Chronos - Volume 2

Page 1

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Piano dell’opera

Alla scoperta della storia L’età moderna Volume 1 + DVD

Volume 2 + DVD

Volume 3 + DVD

Alla scoperta della storia

Questo volume, sprovvisto del talloncino a fronte (o opportunamente punzonato o altrimenti contrassegnato), è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio (vendita e altri atti di disposizione vietati: art. 17, c. 2 L. 633/1941). Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d). Esente da bolla di accompagnamento (D.P.R. 6-10-1978, n° 627, art.4. n° 6).

Bi

ag

-9

Biagio Goldstein Bolocan

Alla scoperta della storia

Biagio Goldstein Bolocan

Completano il corso: Quaderni delle competenze 1, 2 e 3

Disponibili su richiesta: Volumi per BES 1, 2 e 3 + CD Audio MP3

Storia antica

Guida per il docente + DVD + CD Audio MP3

Cittadinanza e Costituzione

Codici per adozioni e pack vendita (modalità mista di tipo b - cartaceo e digitale) Volume 1 + Quaderno delle competenze 1 + Storia antica + Cittadinanza e Costituzione + DVD M.I.O. BOOK Volume 1 + Quaderno delle competenze 1 + Cittadinanza e Costituzione + DVD M.I.O. BOOK Volume 1 + Quaderno delle competenze 1 + DVD M.I.O. BOOK Volume 1 + Cittadinanza e Costituzione + DVD M.I.O. BOOK Volume 1 + DVD M.I.O. BOOK Volume 2 + Quaderno delle competenze 2 + DVD M.I.O. BOOK Volume 3 + Quaderno delle competenze 3 + DVD M.I.O. BOOK

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L’età moderna

ISBN 978-88-472-3305-8 ISBN 978-88-472-3306-5 ISBN 978-88-472-3307-2 ISBN 978-88-472-3308-9 ISBN 978-88-472-3291-4 ISBN 978-88-472-3309-6 ISBN 978-88-472-3310-2

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Didattica per competenze Attività linguistiche e grammaticali Atlante geostorico integrato Apprendimento cooperativo Competenze di cittadinanza

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Biagio Goldstein Bolocan

Alla scoperta della storia

2

L’età moderna


Coordinamento editoriale: Emanuele Palazzi Redazione: Luca Brecciaroli, Ilaria Cofanelli, Gabriella Giaccone, Emanuele Palazzi Consulenza didattica: Claudia Ferri, Barbara Vilone Progetto grafico: Alessandra Coppola, Giorgio Lucarini, Simona Albonetti Illustrazioni: Ivan Stalio, Filippo Pietrobon Impaginazione: Edistudio Copertina: Simona Albonetti Ritocco fotografico: Claudio Campanelli Cartografia: LS International Cartography Coordinamento M.I.O. BOOK: Paolo Giuliani Ufficio multimediale: Enrico Campodonico, Paolo Giuliani, Claudio Marchegiani, Luca Pirani Le parti ad alta leggibilità di quest’opera sono state realizzate con la font leggimi © Sinnos editrice Stampa: Gruppo Editoriale Raffaello Il Gruppo Editoriale Raffaello mette a disposizione i propri libri di testo in formato digitale per gli studenti ipovedenti, non vedenti o con disturbi specifici di apprendimento. L’attenzione e la cura necessarie per la realizzazione di un libro spesso non sono sufficienti a evitare completamente la presenza di sviste o di piccole imprecisioni. Invitiamo pertanto il lettore a segnalare le eventuali inesattezze riscontrate. Ci saranno utili per le future ristampe. Tutti i diritti sono riservati.

© 2019 Raffaello Libri S.p.A. Via dell’Industria, 21 60037 Monte San Vito (AN) www.grupporaffaello.it info@grupporaffaello.it

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Referenze fotografiche Archivi Alinari, Firenze - Engler / Ullstein Bild/Archivi Alinari - DeA Picture Library, concesso in licenza ad Alinari - 2001 / TopFoto / Archivi Alinari - Iberfoto / Archivi Alinari - World History Archive/Archivi Alinari - Granger, NYC /Archivi Alinari - Fine Art Images/Archivi Alinari - 2005/HIP / TopFoto / Archivi Alinari - The British Library Board/Archivi Alinari - Hervé Lewandowski / RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari - Christie's Images / Artothek/Archivi Alinari - © Mary Evans / Archivi Alinari - Imagno/Archivi Alinari - Veneranda Biblioteca Ambrosiana / DeA Picture Library, concesso in licenza ad Alinari - Per Concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali / Raffaello Bencini/Archivi Alinari - Turi Luca, 1991 / © ANSA su licenza Archivi Fratelli ALINARI - EPA / © ANSA su licenza Archivi Fratelli ALINARI - Antonio Monteforte, 1993 / © ANSA su licenza Archivi Fratelli ALINARI - Agence Bulloz / RMN-Rèunion des Musèes Nationaux/ distr. Alinari - Thierry Ollivier / RMNRéunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari - CNAC/MNAM / RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari - Sergey Guneev / Sputnik/ Archivi Alinari - 2002/ UPPA / TopFoto / Archivi Alinari - UIG/Archivi Alinari - Ullstein Bild / Archivi Alinari - Archivio Bruni/Gestione Archivi Alinari, Firenze - Albert Harlingue / Roger-Viollet/ Alinari - Colección Gasca / Iberfoto/Archivi Alinari - Toni Schneiders / Interfoto/ Archivi Alinari - BPK/Archivi Alinari - Ronald Grant Archive / © Mary Evans / Archivi Alinari - ÷NB / Imagno/Archivi Alinari - Austrian Archives / Imagno/Archivi Alinari - Interfoto/Archivi Alinari - Quint Lox / Liszt Collection/Archivi Alinari - Gérard Blot / RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari - Roger-Viollet/Alinari Giuseppe Giglia, 2008 / © ANSA su licenza Archivi Fratelli ALINARI - Touring Club Italiano/Gestione Archivi Alinari - Archiv Friedrich / Interfoto/Archivi Alinari - Istituto Luce/Gestione Archivi Alinari - Heinrich Hoffmann / BPK/Archivi Alinari - Votava / Imagno/Archivi Alinari - awkz / Interfoto/Archivi Alinari - Paul Mai / Ullstein Bild / Archivi Alinari - RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari - Luca Zennaro, 1944 / © ANSA su licenza Archivi Fratelli ALINARI - Petit Palais / Roger-Viollet/ Alinari - Raffaello Bencini/Archivi Alinari - Touring Club Italiano/Gestione Archivi Alinari - BHVP / Roger-Viollet/Alinari - BeBa / Iberfoto/Archivi Alinari - Artothek/ Archivi Alinari - Conservatori Riuniti di Siena/Archivi Alinari - Hartramph / Ullstein Bild / Archivi Alinari - Kurt Hamann / Ullstein Bild / Archivi Alinari - © ANSA su licenza Archivi Fratelli ALINARI - Archivio Luigi Leoni / Archivi Alinari - EPA PHOTO / © ANSA su licenza Archivi Fratelli ALINARI - Carlo Ferraro, 1999 / © ANSA su licenza Archivi Fratelli ALINARI - Musée Carnavalet / Roger-Viollet/Alinari - Mary Evans/Scala, Firenze - Scala, Firenze - Scala, Firenze su concessione Ministero Beni e Attività Culturali e del Turismo - Scala, Firenze/bpk, Bildagentur fuer Kunst, Kultur und Geschichte, Berlin - DeAgostini Picture Library/Scala, Firenze - A. Dagli Orti/Scala, Firenze - White Images/Scala, Firenze - The British Library Board/ Scala, Firenze - Ann Ronan/Heritage Images/Scala, Firenze - Museum of Fine Arts, Boston/Scala, Firenze - Christie's Images, London/Scala, Firenze - Photo Josse/Scala, Firenze - Werner Forman Archive/Scala, Firenze- Mario Bonotto/Foto Scala, Firenze - Scala, Firenze/Luciano Romano - Scala, Firenze/Mauro Ranzani - Veneranda Biblioteca Ambrosiana/DeAgostini Picture, Library/Scala, Firenze Manuel Cohen/Scala, Flirenze - The Metropolitan Museum of Art/Art Resource/ Scala, Firenze - The Morgan Library & Museum/Art Resource, NY/Scala, Firenze DUfoto/Scala, Firenze - Austrian Archives/Scala, Firenze - Scala Firenze/Heritage Images - The Print Collector/Heritage-Images/Scala, Firenze - Museo Nacional del Prado/Scala, Firenze - Stapleton Historical Collection/Heritage Images/Scala, Firenze - Mimmo Frassineti © 2018. AGF/Scala, Firenze - Cinecittà Luce /Scala, Firenze - Keystone Archives/Heritage Images/Scala, Firenze - National Portrait Gallery, London/ Scala, Firenze - Adagp Images, Paris, / SCALA, Firenze - Scala, Firenze/V&A Images/Victoria and Albert Museum, Londra - Trustees of the Wallace Collection, Londra/ SCALA, Firenze - Smithsonian American Art Museum/Art Resource/Scala, Firenze - 123RF - Istockphoto - Shutterstock - Getty images Alamy - archivio fotografico Gruppo Ed. Raffaello


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M.I.O. BOOK

Learning object

Scoperte geografiche e imperi coloniali

UNITÀ

1

...........................................................................................................

2

....................................................................................................... 4

LEZIONE 1

Le grandi esplorazioni via mare

LEZIONE 2

Asia e Africa tra XV e XVI secolo ................................................................................................... 10

LEZIONE 3

La scoperta del Nuovo mondo ....................................................................................................... 16 ATLANTE STORIA Passato & Presente Il «centro del mondo»: dall’Atlantico al Pacifico ................................................................ 22

LEZIONE 4

L’America precolombiana

.................................................................................................................

VEDERE LA STORIA Per saperne di più I libri sacri dei Maya LEZIONE 5

La nascita degli imperi coloniali

.......................................

24 30

.................................................................................................... 32

PAROLE DELLA CITTADINANZA Convivenza e diversità .................................................. 38 BES

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa VERIFICA

.................................................................................

40

......................................................................................................................................................

42

FACCIAMO STORIA INSIEME Scannati come animali

........................................................ 45

Economia e politica nel Cinquecento

UNITÀ

2

...................................................................................................... 46

LEZIONE 6

Commercio planetario ed economia-mondo ........................................................................ 48

LEZIONE 7

Popolazione ed economia in Europa (secoli XVI-XVII)...................................................... 54

LEZIONE 8

Carlo V e il progetto di un impero universale ...................................................................... 60

LEZIONE 9

L’Impero ottomano

................................................................................................................................ 64

ATLANTE STORIA Passato & Presente Il Mediterraneo perde la centralità

.............................................................................................

PAROLE DELLA CITTADINANZA Globalizzazione economica BES

.......................................

70

.................................................................................

72

......................................................................................................................................................

74

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa VERIFICA

68

FACCIAMO STORIA INSIEME Impegnarsi al mantenimento della pace

................ 77

III


Indice M.I.O. BOOK

Riforma e Controriforma

UNITÀ

3

LEZIONE 10

Le origini della Riforma

......................................................

....................................................................................................................... 80

VEDERE LA STORIA Per saperne di più La rivolta contadina LEZIONE 11

Le conseguenze della Riforma in Europa

....................................

88

................................................................................

90

VEDERE LA STORIA Per saperne di più La Compagnia di Gesù LEZIONE 12

78

..............................

98

L’Europa dell’intolleranza ............................................................................................................... 100 NOI E LA STORIA Ragazze & Ragazzi I giovani di Sciaffusa: goliardi o ribelli?

................................................................................106

PAROLE DELLA CITTADINANZA Tolleranza BES

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa VERIFICA

............................................................................ 108

............................................................................... 110

.....................................................................................................................................................112

FACCIAMO STORIA INSIEME Martin Lutero e il commercio

Il Seicento

UNITÀ

4

.......................................

....................................................................................................................................

115

116

................................................................................................................. 118

LEZIONE 13

La rivoluzione scientifica

LEZIONE 14

Sviluppo e declino in Europa .......................................................................................................... 124 ATLANTE STORIA Passato & Presente Le terre strappate al mare ...................... 134

LEZIONE 15

Francia e Inghilterra: due monarchie diverse

.................................................................... 136

VEDERE LA STORIA Per saperne di più Giornali per informarsi, dibattere e divertirsi LEZIONE 16

L’assolutismo in Europa

...................................................................

.................................................................................................................... 146

PAROLE DELLA CITTADINANZA Crisi economica BES

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa VERIFICA

..............................................................

150

..............................................................................

152

.....................................................................................................................................................154

FACCIAMO STORIA INSIEME Il mestiere del re

IV

144

.................................................................. 157


Indice M.I.O. BOOK

Oltre l’Europa

UNITÀ

5

LEZIONE 17

Le colonie e i commerci

.................................................................................................................

158

................................................................................................................... 160

VEDERE LA STORIA Per saperne di più Il commercio degli schiavi

..................

164

..............................................................................................................166

LEZIONE 18

I grandi Stati colonizzatori

LEZIONE 19

L’Estremo Oriente e l’India ............................................................................................................. 170 NOI E LA STORIA Ragazze & Ragazzi Giovani schiavi

BES

................................................

174

PAROLE DELLA CITTADINANZA Schiavitù

.............................................................................

176

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa

..............................................................................

178

...................................................................................................................................................

180

VERIFICA

FACCIAMO STORIA INSIEME La Compagnia olandese delle Indie orientali ...... 183

Le rivoluzioni economiche del Settecento

UNITÀ

6

............................................................................................................

184

LEZIONE 20

Società ed economia nel XVIII secolo ...................................................................................... 186

LEZIONE 21

La rivoluzione industriale

...............................................................................................................

192

ATLANTE STORIA Passato & Presente Il mondo industriale tra il XIX e il XXI secolo ..................................................................... 200 LEZIONE 22

BES

La diffusione dell’industria in Europa

...................................................................................... 202

PAROLE DELLA CITTADINANZA Fabbrica

.............................................................................

206

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa

..............................................................................

208

VERIFICA ..................................................................................................................................................... 210 FACCIAMO STORIA INSIEME La situazione della classe operaia in Inghilterra

.....................................................................

213

V


Indice M.I.O. BOOK

Cultura e politica nella prima metà del Settecento

UNITÀ

7

...........................................................................

LEZIONE 23

214

L’Illuminismo ........................................................................................................................................... 216 VEDERE LA STORIA Per saperne di più I caffè ................................................................ 222

LEZIONE 24

Guerre ed equilibrio

..........................................................................................................................

224

LEZIONE 25

Le riforme in Europa

..........................................................................................................................

232

LEZIONE 26

L’Italia tra riforme e conservazione ......................................................................................... 238 ATLANTE STORIA Passato & Presente La geografia della conoscenza

............

244

NOI E LA STORIA Ragazze & Ragazzi L’educazione di Teresa................................. 246 PAROLE DELLA CITTADINANZA Riforme BES

................................................................................

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa VERIFICA

..............................................................................

248 250

.................................................................................................................................................... 252

FACCIAMO STORIA INSIEME Pietro Leopoldo e il rinnovamento del pensiero giuridico

........................................ 255

Le rivoluzioni scuotono il mondo

UNITÀ

8

......

256

....................................... 258

LEZIONE 27

La nascita di una nuova nazione: gli Stati Uniti d’America

LEZIONE 28

La Rivoluzione francese ................................................................................................................... 264 VEDERE LA STORIA Per saperne di più Il Terzo stato

.................................................

274

LEZIONE 29

La dittatura giacobina ....................................................................................................................... 276

LEZIONE 30

Napoleone e l’impero

LEZIONE 31

Il congresso di Vienna e la Restaurazione ........................................................................... 292

......................................................................................................................

282

NOI E LA STORIA Ragazze & Ragazzi

BES

La riforma della scuola in epoca rivoluzionaria

...............................................................

298

PAROLE DELLA CITTADINANZA Diritti/Privilegi

................................................................

300

..............................................................................

302

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa VERIFICA

.................................................................................................................................................... 304

FACCIAMO STORIA INSIEME «Uguaglianza» vale anche per le donne ...................... 307 UNITÀ

9

LEZIONE 32

L’età delle nazioni

........................................................................................

Dalla Restaurazione all’idea di nazione ................................................................................. 310 ATLANTE STORIA Passato & Presente Gli accordi internazionali

VI

308

........................

318


Indice M.I.O. BOOK UNITÀ

9 LEZIONE 33 Il 1848 in Europa LEZIONE 34

.................................................................................................................................. 320

Regno Unito, Francia e Germania dopo il 1848 ................................................................. 326 VEDERE LA STORIA Per saperne di più La Comune di Parigi

LEZIONE 35

Stati Uniti e Giappone nel XIX secolo

...............................................................................

.................................................................................................................................................... 344

FACCIAMO STORIA INSIEME La libertà individuale

......................................................... 347

Il Risorgimento italiano

10

340

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa ............................................................................... 342 VERIFICA

UNITÀ

332

...................................................................................... 334

PAROLE DELLA CITTADINANZA Nazione BES

................................

......................................................

348

LEZIONE 36

Il 1848 in Italia ....................................................................................................................................... 350

LEZIONE 37

Il cammino verso l’unità

.................................................................................................................. 356

VEDERE LA STORIA Per saperne di più Giuseppe Garibaldi LEZIONE 38

...................................

364

L’Italia dopo l’unità .............................................................................................................................. 366 NOI E LA STORIA Ragazze & Ragazzi I giovani sulle barricate ............................. 372 PAROLE DELLA CITTADINANZA Federalismo

BES

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa VERIFICA

......................................................................

374

..............................................................................

376

.................................................................................................................................................... 378

FACCIAMO STORIA INSIEME Quando l’arte racconta la storia ................................... 381

Le trasformazioni sociali ed economiche

UNITÀ

11

........................................................................................................

............................................................................... 384

LEZIONE 39

Temi e problemi dell’Europa industriale

LEZIONE 40

Una nuova stagione dell’industrializzazione

...................................................................... 390

VEDERE LA STORIA Per saperne di più Dal ferro all’acciaio LEZIONE 41

La società di massa

...................................

Gli sviluppi politici della società di massa PAROLE DELLA CITTADINANZA Partiti

BES

..............

404

........................................................................... 406

....................................................................................

DIDATTICA INCLUSIVA Sintesi e Mappa VERIFICA

398

............................................................................................................................. 400

ATLANTE STORIA Passato & Presente La geografia delle migrazioni LEZIONE 42

382

..............................................................................

410 412

.................................................................................................................................................... 414

FACCIAMO STORIA INSIEME Quali requisiti per il diritto di voto?

.......................... 417

VII VII


Scoperte geografiche e imperi coloniali

UNITÀ

1

Con la «scoperta» dell’America da parte di Cristoforo Colombo, il 12 ottobre 1492, si fa cominciare la storia moderna. Da quel momento, la storia dell’Europa si intreccia con quella degli altri continenti. Nei territori americani, ricchi di metalli preziosi e di una grande varietà di nuove piante e animali, si insediano spagnoli e portoghesi che assoggettano e distruggono le antiche civiltà presenti. In Europa giungono ricchezze straordinarie, mentre lungo le coste dell’Africa comincia la tratta delle popolazioni nere, deportate nelle Americhe come manodopera e ridotte in schiavitù. Intanto in India, Cina e Giappone si sono costituiti tre grandi imperi.

1494 Trattato di Tordesillas: Spagna e Portogallo si spartiscono le rispettive sfere di influenza nel Nuovo mondo

1480

1490 1487 Bartolomeo Diaz doppia il capo di Buona Speranza e apre la rotta occidentale verso l’Asia

Che cosa sai già… v L’età umanistica e rinascimentale dà all’uomo una rinnovata

centralità nell’universo e lo rende padrone del proprio destino. v I progressi delle conoscenze astronomiche migliorano le tecniche di viaggio. v Le monarchie nazionali si strutturano e si mostrano sempre più interessate ad ampliare la propria sfera d’influenza.

2

1497 I fratelli Caboto sbarcano in Canada Vasco da Gama raggiunge l’India

1500 1492 Cristoforo Colombo sbarca sull’isola di Haiti dopo aver attraversato l’oceano Atlantico

1500 Pedro Álvares Cabral sbarca sulle coste del Brasile


Nell’Est asiatico nel XVI secolo si trovavano i grandi e fiorenti imperi Moghul, cinese e giapponese.

Nel 1492 Cristoforo Colombo tentò di raggiungere le Indie dalla Spagna viaggiando verso ovest e sbarcò nell’attuale San Salvador: scoprì a sua insaputa un nuovo continente.

Nel 1498 una spedizione portoghese guidata da Vasco da Gama raggiunse Calicut, in India, doppiando la punta estrema dell’Africa.

Nel nuovo continente si erano sviluppate civiltà culturalmente avanzate: i Maya, gli Aztechi e gli Inca.

1519

1522

Hernán Cortés inizia la conquista dell’Impero azteco

1510

Gli spagnoli si impadroniscono del Messico

1520

1530

1521

1529

Ferdinando Magellano raggiunge l’oceano Pacifico doppiando il Sud America

Francisco Pizarro conquista l’Impero inca

…e che cosa imparerai v Fra XIII e XV secolo i navigatori portoghesi e genovesi migliorano le tecniche di navigazione. v L’obiettivo è raggiungere via mare l’Estremo Oriente; per farlo i portoghesi circumnavigano il

continente africano. v La «scoperta» dell’America schiude le porte della penetrazione occidentale nel continente

americano. A pagarne il prezzo saranno le civiltà indigene dei Maya, degli Inca e degli Aztechi. v Nel XV secolo il Medio Oriente e l’Estremo Oriente ospitano grandi civiltà, come quelle

islamico-ottomana, indiana, cinese e giapponese.

3


LEZIONE

1

Le grandi esplorazioni via mare

1 La ricerca di una nuova via per l’Oriente

COMPRENDO IL TESTO Riordina correttamente, secondo i nessi di causa-effetto, i seguenti fenomeni inserendo la lettera corrispondente nei quadratini. a. Drastica riduzione dei traffici commerciali. b. Espansione ottomana. c. Le strade per l’Oriente diventano pericolose. Causa

Effetto 1

Effetto 2

I commerci con l’Oriente sono sempre più difficili Tra la metà del XV e i primi decenni del XVI secolo, i Turchi ottomani ampliarono in modo significativo i propri possedimenti (vedi Lezione 2) occupando: • l’Asia minore (l’Anatolia, la regione siriaca); • la regione ellenica; • la Penisola balcanica; • le regioni africane affacciate sul mar Mediterraneo. La loro espansione cambiò gli equilibri politici ed economici del Mediterraneo orientale: le antiche strade che conducevano in Oriente, infatti, divennero pericolose per i mercanti europei e gli scambi commerciali che per molti secoli avevano attraversato quelle regioni poste tra l’Europa e l’Asia si ridussero drasticamente.

Particolare dell’Atlante catalano (1375 ca.), un portolano che riporta i percorsi verso l’Oriente sperimentati da viaggiatori cristiani e islamici. La mappa è illustrata con immagini di viaggiatori: qui vediamo una carovana di mercanti.

La crisi dei commerci ha conseguenze importanti

Contraccolpo Conseguenza negativa derivata da un certo evento o azione.

4

La crisi degli scambi commerciali con l’Oriente ebbe due conseguenze per l’Occidente: • le spezie e gli altri prodotti provenienti dall’Oriente divennero sempre più rari e quindi costosi; • le grandi città mercantili affacciate sul Mediterraneo (per esempio Genova e Venezia), che si erano enormemente arricchite grazie ai rapporti commerciali con i mercati asiatici, subirono un grave contraccolpo. La chiusura delle rotte terrestri e marittime per l’Oriente imponeva la necessità di cercare altre strade.

Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali


Si guarda all’Atlantico per raggiungere l’Oriente

LAVORO SULLA LINGUA

La presenza dell’Impero ottomano rappresentava un ostacolo insormontabile tra Europa e Asia, una specie di muro che impediva ai mercanti di viaggiare e di fare affari. Per risolvere questo problema, alcuni cominciarono a prendere in considerazione la circumnavigazione del continente africano per raggiungere l’Asia passando dall’oceano Atlantico all’oceano Indiano. Era una rotta lunga e rischiosa, ma aveva il vantaggio di evitare il lungo tragitto terrestre della via della seta e il percorso via mare lungo il mar Rosso. Il continente africano era inoltre ricco di oro e altri metalli preziosi, sempre più necessari per acquistare in Oriente spezie, gioielli, tappeti e stoffe pregiate.

Individua nel testo il sostantivo che corrisponde a questa definizione: «navigazione attorno a un elemento geografico (isola o continente) attraverso una rotta perimetrale». ………………………………………………….....

La navigazione nelle acque oceaniche Tra la fine del XIII e la fine del XV secolo, nei secoli di passaggio tra la tarda età medievale e la prima età moderna, i navigatori europei avevano sensibilmente migliorato la propria capacità di navigare nelle acque degli oceani, uscendo dal bacino mediterraneo e spingendosi lungo rotte sconosciute e pericolose. L’antica tradizione marinara dei Fenici, dei Greci e dei popoli nordici, che prima dell’era cristiana già si erano spinti oltre le «colonne d’Ercole» e, come ormai sembra accertato nel caso dei navigatori scandinavi, nelle pescose acque del Canada e della Groenlandia, venne rinverdita nel tardo Medioevo dai navigatori genovesi. Alla fine del XIII secolo i genovesi aprirono una rotta mediterraneo-atlantica che, varcando lo stretto di Gibilterra e appoggiandosi allo scalo di Lisbona, stringeva in una fitta rete commerciale la città ligure ai ricchi centri mercantili fiamminghi (Bruges, Gand, Anversa). I genovesi detenevano, insieme ai veneziani e ai pisani, il monopolio dei traffici con l’Oriente. Nel 1291 avevano addirittura tentato di sfidare l’oceano in cerca di una rotta occidentale verso le Indie, così come nel 1492 fece Cristoforo Colombo: i fratelli Vivaldi morirono nell’impresa, ma il loro coraggioso tentativo già segnala la nuova importanza dell’Atlantico.

Colonne d’Ercole Con riferimento a un racconto mitologico, in cui l’eroe Ercole separò in due parti (due colonne) il monte che segnava il limite estremo del mondo, questa espressione indica appunto il limite del mondo conosciuto.

La rocca di Gibilterra, nel Sud della Penisola iberica, fronteggia la costa del Marocco. Le due estremità protese sullo stretto nell’antichità furono identificate con le mitologiche «colonne d’Ercole».

Lezione 1 ( Le grandi esplorazioni via mare

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LEZIONE LEZIONE

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Migliorano le tecniche di navigazione

Portolani Libri che contengono descrizioni dettagliate delle caratteristiche delle coste e dei relativi tratti di mare: presenza di porti, tipologia dei fondali, approdi accessibili. Sono usati ancora oggi in navigazione.

Nel XIV e XV secolo gli strumenti di navigazione compirono grandi progressi. L’uso della bussola e dell’astrolabio si diffuse largamente e ciò da un lato migliorò la capacità di orientamento negli spazi aperti, dall’altro permise di sapere a quale latitudine ci si trovava. Inoltre, geografi e cartografi perfezionarono i loro studi e riuscirono a realizzare carte geografiche e portolani più precisi. Dal punto di vista nautico, furono introdotte le caravelle, navi più leggere e manovrabili che permettevano anche a piccoli gruppi di marinai di intraprendere viaggi di esplorazione di eccezionale rilievo e impegno. L’insieme di questi miglioramenti tecnici senza dubbio favorì la ricerca di nuove rotte. Per converso, la necessità di scoprire nuove rotte oceaniche per l’Estremo Oriente rappresentò un forte stimolo all’innovazione tecnologica in campo navale. L’astrolabio serviva a calcolare la posizione del Sole, della Luna e di altri corpi celesti.

Caravella.

Albero di poppa Albero di mezza

Vela triangolare, detta anche «vela latina» Vela quadra Albero di prua

Ponte di prua o «castello»

Ponte di poppa o «cassero»

Timone

Lo scafo era più leggero rispetto a quello di altre imbarcazioni Ponte di coperta

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Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali

Cabina del comandante


2 Il Portogallo: un piccolo regno dai grandi orizzonti

I portoghesi tracciano nuove rotte

COMPRENDO IL TESTO

Al fianco dei genovesi, furono i navigatori portoghesi a giocare un ruolo di primissimo piano nei viaggi di scoperta e nell’apertura di nuove rotte oceaniche. Il regno lusitano (Lusitania era l’antico nome dell’odierno Portogallo) era un Paese di modeste dimensioni e non molto popolato. Ciò nonostante, la capitale Lisbona, grazie alla sua posizione geografica strategica, era un importante scalo commerciale e un porto ideale per le navi europee che navigavano nell’Atlantico. Il Portogallo fu il primo Paese europeo che si propose di raggiungere l’Oriente navigando lungo le coste dell’Africa. La monarchia portoghese diede un sostegno concreto a questi progetti, organizzando e finanziando le imprese oceaniche dei suoi navigatori. Gli obiettivi della corona portoghese erano essenzialmente due: • consolidare la posizione preminente del regno in ambito commerciale; • soddisfare le esigenze della classe nobiliare: in Portogallo soltanto i primogeniti ereditavano le proprietà dei genitori e, quindi, molti nobili non disponevano né di terre, né di ricchezze. I commerci e le esplorazioni oltremare erano un modo per ottenerle.

Distingui con colori diversi gli obiettivi economici e gli obiettivi sociali dell’impegno della corona portoghese nei viaggi di esplorazione.

Il Monumento alle scoperte, sulle rive del fiume ago a Lisbona, celebra l’epoca delle grandi esplorazioni oceaniche portoghesi tra XV e XVI secolo.

I portoghesi giungono all’estremità Sud del continente africano Già nella prima metà del XV secolo, sotto l’impulso del principe Enrico il Navigatore (1394-1460) equipaggi portoghesi avevano raggiunto le coste occidentali dell’Africa, in cerca soprattutto di oro, ma anche di grano. Non si deve però pensare a grandi imprese e a velieri maestosi: il più delle volte si trattava di piccole imbarcazioni e di modesti equipaggi, che spesso finivano inghiottiti dall’oceano e non facevano più ritorno a casa. Dopo anni di tentativi, di fallimenti e di piccole conquiste, finalmente nel 1487 il navigatore portoghese Bartolomeo Diaz (1450-1500) riuscì nell’impresa di doppiare l’estremità Sud del continente africano, chiamata in seguito capo di Buona Speranza (nell’attuale Sudafrica).

Vasco da Gama raggiunge le Indie Nel 1497 una spedizione sotto il comando di Vasco da Gama (1469-1524) salpò da Lisbona per raggiungere le Indie. Con questo termine si definiva nel passato tutta l’Asia sud-orientale, un’area che fu poi chiamata «Indie orientali» (con il termine «Indie occidentali» furono invece chiamate le isole Antille e Bahamas, nei Caraibi, scoperte dagli europei alla fine del XV secolo). Le navi di Vasco da Gama doppiarono il capo di Buona Speranza e, dopo aver attraversato l’oceano Indiano, nel 1498 approdarono nel porto di Calicut, in India: i portoghesi erano riusciti per la prima volta ad aprire una via marittima per le Indie.

LAVORO SULLA LINGUA Polisemico significa «che può assumere diversi significati a seconda del contesto». Individua nel testo un sostantivo polisemico e spiega la tua scelta. …………………………………………………........ …………………………………………………........ …………………………………………………........

Lezione 1 ( Le grandi esplorazioni via mare

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LEZIONE LEZIONE

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I portoghesi stabiliscono avamposti commerciali in Africa e in Asia L’obiettivo strategico dei portoghesi non era conquistare un grande impero coloniale, ma scoprire nuove rotte per i commerci intercontinentali. Durante i loro viaggi, i portoghesi si limitavano a stabilire lungo le coste scali commerciali nei quali raccogliere e smistare le merci. In questo caso, il massimo dell’impegno richiesto era quello della difesa militare di tali avamposti. Almeno inizialmente, pertanto, essi non sottomisero le popolazioni con le quali entrarono in contatto e non occuparono vasti territori, ma solo città costiere in posizioni strategiche per gli scambi, o isole che permettessero loro di controllare i commerci tra Oriente e Occidente. La ragione di questa scelta è piuttosto semplice: il Portogallo non disponeva delle necessarie risorse umane per stabilire un controllo diretto di vaste regioni già popolate da altre civiltà.

LAVORO SULLA CARTA Le rotte marittime portoghesi Sulla carta si possono osservare le direttrici delle principali spedizioni portoghesi del XV secolo. Come si può vedere, i portoghesi raggiunsero l’Oriente sia circumnavigando l’Africa, sia passando per il mar Mediterraneo e il mar Rosso. Rispondi alle domande. 1. Osserva le direttrici dei quattro navigatori portoghesi; chi raggiunse l’Oriente passando per il mar Mediterraneo e il mar Rosso? .......................................................................................................................................................................................................................................................................................... 2. Presta attenzione alle date in legenda; quale navigatore compì i primi viaggi alla scoperta delle coste africane? ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

3. Chi raggiunse l’estremo Sud dell’Africa e chi circumnavigò il continente africano? ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

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Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali


L’espansione portoghese Nella prima metà del XVI secolo i portoghesi: • stabilirono basi fortificate sulle coste dell’Africa; • assunsero il controllo dello stretto di Hormuz sul golfo Persico; • s’insediarono sulla costa occidentale dell’India a Goa, che divenne il centro dell’impero commerciale portoghese; • occuparono Ceylon (l’attuale Sri Lanka); • posero basi commerciali nella penisola di Malacca e nell’arcipelago delle Molucche. A partire dalla metà del XVI secolo strinsero rapporti commerciali anche con il Giappone. Le navi portoghesi partivano da Lisbona cariche di merci di poco pregio che negli scali del golfo di Guinea venivano scambiate con l’oro delle miniere africane; proseguivano poi verso l’Oriente per acquistare, grazie all’oro, le preziose merci orientali. Lungo le coste dell’Africa i portoghesi avevano dato inizio, già a partire dal 1441, al commercio degli schiavi.

Papa Niccolò V.

La Chiesa sostiene le conquiste portoghesi Ai motivi economici che muovevano gli europei verso nuove terre si univano motivi religiosi: la Chiesa cercava di contrastare l’avanzata dei Turchi, di religione islamica, convertendo nuove popolazioni alla fede cattolica. Papa Niccolò V, nel 1454, aveva così concesso al re del Portogallo Alfonso V di «invadere, conquistare, espugnare, sconfiggere e soggiogare tutti i Saraceni e pagani e altri nemici di Cristo ovunque vivono […] e le loro persone ridurre in perpetua schiavitù».

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. Attenzione: non tutti sono da utilizzare. Africa – Arabia – Vasco da Gama – Magellano – Portogallo – cartografia – rotte – piste carovaniere – Indie – Americhe – caravelle – porti strategici Necessità di nuove ........................................... per l’Oriente

Perfezionamento degli strumenti nautici e .................................................................. più precisa. Introduzione delle .................................................................., navi più leggere

Possibilità di raggiungere le ............................................................ circumnavigando l’...............................................................

I portoghesi controllano città e ................................................. per i commerci tra Oriente e Occidente

Grazie a .............................................................. il ..................................................... è il primo Paese europeo a raggiungere le Indie via mare

Mi oriento nel tempo 2. Completa la linea del tempo inserendo la lettera corrispondente agli eventi elencati. a. Vasco da Gama raggiunge l’India. b. Bartolomeo Diaz doppia l’estremità Sud dell’Africa.

1453

1487

1497

c. I Turchi ottomani conquistano Costantinopoli.

Lezione 1 ( Le grandi esplorazioni via mare

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LEZIONE

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Asia e Africa tra XV e XVI secolo

1 Il complesso mondo islamico COMPRENDO IL TESTO L’Anatolia, da cui si espansero gli Ottomani, è una penisola dell’Asia occidentale. Cerca sull’atlante quale Stato odierno la comprende e trascrivilo. ………………………………………………….....

L assedio dei urchi ottomani in una miniatura di un manoscritto del XV secolo.

Il mondo islamico è grande e molto vario Prima di procedere nel racconto dell’epoca dei grandi viaggi di scoperta e delle esplorazioni europee, cerchiamo di comprendere le caratteristiche delle più importanti civiltà con le quali gli europei entrarono in contatto. Partiamo dal grande e complesso mondo islamico, costituito da popoli di varia stirpe accomunati dalla fede in Allah. Tra XV e XVI secolo questo mondo era molto vitale. Sulle sponde del Mediterraneo orientale, la tradizione mercantile delle città della Siria e dell’Egitto era stata rinverdita dai Mamelucchi, dinastia di condottieri di origine turca che tenevano vive le relazioni politiche ed economiche con l’Occidente, attraverso l’intermediazione di Venezia. Più a Oriente, in Anatolia, nelle steppe iraniche e attorno alle sponde del mar Caspio, l’islam aveva a lungo subìto le scorrerie dei Turcomanni, dei Mongoli di Gengis Khan e dei Turco-mongoli di Tamerlano.

Gli Ottomani s’insediano in Anatolia Nella Penisola anatolica nel corso del XIV secolo si erano insediati gli Ottomani, una popolazione turcomanna, che deve il suo nome al capostipite Otman, convertita all’islam e molto potente sul piano militare. Dall’Anatolia avevano cominciato a muoversi verso Occidente, giungendo, come hai già studiato lo scorso anno, a conquistare Costantinopoli (1453) sotto la guida di Maometto II. Posero così fine alla storia millenaria dell’Impero romano d’Oriente e Costantinopoli, l’antica Bisanzio, diventò la capitale dell’Impero ottomano con il nome di Istanbul (si continuò tuttavia a utilizzare anche il nome Costantinopoli fino al XX secolo). Negli anni seguenti assoggettarono la Grecia e i territori intorno al mar Nero. Si espansero quindi nei Balcani, arrivando alle porte di Belgrado.

Gli Ottomani conquistano nuovi territori L’espansione territoriale dell’Impero ottomano continuò inarrestabile soprattutto durante i regni di Selim I (1512-1520) e di Solimano I, detto il Magnifico, che governerà dal 1520 al 1566 (vedi Lezione 9). Con Selim I gli Ottomani sottomisero i Mamelucchi, un’altra tribù di origine turca, e s’impossessarono dei loro territori mediorientali: la Siria, l’Egitto, la Palestina e parte della Penisola arabica. In questo modo, anche le tre città sante per i musulmani, cioè Gerusalemme, Medina e La Mecca, furono inglobate nell’Impero turco.

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Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali


L’Iran sciita blocca l’espansione ottomana a Oriente Sul finire del XV secolo, prima ancora dell’arrivo degli Ottomani, nella società e nell’élite intellettuale iraniane cominciarono a manifestarsi i segni di un nuovo spirito d’identità nazionale. Gli iraniani persiani professavano con orgoglio la propria fede musulmana, nella sua variante sciita, contro ogni invasore. Nel 1500 Ismail, membro della potente famiglia dei Safavidi, dopo essersi fatto incoronare scià («re dei re»), procedette alla riunificazione del Paese. Ottomani-sunniti e iraniani-sciiti rappresentavano i due estremi del variegato mondo islamico. Nei primi decenni del XVI secolo, sunniti e sciiti entrarono spesso in conflitto; più volte i Turchi ottomani, grazie alla loro superiore preparazione militare e tecnologica, furono sul punto di travolgere le armate iraniane, ma la guerra non si risolse mai in favore dei Turchi i quali, dalle rive meridionali del mar Caspio a quelle settentrionali del golfo Persico, per secoli contesero alle stirpi iraniche il controllo della regione.

COMPRENDO IL TESTO Completa indicando il tipo di islamismo professato dai seguenti popoli. Turchi ottomani → Musulmani .........................................................................

Persiani o Iraniani → Musulmani .........................................................................

Sunniti e sciiti Sono gli appartenenti alle due correnti dell’islam. I sunniti seguono le regole di comportamento (la «sunna») del Corano e affidano la guida dell’islam a un califfo ritenuto meritevole; gli sciiti ritenevano che la guida dell’islam spettasse a un consanguineo del profeta e con il tempo si differenziarono anche su questioni dottrinali.

Rappresentazione della battaglia di erv nell attuale ur menistan in cui nel 1501 lo scià Ismail sconfisse gli invasori u echi rafforzando così il suo impero.

LAVORO SULLA CARTA L’espansione ottomana tra XV e inizio XVI secolo Gli Ottomani, che nel XIV secolo si erano insediati in Anatolia, nel corso del XV secolo iniziarono a espandersi. La carta mostra l’area interessata dall’espansione fino al regno di Selim I. Rispondi alle domande. 1. Quale città d’importanza strategica fu conquistata a Nord dell’Anatolia? ……………..……….….……….……….……….……….……….……….………………………………

2. L’occupazione ottomana all’inizio del XVI secolo aveva raggiunto i confini con l’Ungheria e i confini con un altro grande impero. Quale? ……………..……….….……….……….……….……….……….……….………………………………

Lezione 2 ( Asia e Africa tra XV e XVI secolo

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LEZIONE LEZIONE

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2 L’India dei Moghul

L’IMPERO DEI MOGHUL

L’India era un Paese prospero ma diviso Fin dall’antichità l’immenso mondo indiano era dotato di straordinarie ricchezze, ma era anche fragile e vulnerabile dal punto di vita politico: esso, infatti, ospitava tanti popoli, con culture e religioni diverse, ma non aveva un’organizzazione politica unitaria perché nessuno dei vari potentati indù era mai riuscito a imporsi sugli altri e a controllare l’intero subcontinente.

Babur crea un grande Impero indiano-musulmano Nei primi decenni del Cinquecento, Babur il conquistatore (1483-1531), un condottiero d’etnia turco-mongola proveniente dall’Afghanistan, incalzato dai mongoli cominciò a muoversi dalle sue terre d’origine penetrando nell’India settentrionale. Dopo aver sconfitto i potentati locali, egli diede vita, nel 1526, a un impero che sarebbe durato fino all’inizio del XVIII secolo: l’Impero indiano-musulmano dei Moghul.

L’Impero dei Moghul sotto Akbar Dopo la morte di Babur l’impero attraversò un periodo di crisi, che si concluse con la salita al trono di suo nipote Akbar (1556-1605). Akbar rafforzò lo Stato, assoggettò tutta l’area settentrionale dell’India e mantenne l’unità del Paese. Egli, infatti, integrò i conquistatori turco-mongoli di religione musulmana con le popolazioni indiane e garantì a tutti libertà di culto. Il suo impero era diviso in province affidate a governatori con poteri civili e militari, e amministrate da tesorieri provinciali dipendenti da un ministro delle Finanze.

L’economia indiana

L’assalto alla città di Samarcanda nell attuale e istan una delle tante imprese di Babur il conquistatore.

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Gli abitanti dell’India vivevano in villaggi, dove praticavano agricoltura e allevamento. Il lavoro dei contadini si ripeteva sempre uguale da secoli: la grandissima disponibilità di manodopera, infatti, rendeva inutile e costosa l’introduzione di nuovi e più moderni strumenti. La natura offriva grandi risorse, ma allo stesso tempo causava grandi calamità naturali, come uragani e inondazioni, alle quali seguivano talvolta lunghi periodi di siccità, che portavano carestie. I raccolti erano comunque sufficienti a sfamare la popolazione. Ciò permise lo sviluppo di fiorenti città, nelle quali prosperavano attività manifatturiere di grande qualità, come la produzione di tessuti, o la lavorazione di metalli preziosi e legni pregiati. Il loro prestigio giungeva fino all’Europa, e i mercanti occidentali rivaleggiavano con i mercanti arabi per conquistare il controllo dei commerci con il meraviglioso Oriente.

Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali


3 L’Impero cinese

LA CINA DEI MING NEL XV SECOLO

Un impero enorme A nord dell’India, oltre le catene montuose del Tibet, si estendeva il grande Impero cinese. La Cina, ancor più dell’Europa, aveva risentito della pressione dei Mongoli che, nel XIII secolo, avevano raggiunto la loro massima espansione. Qubilay Khan (1214 ca.-1294), erede del grande condottiero Gengis Khan, aveva stabilito a Pechino la capitale di un impero così grande che la Cina ne rappresentava solo una parte. Alla morte di Qubilay, la Cina era caduta nelle mani dei suoi eredi diretti, che avevano dato vita alla dinastia Yuan. Nel 1368 la dinastia Yuan fu travolta dalle rivolte contadine, lasciando il posto a una nuova dinastia nazionale, destinata ad assolvere una funzione decisiva nella storia della Cina moderna: i Ming. Con l’avvento dei Ming al potere le frontiere imperiali furono stabilizzate, sia verso la Mongolia sia verso la Manciuria. La stabilità politica e territoriale favorì la modernizzazione della società e dell’economia cinese: alle tradizionali attività agricole si affiancarono nuove attività mercantili e manifatturiere.

Un grande Paese agricolo e culturalmente avanzato La Cina era un grande Paese agricolo. L’agricoltura era praticata in modo intensivo, concentrando le colture vicino ai grandi fiumi (fiume Giallo, fiume Azzurro). Sulle rive di questi grandi fiumi vivevano milioni di persone, che lavoravano nelle risaie inondate, le cui rese erano molto superiori a quelle di un campo seminato a grano. Un ampio e sofisticato sistema idraulico, costruito e controllato dall’autorità imperiale, assicurava un regime delle acque funzionale a questo tipo d’agricoltura. L’enorme territorio era amministrato da un efficiente corpo di funzionari pubblici, i mandarini, selezionati in concorsi aperti a ogni ceto sociale. L’agire e la formazione ideologica dei mandarini si fondava sugli insegnamenti di Confucio (VI-V sec. a.C.), il filosofo che ha lasciato un’incisiva impronta culturale e religiosa sulla Cina. Il grande Paese possedeva inoltre un elevato livello tecnologico. Grandi invenzioni che hanno segnato l’età moderna dell’Occidente, erano state messe a punto dai cinesi già tra il X e il XII secolo: ricordiamo la polvere da sparo, la stampa a caratteri mobili, la bussola e la carta moneta.

LAVORO SULLA LINGUA Quale tempo verbale prevale in questo paragrafo? Perché? …………………………………………………..... …………………………………………………..... …………………………………………………..... …………………………………………………..... ………………………………………………….....

La bussola fu inventata dai cinesi prima dell’anno Mille, ma per parecchio tempo fu utilizzata principalmente a scopi divinatori. Fu invece probabilmente merito degli amalfitani la diffusione dello strumento in Europa e il suo uso in navigazione.

Lezione 2 ( Asia e Africa tra XV e XVI secolo

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LEZIONE LEZIONE

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4 Il Giappone COMPRENDO IL TESTO Quale analogia accomuna la storia del Giappone alla storia dell’Europa medievale? .........................................................................

Il Giappone si regge su una struttura feudale La storia del Giappone è stata condizionata dalla vicinanza con la grande e potente Cina, da cui il Paese ha importato valori culturali e religiosi (il buddhismo) e modelli politici (l’impero e la burocrazia di corte). Analogie si riscontrano anche, nonostante la lontananza, con la storia europea; in Giappone, infatti, fra X e XIII secolo si affermò una struttura feudale. L’imperatore concedeva benefici a una casta guerriera radicata nel territorio, che aveva come compito la difesa dei contadini. Da questa élite feudale provenivano i samurai, guerrieri professionisti spesso coinvolti in conflitti fra le famiglie dell’aristocrazia militare. I samurai, come i cavalieri feudali occidentali, erano animati da ideali cavallereschi ed erano fedeli a un rigido codice di comportamento, ma a differenza di quelli erano ispirati dai valori religiosi buddhisti, tanto che spesso il confine tra monaco e guerriero si confondeva.

Lo shogun affianca l’imperatore

Statua dello shogun o uga a Ieyasu, fondatore dell’ultimo shogunato feudale. Il clan governò dal 1603 al 1868.

Nel XII secolo il potere dell’imperatore fu messo in discussione dall’ascesa di una nuova figura sociale e politica: lo shogun. Il termine, che in origine indicava il capo dell’esercito, divenne titolo del feudatario che prevalse nella competizione feudale, divenendo di fatto governatore del Paese. La carica (lo «shogunato»), inoltre, fu resa trasmissibile per ereditarietà. Il peso dell’aristocrazia guerriera giapponese continuò a crescere nel XIV e XV secolo, offuscando l’autorità dell’imperatore. Gli shogun vivevano a Kyoto, la capitale imperiale. I governatori delle province erano invece controllati e difesi da funzionari militari, i daymo, da cui dipendevano per vassallaggio, i samurai. I daymo erano le figure più dinamiche della società giapponese e finirono per imporsi sia sulla burocrazia imperiale sia sugli shogun. Ciò portò a una nuova frammentazione politica.

5 L’Africa, un mondo diviso in due Un’Africa «bianca» e una «nera»

Berberi Popolazioni autoctone delle regioni settentrionali dell’Africa, corrispondenti agli attuali Stati del Marocco, dell’Algeria, della Tunisia e della Libia.

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Nel XV secolo gli europei avevano la percezione di due Afriche: • l’«Africa bianca» (o mediterranea), che era stata sottoposta alla dominazione araba e, quindi, era di religione islamica; • l’«Africa nera» (o subsahariana), quasi del tutto sconosciuta agli europei e popolata da popolazioni di pelle nera. Le aree più dinamiche erano quelle affacciate sull’oceano Indiano, compresa tra gli altipiani etiopici e il fiume Zambesi, e quella affacciata sul golfo di Guinea. Attraverso le piste tracciate dai mercanti berberi nel deserto, queste aree erano in contatto con i Paesi del Maghreb (la regione dell’Africa settentrionale situata tra il Mediterraneo e il Sahara) e con l’Egitto.

Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali


Gli antichi regni africani

COMPRENDO IL TESTO

L’Africa nera ospitava da secoli fiorenti regni e civiltà. Il più importante era il Regno del Ghana, dove i mercanti berberi e arabi scambiavano il sale, un bene molto ambito nell’Africa subsahariana, con oro, avorio, animali esotici e schiavi. Le relazioni tra le popolazioni autoctone e gli arabi non furono sempre pacifiche: questi, infatti, cercarono di imporre la loro influenza e alla fine riuscirono a convertire la popolazione del Ghana all’islamismo. Intorno al 1240 il Regno del Ghana venne assorbito dal Regno del Mali, che si estendeva tra i fiumi Senegal e Niger. Esso raggiunse il massimo splendore nel Trecento, per poi indebolirsi nel secolo successivo a favore dell’Impero Songhai, dal nome del popolo che gli diede origine. La città principale del regno era Timbuctù, un importante centro commerciale e anche sede di un’università.

Individua su una carta geografica dell’Africa il territorio compreso tra i fiumi Senegal e Niger, corrispondente all’antico Regno del Mali. Indica quindi la sua posizione corretta nel continente africano, scegliendo tra le seguenti. a A nord, affacciato sul mar Mediterraneo. b All’estremo sud dell’Africa. c A sud-ovest del Sahara, affacciato sull’oceano Atlantico. d A sud-est del Sahara, affacciato sull’oceano Indiano.

La moschea Djinguereber a im uct ali risale all ini io del XIV secolo: è stata inserita dall’UNESCO nella lista del Patrimonio dell’umanità.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. Attenzione: non tutti sono da utilizzare. samurai – Ghana – mandarini – sale – Ming – avorio – shogun – spezie – risaie – Moghul – Mali – Egitto – agricoltura – industria – manufatti • ............................................ e allevamento India

Impero dei ............................................

• Artigianato raffinato • Commercio di ............................................

Cina

Giappone

Africa nera

Impero dei ............................................ e amministrazione affidata ai ............................................

............................................

e coltivazioni lungo i fiumi

Impero organizzato come una società feudale: continue lotte fra ............................................ Diverse civiltà, fra cui il Regno del ..........................................., assorbito poi dal Regno del ............................................

Commercio: oro, ............................................, animali esotici e schiavi in cambio di sale

Individuo i nessi di causa-effetto 2. Indica, in ciascuna delle seguenti coppie di frasi, qual è la causa (C) e quale l’effetto (E). a. L’India era divisa i tanti Stati. (...........) – L’India era debole politicamente. (...........) b. Efficienza dello Stato cinese. (...........) – Selezione meritocratica dei mandarini. (...........) c. Crescente potere degli shogun. (...........) – Perdita di potere dell’imperatore del Giappone. (...........) d. Penetrazione dei mercanti musulmani. (...........) – Islamizzazione dell’Africa nera. (...........)

Lezione 2 ( Asia e Africa tra XV e XVI secolo

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LEZIONE

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La scoperta del Nuovo mondo

1 Le spedizioni di Colombo e Vespucci COMPRENDO IL TESTO In che senso Colombo intendeva seguire una direttrice opposta a quella dei mercanti europei dei secoli precedenti? ......................................................................... ......................................................................... ......................................................................... ......................................................................... ......................................................................... .........................................................................

Il saluto dei re di Spagna, Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, a Colombo, in partenza da Palos, in una tavola illustrata.

Il progetto di Cristoforo Colombo Il Portogallo non era il solo Paese europeo impegnato nei viaggi di scoperta: negli anni in cui Bartolomeo Diaz viaggiava lungo le coste africane, altri Paesi europei avevano cominciato a guardare con crescente interesse alle possibilità offerte dall’apertura di nuove rotte atlantiche. Verso la fine del XV secolo, le ambizioni di uno di questi Paesi, il regno di Spagna, si unirono ai progetti di un navigatore italiano, Cristoforo Colombo (1451-1506). Nacque così una straordinaria «scoperta» geografica che ha cambiato la storia dell’umanità. Cristoforo Colombo era un genovese che aveva vissuto a Lisbona. Nella capitale portoghese aveva acquisito una grande competenza nell’arte della navigazione: con navi portoghesi, aveva cominciato a navigare lungo le coste africane. Analizzando le carte nautiche e gli studi compiuti dal matematico e astronomo italiano Paolo dal Pozzo Toscanelli (1397-1482), si era convinto che, essendo la Terra di forma sferica, attraversando l’Atlantico verso ovest era possibile raggiungere le Indie, seguendo quindi una direttrice opposta a quella dei mercanti europei dei secoli precedenti (da Occidente verso Oriente).

L’impresa è finanziata dai re spagnoli Colombo sottopose il suo progetto al re portoghese che però lo respinse, ritenendolo eccessivamente rischioso. A quel punto, il genovese si rivolse alla corte spagnola, che invece decise di finanziare l’impresa. Il 3 agosto 1492 Colombo salpò con tre imbarcazioni dal porto andaluso di Palos, facendo rotta verso le isole Canarie e, da lì, verso il mare aperto. Era una sfida carica di rischi e di incognite: pochissimi avevano osato sfidare la navigazione in mare aperto nel grande oceano, senza una destinazione precisa, e di quei pochi, molti non erano mai più tornati indietro. Il viaggio durò poco più di due mesi: il 12 ottobre 1492 le caravelle Niña, Pinta e la nave ammiraglia Santa Maria avvistarono terra.

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Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali


Colombo è convinto di aver aperto la rotta occidentale verso le Indie Le tre navi approdarono su una piccola isola che Colombo battezzò San Salvador e che oggi, con il nome di Watling, appartiene all’arcipelago delle Bahamas, nel mar dei Caraibi. Il navigatore genovese era convinto di aver raggiunto il Giappone (o qualche isola vicina) e, quindi, di avere aperto la rotta atlantica verso le Indie. Nelle nuove terre, però, non trovò le meravigliose ricchezze che tutti immaginavano, ma piccole comunità d’indigeni che vivevano come primitivi e che inizialmente lo accolsero con grandi onori, come fosse un dio. Convinto di trovarsi in Estremo Oriente, l’esploratore li chiamò indios («indiani»). Quando nel 1493 effettuò una seconda spedizione, le sue certezze cominciarono a vacillare: se non era il Giappone né l’India e neppure la Cina, in quale terra era mai giunto? Nei viaggi successivi (nel 1498 e nel 1502) non trovò ancora le ricchezze auspicate e gli indigeni mostrarono di non gradire più gli stranieri. I sovrani spagnoli furono alquanto delusi e Colombo cadde in disgrazia: morì nel 1506 in miseria e dimenticato, senza sapere di avere «scoperto» un nuovo continente.

LAVORO SULLA LINGUA Nel paragrafo è presente una parola derivata dallo spagnolo che indica l’«errore» geografico commesso da Cristoforo Colombo. Di quale parola si tratta? Perché è indicativa dell’«errore»? ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

Amerigo Vespucci comprende di avere di fronte un «Nuovo mondo» Tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento le spedizioni spagnole e portoghesi verso occidente continuarono. Il fiorentino Amerigo Vespucci (1454-1512) guidò diverse spedizioni, prima a servizio della Spagna poi del Portogallo. Seguendo rotte molto più meridionali giunse addirittura oltre il Rio de la Plata, che scorre al confine fra gli attuali Stati dell’Uruguay e dell’Argentina. Vespucci fu il primo navigatore a intuire che era stato scoperto un nuovo continente e fu lui a chiamare «Nuovo mondo» la terra che più tardi, proprio in suo onore, verrà chiamata America.

I VIAGGI DI COLOMBO E DI VESPUCCI

Lezione 3 ( La scoperta del Nuovo mondo

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LEZIONE LEZIONE

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DENTRO LA STORIA Chi era Cristoforo Colombo? È probabile che, molto prima di Colombo, altri navigatori abbiano raggiunto le coste americane. Tuttavia, a distanza di oltre cinquecento anni, il navigatore genovese rimane lo «scopritore» del Nuovo mondo. Ma chi era Colombo? E com’era giunto a solcare gli oceani? L’influenza del fratello Bartolomeo Cristoforo Colombo nacque a Genova, nei pressi di Porta Sant’Andrea, fra l’agosto e l’ottobre del 1451 da Domenico Colombo e Susanna Fontanarossa. Fu il primo di cinque figli: a lui seguirono altri tre maschi e una femmina. Il primo a battere la via del mare e, in qualche modo, a preparare il terreno alle avventure di Cristoforo, fu il fratello Bartolomeo, che si stabilì a Lisbona, in Portogallo, entrando in contatto con i migliori cartografi di quel regno di eccezionali navigatori e maturando una vasta competenza in materia. Cristoforo lo seguì nel 1479 dopo aver trascorso sei anni a navigare, in qualità di agente commerciale, nel Mediterraneo, lungo la costa atlantica e nel mare del Nord.

Monumento a Cristoforo Colombo a Santa Margherita Ligure.

L’esperienza portoghese La nuova vita in Portogallo segnò per sempre il destino di Cristoforo. Qui non solo incontrò la sua futura sposa, Filipa Moniz, ma ebbe l’occasione di affinare la sua cultura marinara e di concepire la sua impresa. Il padre di sua moglie Filipa era Bartolomeo Perestrello, un genovese trasferitosi alla corte dei re portoghesi e divenuto governatore delle isole Azzorre; era un uomo notevole, colto e curioso, raffinato cartografo ed esperto marinaio. Alla morte del suocero, Cristoforo ne ereditò tutte le carte e i libri e, forte delle tante discussioni, dei racconti dei marinai e dei reperti naturali (canne, legni ecc.) rinvenuti al largo delle Azzorre, cominciò a maturare la convinzione che spingendosi in mare aperto al di là di quelle isole avrebbe potuto aprire la rotta occidentale verso l’Estremo Oriente. Dovette spostarsi dal Portogallo alla Spagna per ottenere i finanziamenti necessari, ma la sua impresa cambiò per sempre la storia del mondo moderno.

2 Gli altri viaggi di esplorazione del Nuovo mondo

Vengono scoperti il Canada e il Brasile

La otta di edro Álvares Cabral.

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I viaggi di Colombo e di Vespucci convinsero altri Stati a finanziare nuove spedizioni verso il Nuovo mondo: tra il 1497 e 1498 gli italiani Giovanni (14451498) e Sebastiano Caboto (1477-1557), padre e figlio, effettuarono spedizioni verso ovest per conto della corona inglese. Nel 1497 approdarono nell’attuale isola di Capo Breton, in Canada, avvistando anche l’isola di Terranova. L’anno successivo esplorarono altre zone del Canada alla ricerca del passaggio a Nord-Ovest verso il Giappone. Nel 1500 il portoghese Pedro Álvares Cabral (1467-1520) era giunto per caso sulla costa nord-orientale di quello che oggi è il Brasile; restava da scoprire, navigando verso sud, dove terminava la costa e, quindi, dove si apriva una via per l’Oriente navigando verso occidente. In questa impresa si cimentò un grande navigatore portoghese al servizio della corona spagnola: Ferdinando Magellano (1480-1521).

Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali


I VIAGGI DI CABOTO, CABRAL E MAGELLANO

Si compie il primo viaggio attorno al mondo

COMPRENDO IL TESTO

Nel 1519 Magellano salpò da Siviglia, in Spagna, al comando di cinque imbarcazioni. Navigò fino alla Terra del Fuoco, in Argentina, nell’estremità meridionale del continente americano. Dopo aver oltrepassato lo stretto che da lui ha preso il nome, lo stretto di Magellano, sfidò il «nuovo» oceano, che battezzò Pacifico a causa delle favorevoli condizioni ambientali che incontrò durante il viaggio. Nel settembre 1521 arrivò alle isole Molucche seguendo una rotta est-ovest. Il viaggio fu durissimo: molti marinai morirono per la fame e le malattie. Giunta nelle attuali Filippine, la flotta trovò oro in abbondanza, ma Magellano fu ucciso in uno scontro con gli indigeni. Dopo la sua morte, la spedizione attraversò l’oceano Indiano, superò il capo di Buona Speranza e, ormai ridotta a un solo vascello, costeggiò l’Africa e approdò a Siviglia nel settembre 1522. Essa aveva così compiuto il primo viaggio intorno al mondo. Tra i navigatori c’era il vicentino Antonio Pigafetta (1492-1525/1532 ca.) che in seguito scrisse un accurato resoconto del viaggio.

Quale primato vanta la spedizione guidata da Ferdinando Magellano? ......................................................................... ......................................................................... .........................................................................

A sinistra, incisione del XIX secolo che rappresenta l’uccisione di Ferdinando Magellano, avvenuta nelle attuali Filippine. Sopra, ritratto postumo (XVI o XVII secolo) dell’esploratore.

Lezione 3 ( La scoperta del Nuovo mondo

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LEZIONE LEZIONE

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LAVORO SULLA FONTE Una testimonianza ravvicinata I Diari scritti da Antonio Pigafetta offrono una straordinaria documentazione del primo viaggio intorno al mondo. Di seguito, la descrizione della storica scoperta del passaggio che sarebbe diventato lo stretto di Magellano. Nel giorno delle Undecimila vergine1 trovassimo uno stretto, el capo del quale chiamammo capo delle undece mila vergine, per grandissimo miracolo. Questo stretto è lungo cento e dieci leghe, che sono 440 miglia2, e largo più o manco de mezza lega, che vada a riferire in un altro mare, chiamato mar Pacifico, circondato da montagne altissime caricate de neve. […] Se non era el capitano generale non trovavamo questo stretto, perché tutti pensavamo e dicevamo come era serrato tutto intorno: ma il capitano generale, che sapeva di dover fare la sua navigazione per uno stretto molto ascoso3, come vide ne la tesoreria del re di Portugal in una carta, mandò due navi, Santo Antonio e la Concezione, che così le chiamavano, a vedere che era nel capo della baia.[…] (Le navi) vitteno4 una bocca5 piccola, […] e come abbandonati se cacciarono dentro, sì che per forza discoperseno6 lo stretto; e vedendo che non era un cantone7, ma uno stretto de terra, andarono più uinnnanzi e trovarono una baia. Poi, andando più oltra, trovarono uno altro stretto e un’altra baia più grande che le due prime. Molto allegri, subito voltorno indietro per dirlo al capitano generale. 1. Nel giorno… vergine: 1 ottobre, giorno in cui si festeggia la ricorrenza del martirio di Sant’Orsola e delle 11000 vergini. 2. 440 miglia: circa 700 km. 3. ascoso: nascosto. Prima mappa dello stretto 4. vitteno: videro. di Magellano realizzata da 5. bocca: imboccatura. Antonio Pigafetta. La parte alta 6. discoperseno: scoprirono. della carta rappresenta il Sud, 7. cantone: spazio stretto e chiuso. quella bassa il Nord.

Rispondi alla domanda. • Perché Magellano era convinto dell’esistenza di un passaggio oltre la punta del Sudamerica, nella regione patagonica? .................................................................................................................................................................................................................................................................................................................

3 Le conseguenze economiche,

sociali e culturali della scoperta

Gli europei scoprono nuovi prodotti LAVORO SULLA LINGUA Sottolinea nel primo periodo i complementi di specificazione.

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La scoperta delle Americhe ebbe sull’Europa conseguenze talmente importanti che gli storici hanno scelto il 1492 come anno d’inizio dell’età moderna. La scoperta dell’America, infatti: • fece conoscere vasti e sconosciuti territori; • mise a disposizione grandi quantità di materie prime, di oro e argento; • introdusse nuovi alimenti fino ad allora sconosciuti agli europei, che modificarono profondamente la loro alimentazione.

Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali


Spagna e Portogallo si contendono le nuove terre

IL TRATTATO DI TORDESILLAS

Di chi erano le terre del Nuovo mondo? La scoperta di enormi territori inesplorati scatenò una contesa tra Spagna e Portogallo: entrambi gli Stati rivendicavano il possesso e lo sfruttamento delle loro risorse. Per risolvere il contrasto tra i due regni cattolici intervenne addirittura papa Alessandro VI, che nel 1493 definì una linea di spartizione, detta raya. Nel 1494 il trattato di Tordesillas fissò la posizione della linea all’incirca lungo il 50° meridiano che divide in due l’oceano Atlantico: le terre a est della raya (Asia e Africa) sarebbero appartenute al Portogallo, quelle a ovest alla Spagna. In seguito, il Portogallo ottenne anche il dominio del Brasile. Era la monarchia spagnola, però, a controllare quasi totalmente l’America centrale e meridionale.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. Attenzione: non tutti sono da utilizzare. Magellano – Cabral – Vespucci – Marco Polo – Colombo – Caboto – Diaz ............................................ scopre un nuovo continente, ma non se ne rende conto

giunge fino al Rio de la Plata e si rende conto di trovarsi di fronte a un nuovo continente

I grandi esploratori nei viaggi verso ovest

............................................

approda

in Brasile

............................................

I fratelli ............................................ approdano nell’isola di Terranova

Una spedizione guidata da compie il primo viaggio attorno al mondo ............................................

Individuo i nessi di causa-effetto 2. Collega gli eventi nella colonna di sinistra a quelli nella colonna di destra, individuando la relazione corretta. 1. Nel 1494 viene siglato il trattato di Tordesillas… 2. Colombo è convinto di essere approdato in Oriente… 3. Magellano supera per primo lo stretto che divide la punta dell’Argentina dall’oceano Pacifico… 4. La spedizione di Magellano parte da Siviglia, naviga fino alla Terra del fuoco, arriva alle Molucche, poi supera le Filippine, doppia il capo di Buona Speranza, costeggia l’Africa e approda a Siviglia…

a. ...tra 1519 e 1522 si compie la prima circumnavigazione del globo. b. …lo stretto sarà chiamato «stretto di Magellano». c. …il mondo viene diviso in due aree d’influenza: una sotto il controllo spagnolo e una portoghese. d. …chiama gli indigeni che incontra indios.

Lezione 3 ( La scoperta del Nuovo mondo

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Pa AT ss LA at NT o E & ST Pr OR es IA en te

Il «centro del mondo»: dall’Atlantico al Pacifico XVI-XX SECOLO

La «scoperta» del continente americano alla fine del XV secolo ebbe rilevanti conseguenze sugli equilibri dell’economia europea e mondiale. Essa, infatti, spostò il baricentro dei commerci e degli scambi europei dal bacino del Mediterraneo all’oceano Atlantico. Dal XVI al XX secolo i Paesi affacciati sull’oceano Atlantico, sia sulla sponda europea sia su quella americana, hanno sfruttato questa posizione privilegiata, al centro dei flussi di merci e informazioni.

Carta IMG_20180426_093158.jpg Vd allegato (ma non so di quale allegato parla)

1

I porti atlantici e le navi commerciali all’inizio del XX secolo • All’inizio del XX secolo oltre il 75% dei porti commerciali si affacciava sull’oceano Atlantico. • All’inizio del XX secolo la quasi totalità delle navi commerciali era registrata nei porti dell’Atlantico. • Nel XX secolo le maggiori economie mondiali, Stati Uniti, Francia e Regno Unito, erano affacciate sull’oceano Atlantico. • Nel XX secolo il più grande porto industriale del mondo era quello olandese di Rotterdam.

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Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali


XX-XXI SECOLO

Tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo la globalizzazione ha radicalmente modificato gli equilibri industriali e commerciali mondiali. Lo sviluppo economico accelerato della Cina e di altri Paesi asiatici, dell’Oceania, del Brasile e di altri Paesi sudamericani, ha spostato il baricentro dell’economia mondiale dall’oceano Atlantico all’oceano Pacifico e all’oceano Indiano. In questa nuova geografia economica mondiale, il continente europeo, che per lunghi secoli era stato il perno del commercio mondiale, si è trasformato in un’appendice periferica.

CARTA IMG_20180426_093208.jpg

2

Sulle rive dell’oceano Pacifico • Oltre il 40% della popolazione mondiale vive in Paesi che si affacciano sull’oceano Pacifico. • Oltre metà del Prodotto interno lordo mondiale è generato sulle rive del Pacifico. • Circa il 40% delle merci mondiali circola sul Pacifico. • 8 dei primi 20 porti commerciali più importanti del mondo si trovano in Cina.

Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali

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LEZIONE

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L’America precolombiana

1 Il continente americano Un antico popolamento

LAVORO SULLA LINGUA L’aggettivo «precolombiano» è formato da due elementi. Quali? Distinguili e spiegane il significato. ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

L’America precolombiana (cioè «prima» di Colombo) è a lungo sembrata un grande continente dominato dalle forze della natura, uno spazio occupato per millenni quasi esclusivamente da piante, fiumi e animali. Quest’immagine che si aveva del Nuovo mondo è completamente sbagliata: il continente americano, infatti, era stato popolato già 30-40 000 anni fa da gruppi umani provenienti dalla Siberia e giunti in Alaska attraverso lo stretto di Bering, grazie alla glaciazione del mare che aveva aperto un «ponte naturale» tra Asia e America settentrionale. Da lì, si erano diretti verso le regioni del Centro e del Sud, in cerca di temperature più miti e di condizioni ambientali più favorevoli all’insediamento umano. Alcuni tratti somatici delle popolazioni native americane (i cosiddetti «indiani d’America») sono la più evidente testimonianza della loro origine asiatica. Quando gli spagnoli arrivarono in Messico e nella regione delle Ande, insomma, non trovarono terre desolate e spopolate, disponibili allo sfruttamento delle loro sterminate risorse, ma entrarono in contatto con importanti e raffinate civiltà, le civiltà amerinde, che popolavano da secoli il continente.

DENTRO LA STORIA Dall’America alle tavole d’Europa Molti alimenti che costituivano la dieta dei popoli amerindi erano del tutto sconosciuti agli europei. Colombo stesso, ma soprattutto i conquistadores spagnoli e portoghesi, conosciutili, li importarono nel Vecchio continente. Alcuni prodotti ebbero un successo quasi immediato in alcune parti d’Europa e divennero presto parte della dieta comune. Altri ricevettero la giusta attenzione dai botanici molto più tardi ma, una volta conosciuti e apprezzati, ebbero una diffusione tale da farci dimenticare la loro… «esoticità». Polenta e fagioli La prima pianta amerinda a essere importata e apprezzata per la facilità di coltivazione e di crescita fu il mais, ma inizialmente soltanto in Spagna, Francia, Italia e Balcani: la coltura ebbe un rapido sviluppo soltanto a partire dal 1600.

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Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali

Come già i Maya, gli europei impararono a trarre farina dai suoi chicchi e la polenta di grano turco (così veniva chiamata la pianta) divenne uno dei piatti popolari più consumati. Altrettanto immediato successo ebbero la coltivazione del fagiolo, della zucca e del peperoncino.


Centro e Sud America: diverse condizioni, diverse civiltà Le civiltà amerinde stanziate nell’attuale Messico e nella cordigliera andina si confrontarono con diverse condizioni ambientali. In queste terre nel III millennio a.C., con l’inizio della pratica dell’agricoltura, si svilupparono civiltà articolate e raffinate. Al centro della produzione agricola stava un vegetale sconosciuto in Europa, il mais, il cui elevato rendimento e la cui naturale esuberanza, che non richiedeva un rilevante intervento umano, garantiva una produzione sufficiente a sfamare le popolazioni indigene. Oltre al mais, le civiltà precolombiane si nutrivano di una vasta gamma di vegetali ignoti agli europei: la patata, il pomodoro, la zucca, il fagiolo, il peperone, il cacao. La dieta dei popoli precolombiani stanziati tra Centro e Sud America non prevedeva grandi consumi di carne animale: in quelle regioni, infatti, non esisteva una varietà di animali paragonabile né all’Europa, né all’America del Nord. Ciò condizionava pesantemente sia lo sviluppo e la resistenza fisica degli uomini, indeboliti da un basso apporto di proteine animali, sia il livello di sviluppo dell’economia rurale, nella quale l’uomo lavorava senza l’aiuto (energia) e le risorse (concimi e alimenti) fornite da buoi e cavalli, maiali e pecore. Questi fattori naturali determinarono lo sviluppo di tecniche per lo sfruttamento dell’acqua, ma non motivarono particolari metodologie per lo sfruttamento dei campi, né l’utilizzo di strumenti come l’aratro per dissodarli e seminarli in profondità. In campo scientifico e tecnologico si nota l’arretratezza tecnologica rispetto alle civiltà mediterranee: agli Amerindi erano infatti sconosciuti sia la ruota sia la lavorazione del ferro, ma finissime erano le competenze matematiche e astronomiche.

Patate e pomodori Se consideriamo il largo consumo, oggi, di patate e pomodori sembra strano non siano nati in Europa. Eppure è così, e non solo: trascorsero circa due secoli dal loro ingresso nel Vecchio continente prima di comparire sulle tavole. Nel Cinquecento, gli europei provarono a mangiare le foglie della patata ma riscontrarono la loro tossicità; il consumo del tubero ebbe inizio all’incirca nel XVIII secolo durante le grandi carestie che colpirono il continente.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea nel testo la frase che si sofferma sulle conseguenze sociali della dieta alimentare tipica delle popolazioni amerinde.

Il pomodoro si adattò ai climi mediterranei solo grazie a interventi botanici che modificarono il frutto della pianta da giallo-oro al rosso che conosciamo; prima del Settecento era coltivata solamente a scopo ornamentale!

Dulcis in fundo… Oggi presente in molte preparazioni dolciarie, il cacao fu importato dal Messico dove veniva utilizzato (amaro) in riti religiosi oppure come medicina o talvolta come moneta. Anche il cacao, e soprattutto la cioccolata ricavata da esso, fecero la loro comparsa sulle tavole di ricchi aristocratici a partire dal XVIII secolo.

Lezione 4 ( L’America precolombiana

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LEZIONE LEZIONE

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2 Le civiltà centro-americane: i Maya e gli Aztechi

I caratteri della civiltà dei Maya Fin dal 2000 a.C., nell’attuale Messico meridionale e nelle regioni immediatamente a sud, si erano stanziati i Maya, uno dei più antichi popoli della regione. Essi diedero vita a una civiltà fiorente, come testimoniano gli eccezionali reperti archeologici che sono stati ritrovati nelle foreste dell’odierno Guatemala. I Maya non formarono un grande impero territoriale unitario, ma erano organizzati in città-stato tra loro indipendenti e governate da sacerdoti. Le principali erano Tikal, Copán e Palenque, centri religiosi e politici. Queste città si sviluppavano intorno a templi posti sulla cima di imponenti ed eleganti piramidi a gradoni, simili a quelle che costruirono sia i popoli della Mesopotamia, sia gli Egizi. I Maya si dedicavano soprattutto all’agricoltura, ma praticavano anche fiorenti attività commerciali. Possedevano inoltre profonde conoscenze matematiche (avevano un proprio sistema di numerazione) e astronomiche e una loro forma di scrittura. La religione era politeista: le divinità erano elementi della natura come il sole, la pioggia, la luna, il mais.

Dai Maya ai Toltechi Statuetta maya in argilla.

La civiltà maya raggiunse il suo massimo sviluppo tra la metà del IV e la fine del IX secolo d.C., quando un evento ancora sconosciuto spinse i Maya ad abbandonare il territorio originario di stanziamento e a spostarsi nel Nord della penisola dello Yucatán. Qui essi dovettero lottare contro un popolo invasore proveniente da territori più settentrionali, i Toltechi, che li assoggettarono militarmente, ma ne assimilarono la cultura.

LAVORO SULLA FONTE Il tempio del Giaguaro Gigante L’immagine mostra il tempio del Giaguaro Gigante di Tikal, in Guatemala. I Maya erano soliti costruire grandi piramidi a gradoni sulla cui cima era situato il tempio. L’abilità architettonica di questo popolo ricorda quella dei popoli mesopotamici e degli Egizi. Anche quest’ultimi, infatti, prima delle note piramidi a pareti lisce, costruirono piramidi a gradoni. Rispondi alle domande. 1. Osserva la foto: dove conduce la lunga scala centrale? ...................................................................................................................................................................

2. Sai dire in che cosa si differenziava la funzione delle piramidi mesopotamiche e maya da quelle egizie? ................................................................................................................................................................... ................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................

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Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali


L’impero degli Aztechi Attorno all’anno Mille, in Messico si stabilirono gli Aztechi, un popolo nomade proveniente da nord. La loro eccezionale abilità militare permise loro di sottomettere i popoli vicini e di dare vita a un grande impero. La capitale dell’Impero azteco era Tenochtitlán, una città costruita nel 1325 su alcune isolette del lago Texcoco, sui cui resti oggi sorge Città del Messico. Nel XVI secolo, quando gli spagnoli giunsero nell’America centrale, l’Impero azteco, sotto la guida dell’imperatore Montezuma II, dominava le regioni degli altipiani e quelle affacciate sul golfo del Messico. La forza militare azteca, però, non fu sufficiente a sostenere l’urto dei soldati europei. La società azteca, infatti, era divisa al suo interno in gruppi etnici diversi in conflitto tra loro e ciò costituì un fattore di debolezza quando arrivarono gli spagnoli.

COMPRENDO IL TESTO Quale fattore sottrasse efficacia alla grande forza militare azteca? a La grandezza dell’impero. b La mancanza di unità etnica. c La fragilità organizzativa dell’esercito.

I caratteri della civiltà azteca Gli Aztechi erano politeisti e attribuivano una grandissima importanza alla religione; adoravano il dio del Sole, il dio della guerra (Huitzilopochtli) e il dio della saggezza e della civiltà (Quetzalcoatl) e a essi offrivano sacrifici umani. La loro economia era basata soprattutto sull’agricoltura. Come i Maya, possedevano una propria scrittura della quale conserviamo traccia grazie a preziosi manoscritti giunti fino a noi. Anche gli Aztechi, infine, elaborarono forme di arte e architettura raffinate.

esti di colonne pilastri e sculture raffiguranti guerrieri che sorreggevano il tetto del tempio dedicato a uet alcoatl a ula l antica capitale dei oltechi in essico.

Il dio della guerra Huitzilopochtli è rappresentato come un guerriero, rivestito con un manto colorato e un elmo piumato, simbolo del potere. Il dio della saggezza e della civiltà Quetzalcoatl è rappresentato come un serpente piumato. ui è raffigurato nell’atto di divorare un uomo.

Lezione 4 ( L’America precolombiana

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LEZIONE LEZIONE

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3 La civiltà delle Ande: gli Inca L’impero degli Inca COMPRENDO IL TESTO Completa la seguente piramide con la gerarchia sociale e politica degli Inca.

Gli Inca erano abilissimi artigiani: lavoravano oggetti ornamentali di metallo sbalzato, decorato con motivi geometrici o antropomorfi e arricchiti con oro o pietre preziose.

Nell’America meridionale, sugli altipiani e sulle altissime vette della cordigliera delle Ande, a partire dal XIII secolo si sviluppò la grande civiltà degli Inca. All’inizio del XV secolo gli Inca avviarono una politica espansionista che li portò a sottomettere i popoli vicini e a dar vita a un vero e proprio impero. L’Impero inca era diviso in quattro grandi regioni e governato da una rigorosa gerarchia: • al vertice c’era l’imperatore, era l’Inca (cioè il figlio del Sole) e incarnava nella sua persona il potere politico, religioso e militare; • sotto di lui c’erano i governatori, appartenenti alla stessa famiglia dell’imperatore, che amministravano le province; • alle loro dipendenze, infine, c’era un corpo d’ispettori che agivano sul territorio e riferivano all’autorità centrale. Le città erano spesso circondate da robuste mura ed erano disposte a terrazze, così da adattarsi alla morfologia dei rilievi andini. Gli Inca erano abilissimi ingegneri: crearono un’ampia ed efficiente rete stradale che collegava la capitale, Cuzco (a circa 3 400 metri d’altitudine, nell’attuale Perù), con le regioni più lontane dell’impero, ma soprattutto seppero realizzare un avanzato sistema di canalizzazione che permetteva di convogliare le acque dei fiumi e dei torrenti. A differenza dei Maya e degli Aztechi, gli Inca non conoscevano la scrittura; come loro, invece, adoravano quali divinità elementi e forze della natura.

L’economia si conforma al territorio Le comunità agricole inca erano piuttosto sviluppate, grazie anche agli interventi di terrazzamento dei pendii per renderli adatti alla coltivazione. I territori degli Inca erano costituiti da tre fasce dove, a seconda dell’altitudine, si praticavano attività diverse: • una prima fascia di pianure, dove si coltivava il cotone; • una seconda fascia di altipiani, in cui si coltivavano patate e mais; • una terza fascia di montagne, dove pascolavano i lama (oltre i 3500 metri di altitudine). La pesca e le colture irrigue erano praticate lungo le coste. Gli Inca non conoscevano l’uso della moneta: i beni prodotti venivano raccolti e distribuiti dall’autorità centrale. Un terzo serviva per il mantenimento dell’imperatore, dell’esercito e di chi non era in grado di mantenersi, un terzo era destinato ai religiosi e l’altro terzo al soddisfacimento dei bisogni popolari.

Dei lama, animali tipici della cordigliera andina, sugli antichi terrazzamenti del Machu Picchu, il sito archeologico inca situato a 2 430 metri d’altitudine.

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Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali


LAVORO SULLA CARTA Le principali civiltà amerinde La carta mostra le aree del continente americano nelle quali si svilupparono le civiltà amerinde: gli Aztechi in Messico, i Maya nella penisola dello Yucatan, gli Inca lungo la costa occidentale dell’America del Sud. Rispondi alle domande. 1. Su quali Stati odierni gli Inca estesero la maggior parte del loro impero? ................................................................................................................................... ...................................................................................................................................

2. Su quali, invece, erano collocati Maya e Aztechi? ...................................................................................................................................

3. Confrontando questa carta con una carta fisica dell’America latina, quale impero era situato in un territorio prevalentemente montuoso? ...................................................................................................................................

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Collega correttamente le definizioni nella colonna di sinistra ai termini nella colonna di destra. 1. Avevano città-stato governate da sacerdoti, costruivano templi sulla sommità di piramidi e conoscevano la scrittura.

a. Aztechi

2. Erano un popolo di combattenti e crearono un grande impero; praticavano sacrifici umani e conoscevano la scrittura.

b. Inca

3. Il loro impero era diviso in quattro regioni; disponevano di una rete stradale e di un efficiente sistema di canalizzazione; non conoscevano la scrittura.

c. Maya

2. Elabora un breve testo sulle differenti modalità di sfruttamento delle colture, tra europei e Amerindi nel XV-XVI secolo, utilizzando la seguente scaletta. Dissodamento del terreno con aratro trainato da buoi – Concimazione – Coltivazione del mais – Intervento umano poco necessario – Mancanza di presupposti per l’invenzione di strumenti agricoli

Mi oriento nel tempo 3. Completa la linea del tempo.

....................

a.C.

I Maya si stabiliscono nel .................... del Sud

800 d.C. Massimo sviluppo della civiltà ....................

1000 d.C. Gli .................... si stabiliscono in Messico

Lezione 4 ( L’America precolombiana

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù

I libri sacri dei Maya I Maya ci hanno lasciato un’eredità culturale preziosissima: non solo raffinate costruzioni architettoniche ma, grazie al loro elaborato sistema di scrittura, anche alcuni testi sacri che in qualche caso, fortunosamente, sono giunti sino a noi.

1

UNA CIVILTÀ CULTURALMENTE RICCA

La civiltà dei Maya si sviluppò lungo un arco storico di 3000 anni su un territorio molto ampio e per nulla uniforme, caratterizzato dalla presenza di coste e alte montagne, zone aride e zone umide, estese in una regione che attualmente comprende gli Stati dell’Honduras, del Belize, del Guatemala, del Salvador e della regione messicana dello Yucatán. I Maya, insomma, non vanno considerati come un popolo unitario, ma come una specie di federazione di popoli, delle cui diverse espressioni artistiche e culturali troviamo ampia traccia in siti archeologici, destinati a unificarsi nel I millennio d.C. formando la raffinata civiltà dell’America centrale.

Sito archeologico di Palenque nello Stato messicano del Chiapas.

l aracol l edificio ma a che fungeva da osservatorio astronomico, nel complesso archeologico di Chichén Itzá in Messico.

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Unità 10 1 ((Scoperte geografiche e imperi coloniali


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IL POPOL VUH E IL CHILAM BALAM

Una meravigliosa testimonianza della complessa identità culturale dei Maya è rappresentata dai diversi libri sacri: il Popol Vuh («libro della comunità» o «del consiglio») dei Maya Quiché del Guatemala e il Chilam Balam dei Maya dello Yucatán. Nel Popol Vuh i Maya Quiché raccontavano la formazione e la storia antica del loro popolo, dando conto delle migrazioni e degli scambi con le popolazioni vicine (Olmechi, Toltechi e Maya dello Yucatán). Il libro inizia con il mito della creazione maya, poi prosegue con le storie di due eroi gemelli, figure salienti della mitologia dei Maya; infine viene narrata la fondazione e la storia del regno quiché, per mostrare come il potere della famiglia reale provenga dagli dei. Così inizia il Popol Vuh: «Questo è il racconto di come tutto era sospeso, tutto calmo, in silenzio; tutto immobile, tranquillo, e la distesa del cielo era vuota. Questo è il primo racconto, la prima narrazione. Non c’era né uomo, né animale, né uccello, né pesce, né granchio, né albero, né pietra, né cave, né gole, né prati, né foreste: c’era solo il cielo». Il Chilam Balam era un testo sacro un po’ diverso: erano dodici quaderni in cui racconti mitologici si accompagnavano a cronache storiche dei periodi precedenti l’invasione spagnola e la successiva colonizzazione e a profezie.

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Esistono nove libri del Chilam Balam. Il Chilam Balam Tekax (particolare in foto) tratta di astronomia, astrologia ed erboristeria.

IL POPOL VUH TRADOTTO: STORIA DI UN SALVATAGGIO

Quando gli spagnoli conquistarono il Guatemala, oltre a proibire alle popolazioni locali di praticare la propria religione, vietarono anche di parlare la propria lingua e imposero l’uso dello spagnolo. Alcuni sacerdoti maya quiché, allora, nel tentativo di mantenere in vita le antiche tradizioni, trascrissero di nascosto il Popol Vuh in latino. Nel 1702 il sacerdote spagnolo Francisco Ximénez (1666-1729) trovò nella cittadina di Chichicastenago, in Guatemala, una di queste copie e vi aggiunse anche una traduzione in castigliano. Questo testo fu poi ritrovato alla metà dell’Ottocento a Città del Guatemala e finalmente pubblicato con traduzioni in inglese e francese.

Una pagina del Popol Vuh tradotto da Ximénez. Il manoscritto oggi è conservato in una biblioteca di Chicago.

Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali

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LEZIONE

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La nascita degli imperi coloniali

1 La conquista spagnola I conquistadores Conquistadores Parola spagnola che significa «conquistatori». Erano avventurieri, finanziati dai sovrani oppure da privati, che avevano al loro servizio piccoli eserciti.

A partire dai primi anni del XVI secolo la monarchia spagnola organizzò e finanziò numerose spedizioni verso il Nuovo mondo allo scopo di prendere stabile possesso di nuovi territori e sfruttarne le risorse minerarie e agricole. Il compito fu spesso affidato ad avventurieri, i cosiddetti conquistadores. I conquistadores si mostrarono spesso crudeli e privi di scrupoli nei confronti delle popolazioni indigene e furono loro, nel corso del XVI secolo, i protagonisti della colonizzazione dell’America centrale e meridionale.

Cortés conquista il Messico Uno dei primi conquistadores è considerato lo spagnolo Hernán Cortés (14851547). Nel 1519 egli partì per il Messico, la «terra dell’oro» di cui tanto si fantasticava in Europa. Quando giunse in Messico, gli Aztechi subito accolsero benevolmente gli spagnoli: secondo una leggenda, una profezia annunciava loro l’arrivo di un dio dal mare e, pertanto, i nuovi venuti furono accolti come divinità. L’atteggiamento ospitale cambiò solo quando compresero che i conquistadores volevano sottometterli e conquistare le loro terre. La reazione di Cortés fu spietata: assediò Tenochtitlán, la capitale, e uccise l’imperatore Montezuma II (1466-1520). Nel 1522 la conquista del Messico era quasi conclusa e l’Impero azteco era definitivamente abbattuto.

Monumento a Hernán Cortés a Medellin, sua città natale, in Spagna.

enochtitl n fu la capitale dell’Impero azteco. Fondata nel 1325, sorgeva su un isola nel lago di e coco nell’attuale Messico centrale.

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Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali


Diversi fattori contribuirono alla vittoria di Cortés: • sul piano militare disponevano di armi tecnologicamente superiori: le lance e gli archi degli Aztechi non potevano reggere il confronto con i moschetti e i cannoni degli europei; inoltre, grazie ai cavalli, animali sconosciuti agli indigeni, gli spagnoli potevano muoversi molto più velocemente; • sul piano politico, i conquistadores furono molto abili nel dividere il fronte amerindo stringendo alleanze con popolazioni che desideravano liberarsi dalla dominazione azteca; • moltissimi indigeni, infine, morirono a causa delle nuove malattie portate dall’Europa, che il loro sistema immunitario non riusciva a contrastare.

COMPRENDO IL TESTO Completa la seguente frase relativa ai popoli precolombiani o amerindi. Gli Amerindi erano militarmente inferiori agli spagnoli perché non .......................................................................... ..........................................................................

Gli spagnoli penetrano nell’America meridionale Gli spagnoli avevano conquistato il Messico con relativa facilità e ciò li spinse a continuare la penetrazione e la conquista di nuovi territori. Nel 1531 un altro conquistador, il capitano Francisco Pizarro (1475-1541), sbarcò in Perù alla testa di un piccolo esercito di soli 180 uomini. Sulle montagne andine si scontrò con gli Inca, avendone la meglio. Alla fine del 1533, dopo aver ucciso il sovrano Atahualpa (1497-1533), Pizarro fece il suo ingresso trionfale nella capitale Cuzco. Gli Inca cercarono di resistere agli invasori e continuarono a combattere: la loro resistenza fu definitivamente spezzata solo nel 1572, con la decapitazione del sovrano Tupac Amaru (1545-1572). La spedizione di Pizarro permise alla Spagna di prendere possesso di vasti territori, corrispondenti agli Stati attuali del Perù e dell’Ecuador, oltre alla parte settentrionale del Cile.

Monumento equestre di Francisco Pizarro nella sua città natale, ru illo in pagna.

u co in er è stato dipinto in questi ultimi anni un enorme murales, di cui vedi un particolare, con la storia del popolo inca fino alla sconfitta su ita per mano dei conquistadores.

Lezione 5 ( La nascita degli imperi coloniali

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LEZIONE LEZIONE

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2 La colonizzazione spagnola in America

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea le novità introdotte dagli spagnoli nell’agricoltura amerinda.

