.
– Che cosa vuoi? – chiese la formica.
– Ho freddo, ho fame... – balbettò la cicala.
– Ah, sì! – disse la formica – Io ho lavorato tutta l’estate per accumulare le provviste per l’inverno. Tu, invece, hai cantato in quelle giornate di sole. Ebbene, adesso balla! La formica sbatté la porta e tornò alle sue faccende. Chi vuole evitare rischi deve essere previdente.
J. de La Fontaine, Tante favole, Giunti
Chi sono i personaggi di questa favola?
Collega ciascun personaggio alle qualità o ai difetti che gli puoi attribuire.
La volpe invitò al suo compleanno parenti e amici in gran numero e, approfittando del bel tempo, fece apparecchiare grandi tavolate all’aperto. Poi, per fare più bella figura, chiamò la rinomata impresa delle lucciole per l’illuminazione
La festa riuscì a meraviglia:
– Dacci il compenso promesso – dissero le lucciole quando la festa finì.
Ma la volpe si mise a cercare scuse per non pagare:
– Bella la luce, non lo nego. Però un po’ troppo fioca... un po’ troppo artificiale... – insomma, non pagò.
La bella stagione ritornò e a primavera uno dei volpacchiotti andò a nozze. Di nuovo le lucciole curarono le luminarie e anche questa volta gli invitati rimasero a bocca aperta. Soltanto che, nel bel mezzo della cena, le lucciole si spensero di botto tutte insieme. La festa continuò ancora per un poco, ma, ormai ridotta al buio, era triste come un mortorio
Finì che gli invitati andarono via prima del taglio della torta e, il giorno dopo, della festa parlarono male.
Non aspettarti di essere servito bene, se sei un cattivo pagatore.
N. Maggiarra, Favole a tracolla, Paoline Edizioni
Completa i fatti della favola inserendo le seguenti parole: lucciole • servito • compleanno • debito • nozze • pagò
La volpe organizzò la sua festa di , le lucciole curarono l’illuminazione.
La volpe non le lucciole. La primavera successiva, durante
le di uno dei volpacchiotti, le si spensero tutte insieme.
Se non paghi il tuo non aspettarti di essere bene.
La favola solitamente termina con una morale che ha lo scopo di fornire un insegnamento.
In campagna viveva un giovane leprotto bello e agile che si divertiva a prendere in giro gli altri. Se la prendeva in modo particolare con una tartarughina lenta e placida.
– Non hai proprio niente di elegante – le diceva – guarda che zampette corte hai e come ti muovi lentamente!
Un giorno la tartaruga ne ebbe abbastanza dei suoi continui scherni.
– Tu credi di correre veloce con le tue gambe lunghe; ma le mie, anche se sono corte, mi portano forse più velocemente. Scommettiamo che ti batterò nella corsa?
Il leprotto le rise in faccia:
– D’accordo! – rispose sicuro di vincere
La volpe fece da arbitro e la corsa incominciò.
La piccola tartaruga non perse tempo e si mise a correre più veloce che poteva. La lepre, sottovalutando il suo avversario, decise di fare prima un pisolino sull’erba. Avrebbe avuto tutto il tempo per arrivare prima, pensava tra sé. Ma, quando si svegliò, la tartarughina aveva già tagliato il traguardo.
– Così imparerò che non è bene rimandare sempre tutto all’ultimo momento! – esclamò il leprotto sconsolato. Non serve correre, bisogna partire in tempo!
AA. VV., 365 Storie, Classica Licorne Edizioni
Dividi il testo in: INIZIO, SVOLGIMENTO, CONCLUSIONE colorando la barra con i colori corrispondenti .
Sottolinea la morale.
Ripeti con parole tue l’insegnamento dato da questa favola.
Ti sei mai comportato come il leprotto?
Quali sono state le conseguenze del tuo comportamento?
C’era una volta una cornacchia vanitosa. Mentre passeggiava in un prato, vide due pavoni che facevano la ruota spiegando le penne della coda.
– Che meraviglia! – disse sbalordita – Che belle penne colorate!
Da quel giorno cominciò a preoccuparsi del suo aspetto e a pensare di essere brutta.
Un giorno trovò per terra alcune penne di pavone ed ebbe un’idea: se le fissò alla coda con qualche goccia di resina di pino. Poi, soddisfatta, corse a farsi ammirare dalle compagne.
– Guardate com’è bella la mia coda... Non sono più brutta come voi! – si vantò.
Le cornacchie, indignate la cacciarono:
– Anche con tre penne in più, rimani comunque una cornacchia come noi!
La cornacchia vanitosa volò allora dai pavoni, ma anche loro le gridarono contro inferociti:
– Come ti permetti di indossare penne che non ti appartengono?
Così, per la troppa ambizione la poveretta si ritrovò sola ed evitata da tutti, anche dalle sue compagne
Le più belle favole di animali, Dami Editore
Hai capito la morale di questa favola?
Segna con una X il modo di dire, che secondo te, esprime la morale della favola.
Chi trova un amico trova un tesoro
Patti chiari, amicizia lunga
Chi troppo vuole nulla stringe
In alcune favole la morale non è espressa, ma si ricava dal contesto.
Resina: sostanza appiccicosa vegetale.
Ambizione: forte desiderio di successo.
Un lupo affamato si aggirava intorno a un gregge. Un pastore vigilava attentamente.
“Che festa se riuscissi a ingannare il pastore” pensava il lupo “e se potessi arrivare in mezzo al gregge!”.
Lì vicino, vide una pelle di agnello e gli venne un’idea. Se la mise addosso e si mischiò al gregge, fingendo di pascolare come le pecore. Le pecore e il pastore non si accorsero di nulla. Quando, al tramonto, il pastore condusse le pecore nell’ovile, anche il lupo entrò. Il pastore sbarrò bene la porta perché nessuna pecorella potesse uscire...
Il lupo pensò che fosse giunto il momento della cena, così cominciò a guardarsi intorno per scegliere l’agnello più grasso e tenero... ma il pastore fu preso da una gran voglia di agnello arrosto, così tornò nell’ovile e uccise la prima bestia che gli capitò davanti. Si trattava del lupo!
Esopo, Le più belle favole di Esopo, Mondadori
Sottolinea le parole che contengono le doppie e dividile in sillabe sul quaderno.
Comprendo IL TESTO
Rispondi sul quaderno.
1. Perché il lupo si traveste da agnello?
2. Riesce il lupo nel suo intento? Perché?
3. Qual è, secondo te, la morale adatta per questa favola?
Rispondi con una X.
• Chi sono i personaggi della favola che hai ascoltato?
Ascolta attentamente poi svolgi le attività.
• Che cosa stringeva il corvo con il becco?
Che cosa dice la volpe al corvo? Collega al disegno il fumetto giusto.
La tua voce è di sicuro più dolce di quella dell’usignolo… Fammela ascoltare!
Hai le piume più belle di quelle dell’aquila!
Io sono più bella di te!
Segna con una X la morale di questa favola.
Bisogna ricambiare i complimenti che si ricevano.
Bisogna stare attenti a chi fa troppi complimenti perché non sempre sono sinceri.
Non si devono rifare i complimenti a qualcuno.
In un caldo giorno d’estate, una formica aveva deciso di raggiungere la riva del fiume per potersi dissetare. Mentre beveva, un soffio di vento più forte degli altri le fece perdere l’equilibrio e finì in acqua. Zampettando nella corrente, l’insetto si lamentava ad alta voce:
Oh, povera me, il fiume mi trascinerà via! Non riuscirò più a ritornare al mio formicaio Poco più in là, una colomba vide il piccolo animale in difficoltà e decise di aiutarlo. Volò sul fiume, si abbassò sull’acqua fino a toccarne la superficie con le zampette, afferrò la formica e la riportò a riva.
La formica tirò un sospiro di sollievo: Grazie, colomba! Senza il tuo aiuto non sarei di certo riuscita a uscire dal fiume. Spero, un giorno, di poterti ricambiare il favore!
Qualche tempo dopo, la formica, passando in un bosco lì vicino, vide un uomo con una rete in mano. Egli stava guardando la colomba, la quale non si era accorta della sua presenza, e voleva catturarla con la sua rete.
La formica gli si avvicinò piano e, proprio quando lui stava per lanciare la rete, con tutte le sue forze gli morse la caviglia. L’uomo urlò per il dolore e la colomba, spaventata, volò via.
In quel modo la formica contraccambiò l’aiuto che aveva ricevuto dalla colomba.
Rispondi con una X.
• In quale stagione dell’anno si svolge la storia?
In primavera In estate In autunno In inverno
• Quali sono i personaggi più importanti della favola?
Le colombe Le formiche Gli animali del bosco La formica e la colomba
• Qual è l’insegnamento che vuole trasmettere questa favola?
Bisogna pensare solo a se stessi Non conviene aiutare gli altri È meglio non fidarsi mai degli altri Conviene sempre aiutare gli altri
Segna con una X quali delle seguenti azioni NON sono state compiute da ciascun personaggio.
Volò sul fiume.
Si abbassò sull’acqua fino a toccarne la superficie.
Si immerse nell’acqua.
Afferrò la formica.
Vide un uomo con una rete in mano.
Si avvicinò piano piano all’uomo.
Si arrampicò piano piano sulla gamba dell’uomo. Morse la caviglia dell’uomo.
Rispondi con parole tue.
• Perché la colomba scappò via?
• Perché la formica morsicò l’uomo?
Dentro LE PAROLE
Che cosa significa l’espressione la formica tirò un sospiro di sollievo?
Trattenne il fiato Non riuscì più a respirare
Si sentì rassicurata Respirò a fatica
Leggi con un compagno il dialogo fra la zanzara e il leone. Scegliete un tono di voce adatto ai due personaggi, cercate di esprimere anche la spavalderia della zanzara e la saggezza del leone.
C’era una piccola zanzara assai furba e spavalda. Un giorno decise di lanciare una sfida al Re della foresta. Si presentò così davanti al leone e lo salutò.
Il grande Re, ancora insonnolito, lanciò una distratta occhiata all’insetto e, spalancando la bocca in un possente sbadiglio, rispose:
– Oh, Buongiorno!
La zanzara disse:
– Sire, sono giunta davanti a Voi per lanciarvi una sfida!
Il leone, un po’ più interessato, si risvegliò completamente e si mise ad ascoltare.
– Voi – continuò l’insetto – credete di essere il più forte degli animali, eppure io dico che se facessimo un duello riuscirei a sconfiggervi!
Il Sovrano divertito disse: – Ebbene se sei tanto sicura, proviamo!
L’insetto si lanciò verso il muso del leone e cominciò a pungerlo proprio sul naso. Il leone provò a scacciarla, ma con i suoi stessi artigli riuscì solo a ferirsi il naso. Alla fine si arrese.
– Basta, lasciami andare – disse alla zanzara – hai vinto tu!
La zanzara se ne andò tutta orgogliosa. Mentre si vantava della sua forza cadde però nella tela di un ragno L’insetto scoppiò in lacrime, consapevole del pericolo che stava correndo.
Fortunatamente il leone, che aveva assistito alla scena, con una zampata distrusse la tela e liberò la piccolina dicendo:
– Eccoti salvata, mia cara amica. Ricordati che esiste sempre qualcuno più forte di te! E questo me lo hai insegnato proprio tu!
La zanzara, da quel giorno imparò a tenere un po’ a freno la propria spavalderia.
Esopo, Le più belle favole, Raffaello
Possiamo trasformare il nostro racconto in una leggenda per spiegare perché le acque del fiume dei Tre Orsi brillano.
Si narra che poco più di duecento anni fa, nelle acque del fiume Tre Orsi, setacciando il greto si potesse addirittura trovare l’oro. In quell’epoca pare che molti cercassero quel prezioso minerale ma gran parte di loro tornava a casa senza essere riuscito a trovarne nemmeno un grammo Solo un giovane dai capelli biondi, che gli altri cercatori avevano soprannominato “Riccioli d’oro”, sarebbe riuscito a trovare talmente tante pepite da riempirne parecchi sacchi. Era diventato ricco ed era pronto a lasciare la valle ma, per paura che qualche malintenzionato lo derubasse, prima di andarsene nascose il suo oro sulla riva del fiume. Riccioli d’oro non tornò più a recuperarlo, ma da allora ogni tanto si vede l’acqua del fiume brillare: sarà qualche pepita di Riccioli d’oro.
La LEGGENDA è un racconto fantastico antico che spiega le caratteristiche di animali, piante, fenomeni naturali, elementi del paesaggio...
COM’È FATTO? FATTA?
Anche la leggenda è strutturata in tre parti:
l’INIZIO presenta l’elemento di cui si parla con caratteristiche diverse da quelle che noi conosciamo oggi; lo SVOLGIMENTO racconta fatti straordinari e cambiamenti. la CONCLUSIONE spiega come è oggi l’elemento di cui si parla.
I PERSONAGGI
I personaggi possono essere realistici o fantastici. I personaggi fantastici possono essere anche elementi della natura o animali personificati.
IL TEMPO
Il tempo non è definito. Spesso la storia si svolge in un passato molto lontano.
IL LUOGO
I luoghi generalmente sono ambienti naturali reali e spesso sono gli stessi luoghi in cui è stata inventata la leggenda.
I FATTI
I fatti sono fantastici, ma spiegano qualcosa che esiste nella realtà.
La gazza ladra all’inizio non era ladra.
Un giorno, volando su un lago alpino, s’innamorò dei riflessi dell’acqua che danzavano sulla superficie del lago. Soprattutto di uno, il più bello, che, però, sfuggiva nascondendosi tra gli altri.
La gazza era disperata. Volava a scatti per seguirlo con lo sguardo. E quando le pareva che si fosse fermato un attimo... zac, filava in picchiata per afferrarlo. Ma ogni volta, invece del bel riflesso argenteo, si trovava nel becco soltanto qualche goccia d’acqua. Quando il sole scendeva, il riflesso metteva un vestito d’oro. La gazza impazziva dal desiderio di portarlo con sé. Continuava a tuffarsi nel lago, ma ogni volta tornava bagnata e a mani vuote.
Un giorno si posò sulla riva per consultarsi con una vecchia trota.
– Cara mia – disse la trota – il segreto della felicità è avere un amore senza per forza doverlo possedere.
Ma quelle parole non bastarono a dare pace alla gazza, che da quel giorno ruba tutto ciò che luccica, convinta ogni volta di aver catturato il suo amore.
Scrivi le parole nei riquadri giusti: luoghi • personaggi • fatti • tempo.
M. Corona, Storie del bosco antico, Mondadoripossono essere realistici o fantastici. I personaggi fantastici possono essere anche elementi della natura o animali personificati.
Leggenda del Sud Italia
Un tempo lontano la vite era una semplice pianta ornamentale che non produceva frutti. Venne la primavera, il contadino decise di andare nel vigneto per cominciare a tagliarla.
– Questa pianta fa ombra all’orto – disse – la ridurrò più piccola che sia possibile.
Detto fatto, la tagliò così energicamente che della verde pianta non rimasero che pochi rami nudi e corti. La vite si mise a piangere e un usignolo ebbe pietà di lei. Volò sui poveri rami, cominciò a cantare tanto dolcemente che la vite si sentì rinascere. Per dieci notti le sue note salirono verso le stelle, finché queste si commossero e fecero discendere un po’ della loro forza sulla povera pianta.
Allora la vite sentì scorrere in sé una linfa nuova, i suoi nodi si gonfiarono e le sue gemme si aprirono. Spuntarono le prime foglie verdi e i viticci si allungarono per avvolgersi come una carezza intorno alle zampette dell’uccellino.
Quando l’usignolo volò via, già gli acini del primo grappolo si doravano alla luce dell’alba. La vite era diventata una pianta fruttifera. E che pianta! Il suo frutto possedeva la forza delle stelle, la dolcezza del canto dell’usignolo e la luminosa serenità delle notti estive.
Le regioni d’Italia, AMZ
Chi sono i personaggi di questa leggenda? ...................................................................................................................................................................
Quali sono i personaggi realistici e quali fantastici? Completa.
I personaggi realistici sono ..........................................................................................
I personaggi fantastici sono ........................................................................................
Rispondi alle domande.
• Quando si svolgono i fatti?
• Dove si svolgono?
• Perché il contadino decide di tagliare la vite?
• Come diventa la vite dopo l’intervento del contadino?
• Che cosa vuole spiegare questa leggenda? .......................................................................................................................................................................
Fruttifera: pianta che produce molti frutti.
L’espressione detto fatto significa: compiere subito ciò che si dice. parlare mentre si lavora. dire di fare qualcosa.
Conosci le varie parti della vite? Collega ogni parola al suo significato.
linfa Filamento con cui la vite si attacca ai sostegni.
gemma Bocciolo dal quale in primavera spuntano fiori e foglie.
viticcio Liquido all’interno della pianta che le dà nutrimento.
Leggenda del Nord Italia
Molti anni fa nel lago di Carezza viveva nascosta una ninfa di particolare bellezza che con il suo canto melodioso deliziava tutti. Un giorno anche lo stregone di Masarè la sentì cantare e si innamorò della ninfa. Egli usò tutti i suoi poteri per conquistare la ninfa e farla uscire dal lago, senza riuscirvi. Così lo stregone chiese aiuto alla strega Langwerda che gli consigliò di travestirsi da venditore di gioielli, di stendere un arcobaleno dal Catinaccio al Latemar e di recarsi quindi al Lago di Carezza per attirare la ninfa.
Così fece: stese il più bell’arcobaleno mai visto sino ad allora tra le due montagne e si recò al lago, ma dimenticò di travestirsi.
La ninfa rimase stupita di fronte all’arcobaleno colorato di gemme preziose, ma ben presto si accorse della presenza dello stregone e si immerse nuovamente nelle acque del lago. Da allora non fu più vista da nessuno.
Lo stregone, distrutto dalle pene d’amore, strappò l’arcobaleno dal cielo, lo distrusse in mille pezzi e lo gettò nel lago. Questa è la ragione per cui ancora oggi il lago di Carezza riflette gli stupendi colori dell’arcobaleno, dall’azzurro al verde, dal rosso all’indaco, dal giallo all’oro.
Le regioni d’Italia, AMZ
Rispondi con una X.
• Che cosa vogliono spiegare i fatti di questa leggenda?
Perché le acque del lago di Carezza risplendono dei colori dell’arcobaleno
Come si è formato il lago di Carezza
Perché il lago di Carezza sta in montagna
• In quale parte della leggenda è contenuta questa informazione?
Metti in ordine di tempo i fatti della leggenda con i numeri da 1 a 5. Osserva bene le immagini: attento a quella intrusa.
Ascolta attentamente poi svolgi le attività.
In un tempo lontano, quando il mare non era ancora salato, il re di Danimarca possedeva due enormi macine magiche. Esse erano in grado di produrre qualsiasi cosa il re desiderasse, ma erano così pesanti che nessuno era in grado di utilizzarle.
Un giorno il re si recò in visita presso il re di Svezia e questi gli offrì in dono due gigantesse. Egli le portò in Danimarca e le mise a lavorare alle macine. Ordinò loro di produrre oro, argento, pace e gioia e le gigantesse ubbidirono. Lavorarono ininterrottamente per giorni e giorni e quando furono stanche, chiesero al re il permesso di riposarsi, ma il re rifiutò.
Le gigantesse decisero allora di vendicarsi e cominciarono a produrre soldati per un re nemico del re di Danimarca. Quando i soldati divennero numerosi, attaccarono il regno e si impadronirono delle macine e delle gigantesse. Poi presero il mare per tornare a casa. Il re nemico, che aveva bisogno di sale per il suo regno, ordinò alle gigantesse di produrre sale e quelle ubbidirono. Macinarono per ore e ore e tutta la nave si riempì di sale: era così tanto che la nave affondò con tutto l’equipaggio. Da quel giorno in fondo al mare le gigantesse non hanno mai smesso di produrre sale, perché nessuno ha mai ordinato loro di smettere e per questo l’acqua è salata.
J. Cousteau, Gli Oceani. Il mare delle leggende, Fabbri
Dividi il testo in: INIZIO, SVOLGIMENTO, CONCLUSIONE colorando la barra con i colori corrispondenti .
Rispondi alle domande.
•Chi sono i personaggi della leggenda? .......................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................................................................
• Quando avvengono i fatti narrati? ........................................................................................................................................
• In quali luoghi si svolgono i fatti? ..........................................................................................................................................
•Che cosa vuole spiegare questa leggenda? ................................................................................................................
Completa i fatti della leggenda.
Il re di Svezia regalò due al re di Danimarca.
Le gigantesse lavorarono per giorni e giorni alle enormi
Il re non permise alle gigantesse di così queste cominciarono a produrre per un re
I soldati si impadronirono delle ..................................................... e delle .....................................................
e tornarono a casa via ......................................................
Il re nemico ordinò alle gigantesse di produrre ........................................................................................
La nave si riempì di sale e ..................................................... con tutto l’equipaggio.
Le gigantesse non hanno mai smesso di produrre sale perché nessuno
Collega ogni parola al significato corrispondente.
si recò continuamente ininterrottamente si impossessarono si impadronirono andò
leggere in modo avvincente prima leggi il brano a mente capire il significato. Ciò ti permetterà di interpretare gli stati d’animo dei personaggi.
della creazione dei fiori c’era un usignolo che possedere un incantesimo: quando innalzava il suo di dolcissimi gorgheggi e di trilli, le cose viventi incantate ad ascoltare.
amava tutte le creature e onorava le piante, soffermandosi sui tronchi degli alberi, sulle siepi basse, persino caduti a terra.
stanco per aver volato tutto il giorno, si fermò su di di spini e cominciò a gorgheggiare; ma uno spino
esclamò: ricambi il mio amore? volevo ferirti, o re del bosco! – bisbigliò lo spino – Come che volessi farti del male? Questa purtroppo è la natura! Sono tanto brutto che vorrei nascondermi.
L’usignolo sentì allora compassione per il povero spino e volle fargli uno splendido dono. Lasciò cadere alcune goccioline di sangue che la luna, apparsa tra le nuvole, illuminò. Quelle gocce si trasformarono in altrettante rose rosse, donando allo spino il più bel fiore della terra.
E da quel tempo la rosa rossa cresce su alti steli dalle lunghe spine, ma reca con sé un messaggio di bellezza e di amicizia.
Trasformiamo il nostro racconto in un mito che spiega il dominio degli uomini sugli altri animali.
Un giorno Zeus stanco dei capricci degli uomini decise che era giunto il momento che fossero gli orsi a dominare la terra. Prima di prendere la decisione definitiva decise però di metterli alla prova per vedere se fossero stati all’altezza. Zeus affidò a tre orsi uno scrigno che avrebbero dovuto custodire e restituire sigillato alla fine della primavera. Il compito non era difficile e gli animali già immaginavano che sarebbero riusciti a portarlo a termine senza difficoltà. Il penultimo giorno di primavera i tre orsi si preparavano già a far festa ma Atena, alla quale invece stava a cuore il destino degli uomini, riuscì a imbrogliare le tre sentinelle facendole allontanare dalla loro casa. Poi, tramutata in una fanciulla dai riccioli d’oro, entrò nella casa dei tre orsi, trovò lo scrigno e lo aprì così non superarono la prova. Per non aver saputo custodire lo scrigno gli orsi vennero isolati dagli altri animali e costretti a vivere una vita solitaria. Da allora gli uomini continuarono a dominare su tutte le specie animali.
Il MITO è un racconto fantastico antico che cerca di dare una spiegazione sull’origine del mondo, degli esseri viventi e dei fenomeni naturali.
Anche il mito è strutturato come gli altri racconti:
l’INIZIO presenta come era la realtà prima che esistesse l’elemento, il fenomeno di cui si parla; lo SVOLGIMENTO racconta fatti straordinari che cambiano la situazione iniziale; la CONCLUSIONE presenta ciò che è stato creato e com’è oggi.
I personaggi di solito sono divinità o esseri dotati di poteri straordinari. A volte possono essere anche elementi della natura o animali personificati.
IL TEMPO
Il tempo non è definito. Spesso la storia si svolge in un passato molto lontano.
IL LUOGO
Il luogo in cui si svolge la vicenda narrata generalmente non è definito, a volte si tratta dell’Universo o della Terra come era immaginata alle sue origini.
I FATTI
I fatti sono fantastici, ma spiegano l’origine della Terra, dell’Universo, degli esseri viventi...
INIZIO
Ci fu un’epoca in cui dèi e dee passavano gran parte del loro tempo sulla Terra, camminavano accanto all’uomo e gli parlavano.
Un giorno il re degli dei decise di tornare nella sua casa celeste per vedere se tutto era in ordine. Prese allora il suo cavallo, capace di correre più veloce del vento e delle nuvole, e lo sellò.
Il cavallo in un lampo arrivò sulla riva dell’oceano.
In quel punto il Cielo era così vicino che si potevano sentire le voci di coloro che vivevano lassù.
– Salta, mio bel cavallino! – gridò il re degli dei –So che puoi farcela!
Ma il cavallo indietreggiò, puntando i piedi. Quel salto era troppo anche per lui. Allora il re chiamò i suoi servi celesti, che calarono dall’alto un lungo, lungo nastro di sette colori. E quando il nastro toccò la Terra diventò un ponte abbastanza robusto da reggere cavallo e cavaliere, che galopparono tranquilli fino al Cielo.
Così nacque l’arcobaleno, che è chiamato anche
“il ponte del re”.
Scrivi le parole nei riquadri giusti: luogo • personaggi • fatti • tempo.
La struttura del mito è formata da tre parti: INIZIO, SVOLGIMENTO, CONCLUSIONE
I FATTI sono fantastici, ma spiegano l’origine della Terra, dell’Universo, degli esseri viventi...
Milioni di anni fa la Terra era brulla, piatta e popolata solo di giganti: enormi bestioni goffi e generosi. Vivevano molto a lungo, ma non potevano riprodursi, così a un certo momento si sentirono tutti vicini alla morte In una notte di luna piena si diedero allora appuntamento presso le Grandi Acque e decisero di ringraziare la Terra che li aveva ospitati generosamente per tanti millenni, regalando a essa i loro corpi in eredità.
Fu così che i loro dentoni divennero alte montagne, i loro occhi azzurri laghi, le loro gole profonde vulcani, le loro mani sinuose colline. E i fiumi non sono altro che le loro lacrime, versate per il dispiacere di abbandonare l’amata Terra.
Dividi il testo in: INIZIO, SVOLGIMENTO, CONCLUSIONE colorando la barra con i colori corrispondenti.
Che cosa avviene nella conclusione? Collega gli elementi naturali a ciò che erano in origine.
montagne laghi vulcani fiumi colline
gola lacrime mani dentoni occhi
Il racconto che hai letto è un mito perché spiega in modo scientifico la nascita della Terra. spiega con fantasia la nascita della Terra narra fatti accaduti tanto tempo fa.
o esseri dotati di poteri straordinari
A volte possono essere anche elementi della natura o animali personificati
Molto tempo fa il Sole e la Luna camminavano insieme. Tenendosi per mano comparivano all’orizzonte e il cielo sfolgorava di luce.
Un giorno, però, cominciarono a bisticciare. Il Sole disse:
– Io voglio essere il capo; io sono forte come il dio supremo, l’Unico. Voglio essere il signore della lotta.
E la Luna disse:
– Io voglio solo stare tranquilla. Non faccio male a nessuno. Quando comando io, tutte le cose dormono e riposano e non nascono liti. Quando arrivi tu, invece, subito c’è guerra. Liti e cattiveria compaiono fra gli uomini. Voglio comandare io!
Andarono insieme dal dio supremo che li ascoltò.
Poi l’Unico disse:
– Voi non andrete più insieme. Il Sole comanderà di giorno e la Luna di notte.
Ecco perché da quel giorno il Sole e la Luna non compaiono più insieme nel cielo.
N. Vittori, La Preistoria: miti, scoperte, invenzioni, Raffaello
Chi sono i protagonisti?
Elementi della natura
Elementi della natura personificati
Divinità
Cerchia l’altro personaggio che compare nel testo.
Ti è mai capitato di comportarti con un tuo compagno come il Sole e la Luna? Racconta.
Il protagonista di questo mito è
un uomo.
una divinità.
un animale.
Apollo era il dio del Sole e aveva il compito di guidare ogni giorno l’astro infuocato nel suo cammino lungo i sentieri infiniti del cielo.
All’alba Apollo si poneva alla guida di uno splendido cocchio di fuoco, trainato da quattro cavalli alati. Aurora precedeva il carro spargendo rose ai confini del cielo, le Ore lo attorniavano.
A mano a mano che il carro avanzava, la luce aumentava e Universo veniva inondato di fiamme e di bagliori. Quando giungeva al culmine del suo viaggio, il cocchio del dio ardeva di un tale fuoco, che tutta la natura crepitava, come in preda a un incendio. Poi la luce che circondava Apollo diventava a poco a poco meno accecante. I cavalli continuando la loro corsa sfrenata, si dirigevano verso il mare Il carro di Apollo, simile a un globo infuocato, attraversava la morbida grotta delle nubi, si tuffava nelle onde e veniva inghiottito nel mare, mentre il cielo passava dall’azzurro al rosato al violetto e infine si ammantava del nero più profondo.
B. Reggiani, L’Olimpo, un fantastico mondo di miti, La Sorgente
Si ammantava: si ricopriva.
Astro infuocato si riferisce:
al cocchio. al sole. al cavallo.
Collega ogni parola al suo significato.
bagliore
punto più alto
culmine sfera
crepitare
luce
globo scoppiettante
Un tempo sulla Terra viveva un bambino eccezionale, si chiamava Ercole.
Era ancora neonato quando un paio di enormi serpenti scivolarono nel suo lettino, ma lui li afferrò, li annodò e li scaraventò lontano. Ercole infatti era fortissimo.
Quando divenne adulto, il re Euristeo gli chiese di compiere dodici imprese così difficili che in seguito furono chiamate le “Dodici fatiche di Ercole”.
Per cominciare gli ordinò di uccidere un gigantesco leone che viveva sui monti e terrorizzava il regno Poi gli ordinò di uccidere l’Idra, un mostro marino con tante teste.
Quindi Ercole portò a termine tutte le altre dieci fatiche, l’ultima delle quali fu catturare Cerbero, il cane a tre teste del dio Ade, che viveva nel Regno dei Morti.
Grazie alle sue imprese, Ercole diventò un eroe. Quando morì, gli dei non si dimenticarono di lui. Lo trasformarono in una costellazione e lo fecero salire in cielo, dove poté riposarsi per sempre dalle sue fatiche.
G. McCaughrean, Le fatiche di Ercole e altre storie, Mondadori
Rispondi alle domande.
• Chi è il protagonista di questo mito? ..................................................................................................
• Qual è la sua caratteristica?
Rispondi sul quaderno.
1. Quale impresa eccezionale ha compiuto Ercole da neonato?
2. Che cosa gli chiese il re Euristeo?
3. Chi era Cerbero e dove si trovava?
4. Che cosa fecero gli dei quando Ercole morì?
Un tempo, sulla Terra deserta c’era Nuwa, una divinità dal corpo femminile e dalla coda di drago.
Nonostante sulla Terra ci fossero ormai monti, fiumi, piante e animali, non c’era vera vita, perché mancava l’uomo.
Un giorno, camminando sulla terra deserta, Nuwa si sentì molto sola, per cui pensò di aggiungervi qualcosa di più vivace. Mentre passeggiava lungo il Fiume Giallo, abbassando il capo, vide la propria bella immagine riflessa nell’acqua. Molto felice, decise allora di modellare con l’argilla del letto del fiume una figurina che le assomigliasse.
Ingegnosa e abile, portò ben presto a termine la creazione di molte figurine quasi simili a lei, sostituendo tuttavia due gambe alla coda di drago. Quindi soffiò su di loro infondendovi la vita. Le figurine cominciarono a muoversi, diventando esseri intelligenti e agili, capaci di camminare e parlare. Nuwa li chiamò “uomini”, poi infuse nel corpo di alcuni l’energia maschile, per cui questi diventarono maschi, e nel corpo di altri la dolce energia femminile, rendendoli femmine. Maschi e femmine si misero a danzare attorno a Nuwa e da quel momento il mondo non fu più triste, perché uomini e donne lo avevano popolato.