Gli spagnoli organizzano l’economia del Nuovo mondo Dal punto di vista politico-amministrativo, le colonie spagnole erano governate da viceré, funzionari statali che agivano in rappresentanza del sovrano di Madrid. Dal punto di vista economico, gli spagnoli cambiarono radicalmente le abitudini secolari dei contadini indigeni sostituendo le coltivazioni locali di cereali e ortaggi con quella, molto più redditizia, della canna da zucchero; inoltre, introdussero l’allevamento del bestiame, prima quasi sconosciuto.

Le encomiendas sono lo strumento dello sfruttamento economico La Spagna introdusse nel Nuovo mondo il sistema dell’encomienda («affidamento»). Il viceré assegnava a ogni colono spagnolo un lotto di terra, compresi gli indigeni che vi abitavano: gli indios infatti venivano considerati come parte dell’encomienda ed erano costretti a lavorare per il colono, come avveniva nel Medioevo europeo con i servi della gleba. I ritmi e le condizioni di lavoro erano, specialmente all’inizio della colonizzazione, disumani; non meno disperate erano le condizioni di lavoro nelle miniere di argento e di mercurio. Sebbene tra i compiti dei coloni ci fossero la protezione e l’evangelizzazione dei propri contadini, la dura realtà del lavoro servile fu alla base di un autentico genocidio.

L’organizzazione di una encomienda.

Tempio degli indios Porto

Monastero

Villaggio degli indios

Campi coltivati

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Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali


La catastrofe di una civiltà

LAVORO SULLA LINGUA

La colonizzazione spagnola fu per le civiltà indigene dell’America una vera e propria catastrofe. Gli indios, considerati da tanti più simili ad animali che a esseri umani, furono obbligati con la forza ad abbandonare la propria cultura, la propria religione e la propria lingua per convertirsi al cristianesimo e imparare lo spagnolo. Si calcola che la colonizzazione causò nel giro di alcuni decenni la scomparsa di decine di milioni di indios, che morirono per svariate ragioni: • negli scontri militari con i conquistadores; • a causa delle nuove malattie portate dall’Europa; • di stenti per il duro lavoro a cui erano obbligati nelle grandi piantagioni coloniali o nelle miniere. Solo poche personalità si opposero a questo genocidio. Fra queste, il più noto fu il domenicano Bartolomé de Las Casas (1484-1566).

DENTRO LA STORIA Uomini o no? Le grandi civiltà precolombiane erano cresciute per secoli nel reciproco isolamento e avevano raggiunto punte di altissimo sviluppo culturale, specie in campo matematico e astronomico. Nonostante il loro alto grado di sviluppo, esse vennero però letteralmente distrutte dall’incontro con i conquistadores spagnoli.

Indios: popolazioni annientate e schiavizzate Per le popolazioni precolombiane l’impatto con i conquistadores spagnoli fu devastante. Fin da subito, i coloni ridussero gli indigeni a una condizione di schiavitù, costringendoli a piegarsi al duro lavoro delle piantagioni o delle miniere. La ferocia mostrata dai colonizzatori indusse la Chiesa spagnola ad aprire un vivace dibattito sul modo in cui dovevano essere trattati gli indios. La stessa monarchia, del resto, aveva cercato di regolamentare in qualche modo i rapporti di lavoro attraverso le encomiendas e riconoscendo agli indigeni costretti ai lavori forzati una quota minima di diritti. Il tentativo di legittimare lo sfruttamento e la schiavitù Era giusto sottomettere gli indios e ridurli alla schiavitù? Umanisti ed ecclesiastici spagnoli aprirono una vivace discussione sulla «natura» degli indios: ci si poneva persino la domanda se essi avessero un’anima e potessero essere considerati «uomini». Il dotto umanista Juan Ginés de Sepúlveda (1490-1573) sostenne che gli

Scrivi i verbi con cui è presentato lo sradicamento degli indios dalla loro cultura operato dai conquistadores. ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

Genocidio Distruzione, eliminazione pianificata di un popolo per motivi etnici, religiosi o razziali.

indigeni fossero da paragonare a bestie e come tali andassero trattati. A dimostrazione della sua tesi portava il fatto che gli indios non si erano opposti ai conquistadores e, anzi, li avevano accolti benevolmente. Era pertanto legittimo che, data la loro presunta inferiorità naturale («homuncoli»), essi fossero naturalmente servi di chi invece era più forte e più capace. Era dunque opera meritoria costringerli con la forza ad adattarsi alla superiore civiltà cristiana. Un’opinione controcorrente Non tutti gli europei concordavano con l’opinione di Sepúlveda. Il frate domenicano Bartolomé de Las Casas (14841566), per esempio, pensava che gli indios fossero esseri umani meritevoli di rispetto, la cui dignità non doveva essere calpestata. Egli scrisse: «Tutte queste genti Iddio le creò del tutto semplici, senza malizia, né doppiezza, obbedientissime, fedelissime ai loro Signori e ai cristiani […] non sono rissose, non querule, non parlano alle spalle, non provano odio né desiderio di vendetta […]. Sono inoltre genti poverissime, che posseggono poco e non vogliono possedere altri beni materiali: perciò non sono superbe, ambiziose o avare […]. Anche il loro intelletto è puro e vivace, sono molto capaci, e docili in ogni buona dottrina, molto propensi a ricevere la nostra santa fede cattolica e ad apprendere costumi virtuosi».

Ritratto di Bartolomé de Las Casas.

Lezione 5 ( La nascita degli imperi coloniali

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LEZIONE LEZIONE

15

3 Il Portogallo nel Nuovo mondo Il vicereame del Brasile Mentre gli spagnoli costruirono un vero e proprio impero coloniale, i portoghesi costituirono un proprio vicereame nella fascia costiera del Brasile, che il trattato di Tordesillas assegnava al regno lusitano. All’inizio, queste aree furono sfruttate per la coltivazione della canna da zucchero e per il legno chiamato brazil, da cui si ricavava una sostanza rossastra per tinteggiare le stoffe. Solo alla fine del XVII secolo la scoperta di ricchi giacimenti di argento aumenterà il valore economico di quei possedimenti. Anche sotto il dominio portoghese gli indios, duramente sfruttati nelle piantagioni, subirono un drammatico calo demografico. Per questa ragione gli europei decisero di integrare la scarsa manodopera locale con nuova manodopera, più forte e resistente: quella degli schiavi africani.

Inizia la tratta degli schiavi Schiavi che spaccano pietre per estrarne diamanti, in Brasile.

Il commercio di schiavi era già praticato da secoli dai mercanti arabi a danno delle popolazioni dell’Africa subsahariana. Col tempo, anche i navigatori portoghesi avevano cominciato a praticare questa attività. Dopo la conquista dei territori americani e la presa d’atto che gli indios non garantivano prestazioni all’altezza dei bisogni dei colonizzatori, gli schiavi neri divennero una «merce» preziosissima, che alimentò un intenso commercio di proporzioni sempre maggiori. I mercanti di schiavi portoghesi acquistavano la «merce» umana da mercanti africani in cambio di merci di scarso valore o di armi. Una volta trasportati in America, li vendevano sia ai proprietari terrieri portoghesi, sia a quelli spagnoli in cambio di merci e metalli preziosi, che poi rivendevano in Europa. Gli schiavi neri venivano impiegati nelle piantagioni e spesso affiancavano o sostituivano gli indios sterminati dalla fatica e dalle malattie.

Giovani africani catturati e legati per essere venduti ai mercanti europei come schiavi.

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Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali


LAVORO SULLA FONTE Mitigare i mali della conquista, della colonizzazione, dell’avidità Nel volume L’Europa del Cinquecento, edito da Laterza, gli storici H.G. Koenigsberger, George L. Mosse e Gerard Q. Bowler, mettono in luce come l’espansione portoghese in altri continenti alla ricerca di oro, schiavi e vantaggiosi traffici commerciali fosse in parte giustificata dalla volontà di combattere gli arabi, da una parte, e di convertire gli atei. Tutto ciò era legittimato dai papi del XV secolo, e tale spinta si tradusse in crudeltà ed efferatezze che alcuni religiosi tentarono di mitigare. Tuttavia vi furono alcuni portoghesi, specialmente domenicani e gesuiti, che cercarono di mitigare i mali peggiori prodotti dalla conquista, dalla colonizzazione e dall’avidità. Il loro più grande successo lo ottennero forse in Brasile, dove […] si prodigarono per […] istruire sia i bambini bianchi che quelli di colore, e riformare la morale e i costumi dei colonizzatori europei, “che […] erano propensi a fondarsi sulla teoria che a sud dell’equatore non esistessero più i dieci comandamenti”. Rispondi alle domande. 1. Chi sono i domenicani e i gesuiti? Aiutati, se non lo sai, con un dizionario o una ricerca in internet. .....................................................................................................................................................................................................................................................................................................

2. Che cosa facevano a favore delle persone di colore? .....................................................................................................................................................................................................................................................................................................

3. Che cosa significa la frase riferita ai costumi dei colonizzatori europei «propensi a fondarsi sulla teoria che a sud dell’equatore non esistessero più i dieci comandamenti»? .....................................................................................................................................................................................................................................................................................................

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. spagnolo – portoghese – canna da zucchero – tratta degli schiavi – cristianesimo – Brasile – argento – Cortés – Pizarro ..........................................

conquista il Messico

..........................................

conquista il Perù

Impero coloniale ...................................................: rende schiavi gli indigeni, sfrutta le miniere di ................................................. e di mercurio, converte a forza gli indigeni al ...............................................

Conquista del ..........................................

Impero coloniale ...................................................: sfrutta la ................................................... e il legno, pratica la ................................................... dall’Africa

2. Collega ciascun nome nella colonna di sinistra alla descrizione che lo riguarda nella colonna di destra. 1. Hernán Cortés

a. Conquistatore spagnolo del Perù.

2. Montezuma II

b. Re inca decapitato nel 1572.

3. Atahualpa

c. Sovrano azteco ucciso nel 1520.

4. Tupac Amaru

d. Conquistatore spagnolo del Messico.

5. Francisco Pizarro

e. Domenicano spagnolo difensore degli indios.

6. Bartolomé de Las Casas

f. Re inca ucciso nel 1533.

Lezione 5 ( La nascita degli imperi coloniali

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Convivenza e diversità La diversità, spesso, fa paura. Chi non conosciamo, chi vive in modo diverso rispetto alle nostre abitudini, ci inquieta e ci spaventa, ci sembra non solo diverso, ma anche peggiore, inferiore. I Greci e i Romani chiamavano «barbari» (cioè balbuzienti) chi non parlava la loro lingua. Con questa parola esprimevano disprezzo per esseri umani che consideravano inferiori. Imparare a convivere pacificamente fra uomini e donne diversi è oggi la sola risposta possibile al razzismo.

IL PASSATO: LA SCOPERTA DELLA DIVERSITÀ

Il contatto con gli indios Una delle esperienze più importanti di relazione fra culture e persone «diverse» risale ai tempi della scoperta del Nuovo mondo da parte degli europei. Quando i conquistadores spagnoli giunsero nelle Americhe, infatti, entrarono in contatto con popoli indigeni: i cosiddetti popoli pre-colombiani, completamente diversi da loro, ma certamente evoluti sul piano politico, culturale e artistico. Ciò nonostante, i Maya, gli Inca, gli Aztechi spesso furono considerati non-uomini. Nel Novecento è nata una scienza, chiamata antropologia culturale (dal greco àntropos, «uomo»), che studia tutti gli esseri umani (dagli abitanti delle grandi metropoli del mondo occidentale alle comunità indigene dei piccoli villaggi dell’Amazzonia) dal punto di vista culturale e sociale. Quando gli antropologi studiano lo stile di vita di un avvocato di New York laureato in una prestigiosa università e quello di un contadino analfabeta delle Ande non considerano l’uno «migliore» dell’altro, ma lo giudicano semplicemente «diverso», cioè espressione di una cultura differente.

Che cos’è la cultura? Nel linguaggio quotidiano, parlando della «cultura» di una persona, generalmente vogliamo dire che quella persona ha tante conoscenze, ha studiato; insomma, che non è «ignorante». Il concetto non è sbagliato, ma non esaurisce tutti i significati della parola «cultura».

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Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali

Gli antropologi, infatti, chiamano «cultura» l’insieme dei modi di vivere, di pensare, di organizzare la famiglia di un certo gruppo sociale. Oggi nessuna persona di buon senso direbbe che la cultura dei giapponesi è superiore o inferiore a quella degli indiani: riconoscerebbe solo che sono due culture diverse. I conquistadores, però, non erano antropologi (anche se qualcuno si sforzò di capire le genti con cui entrava in contatto); erano avventurieri, uomini d’arme che trattarono gli indigeni al pari di bestie. Anche gli uomini di Chiesa si divisero tra chi considerava gli indigeni come animali e chi, invece, pensava che fossero anch’essi figli di Dio.

GLI «ALTRI» NEL MONDO CONTEMPORANEO

Più vicini, eppure, a volte, ancora troppo lontani Oggi, nella realtà del mondo globale, le diverse culture umane spesso entrano in contatto fra loro e persino si mescolano, si rendono familiari l’una all’altra. Fino a pochi decenni fa, un giovane di Pechino poteva apparirci quasi come un abitante di un altro mondo, mentre oggi quel giovane vive, più o meno, come un suo coetaneo di Roma, Parigi o Berlino. La moda, lo sport, la musica, il cinema e soprattutto internet hanno ridotto le distanze e creato una cultura comune capace di superare gli spazi e le frontiere. L’«altro» non è più un «marziano». Eppure, ancora oggi, il contatto con persone diverse genera spesso paura e diffidenza e, nel peggiore dei casi, reazioni di ostilità e di razzismo.


L’arrivo di migranti provenienti da Paesi lontani causa spesso, nei cittadini dei Paesi ospitanti, fenomeni di rigetto, episodi di rifiuto e di chiusura. L’altro, il «diverso», viene visto come pericolo o come minaccia al proprio stile di vita e al proprio benessere. La convivenza fra persone di culture diverse pone certamente seri problemi culturali, sociali ed economici, ma occorre comprendere che essa non solo è necessaria, ma possibile purché non si dimentichino alcuni princìpi: • il rispetto (quello reciproco e quello delle regole giuste); • la tolleranza; • l’idea che tutti possono diventare cittadini con eguali diritti e doveri.

Diversità e diritti nella Costituzione I princìpi che ispirano le leggi del nostro Paese sono, in merito, molto chiari. A tale riguardo, riportiamo due importanti articoli della Costituzione, l’articolo 3 e l’articolo 19. «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (articolo 3). «Tutti hanno diritto a professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e inoltre di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume» (articolo 19).

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente.

ro stranie

barbari

azzi mo

ostilità

inte

azione

condivisione a

o

ienza

to e anza

inte azione multiculturale

apertura a

ianza

i fi enza

inte azione interculturale ate anza

o scambi

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. Che cos’è la «cultura» secondo gli antropologi? 2. L’articolo 3 della Costituzione italiana parla di «pari dignità sociale». Che cosa significa secondo voi questa espressione?

Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali

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SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 1

Le grandi esplorazioni via mare

BES

L’avanzata dei Turchi ottomani rese pericolose le vie tra l’Europa e l’Oriente. Nuove tecniche e strumenti per la navigazione permisero di esplorare rotte sconosciute: tra il 15° e il 16° secolo i traffici commerciali con l’Asia si spostarono nell’oceano Atlantico. Lezione 2

Asia e Africa tra 15° e 16° secolo

All’inizio del 16° secolo l’Impero ottomano raggiunse la sua massima espansione sottomettendo la Penisola balcanica. In India i Moghul crearono un prospero Impero indiano-musulmano. In Cina dal 1368 regnava la prestigiosa dinastia Ming, mentre in Giappone, dove vigeva ancora il sistema feudale, gli shogun instaurarono governi di tipo militare. L’Africa, bacino di schiavi e di oro, era divisa in due: l’Africa bianca a nord e l’Africa nera a sud, dove esistevano grandi e antichi regni. Lezione 3

La scoperta del Nuovo mondo

Il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo, convinto di raggiungere le Indie attraverso una rotta occidentale, approdò sul continente americano. L’America deve il suo nome ad Amerigo Vespucci, che per primo si accorse di aver raggiunto un «Nuovo mondo». Nel 1520 Ferdinando Magellano circumnavigò l’America meridionale; la sua spedizione proseguì compiendo, per la prima volta, il giro intorno al mondo. Con il trattato di Tordesillas i portoghesi e gli spagnoli si divisero il controllo dei territori oltremare. Lezione 4

L’America precolombiana

Nel continente americano vivevano civiltà evolute come i Maya, esperti di matematica e astronomia, e gli Aztechi; nel Sud America vivevano gli Inca, un popolo avanzato dal punto di vista politico, urbanistico ed economico. Lezione 5

La nascita degli imperi coloniali

L’America fu colonizzata dai conquistadores. Hernán Cortés conquistò il Messico nel 1522, Francisco Pizarro l’Impero inca in Perù nel 1572. La Spagna sfruttò i possedimenti coloniali sotto tutti i punti di vista e la colonizzazione provocò la scomparsa di decine di milioni di indios. I portoghesi occuparono il Brasile e si servirono di schiavi africani come manodopera.

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Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. Maya – Rotte commerciali – Brasile – Cortés – Inca – Colombo – Asia Ricerca di nuove supportata da Progressi nella navigazione

Studi di geografia e astronomia favoriscono

Espansione in

e in Africa nel 1492 grazie a

………..……………………...............…………..……….......…

SCOPERTA DI UN «NUOVO MONDO» spartito tra Spagna

conquista l’Impero azteco e i territori

Pizarro conquista l’Impero

Portogallo

Occupazione del

Tratta degli schiavi dall’Africa

Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali

41


VE RI FI CA

1. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. L’Impero ottomano rappresentava uno sbarramento per i commerci fra Europa e Asia.

V

F

b. Con l’avanzamento dei Turchi le antiche strade conosciute diventarono pericolose e si cercarono nuove vie di collegamento marittimo con l’Oriente.

V

F

c. Dall’oceano Atlantico si cercò di giungere nell’oceano Indiano circumnavigando l’Africa.

V

F

d. Dal continente africano giungevano spezie sempre più rare.

V

F

e. Tra XIV e XV secolo si diffuse l’uso della bussola, dell’astrolabio e si realizzarono carte geografiche e portolani più precisi.

V

F

f. Le grandi città mediterranee come Genova e Venezia aumentarono i loro guadagni.

V

F

g. L’evangelizzazione forzata degli indios portò alla distruzione dei luoghi di culto preesistenti.

V

F

h. Gli spagnoli monopolizzarono i traffici commerciali che gestivano la tratta degli schiavi.

V

F

i. Le popolazioni precolombiane coltivavano piante sconosciute in Europa.

V

F

2. Completa la tabella riguardante l’India inserendo le informazioni che hai studiato. FONDÒ UN IMPERO

DURATA DELL’IMPERO

…………………………

…………………………

…………………………

…………………………

CLIMA E CONDIZIONI NATURALI

ECONOMIA Agricoltura e allevamento

Manifatture

Commercio

…………………………….…

…………………………….....…

…………………………….…

…………………………….…

…………………………….…

…………………………….....…

…………………………….…

…………………………….…

…………………………….…

…………………………….....…

…………………………….…

…………………………….…

…………………………….…

…………………………….....…

…………………………….…

…………………………….…

…………………………….…

…………………………….....…

…………………………….…

…………………………….…

…………………………….…

…………………………….....…

…………………………….…

…………………………….…

3. Completa il testo relativo al Giappone. Non lontano dal grande Impero cinese, circondato dalle acque del ……………………............……, sorgeva il Giappone. Lì, fra il X e il XIII secolo si era affermata una società di tipo …………………………: l’imperatore concedeva dei privilegi ai suoi fedeli e nobili guerrieri, i quali proteggevano la popolazione che viveva nel territorio a loro affidato. Di questa nobiltà feudale facevano parte i …………………………, che erano dei guerrieri ………………………......…. Con il tempo le famiglie aristocratiche acquistarono un grande potere e finirono per mettere in discussione il potere e il prestigio dell’…………………………. 4. Indica se le affermazioni sono vere o false.

42

a. I navigatori inglesi furono i primi a entrare in contatto con i popoli dell’Africa nera.

V

F

b. Le civiltà africane erano in contatto con i Paesi del Maghreb e con l’Egitto.

V

F

c. Le principali civiltà africane sorgevano nella zona affacciata sull’oceano Indiano e nella zona occidentale, sulla costa atlantica a nord dell’equatore.

V

F

d. Il regno più importante dell’Africa orientale era quello del Ghana.

V

F

e. Il Ghana vendeva ai mercanti dell’Africa settentrionale soprattutto tessuti di seta.

V

F

f. I rapporti del Ghana con i mercanti dell’Africa settentrionale furono sempre pacifici.

V

F

Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali


5. Completa la tabella in modo da ricostruire gli aspetti fondamentali delle civiltà amerinde. LE CIVILTÀ AMERINDE

Maya

Aztechi

Inca

Stato/i attuale/i di stanziamento

Economia

Politica (sistema di governo)

Religione

………………………..… ………………………..…

………………………...

………………………...........

……………………

………………………...

………………………...........

………………………..…

………………………...

………………………...........

………………………..............

………………………...

………………………..…

………………………...

………………………...........

………………………..............

………………………...

………………………..…

………………………...

………………………...........

………………………..............

………………………...

………………………..…

………………………...

………………………...........

………………………..............

………………………...

………………………..…

………………………...

………………………...........

………………………..............

………………………...

………………………..…

………………………...

………………………...........

………………………..............

………………………...

………………………..…

………………………...

………………………...........

………………………..............

………………………...

……………………

……………………

Cultura

Città più importante/i

………………………..............

………………………...

………………………..............

………………………...

6. Metti in ordine cronologico i seguenti fenomeni storici, indicando nelle caselle l’ordine di successione con un numero. Individua poi lo schema che li rappresenti adeguatamente scegliendo tra i modelli proposti. a. Ricerca da parte degli europei di nuove vie per procurarsi spezie, tessuti e altri prodotti. b. Conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi. c. Blocco delle vie commerciali verso Oriente. d. Espansione musulmana. A

B

C

Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali

43


VE RI FI CA

7. Scrivi la definizione dei seguenti termini. a. Indie orientali:

.........................................................................................................................................................................................................................

b. Indie occidentali: c. Subcontinente:

...................................................................................................................................................................................................................

........................................................................................................................................................................................................................

d. Gerarchia:

....................................................................................................................................................................................................................................

e. Indigeno:

.....................................................................................................................................................................................................................................

f. Encomienda:

............................................................................................................................................................................................................................

..............................................................................................................................................................................................................................................................

8. Esegui sulla carta le attività indicate. • Indica sulla carta muta, utilizzando colori diversi, le aree dove si svilupparono le civiltà amerinde. • Realizza poi una legenda per spiegare la tua carta storica.

9. Scrivi sul tuo quaderno un breve testo che illustri le imprese di Cristoforo Colombo. Puoi impiegare la seguente scaletta. • Stato promotore e sostenitore dell’impresa • Inizio, durata e conclusione dell’impresa • Terre che si intendeva raggiungere • Terre realmente raggiunte • Aspettative di ricchezza • Difficoltà dell’impresa • Successive spedizioni • Fine di Colombo

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Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali

soluzioni dell’es 8: da riportare sulla carta


FACCIAMO STORIA INSIEME

Scannati come animali In questa relazione, il domenicano Bartolomé de Las Casas, famoso per le sue posizioni umanitarie nei confronti degli indios, racconta l’orrore e l’assurda violenza di un’azione militare di un manipolo di conquistadores spagnoli in un villaggio indigeno.

[Giunti in un villaggio] all’improvviso uno spagnolo (nel quale si può pensare fosse entrato il demonio) trae la spada dal fodero, e subito gli altri cento fanno altrettanto; e cominciano a sventrare, a trafiggere e a massacrare pecore e agnelli, uomini e donne, vecchi e bambini che se ne stavano seduti tranquillamente lì vicino, guardando pieni di meraviglia i cavalli e gli spagnoli. In pochi istanti, non rimase vivo nessuno. Entrati allora nella grande casa vicina (poiché tutto era venuto alle soglie di essa), gli spagnoli si misero a uccidere, colpendoli di taglio e di punta, tutti coloro che vi si trovavano; il sangue colava dappertutto, come se fosse stata scannata una mandria di vacche […].

COMPRENDO IL TESTO A coppie rispondete alle domande dopo aver letto il testo, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. Che cosa fanno gli spagnoli appena giunti nel villaggio? 2. Che cosa stavano facendo, invece, gli abitanti del villaggio? 3. Chi ispira, secondo il frate che ha scritto questo testo, le azioni degli spagnoli? 4. Rifletti sul documento: la violenza esercitata dagli spagnoli ti sembra commisurata al pericolo che correvano? 5. Da che cosa può dipendere l’uso eccessivo, inutile e mostruoso della violenza indiscriminata?

Tipo di documento: testo, relazione storica Autore: Bartolomé de Las Casas Epoca: XVI secolo

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Nel secolo scorso sono state raggiunte vette inimmaginabili di violenza a danno non solo dei soldati, ma anche delle popolazioni civili. Per questo motivo, dopo il 1945 gli Stati democratici hanno cercato da un lato di stabilire delle regole dei conflitti bellici, dall’altro di istituire degli organismi, come la Corte internazionale di giustizia dell’ONU o la Corte penale internazionale, che potessero intervenire in caso di palesi violazioni del diritto internazionale, soprattutto in presenza di crimini contro l’umanità. 1. Cercate in internet informazioni sui principali casi di violazione dei diritti umani e di crimini contro l’umanità, con riferimento, ad esempio, alle vicende della ex Iugoslavia o al genocidio del popolo armeno. 2. Riflettete in classe: è sufficiente istituire un tribunale perché il diritto venga rispettato? Di quale altro strumento deve dotarsi la comunità internazionale per affermare e tutelare i diritti dell’uomo?

Unità 1 ( Scoperte geografiche e imperi coloniali

45


Economia e politica nel Cinquecento

UNITÀ

2

La scoperta dell’America fa aumentare in modo molto significativo gli scambi commerciali ed economici e dà una dimensione mondiale alla vita sociale, economica e politica europea. I domini dell’imperatore Carlo V comprendono gran parte dell’Europa e le Americhe sottoposte alla colonizzazione spagnola, tanto da far dire che sul suo impero non tramonta mai il Sole . arlo propone una visione universale del potere. l sogno di un impero universale, per , si scontra con gli interessi delle monarchie nazionali europee, specialmente della rancia, e con l’espansione dell’Impero ottomano, che conquista vasti territori dell’ uropa orientale.

1519 Carlo V diventa imperatore

1480

1500 1492 Cristoforo Colombo «scopre» l’America

Che cosa sai già… v L’età umanistica e rinascimentale dà all’uomo una rinnovata

centralità nell’universo e lo rende padrone del proprio destino. v La «scoperta» dell’America schiude le porte della penetrazione occidentale nel continente americano. A pagarne il prezzo saranno le civiltà indigene dei Maya, degli Inca e degli Aztechi. v Le monarchie nazionali si strutturano e si trasformano in attori della scena politica europea.

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1521 I Turchi ottomani conquistano la Serbia

1520 1516

1540 1525 1526-1534

Carlo V re Il re di Francia Prosegue l’espansione di Spagna Francesco I sconfitto dell’Impero ottomano a Pavia da Carlo V


Carlo V, nipote dell’imperatore Massimiliano I e del re di Aragona Ferdinando I, aveva ereditato i domini asburgici e quelli spagnoli, i quali comprendevano anche parte dell’Italia.

All’inizio del XVI secolo il Sacro romano impero comprendeva i domini asburgici di Massimiliano I e principati tedeschi.

Con Solimano I l’Impero ottomano si espanse fino a minacciare i confini del Sacro romano impero.

La Francia era stretta dai possedimenti di Carlo V.

1540

1560

1580

1556

1571

Abdicazione di Carlo V in favore del figlio Filippo II e del fratello Ferdinando

Sconfitta turca nella battaglia di Lepanto

1600

…e che cosa imparerai v I grandi viaggi di scoperta creano una «economia-mondo», un sistema economico e politico che tiene

insieme regioni del mondo distanti fra loro, connesse attraverso una fitta trama di scambi e relazioni. v Grazie a legami dinastici Carlo V diventa prima re di Spagna (e dunque anche dell’impero coloniale americano) e poi, dopo l’acquisizione dei possedimenti asburgici, imperatore di un enorme soggetto politico esteso dall’Europa occidentale a quella orientale. v L’ambizione di Carlo V di dare vita a un «impero universale» si scontra con la resistenza delle monarchie nazionali, specie della Francia. Alla fine Carlo V rinuncia, dividendo l’impero tra la Spagna, affidata al figlio Filippo II, e il mondo austro-germanico, affidato al fratello Ferdinando.

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LEZIONE

6

Commercio planetario ed economia-mondo

1 L’epoca dei grandi commerci COMPRENDO IL TESTO Sottolinea la frase che spiega le ragioni dell’accresciuta importanza degli Stati che si affacciavano sull’oceano Atlantico.

LAVORO SULLA LINGUA Spiega il significato dell’espressione «perdita di centralità», qui usata a proposito del Mediterraneo. ........................................................................ ........................................................................

Il traffico navale nel porto commerciale di Lis ona in un incisione del I secolo.

Il baricentro economico si sposta dal Mediterraneo all’Atlantico La «scoperta» del Nuovo mondo a seguito delle imprese di Cristoforo Colombo e degli altri navigatori europei fece sì che grandi quantità di materie prime, di nuovi prodotti e di metalli preziosi giungessero sui mercati europei. Questo ampliamento del commercio internazionale, che rese disponibili nuove merci e garantì l’accumulo di enormi ricchezze, ebbe importanti e durature conseguenze sugli equilibri economici e politici mondiali. La prima e più significativa fu la crescita d’importanza degli Stati europei che si affacciavano sull’oceano Atlantico. Questi Stati, infatti, potevano utilizzare non solo rotte più brevi per raggiungere l’America, ma anche nuove rotte lungo le coste dell’Africa, aperte dai vari navigatori dopo che i Turchi avevano occupato le regioni mediorientali (ostacolando così i commerci tra Occidente e Oriente). La seconda conseguenza, strettamente legata alla prima, fu che il mar Mediterraneo, che per secoli era stato il cuore della civiltà europea, cominciò a perdere d’importanza e di centralità.

Nuovi protagonisti si affermano sulla scena europea La perdita di centralità del Mediterraneo contribuì alla relativa difficoltà di città come Venezia e Genova, che avevano prosperato proprio grazie agli scambi commerciali lungo le rotte mediterranee, e al crescente successo di altri porti: • nell’Europa del Sud, Lisbona e Siviglia (che fino alla fine del XVII secolo ebbe accesso al mare tramite il fiume Guadalquivir, poi impantanatosi); • nell’Europa continentale e settentrionale, Londra e Anversa. Non si deve però pensare a una decadenza generalizzata delle città italiane: Venezia, per esempio, grazie ad accordi stabiliti con i Turchi e agli stretti contatti con i Paesi Bassi e la Spagna, tornò ben presto a occupare un posto di rilievo nel commercio mondiale.

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Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento


2 Nasce il capitalismo mercantile

I commerci internazionali hanno bisogno di grandi investimenti di denaro I commerci transoceanici assicuravano guadagni enormi, ma per essere effettuati avevano bisogno di grandi investimenti perché i viaggi intercontinentali costavano molto. Servivano infatti grandi capitali per acquistare le imbarcazioni, pagare gli equipaggi e comprare i beni da scambiare. Per questa ragione, sia in Italia sia in altri Paesi europei, il controllo dei commerci mondiali finì nelle mani di un ristretto numero di potenti famiglie di mercanti. Questi grandi mercanti guadagnavano molti soldi. A differenza del passato, però, non si limitavano a risparmiarli in vista di tempi peggiori, oppure a spenderli per acquistare beni di lusso, ma ne reinvestivano gran parte, cioè li spendevano in attività produttive con l’obiettivo di aumentare gli affari e ottenere guadagni ancora maggiori, per esempio, acquistavano più merci da rivendere, aprivano manifatture per realizzare in proprio alcuni prodotti, oppure fondavano banche. Il denaro investito, il «capitale», serviva dunque a generare nuova ricchezza. Il sistema economico che si basa sull’investimento produttivo di denaro viene detto «capitalismo». Poiché a quei tempi le ricchezze erano per lo più investite negli scambi commerciali, si parla a questo proposito di capitalismo mercantile.

Le banche assicurano i capitali da investire

Manifattura

In questa nuova economia, fondata sulla grande circolazione di denaro legata alle attività mercantili, il ruolo delle banche divenne decisivo: le banche, infatti, erano in grado di prestare ai loro clienti grandi somme di denaro per effettuare investimenti. Per concedere i prestiti attingevano al denaro che i loro clienti-risparmiatori depositavano nei loro forzieri, ai quali promettevano un certo interesse. A loro volta, le banche richiedevano degli interessi sul denaro prestato e in questo modo esse stesse si arricchivano enormemente. Persino i sovrani arrivarono a chiedere denaro ai banchieri per finanziare le proprie politiche di potenza: il re di Spagna Carlo V, per esempio, si rivolse per un prestito alla banca tedesca della famiglia Fugger, una delle banche più importanti dell’epoca, in occasione dell’elezione imperiale. itratto di a o ugger eseguito da l recht rer nel .

rontespi io di un volume pu licato nel con informa ioni su commercio interna ionale pesi e misure cam io valute. L illustra ione presenta elementi sim olo del commercio marittimo la nave l ancora e la ussola.

Il nome deriva dall’espressione latina manu facere, ossia «fabbricare», e indica i grandi laboratori artigianali dove il lavoro veniva eseguito manualmente.

LAVORO SULLA LINGUA Completa la frase scegliendo il connettivo logico-causale corretto fra i tre proposti. I sovrani europei s’indebitarono con i banchieri, dal momento che/pertanto/ne deriva che le politiche di potenza richiedevano enormi investimenti.

Lezione 6 ( Commercio planetario ed economia-mondo

49


LEZIONE LEZIONE

16

Cambia la società europea LAVORO SULLA LINGUA Quali aggettivi qualificativi sono riferiti alla classe della borghesia? Dopo averli individuati scrivi il loro significato. ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

Nel XVI secolo la società europea cambiò profondamente. Dal punto di vista politico, nelle grandi monarchie nazionali che si erano formate in Europa, i re cercarono di rafforzare la propria sovranità e di governare senza dover sottostare alla volontà e agli interessi di altri poteri, per esempio quello dell’aristocrazia feudale o della Chiesa. Per realizzare questo obiettivo, cercarono di ridurre al minimo i privilegi e i poteri che gli aristocratici e gli ecclesiastici si erano assicurati durante i secoli precedenti. Da un punto di vista sociale, cambiarono i rapporti fra borghesia e nobiltà. Il grande sviluppo dei commerci, delle banche e degli investimenti di denaro fece emergere la borghesia come classe più dinamica e industriosa. I borghesi aspiravano ad affiancarsi, e persino a sostituirsi, ai nobili nella vita politica.

I rapporti tra nobiltà e borghesia variano a seconda dei Paesi La situazione era molto diversa da Paese a Paese: • in alcuni Paesi l’organizzazione dello Stato era affidata a borghesi, che lavorando come funzionari pubblici erano riusciti a fare carriera e ad accrescere il proprio prestigio sociale; • in Francia e in Spagna i nobili cercarono di difendere la propria superiorità sociale, rifiutandosi, per esempio, di accettare la ricchezza proveniente dalle attività mercantili oppure consumando un’esistenza sfarzosa, completamente estranea ai principi economici della borghesia (lavoro, profitto e investimento); • diversa era la situazione in Inghilterra, dove i nobili non erano un ceto chiuso e non vivevano in modo completamente diverso rispetto ai borghesi: gestivano la terra, si occupavano di commerci e accumulavano ricchezze.

LAVORO SULLA FONTE Il cambiavalute Il pittore fiammingo Quentin Metsys (1466 ca.-1530) dipinse Il cambiavalute e sua moglie. La coppia ritratta, vestita con stoffe pregiate, è seduta a un tavolo su cui sono presenti cristalli, perle e monete sparse. L’uomo, un banchiere, tiene in mano un bilancino; la donna tiene con la mano destra il segno su una pagina di un libro di preghiere miniato. Alcuni critici d’arte ritengono che il pittore abbia voluto contrapporre simbolicamente il sacro e il profano. Rispondi alle domande. 1. In che cosa è impegnato l’uomo con il bilancino in mano? ................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................

2. E la donna? ................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................

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Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento


3 L’economia-mondo L’Europa stabilisce legami con il resto del mondo Tra la fine del XV e l’inizio del XVII secolo l’Europa creò un grande spazio economico costituito da «pezzi» di Asia, America e Africa, che le permise di assicurarsi un grande vantaggio rispetto ad altre regioni del pianeta, dove pure esistevano Stati di grandi dimensioni, spesso caratterizzati da una lunga tradizione di governo (come l’Impero cinese), o da grande forza militare (come l’Impero ottomano). Attraverso una fitta rete commerciale nel Vecchio continente giungevano dai Paesi extraeuropei materie prime e metalli preziosi: dall’Oriente spezie, tè, seta, legname pregiato, dal Nuovo mondo prodotti prima sconosciuti, come per esempio il cacao e il tabacco, oro e argento. Come sai già (vedi Unità 1) gli europei ottenevano dal Nuovo mondo materie prime a basso costo attraverso un drastico sfruttamento delle risorse naturali e umane. Ricorderai anche che la manodopera impiegata nei lavori dei campi e nelle miniere era costituita da indios costretti ai lavori forzati e da schiavi comprati in Africa. Più avanti (vedi Unità 5, Lezione 1) ti saranno descritte le caratteristiche di questo deprecabile commercio che legava l’Europa al continente africano.

COMPRENDO IL TESTO Quali continenti erano compresi nello spazio economico creato dall’Europa? ........................................................................ ........................................................................

Vecchio continente Espressione usata per contrapporre l’Europa al «Nuovo mondo», cioè l’America.

LE ROTTE COMMERCIALI TRA XV E XVII SECOLO

Lezione 6 ( Commercio planetario ed economia-mondo

51


LEZIONE LEZIONE

16

Una rete commerciale che scavalca i confini Questo «spazio» si era creato, come già sai, grazie alle scoperte di nuove rotte marittime avviate da Spagna e Portogallo. Ben presto fu gestito con maggior successo da altri Paesi europei, in particolar modo da quelli in cui, come Inghilterra e Olanda, erano maggiormente sviluppate le attività manifatturiere e commerciali. Le materie prime importate venivano trasformate in prodotti finiti che erano poi venduti anche al di fuori del proprio Paese; i mercanti veicolavano inoltre alcune merci da un Paese all’altro prima di importarne nel proprio. La rete commerciale aveva dimensioni mondiali e diede vita a un’economia che scavalcava i confini degli Stati mettendo in contatto regioni del mondo che le rivalità statali tendevano a dividere e a contrapporre. Per questo motivo si dice che nel XVI secolo nacque una «economia-mondo»: merci, denaro, informazioni, idee circolavano a livello mondiale creando quella rete di scambi mondiali che per certi versi rappresenta una prima versione dell’attuale globalizzazione.

LAVORO SULLA FONTE L’incontro tra popoli diversi L’immagine, dipinta sul pannello di un paravento giapponese, fornisce dati molto interessanti sulle relazioni che si instauravano tra i popoli grazie ai commerci. Kano Domi, un’artista orientale, realizzò l’opera tra il 1593 e il 1600, rappresentando l’arrivo di mercanti portoghesi in Giappone con porcellane, spezie e altri prodotti cinesi. La Cina aveva infatti vietato al Giappone di avere scambi commerciali con le proprie terre, ma la presenza di basi commerciali europee in Estremo Oriente consentiva comunque la circolazione di merci tra i vari Paesi. Come vedevano però i giapponesi questi Nanban, i «barbari provenienti dal Sud»? Un’idea possiamo farcela osservando il dipinto. Rispondi alle domande. 1. Quali elementi dell’abbigliamento caratterizzano gli europei?

................................................................................................................................................................

2. Noti un particolare, nei volti, particolarmente accentuato? .................................................................................................................................................................. 3. La raffigurazione ti appare realistica o caricaturale? .................................................................................................................................................................................. 4. Che cosa sembra denotare l’atteggiamento dei giapponesi sullo sfondo?

...............................................................................................................................

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Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento


Il primato mondiale dell’Europa L’Europa era al centro di questo sistema di relazioni commerciali: alcuni storici hanno parlato per quell’epoca di «miracolo europeo», che fu la premessa della rivoluzione industriale del XVIII-XIX secolo. I Paesi in relazione con l’Europa sono stati definiti invece da alcuni «periferie». Le periferie erano le regioni in cui le attività economiche erano subordinate all’economia del centro. Nella gran parte dei casi, l’Europa riuscì infatti a esercitare una posizione dominante di controllo economico, politico e militare sui Paesi con cui commerciava. Ma quali furono le ragioni di tale successo? Una delle ragioni del successo europeo fu che nel Vecchio continente si affermò lo Stato nazionale. Solo lo Stato nazionale disponeva di alcuni requisiti fondamentali: • la dimensione territoriale; • la forza demografica, cioè il numero di abitanti; • gli apparati amministrativi in grado di gestire al meglio le proprie risorse umane, economiche e tecnologiche. Al contrario, né l’antico Sacro romano impero, diviso tra centinaia di principati, vescovati e città più o meno autonome, né gli Stati regionali italiani, né le repubbliche cittadine di Genova e Venezia potevano contare su tutti questi elementi. C’erano inoltre altri fattori che spiegano le ragioni del «miracolo europeo»: • l’ambiente naturale favorevole, al sicuro dalle ricorrenti catastrofi che sconvolgevano l’Asia o l’Africa (tifoni, piogge torrenziali, siccità ecc.); • la libertà e l’autonomia dell’individuo, valori morali e sociali elaborati dalla cultura umanistica e rinascimentale; • la predisposizione all’innovazione tecnologica, grazie anche all’imitazione delle civiltà orientali con le quali gli europei erano da tempo in contatto.

COMPRENDO IL TESTO Qual era il centro dell’economiamondo? a Asia. b Americhe. c Europa.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. Attenzione: non tutti sono da utilizzare. politica – Europa – famiglie – investimenti – mercantile – Atlantico – borghesi – banche – commerci Economia-mondo, che vede al centro l’............................................ verso cui sono dirette tutte le ricchezze

Commerci internazionali nell’oceano ............................................ e lungo le sue coste Lunghi tragitti che necessitano di grandi ............................................ Poche famiglie gestiscono i ............................................

Importanza delle

Nasce il capitalismo

............................................

............................................

Mi oriento nel tempo 2. Indica, con un tratto di penna sulla linea del tempo, l’arco temporale caratterizzato dall’economia-mondo.

XI secolo

XIV secolo

XVI secolo

XVIII secolo

Lezione 6 ( Commercio planetario ed economia-mondo

53


LEZIONE

7

Popolazione ed economia in Europa (secoli XVI-XVII)

1 La crescita demografica La popolazione europea cresce Verso la fine del XIV secolo, l’esaurimento delle terribili ondate di peste e di carestie ebbe conseguenze positive sulla popolazione europea, che finalmente cessò di diminuire. Nel XV e nel XVI secolo, anzi, la popolazione europea ricominciò a crescere, sia pure in modo non stabile: la peste, il tifo, il vaiolo e le carestie, infatti, erano sempre in agguato e pronte a falcidiare la popolazione, ma a differenza di quanto era avvenuto nel XIV secolo diventarono fenomeni più localizzati, che riguardavano di volta in volta alcune regioni europee, ma non tutto il continente. Grazie a queste novità, alla fine del XVI secolo l’Europa giunse a contare complessivamente tra gli 80 e i 100 milioni di persone. Le condizioni di vita della popolazione europea, tuttavia, continuavano a essere molto difficili: • la vita media della popolazione europea era molto bassa (34 anni per le donne, solo 28 per gli uomini); • la mortalità infantile era molto elevata (20-25% dei nati).

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea gli indicatori demografici usati nel testo.

Aumento della popolazione in Europa nel XVI e nel XVII secolo (in milioni) Anno

Spagna e Portogallo

Italia

Francia

Inghilterra

Paesi Bassi

Germania

Austria e Boemia

Paesi scandinavi

1500

7,8

10,5

16,4

2,6

2,3

12

3,5

1,5

1550

8,6

11,6

18,5

3,2

2,8

14

3,6

1,7

1600

9,2

13,2

19

4,4

3,1

16

4,3

2

La terra è ancora la principale fonte di ricchezza

LAVORO SULLA LINGUA Espressione idiomatica è il termine tecnico per indicare un «modo di dire». Individua nel testo l’espressione idiomatica presente. ........................................................................

54

Nel XVI secolo, in Europa, l’agricoltura era l’attività più praticata e la principale fonte di ricchezza. Le città, grazie al commercio e all’artigianato, erano cresciute e si erano certamente arricchite, ma non erano ancora riuscite a sostituire le campagne come motore principale della vita economica. A dimostrazione della centralità della terra nella cultura e nella società della prima età moderna, nel XVI secolo anche molti mercanti di città investirono parte dei loro capitali nelle attività agricole. Questi investimenti favorirono il miglioramento delle tecniche agricole ma, soprattutto, l’aumento dell’estensione dei terreni coltivati. Il fenomeno fu talmente consistente da indurre gli storici a parlare di un vero e proprio «ritorno alla terra», di cui furono protagonisti soprattutto i ceti urbani e borghesi.

Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento


LAVORO SULLA FONTE La fienagione Pieter Bruegel il Vecchio (1525/1530 ca.-1569), il grande pittore fiammingo noto per la cura con cui descriveva persone, oggetti e attività del suo tempo, nel dipinto Fienagione offre una preziosa testimonianza di come si svolgeva il lavoro nei campi nel XVI secolo. Leggi attentamente le seguenti didascalie e riporta il numero che le contraddistingue sull’immagine corrispondente. L’esercizio è avviato.

1

1. I contadini tagliano l’erba con la falce, l’ammucchiano e la lasciano seccare al sole. 2. I contadini raccolgono il fieno, cioè l’erba essiccata da usare come nutrimento per gli animali, e lo caricano su un carro. 3. Donne si recano al campo con il rastrello per ammucchiare l’erba tagliata. 4. Un uomo affila la falce con uno strumento detto «cote», una pietra che i contadini tenevano in genere appesa alla cintura.

2 La «rivoluzione dei prezzi» Aumenta la domanda di cereali e aumentano i prezzi La fase di crescita demografica determinò l’aumento del fabbisogno alimentare, cioè della produzione di cibo, sia vegetale sia animale. Per questo motivo era necessario: • aumentare l’estensione dei campi coltivati; • aumentare la produttività, cioè la resa per ettaro dei campi. Fra i nuovi prodotti importati dall’America, il mais avrebbe potuto prestarsi allo scopo, visto che la sua resa per ettaro è di gran lunga superiore a quella del frumento, ma la sua produzione venne avviata in Europa solo a partire dal XVII secolo. Anche il riso, che pure era conosciuto già da tempo, non era ancora molto diffuso nel continente europeo. Di fronte alla crescente domanda di cibo, i proprietari terrieri adottarono la soluzione più semplice: riservarono la maggior parte dei terreni coltivati ai cereali tradizionali come il frumento, l’orzo e la segale. La produzione, però, risultò lo stesso insufficiente. Lo squilibrio tra domanda e offerta di beni alimentari (la domanda era nettamente superiore all’offerta) ebbe come conseguenza il notevole aumento dei prezzi dei prodotti agricoli. L’aumento dei prezzi riguardò certamente i prodotti agricoli, ma finì per investire l’insieme della produzione manifatturiera. Il fenomeno fu così rilevante che gli storici parlano di «rivoluzione dei prezzi».

COMPRENDO IL TESTO Perché l’offerta di cibo non riusciva a soddisfare la domanda? Scegli le opzioni corrette. a Perché la popolazione era in forte crescita. b Perché il mais introdotto dall’America non aveva alte rese. c Perché il clima distrusse i raccolti. Perché i proprietari terrieri d non furono capaci di distribuire in modo adeguato le coltivazioni nei loro possedimenti. e Perché le coltivazioni di riso, a più alto rendimento rispetto al frumento, erano poco diffuse.

Lezione 7 ( Popolazione ed economia in Europa (secoli XVI-XVII)

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LEZIONE LEZIONE

17

L’afflusso di metalli preziosi dall’America ha grandi conseguenze sulla società europea

chiavi lavorano nelle miniere d oro americane per gli spagnoli.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea nel testo la parte in cui si spiega la differenza tra il fenomeno della povertà durante il Medioevo e nella prima età moderna.

La crescita generalizzata dei prezzi fu causata non solo dall’aumento della domanda di cereali, ma anche dalle grandi quantità di metalli preziosi che affluivano in Europa dalle miniere americane. La maggiore disponibilità di metalli preziosi, infatti, faceva aumentare la quantità delle monete in circolazione: l’aumento della moneta in circolazione, però, diminuiva il suo potere d’acquisto. Inoltre, se i beni richiesti erano scarsi, il loro prezzo saliva; così, la quantità di denaro che prima permetteva di comprare un determinato bene, ora non era più sufficiente. Nel linguaggio economico, la perdita del potere d’acquisto della moneta si chiama inflazione. L’inflazione del XVI-XVII secolo danneggiò tutti coloro che percepivano un reddito fisso, cioè i lavoratori salariati, perché i compensi del loro lavoro (che erano relativamente fissi) non crescevano o crescevano meno di quanto crescessero i prezzi. A ricavarne un vantaggio, invece, furono soprattutto i mercanti perché potevano aumentare i prezzi delle merci vendute, ricavandone maggiori guadagni.

Aumenta il numero dei poveri In questa situazione economica aumentò sensibilmente il numero dei poveri. I poveri erano sempre esistiti, ma nel Medioevo molti contadini con scarsi mezzi di sostentamento potevano utilizzare terre comuni per coltivare o per cacciare, far pascolare il bestiame, fare legna, raccogliere frutti spontanei. Dal XV secolo, e poi sempre più spesso nel XVI secolo, le terre comuni (o campi aperti) cominciarono a essere trasformate in proprietà privata e a essere recintate per impedire che la popolazione vi entrasse. La conseguenza fu molto pesante: in caso di carestia o di perdita di lavoro i contadini non poterono più fare affidamento su di una fonte alternativa di sopravvivenza. Fu così che aumentarono i poveri, costretti a una vita di vagabondaggio, elemosina o furto. La povertà si trasformò in un vero problema sociale, per affrontare il quale le autorità cittadine adottarono provvedimenti tra cui la «reclusione» dei poveri in ospizi (che assomigliavano a vere e proprie carceri), dov’erano obbligati a lavorare, oppure la concessione di chiedere l’elemosina solo se in possesso di un’apposita licenza.

san

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Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento

lacca del I secolo rappresentante artino e un mendicante.


3 Le diverse economie europee La Spagna è in bilico tra potenza e decadenza La Spagna era la principale potenza economica e politica dell’Europa del XVI secolo. Questo primato le era assicurato dalle immense risorse di cui disponeva nelle terre americane. Tuttavia, l’economia spagnola mostrava gravi segni di debolezza. Gran parte delle risorse provenienti dal Nuovo mondo, infatti, veniva consumata per finanziare lo stile di vita dispendioso adottato dalla nobiltà. Per dominare i territori conquistati, inoltre, servivano mezzi eccezionali ed eserciti numerosi. La monarchia spagnola, dunque, fu costretta a indebitarsi con i banchieri genovesi, olandesi o fiamminghi e spesso non fu nemmeno in grado di restituire i prestiti.

I Paesi del Nord Europa sono protagonisti di una grande crescita Nei Paesi Bassi meridionali (corrispondenti all’incirca all’attuale Belgio) sorgevano numerose città che si erano arricchite grazie ai traffici commerciali e alle attività artigianali. Anversa, in particolare, divenne nel XVI secolo sede di uno dei principali mercati europei e si affermò come una delle grandi «capitali» dell’economia-mondo. Nelle città dell’Europa settentrionale in cui si svolgevano intensi commerci, oltre ad Anversa soprattutto Londra o Amsterdam, si aprirono le prime Borse, cioè istituzioni specializzate nelle quali, come accade anche oggi, si fissava il prezzo delle merci e il valore di scambio delle diverse monete.

La no ilt spagnola del I secolo vestiva a iti molto sontuosi.

COMPRENDO IL TESTO Quali settori dell’economia consentirono la crescita di città dell’Europa settentrionale come Anversa, Amsterdam, Londra? ........................................................................ ........................................................................

La prima orsa la Royal Exchange di Londra fu fondata nel . L illustra ione mostra l edificio ricostruito nel III secolo in luogo di uello distrutto dall incendio di Londra del . nche uesta costru ione su ir la stessa sorte nel I secolo.

Lezione 7 ( Popolazione ed economia in Europa (secoli XVI-XVII)

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LEZIONE LEZIONE

17

DENTRO LA STORIA Anversa città libera Anversa fu la città in cui meglio si realizzò il concetto moderno di libertà, soprattutto in senso economico. La libertà di fare affari Nell’Alto Medioevo libertà significava autonomia delle città dall’Impero e dalla Chiesa; nel XVI secolo significò possibilità di fare affari, industriarsi, commerciare, cambiare monete, investire, stimolare la concorrenza, abbattere i monopoli. La città delle opportunità Mercanti, banchieri e imprenditori, fiamminghi ma anche inglesi, olandesi, italiani, tedeschi, spagnoli, francesi e portoghesi, trovavano in Anversa non la città dei divieti e dei privilegi, ma la città delle opportunità. Ad Anversa chiunque poteva stabilirsi in città e fare affari, non occorrevano mediatori, né licenze. Il tipografo francese Christophe Plantin (1520-1589) ci ha lasciato una testimonianza in proposito: «Secondo me, nessuna città al mondo poteva offrirmi maggiori facilitazioni per esercitare l’industria che avevo in animo. L’accesso alla città è facile; al suo mercato confluiscono varie nazioni; vi si trovano inoltre tutte le materie prime indispensabili per l’esercizio della mia arte; vi si incontra senza fatica per tutti i mestieri una mano d’opera che si addestra in poco tempo». Al centro dello spazio economico europeo Ma la vera originalità di Anversa fu che, più di Venezia, Genova e Bruges, essa seppe ampliare al massimo lo spazio economico nel quale agiva: era il centro di un sistema che metteva in collegamento parti lontane del globo in un solo sistema di produzione e di scambio. I suoi confini urbani erano aperti a tutti ed essa d’altra parte allargava i propri confini in modo illimitato.

al

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La mappa di nversa risalente suggerisce l intensit dei traffici nel suo porto.

Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento

el Grote Markt di nversa la pia a del ercato rande possiamo ancora oggi ammirare i prestigiosi edifici costruiti tra Ie II secolo a testimonian a della ricche a della citt .

Le ricchezze dal Nuovo mondo arrivano ad Anversa Gli agenti commerciali di Anversa erano presenti a Cadice e a Lisbona, i porti in cui le merci del Nuovo mondo toccavano le coste europee. Essi compravano le derrate e le trasferivano al Nord, dove le immettevano nel circuito commerciale e produttivo. E così, anche se la Spagna aveva il monopolio dei commerci con il Nuovo mondo, Anversa partecipava con un ruolo di primo piano al commercio delle risorse americane e ne traeva grandi guadagni.


Il caso italiano Nel XVI secolo l’Italia centro-settentrionale aveva un ruolo di primissimo piano nell’economia europea. Le città italiane erano tra le più prospere d’Europa. Oltre all’agricoltura, nell’Italia centro-settentrionale si erano sviluppate la lavorazione della lana e della seta, attività che procuravano da vivere a circa metà della popolazione cittadina. Molto intensi e redditizi erano i commerci: i tessuti italiani, per lo più destinati all’esportazione, facevano arrivare grandi ricchezze. Oltre alle manifatture tessili fiorivano anche le lavorazioni metallurgiche, le vetrerie, si diffondevano le tipografie e le attività legate all’editoria. I banchieri italiani, inoltre, continuavano a essere fra i più influenti d’Europa. Verso la fine del XVI secolo, però, l’economia italiana cominciò a declinare. L’Italia non solo risentì economicamente dell’apertura delle rotte atlantiche che toglievano centralità al Mediterraneo, ma a causa della sua divisione in piccoli Stati divenne terra di conquista da parte dei più grandi Stati nazionali europei (Spagna e Francia) e fu assoggettata per lunghi decenni al dominio spagnolo.

ito del I secolo. L esporta ione dei manufatti tessili prodotti in citt come enova Lucca iren e ilano ene ia ologna fu una delle voci pi importanti dell economia italiana fino alla prima met del in uecento.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. Attenzione: non tutti sono da utilizzare. cereali – Seicento – demografica – tipografie – monete – commerci – prezzi – manifatture – declino – Cinquecento – vetrerie – salari – beni – banche Crescita ....................................... In Europa: • crisi in Spagna • emerge il Nord Europa

Aumenta la richiesta di ....................................... Inflazione, cioè aumento dei ....................................... Aumenta la richiesta di .......................................

In Italia: • fioriscono le ......................................., le ....................................... e le ....................................... • verso la fine del ....................................... incomincia una fase di .......................................

Individuo i nessi di causa-effetto 2. Completa lo schema relativo a cause ed effetti. ..................................................

.................................................. .................................................. ..................................................

Più bocche da sfamare

Maggiore richiesta di prodotti agricoli

Grande quantità di monete in circolazione

Aumento della richiesta di beni da acquistare

....................................................

.......................................

Inflazione

Lezione 7 ( Popolazione ed economia in Europa (secoli XVI-XVII)

59


LEZIONE

8

Carlo V e il progetto di un impero universale

1 L’impero di Carlo V Accanto al Sacro romano impero si rafforzano gli Stati nazionali LAVORO SULLA LINGUA Individua il verbo, nella forma di gerundio, che descrive la condizione dei grandi Stati nazionali europei. ........................................................................

Il XVI secolo offriva un panorama politico molto complesso, nel quale convivevano elementi di grande «modernità» ed esperienze antiche: da un lato si andavano rafforzando i grandi Stati nazionali (come la Francia, l’Inghilterra e la Spagna), dall’altro, nel cuore dell’Europa continentale, sopravviveva il Sacro romano impero. Il Sacro romano impero, però, era una realtà politica molto diversa da quella creata sette secoli prima da Carlo Magno. Dentro i suoi confini, infatti, si erano affermati dei veri e propri Stati, come i Ducati di Baviera, di Brandeburgo o di Sassonia, che avevano stabilito un rapporto molto autonomo nei confronti dell’imperatore. Quest’ultimo era nominato da sette principi elettori e ormai da molto tempo veniva scelto tra i membri della famiglia degli Asburgo.

Gli Asburgo realizzano un’efficace politica matrimoniale L’imperatore Massimiliano I d’Asburgo voleva ampliare i territori sottoposti alla sovranità della sua famiglia. Per realizzare tale obiettivo, ricorse a un’efficace politica matrimoniale, cioè ad alleanze basate su legami matrimoniali tra le maggiori dinastie europee. Massimiliano, infatti, fece sposare suo figlio Filippo con la principessa spagnola Giovanna, figlia di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Da questo matrimonio, nel 1500, nacque Carlo d’Asburgo.

Carlo diventa imperatore

itratto postumo di arlo a cavallo reali ato all incirca nel dal pittore fiammingo ntoon van c .

COMPRENDO IL TESTO In quali continenti si estendeva l’impero di Carlo V? ........................................................................

60

Alla morte del nonno materno (nel 1516) Carlo divenne re di Spagna (e delle colonie americane), poiché la madre, già vedova di Filippo, era stata giudicata affetta da problemi psichici. Alla morte del nonno paterno (nel 1519) ereditò anche i domini degli Asburgo (Austria, Regno di Boemia e Paesi Bassi), ritrovandosi a capo di un territorio vastissimo. Ciò destava grandi timori in molti Stati europei, per questo motivo, alla morte di Massimiliano I, il re d’Inghilterra Enrico VIII, il duca di Sassonia Federico e il re di Francia Francesco I si opposero in ogni modo all’elezione di Carlo a imperatore. Francesco I, soprattutto, si sentiva minacciato perché il regno di Francia, stretto tra Spagna e Germania, era praticamente circondato dai possedimenti degli Asburgo. Per conquistare il trono imperiale Carlo comprò allora il favore dei principi elettori con un prestito ottenuto dai banchieri Fugger e, nel giugno 1519, fu eletto con il nome di Carlo V.

Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento


LAVORO SULLA CARTA L’impero di Carlo V La carta mette bene in evidenza l’estensione dei domini di Carlo V e il modo in cui ne entrò in possesso: alcuni territori li ebbe in eredità, altri li ottenne militarmente, altri ancora adottando la «politica matrimoniale», secondo una consuetudine diffusa tra i regnanti.

Rispondi alle domande. 1. Quali territori erano compresi nell’eredità spagnola? ...................................................................................................................................................................................................................................................................................

2. Quali territori rientravano all’interno dei confini del Sacro romano impero? ................................................................................................................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................................................................................................................

2 La guerra per l’egemonia sull’Italia La situazione della Penisola italiana Dopo la pace di Lodi (1454), gli Stati italiani avevano vissuto alcuni decenni di tranquillità, soprattutto grazie all’abile azione diplomatica di Lorenzo il Magnifico, definito «l’ago della bilancia» della politica italiana. Quando però, nel 1492, Lorenzo morì, le reciproche ostilità fra gli Stati italiani tornarono a infiammare la penisola. La rinnovata instabilità politica diede nuovamente il pretesto agli Stati stranieri per intervenire in Italia, sostenendo questo o quell’attore politico ma, in realtà, imponendo i loro interessi di potenza. Il primo a muoversi fu il re di Francia Francesco I: sulle orme del suo predecessore Luigi XII, nel 1499 Francesco I (1494-1547) strappò agli Asburgo il Ducato di Milano, muovendo alla conquista dell’Italia settentrionale. A fermarlo fu Carlo V: nel 1525, a Pavia, Francesco I finì prigioniero dell’imperatore.

Il sacco di Roma Una volta riacquistata la libertà, nel 1526, Francesco I tornò a contrastare con tutte le sue forze l’impero e per farlo si alleò con gli altri Stati che erano ostili a Carlo V (Firenze, Venezia, Genova, il Regno d’Inghilterra e lo Stato della Chiesa). Insieme ad essi costituì la Lega di Cognac (1526), detta anche «Lega santa» a causa della presenza del papa. Contro la Lega Carlo V inviò in Italia un esercito di mercenari, chiamati lanzichenecchi, che nel 1527 sottoposero Roma a un violento saccheggio, passato alla storia come il «sacco di Roma». Nel 1529, con la pace di Cambrai, Francesco I dichiarava di rinunciare definitivamente ai domini italiani.

oos van leve Ritratto di Francesco I, re di Francia,

ca.

Lanzichenecchi Con questo termine erano chiamati i soldati mercenari tedeschi. In tedesco il nome significa «servo» (knecht) «del paese» (Lands).

Lezione 8 ( Carlo V e il progetto di un impero universale

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LEZIONE LEZIONE

18

DENTRO LA STORIA I lanzichenecchi avanzano non ostacolati Nella primavera del 1527 un esercito mercenario tedesco, composto di 18 000 lanzichenecchi, varcò le Alpi puntando verso Roma. Giovanni de’ Medici, detto «Giovanni dalle Bande nere», parente del papa Clemente VII e al cui servizio combatteva, tentò di fermarle nel mantovano, ma fu ferito mortalmente da una pallottola. I lanzichenecchi saccheggiano Roma Il 6 maggio le truppe al soldo dell’imperatore giunsero dinanzi alla «Città eterna» e misero sotto assedio Castel Sant’Angelo, dove si era rifugiato il papa.

Da quella fortezza lo scultore Benvenuto Cellini riuscì a uccidere con una fucilata il capo degli imperiali, Carlo di Borbone. Privi del controllo del Borbone, i lanzichenecchi, da tempo senza paga, si abbandonarono a violenze e ruberie. Alti prelati, semplici preti, monache e migliaia di cittadini furono uccisi o brutalmente torturati; molte chiese furono devastate, i tesori d’arte profanati: il saccheggio durò circa nove mesi. L’evento fu sconvolgente e rese manifesta la debolezza della politica italiana. Da quel momento le sorti della penisola furono ancor più nelle mani delle potenze straniere.

3 L’abdicazione di Carlo V e l’Italia spagnola

Il sogno di un impero universale si dimostra impraticabile COMPRENDO IL TESTO Spiega le ragioni dell’ostilità della Francia nei confronti del sogno dell’impero universale di Carlo V. ........................................................................ ........................................................................

Carlo V coltivava un progetto ambizioso: instaurare su tutti i suoi vastissimi domini un impero universale sotto la reggenza degli Asburgo. Numerosi fattori, però, ostacolavano la realizzazione di questo progetto: • innanzitutto, l’ostilità della Francia: i sovrani francesi erano pronti ad allearsi con tutti i nemici di Carlo, compresi i Turchi, pur di spezzare l’accerchiamento dei domini asburgici; • in secondo luogo, le rivendicazioni di autonomia dei principi tedeschi: essi, nonostante la comune identità germanica, rifiutavano un controllo troppo stretto da parte dell’imperatore; • infine, la costante minaccia dei Turchi lungo i confini orientali dell’impero. Inoltre (come vedremo nella prossima Unità), in Germania e in altri regioni europee si stava sviluppando un movimento religioso, la Riforma di Martin Lutero, che avrebbe rotto l’unità religiosa dell’impero, portando Carlo V a scontrarsi con i principi tedeschi che avevano abbracciato la causa luterana.

L’impero si divide Da quando era salito al trono, Carlo V aveva dovuto affrontare continue guerre e gravi tensioni interne all’impero. Per queste ragioni, si convinse che il progetto dell’impero universale non era realizzabile. Stipulò allora una tregua con la Francia e nel 1556 abdicò, cioè abbandonò volontariamente il trono, e divise il suo immenso impero in due parti: • al fratello Ferdinando passò il titolo imperiale, i territori dinastici degli Asburgo, la corona di Boemia e quella d’Ungheria (acquisita dopo il 1526); • al figlio Filippo II (1527-1598) diede la corona di Spagna, i possedimenti in Italia, i Paesi Bassi e le colonie americane.

62

Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento


Le ostilità non cessano L’abdicazione di Carlo V fallì nell’intento di riportare la pace in Europa: le ostilità tra la Francia di Enrico II e la Spagna di Filippo II, infatti, non terminarono. Nel 1557 le truppe spagnole, guidate dal duca Emanuele Filiberto di Savoia, sconfissero i francesi nella battaglia di San Quintino (nella Francia del Nord). Nel 1559, con la pace di Cateau-Cambrésis, la Spagna vedeva riconfermato il controllo sulla Penisola italiana. I suoi possedimenti comprendevano: Milano, Regno di Napoli, Sicilia e Sardegna.

L’EUROPA DOPO LA PACE DI CATEAU-CAMBRÉSIS

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. Attenzione: non tutti sono da utilizzare. Francesco I – turca – autonomia – Inghilterra – impero – abdica – progetto – araba – principi tedeschi – feudatari tedeschi

Carlo V vuole creare un ....................................... universale, ma ci sono vari ostacoli

L’opposizione di ..................................................... Carlo V ................................... e divide l’impero

La minaccia .................................. ai confini orientali Le rivendicazioni di ....................................... da parte dei ...............................................

Mi oriento nel tempo 2. Completa la linea del tempo con le informazioni mancanti.

1519

1527

1529

1556

Carlo V diventa

Sacco di

...........................

Carlo V

Pace di

...........................

........................... ...........................

...........................

...........................

Cambrai

1559

Lezione 8 ( Carlo V e il progetto di un impero universale

63


LEZIONE

9

L’Impero ottomano

1 L’espansione dell’Impero ottomano

COMPRENDO IL TESTO Nel testo sono nominate quattro città capitali del mondo attuale. Quali? Di quali Stati sono capitali? ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

Le conquiste di Solimano I Quasi contemporaneamente all’ascesa al trono imperiale di Carlo V, la guida dell’Impero ottomano, che minacciava i confini orientali dell’Occidente, fu assunta da Solimano I (1494-1566). Con Solimano, detto il Magnifico, l’Impero ottomano raggiunse il culmine del suo splendore e ampliò enormemente i suoi confini: • nel 1521 i Turchi presero Belgrado e portarono a termine la conquista della Serbia; • nel 1522 s’impadronirono dell’isola di Rodi, una roccaforte cristiana; • nel 1526, dopo la battaglia di Mohàcs, occuparono Budapest e buona parte dell’Ungheria; • nel 1529 giunsero persino ad assediare Vienna, itratto di olimano I il agnifico. senza però riuscire a espugnarla. A questo punto Solimano volse le sue conquiste a Oriente, verso l’Iran: attaccò i Persiani, nemici secolari degli Ottomani, e nel 1534 riuscì a conquistare Baghdad. Nello stesso tempo furono annessi nell’impero vasti territori del Nord Africa.

LAVORO SULLA CARTA L’Impero ottomano Al culmine della sua potenza l’Impero ottomano si estendeva su gran parte del Medio Oriente, dell’Africa settentrionale e dell’Europa orientale. Rispondi alla domanda. • Tenendo conto delle informazioni nella legenda, quale sultano arrivò a minacciare maggiormente, con la sua espansione, il Sacro romano impero? ...............................................................................................................................

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Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento


2 Le ragioni del successo e la decadenza

Gli Ottomani crearono un impero accentrato ma tollerante

LAVORO SULLA LINGUA

Nel grande impero conquistato da Solimano il Magnifico vivevano diversi popoli, si parlavano molte lingue e si professavano varie religioni. Per riuscire a governare un territorio così vasto e una realtà etnica tanto complessa, il grande sultano divise l’impero in province, ognuna delle quali era governata da un suo funzionario. Grazie alle tasse che i funzionari imperiali riscuotevano nelle varie province, Solimano poteva sostenere le ingenti spese per mantenere e armare l’esercito, così ampio e ben organizzato da essere il più potente dell’epoca. Dal punto di vista religioso, gli Ottomani mostrarono una certa tolleranza e un certo rispetto per le fedi religiose diverse dalla loro. Come avevano fatto i califfi musulmani prima di loro, lasciarono ai sudditi non musulmani la libertà di professare la propria religione e si limitarono a imporre loro una tassa, la cosiddetta Jizya.

Sottolinea il complemento di mezzo che indica che cosa permetteva a Solimano di sostenere ingenti spese.

il

La corte di olimano agnifico.

L’impero era diviso in province (dette «Sangiaccati») governate da funzionari.

Il Gran Visir aveva un ruolo simile a quello del Primo ministro degli Stati moderni: si occupava soprattutto di questioni militari ed economiche.

Al tempo di Solimano il Magnifico il sovrano dell’Impero ottomano era chiamato sultano, che in arabo significa «forza», «autorità».

Lezione 9 ( L’Impero ottomano

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LEZIONE LEZIONE

19

Segnali di debolezza dell’impero

COMPRENDO IL TESTO Quali figure misero in pericolo il potere dei sultani che successero a Solimano I? ........................................................................ ........................................................................

Dopo Solimano, i suoi successori cominciarono a perdere potere rispetto ai loro funzionari, i visir, o ai comandanti dei giannizzeri, il corpo speciale di soldati a difesa del sultano e del suo patrimonio. Questo corpo era formato, in origine, da giovani arruolati forzatamente, perlopiù cristiani in giovanissima età, tolti alle loro famiglie ed educati alla religione musulmana, di cui divennero anche i difensori più fanatici. Con il tempo, grazie al prestigio e all’importanza ricoperta da questa milizia nell’esercito, i giannizzeri misero in atto ribellioni per ottenere maggior benessere e privilegi. Nel XVII secolo riusciranno in alcune occasioni anche a destituire gli stessi sultani.

La battaglia di Lepanto La debolezza interna dell’impero fu aggravata da una pesante sconfitta militare: nel 1571 i Turchi attaccarono la città di Famagosta, nell’isola di Cipro, che era allora un dominio di Venezia. La città veneta, alleata al papato e alla Spagna, si scontrò con gli Ottomani nelle acque del golfo di Lepanto, in Grecia. Entrambe le forze misero in campo una potente flotta: lo scontro durò poche ore, ma fu sanguinosissimo e la flotta europea sconfisse duramente quella turca, dimostrando che, se gli europei combattevano uniti, erano in grado di opporsi ai Turchi. L’Occidente cattolico visse l’evento come la vittoria della cristianità sugli infedeli. La battaglia di Lepanto, in realtà, non ebbe grandi conseguenze: Venezia era interessata a mantenere rapporti commerciali con l’Oriente e per questo motivo siglò una pace con i Turchi in cui dichiarava di rinunciare a Cipro. Dopo Lepanto, l’Impero ottomano avrebbe continuato a recitare una parte di primo piano nella politica europea ancora per un secolo.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. Attenzione: non tutti sono da utilizzare. decadenza – rinascita – arabica – iberica – Solimano I – Lepanto – ottomano – perde – Egitto – Spagna – Palestina – Ungheria – Budapest ....................................... conquista

Serbia, Rodi, ......................................., Baghdad, territori del Nord Africa

I Turchi subiscono una dura sconfitta nella battaglia di

Dopo Solimano I si manifestano segni di ....................................... dell’Impero ...........................

.......................................

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Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento


Il dipinto Allegoria della battaglia di Lepanto di aolo eronese è una delle tante opere che all epoca esaltarono il successo del mondo cattolico su uello musulmano. In uesta tela la scena della attaglia navale è sovrastata dalla figura della adonna con santi e angeli. ulla destra un angelo scaglia saette sulle navi turche.

Mi oriento nel tempo 2. Collega ciascun avvenimento nella colonna di sinistra alla data corretta nella colonna di destra. 1. Conquista ottomana della Serbia

a. 1520

2. Battaglia di MohĂ cs

b. 1521

3. Conquista ottomana di Rodi

c. 1526

4. Conquista ottomana di Baghdad

d. 1534

5. Solimano I diventa sultano

e. 1522

Lezione 9 ( L’Impero ottomano

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Pa AT ss LA at NT o E & ST Pr OR es IA en te

Il Mediterraneo perde la centralità PASSATO: XV-XVI SECOLO

La storia del mondo occidentale si caratterizza per una costante, a volte drammatica, tensione tra Occidente e Oriente. Durante il XVI secolo, mentre le grandi monarchie nazionali europee cominciavano i loro viaggi transoceanici, il mar Mediterraneo era ancora il cuore, il centro dei commerci e dei conflitti fra l’Impero degli Asburgo, geograficamente europeo e transatlantico, e quello degli Ottomani, a cavallo tra Asia, Europa e Africa. Prima di allora, fino a tutto il XV secolo, i Paesi affacciati sul Mediterraneo erano stati protagonisti di straordinarie avventure militari e commerciali: non solo le città marinare italiane, ma anche il regno catalanoaragonese, che nel Basso Medioevo aveva conquistato un grande impero mediterraneo.

1

Il Mediterraneo nel Basso Medioevo • Genova, Venezia, Pisa e Amalfi erano state le città marinare dominanti nel Basso Medioevo. • Tra il XIV e il XV secolo il regno catalano-aragonese aveva conquistato il controllo di gran parte del Mediterraneo centro-occidentale, con importanti basi anche in quello orientale, dove tradizionalmente operavano Venezia e Genova.

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Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento

2

Il Mediterraneo conteso tra Asburgo e Ottomani • Nel XVI secolo il Mediterraneo era un mare conteso: la parte occidentale era controllata dall’Impero asburgico di Carlo V, la parte orientale dai Turchi ottomani. • Le basi navali più importanti dell’Impero asburgico di Carlo V nel Mediterraneo erano Napoli, Barcellona, Malta. • Le basi navali più importanti dell’Impero ottomano nel Mediterraneo erano Costantinopoli, Salonicco, Lepanto.


PRESENTE: XX SECOLO

Nella seconda metà del XX secolo, la contrapposizione fra Occidente e Oriente si è manifestata attraverso la Guerra fredda combattuta tra gli Stati Uniti d’America e i loro alleati da una parte (che rappresentavano il mondo occidentale) e l’Unione Sovietica e suoi alleati dall’altra (che a loro volta rappresentavano il mondo orientale). Questa contrapposizione politica, militare e ideologica, per la natura stessa dei suoi protagonisti, si è consumata su scala globale, cioè su tutti gli oceani del pianeta. Il Mediterraneo, di conseguenza, è diventato uno dei tanti scenari della Guerra fredda, certamente importante ma non più unico: la carta mostra chiaramente la sua marginalità geopolitica del tempo.

3

Lontani dal Mediterraneo Né l’Unione Sovietica, né gli Stati Uniti d’America affacciano sul Mediterraneo. Gli Stati Uniti affacciano sull’oceano Atlantico e sull’oceano Pacifico; l’Unione Sovietica affacciava sul mar Glaciale Artico, sull’oceano Pacifico e sul mar Nero.

4

Le grandi potenze nel Mediterraneo Gli Stati Uniti d’America hanno una posizione dominante nel Mediterraneo grazie all’alleanza politica e militare con Italia, Grecia, Turchia e Francia (nonché con le buone relazioni diplomatiche con la Spagna). L’Unione Sovietica ha una presenza nello scacchiere mediterraneo molto ridotta: fino a metà degli anni Cinquanta attraverso i Paesi comunisti di Iugoslavia e Albania, dopo grazie ai rapporti diplomatici con alcuni Paesi mediorientali (per esempio la Siria). Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Globalizzazione economica La globalizzazione economica è un processo di crescente connessione tra diversi mercati del pianeta. Oggi viviamo nel mondo globale: le merci, gli esseri umani e le informazioni viaggiano senza più frontiere da una parte all’altra del pianeta. Ma la globalizzazione ha una storia più antica, che inizia per lo meno nel XVI secolo, come effetto dei grandi viaggi transoceanici.

L’APERTURA DELLE ROTTE OCEANICHE

Il mondo diventa più piccolo Dal punto di vista storico, si può cominciare a parlare di globalizzazione a partire dall’epoca dei grandi viaggi transoceanici, che videro protagonisti i navigatori europei dal XVI secolo in avanti. Il processo di globalizzazione si è via via fatto più intenso e importante dopo il XVIII secolo.

I protagonisti Le grandi potenze europee sono le protagoniste di questa prima fase della globalizzazione: monarchie e oligarchie promuovono, infatti, una politica coloniale e commerciale rivolta oltre i confini del Vecchio continente. Le prime potenze globali furono Spagna e Portogallo e, a seguire, Francia, Repubblica delle Province Unite (Paesi Bassi) e Regno Unito di Gran Bretagna.

Gli spazi e le merci Imprese coloniali e spedizioni commerciali si mossero tra l’Europa occidentale, le Americhe e l’Africa atlantica e poi, con sempre maggiore intensità, lungo le rotte dell’oceano Indiano e del Pacifico, verso le favolose ricchezze dell’Asia, verso le Filippine, le Molucche, l’India, la Cina e il Giappone. I prodotti del commercio coloniale che affluivano in Europa dalle quattro parti del mondo erano soprattutto oro, argento, diamanti e pietre preziose, seta,

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Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento

avorio, porcellane, tappeti, pepe e spezie, tè, caffè, tabacco e zucchero, ma anche patate e cereali. E, purtroppo, soprattutto schiavi, tra Africa e Americhe, ma anche verso l’Europa. GLI «ATTORI» DEL MONDO GLOBALE CONTEMPORANEO

La nuova globalizzazione Da circa trent’anni stiamo vivendo una nuova fase della globalizzazione. A tal proposito si ricorre spesso all’immagine del «gomitolo globale». Con questa espressione s’intende rappresentare l’idea della fortissima interconnessione che lega fra loro Stati ed economie, società e culture, esperienze politiche e scelte religiose.


I protagonisti Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica (il cosiddetto gruppo dei BRICS), che fino agli anni Ottanta del Novecento erano ancora Paesi in via di sviluppo, oggi sono attori di primo piano del commercio e della produzione industriale internazionale. Dal punto di vista economico, invece, è la finanza, cioè quella parte dell’economia legata agli investimenti di capitali, a influenzare il mercato globale.

Gli spazi e le merci La globalizzazione attuale ha spostato il perno dell’economia mondiale. Oggi, accanto all’Unione europea e agli Stati Uniti, si sono affermati nuovi importanti poli dell’economia mondiale: in Asia (Cina, India, Indonesia e Giappone, ma anche Taiwan, Singapore, Corea del Sud, Filippine), nell’America del Sud (soprattutto il Brasile) e in Oceania (Australia). Nuovi Paesi industriali esportano numerose merci (materie prime, energia, acciaio, tessile) che i Paesi occidentali importano perché sono più convenienti di quelle prodotte sui mercati nazionali. Non tutte le merci, però, hanno forma, peso e colore: le «merci» oggi più scambiate sono quelle immateriali, cioè capitali e conoscenze.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente. investimenti internazional i

scala mondiale

rete scambi economia-mondo

commercio planetario

le mercato globa

dazi liberalizzazio ne concorrenza interdipendenze sociali, culturali, politiche

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. Che cosa significa globalizzazione? 2. Quali sono le merci più importanti scambiate oggi sui mercati globali? 3. Quale strumento permette a queste «merci» di circolare molto più rapidamente che in passato?

Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento

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SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 6

Commercio planetario ed economia-mondo

Le nuove rotte commerciali ampliarono il volume dei commerci, favorendo soprattutto le città affacciate sull’oceano Atlantico. Famiglie facoltose investirono i guadagni realizzati con il commercio in manifatture e banche, creando il capitalismo mercantile. La rete di commerci sempre più ampia diede vita all’economia-mondo nella quale l’Europa ebbe un ruolo economico e politico centrale. Lezione 7

Popolazione ed economia in Europa (secoli 16°-17°)

Nel Cinquecento in Europa l’aumento della popolazione fece crescere la richiesta di prodotti alimentari mentre l’afflusso di metalli preziosi fece aumentare le richieste di beni e prodotti. Di conseguenza aumentarono i prezzi e si verificò l’inflazione. La Spagna non seppe sfruttare l’enorme ricchezza delle colonie per potenziare l’economia del Paese con investimenti. I Paesi Bassi avevano invece un’economia più dinamica. Il Centro-Nord dell’Italia conservò fino alla metà del Cinquecento un ruolo di primo piano, soprattutto nelle manifatture della lana e della seta. Lezione 8

Carlo 5° e il progetto di un impero universale

Nella prima metà del Cinquecento l’imperatore Carlo 5° dominava sui possedimenti asburgici, quelli spagnoli e sui territori americani. Dovette però affrontare l’opposizione dei nobili tedeschi, la minaccia turca ai confini orientali dell’impero e, soprattutto, le guerre con la Francia. Nel 1556 Carlo 5° abdicò e divise l’impero in due parti. La Francia tentò in più occasioni di sottrarre l’Italia al dominio spagnolo: dopo una serie di scontri, con la pace di Cateau-Cambrésis la Spagna confermò il suo dominio sulla Penisola italiana. Lezione 9

L’Impero ottomano

Sotto la guida di Solimano il Magnifico, il dominio degli Ottomani si estese ulteriormente in Asia, in Africa e in Europa, fino alla Serbia e all’Ungheria, minacciando anche Vienna. L’Impero ottomano era diviso in province amministrate da funzionari che divennero sempre più potenti, minando il potere del sovrano. Nel 1571 subì una dura sconfitta dalle potenze cattoliche nella battaglia navale di Lepanto.

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BES

Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. Europa – Italia – Capitalismo – Tedeschi – Lepanto – Colonie – Espansione

La scoperta del Nuovo mondo determina

NEL CINQUECENTO

Economia-mondo

Impero universale di Carlo 5°

caratterizzata da si scontra con Ruolo centrale dell’....................................

Impero ottomano Organizzazione efficiente ....................................

Principi

in Europa arrestata da

Commerci planetari Minaccia turca Emergere di nuove potenze (Paesi Bassi) Sfruttamento delle

Francia per il dominio sull’

Sconfitta di (1571)

Nascita del ....................................

mercantile

Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento

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VE RI FI CA

1. Indica quali tra i seguenti fattori assicurarono all’Europa il vantaggio sulle altre regioni del pianeta. a La realizzazione dell’impero universale di Carlo V. b La presenza di solidi Stati nazionali. c La presenza di grandi flotte mercantili a Genova e Venezia. d L’ambiente naturale favorevole, al sicuro dalle ricorrenti catastrofi. e I valori morali e sociali elaborati dalla cultura umanistica e rinascimentale. f La predisposizione all’innovazione tecnologica. g La mancanza di conflitti politici e militari tra gli Stati europei. h La ricchezza e lo sviluppo culturale degli Stati regionali italiani nel Cinquecento. 2. Rispondi alle domande. a. Quale fu l’andamento della popolazione nel Cinquecento?

.................................................................................................................

................................................................................................................................................................................................................................................................

b. Quanti erano gli abitanti in Europa alla fine del secolo? c. Epidemie e carestie erano completamente sparite? d. Qual era l’attività economica più praticata?

........................................................................................................................

..................................................................................................................................

......................................................................................................................................................

e. La vita media della popolazione europea era alta o bassa? ................................................................................................................ f. Quali attività economiche favorivano la crescita delle città?

...............................................................................................................

g. Che cosa favorirono gli investimenti di capitali nelle attività agricole?

.....................................................................................

................................................................................................................................................................................................................................................................

3. Completa il testo con le parole mancanti. Grande protagonista dell’Europa del Cinquecento fu la ………...........……………, che importava grandi ricchezze dal ………....................………………. Essa, però, non utilizzò queste ricchezze per ………...........……………… nuove attività ma le usò per mantenere la ……….......……....…… e per finanziare la vita dispendiosa dei ………...........………………. Fu dunque costretta a chiedere spesso ………...........…………… ai banchieri. Invece le città dei ……….....................................………………, soprattutto Anversa, e del ………...............… Europa, si erano arricchite grazie ai traffici commerciali e alle attività artigianali e investivano i guadagni in altre attività produttive e bancarie. Anche l’Italia del ………............................. era tra le zone più ricche d’Europa, grazie all’agricoltura, allo sviluppo della lavorazione della ………........……...… e della ………...........………, alle manifatture metallurgica e vetraria, alle attività editoriali, alle banche. 4. Completa la scheda con le informazioni sull’espansione ottomana nel Cinquecento. Gli Ottomani in Europa

74

Gli anni del regno di Solimano

………...................................…………

Territori occupati

………...................................…………

Città assediata ma non conquistata dai Turchi

………...................................…………

Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento


5. Collega ciascun avvenimento nella colonna di sinistra alla data corretta nella colonna di destra. 1. Battaglia di Lepanto

a. 1525

2. Carlo V diventa imperatore

b. 1556

3. Creazione della lega di Cognac

c. 1521

4. Francesco I è sconfitto a Pavia

d. 1519

5. Abdicazione di Carlo V

e. 1571

6. I Turchi conquistano la Serbia

f. 1527

7. Sacco di Roma per opera dei lanzichenecchi

g. 1526

8. Pace di Cateau-Cambrésis

h. 1529

9. I Turchi conquistano Baghdad

i. 1534

10. Assedio turco di Vienna

l. 1559

6. Date le definizioni, scrivi il termine corrispondente. a. Commercio ad ampio raggio su nuove rotte che coinvolge soprattutto gli Stati affacciati sull’Atlantico: ....................................................................

b. Sistema economico fondato sull’investimento produttivo di denaro: .................................................................... c. Ricchezza investita per produrre altra ricchezza: .................................................................... d. Grandi laboratori artigianali dove il lavoro era eseguito manualmente: .................................................................... e. Sistema economico in cui gli investimenti produttivi di denaro avvengono soprattutto negli scambi commerciali: ....................................................................

f. Istituzioni specializzate in cui si fissa il prezzo delle merci e il valore di scambio delle diverse monete: ....................................................................

g. Sistema contemporaneo di relazioni economiche, politiche, culturali e sociali che coinvolge l’intero pianeta: ....................................................................

h. Forte aumento dei prezzi con conseguente perdita del potere d’acquisto del denaro: .................................................................... 7. Collega correttamente ciascun termine nella colonna di sinistra al suo sinonimo o al suo contrario nella colonna di destra. 1. Abdicare

a. Particolare

2. Universale

b. Saccheggio

3. Sacco

c. Rinunciare

4. Dominio

d. Dipendenza

5. Autonomia

e. Possesso

Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento

75


VE RI FI CA

8. Esegui sulla carta le attività indicate. • Crea una legenda con tre colori diversi per indicare: – i territori corrispondenti all’impero di Carlo V; – lo Stato europeo che più di ogni altro contrastò il progetto di impero universale di Carlo V; – la potenza extraeuropea che minacciò i confini dell’impero di Carlo V. • Colora quindi i territori secondo quanto indicato in legenda.

9. Collega le cause nella colonna di sinistra agli effetti corretti nella colonna di destra. 1. La crescita della popolazione determina…

a. …la perdita di valore della moneta.

2. La pressante richiesta di cibo provoca…

b. …il bisogno di sfamare un maggior numero di persone.

3. La maggiore quantità di moneta in circolazione determina… 4. Il continuo aumento dei prezzi provoca…

76

Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento

c. …un forte aumento dei prodotti agricoli. d. …la crescita del numero dei poveri.


FACCIAMO STORIA INSIEME

Impegnarsi al mantenimento della pace

L’imperatore Carlo V scrive al figlio, il futuro re di Spagna Filippo II, comunicandogli la speranza di poter ripristinare l’unità cristiana dell’impero e di garantire un lungo periodo di pace e stabilità.

Tipo di documento: testo, Una delle cose che più insistentemente chiedo a Dio è la pace, perché lettera senza di essa Egli non può essere il ben servito […]. Una delle ragioni per cui Autore: Carlo V dovete impegnarvi al mantenimento della pace è anche la stanchezza e la Epoca: XVI secolo debolezza dei vostri Stati ereditari a causa delle guerre passate [...]. Benché l’esperienza mi abbia insegnato che evitare la guerra e tenersi lontano da essa non dipende sempre dalla propria volontà, come molte volte mi è accaduto; […] nonostante tutto questo mi è sembrato opportuno indicarvi, secondo l’esperienza che posso avere di queste cose, come dobbiate regolarvi e comportarvi e la cautela che è necessario avere con questi vicini. La principale e più sicura amicizia e confidenza che dovete avere è nel re dei Romani, mio fratello […]. Con il favore e il buon esito che, grazie a Dio, ha ottenuto in questa ultima guerra, gli affari dei regni e degli Stati di mio fratello hanno preso un indirizzo e si sono ordinati in modo tale da essere in un’ottima situazione, che gli permetterà di poter tranquillamente riposare. A questo contribuiscono quello che ho detto sopra e che ho fatto per sottomettere la Germania al Concilio; l’ordine che spero di stabilirvi perché vi siano osservate la pace e la giustizia; la stipulazione della tregua quinquennale1 con il Turco [Solimano il Magnifico]. S. de Madariaga, Carlo V, De Agostini, 1973

1. tregua quinquennale: nel 1547 Carlo V e il fratello Ferdinando stipularono ad Adrianopoli una tregua con Solimano I, riconoscendo agli Ottomani il controllo sull’Ungheria.

COMPRENDO IL TESTO A coppie rispondete alle domande dopo aver letto il testo, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. Che cosa chiede Carlo V a Dio? 2. Perché Filippo II dovrà impegnarsi con forza per mantenere la pace? 3. Qual è la più sicura amicizia e confidenza che Filippo II dovrà assicurarsi? 4. In quale modo Carlo ritiene di aver contribuito a creare l’«ottima situazione» in cui si trovano gli Stati e i regni del fratello?

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. La Geopolitica è una disciplina diversa dalla Geografia politica. Mentre la Geografia politica studia il modo in cui sono organizzati politicamente i territori, la Geopolitica esamina i rapporti di reciproca influenza tra Geografia fisica, Geografia umana e azione politica. La lettera di Carlo V a Filippo II, in questo senso, rappresenta un buon esempio di analisi geopolitica perché suggerisce al figlio alcune indicazioni utili a mantenere il potere e la pace in un contesto europeo caratterizzato dalla presenza di altri «attori»: Ferdinando d’Asburgo (fratello di Carlo V), i principati tedeschi e gli Ottomani. 1. L’Unione europea è un grande attore geopolitico globale. Cercate informazioni sulla sua storia e sul suo presente: quando è nata? Quanti Stati la compongono? Quanti abitanti risiedono entro i suoi confini? 2. Riflettete in classe. Dopo aver osservato una carta del mondo, provate a definire quali sono i principali interlocutori dell’Unione europea a sud, a ovest e a est dei suoi confini.

Unità 2 ( Economia e politica nel Cinquecento

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Riforma e Controriforma

UNITÀ

3

Nel XVI secolo la Chiesa cattolica romana attraversa un periodo di profonda crisi. Il clero è sempre più corrotto e il crescente potere temporale del papato allontana la Chiesa dall’originario messaggio evangelico. Di fronte a una decadenza apparentemente inarrestabile, si leva alta la «protesta» di un monaco tedesco, Martin Lutero, che dà voce a tutti coloro che vogliono riformare la Chiesa e la fede cattolica: nasce così il movimento della Riforma protestante. l messaggio religioso di Lutero si diffonde in altri aesi europei e ispira altri movimenti di riforma, come quello guidato dal ginevrino Calvino. Anche l’Inghilterra si stacca dalla Chiesa di Roma, dando vita alla Chiesa anglicana. Il papato reagisce condannando come eretici tutti i movimenti riformatori e convocando il concilio di Trento per stabilire l’autentica dottrina cattolica. L’unità religiosa dell’Europa finita. Si apre un lungo periodo di contrasti teologici e di d guerre di religione.

1521 Lutero viene convocato alla dieta imperiale di Worms

1545

1531

Nasce la lega di Smalcalda che riunisce i principi tedeschi favorevoli a Lutero

1500

1550 1517

1525

1534

1541

Martin Lutero pubblica le sue 95 tesi

Sconfitta della rivolta contadina tedesca

Enrico VIII separa la Chiesa d’Inghilterra da Roma

Calvino fonda a Ginevra una nuova Chiesa riformata

Che cosa sai già… v L’età umanistica e rinascimentale dà all’uomo una rinnovata

centralità nell’universo e lo rende padrone del proprio destino. v Le monarchie nazionali si strutturano e si mostrano sempre più interessate ad ampliare la propria sfera d’influenza. v La religione è un elemento centrale della vita sociale: le monarchie cercano di controllarla limitando il potere della Chiesa.

78

Apertura del concilio di Trento


L’anglicanesimo non si diffuse al di fuori dell’Inghilterra.

La Riforma luterana, o protestante, si diffuse principalmente nei principati tedeschi del Nord-Est e nei Paesi scandinavi. Altre religioni protestanti ebbero successo in Scozia, nelle Province Unite e in Svizzera.

In seguito allo scisma religioso provocato da Lutero la maggior parte dell’Europa, soprattutto l’area mediterranea, rimase cattolica.

1563 Chiusura del concilio di Trento

1550

1600 1555 Pace di Augusta tra i principi protestanti e l’imperatore cattolico Carlo V

…e che cosa imparerai v Il monaco tedesco Martin Lutero condanna la corruzione della Chiesa romana e

propone una nuova idea della fede cristiana, che mette in discussione il primato della Chiesa romana e la liturgia cattolica. v Molti principi tedeschi appoggiano Lutero non solo per ragioni teologiche, ma anche perché vogliono liberarsi del controllo della Chiesa di Roma. v Il papa e l’imperatore Carlo V condannano duramente Lutero e la sua Riforma. v Nel concilio di Trento la Chiesa di Roma cerca di stabilire la linea ufficiale del cristianesimo. v La riforma luterana ispira altri movimenti di riforma: tra i più importanti quello promosso a Ginevra dal francese Calvino.

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LEZIONE

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Le origini della Riforma

1 La crisi della Chiesa Il papato esercita un vero e proprio potere temporale

COMPRENDO IL TESTO Quali erano i nomi delle grandi famiglie dell’aristocrazia italiana che si contendevano il potere papale? ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

Tra il XV e il XVI secolo la Chiesa attraversò una gravissima crisi. I pontefici non si comportavano più come guide spirituali della Chiesa e rappresentanti di Cristo sulla Terra, ma come veri e propri capi di Stato. I papi, infatti, come tutti gli altri re stringevano alleanze con altri potenti, avevano un esercito e miravano a rafforzare i propri domini sottomettendo nuovi territori. Molti papi appartenevano alle più potenti famiglie aristocratiche della penisola italica (i Borgia, i Della Rovere, i Farnese e i Medici) e spesso praticavano il nepotismo, cioè intervenivano nella vita politica per favorire i loro parenti nella conquista di cariche, poteri e territori. Nonostante la sete di potere, la corruzione dilagante e il nepotismo, quest’epoca fu anche uno dei periodi di maggiore fioritura delle arti. I papi della prima metà del Cinquecento, infatti, per celebrare la propria grandezza e potenza, e accrescere il prestigio personale, accolsero a corte artisti a cui commissionarono alcune delle più splendide creazioni artistiche della storia ed eleganti palazzi, trasformando la residenza papale in una corte sfarzosa, simile alle altre corti europee. Volta della Stanza della Segnatura, nei Palazzi vaticani. Questi affreschi furono commissionati da papa Giulio II a Raffaello Sanzio all’inizio del Cinquecento.

La curia è corrotta

Simonìa Il termine deriva dal nome di Simon Mago, personaggio descritto nel libro degli Atti degli Apostoli, il quale chiese a Pietro di poter comprare il potere di infondere lo Spirito Santo. Il termine indica la pratica di compravendita di cariche ecclesiastiche.

LAVORO SULLA LINGUA Sottolinea nel testo le parole che hanno a che fare con la corruzione della Chiesa.

80

Nel XVI secolo, come già era accaduto in alcuni periodi del Medioevo, cardinali e vescovi cercarono di soddisfare la propria brama di denaro e di potere vendendo le cariche ecclesiastiche e macchiandosi così del peccato di simonìa. Molti prelati non vivevano più nelle modeste diocesi loro assegnate, ma preferivano risiedere nel lusso della capitale, dov’erano a più stretto contatto con i potenti. Le rendite derivate dalle proprietà della Chiesa, che in teoria dovevano essere impiegate per finanziare opere di bene, venivano sempre più spesso usate per le spese della curia. Per aumentare i capitali necessari a sostenere questa politica di potenza, la Chiesa si fece sempre meno scrupoli nell’utilizzare la vendita delle indulgenze. L’indulgenza è la «remissione (cioè il perdono) davanti a Dio della pena temporale dovuta ai peccati». Secondo il Diritto canonico, per ottenerla, i fedeli dovevano «praticare opere satisfattorie», cioè a dire preghiere, elemosina, digiuno. La novità consisteva nel fatto che ora l’indulgenza poteva essere ottenuta attraverso il pagamento di una cifra in denaro, grazie alla quale i fedeli ottenevano una riduzione della pena che avrebbero dovuto scontare in purgatorio per i loro peccati. La concessione delle indulgenze divenne un vero e proprio mercato.

Unità 3 ( Riforma e Controriforma


LAVORO SULLA FONTE La vendita delle indulgenze In questa incisione del pittore tedesco Lucas Cranach il Vecchio (XVI secolo), papa Leone X è raffigurato mentre vende indulgenze. Per la Chiesa cattolica sembrava più importante raccogliere fondi per costruire la basilica di San Pietro e accumulare ricchezze che diffondere il messaggio evangelico.

1

3 Commenta le didascalie dell’immagine scrivendo i termini mancanti.

2

1. Papa ……….…………………………..……… appare come un cinico mercante: siede sul soglio pontificio e indossa sulla testa la tiara, la corona pontificia. 2. Il papa firma le ……….…………………………..………, cioè i documenti grazie ai quali una parte dei peccati dei fedeli viene cancellata versando denaro alla Chiesa.

4

3. I ……….…………………………..………, anche quelli poveri (si capisce dagli abiti), sono disposti a pagare per poter trascorrere meno tempo in purgatorio. 4. Il ……….…………………………..……… dei fedeli serve per le spese della corte papale e per finanziare la «fabbrica di San Pietro», il cantiere per la costruzione della cattedrale di Roma.

2 Le critiche alla Chiesa Gli umanisti e i fedeli criticano la Chiesa Tra il XV e il XVI secolo, alcuni dotti umanisti europei, tra cui l’olandese Erasmo da Rotterdam e l’inglese Thomas More, denunciarono il distacco della Chiesa dagli autentici principi cristiani e auspicarono un rinnovamento basato sul ritorno al messaggio evangelico delle origini, cioè all’ideale di una Chiesa povera tra i poveri. Erasmo da Rotterdam (1466-1536), nel celebre libro Elogio della follia (1511), si scagliava con toni severi e indignati contro la corruzione dei papi e si augurava che il cristianesimo potesse tornare a suscitare nei fedeli il desiderio di imitare l’esempio di Cristo, dal quale la Chiesa romana si era colpevolmente allontanata. Alla Chiesa proponeva un’esperienza di fede basata su un’autentica vita spirituale e su di un ritorno alle parole autentiche della Bibbia. Thomas More (1478-1535), invece, nella sua opera Utopia (1516), immaginava una società imperniata sul rifiuto della proprietà privata e sulla tolleranza religiosa, secondo un’ideale comunistico. In quegli stessi anni, anche molte persone semplici praticarono la fede in modi più vicini al messaggio evangelico originario, basati sulla scelta della povertà, sul lavoro e sulla lettura e meditazione personale dei testi sacri.

Erasmo da Rotterdam, in un ritratto eseguito da Hans Holbein il Giovane (1523).

Lezione 10 ( Le origini della Riforma

81


LEZIONE LEZIONE

1 10

La Germania è il cuore del malcontento verso la Chiesa di Roma

Decima Decima parte del raccolto o del reddito di qualsiasi attività che veniva pagata come tributo al sovrano, al feudatario, alla Chiesa ecc.

L’interferenza della Chiesa di Roma nelle questioni politiche europee causava forte disagio e malumore nelle monarchie nazionali che si erano formate tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’età moderna. Nel panorama europeo, il mondo germanico era diverso: infatti, mentre nelle monarchie nazionali (Spagna, Francia, Inghilterra) il potere del re era riuscito progressivamente a limitare quello del clero, in Germania non si era formata un’unica monarchia nazionale e la Chiesa continuava a esercitare un ruolo molto importante, interferendo costantemente nella vita politica. Questa situazione faceva sì che nella società tedesca molti criticassero il papato di Roma: • i nobili volevano impossessarsi delle proprietà terriere dei vescovi e degli alti ecclesiastici; • i contadini mal tolleravano le decime che dovevano versare alla Chiesa di Roma e che rappresentavano un peso insopportabile per le loro già misere esistenze; • alcuni ecclesiastici cominciavano a denunciare l’avidità e la corruzione della curia romana.

3 Martin Lutero COMPRENDO IL TESTO Sottolinea con colori diversi le parti in cui si parla delle posizioni teologiche di Lutero in merito a: • utilità delle opere buone; • ruolo della Chiesa.

Martin Lutero, ritratto da Lucas Cranach il Vecchio (1528).

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Un teologo tedesco denuncia pubblicamente la corruzione di Roma Nel 1513 venne eletto papa, con il nome di Leone X, Giovanni de’ Medici (14751521), un figlio di Lorenzo il Magnifico. Leone X, colto e raffinato umanista, conferì al suo pontificato caratteristiche molto mondane. Quando papa Leone X consentì anche in Germania la vendita delle indulgenze con l’obiettivo di finanziare la costruzione della cupola di San Pietro, un frate tedesco di nome Martin Lutero (1483-1546) levò la sua voce di protesta e cominciò a predicare contro la corruzione della Chiesa di Roma. Lutero era un frate agostiniano colto: aveva compiuto studi di diritto ed era diventato dottore in teologia presso l’università di Wittenberg. Da tempo, aveva cominciato a domandarsi se fosse davvero possibile guadagnare la salvezza attraverso le opere buone e aveva concluso che la sola possibilità per l’uomo era la fede sincera e la grazia divina; non spettava al papa, dunque, concedere la remissione dei peccati, tanto più se ciò veniva fatto in cambio di denaro. Nel 1517 Lutero si rese protagonista di un’azione veramente provocatoria, che sfidava apertamente le autorità di Roma: affisse sul portone della cattedrale di Wittenberg un testo composto di 95 punti, detti «tesi», in cui criticava la vendita delle indulgenze ed esponeva il suo pensiero sul peccato e sulla penitenza. Uno dei punti più scottanti della teologia di Lutero riguardava il ruolo della Chiesa: il monaco tedesco, infatti, sosteneva che i fedeli potevano dialogare direttamente con Dio e per farlo non avevano alcun bisogno dell’intermediazione dei sacerdoti. Non solo, essi potevano affrontare personalmente la lettura delle Sacre Scritture. Era un attacco diretto alla Chiesa di Roma, non solo alla sua corruzione, ma anche al suo ruolo e alla sua funzione.

Unità 3 ( Riforma e Controriforma


LAVORO SULLA FONTE Le «tesi» luterane Il 31 ottobre 1517 Martin Lutero affisse le sue 95 tesi sul portale della cattedrale di Wittenberg, mentre alcuni predicatori raccoglievano l’«obolo di San Pietro», un’elemosina richiesta una volta all’anno per sostenere le iniziative del papato. Qui presentiamo alcune delle tesi in cui viene affrontato il tema delle indulgenze. 21. Sbagliano quei predicatori di indulgenze, i quali dicono che per le indulgenze papali l’uomo è sciolto da ogni pena e salvato. 23. Se mai può essere concessa ad alcuno la completa remissione di tutte le pene, è certo che essa può essere data solo ai perfettissimi, cioè a pochissimi.

tetesto ddidascalia testo didascalia testo didascalia.

24. È perciò inevitabile che la maggior parte del popolo sia ingannata da tale indiscriminata e pomposa promessa di liberazione dalla pena. 32. Verranno condannati eternamente con i loro maestri quelli che si credono sicuri della propria salvezza per mezzo delle lettere indulgenziali. Il portale della cattedrale di Wittenberg.

Rispondi alle domande. 1. Quale immagine della Chiesa cristiana del tempo emerge dal testo scritto da Lutero?

.............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

2. Quale abitudine della Chiesa, in particolare, condanna Lutero in queste tesi? .............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

4 La nascita della Chiesa luterana

LAVORO SULLA LINGUA

Lutero entra in conflitto con la Chiesa di Roma Le posizioni teologiche di Lutero suscitarono l’immediata reazione della Chiesa romana: papa Leone X emanò una bolla papale con la quale condannava duramente le tesi affisse a Wittenberg e minacciava Lutero di scomunica nel caso non le avesse ritirate. La replica di Lutero fu durissima: bruciò pubblicamente la bolla del papa e continuò a diffondere altri suoi scritti. In questi scritti proponeva non più solo una critica ai comportamenti mondani e corrotti del clero cattolico, ma una vera e propria rifondazione teologica della Chiesa, basata su alcuni punti: • riconoscimento come sacramenti solo del battesimo e dell’eucaristia; • rifiuto del culto dei santi e della Madonna; • cancellazione della gerarchia ecclesiastica; • ridefinizione del ruolo dei sacerdoti, da lui definiti «pastori»: non più intermediari tra Dio e gli uomini, ma solo persone più preparate che potevano orientare i fedeli e insegnare; • diritto di matrimonio dei pastori della Chiesa; • indipendenza della Chiesa tedesca da Roma.

Molte parole del linguaggio ecclesiastico derivano dal latino e dal greco. Il verbo greco baptizein significa «immergere nell’acqua». Quale sostantivo italiano, secondo te, deriva da quel verbo? ……………………………...................................

Eucaristia È il più importante sacramento della religione cristiana: simboleggia il sacrificio di Cristo e la sua comunione con gli uomini. Il sacramento è celebrato con il pane (o l’ostia consacrata), simbolo del corpo di Cristo, e il vino, simbolo del suo sangue.

Lezione 10 ( Le origini della Riforma

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LEZIONE LEZIONE

1 10

Lutero è scomunicato e bandito dall’impero

Dieta In origine, nome delle assemblee di alcuni popoli germanici, poi divenuto il nome delle assemblee del Sacro romano impero.

Nel 1521 l’imperatore Carlo V convocò Lutero alla dieta imperiale di Worms. Carlo temeva infatti la diffusione delle idee del frate agostiniano, non solo perché contrastavano i principi della Chiesa cattolica, ma per le conseguenze politiche che ne sarebbero derivate. Di fronte all’imperatore, Lutero riaffermò la propria posizione teologica e politica nei confronti della Chiesa, rifiutandosi di ritrattare le sue tesi. Lo scontro tra Lutero e il papato era ormai inevitabile: Lutero fu prima scomunicato e poi messo al bando dall’impero; si salvò solo grazie all’aiuto del duca di Sassonia Federico il Savio che lo sottrasse all’arresto nascondendolo nel suo castello di Wartburg. Qui Lutero si dedicò per un anno alla traduzione della Bibbia in lingua tedesca, così da favorire la lettura diretta del testo sacro da parte dei fedeli.

Lutero di fronte a Carlo V alla dieta di Worms nel 1521, in un’incisione del XIX secolo.

COMPRENDO IL TESTO Quale mezzo consentì a Lutero di diffondere rapidamente le sue idee? ……………………………...................................

Le idee di Lutero si diffondono in Germania Grazie anche alla nuova invenzione della stampa, che permetteva a migliaia di lettori l’accesso diretto alle opere del monaco di Wittenberg, le idee di Lutero conquistarono sempre più larghi consensi nella società tedesca, sia tra i principi sia tra la gente comune. Quando Carlo V, d’accordo con Leone X, condannò l’opera luterana e ne vietò la diffusione, i principi vicino a Lutero risposero con una «Protesta» (1529): da quel momento, il nuovo movimento prese il nome di Riforma protestante o Protestantesimo.

Molti prìncipi tedeschi appoggiano Lutero Alcuni prìncipi tedeschi, ma anche numerosi borghesi e molti uomini di cultura, appoggiarono il movimento riformatore promosso da Lutero non solo per ragioni teologiche, ma anche per concreti interessi politici: essi, infatti, vedevano nella Riforma la possibilità di liberarsi dalla sottomissione alla Chiesa romana e di rendersi autonomi dall’imperatore. Molti nobili, inoltre, speravano di mettere le mani sulle proprietà ecclesiastiche in Germania.

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Unità 3 ( Riforma e Controriforma


5 Un’Europa divisa I principi e l’imperatore si scontrano Nel 1531 i principi tedeschi protestanti formarono la Lega di Smalcalda, che si contrapponeva allo schieramento cattolico sostenuto dall’imperatore Carlo V. I due schieramenti furono protagonisti di una lunga guerra di religione che devastò la Germania e si concluse solo nel 1555 con la pace di Augusta, che stabiliva due capisaldi fondamentali: • ogni principe poteva scegliere liberamente la propria religione; • i sudditi dovevano seguire la stessa religione del principe, secondo il principio cuius regio, eius religio, ovvero «la religione deve essere quella di colui al quale appartiene la regione».

LAVORO SULLA LINGUA Nel testo sono presenti una frase latina e la sua traduzione in italiano. Sottolinea con due colori diversi il pronome relativo e il pronome dimostrativo a cui si riferisce.

Cattolici e protestanti La Germania fu il cuore della Riforma protestante, ma in breve le idee di Lutero si diffusero in tutta Europa. A metà circa del XVI secolo, l’Europa era divisa tra cattolici e protestanti. Era una divisione che riguardava gli Stati ma anche, all’interno degli Stati, le comunità e gli individui: • nel mondo germanico le regioni del Centro-Nord (Sassonia, Prussia e Brandeburgo) sposarono la causa luterana, mentre la Baviera e l’Austria restarono cattoliche; • Norvegia, Svezia, Danimarca e Islanda abbracciarono il luteranesimo; • nei Paesi Bassi e in Ungheria sorsero forti comunità luterane, accanto a quelle cattoliche; • il luteranesimo non penetrò in Francia, Spagna, Italia, Inghilterra e Polonia. Tragicamente nell’Europa divisa dal punto di vista religioso regnò quasi ovunque l’intolleranza: ciò significa che non si poté quasi mai essere cattolici nei Paesi protestanti, né protestanti nei Paesi cattolici.

Il dipinto dell’olandese Adriaen Pietersz (1589-1662), intitolato La pesca delle anime, rappresenta un fiume sulle cui sponde sono schierati, a sinistra, i protestanti e, a destra, i cattolici. Alcuni di loro, in barca, pescano più anime possibili dalle ac ue del fiume. ullo sfondo gli estremi di un arcobaleno non completo indicano che l’alleanza tra gli uomini di uno stesso Paese si è rotta.

Lezione 10 ( Le origini della Riforma

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LEZIONE LEZIONE

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6 Lutero e la società tedesca I contadini tedeschi sperano che il luteranesimo migliori le loro condizioni di vita LAVORO SULLA LINGUA

L’analogia è «un rapporto di somiglianza tra elementi di due fatti od oggetti, che si può dedurre mentalmente». Sottolinea nel paragrafo l’analogia presente.

I contadini tedeschi dovevano pagare alla Chiesa ingenti tributi. L’adesione alla Riforma protestante per loro significava la possibilità di liberarsi finalmente da questo pesante fardello: era, quindi, un modo per ribellarsi contro le ingiustizie che subivano da secoli. Per i contadini Lutero era un esempio da seguire: così come il monaco di Wittenberg si era ribellato all’autorità della Chiesa romana, allo stesso modo i contadini dovevano e potevano ribellarsi alle famiglie nobili che possedevano le terre in cui lavoravano e che li sfruttavano duramente. Si formò così un movimento di contadini che chiedevano l’abolizione delle corvées e la riduzione delle tasse da pagare alla Chiesa e ai feudatari. Anch’essi, come Lutero, si richiamavano all’originario messaggio cristiano di fratellanza e uguaglianza. Nella loro lotta i contadini tedeschi erano appoggiati dai seguaci di una nuova corrente religiosa, gli anabattisti, che s’ispiravano alla dottrina di Lutero, ma che col tempo erano divenuti più radicali sia dal punto di vista religioso, sia dal punto di vista sociale.

Thomas Müntzer guida la rivoluzione sociale dei contadini tedeschi La guida del movimento contadino tedesco fu Thomas Müntzer (1489-1525) un ex sacerdote che voleva costruire il regno di Dio sulla Terra lottando contro i peccatori e realizzando il principio di eguaglianza degli uomini. Müntzer proponeva una vera e propria rivoluzione sociale: non solo denunciava lo strapotere dei nobili possidenti, ma invitava i contadini a ribellarsi per dare vita a comunità indipendenti, in cui la servitù della gleba fosse abolita e i contadini avessero il diritto di eleggere i loro pastori. Nell’estate del 1524 nelle città di Mühlhausen, Frankenhausen e in altri centri tedeschi nacquero «repubbliche cristiane» nelle quali, in nome dell’uguaglianza, venne abolita la proprietà privata e tutti i beni furono messi in comune.

L’incisione del XVI secolo documenta la violenza di una rivolta contadina.

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Unità 3 ( Riforma e Controriforma


Lutero condanna duramente i disordini sociali Lutero, però, deluse le speranze di migliaia di contadini tedeschi: egli non solo non appoggiò la rivolta, ma condannò duramente i disordini sociali. Lutero, infatti, non era un rivoluzionario: certamente voleva riformare in profondità la religione cattolica, ma non voleva distruggere l’ordine sociale. Inoltre, non poteva permettersi di perdere l’appoggio dei nobili, che non avevano alcuna intenzione di rinunciare ai loro privilegi. Per questi motivi, Lutero sostenne i grandi feudatari e i principi tedeschi, anche quando cominciarono a reprimere nel sangue le rivolte. Nel 1525 l’esercito dei contadini fu sconfitto in Turingia: circa 100 000 uomini persero la vita; tra questi, lo stesso Müntzer.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati di seguito. Attenzione: non tutti sono da utilizzare.

prestigio morale – simonia – potere politico – nepotismo – tesi – mecenatismo – preghiera – denaro – riduzione di pena in purgatorio – pesi – indulgenze – Lutero – Germania I papi si dedicano soprattutto alla conquista del ...……......…………….........……………........………………...……......

Sono diffuse le pratiche del ..................................................................................................... e della ............................................................................................ XV-XVI secolo: la Chiesa vive una grande crisi

Con la vendita delle ….........…………........…………… si garantisce una ….........……………........….….….….…. ………………….........……….........................……... in cambio di ….........…………….....................………………

Nel 1517 sono affisse le ….........……………........………… di ….........……………........………… contro la vendita delle indulgenze

In ….........…………........…………… prende avvio la predicazione di Martin Lutero

Mi oriento nel tempo 2. Completa la linea del tempo inserendo la lettera corrispondente agli eventi elencati. a. Sconfitta dell’esercito dei contadini b. Pubblicazione di Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam c. Lutero rende pubbliche le 95 tesi d. Pubblicazione di Utopia di Thomas More

1500

1511

1516

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Lezione 10 ( Le origini della Riforma

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

La rivolta contadina Nella storia i contadini hanno spesso subito le decisioni dei potenti, diventando bersaglio di soprusi e angherie. Ma nel primo ventennio del Cinquecento, migliaia di contadini tedeschi si ribellarono contro i privilegi dei nobili e del clero, dando vita a un movimento che proponeva di cambiare radicalmente la società e che aveva come riferimento il messaggio cristiano di fratellanza e uguaglianza.

IL RISCATTO DEGLI «ULTIMI»

Il riscatto degli «ultimi», dei poveri e degli sfruttati era un’idea già presente nell’immaginario dei contadini del Medioevo. Esso però trovò nuova forza, dopo la Riforma luterana, nelle parole di alcuni predicatori detti «profeti di Zwickau» dal nome della città che per prima li aveva ospitati. Questi predicatori raccontavano ai contadini tedeschi il prossimo avvento del regno di Cristo sulla Terra, che sarebbe durato mille anni e avrebbe visto tutti gli uomini vivere in pace da fratelli. Sulla base di queste profezie, l’ex prete Thomas Müntzer si mise alla testa di un movimento contadino a cui diede un programma rivoluzionario. Oltre all’abolizione della servitù della gleba si chiedeva la riduzione delle decime, cioè delle tasse da pagare alla Chiesa, l’abolizione delle riserve di caccia dei signori, la proprietà collettiva dei boschi.

ilografia del 1527 che mostra Müntzer mentre predica ai contadini.

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Unità 3 ( Riforma e Controriforma


2

LE RIVOLTE CONTADINE (1524-1525)

In tutta la Germania centro-meridionale gli ideali di uguaglianza e libertà si tradussero in concreti programmi di lotta. Dai programmi si passò alla rivolta vera e propria. Armati spesso solo di forconi i contadini si rivolsero contro i nobili, li cacciarono e si abbandonarono talvolta a saccheggi anche di chiese e abbazie. na ilografia contemporanea ai fatti documenta il saccheggio di un villaggio ad opera di contadini.

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LA REPRESSIONE E LA SCONFITTA

La condanna di Lutero fu durissima. In un opuscolo intitolato Contro le empie e scellerate bande di contadini definì i contadini «cani rabbiosi» e rivolgendosi ai principi tedeschi scriveva: «Ammazzate, scannate, strangolate quanto potete. [...] E se qualcuno giudicherà tutto ciò troppo duro, pensi che la sedizione [sommossa] è cosa insopportabile e che in ogni momento c’è da attendere la catastrofe del mondo». Tutto finì a Frankenhausen nel 1525: una coalizione di feudatari tedeschi sconfisse e poi massacrò Müntzer e il suo esercito.

uesta ilografia rappresenta i soldati che reprimono la rivolta attaccando i contadini nel loro cascinale.

Unità 3 ( Riforma e Controriforma

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LEZIONE

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Le conseguenze della Riforma in Europa

1 I riformatori Zwingli e Calvino Il riformatore Zwingli guida il rinnovamento della città di Zurigo COMPRENDO IL TESTO Rileggi le tre riforme di Zwingli e collocale nel «contenitore» corretto. a. Riforma teologica: ……………………………................................... ……………………………...................................

b. Riforma socioeconomica: ……………………………................................... ……………………………...................................

c. Riforma dell’organizzazione della Chiesa: ……………………………................................... ……………………………...................................

Le idee di Lutero non rimasero circoscritte al mondo tedesco e ispirarono altre «Chiese riformate» in Europa. Per esempio, a Zurigo, in Svizzera, Ulrich Zwingli (1484-1531), amico di Erasmo da Rotterdam, sostenuto dai governanti della città, promosse un rinnovamento radicale della vita urbana basata su tre riforme tipicamente «protestanti»: • la confisca dei beni della Chiesa per aiutare i poveri; • l’abolizione del celibato dei sacerdoti; • la lotta al culto delle immagini sacre. L’esempio di Zwingli fu seguito anche a Berna, a Basilea e in Ritratto del riformatore Ulrich Zwingli. altre città svizzere. In Svizzera si formarono quindi cantoni seguaci di Zwingli (che nel 1526 era stato scomunicato dal papa) e cantoni cattolici. La divisione fu però tutt’altro che pacifica: seguì uno scontro armato che culminò nella battaglia di Kappel (ottobre 1531) vinta dai cattolici. Nella battaglia rimase ucciso lo stesso Zwingli.

Giovanni Calvino continua l’opera di riforma del cristianesimo

Predestinazione È l’idea che il destino dell’uomo sia già scritto e non possa essere modificato. Su questa idea diversi religiosi cristiani hanno elaborato delle dottrine.

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Il francese Giovanni Calvino (1509-1564) fu uno dei più importanti riformatori del XVI secolo, erede ma anche interprete e rinnovatore della teologia di Martin Lutero. Pur condividendo molti aspetti della dottrina luterana, Calvino portò fino alle estreme conseguenze la tesi di Lutero sull’inefficacia delle opere per guadagnarsi la grazia. Secondo la dottrina della predestinazione elaborata da Calvino, la grazia dipende solo dalla volontà di Dio. Nel suo disegno imperscrutabile, cioè che gli esseri umani non possono conoscere, Dio concede ad alcuni la grazia, destinandoli fin dalla nascita alla salvezza, mentre condanna altri alla dannazione. Secondo Calvino gli esseri umani non potevano fare nulla per cambiare ciò che Dio aveva deciso per loro; potevano però comprendere il loro destino da determinati segni, uno dei quali era il successo nel lavoro: i fedeli che lavoravano rettamente e con profitto, anche svolgendo le attività più umili, potevano considerarsi destinati alla salvezza e alla vita eterna. Questa dottrina ebbe come conseguenza, nei Paesi che la accolsero, un particolare impegno e rigore nello svolgimento di attività imprenditoriali e nel commercio: le ricchezze che ne derivavano a chi le esercitava, infatti, indicavano la predestinazione alla salvezza.

Unità 3 ( Riforma e Controriforma


Calvino governa Ginevra in base ai suoi principi religiosi A metà del XVI secolo, la monarchia francese aveva un atteggiamento intollerante nei confronti dei protestanti che criticavano il cattolicesimo ufficiale. Per questa ragione, Calvino scelse di abbandonare la Francia e di trasferirsi nella città svizzera di Ginevra. Qui trovò un ambiente più favorevole alle sue idee perché lo spirito della Riforma era già diffuso. In breve tempo Calvino si mise alla testa di un movimento protestante sostenuto anche dal governo della città, divenendo al tempo stesso una guida spirituale e un capo politico. Oltre a guidare la vita ecclesiastica, infatti, la Chiesa calvinista giudicava con estrema severità i comportamenti ritenuti «immorali» dei cittadini e degli stessi governanti e comminava ammonizioni e scomuniche a quanti erano ritenuti indegni. Tutti coloro che si opponevano alla fede calvinista e manifestavano qualche forma di dissenso erano duramente repressi. Da Ginevra, la dottrina di Calvino si diffuse nella zona del Reno, in parte della Francia, in Scozia e nei Paesi Bassi, sostituendosi spesso al luteranesimo.

DENTRO LA STORIA Il ruolo della stampa nella diffusione della Riforma Libri meno costosi per un pubblico più vasto Durante il XVI secolo la stampa s’impose sui copisti amanuensi, permettendo la diffusione della cultura e delle idee a un pubblico di lettori sempre più ampio; fu anche grazie alla stampa che le idee della Riforma si diffusero in Europa. L’affermazione della stampa a caratteri mobili fu resa possibile non solo perché si era perfezionato l’aspetto tecnico, ma soprattutto perché i prezzi dei libri diventarono molto competitivi rispetto a quelli dei codici manoscritti. La crescita del mercato editoriale dovette molto anche alla diffusione di un nuovo materiale legato al libro: la carta. Proveniente dalla Cina e introdotta in Europa dai mercanti arabi nell’XI secolo, la carta prima affiancò e poi sostituì l’antica pergamena, sulla quale i copisti e gli amanuensi medievali trascrivevano i testi. La carta, che cominciò a essere prodotta industrialmente nel XIII secolo, costava meno della pergamena e richiedeva una lavorazione meno complessa. L’industria tipografica dal 1470 al 1480 moltiplicò di dieci volte la propria produzione e incontrò un nuovo pubblico di lettori alfabetizzati, diverso dai tradizionali lettori eruditi e benestanti di opere manoscritte.

LAVORO SULLA LINGUA Nel paragrafo è presente un verbo che significa «stabilire la pena relativa a un reato»; qual è il verbo? ……………………………...................................

Ritratto di Giovanni Calvino, XVI secolo.

L’editoria e la trasmissione dei testi La diffusione del libro a stampa cambiò le forme della trasmissione della conoscenza. In passato questo compito spettava ai copisti dei monasteri, che spesso non si limitavano a copiare le opere antiche, ma le correggevano laddove esse non si accordavano con i dogmi della Chiesa. A questo intervento di censura, che ripuliva i testi da ogni possibile deviazione dalla dottrina ufficiale, spesso si sommavano errori dettati dalla fatica di un lavoro lungo e di precisione o dall’ignoranza degli stessi copisti, che di fronte a un dubbio o a una controversia, non sempre sapevano scegliere la corretta interpretazione. Il libro a stampa, una volta risolti i problemi tecnici del corretto dosaggio dell’inchiostro e della scelta della carta migliore, divenne uno strumento potente per la trasmissione delle idee, consentendo a ciascun lettore un rapporto più diretto con il pensiero degli autori antichi e moderni.

Particolare di una pagina a stampa con caratteri mobili realizzata nel 1499 dall’editore veneziano Aldo Manuzio.

Lezione 11 ( Le conseguenze della Riforma in Europa

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LEZIONE

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2 La Riforma della Chiesa in Inghilterra

Enrico VIII promuove la nascita della Chiesa anglicana

Ritratto di re Enrico VIII, realizzato da Hans Holbein il Giovane (1540).

Nel corso del XVI secolo il movimento protestante coinvolse anche l’Inghilterra. Nelle vicende inglesi, però, le questioni politiche ebbero un peso molto maggiore di quelle teologiche. All’inizio re Enrico VIII Tudor (1491-1547) si era schierato con estrema fermezza contro i riformatori tedeschi, tanto che papa Leone X lo nominò «difensore della fede» (defensor fidei). L’alleanza tra papato e corona inglese si ruppe quando il papa rifiutò di assecondare la richiesta di Enrico VIII di annullare il suo matrimonio con Caterina d’Aragona, dalla quale non aveva avuto figli maschi. Il rifiuto del pontefice aveva poco a che fare con ragioni religiose o morali, e molto più con la volontà di non urtare la suscettibilità della monarchia spagnola, essendo Caterina la zia materna di Carlo V. Enrico VIII giudicò la decisione del papa una intollerabile limitazione al suo potere assoluto. Per questo motivo, nel 1534 fece emanare al Parlamento inglese l’Atto di supremazia, una legge che stabiliva la separazione della Chiesa inglese dalla Chiesa di Roma. Nasceva così la Chiesa anglicana.

La Chiesa anglicana è una Chiesa nazionale sottoposta all’autorità del re COMPRENDO IL TESTO Sottolinea nel testo il duplice valore che la fondazione della Chiesa anglicana assunse per la corona inglese.

Edoardo VI salì al trono a soli 10 anni.

La Chiesa anglicana era una Chiesa nazionale inglese autonoma da Roma: il suo capo supremo era lo stesso sovrano, che si sostituiva alla figura del papa. Il primo e più importante significato politico della nascita della Chiesa anglicana era dunque affermare il potere assoluto del re, cioè un potere non condizionato o limitato da altri poteri. La rottura con la Chiesa di Roma, inoltre, aveva un secondo significato politico: rafforzare il patto di fedeltà della nobiltà inglese alla corona. Enrico VIII, infatti, ordinò la chiusura dei conventi e la confisca dei beni ecclesiastici: ciò permise alla corona e alla nobiltà inglesi d’impadronirsi delle ricche proprietà appartenenti alla Chiesa cattolica.

La Chiesa anglicana fa propri alcuni elementi della teologia protestante Dal punto di vista teologico, all’inizio la Chiesa anglicana non si distinse eccessivamente da quella cattolica. Nel 1549 Edoardo VI, il figlio e successore di Enrico VIII, introdusse invece nella nuova Chiesa elementi della dottrina protestante. La Chiesa anglicana, per esempio: • accolse il principio della predestinazione; • riconobbe come unici sacramenti il battesimo e la comunione; • negò il valore delle indulgenze; • consentì agli ecclesiastici di sposarsi.

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Unità 3 ( Riforma e Controriforma


LAVORO SULLA CARTA La diffusione del protestantesimo La carta mostra le aree di espansione delle principali religioni nate in seguito alla Riforma protestante. Rispondi alle domande. 1. Quali erano le aree europee nelle quali le Chiese riformate non riuscirono a penetrare? ..................................................................................................... ..................................................................................................... ..................................................................................................... .....................................................................................................

2. In quale parte del continente europeo il protestantesimo, nelle sue diverse varianti, ebbe maggiore successo? ..................................................................................................... .....................................................................................................

3 La reazione della Chiesa di Roma alla sfida della Riforma

Il papa indice il concilio di Trento La diffusione in Europa del luteranesimo e del calvinismo rappresentava una sfida concreta all’autorità e al potere della Chiesa di Roma. A questa sfida i pontefici romani diedero una duplice risposta: • da un lato lottarono per impedire, dov’era possibile, la diffusione e il successo delle Chiese riformate; • dall’altro compresero che la Chiesa doveva rinnovarsi profondamente per consolidare la propria autorità. In seno alla Chiesa cattolica maturò una posizione articolata: le critiche dei protestanti ai costumi corrotti non erano del tutto infondate e andavano prese sul serio. Il primato della Chiesa di Roma rimaneva indiscutibile, ma questa doveva rinnovarsi profondamente sul piano morale e organizzativo. Nacque così l’idea di un concilio ecumenico che affrontasse le principali questioni teologiche sollevate da Lutero e ristabilisse l’autorità assoluta della Chiesa.

Concilio ecumenico Il concilio è una riunione di vescovi; la parola «ecumenico» deriva dall’aggettivo greco oikoumenikòs, che significa «della terra abitata», cioè «di tutti». Il concilio ecumenico è dunque l’assemblea solenne di tutti i vescovi cristiani, convocata per discutere e decidere su questioni relative alla fede e alla morale.

Lezione 11 ( Le conseguenze della Riforma in Europa

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LEZIONE

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Il dialogo tra le parti è difficile

Il concilio di Trento fu promosso da papa Paolo III, salito al soglio pontificio nel . In questo dipinto allegorico la Fede la figura incappucciata indica a Paolo III una pergamena con la riunione di vescovi come invito a convocare il concilio.

I cattolici e i protestanti più aperti al dialogo appoggiarono il concilio perché speravano che in quella sede si potessero finalmente discutere i problemi che gravavano sulla Chiesa, restituendole l’antico prestigio. Anche l’imperatore Carlo V sostenne il concilio perché si augurava che la risoluzione dei contrasti tra le Chiese potesse finalmente pacificare la Germania, ormai divisa tra principi luterani e principi cattolici. Per ospitare il concilio fu scelta la città di Trento, collocata non casualmente a metà strada fra il mondo germanico (da cui era scaturita la Riforma) e Roma (la città simbolo del potere pontificio). I lavori iniziarono ufficialmente nel dicembre 1545 e si chiusero, dopo un’interruzione di quasi dieci anni, diciotto anni dopo, nel 1563. In una primissima fase, si fecero seri tentativi per conciliare le posizioni delle Chiese riformate e quelle della Chiesa di Roma. Dopo breve tempo, però, si comprese che il dialogo non era possibile. Il concilio, infatti, respinse le posizioni protestanti, li condannò come eretici, riaffermò i dogmi del cattolicesimo e stabilì nuove regole per gli ecclesiastici.

LAVORO SULLA FONTE Il concilio di Trento Secondo le testimonianze dell’epoca, a partire dal 1562 i partecipanti alle sedute plenarie (cioè aperte a tutti i membri) del concilio aumentarono considerevolmente. Fu quindi adibita agli incontri la chiesa di Santa Maria Maggiore a Trento che, grazie alla navata unica, si prestava a ospitare più persone. Questo dipinto ci mostra l’ambientazione di quelle sedute. Leggi attentamente le seguenti didascalie e riporta il numero che le contraddistingue sull’immagine corrispondente. 1. I partecipanti alle sedute prendevano posto su una tribuna semicircolare in legno. 2. Di fronte alla tribuna si trovava una pedana su cui sedevano i cardinali. 3. Ai piedi dei cardinali sedevano i loro servitori. 4. I relatori prendevano posto su un pulpito. 5. Nello spazio centrale della sala si trovava un tavolo per il segretario del concilio.

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Unità 3 ( Riforma e Controriforma


La Chiesa di Roma promuove la Controriforma Gli storici definiscono l’insieme delle decisioni prese nel corso del concilio con il termine di Controriforma o Riforma cattolica. Il concilio: • ribadì la dottrina del libero arbitrio dell’uomo nella scelta della sua condotta di vita e l’importanza delle buone azioni per la salvezza (la fede non basta); • affermò che la Chiesa, attraverso i sacerdoti che amministravano i sacramenti, aveva un ruolo fondamentale per la salvezza dell’anima; • confermò che i sacramenti erano sette e avevano tutti un valore fondamentale; • sostenne che la venerazione dei santi e il culto delle reliquie erano importanti per i cristiani; • ribadì che l’acquisto delle indulgenze permetteva una riduzione della penitenza per i peccati commessi; • affermò che l’unica traduzione accettata della Bibbia era quella in latino, detta Vulgata; • confermò l’obbligo di celibato per gli ecclesiastici.

LAVORO SULLA LINGUA Il «libero arbitrio» è un concetto filosofico e teologico su cui molti uomini di Chiesa hanno discusso. Cerca sul dizionario il significato di «arbitrio» e trascrivilo. ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

4 La Chiesa romana dopo il concilio di Trento

Le nuove regole Il papato rispose alla sfida protestante con una vera e propria riforma cattolica basata su tre principi: • avvicinare i parroci ai fedeli; • combattere l’ignoranza degli uomini della Chiesa; • migliorare la moralità degli esponenti del clero. I vescovi dovettero lasciare la corte papale, tornando a risiedere nelle loro diocesi; inoltre, non poterono più accumulare ricchezze e ostentare il lusso. Nacquero seminari, cioè scuole speciali dedicate alla formazione degli ecclesiastici, e fu pubblicato il catechismo, un testo rivolto ai fedeli che conteneva la dottrina della Chiesa cattolica. Nacquero nuovi ordini religiosi, come i teatini, i cappuccini e le orsoline, che avevano come finalità il rinnovamento spirituale, ma anche la diffusione dell’educazione tra i fedeli e la promozione di opere di beneficienza. Grande protagonista della Riforma cattolica fu l’ordine religioso della Compagnia di Gesù, fondato nel 1534 da Ignazio di Loyola (un nobile cavaliere spagnolo convertito alla vita spirituale) e riconosciuto dal papa Paolo III nel 1540 (vedi Vedere la storia in questa Unità).

Sant’Ignazio di Loyola.

La Chiesa rivendica prestigio attraverso l’arte Parallelamente al rinnovamento spirituale, nella Chiesa si andò manifestando anche la volontà del papato di rivendicare il proprio prestigio attraverso una forma di propaganda. Il principale strumento fu l’arte, a cui fu affidato il compito di celebrare l’autorità della Chiesa cattolica e di diffonderne le idee creando stupore e suscitando l’emotività nello spettatore. Nacque così uno stile dalle forme esuberanti e spettacolari chiamato Barocco. Lezione 11 ( Le conseguenze della Riforma in Europa

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LEZIONE

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Il Santo Uffizio reprime i nemici del papato COMPRENDO IL TESTO

Quali erano i nemici dell’Inquisizione? Selezionali nel seguente elenco. a Eretici. b Ladri. c Cattolici ortodossi. d Streghe. e Soldati stranieri catturati.

La processione dei condannati dal tribunale dell’Inquisizione in un’incisione spagnola.

Per contrastare la Riforma protestante la Chiesa cattolica usò ogni mezzo, anche la repressione e, addirittura, la violenza. Nel 1542 papa Paolo III istituì la «Congregazione della romana e universale inquisizione», o Santo Uffizio. Questa nuova congregazione aveva due compiti: • combattere le eresie; • controllare che la cultura cattolica rimanesse conforme ai principi stabiliti nel concilio di Trento. Il Santo Uffizio continuava a ricorrere ai metodi sperimentati nel Basso Medioevo dai tribunali dell’Inquisizione: il presunto colpevole di eresia era convocato presso il tribunale (nei casi più gravi arrestato), interrogato anche con metodi molto duri, che arrivavano a forme di tortura, per ottenere la sua confessione; una volta accertata la colpevolezza, lo si invitava a ritrattare, cioè a riconoscere sbagliate le proprie idee e ad abbandonarle. In caso di rifiuto, veniva affidato al «braccio secolare», cioè ai giudici non ecclesiastici per la condanna, che poteva essere di vario genere: penitenze, prigione, talvolta la morte. Con l’attenuarsi nei Paesi cattolici della minaccia protestante, l’Inquisizione si dedicò a reprimere la magia e la stregoneria, che gli esponenti religiosi (di ogni confessione) consideravano al pari di eresie: nel XVII secolo, infatti, la persecuzione delle «streghe» si diffuse in tutta Europa, sia nei Paesi cattolici sia in quelli protestanti.

L’inquisitore legge la sentenza da un pulpito.

I condannati sono destinati al rogo, cioè alla catasta di legno su cui verranno arsi vivi.

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Unità 3 ( Riforma e Controriforma

I condannati hanno un cappello simile a una mitra, il copricapo del papa, e indossano una specie di sacco, detto «sambenito».

I condannati sono accompagnati da guardiani o religiosi che li incitano a pentirsi e a confessare. Coloro che si pentono verranno puniti, ma sfuggiranno la condanna a morte.


La censura controlla e condiziona l’esercizio del libero pensiero La stampa, che conobbe una rapida diffusione tra il XVI e il XVII secolo, rappresentava uno strumento potenzialmente pericoloso per la Chiesa perché facilitava la diffusione di idee contrarie alla dottrina ufficiale tra tutti coloro che sapevano leggere. Per questa ragione, le autorità ecclesiastiche imposero ai tipografi di chiedere il permesso all’autorità ecclesiastica prima di stampare qualunque manoscritto. La censura dei testi a stampa fu affidata al Santo Uffizio che, nel 1559, per ordine di papa Paolo IV, compilò un elenco di opere che non dovevano essere lette: nacque così l’Indice dei libri proibiti. L’Indice conteneva una raccolta di titoli che la Chiesa giudicava pericolosi, fra questi, i testi sacri tradotti in volgare, il Decameron di Boccaccio, tutte le opere di Machiavelli e di Erasmo da Rotterdam.

Censura Controllo che un’autorità civile o religiosa esercita su pubblicazioni, spettacoli, mezzi di informazione, per adeguarli alle proprie leggi o principi. Il Decameron fu «messo all’indice», cioè proibito, per i suoi contenuti, ma aveva una grande importanza linguistica. Per questo motivo continuò a essere pubblicato, ma con interventi della censura. Nel frontespizio di questa edizione del 1573 infatti si legge: «ricorretto» ed «emendato (cioè privato delle sue imperfezioni morali) secondo l’ordine del Sacro Concilio di Trento».

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati di seguito. Attenzione: non tutti sono da utilizzare. eretiche – Ignazio di Loyola – Erasmo da Rotterdam – istruire – Riforma – Controriforma – giovani – sacerdoti – benestanti – più povere – concilio di Trento – Santo Uffizio – tribunale dell’Inquisizione – cattolicesimo – protestantesimo Per fronteggiare il dilagare della Convoca il …………………………..…………………

…………………………..……………………………

la Chiesa di Roma

• Vengono riaffermati i dogmi del …………………………..……………………………

• Sono condannate come …………………………..……………………………

Per combattere le eresie istituisce il …………………………..…………………………… e ripristina il …………………………..……………… ………………………………………..………

le posizioni dei protestanti • Vengono stabilite nuove regole per gli ecclesiastici

Riconosce la Compagnia di Gesù, fondata da …………………………..……………………………, che assume il compito di …………………………..…………………………… secondo la dottrina ufficiale i giovani delle famiglie …………………………..……………………………

Individuo i nessi di causa-effetto 2. Collega le informazioni nella colonna di sinistra a quelle nella colonna di destra, individuando la relazione corretta. 1. La Chiesa si convince che è necessario rinnovarsi… 2. La Chiesa promuove il rinnovamento spirituale… 3. I gesuiti diventano i «soldati di Cristo»… 4. La Chiesa di Roma reagisce con forza alla diffusione delle eresie…

a. …sono incaricati di reprimere ogni attività sospettata di indebolire l’autorità della Chiesa. b. …viene convocato a Trento il concilio ecumenico. c. …viene istituito il tribunale del Santo Uffizio. d. …nascono nuovi ordini religiosi.

Lezione 11 ( Le conseguenze della Riforma in Europa

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù

La Compagnia di Gesù La Compagnia di Gesù era un’organizzazione fortemente gerarchica, tanto da assomigliare a un esercito: i suoi componenti, detti gesuiti, facevano atto di sottomissione e obbedienza al papa e s’impegnavano a difenderlo come dei veri e propri «soldati di Cristo».

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AL SERVIZIO DEL PAPA

Ignazio di Loyola (1491-1556), fondatore della Compagnia di Gesù, pensava a un ordine nuovo, sottomesso solo all’autorità pontificia. Il suo fine era difendere in ogni modo il primato del papa come un esercito fa col suo sovrano, praticando una disciplina fondata sulla cieca fedeltà, sulla sottomissione e l’obbedienza al pontefice «come se si fosse cadaveri». L’ordine fu riconosciuto da papa Paolo III nel 1540.

Sant’Ignazio davanti a Paolo III, particolare di un dipinto nella Chiesa del Gesù a Roma.

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Unità 3 ( Riforma e Controriforma

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I «CUSTODI» DELLA DOTTRINA CATTOLICA

Durante l’epoca della Controriforma, la Compagnia di Gesù fu incaricata di controllare e reprimere ogni attività sospettata di indebolire l’autorità della Chiesa. Fu quindi una pedina fondamentale della politica controriformista, cioè dell’iniziativa della Chiesa di Roma di combattere le spinte rinnovatrici delle Chiese riformate (luterani, calvinisti ecc.). I gesuiti ricoprirono il ruolo di «custodi» della dottrina cattolica e lo svolsero non stando chiusi tra le mura delle chiese a difesa del cattolicesimo assediato, ma riversandosi nel mondo, nella società, tra i fedeli, diffondendo soprattutto tra i giovani i suoi insegnamenti.

Il santo Pietro Canisio fu un gesuita tedesco che nel Cinquecento svolse il suo apostolato in terra protestante e fu autore di un catechismo pensato come risposta a Lutero. L’immaginetta sacra francese che lo ritrae invita i ragazzini a ricordare che la preghiera conduce al cielo mentre chi non prega percorre il cammino verso l’inferno.


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I GESUITI MISSIONARI NEL NUOVO MONDO

Lo spirito attivista che animò i gesuiti nel proteggere la dottrina cristiana e nel formare le nuove generazioni, li spinse anche a impegnarsi nell’evangelizzazione delle popolazioni del Nuovo mondo (le Americhe), e nella loro difesa dal disumano sfruttamento al quale erano sottoposti dai dominatori spagnoli. Si spinsero anche nei territori dell’Estremo Oriente. Ovunque essi fondarono congregazioni, associazioni di carità e, soprattutto, scuole.

Un gesuita predica in un bosco fra nativi americani e bianchi commercianti di pellicce.

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I GESUITI E IL CONTROLLO DELL’ISTRUZIONE

I gesuiti si dedicavano con estremo rigore allo studio, alla meditazione e alla preghiera e per questo motivo erano particolarmente colti e istruiti. Essi, infatti, assegnavano grande importanza all’istruzione e perciò fondarono scuole e collegi destinati ai giovani delle famiglie benestanti. In tal modo garantivano una solida formazione cattolica ai futuri membri delle classi dirigenti.

Collegio dei gesuiti di Roma.

Unità 3 ( Riforma e Controriforma

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LEZIONE

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L’Europa dell’intolleranza

1 La Francia è travolta dalle guerre di religione

In Francia cattolici e calvinisti entrano in conflitto Ugonotti Il termine deriva dalla deformazione della parola tedesca eidgenossen, che significa «confederati», in riferimento alla Confederazione elvetica, che era stata la culla del calvinismo.

In alcune regioni della Francia, Paese di antica tradizione cattolica, il calvinismo aveva raccolto un certo consenso, soprattutto fra i borghesi e i nobili. La monarchia si oppose con estrema durezza alla penetrazione del protestantesimo, fino a reprimere e perseguitare quanti si erano allontanati dal cattolicesimo. Con gli anni si formarono due veri e propri schieramenti, uno cattolico e uno calvinista, guidati da esponenti dell’alta nobiltà: • i cattolici erano guidati dal duca di Guisa, sostenuto da altre famiglie nobili; • i calvinisti, in Francia chiamati ugonotti, erano guidati dalla famiglia dei Borbone.

Caterina de’ Medici tenta di pacificare la società francese

Ritratto di Caterina de’ Medici: madre di tre sovrani di Francia (Francesco II, Carlo IX ed Enrico III), ebbe un ruolo importante nel governo del regno.

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Nel 1559 morì Enrico II. Il suo erede, Francesco II, morì l’anno seguente. Il secondo figlio, Carlo IX (1550-1574), all’epoca aveva solo dieci anni e perciò sua madre, l’italiana Caterina de’ Medici (1519-1589), assunse la reggenza in attesa che il figlio raggiungesse la maggiore età. Durante gli anni della reggenza aumentò l’instabilità politica del regno e ciò determinò l’acuirsi dei contrasti religiosi. La crisi fra cattolici e calvinisti era resa ancora più grave dal fatto che la Spagna cattolica appoggiava i cattolici francesi e l’Inghilterra protestante sosteneva i calvinisti. Caterina, pur parteggiando per i cattolici, tentò di proporre la pacificazione della società francese, riconoscendo agli ugonotti: • una limitata libertà di seguire le proprie convinzioni religiose; • il controllo di alcune città fortificate.

Unità 3 ( Riforma e Controriforma


La tensione esplode nella strage di san Bartolomeo

COMPRENDO IL TESTO

Il tentativo di Caterina de’ Medici di controllare il conflitto andò però incontro a un drammatico fallimento: in occasione delle nozze tra sua figlia, Margherita di Valois (1553-1615), ed Enrico di Borbone (1553-1610), un nobile che aveva aderito al calvinismo, la tensione esplose e si trasformò in tragedia. Il giorno del matrimonio, infatti, migliaia di ugonotti giunsero a Parigi da ogni parte del Paese per festeggiare; i cattolici, con l’appoggio di membri influenti della monarchia, ne approfittarono per compiere una vera e propria strage: tra il 24 e il 25 agosto 1572, nella notte di san Bartolomeo, oltre 2 000 ugonotti furono trucidati. Nei giorni successivi in altre città della Francia, Orléans, Troyes, Lione, Bordeaux, Tolosa, si consumarono analoghi episodi e migliaia di calvinisti furono massacrati. Nella Senna galleggiano i cadaveri.

Caterina de’ Medici, madre di re Carlo IX, osserva i corpi ammassati davanti al palazzo. La regina madre fu ritenuta da molti la mandante dell’eccidio.

Completa la frase sottolineando il connettivo (logico-causale) corretto fra i tre proposti. Caterina cercò di pacificare la società francese, malgrado ciò/ quindi/tuttavia i contrasti religiosi fra cattolici e ugonotti esplosero nella «notte di san Bartolomeo».

Da una finestra del Palazzo del Louvre viene gettato il corpo di Gaspar de Coligny, capo ugonotto assassinato da un uomo del duca di Guisa.

Il cattolico duca di Guisa, con due suoi uomini, osserva il corpo del nemico Coligny.

All’uccisione degli ugonotti invitati al matrimonio, segue una strage a cui partecipa anche la popolazione di Parigi.

Il cortile del Louvre è coperto dai corpi degli ugonotti uccisi nel sonno, la notte tra il 24 e il 25 agosto 1572: i cattolici hanno preferito prevenire in questo modo una loro eventuale vendetta.

ran ois u ois Il massacro di san Bartolomeo, 1576 ca. Il dipinto presenta alcune sequenze del tragico massacro. Per esigenze narrative alcuni personaggi ricorrono più volte in punti diversi.

Lezione 12 ( L’Europa dell’intolleranza

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LEZIONE

12

L’editto di Nantes mette fine alla guerra di religione COMPRENDO IL TESTO

Se fosse vera la frase che la tradizione attribuisce a Enrico IV, che cosa si potrebbe dedurre sulla sua conversione? Indica la risposta che ritieni corretta. a Che fu una conversione profonda e sentita. b Che fu un gesto dettato dal calcolo politico.

Il massacro della notte di san Bartolomeo scatenò un lungo e feroce conflitto tra cattolici e ugonotti, che durò molti anni e diede un duro colpo alla stabilità dello Stato francese. Alla fine del XVI secolo, nel 1593, si ebbe una svolta decisiva: alla morte di re Enrico III (1551-1589), succeduto nel 1575 al fratello Carlo IX e ultimo rappresentante della dinastia cattolica dei Valois, la corona passò all’ugonotto Enrico di Borbone, marito di Margherita. Questa successione al trono rischiava di alterare gli equilibri religiosi della società francese: la Chiesa e i cattolici pertanto si opposero duramente, affermando che non avrebbero mai accettato un re protestante. Enrico, di fronte a questa nuova spaccatura che rischiava di compromettere la pace sociale e la stabilità della monarchia, scelse di abbandonare la fede calvinista e di convertirsi al cattolicesimo. Secondo la tradizione, in tale occasione avrebbe pronunciato la celebre frase: «Parigi val bene una Ritratto di Enrico IV messa». Grazie alla conversione al cattolicesimo, di Borbone. infatti, egli poté diventare re di Francia con il nome di Enrico IV. Nel 1598, Enrico IV promulgò l’editto di Nantes, con il quale si riconosceva agli ugonotti la libertà di professare la loro religione in tutto il territorio francese, fatta eccezione per Parigi e per l’area circostante. Terminava così una sanguinosa guerra di religione che aveva dilaniato la società francese per circa mezzo secolo e aveva messo in discussione la stessa integrità del regno.

LAVORO SULLA CARTA La Francia cattolica e la Francia calvinista Come si può vedere dalla carta, la religione calvinista penetrò soprattutto nella Francia meridionale, mentre il Nord del Paese restò in prevalenza cattolico. Rispondi alla domanda. • Le città in cui furono effettuate stragi si trovano nell’area prevalentemente cattolica o protestante? ................................................................................................ ................................................................................................ ................................................................................................ ................................................................................................

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Unità 3 ( Riforma e Controriforma

V2U3P102


2 L’Inquisizione in Spagna Il re di Spagna Filippo II diventa il campione della Controriforma L’abdicazione dell’imperatore «universale» Carlo V aveva portato sul trono di Spagna suo figlio Filippo II. Il sovrano spagnolo regnava non solo sulla Penisola iberica (eccetto il Portogallo), ma anche su parte dell’Italia e sui Paesi Bassi. Il suo regno, dunque, non possedeva unità territoriale e assomigliava a un mosaico composto da tessere molto diverse le une dalle altre dal punto di vista socioeconomico, culturale e religioso. Filippo II fu considerato il «re cattolico» per eccellenza: • fu un grande sostenitore della Controriforma; • combatté con ogni mezzo le «deviazioni» delle Chiese protestanti; • si adoperò perché il cattolicesimo trionfasse in tutti i territori sotto il dominio spagnolo; • ricorse al tribunale dell’Inquisizione, perseguitando i pochi che in Spagna avevano aderito al protestantesimo.

Moriscos ed ebrei vengono espulsi dalla Spagna In Spagna il clima d’intolleranza religiosa colpì ebrei e musulmani, due comunità radicate da secoli nella società e nella quale occupavano posizioni di grande rilievo. La persecuzione dei musulmani e degli ebrei era iniziata nel 1492 sotto il regno dei re cattolici Isabella e Ferdinando II ed era proseguita nei decenni successivi in forme sempre più drammatiche. I musulmani erano presenti nel Paese dall’VIII secolo e vivevano nel territorio di Granada. Nel corso del XVI secolo furono costretti a convertirsi al cattolicesimo e chiamati moriscos, pena l’espulsione dal Paese. Lo stesso accadde agli ebrei, che vivevano da secoli in importanti e ben radicate comunità. Molti di loro avevano accettato di convertirsi per non essere espulsi (erano detti marrani): durante la Controriforma, però, dovettero subire ugualmente innumerevoli condanne da parte del tribunale dell’Inquisizione che li accusava di false conversioni. Nella prima metà del XVI secolo centinaia di migliaia di ebrei e musulmani abbandonarono il Paese. Si trattò di un gigantesco esodo, che finì per ritorcersi contro la Spagna cattolica, che perse grandi risorse umane, intellettuali ed economiche.

Filippo II di Spagna, ritratto da Antonio Moro nel 1557.

LAVORO SULLA LINGUA Trova un sinonimo e un contrario per il sostantivo «intolleranza». Sinonimo: ……………………………...................................

Contrario (escluso «tolleranza»): ……………………………...................................

Pere Oromig e Francisco Peralta, Espulsione dei moreschi da Vinaroz, 1613. Vinaroz si trovava nel regno di Valencia, dove un terzo della popolazione era discendente degli arabi insediatisi nell’VIII secolo.

Lezione 12 ( L’Europa dell’intolleranza

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LEZIONE

12 DENTRO LA STORIA Moriscos ed ebrei

di intermediazione finanziaria che, in ossequio ai precetti della Chiesa che vietavano tali attività ai cristiani, erano i soli a poter svolgere.

Tra XV e XVI secolo i re cattolici spagnoli attuarono una dura repressione religiosa delle fiorenti comunità di ebrei e di moriscos, insediati da secoli nella Penisola iberica, e li costrinsero ad abbandonare le proprie case e a cercare rifugio altrove. L’eliminazione delle minoranze religiose si realizzò a prezzo di un impoverimento della società: la politica intollerante ruppe l’equilibrio su cui erano convissute per secoli le diverse comunità di fedeli. Due editti reali contro ebrei e musulmani Gli ultimi atti della Reconquista spagnola conclusasi con la caduta del califfato di Cordova furono due editti reali: uno imponeva la cacciata degli ebrei (1492), l’altro quella dei moriscos (1566), considerati entrambi corpi estranei della società. Moriscos ed ebrei, però, non erano due fragili minoranze: vantavano una ricca tradizione culturale e costituivano il nerbo della società, nella quale detenevano un grande potere economico. I moriscos, durante l’egemonia araba, si erano appropriati delle terre confiscate alla nobiltà feudale spagnola; gli ebrei avevano svolto le attività

COMPRENDO IL TESTO Individua nel testo cinque parole chiave sul tema «intolleranza religiosa».

L’incisione del XVI secolo illustra l’esecuzione di una condanna a morte: tre donne accusate di stregoneria vengono arse vive, mentre una quarta (sul fondo a destra) viene decapitata.

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La repressione di moriscos ed ebrei

Moriscos ed ebrei (la classe dirigente delle professioni, delle botteghe, delle manifatture, delle accademie) erano facilmente riconoscibili per la diversità della lingua e dei costumi pubblici e religiosi. Sebbene in molti cercassero di adeguarsi alle nuove leggi, nascondendo la propria fede, decine di migliaia di persone furono comunque costrette dalla forte ostilità ad abbandonare il Paese. Gli ebrei spagnoli scelsero tra esilio o integrazione forzata. I moriscos, invece, nel 1568-1570 a Granada tentarono una ribellione asserragliandosi sulla sierra e affidandosi alla complicità delle popolazioni locali. Vennero però sconfitti, furono sottoposti a una dura rappresaglia e da ultimo vennero definitivamente cacciati. Così, circa un secolo dopo la cacciata degli ebrei, tra il 1609 e il 1614 quasi 300 000 persone furono costrette a un gigantesco esodo: dovettero abbandonare una terra che avevano abitato per secoli, e alla cui prosperità avevano contribuito in modo determinante.

3 L’intolleranza in Europa Eretici e streghe subiscono terribili persecuzioni L’intolleranza religiosa fu un tratto comune a cattolici e protestanti. Un esempio del clima d’intolleranza diffuso in Europa è il caso di Michele Serveto (15111553), un umanista teologo e medico spagnolo che per sfuggire all’Inquisizione, che lo accusava di diffondere idee religiose in contrasto con il cattolicesimo, nel 1553 fuggì dalla Spagna e si rifugiò a Ginevra. Nella città svizzera, però, i calvinisti lo accusarono di eresia, lo processarono e lo mandarono al rogo. Un altro esempio del clima d’intolleranza che coinvolgeva quasi l’intera Europa furono i numerosi processi intentati dalle autorità religiose contro donne accusate di aver stretto patti con il demonio e di praticare la stregoneria. Le «streghe», che in realtà erano semplicemente donne che vivevano secondo stili di vita diversi da quelli ammessi dalla morale pubblica dominante, finivano spesso torturate e bruciate vive. Le regioni in cui regnava una certa tolleranza erano poche: tra gli Stati tolleranti vi erano in particolare l’Olanda e Venezia. Qui tentavano di rifugiarsi i perseguitati, come i genitori portoghesi del grande filosofo olandese Baruch Spinoza (1632-1677).

Unità 3 ( Riforma e Controriforma


L’antisemitismo e i ghetti Gli ebrei non furono perseguitati solo nella Spagna cattolica, ma in molte zone dell’Europa, sia da parte dei cattolici, sia da parte dei protestanti. Nel XIV secolo si era iniziato a rinchiudere le comunità ebraiche nei ghetti. Nel XVI secolo le loro condizioni di vita e di lavoro peggiorarono sensibilmente. Martin Lutero tentò di convincere gli ebrei a convertirsi al protestantesimo e davanti al loro rifiuto invitò i protestanti a espellerli dalle loro città. Nel 1555 papa Pio IV ordinò che i residenti nel ghetto non potessero né possedere case, né accogliere ebrei provenienti da altre località, né uscire dai ghetti durante la notte; li obbligò inoltre a portare un cappello giallo e un segno distintivo cucito sugli abiti.

Ghetti Dal XVI secolo furono così chiamati i quartieri cittadini dov’erano obbligati a risiedere gli ebrei. Il termine fu usato la prima volta a Venezia per indicare la zona assegnata, nel 1516, agli ebrei come loro residenza, in quanto là era presente un «getto», una fonderia.

Uno dei tre ponti che dava l’accesso all’area assegnata agli ebrei a Venezia.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. I calvinisti francesi erano chiamati ugonotti.

V

F

b. Nella notte di san Bartolomeo i calvinisti fecero strage dei cattolici.

V

F

c. L’editto di Nantes stabilì il principio del primato assoluto della religione cattolica in Francia.

V

F

d. Filippo II aprì la Spagna agli influssi culturali e religiosi provenienti dalla Germania luterana.

V

F

e. La cacciata degli ebrei e dei musulmani dalla Spagna cattolica impoverì la società spagnola.

V

F

f. La stregoneria fu un fenomeno culturale diffuso e generalmente accettato nell’Europa del XVI secolo.

V

F

g. I ghetti erano quartieri delle città europee in cui gli ebrei sceglievano di vivere.

V

F

Uso il linguaggio specifico 2. Collega i termini della colonna di sinistra con le definizioni della colonna di destra. 1. Ugonotti

a. Ebrei spagnoli convertiti al cristianesimo.

2. Marrani

b. Disposizione ufficiale emanata dal sovrano.

3. Controriforma

c. Tribunale ecclesiastico istituito per contrastare le eresie.

4. Editto

d. Scelta di aderire a un’altra confessione religiosa.

5. Inquisizione

e. Calvinisti francesi.

6. Conversione 7. Ghetto

f. Insieme delle decisioni e delle iniziative assunte dalla Chiesa cattolica per contrastare il protestantesimo.

8. Moriscos

g. Musulmani spagnoli. h. Zona della città in cui sono costretti a vivere gli ebrei.

Lezione 12 ( L’Europa dell’intolleranza

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R a NO ga I E zz LA e S & TO Ra R ga IA zz i

I giovani di Sciaffusa: goliardi o ribelli? Nelle città europee che ospitavano università nel Medioevo e nella prima età moderna, i giovani furono spesso protagonisti di manifestazioni che gli adulti consideravano come infrazione all’ordine e come minacce alla tranquillità e alla pacifica convivenza. In molti casi erano episodi di semplice goliardia, talvolta eccessivi e riprovevoli, ma a volte esprimevano quello che oggi chiameremmo «disagio giovanile».

Le intemperanze dei giovani di Sciaffusa Sciaffusa è il nome italiano di Schaffhausen, una città della Svizzera settentrionale. Qui, nell’anno 1532,, gli esponenti del clero protestante rivolsero al Consiglio cittadino una vibrata denuncia dei comportamenti «viziosi» della popolazione: «[…] nella tenebra della notte vanno in giro con i tamburi, e durante la notte vanno anche a impiastricciare di feci umane le serrature delle porte dei predicatori; e ancora, vanno a tagliare gli alberi di altri uomini probi ai quali era costata tanta fatica, denaro e lavoro piantarli. Insomma: questa loro spavalderia è tanto esagerata che sarebbe veramente eccessiva anche per il Turco […]». Chi erano i destinatari di questa denuncia che, nelle parole degli uomini di chiesa, si comportavano peggio dei Turchi? Non vi erano a tale riguardo prove certe; il clero protestante, però, accusava i giovinastri,, abituati a «fare gran giochi, ubriacarsi e abbuffarsi fino a tarda notte […], a levare grida di giubilo non da cristiani, strillare, cantare, tanto che insomma in loro presenza nessuno possa aver pace».

Dietro la goliardia Raccontate così, le vicende di Sciaffusa potrebbero sembrare solo episodi di grave intemperanza e maleducazione giovanile. Gli storici, però, si sono chiesti se tali manifestazioni, che tra l’altro erano molto frequenti nelle città universitarie europee, potessero essere liquidate come semplici episodi di goliardia o se invece avessero qualche significato. La loro risposta è stata che, con ogni probabilità, esse erano il segno dell’ostilità e del fastidio che soprattutto i giovani provavano nei confronti delle rigidità della Chiesa riformata,, delle sue leggi e della sua morale intransigente.

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Unità 3 ( Riforma e Controriforma


Tale rigidità caratterizzava non solo ogni aspetto della vita privata dei fedeli, ma anche le regole sociali della manifecomunità cittadina; i giovani erano quelli che manife stavano con maggior vigore il loro rifiuto, ma anche il resto della popolazione faticava ad accettare il nuovo ordine. ConNe è una riprova il fatto che in quell’occasione il Con generisiglio cittadino si limitò a rispondere in modo generi co alla protesta del clero riformato e non mise in atto alcun intervento repressivo.

TEST INVALSI Barra con una x la risposta esatta. 1. Il clero protestante della cittadina di Sciaffusa: A ritiene che i molestatori notturni siano i Turchi.

tratti dei giovani del B ritiene improbabile che si tra posto. C ritiene probabile che si tratti dei giovani del posto. D non formula ipotesi sull’identità dei molestatori notturni.

2. Qual è, secondo gli storici, il motivo di queste bravate? A I giovani mal tolleravano la severità della Chiesa riformata. B I giovani non avevano altri divertimenti. C I giovani erano troppo spavaldi. D I giovani avevano sempre un motivo per festeggiare.

3. Quale termine dispregiativo viene usato nel testo per riferirsi ai molestatori notturni? A Turchi. B Probi. C Spavaldi. D Giovinastri.

Lezione 4 ( La Chiesa, un nuovoUnità protagonista dellaestoria europea 3 ( Riforma Controriforma

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Tolleranza Tolleranza significa accettazione che altre persone con cui entriamo in contatto (per esempio all’interno di uno Stato o di una comunità) sostengano princìpi o pratichino una fede religiosa diversi dai nostri, anche quando noi riteniamo che il nostro punto di vista sia giusto e il loro sbagliato. Sul principio della tolleranza si fondano tutte le democrazie moderne.

La tolleranza ha pochi, ma straordinari sostenitori

IN MARCIA VERSO LA TOLLERANZA

La divisione religiosa genera intolleranza In Europa si cominciò a parlare di tolleranza dopo la Riforma protestante, che divise profondamente la comunità dei cristiani. Per un certo periodo cattolici e protestanti, pur avendo fedi diverse, continuarono a vivere negli stessi Stati o negli stessi imperi. Sia gli uni, sia gli altri, dov’erano in maggioranza, cercarono di impedire la libera manifestazione di una fede diversa; non furono, cioè, tolleranti. L’intolleranza causò persecuzioni, eccidi, guerre di religione. Solo verso la fine del XVI secolo la situazione parve stabilizzarsi. In Francia, per esempio, con l’editto di Nantes del 1598, la monarchia francese pose fine alle guerre di religione tra cattolici e calvinisti (ugonotti) che avevano sconvolto per decenni il Paese, imponendo la convivenza tra fedi diverse.

Il manoscritto dell’editto di Nantes, manato da re Enrico IV il 30 aprile 1598 e conservato nell’Archivio nazionale di Parigi.

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Nel corso del XVI secolo, pochi si batterono in favore della tolleranza. Tra i cattolici ricordiamo Erasmo da Rotterdam e Thomas More. Tra i protestanti, sostennero la tolleranza soprattutto gli appartenenti a quelle minoranze che non si riconoscevano né nella Chiesa luterana, né in quella calvinista, né in quella anglicana. Furono proprio alcuni dissidenti inglesi, costretti a emigrare nel Nuovo mondo, a fondare una colonia, la Pennsylvania, in cui era possibile praticare liberamente la propria fede, qualunque essa fosse. La tolleranza religiosa è rimasta uno dei capisaldi della democrazia degli Stati Uniti d’America.

La tolleranza e la ricerca della verità Il concetto di tolleranza si affermò nel pensiero occidentale tra Seicento e Settecento. Il filosofo inglese John Locke (1632-1704) sostenne un principio che anche oggi è difficile contestare: lo Stato non deve occuparsi della vita spirituale dei suoi cittadini, cioè non deve imporre con la forza una specifica fede religiosa. Nel Settecento, i filosofi illuministi affermarono che la verità non era altro che il risultato di una ricerca, l’esito finale di una specie di «viaggio» durante il quale gli esseri umani devono essere pronti a confrontarsi, discutere, cambiare opinione, riconoscere le ragioni degli altri e rinunciare a pensare che le proprie idee siano le uniche giuste e accettabili. In tal senso la tolleranza offre un contributo fondamentale alla ricerca della verità.


Un traguardo da raggiungere è la convivenza tra persone di cultura e religione diverse.

IL MONDO ATTUALE FRA TOLLERANZA E INTOLLERANZA

La tolleranza è la base delle moderne democrazie Le democrazie contemporanee si fondano sul valore della tolleranza. Esse, infatti, rinunciano per principio a imporre ai propri cittadini una sola ideologia politica, una sola religione, un solo modo di intendere la vita e i rapporti tra gli uomini e le donne, accettando che al proprio interno convivano idee, valori e comportamenti diversi, ispirati alla libertà di opinione e di azione del singolo individuo.

La tolleranza è un traguardo da raggiungere Ma se la tolleranza è un principio scritto nelle leggi dei Paesi democratici, ciò non significa che esso sia un valore condiviso sempre e da tutti nella vita quotidiana. In molti casi è ancora un traguardo da raggiungere. Non c’è, infatti, vera tolleranza quando persistono atteggiamenti di esclusione e diffidenza nei confronti delle minoranze, politiche, sociali, religiose o di altro genere. Il pluralismo delle idee, dei valori e delle fedi religiose, al contrario, è da considerarsi come la ricchezza di ogni società, perché offre a ciascuno di noi un’opportunità di confronto e di scoperta, che può contribuire ad arricchire le nostre conoscenze e la nostra visione del mondo.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente.

o dialog apertura

confronto

comprensione

editto intolleranza

intransigenza fanatismo

e nazion emargi

enza conosc

liberalità

a chiusur

à rigidit

razzismo

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. Che cosa sosteneva il filosofo John Locke? E quali erano le opinioni dei filosofi illuministi? 2. Si può parlare di tolleranza quando esistono atteggiamenti di esclusione verso le minoranze?

Unità 3 ( Riforma e Controriforma

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SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 10 Le origini della Riforma

BES

Nel 1517 il frate Martin Lutero si oppose pubblicamente alla vendita delle indulgenze, una delle manifestazioni della corruzione della Chiesa cristiana. Espresse inoltre posizioni teologiche diverse da quella della Chiesa di Roma e sostenne che i fedeli potessero affrontare personalmente la lettura delle Sacre Scritture. Le idee di Lutero furono condannate dall’imperatore Carlo 5° e dal papa, ma alcuni principi tedeschi diedero vita a una «protesta» che causò una lunga guerra tra cattolici e protestanti, conclusasi con la pace di Augusta (1555). Molti contadini tedeschi videro nelle idee di Lutero la possibilità di ribellarsi allo sfruttamento, ma la loro lotta venne duramente repressa dai nobili e condannata dallo stesso Lutero. Lezione 11

Le conseguenze della Riforma in Europa

Le idee di Lutero ispirarono in Europa la nascita di altre riforme religiose: quella di Zwingli in Svizzera, il calvinismo di Giovanni Calvino in Francia e diffusosi in Svizzera e in città del Nord Europa. In Inghilterra il re Enrico 8° diede vita alla Chiesa anglicana separandosi da quella romana per motivi politici. La Chiesa di Roma reagì convocando a Trento un concilio ecumenico che riaffermò i principali dogmi e difese le posizioni cattoliche anche attraverso la diffusione di nuovi ordini religiosi, quale quello dei gesuiti, e il ripristino dell’Inquisizione. Lezione 12

L’Europa dell’intolleranza

Nel 16° secolo in Francia il contrasto tra cattolici e ugonotti calvinisti si trasformò in una guerra civile che culminò nel massacro degli ugonotti ad opera dei cattolici, avvenuto nel 1572 («Strage di san Bartolomeo»). I contrasti terminarono alla fine del secolo, con la promulgazione dell’editto di Nantes che concedeva libertà religiosa. Nei domini spagnoli Filippo 2° combatté aspramente, anche per mezzo del tribunale dell’Inquisizione, protestanti, ebrei e musulmani; questi ultimi furono cacciati dalla Penisola iberica. Anche nei Paesi protestanti, con poche eccezioni, si diffusero forme di intolleranza nei confronti di cattolici, musulmani ed ebrei.

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Unità 3 ( Riforma e Controriforma


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. Proibiti – Intolleranza – Calvino – Augusta – Indulgenze – Temporale – Svizzera Potere ……............…..………………… del papato

Vendita delle ………..……………………..…………………….......…

provocano

RIFORMA PROTESTANTE DI MARTIN LUTERO seguita da Zwingli in ……..…………………….......… e ……..…………………….......… in Francia e Svizzera

provoca

porta a

a cui la Chiesa risponde con

Divisione tra cattolici e protestanti

Autonomia della Chiesa anglicana

CONCILIO DI TRENTO

che termina con

che stimola

Pace di ………..………………… (1555)

Riforma del clero e nascita di nuovi ordini attraverso

Profonda ……..…………………….......…

verso i non cristiani

che dimostrano

• Santo Uffizio • Inquisizione • Indice dei libri ………..........................

Unità 3 ( Riforma e Controriforma

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VE RI FI CA

1. Completa le affermazioni inserendo i termini opportuni. a. In Germania il ………………………………………………… esercitava un ruolo importante e interferiva nella vita politica. b. I contadini si lamentavano perché le ……………………………………………………… che dovevano pagare alla ……………………………………………………… erano molto esose. c. Alcuni stessi ………………....………………… tedeschi mal sopportavano la corruzione e l’avidità della curia romana. d. I ……………………………………… tedeschi volevano acquisire le proprietà terriere in mano alla ……………………………………. 2. Rispondi alle domande indicando nelle due colonne la posizione della Chiesa e quella di Lutero. L’esercizio è avviato. Dottrina della Chiesa

Dottrina di Lutero

a. Quale mezzo permette all’uomo di raggiungere la salvezza eterna?

Le opere buone

…………………………………..........…........…........…........

b. Come può un cristiano ottenere il perdono di Dio?

…………………………………..........…........…........…........

Fede e pentimento

c. Come può l’uomo comunicare con Dio?

Attraverso la mediazione dei sacerdoti

…………………………………..........…........…........…........

d. Quale principale autorità viene riconosciuta?

…………………………………..........…........…........…........

La coscienza individuale

3. Rispondi alle domande relative alla rivolta dei contadini tedeschi. a. Chi guidava la rivolta?

……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

b. A quali «forme» politiche diede vita?

………………………………………………………………………………………………………………………………

c. Quali programmi di lotta si proponeva?

……………………………………………………………………………………………………..……………………

..............................................................................................................................................................................................................................................................

d. Quale esito ebbe la protesta?

………………………………………………………………………………………………………………………………………………

4. Metti in ordine progressivo gli avvenimenti elencati, indicando l’ordine di successione con un numero. a. I principi luterani si uniscono nella lega di Smalcalda.

e. Lutero affigge sul portone della cattedrale di Wittenberg le sue 95 tesi.

b. Scoppia una guerra tra lo schieramento dei cattolici sostenuti dall’imperatore e i principi protestanti.

f. I principi si oppongono all’imperatore con una «protesta» (Riforma protestante).

c. La pace di Augusta stabilisce che ogni principe è libero di scegliere la propria religione e i sudditi devono adeguarsi. d. Lutero è scomunicato ma ottiene l’appoggio dei principi tedeschi.

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Unità 3 ( Riforma e Controriforma

g. La Chiesa romana condanna le tesi di Lutero. h. Lutero espone la sua posizione nella dieta di Worms. i. Carlo V condanna le dottrine di Lutero e ne vieta la diffusione.


5. Completa la tabella che riassume le diverse Chiese riformate che si formarono nel XVI secolo. Chiesa

Fondatore

Zona di nascita

Zona di diffusione

Luterana

………………………………..........….........….…

.……………………………………………………

.…….…….……………………………………………………

Calvinista

.……………………………………………………

.……………………………………………………

.…….…….……………………………………………………

Anglicana

.……………………………………………………

.……………………………………………………

.…….…….……………………………………………………

6. Elenca gli aspetti che connotano la Chiesa cattolica nel XV e XVI secolo. a.

…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

b. Vengono fondati nuovi ordini religiosi. c.

…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

d. Viene riformata la liturgia. e.

…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

f.

…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

g. Scoppiano guerre di religione. 7. Collega ciascun termine nella colonna di sinistra alla rispettiva definizione nella colonna di destra. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.

Nepotismo Simonia Indulgenza Predestinazione Confisca Dieta Concilio ecumenico Censura

a. b. c. d. e. f. g. h.

Remissione, perdono della pena dei peccati, data dalla Chiesa. Favorire propri parenti, a cui sono concesse cariche, poteri e territori. Acquisizione di cariche ecclesiastiche in cambio di denaro. Controllo della libertà di manifestare il proprio pensiero. Assemblea dei principi dei feudatari e dei rappresentanti delle città. Assemblea dei vescovi cristiani per discutere questioni di fede. Espropriazione da parte dello Stato di un bene senza risarcimento. La salvezza dell’uomo è decisa da Dio e non può cambiare in virtù delle opere dell’uomo.

8. Completa la tabella indicando l’evento o la data mancante. Data ………………

1521

Evento Lutero rende pubbliche le 95 tesi ……………………………………………………………………………………………........……

………………

Sconfitta della rivolta contadina

………………

Formazione della lega di Smalcalda

1534 ………………

1555

……………………………………………………………………………………………........……

Calvino fonda a Ginevra una nuova Chiesa riformata ……………………………………………………………………………………………........……

Unità 3 ( Riforma e Controriforma

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VE RI FI CA

9. Completa la tabella indicando la religione maggiormente diffusa in ciascuno dei Paesi elencati. PAESE

RELIGIONE Cattolicesimo

Luteranesimo

Calvinismo

Anglicanesimo

Spagna Portogallo Italia Francia Inghilterra Scozia Irlanda Germania Paesi Bassi Svizzera Polonia Prussia 10. Rispondi alle domande relative alla Compagnia di Gesù. a. Da chi fu fondata? ………………….....………………………………………………………………………………………………………………………………………………… b. Che tipo di organizzazione aveva? …………...…………………………………………………………………………………………………………………………… c. Quale fu il suo maggiore impegno durante la Riforma cattolica? ……………………...……………………………………………………… d. Di quali altre questioni si occupava? ……....……………………………..……………………………………………………………………………………………… 11. Indica se le affermazioni riferite alla Francia nella seconda metà del Cinquecento sono vere o false. a. b. c. d.

La diffusione del protestantesimo in Francia avvenne pacificamente. La monarchia francese appoggiava il cattolicesimo. La guerra civile scoppiata nel 1562 fu determinata solo da motivi religiosi. La notte di san Bartolomeo molti ugonotti furono massacrati per mano di altri gruppi di protestanti. e. Dopo il massacro degli ugonotti il conflitto ebbe fine. f. L’editto di Nantes concluse la stagione dei conflitti religiosi. g. In seguito all’editto di Nantes il cattolicesimo rimase religione di Stato, ma in alcune zone gli ugonotti poterono professare le proprie idee.

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12. Scrivi un testo intitolato «La Controriforma» seguendo la traccia proposta. • Occasione di discussione: • Decisioni assunte: • Esigenze: – Convocazione – Riaffermazione dei dogmi cattolici – Repressione delle eresie del concilio di Trento – Creazione di nuovi ordini religiosi – Recupero dei valori della cristianità

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Unità 3 ( Riforma e Controriforma


FACCIAMO STORIA INSIEME

Martin Lutero e il commercio In un trattato sul commercio e l’usura del 1524, Lutero ribadisce molto severamente le tesi religiose medievali sull’immoralità del lucro derivante dal commercio e soprattutto dall’usura.

In primo luogo i mercanti hanno tra loro una regola comune che è il loro principio fondamentale e la base di tutte le operazioni finanziarie: “ho il diritto di cedere la mia merce al prezzo più alto possibile”. I mercanti considerano questo punto come un diritto; ma in realtà, ciò non è altro che far posto alla cupidigia e spalancare completamente le porte e le finestre dell’inferno. Non vuol dire forse: io me ne infischio del mio prossimo? Purché io realizzi guadagni che soddisfino la mia avidità, che m’importa di fare, in un sol tratto, 10 volte torto al mio prossimo? […] Che cosa ci potrebbe allora essere di buono nel commercio? Che cosa mai si può fare nell’esercizio dell’attività commerciale che sia senza peccato, se una siffatta ingiustizia dev’essere però la regola di tutto il commercio? In tal caso, il commercio altro non è che un furto e saccheggio dei beni altrui. Il briccone, il furbo, se si rende conto che la sua merce sia indispensabile o che l’acquirente sia povero e nell’assoluto bisogno, vanta l’utilità e il pregio di questa merce, senza considerare il suo valore reale, nel servizio che direbbe col proprio lavoro con il rischio, ma accentua la necessità e il bisogno del suo prossimo, non già per venire in aiuto, ma per fare servire tale necessità vitale bisogno al proprio profitto, aumentando il prezzo della merce sul quale non praticherebbe alcun aumento se non ci fosse bisogno dell’acquirente. Così dunque, per l’avidità del mercante, il prezzo della merce diventa tanto più elevato quanto più intenso il bisogno del prossimo, di modo che, in sostanza, è il bisogno del prossimo a determinare il vero valore della merce e il vero prezzo. Questo modo di procedere non è forse anticristiano e disumano?

Tipo di documento: testo scritto Autore: Martin Lutero Epoca: XVI secolo

F. Gaeta e P. Villani, Documenti e testimonianze. I grandi problemi della storia medievale moderna nei testi originali e nelle interpretazioni critiche, Principato editore, 1992

COMPRENDO IL TESTO A coppie rispondete alle domande dopo aver letto il testo, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. Secondo Lutero, che cosa regola tutte le operazioni finanziarie? 2. Che cosa intende fare il commerciante nei confronti del prossimo? 3. Come si comporta, secondo Lutero, il commerciante se si rende conto che la sua merce è indispensabile? 4. Con quali parole Lutero definisce il commercio?

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Lutero ritiene che il carattere privato dell’attività mercantile danneggi la comunità e sia in contrasto con i valori del cristianesimo. L’art. 41 della nostra Costituzione afferma: «L’attività economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali». Commentate questo articolo confrontandolo con il brano di Lutero.

Unità 3 ( Riforma e Controriforma

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Il Seicento

UNITÀ

4

Il XVII secolo in Europa è caratterizzato da grandi cambiamenti sul piano politico, socioeconomico e culturale. Il potente Regno di Spagna e i principati italiani e tedeschi conoscono un inesorabile declino: la Spagna non riesce a sfruttare al meglio le ricchezze provenienti dalle Americhe e finisce per chiudersi a ogni innovazione economica e culturale; l’Italia e la Germania non riescono a superare la frammentazione politica e, quindi, a formare grandi monarchie nazionali. Fra i Paesi «emergenti» si distinguono l’Inghilterra e l’Olanda, che mettono in campo nuove forme di organizzazione della vita politica ed economica. Dal punto di vista culturale, la cosiddetta «rivoluzione scienti ca» mette in discussione i capisaldi della cultura medievale, tutti incentrati sulla religione, e propone un nuovo modo di pensare il mondo e la natura, a dando alla ragione umana il compito di scoprirne, attraverso strumenti razionali come la matematica, le leggi di funzionamento.

1607 1602 I coloni britannici

In Olanda viene fondata la Compagnia delle Indie orientali

1500

1600 1543 Copernico pubblica Le rivoluzioni delle sfere celesti

Che cosa sai già… v Lutero condanna la corruzione della Chiesa romana e propone una nuova

idea di cristianesimo, che critica il primato della Chiesa romana e la liturgia cattolica. Molti principi tedeschi appoggiano Lutero per ragioni teologiche e politiche. v Il papa e Carlo V condannano Lutero e la Riforma. Nel concilio di Trento il papato traccia la linea ufficiale del cristianesimo. v La riforma luterana ispira altri movimenti di riforma come il calvinismo. v La gerarchia politica tra le grandi potenze europee comincia a cambiare: la Spagna inizia il suo declino.

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fondano la prima colonia in America

1596-1603

1609

Prima epidemia di peste

Keplero pubblica Astronomia Nova


Il piccolo principato di Prussia, benché separato da altri principati tedeschi, acquisterà nel corso del secolo un grande potere.

Gli Asburgo d’Austria, imperatori del Sacro romano impero, estesero i loro territori anche al di là dei confini dell’impero, frenando l’avanzata dei Turchi ottomani.

La Spagna manteneva, dalla metà del XVI secolo, il dominio su gran parte dell’Italia meridionale, sulla Sicilia, la Sardegna e sul Ducato di Milano.

1618-1648 Seconda epidemia di peste

1632 Galileo Galilei pubblica Dialogo sopra i due massimi sistemi

1648 Pace di Vestfalia: fine della guerra dei Trent’anni

1700 1618

1647

1687

Defenestrazione di Praga: inizia la guerra dei Trent’anni

Rivolta antispagnola a Napoli guidata da Masaniello

Newton elabora la teoria della gravitazione universale

…e che cosa imparerai v Con la «rivoluzione scientifica» si afferma un nuovo modo di pensare la natura: la

ragione umana deve scoprirne i meccanismi di funzionamento. v L’Europa del XVII secolo cambia profondamente sul piano politico, socioeconomico e culturale. Il Regno di Spagna e i principati italiani e tedeschi declinano; Inghilterra e Olanda emergono. v Francia e Inghilterra rappresentano due modelli politici differenti: la monarchia assoluta e la monarchia costituzionale. v Nell’Europa centro-orientale Impero austriaco, Prussia e Russia si affermano come protagonisti.