Sottolinea nel testo con i colori corrospondenti il PROTAGONISTA, il TEMPO, i LUOGHI.
Che cosa vuole spiegare questo mito?
L’origine della Terra L’origine dei monti, fiumi, piante e animali
L’origine del Fiume Giallo L’origine degli esseri umani
Segna con una X se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
Nuwa aveva il corpo di drago e la testa di donna.
Nuwa era felice di vivere in mezzo alla natura senza gli uomini.
Nuwa si sentiva sola perché sulla Terra non c’erano gli uomini.
Mentre passeggiava lungo il fiume Nuwa decise di creare figurine di argilla.
Tutte le figurine avevano la coda di drago come Nuwa.
Nuwa soffiando diede la vita a tutte le figurine di argilla.
Rispondi alle domande.
• Perché alcune statuette diventarono uomini e altre donne?
• Perché il mondo non fu più triste?
.......................................................................................................................................................................................
Il verbo modellare significa:
essere un modello. prendere come esempio. dare forma a qualcosa. mettere in risalto.
L’espressione infondendovi la vita può essere sostituita da togliendogli la vita. dandogli la vita. bruciandogli la vita. rubandogli la vita.
F
F
Ascolta attentamente poi svolgi le attività.
Collega ciascun personaggio alle parole che ha pronunciato.
Sono più brava della dea Atena.
Visto che sei così brava nella tessitura, ti condanno a tessere per l’eternità.
Mi sembra di averti sentito fare il mio nome.
Io sono più bella di te!
Cerchia l’animale di cui questo mito narra l’origine.
Leggi il brano applicando tutti i suggerimenti che hai avuto: rispettare le pause e dare espressività e voci diverse ai vari personaggi.
Quando il mondo venne creato, la pioggia non esisteva. Gli animali erano preoccupati per la mancanza di acqua e si riunirono a gruppi per invocare la pioggia, lanciando le loro voci verso il Cielo.
– Proviamo noi per primi – dissero gli elefanti, che con le loro lunghe proboscidi si sentivano i più potenti. Alzarono tutti insieme i loro nasi al Cielo e coi loro barriti reclamarono a gran voce la pioggia. Ma non accadde nulla.
– Proviamo noi! – dissero allora gli ippopotami. Poi provarono i leoni, poi le giraffe, ma la pioggia non arrivava. Gli dei del Cielo sembravano sordi alle richieste degli animali.
Si fecero avanti allora gli animali più piccoli: i fenicotteri, i conigli e i topi. Ancora niente. Per ultimo toccava alle rane. Tutti gli animali le implorarono di gridare verso il Cielo il loro bisogno di acqua. Le rane non aspettavano altro per mettersi a gracidare e così presero a cantare tutte insieme. Il loro grido era talmente assordante e sgradevole che il Cielo si stancò di sentirlo e si coprì di nubi per attutire quel suono. Ma fu inutile: il gracidio penetrava attraverso la cortina di nubi, assordante e rumoroso.
Il Cielo allora pensò di affogare le rane per farle smettere una volta per tutte. Mandò giù tanta di quella pioggia che le rane finalmente tacquero contente. Da allora le rane si credono padrone dell’acqua e vivono negli stagni.
Dividetevi in piccoli gruppi e lavorate insieme per riconoscere le caratteristiche dei vari racconti che avete scoperto durante il vostro percorso DENTRO IL TESTO NARRATIVO. Completate insieme le attività proposte e confrontatevi con gli altri gruppi.
Una volta una mucca, una capretta e una pecora decisero di andare a caccia con il leone. Il patto consisteva nel cacciare insieme, dividersi la preda e fare un buon pranzo. Dopo lunghe ore di corsa e di fatica, stanchi e affamati, i quattro riuscirono finalmente a catturare un grosso cervo. Il leone ne fece quattro parti e radunati i compagni, desiderosi e impazienti di divorare la preda, tenne loro questo discorso:
– Io mi prendo la prima parte perché sono il leone, la seconda parte me la dovete assegnare perché sono il più forte, la terza mi spetta in quanto vostro alleato e infine... provate a toccare la quarta, se ne avete il coraggio!
Fu così che le tre povere bestie rimasero a bocca asciutta e giurarono che da quel giorno non avrebbero mangiato più altro che erba!
Non conviene allearsi con chi è decisamente più forte e prepotente!
Fedro
Segna con una X quali tra le seguenti informazioni ritrovi nel testo.
Il principe e l’arpa magica
I personaggi sono animali È presente un antagonista Si conclude con un lieto fine Trasmette un insegnamento
C’era una volta un principe di nome Kuiuk il quale suonava bene l’arpa. Quest’arpa era magica perché faceva diventare buono chi l’ascoltava.
Il principe voleva bene alla principessa Raggio di Stella, ma la regina Fior di Fiamma non gliela voleva dare in sposa.
Il principe sul suo cavallo bianco era andato a una gara di suonatori d’arpa e aveva vinto una coperta d’oro magica: bastava scuoterla perché tutto
diventasse oro.
Di notte, la regina Fior di Fiamma, invidiosa del principe, si avvicinò al cavallo, prese la coperta d’oro e lasciò al suo posto una coperta colorata. All’indomani il principe si accorse che la coperta era falsa. Allora andò da un mago sulla montagna per riavere la coperta. Il mago diede al cavallo del principe due ali potenti per arrivare in fretta al castello della regina.
Arrivato al castello, il principe suonò sull’arpa una musica gentile e dolce e la regina diventò buona. Gli restituì la coperta magica, lo lasciò sposare sua figlia e da quel giorno tutti furono felici e allegri.
Sono presenti l’aiutante e l’elemento magico
Gli animali hanno qualità e difetti degli uomini
In base alle scelte fatte, potete affermare che:
Forte e... prepotente è una fiaba. una favola.
Il principe e l’arpa magica è una fiaba. una favola.
C’era una volta una serpentessa che aveva le zampe come le lucertole, poteva camminare, correre e saltare. Era molto felice, ma un brutto giorno una grossa aquila la vide e scese in picchiata dal cielo per mangiarsela. Lei non sapeva dove fuggire, perché viveva in mezzo al deserto, dove non c’erano né alberi né cespugli sotto cui rifugiarsi. Povera serpentessa, stava proprio facendo una brutta fine! Stava per coprirsi gli occhi con le zampe per non guardare, quando all’improvviso si accorse che accanto a un sasso c’era un piccolissimo buco. Si tolse le zampe come se fossero state scarpe vecchie, si infilò nella tana e si salvò. Da quel giorno la serpentessa e tutti i serpenti che sono nati dopo di lei non hanno più le zampe e, quando sono in pericolo, si rifugiano dentro i buchi della terra.
E. Nava, Ciliegie e bombe, Giunti
Segna con una X quali tra le seguenti informazioni ritrovi nel testo.
Sono presenti divinità e persone comuni
La serpentessa
Il vaso di Pandora
Spiega le origini dei mali del mondo
I fatti accadono in un tempo lontano e indefinito
I fatti si svolgono in un ambiente naturale
Un tempo la vita degli esseri umani sulla Terra era magnifica: nessuno si ammalava e nessuno invecchiava.
Il dio Zeus, temendo che gli uomini diventassero troppo simili agli dei, decise di frenare la loro potenza...
Zeus modellò, allora, una donna bellissima e molto curiosa. La chiamò Pandora e la diede in sposa al giovane Epiteto; poi regalò loro un vaso con un coperchio sigillato dicendo: – Non dovete aprirlo mai!
I due giovani promisero.
Un giorno, però, Pandora decise di dargli un’occhiatina. Ruppe i sigilli e, trattenendo il fiato, sollevò lentamente il coperchio. Dal vaso cominciò a uscire ogni genere di mali: l’odio e la gelosia, la crudeltà e la collera, la fame e la povertà, la vecchiaia e la morte.
Allora Pandora tentò di richiudere il coperchio: ma era troppo tardi. In fondo al vaso era rimasta soltanto una cosa, piccola e graziosa. Era la speranza.
Da allora in poi gli uomini avrebbero conosciuto e sofferto tutti i mali del mondo; tuttavia, grazie alla speranza, essi non si sarebbero mai persi d’animo.
In base alle scelte fatte, potete affermare che:
La serpentessa è una leggenda. un mito.
Il vaso di Pandora è una leggenda. un mito.
Il personaggio è un animale che subisce un cambiamento Spiegaperché i serpenti strisciano
Le emozioni sono infinite puoi trovarle anche fiorite
Le emozioni sono colorate puoi scoprirle anche profumate.
Le emozioni sono vellutate puoi toccarle anche d’estate.
Le emozioni sono parole puoi viverle anche al sole.
Rabbia e tristezza sono pungenti gioia e allegria le più divertenti.
Le emozioni sono un respiro profondo palpitano nei cuori di tutto il mondo.
M. RuggiColora di giallo i sentimenti che ti rendono felice e di blu quelli che ti fanno soffrire.
paura
amore gentilezza solitudine gelosia
affetto invidia violenza solidarietà amicizia
Tutto inizia alle 7:10 ogni mattina. La sveglia di mamma comincia a suonare all’impazzata, in un attimo la voce squillante della mamma risuona per tutta la casa:
– FORZAAA! SIAMO IN RITARDOOO!
Ci risiamo! Anche stamattina è la solita corsa!
La mamma arriva in camera come un uragano, a piedi scalzi e con i capelli arruffati. Si abbassa sul letto della mia sorellina Sara per darle un bel bacio.
– Buongiorno, leoncina!
Poi è il turno di Luca, il mio fratellone, che non ama il bacio “lumacoso” del mattino e si nasconde sotto il piumone. La mamma però conosce bene il suo punto debole, il solletico, è un trucco infallibile! Così Luca salta in piedi.
– Sei il mio gufetto! – dice sorridendo la mamma.
E adesso tocca a me... La mamma si arrampica sulla scaletta del mio letto a castello e mi trova ancora con gli occhi socchiusi.
– Ecco il mio ghiretto! – dice. Poi mi bacia e mi abbraccia stretto stretto. A me piace tanto!
I. Biemmi, Siamo in ritardo!, Mondadori
Comprendo IL TESTO Completa.
I fratelli del protagonista si chiamano
I tre fratellini vengono paragonati a ...................................... .........................................................................
Al protagonista piace tanto quando la mamma ..................... .........................................................................
Dentro DI ME
Chi ti sveglia ogni mattina?
Come ti piace essere svegliato?
Narratore: – Un fiume scorreva placido. Sulle acque s’incurvavano alberi di papaia, carichi di frutti rossi. Lungo la riva, alcuni leprotti passeggiavano chiacchierando da buoni amici. A un tratto, uno di quei bei frutti si staccò dal ramo e cadde nella corrente. I leprotti a quel rumore s’impaurirono e fuggirono via a gambe levate. Li scorse uno sciacallo. Lo sciacallo: – Perché fuggite?
I leprotti (ansimando): – Un animale cattivo... stava nascosto... ci minacciava...
Narratore: – E via anche più veloci e più spaventati. Lo sciacallo fuggì anch’esso e dietro di loro un’antilope, un cervo, un bufalo, un leopardo, l’elefante, il lupo, la tigre. Da una macchia balzò fuori il leone che cominciò a beffarsi di tutti gli animali.
Il leone: – Bravi! Una bella corsa, non c’è che dire! Nessuno di voi arriverà per ultimo: sarete tutti primi! E si può sapere perché state fuggendo così precipitosamente?
Gli animali: – Non sappiamo... una bestia cattiva ci insegue... sta rannicchiata in una tana... presso l’acqua.
Il leone (incredulo): – Dov’è dunque questa terribile bestia?
Gli animali: – Non sappiamo... Ci sembra... Ci hanno detto...
Il leone (rivolgendosi alla tigre): – Tigre, di’ tu! Chi ti ha raccontato di quella bestia?
La tigre: – Me l’ha detto il lupo!
Il leone (rivolgendosi al lupo): – Allora, lupo, vuoi dirmi tu di questa terribile bestia?
Il lupo: – Veramente... ecco, io non saprei; l’ho saputo dall’elefante!
Narratore: – Il leone continuò a interrogare gli altri animali: tutti dicevano che erano stati informati da altri. Poi si giunse ai leprotti ansanti di paura.
I leprotti: – Sì, siamo scappati... un grugnito selvaggio... un gran rumore nel bosco.
Il leone: – Andiamo: sono curioso di vedere il luogo misterioso e la bestia terribile.
Narratore: – Tutti lo seguirono con il cuore sospeso. Ed ecco, lungo il fiume, al margine della foresta, un bel frutto rosso si staccò dal ramo e tonfò nell’acqua. I leprotti trasalirono e furono lì lì per fuggire via. Anche tutti gli altri animali erano sul punto di darsela a gambe levate.
Il leone (ridendo): – Ecco la terribile bestia! Un’altra volta cercate di riconoscere che cosa vi fa paura e non scappate! La paura, cari miei, il più delle volte è fatta di nulla.
Fiaba popolare cinese
Rispondi sul quaderno.
1. Quanti personaggi recitano in questo dialogo?
2. Chi ha il compito di spiegare dove si svolge la storia?
comprendo il testo
3. Che cosa ha spaventato i leprotti?
4. Perché anche tutti gli altri animali si sono spaventati, pur non avendo sentito il rumore?
5. Che reazione ha avuto, invece, il leone?
6. Quale insegnamento puoi ricavare dalla storia?
Ho conosciuto un tale ch’era sempre arrabbiato per il caldo del fuoco per il freddo del gelato perché c’era silenzio perché c’era rumore per il troppo profumo per il cattivo odore in inverno, in estate d’autunno, a primavera pomeriggio e mattino a notte fonda, a sera. Un giorno s’arrabbiò anche con la sua rabbia e senza alcun rimosso la chiuse in una gabbia. Però ne tenne un mucchio che mise in certe buste per farne largo uso contro le cose ingiuste.
G. PontremoliSottolinea le risposte alle domande con i colori indicati.
Cosa fa arrabbiare il “tale” della poesia?
Perché il “tale” mise un po’ di rabbia nelle buste?
Ti capita mai di essere furioso?
Come controlli la tua rabbia?
A volte papà e mamma urlano insieme. lo mi spavento tantissimo. Mi nascondo da qualche parte e aspetto che smettano.
– Non c’è niente di cui aver paura – dice la mamma – a volte i grandi litigano proprio come i bambini. Ma io non riesco a smettere di aver paura. Altre volte invece la mamma piange. Io non credevo che i grandi piangessero. Credevo che solo i bambini potessero piangere. La mamma dice che le urla sono come i temporali, sembra che facciano paura, ma in realtà non fanno niente. Dice anche che le lacrime sono come la pioggia. Anche se ne cade un po’ non succede nulla di male, anzi: la pioggia fa bene ai campi e ai fiori. Un po’ di pianto fa bene agli occhi.
Poi, quando il temporale è finito, si esce con gli stivali a giocare dentro le pozzanghere. Questo è quando si ride, che non ci sono più le urla del temporale, né le lacrime della pioggia.
Io non so perché, ma mi piace di più quando la mamma ride.
E. Maùti, Cosa mi racconti oggi, Erickson
Rispondi sul quaderno.
1. Come reagisce la bambina i genitori litigare?
2. La mamma a che cosa paragona
3. E a che cosa paragona le
4. Che cosa vuol dire la mamma bambina utilizzando questi
Hai mai sentito i grandi litigare tra loro? Come reagisci e quali sentimenti provi?
Questo gioco ti aiuterà a conoscere meglio te stesso, così potrai farti conoscere di più anche dagli altri.
Osserva le carte.
Scegli quattro carte della pagina a fianco che ti rappresentano meglio e riproducile.
Presentati ai tuoi compagni attraverso le carte che hai scelto.
Ad esempio:
io sono un’aquila perché mi piace sentirmi libero.
Completa prima la seguente traccia, ti aiuterà a esporre meglio la tua “descrizione”.