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LEZIONE

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La rivoluzione scientifica

1 La nascita del metodo scientifico Un modo nuovo per studiare la realtà

COMPRENDO IL TESTO Qual è la principale novità del nuovo metodo scientifico? ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

Il XVII secolo fu il secolo della rivoluzione scientifica, cioè di un radicale cambiamento nel modo di concepire e praticare il rapporto tra l’essere umano e la natura. Già in epoca umanistica e rinascimentale (XIV-XV secolo), gli artisti, i filosofi e gli studiosi avevano mostrato un forte interesse nei confronti della natura e avevano cercato di studiarla direttamente per comprenderne i meccanismi di funzionamento. Questo nuovo atteggiamento di curiosità, di scoperta e di fiducia nelle proprie facoltà razionali spesso si era tradotto nell’abbandono delle idee tramandate dai sapienti del passato. L’esame razionale delle teorie del passato ne aveva spesso dimostrato l’inconsistenza o l’errore. Tra il XVI e il XVII secolo venne messo a punto un nuovo metodo scientifico per osservare e studiare i fenomeni naturali. Il carattere scientifico di questo metodo consisteva nella verifica sperimentale delle teorie elaborate per spiegare determinati fenomeni. È lo stesso metodo che viene usato ancora oggi dagli scienziati moderni. Uno dei principali artefici del nuovo metodo sperimentale fu Galileo Galilei.

Il «metodo scientifico» di Galilei

Eliocentrismo Teoria astronomica secondo cui i pianeti girano intorno al Sole. Si oppone al geocentrismo, secondo cui la Terra è al centro dell’Universo.

Il pisano Galileo Galilei (15641642) fu una delle menti più profonde dell’Europa seicentesca. Docente di matematica nell’antica e prestigiosa università di Padova, si dedicò a studi astronomici, dando un contributo fondamentale all’affermazione della teoria eliocentrica originariamente formulata dallo scienziato polacco Niccolò Copernico (1473-1543). Non occupa però un posto fondamentale nella storia della scienza moderna soltanto per la confutazione teorica del geocentrismo, ma soprattutto per il metodo che fu alla base delle sue ricerche e di quelle di tutti gli scienziati dal Seicento in poi. Galileo Galilei ritratto in tarda età.

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Unità 4 ( Il Seicento


Il metodo galileiano prevede quattro fasi: 1. l’osservazione diretta e ripetuta di un fenomeno; 2. la misurazione matematica di quanto è stato rilevato; 3. la formulazione di un’ipotesi relativa alle cause che hanno determinato il fenomeno, basata sui dati raccolti; 4. la verifica sperimentale dell’ipotesi. Quando tutti gli esperimenti confermano l’ipotesi, questa diventa una vera e propria teoria, cioè una legge in grado di spiegare, sempre e in ogni circostanza, i fenomeni di quel tipo. Galilei pensava che la scienza dovesse essere libera di mettere in discussione, in ogni momento, qualsiasi conoscenza, e di formulare nuove ipotesi e nuove teorie purché queste si fondassero scientificamente su dati sperimentali, osservabili e misurabili.

I luoghi e gli strumenti della nuova scienza

COMPRENDO IL TESTO Quale operazione certifica la validità di una ipotesi secondo il metodo galileiano? a L’accettazione da parte della comunità scientifica. L’accordo con la dottrina b ufficiale della Chiesa. c La verifica sperimentale.

LAVORO SULLA LINGUA

Un impulso importante allo studio della natura venne dalla fondazione delle prime accademie scientifiche, luoghi in cui i nuovi scienziati compivano i loro esperimenti e formulavano le loro teorie, e nei quali potevano incontrarsi e confrontarsi. Nel Seicento le accademie, finanziate da mecenati o da sovrani, si diffusero in Italia, Francia e Inghilterra. Le più importanti furono l’Accademia dei Lincei di Roma, l’Accademia delle scienze di Parigi e la Royal Society («Società reale») di Londra. La nascita di riviste specializzate, inoltre, consentì la diffusione del sapere scientifico e il confronto tra studiosi. Il progresso degli studi di ottica, infine, permise di perfezionare nuovi strumenti di osservazione come il telescopio e il microscopio, che consentirono di ottenere i notevoli progressi compiuti nell’astronomia, nella chimica e nella biologia. Il medico William Harvey (1578-1657), per esempio, studiò la circolazione del sangue, mentre all’olandese Jan Swammerdam (1637-1680) si deve la scoperta dei globuli rossi, oltre che ricerche sugli insetti e in particolare sulle api.

Individua tutti i sostantivi presenti nel paragrafo che indicano branche del sapere scientifico. ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

Il ministro Colbert presenta al re Luigi XIV i membri dell’Académie royale des Sciences (l’odierna Accademia delle scienze di Parigi), istituita nel 1666.

Lezione 13 ( La rivoluzione scientifica

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LEZIONE LEZIONE

1 13

2 Le grandi scoperte del Seicento Da Copernico a Galilei La teoria eliocentrica, sostenuta nel 1543 dall’astronomo polacco Niccolò Copernico nella sua opera Le rivoluzioni delle sfere celesti, aveva provocato grandi discussioni: molti studiosi l’avevano rifiutata perché contraria all’evidenza dei sensi umani e alla dottrina ufficiale della Chiesa, altri invece avevano cercato di perfezionare le ricerche dello scienziato polacco. Tra questi, c’era l’astronomo tedesco Giovanni Keplero (1571-1630), autore di Astronomia Nova (1609). In quest’opera, oltre a confermare che la Terra si muoveva attorno al Sole, si dimostrava che l’orbita seguita dalla Terra era ellittica. Nello stesso anno, Galilei cominciò a utilizzare il cannocchiale per l’osservazione diretta del cielo.

Ritratto dell’astronomo e matematico Giovanni Keplero (Johannes von Kepler).

Illustrazione con gli schemi usati da Keplero per spiegare la scoperta dell’orbita ellittica del pianeta Marte.

Cannocchiali costruiti da Galilei.

Nuovi strumenti favoriscono le scoperte astronomiche Prima dell’invenzione del cannocchiale si erano già notate delle anomalie nel moto dei pianeti che mettevano in dubbio il sistema tolemaico, ma fino alla fine del Medioevo l’osservazione astronomica non era stata approfondita. Fu solo con l’età moderna che l’esigenza di una maggiore precisione nell’osservazione dei fenomeni naturali stimolò la realizzazione di nuovi strumenti. Nel 1608 l’olandese Hans Lippershey (1570-1619), costruttore di lenti, rivolse agli Stati Generali dell’Aia una domanda di brevetto per un dispositivo capace di osservare oggetti lontani. La notizia raggiunse a Napoli Giovan Battista Della Porta (1535-1615), che costruì un sistema di lenti capace d’ingrandire tre volte l’oggetto osservato. Un esemplare olandese fu portato nel 1609 a Galileo Galilei, che subito ne intuì il valore come strumento scientifico e cercò di perfezionarne le caratteristiche. Un anno dopo fu in grado di costruire un cannocchiale, un tubo di piombo alle cui estremità c’era un sistema di lenti in grado di ingrandire venti volte gli oggetti osservati. Sfruttando le potenzialità del nuovo strumento, Galilei condusse le sue osservazioni astronomiche. Lo strumento fu chiamato ufficialmente, nel 1611 dall’Accademia dei Lincei, telescopio, dalle parole greche tele «lontano» e skopein «guardare, vedere».

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Unità 4 ( Il Seicento


Le «scoperte» galileiane Le osservazioni dei corpi celesti portarono Galilei, l’anno successivo, a pubblicare, nell’opera Sidereus Nuncius («Il messaggero delle stelle») le scoperte fatte. In particolare, egli aveva osservato che: • le stelle erano molto più numerose di quanto si credeva; • sulla Luna c’erano montagne, vallate e crateri, come sulla Terra; • attorno a Giove ruotavano dei satelliti; • sulla superficie del Sole erano presenti delle macchie; • il pianeta Venere mostrava dei comportamenti che facevano pensare che ruotasse intorno al Sole.

COMPRENDO IL TESTO Quale delle osservazioni di Galilei confermavano la teoria eliocentrica di Copernico? ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

La Chiesa condanna Galilei e le sue teorie Le scoperte di Galilei derivavano dall’osservazione: la descrizione che egli aveva fornito dei pianeti era sotto gli occhi di chiunque avesse guardato il cielo attraverso il cannocchiale. Quando, però, nel 1632 Galilei pubblicò il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, in cui sosteneva le teorie di Copernico, lo scienziato pisano venne accusato di eresia e sottoposto a processo. Le teorie di Copernico, infatti, erano state condannate nel 1616 perché contrastavano con alcuni passi della Bibbia. Galilei, per evitare la condanna a morte, si trovò dunque costretto ad abiurare le proprie teorie. L’Inquisizione mise all’Indice il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, confinò lo scienziato nella sua villa di Arcetri in Toscana, lo privò di molti dei suoi libri e gli impose il divieto di occuparsi ancora di astronomia.

Abiurare Rinunciare, per proprio convincimento o per pressione esterna, alle proprie convinzioni.

Il dipinto del XIX secolo rappresenta Galileo Galilei davanti al tri unale del anto ffi io in Vaticano. Soltanto nel 1822 la Chiesa riabiliterà lo scienziato.

Lezione 13 ( La rivoluzione scientifica

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LEZIONE LEZIONE

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Isaac Newton mette a punto la legge della gravitazione universale L’opera di Galilei fu ripresa dall’inglese Isaac Newton (1643-1727), che compì ricerche importantissime nei campi della fisica, della matematica e dell’astronomia. Le sue teorie, in ossequio al metodo sperimentale messo a misurapunto dalla rivoluzione scientifica, si fondarono su esperimenti e misura zioni matematiche. In particolare, Newton confermò matematicamente l’ellitticità della tratra iettoria seguita dai pianeti nel loro percorso intorno al Sole. Formu Formulò inoltre la legge della gravitazione universale (1687), che spiega il motivo per cui i pianeti sono attirati gli uni dagli altri. Secondo Newton essi sono dotati di una forza che attrae ciò che è intorno a loro, e proprio a tale forza si deve il fatto che se si lancia in aria un oggetto esso ricade sulla Terra. itratto dell astronomo fisico e matematico inglese Isaac Newton.

LAVORO SULLA FONTE I principi di Newton Nel libro Principi matematici della filosofia naturale, Isaac Newton illustrò le regole che aveva seguito per spiegare i fenomeni naturali. Regola I

Delle cose naturali non devono essere ammesse cause più numerose di quelle che sono vere e bastano a spiegare i fenomeni. Regola II Perciò, finché può essere fatto, le medesime cause vanno attribuite ad effetti naturali dello stesso genere. Regola III Le qualità dei corpi che non possono essere aumentate e diminuite, e quelle che appartengono a tutti i corpi sui quali è possibile impiantare esperimenti, devono essere ritenute qualità di tutti i corpi. Regola IV Nella filosofia sperimentale, le proposizioni ricavate per induzione dai fenomeni, devono, nonostante le ipotesi contrarie, essere considerate vere o rigorosamente o quanto più possibile, finché non interverranno altri fenomeni, mediante i quali o sono rese più esatte o vengono assoggettate ad eccezioni.

Rispondi alla domanda. • Fino a quando, secondo i principi di Newton, le teorie scientifiche devono essere considerate vere? ……………..………………………………………………………….……………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………….………………… …………………….……………………………………….……………………………………….…………………………

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Unità 4 ( Il Seicento

Frontespizio della prima edizione di Principi ate ati i e a fi o ofia nat ra e di Newton.


DENTRO LA STORIA Scienza e magia L’osservazione e lo studio della natura secondo metodi e leggi matematiche non cancellò all’improvviso le credenze, le superstizioni, le pratiche dei secoli precedenti. Oggi noi siamo abituati a pensare agli scienziati come a specialisti che usano strumenti precisi per fare misurazioni e prove, sulla base delle quali, poi, formulano le loro ipotesi. Il loro sapere viene considerato «oggettivo», cioè fedele alla realtà e non influenzato dalle credenze religiose o dalle convinzioni filosofiche, e «indiscutibile», perché verificato attraverso degli esperimenti ed espresso in leggi matematiche. La scienza, oggi, viene percepita (a torto o a ragione) come il contrario della magia. Eppure, durante l’epoca della rivoluzione scientifica, magia e scienza non erano rigidamente contrapposte. Gli scienziati e l’alchimia Anzi, gli scienziati rinascimentali conoscevano bene le credenze tradizionali e praticavano, nei loro laboratori, esperimenti che potremmo definire magici. Essi, per esempio, erano in genere esperti di alchimia (dall’arabo al-kı̄miyā ’, «arte della pietra filosofale»), una disciplina dalle origini antichissime che si basava sull’idea che ci fosse un legame magico tra tutti gli elementi del cosmo. Ecco perché gli alchimisti, attraverso la cosiddetta «pietra filosofale», cercarono di trasformare metalli meno pregiati in argento e oro o di preparare l’elisir di lunga vita, con il quale affermavano di poter sconfiggere la morte.

Giovanni Stradano, Il laboratorio dell’alchimista, XVI secolo.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati.

Galilei – sperimentale – accademie – telescopio – Keplero – microscopio – Newton – cannocchiale • Metodo …………………………………………

Progressi nell’astronomia e nella fisica per opera di …………………………………………, ………………………………………………,

• ………………………………………… scientifiche I luoghi e gli strumenti della nuova scienza

• Riviste specializzate • ……………………………… e ………………………………

………………………………………………

• ……………………………………

2. Collega il nome dello scienziato nella colonna di sinistra alla sua teoria/scoperta nella colonna di destra. 1. William Harvey

a. Globuli rossi

2. Galileo Galilei

b. Legge della gravitazione universale

3. Isaac Newton

c. Circolazione del sangue

4. Jan Swammerdam

d. Eliocentrismo

Lezione 13 ( La rivoluzione scientifica

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LEZIONE

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Sviluppo e declino in Europa

1 Due storici nemici:

Spagna e Inghilterra

COMPRENDO IL TESTO Quale fu la principale differenza dell’azione di Carlo V e di Filippo II? ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

Veduta dell’Escorial in un dipinto del XVII secolo.

La Spagna è una potente monarchia assoluta... Nel XVI secolo la Spagna era una delle maggiori potenze europee. Carlo V aveva coltivato il sogno di costruire un impero universale, ma era andato incontro al fallimento. Al contrario, Filippo II concentrò i suoi sforzi soprattutto sulla monarchia spagnola, cercando di renderla più solida ed efficiente. Per questo motivo scelse il piccolo borgo di Madrid, in Castiglia, al centro della Penisola iberica, come capitale del regno (in precedenza, i centri del potere erano Valladolid e Valencia) e fece costruire un grandioso palazzo reale, El Escorial. Nel 1580 Filippo II sfruttò la crisi dinastica del regno del Portogallo e ottenne l’annessione del regno alla corona spagnola in quanto figlio di Isabella d’Aviz, figlia del re Manuele I del Portogallo. L’amministrazione dello Stato era assicurata dai suoi stretti collaboratori e da una burocrazia centrale che rispondeva direttamente al re. Gli alti funzionari dello Stato erano per lo più esponenti della piccola nobiltà o della borghesia urbana benestante. In Spagna le classi abbienti detenevano enormi ricchezze, ma ritenevano disonorevole investire denaro in attività lavorative: ambivano piuttosto alla carriera politica, militare o ecclesiastica, dove esaltavano il prestigio sociale con pomposi cerimoniali e grande sfarzo. Quel lungo periodo, tra Cinque e Seicento, in cui la Spagna esercitò una forte influenza politica è passato alla storia come il Siglo de oro, «Secolo d’oro» della cultura spagnola. Tra i grandi artisti dell’epoca ricordiamo lo scrittore Miguel de Cervantes (1547-1616), autore del Don Chisciotte, e Diego Velázquez (1599-1660), pittore di corte sotto Filippo IV.

...ma ha gravi problemi economici Lo splendore nascondeva i gravi problemi economici che condurranno il Paese alla decadenza. Lo Stato non riusciva a raccogliere il denaro necessario al mantenimento della corte, al funzionamento della burocrazia e dell’esercito. Il sistema fiscale era inefficiente perché la nobiltà era esentata dal pagamento di qualsiasi tassa, Filippo II aggravò quindi il carico fiscale negli altri suoi domini europei, nei Paesi Bassi e in Italia.

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Unità 4 ( Il Seicento


I Paesi Bassi lottano per l’autonomia da Madrid

COMPRENDO IL TESTO

I Paesi Bassi erano costituiti da 17 province a cui, nel 1548, Carlo V aveva concesso una certa autonomia. In quei territori si erano radicati profondamente luteranesimo e calvinismo, e veniva praticata la massima libertà religiosa. La rigida politica di Filippo II, sia in materia fiscale sia religiosa, determinò un aspro conflitto tra le parti. Nel 1566 il governatore di alcune province del Nord Guglielmo d’Orange (1533-1584) si mise alla testa di un movimento calvinista anti-spagnolo, che reclamava l’indipendenza dal regno di Spagna. Filippo II reagì con durezza e la rivolta accese una vera e propria guerra. Dopo quindici anni, nel 1581 le province del Nord dei Paesi Bassi conquistarono la propria indipendenza e costituirono la Repubblica delle Province Unite. Nel Sud, invece, la maggioranza della popolazione cattolica restò fedele alla Spagna. Da questa divisione derivano gli attuali Stati dell’Olanda e del Belgio. La perdita di questi territori fu un danno gravissimo per il regno di Spagna sia in termini economici (le province del Nord erano infatti commercialmente molto attive), sia di prestigio politico. Nemmeno la morte di Filippo II, avvenuta nel 1598, bastò a far cessare le ostilità, che continuarono fino al 1609.

Perché i protestanti olandesi non tolleravano il pesante fiscalismo e la repressione religiosa della corona spagnola? ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

Inghilterra: da Maria la sanguinaria a Elisabetta I Le guerre di religione nel Cinquecento non risparmiarono neppure l’Inghilterra. La regina Maria I Tudor la Cattolica (1516-1558) (figlia di Caterina d’Aragona, prima moglie di Enrico VIII) ordinò una feroce repressione nei confronti degli anglicani e dei protestanti inglesi, meritandosi il soprannome di Bloody Mary, cioè «Maria la sanguinaria». Alla sua morte, la sorellastra Elisabetta I (1533-1603) (figlia di Enrico VIII e Anna Bolena) durante il suo lunghissimo regno, che durò dal 1558 al 1603, seguì la politica del padre e difese l’anglicanesimo, imponendo la completa sottomissione della Chiesa inglese alla volontà della monarchia. Cercando un equilibrio tra anglicanesimo e cattolicesimo emise l’Atto di uniformità, con cui impose un unico libro di preghiere in inglese per anglicani e cattolici, e la frequenza obbligatoria per tutti alla messa domenicale. Si mostrò inoltre tollerante, evitando guerre di religione nel Paese, verso il puritanesimo, nato nei primi anni del suo regno. Era un movimento religioso d’ispirazione calvinista, caratterizzato da una morale molto rigida e severa, e critico verso la Chiesa anglicana.

Statua di Francis Drake, il corsaro al servizio di Elisabetta I che, tra il 1577 e il 1580, circumnavigò il globo procurando immense ricchezze per la corona inglese.

Gli inglesi conquistano il dominio sui mari A metà del XVI secolo, l’Inghilterra stava vivendo una pesante crisi economica. Sotto il regno di Elisabetta divenne una grande potenza marittima in competizione con la Spagna. La lotta per la conquista del primato navale mondiale si giocò con ogni mezzo, lecito e illecito, in cui ebbero un ruolo di grande importanza i corsari inglesi. Appoggiati e sostenuti dalla corona inglese, i corsari attaccavano e saccheggiavano le navi spagnole tra le Americhe e Siviglia e s’impadronivano del carico di metalli preziosi provenienti dalle colonie, danneggiando enormemente l’economia spagnola. Inoltre, i navigatori inglesi, percorrendo le rotte atlantiche che dal golfo di Guinea giungevano alle Antille, nell’America centrale, si dedicarono anch’essi con grande profitto alla tratta degli schiavi.

Corsari Guerrieri che, dopo aver ottenuto da un governo la «lettera di corsa», si ponevano al suo servizio con lo status di combattenti e la bandiera, cosa che consentiva di rapinare solo navi mercantili nemiche e uccidere persone in combattimento.

Lezione 14 ( Sviluppo e declino in Europa

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LEZIONE

14

Spagna e Inghilterra arrivano allo scontro diretto LAVORO SULLA LINGUA

Leggi la prima frase del paragrafo e sottolinea con colori diversi il soggetto e il complemento oggetto.

La rivalità fra Spagna e Inghilterra trovava ragioni sia in campo economico e politico per la supremazia marittima, sia nelle differenze religiose. La guerra scoppiò quando un tribunale inglese condannò a morte la regina di Scozia, la cattolica Maria Stuart (1542-1587) con l’accusa di aver organizzato un complotto contro la cugina Elisabetta. La cattolica Spagna colse l’occasione per attaccare l’Inghilterra, che minacciava il primato spagnolo nei traffici con il Nuovo mondo. Nel 1588 Filippo II fece allestire un’immensa flotta di 130 navi: gli spagnoli la chiamarono Invencible armada, «Invincibile armata». L’attacco tuttavia non riuscì: la flotta spagnola subì gravi danni a causa di una tempesta e nello scontro con la flotta inglese fu duramente sconfitta. Era il segno che l’Inghilterra stava diventando la nuova protagonista della scena europea; per la Spagna, invece, era l’inizio del declino.

DENTRO LA STORIA L’Invincibile armata Un piano ambizioso: la presa dell’Inghilterra Già da tempo Filippo II pensava all’invasione dell’Inghilterra. Nel 1586 il marchese di Santa Cruz, esperto uomo di mare, aveva proposto una grande spedizione, ma i suoi costi proibitivi e la sua complessità organizzativa (500 navi e 95 000 uomini) avevano convinto il re a sposare un piano meno impegnativo. Filippo II voleva prendere il controllo del canale della Manica e poi, di lì, trasportare le truppe dai Paesi Bassi alle coste inglesi. Su questo piano d’invasione venne mantenuto il più assoluto riserbo e mentre nel porto di Lisbona si preparava la Invencible armada («Invincibile armata»), forte di 30 000 uomini e 130 navi, la monarchia spagnola manteneva buone relazioni diplomatiche con la corona inglese.

Le difficoltà Filippo II aveva molta fiducia nell’Invencible armada, ma aveva sottovalutato l’abilità dei marinai inglesi che, per di più, avrebbero combattuto in acque ben conosciute. Fu però la sfortuna ad accanirsi contro gli spagnoli: il 19 maggio 1588 la loro flotta subì dei danni in una terribile burrasca e fu costretta da Filippo II a rimettersi presto in mare senza averli potuti riparare. Le correnti della Manica fecero il resto: anziché verso le Fiandre, i disorientati marinai spagnoli furono spinti verso le coste inglesi dove trovarono ad attenderli l’ammiraglio Drake e la sua flotta. Dal 30 luglio all’8 agosto in una lunga battaglia navale gli spagnoli furono messi in fuga. Il viaggio di rientro in patria fu ulteriormente ostacolato da tempeste marittime e, delle 130 navi che avevano costituito la flotta, solo 65 attraccarono in Spagna. Si trattò di una vera disfatta!

Il dipinto di Hendrick Cornelisz Vroom (1600 circa) rappresenta la fase culminante della battaglia, quando, l’8 agosto, Drake lanciò otto chiatte incendiarie contro la otta spagnola, mettendole in fuga.

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Unità 4 ( Il Seicento


L’età elisabettiana coincide con l’epoca d’oro inglese La politica di Elisabetta, rivolta da un lato a evitare guerre interne al Paese e dall’altro a potenziare il dominio sui mari, garantì un lungo periodo di pace e ricchezza in cui l’Inghilterra conobbe uno straordinario sviluppo culturale ed economico. Quell’epoca è stata definita «epoca d’oro» o «Rinascimento inglese» grazie a grandi uomini come il filosofo Francis Bacon (1561-1626) e i commediografi William Shakespeare (1564-1616), Chistopher Marlowe (1564-1593) e Ben Jonson (1572-1673). A Shakespeare in particolare si deve la nascita di un teatro nuovo, rivolto a un pubblico esteso, non diversificato per ceto sociale. Gli stessi drammi venivano rappresentati sia dinanzi alla corte sia nei teatri per i cittadini. Risalgono inoltre a quegli anni i primi edifici destinati agli spettacoli teatrali: è famoso il Globe Theatre di Londra in cui recitava la compagnia di Shakespeare. Per quanto riguarda l’economia, migliorarono le tecniche di coltivazione e nacquero molte piccole e medie aziende agricole gestite direttamente dalla stessa nobiltà possidente (mentre sul continente di solito la nobiltà viveva di rendita e non si dedicava agli affari). Venne inoltre fondata la Borsa di Londra e, come vedremo nella prossima Unità, fu promossa la politica coloniale.

Ritratto di William Shakespeare, eseguito nel 1600 ca.

Ritratto della regina Elisabetta I eseguito nel 1588 ca. per celebrare la vittoria inglese sull’Invincibile armata e il potere della regina.

In un riquadro sulla sinistra della tela è rappresentata la flotta inglese a vele spiegate, in contrapposizione a quella spagnola.

In un riquadro sulla destra della tela è rappresentata l’Invincibile armata in difficoltà nella tempesta.

Le perle che ricoprono l’abito e l’acconciatura della regina sono simbolo di purezza ed evocano la rinuncia di Elisabetta al matrimonio per consacrarsi al suo regno. Elisabetta I appoggia la mano destra sul globo, simbolo del suo potere.

Lezione 14 ( Sviluppo e declino in Europa

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LEZIONE

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2 Il Seicento: nuove gerarchie nel continente europeo

Un secolo di cambiamenti politici e sociali Nel XVII secolo il quadro politico dell’Europa cambiò radicalmente: Spagna e Portogallo, che avevano avuto un ruolo di primo piano nel secolo precedente, cominciarono a declinare; Inghilterra e Repubblica delle Province Unite conobbero una forte crescita sia politica sia economica. Riguardo alla società si registrò invece una battuta d’arresto della crescita demografica, dovuta probabilmente a un insieme di concause: peggioramento climatico, crisi agricola, carestie, guerre e pestilenze. Com’era accaduto nel Trecento, anche nel Seicento epidemie di peste sconvolsero l’Europa. Particolarmente grave fu la pestilenza che tra il 1596 e il 1603 colpì Spagna, Francia, Germania e Inghilterra; un’altra epidemia dilagò nell’intero continente tra il 1618 e il 1648; un’ultima ondata durò fino al 1668. Città come Siviglia e Londra furono pesantemente colpite dal contagio, ma nella seconda metà del secolo la popolazione europea tornò a crescere.

In Inghilterra si rivoluziona la vita dei campi Nell’imperversare delle epidemie, ai fedeli non restava che implorare i miracoli dei santi, come si vede in questo dipinto.

Coltivazione intensiva Coltivazione che sfrutta al massimo la produttività di un terreno ricorrendo a particolari tecniche agricole e all’utilizzo di macchinari.

Nella prima metà del XVII secolo l’Inghilterra conobbe una vera e propria «rivoluzione agricola». I terreni destinati all’utilizzo collettivo delle comunità contadine e i campi aperti furono sempre più soggetti a privatizzazione, cioè all’acquisto da parte di privati. Gli appezzamenti venivano «chiusi», cioè delimitati, da enclosures «recinzioni». La proprietà terriera si concentrò quindi nelle mani di aristocratici (gli unici che potevano permettersi le alte spese previste dalle leggi sulle recinzioni) che vi praticarono una coltivazione intensiva. Questi proprietari-imprenditori introdussero tecniche agricole moderne e nuovi sistemi di rotazione delle colture, grazie ai quali aumentava la produttività generale. Un’altra innovazione fu il potenziamento dell’allevamento degli ovini, la cui lana alimentava le manifatture tessili.

La manifattura a domicilio

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea le conseguenze della privatizzazione dei terreni sui contadini.

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Unità 4 ( Il Seicento

Con la formazione della grande proprietà terriera e la diffusione delle enclosures molti contadini non ebbero più accesso alle terre sulle quali fino ad allora avevano coltivato e fatto pascolare i propri animali. Alcuni trovarono occupazione come braccianti nelle aziende agricole dei nobili, altri costituirono la manodopera disponibile per un nuovo tipo d’impiego: la manifattura a domicilio. Gli imprenditori tessili davano ai contadini dei telai per filare e tessere le stoffe a casa, poi passavano a ritirare il prodotto. I salari erano molto bassi ma ai contadini servivano a integrare i loro miseri redditi agricoli. Questo sistema si sviluppò ulteriormente nel secolo successivo (come vedrai nell’Unità 6, Lezione 20).


L’Inghilterra comincia la sua avventura coloniale Lo sviluppo economico dell’Inghilterra fu inoltre favorito dai commerci. La Compagnia inglese delle Indie orientali, una compagnia commerciale privata nata nel 1600 e sostenuta dalla corona, stabilì le prime basi nelle Indie. Anche i commerci con il Nuovo mondo aumentarono e nel 1607 un gruppo di coloni fondò sulle coste atlantiche dell’America la prima colonia inglese, la Virginia, così chiamata in onore della «regina vergine» Elisabetta. Altri coloni fondarono nei primi decenni del secolo le colonie del Massachusetts, della Pennsylvania e della Carolina.

L’Olanda è un Paese di mercanti e navigatori Nel XVII secolo anche la Repubblica delle Province Unite (detta pure Olanda dal nome della più importante tra le sue sette province) si affermò come protagonista della storia europea e mondiale. La popolazione olandese era particolarmente aperta e tollerante, anche grazie ai frequenti contatti con altri popoli dovuti alle tradizionali attività mercantili. La Compagnia olandese delle Indie orientali, fondata nel 1602, divenne presto la più potente d’Europa. Nella prima metà del XVII secolo i mercanti olandesi contesero ai portoghesi il controllo dei traffici commerciali nell’Estremo Oriente e fondarono basi commerciali anche sulla costa dell’America settentrionale; fra queste Nuova Amsterdam, la futura New York. L’Aia era la capitale politica della Repubblica delle Province Unite, ma Amsterdam era senza dubbio la capitale economica, grazie al suo porto internazionale e al fatto di essere il più importante mercato del mondo. Amsterdam, inoltre, aprì una Borsa nella quale ogni giorno trattavano i loro affari migliaia di mercanti. Era anche una città industriale, celebre soprattutto per i suoi numerosi cantieri navali: i «maestri d’ascia» olandesi erano conosciuti e apprezzati ovunque per le imbarcazioni agili, resistenti e poco costose che sapevano costruire.

Jan Vermeer, Il geografo, 16681669. Lo sviluppo del commercio marittimo nelle sette Province Unite favorì la crescita di una classe borghese ricca e colta, come quella a cui apparteneva il personaggio ritratto.

LAVORO SULLA CARTA Gli olandesi in Oriente La carta mostra i possedimenti olandesi nel Sud-Est asiatico nel XVII secolo. Rispondi alla domanda. • I domini olandesi in Asia orientale erano omogenei e continui dal punto di vista territoriale? ……………..…………………………………………….………………… ……………..…………………………………………….…………………

Lezione 14 ( Sviluppo e declino in Europa

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LEZIONE

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Il crollo economico in Spagna Altra sorte, rispetto a Inghilterra e Olanda, ebbe la Spagna. Per tutto il XVI secolo il flusso di oro e argento proveniente dalle colonie americane era stato continuo e abbondante. Grazie a questa immensa (e apparentemente inesauribile) ricchezza, la Spagna acquistava sui mercati europei tutto ciò di cui aveva bisogno (derrate alimentari e beni di consumo), rinunciando a sviluppare la propria agricoltura e la propria produzione artigianale. Nel XVII secolo, però, oro e argento americani cominciarono a scarseggiare e, di conseguenza, la Spagna rimase priva della sua più importante risorsa. A quel punto, la debolezza dell’economia spagnola emerse con drammatica evidenza. A peggiorare la situazione economica vi era anche il fatto che le finanze dello Stato erano state intaccate dalle spese militari per le guerre contro l’Olanda e l’Inghilterra.

L’economia spagnola rivela le sue debolezze LAVORO SULLA LINGUA Quale apposizione è riferita al sostantivo «moriscos»? Quali attributi la accompagnano? ……………………………................................... ……………………………...................................

L’agricoltura spagnola soffriva di contraddizioni profonde: la grande diffusione dell’allevamento di ovini, che arricchiva i mercanti di lana, impoveriva però i suoli e limitava l’estensione di quelli coltivabili. Le tecniche di coltivazione erano tradizionali e scarsamente produttive; inoltre, in seguito alla cacciata dei moriscos, abilissimi agricoltori esperti nelle tecniche d’irrigazione di tradizione araba, molte terre erano state abbandonate. La Spagna era quindi costretta a importare cereali.

Il dominio spagnolo favorisce la decadenza dell’Italia

L’inizio dei tumulti in piazza del mercato a Napoli nel 1647, rappresentato da un testimone dei fatti.

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Unità 4 ( Il Seicento

La pace di Cateau-Cambrésis del 1559 aveva confermato alla Spagna il controllo di gran parte della Penisola italiana: • il Ducato di Milano, che amministrava attraverso un governatore; • il Regno di Napoli; • la Sicilia e la Sardegna, che governava attraverso tre viceré. Madrid instaurò un rapporto di sfruttamento con i territori italiani, ai quali impose tasse molto alte e richiese grossi quantitativi di derrate alimentari. La situazione era critica soprattutto nel Sud Italia: le tasse gravavano esclusivamente sulle classi più povere e i nobili, con l’appoggio del governo spagnolo, imponevano ai contadini prestazioni di lavoro gratuito, altre tasse e l’adempimento di obblighi tipici del sistema feudale. La produttività dei grandi latifondi nobiliari era bassissima perché i loro proprietari si limitavano a riscuotere le rendite senza fare alcun investimento; i contadini vivevano in condizioni disumane e s’impoverivano sempre più. Anche le città erano in crisi e le attività commerciali e artigianali risentivano della generale arretratezza economica. A Napoli, nel luglio 1647 l’imposizione di una nuova tassa scatenò una rivolta popolare guidata da Tommaso Aniello (1620-1647), detto Masaniello. La rivolta in breve tempo si estese a tutto il regno, con il coinvolgimento anche delle classi borghesi e l’aiuto esterno della Francia. Il viceré fuggì e fu proclamata addirittura la repubblica. Pochi mesi dopo, però, gli spagnoli ripresero il controllo dei territori.


Il papato, Venezia e la Savoia In Italia, accanto ai territori sotto il dominio spagnolo, resistevano: • lo Stato pontificio, da dove il papa voleva consolidare il proprio dominio e non vedeva di buon occhio l’estendersi della dominazione spagnola in Italia; • la Repubblica di Venezia, che nonostante la crisi dei commerci internazionali nel Mediterraneo, riuscì a mantenere per decenni un importante ruolo economico e salvaguardò la sua autonomia politica difendendo i possedimenti acquisiti nei secoli: il Nord-Est dell’Italia, la Dalmazia e l’isola di Creta; • il Ducato di Savoia, che nel corso del XVII secolo riuscì a consolidare i suoi domini in Piemonte partecipando alle varie guerre del Seicento alleandosi ora con la Francia ora con la Spagna.

LAVORO SULLA CARTA L’Italia nel XVII secolo La carta mostra quali diverse realtà politiche caratterizzavano la Penisola italiana nel Seicento. Gran parte del territorio era sotto il dominio spagnolo, la restante parte era frammentata in Stati autonomi più o meno grandi e potenti. Rispondi alle domande. 1. La dominazione spagnola era presente soltanto al Sud o in altre zone della penisola? ......................................................................................................... ............................................................................................................................................................

2. Quali grandi Stati esistevano accanto ai territori controllati dalla Spagna? ...................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................

3. Quali, invece, erano gli Stati più piccoli? In quale parte dell’Italia si trovavano? ................................................................................................................................ ............................................................................................................................................................

3 La guerra dei Trent’anni

La «defenestrazione» dei funzionari imperiali a Praga.

L’impero è dilaniato da violenti scontri religiosi Nei territori dell’impero lo scontro tra cattolici e protestanti non si attenuava. Intanto i principi protestanti si erano riuniti in un’alleanza chiamata Unione evangelica, mentre i cattolici avevano formato la Lega cattolica. La tensione fra le parti esplose in seguito a un episodio passato alla storia come «defenestrazione di Praga», da cui scaturì la guerra detta «dei Trent’anni». Nel 1618 l’imperatore Mattia II d’Asburgo, malato, nominò re di Boemia e futuro imperatore Ferdinando II, di cui era nota la volontà di imporre con la forza la conversione al cattolicesimo. Per reazione a ciò i rappresentanti imperiali che portarono la notizia a Praga (capitale della Boemia) furono letteralmente scaraventati da una finestra del castello da aristocratici protestanti. Lezione 14 ( Sviluppo e declino in Europa

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LEZIONE

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Il conflitto tra cattolici e Unione evangelica Il conflitto che seguì all’atto compiuto a Praga contro i rappresentanti imperiali vide contrapposti: • l’imperatore Ferdinando II d’Asburgo con la Lega cattolica e le alleate Spagna e Polonia; • la Boemia appoggiata dall’Unione evangelica.

LAVORO SULLA LINGUA Tenendo presente che il potere di re e principi è ereditario, sai dire che cosa significa l’espressione «vuoto dinastico»? ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

Il dipinto rappresenta gli eserciti cattolici e quelli protestanti contrapposti, prima della battaglia della Montagna Bianca (8 novembre 1620).

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Unità 4 ( Il Seicento

In una prima fase l’esercito imperiale ebbe la meglio: nel 1620, nella battaglia della Montagna Bianca, vicino a Praga, i ribelli boemi furono sconfitti; in migliaia furono condannati a morte, costretti all’esilio e alla confisca dei propri beni. La guerra presto coinvolse anche altri Stati europei che vedevano in questa situazione critica la possibilità di creare nuovi equilibri politici e l’occasione per accrescere il proprio potere. A partire dal 1625 l’Unione evangelica poté contare sull’intervento di Cristiano IV di Danimarca (1577-1648) e, dal 1630, di Gustavo Adolfo di Svezia (1594-1631), che in un primo momento riuscì a risollevare le sorti dei protestanti, grazie a un esercito meglio organizzato. Le vittorie dell’una o dell’altra parte furono comunque sempre accompagnate da orribili violenze e stragi ai danni degli sconfitti. Tra il 1627 e il 1631 impero, Spagna e Francia furono inoltre coinvolti sul territorio italiano per la contesa del ducato di Mantova in cui si era creato un vuoto dinastico. Fu in quel periodo che scoppiò la terribile epidemia di peste descritta due secoli dopo dallo scrittore Alessandro Manzoni nel romanzo I promessi sposi. Questa fase della guerra fu vinta dalla Francia. La cattolica Francia stava rafforzando sempre più il suo potere e a tal fine intervenne anche nella guerra che vedeva contrapposti cattolici e protestanti, ma a fianco dei protestanti per poter sopraffare la Spagna, sua storica nemica.


La pace di Vestfalia pone fine alla guerra dei Trent’anni Nel 1648, dopo numerose battaglie, francesi e svedesi stroncarono la resistenza dello schieramento imperiale. Si determinarono così le condizioni per la pace, che furono firmate in Vestfalia. Le conseguenze più importanti furono: • la rinuncia dell’imperatore a imporre il cattolicesimo in tutto l’impero; • la perdita del controllo di alcuni territori tedeschi, che furono annessi dai principi protestanti vincitori; • la sofferenza della Germania, che nel corso della guerra era diventata un immenso campo di battaglia e aveva subito spaventose devastazioni. Gli eserciti avversari l’avevano percorsa e saccheggiata più volte, impoverendo le sue città e le sue campagne; ma soprattutto la presenza continua di soldati aveva contribuito a diffondere la peste e altre malattie. Alla fine del conflitto, alcune regioni tedesche avevano perso oltre la metà dei loro abitanti.

Il trattato firmato a estfalia a chiusura della guerra dei Trent’anni, ora conservato negli Archivi nazionali di Stoccolma.

Gli spagnoli continuarono invece la lotta contro i francesi per altri dieci anni finché, nel 1659, firmarono la pace dei Pirenei.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la tabella inserendo correttamente le lettere corrispondenti alle caratteristiche elencate sotto. Attenzione: alcune voci possono essere utilizzate più volte. ASPETTI DI CRISI Spagna ……….……………..…………………………………………….

Italia

Germania

……….……………..…………………………………………….

……….……………..…………………………………………….

a. Arretratezza dell’agricoltura

d. Mancanza di investimenti

g. Tasse troppo elevate

b. Calo demografico

e. Forti spese militari

h. Frammentazione politica

c. Distruzioni belliche

f. Ristagno dei commerci

i. Dominazione straniera

Individuo i nessi di causa-effetto 2. Collega le informazioni nella colonna di sinistra a quelle nella colonna di destra, individuando la relazione corretta. 1. Si esaurirono le miniere delle colonie spagnole in America… 2. I nobili spagnoli ritenevano disdicevole impegnarsi in attività lavorative… 3. Nel Meridione italiano i nobili, appoggiati dal governo spagnolo, avevano imposto tasse e obblighi tipici del sistema feudale… 4. L’imperatore Ferdinando II d’Asburgo intendeva imporre a tutto l’impero il ritorno al cattolicesimo…

a. …a Napoli scoppiò una rivolta guidata da Masaniello che portò alla creazione di una repubblica, anche se per brevissimo tempo. b. …scoppiarono gravi tensioni che porteranno alla guerra dei Trent’anni. c. …la Spagna rimase priva della sua risorsa economica più importante. d. …non investirono risorse nel commercio, nell’agricoltura, né nel settore manifatturiero.

Lezione 14 ( Sviluppo e declino in Europa

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Pa AT ss LA at NT o E & ST Pr OR es IA en te

Le terre strappate al mare PASSATO: XVII SECOLO

I Paesi Bassi affacciano sul mare del Nord. La terra coltivabile è sempre stata una risorsa scarsa e preziosissima perché gli olandesi hanno dovuto letteralmente conquistarsela strappandola al mare. Essi, infatti, nel corso dei secoli hanno costruito un sistema di dighe (il tratto di mare così prosciugato in olandese si chiama polder) in modo da arretrare il fronte del mare; le terre paludose e salmastre conquistate sono state poi bonificate e coltivate. L’ingegnoso sistema dei polder messo a punto dagli olandesi si è diffuso in varie aree del Nord Europa. La stessa capitale, Amsterdam, è sempre stata al centro di una vasta area di polder. 1

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Amsterdam Amsterdam, costruita nel XIII secolo a ridosso della diga (dam) sul fiume Amstel, divenne un porto molto importante affacciato sullo Zuidersee, un grande golfo, o «mare interno», che era in comunicazione con il mare del Nord.

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Unità 4 ( Il Seicento

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Polder L’ingegnoso sistema dei polder messo a punto dagli olandesi, proprio nel 1600, si è diffuso in diverse aree del Nord Europa. I polder vengono creati grazie a un complesso sistema di drenaggio e di dighe. Oggi costituiscono oltre la metà del territorio dei Paesi Bassi.


PRESENTE: XX-XXI SECOLO

Dubai City, la capitale dell’emirato di Dubai, il più popoloso dei sette Emirati Arabi Uniti, è una delle metropoli più dinamiche del mondo globalizzato. Tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI la città, grazie a enormi investimenti internazionali, ha conosciuto uno sviluppo urbanistico ed economico clamoroso, che l’ha trasformata in uno snodo strategico dell’economia globalizzata. Lo sviluppo della città deve però fare i conti con la sua posizione geografica, stretta fra il deserto e il mare: Dubai City si sta così espandendo sul mare del golfo Persico attraverso la costruzione di isole artificiali, come The World e Palm Islands.

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The World The World è un insieme di 300 isole artificiali, costruito dinanzi alla città e inaugurato nel 2008. Visto dall’alto, ricorda la Terra con i suoi cinque continenti. Si trova a poca distanza da Palm Islands.

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Palm Islands Palm Islands è un progetto megalomane che prevede la creazione di tre isole artificiali a forma di palma, per ospitare ville, resort e parchi di divertimento a pochi chilometri dalla costa. Quando tutto il complesso sarà terminato, aggiungerà un totale di 520 km di spiagge private a disposizione dei turisti di Dubai. Unità 4 ( Il Seicento

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LEZIONE

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Francia e Inghilterra: due monarchie diverse

1 L’affermazione dell’assolutismo La monarchia assoluta LAVORO SULLA LINGUA Da quale lingua deriva la parola assolutismo? Che cosa significa? ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

Nelle monarchie feudali il re governava attraverso i nobili vassalli, che potevano essere anche più ricchi e potenti di lui e disponevano di eserciti propri, emanavano leggi valide sul loro territorio, giudicavano i sudditi, imponevano e riscuotevano tasse a loro esclusivo beneficio. Nel XVII secolo, in Europa, le antiche monarchie feudali lasciarono il posto a una nuova forma di Stato: la «monarchia assoluta». Il termine «assoluto» deriva dal latino ab solutus e significa «sciolto da, slegato da»: esso, pertanto, indica un potere libero da qualsiasi vincolo o forma di controllo esterno, interamente nelle mani del sovrano. Il sovrano assoluto prendeva decisioni senza sottostare ad alcuna legge o ad alcun Parlamento: • emanava le leggi; • decideva se dichiarare guerra e con chi stabilire alleanze; • guidava l’esercito; • imponeva le tasse; • era «giudice supremo», a capo di un tribunale superiore a tutti gli altri e al quale spettava l’ultima e definitiva decisione.

LAVORO SULLA FONTE Da Dio il re, dal re le leggi Questo testo del XVI secolo è tratto dall’opera I sei libri della Repubblica del filosofo e giurista francese Jean Bodin (1530-1596), che riassume i concetti alla base della monarchia assoluta. Chi è sovrano deve poter dare la legge ai sudditi, […] cosa che non può fare chi è soggetto alle leggi o a persone che esercitino potere su di lui. Per questo la legge dice che il principe non è soggetto all’autorità delle leggi. […] Se dunque il principe sovrano è per legge esentato dalle leggi dei predecessori, ancora meno egli sarà obbligato a osservare le leggi e le ordinanze fatte da lui stesso. […] Quanto però alle leggi naturali divine, tutti i principi della terra vi sono soggetti né è in loro potere trasgredirle, se non vogliono rendersi colpevoli di lesa maestà divina, mettendosi in guerra contro quel Dio alla cui maestà tutti i principi della terra devono sottostare chinando la testa con assoluto timore e piena reverenza.

Rispondi alle domande. 1. In base a quale ragionamento il principe sovrano non è obbligato a osservare le leggi da lui stesso stabilite? ……………………………………………………………………………………….……………………………………….……………………………………….……………………………………….…………………………

2. Quali leggi il sovrano è invece tenuto a osservare? ……………………………………………………………………………………….……………………………………….……………………………………….……………………………………….…………………………

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Unità 4 ( Il Seicento


La nascita dell’assolutismo in Francia Le monarchie assolute furono il frutto di un lungo processo iniziato con l’affermazione delle monarchie nazionali. Durante tale processo, i sovrani cercarono in ogni modo di limitare l’autonomia e il potere della nobiltà, appoggiandosi sempre di più alla borghesia. Quest’ultima, per sviluppare le proprie attività economiche, aveva bisogno di norme e leggi uguali sull’intero territorio nazionale, che solo una monarchia forte poteva fissare e far rispettare. La prima monarchia assoluta, nella sua forma più compiuta, si affermò in Francia nel XVII secolo. Dopo la morte di Enrico IV di Borbone, assassinato da un fanatico cattolico nel 1610, era salito al trono di Francia Luigi XIII (1611-1643). Il suo consigliere e ministro, l’abilissimo cardinale Richelieu (1585-1642), operò per trasformare il regno di Francia in uno Stato monarchico potente e con un forte apparato centrale: • rafforzò il controllo del re sul territorio, grazie alla riforma dell’amministrazione statale e la sostituzione dei funzionari appartenenti all’aristocrazia con elementi scelti in seno alla borghesia; • restaurò il primato del cattolicesimo, sottraendo agli ugonotti le città fortificate concesse dall’editto di Nantes, pur lasciando loro libertà di culto; • risanò le finanze statali, dissestate dalla guerra, aumentando le tasse.

e

Philippe de Champaigne, Ritratto ar ina e i e ie , 1636.

COMPRENDO IL TESTO

2 La Francia di Luigi XIV

Completa la seguente frase.

Da Mazzarino a Luigi XIV Tra 1642 e 1643 morirono sia Richelieu, sia Luigi XIII. Il trono fu ereditato da Luigi XIV (1638-1715), che all’epoca aveva solo 5 anni e che pertanto, per circa vent’anni, fu «affiancato» dalla regina-madre Anna d’Austria e dal Primo ministro, il cardinale di origine abruzzese Giulio Mazzarino (1602-1661). Mazzarino proseguì l’opera di Richelieu: guidò la Francia nelle trattative di pace della guerra dei Trent’anni, ma soprattutto rinforzò le strutture dello Stato, facendo della Francia la potenza europea dominante. Durante il suo governo, si mostrò particolarmente abile nell’affrontare la ribellione e il malcontento delle diverse classi sociali: • i grandi proprietari terrieri erano stati privati dei poteri, acquisiti nei secoli con leggi consuetudinarie, per sottostare indissolubilmente alle leggi del re; • i parlamentari, cioè i nobili che ricoprivano cariche pubbliche, non avevano però voce in capitolo nelle decisioni dello Stato in materia di tasse; • il popolo era schiacciato dall’aumento di tasse dovuto alle spese militari. Le proteste e le manifestazioni violente furono chiamate fronde, dal francese fronde «fionda». Mazzarino riuscì a sedarle con la forza e con la diplomazia, sapeva infatti che ciascun ceto lottava per interessi propri ed era quindi impossibile un’alleanza tra di loro. Alla morte di Mazarino (1661), l’ormai ventitreenne Luigi XIV assunse pieni poteri, con la ferma intenzione di governare da solo, come un sovrano assoluto. Per cinquantaquattro anni (tanto durò il suo regno) Luigi XIV prese da sé tutte le decisioni, aiutato da un ristretto gruppo di fedeli «servitori dello Stato» (burocrati, funzionari, ingegneri), tutti di origine borghese.

Il cardinale Richelieu risanò le finanze statali con ………….................. .......................………………............................, rafforzò il controllo del re sul territorio riformando ………………..... ………….........................................................., restaurò il cattolicesimo imponendo limitazioni agli ….....................................................................

Monumento sepolcrale del cardinale Mazzarino.

Lezione 15 ( Francia e Inghilterra: due monarchie diverse

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LEZIONE

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Le riforme economiche di Colbert COMPRENDO IL TESTO

Qual era l’obiettivo che si proponeva Colbert attraverso l’apertura e il finanziamento delle Accademie reali? a Promuovere la libertà della creazione artistica. b Aumentare le entrate dello Stato attraverso la vendita di oggetti d’arte. c Aumentare il prestigio del re. Luigi XIV organizzò la sua vita a corte come uno spettacolo, a cui i cortigiani privilegiati dovevano assistere, presentando se stesso come il Sole che irradia luce. La stessa messinscena era utilizzata in monumenti e dipinti, come questo di Jean Nocret, in cui il re appare nelle vesti di Apollo, il dio-Sole, circondato dai suoi familiari rappresentati anch’essi come divinità mitologiche.

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Unità 4 ( Il Seicento

Nel gruppo di funzionari dello Stato di estrazione alto-borghese scelti da Luigi XIV s’impose la personalità di Jean-Baptiste Colbert (1619-1683), un abile ministro delle Finanze che a partire dal 1665 rafforzò l’intervento e il ruolo dello Stato nell’economia: • creò manifatture di Stato (cioè grandi aziende artigianali) per la produzione di beni di lusso; • protesse le manifatture nazionali attraverso l’imposizione di pesanti dazi doganali sulle merci straniere, in modo che i prodotti delle industrie nazionali fossero acquistati a minor prezzo e in maggior quantità; • migliorò i trasporti e sviluppò il commercio nazionale facendo costruire strade, canali e porti; • favorì l’espansione coloniale sostenendo le compagnie commerciali francesi attive in India, Africa e America. Oltre che a occuparsi di economia, Colbert s’impegnò anche nella vita culturale della nazione, creando importanti accademie reali: l’Accademia di pittura e scultura, l’Accademia delle scienze, l’Accademia di architettura, l’Académie française. Tali accademie, finanziate dalla monarchia, servivano a rafforzare il prestigio di Luigi XIV, che si presentava come un sovrano generoso, che favoriva lo sviluppo culturale.


Il Re Sole: «Lo Stato sono io» Luigi XIV si faceva chiamare Re Sole: come il Sole è al centro del sistema solare, Luigi XIV era il centro dello Stato. Il suo motto era «Lo Stato sono io», a rimarcare l’identità tra la sua persona e lo Stato: da lui, infatti, dipendeva ogni aspetto della politica, dell’economia e della società. I nobili persero molti privilegi e dovettero trasferirsi alla corte del re nella splendida reggia di Versailles, fuori Parigi, dove divennero semplici cortigiani, impegnati a compiacere il sovrano. Conducevano un’esistenza sfarzosa ma vuota, lontana dalla vita politica e privati di ogni potere.

L’assolutismo si afferma anche in campo religioso L’assolutismo si manifestò anche in campo religioso. Luigi XIV, infatti, non poteva tollerare che altre autorità, comprese quelle religiose, limitassero il suo potere. Perciò non accettò sul suo territorio nessuna ingerenza della Chiesa di Roma e pose il clero francese alle sue dirette dipendenze. Il Re Sole, inoltre, per cancellare tutte le differenze di religione fra i sudditi, nel 1685, con l’editto di Fontainebleau, revocò l’editto di Nantes che garantiva libertà di culto agli ugonotti. Com’era accaduto agli ebrei e ai musulmani nella Spagna di Filippo II, anche agli ugonotti fu imposto di convertirsi al cattolicesimo oppure di lasciare la Francia, abbandonando le loro case e i loro beni. Iniziò così un esodo di massa che riguardò più di 200000 persone, per la maggior parte imprenditori, abili artigiani o banchieri. Queste persone si stabilirono per lo più in Olanda, Germania e Inghilterra, dove diedero un eccezionale contributo allo sviluppo dell’economia.

Luigi XIV vuole predominare sull’Europa Luigi XIV coltivava l’ambizioso disegno di ampliare i propri domini anche al di fuori della Francia: • alla morte del re di Spagna Filippo IV (1665), avanzò pretese su alcuni territori spagnoli, ritenendo che dovessero essere devoluti, cioè trasferiti, ai figli nati dal primo matrimonio del re defunto. La moglie di Luigi, Maria Teresa, era infatti figlia di Filippo IV. La Spagna non riconosceva tale diritto, perciò i due Paesi si affrontarono militarmente in quella che fu definita «guerra di devoluzione», da cui la Francia riuscì a ottenere la Franca Contea e i Paesi Bassi spagnoli (attuale Belgio); • nel 1681 s’impadronì dell’Alsazia, che faceva parte dell’Impero germanico; • nel 1688 invase i territori tedeschi del Palatinato. La politica espansionista francese minacciava gli equilibri europei e per questo contro la Francia si formò una coalizione di Stati (Sacro romano impero, Inghilterra, Spagna, Province Unite, Prussia, Ducato di Savoia) detta lega di Augusta. Per nove anni l’Europa fu devastata da un conflitto che causò enormi perdite di uomini e risorse. L’ultimo successo politico di Luigi XIV fu l’intervento nella guerra di successione spagnola: alla morte del re Carlo II senza eredi riuscì a imporre la candidatura di suo nipote Filippo V d’Angiò che diventò re di Spagna con il nome di Filippo V di Borbone.

LAVORO SULLA LINGUA Quale verbo significa «annullare un provvedimento»? ……………………………...................................

Luigi XI in una posa ufficiale ritratto da Hyacinthe Rigaud.

Lezione 15 ( Francia e Inghilterra: due monarchie diverse

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LEZIONE

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3 L’Inghilterra: dalla guerra civile alla monarchia costituzionale

In Inghilterra si apre il conflitto fra il re e il Parlamento

John de Cruitz, Ritratto di ia o o t art (particolare), XVII secolo. Giacomo I fu il primo re a regnare sull’intera Gran Bretagna (Inghilterra, Galles e Scozia) e sull’Irlanda.

COMPRENDO IL TESTO Completa la tabella relativa al parlamento inglese. Camera dei …………………………....

Ceti sociali: ……………………………... .......………………………............................

Camera dei …………………………....

Ceti sociali: ……………………………... .......………………………............................

Antoon van Dyck, Ritratto di Carlo I a caccia (particolare), 1635-1638.

Durante il suo lungo regno Elisabetta I Tudor aveva accentrato il potere, trasformando l’Inghilterra in una grande potenza europea. Alla sua morte senza eredi, nel 1603, le successe il re di Scozia Giacomo I Stuart (1566-1625). Questi incontrò fin da subito l’ostilità del Parlamento, a causa soprattutto della sua incapacità nell’amministrare le finanze dello Stato. Il conflitto con il Parlamento ruotava anche intorno ai problemi religiosi: l’Inghilterra era divisa fra cattolici, anglicani e puritani e Giacomo I, pur intenzionato a sostenere il primato della Chiesa anglicana, cercò di giungere a compromessi con le altre confessioni religiose. Questa politica di conciliazione non solo fallì, ma finì per suscitare un generale scontento.

Scoppia una guerra civile Alla morte di Giacomo I le tensioni fra re e Parlamento si aggravarono. Il suo successore Carlo I (1600-1649), infatti, tentò d’instaurare una monarchia assoluta limitando al massimo le convocazioni del Parlamento e imponendo nuove tasse senza l’approvazione di questo, come invece prevedeva la Magna Charta. Il Parlamento era formato da: • Camera dei lords, costituita dai rappresentanti della nobiltà e dell’alto clero, che appoggiavano la monarchia ed erano di religione anglicana; • Camera dei comuni, costituita dai rappresentanti della piccola nobiltà rurale e della borghesia cittadina. Essi aspiravano a una maggiore partecipazione al governo del Paese ed erano in maggioranza di religione puritana. Lo scontro tra re e Parlamento, in particolare sull’imposizione di tasse e sul controllo dell’esercito, si acuì in occasione delle rivolte scoppiate in Scozia e in Irlanda contro il governo inglese: nel 1642 il conflitto si tramutò in una vera e propria guerra civile. Le contrapposizioni politiche si mescolavano a quelle religiose: • i «realisti», cioè i sostenitori del re ed esponenti della vecchia aristocrazia, ebbero l’appoggio della Chiesa anglicana; • i «parlamentari», erano in realtà i sostenitori della Camera dei comuni, sostenuti dai puritani.

Carlo I viene condannato a morte La guida dell’esercito parlamentare fu affidata a Oliver Cromwell (1599-1658), un esponente della piccola nobiltà rurale. Sotto il suo comando le «Teste rotonde» (così chiamati perché portavano i capelli corti) sbaragliarono l’esercito reale. Dopo la pesante sconfitta militare, il re provò a fuggire ma fu catturato e processato per alto tradimento: era la prima volta che un sovrano veniva accusato dai sudditi di essere un nemico della patria e subiva un processo in un tribunale. Carlo I non riconobbe l’autorità dei giudici, convinto com’era di governare per mandato divino, e fu condannato a morte. Nel 1649 venne decapitato. Non era mai accaduto prima nella storia d’Europa.

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Unità 4 ( Il Seicento


LAVORO SULLA FONTE L’accusa a Carlo I Questo testo, trascritto dal redattore dell’Alta corte, riproduce una parte degli atti ufficiali del processo a Carlo I tenutosi tra il 20 e il 27 gennaio 1649. Il presidente: Signore, avete udito leggere un’altra accusa contro di voi e le cose che vi sono contenute. Avete visto che nella conclusione la Corte è pregata in nome dei comuni d’Inghilterra di farvi rispondere. Perciò essa aspetterà la vostra risposta e l’ascolterà molto volentieri. Il Re: Prima che io risponda, devo sapere innanzitutto in virtù di quale autorità io sono stato condotto qui. […] Ricordatevi, signore, che io sono il vostro re, vale a dire il vostro re legittimo […]. E allo stesso tempo sappiate che non voglio abbandonare il diritto che mi è stato affidato in deposito, io ho un deposito che mi è stato commesso da Dio per effetto di un’antica e legittima successione dei miei antenati […]. Il presidente: Signore, se vi foste compiaciuto di notare […] lo scritto che vi è stato letto, avreste riconosciuto in virtù di quale autorità noi siamo qui riuniti, cioè l’autorità dei comuni d’Inghilterra riuniti in Parlamento in nome del popolo inglese dal quale siete stato eletto re […]. Il Re: Nego che l’Inghilterra sia mai stata un regno elettivo, questo è uno stato ereditario da quasi mille anni […].

Rispondi alla domanda. • Intorno a quale fondamentale questione ruota il disaccordo fra il sovrano e il presidente della corte giudicante? ……………………………………………………………………………………….……………………………………….……………………………………….……………………………………….………………………… ……………………………………………………………………………………….……………………………………….……………………………………….……………………………………….………………………… ……………………………………………………………………………………….……………………………………….……………………………………….……………………………………….…………………………

Cromwell domina la politica inglese per dieci anni L’esecuzione di Carlo I portò alla caduta della monarchia e all’instaurazione in Inghilterra della repubblica: il Commonwealth (che significa «bene comune»). Oliver Cromwell era senza dubbio la figura più prestigiosa e autorevole. Egli combatté sia i realisti, che avrebbero voluto restaurare la monarchia, sia i repubblicani più radicali, che volevano che la repubblica promuovesse l’uguaglianza politica ed economica fra tutti i cittadini. La ricca borghesia e soprattutto i mercanti erano schierati a favore di Cromwell, che consideravano il garante dei loro interessi. Cromwell infatti, non solo costituì la prima flotta nazionale permanente, ma mosse guerra alla rivale Olanda (1652-1654), sconfiggendola. Con la promulgazione dell’Atto di navigazione venne sancito che le merci destinate ai porti inglesi potessero essere trasportate solo da navi inglesi o da navi del Paese di provenienza. In questo modo si eliminava la concorrenza della flotta olandese, che gestiva molti commerci internazionali. L’Inghilterra era ora una potenza di primo piano su scala mondiale. Il potere di Cromwell si trasformò ben presto in una dittatura personale: dopo aver sciolto il Parlamento, egli assunse il titolo di lord protettore (una specie di «monarca repubblicano»). La sua popolarità allora diminuì e crebbe il malcontento di molti.

L’incisione rappresenta lo scioglimento del Parlamento da parte di Oliver Cromwell, nell’aprile 1653.

Lezione 15 ( Francia e Inghilterra: due monarchie diverse

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LEZIONE

15

La monarchia viene restaurata COMPRENDO IL TESTO

Quale istituzione impedì che la restaurazione della monarchia sotto Carlo II Stuart fosse sotto il segno dell’assolutismo? a Chiesa anglicana. b Esercito repubblicano. c Parlamento.

Nel 1658 Oliver Cromwell morì e suo figlio Richard, che nei piani del padre avrebbe dovuto succedergli alla guida della nazione, non riuscì a evitare una svolta di tipo moderato. La repubblica si sfaldò e il figlio di Carlo I, Carlo II (1630-1685) fece rientro a Londra nel 1660. La monarchia fu restaurata, ma ciò non significò un completo ritorno al passato assolutistico: il Parlamento aveva ormai conquistato un ruolo importantissimo nella vita politica e negli anni successivi i due poteri, la corona e il Parlamento, furono costretti a convivere e a collaborare. In quel periodo vennero compiute importanti riforme giuridiche. Con l’Habeas Corpus Act (il documento che stabilisce: «Sii padrone del tuo corpo») fu infatti sancito il principio giuridico dell’inviolabilità della persona: chiunque fosse arrestato poteva essere ascoltato e sottoposto a processo; in precedenza invece un’autorità pubblica poteva ordinare un arresto arbitrariamente.

La «gloriosa rivoluzione» L’equilibrio fra corona e Parlamento durò fino al 1685. Alla morte di Carlo II, salì al trono suo fratello Giacomo II (1633-1701), che aveva avuto dalla prima moglie due figlie, Maria e Anna, allevate nella fede anglicana. Si era poi risposato con una principessa cattolica e da questo matrimonio nacque nel 1688 un bambino. Quando Giacomo battezzò suo figlio secondo il rito cattolico, i suoi nemici sospettarono che volesse restaurare una monarchia assoluta cattolica. Il Parlamento depose allora il re e offrì la corona a Guglielmo III d’Orange (16501702), un principe olandese protestante, marito di Maria Stuart, figlia di Giacomo II. L’evento fu chiamato «gloriosa rivoluzione», perché avvenne in maniera pacifica. Guglielmo sbarcò in Inghilterra nel 1688, mentre Giacomo II non oppose alcuna resistenza e, anziché difendere il suo trono, fuggì in Francia.

Ritratto di Guglielmo III d’Orange.

L’incisione documenta l’arrivo di Guglielmo III a Torbay, in Inghilterra, accolto da numerosi sostenitori.

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La monarchia costituzionale

COMPRENDO IL TESTO

Nel 1689 il Parlamento proclamò Maria e Guglielmo sovrani di Inghilterra. Il primo atto che i nuovi regnanti dovettero sottoscrivere fu una «Dichiarazione dei diritti» (Bill of Rights). Si trattava di una legge che definiva i limiti del potere del re, difendeva la libertà dei cittadini e riconosceva al Parlamento precisi poteri come quello di approvare nuove tasse, elaborare le leggi (in accordo con il re) e organizzare l’esercito. Il re, inoltre, non poteva più sciogliere le Camere a suo piacimento. Il regno di Inghilterra, a differenza di quanto negli stessi anni accadeva nella Francia di Re Sole, era ormai diventato una monarchia costituzionale a sovranità parlamentare.

Una monarchia è detta «costituzionale» quando è affiancata da altre istituzioni. Quale atto (documento) nel 1689 sancì che la monarchia inglese avrebbe governato affiancata in ogni decisione dalla Camera dei lords e da quella dei comuni? ……………………………................................... ……………………………...................................

affigura ione dell accetta ione del Bill of Rights, da parte di Maria e Guglielmo, il 13 febbraio 1689.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente le espressioni elencate. Attenzione: non tutte sono da utilizzare.

Mazzarino – economiche – Richelieu – assoluta – editto di Nantes – Colbert – fiscale – costituzionali – espansione Luigi XIII e il cardinale ................................................... Francia: monarchia assoluta

Luigi XIV e il cardinale ................................................... Revoca dell’ ....................................................

Con il ministro ...................................................

Riforme

.............................................................

Politica di

........................................................

Mi oriento nel tempo 2. Completa la linea del tempo inserendo le date, i personaggi e gli avvenimenti mancanti.

1625 ........................ Stuart

diventa re d’Inghilterra

..........................

Scoppia la guerra civile

1649

1649-1658

1660

.........................................

Carlo I viene

.........................................

.........................................

cromwelliana

Restaurazione della

«Gloriosa rivoluzione» - Monarchia

......................................... .........................................

Lezione 15 ( Francia e Inghilterra: due monarchie diverse

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù

Giornali per informarsi, dibattere e divertirsi La monarchia costituzionale britannica affermatasi dopo la «gloriosa rivoluzione» del 1688-1689 era la forma di Stato più adatta per una società che voleva essere libera, aperta al dibattito e al confronto. In tale società erano diffusi dei settimanali che contavano su un buon numero di lettori.

1

I PRECURSORI DEL GIORNALISMO MODERNO

I due scrittori e saggisti britannici Joseph Addison (1672-1719) e Richard Steele (1672-1729) furono i fondatori di due tra i più importanti settimanali d’argomento «morale» dell’Inghilterra d’inizio Settecento: «The Tatler», «Il chiacchierone» (1709) e «The Spectator», «Lo spettatore» (1711-1712). Questi periodici affrontavano temi letterari, culturali, scientifici, politici e di costume ed erano rivolti a un pubblico borghese, la classe sociale emergente. Per intrattenere quei lettori Addison e Steele adottarono uno stile caldo e colloquiale, vicino al parlato, facendo anche ricorso all’umorismo e alla satira. Secondo alcuni storici, questi periodici hanno aperto la strada alla stampa e al dibattito politico.

Ritratti di Joseph Addison, a sinistra, e di Richard Steele, a destra.

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Unità 4 ( Il Seicento

2

UN GRANDE SUCCESSO DI PUBBLICO

Con «The Spectator» i due giornalisti-editori ottennero un successo clamoroso. La rivista arrivò a una tiratura di 10000 copie, un vero e proprio record per quei tempi. A questa tiratura corrispondeva un pubblico di lettori molto più ampio: secondo Addison erano addirittura 60000, circa un decimo dell’intera popolazione londinese.

La prima pagina del primo numero di «The Spectator», uscito il 1° marzo 1711.


3

UN’IDEA ORIGINALE: IL GIORNALISTA-SPETTATORE

Lo spirito e l’organizzazione della rivista avevano a che fare con il suo titolo: il giornalista, infatti, si poneva come una specie di spettatore neutrale dinanzi all’immaginario e vivace spettacolo del dibattito delle idee messo in scena da vecchi gentiluomini, avvocati, commercianti, letterati, militari immaginari che a ogni numero si ritrovavano a dialogare in un club altrettanto immaginario. Era quello, infatti, l’ambiente in cui si riconoscevano i lettori della rivista e nel quale erano abituati a incontrarsi. Nel secondo numero di «The Spectator» fece la sua comparsa, tra i membri dell’immaginario club, il personaggio di Sir Roger de Coverley, un vecchio gentiluomo di campagna, amabile ma un po’ ridicolo, favorevole alla politica tory (filomonarchica e anglicana). Da allora fu presente come fittizio autore delle lettere pubblicate sul periodico, in cui delineava divertenti vignette della società dell’epoca. Rappresentazione di Sir Roger de Coverley in una raccolta di «The Spectator» del XIX secolo.

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IL PUBBLICO «DA CAFFÈ»

Addison e Steele dichiararono pubblicamente di scrivere per un pubblico «da caffè», cioè per un pubblico che amava discutere, confrontarsi e anche divertirsi. I locali in cui si beveva caffè, le coffee house, infatti, erano diventati il simbolo di un nuovo modo di stare insieme ed erano frequentati da persone dalla mentalità aperta e moderna. Qui circolavano le idee, si incontravano persone di diversa

estrazione sociale ed esperienze. Addirittura, uomini di scienze talvolta mostravano in quel luogo i loro esperimenti, tanto che quei locali furono anche chiamati penny universities, «università da un penny» (il costo della consumazione della bevanda). Era questo l’ambiente del club fittizio in cui si riconoscevano quindi i lettori di «The Spectator».

L’interno della offee o e inaugurata nel 1689 nella cittadina inglese di Boston.

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LEZIONE

16 Bernardo Bellotto, Il palazzo di n r nn, 1758-1761. erso la fine del gli s urgo sull’esempio di Luigi XIV, iniziarono a ristrutturare una loro palazzina di caccia alle porte di Vienna: il castello di Schönbrunn divenne una delle stupende e sfarzose regge che fiorirono nell uropa del a testimonianza del prestigio e del potere dei sovrani.

COMPRENDO IL TESTO Leggi le due seguenti proposizioni: «mancato conflitto austro-ungherese», «crescente minaccia turca sui confini dell’impero». Individua qual è la causa e quale l’effetto, argomentando la risposta. ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

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Unità 4 ( Il Seicento

L’assolutismo in Europa

1 L’Impero asburgico Gli Asburgo guidano un grande impero cattolico Gli Asburgo regnavano su un impero enorme dal punto di vista territoriale, nel quale vivevano popoli con usanze e interessi molto diversi e, soprattutto, con differenti gradi di sviluppo socioeconomico. Per questi motivi era molto difficile per gli Asburgo creare una monarchia assoluta simile a quella di Luigi XIV. Per unire e cementare un impero così grande e complesso gli Asburgo ricorsero alla religione: essi, infatti, promossero una vasta campagna di conversione al cattolicesimo e si proposero come difensori del papato romano in Europa centro-orientale. Era un ruolo particolarmente delicato e importante perché proprio nel mondo germanico era nato il movimento protestante.

L’unificazione religiosa causa instabilità e conflitti L’appoggio degli Asburgo al cattolicesimo romano infatti non determinò maggiore coesione e unità tra i popoli dell’impero ma, al contrario, divenne un elemento di forte instabilità. In Ungheria, per esempio, la ricca e potente nobiltà terriera accettava la dominazione asburgica solo perché gli imperatori austriaci le garantivano una certa autonomia; quando però, nella seconda metà del XVII secolo, Vienna provò a imporre in tutto l’impero il cattolicesimo, molti nobili ungheresi di fede calvinista si ribellarono, tanto che l’impresa fu abbandonata. Solo il comune timore per la minaccia turca fece sì che non si arrivasse allo scontro frontale tra le due parti.


Ottomani e Asburgo si contendono il controllo dell’Europa centrale e balcanica Nel XVII secolo l’Impero ottomano fu una minaccia costante per l’Europa. Nel 1662 i Turchi si mossero in direzione di Vienna, ma furono fermati dall’imperatore Leopoldo I (1640-1705) e da un’alleanza di re cristiani (1664) nella battaglia sul fiume Raab, un affluente del Danubio. Nel 1683 posero nuovamente sotto assedio Vienna. La capitale dell’Impero asburgico si difese strenuamente e fu salvata da un potente esercito che, grazie all’aiuto del re di Polonia, sconfisse i Turchi nella battaglia di Kahlenberg. La vittoria di Kahlenberg diede avvio alla controffensiva degli Asburgo, che recuperarono la Transilvania e l’Ungheria, cadute in mano nemica, e penetrarono sempre più nei Balcani e nei Carpazi. Nel 1699 la pace di Karlowitz segnò il trionfo degli Asburgo: ora regnavano su un grande impero centrale ed esercitavano la loro influenza anche sulla Serbia e su gran parte della Valacchia.

Franz Geffels, Battaglia di Kahlenberg, 1683.

LAVORO SULLA CARTA I Balcani fra XVI e XVII secolo L’area balcanica fu a lungo, nei secoli, contesa dall’Impero ottomano e da quello asburgico. La carta mostra come si modificò l’assetto politico tra il XVI secolo e la fine del XVII, quando la pace di Karlowitz segnò l’espansione asburgica.

V2 U4 P147

Rispondi alla domanda. • Aiutandoti con un atlante, individua quali territori degli odierni Stati europei passarono dall’Impero ottomano all’Impero asburgico. ................................................................................................................. ................................................................................................................. .................................................................................................................

Lezione 16 ( L’assolutismo in Europa

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LEZIONE

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2 L’Europa nord-orientale LAVORO SULLA LINGUA

Trascrivi i due avverbi che sottolineano il distacco di Pietro il Grande rispetto alla tradizione russa. ……………………………................................... ……………………………...................................

Zar Termine derivato dal latino caesar, «cesare», usato in Russia come titolo imperiale.

Lo zar Pietro I esamina i progetti per la fondazione di San Pietroburgo in una stampa del XVIII secolo.

Pietro il Grande rinnova la Russia Fra il XV e il XVI secolo la Russia aveva cominciato a muovere i suoi primi passi come protagonista della storia dell’Europa orientale. Ivan III (1440-1505) aveva liberato il principato di Mosca dal dominio mongolo e ne aveva esteso i confini. Il suo successore, Ivan IV (1530-1584) detto il Terribile, aveva proseguito nell’espansione del regno e nel 1547 aveva assunto il titolo di zar. Nel 1689 salì sul trono Pietro I il Grande (1672-1725), esponente della dinastia dei Romanov. Diversamente dalla grande nobiltà e dai capi della Chiesa ortodossa, che custodivano gelosamente le tradizioni russe, Pietro voleva rinnovare profondamente il Paese in modo da farlo uscire dall’isolamento e dall’arretratezza in cui si trovava. Prima di promuovere il suo progetto di radicale riforma della società russa, Pietro viaggiò a lungo in Europa per conoscerne le istituzioni e le economie. Al suo ritorno in patria, adottò una serie di provvedimenti ispirati al modello europeo occidentale: • accentrò nelle sue mani la guida dello Stato; • pose la Chiesa ortodossa sotto il proprio controllo; • riorganizzò l’esercito e la flotta. Per mostrare al mondo la sua idea di «occidentalizzazione» della Russia, fondò una nuova capitale, San Pietroburgo, più vicina all’Europa rispetto a Mosca. Per costruirla, furono chiamati in Russia artisti e architetti italiani ed europei.

3 Il regno di Prussia La dinastia degli Hohenzollern fa della Prussia una grande potenza Nei primi decenni del XVII secolo, la grande famiglia aristocratica tedesca degli Hohenzollern aumentò in modo significativo la propria importanza nelle regioni meridionali del Baltico. A metà del secolo, Federico Guglielmo Hohenzollern (1620-1688) governava su territori che avevano subito le devastazioni della guerra dei Trent’anni: • il Ducato di Prussia, affacciato sul mar Baltico; • l’Elettorato di Brandeburgo, nel Nord-Est della Germania; • altri due piccoli ducati nel Nord-Ovest del Paese. Ritratto di Federico Guglielmo Hohenzollern.

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Unità 4 ( Il Seicento


Federico Guglielmo fu il grande artefice del rafforzamento della Prussia. Per consolidare la struttura del regno, strinse con i nobili di antica origine feudale, gli Junker, una vera e propria alleanza: il re s’impegnava a difendere l’aristocrazia, a riconoscerne e aumentarne i privilegi giuridici, a rendere più dura la servitù dei contadini che lavoravano le terre degli Junker; in cambio gli Junker si trasformavano in ufficiali in servizio permanente nell’esercito del duca. Grazie a questo patto, l’esercito di Federico Guglielmo passò in vent’anni da poche migliaia a quasi 30 000 soldati.

COMPRENDO IL TESTO Quale organizzazione statale Federico Guglielmo Hohenzollern volle rafforzare maggiormente? ……………………………...................................

Nasce il regno di Prussia Nel 1701 a Federico Guglielmo successe Federico Hohenzollern (1712-1786). D’intesa con l’imperatore asburgico, Federico ottenne il titolo di re di Prussia; Berlino ne diventava la capitale. Sul modello della monarchia assoluta sperimentato in Occidente, i sovrani prussiani proseguirono nell’opera di rafforzamento dello Stato: l’esercito, uno dei più addestrati d’Europa, divenne una possente macchina da guerra; i nobili Junker, proprietari delle terre, ne facevano parte come ufficiali, mentre i contadini, che lavoravano le terre degli Junker, combattevano come fanti. In pace come in guerra la società prussiana era basata sulla sottomissione dei contadini ai nobili.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa lo schema inserendo correttamente le espressioni elencate. Attenzione: non tutte sono da utilizzare. Pietro I il Grande – Hohenzollern – Romanov – Prussia – Balcani – Junker – Turchi – capitale – Pirenei – Ottomani IMPERO ASBURGICO

RUSSIA

PRUSSIA

• Tentativo di convertire i sudditi al cattolicesimo

• Espansione del regno sotto Ivan III e Ivan IV

• Governo degli .................................................

• Guerra contro i ...................................................

• Riforma del regno con

• Espansione austriaca nei ................................................... e nei Carpazi

..............................................................................

• Federico Guglielmo rafforza l’esercito grazie all’alleanza con gli ...................................................

della dinastia .................................................: - accentra il potere

• Federico Hohenzollern ottiene il titolo di «re di .............................................»

- riorganizza la flotta e l’esercito - fonda una nuova .....................................

Individuo i nessi di causa-effetto 2. Collega le informazioni nella colonna di sinistra a quelle nella colonna di destra. 1. La pace di Karlowitz segnò il trionfo degli Asburgo… a. …Berlino diventa capitale della Prussia. 2. Pietro il Grande voleva rinnovare radicalmente la Russia…

b. …gli Junker diventarono ufficiali nell’esercito permanente del duca.

3. Federico Guglielmo strinse un patto con gli Junker…

c. …iniziò a viaggiare per conoscere i modelli delle monarchie nazionali.

4. Nacque il regno di Prussia…

d. …il loro impero si ampliò ulteriormente.

Lezione 16 ( L’assolutismo in Europa

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Crisi economica In passato, come nel mondo attuale, ciclicamente l’economia entra in crisi: accade che per ragioni diverse, e spesso difficili da riconoscere, la capacità produttiva e la ricchezza che una società è in grado di assicurare cominciano a diminuire.

LA GRANDE DEPRESSIONE DEL SEICENTO

La crisi economica Nel Seicento in alcuni Paesi europei, principalmente in Spagna, si verificò una profonda crisi economica. Uno degli elementi caratteristici di questa crisi fu l’inflazione, cioè la perdita di potere d’acquisto della moneta e il conseguente rialzo dei prezzi, anche dei beni di prima necessità. Le cause di questo fenomeno, che colpì specialmente le persone che disponevano di un reddito fisso, cioè di un salario, furono molte. Ricordiamone due importanti.

L’aumento della popolazione Fra il 1450 e il 1600 la popolazione europea passò da 50-60 a 80-85 milioni. In base alla legge della domanda e dell’offerta, se aumenta la domanda di un bene (per esempio cibo o stoffa) e l’offerta resta uguale, cioè la

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quantità disponibile di un bene non aumenta, i prezzi salgono, perché aumentano coloro che possono pagare di più per un bene raro. Come abbiamo visto, in alcuni Paesi l’aumento dei prezzi fu seguito da un aumento della produzione, dovuto a nuove tecniche e a una diversa organizzazione dell’agricoltura e della manifattura. Dove ciò non avvenne, come in Spagna, l’aumento dei prezzi portò con sé solo miseria.

L’afflusso di oro e argento americani L’offerta crescente di metalli preziosi rese il denaro abbondante, mentre i prodotti da vendere e da comprare restavano più o meno gli stessi. Perciò, in base alla legge della domanda e dell’offerta, ci voleva più denaro per acquistare il medesimo bene. E dunque i prezzi aumentavano. Una conseguenza della crisi economica fu l’aumento dalla povertà e quindi di persone che vivevano di carità. La scena dipinta a inizio del dal fiammingo avid inc oons rappresenta la distri u ione di pani ai poveri.


TRA ECONOMIA REALE ED ECONOMIA FINANZIARIA

Dalle crisi di sovrapproduzione… Nei secoli successivi, l’economia europea ha continuato a conoscere una alternanza tra momenti di crisi e momenti di sviluppo. In molti casi, specialmente a partire dal XIX secolo, cioè dall’età industriale, le crisi erano dovute per lo più al fatto che in alcuni periodi le industrie producevano più merci di quanto era possibile venderne. Vi era, cioè, una sovrapproduzione di merci. Di conseguenza, quando l’offerta di beni superava la domanda, le merci rimanevano invendute, le fabbriche chiudevano, gli operai restavano senza lavoro e quindi senza denaro.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente. crollo

in azione

congiuntura

aumento dei prezzi

pauperismo

risanamento

sovrapproduzione

buy-back

crollo

rovescio e azione

…alle crisi finanziarie Oggi il mondo intero è nuovamente di fronte a una profonda crisi economica. Essa però ha caratteristiche in parte o molto diverse da quelle del passato, che erano crisi legate ai beni prodotti: troppo pochi, oppure troppi. La crisi economica contemporanea è essenzialmente una crisi finanziaria. Come si sa, il capitale di molte grandi aziende è fatto da titoli o azioni, che si comprano o si vendono nelle Borse di tutto il mondo. Normalmente, le azioni di un’azienda salgono di prezzo quando l’azienda «va bene», cioè quando produce profitti. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a questo fenomeno: per ragioni molto complesse, il valore di molti titoli è cresciuto enormemente e, a partire dall’autunno del 2008, ha cominciato a precipitare, indipendentemente dal fatto che le aziende producessero o no profitti. Questo crollo del valore dei titoli ha provocato enormi perdite sia alle aziende, sia a coloro che avevano investito in titoli, singoli risparmiatori ma anche banche. Le perdite delle banche e dei risparmiatori hanno per conseguenza il fatto che le banche non riescono più a finanziare, cioè a prestare denaro, le aziende o le famiglie, e ciò causa un generale rallentamento della produzione, quindi fallimenti e disoccupazione.

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. Quali furono le due principali cause dell’inflazione del Seicento? 2. Che cos’è una crisi di sovrapproduzione?

Unità 4 ( Il Seicento

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SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 13 La rivoluzione scientifica

BES

Tra 16° e 17° secolo s’impose un nuovo metodo scientifico basato sull’osservazione e la raccolta di dati sperimentali misurabili. La Chiesa si oppose alla teoria eliocentrica benché fosse confermata dalle osservazioni di Galilei. Lo scienziato fu costretto ad abiurare le sue tesi. Lo scienziato inglese Isaac Newton formulò la legge della gravitazione universale. Lezione 14 Sviluppo e declino in Europa Nel 17° secolo conobbero un certo sviluppo economico Inghilterra, Olanda, Francia e Italia settentrionale. Nell’Inghilterra di Elisabetta 1° si attuò una rivoluzione agricola: l’aristocrazia si appropriò dei terreni di uso collettivo e vi praticò la coltivazione intensiva; i contadini divennero braccianti oppure operai tessili a domicilio. Nella Repubblica delle Province Unite crebbe l’attività commerciale. Al contrario, la Spagna non seppe investire le sue grandi ricchezze e declinò. La Germania fu insanguinata e devastata dalla guerra dei Trent’anni tra cattolici e protestanti. Lezione 15 Francia e Inghilterra: due monarchie diverse Tra 17° e 18° secolo si affermò in Europa l’assolutismo, sul modello della monarchia francese, soprattutto quella retta da Luigi 14°, il «Re Sole». Nel regno di Inghilterra, Irlanda e Scozia, il tentativo di Carlo I Stuart di governare in modo assolutistico fu ostacolato dal Parlamento. Ne seguì una guerra civile, che portò all’instaurazione della repubblica e successivamente alla dittatura di Cromwell. Alla morte di Cromwell fu ripristinata la monarchia e il Parlamento bloccò le aspirazioni assolutistiche del re Giacomo 2° offrendo la corona a Guglielmo 3° d’Orange. Con la Dichiarazione dei diritti l’Inghilterra divenne la prima monarchia costituzionale europea. Lezione 16 L’assolutismo in Europa L’assolutismo non si affermò pienamente nell’Impero asburgico per la difficoltà a gestire popoli di origini, tradizioni e religioni diverse. Gli Asburgo, però, affrontando con successo la minaccia turca, riuscirono ad ampliare i possedimenti. Nell’Europa nord-orientale emerse la Russia, che con lo zar Pietro il Grande si avviò a diventare uno Stato moderno, e si rafforzò il regno di Prussia, che sotto Federico Guglielmo Hohenzollern perseguì il modello assolutista, dotandosi di un potente esercito.

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Unità 4 ( Il Seicento


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. Socioeconomici – Spagna – Province Unite – Politici – Cambiamenti – Sviluppo – Prussia – Inghilterra

IL SEICENTO Secolo di ……..……………………................…

……..……………………............................…

……..……………………..

di tecniche di coltivazione e commercio marittimo in Inghilterra e Repubblica delle

Decadenza della

……..…………………….................…....…...…

Culturali

Monarchia assoluta

Monarchia costituzionale

Rivoluzione scientifica

in

in

con

……..……………………..

per Mancati investimenti delle risorse

• Francia • ……..…………………….. • Russia

……..……………………..

• Galilei • Keplero • Newton

……..…………………………………

Unità 4 ( Il Seicento

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VE RI FI CA

1. Rispondi alle seguenti domande. a. Perché Galileo Galilei venne condannato dalla Chiesa? Di che cosa fu accusato? ……………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

b. Quale accusa la Chiesa rivolgeva a Galilei? c. Come si risolse la vicenda?

……………………………………………………………………………………………………………………

……………………………………………………………………………………………………………………………………………………

2. Riordina le fasi del metodo sperimentale inserendo nei quadratini un numero progressivo da uno a cinque. a. Verifica dell’ipotesi attraverso esperimenti scientifici. b. Definizione di una teoria in caso di conferma dell’ipotesi attraverso gli esperimenti. c. Osservazione diretta e ripetuta del fenomeno. d. Formulazione di un’ipotesi sulle cause del fenomeno rilevato. e. Misurazione matematica delle rilevazioni effettuate. 3. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. L’assolutismo venne realizzato repentinamente in molti Stati europei nel XVII e XVIII secolo.

V

F

b. Nello Stato assoluto il re emana e può modificare la legge secondo la sua volontà.

V

F

c. Nello Stato assoluto il potere di amministrare la giustizia spetta al re e ai feudatari.

V

F

d. «Assoluto» significa «sciolto da» e si riferisce ai vincoli cui non deve sottostare il re.

V

F

e. Nelle monarchie feudali il re aveva il pieno controllo dello Stato.

V

F

f. Negli Stati assoluti il potere è nelle mani del re.

V

F

g. Negli Stati assoluti il re è visto come giudice supremo.

V

F

4. Le seguenti affermazioni riguardanti l’Impero asburgico sono sbagliate. Riscrivile in modo corretto. Affermazione a. L’Impero asburgico comprendeva solo i popoli di lingua e cultura tedesca. b. Gli imperatori permisero a ogni popolo dell’impero di continuare a professare la propria religione. c. Scoppiò un conflitto aperto fra l’imperatore asburgico e i nobili ungheresi. d. I Turchi vennero fermati nel 1664 dall’esercito ungherese. e. Nel 1683 i Turchi assediarono Vienna, che venne salvata dalla difesa dei suoi cittadini. f. Al termine della guerra gli Asburgo perdettero il loro potere nei Balcani e nei Carpazi.

154

Unità 4 ( Il Seicento

Correzione ……………………………………………………………………………………………………… …………………........……………………………………………………………………........…… ……………………………………………………………………………………………………… …………………........……………………………………………………………………........…… ……………………………………………………………………………………………………… …………………........……………………………………………………………………........…… ……………………………………………………………………………………………………… …………………........……………………………………………………………………........…… ……………………………………………………………………………………………………… …………………........……………………………………………………………………........…… ……………………………………………………………………………………………………… …………………........……………………………………………………………………........……


5. Completa lo schema sulla Dichiarazione dei diritti del 1689 inserendo le informazioni fondamentali. Nome della legge in inglese: …………………………….…………................................................................................................………

Contenuti della legge riguardo a… – re:

..........................................................................................................................................................................................................................................................

– cittadini:

...........................................................................................................................................................................................................................................

– Parlamento: approvava nuove tasse, elaborava le leggi in accordo con il re e organizzava l’esercito 6. Individua, tra i seguenti, i motivi per i quali l’Olanda divenne una grande potenza economica. a I suoi cittadini avevano mantenuto ottimi rapporti con la Spagna. b La città di Amsterdam era un centro commerciale e industriale all’avanguardia. c

Occupava un territorio naturalmente adatto allo sviluppo dell’agricoltura.

d Vi sorgevano importanti cantieri navali. e Aveva l’esclusiva sui traffici marittimi in Estremo Oriente. f

Aveva conquistato molti territori, imponendo la politica e la religione della madrepatria.

g Aveva permesso la fondazione della Compagnia olandese delle Indie orientali, nata dall’accordo privato

di ricchi mercanti. 7. Date le definizioni, scrivi il termine corrispondente. a. Dottrina in contrasto con la posizione sostenuta dalla Chiesa cattolica: ................................................................ b. Teoria che pone il Sole al centro del moto dei pianeti: ................................................................ c. Ritrattazione di una teoria: ................................................................ d. Elenco di opere considerate contrarie ai principi del cattolicesimo: ................................................................ e. Potere monarchico illimitato in cui il sovrano non ha l’obbligo di sottostare alle leggi, è libero da ogni controllo esterno o superiore: ................................................................ 8. Scrivi la definizione corretta dei seguenti termini o espressioni. a. Accademie scientifiche:

……………………………………..……………………………………………………………………………………………………………………

..............................................................................................................................................................................................................................................................

b. Enclosures:

……………………………………………………..……………………………………………………………………………………………………………………………

..............................................................................................................................................................................................................................................................

c. Coltivazione intensiva:

……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

..............................................................................................................................................................................................................................................................

d. Compagnie mercantili:

……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

..............................................................................................................................................................................................................................................................