1. Io sono come ......................................................................... perché ...................................................................................................... ............................................................................................................................................................................................................................................
2. Io sono come perché
3. Io sono come......................................................................... perché ...................................................................................................... ............................................................................................................................................................................................................................................
4. Io sono come perché
Continuando a elaborare la nostra storia in un testo descrittivo, osserviamo alcuni dettagli della casa degli orsi.
Riccioli d’oro si trovò davanti alla casa degli orsi. Era una costruzione di legno, che si mimetizzava benissimo tra gli alberi del bosco. Infatti le pareti erano costruite con dei grossi tronchi sovrapposti uno sull’altro e anche il tetto era fatto di tronchi. Facendo il giro della casa, che non sembrava molto grande, si notavano solo tre finestre, una per lato. Sul quarto lato c’era una porta di legno massiccio, decorata con delle ghirlande di pungitopo. Riccioli d’oro bussò ma nessuno rispose. Allora la bimba provò a spingere la porta che cigolando si aprì. L’interno della casa non era illuminato, ma nel centro si distingueva chiaramente un tavolo apparecchiato. Sul tavolo, sopra una tovaglia a quadretti rossi e verdi, c’erano tre piatti colmi di zuppa, tre bicchieri, una bottiglia piena d’acqua, tre cucchiai e un pezzo di pane. Sembrava che qualcuno avesse lasciato la stanza da poco. Riccioli d’oro si avvicinò al tavolo e annusò il contenuto di uno dei piatti: profumava di funghi. Prese un cucchiaio e lo assaggiò.
La DESCRIZIONE presenta la realtà che ci circonda, cioè ce la fa “vedere” attraverso le parole.
Si possono descrivere persone, animali, oggetti, ambienti reali o fantastici.
Per descrivere si utilizzano i dati sensoriali, cioè tutte le informazioni che si ricavano attraverso i cinque sensi:
• i dati visivi (forme, dimensioni, colori...),
• i dati uditivi (suoni e rumori),
• i dati gustativi (sapori),
• i dati olfattivi (odori e profumi),
• i dati tattitli (morbidezza, durezza, consistenza...).
Si usano gli aggettivi per indicare le qualità di ciò che si presenta e i paragoni per spiegare a che cosa assomiglia ciò di cui si parla;
Si usano i dati di posizione che indicano la posizione degli elementi nello spazio.
Il testo descrittivo segue un ordine che può essere:
• spaziale quando descrive un ambiente da lontano a vicino, dall’alto in basso, da destra a sinistra… o viceversa;
• logico quando presenta il soggetto dal generale al particolare o viceversa.
C’era una volta un paese che sembrava fatto apposta per essere felice. Era proprio un paese carino.
Sorgeva davanti al mare. Era un paese piccolino, con stradine strette e tortuose che si infilavano fra le case. Anche le case erano carine, perché erano dipinte con colori allegri e vivaci: c’era la via delle case rosse, quella delle case gialle, quella delle case azzurre e quella delle case verdi. Su ogni davanzale c’era un vaso di basilico così odoroso che faceva pensare a un bel sugo di pomodoro sopra un piatto di spaghetti.
Il sole splendeva tutti i giorni e anche se qualche volta dal mare arrivavano nuvole piene di pioggia, era una pioggia gentile, tiepida tiepida.
La pioggia durava poco. Prima del tramonto le nuvole si aprivano per far filtrare un raggio di sole, che salutava il paese prima del calar della sera. In quel paese tutti si svegliavano felici perché il sole splendeva, il cielo e il mare erano i più limpidi e più azzurri che si possa immaginare, il basilico odorava, e non essere felici sembrava impossibile!
Scrivi le parole nei riquadri giusti: dato olfattivo • che cosa descrive dato di posizione • dati visivi.
Il nonno abitava in collina in una casetta rossa che sembrava una fragola nel verde. Ci si arrivava percorrendo una strada in salita, fiancheggiata da due file di cipressi alti e sottili che ondeggiavano nella brezza. Quando l’auto della mamma si fermava davanti al cancello, il nonno usciva di casa e lo guardavo incamminarsi verso di noi. Ogni volta i suoi capelli spettinati mi sembravano più bianchi, la sua schiena più curva e la camicia scozzese con le maniche rimboccate più sbiadita e più logora. Entravamo e, dopo una tazza di caffè e quattro chiacchiere, la mamma ripartiva. Io rimanevo con il nonno per qualche giorno o, nei casi più fortunati, per qualche settimana.
Al mattino portavo da mangiare a Nocciolino, un coniglietto con il pelo morbido morbido color nocciola. Mi aspettava con il musetto schiacciato contro la rete della conigliera e con le lunghe orecchie ritte da cui spuntavano ciuffetti bianchi come nuvole di primavera. Era un golosone e andava matto per le foglie di lattuga che sparivano in un baleno. Il nonno sapeva fare di tutto, anche lavorare il legno. Un’estate costruimmo un piccolo veliero dei pirati a tre alberi, tutto nero come la notte. Le vele triangolari erano bianche e, in cima all’albero di mezzo, mettemmo una bandiera nera con un teschio.
Mi piaceva proprio stare con il nonno. Con lui tutto era un’avventura, una vera vacanza.
Quali elementi vengono descritti nel testo? Scrivili nei cartellini corrispondenti.
Sottolinea tutti gli aggettivi qualificativi che si riferiscono alla descrizione di ciascun elemento.
Comprendo IL TESTO
Indica con V se le seguenti affermazioni sono vere e con F se sono false.
La casa del nonno si trovava in collina.
Al bambino il nonno sembrava ogni volta un po’ più anziano.
Nocciolino era un gattino color nocciola.
Un’estate il nonno comprò un piccolo veliero
Al bambino piaceva trascorrere le vacanze dal nonno.
Completa i paragoni.
sembrava una fragola nel verde come le nuvole di primavera. nero come la notte.
Per descrivere un ambiente si usano i DATI DI POSIZIONE (in alto, al centro, in basso, a destra, a sinistra...) e di solito si segue un ordine spaziale o logico.
La casa era composta di un solo, grande locale. Al centro si trovavano un tavolo e una seggiola. In un angolo c’era il letto del nonno e dall’altra parte il camino, con una grossa pentola sul fuoco. Una parete era per metà occupata da una grande porta, che il nonno andò ad aprire: era l’armadio. Dentro stavano appesi i suoi vestiti e, su un ripiano, erano sistemate camicie, calze e biancheria. Su un altro scaffale il nonno aveva sistemato piatti, tazze e bicchieri. Sul ripiano più alto appariva una grossa pagnotta rotonda, insieme a un pezzo di carne affumicata e a una mezza forma di formaggio. Tutto quello che il nonno possedeva e che era necessario alla sua vita, era racchiuso in quell’armadio.
Individua e sottolinea nel testo i dati di posizione. Attento, sono 8.
L’ordine della descrizione è spaziale. logico.
Osserva bene il disegno della baita. Ci sono tre errori rispetto alla descrizione fatta nel testo. Individuali e cerchiali.
Laura e Sam andavano a scuola a piedi. Camminavano volentieri, ma il guaio era che ogni volta dovevano passare davanti al “castello di Dracula”. Non era il vero castello di Dracula, naturalmente, ma un grande edificio disabitato con tanto di torre, circondato da alte mura. Nessuno voleva abitarci, dato che era in pessime condizioni: le mura umide erano coperte di muschio, il vento soffiava le foglie attraverso i vetri rotti, i topi ci facevano il nido e di notte i pipistrelli svolazzavano intorno alla torre Chi si fermava tra i due pilastri di pietra dell’ingresso riusciva appena a intravedere la casa, dietro un fitto groviglio di alberi e arbusti. Il cancello ormai non c’era più e sui pilastri erano appollaiati due grifoni di ferro, che sembravano ringhiare ai passanti e li spingevano ad allungare il passo. Quando passavano davanti al castello di Dracula, Sam e Laura si mettevano a correre. E poi giocavano a spaventarsi a vicenda, strillando: “Attento”, perché era sin troppo facile immaginare un qualcosa pronto a portarti via. Era un gioco magnifico e pauroso, ma nessuno si sarebbe mai azzardato a passare di là da solo.
Dentro IL TESTO Completa.
La descrizione del castello procede dal generale al particolare, perciò segue
un ordine ...........................................
Dentro LE PAROLE
Collega le parole al loro significato.
Groviglio Creatura fantastica con il corpo di leone e la testa di aquila.
Grifoni Insieme intrecciato.
F. Lazzarato, 4 Storie di Dolci, MondadoriSegna con una X i dati sensoriali usati in questa descrizione.
Dati tattili
Dati visivi
Dati uditivi
Dati olfattivi
Dati gustativi
Sottolineali con colori diversi.
In cucina, nel primo pomeriggio, possiamo assistere a un vero e proprio concerto: tutte le cose, infatti, a una certa ora, si mettono a cantare. Si sente borbottare la teiera: glu, glu, glop... Una goccia d’acqua cade, come una nota musicale dal rubinetto.
In sordina, si sente il gatto fare le fusa e infine: tic, tac... la sveglia.
Proprio in questi momenti la caffettiera si mette in agitazione e, appena apre il becco, l’incanto è rotto. Il suo borbottio, dapprima in tono basso, aumenta sempre più: crumpf, prut, crumpf... Poi si calma; sente che tutti la disapprovano e piange qualche lacrima di caffè.
J. Bianco, La culla da notte, AMZ
In sordina significa: lentamente. velocemente. piano piano.
Riscrivi con parole tue l’espressione evidenziata nel testo. ..............................................................................................
Un giorno, mentre bighellonava senza meta, Sang Sang arrivò davanti a casa di nonna Qin. Era avvolto da un pungente odore di artemisia: in effetti, davanti ai suoi occhi, si parò una di piante di artemisia che circondavano la da ogni lato. Quando si alzava il vento, le foglie si arricciavano facendo frr frr. La faccia superiore delle foglie era diversa da quella inferiore: prima era di un comunissimo verde, la seconda di un verde pallido, con l’aggiunta di una soffic peluria che lo rendeva quasi grigio. Perciò, quando si increspavano, le foglie scintillavano come tante schegge variopinte mischiate tra Benché le piante fossero molto alte, i loro sembravano i manici di tanti pennelli.
Forse per intervento dell’uomo, forse per loro stessa natura, fatto sta che ciascuna pianta manteneva una giusta distanza dall’altra, cosicché non erano né troppo fitte, né troppo rade
C. Wenxuan, La scuola dal tetto di paglia, Giunti
Segna con una X i dati sensoriali usati in questa descrizione.
Dati tattili
Dati visivi
Dati uditivi
Dati olfattivi
Dati gustativi
Sottolineali con colori diversi.
Comprendo
Completa la descrizione della foglia.
La faccia superiore della foglia era
la faccia inferiore era con l’aggiunta
Completa i paragoni usati dall’autore.
Le foglie scintillavano ..........................................
I fusti sembravano ..................................................
Per descrivere un ANIMALE è necessario presentarlo e fornire informazioni sull’aspetto fisico (dimensione, corporatura, colore della pelliccia…), sul comportamento e sulle abitudini.
Federico era un cane randagio
Quel nome glielo avevano dato i bambini della strada, dove era di casa, perché aveva il pelo rosso, come la barba di Federico Barbarossa, il grande re di cui raccontavano i libri di scuola.
Federico non era bello: dalla testa rotonda gli usciva il muso lungo e aguzzo, gli occhi erano chiari, il pelo arruffato e le zampe corte. La coda era sempre ritta con un bel pennacchio bianco sulla punta. Ma era così buono e simpatico che nessuno gli faceva dispetti e persino l’accalappiacani chiudeva un occhio. Era proprio il cane di quella strada, la attraversava avanti e indietro cento volte al giorno, senza curarsi del semaforo, sgusciando fra una macchina e l’altra senza mai farsi sfiorare nemmeno la coda Nella strada lo con lui e tutti insieme a sfamarlo.
Scrivi le seguenti riquadri giusti: comportamento abitudini • aspetto
B. Fo Garambois, La luna sulla neveMirtillo era un gatto bellissimo, nero con una stellina bianca in fronte, ed era un gattino assolutamente speciale. Ma non era né il colore lucido e scuro del pelo, né quella stellina in fronte a renderlo speciale. La cosa davvero più unica che rara era la sua coda. Mirtillo aveva una lunga coda, lunghissima, più lunga di un serpente, di una corda per stendere i panni, di una prolunga elettrica, insomma... aveva una coda di una lunghezza mai vista.
All’inizio Mirtillo era molto fiero della sua straordinaria coda e se la tirava dietro come lo strascico di un vestito da sposa, pavoneggiandosi. Ma ben presto quella coda cominciò a dargli delle preoccupazioni: spesso, infatti, rimaneva chiusa nelle porte oppure Mirtillo ci inciampava. A volte, quando giocava con i fratelli a rincorrersi e a lottare in sala da pranzo, la coda gli si annodava attorno alle gambe del tavolo e lui rimaneva lì come un cane alla catena pensando: “Povero me, questa coda è davvero un bel problema!”
Dentro IL TESTO
Segna con una X ciò che trovi nel testo.
Presentazione
Aspetto fisico
Comportamento
Abitudini
Rispondi sul quaderno.
• Quale caratteristica rendeva Mirtillo speciale?
• All’inizio come si sentiva Mirtillo?
• Alla fine del brano, invece, Mirtillo che cosa pensava della sua coda? Perché?
S. Roncaglia, Storie piovute dal cielo, Einaudi Ragazzi
DESCRITTIVO
Per descrivere una PERSONA è necessario presentarla (nome, età, dove vive...) e fornire informazioni sull’aspetto fisico, sull’abbigliamento, sul carattere, sul comportamento e sulle abitudini.
Mi chiamo Alice
............................................................. ............................................................. IL TESTO
Ho una statura media, le gambe lunghe, non sono tanto grassa, ma neanche magra. Ho gli occhi verdi ed espressivi, grandi; il mio viso è leggermente spruzzato da lentiggini; la bocca piccola e due dentoni sporgenti, da Zanna Bianca. Una cosa di cui forse mi vanto troppo sono i miei capelli, biondi, lunghissimi e lisci come l’olio Ho molti pregi però ammetto di avere anche molti difetti, come il carattere permaloso Fra i pregi, invece, c’è che sono molto estroversa, mi inserisco bene fra gli amici e mi piace la compagnia di tutti. Ho sempre la battuta pronta Sono molto disordinata e ficcanaso, mi metto sempre in mezzo agli affari degli altri e cerco sempre di sapere i loro segreti. Non mi piace stare sola a lungo e poi mi lagno troppo se non faccio qualcosa. Vorrei scherzare sempre, forse un po’ troppo.
Scrivi le seguenti parole nei
riquadri giusti:
comportamento • presentazione
A. Sturiale, Il libro di Alice, RizzoliLa signorina Mùndula era la donna più bella che Prisca avesse mai visto in vita sua: sembrava un’attrice del cinema, invece che una professoressa. Era alta, snella, elegante, nonostante indossasse un golf da casa e una gonna assolutamente comuni. Aveva la carnagione bianchissima e i capelli rosso fiamma, ondulati, fermati con un pettinino di tartaruga sulla tempia destra e sciolti sulle spalle. Gli occhi, un po’ vicini, le davano un’aria spiritosa. Erano castano dorato trasparenti come quelli di vetro delle bambole. E sulle guance, quando sorrideva le si formavano due fossette.
B. Pitzorno, Ascolta il mio cuore, Mondadori
Il maestro era uno spilungone con un paio di spalle striminzite, gambe e braccia smisuratamente lunghe, mani e polsi ossuti, e piedi come badili. La testa era minuscola, le orecchie a sventola e il naso a becco. Sembrava uno spaventapasseri scappato da un campo di grano. Insegnava in un lungo stanzone dalle finestre tappate con fogli di vecchi quaderni, da cui usciva il mormorio degli scolari che imparavano a memoria la lezione, interrotta solo dalla voce minacciosa del maestro...
D. Ziliotto, Paura! Racconti col brivido, Mondadori
In coppia rileggete attentamente le due descrizioni e completate la tabella.
Il signor Orcocane e la signora Orcamiseria erano marito e moglie. Erano due persone invidiose, pettegole e dispettose.
Siccome Orcamiseria, un donnone alto quasi due metri e con il fisico da sollevatore di pesi, era anche curiosa: spesso si appostava sui pianerottoli, appoggiava l’orecchio sul buco della serratura e ascoltava quello che si dicevano gli altri inquilini. Si divertiva un mondo quando scopriva che qualcuno stava litigando, aveva l’influenza o il raffreddore, oppure si era pestato un dito nel piantare un chiodo. Orcocane era un tipo più tranquillo, seppure malefico quanto la consorte. Era completamente diverso come aspetto fisico: piccolo, magrolino, pallido, con in testa pochi ciuffi di capelli di diversi colori (giallo, arancione, verde) che sembravano aiuole attraversate da sentieri pelati.
Il fiato dell’orca, come quello dell’orco, odorava di aglio, petrolio, peperone e polvere da sparo, tanto che una volta gli orchi, come i draghi, erano in grado di sputare fuoco.
G. Pederiali, Le case dei sogni bambini, Mondadori
Indica con una X gli aspetti che vengono descritti per ciascun personaggio.
Aspetto fisico Carattere Comportamento Orcamiseria
Orcocane
Nella descrizione è presente un dato olfattivo, individualo e sottolinealo.
L’orco è una creatura molto sproporzionata, per cui effetto che ne evidenzi la bruttezza è ben accetto.
Utilizza queste forme:
Disegna seguendo le indicazioni.
1 Inizia con:
• due cerchi,
• due rettangoli,
• due ovali.
2 Disegna le braccia seguendo la forma rotonda del corpo, disegna il viso e arricchisci con altri particolari tipici dell’orco.
Spesso le descrizioni sono inserite all’interno di brani narrativi per rendere il testo più completo e avvincente.
– Da questo momento non sarò più una principessa, sarò un pirata! – dichiarò Sofia con un sorriso furbo.
– Il re Carlo nostro padre e la regina Paola nostra madre non credo ne saranno contenti – sospirò Giacomo II.
– Adesso però sono in viaggio e, quando torneranno, dovranno arrendersi all’evidenza – concluse Sofia – io non sarò più la loro dolce principessina e sarò già salpata per il Mar dei Sargassi su una nave pirata.
– Allora verrò con te. Mi annoierei a fare il principe da solo. Fu così che Giacomo II decise di seguire sua sorella in quell’avventura e di farsi pirata pure lui. Quando si ritrovarono davanti alla grande porta della sala d’armi, era difficile riconoscerli. Sofia portava larghi pantaloni in seta di fattura orientale e una fusciacca rossa in vita, morbidi stivali di pelle e una giacca elegante, di taglia un po’ abbondante per lei, viola con i polsini e gli alamari d’oro. Giacomo aveva un abbigliamento più rozzo: robusti calzoni al ginocchio, scarpe con la fibbia, maglia a righe un po’ sbrindellata, una benda nera sull’occhio sinistro, foulard rosso al collo e un vistoso orecchino al lobo destro. Ma il copricapo era una meraviglia: un cappello a tricorno di velluto con una piuma colorata.
S. Roncaglia, Principesse favolose, Emme EdizioniSottolinea nel testo le descrizioni di Sofia
Giacomo e indica che cosa viene descritto Aspetto fisico Comportamento Abbigliamento Abitudini
Il pirata si caratterizza per la benda sull’occhio il cappello che porta in testa. Gli manca una sostituita da un pericoloso uncino!
Utilizza queste forme:
Disegna seguendo le indicazioni.
1 Inizia con:
• un triangolo,
• un cerchio,
• tre ovali,
• due rettangoli.
2 Poi aggiungi le braccia e altri particolari tipici del pirata.
Era una fredda, grigia, giornata novembrina e pioveva a catinelle. Un ragazzino piccolo e grassoccio, di forse dieci, undici anni, spalancò con violenza la porta della piccola libreria antiquaria I capelli scuri gli ricadevano bagnati sul viso, il cappotto era molle di pioggia e tutto gocciolante. Era piuttosto pallido e senza fiato, ma ora se ne stava sulla porta, immobile, come se avesse messo radici. Davanti a lui si apriva una stanza lunga e stretta. Alle pareti c’erano scaffali che arrivavano fino al soffitto, zeppi di libri d’ogni formato e dimensione. Sul pavimento stavano accatastati mucchi di volumoni, su alcune tavole erano ammassate montagne di libri più piccoli. Da dietro un muro di libri, alto quanto un uomo, il ragazzo udì una voce piuttosto brusca che diceva:
– Si meravigli dentro o fuori, ma chiuda la porta. C’è corrente. Il ragazzo ubbidì e chiuse piano la porta. Poi si accostò alla parete di libri e gettò cauto un’occhiatina oltre l’angolo: lì, in una grande poltrona di cuoio consunto, con lo schienale alto, stava seduto un ometto grosso e tarchiato Indossava un vestito nero tutto spiegazzato che aveva l’aria di essere molto vecchio e piuttosto polveroso. L’uomo aveva una bella pelata, solo sopra le orecchie si drizzavano verso l’alto due cespuglietti di capelli bianchi. Aveva una faccia arrossata che faceva pensare al muso di un bulldog incattivito. Sul gran naso a patata troneggiavano gli occhiali cerchiati d’oro. Una gran pipa ricurva gli pendeva all’angolo della bocca che ricadeva tutta storta da una parte Sulle ginocchia teneva un libro che evidentemente stava leggendo.
Indica in quale successione gli elementi vengono descritti nel testo.
ragazzino - giornata novembrina - libraio - libreria
libreria - libraio - giornata novembrina - ragazzino
libraio - ragazzino - giornata novembrina - libreria
giornata novembrina - ragazzino - libreria - libraio
Indica con una X quale ordine segue la descrizione della libreria.
Dall’alto in basso Da destra a sinistra
Dal generale al particolare Dal particolare al generale
Quali aspetti di ciascun personaggio sono descritti? Colora (puoi sceglierne più di uno).
• Ragazzino
• Libraio
aspetto fisico carattere età abbigliamento
aspetto fisico carattere età abbigliamento
Comprendo IL TESTO
Rispondi alle domande.
• Chi ordinò al ragazzo di chiudere la porta della libreria?
...........................................................................................................................................................................................................................................
• Che cosa stava facendo il vecchio signore?
• Perché, secondo te, il ragazzo se ne stava sulla porta immobile?
Collega ogni termine al suo significato.
Antiquaria Di corporatura robusta e tozza.
Brusca Consumato, sciupato.
Consunto Che raccoglie e conserva libri antichi.
Tarchiato Burbera, sgarbata.
Ascolta attentamente poi svolgi le attività.
Rispondi con una X.
• Quali personaggi del testo sono descritti?
• Dove si trovano?
Chi viene descritto per primo?
Prova a ricordare a quale dei due animali appartengono le seguenti caratteristiche.
Segna una X in tabella.
Il lungo collo
Il dolce muso arrotondato
Le gambe fragilissime
Le grandi orecchie
Le macchie bianche sulla groppa
Com’era il pelo del cerbiatto? Cerchia l’aggettivo adatto.
folto - lanuginoso - lucido - opaco - maculato
Leggi con calma il testo descrittivo in modo che chi ascolta possa immaginare i luoghi e le atmosfere.
Io, via da Nava, non ci sarei mai voluto andare
Il mio paese era fatto benissimo. Non era tecnologico, non c’era energia elettrica. Per fare luce usavamo le lampade a petrolio. Ma c’erano le mele. Io vedevo la frutta che nasceva: i fiori sbocciavano davanti ai miei occhi e diventavano frutta; anche qui i fiori diventano frutta, ma non si vede. Le stelle. Tantissime. La luna. Ricordo che, per risparmiare petrolio, certe notti mangiavamo all’aperto sotto la luna. La mia casa era fatta così: una stanza per tutti, dove si dormiva, una stanza per gli ospiti, e un angolo per fare il fuoco e cucinare, che era più basso del pavimento, in modo tale che d’inverno il calore del fuoco
lo scaldasse grazie a un sistema di condotte. Al secondo piano c’era un magazzino per il cibo degli animali. Fuori, una seconda cucina, perché d’estate la casa non diventasse ancora più calda di quanto già era, e un cortile grandissimo con meli, ciliegi, melograni, peschi, albicocchi e gelsi. I muri erano spessi, molto spessi, più di un metro, di fango. Mangiavamo lo yogurt fatto da noi, tipo lo yogurt greco, ma molto, molto più buono. Avevamo una mucca e due pecore, e i campi dove coltivavamo il grano, che poi portavamo a macinare al mulino.
Questa era Nava, e non avrei mai voluto andare via.
Ti propongo la versione in rima del racconto che ormai conosci, che, proprio grazie alle rime e al ritmo diventa una filastrocca…
Un pomeriggio d’estate inoltrata, con il fiatone e l’aria accaldata una bimbetta dai riccioli d’oro gira nel bosco cercando ristoro.
Le offre un riparo lì nella radura, una casetta che pare sicura. Non c’è nessuno, la porta è aperta, la costruzione le sembra deserta.
Ma dalla tavola che è apparecchiata, capisce che quella casa è abitata.
Ci sono tre piatti belli fumanti colmi di zuppa, proprio invitanti.
Così la bimba, lì senza indugio, prende possesso del nuovo rifugio mangia la zuppa e si abbuffa affamata poi si addormenta su un letto stremata.
Mentre lei sogna sgargianti aquiloni ecco che tornano a casa i padroni. Sono tre orsi e per niente contenti, la svegliano urlando perché si spaventi.
Riccioli d’oro impaurita e confusa, agli orsi arrabbiati però chiede scusa, è perdonata, diventano amici e fanno festa contenti e felici.
E se alla filastrocca aggiungiamo un ritornello:
Riccioli d’oro bimba curiosa, dove ti porta la tua curiosità.
Riccioli d’oro bimba curiosa, dove ti porta nessuno lo saprà.
... e una musichetta orecchiabile, ecco che questo testo poetico diventa canzone.
Il TESTO POETICO è caratterizzato dall’uso creativo e insolito delle parole; comprende filastrocche e poesie.
• La FILASTROCCA è un testo che ha lo scopo di divertire e\o aiutare a imparare qualcosa.
• La POESIA è un testo che ha lo scopo di suscitare emozioni e sentimenti, comunica messaggi e fa riflettere.
È scritto in VERSI cioè righe più o meno lunghe. I versi, a volte, possono essere raggruppati in STROFE, cioè gruppi di versi separati fra loro da uno spazio bianco.
CHE COSA UTILIZZA
Il poeta crea le rime, cioè i versi finiscono con gli stessi suoni.
La rima può essere baciata, alternata, incrociata.
Il poeta spesso gioca con il significato delle parole per creare immagini originali e particolari:
• la similitudine paragona due elementi che hanno caratteristiche simili fra loro; è introdotta dalle parole “come”, “sembra”...
• la metafora è una similitudine abbreviata perché non utilizza le parole “come”, “sembra”...
• la personificazione attribuisce alle cose e agli animali qualità, sentimenti e azioni tipiche delle persone.
La pazienza è come un’ala di farfalla molto rara vola lieve e mai si perde nella folle rabbia verde.
La pazienza è tutta sola perché molto in alto vola da lassù osserva e aspetta ogni cosa, senza fretta.
La pazienza è come il gatto che sta fermo, buono e quatto, come una rosa lunga senza spina che ti punga.
Scrivi le parole nei riquadri giusti: strofa • verso.
Nell’acqua cuocendo fra bolle bollendo da rigida e dura di varia fattura s’è andata mollendo...
La guardo la voglio l’annuso la voglio con grana o con sugo l’infilzo la frugo lo faccio in gran fretta l’arrotolo con la forchetta l’imbocco veloce la mastico in pace la mescolo tutta la gran pastasciutta.
La FILASTROCCA è un testo che fa divertire e a volte aiuta a imparare qualcosa. Sono filastrocche anche:
- le conte per giocare;
- le ninne nanne per addormentarsi;
- gli scioglilingua per pronunciare meglio alcuni suoni.
Conta dieci, conta venti leva tutti e quattro i denti poco male ti farà se nel cielo volerà.
Vola vola, canta canta scrivi sulla carta bianca conta fino a centotré perché contare tocca a te!
R. Piumini, Non piangere cipolla, MondadoriÈ il momento della nanna
il pensiero si fa panna
il saluto si fa breve
la paura è sotto la neve
la paura non c’è più
chiudi gli occhi pure tu.
M.B. Masella, Nannalibro Libronanna, Bacchilega Junior
Ho in tasca l’esca ed esco per la pesca, ma il pesce non s’adesca, c’è l’acqua troppo fresca. Convien che la finisca, non prenderò una lisca! Mi metto in tasca l’esca e torno dalla pesca. www.filastrocche.it
Collega il titolo con la giusta spiegazione.
È una conta usata per giocare
È uno scioglilingua per allenarsi a pronunciare le parole.
È una filastrocca per divertire.
È una ninna nanna per addormentarsi meglio.
Le RIME si hanno quando i versi terminano con lo stesso suono; possono essere: baciate, alternate, incrociate.
Di nubi grigie a un tratto il ciel fu sporco; A e il tuono brontolò con voce d’orco. A
Si cacciò avanti lungo lo stradone, B carta, foglie ed uccelli il polverone. B
Poi seminò la pioggia a piene mani tetti e vie di danzanti tulipani;
tagliò il paesaggio illividì ogni cosa in un polverio d’acqua luminoso.
C. Govoni, Il flauto magico, Sansoni
La rima è baciata quando il primo verso termina con lo stesso suono del secondo e il terzo con lo stesso suono del quarto, quindi rispetta lo schema AABB
Illividire: far diventare di colore tra il violaceo e il verdastro.
OO
Addio, rabbia di tempesta! A
Addio, strepitio di tuoni! B
Vanno in fuga i nuvoloni B e pulito il cielo resta. A
OO M Z Z
La rima è incrociata quando il primo verso termina con lo stesso suono del quarto e il secondo verso con lo stesso suono del terzo, quindi rispetta lo schema ABBA
Addio pioggia! Qualche stilla dai molli alberi si stacca: ogni foglia fiore o bacca al novello sole brilla.
Consolato il mondo tace.
Su ciascuna afflitta cosa come un balsamo si posa la serena amica pace.
A.S. Novaro
Dentro LE PAROLE
Balsamo: cosa che calma un dolore.
Continua a evidenziare in ogni poesia di queste due pagine le parole alla fine dei versi in rima fra loro. Poi completa gli schemi delle lettere a lato.
In coppia rileggete attentamente le poesie e completate la tabella.
Numero di strofe Numero di versi Tipo di rima
L’acquazzone
Nebbia
Addio
Due streghe arrabbiate litigavano in piazza unicamente per una ramazza...
– È mia! – urlò la prima –è così evidente!
– Ma non è affatto vero, sei un’impertinente!
Questa è la mia scopa, la mia preferita! –sbraitò l’altra strega fremendo inviperita.
– Pelo di cinghiale, legno di ciliegio dammela subito o faccio un sortilegio!
Ma ormai arcistufa di tutto quel baccano la ramazza prese il volo e se ne andò lontano!
C. Albaut, Filastrocche per giocare alla paura, Motta Junior
Segna con una X la definizione corretta.
Ramazza significa: arma. scopa.
Sbraitare significa: sussurrare. urlare.
Segna con una X il completamento corretto.
• Il testo è formato da tre versi. venti versi. otto versi.
• I versi sono raggruppati in due strofe. venti strofe. tre strofe.
• Il testo è una filastrocca. poesia. ninna nanna.
• Ha lo scopo di divertire. far riflettere. suscitare emozioni.
La SIMILITUDINE paragona due elementi che hanno caratteristiche simili fra loro; è introdotta dalle parole “come”, “sembra”...
Alla mattina, i suoi raggi sono leggeri come allegri pensieri. A mezzogiorno, i suoi raggi sono mordenti come velenosi serpenti. Alla sera, i suoi raggi sono delicati come coccole d’innamorati.
Tramonta
all’improvviso il sole come un bambino che si nasconde dietro un cespuglio.