Unità 4 ( Il Seicento

155


VE RI FI CA

9. Esegui sulla carta le attività indicate. • Colora con tinte diverse: – gli Stati in cui si affermò una monarchia costituzionale; – gli Stati in cui si affermò un regime assolutistico.

10. Completa la tabella indicando la data o l’evento che vi ha avuto luogo. Data

Evento

1643-1715

………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………........…

………………

Scoppio della guerra civile in Inghilterra

………………

In Inghilterra viene decapitato Carlo I

1649-1658

………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………........…

1660

………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………........…

………………

I Turchi assediano Vienna

1689

…………………………………………………………………………………………….....…… in

1699

Pace di ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………........…

Inghilterra

11. Traccia sul quaderno una breve biografia su uno dei personaggi studiati in questa Unità. Procedi in questo modo: – raccogli tutte le date che riguardano il personaggio; – cerca le principali idee e convinzioni che ispirarono il suo operato; – individua le più importanti scelte politiche e culturali e le loro conseguenze; – rintraccia ciò che i posteri hanno detto di lui; – cerca documenti scritti o iconografici.

156

Unità 4 ( Il Seicento


FACCIAMO STORIA INSIEME

Il mestiere del re Luigi XIV riorganizzò il sistema politico francese limitando il potere del Parlamento e rafforzando il controllo dello Stato sulla Chiesa. Il Re Sole in questo brano indica al figlio come esercitare il mestiere del re. Hyacinthe Rigaud, itratto i L i i , 1701.

Tipo di documento: testo scritto

Cominciai a gettare lo sguardo su tutte le diverAutore: Luigi XIV se parti dello stato […]. Le finanze che danno moto Epoca: XVII secolo ed attività a tutto il gran corpo della monarchia erano completamente esaurite a tal punto che mancava ogni risorsa. […] La chiesa, senza contare i suoi mali ordinari, […] era minacciata apertamente da uno scisma […]. Nell’ordine della nobiltà il difetto minore era che vi si trovavano inseriti un numero infinito di usurpatori, senza alcun titolo con titoli acquisiti a suon di denaro e senza alcun merito. La tirannia che essa esercitava in qualche provincia sui vassalli e sui vicini non poteva essere più oltre sopportata e doveva essere repressa con esempi di severità e di rigore. […] Due cose mi erano indubbiamente necessarie: un grande lavoro da parte mia; una buona scelta di persone che potessero secondarlo. […] Mi imposi come regola di lavorare due volte al giorno per il disbrigo degli affari ordinari, senza tralasciare di dedicarmi in altro tempo a ciò che poteva accadere di straordinario. […] Allora soltanto mi sembrò di essere re e di essere nato per esserlo. […] Non dovete pensare, figlio mio, che gli affari di stato siano come quei passi oscuri e spinosi delle scienze che vi avranno forse affaticato, nei quali lo spirito si sforza di elevarsi con pena al di sopra della sua portata, spesso per non concludere nulla, e la cui inutilità, almeno apparente, ci respinge tanto quanto la difficoltà. La funzione dei re consiste principalmente nel lasciare agire il buon senso, che agisce sempre naturalmente e senza sforzo. Ciò che ci occupa è talvolta meno difficile di ciò che semplicemente ci divertirebbe.

H96D12 / Alamy Foto Stock

Luigi XIV, Memorie, SE editore, 2008

COMPRENDO IL TESTO A coppie rispondete alle domande dopo aver letto il testo, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. Quale problema delle finanze rileva Luigi XIV? 2. Quale quadro della nobiltà fa il re? 3. Quali sono, secondo il re, le due cose necessarie per riuscire a governare bene? 4. Qual è la funzione del re?

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Nelle monarchie assolute il re era sciolto da ogni vincolo e libero da ogni controllo; la sua volontà era legge. Gli Stati democratici attuali sono invece «Stati di diritto». In uno «Stato di diritto» tutti coloro che esercitano funzioni di responsabilità pubblica devono sottostare esclusivamente alla legge, compreso il capo dello Stato. 1. Redigete una scheda sulle competenze generali del Presidente della Repubblica italiana consultando gli articoli 68 e 69 della Costituzione. 2. Come si chiama l’attuale Presidente della Repubblica italiana?

Unità 4 ( Il Seicento

157


Oltre l’Europa

UNITÀ

5

Tra Seicento e Settecento alcuni Paesi europei, soprattutto Inghilterra, Francia e Olanda, si proiettano oltre i confini del ecchio continente alla ricerca di nuovi territori, di mercati e di materie prime. Una parte delle Americhe cade così sotto il controllo delle potenze europee, che fondano insediamenti lungo le coste e si spingono verso l’interno. on la diffusione delle piantagioni, coltivate dagli schiavi portati dall’Africa, le colonie americane conquistano un ruolo economico sempre più importante. In Oriente, invece, la presenza di Stati con una robusta organizzazione ( mpero cinese, Impero dei Moghul, Impero giapponese) induce gli europei ad accontentarsi, almeno nel Seicento, di controllare località strategiche. Nel Settecento, però, inglesi e francesi riescono comunque a insediarsi stabilmente in ndia. L’Africa è ancora largamente inesplorata ma la presenza europea inizia a crescere, per esempio con i portoghesi in Angola e Mozambico e con gli olandesi nella punta estrema del continente, con la olonia del apo.

1603 In Giappone sale al potere la dinastia Tokugawa

1642 Scoperta olandese della Tasmania e della Nuova Zelanda

1644 In Cina si afferma la dinastia Ch’ing

1682 La Francia conquista il Mississippi, la Louisiana e le isole dei Caraibi

1600

1700

1600 1606 Nasce la Compagnia delle Indie inglese

Scoperta olandese dell’Australia

1620

1664

I «padri pellegrini» inglesi giungono in Nord America

Nasce la Compagnia delle Indie francese

Che cosa sai già… v Con la «rivoluzione scientifica» si afferma un nuovo modo di pensare la

natura: la ragione umana deve scoprirne i meccanismi di funzionamento. v L’Europa del XVII secolo cambia profondamente sul piano politico, socioeconomico e culturale. Il regno di Spagna e i principati italiani e tedeschi declinano; Inghilterra e Olanda emergono. v Francia e Inghilterra rappresentano due modelli politici differenti: la monarchia assoluta e la monarchia costituzionale. v Nell’Europa centro-orientale Impero austriaco, Prussia e Russia si affermano come protagonisti.

158


In America del Nord inglesi, francesi e spagnoli si contendono l’egemonia; alla fine emergono gli inglesi.

In Estremo Oriente, nel Settecento, gli insediamenti e i porti strategici europei acquisiscono un maggiore controllo politico sulle regioni occupate.

L’America del Sud è controllata da Spagna e Portogallo, che sono Paesi di lingua latina: è perciò chiamata anche America latina.

L’Africa è al centro del commercio triangolare: qui gli europei acquistano gli schiavi che venderanno nelle colonie americane.

1759

1778

Guerra anglo-francese in America

Cook scopre le isole Hawaii

1800 1728

1757

Spedizione di Bering

In India gli inglesi sconfiggono il governatore del Bengala

1765 Il governatore del Bengala riconosce agli inglesi il diritto di riscuotere tasse

…e che cosa imparerai v Prosegue l’esplorazione del mondo portando alla scoperta di nuove terre,

soprattutto nell’oceano Pacifico. v Francia e Inghilterra creano insediamenti stabili nel Nord America dando vita a un nuovo tipo di colonizzazione. I due Stati entreranno presto in conflitto per il possesso di quei territori. v In Oriente la presenza di forti Stati limita la presenza europea ad alcune località strategiche, ma a metà Settecento i britannici ottengono il controllo del Bengala. v La tratta degli schiavi si intensifica dando vita al commercio definito «triangolare».

159


LEZIONE

17

Le colonie e i commerci

1 Esplorazioni e conquiste Nuove terre da conoscere

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea la nazionalità di ciascun esploratore citato. Secondo quanto hai già appreso nelle precedenti Unità, sai dire se questi esploratori partivano da Paesi con un’economia avanzata oppure se cercarono fortuna fuggendo da Paesi in declino? ……………………………...................................

Le esplorazioni europee in continenti lontani, iniziate alla fine del XV secolo, continuarono nei secoli successivi. Viaggiatori e uomini di scienze si spinsero in terre fino ad allora sconosciute, con l’aiuto finanziario, spesso, di prestigiose istituzioni culturali e scientifiche (per esempio la Royal Society di Londra). Nel 1606 l’olandese Willem Janszoon (1570-1630) scoprì l’Australia; nel 1642 un altro olandese, Abel Tasman (1603-1659), raggiunse la Tasmania e la Nuova Zelanda. L’esploratore danese Vitus Jonassen Bering (1681-1741), a capo di una spedizione finanziata dallo zar di Russia Pietro I il Grande, nel 1728 scoprì che il continente asiatico e quello americano non erano uniti, ma separati da uno stretto braccio di mare, oggi noto come stretto di Bering. Il britannico James Cook (1728-1779) e il francese Louis-Antoine de Bougainville (1729-1811) esplorarono l’emisfero australe: Australia, Nuova Zelanda, Tahiti e altre isole e arcipelaghi del Pacifico. Cook nel 1778 scoprì le isole Hawaii.

LAVORO SULLA FONTE Isole dove la sussistenza è assicurata a tutti Nel corso del Settecento ebbero grande fortuna i resoconti di viaggi attraverso cui gli europei venivano a conoscenza di Paesi esotici e di isole «felici» come quella descritta da Renaldo Forster che, con Cook e de Bougainville, raggiunse Tahiti. Le alte colline di Tahiti, una delle più grandi, più popolate, e meglio coltivate isole del mare Australe1, sono senz’abitanti, e se ne vengono eccettuate alcune valli fertili, e bene irrigate, le quali contengono un picciol numero di capanne nel mezzo de’ monti, l’interno del paese è ancora tale quale uscì dalle mani della natura. Le abitazioni degl’isolani trovansi principalmente in mezzo alle pianure, dalle quali vien circondata l’isola presso al mare, e non possono effettivamente vedersi campi più belli, meglio coltivati e più fertili ancora di questi. Mirasi2 coperto il terreno di alberi di cocco e da pane3, e vi sono dappertutto piantagioni di banane, giovani gelsi, atti alla fabbrica delle stoffe4, ed altre utili piante […]. Il clima è dolce e temperato; ed i venticelli di mare e di terra, diminuendo la troppo violenta azione del Sole, eccitano il felice sviluppo de’ vegetabili. Or questa fortunata combinazione è favorevole ancora in qualche modo all’umana organizzazione. Tale si è la profusione de’ più squisiti frutti, i quali crescono senza coltivazione in questo paese, che niuno trovasi imbrogliato5 a provvedere alla propria sussistenza. 1. mare Australe: mare dell’emisfero australe. Si riferisce qui all’oceano Pacifico, a nord del Tropico del Capricorno. 2. Mirasi: Si può ammirare. 3. da pane: l’«albero del pane», una pianta il cui frutto è il principale alimento delle popolazioni del Sud Pacifico. 4. gelsi… stoffe: le foglie del gelso bianco alimentano i bachi da seta, allevati appunto per ottenere stoffe. 5. niuno… imbrogliato: nessuno si trova ostacolato.

Rispondi alle domande. 1. Quale parte dell’isola risulta più abitata?

........................................................................................................................................................................................................

2. La natura e il clima dell’isola che cosa favoriscono?

160

Unità 5 ( Oltre l’Europa

...............................................................................................................................................................................


La presunta superiorità europea Com’era già avvenuto con la scoperta dell’America, il contatto con popolazioni con usi e costumi diversi, che apparivano agli europei primitivi e selvaggi, rafforzò negli occidentali la convinzione che la civiltà europea fosse superiore rispetto alle altre civiltà. Si trattava chiaramente di una valutazione errata: le altre civiltà non erano certamente inferiori; erano solo diverse. Sulla base di quell’idea preconcetta, però, i Paesi europei legittimavano la loro espansione coloniale nei nuovi continenti e giustificavano il predominio e il brutale sfruttamento di intere popolazioni.

LAVORO SULLA LINGUA Indica il verbo che significa: «riconoscere come lecito o valido ciò che in realtà non è». ……………………………...................................

DENTRO LA STORIA Il mito del «buon selvaggio» Nel Settecento, il contatto con popolazioni di altri continenti che conducevano una esistenza molto diversa da quella europea e occidentale, spinse alcuni pensatori e filosofi, tra cui Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), a elaborare il mito del «buon selvaggio». Secondo quegli autori queste popolazioni si trovavano a uno stadio dell’evoluzione umana molto inferiore rispetto a quello raggiunto dai popoli europei: ciò li rendeva più «vicini» alla purezza delle origini, quando gli esseri umani vivevano a contatto con la Natura, in modo semplice ma felice. Il «buon selvaggio» era contrapposto al cittadino evoluto delle società occidentali: l’uno era semplice e puro, incorrotto; l’altro era evoluto, istruito, colto, ma proprio per questo «corrotto», sempre più lontano dalla sua natura autentica.

Ritratto di Jean-Jacques Rousseau.

Le diverse forme di colonizzazione L’espansione coloniale dell’Europa si attuò con obiettivi e modi diversi a seconda dei luoghi e dei protagonisti, come in parte hai già letto. Riepiloghiamo: • In America centrale e meridionale, spagnoli e portoghesi occuparono grandi territori e fondarono veri e propri imperi, sfruttando le risorse naturali largamente disponibili (legno, acqua, minerali) e il lavoro degli indigeni e, più avanti, degli schiavi africani. • Nelle sconfinate e quasi disabitate regioni dell’America del Nord si insediarono stabilmente migliaia di europei. Intere comunità di coloni, spinte dalla fame o dalle persecuzioni religiose, lasciarono per sempre i Paesi europei d’origine e raggiunsero queste terre per vivere liberi. • In Estremo Oriente, invece, dove già esistevano grandi imperi locali (per esempio quello cinese), le nazioni europee si assicurarono il controllo di porti strategici, di isole utili come base per le navi, di città che erano sedi di mercati importanti e punti di rifornimento.

LAVORO SULLA LINGUA Completa la frase sottolineando il connettivo (logico-causale) corretto fra i tre proposti. In Asia esistevano grandi imperi precedenti alla colonizzazione europea e, malgrado ciò/quindi/ tuttavia, le potenze coloniali occidentali si accontentarono di conquistare avamposti strategici.

Lezione 17 ( Le colonie e i commerci

161


LEZIONE LEZIONE

1 17

2 Lo sfruttamento delle risorse e degli uomini

Le piantagioni americane

Schiavi al lavoro in una piantagione di tabacco nei Caraibi, in una illustrazione del XVII secolo.

Autoconsumo Produzione di beni, soprattutto alimentari, destinati a essere consumati dai produttori e a non essere venduti.

LAVORO SULLA LINGUA Trova un sinonimo per il verbo «stipare». ……………………………................................... ……………………………...................................

Le nuove terre conquistate fruttavano ai mercanti e ai colonizzatori europei enormi ricchezze. Dalle Americhe arrivavano non solo grandi quantità d’oro e d’argento, ma anche di tabacco, caffè, cacao, cotone e canna da zucchero. Erano tutti prodotti molto apprezzati e richiesti nel Vecchio continente. Per soddisfare la domanda europea di beni coloniali, in molte colonie americane, soprattutto nel Sud e nel Centro, ma anche nel Nord del continente, venne introdotta l’agricoltura di piantagione: gli indigeni erano costretti con la forza ad abbandonare le colture che servivano alla loro alimentazione e a lavorare, con ritmi massacranti, in grandi estensioni di terreno controllate dai colonizzatori, per produrre quanto richiedevano i mercati europei. Alle popolazioni locali venivano lasciati solo piccoli appezzamenti di terra, quelli meno fertili, dove poter praticare l’agricoltura destinata all’autoconsumo.

Il traffico degli schiavi I primi a dare inizio, a metà del XVI secolo, al traffico degli schiavi erano stati i portoghesi. Uomini e donne venivano acquistati in Africa e destinati al lavoro nelle colonie americane per sostituire gli indios, già decimati dalle malattie e dallo sfruttamento. L’esempio portoghese fu presto seguito da tutti gli europei coinvolti nello sfruttamento coloniale. Il traffico di schiavi raggiunse dimensioni impressionanti: dalla metà del Cinquecento fino al Settecento, furono più di 10 milioni gli africani strappati alla propria terra e costretti a una migrazione forzata. Molti di loro morirono prima ancora di raggiungere le coste americane. Stipati come bestie nelle navi mercantili, affrontavano la traversata oceanica in condizioni disumane. Giunti in America erano rivenduti ai padroni delle piantagioni o delle miniere, dov’erano sottoposti a uno sfruttamento durissimo, privati della dignità di esseri umani e di ogni più elementare diritto.

Lo sbarco di schiavi a Jamestown, in Virginia.

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Unità 5 ( Oltre l’Europa


Il commercio triangolare

IL COMMERCIO TRIANGOLARE

La tratta di esseri umani divenne un grande affare per i mercanti europei: soprattutto per gli inglesi, ma anche per gli spagnoli, gli olandesi e i francesi. In particolare gli inglesi misero a punto un efficace sistema in cui i guadagni venivano triplicati. Questo sistema era chiamato commercio triangolare perché le rotte seguite dalle navi tracciavano una specie di triangolo che partiva dall’Europa, toccava l’Africa, raggiungeva l’America e si chiudeva di nuovo in Europa. Il procedimento era semplice: • dai porti europei di Londra e Liverpool partivano grandi navi ricolme di merci di scarso valore che approdavano in Africa occidentale, una zona compresa tra la Guinea e il Niger; • qui i mercanti scambiavano i loro modesti prodotti con un gran numero di schiavi; • le navi raggiungevano le colonie americane e gli schiavi venivano venduti ai proprietari delle piantagioni in cambio di materie prime (cotone, caffè, tabacco) e di manufatti destinati al mercato europeo; il rum, invece, era destinato all’Africa e serviva per l’acquisto di nuovi schiavi; • il commercio triangolare si chiudeva facendo ritorno in Europa, dove i beni acquisiti in America venivano rivenduti.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. Australia – commerci – America del Nord – America centro-meridionale – manodopera – Africa – ideologia

Diversi tipi di colonizzazione, ma una ................................................................... comune: la superiorità europea

Nuove scoperte: .........................................,

Tasmania, Nuova Zelanda, Hawaii

Estremo Oriente: sfruttamento di porti strategici e basi per i .................................................... ...................................................................:

insediamenti stabili di coloni europei

Commercio triangolare

.............................................................................: sfruttamento delle risorse naturali e della .............................................................................. indigena, poi di quella importata dall’..............................................................................

2. Descrivi il commercio triangolare numerando nel giusto ordine le seguenti informazioni. L’esercizio è avviato. a. Le merci di scarso valore vengono scambiate con gli schiavi procurati dai negrieri. 1 b. Dall’Inghilterra partono navi cariche di manufatti di scarso valore alla volta dell’Africa.

c. Gli schiavi vengono venduti all’asta per essere sfruttati nelle miniere e nelle piantagioni. d. Dall’Africa partono navi cariche di schiavi alla volta dell’America. e. Dalle colonie americane partono navi cariche di materie prime alla volta dell’Inghilterra.

Lezione 17 ( Le colonie e i commerci

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù

Il commercio degli schiavi La tratta degli schiavi crebbe notevolmente nel Settecento: nelle regioni tropicali centro-americane, così come poi nelle grandi piantagioni di cotone dell’America del Nord, la coltivazione della canna da zucchero o del cotone richiedeva una quantità crescente di manodopera a basso prezzo, più forte e resistente delle popolazioni indigene.

1

INDIOS AMERICANI O SERVI EUROPEI?

La diffusione nelle Americhe delle piantagioni di canna da zucchero e di altre piante fece aumentare la richiesta di manodopera. L’esperienza sconsigliava ai colonizzatori l’impiego degli indigeni: il duro lavoro in piantagione, estraneo alle abitudini degli indios, era una delle principali cause del loro sterminio. In alcuni casi furono impiegati lavoratori europei immigrati in condizione di servitù per un certo tempo (di solito, dieci anni). Molti erano ex condannati; altri provenivano da zone poverissime, oppure appartenevano a popolazioni sottomesse, come gli irlandesi.

Gli indios raccolgono canna da zucchero pungolati dal colono bianco: particolare di un affresco eseguito da Diego Rivera tra il 1930 e il 1931 a Cuernavacas, Messico.

164

Unità 5 ( Oltre l’Europa

2

GLI SCHIAVI AFRICANI

Ben presto, però, i colonizzatori si rivolsero al più conveniente «mercato africano» degli schiavi. Lo schiavismo era stato praticato in tutta l’antichità, anche dai Greci e dai Romani. In Europa era quasi totalmente scomparso con l’affermazione del cristianesimo; era invece ancora in uso nel mondo arabo-musulmano, che trovava in Africa lavoratori, soldati e serve per gli harem. Già i portoghesi, una volta insediatisi nelle loro colonie africane, avevano iniziato a contendere ai mercanti arabi il commercio degli schiavi. Tra Seicento e Settecento la tratta, dalla Guinea e dal Niger fino all’America, assunse dimensioni gigantesche. La stampa illustra la cattura di schiavi e l’avvio dei prigionieri verso la nave, sullo sfondo.


3

UNA PRATICA «NATURALE»

L’Africa subì per secoli una sistematica rapina delle migliori risorse umane disponibili, con pesanti conseguenze sullo sviluppo culturale ed economico. Gli schiavi costituirono al contrario un’enorme fonte di guadagno sia per i mercanti che si dedicavano alla tratta, sia per i colonizzatori che ebbero a disposizione manodopera

gratuita da sfruttare. Nelle terre del Nuovo mondo, meta finale dei terribili viaggi delle navi negriere, prese lentamente forma una nuova società, frutto dell’incontro di tre diverse culture, quella indiana americana, quella nera africana e quella dei bianchi europei.

I disegni di una stampa di fine III secolo mostrano sezioni di una nave negriera che evidenziano drammaticamente come venivano stipati gli schiavi nella stiva.

4

VERSO L’ABOLIZIONE DELLA TRATTA

Per lungo tempo lo schiavismo non trovò decisi oppositori. Sembrava naturale che la «superiore civiltà» europea impiegasse i popoli selvaggi per alimentare il proprio sistema economico. La crudeltà dello schiavismo e le sofferenze umane passavano in secondo ordine dinanzi alla convenienza economica. Solo alla fine del Settecento si sviluppò in Gran Bretagna un movimento di protesta che ottenne nel 1807, dopo vari tentativi, l’abolizione della legge che permetteva la tratta (lo Slave Trade Act). Infine, in Gran Bretagna il possesso di schiavi fu reso illegale nel 1833. Sullo stemma della British Anti-Slavery Society, un’organizzazione britannica che si battè per l’abolizione della schiavitù, è scritto: «Non sono io un uomo e un fratello?».

Unità 5 ( Oltre l’Europa

165


LEZIONE

18

I grandi Stati colonizzatori

1 Spagna e Portogallo:

le prime potenze coloniali

La Spagna e il suo impero coloniale COMPRENDO IL TESTO In quali continenti si estendeva l’impero coloniale spagnolo? ……………………………...................................

Fra Seicento e Settecento, il regno di Spagna era il più grande impero territoriale fuori dall’Europa. Sotto il suo dominio erano la Florida, il Messico, le isole caraibiche, la California, buona parte dell’America meridionale (escluso il Brasile) e l’arcipelago delle Filippine in Asia. La Spagna, però, non era in grado di sfruttare al meglio le grandi risorse di cui disponevano le colonie americane e si limitava a depredare il sottosuolo, ricco di metalli preziosi. Praticamente, trattò le sue colonie come se fossero un immenso magazzino dal quale attingere ricchezze e non come una eccezionale occasione per sviluppare la propria economia.

Le colonie portoghesi COMPRENDO IL TESTO Quale caratteristica differenzia il colonialismo portoghese da quello spagnolo? Per quale motivo? ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

I portoghesi, da sempre, avevano preferito controllare piccole basi collocate in punti strategici della rete del commercio mondiale, sia in Africa sia in Asia. Questa preferenza dipendeva dal fatto che non avevano abbastanza forza militare per governare un grande impero territoriale. Nel Seicento molti di questi scali asiatici e africani erano però passati sotto il controllo degli olandesi. Le maggiori basi rimaste al Portogallo in Africa erano l’Angola e il Mozambico, in America mantenne il Brasile. La società brasiliana aveva una struttura piramidale: al vertice dominava una ristretta casta di origine portoghese, che controllava tutte le cariche politiche, amministrative e religiose. Una più ampia classe, che stava a un livello più basso, era quella dei proprietari delle grandi piantagioni di zucchero e di tabacco. Si trattava per lo più di creoli, cioè di figli di europei che erano nati nelle Americhe; essi erano esclusi dalle alte cariche dello Stato o della Chiesa, riservate a chi era nato in Europa. Infine, c’erano gli schiavi impiegati, oltre che nelle piantagioni, anche nelle miniere di oro e di diamanti. Alla fine del Settecento gli schiavi erano il 25% dell’intera popolazione. Schiavi nelle miniere brasiliane controllati dai coloni portoghesi.

166

Unità 5 ( Oltre l’Europa


2 Francia e Inghilterra: le nuove potenze

Gli insediamenti francesi Tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento i francesi cominciarono a espandersi fuori dall’Europa, insediandosi in varie zone dell’America del Nord: in Canada fondarono alcuni importanti centri come Québec e Montreal. Solo più tardi, però, la Francia organizzò una vera politica coloniale, sotto la guida del ministro Colbert, che rilanciò la Compagnia francese delle Indie occidentali (nata nel 1635), e fondò la Compagnia francese delle Indie orientali. Verso la fine del Seicento la penetrazione nei territori americani ebbe un’accelerazione: in breve tempo, nel 1682, diventarono francesi il Mississippi, la Louisiana e le isole dei Caraibi, dove si produceva canna da zucchero, caffè e tabacco.

COMPRENDO IL TESTO Su quali territori dell’America del Nord si insediarono i francesi? ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

Gli insediamenti inglesi I primi insediamenti inglesi nel Nord America furono la Virginia e, molto più a nord, la regione del New England. L’economia della Virginia si basava sulle grandi piantagioni e sul lavoro degli schiavi che, all’inizio del Settecento, erano circa il 30% della popolazione. I coloni condividevano con Londra interessi commerciali, politici e militari e avevano uno stile di vita simile a quello della madrepatria. Nel New England, invece, l’economia si basava sul commercio, sull’allevamento e sulla pesca. Al posto dei grandi latifondi del Sud, prosperava la piccola proprietà contadina e lo stile di vita era molto austero e sobrio. Qui, infatti, nel 1620 era sbarcato un gruppo di dissidenti inglesi di fede puritana, i cosiddetti Pilgrim Fathers, «Padri pellegrini»: per sfuggire alle persecuzioni religiose 102 persone, tra cui donne e bambini, si erano imbarcati sulla nave Mayflower e con spirito di sacrificio e duro lavoro avevano fondato in America la loro comunità. Essi desideravano realizzare una società nuova e ispirata ai loro valori religiosi: per questo motivo una delle loro prime iniziative fu quella di fondare delle università che diffondessero una nuova cultura. Harvard (Massachusetts) fu fondata nel 1636 e Yale (Connecticut) nel 1701.

LAVORO SULLA LINGUA Individua i due aggettivi che descrivono lo stile di vita dei coloni britannici del New England e definiscili usando sinonimi. ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

Sulla a o er i coloni che stavano per sbarcare in America firmarono l impegno a sottostare al governo e alle leggi che la comunità avrebbe creato.


LEZIONE

18

DENTRO LA STORIA Le Compagnie delle Indie Nel Seicento, le potenze coloniali crearono organizzazioni commerciali stabili, ufficiali, dotate di risorse finanziarie e militari e di una certa autonomia: nacquero così, prima in Gran Bretagna (1600), subito dopo in Olanda (1602) e più tardi in Francia (1664), le Compagnie delle Indie. La Compagnia delle Indie orientali La Compagnia olandese delle Indie orientali rappresentò un caso particolarmente interessante. Lo Stato non possedeva né i mezzi, né la forza politica per promuovere e finanziare una struttura organizzata; la Compagnia olandese, dunque, nacque come raggruppamento di 1500 soci economicamente impegnati nei commerci con l’Oriente. Pur mantenendo la sua natura privata, la Compagnia finì per rappresentare l’Olanda nel mondo, tanto da esercitare un potere simile a

Flotta mercantile della Compagnia olandese delle Indie orientali, nel XVII secolo.

quello di uno Stato: controllava tutti gli scambi commerciali, amministrava la legge, assicurava l’ordine e disponeva di un esercito. Il Governatore generale della Compagnia assomigliava a un re, con la corte, la reggia, i paggi e gli ambasciatori. La Compagnia delle Indie occidentali Successivamente in Olanda fu fondata la Compagnia delle Indie occidentali, che tentò di stabilire insediamenti in Nord America. Fondò infatti la città di Nuova Amsterdam, ma ben presto gli olandesi dovettero soccombere alla maggior forza degli inglesi (a cui cedettero Nuova Amsterdam, l’odierna New York) e dei francesi. Le Compagnie inglesi e francesi Gran Bretagna e Francia svilupparono caratteristiche diverse dalla Compagnia delle Indie olandese. La Compagnia inglese godeva di una certa autonomia, ma il legame con il governo era più saldo e la forza garantita dalla marina britannica permetteva alla Compagnia una politica su più largo raggio. Le Compagnie francesi (Compagnia delle Indie orientali, Compagnia delle Indie occidentali, Compagnia del Nord), invece, erano uno strumento della politica coloniale del governo francese, da cui dipendevano completamente.

3 La rivalità tra Inghilterra e Francia Francesi e inglesi si contendono l’America Nel Settecento i Paesi più potenti sul piano militare e commerciale in America settentrionale erano la Francia e l’Inghilterra. La Spagna, pur possedendo ancora vasti territori, era sempre più debole; l’Olanda che verso la metà del Seicento, al culmine della propria potenza commerciale, aveva fondato basi sulla costa atlantica americana, alla fine del secolo aveva già perso l’egemonia, schiacciata da Francia e Inghilterra. Inglesi e francesi si contendevano il predominio sull’America del Nord.

LAVORO SULLA LINGUA Quale espressione significa letteralmente: «somma di denaro che si arrischia in un gioco o in una scommessa»? ……………………………...................................

168

Unità 5 ( Oltre l’Europa

La guerra e il predominio inglese Il conflitto fra inglesi e francesi esplose per la prima volta nel 1744 nelle Antille. La posta in gioco era il controllo delle ricche piantagioni. Uno scontro ben più grave si aprì pochi anni dopo (nel 1756) sulle coste orientali dell’America del Nord e vide contrapporsi duramente coloni inglesi e coloni francesi. La rivalità tra i due Stati era alimentata anche dal fatto che solo poche decine di migliaia di francesi controllavano un’area vastissima del Nord America (dalle


coste del Labrador al golfo del Texas), mentre più di un milione e mezzo di inglesi affollava la stretta fascia costiera atlantica. Il conflitto coinvolse anche le popolazioni indiane, che si schierarono al fianco ora dell’uno, ora dell’altro contendente. I francesi inizialmente sfruttarono al meglio la tecnica della guerriglia e l’alleanza con le tribù indiane; nel 1759 però furono duramente sconfitti. L’Inghilterra si assicurò il controllo del Canada, della Florida, di una parte dell’arcipelago caraibico. La Francia, al contrario, perse quasi tutti i suoi possedimenti. Dopo questa guerra, che, come vedrai nell’Unità 7, fu combattuta anche in Europa (guerra dei Sette anni: 1756-1763), l’egemonia inglese in Nord America era ormai completa.

LAVORO SULLA LINGUA Contrassegna i sinonimi della parola «egemonia» presenti nel seguente elenco. a Subordinazione. b Supremazia. c Sudditanza. d Dominio.

LAVORO SULLA CARTA I possedimenti coloniali in America settentrionale e centrale nel Settecento La carta visualizza le aree dell’America settentrionale e dell’America centrale occupate dagli europei, così come risultavano nei primi decenni del Settecento. Rispondi alle domande. 1. A quale parte del continente corrispondono i domini spagnoli? ............................................................................................................................

2. Quali zone dell’America settentrionale risultano non occupate dagli europei? ............................................................................................................................

3. Quale costa appare contesa tra più potenze? ............................................................................................................................

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa lo schema sull’organizzazione della società brasiliana sotto il dominio portoghese. Ristretta casta di origine .............................................................................. Proprietari delle grandi .............................................................................. (creoli) ..............................................................................

2. Prepara una breve esposizione orale relativa alla colonizzazione francese e inglese, utilizzando la seguente traccia. – Territori colonizzati dai francesi tra Cinquecento e fine Seicento. – Caratteristiche della presenza coloniale britannica in Nord America. – Fasi del conflitto franco-britannico. – Esito del conflitto.

Lezione 18 ( I grandi Stati colonizzatori

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LEZIONE

19

L’Estremo Oriente e l’India

1 Il Giappone degli shogun La famiglia Tokugawa

COMPRENDO IL TESTO Completa il seguente brano. I …………………...………….............................. (signori locali) erano autonomi sia dall’…………..…..................................., sia dallo ………………................................ (comandante dell’esercito). Lo shogun ………………........................ sconfisse i signori ribelli e accentrò il ………....................................

Come già avvenuto in Europa, anche in Giappone i sovrani dovettero lottare contro la nobiltà feudale per imporre la propria autorità su tutto il Paese. Nel XVI secolo il Giappone era diviso in vari territori autonomi sui quali dominavano signori locali, chiamati daimyo, che spesso si scontravano fra loro in sanguinose guerre. Il disordine era accresciuto da frequenti rivolte contadine. I daimyo erano autonomi sia rispetto all’autorità dell’impe-ratore sia a quella dello shogun, il «comandante dell’esercito» che, di fatto, esercitava un potere non solo militare, ma anche politico. Questa situazione caotica terminò nel 1603 con la nomina a shogun di Ieyasu Tokugawa (1542-1616). Egli sconfisse i signori ribelli e portò ordine e stabilità alla società giapponese. La famiglia Tokuga-wa assunse nelle proprie mani il potere politico e militare (che terrà fino al 1867)) e si insediò a Ritratto di Ieyasu Tokugawa, fondatore dell’omonima Edo,, l’attuale Tokyo. La dinastia imperiale, condinastia di shogun che detenne il siderata di origine divina, continuava a risiedere potere fino al I secolo. nell’antica e appartata capitale Kyoto.

La concezione giapponese dello Stato

COMPRENDO IL TESTO Perché, dopo un’iniziale tolleranza, i Giapponesi vietarono agli stranieri di insediarsi nel loro territorio? ......................................................................... ......................................................................... ......................................................................... ......................................................................... ......................................................................... .........................................................................

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Unità 5 ( Oltre l’Europa

Lo Stato e l’imperatore rappresentavano l’ordine e l’autorità assoluta, che la cultura giapponese considerava valori molto importanti: rispettare l’autorità significava rispettare un ordine naturale, all’interno del quale ogni individuo aveva il proprio ruolo e svolgeva la propria funzione.

Il Giappone e l’Occidente nel periodo Edo Gli anni dello shogunato Tokugawa (periodo Edo) furono caratterizzati dalla chiusura dei rapporti con l’Occidente. L’iniziale tolleranza religiosa nei confronti dei missionari giunti verso la metà del Cinquecento lasciò spazio a dure persecuzioni. Nel 1639 fu fatto divieto a quasi tutti gli stranieri d’insediarsi in Giappone. Lo scopo era quello di rafforzare l’unità dello Stato: i giapponesi volevano evitare che gli europei trasformassero il Paese in una colonia, o che si appropriassero di basi navali e di territori strategici per i loro interessi commerciali.


2 La Cina della dinastia Ch’ing L’ultimo impero A partire dalla metà del XIV secolo il grande Impero cinese era stato governato da imperatori della dinastia Ming. All’inizio del Seicento, però, iniziò un periodo di difficoltà economiche e di rivolte contadine. La crisi culminò nel 1644 quando i Manciù, una popolazione di abili guerrieri stanziatasi in Manciuria, entrò nella capitale dei Ming, Pechino, e fondò la dinastia Ch’ing, che rimarrà al potere fino al 1912. I problemi economici dell’impero rimasero gravi: le condizioni di vita dei contadini peggiorarono e in un secolo la popolazione cinese passò da 150 a 120 milioni di abitanti. All’inizio del Settecento, però, i Manciù riuscirono a risollevare l’economia agricola dell’impero, suddividendo i grandi latifondi in piccole proprietà contadine: in questo modo milioni di famiglie contadine poterono ricavare il necessario per sopravvivere. La popolazione tornò a crescere e le colture di riso, frumento e granturco si svilupparono grazie alle grandi opere pubbliche realizzate per sfruttare le straordinarie risorse d’acqua del Paese. In questo periodo l’Impero cinese si espanse verso l’Asia centrale ed esercitò un’influenza crescente sui Paesi vicini.

COMPRENDO IL TESTO Indica qual è l’effetto della seguente azione. Suddivisione dei grandi latifondi in piccole proprietà contadine.

……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

La religione nell’Impero cinese Per rafforzare il proprio potere e rendere unito e saldo l’impero, gli imperatori Ch’ing abbracciarono le idee del confucianesimo, dottrina filosofico-religiosa fondata da Confucio (551-479 a.C.). Confucio aveva sottolineato l’importanza della struttura gerarchica della famiglia e della società, espressi attraverso norme di comportamento e di virtù (la benevolenza, la pietà dei figli verso i genitori ecc.). Il rispetto verso quei valori doveva essere praticato da tutti, ma soprattutto da chi ricopriva un ruolo pubblico importante: funzionari, magistrati, giudici, alti ufficiali, generali ecc. Inizialmente, i Ch’ing tollerarono i sacerdoti missionari cattolici che erano giunti dalla lontana Europa al tempo della dinastia Ming. Del resto, gli stessi sacerdoti cattolici cercarono di proporre il messaggio cristiano conciliandolo con quello confuciano, i cosiddetti «riti cinesi». La Chiesa di Roma, però, mostrò di non gradire questa apertura e nel XVIII secolo il papa vietò con una bolla i «riti cinesi». Da allora anche la tolleranza manciù venne meno e i missionari occidentali furono accolti solo in veste di dotti e di eruditi.

affigura ione del filosofo onfucio.

Lezione 19 ( L’Estremo Oriente e l’India

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LEZIONE

19

3 L’India dei Moghul Il massimo sviluppo dell’Impero moghul COMPRENDO IL TESTO

Sottolinea con due colori diversi gli elementi che evidenziano la prosperità dell’India tra XVI e XVII secolo e le cause della successiva crisi.

Il Gran Moghul Aurangzeb.

Sotto l’impero dei Moghul, fondato nel 1526 da Babur, l’India visse un periodo di benessere. Nelle città fiorirono i commerci e l’artigianato,, specie quello tessile, e sotto Akbar l’impero allargò i confini e si rafforzò all’in1618-1707) terno. Nel 1658 il potere passò ad Aurangzeb (1618-1707) che, grazie a una serie di vittoriose campagne militari, portò l’Impero indiano alla sua massima estensione. Tuttavia, le grandi spese sostenute per le guerre e l’intollerante politica religiosa da lui adottata (impose al Paese la religione islamica e distrusse molti templi indù) provocarono tensioni e rivolte.

La crisi dell’impero

L esercito ritannico che sconfisse i francesi e i soldati del na a Sirayud-Daula a Plassey era guidato dal generale o ert live ui raffigurato sul tetto di un edificio.

Alla morte di Aurangzeb, all’inizio del Settecento, la crisi del grande impero diventò sempre più evidente: • i principati indù cominciarono a staccarsi dall’autorità imperiale; • i confini erano minacciati dalle ricorrenti scorrerie di tribù di origine afghana; • le campagne si impoverivano sempre più; • ripresero le lotte di potere tra signori locali. L’impero si indebolì e cominciò a disgregarsi. L’India si trovò così esposta alle mire espansionistiche di Francia e Inghilterra che agivano attraverso le rispettive e agguerrite Compagnie delle Indie orientali.

L’occupazione europea dell’India Inizialmente fu la Francia a inserirsi nelle contese tra i vari signori locali, nella speranza di guadagnare una posizione di potere. Questa politica, però, fu bruscamente interrotta a metà del secolo: re Luigi XV, temendo la sua eccessiva autonomia, richiamò in patria il governatore dei domini francesi in India. La Compagnia inglese delle Indie orientali, invece, continuò a sostenere i propri interessi economici, conquistando un potere sempre più grande che preoccupò il nawab, il «governatore» del Bengala. Costui cercò di cacciare i britannici dalla sua prospera regione, ma la Gran Bretagna nel 1757, nella battaglia di Plassey (una località non molto distante da Calcutta), sconfisse in maniera decisiva sia il governatore del Bengala, sia i francesi suoi alleati. La Compagnia ottenne dal nuovo nawab il diritto di riscuotere delle tasse nelle province del Bengala e del Bihar. In questo modo assunse una delle principali funzioni dello Stato. Il Paese, di fatto, era ormai sottomesso all’Inghilterra. Di lì a poco, tutto il subcontinente indiano diventò una colonia britannica.

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Unità 5 ( Oltre l’Europa


DENTRO LA STORIA Oriente, che passione! Gli occidentali hanno spesso guardato all’Oriente come a una terra meravigliosa, uno scrigno ripieno di tesori straordinari e di portentose ricchezze. L’Oriente in Occidente Dal Seicento ai giorni nostri, a più riprese, l’Occidente è stato invaso da prodotti provenienti dal Vicino o dall’Estremo Oriente: il tè e il caffè, per esempio, segnarono una rivoluzione del gusto nell’Europa moderna; ma così avvenne anche per le cosiddette «cineserie», i prodotti dell’artigianato cinese. L’importazione in Europa di oggetti provenienti dalla Cina scatenò, infatti, nei salotti della nobiltà, una vera e propria passione per l’abbigliamento, l’artigianato, l’arredamento, l’arte e la cultura dei Paesi orientali. Un artigianato di qualità Erano particolarmente apprezzate le porcellane, le lacche, le sete ricamate, ma anche i mobili, le argenterie e le tappezzerie. La passione per le cineserie si diffuse dall’Olanda

in Francia e in Inghilterra e poi in Italia: Venezia divenne un centro importante di produzione di tali manufatti. Questo particolare gusto finì con l’influenzare anche le produzioni europee, che cominciarono a mescolare lo stile cinese con gli stili del Barocco e del Rococò tipici del Seicento e del Settecento europei. L’Oriente e l’orientalismo Verso la fine del Settecento, nella lingua francese entrò addirittura una parola nuova: orientalisme, «orientalismo». Essa indicava non solo il gusto di moda, ma anche un interesse per la cultura e il pensiero orientale, che gli europei vedevano come particolarmente ricchi di spiritualità e misticismo.

Porcellana di manifattura inglese raffigurante uattro musicisti cinesi (1755 ca.).

SVILUPPO LE COMPETENZE Lavoro sulla fonte 1. Leggi la reazione dell’imperatore cinese Kangxi al decreto papale che proibiva i «riti cinesi» consegnatogli nel 1720 da Ambrogio Mezzabarba, delegato pontificio. Poi rispondi alle domande. Tutto quello che si può dire di questo decreto è che bisogna chiedersi come gli europei, ignoranti e spregevoli come essi sono, ardiscano dare un giudizio attorno all’eccelsa dottrina dei cinesi, dal momento che essi non conoscono né i loro costumi né il loro usi né le loro lettere. […] Non conviene concedere agli europei la predicazione della loro religione in Cina. Bisogna proibir loro di parlarne e con ciò saranno risparmiati molte noie e imbarazzi.

1. Quali aggettivi descrivono l’opinione dell’imperatore nei confronti degli europei? …………………………………………………….…… 2. Perché l’imperatore non riconosce il diritto agli europei (e al papa) di esprimere un giudizio nei confronti della Cina e della sua religione? …………………………………………………….……………………………………….……………………………………….……………………………………….……………

Individuo i nessi di causa-effetto 2. Analizza la seguente frase e stabilisci qual è la causa e quale l’effetto da essa generato. Questa politica, però, fu bruscamente interrotta a metà del secolo: re Luigi XV, temendo la sua eccessiva autonomia, richiamò in patria il governatore dei domini francesi in India.

Causa: …………………………………………….……………………………………….……………………………………….……………………………………………………………………………….………… Effetto: …………………………………………….……………………………………….……………………………………….……………………………………………………………………………….…………

Lezione 19 ( L’Estremo Oriente e l’India

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R a NO ga I E zz LA e S & TO Ra R ga IA zz i

Giovani schiavi Quando i mercanti di schiavi si procacciavano le loro «merci umane», dalla cui vendita ricavavano enormi ricchezze, cercavano prevalentemente giovani, perché «valevano di più»: perché erano più forti e resistenti, sopportavano meglio le terribili fatiche del viaggio transoceanico e avrebbero potuto riprodursi, mettendo al mondo altri schiavi. Per tutte queste ragioni i giovani e i giovanissimi africani furono le principali vittime dello schiavismo.

La storia di una famiglia Nel 1976 lo scrittore afroamericano Alex Haley scrisse un libro intitolato Radici (titolo originale: Roots: The Saga of an American Family, «Radici: la saga di una famiglia americana»), destinato a un notevole successo, anche grazie alla versione televisiva del 1977, che lo fece conoscere al grande pubblico americano ed europeo. Haley, attraverso i racconti della vecchia nonna materna Cynthia, che era stata emancipata (cioè liberata legalmente) dalla schiavitù nel 1865, cercò di ricostruire la storia della sua famiglia risalendo al capostipite, un giovane proveniente dal Gambia di nome Kunta Kinte.

Un giovane strappato alla sua terra Kunta Kinte era nato nel villaggio di etnia mandinga di Juffure, in Gambia, nel 1750. Pochi anni dopo, poco più che adolescente, nel villaggio erano cominciate a circolare voci insistenti sull’imminente arrivo di taubob («uomini bianchi»), misteriosi figuri che sbucavano improvvisamente dalla foresta e facevano razzia di chiunque incontrassero. Già molti uomini e giovani erano spariti così, inspiegabilmente e senza lasciare traccia. A sedici anni anche Kunta fece la stessa fine: spintosi nel folto della foresta per fare legna, venne rapito dai mercanti di schiavi, caricato a forza su una nave e spedito in America per lavorare nelle grandi piantagioni del Sud.

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Unità 5 ( Oltre l’Europa


Una vita ribelle, ma dignitosa Nonostante la giovane età, Kunta Kinte mostrò un carattere eccezionale: sopravvissuto al terribile viaggio, dopo essere stato acquistato per 850 dollari dall’agricoltore John Waller della contea di Spotsylvania, in Virginia, cominciò a lavorare nella piantagione di tabacco, sottomettendosi a ritmi e carichi di lavoro davvero inumani. Ciò, però, non piegò la sua dignità e la sua sete di libertà: più volte tentò la fuga e altrettante volte venne riacciuffato. La rabbia di Kunta Kinte verso i suoi padroni e verso fatla sua condizione di schiavo erano accentuate dal fat sventuto che, a differenza di tanti suoi compagni di sventu ra, egli aveva imparato a leggere e a scrivere e parlava correttamente l’inglese, la lingua dei suoi aguzzini. Al quarto tentativo di fuga, Kunta dovette subire l’aml’am putazione di parte del piede. Con questa punizione esemplare i suoi padroni pensavano di spezzarne la resistenza e di umiliarne la dignità. Kunta fu poi ceduto a un padrone meno crudele, piantacome pagamento di un debito. Nella nuova pianta gione ricoprì il ruolo di cocchiere e poté sposare una schiava, Belle. Dal matrimonio nacque una figlia, che schiava vissei due chiamarono Kizzie. Kunta, Belle e la figlia visse quaro tranquillamente per alcuni anni, nel corso dei qua rili egli si sforzò d’insegnare alla figlia tutto quanto ri cordava della sua vita in Africa, quando era un uomo libero. Quei ricordi, tramandati poi da Kizzie al figlio George, e da George al figlio Tom, saranno trasmessi da Tom, arricchiti di tutte le vicende accadute nel frattempo alla famiglia, alla nonna materna di Haley.

TEST INVALSI Barra con una x la risposta esatta. 1. Nella frase «Già molti uomini erano spariti così, inspiegabilmente e senza lasciare traccia», l’avverbio «inspiegabilmente» si riferisce al punto di vista:

2. La storia di Kunta Kinte è narrata in un libro. Ma prima di essere raccontata da Haley, come ne è stato conservato il ricordo? A Attraverso una serie televisiva.

A del lettore.

B Attraverso una lunga tradizione orale familiare.

B dell’autore Alex Haley.

C Attraverso i diari scritti da Kunta Kinte.

C degli abitanti del villaggio di Kunta Kinte.

D Attraverso i diari scritti da Belle, la moglie di Kunta Kinte.

D della nonna dell’autore Cynhtia.

Lezione 4 ( La Chiesa, un nuovo protagonista Unità della 5 (storia Oltre europea l’Europa

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Schiavitù Il principio che ogni individuo, indipendentemente dal proprio sesso, dal Paese e dalla famiglia in cui nasce, dalle proprie condizioni economiche e culturali, nasca libero e possieda il diritto alla propria libertà, si è affermato solo di recente. Per secoli, l’umanità ha concepito e praticato la schiavitù.

DALL’ANTICA PRATICA DELLA SCHIAVITÙ…

Cose, non esseri umani Le Nazioni Unite definiscono la schiavitù come «lo stato o la condizione di un individuo sul quale si esercitano gli attributi del diritto di proprietà o taluni di essi, e lo «schiavo» è l’individuo che ha tale stato o condizione». In base a questa definizione, nella Storia umana milioni e milioni di persone hanno vissuto la loro intera esistenza in condizioni di schiavitù, cioè in uno stato di dipendenza assoluta nei confronti di altri esseri umani, che li possedevano come si possiede un oggetto, una casa, un cavallo. Come «cose», insomma.

Splendide civiltà basate sull’orrore della schiavitù Il fenomeno della tratta degli schiavi dall’Africa alle Americhe fu solo l’ennesimo episodio della lunga, tragica storia della schiavitù. Se guardiamo al passato, infatti, ci accorgiamo che civiltà antiche considerate, giustamente, meravigliose e splendenti, come quella greca o quella romana, si basavano essenzialmente sul lavoro degli schiavi: senza la fatica e lo sfruttamento degli schiavi non ci avrebbero regalato il Partenone ad Atene, la filosofia greca, il Colosseo a Roma, gli acquedotti e gli anfiteatri che, a distanza di duemila anni, milioni di turisti ancora ammirano in Francia, Spagna, Inghilterra, Tunisia e Algeria.

…AI DIRITTI UNIVERSALI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

La lunga marcia della libertà

Schiavi catturati sulla costa occidentale dell’Africa e imbarcati per l’America.

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Unità 5 ( Oltre l’Europa

Dopo secoli in cui la schiavitù era considerata una pratica «normale», all’inizio del XIX secolo, e poi con maggior convinzione nel XX secolo, si cominciò a porre il tema della sua abolizione. Vediamo alcuni dei momenti più significativi di questa marcia verso la libertà. Conosci già le leggi emanate dal Parlamento britannico nel 1807 e nel 1833. Tappe importanti furono però i trattati sottoscritti a livello internazionale. Tra questi ricordiamo: • 1815: prima Dichiarazione contro la tratta dei negri, firmata nell’atto finale del congresso di Vienna (vedi Unità 9, Lezione 31); • 1904: Trattato internazionale per la soppressione della tratta delle bianche; • 1910: prima Convenzione per la soppressione del commercio delle bianche;


Bambini africani costretti a svolgere lavori pesanti.

• 1921: Convenzione per la soppressione del traffico di donne e minori; • 1926: Convenzione sulla schiavitù; • 1933: Convenzione per la soppressione del traffico di donne maggiorenni; • 1949: Convenzione per la soppressione del traffico di persone e lo sfruttamento della prostituzione altrui; • 1956: Convenzione supplementare riguardante l’abolizione della schiavitù, della tratta degli schiavi e degli istituti e pratiche analoghe alla schiavitù; • 2000: Protocollo «tratta di persone, in particolare donne e minori» allegato alla Convenzione internazionale contro il crimine transnazionale organizzato. Ma il documento ufficiale in cui la ripulsa della schiavitù suona più alta e solenne è forse l’articolo 4 della Dichiarazione universale dei diritti umani, che recita: «Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma».

Schiavitù: un problema risolto? Questa lunga lista di carte giuridiche ci aiuta a capire non solo che il diritto internazionale si è posto il problema della schiavitù, ma che questo problema, nonostante i documenti ufficiali, continua a esistere e ad affliggere l’umanità. La globalizzazione, infatti, porta con sé forme moderne di schiavitù: • il «traffico» di donne e bambini dai Paesi poveri a quelli ricchi; • l’arruolamento di bambini nei corpi militari e paramilitari; • il lavoro minorile; • la schiavitù domestica, a danno soprattutto di donne e bambini; • il «caporalato» nei riguardi di contadini e operai provenienti da Paesi poveri; • lo strozzinaggio nei confronti dei più deboli.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente.

smo schiavi catene

prigioniero

sfruttamento

ione coerciz

lavoro forzato

disum anità

ione oppress

prigione

servitù sottom ission e

ta trat

detenzione

abolizionismo

ser vo affrancare

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. Perché i documenti ufficiali non bastano a sradicare il fenomeno della schiavitù? 2. Con quali forme di moderna schiavitù siete entrati in contatto nella vostra esperienza di vita?

Unità 5 ( Oltre l’Europa

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SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 17

Le colonie e i commerci

BES

Le esplorazioni in continenti lontani, iniziate alla fine del 15° secolo, continuarono anche per tutto il Seicento e il Settecento. Nelle nuove terre gli europei crearono in qualche caso dei veri e propri imperi; in altri casi assunsero il controllo di porti e isole strategici per il commercio mondiale; nell’America del Nord si insediarono stabilmente. Nelle Americhe venne introdotta l’agricoltura di piantagione, nella quale si producevano in grandi quantità prodotti richiesti dal mercato europeo. Il lavoro era svolto dagli schiavi deportati dall’Africa con un commercio disumano. Dalle colonie gli europei traevano immense ricchezze. Lezione 18

I grandi Stati colonizzatori

La Spagna dominava sul più vasto impero territoriale extraeuropeo, ma non riuscì a sfruttare al meglio le risorse e a trarne vantaggi economici duraturi, entrando quindi in una fase di crisi. Gli olandesi sottrassero ai portoghesi alcuni scali asiatici e africani e il Portogallo concentrò allora i suoi interessi sul Brasile. I francesi si insediarono in Canada, in Louisiana e in alcune isole dei Caraibi. Gli inglesi occuparono la Virginia e la regione del New England, sulla costa dell’oceano Atlantico. Entrambi diedero vita a comunità ben organizzate che aspiravano all’egemonia sul territorio. Scoppiò così un conflitto che si concluse con l’affermazione del primato inglese. La Francia perse quasi tutti i suoi possedimenti. Lezione 19

L’Estremo Oriente e l’India

In Giappone, dopo una lunga lotta contro i signori feudali, la dinastia Tokugawa si impadronì della carica di shogun, riordinò la società e attuò una politica di chiusura nei confronti degli europei. In Cina si affermò la dinastia manciù dei Ch’ing, che risollevò l’economia dell’impero e ne estese i territori verso l’Asia centrale. In India, l’impero dei Moghul entrò in crisi nella prima metà del Settecento favorendo l’intromissione degli inglesi, che conquistarono sempre maggior potere.

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Unità 5 ( Oltre l’Europa


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. Strategici – Francia – Crisi – Stabili – Sviluppo – Giappone

ESPANSIONE EUROPEA nelle

in

Americhe

Spagna

Portogallo

………………….……………

Inghilterra

Insediamenti …………………..…….…………..

Oriente

con Differenti forme di colonizzazione

: chiusura agli europei

Grandi imperi

Cina: …………………..…….………… con la dinastia Ch’ing

Insediamenti stabili e comunità ben organizzate

India: …………………..……………… dell’impero dei Moghul

Controllo dei porti

…………………..…….…………

…………………..…….…………

con Progressiva penetrazione degli inglesi

Unità 5 ( Oltre l’Europa

179


VE RI FI CA

1. Collega correttamente ogni area coloniale nella colonna di sinistra alla modalità di colonizzazione attuata, nella colonna di destra. 1. America centrale e meridionale

a. Controllo di porti strategici e isole utili come basi per le navi; controllo di città come sedi di importanti mercati e punti di rifornimento. b. Fondazione di insediamenti stabili di coloni provenienti da Paesi europei.

2. America settentrionale

c. Fondazione di veri e propri imperi, che sfruttano le materie prime locali e la manodopera indigena procurata con il commercio degli schiavi.

3. Estremo Oriente

2. Completa lo schema inserendo nel quadratino la lettera corrispondente a ciò che veniva trasportato nelle varie tratte del commercio triangolare. a. Schiavi Londra o Liverpool

b. Manufatti, armi e tessuti di scarso valore c. Materie prime (caffè, cotone, tabacco) e prodotti utili per l’industria Nuovo mondo

Africa

3. Completa la tabella inserendo negli spazi le informazioni mancanti. Potenza coloniale

Colonie

Caratteristiche • Classe dirigente politica e religiosa di origine …………………………………………………………

Portogallo

• …………………………………………………………

• ………………………………………………………… proprietari di piantagioni di zucchero e tabacco • Sfruttamento del lavoro degli …………………………………………………………

Francia

• …………………………………………………………, Mississippi, Louisiana, isole dei …………………………………………………………

Inghilterra

• Costa orientale del Nord America: Virginia e …………………………………………………………

180

Unità 5 ( Oltre l’Europa

• Organizzazione politica coloniale sotto il ministro …………………………………………………………

• Fondazione della ………………………………………………………………………………… nel 1664 • Virginia: economia fondata sulle grandi ………………………………………………………… e sul lavoro degli …………………………………………………………. Stile di vita e interessi commerciali condivisi con la …………………………………………………………… • New England: economia basata su commercio, allevamento, pesca. Stile di vita ………………………………………………………… e sobrio: desideravano realizzare una società nuova e fondarono ………………………………………………………… (Harvard e Yale)


4. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false. a. b. c. d. e. f. g. h. i. l.

La Virginia fu fondata dai Padri pellegrini. I Padri pellegrini erano di fede cattolica. I francesi in Nord America erano poche decine di migliaia ma controllavano un’area vastissima. La città di New York fu fondata dagli olandesi con il nome di Nuova Amsterdam. L’Olanda a metà del Seicento era al culmine della propria potenza commerciale. Nel 1744 scoppiò un conflitto tra Francia e Inghilterra per il controllo delle Antille. Durante la guerra dei Sette anni francesi e inglesi nel Nord America si allearono contro i pellerossa. La costa del Nord America maggiormente colonizzata era quella affacciata sull’oceano Pacifico. Per mantenere l’unità dell’impero, i Ch’ing abbracciarono il confucianesimo. Confucio visse nel V secolo d.C.

V

F

V

F

V

F

V

F

V

F

V

F

V

F

V

F

V

F

V

F

5. Completa lo schema relativo all’India con le informazioni mancanti, scegliendole fra quelle proposte. Attenzione: non tutte sono da utilizzare.

impero – città – signori locali – feudatari – tribù afghane – campagne – tribù mongole – autorità imperiale Autonomia dei principati dall’…………………………………………………

Minaccia ai confini da parte di

Impoverimento delle

…………………………………………………………

…………………………………………………………

Crisi dell’………………………………………………… Lotta di potere tra …………………………………………………………

Facile penetrazione delle potenze europee

6. Colora sul planisfero le nuove terre scoperte ed esplorate dagli europei nel Seicento.

Planisfero bianco

Unità 5 ( Oltre l’Europa

181


VE RI FI CA

7. Scrivi la definizione corretta dei seguenti termini ed espressioni poi, per ciascuno, elabora una breve frase che lo contenga. a. Agricoltura di piantagione: ………………………………………………………………………………………………………………..………………………………...… ..………………………………………………………………………………………………………………..……………………………………………………………………………………… ..………………………………………………………………………………………………………………..……………………………………………………………………………………… ..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………………

b. Creoli: …………………………………………………………………………………………………………………..……………………………..………………………………………… ..………………………………………………………………………………………………………………..……………………………………………………………………………………… ..………………………………………………………………………………………………………………..……………………………………………………………………………………… ..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………………

c. Padri pellegrini: ………………………………………………………………………………………………………………..………………..……………………………………… ..………………………………………………………………………………………………………………..……………………………………………………………………………………… ..………………………………………………………………………………………………………………..……………………………………………………………………………………… ..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………………

d. Egemonia: ………………………………………………………………………………………………………………..…………………………………..……………………………… ..………………………………………………………………………………………………………………..……………………………………………………………………………………… ..………………………………………………………………………………………………………………..……………………………………………………………………………………… ..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………………

e. Scorrerie: ………………………………………………………………………………………………………………..……………………………………………..………...…………… ..………………………………………………………………………………………………………………..……………………………………………………………………………………… ..………………………………………………………………………………………………………………..……………………………………………………………………………………… ..………………………………………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………………

8. Completa la tabella inserendo le informazioni mancanti.

182

Data

Evento

1603

In …………………………………………………………………………… sale al potere la famiglia Tokugawa.

………………

Scoperta olandese dell’Australia.

………………

I Padri pellegrini inglesi raggiungono il Nord America.

1642

Scoperta della ……………………………………………………………… e della …………………………………………………………………….

1644

In Cina si afferma la dinastia …………………………………………………………………………….

………………

In Francia nasce la Compagnia delle Indie orientali.

1682

La Francia conquista il ……………………………………………………………, la ………………………………………………………………… e alcune isole caraibiche.

1728

Spedizione di …………………………………………………………………………….

………………

In India gli inglesi sconfiggono il governatore del Bengala.

………………

Sconfitta francese in Nord America.

Unità 5 ( Oltre l’Europa


FACCIAMO STORIA INSIEME

La Compagnia olandese delle Indie orientali Il testo è tratto da una relazione inviata dall’ambasciatore francese a Lisbona al ministro Colbert nel marzo 1669 e documenta la situazione dei commerci marittimi del tempo.

Oggi gli olandesi sono diventati padroni di tutti paesi che producono le spezie. Il loro impegno di conservare questo monopolio è anzi tale che essi tendono ad annientare e spopolare tutti i paesi che potrebbero produrne, sia per la difficoltà di restare padroni assoluti della vastissima zona, sia perché ritengono che l’abbondanza del prodotto nuoccia al loro commercio. E se il loro impegno va fino a questo estremo, va ancora oltre quando ha come obiettivo di scacciare possibilmente tutte le altre potenze concorrenti. […] Le flotte che giungono annualmente in Olanda portano mercanzie per un valore di 10-12 milioni di libbre, che poi smistano verso tutti i paesi europei, incamerando quella valuta che sostiene la loro potenza. La compagnia che ha prodotto questo benessere all’Olanda, durante l’ultima guerra con l’Inghilterra è riuscita a mettere in mare, a proprie spese, fino a 30 vascelli. Questa compagnia impiega più di 150 vascelli per il commercio delle Indie: ha iniziato e ha sostenuto la guerra contro i portoghesi, con i vantaggi descritti […]. E impiega nelle Indie medesima forza terrestre di 10-12 000 uomini; le forze marittime sono composte di 40-50 vascelli. Essa ha il monopolio commerciale in Cina, in Giappone e, anzi, in tutte le Indie, visto che commerci svolti dagli inglesi non sono degni di attenzione. Tipo di documento: scritto Autore: sconosciuto Epoca: XVII secolo

G. Spini, Dalla preistoria ad oggi, Cremonese, 1982

COMPRENDO IL TESTO A coppie rispondete alle domande dopo aver letto il testo, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. Qual è l’ammontare delle importazioni di spezie? Dove sono destinate? 2. In quali Paesi ha il monopolio commerciale l’Olanda? 3. Quale altra potenza economica europea commercia in quelle zone pur non essendo competitiva, secondo l’ambasciatore?

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Nel brano abbiamo visto che l’Olanda esercitava una funzione monopolistica negli scambi commerciali con l’Estremo Oriente per quanto riguardava il mercato delle spezie, beni che avevano un valore elevato perché, oltre a insaporire le varie pietanze, aiutavano nella conservazione dei cibi ed erano utilizzate per preparare farmaci. Fate una breve ricerca sulle spezie più preziose importate dall’Oriente tra il XVII e il XVIII secolo. Poi dividetevi a gruppi: ogni gruppo si occuperà di approfondire la conoscenza di una spezia, cercando di scoprirne gli usi, la diffusione e le potenzialità curative reali o presunte che le venivano attribuite.

Unità 5 ( Oltre l’Europa

183


Le rivoluzioni economiche del Settecento

UNITÀ

6

Nel XVIII secolo la società e l’economia europee conoscono una radicale trasformazione. Secondo gli storici l’Europa attraversa ben quattro «rivoluzioni»: la prima è la rivoluzione de ogra ca, che porta la popolazione europea a raddoppiare in soli cento anni; la seconda è la rivoluzione agricola, che cambia il modo di lavorare la terra e aumenta il suo rendimento; la terza è la rivoluzione co erciale, che fa del mondo intero un grande mercato in cui scambiare, vendere e comprare beni. nfine, favorita e promossa dalle tre rivoluzioni citate, vi la rivoluzione industriale, che impone un nuovo modo di concepire e praticare il lavoro e cambia per sempre l’esistenza di milioni di uomini.

1707 Dall’unione del Regno di Inghilterra e del Regno di Scozia nasce il Regno di Gran Bretagna

1700

1640 1650 Inizio della rivoluzione agricola e di una costante crescita della popolazione europea

Che cosa sai già… v In Inghilterra all’inizio del Seicento è avviata la privatizzazione

dei terreni agricoli; i contadini diventano braccianti o forniscono manodopera tessile lavorando nelle proprie abitazioni. v L’Inghilterra è diventata una monarchia costituzionale a sovranità parlamentare: la Camera dei comuni, costituita principalmente da borghesi, ha acquistato forza politica. v Nel XVII e XVIII secolo le grandi potenze europee, prima quelle iberiche, poi l’Olanda, la Francia e soprattutto l’Inghilterra, estendono il proprio dominio economico su Africa e Asia.

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1705 Prima macchina a vapore di Newcomen


Nel Settecento la Gran Bretagna modernizza l’attività agricola e sviluppa l’attività manifatturiera.

L’esempio della Gran Bretagna è seguito dalla maggior parte dei Paesi del Nord Europa, dalla Francia e dal Nord Italia.

L’Europa mediterranea, balcanica e orientale rimane per tutto il secolo in condizioni di arretratezza economica.

1760 Inizio industrializzazione in Inghilterra

1771

1785

Arkwright brevetta il filatoio meccanico

Cartwright brevetta il primo telaio meccanico

1750

1800 1764

Hargreaves inventa la prima macchina filatrice

1830

1782

1814

Watt perfeziona la macchina a vapore

Stephenson inventa la locomotiva a vapore

…e che cosa imparerai v La rivoluzione demografica porta la popolazione europea a raddoppiare in

cento anni. v La rivoluzione agricola cambia il modo di lavorare la terra e ne aumenta il rendimento. v La rivoluzione commerciale trasforma il mondo in un grande mercato. v La rivoluzione industriale stabilisce un nuovo modo di produrre (fabbrica) e cambia per sempre l’organizzazione della società.

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LEZIONE

20

Società ed economia nel XVIII secolo

1 La crescita della popolazione europea

L’Europa trae vantaggio da una situazione favorevole Alla fine del XVIII secolo la popolazione europea raggiunse i 200 milioni di abitanti, circa il doppio rispetto all’inizio del secolo. Questa eccezionale crescita demografica ebbe varie cause: • innanzitutto, diminuirono le epidemie di peste, vaiolo e tifo (gli ultimi casi si ebbero nell’Europa centro-settentrionale e nel Sud della Francia tra il 1708 e il 1721);

DENTRO LA STORIA Contro La struttura le macchine: della famiglia il luddismo L’incremento demografico influì sulla struttura della famiglia europea nel Seicento e nel Settecento? Quando pensiamo alle famiglie di quell’epoca siamo portati a immaginare comunità composte da padre, madre, numerosi Scala WH14599 figli, nonni, parenti e servitori, che naturalmente contrapponiamo all’attuale famiglia nucleare, composta invece da una coppia di genitori e una media di due figli. Per molto tempo si è creduto che fino all’Ottocento il modello dominante fosse quello della famiglia allargata patriarcale, che sarebbe stato cancellato dalle trasformazioni della società industriale. Matrimoni tardivi e pochi figli L’analisi dei registri parrocchiali, cioè delle uniche fonti demografiche in grado di fornirci valide informazioni sulle società di quei secoli lontani, ha portato a scoperte interessanti. La famiglia nucleare, per esempio, era una realtà già affermata nel Cinquecento; le donne, contrariamente a quanto si credeva, non si sposavano affatto in giovanissima età, cioè attorno ai 16-17 anni, ma attorno ai 25-26 anni.

Peter Paul Rubens, La famiglia di Jan Brueghel il Vecchio, 1613-1615.

Le conseguenze del matrimonio tardivo Il matrimonio ritardato aveva almeno tre importanti conseguenze sociali. Innanzitutto, diminuiva il periodo fertile delle coppie: famiglie con 10 figli rappresentavano anche nella società d’antico regime un’anomalia; le famiglie più consistenti avevano piuttosto una media di 6 figli. Inoltre, il rinvio del matrimonio dalla pubertà a un’età più adulta faceva sì

Famiglie più simili alle nostre Nel Seicento e nel Settecento, dunque, erano già presenti alcuni dei fattori tipici delle famiglie contemporanee. Ciò non significa che non esistessero famiglie molto numerose (nelle campagne, anzi, era un fenomeno frequente), ma la famiglia nucleare, così diffusa nelle società contemporanee, era una realtà già piuttosto consolidata anche allora.

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Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento

che gli uomini si sposassero quando avevano già consolidato la propria posizione economica e sociale. In questo modo, la nuova famiglia godeva di autonomia economica, poteva vivere al di fuori della tutela e del controllo delle due famiglie d’origine.


• in secondo luogo, migliorarono le condizioni igieniche e i progressi della medicina limitarono la diffusione delle malattie; • in terzo luogo, le tecniche agrarie conobbero significativi miglioramenti, così come l’organizzazione del lavoro nelle campagne; l’insieme di queste innovazioni garantirono alla popolazione più cibo e mezzi migliori per sopravvivere; • infine, nuove merci e nuovi alimenti raggiunsero l’Europa grazie all’espansione dei traffici commerciali.

La Gran Bretagna mette a segno una forte crescita demografica La Gran Bretagna (dal 1707 Inghilterra e Scozia erano unite nel Regno di Gran Bretagna) fu il Paese in cui la popolazione aumentò di più. La popolazione britannica, infatti, nell’arco di soli cinquant’anni passò da 10 a 16 milioni. Questo eccezionale fenomeno demografico fu reso possibile grazie all’intenso sviluppo agricolo, che mise a disposizione una maggiore quantità di cibo. Anche altre zone del continente europeo registrarono una notevole crescita demografica (per esempio l’Europa centrale e la Scandinavia). Paesi come la Francia, la Spagna e l’Italia crebbero invece in modo proporzionalmente inferiore.

Nel 1796 il medico britannico Edward Jenner scoprì il vaccino contro il vaiolo, la malattia endemica all’epoca più diffusa al mondo.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea nel paragrafo la frase che esprime una relazione causale (causa/effetto) tra due eventi.

LAVORO SULLA CARTA La distribuzione della popolazione europea nel XVIII secolo Nel Settecento, come hai letto, la popolazione europea crebbe molto. Sulla carta puoi vedere le aree con la maggiore concentrazione abitativa e l’indicazione delle città con un numero di abitanti superiore ai 100 000. Rispondi alle domande. 1. Quali aree europee presentavano la maggior concentrazione abitativa per km2? …………………………………………………….……………………………………….……… ……………………………….……………………………………….………………………… …………………………………………………….……………………………………….……… ……………………………….……………………………………….…………………………

2. Esistevano città con oltre 100 000 abitanti in aree meno densamente popolate? Se sì, quali? ……………………………….……………………………………….………………………… ……………………………….……………………………………….…………………………

Lezione 20 ( Società ed economia nel XVIII secolo

187


LEZIONE LEZIONE

1 20

2 La rivoluzione agricola L’agricoltura europea nel XVIII secolo era ancora tradizionale Fra XVII e XVIII secolo i commerci e le attività artigianali crebbero in modo significativo. Ciò nonostante, l’economia europea continuava a basarsi per lo più sull’agricoltura, sia per quanto riguarda il numero degli occupati sia per la ricchezza prodotta. In Francia, per esempio, i contadini erano l’80% della popolazione e nella stessa Gran Bretagna, il Paese economicamente più moderno e progredito, la percentuale non era molto inferiore. Dal punto di vista tecnico e organizzativo, l’agricoltura europea era ancora di tipo tradizionale. Solo in Gran Bretagna, Francia, Italia del Nord e Paesi Bassi si erano diffuse innovazioni agricole: • erano state bonificate terre incolte; • erano state messe a coltura nuove aree; • erano state introdotte nuove coltivazioni.

Una fattoria francese del XVIII secolo.

L’agricoltura britannica si rinnova profondamente In Gran Bretagna la rivoluzione agricola, che aveva preso avvio nella prima metà del Seicento, aveva conosciuto i successi maggiori. Fu lì, dunque, che l’agricoltura settecentesca sperimentò il rinnovamento più profondo. Ecco alcune delle maggiori innovazioni: • i terreni erano divisi in appezzamenti, ciascuno seminato con una specie diversa, che ogni anno variava a rotazione; nel ciclo di coltivazione venivano impiegate piante foraggere (trifoglio, rape, luppolo ecc.) utili a migliorare la qualità del terreno e ad alimentare il bestiame che, inoltre, pascolando sul campo, produceva concime naturale. L’avvicendamento colturale evitava il ricorso al maggese, che consisteva nel lasciare incolti periodicamente alcuni terreni per lasciarli riposare; • furono introdotte coltivazioni più produttive, come quella del mais e soprattutto della patata; questi due vegetali divennero gli elementi base dell’agricoltura e dell’alimentazione di molte aree del continente; • gli aratri in ferro, che permettevano di dissodare la terra più in profondità, sostituirono progressivamente i vecchi aratri in legno; la produzione degli aratri in ferro fu inoltre di grande stimolo per il settore industriale metallurgico, cioè impegnato nella lavorazione dei metalli. La maggiore disponibilità di foraggio, resa possibile dalle nuove tecniche colturali, inoltre, consentì di allevare più animali e di conseguenza di avere non solo più forza lavoro nei campi, ma anche più carne per l’alimentazione umana.

188

Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento


LAVORO SULLA FONTE Nuovi strumenti per tecniche antiche In una tavola illustrata presente nella prima Enciclopedia (vedi Unità 8, Lezione 23) si documentano le attività agricole con l’adozione dei nuovi strumenti entrati in uso nel XVIII secolo: • l’aratro in ferro; • la macchina seminatrice, con un dispositivo atto a forare in profondità il terreno per rilasciarvi il seme, favorendo così l’aumento della germinazione;

1

2

3

• l’erpice per rompere le zolle di terra o per interrare il concime, un telaio dotato di denti ricurvi in ferro, trainato da animali;

5

4

• l’erpice con cilindro, più adatto a frantumare le zolle su terreni calcarei oppure a comprimere il terreno leggero, già seminato. Tenendo presente la descrizione degli attrezzi che hai appena letto, associa le immagini numerate alla didascalia corrispondente inserendo il numero nel quadratino. L’esercizio è avviato. Una contadina manovra una macchina seminatrice, che rilascia i semi nei solchi aperti dall’aratro. Due contadini seminano ancora a mano, secondo l’uso antico. 2 Un cavallo traina l’erpice a denti rigidi, per rompere le zolle di terra o per interrare il concime. Un contadino guida un aratro di ferro trainato da due cavalli. Un contadino guida un cavallo che trascina l’erpice a cilindro per parificare e rendere omogeneo il terreno.

Le enclosures e le loro conseguenze La rivoluzione agricola inglese fu favorita dallo sviluppo delle enclosures, cioè della recinzione e vendita a privati cittadini di campi aperti di uso comune, una pratica nata nel XVI secolo e che raggiunse il suo culmine tra il 1760 e il 1840. La privatizzazione della terra, con la creazione quindi di campi chiusi,, aveva determinato due conseguenze sociali: • la nascita di una nuova classe di proprietari terrieri; • l’impoverimento di migliaia di contadini. Come ricorderai (vedi Unità 4, Lezione 14), ), molti contadini non avendo più la possibilità di sfruttare i campi aperti dovettero vendere le loro piccole proprietà, trasformandosi in braccianti salariati (cioè in lavoratori che percepiscono un salario) presso le grandi proprietà. Le illustrazioni mostrano lo stesso territorio prima e dopo la pratica delle enclosures. A sinistra si vedono molti piccoli appezzamenti e un settore occupato da terre comuni. A destra gli appezzamenti sono uniti in proprietà più grandi a capo di una fattoria; le terre comuni non esistono più.

villaggio

campi coltivati

terre comuni

campi recintati

fattorie

Lezione 20 ( Società ed economia nel XVIII secolo

189


LEZIONE LEZIONE

1 20

Si afferma la grande azienda agricola

COMPRENDO IL TESTO Quale nuova figura economica si afferma in Gran Bretagna in conseguenza della rivoluzione agricola? ……………………………...................................

In Gran Bretagna, prima che in altri Paesi europei, si affermò dunque la grande azienda agricola capitalistica. Si trattava innanzitutto di un’azienda di grandi dimensioni, nella quale giocava un ruolo determinante una nuova figura economica collocata in una posizione intermedia tra il proprietario e i braccianti: l’affittuario. Di solito, l’affittuario era un ex piccolo o medio proprietario che, dopo aver venduto i propri campi e accumulato un po’ di denaro, prendeva in affitto dal grande proprietario altre terre, dove faceva lavorare i braccianti. Gli affitti avevano una durata molto lunga (spesso più di vent’anni) ed erano pagati in parte in denaro, in parte con beni agricoli; l’affittuario era poi libero di vendere sui mercati le eccedenze, ricavandone così un guadagno. La lunga durata dei contratti era una garanzia per l’affittuario perché gli consentiva di investire del denaro (per esempio per acquistare nuovi strumenti di lavoro) con la certezza di goderne i frutti.

3 Nuove forme di organizzazione del lavoro

Lo sviluppo dell’agricoltura favorisce i commerci e le manifatture LAVORO SULLA LINGUA Nel paragrafo è presente una parola del vocabolario economico che significa «richiesta di beni o servizi sul mercato, accompagnata dalla disponibilità a pagarne il relativo prezzo unitario.» Di quale parola si tratta? ……………………………...................................

Le profonde innovazioni dell’agricoltura ebbero effetti positivi anche sullo sviluppo dei commerci e della produzione manifatturiera. Grazie alle nuove tecniche agricole, infatti, aumentò in modo significativo la disponibilità di generi alimentari e ciò contribuì all’aumento della popolazione. La crescita demografica, a sua volta, fece aumentare la domanda non solo di beni alimentari, ma anche di attrezzi agricoli, vestiti e prodotti di vario genere. La conseguenza fu che si svilupparono le manifatture, che realizzavano materialmente quei beni, ma anche le attività commerciali, che garantivano il rifornimento delle materie prime da lavorare e permettevano di vendere ciò che la popolazione richiedeva.

Nelle piazze dei mercati delle grandi città, come Covent Garden a Londra ui raffigurato si vendeva ogni sorta di beni: dal bestiame, ai generi alimentari, ai tessuti.

190

Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento


Gli imprenditori britannici danno prova di grande dinamismo Fino al XVI-XVII secolo, il cuore dell’artigianato tessile era stato soprattutto nell’Italia centro-settentrionale e nelle Province Unite. Nel XVIII secolo, invece, si spostò nell’Europa nord-occidentale: in Francia e, soprattutto, in Gran Bretagna. Gli imprenditori innanzitutto cominciarono a contestare i limiti che le corporazioni ponevano al lavoro artigianale (orario di lavoro, livello dei salari, quote di produzione, prezzi ecc.). Volevano infatti decidere da sé le quantità di beni da produrre e i prezzi con cui venderle. Proprio per aggirare i limiti posti dalle corporazioni, svilupparono ancora di più il sistema del lavoro a domicilio, che era nato già nel XVII secolo: il mercante-imprenditore distribuiva telai e materie prime ai contadini, i quali tessevano i prodotti richiesti alternando il lavoro del telaio a quello dei campi. Il mercanteimprenditore controllava così tanti piccoli centri di produzione e decideva il livello della produzione in completa autonomia, in concorrenza con altri imprenditori, senza alcun limite esterno.

Corporazioni Associazioni di persone che lavoravano nello stesso settore e che difendevano gli interessi comuni con regolamenti precisi e rigidi: stabilivano cosa, come, quanto produrre e a quale prezzo vendere i prodotti.

Incisione di metà Settecento che documenta il lavoro tessile a domicilio.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. epidemie – popolazione – beni – colture – agricoltura – a domicilio – aziende – condizioni igieniche • Diminuzione delle ................................................... • Miglioramento delle ...................................................

Crescita della ...................................................

• Progressi della medicina Aumento della domanda di ................................................... Rivoluzione agricola: • nuove ................................................... e nuovi attrezzi

• Modernizzazione dell’...................................................

• nuove ................................................... agricole

• Sviluppo del sistema del lavoro ...................................................

Mi oriento nel tempo 2. Completa la linea del tempo inserendo correttamente le date e le informazioni mancanti.

1600 Nel lavoro tessile si sviluppa il lavoro

1650

..........................

Avvio della rivoluzione .........................................................

1800

Ultime ondate di epidemie

.........................................................

Crescita costante della ...................................................

Lezione 20 ( Società ed economia nel XVIII secolo

191


LEZIONE

21

La rivoluzione industriale

1 L’Inghilterra: il Paese

della rivoluzione industriale

Un nuovo modo di lavorare e di produrre COMPRENDO IL TESTO Tra i cambiamenti nel modo di lavorare, la rivoluzione industriale comportò l’utilizzo di una nuova forma di energia, in sostituzione di quella animale. Quale? a Solare. b Eolica. c Vapore.

Lo sviluppo della rete viaria britannica nel XVIII secolo fu favorito anche dall’utilizzo di materiali come il ferro. L’incisione del 1782 mostra il primo ponte in ferro realizzato al mondo: si trova tuttora sul fiume evern e fu opera dell’imprenditore siderurgico Abraham Darby III.

192

Nella seconda metà del XVIII secolo, in Inghilterra si verificò un’altra profonda trasformazione sociale ed economica, che seguì quella avvenuta in campo agricolo. Il cambiamento fu talmente rapido e intenso e segnò una rottura così radicale e definitiva rispetto al passato, che gli storici l’hanno definito una «rivoluzione»: la rivoluzione industriale. La rivoluzione industriale introdusse nuovi strumenti di lavoro e cambiò profondamente il modo di lavorare delle persone: • le macchine si sostituirono sempre di più all’uomo; • le botteghe degli artigiani furono sempre più soppiantate da fabbriche di grandi dimensioni, dove lavoravano migliaia di operai, non solo uomini adulti, ma anche donne e bambini; • l’energia animale, derivata da buoi e cavalli, venne rimpiazzata da altre fonti di energia, come il vapore.

La rivoluzione industriale ha tante cause La rivoluzione industriale si verificò in Inghilterra (e non in Italia, dove all’inizio dell’età moderna erano pur già presenti tanti elementi del capitalismo mercantile e finanziario) per una serie di fattori di varia natura: • fattori ambientali: il suolo inglese era ricco di risorse minerarie (soprattutto carbone e ferro) che fornivano all’industria l’energia e le materie prime necessarie; • fattori sociali: il Paese non era stato devastato dalle numerose guerre combattute nel resto d’Europa nella prima metà del Settecento; • fattori economici: il Paese era dotato di un efficiente sistema di trasporti (canali navigabili, strade e ponti) che facilitavano il trasporto di merci e materie prime, il che favorì la nascita e lo sviluppo di un grande mercato nazionale; inoltre, si era sviluppato un solido sistema bancario che incentivava e finanziava le nuove attività economiche; • fattori culturali: in Inghilterra il numero di cittadini istruiti era tra i più elevati in Europa e grazie a scienziati e tecnici si sperimentavano in moderni laboratori nuove scoperte; il progresso scientifico e tecnologico avanzava a ritmo sostenuto e veloce.

Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento


2 Le prime macchine industriali Le manifatture tessili si sviluppano impetuosamente

LAVORO SULLA LINGUA

Come abbiamo detto nella precedente lezione, a metà del XVIII secolo la crescita costante della popolazione aveva causato un aumento nella domanda di beni di varia natura (dal cibo al vestiario). Per soddisfare l’aumento della domanda erano enormemente cresciute numerose attività manifatturiere e, soprattutto, quelle impegnate nel settore tessile. La ragione è semplice: le manifatture tessili rispondevano a un bisogno primario delle persone, quello di vestirsi meglio e, se possibile, a buon mercato. La materia prima fondamentale dell’industria tessile inglese era, tradizionalmente, la lana, che il Paese ricavava dai ricchi allevamenti di ovini. Nel corso del Settecento alla lana si affiancò il cotone che proveniva dalle colonie americane e dall’India. In breve tempo, questa nuova materia prima superò per importanza la lana in quanto i tessuti di cotone, oltre a essere di largo utilizzo, erano anche meno costosi e quindi potevano essere acquistati in maggiori quantità e da più persone. Di conseguenza aumentò la domanda di cotone, non solo in Europa, ma anche nelle colonie americane e in India.

Nella frase «Nel corso del Settecento alla lana si affiancò il cotone che proveniva dalle colonie americane e dall’India» sono presenti due complementi di provenienza, quali? ……………………………................................... ……………………………...................................

La Spinning Jenny inventata da James Hargreaves.

Inizia la meccanizzazione del lavoro La richiesta di cotone raggiunse un tale livello che i produttori non riuscirono più a soddisfare la domanda. L’invenzione di nuovi macchinari rese possibile l’aumento della produzione di cotone e a ritmi più veloci. Nel 1764 l’imprenditore tessile James Hargreaves (1720-1778) inventò la prima macchina filatrice, da lui battezzata Jenny (Spinning Jenny) in onore della moglie. Cinque anni più tardi, Richard Arkwright (1732-1792) brevettò il suo filatoio meccanico, che veniva mosso dall’energia idraulica. Il successo fu tale che già nel 1788 si contavano in Inghilterra 143 mulini ad acqua, che fornivano energia all’industria del cotone. Nel 1779 Samuel Crompton (1753-1827) inventò la cosiddetta mule, o «mula», che combinava in modo geniale elementi della Jenny e del filatoio di Arkwright. Tali macchine, sempre più perfezionate, erano in grado di produrre una quantità di filato centinaia di volte superiore a quella di un singolo filatore. Dopo aver rivoluzionato la fase della filatura (cioè della complessa sequenza di operazioni necessarie alla produzione di filato), bisognava rendere più veloce anche la tessitura, cioè la lavorazione dei filati con l’obiettivo di creare tessuti. Nel 1785 Edmund Cartwright (1743-1823) brevettò il primo telaio meccanico. Il risultato fu straordinario: un solo operaio, che faceva funzionare contemporaneamente più telai, poteva produrre anche venti volte di più di un tessitore a mano. A migliorare ulteriormente le fasi della produzione tessile contribuirono anche i tanti progressi effettuati, nello stesso periodo, dalla chimica: • candeggianti per la sbiancatura del cotone; • tinture più resistenti ai lavaggi; • sgrassanti per pulire la lana grezza.

Il telaio meccanico progettato da Edmund Cartwright.

Chimica Scienza che studia le proprietà, la composizione, la reazione delle sostanze naturali e artificiali inorganiche e organiche.

Lezione 21 ( La rivoluzione industriale

193


LEZIONE

21

3 Un progresso tecnologico continuo Le innovazioni si susseguono a catena

Industria siderurgica Industria che produce il ferro. La parola «siderurgia» è un composto di due parole greche: sideros, che significa «ferro» ed ergon, che vuol dire «lavoro».

Illustrazione tratta dalla «Rivista Universale» di Londra, del 1747, che mostra la sperimentazione della macchina a vapore di Newcomen in una miniera.

Uno degli aspetti fondamentali e caratteristici della rivoluzione industriale fu che ogni innovazione ne determinava altre collegate alla precedente, con un evidente e virtuoso effetto «a catena». L’uso di telai meccanici, per esempio, non accelerò solo lo sviluppo dell’industria tessile, ma anche quello dell’industria siderurgica: i nuovi utensili, infatti, non erano più solo in legno, ma soprattutto in ferro; occorreva, quindi, aumentare la produzione e la lavorazione di questo metallo. Per estrarre e sottoporre questo metallo ai trattamenti necessari, l’industria aveva bisogno dell’energia proveniente dallo sfruttamento del carbone, una risorsa di cui il suolo inglese era molto ricco. A sua volta, la sempre maggiore richiesta di carbone stimolò l’invenzione di nuove macchine in grado di garantire miniere, l’efficienza e la sicurezza delle miniere e di un sistema di trasporto per spostare sempre maggiori quantità di materiale Illustrazione del XVIII secolo di un altoforno francese. dal luogo di estrazione a quello di utilizzo.

La macchina a vapore Nel 1705 l’inglese Thomas Newcomen (1664-1729) aveva realizzato una macchina a vapore in grado di aspirare l’acqua dalle gallerie delle miniere. La macchina sfruttava il calore (l’energia termica) prodotto dalla combustione per trasformare in vapore l’acqua contenuta in una caldaia. Il vapore, poi, compresso e incanalato, metteva in movimento una pompa che aspirava l’acqua dalle gallerie. James Watt (1736-1819) introdusse importanti miglioramenti al modello di Newcomen: nella versione del 1782 il vapore agiva alternativamente sulle due facce di un pistone, imprimendogli un moto rettilineo che si trasformava in moto rotatorio. L’importanza strategica della macchina a vapore consisteva nel fatto che essa poteva essere impiegata per azionare altre macchine, come per esempio i filatoi e i telai meccanici.

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Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento


Le applicazioni della macchina a vapore La macchina a vapore ebbe un grande successo e si diffuse nel Paese con impressionante velocità: in Gran Bretagna, prima della fine del XVIII secolo, se ne contavano già 2 500 esemplari e trasformò ogni settore della vita economica: • nelle miniere facilitò l’estrazione del carbone e al tempo stesso ne aumentò il consumo, poiché il carbone veniva usato come combustibile per farla funzionare; • applicata ai telai meccanici, diede un ulteriore impulso all’industria tessile che, ormai meccanizzata, aumentò enormemente la sua produttività; • nel campo dei trasporti contribuì a migliorare l’efficienza dei locomotori. Nel 1814 George Stephenson inventerà la locomotiva a vapore, che entrerà in funzione per la prima volta nel 1825 sulla tratta ferroviaria Stockton-Darlington. In pochi decenni, la rete ferroviaria inglese raggiungerà un’estensione di 15 000 chilometri.

Il Rocket, una locomotiva sperimentale a vapore costruita dall’inventore inglese George Stephenson.

LAVORO SULLA FONTE La forza del vapore: la «prima automobile» Il vapore fu un elemento centrale della rivoluzione industriale, non solo come oggetto di studi degli scienziati, ma soprattutto come campo di applicazione per numerosi «tecnici-inventori», geniali personaggi che applicavano la loro intelligenza alla soluzione di problemi pratici. Ma già con i primi del Settecento le miniere inglesi cominciarono ad adottare una macchina a vapore, inventata da Savary, per pompare in superficie l’acqua che si accumulava nelle gallerie. Erano macchine lente; Newcomen le rese più rapide mandando acqua fredda sul cilindro per affrettare la condensazione del vapore, e riuscirono a battere una decina di colpi al minuto. Nel 1781, James Watt costruì una macchina che sprecava meno carbone ed era assai più efficiente: grazie a una valvola di distribuzione, era il vapore stesso che prima spingeva avanti e poi portava indietro lo stantuffo. In società con l’industriale Boulton, l’inventore cominciò a proporre la sua macchina a vapore come pompa per le miniere, al posto del vecchio modello di Newcomen, garantendo di impiantarla… gratis: gli bastava solo riscuotere una somma pari a una parte del carbone così risparmiato. Con questo sistema divenne ricchissimo. Il motore a vapore era diventato rapido, sicuro, funzionale. Già nel 1769, il francese Cugnot aveva provato a far muovere un carro per mezzo del vapore. Era la «prima automobile». Ogni quarto d’ora doveva fermarsi a riempire d’acqua la caldaia, andava a 4 km/h, era molto pesante e poco maneggevole: una volta finì contro un muro, e un’altra in un fosso. Ora è in un museo di Parigi. L’idea fu ripresa, ai primi dell’Ottocento, dai fabbricanti delle prime locomotive e del trasporto su rotaia. D. Volpi, La vita e i costumi nel Sei e Settecento, Mursia, 1980

Rispondi alle domande. 1. A che cosa servivano le prime macchine a vapore? ……………………………………………………………………………………….……………………………………….……………………………………….……………………………………….…………………………

2. Qual è l’intuizione del francese Cugnot in merito all’utilizzo del vapore? ……………………………………………………………………………………….……………………………………….……………………………………….……………………………………….…………………………

Lezione 21 ( La rivoluzione industriale

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LEZIONE

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4 Le nuove fabbriche e le nuove città industriali

La tecnologia cambia anche l’organizzazione del lavoro L’utilizzo del vapore come fonte di energia cambiò anche l’organizzazione del lavoro. Gli imprenditori, infatti, si resero conto che per produrre di più in un tempo minore era conveniente concentrare in un solo luogo la fonte di energia (macchina a vapore), i macchinari (per esempio i telai, nel caso delle manifatture tessili) e i lavoratori necessari a farle funzionare. Nacquero così le prime fabbriche. Le fabbriche erano grandi edifici che ospitavano numerose macchine e centinaia o migliaia di operai, che lavoravano a pieno ritmo e senza limitazioni d’orario. Gli operai di fabbrica affiancarono e rapidamente sostituirono i contadini-tessitori che praticavano il lavoro a domicilio. COMPRENDO IL TESTO Individua e trascrivi le parole chiave relative ai vantaggi sociopolitici ed economici del sistema di fabbrica. ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

La fabbrica facilita il controllo dei lavoratori e il risparmio dei costi di produzione Per gli industriali le fabbriche offrivano due grandi vantaggi, l’uno di carattere sociale e politico, l’altro economico: • la fabbrica, attraverso la concentrazione dei macchinari e degli operai in un solo luogo, semplificava il controllo della produzione, dei ritmi di lavoro e dei compiti di tutti i lavoratori, rendendo più facile l’imposizione della disciplina industriale; • la costruzione delle fabbriche vicino alle miniere di carbone o di altre materie prime oppure nei pressi delle città (dov’erano più facili gli scambi commerciali) rendeva possibile realizzare grandi risparmi sui costi di trasporto.

Interno di una fabbrica di fine ettecento gli imprenditori controllano il lavoro degli operai.

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Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento


DENTRO LA STORIA Contro le macchine: il luddismo La rivoluzione industriale cambiò l’equilibrio tra uomo e macchina. Per secoli l’uomo aveva perfezionato strumenti di lavoro sempre più sofisticati (coltelli e armi, vanghe e aratri, torni e telai) per compiere azioni che manualmente non avrebbe potuto svolgere o avrebbe svolto con fatica e difficoltà. Con la diffusione delle fabbriche la macchina divenne protagonista assoluta del mondo del lavoro. Alcune conseguenze della meccanizzazione Grazie alle macchine, numerose attività venivano ora praticate molto più velocemente e con maggior precisione. Le macchine sostituivano gli operai, spesso turbolenti e in lotta per un aumento di salario o per una riduzione dell’orario lavorativo, erano efficienti, precise e instancabili. Azionate inoltre da un solo lavoratore o da pochi, svolgevano il lavoro che prima era affidato a una pluralità di persone e si sostituivano al lavoro umano, rendendo superflue molte attività del passato, e inutile una buona parte di manodopera. Per questi motivi le macchine divennero uno strumento di sfruttamento. Ned Ludd La meccanizzazione del lavoro procedette speditamente soprattutto in Gran Bretagna, dove la rivoluzione industriale aveva mosso i suoi primi passi. L’Illustrazione di inizio Novecento che mostra le prime rivolte luddiste (1811) contro i telai meccanici.

E fu in quel Paese che si manifestarono i primi tentativi di resistenza ai nuovi processi produttivi, ritenuti responsabili dei bassi salari e della disoccupazione. Il primo atto di sabotaggio, la distruzione di un telaio, risale al 1779 ed è attribuito a un giovane operaio tessile chiamato Ned Ludd. Il suo gesto ispirerà un movimento di rivolta che si svilupperà all’inizio del XIX secolo: il luddismo. Il luddismo Nel secondo decennio del XIX secolo molti operai cercheranno infatti di opporsi alla massiccia introduzione di telai meccanici nelle fabbriche, distruggendoli con interventi notturni. L’obiettivo era quello di indurre la Camera dei comuni a votare una legge che obbligasse i capitalisti a distruggere tutti i nuovi macchinari «ruba-lavoro», abrogando quella che sanzionava i «fracassatori di telai» con la pena di morte. La rivolta sarà piegata con violenza dall’esercito e l’ordine ristabilito violando i fondamentali princìpi dell’Habeas Corpus del 1679, il documento che tutelava tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro condizione socioeconomica, dal pericolo di arresto arbitrario. Tredici operai saranno condannati all’impiccagione; altri, affidandosi alla solidarietà dell’opinione pubblica, sfuggiranno agli arresti disperdendosi nelle campagne e tornando, negli anni successivi, ad animare nuovi movimenti di rivolta.

L’iIllustrazione, tratta da una Storia dell’Inghilterra del 1816, rappresenta un gruppo di luddisti che mostrano sostegno ai compagni incarcerati nella Torre di Londra.

Lezione 21 ( La rivoluzione industriale

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LEZIONE

21

Nascono nuove città industriali

LAVORO SULLA LINGUA Ricerca sul dizionario l’etimologia dei termini «urbano» e «urbanesimo»: risali alla parola latina da cui derivano e al suo signficato. ……………………………...................................

Nella seconda metà del XVIII secolo milioni di persone furono spinti dall’espansione delle enclosures ad abbandonare le campagne e a trasferirsi nei nuovi centri urbani, attratte dalle possibilità d’impiego offerte dalle fabbriche. Ebbe così inizio il fenomeno dell’urbanesimo industriale, cioè della nascita di nuovi centri industriali vicino alle miniere, alle città e ai porti atlantici. Alcune città sorsero in pochissimo tempo quasi dal nulla: la fabbrica era il centro fisico e simbolico di queste nuove realtà urbane. Altre città che già esistevano, come Manchester, Birmingham e Liverpool, crebbero rapidamente di dimensioni e di popolazione, trasformandosi nelle più grandi città industriali d’Inghilterra. Questa crescita smisurata e velocissima porterà con sé trasformazioni urbanistiche, ambientali e sociali problematiche, che si sommeranno e accentueranno nel corso dell’Ottocento (come studierai nell’Unità 11).

Veduta di Birmingham nel XIX secolo, con le sue ciminiere e i fumi prodotti dalle fabbriche. La città fondava la sua economia già dal XVI secolo sull’estrazione di ferro e carbone. Nel XVIII secolo divenne uno dei maggiori centri industriali della Gran Bretagna.

Nelle città industriali gli operai conducono una vita molto dura Nelle città industriali gli operai vivevano in spazi angusti, sovraffollati e privi di igiene. A ciò si aggiungevano le dure condizioni lavorative a cui erano sottoposti e la povertà, conseguenza dei salari bassissimi. In questo contesto sociale emerse con più violenza il problema del lavoro minorile. I bambini delle classi povere erano sempre stati costretti a lavorare fin da piccoli, ma nella società industriale la loro condizione si fece particolarmente drammatica. Alla fine del XVIII secolo, i proprietari di cotonifici impiegavano nelle fabbriche soprattutto donne e bambini a cui spettava un salario inferiore a quello degli uomini; agli orfani era concesso solo il mantenimento e bimbi di cinque o sei anni spesso erano costretti a lavorare dalle tredici alle sedici ore al giorno, per non parlare dei maltrattamenti. I bambini crescevano deboli ed esposti alle malattie, tanto che moltissimi di loro morivano entro i primi cinque anni di vita.

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Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento


Nel corso dell’Ottocento ci saranno tentativi di sensibilizzazione al problema, ma soltanto a fine del XIX secolo saranno emanate leggi per regolamentare l’assunzione di minori nelle fabbriche. Lo scrittore britannico Charles Dickens (1812-1870) in molte sue opere mise in luce il degrado di alcuni quartieri londinesi di inizio Ottocento. Protagonisti dei suoi romanzi sono spesso i bambini orfani, sfruttati e vittime di imbroglioni e delinquenti. lato un fotogramma del film di Roman Polanski, Oliver Twist (2005), tratto dall’omonimo romanzo di Dickens.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente le parole mancanti. Attenzione: non tutte sono da utilizzare. città – vapore – fabbrica – industrializzazione – donne – urbanizzazione – vita – macchine – bambini – d’arte – fonti di energia – operai – contadini – carbone Le ............................................................. si sostituiscono sempre più all’uomo. L’energia animale viene rimpiazzata da altre ............................................................., come il .............................................................. La ............................................................. s’impone sulla bottega artigiana.

Determina il fenomeno della .............................................................; nascono le prime ............................................................. industriali. RIVOLUZIONE INDUSTRIALE La vita degli ............................................................. nelle città è molto dura. I ............................................................. sono i più colpiti.

2. Completa il brano inserendo correttamente i termini elencati. Attenzione: non tutti sono da utilizzare.

meccanica – della lana – mule – macchina filatrice – telaio meccanico – idraulica – colori – imbiancatura – mulini ad acqua – del cotone – tessitura – filatoio meccanico – tinture – produzione tessile – sbiancatura – eolica James Hargreaves inventò la prima ........................................................................ (Spinning Jenny). Cinque anni più tardi, Richard Arkwright brevettò il suo ........................................................................, che veniva mosso dall’energia .................................................... Il successo fu tale che già nel 1788 si potevano contare in Inghilterra 143 .................................................... che fornivano energia all’industria .............................................. Samuel Crompton inventò la cosiddetta ..................................................., che combinava in modo geniale elementi della Jenny e del filatoio di Arkwright. Bisognava, però, rendere più veloce anche la fase della .................................................... Edmund Cartwright brevettò il primo ......................................................................... A migliorare la ............................................................... contribuirono anche i progressi effettuati dalla chimica: candeggianti per la ................................................... del cotone, ................................................... più resistenti ai lavaggi.

Lezione 21 ( La rivoluzione industriale

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Pa AT ss LA at NT o E & ST Pr OR es IA en te

Il mondo industriale tra il XIX e il XXI secolo PASSATO: METÀ DEL XIX SECOLO

La Gran Bretagna, nella seconda metà del XVIII secolo, fu l’apripista di una trasformazione radicale della società e dell’economia che fu chiamata rivoluzione industriale. Nella prima metà del XIX secolo, una parte del continente europeo fu investita da questa rivoluzione: Paesi Bassi, Belgio, Francia e Germania divennero Paesi industriali, in grado di competere con l’economia britannica, mentre l’industria moderna faticava a mettere radici nei Paesi dell’Europa meridionale e centro-orientale. Al di là dell’oceano Atlantico, solo la giovane economia degli Stati Uniti sembrava in grado di seguire il modello di sviluppo del Vecchio continente.

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La concentrazione britannica In Gran Bretagna si ha la più alta concentrazione di materie prime e industrie dell’intera Europa del XIX secolo. Il primato britannico resiste fino al termine della Prima guerra mondiale (1918), quando gli Stati Uniti d’America si affermano come potenza industriale emergente.

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Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento

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L’industrializzazione «a macchia di leopardo» Le zone ad alta concentrazione industriale sono come le macchie del manto di un leopardo: in ogni Paese industriale (e anche nei Paesi più arretrati dal punto di vista economico) l’industria moderna si affianca alle attività più tradizionali dell’agricoltura e dell’artigianato.


PRESENTE: XXI SECOLO

Nel corso del XX secolo il processo d’industrializzazione ha coinvolto molti Paesi del mondo, compresa l’Italia. Oggi, all’inizio del XXI secolo, la produzione industriale si concentra ancora nelle aree tradizionalmente «forti», come i Paesi dell’Unione europea, gli Stati Uniti e il Giappone, ma il peso di nuove potenze industriali, fra cui soprattutto la Cina (affiancata dagli altri Paesi detti BRICS: Brasile, Russia, India e Sudafrica), è significativamente cresciuto, tanto che oggi la Cina è il maggior Paese industriale del mondo. Inoltre il fenomeno della delocalizzazione produttiva, cioè dello spostamento dei luoghi di produzione nei Paesi in via di sviluppo per ridurre i costi di produzione, ha cambiato la geografia del mondo industriale.

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La Cina: leader industriale mondiale La Cina occupa la prima posizione nella classifica delle potenze industriali mondiali. Negli anni Dieci del XXI secolo ha conquistato il primato industriale a scapito degli Stati Uniti d’America.

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L’Italia come potenza industriale Negli anni Ottanta del XX secolo l’Italia ha raggiunto la quarta posizione nella classifica delle potenze industriali mondiali. Nei decenni successivi, la globalizzazione e l’ascesa di nuove potenze industriali hanno cambiato questa realtà e oggi l’Italia è scesa al settimo posto.

Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento

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LEZIONE

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La diffusione dell’industria in Europa

1 Il ritardo dell’Europa continentale L’industria di Stato limita l’iniziativa privata

LAVORO SULLA LINGUA Individua e trascrivi l’avverbio che illustra il carattere dell’economia europea alla fine del XVIII secolo. ……………………………...................................

Alla fine del XVIII secolo l’economia europea era ancora prevalentemente fondata sull’agricoltura. La rivoluzione industriale britannica rimaneva un caso isolato. In realtà, anche in altri Paesi europei erano attive industrie, ma erano per lo più industrie regie, cioè finanziate dallo Stato: tra il XVII e il XVIII secolo, per esempio, in Francia, Austria, Spagna e in alcuni Stati regionali italiani si erano sviluppate industrie legate al settore navale o a quello delle armi. I risultati, però, erano stati modesti perché si trattava di un’industrializzazione nata per volontà dello Stato per soddisfare interessi legati alla politica di potenza e non dalla libera espressione delle forze sociali. Nel continente europeo quindi lo sviluppo economico e tecnologico tipico della rivoluzione industriale non era ancora iniziato.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea nel testo la parte relativa ai problemi sociali connessi alle difficoltà di seguire e imitare il modello d’industrializzazione inglese.

Verso metà Settecento la monarchia francese concesse all’imprenditore svizzero JeanRodolphe Wetter di avviare una manifattura di tessuti stampati a patto di venderli soltanto all’estero.

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Le cause del «ritardo» europeo sono sia economiche, sia sociali e culturali Notati i successi economici, molti Stati europei cominciarono a considerare la Gran Bretagna come un modello, ma seguirlo non era semplice: numerosi ostacoli economici, sociali e culturali si opponevano allo sviluppo industriale. Innanzitutto, la struttura sociale di molti Paesi europei era chiusa e immobile: i cittadini, infatti, appartenevano fin dalla nascita a una determinata classe sociale (nobiltà, borghesia, popolo). I più poveri non avevano modo di migliorare la propria condizione impegnandosi nel lavoro; i nobili, dal canto loro, consumavano le proprie ricchezze per vivere nel lusso e raramente le investivano in nuove attività economiche. Molti nobili consideravano le attività industriali e commerciali indegne del proprio rango sociale. La propensione all’investimento, del resto, era molto modesta anche nella piccola borghesia artigiana: nei piccoli laboratori dove lavorava spesso un’intera famiglia, il capofamiglia utilizzava i guadagni per assicurare ai propri familiari benessere e prestigio e non pensava a investire il denaro per migliorare o aumentare la produzione e vincere così la concorrenza. Nel complesso, in sostanza, era diffusa una mentalità conservatrice e poco imprenditoriale. In molti Paesi europei, infine, la borghesia, cioè la classe sociale più dinamica e aperta al cambiamento economico, era ancora minoritaria e poco influente sul piano politico.

Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento


2 Una lenta

industrializzazione

Lo sviluppo industriale del Belgio Fu solo a partire dal XIX secolo, e in particolar modo dopo il 1815, che alcune zone d’Europa entrarono in una fase di grande sviluppo industriale. Le aree più dinamiche furono quelle caratterizzate da una antica tradizione artigianale e manifatturiera, come per esempio il Belgio e i Paesi Bassi. Qui nacquero nuove industrie e quelle che già esistevano si modernizzarono. Nelle campagne, i contadini cominciarono a utilizzare le macchine agricole e ad applicare metodi di coltivazione più efficaci. In Belgio (nel 1830 divenne una monarchia indipendente dai Paesi Bassi), in particolare, l’industrializzazione fu rapida sia per iniziativa di una forte borghesia che investì nella costruzione delle nuove fabbriche gli enormi capitali accumulati, sia per la notevole disponibilità di materie prime (ferro e carbone) e di una efficiente rete di trasporti (ferrovia, canali e fiumi navigabili).

La «Società delle miniere e fonderie di zinco della Vieille Montagne raffigurata in uesta illustrazione del XIX secolo, fu fondata a Liegi (Belgio) negli anni Trenta dell’Ottocento.

Francia e area germanica compiono i primi passi sulla via dell’industrializzazione In Francia l’affermazione dell’industria moderna non cancellò completamente il sistema economico e produttivo precedente: le grandi industrie, infatti, si affiancarono alle piccole botteghe artigiane, così come la moderna azienda agricola capitalistica convisse con la piccola e media proprietà contadina. Nonostante la crescita del settore industriale, per tutto il XIX secolo la Francia rimase un Paese prevalentemente agricolo; a differenza di quanto accadeva nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda (questa infatti era la denominazione del regno anglosassone a partire dal 1800), inoltre, le fabbriche non si concentrarono in grandi città industriali, ma erano sparse sul territorio. Nell’area germanica, che all’inizio del XIX secolo era ancora frammentata dal punto di vista politico in tanti Stati e staterelli, lo sviluppo industriale iniziò dopo gli anni Trenta. Un grande contributo all’industrializzazione venne nel 1834 dall’unione doganale fra i numerosi Stati e principati tedeschi, riunitisi nella Confederazione germanica. Ora, infatti, le merci prodotte all’interno della Confederazione non pagavano più dazi nel passaggio fra uno Stato e l’altro e ciò favorì i commerci e stimolò le attività industriali di queste aree.

Operai in una fonderia francese del XIX secolo.

Lezione 22 ( La diffusione dell’industria in Europa

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LEZIONE

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3 L’arretratezza di una parte dell’Europa

Una parte d’Europa rimane immobile

Servitù della gleba Istituzione di origine medievale a cui erano soggetti i contadini che lavoravano sulle terre di nobili o di enti ecclesiastici: essi avevano l’obbligo di risiedere sulla terra coltivata e di effettuare per il proprietario del terreno dei lavori gratuitamente.

Dal punto di vista industriale, Spagna, Impero austriaco, Impero russo e Italia centro-meridionale rimasero arretrate, per molte ragioni: • l’agricoltura non solo continuava a essere la principale attività economica, ma non aveva conosciuto grandi innovazioni: i contadini lavoravano la terra con i metodi tradizionali e, quindi, la produttività era molto bassa; il latifondo era ancora molto sviluppato nell’Italia del Sud e in gran parte della Spagna; in Russia i contadini, che erano la maggioranza della popolazione, continuavano a essere sottoposti alla servitù della gleba, come nel Medioevo; • in queste realtà la borghesia era ridotta numericamente e debole dal punto di vista politico; • le monarchie assolute che regnavano su questi territori non erano in grado di modernizzare l’economia; • le vie di comunicazione erano scarse: nella Penisola italiana, per esempio, a metà del XIX secolo vi erano solo 1 500 chilometri di ferrovia (dieci volte meno che in Gran Bretagna), concentrati soprattutto in Piemonte e nel Lombardo-Veneto austriaco, mentre solo piccoli tratti erano stati costruiti nel regno dei Borboni.

Lo sviluppo economico è limitato a singole regioni In alcune regioni, come per esempio il Lombardo-Veneto e la Boemia nell’Impero austriaco, la Toscana nella Penisola italica, la Catalogna in Spagna, la rivoluzione industriale sembrava essere una realtà. Si trattava però di casi isolati, «isole» di sviluppo in un contesto generale di arretratezza. Anche la produzione tessile, che pure in queste regioni era abbastanza sviluppata, spesso si limitava alle attività più semplici, che non richiedevano tecnologie sofisticate: la seta italiana, per esempio, veniva preparata e filata in casa da contadini-operai e poi esportata all’estero per la tessitura, che avveniva in officine industriali, grazie a macchinari moderni. Giovanni Migliara, La fi an a i a offa ora, 1828. Lo stabilimento fu fondato a Boffalora, sul Ticino, da un imprenditore tedesco.

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Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento


DENTRO LA STORIA L’età delle ferrovie Il settore dei trasporti terrestri La ferrovia rappresentò una vera e propria rivoluzione ottocentesca. Cambiò tutto: la velocità dei trasporti e il rapporto con lo spazio e con il tempo. Fin dal XVIII secolo in Gran Bretagna erano state realizzate strade ferrate per trasportare il carbone, sostituendo così i cavalli adibiti a questo scopo. Nel 1811 John Blenkinsop (1783-1831) ideò una locomotiva che avanzava grazie a una ruota dentata che ingranava su cremagliere fissate lungo le rotaie. Altri modelli simili furono costruiti da William Hedley (1779-1843), ma i veicoli pesavano troppo e tendevano a spezzare le rotaie di ghisa; il trasporto con i cavalli risultava comunque meno costoso.

La locomotiva di Stephenson e lo sviluppo della ferrovia Nel 1814 l’inglese John Stephenson (1781-1848) costruì un modello di locomotiva più leggero, capace di trainare ben 30 tonnellate, che fu costantemente migliorato sia nelle parti meccaniche (biella, freni, ruote), sia nell’efficienza del motore. Nel 1840 la locomotiva a vapore era ormai una macchina efficiente e tecnologicamente «matura». Parallelamente si sviluppava la rete ferroviaria. Nel 1821 fu creata la prima ferrovia pubblica, la StocktonDarlington (circa 18 km), per il trasporto di merci, soprattutto carbone. Nel 1830 fu inaugurata la Liverpool-Manchester, per il trasporto di passeggeri e merci, e nel volgere di un decennio la rete ferroviaria raggiunse i 2390 km. I maggiori Paesi europei recuperarono presto il divario, grazie anche agli ingenti capitali britannici che negli anni Quaranta finanziarono la costruzione delle ferrovie continentali. Nel 1870 la rete britannica superava i 20000 km, quella tedesca era già di 18000 km e quella francese di 15000 km; in Italia si raggiunsero i 6 000 km. Nello stesso periodo gli Stati Uniti, grazie anche agli ampi spazi del continente nordamericano, raggiunsero gli 84000 km di strada ferrata. Sul tratto ferroviario Liverpool-Manchester nel 1830 fu inaugurato il trasporto di passeggeri. La litografia mostra in alto le carrozze di 1a classe e in basso quelle di 2a e 3a.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente le parole mancanti. Attenzione: alcune parole non c’entrano.

ordini – forzata – ceti – Belgio – continentale – Francia – mancata – Spagna – Russia – borghesia • Rigida divisione in ..................................................... • ............................................................. poco influente • Industrializzazione ..................................................... (industrie regie)

Ritardo dello sviluppo industriale dell’Europa ............................................................. Dagli anni Trenta dell’Ottocento si sviluppano alcune aree: ......................................................, ....................................................... e Stati tedeschi Italia centro-meridionale, ............................................................., Austria e ............................................................. restano arretrate

Individuo i nessi di causa-effetto 2. Collega le cause nella colonna di sinistra alle conseguenze nella colonna di destra. 1. In Francia, Austria e Spagna sono presenti le industrie regie…

a. …sono favoriti i commerci e le attività industriali.

2. In Belgio esiste una forte borghesia e il territorio è ricco di materie prime…

b. …l’industrializzazione è rapida.

3. Nasce la Confederazione germanica…

c. …non facilitano il decollo dell’industria perché sono imposte dall’alto.

Lezione 22 ( La diffusione dell’industria in Europa

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Fabbrica Nel corso dei millenni, gli esseri umani hanno messo a punto numerose tecniche e hanno sperimentato varie forme di organizzazione del lavoro con l’obiettivo di produrre i beni necessari a soddisfare i propri bisogni. Con la rivoluzione industriale del XVIII secolo la fabbrica si è imposta come lo spazio ottimale nel quale, grazie alla concentrazione di macchine e operai, realizzare nel minore tempo possibile la maggiore quantità di prodotti.

PASSATO UNA NUOVA ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO

Città industriale della Cornovaglia, Gran Bretagna, nel XIX secolo.

BOTTEGHE E FABBRICHE IERI

L’impresa centralizzata: la fabbrica Fra il 1780 e il 1820 la Gran Bretagna iniziò il suo decollo industriale (take off) e in breve divenne la nazione più moderna e ricca del mondo. La rivoluzione industriale cambiò radicalmente le regole del gioco economico: la proprietà privata divenne un diritto sancito dalle Costituzioni liberali e il profitto si affermò come obiettivo principale dell’azione economica. Cambiò il modo di produrre: prima della rivoluzione industriale, infatti, la produzione avveniva soprattutto nei laboratori artigianali e nelle abitazioni, dov’era possibile installare macchine di piccole dimensioni come i filatoi; con la rivoluzione industriale si affermò invece la fabbrica.

Dalla bottega artigiana alla fabbrica La fabbrica era un grande edificio che ospitava un insieme coordinato di persone che sorvegliavano un

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Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento

sistema di macchine mosso da un motore centrale, inizialmente costituito dalla macchina a vapore. Nella fabbrica erano impiegati più uomini e donne che nelle botteghe artigiane o nelle famiglie rurali. Anche l’organizzazione del lavoro era diversa. La produzione non aveva più il carattere artigianale della bottega, dove il maestro artigiano e i suoi assistenti seguivano il processo produttivo dall’inizio alla fine, esaltando i valori della propria esperienza, né quello frammentario dell’industria rurale, dove ogni nucleo produttivo rispondeva agli ordini provenienti dal mercante-imprenditore. Nella fabbrica, la produzione si concentrava in un unico luogo e veniva organizzata secondo i princìpi della divisione del lavoro, in base ai quali ciascun addetto doveva compiere una sola mansione, quanto più possibile semplice e ripetitiva. Infine, cambiava il rapporto tra l’uomo e la macchina: lo strumento meccanico non serviva più l’uomo nel suo lavoro, ma era l’uomo ad assistere il mezzo meccanico, del quale diventava un’appendice.


AZIENDE E FABBRICHE OGGI

Una realtà complessa e differenziata Nel corso del tempo la fabbrica ha profondamente cambiato la sua organizzazione e le sue funzioni. Da struttura gerarchica simile a una caserma, nella quale il centro di comando era unico e coordinava il lavoro di decine, centinaia o addirittura migliaia di lavoratori subordinati, la fabbrica si è trasformata in una realtà molto più complessa, nella quale la sola logica del comando non basta più ad assicurare il risultato.

La piccola e media impresa industriale Non solo: nel corso del tempo si è dimostrato che il modello di azienda basato sulla fabbrica di grandi dimensioni, che occupa moltissima manodopera e sforna migliaia di pezzi al giorno, non sempre è la soluzione ottimale. Le aziende di piccole e medie dimensioni, che occupano pochi addetti, a volte, possono costituire un vantaggio perché consentono maggior flessibilità, più capacità di adattarsi ai cambiamenti del mercato e all’evoluzione dei gusti dei consumatori.

Il capitale più importante: il capitale umano Molti imprenditori hanno capito anche che, per far crescere un’azienda, è necessario puntare, oltre che sul capitale fisico (cioè i prodotti materiali utilizzati per la produzione di altri beni), anche sul capitale umano, cioè l’insieme delle facoltà e delle risorse umane, in particolare la conoscenza, l’istruzione, l’informazione, le capacità tecniche.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente. im e a a t ia in io e o o fi in a a aa i ta i imento a o ato io mani att a a tomazione o ifi io etti i e a t a i o e ai o a io atena i mo i monta io

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. La frase «il maestro artigiano e i suoi assistenti seguivano il processo produttivo dall’inizio alla fine, esaltando i valori della propria esperienza» evidenzia due differenze fondamentali tra il lavoro artigianale e il lavoro operaio. Quali? 2. In base alle vostre conoscenze, nel lavoro industriale del presente è cambiato il rapporto uomo-macchina?

Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento

207


SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 20 Società ed economia nel 18° secolo

BES

Durante il 18° secolo la popolazione europea crebbe molto a causa di numerosi fattori, come la diminuzione delle epidemie, il miglioramento delle condizioni igieniche, la trasformazione delle tecniche agrarie e l’espansione dei traffici commerciali. Il Paese in cui la popolazione aumentò maggiormente fu la Gran Bretagna grazie alla rivoluzione agricola, che determinò un incremento della disponibilità di cibo. Parallelamente alla popolazione crebbe anche la domanda di beni di consumo che, a sua volta, favorì lo sviluppo di manifatture e di nuove attività commerciali. Alcuni imprenditori britannici svilupparono il sistema del lavoro a domicilio. Lezione 21

La rivoluzione industriale

L’invenzione della macchina filatrice nel 1764 diede il via in Gran Bretagna alla rivoluzione industriale. Le macchine iniziarono a sostituire il lavoro dell’uomo e le fabbriche alimentate a vapore presero il posto delle botteghe artigiane. Questo progresso tecnologico e scientifico fu supportato dallo sfruttamento delle risorse minerarie di cui era ricchissimo il territorio e dallo sviluppo di un efficiente sistema bancario e dei trasporti. Le prime industrie furono quelle del settore tessile, seguite da altre applicazioni della macchina vapore nell’industria siderurgica e dei trasporti (ferrovia). La tecnologia cambiò anche l’organizzazione del lavoro: gli imprenditori regolamentavano gli orari e i ritmi di lavoro degli operai, che, con l’aumento e il perfezionamento della meccanizzazione divenne sempre più limitato a poche e ripetitive azioni. L’offerta di lavoro nelle fabbriche attirò nelle città i contadini che erano stati costretti ad abbandonare la campagna in seguito alla privatizzazione dei campi. Il fenomeno dell’urbanesimo industriale cambiò il volto di molte città: crescevano quartieri nuovi, sovraffollati e senza alcuna regolamentazione urbanistica; le condizioni di vita erano difficili e anche i bambini venivano sfruttati come forza-lavoro. Lezione 22 La diffusione dell’industria in Europa Per gli altri Stati europei la Gran Bretagna fu un modello da imitare, anche se non era facile perché in Europa la principale attività economica restava l’agricoltura. Dagli anni Trenta dell’Ottocento si svilupparono le prime industrie in Belgio, in alcune zone della Francia, dell’Austria, della Germania, dell’Italia settentrionale, dove si fecero progressi anche nel campo dell’agricoltura. Nelle altre regioni l’agricoltura rimase arretrata.

208

Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. Progressi – Sviluppo – Popolazione – Produzione – Problemi – Gran Bretagna

In …..……………………..…………………….......…

Rivoluzione agricola

favorisce

Aumento della ………..……………..…….......…

che determina

Richiesta di nuovi prodotti

RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

favorisce • Maggiore ………..……………………..………......…

• ………..……………………..………......… tecnologici

causa • Urbanesimo • ………..……………………..………......… sociali

tardivo in Europa continentale ……………………..……..........................

Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento

209


VE RI FI CA

1. Collega ciascun avvenimento nella colonna di sinistra alla data corretta nella colonna di destra. 1. George Stephenson idea la locomotiva a vapore.

a. 1705

2. Edmund Cartwright brevetta il primo telaio meccanico.

b. 1764

3. James Watt perfeziona la macchina vapore.

c. 1779

4. Unione doganale fra gli Stati tedeschi.

d. 1782

5. Samuel Crompton inventa la cosiddetta «mula».

e. 1785

6. James Hargreaves inventa la prima macchina filatrice.

f. 1814

7. Prima macchina a vapore di Thomas Newcomen.

g. 1834

2. Date le definizioni, scrivi il termine corrispondente. a. Stabilimento per la lavorazione e la filatura dei tessuti: ……………………………………………………………………………… b. Associazione di lavoratori di uno specifico settore con regolamenti precisi e rigidi: ………………………………………………………………………………

c. Piante che rendono più fertile il terreno usate come cibo per il bestiame: ………………………………………………………… d. Azienda agricola di grandi dimensioni: …………………………………………………………………………………………… e. Chi prende in affitto un terreno, lo lavora e ricava dalla vendita dei prodotti il suo guadagno: ………………………………………………………………………………

f. Industrie finanziate dallo Stato, come l’industria navale o quella delle armi: ………………………………………………………………………………

3. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. Nel Settecento la popolazione aumentò costantemente poiché diminuirono i casi di tifo.

V

F

b. Nel Settecento vi fu l’espansione dei traffici commerciali, che portò in Europa nuove merci e nuovi alimenti.

V

F

c. Nel Settecento vi fu la trasformazione delle tecniche agrarie e dell’organizzazione delle campagne, che però non migliorò la situazione della popolazione.

V

F

d. Nel Settecento vi fu l’espansione dei traffici commerciali che portò l’Europa a esportare nuovi alimenti e nuove merci.

V

F

e. Con la rivoluzione agraria tutti i Paesi europei conoscono uno straordinario incremento della produttività della terra.

V

F

V

F

g. La rivoluzione industriale ebbe inizio in Gran Bretagna anche per la presenza di materie prime.

V

F

h. L’industria del cotone fece la fortuna dell’economia britannica tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento.

V

F

L’introduzione delle macchine comportò per i lavoratori la possibilità di regolare la propria attività lavorativa sulla base dei propri ritmi.

V

F

L’ampio ricorso al lavoro dei bambini in fabbrica non caratterizzò la Gran Bretagna.

V

F

f.

i. l.

210

La rivoluzione dei trasporti in Gran Bretagna per velocizzare la circolazione delle merci fu un fatto totalmente indipendente dalla rivoluzione industriale.

Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento


4. Collega ciascun personaggio nella colonna di sinistra all’invenzione realizzata nella colonna di destra. 1. J. Hargreaves

a. Locomotiva a vapore

2. R. Arkwright

b. Macchina filatrice

3. S. Crompton

c. Prima macchina a vapore

4. E. Cartwright

d. Perfeziona la macchina vapore

5. T. Newcomen

e. Telaio meccanico

6. J. Watt

f. «Mula»

7. G. Stephenson

g. Filatoio meccanico

5. Completa il testo inserendo i termini mancanti, scegliendoli tra i seguenti.

maltrattati – sfruttamento – forza-lavoro – difficili – urbani – bambini – industrializzazione – leggi – malsani – operai Nei centri urbani le condizioni di vita degli ……………………………………………… furono da subito molto ………………………………………………. I ……………………………………………… erano la parte della società più colpita. Nella prima fase dell’……………………………………………… vennero impiegati come ………………………………………………; anche quando nuove ……………………………………………… li protessero dalle forme più gravi di ……………………………………………… la loro vita rimase molto dura. Vivevano in ambienti ……………………………………………… ed erano molto spesso ………………………………………………. 6. Indica quali tra i seguenti fattori erano presenti in Gran Bretagna e favorirono la rivoluzione industriale. a Abbondanti risorse minerarie. b Presenza di acqua piovana. c Assenza di devastazioni causate dai conflitti. d Efficiente sistema di trasporti. e Clima temperato. f Presenza di molte terre circondata dal mare. g Efficiente sistema bancario. h Alto livello di istruzione. i Presenza di numerose città d’arte. l Alto livello di progresso scientifico e tecnologico.

7. Collega ciascuna parola nella colonna di sinistra al suo sinonimo nella colonna di destra. 1. Coltivazione

a. Risanare

2. Incremento

b. Porzione di terreno

3. Epidemia

c. Non coltivato

4. Bonificare

d. Coltura

5. Appezzamento

e. Aumento

6. Incolto

f. Contagio

Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento

211


VE RI FI CA

8. Esegui sulla carta le attività indicate. • Colora il Paese in cui si verificarono i maggiori progressi nel campo dell’agricoltura e in cui nacquero le prime industrie. • Segna, con un altro colore, le aree in cui l’agricoltura rimase a lungo arretrata.

212

Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento


FACCIAMO STORIA INSIEME

La situazione della classe operaia in Inghilterra Robert Owen (1771-1858), operaio a dieci anni in una fabbrica di cotone, a diciannove anni dirigente di una tessitura a Manchester e infine proprietario di una fabbrica, riflette sui vantaggi di una riorganizzazione urbanistica delle città industriali per risolvere le conseguenze sociali dell’organizzazione del lavoro.

Una nuova era deve cominciare. […] Le grandi invenzioni moderne, i progressivi miglioramenti e il continuo progresso delle scienze delle arti tecniche e meccaniche che […] hanno accresciuto la miseria e l’immoralità dei produttori industriali, sono destinate, dopo aver causato sofferenza, a distruggere la povertà, l’immoralità e la miseria. Le macchine e le scienze sono chiamati a compiere tutte le opere faticose e malsane. Sarebbe auspicabile che il governo stabilisse vari nuclei o associazioni modello, contenenti da 500 a 2 000 abitanti, in edifici adatti per produrre e conservare una varietà di prodotti, e per allevare e dare ai bambini un’educazione idonea. Ciascuna di queste piccole città nuove sarebbe un modello per il modo in cui si governerebbe da sé, educherebbe e occuperebbe tutti suoi membri. […] Edifici pubblici al centro. A destra di questo edificio centrale, una costruzione di cui il pianterreno sarà occupato dall’asilo, il primo piano da un salone per conferenze e una stanza destinata al culto. A sinistra si trova un edificio che comprende, al pianterreno, una scuola per bambini più grandi e un salone per i comitati, al primo piano, una biblioteca e una sala di riunione per gli adulti. Lo spazio libero all’interno dei quadrati è destinato all’esercizio del tempo libero, ed è alberato. Tipo di documento: scritto Autore: R. Owen Epoca: XIX secolo

R. Owen, Memoria ai sovrani alleati, in F. Choay, La città. Utopie e realtà, Einaudi, 2000

COMPRENDO IL TESTO A coppie rispondete alle domande dopo aver letto il testo, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. Quali cambiamenti deve portare la nuova era secondo Owen? 2. Quale giudizio sulla prima fase della rivoluzione industriale è espresso dall’autore? 3. Quanti abitanti avrebbero dovuto contenere le piccole città ideate da Owen? 4. Chi avrebbe dovuto governare queste città? 5. A quali aspetti della vita ti sembra dare particolare importanza Owen?

Ritratto di Robert Owen.

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Nel brano proposto, Robert Owen immagina una città ideale nella quale il tempo di vita dei lavoratori consenta loro di occuparsi anche di altre attività. Oggi il rapporto tra tempo di vita (famiglia, affetti, amicizie, sport e tempo libero, cultura, svago ecc.) e tempo di lavoro continua a essere un problema fondamentale, come a metà Ottocento. Dividete la classe in quattro gruppi; ciascun gruppo stilerà un documento in cui enuncia i 10 principi sui quali fondare una città «nuova». Confrontate gli elaborati e scrivete un documento unitario che riporti tutti i punti comuni.

Unità 6 ( Le rivoluzioni economiche del Settecento

213


UNITÀ

7

Cultura e politica nella prima metà del Settecento Il XVIII secolo è conosciuto come il «secolo dei Lumi», con riferimento alla grande rivoluzione della cultura passata alla storia come Illuminismo: gli illuministi, gli intellettuali che la guidano, si chiamano così perché grazie alla «luce» della ragione rischiarano i misteri della natura, dell’uomo e della società. Per gli illuministi gli esseri umani devono essere protagonisti della loro vita; la ragione dà loro gli strumenti per conoscere, interpretare e orientare la realtà attraverso l’istruzione, lo studio, la ricerca e l’analisi scientifica. In molti Stati europei i governanti si avvalgono dei loro consigli per introdurre nei loro Paesi riforme nei campi del diritto, dell’istruzione, dell’economia e dell’organizzazione statale. È il fenomeno del dispotismo illuminato, cioè dell’incontro tra i monarchi assoluti e i filosofi . al punto di vista politico tuttavia, nonostante l’ lluminismo promuova ideali di progresso e fratellanza, gli Stati europei continuano a combattersi per assicurarsi l’egemonia nel continente e nelle colonie.

1723 Luigi XV re di Francia

1700

1710

1720

1701-1714

1713

Guerra di Successione spagnola

Pace di Rastadt

Che cosa sai già… v La rivoluzione industriale cambia il volto della società dell’Antico regime.

La Gran Bretagna è il primo Paese a sperimentare il decollo industriale. v L’industrializzazione europea avviene a tappe: prima il Belgio e i Paesi Bassi, poi la Francia, quindi la Germania. Nella Penisola italiana e nell’Impero asburgico solo alcune regioni avviano un processo di industrializzazione. v Gran parte dell’Europa meridionale e orientale rimane tagliata fuori dalla rivoluzione industriale.

214

1730 1733-1738 Guerra di Successione polacca


In Gran Bretagna nasce la rivoluzione culturale chiamata «Illuminismo».

La vivacità culturale caratterizza gran parte dell’Europa del Settecento.

Nel Settecento Parigi è la capitale intellettuale d’Europa.

1748

1740-1748

Pace di Aquisgrana

Guerra di Successione austriaca

Federico II Hohenzollern re di Prussia

1740 1740 Regno di Maria Teresa d’Austria

1750

1765

1756-1763 Guerra dei Sette anni

Leopoldo d’Asburgo-Lorena granduca di Toscana

1760 1751-1772

Pubblicazione dell’Enciclopedia

1762

Caterina II Romanov zarina di Russia

1770 1764 Cesare Beccaria pubblica Dei delitti e delle pene

…e che cosa imparerai v In Spagna, Polonia e Austria le crisi dinastiche scatenano guerre di successione al

trono che coinvolgono tutte le grandi potenze europee. v Dopo le guerre di successione e la guerra dei Sette anni (che coinvolge l’Europa e le colonie americane) si afferma il principio dell’equilibrio tra le potenze. v Nel Settecento si afferma l’Illuminismo, un movimento culturale basato sulla fiducia nella ragione umana. Nei regimi retti dal dispotismo illuminato i sovrani riformano la società con il sostegno e il consiglio degli intellettuali.

215


LEZIONE

23

L’Illuminismo

1 Il secolo dei Lumi La luce della ragione deve rischiarare la vita degli esseri umani

LAVORO SULLA LINGUA Quali sostantivi identificano i «nemici» dell’Illuminismo e del suo progetto di emancipazione del genere umano? ……………………………................................... ……………………………...................................

Nel XVIII secolo cambiò il modo di pensare, di creare nuove idee capaci di comprendere e spiegare i più oscuri fenomeni del mondo naturale e della società. Questa straorRitratto di dinaria rivoluzione culturale fu chiamata «Illuminismo». La raImmanuel Kant. dice della parola illuminismo, «luce», è la chiave per capirne il significato: un nuovo modo di pensare che «accende» la luce della ragione sulle tenebre dell’ignoranza e della superstizione, attraverso l’impiego di tutte le migliori energie dell’intelletto umano. Si trattò di una sfida, innanzitutto della ragione umana contro se stessa e contro i propri limiti; come scrisse il celebre filosofo tedesco Immanuel Kant (17241804), fra i massimi pensatori del secolo dei Lumi: «Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell’Illuminismo». L’Illuminismo non nacque d’improvviso: le sue radici si trovavano nel pensiero del Seicento, per esempio nel metodo scientifico di Galileo Galilei e di Isaac Newton (vedi Unità 4, Lezione 13), e nelle riflessioni sulla libertà e sulla tolleranza di un filosofo come l’inglese John Locke (1632-1704).

La verità deve basarsi sulla ragione, non sulla tradizione

COMPRENDO IL TESTO Completa lo schema relativo ai luoghi di socializzazione della conoscenza e del sapere. Luoghi soggetti al controllo dello Stato ................................................................. .................................................................

I pensatori illuministi sostenevano il libero esercizio della ragione da parte degli esseri umani in ogni campo della conoscenza, dalle scienze alla religione, dalla politica alla filosofia. Essi non accettavano le «verità» ereditate dal passato e accolte senza alcuna critica razionale, o per fede o per tradizione. Al contrario, pensavano che solo il «tribunale» della ragione potesse convalidare un’idea oppure respingerla. Grazie al pieno dispiegamento della ragione umana, sostenevano gli illuministi, non era solo possibile distinguere la verità dall’errore, ma era anche possibile migliorare la società e la vita delle persone. Affinché ciò si realizzasse pienamente, era però necessario che tutti gli esseri umani fossero liberi di pensare.

................................................................. .................................................................

Luoghi di libera espressione delle idee ................................................................. ................................................................. ................................................................. .................................................................

216

Il dibattito delle idee trova nuovi luoghi in cui esprimersi Già nel XVII secolo artisti, scienziati e filosofi avevano cominciato a incontrarsi e discutere in luoghi che non erano sotto il controllo diretto della Chiesa e dello Stato, come potevano essere le università e le accademie reali, preferendo riunirsi invece in luoghi più «liberi»: i caffè, i circoli letterari o i salotti di nobili «illuminati» e di ricchi borghesi. Nel XVIII secolo, questi luoghi aumentarono enormemente la loro importanza e divennero veri e propri laboratori in cui sperimentare nuove idee e nuove soluzioni.

Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento


La borghesia è protagonista dell’Illuminismo I salotti e i caffè erano frequentati, oltreché da filosofi e letterati, anche dagli esponenti della borghesia colta e ricca, come per esempio medici, avvocati, notai. Nel XVIII secolo, i ceti borghesi avevano acquisito una grande forza economica e politica e aspiravano a occupare una posizione sempre più importante e centrale nella società, anche assumendo il governo dello Stato. I borghesi reclamavano libertà di azione, sia in campo culturale, sia in quello politico ed economico, rifiutandosi di seguire passivamente le regole gerarchiche e sociali imposte dalla Chiesa e dallo Stato.

2 I rapporti con la scienza, la società e la religione

Si afferma la scienza sperimentale

Questo dipinto simboleggia un’unione fra nobiltà, clero e borghesia. In Francia la borghesia composta da mercanti, professionisti e industriali era numerosa, ricca e potente e aspirava a ricoprire posizioni di rilievo al pari delle altre due classi sociali.

Gli illuministi pensavano che ogni autentica conoscenza dovesse basarsi sull’osservazione dei fenomeni naturali, nel tentativo di comprendere i meccanismi interni di funzionamento del mondo. Sulla base di questa convinzione, contestavano che si potesse conoscere il mondo ricorrendo alle credenze religiose o tradizionali. Collegandosi direttamente alla rivoluzione scientifica seicentesca, gli illuministi elessero il metodo scientifico sperimentale come modello da seguire; di conseguenza, tutte le scienze naturali ebbero un forte sviluppo: • lo svedese Carlo Linneo classificò le specie vegetali e animali; • l’italiano Lorenzo Spallanzani approfondì gli studi sperimentali sulla fecondazione; • il perfezionamento del microscopio permise di osservare corpi invisibili all’occhio umano, arrivando a intuire l’esistenza delle cellule e dei globuli rossi.

LAVORO SULLA FONTE L’arte rappresenta la scienza L’autore di questo dipinto è Joseph Wright (1734-1797), amico di scienziati, che ritrasse spesso sulle tele esperimenti a cui aveva assistito. In questo quadro, intitolato Filosofo tiene una lezione sul planetario, un personaggio sta mostrando a un gruppo di adulti e bambini il funzionamento dello strumento. La luce illumina il volto dei presenti, rivelando il loro stupore e interesse. Rispondi alla domanda. • Come puoi notare solo i personaggi sono toccati dalla luce, mentre intorno a loro c’è l’oscurità. Quale significato simbolico può avere ciò, secondo te? ……………….………………………… ………….…………………………………….……………………………………….…………………………

Lezione 23 ( L’Illuminismo

217


LEZIONE LEZIONE

1 23

La filosofia mette in discussione la tradizione Tra Seicento e Settecento in filosofia tornò a manifestarsi il sensismo: un filone di pensiero risalente all’antica Grecia che criticava apertamente le principali certezze filosofiche tramandate dalla tradizione. Secondo i sensisti, fra cui il britannico Thomas Hobbes (1588-1679) e il francese Étienne Bonnot de Condillac (1714-1780), alla base della conoscenza non c’erano né Dio né la ragione, ma i sensi. Era attraverso i sensi (udito, tatto, vista, olfatto, gusto) che l’essere umano entrava in contatto col mondo naturale e si formava le idee su di esso. Alla natura erano attribuiti ordine e razionalità, perciò, secondo gli illuministi, questa poteva essere indagata con le facoltà umane: la natura non era regolata da leggi misteriose che l’uomo non potesse comprendere, non era una forza oscura che sovrastava l’essere umano. Se l’uomo poteva indagare la natura era arbitro del proprio destino e del rapporto con il mondo esterno.

Il rapporto con la religione e con la società itratto del filosofo inglese Thomas Hobbes, dipinto da John M. Wright.

LAVORO SULLA LINGUA Sottolinea con colori diversi le definizioni dei termini: dogma, atei e deisti.

L’Illuminismo, affermando la necessità di sottoporre al vaglio della ragione ogni cosa, giunse inevitabilmente alla critica delle religioni e al rifiuto di tutti i dogmi, cioè delle verità di fede che non potevano essere dimostrate per via sperimentale. Alcuni illuministi si dichiararono atei, cioè non credenti, mentre altri si definirono deisti, cioè credenti in un essere creatore, ma molto diverso da quello venerato dalle religioni ufficiali. Atei o deisti, gli illuministi erano tutti sostenitori della tolleranza religiosa ed erano accomunati da un’unica vera fede: quella nell’essere umano e nella sua ragione. Solo la luce della ragione poteva cancellare ogni ingiustizia e sopraffazione e permettere la costruzione di una società libera, tollerante, giusta e senza violenza. In campo religioso lo scontro con la Chiesa fu inevitabile e le opere degli illuministi finirono tutte nell’Indice dei libri proibiti.

3 L’Illuminismo in Europa L’Illuminismo è un fenomeno europeo L’Illuminismo fu un movimento europeo che si manifestò in forme e tempi diversi in quasi tutti i Paesi: • in Francia fu molto forte la critica al sistema sociale, alle superstizioni e ai pregiudizi e alla religione; • in Gran Bretagna furono sviluppate soprattutto le indagini su questioni religiose e morali e sull’economia politica; • in Spagna e in Portogallo, nell’Impero asburgico, in Italia, in Prussia e in Russia il pensiero illuminista fu alla base di un’intensa collaborazione tra i ceti colti e istruiti e i poteri dello Stato; • in Italia in particolare fu vivace il dibattito su questioni giuridiche, economiche e morali.

218

Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento


La Gran Bretagna tra cultura e istruzione L’Illuminismo aveva mosso i suoi primi passi in Gran Bretagna e ciò era avvenuto grazie alla «gloriosa rivoluzione». Dopo tale evento, nel Paese si era venuto creando un clima di grande vivacità culturale ed economica: • la monarchia parlamentare favoriva le discussioni tra gli intellettuali; • dal 1695 vi era libertà di stampa; • la Costituzione riconosceva alcuni importanti diritti ai cittadini, che erano anche i più alfabetizzati d’Europa; • aumentarono i brevetti registrati delle nuove invenzioni e si svilupparono i centri di formazione tecnico-professionale e le biblioteche itineranti. Istruzione e cultura resero la Gran Bretagna il Paese più all’avanguardia d’Europa. I ricchi borghesi britannici erano anche dei grandi lettori di riviste e gazzette. Nei salotti e nei circoli culturali circolavano molti giornali, i più diffusi dei quali (come hai visto in Vedere la storia, Unità 4) erano «The Tatler» e «The Spectator», che affrontavano temi di attualità, politica, critica letteraria e teatro.

La Francia, patria dell’Illuminismo Nonostante il primato storico britannico, la vera patria dell’Illuminismo fu senza dubbio la Francia. La società francese era colta e vivace e sopportava sempre meno i limiti che le venivano imposti da chi esercitava il potere, nonostante la monarchia assoluta limitasse molto la libertà dei cittadini e gli intellettuali fossero spesso costretti a sottostare alla censura dello Stato e della Chiesa. Parigi diventò la capitale intellettuale d’Europa. Qui s’incontravano persone provenienti dalla Francia intera e da altri Paesi europei per scambiarsi idee e opinioni e per elaborarne di nuove.

La copertina di un volume novecentesco che raccoglieva i numeri del settimanale «The Tatler» («Il chiacchierone»), dimostra la fortuna della rivista settecentesca anche nei secoli seguenti.

LAVORO SULLA FONTE L’ideale del progresso Questo passo pieno di fiducia nel progresso del genere umano è tratto dall’opera Abbozzo di un quadro storico dei progressi dello spirito umano del matematico e filosofo francese Nicolas de Condorcet (1743-1794). Le nostre speranze sullo stato futuro della specie umana possono ridursi a questi tre punti importanti: la distruzione della diseguaglianza tra le nazioni; i progressi dell’eguaglianza in seno a uno stesso popolo, e da ultimo il reale perfezionamento dell’uomo. Verrà quel momento in cui il sole illuminerà sulla terra ormai soltanto uomini liberi e che non riconosceranno altro padrone se non la propria ragione; in cui i tiranni e gli schiavi, i preti e i loro strumenti stupidi o ipocriti resisteranno soltanto nella storia e nei teatri.

Rispondi alle domande. 1. A quale padrone dovrà ubbidire l’uomo libero? ...................................................................................................................................................................................... 2. Quali «figure» Condorcet si augura possano appartenere soltanto alla storia? Perché?

........................................................................................

.........................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Lezione 23 ( L’Illuminismo

219


LEZIONE LEZIONE

1 23

L’Enciclopedia è un grande successo editoriale COMPRENDO IL TESTO

Quali condizioni resero possibile il successo editoriale dell’Enciclopedia? a La presenza di un pubblico ricettivo. b Il basso prezzo di copertina. c La promozione dello Stato.

Proprio in Francia, verso la metà del XVIII secolo, si cominciò a pubblicare un’opera immensa dal titolo Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri. A idearla fu il filosofo Denis Diderot (1713-1784), che muoveva da una premessa fondamentale: ogni uomo ha il diritto d’impegnarsi per migliorare la propria vita e la società in cui vive, ma perché ciò sia possibile occorre fornire a tutti gli strumenti adatti per conoscere e ragionare. Diderot pensò così di riunire tutte le conoscenze accumulate fino a quel momento in ogni campo del sapere umano, dalla matematica all’economia, dalla filosofia alle scienze, e di renderle accessibili al più ampio pubblico possibile. Questo enorme lavoro di raccolta e presentazione del sapere umano durò oltre venti anni, dal 1751 al 1772, e produsse un risultato finale eccezionale: 17 volumi di testi e 11 di tavole illustrate; più di 60 000 voci trattate. I più stretti collaboratori di Diderot furono il matematico Jean-Baptiste d’Alembert (17171783) e il barone d’Holbach (1723-1789), ma con loro lavorarono anche le migliori menti della cultura francese ed europea, come i filosofi Voltaire (1694-1778), Rousseau (17121778) e Montesquieu (1689-1755). L’Enciclopedia non fu solo una straordinaria iniziativa culturale, ma si rivelò anche un eccezionale successo editoriale: migliaia di lettori colti e curiosi di numerosi Paesi europei spesero cifre ragguardevoli per acquistare l’opera. Era la dimostrazione di come l’iniziativa di Diderot non fosse il vaneggiamento di un filosofo, ma la risposta editoriale a una domanFrontespizio del primo tomo della Encyclopedie, pubblicato nel 1751. da presente nella società borghese europea.

La Chiesa si oppone all’Enciclopedia

Parlamento di Parigi In Francia il termine parlement («parlamento») indicava i tribunali di giustizia. Il più importante fra di essi era quello di Parigi, che aveva il titolo di suprema corte di giustizia.

220

L’inaspettato successo editoriale dell’Enciclopedia dimostrava senz’altro il bisogno di cultura e di conoscenza di tanti lettori nobili e ancor più borghesi, ma proprio per questo motivo finì per preoccupare le autorità ecclesiastiche, che temevano di perdere il controllo sulla vita culturale e intellettuale della nazione. La Chiesa mostrò subito una forte ostilità nei confronti degli enciclopedisti, tanto che nel 1759 il Parlamento di Parigi, accogliendo le sue preoccupazioni, impedisce la stampa dell’Enciclopedia, accusandola di «propagare il materialismo, di distruggere la religione, di ispirare uno spirito di indipendenza e di nutrire la corruzione della morale». In realtà il contenuto «pericoloso» dell’opera, almeno per i sostenitori dell’assolutismo e per molti ecclesiastici, risiedeva nel fatto che qualcuno si era arrogato il diritto di riflettere su problemi morali, questioni religiose e scientifiche, fuori dal controllo statale ed ecclesiastico.

Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento


Gli illuministi in Italia In Italia le idee illuministe si diffusero soprattutto a Milano e Napoli. Nei circoli e nei caffè milanesi fervevano discussioni così accese che alcuni intellettuali, guidati da Pietro (1728-1797) e Alessandro Verri (1741-1816), fondarono nel 1761 la cosiddetta «Accademia dei Pugni» proprio per sottolineare il carattere vivace del confronto delle idee. In seno a questa società nacque la rivista «Il Caffè», in cui tra il 1764 e il 1766 furono pubblicati articoli di letteratura, giurisprudenza, economia, storia naturale, medicina e altre scienze. Alla rivista collaborò anche Cesare Beccaria (1738-1794), ), autore di un’opera importantissima, Dei delitti e delle pene, pubblicata nel 1764 e destinata a segnare la cultura europea. In essa Beccaria dimostrava l’orrore morale e l’inutilità pratica della tortura e della pena di morte. A Napoli era attivo un gruppo d’intellettuali che, intenzionati a riformare e modernizzare la società e la vita culturale meridionali, si interessavano soprattutto di problemi politici ed economici. Tra questi spiccava la personalità del filosofo ed economista Antonio Genovesi (1713-1769), 1713-1769), il quale diede un forte impulso allo studio dell’economia politica.

Statua di Cesare Beccaria. Opera in bronzo di Giuseppe Grandi (1843-1894) conservata nel Civico Museo del Risorgimento di Milano.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. Attenzione: non tutti sono da utilizzare.

Gran Bretagna – Beccaria – Milano – caffè – Francia – Napoli – Diderot – d’Alembert – Galilei – giornali – Italia – sensismo Nel Settecento si diffonde l’Illuminismo • Nascono nuovi luoghi di cultura: i ................................................... e i circoli letterari • Si diffondono libri, riviste e ................................................... • In ................................................... viene pubblicata l’Enciclopedia, opera di ................................................... e ...................................................

In ............................................... viene concessa la libertà di stampa

Nel campo delle idee si affermano: • il ................................................... • il metodo sperimentale

In Italia le idee illuministe si diffondono soprattutto a ................................................... e a ..................................................

2. Scrivi un breve testo che illustri i caratteri fondamentali dell’Illuminismo utilizzando tutti i termini dati nell’esercizio 1, anche quelli non inseriti nella mappa! ...................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................................................................................................................................................................

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Lezione 23 ( L’Illuminismo

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

I caffè Da bevanda esotica a nome di luoghi di incontro, dove sedersi, parlare e confrontarsi: erano questi i caffè del Settecento.

IL CAFFÈ E I CAFFÈ CONQUISTANO L’EUROPA

Il caffè è una pianta di origine tropicale da cui si ricava una bevanda eccitante che oggi, per milioni di italiani, rappresenta un momento fondamentale della loro giornata, appena svegli o subito dopo il pranzo. Ma non è sempre stato così: fino al Settecento, infatti, il caffè era una bevanda praticamente sconosciuta. Quando si impose, conquistò non solo il gusto di tante persone, ma cambiò anche il loro modo di stare insieme. Nacquero infatti in tutta Europa i primi caffè, cioè dei locali in cui un pubblico prevalentemente borghese si riuniva per sorseggiare una tazza dell’esotica bevanda e per scambiare quattro chiacchiere con amici e altri clienti.

Giovanni Paolo Pannini, Carlo di Borbone visita papa Benedetto XIV nella coffee house del Quirinale, 1746.

Giuseppe Bernardino Bison, Il caffè dei Servi a Milano, 1835 ca.

Piatto in porcellana del XVIII secolo rappresentante una coffee house a Delft, nei Paesi Bassi.

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Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento

Pietro Longhi, La boutique del caffè a Venezia, 1750.


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I CAFFÈ A PARIGI: NEL SETTECENTO...

Nella seconda metà del Settecento Parigi era la vera capitale culturale europea. Come sai, all’epoca non tutte le nuove idee furono ben accolte dalla monarchia o dalla Chiesa: basti pensare agli ostacoli incontrati dai redattori dell’Enciclopedia nella pubblicazione della loro opera! Per questo motivo, anziché incontrarsi e discutere a corte o nelle Accademie regie, gli intellettuali e i borghesi colti scelsero i caffè, i salotti, i club letterari e le accademie private per confrontarsi: seduti attorno a un tavolino, dinanzi a un pubblico attento e curioso, s’impegnavano in accese dispute intellettuali e scientifiche.

A Parigi, i caffè più frequentati dagli illuministi erano situati nel porticato che circondava i giardini del PalaisRoyal, di proprietà del duca Louis-Philippe d’Orleans, imparentato con la famiglia reale. Poiché si trattava di una proprietà reale, la polizia non vi aveva accesso, e ciò garantiva un’ulteriore libertà di parola. Un altro celebre caffè era il caffè Le Procope, frequentato da Voltaire e Rousseau.

Un gruppo di intellettuali parigini al caffè Le Procope: la figura in piedi rappresenta Voltaire.

Particolare del dipinto di A. Lemonnier, Una serata da Madame Geoffrin, 1755. Per i ricchi borghesi, com’era la vedova Geoffrin, era occasione di gran prestigio ospitare nei loro salotti privati letterati e filosofi.

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...E NEL NOVECENTO

Il prestigio culturale di Parigi non si è certo concluso nel Settecento. Ancora per tutto l’Ottocento, e fino a metà del secolo scorso, la capitale francese è stata culla d’arte e letteratura, e i caffè hanno mantenuto la loro funzione di ritrovo di artisti e intellettuali. Le Flore, Aux Deux Magots, La Coupole, La Closerie des Lilas sono i nomi di alcuni caffè che il mondo della cultura associa a filosofi e scrittori come Jean-Paul Sartre (1905-1980), Simone de Beauvoir (1908-1986), Albert Camus (1913-1960), Ernest Hemingway (1899-1961) e artisti come Pablo Picasso (1881-1973). Lì infatti erano soliti incontrarsi e discutere: addirittura alcuni di loro trascorrevano ore e ore seduti ai tavolini dei quartieri di Saint Germain des Prés o di Montmartre a scrivere articoli e romanzi. Una foto della scrittrice Simone de Beauvoir al Café de Flore nel 1950.

Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento

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LEZIONE

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Guerre ed equilibrio

1 La Francia e la Gran Bretagna

nella prima metà del Settecento

L’equilibrio europeo è in mano alle diplomazie internazionali LAVORO SULLA LINGUA Quale metafora, espressa sotto forma di iperbole (cioè di esagerazione per eccesso nella descrizione della realtà), era usata da Re Sole? ……………………………...................................

Ritratto di Filippo II d’Orleans, figlio del fratello di e ole e reggente di Francia dal 1715 al 1723, realizzato da Jean-Baptiste Santerre.

La cultura illuministica che si andava diffondendo e affermando in tutta Europa influenzerà, come scoprirai nelle prossime lezioni, da un lato alcune riforme sociali «dall’alto», cioè volute dai sovrani, dall’altro i movimenti rivoluzionari che cambieranno la società e la politica tra Settecento e Ottocento. Fermiamoci però ora un attimo a osservare quali importanti eventi internazionali caratterizzarono i rapporti tra gli Stati europei nel XVIII secolo. Luigi XIV era stato il monarca assoluto per eccellenza, il Re Sole, passato alla storia per la sua celebre affermazione: «Lo Stato sono io». Per tutta la vita si era impegnato a costruire uno Stato fortemente centralizzato, con una forte burocrazia pubblica efficiente e altamente professionale. Nel 1715, un anno dopo la fine della guerra di Successione spagnola (1701-1714, vedi Unità 4, Lezione 15), Luigi XIV morì. Con la sua uscita di scena tramontò ogni disegno politico finalizzato a imporre con la forza il predominio totale di una nazione sulle altre. Per quasi un secolo, la politica europea cercò il punto di equilibrio tra gli interessi nazionali delle varie potenze. Ciò non significò la scomparsa della guerra, ma la ricerca costante del bilanciamento delle forze. In questo scenario instabile e precario, le diplomazie internazionali ebbero risempre maggior peso: trattative segrete e cessioni territoriali, decise senza ri spettare la storia dei popoli e dei territori, divennero gli ingredienti della politica europea, che assomigliò sempre di più a un’immensa partita a scacchi.

L’assolutismo francese mostra segnali di crisi Il Re Sole era morto senza lasciare eredi. Il pronipote, a cui per discendenza ereditaria spettava la corona, era ancora un bambino. Il testamento del re, prevedendo una difficile successione, indicava nel nipote Filippo d’Orléans (1674-1723)) la figura del reggente. Una volta raggiunta la maggiore età (a 13 anni), il sovrano Luigi XV (1710-1774) affidò il governo del regno al suo Primo ministro, il cardinale Fleury (1653-1743), che s’impegnò nel mantenimento e rafforzamento del potere centrale della monarchia e nel risanamento Hyacinthe Rigaud, Ritratto del delle finanze dello Stato. cardinale Fleury, 1735.

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Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento


Il problema finanziario, infatti, continuava a essere molto serio, dal momento che gran parte della ricchezza dell’aristocrazia era esentata dal prelievo fiscale. Alla morte di Fleury, Luigi XV decise di accentrare il potere nelle proprie mani ma rivelò scarse capacità di governo, facendo sprofondare la Francia in un periodo di tensioni interne, conflitti e gravi disordini sociali.

La Gran Bretagna è un Paese stabile e dinamico Anche la Gran Bretagna dovette affrontare problemi politici legati alla successione al trono. Dopo la «gloriosa rivoluzione», infatti, la monarchia costituzionale inglese, incentrata sul ruolo del Parlamento, aveva continuato a rafforzarsi. Alla morte di Guglielmo III e di sua moglie Maria, però, la mancanza di eredi diretti fece temere il ritorno sul trono di un membro della famiglia cattolica degli Stuart. Per scongiurare questo pericolo, il Parlamento emise l’Act of Settlement (1701), con cui si affidava la corona ad Anna, sorella di Maria. Durante il regno di Anna, Inghilterra e Scozia si unirono nel Regno di Gran Bretagna (1707). Alla morte della regina salì al trono suo cugino Giorgio, principe elettore di Hannover. Il «re tedesco» era distante dalle vicende politiche del regno (non conosceva nemmeno l’inglese…) e questa sua lontananza garantiva al Parlamento che non avrebbe mai interferito nella vita politica del regno. Re Giorgio I lasciò infatti che gli affari interni del Paese fossero gestiti dai ministri e dalla Camera dei Comuni. Questa era controllata dal partito dei tories, formato dai conservatori e rappresentante dei ceti aristocratici tradizionali e legati alla proprietà fondiaria, in contrapposizione al partito dei whigs. Il partito whig rappresentava la borghesia manifatturiera e commerciale, sostenendo una politica economica liberista.

COMPRENDO IL TESTO Completa la tabella relativa ai whigs e ai tories. Whigs

Orientamento ideologico: ……………………………............................

Ceti sociali rappresentati: ……………………………............................ ……………………………............................

Tories

Orientamento ideologico: ……………………………............................

Ceti sociali rappresentati: ……………………………............................ ……………………………............................

Ritratto di re Giorgio I. Durante il suo regno nel Parlamento britannico primeggiò il partito dei whigs.

nna tuart figlia di re iacomo II fu cresciuta nella fede protestante. Fu la prima regina del Regno di Gran Bretagna.

Lezione 24 ( Guerre ed equilibrio

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LEZIONE

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La Camera dei comuni britannica in un dipinto di fine ettecento.

La politica a favore della borghesia I whigs sostenevano il libero mercato contro l’intervento statale in economia, perciò favorirono gli interessi della borghesia con interventi quali l’abolizione delle dogane interne e la costruzione di una fitta rete di strade e di canali, tutte misure necessarie a rafforzare il mercato interno inglese. Diedero inoltre impulso alla politica coloniale: la conquista di nuovi territori extra-europei garantiva al Paese nuovi mercati e nuove materie prime. L’insieme di queste misure portarono la Gran Bretagna a uno straordinario sviluppo economico.

Il rapporto tra Parlamento e società COMPRENDO IL TESTO Quale informazione argomenta la frase «Il sistema parlamentare inglese era molto vitale, ma al tempo stesso anche molto chiuso»? ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

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In Parlamento sedeva non solo la borghesia imprenditoriale, impegnata nella grande azienda rurale capitalistica, nelle nascenti attività industriali, nei commerci e nelle libere professioni, ma anche quella parte di nobiltà meno conservatrice e più aperta ai nuovi valori, che tendeva ad abbandonare i comodi ozi della vita di rendita per confrontarsi con la dura realtà della competizione economica e dell’impresa capitalistica. Il sistema parlamentare britannico era molto vitale, ma al tempo stesso anche molto chiuso. Da un lato dava voce ai ceti sociali più dinamici e innovativi, dall’altro impediva alla maggioranza dei cittadini inglesi di partecipare: solo 250000 persone, infatti, avevano diritto di voto e le circoscrizioni elettorali, i cui confini erano stati tracciati nel Seicento, non tenevano in alcun conto il declino di alcune aree (chiamate «borghi putridi») e la nuova importanza assunta da zone di recente urbanizzazione, come i grandi porti di Manchester e Liverpool, o le città di Leeds e Sheffield. In un sistema così chiuso, la corruzione era all’ordine del giorno.

Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento


2 Un difficile equilibrio politico La guerra di Successione polacca rompe l’equilibrio europeo L’equilibrio politico del continente, più volte messo in crisi dai tentativi della Francia di Luigi XIV di affermare la sua centralità, fu messo nuovamente in pericolo nel 1733. Quando infatti morì il re di Polonia, Augusto II, il trono fu conteso da due pretendenti: • da una parte il figlio del re, Augusto III (1750-1827), appoggiato dagli Asburgo e dalla Russia; • dall’altro Stanislav Leczynski (1677-1776), suocero di Luigi XV, sostenuto da Francia, Spagna e Regno di Sardegna. Dietro il problema della successione al trono polacco era in gioco la volontà da parte di entrambi gli schieramenti di esercitare un’egemonia sulla Polonia e, attraverso di essa, sull’intero continente, perciò la contesa sfociò inevitabilmente in un conflitto armato. La guerra di Successione polacca si aprì nel 1733 e fu combattuta lungo la linea del fiume Reno e in Italia. Si concluse nel 1739 con la pace di Parigi, con la quale venivano stabiliti i seguenti principi: • Luigi XV accettava Augusto III come re della Polonia, ottenendo in cambio il Ducato di Lorena, prima in mano all’Austria; • lo spagnolo Carlo di Borbone diventava re di Napoli; • gli Asburgo ottenevano il Ducato di Parma.

La stampa settecentesca illustra l’esercito di Luigi XV mentre attraversa il Reno e attacca la linea fortificata presso la citt di ttlingen (1-4 maggio 1734) durante la guerra di Successione polacca.

Lezione 24 ( Guerre ed equilibrio

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LEZIONE

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La battaglia di Fontenoy (1745), combattuta durante la guerra di Successione austriaca.

La guerra di Successione austriaca ha una portata internazionale La guerra scoppiata attorno ai destini del trono polacco aveva dimostrato come le questioni relative alle successioni dinastiche rappresentavano una minaccia molto grave alla pace europea; le grandi potenze, le cui dinastie erano spesso legate da rapporti di parentela, erano pronte infatti ad approfittarne per affermare i propri interessi. Anche l’Impero austriaco fu vittima di una crisi dinastica. Nel 1713 l’imperatore Carlo VI (1685-1740) aveva emanato la Prammatica sanzione, un editto con cui si stabiliva che la corona spettasse agli eredi diretti, anche se femmine. Alla sua morte, nel 1740, salì dunque al trono la figlia Maria Teresa. Francia, Spagna, Prussia e alcuni principi tedeschi, con il pretesto di contestare una successione in linea femminile, diedero inizio alle ostilità, con l’obiettivo di sostituirsi all’Impero austriaco nel controllo dell’Europa centrale. Inizialmente, Maria Teresa poté contare solo sull’alleanza con Carlo Emanuele III di Savoia e, in seguito, sulla Gran Bretagna. Il conflitto assunse subito una portata internazionale: si combatté in Italia, in Germania e nei Paesi Bassi. Dopo otto anni di combattimenti, la guerra si concluse nel 1748 con la pace di Aquisgrana, in base alla quale: • Maria Teresa vedeva riconosciuto il proprio diritto alla successione al trono dell’impero austriaco; • l’Impero austriaco cedeva la regione della Slesia alla Prussia e i ducati di Parma e Piacenza a Filippo di Borbone, fratello del re di Spagna; • i Savoia inglobavano alcuni territori della Lombardia occidentale, aumentando il proprio peso politico di media potenza regionale europea.

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Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento


L’EUROPA DOPO LA PACE DI AQUISGRANA

La guerra dei Sette anni si combatte in Europa e nelle colonie Dopo la guerra di Successione austriaca, fu ancora una volta lo spirito militarista prussiano a rompere l’equilibrio europeo: Federico II, infatti, nel 1756 attaccò la Sassonia, mirando all’espansione territoriale nel mondo tedesco. Le reazioni non si fecero attendere e rapidamente si compose una grande alleanza antiprussiana composta da Austria, Russia, Francia e Svezia. La Prussia alternò grandi successi a tragiche disfatte; la vera svolta nel conflitto fu però l’improvvisa uscita della Russia dall’alleanza. Il nuovo zar Pietro III (1728-1762), salito al trono nel 1762 alla morte della zarina Elisabetta (17091762), ammirando l’assolutismo prussiano, non si limitò a richiamare le truppe e a rompere l’alleanza, ma iniziò ad armare l’esercito prussiano. Il conseguente ritiro della Svezia diede nuovo ossigeno alle debilitate forze di Federico II. Alla rapida uscita di scena di Pietro III, assassinato dopo pochi mesi, Caterina II (sua moglie ed erede al trono) mantenne un atteggiamento neutrale. Se sul versante europeo la guerra sembrava volgere a favore della Prussia, che aveva resistito al tentativo di annientamento e aveva addirittura conseguito importanti successi, lo scontro militare continuava in India e nelle Americhe, dove Francia e Gran Bretagna si confrontavano per il predominio coloniale, coinvolgendo anche le tribù di pellerossa con cui si alleavano. I Borbone spagnoli e francesi avevano stretto una sorta di «patto di famiglia» che li impegnava a difendere le proprie posizioni dall’aggressione britannica. Ciò nonostante, l’iniziativa della Gran Bretagna si rivelò inarrestabile: ormai la potenza britannica era avviata alla conquista di un primato mondiale destinato a durare per quasi due secoli.

COMPRENDO IL TESTO In quali continenti si combatté la guerra dei Sette anni? a Europa e Africa. b Europa, Asia e Americhe. c Americhe e Asia.

Lezione 24 ( Guerre ed equilibrio

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LEZIONE

24 LAVORO SULLA FONTE Il nemico prussiano Ecco alcune considerazioni del cancelliere austriaco Anton Wenzel von Kaunitz (1711-1794) relative alla Prussia. È vero che la Prussia deve essere abbattuta, se si vuole che la Augusta casa dell’Austria rimanga in piedi. Altrimenti noi siamo inutili a noi stessi e ai nostri alleati. Il pericolo è là, permanente; non ricordiamo influenze di credito in tutte le questioni europee. All’interno dell’impero, la Prussia si oppone apertamente all’autorità imperiale, e noi sappiamo con certezza che essa attende solo la nostra rovina, che arriverà, secondo le umane previsioni, se non riusciamo a prevenirla. È vero che noi non possiamo attaccarla senza correre il più grande pericolo, se non abbiamo alcun aiuto e non siamo sicuri degli altri nostri vicini. […] È vero che, da soli, noi non abbiamo la forza di lottare contro questa potenza, che perderemmo i Paesi Bassi, e che nel più fortunato dei casi, ci toccherebbe mandare in rovina i nostri Stati, le nostre forze militari e le nostre finanze, senza poter sperare nel minimo vantaggio, mentre il nostro più pericoloso vicino godrebbe dell’inazione, risparmierebbe le forze e aspetterebbe l’occasione per attaccarci nel pieno della sua potenza.

Rispondi alle domande. 1. In quale modo la Prussia minacciava l’Austria, secondo il cancelliere austriaco? …………………………………………….………………………………………………...................................................................................................................................................................……….…

2. Che cosa sarebbe successo se l’Austria avesse affrontato da sola questa minaccia? …………………………………………….………………………………………………...................................................................................................................................................................……….…

Il mondo dopo la guerra

uochi d artificio davanti al municipio di arigi dopo la firma della pace tra Gran Bretagna e Francia, nel 1763.

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Nel 1763 la guerra dei Sette anni si esaurì e i trattati di Parigi e Huberstburg cercarono di rimettere ordine nei mutati rapporti di forza europei. Le conseguenze principali della guerra dei Sette anni furono quattro: • la Prussia si affermava come grande potenza; • la Russia confermava il suo ruolo di grande potenza militare, dalle cui decisioni dipendeva l’equilibrio globale; • la Gran Bretagna vinceva il duello coloniale con i Borbone francesi e spagnoli; venne ufficialmente riconosciuto il dominio britannico dei territori canadesi strappati ai francesi, della Louisiana a est del fiume Mississippi, della Florida spagnola, delle Antille e degli insediamenti francesi in Senegal; • infine, il ridimensionamento del peso politico della Francia trascinò con sé il tracollo di una protagonista decaduta dell’Europa moderna, la Polonia. Erede dell’immenso regno lituano-baltico, la Polonia continuava a soffrire di una ormai cronica instabilità interna, che la esponeva all’influenza dei potenti vicini.

Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento


DENTRO LA STORIA Il declino polacco Nel 1763, alla morte del re Augusto III, in Polonia si aprì una nuova crisi per la successione al trono. In quel contesto la Russia riuscì a imporre un suo candidato, Stanislao Poniatowski (1732-1798) che, salito al trono, cercò coraggiosamente di emanciparsi dalla tutela russa e di impostare una politica autonoma di ricostruzione nazionale, ma il tentativo venne spezzato dalle armate russe, prussiane e austriache. Attraverso il trattato di San Pietroburgo (1772) ciò che restava dell’antico regno venne smembrato e diviso fra le tre potenze. La Polonia finiva per perdere un terzo della sua popolazione e del suo territorio, umiliando la sua dignità nazionale e alimentando il sogno delle future generazioni di patrioti polacchi di un provvidenziale risorgimento nazionale.

Ritratto di Stanislao Poniatowski.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa inserendo correttamente i termini elencati. guerre – interne – Aquisgrana – Inghilterra – Francia – Parigi – Europa – colonie Situazione europea nel Settecento

Scoppiano varie ................................................... per la successione su alcuni troni europei e per il predominio in ................................................... e nelle ...................................................

Con Luigi XV la ................................................... entra in un periodo di crisi e di tensioni ..................................................., mentre l’Inghilterra è stabile e in continuo sviluppo

• Guerra di Successione polacca, che si conclude con la pace di ................................................... • Guerra di Successione austriaca, che si conclude con la pace di ................................................... • Guerra dei Sette anni, che si conclude con la vittoria dell’................................................... e della Prussia

Mi oriento nel tempo 2. Completa la linea del tempo con le informazioni mancanti.

1700

1770

1701-..........................

.......................... ..........................

-

Guerra di Successione spagnola

Guerra di Successione polacca

1740-1748

1756-1763

Guerra di Successione

Guerra dei

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Lezione 24 ( Guerre ed equilibrio

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LEZIONE

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Le riforme in Europa

1 Il dispotismo illuminato Il pensiero dei Lumi ispira i governi assolutistici

LAVORO SULLA LINGUA Quale sostantivo corrisponde alla definizione «governo esercitato da una sola persona o da un ristretto gruppo in modo assolutistico e arbitrario»? ……………………………...................................

Mentre in Gran Bretagna maturava la prima monarchia costituzionale del mondo, in altri Paesi europei i sovrani più aperti e intraprendenti delle monarchie assolute sembravano accogliere alcune idee dell’Illuminismo, specialmente quelle che potevano contribuire a rendere più moderno e dinamico il loro Paese. Questo «incontro» tra assolutismo e Illuminismo diede vita a un modo di governare che prese il nome di dispotismo illuminato.

Il dispotismo illuminato cerca di modernizzare le monarchie assolute COMPRENDO IL TESTO Che cosa potevano offrire i philosophes ai sovrani «illuminati»? a Fedeltà. b Obbedienza. c Cultura.

«Dispotismo» significa governo esercitato in modo assoluto e arbitrario da una sola persona o da un piccolo nucleo di persone; il termine «illuminato» si riferisce invece alle idee e ai valori dell’Illuminismo. Le due parole sembrano dunque esprimere concetti radicalmente opposti. Tuttavia, con l’esperienza storica del dispotismo illuminato alcuni sovrani europei cercarono di conciliare gli opposti, per soddisfare due esigenze molto diverse: • da un lato, conservare il loro regime, fondato sul potere personale e assoluto; • dall’altro, promuovere quelle riforme economiche e sociali che a loro avviso erano necessarie per rendere più forti, ricchi e potenti i loro Stati.

Adolph von Menzel, La tavola rotonda di Federico II. Il sovrano di Prussia Federico II amava incontrare intellettuali con cui confrontarsi anche in materia di governo. Qui è ritratto alla sua tavola, nella residenza estiva di Sanssouci presso Potsdam, con figure prestigiose come oltaire e gli italiani Antonio Casanova e Francesco Algarotti.

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Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento

Per attuare questo programma, i sovrani «illuminati» ricorsero all’aiuto degli intellettuali illuministi (in francese philosophes, «filosofi»), i quali misero la loro cultura e le loro conoscenze al servizio dello Stato, a volte come consiglieri, a volte come ministri o pubblici funzionari. In ogni caso, il potere del re restava assoluto, cioè al di sopra di ogni altra istituzione, compresa la Chiesa (la Chiesa, infatti, in questo periodo vide notevolmente diminuito il proprio ruolo). La novità consisteva nel fatto che il sovrano assoluto riconosceva di non poter governare efficacemente senza il consiglio, il contributo e le conoscenze offerte dai philosophes.


2 La Prussia e l’Austria Federico II di Prussia si propone come «re filosofo» La Prussia governata da Federico II Hohenzollern (1740-1786) fu un esempio particolarmente significativo di dispotismo illuminato. Federico II, detto il Grande, amico personale del filosofo francese Voltaire, governò in un periodo di profonde trasformazioni per la Prussia, che durante il suo regno s’impose in Europa come una grande potenza. I confini prussiani si estesero grazie a ripetute vittorie militari; la popolazione crebbe e da parte del re vennero avviate importanti riforme: • razionalizzazione dell’amministrazione pubblica, con la creazione di un efficiente apparato burocratico; • potenziamento del già temibile esercito; • obbligatorietà dell’istruzione elementare (1763), riforma che sembrava tradurre in realtà il sogno illuminista di una cultura accessibile a tutti; • redazione di un codice civile e di un codice di procedura; • incentivazione dell’agricoltura e della produzione dei settori tessile, minerario e metallurgico; • creazione nel 1772 della Compagnia del Baltico con l’obiettivo di aumentare e tutelare gli scambi commerciali nel mare del Nord.

Codice civile e codice di procedura Il codice civile è l’insieme delle leggi che riguardano il diritto privato, cioè le norme che regolano i rapporti tra i singoli cittadini. Il codice di procedura è invece l’insieme delle leggi che disciplinano lo svolgimento dei processi, civili o penali.

LAVORO SULLA FONTE Federico II e Voltaire Questa incisione, realizzata da Pierre-Charles Baquoy nel 1795, mostra il re di Prussia con Voltaire durante il periodo in cui quest’ultimo fu ospitato nella residenza berlinese del sovrano, vicino a Potsdam. 1. Federico II, in vesti militari, è appena sceso da cavallo per far visita al suo amico filosofo, con il quale è solito discutere amabilmente. 2. Nello studio del filosofo ci sono gli strumenti che rivelano le sue abituali attività intellettuali: la libreria, diverse opere in corso di lettura e un mappamondo. 3. Voltaire interrompe il suo lavoro di scrittura, o forse di correzione dei versi scritti dal sovrano, come è solito fare.

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Rispondi alle domande. 1. Quale atteggiamento ti sembra avere Voltaire nei confronti del sovrano? a Ossequioso.

b Servile.

c Amichevole.

2. Quale atteggiamento ti sembra avere Federico II nei confronti del filosofo? a Autoritario.

b Regale.

c Rispettoso.

Lezione 25 ( Le riforme in Europa

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LEZIONE

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L’Impero asburgico attraversa un periodo critico Mentre la Prussia di Federico II cercava di disciplinare una società in forte crescita e un Paese che stava imponendosi come grande potenza europea, il vicino Impero austriaco attraversava un periodo critico, sia per ragioni etniche, sia per ragioni economiche: da un lato, i diversi popoli che vivevano all’interno dei confini dell’impero chiedevano sempre maggiore autonomia sia politica, sia economica; dall’altro, la finanza pubblica soffriva perché le casse dello Stato erano drammaticamente vuote. Una delle cause principali della crisi del sistema fiscale risiedeva nel fatto che la nobiltà e il clero non pagavano le imposte, in nome di antichi privilegi, e ciò sottraeva enormi ricchezze allo Stato. Per questa ragione lo Stato austriaco si propose due obiettivi: • conoscere l’entità di tutti i beni immobili (i terreni, le case, i palazzi) presenti sul territorio, molti dei quali sfuggivano al fisco; • sottoporli a tassazione, riducendo o cancellando i privilegi nobiliari ed ecclesiastici tipici delle società di antico regime.

La politica riformista di Maria Teresa e di Giuseppe II

Ritratto di Maria Teresa d’Asburgo.

A tal fine l’imperatrice Maria Teresa (1717-1780), che regnò dal 1740 alla morte, ordinò la compilazione di un catasto. In esso andavano registrati tutti i beni immobili presenti sul territorio, ne veniva stabilito il valore e, sulla base di quest’ultimo, si facevano pagare le imposte ai loro possessori.

DENTRO LA STORIA Il catasto teresiano L’imperatrice d’Austria Maria Teresa e il suo abile Primo ministro, principe von Kaunitz, attuarono una politica di profondo rinnovamento dell’immenso impero, che riguardò anche i domini lombardi che l’Austria aveva ottenuto nel 1713 al termine della guerra di Successione spagnola. L’atto più significativo della politica riformatrice dell’imperatrice fu il catasto, cioè il rilevamento sistematico delle proprietà fondiarie e dei beni immobili presenti su un dato territorio al fine di stabilire il valore della loro rendita. La «fotografia» della ricchezza Il rilevamento consisteva nel disegnare su carta i confini dei terreni. In un apposito ufficio venivano quindi realizzate delle mappe dei terreni complete di dati quali l’estensione della superficie, le colture praticate, il nome del proprietario e il ceto sociale di appartenenza. Questa operazione esprimeva un più generale intento politico ed economico. Fino a quel momento infatti i governi annualmente stabilivano l’importo che lo Stato doveva incassare attraverso la tassazione e come ripartire il carico fiscale tra le varie province dell’impero; le autorità locali a

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Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento

loro volta stabilivano arbitrariamente la ripartizione tra la popolazione, esentando clero e nobiltà. Attraverso la «fotografia» delle proprietà presenti lo Stato conseguiva alcuni importanti obiettivi: • conoscere con precisione la distribuzione della proprietà nei territori imperiali; • stabilire la rendita annua di ciascuna proprietà; • riscuotere con maggior efficienza le tasse sulla base della ricchezza reale, cancellando i privilegi ereditati dal passato. Il premio all’innovazione Con la riforma fiscale accompagnata all’introduzione del catasto, fu programmata inoltre la tassazione per un periodo di dieci anni: ciascun proprietario terriero avrebbe pagato per dieci anni l’importo stabilito sulla base della rendita catastale, senza variazioni. Il catasto si rivelò quindi uno strumento indispensabile non solo per riscuotere i tributi, ma per promuovere una seria politica economica. Il censimento delle proprietà agrarie infatti favoriva gli agricoltori più intraprendenti e penalizzava i più conservatori. Durante l’intero periodo per il quale era stato calcolato l’ammontare delle tasse, tutti i guadagni realizzati grazie all’incremento della produzione, all’innovazione tecnologica o alla gestione più moderna delle aziende agricole, non


I censimenti catastali colpirono sia la nobiltà, sia il clero, al quale fu imposto il pagamento delle tasse. Il figlio di Maria Teresa, Giuseppe II (1741-1790), proseguì la politica riformista della madre e chiamò alla sua corte molti letterati e filosofi, fra cui gli italiani Beccaria e Verri. Giuseppe II condivideva il principio illuminista della tolleranza e perciò abolì ogni forma di discriminazione religiosa, concedendo libertà di culto a protestanti, ortodossi ed ebrei. Inoltre, confiscò tutte le proprietà ecclesiastiche male amministrate e chiuse i conventi degli ordini religiosi che si dedicavano esclusivamente alla vita contemplativa senza esercitare alcuna attività nel campo dell’istruzione o dell’assistenza ai bisognosi. Le ricchezze generate dai beni sequestrati furono impiegate per stipendiare il clero, legandolo a filo doppio allo Stato, e per istituire scuole statali. Durante il suo regno, infine, fu abolita la servitù della gleba. Nel 1787 un nuovo Codice penale stabilì l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e abolì la tortura.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea la frase in cui è presente un rapporto di causaeffetto, distinguendo con colori diversi la causa dall’effetto.

Giuseppe II è ritratto in questa incisione mentre spinge un aratro. Si narra che durante un suo viaggio in Moravia, nel 1769, sottraendo a un contadino l’aratro, abbia tracciato un solco nel terreno. Sicuramente l’immagine vuole testimoniare l importan a che il figlio di aria eresa dava all’incentivazione dell’agricoltura.

venivano considerati dal censimento catastale e, di conseguenza, non erano sottoposti a tassazione. Venivano in tal modo premiati quei proprietari che attuavano nelle proprie aziende interventi di ammodernamento, e invece penalizzati gli altri. Il catasto e lo sviluppo della Lombardia Ad avvantaggiarsi particolarmente di quest’opera di modernizzazione fu dapprima la Lombardia (il catasto entrò in vigore, opo lunga gestazione, nel 1760), seguita dai possedimenti austriaci, ungheresi e boemi. La prospera agricoltura padana, infatti, nonostante la pressione fiscale austriaca, poté godere dei vantaggi derivati da una migliore amministrazione e dall’impulso dato alle moderne aziende agricole.

Mappa settecentesca di un podere accatastato nel Granducato di Toscana (altro dominio asburgico): le coltivazioni praticate sugli appezzamenti di terreno sono evidenziate con simboli e colori diversi.

Lezione 25 ( Le riforme in Europa

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LEZIONE

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3 Le riforme in Russia e nella Penisola iberica

Caterina II: una zarina illuminata

Ritratto di Caterina II di Russia.