Bambini di Quatrelle, Il sole si diverte, De Luca Editore
Sottolinea nelle due poesie tutte le similitudini che individui.
• Quante similitudini hai sottolineato nella poesia Raggi di sole?
• Quante nella poesia Tramonto?
Rispondi sul quaderno.
1. A che cosa sono paragonati i raggi del sole alla mattina?
2. A mezzogiorno?
3. A che cosa sono paragonati alla sera?
4. Che cosa sembra il sole quando tramonta?
C. Albaut, Filastrocche per prendere il sole, Motta JuniorMETAFORA è una similitudine abbreviata perché non vengono utilizzate le parole “come”, “sembra”...
Perle e diamanti sulla tela del ragno: son perle d’acqua che brillano al sole; diamanti di rugiada che cambian di colore. La mosca domestica guarda affascinata: c’è così tanta bellezza nella natura! Perfino in una ragnatela ordita con cura.
Segna con una X il completamento corretto.
• La rugiada è paragonata a una mosca domestica. al sole. a perle e diamanti.
• L’immagine poetica che ha usato l’autore è una similitudine. una metafora.
S. Bordiglioni, Non dirlo al coccodrillo, Emme Edizioniattribuisce alle cose e agli animali qualità, sentimenti e azioni tipiche delle persone.
La pioggia picchietta sommessa e argentina e narra una favola piccina piccina d’insetti, di passeri, di grilli, di fiori, di piccoli cuori. Per loro ogni gocciola che stride e saltella che sfrigge e che mormora è come una stella.
O. Visentini
Sottolinea le azioni che compie la pioggia. Poi rispondi con una X.
Quale immagine poetica ha usato l’autore?
La similitudine La metafora La personificazione
Nella poesia è presente anche una similitudine, individuala e sottolineala.
In coppia rileggete attentamente le poesie di pagina 141, 142 e 143, poi completate la tabella.
Numero di versi Similitudini Metafore Personificazione
Raggi di sole Tramonto La
Segna con una X il completamento giusto.
• “Il mare come un anello” è una similitudine. personificazione.
• “L’aria canta” è una similitudine. personificazione.
Questa volta lasciate che sia felice, non è successo nulla a nessuno, non sono da nessuna parte, succede solo che sono felice fino all’ultimo profondo angolino del cuore.
Camminando, dormendo o scrivendo, che posso farci, sono felice. Sono più sterminato dell’erba nelle praterie, sento la pelle come un albero raggrinzito, e l’acqua sotto, gli uccelli in cima, il mare come un anello intorno alla mia vita, fatta di pane e pietra la terra, l’aria canta come una chitarra.
P. Neruda, Poesie, EinaudiQuale sentimento esprime il poeta?
Felicità Tristezza Affetto
Segna con una X l’affermazione vera.
Il poeta è felice perché
si trova in vacanza in un luogo molto bello. è successa una cosa bella al suo amico prova una grande gioia nel suo cuore per la vita in generale
Sei un duro o un pappamolle?
Il coraggio non è il branco, è l’amico che in silenzio
ti difende e sta al tuo fianco
Il coraggio son parole, senza tanti paroloni, senza tante vanterie, senza fare gli sbruffoni.
Il coraggio è una fatica che ti fa sentire bene
e decidi che la fai anche se non ti conviene.
Il coraggio è stare soli dalla parte di chi perde, il coraggio è dire rosso quando tutti dicon verde
La paura e il coraggio son parole confinanti, ma con una torni indietro e con l’altra vai avanti.
Rispondi con una X.
• Qual è lo scopo della poesia?
Esprimere un’emozione
Far riflettere il lettore
Tu ti definiresti un duro o un pappamolle?
Che cosa è per te il coraggio?
Prova a capire dal contesto il significato delle parole evidenziate nella poesia.
Divertire chi legge
• Qual è il messaggio della poesia?
Per crescere bisogna dare sempre ragione agli altri
Per crescere bisogna affrontare con coraggio le difficoltà della vita e sostenere le proprie idee
Per crescere bisogna fuggire di fronte alle difficoltà della vita
La fragola è una favola raccontata nel bosco, a dei bambini che portano cestini, e di nascosto ne mettono una in bocca.
La pesca non si pesca ma si coglie dal pesco, colla sua veste di velluto fresco, e il suo robusto nocciolo complicato.
La pera è una sfera più lunga da una parte, ma buona dappertutto. Col formaggio, va forte, ma, anche tutta sola, è proprio un dolce frutto.
L’uva, la levi dal buon vigneto, e poi ti distendi quieto sotto la luna, staccandone, una a una, le perle molli.
R. PiuminiSegna con una X il completamento corretto.
• Le quattro parti che formano la poesia si chiamano rime. versi. strofe. similitudini.
• In ogni strofa ci sono dieci versi. sette versi. quattro versi. ventotto versi.
• “La fragola è una favola” è una personificazione. metafora. similitudine. rima.
Rispondi alle domande.
• I bambini come mangiano le fragole?
• Com’è definito il nocciolo della pesca? Secondo te, perché viene definito così?
• Il poeta come suggerisce di mangiare l’uva?
Accanto a ciascuna immagine creata dal poeta con le parole, scrivi l’elemento a cui si riferisce.
La veste di velluto fresco
Perle molli
Una favola raccontata nel bosco
Una sfera più lunga da una parte
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Che cosa significa l’espressione col formaggio, va forte?
La pera è un frutto dolce.
La pera è più forte del formaggio
La pera è gustosa mangiata insieme al formaggio.
La pera corre veloce insieme al formaggio.
Dalla nostra storia passiamo a un testo informativo per conoscere meglio gli orsi.
L’orso bruno è un mammifero che raggiungere anche una lunghezza di 2 metri e un peso di 200 chilogrammi.
L’orso bruno che vive sull’Appennino si chiama orso marsicano, ha il mantello color bruno marrone, più chiaro sulla testa, sul collo e sul dorso, può raggiungere anche i trentacinque anni di età. Non ha una vista acuta, invece il suo udito è molto sviluppato e l’olfatto è finissimo. Il verso dell’orso si chiama ruglio.
Se nelle fiabe gli orsi generalmente abitano casette di legno, per quello marsicano il bosco rappresenta l’habitat più importante. Nel bosco l’orso trova rifugio, tranquillità e cibo. Non è raro che, a seconda delle stagioni, qualche esemplare si avventuri anche nelle praterie ad alta quota o tra le campagne del fondovalle.
L’orso marsicano è un onnivoro, si nutre cioè sia di piante che di animali. La sua dieta è costituita da tutto ciò che la natura gli offre: bacche, frutti di bosco, insetti e larve, miele e carcasse di animali... Se proprio non trova di meglio probabilmente si accontenta anche di una zuppa di lenticchie, sempre che Riccioli d’oro non gliela mangi tutta.
è piaciuta questa lettura? Quanto? Colora da
in base al tuo gradimento.
Il TESTO INFORMATIVO fornisce informazioni per spiegare o insegnare qualcosa e ampliare le nostre conoscenze, infatti si trova nei libri di scuola, nelle enciclopedie, nelle riviste, nei siti internet…
Di solito il testo informativo è strutturato in:
- TITOLO, indica l’argomento generale che verrà affrontato;
- PARAGRAFI, sono le parti in cui può essere diviso il testo; ogni paragrafo affronta un aspetto dell’argomento generale;
- SOTTOTITOLI, titolo specifico che introduce ogni singolo paragrafo.
DI CHE COSA PARLA
Il testo informativo tratta argomenti di ogni tipo: storico, geografico, scientifico, artistico, di attualità...
CHE COSA UTILIZZA
LINGUAGGIO
Per presentare un argomento si utilizzano anche:
• le immagini (foto o disegni) che aiutano a comprendere meglio le informazioni;
• le didascalie, brevi frasi che spiegano le immagini e aggiungono, a volte, altre informazioni o curiosità.
Il linguaggio è chiaro e preciso, contiene termini specifici dell’argomento trattato.
LA COMPARSA
I dinosauri sono comparsi circa duecento milioni di anni fa, quando la Terra aveva un aspetto molto diverso rispetto a oggi e gli esseri umani non esistevano ancora.
I paleontologi hanno identificato circa settecento specie diverse di dinosauri. Potevano essere grandi come un campo di calcio o piccoli come una gallina. Alcuni avevano colli e code lunghissimi, altri avevano corna, pungiglioni, corazze o piume. Camminavano su due o quattro zampe. Alcuni sapevano fare anche tutte e due le cose.
L’ALIMENTAZIONE
La maggior parte dei grandi dinosauri si nutriva di piante quindi erano erbivori. Alcuni dinosauri, invece, erano carivori, si cibavano di carne. Cacciavano svariati animali, e tra questi anche altri dinosauri.
L’ESTINZIONE
Circa sessantacinque milioni di anni fa, i dinosauri si estinsero. Nessuno sa con esattezza il perché.
Scrivi le parole nei riquadri giusti: termini specifici • didascalia • paragrafo
Come dice il suo nome, il Tirannosaurus Rex fu dinosauri. Era un carnivoro terribile, feroce e gigant con tanti, tantissimi denti aguzzi... per mangiarti Utilizza queste forme:
Disegna seguendo le indicazioni.
1 Inizia con:
• un trapezio,
• tre ovali (uno grande e due piccoli).
2 Collega la testa con il corpo e completa le zampe posteriori. Attenzione: le linee che vedi tratteggiate, dovranno sparire nella versione finale.
3 Aggiungi il rettangolo per la coda. Disegna la bocca con i denti aguzzi e le zampette anteriori.
2 Ammorbidisci le forme e aggiungi i particolari tipici del dinosauro: occhi grandi, artigli e placche sulla schiena.
Evaporare: l’acqua diventa vapore.
Le informazioni presentate possono essere suddivise in paragrafi e ognuno può avere un sottotitolo.
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Si dice che le acque del mare sono salate mentre quelle dei laghi e dei fiumi sono dolci. In realtà anche queste ultime contengono una minima quantità di sale, proveniente dalle rocce sulle quali scorrono.
I sali vengono trasportati e depositati nel mare, dove si accumulano. ................................................................................................
Una delle attività di mare più antiche è stata l’estrazione del sale dall’acqua marina, che veniva raccolta in grandi vasche, le saline, e poi lasciata evaporare.
Il sale era prezioso perché serviva non solo a condire, ma anche a conservare i cibi, quando ancora non esistevano i frigoriferi e i congelatori.
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Il sale era, perciò, venduto a caro prezzo alle popolazioni che non vivevano lungo il mare, trasportandolo lungo le cosiddette “vie del sale”. Il commercio del sale era così importante che una di queste strade, costruita dai Romani, si chiama ancora oggi Via Salaria.
Il testo è stato diviso in paragrafi. Scegli i titoletti adatti a ciascun paragrafo fra i seguenti e scrivili al posto giusto.
Le vie del sale • Le acque salate • Le saline • Il sale è prezioso
G. Corbellini, C. Ruffinengo, Vivere la geografia, Marietti scuolaGli elefanti africani sono tra le specie animali più antiche e di maggiori dimensioni del nostro pianeta. Essi sono alla ricerca costante di cibo e di acqua. Ogni giorno mangiano circa duecentotrenta chili di vegetali e bevono duecento litri d’acqua. Per procurarseli, sono costretti a compiere lunghi viaggi.
L’elefante africano è dotato di un grande cervello, che funziona come il GPS di un’auto: deve immagazzinare tante informazioni sui percorsi da seguire per passare da una pozza all’altra e deve ricordare dove si trova il cibo lungo la strada.
Gli elefanti si spostano in piccoli gruppi costituiti da femmine adulte e piccoli elefanti. Anche i maschi migrano, ma da soli e seguendo i loro ritmi. Quando tornano le piogge, in genere ad ottobre, i branchi fanno ritorno alle zone di origine.
H. Dwight, Viaggi incredibili, Touring Junior
Il testo è già stato suddiviso in paragrafi, scrivi tu un sottotitolo adatto per ciascuno.
Questo testo tratta un argomento di geografia. storia. scienze. astronomia.
Sottolinea la frase minima in ogni frase.
• Gli elefanti si spostano in piccoli gruppi.
• Anche i maschi migrano, ma da soli.
(foto o disegni) aiutano a comprendere meglio le informazioni e possono essere accompagnate da brevi frasi: le didascalie.
Quando nasciamo i denti non si vedono, ma ci sono già, dopo qualche mese iniziano a spuntare uno a uno: il primo dente è sempre l’incisivo inferiore.
I denti sono indispensabili per nutrirsi. Ogni giorno, più volte, riducono gli alimenti in poltiglia, così puoi inghiottire senza soffocare e digerire meglio. Quando i denti fanno male, mancano o sono rovinati non si riesce più a masticare bene.
I denti servono anche per parlare. Le lettere “d” e “t” sono difficili da dire senza denti, si chiamano infatti “consonanti dentali” perché, per pronunciarle, la lingua si appoggia contro gli incisivi superiori.
I denti ci accompagnano in ogni istante della vita. Fanno parte di noi, come il colore degli occhi o dei capelli. Quando sorridiamo li mettiamo in mostra. Non c’è niente di peggio che non poter ridere apertamente perché ci si vergogna dei propri denti. L’unico modo per conservare a lungo i denti in buono stato è lavarli spesso e abbastanza a lungo.
N. Tordjman, I denti a piccoli passi, Motta Junior
I denti sono disposti in alto e in basso come su due ferri di cavallo. Ognuno ha la sua forma e il suo posto; non è un caso: ogni dente ha, infatti, un compito diverso.
Segna con una X il completamento corretto.
L’immagine che accompagna il testo abbellisce il testo. aiuta a capire meglio l’argomento.
La didascalia dell’immagine insegna a leggere. abbellisce l’immagine. arricchisce le informazioni.
sono presentate con un linguaggio chiaro e preciso, che contiene i termini specifici dell’argomento trattato.
Per molto tempo gli uomini hanno pensato che il Sole fosse una specie di palla di fuoco e che andasse consumandosi come un grosso pezzo di carbone. Oggi sappiamo che, come tutte le stelle, il Sole è una sfera di gas molto calda: la sua superficie luminosa raggiunge i cinquemilaottocento gradi. Al centro la temperatura supera i dieci milioni di gradi.
L’energia del Sole sale dal suo centro, che è un’enorme bomba all’idrogeno; ma è una bomba saggia, che esplode dolcemente da cinque miliardi di anni e non smette di esplodere. Gli scienziati prevedono che potrà continuare a farlo per altri cinque miliardi di anni. Il Sole è quindi a metà della sua vita. Una volta svuotatosi di tutta l’energia diventerà una stella nana che si raffredderà e diverrà invisibile.
Il Sole proietta incessantemente i suoi raggi. Alcuni colpiscono il nostro pianeta e gli forniscono il calore che permette agli uomini, agli animali e alle piante di vivere. Per fortuna il Sole è sufficientemente lontano dalla Terra da non bruciarci.
AA.VV., L’universo e il nostro pianeta, Edizioni EL
Stella nana: stella di dimensioni e luminosità inferiori a quelle del Sole.
Collega ogni termine specifico al suo significato.
Stella Gas molto leggero, incolore, inodore, infiammabile Idrogeno Corpo celeste privo di luce propria.
Pianeta Corpo celeste che splende di luce propria.
La plastica non è biodegradabile, cioè non si scioglie in acqua, ma è riciclabile. Per essere prodotta richiede meno energia di quanta ne occorre per una bottiglia di vetro o un sacchetto di carta. Essendo più leggera di altri materiali da imballaggio, richiede meno energia anche per il trasporto Meno energia si consuma, meno si inquina.
Il problema della plastica, dunque, non è che si tratta di un materiale che inquina in quanto tale. Siamo noi uomini a inquinare e devastare l’ambiente lasciando in giro bottigliette, sacchetti e oggetti di plastica. Infatti, l’elevata resistenza agli agenti atmosferici e al passare del tempo di questo materiale, fanno sì che duri disperso nell’ambiente per decenni. E, se giunge in mare, rappresenta un grave pericolo per le creature marine che dovessero ingoiarlo.