La zarina Caterina II (1729-1796), che regnò a partire dal 1762, fu il simbolo del dispotismo illuminato russo. Amica dei più importanti illuministi europei, Caterina fu l’autentica erede di Pietro il Grande, del quale continuò l’opera di avvicinamento della cultura russa agli usi e alle idee provenienti dall’Europa occidentale. La zarina riunì una commissione incaricata di elaborare un nuovo codice di leggi, ispirato ai valori dell’Illuminismo, e contribuì personalmente al lavoro della commissione, scrivendo un testo in cui esaltava la tolleranza religiosa, la libertà di pensiero, l’abolizione della censura e della tortura, l’eguaglianza dei cittadini. Nonostante gli sforzi della zarina Caterina II, la società russa rimaneva arretrata. Le riforme, infatti, non risolsero problemi come la condizione di servitù dei contadini (che continuarono a vivere di stenti) o il perdurare dei privilegi nobiliari. Nel 1773, infatti, scoppiò una delle più drammatiche rivolte contadine della storia russa. Fu guidata dal cosacco Emel’jan Ivanovič Pugačëv (17421775) e venne domata nel sangue.

DENTRO LA STORIA Caterina II, una zarina «illuminista» Caterina II salì al trono di Russia nel 1762, in seguito a un colpo di Stato nel corso del quale venne assassinato (probabilmente per suo ordine) il marito, lo zar Pietro II. Poco tempo dopo la sua ascesa al trono, Caterina prese un provvedimento che suscitò grandi speranze in Russia e nell’intera Europa: la convocazione di una commissione di 573 rappresentanti di nobili, borghesi e contadini per preparare un nuovo Codice di leggi per l’impero. Dalla commissione, però, rimanevano esclusi i servi della gleba, che costituivano una parte consistente della popolazione. Nel 1767 la zarina inviò alla commissione una «Istruzione» (in russo, Nakaz) in cui riecheggiava i grandi temi dell’Illuminismo: la libertà di stampa, la tolleranza religiosa, la diffusione dell’istruzione e la riforma della giustizia penale. Tuttavia, i progetti di riforme si bloccarono. Il nuovo Codice, che avrebbe visto l’affermazione di alcuni princìpi illuministi nella potenza europea più vasta territorialmente, ma più arretrata dal punto di vista economico e sociale, non vide mai la luce. Caterina, infatti, sciolse la commissione prima che i lavori fossero conclusi. Alcuni storici ritengono che questa decisione sia legata alle preoccupazioni suscitate dalla rivolta contadina guidata dal cosacco Pugacëv,

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Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento

che nel 1773-1774 insanguinò la Russia orientale. Alcune parziali riforme furono invece realizzate nel campo della giustizia, come la creazione di una struttura di tribunali e l’introduzione di maggiori garanzie processuali per gli imputati. Il rafforzamento dei poteri della nobiltà La paura per le rivolte contadine e l’esigenza di rafforzare il potere imperiale spinsero Caterina a legare maggiormente la nobiltà allo Stato, rafforzandone il potere e i privilegi. Nel 1785 la zarina emanò una Carta della nobiltà, che confermò gli antichi privilegi dei nobili russi e ne aggiunse di nuovi. I nobili furono esentati dal pagamento della tassa personale e dal servizio militare e civile (che prima era, come in Prussia, obbligatorio); ottennero il monopolio sulla proprietà fondiaria e si videro riconosciuto il privilegio di poter essere giudicati da tribunali formati solo da altri nobili. La zarina «illuminista» aveva, infine, fatto una riforma, ma si trattava di una riforma opposta a tutte le teorie degli illuministi sull’uguaglianza di fronte alla legge.


Il Portogallo e la Spagna In Portogallo i sovrani cercarono di limitare l’enorme influenza esercitata dalla Chiesa. Questo peso si faceva sentire anche nelle colonie americane, dove i gesuiti spesso avevano assunto compiti non solo religiosi, ma anche politici, perciò furono banditi dal Paese e con loro fu colpita la parte più conservatrice dell’aristocrazia. I collegi e le università del regno vissero una breve ma intensa stagione di rinnovamento culturale aprendosi agli influssi del pensiero illuminista europeo. L’audace riformismo di Giuseppe I (1714-1777) si esaurì con lui: sotto il regno della figlia, che gli succedette sul trono, il Portogallo tornò a essere fortemente dominato dalla Chiesa e conservatore. In Spagna re Carlo III, salito al trono nel 1759 dopo essere stato re di Napoli (vedi Lezione 26), vi rimase fino alla morte nel 1788. Anch’egli cercò di rinnovare l’amministrazione dello Stato, di ridurre i privilegi fiscali del clero e della nobiltà e di abolire le dogane che ostacolavano lo sviluppo del commercio. Questa politica incontrò la tenace opposizione della Chiesa, che attraverso l’Inquisizione ostacolava il dibattito e lo sviluppo delle nuove idee. L’opposizione era formata da ricchi nobili proprietari terrieri e, soprattutto, dai più potenti uomini di Chiesa, tanto da indurre anche questo re a espellere i gesuiti dal Paese. Le riforme di Carlo III incontrarono invece il favore della fragile borghesia spagnola, che era esclusa dalle istituzioni dello Stato, ma era molto attiva nei circoli culturali e nei caffè.

Ritratto di re Giuseppe I del Portogallo, ca. 1773.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente alcuni dei termini elencati. re – Russia – dispotismo illuminato – philosophes – Austria – Spagna – Prussia – Chiesa Si afferma un nuovo modello di Stato: il ...................................................................................................

• In ................................................... con Federico II

• Il ................................................... conserva il potere assoluto

Altri sovrani europei tentano con difficoltà di attuare riforme illuminate:

• Le riforme sono attuate con l’aiuto dei ................................................... • Viene ridimensionato il potere della ...................................................

• In ................................................... con Maria Teresa e Giuseppe II

• Caterina II in ................................................... • Giuseppe I in Portogallo • Carlo III in ...................................................

Individuo i nessi di causa-effetto 2. Collega le informazioni nella colonna di sinistra a quelle nella colonna di destra, individuando la relazione corretta. 1. Federico II crea la Compagnia del Baltico… 2. Maria Teresa realizza il catasto… 3. Giuseppe II abolisce ogni forma di discriminazione religiosa… 4. Giuseppe I del Portogallo cerca di limitare l’influenza della Chiesa…

a. …vengono registrati tutti terreni, le case, i palazzi presenti sul territorio austriaco. b. …si incrementano gli scambi commerciali. c. …i gesuiti vengono banditi dal Paese. d. …viene concessa libertà di culto a protestanti, ortodossi ed ebrei.

Lezione 25 ( Le riforme in Europa

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LEZIONE

26

L’Italia tra riforme e conservazione

1 Le riforme degli Asburgo Sulla Penisola italiana si alternano i dominatori

Nel 1700 il re di Spagna era morto senza eredi diretti e aveva designato come successore il nipote del re di Francia. Ciò, come abbiamo visto nella Lezione 15, aveva scatenato un conflitto (guerra di Successione spagnola, 1701-1714) nel Quale dominazione prendeva il posto di quella spagnola in quale le potenze europee si erano unite per impedire che la Francia conquiItalia? stasse l’egemonia sul continente e per mantenere una situazione di equilibrio. a Francese. I trattati di pace di Utrecht e Rastadt stipulati alla fine della guerra avevano b Austriaca. stabilito che: c Ottomana. • le corone di Francia e Spagna restavano separate; • la Francia rinunciava alle sue pretese sul trono di Spagna; • gli Asburgo ottenevano dalla Spagna le Fiandre e quasi tutti i domini italiani (il Ducato di Milano, il Ducato di Mantova e il Regno LA PENISOLA ITALIANA di Napoli). NELLA SECONDA METÀ DEL XVIII SECOLO In Italia, insomma, finiva l’egemonia spagnola, che aveva avuto origine nel XVI secolo, e iniziava quella austriaca. COMPRENDO IL TESTO

La situazione politica italiana a metà del XVIII secolo Nella seconda metà del XVIII secolo la Penisola italiana viveva in una condizione di frammentazione politica ed era ancora divisa in numerosi Stati: • regni autonomi, come quello dei Savoia in Piemonte e Sardegna; • territori che facevano parte dell’Impero degli Asburgo (il Ducato di Milano e il Granducato di Toscana); • antiche repubbliche come Venezia e Genova; • regni controllati da importanti monarchie europee come il Regno di Napoli; • al centro della penisola, infine, vi era lo Stato pontificio. La situazione economica di ognuno di questi domini era molto diversa l’una dall’altra. L’Italia centro-settentrionale, infatti, si era relativamente sviluppata, mentre quella centro-meridionale rimaneva arretrata.

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Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento


Gli Asburgo rinnovano le strutture socioeconomiche della Lombardia Dalla Lombardia, una delle regioni più ricche dell’impero, partì la politica riformatrice degli Asburgo. La politica centralizzatrice austriaca cancellò progressivamente i residui delle antiche autonomie cittadine e quanto sopravviveva del passato feudale. Il territorio venne riorganizzato in unità provinciali e comunali direttamente controllate da Vienna. I poteri del Senato, dove sedevano i membri dell’antica nobiltà e dell’aristocrazia fondiaria, furono ridimensionati. Dal punto di vista economico, venne favorito lo sviluppo dell’agricoltura, delle manifatture (soprattutto la produzione della seta) e del commercio, attraverso l’eliminazione dei dazi doganali. Si istituì un catasto fondiario e l’antico metodo di riscossione dei tributi mediante appalto a privati (la cosiddetta «ferma», che permetteva che metà delle corone versate dai cittadini milanesi allo Stato venissero trattenute dai «fermieri») venne sostituito con un efficiente apparato di funzionari regi, il quale intaccò sostanzialmente il potere, anche finanziario, della nobiltà lombarda. Fu soppresso il tribunale dell’Inquisizione e la Chiesa fu privata di parte dei suoi beni. La Lombardia trasse grande giovamento da quest’opera di riforma delle strutture sociali ed economiche.

LAVORO SULLA LINGUA Sottolinea nel testo a lato tutti i verbi di forma passiva presenti (anche la forma con il «si» passivante). Chi compie tutte le azioni individuate? ……………………………...................................

La Toscana degli Asburgo-Lorena Il Granducato di Toscana, costituitosi nel 1596 con Cosimo I de’ Medici, nel 1737 era passato a Francesco III di Lorena, marito di Maria Teresa d’Asburgo, divenuta poi imperatrice d’Austria. Nel 1765 era retto dal figlio Pietro Leopoldo (1747-1792), a sua volta futuro imperatore (nel 1790). La Toscana, dunque, era nell’orbita politica e culturale del mondo austriaco, dal quale riceveva stimoli e impulsi. Sensibile alle idee dell’Illuminismo, Leopoldo si circondò di uomini di scienza, di cultura e di grande esperienza politica, come Pompeo Neri e Giulio Rucellai, che spesso divennero funzionari pubblici e servitori dello Stato, contribuendo in modo significativo al suo rinnovamento. In campo giuridico fu scritto un nuovo Codice penale (tra i più moderni d’Europa), che fra l’altro prevedeva l’abolizione della tortura e della pena di morte; in campo economico venne introdotta la libertà di scambio dei prodotti agricoli, favorendo i piccoli e medi proprietari terrieri che gestivano in prima persona le proprie terre. Tra il 1779 e il 1782 Leopoldo, inoltre, promosse la stesura di una carta costituzionale che doveva avviare la monarchia a una evoluzione in senso liberale. Il coraggioso tentativo incontrò però la netta opposizione del fratello, l’imperatore Giuseppe II che, proprio in quegli stessi anni, era impegnato a riformare l’impero in senso centralistico e burocratico e che, quindi, non tollerava arditi esperimenti rinnovatori.

Wilhelm Berczy ritrae Pietro Leopoldo e la sua famiglia nel loro pala o fiorentino sullo sfondo la cupola di Santa Maria del Fiore, il duomo di Firenze.

Lezione 26 ( L’Italia tra riforme e conservazione

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LEZIONE

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2 Nuove e vecchie potenze italiane Il Piemonte sabaudo

Ritratto del re Vittorio Amedeo II di Savoia.

Nel corso del Seicento i Savoia avevano esteso i loro domini e l’antico ducato si era trasformato in regno nel 1714, con l’annessione della Sicilia; questa era stata poi ceduta nel 1718 agli Asburgo in cambio della Sardegna. Si era così costituito il Regno di Sardegna, con capitale Torino. Esso si ampliò verso la Pianura padana divenendo una grande potenza italiana. Tra il 1713 e il 1730, il sovrano Vittorio Amedeo II di Savoia (1666-1732) avviò un fitto programma di riforme economiche e di rafforzamento del potere monarchico: • limitò i privilegi ecclesiastici; • organizzò una rete di funzionari statali che controllassero i settori della società; • promosse nuove industrie; • riformò il sistema fiscale abolendo una serie di privilegi. Le riforme amministrative ed economiche derivavano proprio dall’accresciuto peso politico del regno, al quale servivano nuove risorse per armare potenti eserciti e finanziare nuove industrie manifatturiere. Il successore, il figlio Carlo Emanuele III (1701-1773) subentrato al padre nel 1730, proseguì la politica espansionistica. Portò avanti inoltre alcune riforme e opere pubbliche, soprattutto sull’isola della Sardegna, ma diede al suo governo un’impronta assolutistica, limitando anche la libertà di stampa.

LAVORO SULLA CARTA L’espansione territoriale dei Savoia La carta mostra il processo di espansione del ducato di Savoia nell’arco di poco più di un secolo. Nel 1563 il duca Emanuele Filiberto, per spostare il baricentro della politica sabauda verso l’Italia, aveva trasferito la capitale da Chambéry, in Savoia, a Torino. Rispondi alla domanda. 1. A quale Stato appartiene oggi la Savoia? ...................................................................................................

2. Confrontando questa carta con una carta politica dell’Italia attuale, quali città appartengono al Piemonte? ................................................................................................... ...................................................................................................

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Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento


Il declino di Venezia...

COMPRENDO IL TESTO

Nel XVIII secolo, la Repubblica di Venezia aveva perso ormai l’antica potenza, che le aveva consentito di occupare una posizione centrale nel Mediterraneo orientale. Venezia era ormai sovrastata dalle grandi monarchie assolute europee. Dal punto di vista politico, un ristretto numero di famiglie, sempre le stesse, formava una oligarchia chiusa su se stessa; ciò impediva l’emergere di nuove forze e limitava il rinnovamento sociale ed economico della repubblica. Nonostante ciò, la cultura e l’arte continuarono a svilupparsi: nel Settecento vissero e lavorarono a Venezia artisti come il commediografo Carlo Goldoni, il compositore e violinista Antonio Vivaldi e il pittore Canaletto.

Cancella dal seguente elenco i fattori che non causarono il declino di Venezia e Genova. a Forza militare. b Prestigio culturale. c Forza economica. d Dimensione dello Stato. e Posizione geografica.

Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto, è famoso soprattutto per le sue vedute di Venezia, una sorta di «cartoline» molto apprezzate soprattutto dai giovani aristocratici d’Oltralpe che nel Settecento venivano in Italia, attirati dagli immensi tesori artistici e paesaggistici. Di ritorno in patria dai loro viaggi, i cosiddetti Grand Tour, portavano con sé «vedute» di scorci italiani, come La riva degli Schiavoni che vedi qui.

...e di Genova Anche l’antica Repubblica di Genova subiva le conseguenze della nuova situazione politica europea. Pur rimanendo uno scalo strategico nel Mediterraneo e un importante centro finanziario, non aveva più il ruolo economico e politico di un tempo, quando dominava sui mari e prestava enormi capitali al re di Spagna. A livello politico, inoltre, subiva il peso di una grande potenza confinante, la Francia, alla quale nel 1768 fu costretta a cedere la Corsica, ambita dai francesi per un maggior controllo del Mediterraneo. Veduta di Genova e del suo porto nel Settecento.

Lezione 26 ( L’Italia tra riforme e conservazione

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LEZIONE

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3 L’Italia del Centro e del Sud COMPRENDO IL TESTO

Quali furono i principali avversari dell’attività riformista di Carlo di Borbone? ……………………………................................... ……………………………...................................

La stupenda reggia di Caserta con il suo parco fu voluta da Carlo di Borbone per competere in prestigio con i grandi monarchi d uropa.

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Il Regno di Napoli Nel Mezzogiorno, dopo circa vent’anni di dominazione austriaca, il potere era passato nuovamente alla Spagna. Durante la guerra di Successione polacca (vedi Lezione 24), Carlo di Borbone, il figlio del re spagnolo Filippo V aveva infatti riconquistato Napoli e la Sicilia. Gli accordi di pace del 1738 lo avevano poi riconosciuto legittimo sovrano delle Due Sicilie. Carlo, che nel 1759 diverrà, come hai visto nell’Unità precedente, re di Spagna con il nome di Carlo III, cercò già a Napoli di avviare una serie di riforme di stampo illuministico. La sua volontà riformatrice si scontrò però con una realtà molto più critica che nel resto d’Italia. Dominavano ancora i grandi latifondi di proprietà dei nobili, chiamati baroni. Erano mal coltivati e poco redditizi, ma i nobili possidenti sperperavano le loro rendite fondiarie invece di investirle per migliorare la conduzione delle loro terre. Queste erano coltivate da braccianti, le cui condizioni di vita erano disperate. La borghesia era debole e privilegiava l’impegno nella carriera politica o nell’amministrazione piuttosto che dedicarsi ai commerci e alle attività imprenditoriali. Il re cercò di limitare il grande potere della Chiesa e della nobiltà feudale riducendo il numero dei conventi e limitando i privilegi fiscali di origine feudale. In questa azione fu appoggiato dagli intellettuali napoletani riuniti attorno al filosofo ed economista Antonio Genovesi. Gli aristocratici difesero però strenuamente la loro posizione e riuscirono a mantenere nelle proprie mani molti poteri.

Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento


Lo Stato della Chiesa Lo Stato pontificio era una realtà chiusa a qualsiasi tentativo di rinnovamento culturale ed economico. Il mondo agrario, dominato dal grande latifondo a coltura estensiva e a bassa produttività, era statico, fermo e apparentemente immutabile. Le innovazioni più significative riguardarono l’introduzione di un nuovo patto agrario, la mezzadria, in base al quale i prodotti e gli utili venivano divisi tra il proprietario del fondo e il colono. Questo timido progresso non riuscì comunque a risollevare le sorti delle campagne laziali. Negli ultimi anni del XVIII secolo lo Stato fu governato da papa Pio VI (17751799), uomo rigidamente ostile alla diffusione delle idee illuministe. Dal punto di vista economico e finanziario tentò alcune riforme: creò un primo catasto e avviò la bonifica delle paludi pontine. Soppresse inoltre le dogane interne introducendole invece sui confini. Queste ultime misure crearono tensioni con le province più ricche e sviluppate dello Stato della Chiesa, come le Marche e l’Emilia. I pochi borghesi presenti in quella regione cercavano con difficoltà di sfuggire al controllo del papa, giungendo a organizzarsi in società segrete.

Ritratto di papa Pio VI.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa inserendo correttamente i termini elencati. Granducato di Toscana – sviluppati – Regno di Sardegna – riforme – arretrati – Stato della Chiesa – Venezia Nel Settecento l’Italia era divisa in vari Stati con situazioni politico-economiche diverse

Stati relativamente .............................................. in cui si attuano ...................................................

Repubblica di Genova

Stati in crisi

Stati ...................................................

Repubblica di ...................................................

Ducato di Milano, ...........................................................................,

Regno di Napoli,

.........................................................................

.........................................................................

2. Associa i nomi della colonna di sinistra agli Stati della colonna di destra. 1. Pietro Leopoldo

a. Regno di Napoli

2. Vittorio Amedeo II

b. Stato della Chiesa

3. Carlo di Borbone

c. Granducato di Toscana

4. Pio VI

d. Regno di Sardegna

Lezione 26 ( L’Italia tra riforme e conservazione

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Pa AT ss LA at NT o E & ST Pr OR es IA en te

La geografia della conoscenza PASSATO: XVIII SECOLO

Il XVIII secolo per l’Europa è stata un’epoca di profondo rinnovamento culturale. Crebbe il desiderio di apprendere, di allargare gli orizzonti della conoscenza umana in tutti gli ambiti e in tutte le discipline. L’esigenza di «aprire» la conoscenza a quante più persone possibili pose all’ordine del giorno il tema degli strumenti della conoscenza, cioè dei «manuali» (come quello che state leggendo) che facilitino l’apprendimento dei contenuti del sapere. L’Enciclopedia di Diderot, in questo senso, fu uno straordinario manuale per migliaia di europei colti e curiosi.

1

Un successo editoriale L’Enciclopedia fu uno straordinario veicolo di trasmissione del sapere, ma anche un clamoroso successo editoriale: 4 000 lettori europei (non solo francesi) spesero cifre molto elevate per procurarsi i preziosi volumi.

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Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento

2

Didattica con immagini A favorire il successo dell’Enciclopedia fu l’impostazione didattica, cioè diretta a insegnare, con chiarezza e semplicità, i contenuti del sapere. L’obiettivo fu raggiunto anche attraverso le moltissime tavole illustrative di corredo al testo


PRESENTE: XXI SECOLO

Fra il XIX e il XX secolo l’affermazione della scuola pubblica e di massa ha favorito l’alfabetizzazione di base e lo sviluppo della cultura diffusa. Oggi, tuttavia, la scuola non è più la sola agenzia di formazione alla quale i cittadini possono rivolgersi per apprendere. Internet è diventato uno straordinario veicolo di trasmissione delle conoscenze. L’accesso alla rete, quindi, è divenuto un diritto fondamentale: il diritto al sapere e alla conoscenza. Ancora oggi, però, milioni di persone, specialmente in Africa, non possono entrare in contatto con gran parte delle informazioni che circolano in rete.

3

Il digital divide Oggi l’accesso alle informazioni digitali, online e offline, è in rapporto diretto con il livello di benessere economico e sociale. Il digital divide («divario digitale») traccia una linea di confine tra i «connessi informati» e chi è del tutto o in parte escluso dal mondo digitale.

4

Wikipedia All’Enciclopedia di Diderot si sono ispirati i creatori di Wikipedia, un’enciclopedia multilingue collaborativa (cioè basata sul contributo dei suoi lettori e utenti), online e gratuita, che dal 2001 milioni di persone di tutto il mondo consultano liberamente per lavoro e/o per curiosità.

Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento

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R a NO ga I E zz LA e S & TO Ra R ga IA zz i

L’educazione di Teresa Quale educazione riceveva dalla propria famiglia una giovane fanciulla milanese a metà del Settecento e, in particolare, la figlia di uno dei più illustri esponenti dell’Illuminismo lombardo, il conte Pietro Verri?

Un’educazione «moderna» Maria Teresa Verri (1777-1859) era una privilegiata:: apparteneva per nascita a una illustre, ricca, colta e potente famiglia del patriziato milanese. Il padre, il conte Pietro, le impartì un’educazione che potremmo definire «democratica», insegnandole che bisogna meritare i privilegi avuti in sorte. Per Verri, infatti, la fortuna di essere nati in una famiglia aristocratica andava «conquistata» giorno per giorno, così da diventare esempio di virtù e misura per chi era collocato più in basso nella scala sociale. Quanto abbiamo detto non deve però farci credere che Teresa ricevesse un’educazione moderna nel senso in cui la intendiamo oggi. Pietro, infatti, quando pensava alla figlia lo faceva nel rispetto di una tradizione culturale che attribuiva alle donne alcune caratteristiche. Così scriveva in Ricordi a mia figlia:: «Un giovane robusto, ardito, impetuoso piace, una figlia se tale fosse dispiacerebbe; la virtù sua è la modestia, il contegno, un po’ di timidezza, la sensibilità squisita, la compassione, qualche poco anche d’imbarazzo nella sua persona formano il di lei pregio. Una donna decisa, aspra e di franchezza spiace».

L’istruzione di Teresa Teresa non andava a scuola. Nessuno glielo chiedeva; nemmeno esistevano scuole che potesse frequentare. L’istruzione le fu impartita, secondo le linee tracciate dal padre, da precettori privati. Ma per comprendere meglio i contenuti dell’istruzione di Teresa leggiamo le parole del padre: «I libri sono la più cara compagnia e la più istruttiva. Io approvo che voi leggiate […] tutte le Commedie e tutte le Tragedie possibili, […] vi insegnano il più nobile e decente modo di conversare, vi sviluppano sentimenti nobili e generosi e sono una eccellente lezione di morale pratica. Anche i Romanzi scritti con decenza e con grazia li approvo […]». Verri, poi, stila una sorta di programma di studi ideale, che ben riassume i campi di interesse che ritiene più utili per la formazione della figlia: «La favola, la storia sono ottime cose da esaminare, […] i quadri nelle gallerie trattano questi argomenti ed è cosa meschina per una donna che si voglia credere colta e gentile l’avere sotto gli occhi e nelle mani questi oggetti e non conoscerli». A queste materie, Verri più avanti aggiungeva lo studio delle lingue.

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Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento


Princìpi di educazione dei figli Le ultime pagine del testo di Pietro alla figlia sono dedicate ai princìpi nell’eche dovranno ispirare Teresa nell’ figli. L’assunto di ducazione dei figli base è che i bambini sono soggetti dotati di diritti, sono cioè persone. Si tratta di una rivoluzione rispetto alla tradizione, che considerava i bambini come proprietà del padre, autonomaincapaci di esprimersi autonoma mente. Sono molti i passi in cui emerge questa idea: «Vi dirò che per regola generale i vostri maestri debbono essere gli stessi bambini, badate ai qualunloro gemiti e astenetevi da qualun que cosa che li faccia piangere, […] nae siate certa che l’istinto della na tura è quello che anima i bambini […]. Tenete i vostri bambini allegri, liberi, lasciate uno sviluppo facile alla natura».

TEST INVALSI Barra con una x la risposta esatta. 1. La frase «Una donna decisa, aspra e di franchezza spiace» rispecchia il pensiero:

2. Con quale dei seguenti aggettivi potresti sostituire l’aggettivo «moderna» attribuito all’educazione di Teresa?

3. Che genere di atteggiamento, secondo il conte Pietro, bisogna adottare nei confronti dei bambini?

A della mamma di Teresa Verri.

A Statale.

A Severo e intransigente.

B di Teresa Verri.

B Illuminata.

B Protettivo e ansioso.

C del precettore di Teresa Verri.

C Paritaria.

C Istintivo e allegro.

D della tradizione culturale.

D Scolastica.

D Calibrato e distaccato.

Lezione Unità 4 ( 7La(Chiesa, Culturaun e politica nuovo protagonista nella prima metà della storia del Settecento europea

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Riforme Riformare significa cambiare, modificare un’istituzione o l’organizzazione di qualcosa (la scuola, il sistema politico, la sanità ecc.) in maniera non violenta, applicare l’intelligenza e il potere (politico, economico, culturale) per migliorare la realtà circostante, le istituzioni politiche, la società, i rapporti economici e giuridici.

IL SETTECENTO, UN’EPOCA DI RIFORME

Le riforme dei sovrani

Riforme o rivoluzione?

Un grande storico italiano, Franco Venturi, intitolò un suo celebre libro Settecento riformatore per evidenziare una delle caratteristiche principali del XVIII secolo: la volontà di molti sovrani dell’epoca di riformare la società e le istituzioni dall’alto, cioè senza coinvolgere la popolazione (come avviene in una democrazia moderna). Ispirati dal pensiero degli illuministi, i sovrani europei, infatti, intervennero in ogni aspetto della vita pubblica: dalla scuola ai commerci, dall’agricoltura alle manifatture, dalla vita giuridica a quella religiosa. Il secolo delle riforme, in realtà, si concluse con una rivoluzione, quella francese del 1789, ossia con un movimento anche violento che trasforma in modo radicale e rapido le istituzioni e la società.

Nel XIX e XX secolo, con l’affermazione prima del movimento democratico e poi di quello socialista e comunista, coloro che volevano cambiare la società hanno avuto di fronte l’alternativa tra riforme e rivoluzione. Così, la parola «riforma» ha assunto un significato particolare. I sostenitori delle riforme, i «riformisti», erano coloro che aspiravano a un cambiamento della realtà graduale, non traumatico, contrattato attraverso le armi della politica (la discussione, la persuasione, la ricerca del consenso) e della scienza (lo studio della realtà sociale, l’elaborazione degli strumenti tecnici migliori per intervenire su di essa). «Rivoluzionari», per converso, erano coloro che si battevano per una trasformazione profonda e radicale, anche violenta, della società, le cui ingiustizie e storture non potevano essere sanate attraverso una politica riformista, giudicata fondamentalmente debole e rinunciataria.

L’illustrazione rappresenta simbolicamente il passaggio dall’Antico regime al nuovo governo repubblicano nato con la Rivoluzione francese (vedi Unità 8): gli esponenti dell’antica classe nobiliare posano medaglie e segni distintivi del loro ceto, secondo il principio di uguaglianza che, insieme a quello di libertà e di fraternità, ispirò la trasformazione politica e sociale.

248

Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento


LE RIFORME OGGI

Il ruolo del Parlamento nelle riforme Oggi l’idea della rivoluzione, ispiratrice della storia politica dell’Ottocento (dopo la Rivoluzione francese del 1789) e del Novecento (dopo la Rivoluzione russa del 1917), sembra definitivamente tramontata, almeno nei Paesi democratici occidentali. Di conseguenza, sulla scena politica non esiste più lo scontro tra «riformisti» e «rivoluzionari». È del tutto evidente che, in una democrazia matura, chiunque si proponga di governare e cambiare la realtà non possa che seguire un metodo riformista, basato cioè sull’azione delle leggi discusse ed elaborate in Parlamento.

Riforme sì, ma quali (e come)? Eppure, se sul metodo delle riforme sembrano tutti d’accordo, la sostanza delle riforme proposte dai diversi schieramenti politici cambia a seconda dei loro orientamenti. Quasi tutti condividono, per esempio, la necessità di riformare il sistema politico, la scuola, il sistema delle pensioni, lo Stato sociale, ma le ricette proposte sono ovviamente diverse o molto diverse. Inoltre, le riforme possono essere più o meno radicali (cioè più o meno in grado di trasformare in profondità la realtà e i rapporti sociali), possono essere imposte o condivise, pensate da pochi o elaborate da molti. Insomma, se tutti sono in qualche misura riformisti, non tutti lo sono allo stesso modo.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente.

cambiamento

mutamento

innovazione revisione

ne trasformazio

innovatore violenza

leggi

o rament miglio mento rinnova conser vatore

rivolgimento gradualità

retrogrado

modernità

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. Quali aspetti della vita scolastica nella vostra classe andrebbero, secondo voi, riformati? Confrontatevi: avete tutti le stesse idee? Trovate una modalità per attuare delle modifiche che vadano incontro alle esigenze di tutti? 2. Se frequentate una palestra, un gruppo sportivo o un centro di aggregazione giovanile qualsiasi, provate a proporre una riforma che ne migliori la qualità.

Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento

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SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 23 L’Illuminismo

BES

Nel Settecento dalla Francia si diffuse in tutta Europa l’Illuminismo, una corrente di pensiero che si proponeva di sconfiggere l’ignoranza e la superstizione attraverso i «lumi» della ragione. Per gli illuministi la conoscenza doveva derivare dall’osservazione diretta dei fenomeni naturali. Le scienze sperimentali ebbero così un notevole sviluppo. In Francia Diderot e d’Alembert vollero divulgare il sapere con l’Enciclopedia. Esponenti illustri furono i filosofi Voltaire, Rousseau e Montesquieu. In Italia le idee illuministe si diffusero soprattutto a Milano e a Napoli. Lezione 24 Guerre ed equilibrio L’equilibrio europeo fu più volte scosso da guerre di successione (in Austria e in Polonia): alla morte di un sovrano all’erede designato se ne contrapponeva un altro, sostenuto da Stati stranieri che speravano di espandere la propria influenza politica. All’inizio del secolo, i Paesi più influenti erano Francia e Gran Bretagna, ma mentre nel primo erano in atto forti tensioni sociali, nel secondo si rafforzava il potere del Parlamento. Tra il 1756 e il 1763 le rivalità fra le potenze europee sfociarono nella guerra dei Sette anni, da cui uscirono rafforzate Prussia e Gran Bretagna. Lezione 25 Le riforme in Europa In alcuni Stati europei i sovrani, pur mantenendo il loro potere assoluto, si ispirarono ai princìpi dell’Illuminismo per riformare la società («dispotismo illuminato»). Federico 2° in Prussia, Maria Teresa e Giuseppe 2° in Austria, Caterina 2° in Russia introdussero provvedimenti nel campo dell’istruzione, della giustizia, dell’economia, modernizzando la società. In Portogallo e in Spagna, invece, le audaci politiche di riforma furono ostacolate soprattutto da parte della nobiltà terriera e della Chiesa. Lezione 26 L’Italia tra riforme e conservazione L’Italia era sempre divisa in tanti Stati. In Lombardia, passata dal dominio spagnolo a quello asburgico, fu avviata una politica riformatrice. Riforme di stampo illuministico furono applicate anche nel Granducato di Toscana da parte dell’austriaco Pietro Leopoldo, e nel Regno di Sardegna da Vittorio Amedeo 2° di Savoia. Il Regno di Napoli, dopo essere passato agli austriaci, tornò in mano spagnola con Carlo di Borbone, ma lì e nello Stato della Chiesa ogni tentativo di modernizzazione incontrò la resistenza dei vecchi ceti feudali e fallì.

250

Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. Ragione – Napoli – Austria – Dispotismo – Sperimentale – Chiesa – Spagna – Riforme Rivoluzione scientifica e metodo ………..……………………..………….......… nel 18° secolo portano a

ILLUMINISMO

nasce in Francia caratterizzato da

determina

diffusione anche in

Influenza sulla politica

Uso critico della

Italia

………..……………………..…………

Tolleranza religiosa

Uso pratico della scienza

………..……………………..………

illuminato

Milano

………..……………………

………..……………………..………

sociali ed economiche che portano a

attuate in

contrastate in

Scontro con la

………..……………………..………

………..……………………..………

………..……………………..…………

Prussia, Russia

Portogallo

,

,

Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento

251


VE RI FI CA

1. Collega ciascun avvenimento nella colonna di sinistra alla data in cui ha avuto luogo, nella colonna di destra. 1. Inizio della guerra di Successione spagnola

a. 1765

2. Pace di Utrecht

b. 1748

3. Inizio della pubblicazione dell’Enciclopedia

c. 1756

4. Cesare Beccaria pubblica Dei delitti e delle pene

d. 1740

5. Inizio della guerra di Successione polacca

e. 1764

6. Inizio della guerra di Successione austriaca

f. 1733

7. Inizio della guerra dei Sette anni

g. 1713

8. Pace di Aquisgrana

h. 1751

9. Leopoldo di Asburgo-Lorena diventa granduca di Toscana 10. Abolizione della tortura nell’Impero asburgico

i. 1701 l. 1787

2. Date le definizioni, scrivi il termine corrispondente. a. Regime politico in cui il sovrano governa in modo assoluto ma avviando una serie di riforme legate alle idee illuministe: …………………………………………………………………… b. Inventario delle proprietà immobiliari di una determinata area volto ad accertarne il valore a fini fiscali: ……………………………………………………………………

c. Dottrina economica fondata sulla libera iniziativa e sul libero commercio che si proponeva di eliminare qualsiasi vincolo alla piena libertà economica: …………………………………………………………………… d. Verità di fede non dimostrabile: …………………………………………………………………… e. Partito inglese di tendenze liberali vicino alla borghesia manifatturiera commerciale: …………………………………… 3. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. La maggior parte degli illuministi italiani operò nell’Italia settentrionale.

V

F

b. Nell’ambito del riformismo settecentesco il governo toscano fu il più sensibile ai problemi della libertà dell’individuo e dei suoi diritti rispetto allo Stato.

V

F

c. Il Regno di Sardegna rimase totalmente escluso dal riformismo di questo periodo.

V

F

d. La guerra dei Sette anni fu determinata dal conflitto coloniale tra Francia e Spagna.

V

F

e. L’Enciclopedia fu pubblicata a metà del Settecento da Rousseau e Voltaire.

V

F

f. I sovrani di alcuni Stati europei, pur mantenendo il potere assoluto, fecero proprie alcune idee dell’illuminismo e attuarono riforme economiche e sociali.

V

F

g. In Inghilterra vigeva la monarchia assoluta.

V

F

h. Il dispotismo illuminato non cercò di ridimensionare il ruolo della Chiesa.

V

F

i. Federico II di Prussia, Maria Teresa d’Austria e Caterina di Russia furono sovrani illuminati.

V

F

l. Le principali riforme riguardavano provvedimenti a favore dell’istruzione, della giustizia e dell’economia.

V

F

V

F

m. Prima della guerra dei Sette anni la Francia era la maggiore potenza europea.

252

Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento


4. Scrivi una definizione chiara e completa di «dispotismo illuminato» usando le seguenti parole: regime politico – Stati assolutistici – sovrani – idee illuministe – riforme – benessere pubblico ……………………………………………………...………………………………………………………………………………..……………………………………………………………………… ………..………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………..………………………………… ……………………………………………..………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………. .………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………..…………………………………………… …………………………………..………………………………………………………………………………..……………………………………………………………………………….............. ...................................................................................................................................…...………………………………………………………………………………..…………………

5. Completa la tabella inserendo nella colonna opportuna i termini e le espressioni elencati.

tradizione – sensi – ragione – fanatismo religioso – riforma della società – autoritarismo – libertà di pensiero – libertà di stampa – ignoranza – superstizione – intelligenza – tolleranza religiosa – scienza Aspetti considerati positivamente dagli illuministi

Aspetti considerati negativamente dagli illuministi

……………………........……………………………………………………………………........…

……………………........……………………………………………………………………........…

……………………........……………………………………………………………………........…

……………………........……………………………………………………………………........…

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………........……………………………………………………………………........……

…………………........……………………………………………………………………........……

6. Completa la tabella inserendo le informazioni fondamentali relative al Parlamento britannico. Assemblee che lo costituivano

……………………........……………………………………………………………………........… ……………………........……………………………………………………………………........… ……………………........……………………………………………………………………........…

Partiti politici e loro rappresentanza sociale

………………………………………………………………………………………………………… …………………........……………………………………………………………………........……

7. Completa il testo inserendo correttamente i termini elencati.

verità – superstizione – luce – culturale – Illuminismo – fiducia – ragione – fede – intelletto – ignoranza – passato – critica razionale Il movimento ………………………………………………………………… che prese il nome di ………………………………………………………………… sosteneva la ………………………………………………………………… nella …………………………………………………………………, cioè nell’intelligenza umana, che viene paragonata alla ………………………………………………………………… che illumina ogni cosa. L’essere umano, utilizzando il suo …………………………………………………………………, può sconfiggere l’…………………………………………………………………, superando le «…………………………………………………………………» ereditate dal ………………………………………………………………… e accettate senza alcuna …………………………………………………………………, o per ………………………………………………………………… o per ………………………………………………………………….

Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento

253


VE RI FI CA

8. Esegui sulla carta le attività indicate.

• Dopo avere creato una legenda, distingui con colori diversi: – i territori soggetti al dominio austriaco; – i territori soggetti al dominio dei Borbone di Spagna.

9. Immagina di essere un filosofo illuminista e di voler illustrare le tue posizioni. Scrivi un testo che prevede l’utilizzo dei seguenti termini. ragione – dogmatismo – libertà – esperienza – critica – religione ……………………………………………………...………………………………………………………………………………..………………………………………………………… ……………………..………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………..………… ……………………………………………………………………..………………………………………………………………………………..…………………………………………… …………………………………..………………………………………………………………………………..……………………………………………………………………………… …………………………………………………...………………………………………………………………………………..…………………………………………………………… …………………..………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………..…………… …………………………………………………………………..………………………………………………………………………………..…………………………………………… …………………………………..………………………………………………………………………………..…………………………………………………………………………… …..………………………………………………………………………………..………………………………………………………………………………..……………………………

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Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento


FACCIAMO STORIA INSIEME

Pietro Leopoldo e il rinnovamento del pensiero giuridico

Il passo che segue è una parte dell’introduzione del Codice Leopoldino. Pietro Leopoldo di Lorena, granduca di Toscana dal 1765 al 1790, emanò il documento il 30 novembre 1786. I contenuti del nuovo codice rappresentano una straordinaria innovazione nella cultura giuridica dell’epoca.

Con la più grande soddisfazione del Nostro paterno cuore Abbiamo finalmente riconosciuto che la mitigazione delle pene congiunta con la più esatta vigilanza per prevenire le reazioni, e mediante la celere spedizione dei processi, e la prontezza di sicurezza della pena dei veri delinquenti, invece di accrescere il numero dei delitti ha considerabilmente diminuiti i più comuni, e resi quasi inauditi1 gli atroci. Siamo venuti nella determinazione di non più lungamente differire la riforma della Legislazione Criminale, con la quale abolita per massima costante la pena di morte, come non necessaria per il fine propostosi dalla So cietà nella punizione dei rei, eliminato affatto l’uso della tortura, la confiscazione dei beni dei delinquenti come tendente per la massima parte al danno delle loro innocenti famiglie che non hanno complicità nel delitto. Tipo di documento: documento ufficiale Autore: Pietro Leopoldo di Lorena Epoca: XVIII secolo

1. inauditi: in questo contesto significa «sconosciuti».

COMPRENDO IL TESTO A coppie rispondete alle domande dopo aver letto il testo, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. A quale tipo di fonte appartiene quella che hai appena letto? 2. Qual è il soggetto sottinteso del primo verbo? Perché è scritto con la lettera maiuscola? 3. Quali effetti ha prodotto la mitigazione delle pene? 4. Quanti punti prevede la riforma della legislazione criminale? 5. Perché si sceglie di eliminare la confisca dei beni del condannato? 6. Quali fattori che riguardano il buon funzionamento della giustizia hanno contribuito a far diminuire i crimini?

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Il dibattito sulla moralità e l’efficacia della pena di morte e della tortura ha costantemente caratterizzato l’epoca illuminista, a partire dai celebri saggi degli intellettuali italiani Pietro Verri (Osservazioni sulla tortura) e Cesare Beccaria (Dei delitti e delle pene). In Italia, la pena di morte è stata abolita alla fine della Seconda guerra mondiale, quando i padri costituenti l’hanno ripudiata come indegna di uno Stato civile. Solo l’articolo 27 ne manteneva traccia nei casi previsti dal codice di guerra. Il Parlamento italiano, con la legge costituzionale del 2007, ha modificato quell’articolo della Costituzione, abolendo il precedente riferimento ai casi di pena di morte previsti dalle leggi militari di guerra. 1. Cercate l’articolo 27 della nostra Costituzione e copiate la frase relativa alla pena dei condannati. Cercate e scrivete quale sia attualmente la massima pena prevista dal Codice penale in vigore in Italia. 2. Fate una ricerca in internet e scrivete almeno dieci Paesi nel mondo nei quali è ancora applicata la pena di morte.

Unità 7 ( Cultura e politica nella prima metà del Settecento

255


Le rivoluzioni scuotono il mondo

UNITÀ

8

A fine Settecento gli equilibri politici sulle due coste dell’oceano Atlantico cambiano radicalmente: nel 1776, dopo una vittoriosa guerra d’indipendenza contro la ran retagna, nascono gli Stati Uniti d’America nel 1789 la monarchia assoluta francese travolta da una rivoluzione che apre una nuova stagione politica in Francia e nel mondo. Termina cos l’ Antico regime e nasce un mondo nuovo borghese . La rivoluzione del impone uomini nuovi, tra cui Napoleone Bonaparte, esponente della piccola nobiltà c rsa formatosi alla scuola militare. na volta raggiunto il potere, Napoleone diventa imperatore e inizia la conquista dell’ uropa. L’opposizione delle grandi potenze europee accende una lunga serie di guerre. on la sconfitta di Napoleone, nel , Austria, russia, ussia e ran retagna danno inizio a una stagione nuova, che cerca di riportare l’ uropa all’Antico regime.

1774

Luigi XVI re di Francia

1776

Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America

1770

1780 1773

Boston tea party: inizia il processo d’indipendenza delle colonie britanniche d’America

1775

Guerra d’indipendenza americana

Che cosa sai già… v La rivoluzione industriale inglese cambia il volto della società moderna:

il lavoro meccanico si sostituisce a quello umano; nuove fonti di energia si affiancano a quelle antiche; la fabbrica sostituisce la bottega artigiana; il profitto si afferma come fine della vita economica; lavoratori salariati e capitalisti diventano le figure sociali principali. v L’Illuminismo è una rivoluzione della conoscenza. La ragione umana ha il compito d’indagare e conoscere i misteri della natura e della società. Tutti gli uomini nascono liberi e uguali; grazie all’istruzione possono progredire e migliorare come individui e come membri della società. v Le monarchie nazionali sperimentano il dispotismo illuminato, cioè un modello di governo nel quale il potere assoluto dei sovrani è sorretto dalle conoscenze degli intellettuali illuministi.

256

1783

Pace di Versailles e fine della guerra d’indipendenza americana


La prima grande rivoluzione politica scoppia nell’America del Nord e porta alla nascita, nel 1776, di un grande Stato federale, gli Stati Uniti d’America. Nel 1789 scoppia in Francia la rivoluzione che sconvolgerà gli equilibri politici e sociali d’Europa e del mondo.

1792

1787

1789

Costituzione degli Stati Uniti d’America

Inizio della Rivoluzione francese

1804

Arresto di Luigi XVI

Napoleone proclama l’impero

Proclamazione della Repubblica francese

1790

1814-1815 Congresso di Vienna: inizia la Restaurazione

1800

1788

1791

1793

Luigi XVI convoca gli Stati generali a Parigi

Prima Costituzione francese

Robespierre instaura il Terrore Luigi XVI viene condannato a morte

1794

1799

Congiura del termidoro e condanna a morte di Robespierre

Napoleone è Primo console

1814 Napoleone è costretto ad abdicare

…e che cosa imparerai v Le colonie britanniche in America si ribellano alla madrepatria: nascono gli Stati

Uniti d’America. v L’assolutismo francese è afflitto da gravi problemi: il re convoca gli Stati generali per ascoltare i tre ordini (clero, nobiltà, Terzo stato). Gli Stati generali falliscono; nel luglio 1789 scoppia la rivoluzione. v I sovrani europei considerano la Francia una minaccia. Scoppia la guerra; la rivoluzione è in pericolo. Il Terrore giacobino salva la rivoluzione, ma con alti costi umani. Il colpo di stato di termidoro supera il Terrore e fonda una repubblica borghese. v Napoleone è l’erede della stagione rivoluzionaria. Per venti anni afferma l’egemonia francese sul continente, ma alla fine la coalizione delle potenze europee lo sconfigge e dà inizio a una nuova stagione: la Restaurazione.

257


LEZIONE

27

La nascita di una nuova nazione: gli Stati Uniti d’America

1 Le colonie britanniche in America I coloni americani hanno rapporti difficili con la madrepatria COMPRENDO IL TESTO Perché i coloni americani non potevano installare fabbriche sul territorio americano? Sottolinea nel testo la frase che ti permette di rispondere a questa domanda.

I commerci tra Europa e colonie americane illustrati in una mappa d’inizio XVIII secolo.

258

Grazie alla vittoria nella guerra dei Sette anni (vedi Unità 7, Lezione 24), la Gran Bretagna aveva ampliato i suoi domini lungo la costa atlantica dell’America del Nord. Nella fascia costiera, stretta tra l’oceano Atlantico e la catena dei monti Appalachi, erano nate tredici colonie. Queste tredici colonie avevano una grande importanza economica per la Gran Bretagna: gli industriali britannici, infatti, importavano materie prime a basso costo dalle Americhe, che trasformavano in beni di consumo nelle loro manifatture e poi rivendevano a caro prezzo nelle colonie stesse. Per mantenere questo meccanismo, così vantaggioso per gli industriali britannici ma così sfavorevole per i coloni americani, il Parlamento di Londra aveva votato una legge in base alla quale era vietato installare fabbriche locali nei territori americani perché esse avrebbero potuto far concorrenza alle manifatture nazionali. Se i coloni avessero potuto produrre da sé quanto necessario per vivere e prosperare, non avrebbero più avuto bisogno di acquistare prodotti dalla madrepatria e ciò avrebbe fatto perdere alle industrie britanniche una fetta importante del loro mercato.

Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


Le colonie sono realtà economiche e sociali molto diverse tra loro Nonostante la Gran Bretagna avesse posto vincoli molto pesanti alla crescita autonoma delle colonie, queste si svilupparono ugualmente, ognuna in base alle proprie risorse e alle caratteristiche culturali delle proprie comunità. Il mondo coloniale, infatti, era sostanzialmente diviso in tre gruppi di colonie: • le colonie del Nord (il cosiddetto New England, cioè «Nuova Inghilterra», formato da New Hampshire, Connecticut, Rhode Island e Massachusetts): qui il legame con la madrepatria era molto stretto e i coloni si sentivano cittadini inglesi a tutti gli effetti; l’economia era prospera e piccole e medie fattorie delle regioni interne convivevano con le città della costa, che basavano la propria economia sulla pesca e sull’industria navale, da cui ricavavano grandi profitti. Boston, il maggior centro economico e culturale, era famosa per il suo porto e i cantieri; • le colonie del Centro (New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware): nella fascia centrale i britannici convivevano con altri emigrati europei (tedeschi, svizzeri, francesi e olandesi) e insieme a loro diedero vita a una società aperta, multiculturale e multiconfessionale. L’economia si basava soprattutto sull’agricoltura e sul commercio di pellame. Filadelfia e New York erano i centri principali; • le colonie del Sud (Maryland, Virginia, South Carolina, North Carolina, Georgia) avevano un’economia quasi esclusivamente agricola e priva delle attività manifatturiere e mercantili tipiche delle colonie del Centro e del Nord. Le immense piantagioni di canna da zucchero, tabacco, riso e cotone, erano di proprietà di un numero ristretto di famiglie, che vi facevano lavorare migliaia di schiavi neri portati dall’Africa.

COMPRENDO IL TESTO Quali colonie britanniche avevano un’economia prevalentemente agricola? a Colonie del Nord. b Colonie del Centro. c Colonie del Sud.

Multiconfessionale Con questo termine, che letteralmente significa «molte confessioni», si indica uno Stato che garantisce la convivenza tra più confessioni religiose.

LE COLONIE BRITANNICHE IN AMERICA

Lezione 27 ( La nascita di una nuova nazione: gli Stati Uniti d’America

259


LEZIONE LEZIONE

1 27

2 Contrasti e scontri

con la Gran Bretagna

I rapporti con la Gran Bretagna entrano in crisi

Boicottaggio Si indicano con questo termine tutte le azioni che mirano a danneggiare una organizzazione o uno Stato, isolandolo e impedendogli ogni tipo di attività economica o politica.

Nella prima metà del Settecento la popolazione delle colonie passò da 250 000 a 1 700 000 abitanti. Questa straordinaria crescita demografica cambiò radicalmente la società coloniale: non si trattava più di sparute comunità, spesso formate da dissidenti religiosi che fuggivano dalla Gran Bretagna in cerca di libertà, ma di una popolazione sempre più vasta, all’interno della quale si formò una classe dirigente di proprietari terrieri, commercianti e industriali. La nuova «classe dirigente americana» si sentiva ancora legata alla madrepatria britannica, ma sopportava sempre di meno i vincoli e i freni posti alla propria crescita, perciò aumentarono sempre di più le rivendicazioni di autonomia. I rapporti entrarono in crisi quando nel 1765 il Parlamento inglese estese alle colonie lo Stamp Act («legge del bollo»), una tassa su giornali, libri e qualsiasi documento di valore legale. Si trattò di un evento eccezionale perché contravveniva a una regola fondamentale che aveva retto il rapporto tra Londra e le colonie, quella di non sottoporre la colonie a prelievo fiscale. Uno dei princìpi fondamentali della società britannica stabiliva che si poteva tassare chi era rappresentato in Parlamento (No taxation without representation, «Nessuna tassa senza rappresentanza») e i coloni americani non avevano alcuna rappresentanza parlamentare e venivano trattati come sudditi di livello inferiore. Per la prima volta i coloni insorsero contro la madrepatria e indissero il boicottaggio delle merci inglesi, non acquistandole. Si trattava di una battaglia economica dal chiaro significato politico.

Rappresentanti della Virginia protestano per lo Stamp Act proclamando alla Camera legislativa che il diritto di imporre tasse spetta solo all’Assemblea coloniale.

260

Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


I primi scontri armati scoppiano a Boston La città di Boston fu il centro che oppose maggior resistenza alle imposizioni fiscali della madrepatria. Nel 1768 il governo britannico inviò quindi un esercito di supporto ai funzionari che dovevano far applicare le tasse. La presenza dei militari creò tensione e scontri tra cittadini e soldati provocando anche morti civili. In uno di quegli scontri, avvenuto nel 1770, i soldati risposero a provocazioni verbali sparando sulla folla e uccidendo 5 persone. Il fatto, passato alla storia come il «massacro di Boston», accrebbe il malcontento tra la popolazione. Nel 1773 fu emesso il Tea Act, un altro provvedimento particolarmente sfavorevole alle colonie, in quanto venivano obbligate a comprare il tè dalla Compagnia delle Indie. In reazione a ciò alcuni coloni assaltarono tre navi della Compagnia ormeggiate nel porto di Boston, scaricando in mare il loro carico. Questo evento, noto come il Boston Tea Party, provocò la dura reazione inglese: il porto di Boston fu bloccato con navi da guerra e il Massachusetts fu privato della sua autonomia. L’episodio di Boston fu la classica goccia che fece traboccare il vaso: mentre il re Giorgio III con le sue misure repressive tentava di isolare la colonia ribelle del Massachusetts, i rappresentanti delle colonie decisero di riunirsi e indissero nel 1774 a Filadelfia il primo Congresso continentale per assumere una posizione comune in merito ai rapporti con la Gran Bretagna. Le tesi che si confrontarono nel congresso erano molto discordanti e andavano dai sostenitori di una rottura radicale e violenta con Londra ai seguaci di una linea più moderata, che continuava a cercare un compromesso. Alla fine, ebbe la meglio la linea moderata e venne chiesto al re il diritto di creare un Parlamento coloniale.

LAVORO SULLA LINGUA L’episodio del Boston Tea Party è definito con una metafora: individuala e spiegane il significato con parole tue. ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

Il Boston Tea Party (16 dicembre 1773): i coloni, travestiti da pellerossa, gettano le casse di tè inglese in mare nel porto di Boston.

Lezione 27 ( La nascita di una nuova nazione: gli Stati Uniti d’America

261


LEZIONE

28

3 La nascita degli Stati Uniti d’America

La guerra e la Dichiarazione d’indipendenza

Gilbert Stuart, Ritratto di George Washington, 1779.

L’esito del Primo Congresso continentale non fu positivo: il re rifiutò la richiesta e la Gran Bretagna continuava a trattare le colonie con il pugno di ferro e i coloni erano sempre più insofferenti nei confronti di una politica che li umiliava e li danneggiava. Nel 1775 una colonna di soldati inglesi fu massacrata a Lexington (Massachusetts) da milizie composte di coloni americani. Fu l’evento che diede il via alla guerra. Questa volta, però, i ribelli si organizzarono per sostenere un conflitto che prevedevano lungo e impegnativo: fu creato per la prima volta un esercito nazionale, il cui comando venne assunto dal generale George Washington (1732-1799), un proprietario terriero della Virginia con grandi doti militari. Il 4 luglio 1776 il Congresso emanò la Dichiarazione d’indipendenza dall’Inghilterra. Con questo testo, redatto da Thomas Jefferson (1743-1826) e ispirato ai valori morali e filosofici dell’Illuminismo (libertà contro dispotismo; uguaglianza fra tutti gli uomini contro sfruttamento) le colonie proclamavano la nascita degli Stati Uniti d’America. La Dichiarazione suscitò un grande entusiasmo in Europa. Dalla Francia, dalla Spagna e dall’Olanda, tutti Paesi interessati per diverse ragioni ad assestare un duro colpo alla Gran Bretagna, arrivò alle colonie anche un aiuto militare, che alla fine si rivelò decisivo nel far volgere il conflitto in loro favore. L’appoggio esterno, infatti, permise ai coloni di riportare diverse vittorie e nel 1782 costrinse la Gran Bretagna a riconoscerne l’indipendenza. La pace fu firmata a Versailles nel 1783.

DENTRO LA STORIA La Dichiarazione d’indipendenza americana La volontà di confrontarsi con il mondo Quando il 4 luglio del 1776 i delegati del Congresso delle tredici colonie americane approvarono la Dichiarazione d’indipendenza, essi tradussero in una concreta azione politica gli ideali di libertà e di uguaglianza civile e politica professati dai filosofi illuministi. Avvertendo la necessità di spiegare al mondo le ragioni che li avevano portati a staccarsi dalla madrepatria, scrivevano nelle prime righe del documento: «Quando nel corso degli eventi si rende necessario a un popolo sciogliere i vincoli politici che lo avevano legato a un altro e assumere tra le potenze della Terra quel posto distinto e uguale cui ha diritto per Legge naturale e divina, un giusto rispetto per le opinioni dell’umanità richiede che esso renda note le cause che lo costringono a tale secessione».

262

Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo

Le ragioni alla base della Dichiarazione Le ragioni che essi portarono a motivazione della Dichiarazione d’indipendenza rivelano chiaramente il legame con i princìpi dell’Illuminismo: «Noi riteniamo che le seguenti verità siano evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, che tra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità. Che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati fra gli uomini i governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati. Che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare tali fini, è diritto del popolo modificarlo o distruggerlo, e creare un nuovo governo, che si fondi su quei princìpi e che abbia i propri poteri ordinati in quella guisa che gli sembri più idonea al raggiungimento della sua sicurezza e felicità. Ma quando una lunga sequela di abusi e di usurpazioni, invariabilmente diretti allo stesso oggetto, svela il disegno di assoggettarli a un duro dispotismo, è loro diritto e loro dovere abbattere un tale governo e procurarsi nuove garanzie per la loro sicurezza futura».


Gli Stati federali e la Costituzione Dopo aver vinto la guerra, i coloni dovevano decidere quale governo dare al loro Paese. La faccenda era molto complicata perché un conto era liberarsi dallo sfruttamento britannico, altro era decidere come stare insieme, come unire territori e comunità che erano molto diversi per caratteristiche economiche e sociali. Le ipotesi in discussione erano due: • alcuni volevano creare una confederazione, cioè un’unione tra Stati diversi che conservasse quanto più possibile l’autonomia delle singole colonie e la loro sovranità politica; • altri volevano creare una federazione di Stati, cioè un’unione molto più forte tra gli Stati, che dovevano delegare a un governo centrale gli affari d’interesse comune, come per esempio la politica estera, la difesa e l’economia. Si trattava di due ipotesi difficili da conciliare perché rispondevano a due esigenze diverse: quella confederale a mantenere quanto più possibile l’autonomia delle singole colonie; quella federale a creare un grande Stato unitario che potesse affermarsi in America e nel mondo. Nel 1787 ebbe la meglio la scelta federalista e fu promulgata la Costituzione degli Stati Uniti d’America. Questa prevedeva un governo basato sulla divisione fra i tre poteri fondamentali dello Stato (legislativo, esecutivo e giudiziario). Nel 1789 George Washington, l’eroe della guerra d’indipendenza, fu eletto primo presidente degli Stati Uniti.

La bandiera degli Stati Uniti è formata da 13 strisce orizzontali alternate rosse e bianche e da un riquadro nella parte alta vicino all’asta con stelle a cinque punte su fondo blu. Le 13 strisce richiamano il numero delle colonie originarie, le stelle invece il numero degli Stati federati; per questo motivo il numero delle stelle è variato nel tempo. Sulla bandiera odierna ce ne sono 50, in quella nella foto soltanto 13 perché si tratta della bandiera creata nel 1777 durante la guerra d’indipendenza.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati.

tasse – coloni – esercito – presidente – Jefferson – indipendenza – guerra – Washington – madrepatria – società In America, i .................................................... danno vita a una nuova e fiorente ....................................................

La .................................................... inglese impone ai coloni .................................................... ingiuste

Si verificano scontri fra coloni ed .................................................. inglese, fino allo scoppio della .................................................... d’indipendenza americana

Il generale .................................................... guida le truppe degli insorti, mentre .................................................... redige la Dichiarazione di ....................................................

Nascono gli Stati Uniti d’America. Washington è il primo ....................................................

Lavoro sulla fonte 2. Rileggi nel box Dentro la storia a lato le ragioni che i coloni portarono a motivazione della Dichiarazione d’indipendenza e presenta i concetti che risentono maggiormente dell’influenza del pensiero illuminista. ....................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Lezione 27 ( La nascita di una nuova nazione: gli Stati Uniti d’America

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LEZIONE

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La Rivoluzione francese

1 La Francia dell’Ancien régime Quella francese è una società divisa in «stati»

COMPRENDO IL TESTO Disponi nel giusto livello della piramide sociale: popolo, re, clero, nobiltà.

Nel XVIII secolo la società francese, come gran parte delle società europee dell’epoca, era ancora divisa in ceti, chiamati «ordini» o «stati». Questa divisione rispecchiava un modello sociale e politico di tipo medievale che gli storici hanno chiamato Ancien régime, «Antico regime», e che era caratterizzato da una rigida struttura piramidale: • al vertice della società c’era il re, che governava per diritto divino ed ereditario. La sua figura, dunque, era sacra e intangibile; • sotto il sovrano si collocavano il clero e la nobiltà (rispettivamente il Primo e il Secondo stato), che godevano ancora di molti privilegi di origine feudale. Spesso, i membri del clero, specialmente dell’alto clero, provenivano dalle famiglie aristocratiche; • alla base della società c’era il Terzo stato, che comprendeva tutti gli altri sudditi, dal ricco borghese al contadino, e che costituiva il 98% dell’intera popolazione (in Francia circa 25 milioni di persone). All’interno della struttura statale francese sia il clero sia la nobiltà e il Terzo stato erano rappresentati nelle assemblee degli Stati generali, i quali normalmente si limitavano ad approvare le decisioni del re. In Francia era dal 1614, cioè dalle origini dell’assolutismo monarchico, che gli Stati generali non venivano convocati, a dimostrazione della loro scarsa importanza politica. Re Luigi XVI ritratto da Antoine François Collet nel 1779. Rimasto orfano del padre, Luigi succedette al nonno, Luigi XV, all’età di vent’anni. Per rafforzare i rapporti con la casa imperiale Luigi XV lo aveva fatto sposare a una figlia dell’imperatrice Maria Teresa, la principessa Maria Antonietta. Si racconta che durante i festeggiamenti per il matrimonio, alcuni fuochi d artificio caddero sulla folla provocando il panico e incidenti anche mortali. I parigini videro in ciò un cattivo auspicio per la coppia reale. La loro sorte, di fatto, non fu certo felice! Ritratto di Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena (1755-1793), moglie di Luigi XVI.

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Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


La crisi economica indebolisce le fondamenta della società francese

LAVORO SULLA LINGUA

La Francia nel Seicento si era affermata come una grande potenza europea, ma intorno alla metà del Settecento la sua economia era in crisi. I motivi della crisi erano vari: • le lunghe e costose guerre a cui aveva partecipato avevano svuotato le casse statali; • il mantenimento della lussuosa corte di Versailles e della pesante burocrazia «bruciava» enormi risorse; • l’intero carico fiscale gravava esclusivamente sulle spalle del Terzo stato. L’unico modo per uscire dalla crisi e per ridare ossigeno alle finanze pubbliche era quello di cancellare i privilegi della nobiltà e del clero, che possedevano ingenti ricchezze, e costringerli a pagare le imposte. Numerosi ministri delle finanze (Turgot, Necker, Calonne) che si succedettero durante gli anni Ottanta del Settecento cercarono di riformare la fiscalità francese e di cancellare i privilegi feudali, ma nessuno di essi riuscì nell’intento, scontrandosi con la dura opposizione dei nobili. Ad aggravare le difficoltà economiche della Francia si aggiunse la crisi delle botteghe artigianali francesi: nonostante fossero tra le più fiorenti d’Europa, esse vennero affiancate e superate dalle moderne manifatture inglesi, i cui prodotti, realizzati nelle prime fabbriche della rivoluzione industriale e, quindi, più convenienti, si diffusero presto nel Paese.

Scegli con quale tra le seguenti congiunzioni potresti sostituire, senza modificare il significato, l’avversativa che unisce i due seguenti concetti: «La Francia è una grande potenza» e «l’economia francese è in crisi». a benché b sebbene c eppure d qualora

LAVORO SULLA FONTE L’allegoria della società francese a fine XVIII secolo La vignetta qui a lato è un’allegoria, cioè rappresenta un concetto mediante immagini. I tre personaggi rappresentano i tre ordini in cui è suddivisa la società francese: l’abbigliamento, i dettagli che rimandano all’attività che svolgono e la posizione in cui sono collocati aiutano a capire a quale ceto appartengono. Sul masso sono scritte tre parole francesi che alludono a un’ingiustizia sociale: taille «imposta sulle proprietà fondiarie», impots «tasse», corvées «prestazioni di lavoro gratuito, dovute a nobiltà e clero». Rispondi alle domande. 1. Quale personaggio appartiene al Primo stato? Quale posizione occupa nella vignetta? ................................................................................................ 2. Quale personaggio appartiene al Secondo stato? Quale posizione occupa nella vignetta? ....................................................................... .........................................................................................................................................................

3. Quale personaggio appartiene al Terzo stato? Quale posizione occupa nella vignetta? ................................................................................................ 4. A quale ingiustizia sociale fa riferimento la vignetta? ..................................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Lezione 28 ( La Rivoluzione francese

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LEZIONE

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Anche le campagne entrano in crisi

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea nel testo i fattori che aggravarono le condizioni di vita dei contadini, distinguendo con colori diversi: – innovazioni nel settore dell’agricoltura; – imposizioni fiscali; – calamità naturali.

Alla fine del Settecento la Francia era ancora un Paese con un’economia prevalentemente agricola. Le campagne francesi erano un mondo in ebollizione: le persone agiate erano poche a fronte di migliaia di contadini che conducevano un’esistenza stentata, tormentata dalle carestie e dalla malnutrizione; inoltre, anche nelle campagne francesi (dopo quelle inglesi) era iniziata la recinzione dei campi aperti, che sottraeva alle famiglie più povere importanti risorse per sopravvivere. I contadini erano gravati da numerose tasse: oltre alla taglia, la tassa sulla persona o sulla proprietà, e alla gabella, cioè la tassa sul sale, essi erano anche tenuti a versare un decimo dei propri raccolti alla Chiesa (decima) e diversi altri tributi ai signori locali, comprese alcune prestazioni di lavoro gratuito (corvées). Molti contadini, ridotti alla fame, si rassegnarono a lavorare saltuariamente come braccianti nei fondi dei grandi proprietari terrieri, oppure abbandonarono le campagne per cercare lavoro in città. Le difficoltà economiche si aggravarono particolarmente nel 1788 quando, a causa di una cattiva annata, il prezzo dei cereali salì e le condizioni di vita delle classi popolari, il cui alimento principale era il pane, peggiorarono sensibilmente.

I contadini erano obbligati a pagare al clero un’imposta pari alla decima parte del ricavato del loro lavoro, perciò chiamata «decima».

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Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


2 La convocazione degli Stati generali

Il Paese si mette in movimento In questa situazione di crisi economica e di conseguenti tensioni sociali, da più parti si cominciò a reclamare la convocazione dell’assemblea degli Stati generali. Solo un’assemblea nella quale potessero esprimersi i rappresentanti di tutti e tre gli ordini, si pensava, avrebbe potuto affrontare i gravi problemi del Paese. Luigi XVI, salito al trono nel 1774, di fronte ai ripetuti fallimenti dei suoi ministri, incapaci di riformare le strutture portanti del regno, cedette a questa richiesta e nel 1788 convocò gli Stati generali per l’anno successivo. Occorreva ora eleggere i deputati che avrebbero dovuto rappresentare i tre ordini nell’assemblea. Le elezioni si trasformarono in un evento senza precedenti nella storia di Francia: per la prima volta la politica non era più un affare riservato al re e ai suoi consiglieri e diventava oggetto di dibattito appassionato per migliaia di persone che partecipavano ai raduni e ai comizi e dovevano votare per scegliere i propri rappresentanti. I problemi e le dure condizioni di vita dei francesi furono raccolti e messi per iscritto in migliaia di cahiers de doléances, i «quaderni delle lamentele».

Un «quaderno di lamentele» raccolte nella città di Angers, nella regione della Loira.

LAVORO SULLA FONTE Dalla parrocchia di Valleraugue I cahiers de doléances non erano rivolti contro il re: secondo la maggioranza del popolo, se tante famiglie soffrivano la fame non era colpa del re, ma dei suoi consiglieri, che lo ingannavano. Quella che segue è la lamentela degli abitanti di Valleraugue, un paesino di poche migliaia di persone. Il re è umilissimamente supplicato […]: di ordinare che tutti i cittadini, senza distinzione di ordini, siano tenuti a concorrere a tutte le tasse presenti e future in proporzione ai loro redditi, di qualunque natura essi siano. Di obbligare i decimatori1 ad accordare ai curati una parte che sia veramente e realmente congrua, ossia adeguata, sufficiente e capace di mantenerli e di farli vivere in modo onesto e di metterli in condizione di esercitare la carità verso i poveri. […] Che vengano anche abrogati tutti i regolamenti e tutte le leggi che nuocciono all’agricoltura […]. Che vengano soppresse le gabelle2. Che venga garantita la libertà individuale dei cittadini e che nessuno venga punito senza essere primo udito […]. Di prendere in considerazione che il paese di Alte Cevenne3 non è in condizione di sopportare un aumento di imposte […]. 1. decimatori: coloro che raccoglievano la decima, un tributo corrispondente alla decima parte del raccolto, che di solito era destinato alla Chiesa. 2. gabelle: questo termine, che in generale indica le tasse, in Francia si riferiva particolarmente a una tassa sul sale. 3. Alte Cevenne: la regione della Francia dove si trova Valleraugue.

Rispondi alla domanda. • Elenca in modo molto sintetico le richieste fatte al sovrano degli abitanti del villaggio, distinguendo le richieste economiche da quelle politiche. Richieste economiche: ………………………………………………….……………………………………….……………………………………….……………………………………….………………………… Richieste politiche: …........……………………………………………….……………………………………….……………………………………….……………………………………….…………………………

Lezione 28 ( La Rivoluzione francese

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LEZIONE

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Il sistema di voto non è rappresentativo della società francese COMPRENDO IL TESTO

Sottolinea nel paragrafo la parte relativa al sistema di voto negli Stati generali, che spiega perché il Terzo stato non avrebbe mai potuto vedere accolte le proprie rivendicazioni.

La seduta di apertura degli Stati generali convocati da Luigi XVI il 5 maggio 1789.

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Il Terzo stato era un enorme «contenitore», all’interno del quale rientrava grandissima parte della popolazione francese, dal piccolo contadino al funzionario dello Stato. Al momento di decidere i suoi rappresentanti, il Terzo stato elesse soprattutto esponenti della borghesia, tra i quali molti esperti di leggi e di diritto. Essi, però, difficilmente avrebbero potuto far sentire negli Stati generali il loro peso politico a causa del sistema di voto che veniva usato in tale assemblea. Negli Stati generali, infatti, le votazioni avvenivano «per ordine»: ciascuno dei tre stati disponeva cioè di un solo voto. Bastava, quindi, che nobili e clero si accordassero, perché ogni riforma proposta dal Terzo stato venisse bloccata. Ben diversa sarebbe stata la situazione se si fosse votato «per testa» (cioè un voto per ogni deputato): il Terzo stato, che aveva la maggioranza dei deputati, avrebbe facilmente avuto la meglio.

Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


3 Scoppia la rivoluzione Il Terzo stato richiede il voto «per testa» Il 5 maggio 1789, gli Stati generali si riunirono presso la corte di Versailles. Non accadeva da 175 anni. La prima richiesta dei rappresentanti del Terzo stato fu di abbandonare il tradizionale voto «per ordine» e di introdurre il voto «per testa», ma sia il re sia i rappresentanti dei primi due stati opposero un netto rifiuto perché temevano di perdere la guida politica dell’assemblea. I deputati del Terzo stato decisero di abbandonare i lavori e, riunitisi a Versailles nella sala della Pallacorda (un gioco simile al tennis), si costituirono in Assemblea nazionale (17 giugno). Si trattava di un atto rivoluzionario nei confronti della monarchia: il 20 giugno i deputati ribelli, ai quali si erano uniti alcuni rappresentanti del basso clero e della nobiltà più aperta e «illuminata», giurarono di restare uniti fino a quando il Paese non avesse avuto una Costituzione.

Il giuramento della Sala della Pallacorda, dipinto attribuito a J.L. David.

La presa della Bastiglia fa scoppiare la rivoluzione Il re oppose una tenace resistenza, ma presto comprese che occorreva prendere tempo fino a che non si fossero create le condizioni per ristabilire l’ordine; invitò pertanto la nobiltà e l’alto clero a collaborare con il Terzo stato. Il 9 luglio nasceva così l’Assemblea nazionale costituente, con il compito di redigere una Costituzione alla quale lo stesso re avrebbe dovuto attenersi. Luigi XVI, in realtà, aveva radunato l’esercito, concentrando truppe a Parigi e a Versailles. Le manovre militari non passarono inosservate e i parigini insorsero: s’impadronirono di armi, eressero barricate e il 14 luglio presero d’assalto la Bastiglia, una grande fortezza-prigione simbolo del potere monarchico, dov’erano rinchiusi i detenuti politici. Era l’inizio della rivoluzione. Nei giorni immediatamente successivi l’Assemblea costituì una milizia armata, la guardia nazionale; a guidarla era il nobile La Fayette, che aveva combattuto a fianco dei coloni americani nella guerra d’indipendenza contro gli inglesi.

COMPRENDO IL TESTO Riordina le seguenti frasi secondo un legame causale (causa-effetto).

a. Presa della Bastiglia. b. Il re concentra truppe a Parigi e a Versailles.

c. Insurrezione del popolo di Parigi.

d. Formazione della Guardia nazionale.

La presa della Bastiglia il 14 luglio 1789.

Lezione 28 ( La Rivoluzione francese

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LEZIONE

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4 La rivoluzione in cammino COMPRENDO IL TESTO

Che cosa chiesero i ceti possidenti all’Assemblea costituente, spinti dalla paura delle rivolte popolari? ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

L’abolizione del regime feudale e la Dichiarazione dei diritti La rivoluzione si estese subito da Parigi al resto del Paese, dove scoppiarono numerose rivolte: migliaia di contadini assaltarono i castelli dei nobili e bruciarono le carte e i documenti che attestavano le loro servitù e i diritti di proprietà dei nobili sulle terre. I ceti possidenti francesi furono travolti da una «grande paura»; temendo il crescere della violenza, i grandi proprietari terrieri, sia nobili sia borghesi, fecero allora proclamare dall’Assemblea costituente l’abolizione del regime feudale, con tutto il carico di decime, tasse e corvées che gravava sui contadini: il 4 agosto 1789 l’Ancien régime era, almeno formalmente, finito. Il 26 agosto l’Assemblea approvò la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. In essa, riprendendo in parte la Dichiarazione d’indipendenza americana, si affermavano i diritti universali di libertà e uguaglianza per tutti gli uomini, e s’introduceva la libertà di parola e di stampa. Il motto della rivoluzione era in un trittico di parole chiave: Libertà, Uguaglianza, Fraternità.

LAVORO SULLA FONTE Libertà e Uguaglianza Ecco un breve stralcio della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Art. 1. Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Art. 2. Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà e la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione. Art. 6. La legge è l’espressione della volontà generale. Tutti i cittadini hanno diritto di concorrere, personalmente o mediante loro rappresentanti, alla sua formazione. Essa deve essere uguale per tutti, sia che protegga sia che punisca. Tutti cittadini ai suoi occhi sono ugualmente ammissibili a tutte le dignità, posti e impieghi pubblici secondo la loro capacità, e senz’altra distinzione che quella costituita dalle loro virtù e dei loro talenti.

Rispondi alle domande. 1. Qual è la concezione della legge secondo la Dichiarazione? ………………………………………………………………........................……………………….……………… ……………………….……………………………………….……………………………………….…………………

2. Quali sono i diritti naturali e imprescrittibili dell’uomo? ………………………………………………………………........................……………………….……………… ……………………….……………………………………….……………………………………….…………………

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Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


1789-1791: i provvedimenti dell’Assemblea Agli eventi del 1789 seguirono due anni durante i quali l’Assemblea lavorò a ritmo serrato, adottando numerosi provvedimenti: • abolizione della compravendita di cariche pubbliche; • confisca delle proprietà del clero e rivendita ai migliori offerenti, solitamente ricchi borghesi, per risanare le finanze dello Stato; • abolizione della censura alla stampa; • liberalizzazione dei commerci. Ai sacerdoti, inoltre, fu proposto di diventare funzionari dello Stato: avrebbero dovuto giurare fedeltà allo stato come tutti i pubblici impiegati. Quasi tutti rifiutarono (per questo vennero chiamati «clero renitente»).

COMPRENDO IL TESTO Distingui le misure adottate dall’Assemblea nazionale fra economiche e sociali. Misure economiche ................................................................. ................................................................. ................................................................. ................................................................. ................................................................. .................................................................

La Costituzione del 1791

Misure sociali

Il 13 settembre 1791 la Costituzione fu finalmente approvata: la Francia si trasformava in una monarchia costituzionale. Secondo quanto teorizzato dal filosofo illuminista Montesquieu (1689-1755), i poteri dello Stato, esecutivo, legislativo e giudiziario, furono divisi fra organi distinti. Il re ora governava per mandato del popolo e non più per diritto divino, e doveva prestare giuramento di fedeltà al Paese. La Costituzione riconosceva a tutti i cittadini le libertà civili, ma il diritto di voto poteva essere esercitato solo da chi possedeva proprietà e pagava le tasse; continuavano a essere esclusi i meno abbienti e le donne.

................................................................. ................................................................. ................................................................. ................................................................. ................................................................. ................................................................. .................................................................

Libertà civili Libertà che limitano l’interferenza dello Stato nella vita dei cittadini. Sono fondamentali la libertà di parola e di religione, il diritto di difesa e la garanzia di un giusto processo.

La Costituzione del 1791 escluse le donne dal voto e dalla vita politica. Molte di loro, più colte e sensibili alle idee illuministe oramai diffuse, iniziarono a denunciare la contraddizione con gli ideali rivoluzionari e avvertirono il bisogno di formare club in cui riunirsi e discutere dei problemi sociali e femminili. Nel 1793 la Convenzione ostacolerà anche con la forza queste associazioni.

Lezione 28 ( La Rivoluzione francese

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LEZIONE

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I nobili e il re tentano la fuga La nuova situazione politica, nella quale l’Antico regime veniva spazzato via da una serie di provvedimenti rivoluzionari, convinse molti nobili ad abbandonare il Paese, rifugiandosi nelle corti straniere in attesa di organizzare una controffensiva per restaurare in patria l’ordine. Animati dalle stesse intenzioni, il 20 giugno 1791 anche il re e la consorte Maria Antonietta, figlia di Maria Teresa d’Austria, fuggirono di nascosto dalla capitale cercando di varcare il confine con i Paesi Bassi austriaci. Vennero però fermati e riconosciuti e ricondotti a Parigi. Da allora il re perse ogni prestigio e credibilità e gran parte dell’opinione pubblica gli divenne ostile.

Luigi XVI e la sua famiglia avevano tentato di fuggire travestiti ma furono scoperti a Varennes, vicino al confine con l attuale elgio. Furono quindi ricondotti a Parigi con una scorta armata.

COMPRENDO IL TESTO Completa lo schema collocando le varie forze politiche a seconda della loro posizione. Sinistra .................................................................

Centro .................................................................

Destra .................................................................

5 La guerra e le difficoltà della monarchia

L’Assemblea legislativa si divide in diversi schieramenti Terminati i lavori e promulgata la Costituzione, l’Assemblea costituente si sciolse e furono indette nuove elezioni per dar vita alla prima Assemblea legislativa, cioè l’assemblea che doveva elaborare le leggi e votarle. La nuova Assemblea si riunì il 1° ottobre 1791 ed era composta da diverse fazioni politiche, espressione dei vari «clubs» in cui si riunivano i cittadini per discutere di politica: • a destra nella sala sedevano i foglianti, i deputati conservatori, sostenitori della monarchia costituzionale (il nome derivava da quello di un ordine religioso fondato nel monastero cistercense di Feuilliant a Tolosa); • a sinistra sedevano i giacobini, i deputati dalle idee più democratiche e radicali (così chiamati perché si riunivano nel monastero di San Giacomo a Parigi). Nelle loro file militava anche il gruppo più moderato dei girondini (così chiamati perché molti di loro venivano dalla regione francese della Gironda), che rappresentavano la borghesia mercantile delle province; • al centro sedevano gli indipendenti, il gruppo più numeroso; non avevano un preciso programma e per questo erano chiamati la «palude».

Un giacobino con il tipico berretto frigio. Il copricapo rosso, di forma conica e con la punta rivolta in avanti, era indossato, nella Francia settecentesca, dai galeotti marsigliesi. Quando nel 1792 i rivoluzionari liberarono le carceri di Marsiglia, il berretto venne adottato come simbolo. Ancora oggi la Repubblica francese è simboleggiata da una figura femminile la Marianne) con il berretto frigio.

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Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


La guerra e l’arresto del re Nel frattempo le potenze europee, preoccupate che quanto stava accadendo alla monarchia francese potesse capitare anche a loro, minacciavano di invadere la Francia, d’accordo con i nobili francesi emigrati e, segretamente, con lo stesso Luigi XVI. Di fronte a questo pericolo, il 20 aprile 1792 i girondini spinsero l’Assemblea a dichiarare guerra all’Austria, che fu subito appoggiata dalla Prussia. La guerra si rivelò difficilissima perché il vecchio esercito regio non esisteva più e al suo posto c’erano truppe impreparate. Arrivarono le prime pesanti sconfitte e la Francia si trovò sull’orlo della disfatta. In questa situazione di grave pericolo, il popolo parigino assaltò il palazzo reale delle Tuileries, accusando il re di essere un alleato dei nemici della Francia. Il re fu costretto a rifugiarsi presso l’Assemblea legislativa, dove però venne arrestato. I deputati lo sospesero dalle sue funzioni, in attesa di processarlo come traditore della patria.

La presa delle Tuileries a Parigi il 10 agosto 1792.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. re – ordine – Assemblea – esercito – Francia – Austria – voto – nobili – regime feudale – Dichiarazione dei diritti – monarchia – Prussia Il Terzo stato chiede senza successo il .................................................... «per testa» Abbandona gli Stati generali e forma l’.................................................... nazionale

Il .......................................... invita nobili e clero a collaborare, ma solo per organizzarsi e ristabilire l’....................................................

Il re raduna l’............................................. e i parigini insorgono

La Francia diventa una ....................................................

costituzionale

Il resto d’Europa minaccia la ........................................... e scoppia la guerra contro l’................................................. e la ..................................................... Il re, accusato di tradimento, viene arrestato

La rivolta si espande: abolizione del ................................................................; approvazione della ...............................................................................................; fuga dei .................................................

Individuo i nessi di causa-effetto 2. Collega le informazioni della colonna di sinistra con quelle della colonna di destra. 1. Luigi XVI e i rappresentanti di Primo e Secondo stato si rifiutano di introdurre il voto per testa…

a. ...il re governa per mandato del popolo. b. …i deputati del Terzo stato abbandonano i lavori e si costituiscono in Assemblea nazionale.

2. Luigi XVI prende tempo, ma raduna l’esercito a Parigi e a Versailles…

c. …il popolo insorge e assalta la Bastiglia.

3. Migliaia di contadini assaltano i castelli dei nobili e bruciano le carte che attestano le loro servitù…

d. …l’Assemblea costituente abolisce il regime feudale.

4. La Francia diventa una monarchia costituzionale…

Lezione 28 ( La Rivoluzione francese

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

Il Terzo stato Il Terzo stato era la Francia, nel senso che a questo «ordine» della società francese dell’Ancien régime appartenevano tutti i francesi, tranne coloro che non erano né nobili, né uomini di Chiesa.

IL TERZO STATO, OVVERO LA FRANCIA

Il Terzo stato comprendeva la quasi totalità della popolazione francese e al suo interno c’erano condizioni sociali ed economiche profondamente diverse. Vi facevano parte quasi tutti i 26 milioni di francesi (la stragrande maggioranza, come puoi vedere nell’areogramma) e, quindi, al suo interno convivevano individui impegnati nelle professioni più varie: c’erano funzionari pubblici, banchieri, grandi proprietari, commercianti, imprenditori, intellettuali, notai, avvocati, giornalisti ma anche contadini con piccole proprietà, piccoli artigiani, braccianti e operai.

Composizione della popolazione francese nel XVIII secolo

Terzo stato

Nobiltà e clero

I due dipinti con scene famigliari nella Francia del XVIII secolo dimostrano le differenze sociali ed economiche all’interno del Terzo stato. L’opera di ran ois oucher a sinistra rappresenta il momento del pranzo in una famiglia borghese; quella di JeanHonoré Fragonard, a destra, ritrae i preparativi di un pasto povero in una famiglia di ceto umile.

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Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


2

IL VARIEGATO MONDO CONTADINO E IL RUOLO GUIDA DELLA BORGHESIA

I contadini rappresentavano la netta maggioranza dell’ordine (erano quasi 20 milioni), ma al loro interno c’erano condizioni molto diverse. Tra i contadini si contavano per esempio persone di umilissime condizioni sociali come i servi, ancora legati a obblighi feudali, e i braccianti, ma anche i piccoli proprietari, i mezzadri e i piccoli fittavoli, dotati di una certa ricchezza e di un certo margine d’autonomia. Nel caso dei grandi fittavoli, che però erano una minoranza, si era addirittura in presenza di veri e propri imprenditori agrari, a capo di moderne aziende che utilizzavano braccianti salariati. Sebbene i contadini fossero la maggioranza del Terzo stato, era la borghesia a costituirne l’anima e il cervello. Contadini che raccolgono patate: la coltura di questa pianta, importata dall’America, fu introdotta in Francia proprio nel Settecento per affrontare la carestia che affamava soprattutto i contadini.

3

STESSO «STATO», QUALE OBIETTIVO?

L’appartenenza a uno stesso «stato» non garantiva dunque la stessa condizione di vita. La distanza tra il lavoratore saltuario che viveva di espedienti, il modesto artigiano e il facoltoso uomo d’affari impegnato nell’agricoltura, nell’industria o nella finanza, era immensa. L’unico elemento in comune era quello di contare,, dal punto di vista politico, molto poco. E fu questo il fattore che vide affiancati nella Rivoluzione francese persone che in realtà avevano condizioni economiche e obiettivi politici molto diversi. L’abate Emmanuel Sieyès (1748-1836), eletto deputato agli Stati generali, nell’imminenza dello scoppio della Rivoluzione francese, scrisse un libretto intitolato Che cos’è il Terzo stato? Le prime righe del libro definiscono in modo molto chiaro la situazione e le aspirazioni del Terzo stato. Sieyès scriveva: «Che cos’è il Terzo stato? Tutto. Che cos’è stato finora nell’ordinamento politico? Nulla. Ritratto di Emmanuel Sieyès. Che cosa desidera? Diventare qualcosa».

Frontespizio del libretto Che cos’è il Terzo stato?, pubblicato nel 1789.

Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo

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LEZIONE

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La dittatura giacobina

1 La fine della monarchia Nasce la repubblica

COMPRENDO IL TESTO Perché la guerra determina la crisi dei girondini? a Perché la Francia viene invasa. b Perché i girondini non volevano la guerra e ora ne subivano le conseguenze. c Perché i girondini volevano la guerra ma si dimostrarono incapaci di condurla vittoriosamente.

Ghigliottina Strumento per decapitare i condannati a morte. Il nome si deve al medico JosephIgnace Guillotin che, durante l’Assemblea nazionale del 1789, ne propose l’utilizzo per giustiziare nel modo più veloce e meno doloroso possibile i condannati.

Luigi XVI fu decapitato con la ghigliottina il 21 gennaio 1793 nell’odierna place de la Concorde a Parigi.

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La Francia rivoluzionaria era stata trascinata in guerra contro l’Austria e la Prussia e rischiava seriamente di essere sconfitta. Le armate nemiche erano diventate sempre più minacciose ed era urgente una decisa svolta politica: infatti, i girondini, che avevano fortemente voluto la guerra, non sembravano capaci di condurla vittoriosamente. Perciò furono indette nuove elezioni, questa volta a suffragio universale maschile, e il 20 settembre 1792 si costituì una nuova assemblea, la Convenzione, con il compito di redigere una nuova Costituzione. Il peso politico dei giacobini crebbe enormemente: sebbene fossero stati contrari alla guerra, ora sembravano gli unici in grado di difendere la rivoluzione dai suoi nemici interni ed esterni. Intanto migliaia di volontari erano accorsi al fronte. Il 20 settembre, lo stesso giorno dell’insediamento della Convenzione, le milizie francesi riportarono a Valmy la loro prima, clamorosa vittoria sul potente esercito prussiano. Il giorno seguente (21 settembre 1792) fu proclamata la repubblica.

Luigi XVI viene condannato a morte Nella nuova Convenzione girondini e giacobini assunsero posizioni nettamente contrapposte: • i girondini erano più numerosi e sostenevano gli interessi della borghesia. Volevano uno Stato basato sul libero commercio e sul suffragio maschile ristretto, secondo il modello inglese; • i giacobini erano più sensibili alle richieste del popolo e chiedevano cambiamenti radicali e democratici in campo sociale ed economico e il suffragio universale maschile. Per quanto riguarda la sorte del re prevalsero i giacobini: essi riuscirono a dimostrare i contatti segreti del sovrano francese con le potenze straniere e per questo motivo ne ottennero la condanna a morte. Luigi XVI fu giustiziato il 21 gennaio 1793, mediante la ghigliottina, davanti a una folla esaltata ed entusiasta. La condanna a morte del re accelerò l’internazionalizzazione del conflitto: Gran Bretagna, Prussia, Austria, Olanda e molti altri Stati, infatti, si convinsero che la rivoluzione andasse fermata, prima che si estendesse anche fuori dalla Francia: nacque così la prima coalizione antifrancese.

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Scoppia la rivolta in Vandea Di fronte alla minaccia della prima coalizione europea, la Francia ricorse alla leva obbligatoria: furono richiamati alle armi 300000 uomini, secondo il metodo dell’estrazione a sorte. Ciò provocò grande malumore nel Paese e una serie di rivolte popolari in alcune aree rurali: i contadini, infatti, erano già esasperati per l’aumento dei generi alimentari e ora l’arruolamento forzato li strappava dalle loro terre. L’insurrezione più grave si verificò in Vandea, una regione rurale della Francia occidentale, particolarmente legata alla tradizione cattolica. I contadini vandeani, fomentati anche dai nobili e dal clero (che speravano di restaurare la monarchia), si ribellarono a più riprese al governo di Parigi, il quale represse nel sangue l’insurrezione. Per fronteggiare la crisi che minacciava l’esistenza della repubblica, la Convenzione istituì un Comitato di salute pubblica che aveva compiti di controllo sulle attività dei ministri in campo amministrativo, militare e giudiziario.

Nel settembre 1793, soldati vandeani in fuga dopo una sconfitta militare furono raggiunti a Le Mans dall’esercito rivoluzionario e massacrati con donne e bambini.

LAVORO SULLA LINGUA «La Francia ricorse alla leva obbligatoria dal momento che la coalizione europea costituiva una minaccia per la sua integrità»: individua in questa frase la locuzione congiuntiva. ……………………………...................................

LAVORO SULLA CARTA Rivoluzione e controrivoluzione La carta evidenzia le minacce interne ed esterne alla neonata repubblica francese: i focolai antirivoluzionari che agitavano il Paese e gli eserciti delle potenze straniere che minacciavano i confini. Rispondi alle domande. 1. In quale parte della Francia si verificarono i principali focolai antirivoluzionari? ...............................................................................................................

2. Da quali Paesi provenivano le principali offensive militari contro il regime rivoluzionario? ............................................................................................................... ...............................................................................................................