Per questa ragione è importantissimo gettare tutta la plastica usata nei raccoglitori per la raccolta differenziata. Così facendo otterremo un doppio risultato: rispettare l’ambiente in cui viviamo e risparmiare energia e materie prime, trasformando le bottigliette vuote e i sacchetti di plastica in nuovi oggetti utili.
da Focus Junior
Segna con una X solo le affermazioni vere sulla plastica.
Richiede meno energia del vetro e della carta per essere prodotta.
Richiede molta energia per essere trasportata.
Si scioglie agli agenti atmosferici perché è biodegradabile.
Dispersa nell’ambiente dura per decenni perché non è biodegradabile.
Deve essere gettata nei raccoglitori della differenziata.
Scopri che cosa capiterà a una bottiglia di plastica in base al nostro comportamento. Se siamo maleducati e non abbiamo cura dell’ambiente.
Segui con il dito o la matita il percorso giusto.
Se siamo attenti e rispettosi dell’ambiente.
Ciao! Sono Bottiglia, sono stata davvero fortunata! Quando non sono servita più mi hanno trasformato in un utile salvadanaio.
Ciao! Sono Bottiglia… come sono stata sfortunata! Quando non sono servita più mi hanno abbandonato per strada e sono finita qui…
Tu quale comportamento scegli? Sapevi che tanti oggetti che non ti servono più puoi riutilizzarli in altri modi, invece di buttarli via?
Per migliaia di anni, l’uomo ha guardato il cielo a occhio nudo. A noi individui supertecnologici può sembrare impossibile che tante scoperte siano state effettuate guardando il cielo, senza alcuno strumento moderno. Eppure i popoli venuti prima di noi hanno scoperto i pianeti e le leggi che ne regolano il movimento e hanno notato che alcune stelle cambiavano a poco a poco la loro luminosità. Certo, nell’antichità qualche piccolo vantaggio c’era. Ad esempio non esisteva l’inquinamento luminoso: le città moderne sono avvolte nelle luci dei lampioni stradali, delle case, dei fari delle auto... Fino all’Ottocento invece il cielo era perfettamente buio e si mostrava in tutta la sua bellezza. Si racconta che all’inizio del Novecento, dal centro di Milano, si potesse ancora distinguere la Via Lattea!
A occhio nudo sono visibili tra seimila e settemila stelle, anche a seconda di quanto avete la vista buona... Invece nei cieli delle città di oggi ne fanno capolino solo alcune decine: le altre “annegano” nel chiarore diffuso prodotto dalle luci artificiali. Di notte i popoli avevano sempre di fronte a sé un cielo fantastico. Comprendere bene che cosa avveniva nella volta stellata, per loro, non era solo un piacere, ma soprattutto una necessità. Avevano bisogno di imparare a misurare il tempo con precisione e i fenomeni astronomici erano molto adatti a questo scopo, perché si ripetono con estrema regolarità.
L’alternarsi del dì e della notte dipende dalla rotazione del nostro pianeta attorno al proprio asse che avviene nel corso delle ventiquattr’ore, mentre l’anno, e quindi l’alternanza delle stagioni, dipende dal movimento annuo della Terra attorno al Sole, che si chiama rivoluzione.
Segna con una X il completamento corretto.
• Il testo che hai letto è stato suddiviso in didascalie. paragrafi. immagini. sottotitoli.
Scrivi il numero del paragrafo a cui si riferisce ciascun sottotitolo. L’inquinamento luminoso Il bisogno di misurare il tempo
I moti della Terra Le scoperte dei popoli antichi
Rispondi con una X.
• Qual è l’argomento principale del testo?
I popoli antichi Il cielo e le stelle
L’origine dell’Universo Il cielo delle città
• A quale disciplina appartiene questo argomento?
Geografia Storia Scienze Astronomia
• Quale vantaggio avevano gli uomini antichi rispetto ai moderni?
Non erano costretti a subire rumori fastidiosi
Non esisteva l’inquinamento luminoso
Non esistevano le città
Non si vedeva la Via Lattea
• Quante stelle sarebbero visibili a occhio nudo?
Pochissime Seicentomila Settantamila Da seimila a settemila
Come puoi sostituire l’aggettivo supertecnologici?
Molto scientifici
Capaci di utilizzare macchine di ogni tipo
Simili ai robot
Incapaci di pensare
Ascolta attentamente poi svolgi le attività.
Osserva le immagini che rappresentano le fasi della crescita di una mela e riordinale con i numeri da 1 a 5.
Rispondi con una X.
• Chi trasporta il polline da un fiore all’altro?
• In quale stagione matura la mela?
Leggi velocemente il testo informativo, sottolinea i termini a te sconosciuti e cercane il significato. Ora sei pronto per leggere e capire bene le informazioni presenti nel testo.
I rettili sono il tipo di animale più antico del pianeta. Le tartarughe, ad esempio, sono sul pianeta da oltre duecento milioni di anni, nella stessa forma in cui le vediamo oggi. La specie di serpente più lunga del mondo è il pitone reticolato, che può superare i dieci metri di lunghezza.
L’anaconda potrebbe essere considerata il serpente più grande per dimensioni e peso complessivi. Può arrivare a pesare oltre trecento chili. Il cobra reale è di gran lunga il più grande dei serpenti velenosi. Può raggiungere lunghezze superiori a sei metri.
Le squame dei serpenti (e di molte specie di lucertole) sono fatte di cheratina, la stessa sostanza che compone i nostri capelli e le nostre unghie.
La maggior parte delle specie di serpenti depone le uova. Ma circa un quinto di tutti i serpenti “cova” le uova al proprio interno e partorisce piccoli già autosufficienti. Parliamo, per esempio, del serpente a sonagli e del boa constrictor.
Contrariamente alla credenza popolare, i camaleonti non cambiano il loro colore per fondersi con sfondi diversi. La maggior parte sono verdi di natura, per confondersi con le foglie degli alberi. La verità è che i camaleonti cambiano poco il loro colore: di solito la loro pelle si scurisce, oppure diventa più luminosa in base alla regolazione della
temperatura e ai cambiamenti emotivi: un camaleonte spaventato o arrabbiato, per esempio, avrà colori più brillanti del solito
da Focus Junior
Con un testo regolativo possiamo giocare a immaginare le regole che ci sono nella casa della famiglia Orsi!
– Cosa fai con le scarpe sul letto? – gridò il piccolo Orsi – Non lo sai che mia mamma si arrabbia moltissimo? Adesso ti spiego le regole della casa così non ti sbagli più – concluse il ragazzino.
– Allora, per prima cosa, quando si entra in casa ci si tolgono le scarpe, non si corre, prima di sedersi a tavola ci si deve sempre lavare le mani, a tavola non si possono portare i telefonini e si mangia sempre tutto, ciascuno deve dare una mano a sparecchiare, non si salta sui letti, prima di andare a dormire ci si lava i denti. Tutto chiaro?
Riccioli d’oro guardò il bambino che continuava a parlare senza capire una sola cosa di ciò che stava dicendo.
– Perché mi guardi così? – insistette lui – A casa tua tu fai quello che ti pare?
Spaventata per il tono che quel bambino stava usando, Riccioli d’oro saltò fuori dalla finestra.
– Mamma! – gridò il piccoletto – Dobbiamo aggiungere anche che non si esce dalla finestra! – concluse quello mentre la bambina scappava via a gambe levate.
Il TESTO REGOLATIVO fornisce istruzioni per svolgere un’attività o un gioco, costruire oggetti o preparare una ricetta, oppure dà regole e consigli di comportamento.
Quando il testo regolativo dà istruzioni, di solito è strutturato in due parti:
• la prima parte presenta l’OCCORRENTE, cioè la lista dei materiali necessari o gli ingredienti di una ricetta;
• la seconda parte spiega il PROCEDIMENTO, cioè le istruzioni numerate, da seguire in ordine cronologico.
Le regole di comportamento, invece, sono generalmente esposte a ELENCO, in ordine di importanza o in ordine di successione.
CHE COSA UTILIZZA
Il testo regolativo utilizza le immagini (foto o disegni) che aiutano a comprendere meglio le indicazioni scritte.
Il linguaggio è chiaro e semplice per spiegare tutte le azioni da compiere. Utilizza i termini specifici dell’argomento trattato.
MATERIALE
• il coperchio di una scatola delle scarpe
• cartoncino bianco • pennarelli colorati • forbici
• filo sottile di nylon • conchiglie • scotch • colla • carta velina azzurra
1. Rivesti l’interno del coperchio con la carta velina azzurra, incollandola con la colla.
2. Sul cartoncino bianco disegna e colora dei pesciolini uguali due a due. Poi ritagliali con precisione.
3. Taglia il filo di nylon in pezzetti più corti dell’altezza del coperchio. Con lo scotch fissa un’estremità del filo sul retro di un pesciolino, poi incolla dall’altra parte il pesciolino “gemello”. Ripeti per tutte le coppie di pesciolini.
4. Attacca con lo scotch l’altra estremità dei fili dei tuoi pesciolini sul bordo alto del coperchio.
5. Alla base del coperchio incolla delle conchiglie.
Scrivi le parole nei riquadri giusti: disegni • procedimento • occorrente
Quando il testo regolativo dà istruzioni, di solito è strutturato in due parti: occorrente e procedimento.
• una scatola di biscotti secchi
• un barattolo grande di crema al cioccolato
• una tazza di latte
• una tavoletta di cioccolato bianco
1. Bagna uno a uno sei biscotti nel latte, poi disponili su un vassoio uno vicino all’altro.
2. Spalma la crema di cioccolato sui biscotti.
3. Copri con un altro strato di biscotti bagnati nel latte, poi con un altro di crema di cioccolato e così via fino a terminare i biscotti. L’ultimo strato dovrà essere di crema al cioccolato.
4. Grattugia sopra la mattonella con il cioccolato bianco.
Inserisci al posto dei puntini i termini giusti, scegliendo tra:
occorrente • procedimento • ingredienti
Il testo che hai letto è regolativo perché
descrive un dolce.
dà consigli sull’alimentazione. presenta una ricetta.
Rispondi con una X.
Quale scopo hanno le immagini che accompagnano il testo?
Abbelliscono la pagina
Aiutano a capire meglio ogni fase
Non hanno nessuno scopo
• un elastico alto un paio di centimetri, lungo tre o quattro metri
1. In uno spazio aperto due giocatori si mettono a gambe larghe uno di fronte all’altro, facendo passare l’elastico intorno alle caviglie.
2. Un altro giocatore deve saltare dentro l’elastico in quest’ordine: prima con un piede, poi con l’altro, poi con entrambi dentro, entrambi fuori ed entrambi fuori girandosi con un salto.
3. Quando un giocatore sbaglia il movimento o tocca l’elastico, prende il posto di uno di quelli che tengono l’elastico; se invece compie tutta la sequenza senza errori, i due giocatori che tengono l’elastico, lo alzano fino al polpaccio e poi alle ginocchia.
4. Vince chi riesce a eseguire tutta la sequenza nella posizione più alta senza sbagliare.
AA.VV., Guida per nonni davvero originali, Giunti
Indica con una X il completamento corretto.
• L’ordine indicato dai numeri va eseguito esattamente. non va seguito
• Il linguaggio utilizzato è chiaro e comprensibile. difficile e poco comprensibile.
Chi di voi conosceva già
questo gioco del passato?
Ne conoscete altri?
Chiedete anche agli
adulti intorno a voi... poi sceglietene uno da provare insieme in palestra.
Buon divertimento!
• I ciclisti devono procedere sulle piste loro riservate, quando esistono, e tutti su un’unica fila.
• I ciclisti devono reggere il manubrio con entrambe le mani.
• Ai ciclisti è vietato trainare veicoli e trasportare altre persone sulla bicicletta.
• I ciclisti devono condurre il veicolo a mano quando sono di pericolo per i pedoni, ad esempio sul marciapiede
• Ai ciclisti è consigliato indossare il casco.
• I ciclisti devono rispettare le distanze di sicurezza.
• I ciclisti non devono procedere a zig zag.
• Dopo il tramonto del sole e nelle gallerie, il ciclista ha l’obbligo di accendere le luci di posizione.
Segna con una X le vignette che NON rispettano le norme di comportamento
MATERIALE
• un foglio di album da disegno F4 ruvido
• pastelli a cera (arancione, rosso, giallo, marrone, nero)
• uno strumento per graffiare (stuzzicadenti, spiedino o bastoncino...)
ISTRUZIONI
1. Riempi l’intera superficie del foglio utilizzano tutti i colori tranne il nero: si possono creare delle macchie di colore oppure stendere i diversi colori a strisce orizzontali.
2. Ricopri tutto il foglio con il pastello nero.
3. Disegna con uno stuzzicadenti scene di caccia: graffiando la superficie del foglio, riemergeranno i colori sottostanti.
Dentro IL TESTO
Completa il testo con le seguenti parole: linguaggio • procedimento • immagini • istruzioni • occorrente • cronologico
Il testo presenta il titolo, l’ e il
Le fasi di lavoro seguono un ordine
Il ............................................................................. è chiaro e semplice.
Le............................................................................. aiutano a capire meglio le ..............................................................................
Comprendo IL TESTO
Indica con una X lo scopo del testo che hai letto.
Dare informazioni sull’arte della Preistoria.
Dare istruzioni per realizzare un graffito.
Descrivere una scena di caccia.
AUTUNNO nell’arte
Osserva il dipinto e rispondi.
• Nel dipinto quali colori prevalgono?
Ascolta L’autunno da Le quattro stagioni di Vivaldi.
Che cosa ti fa immaginare?
Il bosco
• Secondo te, che cosa è rappresentato nel quadro?
La pioggia
Un picnic
Com’è il ritmo?
Veloce Lento
I colori possono essere suddivisi in caldi e freddi in base alle sensazioni che ci trasmettono.
I COLORI CALDI sono tutte le tonalità del rosso e del giallo. Ci ricordano il sole, il fuoco e il bosco in autunno. Trasmettono sensazioni come gioia e vitalità, ma anche rabbia ed energia.
I COLORI FREDDI sono tutte le tonalità del blu, del verde e del viola. Ci fanno pensare all’acqua, alla notte, al freddo.
Trasmettono sensazioni come calma e tranquillità, ma anche tristezza e dolore.
Realizza le foglie con la tecnica del frottage.
1. Scegli una foglia ruvida e appoggiala con le venature rivolte verso l’alto, sotto un foglio bianco leggero.
2. Prendi i pastelli con i colori caldi dell’autunno: giallo, arancione e rosso. Prima passa orizzontalmente sul foglio, in corrispondenza della foglia, il pastello a cera giallo, poi ripassa sopra con il pastello arancio. Ripeti l’operazione per la terza volta con il pastello rosso.
3. Segui la stessa procedura con più foglie di varia forma, puoi cambiare anche la successione dei colori.
4. Ritaglia le foglie così ottenute.
festa del perché il nonno raccontarci di piccolina e un magro e ha i
elementare perché
. faccende e a
– ha detto. c’erano gli svolgevano a mano.
– ha aggiunto le famiglie con cui le storie di con voi.
Per te i nonni sono preziosi? Perché?
Nessuno può fare per i bambini quel che fanno i nonni:
essi spargono polvere di stelle sulla vita dei più piccoli.
A. HaleyAll Hallows’ Eve significa “la vigilia di Ognissanti”, la notte del 31 ottobre: fantasmi, scheletri, folletti e fate danzano e scherzano. Per i popoli antichi esisteva il mondo dei folletti e delle fate e durante la vigilia di Ognissanti era loro permesso di entrare nel mondo degli uomini. Per non farsi riconoscere queste misteriose creature si mascheravano in mille modi diversi, perché così era più facile trarre in inganno e spaventare gli esseri umani.
C. Modenesi, Halloween: la vera storia, Giunti Kids
Prepara un festone di pipistrelli con il cartoncino per la festa di Halloween.
1. Piega un cartoncino nero a fisarmonica.
2. Disegna metà pipistrello a destra sulla prima piegatura ma fai attenzione a lasciare larga la punta delle ali. Ripeti la procedura almeno su altri cinque cartoncini.
3. Ritaglia la sagoma del pipistrello e apri tutti i cartoncini.
4. Unisci un pipistrello all’altro incollando le punte delle ali. Ecco il tuo festone di pipistrelli!
Per entrare in un bosco occorrono grande rispetto, grande attenzione e tanto silenzio per ascoltare i rumori: il vento che passa tra i rami degli alberi è il grande respiro del bosco; il canto degli uccelli, i mille ronzii, fruscii, scricchiolii sono la voce del bosco. Ma non è solo l’udito che può aiutarci a scoprire il bosco. Le mani sentiranno il velluto delle foglie e la ruvida scorza degli alberi; i piedi affonderanno nella morbida coltre del terreno, fatta di foglie accumulate anno dopo anno. Il naso inalerà il profumo del bosco. E gli occhi naturalmente non smetteranno di ammirare la tavolozza dei colori, tutti quei verdi, tutti quei marroni, tutti quei gialli e rossi e arancioni, di cui non sospettavamo neppure le tante incredibili sfumature.
Rispondi alle domande.
• Attraverso quali dati sensoriali l’autore descrive l’autunno?
In coppia con un tuo compagno, crea degli acrostici sulla stagione, come nell’esempio:
• Quali colori sono presenti nella descrizione? ......................................................................
• Sono gli stessi colori che puoi ammirare nel dipinto di pagina 172?
Alberi d’autunno quante foglie sono cadute la notte scorsa!
Pare che gli alberi si siano girati sottosopra e abbiano adesso la chioma in terra e le radici in cielo.
J.R. JimènezComprendo IL TESTO
Completa.
L’albero appare rovesciato perché i rami sembrano ........................................... e le foglie cadute sembrano la .......................................................................................
Nebbia che scendi, nebbia che sali bianco cuscino nei letti autunnali.
Nebbia di sasso, nebbia pesante orsa in letargo dal corpo gigante.
Nebbia che nuoti nei cieli profondi scrigno fatato che tutto nascondi.
Nebbia sei bella, non trasparente: se non ti sposti non vedo niente.
S. Glarratana, A. Papini, Amico terra, FatatracL’autore afferma che la “nebbia è bella”, anche per te è così? Perché?
INVERNO nell’arte
Osserva il dipinto e rispondi.
• Nel dipinto quali colori prevalgono? ....................................................................................................................... .......................................................................................................................
• Secondo te, che cosa è rappresentato nel quadro? ...................................................................................... ....................................................................................................................... ....................................................................................................................... .......................................................................................................................
Ascolta Danza dei fiocchi di neve da Lo schiaccianoci di P.I. Cajkovskij.
Che cosa ti fa immaginare?
Il fuoco nel camino
La pioggia
I cristalli di neve
Com’è il ritmo?
Veloce Lento
La musica di questo brano
ti rilassa. ti annoia.
ti rallegra. ti rattrista.
La linea è la traccia lasciata dalla matita, dalla penna o da qualsiasi strumento che scorre sul foglio.
Le linee possono essere diverse fra loro per direzione, spessore e andamento Osserva i tipi di linea:
Gli artisti usano linee di ogni tipo, sottili o spesse, per delimitare i contorni delle cose e per comunicare sensazioni diverse, per rappresentare il movimento.
DENTRO l’arte
Completa il disegno del paesaggio usando il tipo di linea più adatto per rappresentare le montagne, i campi coltivati... e qualsiasi elemento vuoi aggiungere.
Poi colora come preferisci.
È Natale, è bello perché, sai cosa c’è?
Una grande luce viene nel mondo per te!
Luci di Natale, nel tempo più speciale che c’è.
Luci per vedere chi vive accanto a te.
vasetto di vetro • sale grosso • colla vinilica pennello • lumino • nastrino colorato
1. Stendi con il pennello un abbondante strato di colla vinilica sull’esterno del vasetto.
2. Fai rotolare il vasetto in un piatto pieno di sale in modo da ricoprirlo tutto e poi lascia asciugare.
3. Metti sotto il lumino un po’ di colla vinilica e sistemalo all’interno del vasetto.
4. Lega al collo del vasetto il nastrino per decorare.
FEBBRAIO 1 1 28
Carnevale a febbraio o a inizio marzo
Il giovedì e il martedì grasso sono i giorni più importanti.
MARZO 1 8 19
Il Carnevale giungeva per me verso mezzogiorno del giovedì grasso, quando la zia si sedeva accanto al fuoco per friggere le ciambelle.
Io le stavo vicino e guardavo il recipiente della pasta lievitata, che odorava di bucce d’arance e di acquavite. La zia faceva cadere lentamente la pasta e riempiva la padella. L’olio sfrigolava, fumava: riempiva di buon odore la cucina. La prima frittella era mia. L’afferravo con tutte e due le mani, la immergevo nello zucchero e la mangiavo a grossi bocconi.
La zia preparava altra pasta: bianca e senza profumi, con mandorle tritate e uva passa. A poco a poco, richiamati dal profumo, entravano tutti in cucina...
A. Deledda, Sardegna, stagione felice, La Scuola
Dividetevi in piccoli gruppi da tre o da quattro e raccontatevi come festeggiate il Carnevale: quali vestiti? Quali dolci tipici?...
Così se qualcuno di voi è ancora indeciso troverà spunti per vivere un Carnevale divertente.
Durante l’inverno, il freddo può diventare davvero freddissimo e, se la temperatura è di circa zero gradi, la pioggia si trasforma in neve. Se fa più caldo di così, le gocce di pioggia non ghiacciano e non diventano neve, se invece fa più freddo, dal cielo non viene giù niente.
La neve ricopre ogni cosa: è come una grande coperta che serve a tener calda la terra e tutti i semi depositati o caduti su di lei, impedendo ai venti freddi di farli gelare.
Vedi il ghiaccio che ricama collane sugli alberi e sui cespugli?
È la brina: minuscole goccioline di rugiada che si sono gelate e ci dicono che la temperatura è al di sotto dello zero. Gli uccellini che rimangono a passare l’inverno con noi, invece di migrare nei Paesi caldi, sono numerosi: passeri, pettirossi, cinciallegre, fringuelli... Le loro orme restano tracciate appena sulla neve perché sono leggeri e le zampe non affondano come quelle delle lepri e dei caprioli.
S. Pisu, Il libro delle stagioni, Editrice Piccoli
Comprendo IL TESTO
Rispondi alle domande.
• Che cosa fa la neve?
• A che cosa viene paragonata la neve?
CON L’INGLESE
• Che cosa fa il ghiaccio?
In coppia con un tuo compagno, crea degli acrostici sulla stagione, come nell’esempio: inter ce and ow, but here is a ry nice
Sopra i tetti, sulle str piano piano, lieve lieve cade giù la bianca
Danza, scherza, su si rincorre, si riprende e poi lenta lenta scende. Come candida farfalla che è già stanca del si riposa sopra il suolo ed in breve lo ricopre d’un uguale bianco manto: sembra tutto un dolce incanto.
OCCORRENTE un foglio di carta • forbici
1. Piega il foglio per quattro volte, come illustrato.
2. Poi ritaglia e apri il foglio ritagliato: ecco il tuo splendido fiocco di neve!
Ne puoi realizzare molti altri, tutti differenti, e appenderli in casa.
Hai mai giocato con la neve? Che sensazione suscita in te la neve?
P. GuarnieriPRIMAVERA nell’arte
dipinto e rispondi.
• Che cosa è rappresentato nel quadro? .................................................................................................................................................. ..................................................................................................................................................
• Quali sono gli elementi più vicini a te? ..................................................................................................................................................
• Quali quelli poco lontani?
• Quali quelli molto lontani, tanto che si distinguono poco?
Ascolta La sagra della primavera di I.F. Stravinskij.
Com’è il ritmo?
Veloce Lento
La musica di questo brano ti fa pensare a un momento triste. allegro. noioso. pauroso.
Ogni artista posiziona nel dipinto gli elementi più vicini o più lontani a seconda dell’importanza che attribuisce a ciascuno di essi.
Così crea piani diversi.
Sullo SFONDO sono gli elementi posti più lontani di tutti gli altri: spesso è difficile distinguerli bene.
In SECONDO PIANO gli elementi iniziano ad allontanarsi ma si vedono ancora bene.
In PRIMO PIANO si trovano gli elementi più vicini, quindi perfettamente visibili.
DENTRO l’arte
Completa il disegno inserendo elementi in primo piano, in secondo piano e sullo sfondo. Poi colora come preferisci.
Pasqua e Lunedì dell’Angelo a marzo o ad aprile
Il signor Piero è nella sua fabbrica di cioccolata ed è preoccupato: fra poco sarà Pasqua e lui non è ancora pronto. Sì, le uova di cioccolata le ha già preparate tutte, però non è riuscito a colorare la carta in cui le avvolgerà. Luca e Lucia ogni tanto lo vanno a trovare.
– Chiamiamo i nostri amici! – dice Lucia. Luca corre verso la città, mentre Lucia va verso il bosco. Poco dopo ritornano tutti e due: Luca è seguito da un corteo di bambini, mentre Lucia guida una lunga fila di animaletti. Le farfalle dipingono i fogli copiando il colore delle loro ali. Le rane si sono sporcate le zampe di colori diversi e saltellano avanti e indietro sul foglio
Anche i bambini si danno da fare: Paolo ha disegnato sul suo foglio tante casette, mentre una bambina sta riempiendo il suo di stelle e di lune.
In poco tempo i fogli sono stati tutti colorati e il signor Piero offre a tutti una bella merenda. Che cosa? Cioccolata, naturalmente!
Con l’aiuto dell’insegnante confrontatevi in classe sulle varie tradizioni di Pasqua e su altre feste che vengono celebrate nei mesi primaverili.
Dopo la pioggia viene il sereno brilla in cielo l’arcobaleno:
è come un ponte imbandierato e il sole vi passa, festeggiato. È bello guardare a naso in su le sue bandiere rosse e blu.
Però lo si vede - questo è il malesoltanto dopo il temporale Non sarebbe più conveniente il temporale non farlo per niente? Un arcobaleno senza tempesta questa sì che sarebbe festa. Sarebbe una festa per tutta la terra fare la pace prima della guerra.
Come gocce nell’oceano, i nostri piccoli e grandi gesti d’amore diffonderanno la pace attorno a noi e la trasmetteranno agli altri, creando una grande armonia.
primi giorni di primavera, gli alberi, silenziosi sotto l’azzurro cielo, stendevano le braccia a ricevere il calore vivificante del sole. Sulle siepi e sui cespugli sbocciavano fiori, stelle bianche, rosse, gialle. Su più di un arbusto già cominciavano a riapparire le gemme, che coprivano le cime sottili dei rami: tenere, salde e risolute come piccoli pugni chiusi.
Dal suolo sorgevano fiori variopinti, d’ogni sorta, così che nella penombra della foresta esso risplendeva di una silenziosa e intensa letizia di colori. Dappertutto si sentiva un odore di fronde fresche, di fiori, di zolle umide, di legno verde.
Dall’alba al tramonto tutto il bosco risuonava di mille voci, da mattina a sera nell’odorosa solitudine cantavano e ronzavano api, vespe, calabroni.
F. Salten, Bambi, Vallardi
Rispondi alle domande.
• Che cosa fanno gli alberi nei primi giorni di primavera?
CON L’INGLESE
In coppia con un tuo compagno, crea degli acrostici sulla stagione, come nell’esempio:
• Quali odori si sentivano dappertutto?
• Di chi erano le voci che risuonavano dall’alba al tramonto?
Primavera tutta bella che cos’hai nella cestella?
Io vi porto biancospini nidi di uccellini erbe e fiori lungo i fossi alberelli bianchi e rossi cori di ranocchi e rane dolci suoni di campane.
sacchetto di carta del pane • piatto di plastica colla vinilica • carta velina rosa e verde
1. Ritaglia la parte superiore del sacchetto di carta per almeno 15 cm, ricavando delle strisce.
2. Inserisci il piatto di plastica all’interno del sacchetto per formare la base dell’albero, attorciglia la parte centrale del sacchetto per formare il fusto.
3. Apri le striscette che hai tagliato, attorcigliane due insieme in modo da ottenere i rami.
4. Ritaglia la carta velina in tanti quadratini: appallottola ciascun pezzetto e con la colla attaccalo su un ramo. Procedi così fino a riempire i rami di fiori e gemme.
ESTATE nell’arte
Osserva il dipinto e rispondi.
• Secondo te, che cosa rappresenta il dipinto?
Ascolta Il volo del calabrone di N.A. Rimskij Korsakov.
Com’è il ritmo?
Veloce Lento
La musica di questo brano
• Come è stato realizzato il quadro?
Con pennellate uniformi
Con punti
Con linee e tratteggi
mi rilassa.
mi annoia.
mi rallegra.
mi rattrista.
Stelle che guardano me che le guardo occhi che brillano e sono un miliardo stelle che guidano ovunque io vada mamme che incontro sulla mia strada stelle palline di zucchero a velo fiori spuntati nei prati del cielo stelle bambine che fanno collane dolci fatine di marzapane stelle di prima, stelle di poi:
DENTRO l’arte
Su un foglio dell’album, prova a disegnare il tuo paesaggio notturno. Se vuoi puoi rappresentare il verso della poesia che ti è piaciuto di più.
Per creare l’effetto del tratteggio come Van Gogh, usa la tecnica del pettine.
1. Mescola le tempere con la colla vinilica per rendere il colore più corposo.
2. Utilizza un pettine al posto del pennello per stendere il colore.
CON
In coppia con un tuo compagno, crea degli acrostici sulla stagione, come nell’esempio
S U M M E
ummer is coming rry up! h
ake sand castles
ove your body
at ice creams
Ride the waves!
Avremo giorni lunghi gonfi di caldo tutti da giocare sere tiepide, notti azzurre per non addormentarsi stelle cadenti da spiare.
Avremo fresche mattine brevi erba verde da pestare sabbia per stampare le tracce dei nostri piedi nudi.
E pesche di velluto gelide angurie ciliegie gemelle lingue fresche e lunghe per succhiare i gelati.
Avremo un’estate intera da infilarci in tasca alla fine dell’estate quando saremo un po’ più vecchi, più vecchi di un’estate.
B. MasiniIl tuo libro si arricchisce di video di approfondimento, video lezioni, video tutorial, laboratori di ascolto, lettura dei testi, canzoni, mappe ed esercizi interattivi, audio CLIL in lingua inglese e tanto altro ancora. Puoi ascoltare l'audiolibro completo, letto da speaker professionisti, modificare il carattere dei testi, utilizzare il dizionario interattivo e la traduzione multilingue.
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Le pagine Laboratorio di disegno sono a cura di: Novella Laghi
Coordinamento: Emilia Agostini
Redazione: Francesca Bolognini
Grafica e impaginazione: Dania Fava
Illustrazioni: Giulia Baratella, Sandra Bersanetti, Martina Colombo, Francesca Galmozzi, Laura Giorgi, Lara Poltronieri, Lisena Sabolo
Copertina: Mauro Aquilanti, Valentina Mazzarini
Referenze fotografiche: Archivio fotografico Raffaello, iStock, Shutterstock, Alamy
Coordinamento multimedia: Paolo Giuliani
Redazione multimedia: Sara Ortenzi, Giulio Pieraccini
Ufficio multimedia: Enrico Campodonico, Claudio Marchegiani, Luca Pirani
Stampa: Gruppo Editoriale Raffaello
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• Discipline
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• MEGA esercizi Matematica
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CLASSE 3a Pack
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• Letture
• Discipline (Storia e Geografia) con Eserciziario
• Discipline (Matematica, Scienze e Tecnologia) con Eserciziario
• MEGA esercizi Grammatica con verifiche a livelli
• MEGA esercizi Matematica con verifiche a livelli
• Scrittura e Grammatica
Risorse digitali
In allegato a MEGA esercizi i fascicoli di logica
In allegato al Sussidiario StudioMap per prepararsi alla classe 4a
• Guida al testo con programmazione, suggerimenti per coding, STEAM e classe capovolta, schede operative, soluzioni delle verifiche a livelli
• Cartelloni: Tabelle forma-sillabe; Accoglienza; I compleanni della classe; Le tabelline; L’evoluzione dell’umanità; Le cinque Ere
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