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2 La dittatura giacobina Girondini e giacobini COMPRENDO IL TESTO

Perché i girondini si opposero al provvedimento richiesto dai sanculotti? ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

La guerra metteva in pericolo la sopravvivenza della rivoluzione e creava grandi disagi economici, facendo aumentare vertiginosamente il prezzo dei generi alimentari. Il popolo di Parigi insorse, guidato dai sanculotti, chiedendo che fosse fissato un prezzo massimo per i beni di prima necessità. Questa misura implicava l’intervento del governo nella vita economica per soddisfare i bisogni primari delle fasce più povere della popolazione. I girondini si opposero al provvedimento perché temevano di veder compromessi i propri interessi economici dalle misure governative. Alla fine prevalse la posizione dei giacobini che: • accolsero le richieste popolari; • riformarono il Comitato di salute pubblica attribuendogli anche il potere esecutivo. I giacobini assunsero il controllo del Comitato di salute pubblica e arrestarono i girondini con l’accusa di tradimento.

DENTRO LA STORIA I sanculotti La parola «sanculotti» è l’italianizzazione del francese sans-culottes («senza culottes», cioè senza i calzoni corti fermati sotto il ginocchio, tipici dei nobili). Erano così indicati nella Francia di fine Settecento gli uomini del popolo, che indossavano i calzoni lunghi. I sans-culottes parigini non appartenevano ai ceti più umili della popolazione, ma provenivano prevalentemente dalle piccole botteghe artigiane o si occupavano di commercio al dettaglio; solo pochi fra loro erano lavoratori salariati, cioè operai. Furono protagonisti delle giornate rivoluzionare dal 1792 al 1795 e fornirono molti volontari all’esercito. Sostennero Robespierre, ma il loro appoggio durò solo fino a quando il leader giacobino non cominciò ad accentrare nelle sue mani troppo potere, vanificando tutti i momenti di democrazia diretta nei quali i sans-culottes avevano finalmente preso la voce ed espresso i propri bisogni.

Robespierre e i giacobini scatenano il Terrore LAVORO SULLA LINGUA Individua nel primo periodo del testo qui a lato un verbo passivo, il complemento d’agente con la sua apposizione e il suo attributo. Verbo: ........................................................ Complemento d’agente: .................. ........................................................................

Apposizione: .......................................... Attributo: ..................................................

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La guida politica del Comitato di salute pubblica, nel luglio 1793, venne assunta dal giovane avvocato di provincia Maximilien Robespierre (1758-1794), capo indiscusso dei giacobini, che instaurò una vera e propria dittatura per sconfiggere i nemici della rivoluzione, sia quelli esterni (le potenze della coalizione antifrancese), sia quelli interni (tutti coloro che contestavano il governo rivoluzionario). La repressione condotta da Robespierre si inasprì in seguito all’assassinio del rivoluzionario giacobino Marat per opera della girondina Charlotte Corday. Le misure verso i controrivoluzionari furono talmente feroci che il periodo in cui furono attuate fu chiamato «Terrore». La regina Maria Antonietta, i nobili e gli ecclesiastici antirepubblicani furono giustiziati. Insieme a loro caddero anche prestigiosi leader rivoluzionari come Georges Danton e uomini di cultura come il poeta André Chénier o lo scienziato Antoine Lavoisier.

Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


Si calcola che in tutto il Paese furono eseguite 17000 condanne a morte. Bastava essere sospettati di non appoggiare il governo giacobino per essere considerati nemici del popolo ed essere giustiziati senza processo. Il periodo del Terrore, infatti, fu segnato da una spietata repressione contro gli oppositori, da un clima di sospetto che spingeva le persone a denunciare i propri conoscenti prima che questi a loro volta le denunciassero. Per contro il governo giacobino introdusse anche molti provvedimenti innovativi in campo politico, sociale ed economico: • approvò il testo della nuova Costituzione repubblicana, che prevedeva il diritto di voto per tutti i francesi, senza distinzioni di censo (le donne però erano ancora escluse); • rese obbligatoria e gratuita per tutti l’istruzione elementare; • sequestrò molti beni ai nobili e li distribuì ai più poveri; • fissò per legge i salari dei lavoratori e il prezzo dei beni alimentari di prima necessità, come il pane.

Particolare di un dipinto di C.L. Muller, La chiamata delle ultime vittime del Terrore, ca. 1850.

La rivoluzione scristianizza la società francese Per affermare la propria volontà di tagliare i ponti con il passato dell’Antico regime, la Francia rivoluzionaria cambiò anche gli usi e costumi della vita quotidiana, sostituendo ai valori tradizionali della società francese nuovi valori e nuovi simboli. Al centro di questo tentativo ci fu la scristianizzazione della società francese. Per l’Europa si trattava di una novità assoluta: mai in passato i cambiamenti politici, anche violenti e radicali, avevano individuato nel cristianesimo uno dei nemici principali da estirpare.

Il culto della Patria e dell’Essere supremo In nome della scristianizzazione si cercò di sostituire alla religione cristiana un’altra religione che potesse in qualche modo entusiasmare il popolo: il culto della Patria e dei suoi eroi e poi, dal 1794, il culto dell’Essere supremo. Questi culti prevedevano vere e proprie cerimonie, canti e feste. Le Chiese vennero chiuse, i sacerdoti costretti a rinnegare la fede e a sposarsi. La tradizione religiosa doveva sparire anche dai luoghi: si cambiò nome a molti paesi che nel nome si richiamavano a qualche santo.

Viene riformato persino il calendario Il calendario cristiano, che inizia con la nascita di Gesù, fu sostituito dal nuovo calendario rivoluzionario che iniziava con il 22 settembre 1792, data di proclamazione della repubblica, ma anche giorno dell’equinozio d’autunno, che simboleggiava l’eguaglianza. Il nuovo calendario divideva l’anno in dodici mesi di trenta giorni ciascuno, a cui andavano aggiunti, per far quadrare i conti con il calendario astronomico, altri cinque giorni «extra» (sei negli anni bisestili). I mesi prendevano nome da aspetti naturali, come si può vedere dalla tabella. I trenta giorni di ogni mese erano divisi in tre decadi e non più in settimane. Si faceva così a meno della domenica (giorno del Signore) in quanto legata a una festività religiosa.

Il nuovo calendario rivoluzionario francese.

Vendemmiaio

22 settembre - 21 ottobre

Brumaio

22 ottobre - 20 novembre

Frimaio

21 novembre - 20 dicembre

Nevoso

21 dicembre - 19 gennaio

Pluvioso

20 gennaio - 18 febbraio

Ventoso

19 febbraio - 20 marzo

Germinale

21 marzo - 19 aprile

Floreale

20 aprile - 19 maggio

Pratile

20 maggio - 18 giugno

Messidoro

19 giugno - 18 luglio

Termidoro

19 luglio - 17 agosto

Fruttidoro

18 agosto - 21 settembre

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LEZIONE

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3 Il nuovo regime borghese COMPRENDO IL TESTO

Completa il testo. I termidoriani parteciparono a una ……………………………......................... contro …………………………….................... per porre fine al ……………………….….

La fine di Robespierre Il duro regime imposto dai giacobini portò, grazie alla leva di massa, a ottenere alcuni importanti successi militari, come la vittoria sugli austriaci nella battaglia di Fleurus (26 giugno 1794), ma la loro politica sociale ed economica era molto favorevole alle classi popolari e ciò provocava il malcontento dei ceti borghesi e degli abitanti delle campagne. Inoltre, le vittorie militari contro gli austriaci rendevano sempre meno giustificabili agli occhi dei cittadini, anche quelli appartenenti ai ceti popolari, il Terrore, cioè la sistematica violenza, i processi sommari e le condanne a morte. Fu così che il 27 luglio 1794 (il 9 termidoro secondo il calendario rivoluzionario) una congiura, alla quale parteciparono esponenti moderati della Convenzione e anche Durante una movimentata seduta della Convenzione del 9 termidoro 1794, alcuni ex giacobini, portò all’arresto di RoRobespierre e due suoi collaboratori bespierre e di altri capi. furono arrestati. I congiurati, detti termidoriani, li condannarono a morte senza processo e il giorno successivo li fecero ghigliottinare, tra l’indifferenza o perfino la soddisfazione del popolo di Parigi.

La nuova Costituzione rappresenta l’alta borghesia Dopo il trionfo dei termidoriani, gruppi dell’alta borghesia (formati per lo più da giovani) scatenarono una violenta reazione antigiacobina. Venne varata una nuova Costituzione che riformulava le basi del regime: a capo del Paese fu posto un Direttorio e il diritto di voto venne di nuovo limitato ai cittadini delle classi benestanti. Questi vennero chiamati a eleggere un nuovo Parlamento composto da due Camere e con potere legislativo. La nuova Costituzione non concedeva il diritto di voto a tutti i francesi, ma prevedeva un sistema elettorale a suffragio indiretto su base censitaria: i cittadini maggiorenni che pagavano le tasse eleggevano i cittadini «elettori», scelti fra le persone con un elevato livello di imposta (cioè i ceti benestanti); solo questi ultimi avevano il diritto di eleggere l’assemblea legislativa. Questo meccanismo poneva fine alla politica democratica ed egualitaria dei giacobini. Il governo della nazione non spettava più a tutto il popolo, ma solo alla sua parte più ricca e istruita.

Ritratto di Paul Barras, un politico giacobino che dopo aver fatto parte del Comitato di sicurezza na ionale fu eletto presidente della onven ione termidoriana e poi mem ro del irettorio fino al

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Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo

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Il nuovo governo borghese annulla i provvedimenti per il popolo Nel 1795, dopo l’esecuzione di Robespierre e degli altri capi giacobini, il governo che assunse la direzione del Paese rappresentava per lo più gli interessi della borghesia e si fondava su principi decisamente più moderati rispetto alle idee radicali e ultrademocratiche dei giacobini. I provvedimenti presi dai giacobini a favore del popolo furono annullati e i prezzi, anche quelli dei beni di prima necessità, tornarono a salire bruscamente. Il popolo parigino tentò una nuova rivolta, ma fu immediatamente repressa e le voci di protesta furono spente nel sangue. Fra il 1789 (convocazione degli Stati generali e presa della Bastiglia) e il 1794 (fine del terrore giacobino e colpo di stato termidoriano) la Francia si era politicamente trasformata: al posto della monarchia assoluta e dell’Ancien régime era nato uno Stato repubblicano, nel quale i cittadini godevano di uguali libertà civili, mentre il potere politico si concentrava nelle mani della borghesia.

Le due vignette rivelano lo stato di difficolt economiche a cui andò incontro la popolazione meno abbiente tra il 1795 e il 1796. L’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità mise molte persone nelle condizioni di mangiare solo grazie alla carità (immagine a sinistra) e altre a vendere i propri beni agli usurai (immagine a destra).

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. Attenzione: non tutti sono da utilizzare. democrazia – repubblica – terrore – partiti – universale – Costituzione – Lafayette – rivoluzione – re – Maria Antonietta – giacobini – coalizione – girondini – Convenzione – Robespierre Elezione a suffragio ....................................................: si costituisce la .................................................... che dovrà redigere la nuova ..........................................

Proclamata la ...................................................

Si forma una ................................................... antifrancese per evitare la ...................................................

I .................................................... ottengono la condanna a morte del ......................................

I termidoriani arrestano ................................................... e scatenano una reazione antigiacobina

Il Comitato di salute pubblica instaura il .........................................................: processi sommari e provvedimenti popolari

Mi oriento nel tempo 2. Scrivi accanto a ogni data l’evento della storia francese che l’ha caratterizzata. a. 21 settembre 1792: .............................................................................................................................................................................................................................................. b. 21 gennaio 1793: ................................................................................................................................................................................................................................................ c. Luglio 1793: .............................................................................................................................................................................................................................................................. d. 27 luglio 1794:

......................................................................................................................................................................................................................................................

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LEZIONE

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Napoleone e l’impero

1 L’ascesa di Napoleone I primi passi del giovane ufficiale Napoleone Bonaparte

COMPRENDO IL TESTO Dove nacque Napoleone Bonaparte? a Sardegna. b Isola d’Elba. c Corsica.

Dipinto di Antoine Jean Gros, Il generale Bonaparte ad Arcole. La vittoria dei francesi ad Arcole, presso Verona, il 17 novembre 1796, è una delle più importanti della prima campagna d’Italia.

Dopo anni di disordini i francesi volevano stabilità, ma non desideravano un ritorno alla monarchia, con le sue ingiustizie e i suoi soprusi. Anzi, quando i monarchici organizzarono un’insurrezione per riprendere il potere, il tentativo fu soffocato nel sangue dall’esercito. In quell’occasione si mise in luce un giovane ufficiale: Napoleone Bonaparte. Nato il 15 agosto 1769 ad Ajaccio, in Corsica, in una famiglia della piccola nobiltà provinciale, dopo aver studiato nelle scuole militari di Brienne e di Parigi, era diventato ufficiale d’artiglieria dell’esercito rivoluzionario, dove i migliori ufficiali, anche se privi d’importanti titoli nobiliari, potevano aspirare a una carriera sulla base dei propri meriti personali. Alla fine del XVIII secolo, l’esercito aveva assunto un’importanza eccezionale nella vita pubblica perché il futuro della nazione era sempre di più legato ai successi militari; l’influenza degli alti ufficiali cresceva di giorno in giorno. Napoleone, che nel 1796 era entrato nell’alta società parigina sposando Giuseppina di Beauharnais (1763-1814), influente vedova di un visconte rivoluzionario morto sulla ghigliottina, approfittò di questa situazione.

La guerra è un affare conveniente: la campagna d’Italia Il ruolo dell’esercito crebbe ancora di più quando il Direttorio decise di aprire le ostilità contro l’Austria che, a differenza degli altri Stati della colazione antifrancese, non aveva firmato la pace con la Francia. Il Direttorio era convinto che la guerra portasse alcuni vantaggi: • vantaggi economici: la guerra poteva incentivare l’attività manifatturiera e permetteva di conquistare territori che sarebbero diventati nuovi mercati per i prodotti francesi; • vantaggi politici: il sentimento patriottico cementava l’unità della nazione. Nella primavera del 1796 francesi e austriaci si scontrarono lungo il fiume Reno e nei possedimenti degli Asburgo in Italia. Mentre in Germania i francesi incontrarono più difficoltà del previsto, nell’Italia del Nord Napoleone, che aveva allora solo 27 anni, alla guida di un esercito piuttosto piccolo e male organizzato, riuscì in pochi mesi a sconfiggere ripetutamente gli austriaci e i piemontesi loro alleati, s’impadronì della Savoia e di Nizza ed entrò trionfalmente a Milano. Passò poi alla conquista della Repubblica di Venezia deciso a marciare su Vienna. L’Austria ritenne opportuno venire a patti e nel 1797 si giunse al trattato di Campoformio.

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Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


Napoleone e i rappresentanti austriaci durante gli accordi preliminari che portarono alla firma del trattato di Campoformio.

Napoleone ridisegna politicamente l’Italia Il trattato di Campoformio stabilì: • la cessione alla Francia della Lombardia; • la sovranità austriaca sulla Repubblica di Venezia (Veneto, Istria e Dalmazia). Nei due anni successivi, le truppe napoleoniche penetrarono in altri Stati della penisola, occupandoli. A seguito delle vittorie francesi, sul territorio italiano si costituirono quindi le «Repubbliche sorelle», con Costituzioni simili a quella francese del 1795: • la Repubblica cispadana, nata nel 1796 e poi confluita in quella cisalpina: aveva come capitale Milano e comprendeva Lombardia, Emilia e Romagna; • la Repubblica ligure; • la Repubblica romana, nata nel 1798 sui territori dello Stato pontificio; • la Repubblica partenopea, nata nel 1799 sui territori del Regno di Napoli. Napoleone ora controllava tutta la Penisola italiana e ciò fu un elemento decisivo per la sua ascesa politica: i domini italiani, infatti, divennero la base di un potere personale da cui trarre ricchezze e risorse per la carriera.

LAVORO SULLA CARTA Le Repubbliche sorelle La carta mostra l’assetto politico della Penisola italiana in seguito all’occupazione francese tra il 1796 e il 1799. Rispondi alle domande. 1. Quali territori italiani furono annessi direttamente alla Francia? ………………………………………………………………....................

2. Quale regione venne ceduta all’Austria? ………………………………………………………………………………

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LEZIONE

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L’occupazione francese in Italia ha ripercussioni sull’intera società COMPRENDO IL TESTO

Quale classe sociale trasse vantaggio dalla dominazione napoleonica in Italia? ……………………………...................................

L. Lejeune, Battaglia delle Piramidi. L’opera, realizzata alcuni anni dopo (1806), celebra l’unico successo napoleonico in Egitto.

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Il contatto con le armate rivoluzionarie trasformò profondamente la società italiana. Per i democratici e i repubblicani italiani Napoleone e i francesi erano liberatori: ai loro occhi rappresentavano quegli ideali di libertà, giustizia e fratellanza che speravano di veder trionfare anche in Italia, dopo secoli di occupazione straniera. In breve tempo, però, dovettero ricredersi: Napoleone e il Direttorio, infatti, avevano a cuore solo l’interesse dei francesi; l’esempio di Venezia è significativo: dopo che i «giacobini» italiani vi avevano abbattuto il governo dei dogi, sperando nel sostegno di Napoleone, il generale còrso non esitò a consegnare la città agli austriaci, in cambio di compensi territoriali più convenienti per la Francia. La borghesia imprenditoriale italiana, tuttavia, ricavò grandi vantaggi dai governi creati dai francesi: • le dogane interne furono abolite e ciò favorì la circolazione delle merci; • la produzione di armi per gli eserciti e il mantenimento delle truppe stimolarono l’industria; • il miglioramento delle infrastrutture (nuove strade e ponti) fece crescere i traffici commerciali.

La spedizione in Egitto Nel 1798, i successi militari di Napoleone avevano determinato la caduta di alcuni regimi assolutistici; al loro posto erano nati erano governi alleati della Francia: la Repubblica olandese a nord, la Repubblica elvetica (Svizzera) più a sud e le «Repubbliche sorelle» in Italia. Dopo il trattato di Campoformio, che sanciva la pace con l’Austria, solo la Gran Bretagna continuava a combattere contro la Francia.

Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


Vista l’impossibilità di attaccarla direttamente sul suo territorio, difeso da una potentissima flotta, il Direttorio autorizzò una spedizione in Egitto, un Paese soggetto all’Impero ottomano, allo scopo d’impedire i collegamenti che Londra teneva con le sue colonie in Asia attraverso il Mediterraneo. Nella battaglia delle Piramidi (1799) Napoleone sconfisse le forze del sultano ottomano, ma ad Abukir la flotta francese fu distrutta dai britannici guidati dall’ammiraglio Horatio Nelson (1758-1805). Napoleone rimase ancora un anno circa in Egitto e poi in Siria, nel tentativo di sconfiggere i Turchi ottomani.

Napoleone diventa Primo console Nel 1799, Austria e Russia si unirono alla Gran Bretagna in una seconda coalizione antifrancese. In pochi mesi gli eserciti austriaco e russo strapparono alla Francia le conquiste italiane e vi restaurarono gli antichi regimi. La controffensiva imperiale giunse a minacciare lo stesso territorio francese. Quando Napoleone giunse a conoscenza di queste allarmanti notizie, lasciò avventurosamente l’Egitto e tornò in patria, dove stavano riacquistando consenso i giacobini e si stavano rafforzando i nostalgici della monarchia. La repubblica era in pericolo. Il 18 brumaio 1799 (9 novembre), Napoleone attuò un colpo di Stato con l’appoggio dell’esercito e prese il potere. Il Direttorio fu sciolto e fu nominato un consolato provvisorio composto da tre uomini: Sieyès, Roger-Ducos e lo stesso Bonaparte. Il colpo di Stato e la successiva nomina di Napoleone a Primo console furono le risposte al bisogno diffuso di ordine e stabilità del popolo francese; per questo motivo, quando Napoleone assunse su di sé un potere assoluto simile a quello di un re, la borghesia lo appoggiò incondizionatamente.

COMPRENDO IL TESTO Con quale parola è indicato il «regime politico nato in Francia dopo il colpo di stato del 18 brumaio»? ……………………………...................................

Colpo di Stato Con questa espressione si indica il sovvertimento delle istituzioni di uno Stato mediante il ricorso alla violenza.

2 Il consolato e le riforme La Costituzione del 1799 e le riforme napoleoniche La nuova Costituzione concentrò il potere nella figura del Primo console e indebolì il Parlamento. Ottenuti i pieni poteri, Napoleone affrontò gli eserciti della seconda coalizione: nel 1800 vinse a Marengo (ora in provincia di Alessandria) e riconquistò i territori italiani. Nei due anni successivi sconfisse più volte i suoi nemici, costringendo l’Austria e il Regno Unito a firmare la pace. Nel 1802 Napoleone fu eletto console a vita e avviò alcune riforme. Nel 1801, per risolvere il conflitto tra i rivoluzionari e la Chiesa, aveva firmato un concordato, con il quale si riconosceva la religione cattolica come la più professata in Francia: i vescovi nominati durante la rivoluzione erano stati rimossi e sostituiti da altri, scelti da Napoleone su indicazione del papa. Riorganizzò anche l’istruzione: quella primaria fu affidata alle scuole cattoliche, mentre quella superiore, destinata a formare funzionari, tecnici e amministratori, rimase nelle mani dello Stato. Nel 1804 emanò un Codice civile, che raccolse e uniformò l’insieme di leggi e consuetudini del diritto francese, rappresentando un punto di riferimento per lo sviluppo delle legislazioni moderne in Europa.

Regno Unito Dal 1801 la Gran Bretagna divenne Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, abbreviato in Regno Unito.

LAVORO SULLA LINGUA Completa la frase sottolineando il connettivo (logico-causale) corretto scegliendolo fra i tre proposti. In Francia bisognava superare il conflitto fra Stato e Chiesa, dato che/giacché/di conseguenza si giunse a un concordato.

Lezione 30 ( Napoleone e l’impero

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LEZIONE

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3 L’Impero napoleonico e l’Europa Napoleone proclama l’impero Nel 1804, prendendo a pretesto una cospirazione ai suoi danni, Napoleone fece approvare una nuova Costituzione e, grazie al consenso di cui godeva, si fece proclamare «imperatore dei francesi» con il nome di Napoleone I. Attorno all’imperatore nacque una nuova corte, formata non più dalla nobiltà di antico lignaggio, ma da un ceto costituito da militari e funzionari dell’amministrazione statale che aveva acquisito sempre più importanza durante il consolato. Nel 1808 fu restaurato il principio dell’ereditarietà del titolo nobiliare, anche se rimase in vigore l’uguaglianza giuridica e fiscale di ogni cittadino davanti alla legge. La Francia tornava a essere, a tutti gli effetti, una monarchia e alcuni nobili fuggiti durante la rivoluzione si sentirono rassicurati dal nuovo corso politico e cominciarono a rientrare nel Paese.

LAVORO SULLA FONTE L’incoronazione di Napoleone Il pittore ufficiale di Bonaparte, JacquesLouis David, documentò la cerimonia di incoronazione di Napoleone, tenutasi nella chiesa di Notre-Dame di Parigi il 2 dicembre 1804. Osserviamo i personaggi in questo particolare della grande tela.

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1. Giuseppina, in ginocchio davanti all’imperatore, riceve la corona dal suo sposo, diventando imperatrice dei francesi. 2. Napoleone, dopo essersi autoincoronato imperatore, pone la corona sulla testa della moglie Giuseppina. 3. La madre di Napoleone, Letizia, assiste all’incoronazione. 4. Il papa Pio VII, privato del tradizionale compito di incoronare il futuro imperatore, assiste alla cerimonia, benedicendola. Rispondi alla domanda. • Che significato ha il fatto che sia Napoleone a incoronare sua moglie Giuseppina? a Napoleone vuole dimostrare l’amore che ha per la moglie. b Napoleone vuole dimostrare il suo potere assoluto.

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La Francia conquista l’egemonia sull’Europa In Francia Napoleone godeva di un vasto consenso, alimentato dalle brillanti vittorie militari. Tra il 1805 e il 1806 Regno Unito, Austria, Prussia e Russia, unite in varie coalizioni, furono più volte sconfitte nelle battaglie di Ulm e di Jena, nell’odierna Germania, e di Austerlitz, nell’attuale territorio della Repubblica Ceca. Napoleone entrò a Vienna e a Berlino, impose dure condizioni di pace agli sconfitti e cambiò radicalmente la situazione politica europea:

• si costituì un’unione di principati tedeschi, la Confederazione del Reno, sotto la diretta protezione di Napoleone;

• Francesco II d’Asburgo dovette rinunciare alla corona d’imperatore del Sacro romano impero, mantenendo solo il titolo di imperatore d’Austria. Negli anni immediatamente successivi:

• Portogallo e Spagna furono occupati dai francesi; • si procedette all’annessione dell’Olanda e alla riorganizzazione dell’assetto politico dell’Italia: la Liguria, la Toscana e Roma furono annesse direttamente all’Impero; nel Centro-nord fu costituito il Regno d’Italia, che ebbe come viceré il figliastro di Napoleone, Eugenio di Beauharnais; al Sud fu costituito il Regno di Napoli, affidato a Gioacchino Murat, cognato di Napoleone. Nel 1810, dopo il divorzio da Giuseppina, Napoleone sposò Maria Luisa d’Asburgo (1791-1847), figlia dell’imperatore d’Austria. Il matrimonio legò l’Austria alla Francia, rafforzando ulteriormente il potere di Napoleone. Quasi tutta l’Europa continentale era ormai sotto il controllo francese.

Per piegare il Regno Unito Napoleone organizza il «blocco continentale»

Gioacchino Murat (1767-1815), comandante di cavalleria presente in tutte le grandi imprese napoleoniche, divenuto re di Napoli nel 1808 avviò opere pubbliche (costruzione di ponti, ospedali, università) e introdusse il Codice civile napoleonico.

COMPRENDO IL TESTO

Napoleone aveva creato in poco tempo un vasto impero continentale, ma il Regno Unito resisteva ancora. Sulla terraferma i francesi continuavano a vincere, ma nel 1805 avevano subito sul mare una pesante sconfitta a Trafalgar (Spagna meridionale), sempre per mano dell’ammiraglio Nelson. La mancanza di una grande flotta per contrastare sui mari la potenza britannica indusse Napoleone, nel 1806,, a costringere i Paesi europei sotto il suo controllo a bloccare i rapporti commerciali con il Regno Unito,, vietando l’attracco delle navi nemiche sulle coste continentali. L’obiettivo del «blocco continentale» » era colpire la prospera economia britannica isolandola dal resto d’Europa e del mondo, provocandone così il crollo. Una delle conseguenze del blocco fu lo sviluppo del settore tessile nei vari Stati europei, dal momento che bisognava sopperire alla mancanza dei prodotti inglesi. Il blocco determinò la chiusura di alcune fabbriche in Inghilterra, con conseguenti sommosse popolari, ma fu visto con ostilità da parte di tutti quei Paesi che guadagnavano grazie ai commerci con il Regno Unito.

Rileggi il paragrafo e sottolinea la frase-chiave relativa alla finalità economica del «blocco continentale».

L’ammiraglio Horatio Nelson (1758-1805) è uno degli eroi nazionali britannici più celebrati. La sua ultima impresa fu la battaglia di Trafalgar, in cui, nonostante l’inferiorità numerica della sua otta in isse una pesante sconfitta ai francesi. L ammiraglio fu però colpito a morte nella stessa battaglia.

Lezione 30 ( Napoleone e l’impero

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LEZIONE

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Gli spagnoli sono i primi a ribellarsi all’egemonia francese Con il pretesto di sottomettere il Portogallo, che violava il blocco continentale, nel 1808 Napoleone occupò la Spagna, sostituendo il re legittimo con suo fratello Giuseppe. Ciò provocò una rivolta popolare. Il Regno Unito appoggiò la ribellione e inviò in Spagna aiuti militari ed economici, che contribuirono alla sconfitta dei francesi a Bailén (luglio 1808). Giuseppe fu allontanato da Madrid e solo l’intervento di Napoleone gli fece riottenere il trono. Per la prima volta, l’espansione francese veniva arrestata non da una guerra tradizionale, ma dalla resistenza di un popolo che si opponeva al dominio straniero. Il dipinto di Francisco Goya, Il 3 maggio 1808: fucilazioni alla montagna del principe Pio, documenta la «vendetta» delle truppe napoleoniche, ordinata da Murat contro i cittadini di Madrid insorti contro il governo francese. La rivolta scoppiò il 2 maggio in una piazza della capitale. La cavalleria francese attaccò i manifestanti e nelle ore seguenti l’esercito catturò centinaia di ribelli, o sospetti tali, e li fucilò in massa.

LAVORO SULLA CARTA L’impero di Napoleone nel 1812 Nel 1812 Napoleone esercitava il suo potere su quasi tutta l’Europa. La carta mostra l’estensione del suo dominio che comprendeva, oltre l’Impero francese, Stati alleati e Stati dipendenti. La situazione qui raffigurata rappresenta l’apoteosi del successo militare e politico di Bonaparte. Proprio a partire da quella data, tuttavia, inizierà il suo declino. Rispondi alla domanda. • Quali erano gli unici Stati che si mantenevano indipendenti in Europa nel 1812? ............................................................................................................. .............................................................................................................

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Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


Passaggio della Beresina dell’armata francese in ritirata il 26 novembre 1812, in un’incisione di Johann Adam Klein da un dipinto di Franz Edler von Habermann.

4 Le sconfitte di Napoleone La campagna di Russia si rivela un disastro Nel 1811 lo zar di Russia Alessandro I, formalmente in buoni rapporti con Napoleone, decise di non rispettare il blocco commerciale e riprese a commerciare con il Regno Unito. A questo punto, lo scontro con la Francia fu inevitabile. Nel giugno 1812 Napoleone organizzò contro la Russia la più grandiosa mobilitazione militare della storia europea: oltre 600000 uomini di diverse nazionalità uniti in una «Grande armata». Napoleone pensava di risolvere la campagna militare di Russia in poche settimane. I russi, però, non attaccarono mai il nemico in campo aperto, come Napoleone si aspettava, ma si limitarono a colpirlo con veloci attacchi a sorpresa, attirandolo sempre più verso l’interno e incendiando dietro di sé villaggi, campi e depositi alimentari. A settembre Napoleone giunse a Mosca, ma la città era stata già abbandonata dai suoi abitanti e data alle fiamme. Con l’avvicinarsi dell’inverno, iniziò la ritirata francese: le truppe stremate dalla fame, dagli attacchi nemici e soprattutto dal gelo (il cosiddetto «generale inverno»), subirono una disastrosa sconfitta presso il fiume Beresina. Si salvarono meno di 50000 soldati. La crisi del regime napoleonico era iniziata.

LAVORO SULLA LINGUA In questo paragrafo è presente un’espressione metaforica. Indicala e spiegane il significato. ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

Lezione 30 ( Napoleone e l’impero

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LEZIONE

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Crolla il regime napoleonico

COMPRENDO IL TESTO Che cosa comportò, per Napoleone, la sconfitta di Lipsia? ……………………………................................... ……………………………...................................

Nel 1813 si formò una nuova coalizione contro Napoleone, formata da Russia, Prussia, Regno Unito e Austria. Sui campi di Lipsia, nell’autunno del 1813, gli eserciti europei inflissero a Napoleone una solenne sconfitta, in quella che è passata alla storia come la «battaglia delle nazioni». Uno dopo l’altro gli Stati controllati dalla Francia riconquistarono la propria autonomia e il 30 marzo 1814 la caduta di Parigi segnò la fine della guerra. Per impedire che alla Francia fosse imposta una pace punitiva, le Camere costrinsero Napoleone ad abdicare. La monarchia dei Borbone fu restaurata e sul trono salì Luigi XVIII, fratello di Luigi XVI, il re ghigliottinato. Napoleone fu esiliato all’isola d’Elba.

Dai «cento giorni» a Waterloo Nel febbraio del 1815, confidando sulla fedeltà dell’esercito e sul sentimento di umiliazione nazionale di un popolo ormai abituato ai trionfi imperiali, Bonaparte lasciò segretamente l’isola d’Elba e ritornò in patria. Accolto e acclamato da contadini e militari, costrinse il re alla fuga. Il colpo di mano di Napoleone dimostrava quanto fosse ancora saldo, nonostante tutto, il legame dell’ex imperatore con il popolo francese. Per cento giorni il potere fu di nuovo nelle sue mani. Tuttavia, le potenze europee, che già stavano discutendo del futuro assetto dell’Europa, ripresero immediatamente le armi. A Waterloo, in Belgio, il 18 giugno 1815, dopo due giorni di feroci combattimenti, l’ultimo esercito napoleonico veniva definitivamente sconfitto.

LAVORO SULLA FONTE Il memoriale di Sant’Elena Questo breve passo è tratto da Il memoriale di Sant’Elena, un testo di estrema importanza per conoscere il pensiero di Napoleone. L’opera, pubblicata nel 1823, raccoglie le memorie di Bonaparte, scritte dal conte Emmanuel de Las Cases, che lo seguì in esilio. Io ho salvato la rivoluzione e ho aiutato i popoli. Io ho tracciato più lontano i limiti della gloria. E poi, su quali azioni potrebbero attaccarmi, sulle quali uno storico non potrebbe difendermi? Sul mio dispotismo? Ma sarà dimostrato che la dittatura era una necessità. Mi si accuserà di aver amato troppo la guerra? Ma si dimostrerà che sono sempre stato attaccato.

Rispondi alle domande. 1. Da quali accuse dovrebbe difendersi Napoleone? ……................……………………………………….……………………………………………………….………………………… ……................……………………………………….……………………………………………………….…………………………

2. Come risponde a tali accuse? ……................……………………………………….……………………………………………………….………………………… ……................……………………………………….……………………………………………………….…………………………

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Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


A Napoleone, consegnatosi prigioniero agli inglesi, fu riservato un trattamento severo: esiliato nella piccola e sperduta isola atlantica di Sant’Elena, morì il 5 maggio 1821.

Finisce il dominio napoleonico in Italia Gli ultimi presidi napoleonici a resistere furono il Regno d’Italia e quello di Napoli. Il viceré d’Italia, Eugenio Beauharnais, persi ormai tutti i suoi legami con le forze fondamentali della società italiana, decise di abdicare poche settimane dopo l’abdicazione di Napoleone del 1814. Non volle inoltre partecipare, l’anno successivo, all’impresa dei «cento giorni». Il re di Napoli, Gioacchino Murat, cognato di Napoleone, nel 1815 fu sconfitto a Tolentino (nelle Marche) dagli austriaci. Fuggito in Corsica, cercò poi di far ritorno nel suo ex regno, ma fu catturato e fucilato a Pizzo, in Calabria, nell’ottobre di quell’anno. Gioacchino Murat presenta ai suoi generali il Proclama di Rimini. Con quel documento Murat intendeva incitare gli italiani contro gli austriaci che tornavano a dominare la penisola e presentava se stesso come guida. In realtà il proclama, benché datato marzo 1815, fu redatto a maggio di uell anno dopo la sconfitta di olentino fu uindi un tentativo di riconquistare il Regno di Napoli con il sostegno dei napoletani.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale del tempo inserendo correttamente i termini elencati.

Gran Bretagna – console – Egitto – Europa – Chiesa cattolica – patria – istruzione – imperatore – colpo di Stato La Francia organizza una spedizione in .................................................... per contrastare la ...................................................

Napoleone torna in .............................................. e dopo un ................................................................ diventa Primo ...........................................................

Riforme: • concordato con la ............................................................ • riorganizzazione dell’....................................................

Napoleone si proclama .................................................

Grazie ai successi militari, Napoleone controlla tutta l’....................................................

• nuovo Codice civile 2. Completa il testo scegliendo l’alternativa corretta nella coppia proposta. Il 18 brumaio/9 termidoro 1799 Napoleone fece irruzione nella sede del Direttorio/della Convenzione e prese il potere con un referendum/colpo di Stato. Fu istituito un triumvirato/Direttorio di consoli provvisorio. Ben presto, però, Napoleone fu nominato imperatore/Primo console di Francia. Napoleone promosse importanti parate militari/riforme. Nel 1801 fu firmato un concordato/armistizio con la Chiesa cattolica e nel 1804 fu emanato il Codice civile/Codice amministrativo.

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LEZIONE

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Il congresso di Vienna e la Restaurazione

1 Il nuovo equilibrio europeo Il congresso di Vienna: legittimità ed equilibrio

LAVORO SULLA LINGUA Il significato letterale del verbo «restaurare» è «riportare in buono stato, mediante opportuni lavori, un manufatto, un edificio». Spiega in che senso si parla di «restaurazione» a proposito della fase storica che si aprì dopo la caduta di Napoleone. ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

Tra il novembre del 1814 e il giugno del 1815, i rappresentanti degli Stati che avevano sconfitto Napoleone si riunirono in congresso a Vienna. Lo scopo del congresso era di «restaurare» l’Europa, cioè di riportare la situazione politica del continente al punto in cui si trovava prima che la Rivoluzione francese, e ancor più le armate di Napoleone, distruggessero l’Antico regime. È per questo motivo che, riferendosi al periodo storico iniziato all’indomani del congresso di Vienna, si parla di «Restaurazione». A Vienna parteciparono le quattro maggiori potenze europee: Regno Unito, Prussia, Russia e Austria. Anche la Francia prese parte ai lavori, nonostante avesse la responsabilità di aver sconvolto l’assetto politico europeo. Nella loro opera di restaurazione, gli uomini politici delle maggiori potenze seguirono due princìpi fondamentali: • il principio di legittimità: i sovrani che avevano perso il potere durante la Rivoluzione francese dovevano essere riportati sui legittimi troni; • il principio di equilibrio: bisognava evitare che una nazione diventasse tanto potente da imporre la propria egemonia sulle altre, com’era accaduto con la Francia napoleonica.

LAVORO SULLA CARTA L’Europa dopo il congresso di Vienna Il congresso di Vienna riporta l’assetto geopolitico allo stato precedente lo scoppio della Rivoluzione francese. Come si può vedere sulla carta, si presenta però una realtà nuova: i territori che costituivano il Sacro romano impero costituiscono ora la Confederazione germanica. Rispondi alla domanda. • Confronta questa carta con una carta politica dell’Europa attuale ed elenca tutti gli Stati odierni compresi, anche solo in parte, nella Confederazione germanica. ……………………………………………………………………………………

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Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


La Restaurazione in Francia In Francia, il re Luigi XVIII (1755-1824) non ripristinò l’Antico regime assolutistico ma concesse una Costituzione, che prevedeva un Parlamento, da eleggersi secondo un sistema elettorale su base censitaria. Il re, inoltre, conservò gran parte delle riforme napoleoniche, fra le quali il Codice civile. Grazie all’abilità del ministro degli Esteri Talleyrand (1754-1838), la Francia mantenne i confini di prima della rivoluzione, ma intorno a essa fu creato una specie di «cordone sanitario», cioè un sistema di Stati (Regno dei Paesi Bassi, Confederazione germanica e Regno di Sardegna) che le impedisse di coltivare in futuro mire espansionistiche. La Francia dovette comunque cedere al Regno Unito importanti possedimenti coloniali e impegnarsi a pagare un ingente risarcimento di guerra.

Gli antichi sovrani ritornano sui loro troni In base al principio di legittimità, anche nella Penisola iberica furono riportate sul trono le dinastie dei Braganza in Portogallo e dei Borbone in Spagna. Russia, Prussia e Austria si spartirono i territori conquistati da Napoleone, ampliando così i propri confini: • la Russia, che era il più grande Stato del continente europeo, e dove la dinastia Romanov non era mai stata spodestata, ottenne la Finlandia, gran parte dei territori polacchi e alcune regioni che appartenevano all’Impero ottomano; • la Prussia, che con le guerre napoleoniche emerse come grande potenza militare, si assicurò vasti territori nella regione renana, compresi gli importanti bacini di carbone della Ruhr; • l’Austria estese il suo potere dai Balcani al Lombardo-Veneto, dall’Austria alla Boemia, dall’Ungheria ad alcune province polacche. Dopo la scomparsa del Sacro romano impero, i trentasette Stati tedeschi, con l’aggiunta della Prussia e dell’Austria, furono riuniti in una Confederazione germanica. La città di Francoforte fu scelta come sede del Parlamento della Confederazione, presieduto dall’imperatore austriaco. Gli Stati della Confederazione mantenevano ciascuno la propria sovranità ma, unendosi, testimoniavano la propria comune identità germanica. 3 1

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6

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Ritratto del ministro francese Charles Maurice de Talleyrand.

COMPRENDO IL TESTO Spiega perché alla Russia non fu necessario applicare il principio di legittimità. ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

Caricatura dei maggiori rappresentanti degli Stati riuniti al congresso di Vienna. All’estrema sinistra il ministro degli Esteri francese Talleyrand [1] studia il comportamento dei tre personaggi centrali; il ministro britannico Castlereagh [2] appare perplesso, mentre al centro i sovrani di Austria [3], Russia [4] e Prussia [5] esultano. Sulla destra il re di Sassonia [6] si regge la corona: nonostante abbia com attuto a fianco di apoleone al congresso viene privato di territori ma non del trono. La Repubblica di Genova [7] invece salta via, perché è stata privata della sua indipendenza e annessa ai possedimenti dei Savoia.

Lezione 31 ( Il congresso di Vienna e la Restaurazione

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LEZIONE

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La Santa alleanza Lo zar Alessandro I propose alle monarchie europee di dar vita a un’alleanza ispirata ai valori dell’assolutismo e del pensiero contro-rivoluzionario, che le obbligasse a rispettare gli accordi presi a Vienna e a fornirsi aiuto reciproco. Nel 1815, a Parigi, i sovrani di Russia, Prussia e Austria (ma non del Regno Unito) firmarono la cosiddetta Santa alleanza, definita «santa» perché gli Stati che ne facevano parte erano uniti dalla comune identità cristiana. I sovrani si promettevano «assistenza, aiuto e soccorso» nel caso in cui all’interno di legituno dei loro Stati si fossero verificati disordini o insurrezioni contro il legit timo regnante, impegnandosi a intervenire militarmente. E così ai princìpi di legittimità e di equilibrio fissati dal congresso di Vienna si aggiunse anche il intervento. principio di intervento

2 L’Italia dopo il congresso di Vienna L’Italia sotto il dominio austriaco Ritratto dello zar Alessandro I.

Ritratto di Ferdinando III d’Asburgo-Lorena, granduca di Toscana.

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In Italia il dominio napoleonico aveva lasciato un’eredità importante: si era formata una nuova classe dirigente (sia amministrativa sia economica) e gli ideali nazionali, liberali e democratici della Francia rivoluzionaria erano stati fatti propri da diversi giovani, borghesi e aristocratici, pronti a lottare per l’indipendenza dalla dominazione straniera e per un governo più democratico. Durante il congresso di Vienna, però, i sovrani europei stabilirono che la Penisola italiana dovesse ricadere sotto l’influenza austriaca: • il Lombardo-Veneto fu assegnato all’Impero d’Austria. In tal modo gli austriaci si assicuravano il controllo di una regione con una prospera agricoltura e con un importante sbocco al mare, il porto di Trieste; • il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla venne assegnato alla moglie di Napoleone, Maria Luisa d’Asburgo; • nel Granducato di Modena e Reggio s’insediò Francesco IV d’Asburgo-Este; • il Granducato di Toscana andò al fratello dell’imperatore austriaco, Ferdinando III d’Asburgo-Lorena, che si dimostrò il sovrano più moderno e aperto della penisola: molte leggi del periodo francese restarono in vigore e furono promosse diverse opere pubbliche; • il Regno delle due Sicilie, anche se era governato dal re Ferdinando I di Borbone, gravitava nell’orbita austriaca. Il re esercitava un potere assoluto e autoritario: fu ristabilita la censura e tutte le forme di opposizione furono duramente represse.

Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


Lo Stato della Chiesa e il Regno di Sardegna Lo Stato della Chiesa e il Regno di Sardegna, che ora comprendeva i territori della ex Repubblica ligure, rimasero indipendenti. I loro sovrani incarnarono il volto più oppressivo e reazionario della Restaurazione, con il chiaro proposito di cancellare tutte le tracce della passata dominazione francese. Sia il papa sia i Savoia, con Vittorio Emanuele I, abolirono il Codice napoleonico e a Torino furono reintrodotte le dogane interne, che ostacolarono enormemente lo sviluppo economico. Nello Stato della Chiesa, che comprendeva Emilia-Romagna, Marche, Umbria e Lazio, papa Pio VII ristabilì i diritti feudali, fece riaprire i ghetti per gli ebrei e abolì alcuni evidenti progressi, come l’illuminazione stradale e la vaccinazione, pur di sopprimere persino il ricordo degli odiati francesi.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea nel testo l’effetto di questa azione: abolizione del Codice napoleonico.

Ritratto di Vittorio Emanuele I di Savoia.

LAVORO SULLA CARTA L’Italia dopo il congresso di Vienna Dopo il congresso di Vienna la Penisola italiana tornò a essere sotto l’influenza degli Asburgo d’Austria e dei Borbone di Spagna. Gran parte dell’Italia settentrionale era diventata parte dell’Impero d’Austria, mentre ducati più piccoli erano stati affidati a membri della famiglia d’Asburgo: la vedova di Napoleone Bonaparte, gli Asburgo-Lorena e gli Asburgo-d’Este. Tutto il Sud era in mano ai Borbone. Pochi erano gli Stati indipendenti. Rispondi alle domande. 1. Quali erano gli Stati indipendenti più estesi? …………………………………………………………………………………. ……………………………………………………….…………………………

2. Confrontando questa carta con una carta dell’Italia di oggi, quali Regioni attuali erano comprese in quegli Stati? …………………………………………………………………………………. ……………………………………………………….………………………… …………………………………………………………………………………. ……………………………………………………….…………………………

Lezione 31 ( Il congresso di Vienna e la Restaurazione

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LEZIONE

31 DENTRO LA STORIA Vivacità intellettuale nella Milano austriaca Con la Restaurazione, nel 1815 la Lombardia tornò sotto il dominio austriaco. Gli Asburgo, già con Maria Teresa, nella seconda metà del Settecento, avevano attuato una politica accentratrice, imponendo i loro funzionari e limitando i poteri locali. Le riforme teresiane avevano peraltro favorito la classe borghese e modernizzato la regione. In quel periodo di oppressione politica, Milano era stata comunque un centro culturale molto vivace e continuò ad esserlo nell’Ottocento, ma a caro prezzo. «Il Caffè» Nel Settecento numerosi intellettuali avevano accolto con favore le idee illuministe che arrivavano dalla Francia. Anche a Milano, come a Parigi e a Londra, i caffè erano ritrovi animati da dibattiti culturali. Quei dibattiti erano spesso così accesi che un gruppo di colti frequentatori, quando decise di costituire un’accademia, la volle chiamare Accademia dei Pugni. Vi facevano parte Pietro Verri e il fratello Alessandro e Cesare Beccaria. Nel 1764 questi illuministi iniziarono a pubblicare anche una rivista ispirata alle britanniche «The Tatler» e «The Spectator». La titolarono «Il Caffè» rivelando in quel nome il loro programma, lo stile di lavoro e la loro ambizione: dialogare, crescere attraverso il discorso, lo scambio di opinioni e di informazioni che avveniva abitualmente nelle fumose sale dei caffè cittadini. Gli articoli non avevano un intento chiaramente politico; ma il valore e il contenuto politico dell’impresa emergeva naturalmente dalle cose, nel senso che discutendo, confrontandosi e criticando gli errori dei potenti si metteva in discussione la loro legittimità a governare. Temendo quindi la censura austriaca, gli autori de «Il Caffè» fecero uscire i primi numeri a Brescia, che all’epoca faceva parte della Repubblica di Venezia. L’impresa ebbe comunque breve durata a causa di dissidi interni: la rivista fu chiusa nel 1766. Frontespizio di un volume che raccolse i numeri de «Il Caffè» pubblicati tra il 1764 e il 1765.

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Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo

Silvio Pellico e il musicista Pietro Maroncelli facevano parte di una setta segreta antiaustriaca. Scoperti dalla polizia, nel 1820 furono arrestati e condannati a morte. La condanna fu poi cambiata in lunghi anni di carcere da scontare nella fortezza dello Spielberg, nell’attuale Repubblica Ceca, dove Pellico scrisse Le mie prigioni.

«Il Conciliatore» Dopo il 1815 il clima in Lombardia si fece più cupo e oppressivo; il dibattito delle idee, lo scambio di opinioni e il libero confronto erano giudicati pericolosi elementi di sovversione. Sempre a Milano, sfidando la pesante cappa della censura austriaca, nel settembre del 1818 vide la luce un’altra rivista, «Il Conciliatore», destinata a svolgere una funzione importante nella storia della cultura italiana. «Il Conciliatore», infatti, recuperando l’eredità de «Il Caffè» e integrandola con lo spirito e gli ideali romantici allora in fase di piena affermazione, cercò di esprimere, a partire dal titolo della rivista, una disciplina morale e intellettuale improntata alla libera ricerca e al libero confronto delle opinioni, nella fiducia che la cultura potesse unificare il genere umano, superando i conflitti politici e gli interessi economici. Gli austriaci giudicarono tutta quella libertà di pensiero, di espressione, di ricerca e di dibattito, eccessiva e così, sotto la pressione continua della censura, la testata sospese le pubblicazioni nell’ottobre del 1819. Fondatori erano stati gli scrittori Silvio Pellico e Giovanni Berchet. Assieme ad altri intellettuali intendevano ampliare gli orizzonti della cultura italiana informando su libri e idee in circolazione al di fuori dell’Italia. Vicini al gruppo de «Il Conciliatore» furono anche i letterati Ugo Foscolo e Alessandro Manzoni. In questi pensatori si faceva più forte e viva l’insofferenza per l’opprimente dominio straniero. Nel fermento culturale di quegli anni si stava infatti preparando il Risorgimento italiano. Silvio Pellico pagò le sue idee politiche con anni di carcere.


SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente le parole mancanti.

equilibrio – Russia – confini – Europa – monarchie – Italia – Prussia – Sardegna – austriaco – legittimità – Chiesa – alleanza – restaurazione – Austria Il congresso di Vienna procede alla .................................................... dell’Europa secondo due principi: di .................................................... e di ....................................................

....................................................: in Francia, Spagna e Portogallo sono ripristinate le ............................................; Russia, Prussia e Austria ampliano i loro ....................................................

....................................................:

quasi tutta la penisola è sotto il controllo ....................................................; restano indipendenti lo Stato della .................................................... e il Regno di ....................................................

...................................................., ....................................................

e .................................................... firmano la Santa ....................................................

2. Completa il testo scegliendo l’alternativa corretta nella coppia proposta. Lo zar Pietro il Grande/Alessandro I propose ai sovrani europei/di tutto il mondo di dar vita a un’alleanza ispirata ai valori dell’assolutismo/del dispotismo illuminato e del pensiero contro-rivoluzionario, che impegnasse i regni che sottoscrivevano il patto a fornirsi aiuto reciproco in caso di colpo di Stato/attacco esterno. Nel 1815, a Parigi, Russia, Prussia e Austria (ma non il Regno Unito) firmarono la Triplice/Santa alleanza, così definita perché gli Stati che ne facevano parte si riconoscevano nei valori cristiani/liberali. 3. Collega ciascun personaggio nella colonna di sinistra alla relativa descrizione nella colonna di destra. 1.

Luigi XVII

a. Ministro degli esteri francese

2.

Giovanni Berchet

b. Zar di Russia

3.

Francesco IV d’Asburgo-d’Este

c.

4.

Alessandro I Romanov

d. Granduca di Toscana

5.

Maria Luisa d’Asburgo

e. Seconda moglie di Napoleone Bonaparte

6.

Charles Maurice de Talleyrand

f.

7.

Alessandro Verri

g. Fondatore de «Il Conciliatore»

8.

Ferdinando I di Borbone

h. Granduca di Modena e Reggio

9.

Ferdinando III d’Asburgo-Lorena

i.

Fondatore de «Il Caffè»

10. Castlereagh

l.

Pontefice

11. Vittorio Emanuele I

m. Ministro degli esteri britannico

12. Pio VII

n. Re di Sardegna

Re delle due Sicilie

Re di Francia

4. Completa le seguenti frasi con i termini mancanti. 1. Secondo il principio di .............................................. sui ................................ d’Europa dovevano tornare i sovrani ............................................, cioè coloro che detenevano il potere prima della .......................................................... 2. Secondo il principio di ..................................... era necessario ..................................... che una nazione diventasse tanto ............................ da imporre la propria ..................................... sulle altre.

Lezione 31 ( Il congresso di Vienna e la Restaurazione

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R a NO ga I E zz LA e S & TO Ra R ga IA zz i

La riforma della scuola in epoca rivoluzionaria L’idea di scuola come la conosciamo oggi nasce con la Rivoluzione francese del 1789. Fu a quell’epoca, infatti, che ai giovani fu riconosciuto il diritto a ricevere da parte dello Stato un’istruzione pubblica, obbligatoria e gratuita.

La situazione prima della rivoluzione L’istruzione media dei francesi prima della rivoluzione non versava in buone condizioni: sappiamo dai Cahiers de doléances (i «quaderni delle lamentele» che prepararono i lavori dell’Assemblea degli Stati generali del 1789) che almeno il 75% della popolazione era analfabeta, e che questa percentuale tra i contadini raggiungeva quasi il 100%. Le scuole elementari erano pochissime e gli insegnanti erano poco preparati. Anche l’istruzione superiore, gestita prevalentemente dalla Chiesa, non appariva adeguata. Nei collegi e nelle università gli studenti ricevevano una formazione per lo più erudita e umanistica, lontana dai problemi reali. Ecco perché i deputati del Terzo stato richiedevano una riforma del sistema scolastico che mettesse la scuola al passo dei tempi. Fino allo scoppio della rivoluzione, tuttavia, queste richieste non si concentravano tanto sul tema dell’allargamento dell’istruzione di base a tutti i cittadini francesi, quanto piuttosto sulla richiesta di un miglioramento dell’istruzione superiore, riservata a una minoranza della società francese.

La riforma francese: la scuola primaria… Con lo scoppio della rivoluzione e con il successo delle idee democratiche e ugualitarie le cose cambiarono profondamente. Nel Rapporto e progetto di decreto sull’organizzazione generale dell’istruzione pubblica, elaborato nel 1792 dall’illuminista Marie-Jean-Antoine Nicolas de Condorcet (1743-1794), si sostenne espressamente, per la prima volta nella storia, che lo Stato doveva assicurare ai propri giovani cittadini una istruzione primaria che fosse pubblica (cioè finanziata e organizzata dallo Stato) e gratuita (cioè senza spese per gli scolari e le loro famiglie). La scuola primaria, altra importantissima novità, doveva coinvolgere sia i ragazzi, sia le ragazze.

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Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


Il progetto di Condorcet prevedeva una scuola articolata in cinque gradi. Il primo era appunto costituito dalla scuola primaria, che doveva, secondo Condorcet, «dare a tutti egualmente l’istruzione che è possibile dare a tutti». Gli altri gradi comprendevano: la scuola secondaria (equivalente alla scuola secondaria di primo grado); l’istituto (scuola secondaria di secondo grado, con un forte orientamento scientifico-matematico); il liceo (equivalente all’università) e, infine, la Società nazionale delle scienze e delle arti.

...e i livelli superiori Per quel che riguarda l’insegnamento superiore, secondo Condorcet si trattava di garantire che i migliori potessero avanzare negli studi in base ai propri meriti, assicurando a tutti pari opportunità di partenza. In base ai princìpi dell’Illuminismo, Condorcet inoltre affermava con forza la libertà della cultura e dell’insegnamento: «Nessun potere pubblico deve avere l’autorità di impedire lo sviluppo di verità nuove o l’insegnamento di teorie contrarie alla sua particolare politica o ai suoi interessi contingenti». La scuola, infine, doveva essere laica, cioè libera da condizionamenti religiosi, e ispirare i propri programmi a criteri di utilità, razionalità e praticità, che consentissero ai giovani di imparare un mestiere e di costruirsi un futuro.

Tra utopia e realtà L’incalzare degli eventi politici, negli anni infuocati della Rivoluzione francese, fece sì che l’ambizioso progetto di riforma di Condorcet non venisse né discusso, né approvato. Ciò non significa che esso non abbia avuto una grande influenza nella formazione della scuola pubblica francese. Alcune delle idee di Condorcet, come quella che affidava allo Stato il controllo sulla politica scolastica attraverso i presidi, gli ispettori, gli esami di Stato, l’imposizione del criterio dell’uniformità nei programmi e la supervisione dei prefetti, vennero riprese in epoca napoleonica, quando l’imperatore fece della riforma scolastica uno dei suoi cavalli di battaglia.

TEST INVALSI Barra con una x la risposta esatta. 1. Quali caratteristiche doveva avere l’istruzione primaria secondo Condorcet? A Pubblica, gratuita e aperta sia a ragazzi sia a ragazze.

2. Qual era, secondo Condorcet, l’obiettivo principale della scuola primaria? A Combattere l’analfabetismo.

B Prevalentemente religiosa.

B Fornire tutte le conoscenze che è possibile trasmettere a tutti in modo egualitario.

C Riservata ai borghesi abbienti.

C Trasmettere gli ideali dell’Illluminismo.

D Pubblica, gratuita, ma riservata solo ai ragazzi.

D Formare i futuri funzionari grazie a un orientamento scientifico-matematico.

Lezione 4 ( La Chiesa, un Unità nuovo 8 (protagonista Le rivoluzionidella scuotono storiaileuropea mondo

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P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Diritti/Privilegi I diritti sono il contrario dei privilegi. I diritti sono facoltà che ciascuno di noi possiede in quanto persona, sono inviolabili e nessun potere può limitarli perché attraverso di essi si manifesta la dignità di ogni essere umano. I privilegi sono dei vantaggi, delle prerogative di cui godono alcuni rispetto agli altri.

DIRITTI E PRIVILEGI NELLA FRANCIA DEL SETTECENTO

Quando gli uomini erano diseguali davanti alla legge La società francese della fine del Settecento era una società largamente basata sul privilegio. Gli ordini (o stati) che la componevano (la nobiltà, il clero, il Terzo stato) non avevano, infatti, la stessa posizione rispetto alla legge. I nobili e gli ecclesiastici godevano dunque di ampi privilegi di varia natura. I nobili, per esempio, erano esentati dalle cosiddette pene infamanti (il carcere comune e la gogna), avevano il diritto «di precedenza» in cortei e cerimonie religiose, godevano di un diritto esclusivo nell’esercizio della caccia, erano esentati da certe tasse (come la taglia, che invece colpiva la gente comune); a loro erano riservati i gradi più alti dell’esercito. Il clero era esentato da tutte le imposte statali e godeva del privilegio di essere sottratto alla giurisdizione dei tribunali statali e alle leggi civili (rispondeva a tribunali ecclesiastici).

sua formazione. Essa deve quindi essere uguale per tutti, sia che protegga, sia che punisca. Tutti i cittadini essendo uguali ai suoi occhi sono ugualmente ammissibili a tutte le dignità, posti ed impieghi pubblici secondo la loro capacità, e senza altra distinzione che quella delle loro virtù e delle loro capacità». Immagine simbolica rappresentante l’uguaglianza tra gli uomini.

La tavola dei valori dei cittadini francesi, uguali davanti alla legge Uno degli atti più alti e simbolici della rivoluzione francese fu, non a caso, la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 26 agosto 1789, un documento solenne che intendeva stabilire una tavola di valori e di libertà condivisa tra tutti i cittadini francesi, indipendentemente dal fatto che fossero contadini, borghesi oppure aristocratici. Ciò era ben espresso dall’articolo 6: «La Legge è l’espressione della volontà generale. Tutti i cittadini hanno diritto di concorrere, personalmente o mediante i loro rappresentanti, alla

300

Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo

DIRITTI E PRIVILEGI OGGI

Diritti e doveri uguali per tutti La Costituzione italiana, cioè la carta fondamentale su cui si basa la convivenza tra i cittadini italiani, come del resto tutte le Costituzioni degli Stati liberali e democratici moderni, non prevede l’esistenza di privilegi, non contempla cioè l’esistenza di vantaggi riservati a individui o gruppi di individui.


La Costituzione parla espressamente di diritti e doveri dei cittadini; vi dedica, anzi, l’intera Parte prima, corrispondente agli articoli dal 13 al 54. La Costituzione garantisce ai cittadini vari diritti: diritto all’inviolabilità della libertà personale (articolo 13), del domicilio, cioè dell’abitazione (articolo 14); diritto alla segretezza di ogni forma di comunicazione tra cittadini (articolo 15), alla libera circolazione e residenza nel territorio nazionale (articolo 16), alla libertà di riunione e associazione (articoli 17-18), alla libertà di culto (articoli 19-20), di pensiero e di espressione (articolo 21). Garantisce inoltre il diritto alla difesa (articoli 24-27), i diritti della famiglia (articoli 29-31), la tutela della salute (articolo 32), i diritti all’istruzione (articoli 33-34), i diritti riguardanti il lavoro, l’iniziativa economica, la proprietà (articoli 35-46). Stabilisce poi con precisione dei doveri: innanzitutto il diritto-dovere di voto (articolo 48), il dovere della difesa della patria (articolo 52), il dovere di partecipare alle spese pubbliche attraverso il pagamento dei tributi, cioè tasse e imposte (articolo 53) e, infine, il dovere «di essere fedeli alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi».

La fine dei privilegi? Tutto quanto abbiamo detto non significa però che nella società italiana non esistano condizioni di privilegio. In linea di principio questi nuovi privilegi non sono sanciti da nessuna legge che, come è scritto nei tribunali, è «uguale per tutti», ma condizionano egualmente la vita delle persone. Essi sono legati a situazioni di diseguaglianza (economica, sociale, di istruzione) che di fatto rendono difficile, a chi proviene da ambienti sociali svantaggiati, il raggiungimento di certi livelli di benessere o l’accesso a determinate professioni.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente.

Codice

tutela

Costituzione

autogestione

re abuso di pote

e rivendicazion ie angher

alienazione

feu dalesimo meritocrazia

poteri locali

i particolarism

monopolio culturale

Non so se ci vanno le prime

RIFLETTIAMO INSIEME due righe in bold

Va comunque sistemato

Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. A vostro parere, la scuola può aiutare a ridurre, se non eliminare, le disuguaglianze? In che modo? 2. Fate una piccola ricerca per capire se ancora oggi esistono, in Italia, delle professioni riservate solo a certe categorie di persone, poi discutete in classe i risultati della ricerca. 3. Alcune università sono «a numero chiuso». Documentatevi sulla questione, prendete posizione a favore o contro e discutetene in classe.

Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo

301


SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 27 La nascita di una nuova nazione: gli Stati Uniti d’America

BES

Nel 1775 le colonie britanniche dell’America del Nord, a causa di imposizioni commerciali e tasse, entrarono in conflitto con la madrepatria. Nel 1776 i rappresentanti delle colonie approvarono a Filadelfia la Dichiarazione d’indipendenza, riconosciuta da Londra nel 1783 dopo essere stata sconfitta dall’esercito coloniale. Nel 1787 fu promulgata la Costituzione degli Stati Uniti d’America. Lezione 28 La Rivoluzione francese Di fronte alla grave crisi finanziaria, nel 1789 il re di Francia Luigi 16° convocò gli Stati generali. Il Terzo stato, vedendo respinta la richiesta di votare «per testa», si riunì in Assemblea nazionale e stese una nuova Costituzione. Il popolo insorse (presa della Bastiglia). L’Assemblea approvò la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino e nel 1791 emanò la Costituzione istituendo una monarchia costituzionale. Nel 1792 dichiarò guerra all’Austria e accusò il re di complicità con i nemici, arrestandolo. Lezione 29 La dittatura giacobina La Convenzione eletta a suffragio universale maschile votò la Costituzione repubblicana. Il re fu giustiziato. Robespierre diede inizio al «Terrore», ma nel 1794 fu condannato a morte. Il potere passò alle classi più agiate che cancellarono le riforme giacobine a favore del popolo. Lezione 30 Napoleone e l’impero Napoleone Bonaparte si distinse nella campagna d’Italia (1796) e s’impossessò gradualmente del potere politico: fu Primo console, console a vita, imperatore dei francesi. Occupò quasi tutta l’Europa, ma non riuscì a sconfiggere la Gran Bretagna nelle battaglie navali. Il declino iniziò con la sconfitta in Russia (1812). Nel 1814 fu esiliato all’isola d’Elba, da cui fuggì; fu però sconfitto a Waterloo nel 1815. Morì in esilio sull’isola di Sant’Elena. Lezione 31 Il congresso di Vienna e la Restaurazione Gli Stati che avevano sconfitto Napoleone si riunirono nel congresso di Vienna (1814-1815) e avviarono la Restaurazione applicando il principio di legittimità (ripristinare sui troni i legittimi sovrani) e il principio di equilibrio (impedire alla Francia mire espansionistiche). Russia, Prussia e Austria si unirono nella Santa alleanza. L’Italia, tranne il Regno di Sardegna e lo Stato della Chiesa, finì sotto l’influenza austriaca.

302

Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. Stati generali – Robespierre – Coalizione di Stati europei – Napoleone – 1815 – 1783 – 1787 – 1789 – Colonie britanniche – Stati Uniti d’America

NASCITA DEGLI STATI UNITI D’AMERICA

DALLA RIVOLUZIONE ALLA RESTAURAZIONE Crisi finanziaria in Francia

………..…………………………..…………………

in Nord America

protestano per

affrontata con Convocazione degli …...............……...................... (………..…………)

Tasse imposte dalla madrepatria scoppia la

scoppia la

Rivoluzione francese che dà vita a

Guerra d’indipendenza (1775-………..…………)

Monarchia costituzionale (1791)

porta a

Dichiarazione d’indipendenza (1776)

poi a

Repubblica (1792)

e Promulgazione della Costituzione degli ………..………...............................………… (………..…………)

«Terrore» con

affronta

Guerra con ………..……................………...

………..………...............

………..………..............……..…

termina con Termidoro (1794) inizia Età napoleonica finisce con

Sconfitta di ………..…………............. a Waterloo (………..…………) Restaurazione

Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo

303


VE RI FI CA

1. Metti in ordine progressivo gli eventi elencati, indicando nella casella l’ordine di successione con un numero. a. I prodotti delle manifatture inglesi venivano venduti alle colonie. b. La Gran Bretagna importava dalle colonie materie prime pagandole molto poco. c. I coloni dovevano comprare prodotti realizzati in Gran Bretagna perché non potevano installare manifatture in America. d. Nelle manifatture inglesi venivano lavorate le materie prime provenienti dalle colonie. 2. Collega ciascun avvenimento nella colonna di sinistra alla data corretta nella colonna di destra. 1. Imposizione dello Stamp Act

a. 1792

2. Boston Tea Party

b. 1790

3. Primo Congresso continentale delle colonie

c. 1789

4. Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America

d. 1787

5. Pace di Versailles e indipendenza di 13 Stati americani

e. 1791

6. Entrata in vigore della Costituzione americana

f. 1783

7. Convocazione degli Stati generali

g. 1776

8. Nascono a Parigi i foglianti, i giacobini, i cordiglieri

h. 1774

9. Fuga del re Luigi XVI

i. 1773

10. Dichiarazione di guerra all’Austria

l. 1765

3. Date le definizioni, scrivi il termine corrispondente. a. Luoghi di discussione aperti a tutti coloro che si schierarono a favore del nuovo ordine rivoluzionario: …………………………………………………………………………

b. Corrente più radicale della Rivoluzione francese che prende il nome dai frati domenicani di San Giacomo: ………………………………………………………………………… c. Corrente borghese moderata che prende il nome da un dipartimento provinciale: ……………………………………… d. Termine usato nell’Antico regime per indicare l’insieme di contadini, artigiani e lavoratori: …………………………………………………………………………

e. Insieme dei deputati che non si riconoscevano né nello schieramento giacobino né in quello dei foglianti: ………………………………………………………………………… f. Divieto dei rapporti commerciali con la Gran Bretagna deciso da Napoleone: ………………………………………………… g. Forma di governo presente in Francia prima del colpo di Stato di Napoleone del 1799: …………………………………………………………………………

h. Sovvertimento autoritario dell’istituzione di uno Stato: ………………………………………………………………………… i. Raccolta di leggi che riguardano un determinato ramo del diritto: ………………………………………………………………………… l. Principio secondo il quale, al congresso di Vienna, ai confini della Francia fu creato un cordone di Stati che dovevano impedirne i tentativi di espansione: …………………………………………………………………………

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Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


4. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. Il primo esercito nazionale dei coloni agì sotto la guida di George Washington.

V

F

b. Paesi come Francia, Spagna e Olanda ostacolarono le colonie e inviarono aiuti alla Gran Bretagna.

V

F

c. La Costituzione degli Stati Uniti d’America prevedeva un governo basato sulla divisione dei poteri legislativo, esecutivo, giudiziario.

V

F

d. Nel 1787 prevalse la scelta federalista che prevedeva la creazione di una Confederazione di Stati e fu promulgata la Costituzione degli Stati Uniti d’America.

V

F

e. Nelle colonie britanniche del Centro vivevano soltanto emigrati dalla Gran Bretagna.

V

F

f. Nelle colonie, ai vertici sociali c’era una classe aristocratica con forti privilegi.

V

F

g. L’Assemblea nazionale costituente era formata solo dai rappresentanti del Terzo stato.

V

F

h. Con il trattato di Campoformio Venezia fu ceduta alla Francia e la Lombardia all’Austria.

V

F

i. In Italia si costituirono le Repubbliche sorelle con Costituzione simile a quella francese del 1795.

V

F

l. Napoleone non tradì le aspettative dei liberali democratici della Penisola italiana.

V

F

m. Nel 1804 Napoleone si fece nominare imperatore dei francesi con il nome di Napoleone I.

V

F

n. Napoleone in Francia godeva di un vasto consenso.

V

F

o. Ad Austerlitz Napoleone venne sconfitto.

V

F

p. Nel Sud Italia fu costituito il Regno di Napoli affidato al cognato di Napoleone, Murat.

V

F

q. Toscana, Liguria e Roma furono annesse alla Francia.

V

F

5. Esegui sulla carta l’attività indicata. • Traccia i confini dei territori europei soggetti alla dominazione francese nel 1812, prima della campagna di Russia.

Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo

305


VE RI FI CA

6. Collega ciascun gruppo di colonie nella colonna di sinistra alle informazioni che lo riguardano nella colonna di destra. 1. Colonie americane del Sud

a. Gli abitanti britannici convivevano con altri immigrati. I centri principali erano Filadelfia e New York.

2. Colonie americane del Centro

b. Il legame con la madrepatria era molto stretto. L’economia era fiorente, con piccole e medie fattorie nell’interno e città sulla costa.

3. Colonie americane del Nord

c. L’economia era incentrata sull’agricoltura: zucchero, tabacco, riso, cotone. Nelle piantagioni lavoravano migliaia di schiavi neri.

7. Completa il brano inserendo le informazioni mancanti. Gli Stati europei che avevano sconfitto ………………………………………………………… si riunirono in congresso a ………………………………………………………… tra il 1814 e il 1815 per restaurare in Europa la situazione politica che esisteva prima della …………………………………………………………. Il periodo che seguì si definisce …………………………………………………………. Le trattative vennero portate avanti dalle quattro maggiori potenze europee: …………………………………………………………, …………………………………………………………, ………………………………………………………… e …………………………………………………………. Ai lavori partecipò anche la Francia. Vennero stabiliti i principi di ………………………………………………………… e di ………………………………………………………. Russia, Prussia e Austria stipularono la ……………………………………………………………. 8. Rispondi alle domande. a. Quali principi erano alla base della Dichiarazione d’indipendenza americana? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

b. Che cosa approvò l’Assemblea costituente in Francia nell’agosto del 1789? ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

c. Perché il governo giacobino di Robespierre fu definito «Terrore»? ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

d. Come fu accolto Napoleone dai democratici e dai liberali della Penisola italiana? ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

e. Quale obiettivo perseguiva Napoleone con il blocco continentale a danno del Regno Unito? ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

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Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo


FACCIAMO STORIA INSIEME

«Uguaglianza»vale anche per le donne La drammaturga francese Olympe de Gauges (1748-1793) nel 1791 scrisse la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, in cui condannava la nuova Costituzione per non aver considerato le donne, metà del corpo sociale francese, mentre ratificava i principi di libertà, eguaglianza e fraternità.

Considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti Tipo di documento: documento ufficiale della donna sono le sole cause delle sventure pubbliche e della corAutore: Olympe de Gauges ruzione dei governi, esse1 si sono risolte a esporre in una solenne Epoca: 1791 dichiarazione i diritti naturali inalienabili e sacri della donna, affinché questa dichiarazione, costantemente presente a tutti membri del corpo sociale, ricordi incessantemente ad essi i loro diritti e i loro doveri. […] Di conseguenza, il sesso superiore in bellezza e in coraggio nelle sofferenze materne, riconosce e dichiara in presenza e con gli auspici dell’Essere Supremo, i Diritti seguenti della Donna e della Cittadina: - Articolo 1. La donna nasce libera e ha gli stessi diritti dell’uomo. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’interesse comune. - Articolo 6. La legge egge deve essere l’espressione della volontà generale; tutte le Cittadine e i Cittadini devono concorrere personalmente onalmente con i loro rappresentanti alla sua formazione; essa deve essere uguale per tutti. AA.VV., Cahiers de doléances. Donne e rivoluzione francese, a cura di Paule-Marie Duhet, La luna, 1989

1. esse: intende tutte le donne (madri, figlie, sorelle) che nel Preambolo della Dichiarazione si rivolgono all’Assemblea nazionale.

COMPRENDO IL TESTO A coppie rispondete alle domande dopo aver letto il testo, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. Nella sua Dichiarazione che cosa intendeva condannare l’autrice? 2. Quali sono le cause delle sventure pubbliche della corruzione dei governi secondo l’autrice? 3. Come viene definito il sesso femminile nel documento? 4. Che cosa viene stabilito nel primo articolo della Dichiarazione? 5. Qual è il ruolo della legge previsto nel sesto articolo della Dichiarazione?

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Olympe de Gauges venne ghigliottinata durante il Terrore, perché la sua rivendicazione era troppo avanti con i tempi e dava fastidio anche a quei giacobini che pure sostenevano il principio di uguaglianza. Nel corso del Novecento le donne hanno acquisito più diritti, ma rimangono i problemi legati a una cultura maschilista che fatica ad accettare interamente il protagonismo femminile. 1. Fate una ricerca e indicate quante donne sono presenti oggi nel Parlamento e nel governo italiano. 2. L’espressione «quote rosa» indica l’obbligo di prevedere una certa rappresentanza femminile nelle istituzioni. Siete d’accordo? Argomentate la vostra risposta.

Unità 8 ( Le rivoluzioni scuotono il mondo

307


UNITÀ

9

L’età delle nazioni L’«Antico regime», spazzato via dalle guerre napoleoniche, viene «restaurato» nel congresso di Vienna del 1814-1815. Attorno al tavolo delle trattative si riuniscono i rappresentanti degli Stati usciti vincitori dal confronto con Napoleone e la stessa Francia. I sovrani tornano sui troni da cui erano stati spodestati, ma il loro disegno di «Restaurazione» deve fare i conti con una società, quella europea, che è profondamente cambiata. Solo pochi anni dopo infatti, nel 1820-1821, e poi di nuovo nel 1830-1831 e nel 1848, l’Europa è scossa da insurrezioni, crisi e rivoluzioni che rivendicano la libertà dei popoli e delle nazioni. Questo lungo travaglio avrà come esito la nascita, alla fine dell’Ottocento, degli Stati nazionali. Fuori dall’Europa, agli angoli opposti del pianeta, emergono due nuove potenze che saranno protagoniste del secolo che si apre: Stati Uniti e Giappone.

1800

1820-1821

1830-1831

Prima ondata di insurrezioni in Europa

Seconda ondata di insurrezioni in Europa

1820 1814-1815

1829

Congresso di Vienna

Pace di Adrianopoli: indipendenza della Grecia

Che cosa sai già… v La rivoluzione industriale cambia il modo di produrre e di vivere. Le società di Antico regime,

basate sulla centralità dell’agricoltura e sul primato della nobiltà possidente, entrano in crisi. v Le monarchie assolute non sono più in grado di governare. Sulle due sponde dell’Atlantico, nelle colonie americane (1776) e in Francia (1789), la rivoluzione travolge i regimi politici dominanti. Nascono società nuove, fondate sul ruolo centrale della borghesia. v Dopo la fine dell’esperienza giacobina, Napoleone tenta di imporre l’egemonia francese sul continente europeo ma la reazione delle grandi potenze europee glielo impedisce. La Restaurazione cerca di riportare l’Europa a prima della rivoluzione del 1789.

308

1840


1831: il Belgio diventa uno Stato autonomo. 1871: gli Stati germanici sono uniti in un unico impero guidato dal re di Prussia.

1866: l’Impero austro-ungarico ha ridotto i suoi confini.

1870: il Regno d’Italia, nato nel 1861, conquista anche lo Stato della Chiesa. Soltanto Trento e Trieste rimangono sotto il dominio austriaco.

1840

1829: la Grecia conquista l’indipendenza dall’Impero ottomano.

1852

1860

1868

Napoleone III imperatore di Francia

Abraham Lincoln presidente degli Stati Uniti

L’imperatore del Giappone Mutsuhito sconfigge i feudatari Tokugawa

1860 1848

1862

Terza ondata di insurrezioni in Europa

Bismarck cancelliere della Germania

1880 1866

1871

Guerra austro-prussiana

Guglielmo I imperatore di Germania

…e che cosa imparerai v Tra la fine del 1814 e la metà del 1815 le potenze europee riunite nel congresso di Vienna cercano di ripristinare la situazione precedente al 1789. v L’obiettivo fallisce perché le guerre napoleoniche hanno segnato in maniera profonda l’assetto politico del Vecchio continente. Come dimostrano le ripetute insurrezioni (1820-1821, 1830-1831 e 1848), anche la società è cambiata ed è agitata dai princìpi di uguaglianza e libertà. v Il XIX secolo si chiude con la definitiva affermazione degli Stati nazionali. v A est e a ovest dell’Europa emergono due Stati che avranno molta importanza nella storia mondiale del XX secolo: gli Stati Uniti e il Giappone.

309


LEZIONE

32

Dalla Restaurazione all’idea di nazione

1 L’impossibilità di una Restaurazione totale

LAVORO SULLA LINGUA Sottolinea l’espressione metaforica che indica il tentativo di un ritorno al passato.

LAVORO SULLA LINGUA Quale termine usato nel testo significa «ordinamento, struttura»? ........................................................................

Incontro dei rappresentanti delle maggiori potenze al congresso di ienna in una litografia del .

310

Unità 9 ( L’età delle nazioni

Il ritorno al passato si rivela impossibile L’inizio del congresso di Vienna nel settembre del 1814 segna per gli storici l’avvio di un processo chiamato Restaurazione, che si conclude con le rivoluzioni del 1848. Obiettivo principale della Restaurazione era riportare indietro le lancette del tempo e cancellare quei princìpi di uguaglianza e libertà maturati con le lotte rivoluzionarie e diffusi poi in tutta Europa sotto Napoleone. Il termine «restaurazione» viene abitualmente contrapposto a quello di «rivoluzione», perché indica il desiderio di un ritorno al passato, del ripristino delle condizioni sociali ed economiche su cui si basava l’Ancien régime. Per tornare al passato tuttavia la volontà non basta, se non ci sono più le condizioni. Consapevoli di ciò, i diplomatici riuniti a Vienna provarono almeno a dare all’Europa un assetto che garantisse un lungo periodo di stabilità. Questo tentativo di riorganizzazione dello scenario politico non tenne però conto delle esigenze e delle identità dei popoli. Le tensioni e il malcontento, che si manifesteranno pochi anni dopo, esploderanno nel 1848 e coinvolgeranno l’intero Vecchio continente.


L’eredità del Codice napoleonico non si cancella Il processo di Restaurazione incontrò grandi difficoltà a realizzarsi anche all’interno dei vari Stati. Il ritorno dell’assolutismo monarchico, in Austria, Prussia e Russia, dovette fare i conti con le innovazioni e i cambiamenti avviati durante il periodo napoleonico, tra cui leggi più moderne, vendita di proprietà feudali, rafforzamento dei funzionari e della burocrazia di origine borghese. In Francia Luigi XVIII lasciò intatta larga parte della legislazione introdotta dal Codice napoleonico promulgato già nel marzo 1804.

Promulgare Emanare, emettere una legge o un decreto che ha valore di legge.

Il Codice civile voluto da Napoleone riuniva leggi della tradizione giuridica franco-germanica e, soprattutto del diritto romano. ntr in vigore in rancia nel e due anni dopo in tutti i territori dell impero napoleonico. apoleone come scrisse egli stesso nel suo Memoriale quand’era ormai in esilio a ant lena avre e voluto fare di tutti i popoli europei un unico popolo con una legge europea un sistema monetario unico pesi e misure uguali .

Le monarchie assolute frenano le aspirazioni dei popoli Grandi assenti al tavolo di Vienna furono le aspirazioni dei popoli alla libertà e all’indipendenza nazionale. Gli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità promossi dalla Rivoluzione francese ed esportati da Napoleone in Europa erano ormai parte integrante della coscienza dei cittadini europei, diffusi soprattutto nei ceti borghesi. I progressi in campo economico legati all’industrializzazione avevano fatto crescere una borghesia sempre più numerosa e consapevole dei propri diritti, che mal sopportava l’esclusione dalla vita sociale ed esprimeva la chiara volontà di partecipare al governo degli Stati. Questa volontà non trovava alcuno spazio nei regimi monarchici assoluti.

LAVORO SULLA LINGUA Cerca nel testo il sostantivo a cui si riferisce il pronome «che» nella frase: «che mal sopportava l’esclusione dalla vita sociale». ........................................................................

Il ministro degli steri austriaco Klemens Wenzel von Metternich fu tra i maggiori sostenitori dell’assolutismo al congresso di ienna.

Lezione 32 ( Dalla Restaurazione all’idea di nazione

311


LEZIONE LEZIONE

1 32

2 La dottrina liberale Il pensiero liberale prende forma... A conferma delle aspirazioni a una maggiore libertà dei popoli e degli individui, prese forma in Europa una nuova dottrina politica nota come liberalismo. La dottrina si sviluppava intorno a un nuovo concetto di libertà, consistente nel riconoscimento di alcuni diritti che ancora oggi sono considerati la spina dorsale delle moderne democrazie. Diritti irrinunciabili per il liberalismo erano: • la libertà di esprimere il proprio pensiero; • la libertà di riunione e di associazione; • l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

Politici e intellettuali di idee li erali come il conte amillo enso di Cavour, Gino Capponi, Alessandro an oni faranno parte circa anni dopo il congresso di Vienna, del primo arlamento del egno d Italia.

...anche in campo economico In ambito economico l’esigenza di una maggiore libertà trovò voce nel liberismo, una dottrina favorevole alla libera circolazione delle merci, dunque all’abolizione dei dazi e delle dogane, e alla libera concorrenza tra imprenditori. Liberalismo e liberismo erano inconciliabili sia con il vecchio regime assolutistico restaurato dal congresso di Vienna, sia con i princìpi che governavano le altre monarchie europee. Il liberalismo faticava a trovare spazio anche nelle pochissime monarchie che avevano concesso ai propri sudditi una Costituzione e un Parlamento, come la Francia e il Regno Unito. Ricordiamo anche che nella nazione al di là della Manica, la prima Costituzione era stata approvata addirittura sei secoli prima: nel 1215 un sovrano aveva sottoscritto la Magna Charta Libertatum, il primo documento con il quale si regolavano i rapporti fra il re e i suoi sudditi.

Emergono i concetti di nazione e patria LAVORO SULLA LINGUA Conosci altre parole, oltre a quelle presenti nel testo, che derivano da «patria»? Prova a pensare ad altri sostantivi o a verbi e spiegane il significato. ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

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Unità 9 ( L’età delle nazioni

Nei Paesi dominati da potenze straniere come la Polonia (soggetta alla Russia) o l’Italia settentrionale (soggetta in larga parte all’Austria) alle idee liberali andarono ad aggiungersi i concetti di «nazione» e «patria». Con il termine nazione si indica una comunità di individui che condividono la stessa lingua, la medesima cultura e le medesime tradizioni, che hanno un passato, e dunque una storia, comune. L’indipendenza nazionale veniva percepita come un requisito fondamentale per la dignità di ogni popolo cui doveva essere riconosciuto il diritto di scegliere in maniera autonoma le proprie istituzioni di governo. All’idea di nazione era naturalmente collegata quella di patria, un’espressione di origine latina che indica la «terra dei padri», il territorio di un popolo, di una nazione. I patrioti, come venivano chiamati coloro che lottavano per la libertà della patria ed erano animati da un sentimento nazionale (patriottismo), trovarono un alleato nel Romanticismo, una corrente culturale che si affermò in Europa nel primo Ottocento e contribuì a diffondere quegli stessi valori.


I liberali si dividono in moderati e democratici Uniti sui princìpi generali che costituivano le fondamenta della nuova dottrina, i liberali si dividevano al loro interno in due correnti principali: i moderati e i democratici. I moderati non erano contrari alla monarchia, ma chiedevano una Costituzione, come nel Regno Unito, e un Parlamento eletto a suffragio ristretto, cioè dai cittadini più benestanti, gli unici che secondo loro avrebbero potuto esprimere un voto disinteressato in nome del bene comune. I democratici, al contrario, erano favorevoli alla repubblica e a un sistema elettorale fondato sul suffragio universale, che garantisse a tutti i cittadini il godimento di uguali diritti politici.

COMPRENDO IL TESTO Completa correttamente la frase. I liberali erano divisi al loro interno in due correnti: i ......................................................, favorevoli al suffragio ristretto, e i ......................................................, favorevoli al suffragio universale.

3 La nascita delle società segrete Gli oppositori si organizzano nella clandestinità I liberali, benché esprimessero delle differenze al loro interno, si ritrovarono ben presto uniti nella battaglia contro le monarchie assolute, sotto il cui regime erano negate le libertà fondamentali di espressione e parola, di stampa e di associazione, e venivano perseguitati tutti gli oppositori politici. Chiunque avesse intenzione di promuovere un qualunque cambiamento poteva soltanto organizzarsi e riunirsi in società segrete. Organizzazioni clandestine con nomi e programmi diversi sorsero praticamente in tutta Europa. In Italia, la società segreta più importante fu la Carboneria. Nata nel 1807, conobbe il momento di sua massima attività nei moti napoletani del 1820 e rimase operativa fino al 1835, espandendosi anche in Europa. La Carboneria si chiamava così perché i suoi membri, per tutelare la clandestinità, adottavano rituali, nomi in codice e simbolismo tratti dal mestiere dei carbonai, cioè di coloro che preparavano e vendevano il carbone. Le più importanti società segrete fuori dall’Italia furono la Società dei giovani in Germania, l’Eteria in Grecia, l’Unione del pubblico bene in Russia, la Società patriottica nazionale in Polonia. Gli obiettivi differivano da un Paese all’altro, ma tutte avevano come priorità la conquista di maggiori libertà politiche e civili e di forme di governo costituzionali. Per le società segrete che agivano in Paesi sotto il dominio straniero, un altro ovvio obiettivo era la conquista dell’indipendenza.

Moti Il termine, usato soprattutto al plurale, indica le sommosse popolari che caratterizzarono proprio il XIX secolo.

COMPRENDO IL TESTO Le società segrete di tutti i Paesi avevano l’obiettivo di conquistare maggiori libertà politiche e civili. Quale altro obiettivo avevano quelle il cui Paese era sotto il dominio straniero? ........................................................................

iuramento di un affiliato alla ar oneria. uesta societ segreta appartenevano soprattutto ufficiali del periodo napoleonico intellettuali, studenti, qualche aristocratico e ualche orghese illuminato. ochi erano gli artigiani e i popolani. La struttura organizzativa era molto rigida e retta da capi la cui identit veniva tenuta segreta. er le comunica ioni scritte gli affiliati usavano un particolare codice alfa etico.

Lezione 32 ( Dalla Restaurazione all’idea di nazione

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LEZIONE LEZIONE

1 32

4 I moti europei degli anni Venti L’equilibrio si spezza Precario sin dalla sua nascita, l’equilibrio ristabilito nel congresso di Vienna venne subito messo a dura prova. Negli anni Venti del XIX secolo un’onda insurrezionale investì i Paesi dell’Europa. Le proteste miravano soprattutto a ottenere dai sovrani dei governi costituzionali. Nei Paesi soggetti a forze straniere, la lotta non potè prescindere dalla rivendicazione dell’indipendenza nazionale.

La rivolta parte dalla Spagna

Ritratto del generale uglielmo epe.

Le insurrezioni iniziarono in Spagna dove, nel gennaio del 1820, il re fu costretto a concedere una Costituzione. L’esempio venne seguito a distanza di pochi mesi nel Regno delle due Sicilie: in luglio il generale Guglielmo Pepe (1783-1855) si mise alla testa di una rivolta che puntava anch’essa a ottenere una Costituzione dal re Ferdinando I di Borbone. Dal Sud Italia l’insurrezione si propagò al Nord spronando all’azione i patrioti lombardi e piemontesi, i quali erano convinti che il Piemonte avrebbe lottato contro l’Austria e lavorato alla costruzione di un regno dell’Italia del Nord. Grandi patrioti come Cesare Balbo (1789-1853) e Santorre di Santarosa (1783-1825) confidavano in particolar modo nell’erede al trono, Carlo Alberto. Nel marzo 1821 il re Vittorio Emanuele I fu costretto dagli insorti in Piemonte ad abdicare in favore del fratello Carlo Felice. Per ovviare alla momentanea assenza di quest’ultimo, che si trovava a Modena, la reggenza fu affidata a Carlo Alberto, il quale concesse ai rivoltosi una Costituzione. Al suo rientro Carlo Felice la annullò e allontanò il nipote.

La Santa alleanza si mobilita contro le insurrezioni

Particolare del dipinto Il massacro di Scio di ugène elacroi .

La Santa alleanza spense quasi sul nascere queste prime insurrezioni. Nel marzo 1821 un forte esercito austriaco scese a Napoli contro le truppe dei costituzionalisti, sconfiggendole; in aprile sconfisse a Novara le truppe dei patrioti piemontesi. Cesare Balbo fu mandato in esilio, mentre Santorre di Santarosa fuggì all’estero; in tutti gli Stati italiani i patrioti subirono una dura repressione. L’anno seguente, l’esercito francese intervenne a reprimere i ribelli in Spagna.

La Grecia conquista l’indipendenza

Decabristi Il termine deriva dal russo dekabr dicem re e indica gli appartenenti alle societ segrete che organizzarono la rivolta contro lo ar a an ietro urgo nel .

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Unità 9 ( L’età delle nazioni

Il 25 marzo 1821 ebbe inizio in Grecia anche l’insurrezione dei patrioti greci che lottavano per conquistare l’indipendenza dall’Impero ottomano (a ricordo di quell’inizio il 25 marzo è tuttora festa nazionale dell’indipendenza). La lotta dei greci, che nell’isola di Scio fu soffocata dal sultano turco con un massacro e la riduzione in schiavitù dei sopravvissuti, trovò l’appoggio entusiasta dei patrioti di tutta Europa, ma anche dei governi inglese, francese e russo, ostili agli ottomani. Nel 1829, dopo avere superato anche il dramma di una guerra civile (1823-1825) la Grecia riuscì a conquistare la sua indipendenza. Opposto, e dunque fallimentare, fu invece l’esito dell’insurrezione dei decabristi contro l’assolutismo dello zar Nicola I in Russia, nel 1825.


5 I moti europei degli anni Trenta Le rivolte in Francia e in Belgio hanno successo Negli anni Trenta ci fu una seconda e più incisiva ondata di moti che videro un coinvolgimento maggiore della popolazione. Alcuni di essi assestarono un duro colpo alle forze della Restaurazione. In Francia, le elezioni a suffragio ridotto, riservate a circa centomila cittadini privilegiati, diedero la vittoria agli oppositori del nuovo re Carlo X, ostile ai princìpi liberali. Intenzionato a mantenere il potere, Carlo X fece sciogliere il Parlamento, limitò la libertà di stampa, introdusse la censura e ridusse ulteriormente il numero degli aventi diritto al voto. Contro queste misure si ribellarono cittadini di diverse idee politiche (moderati, democratici, socialisti), studenti e operai, borghesi ed ex soldati napoleonici. Nel luglio 1830 il re fu costretto alla fuga. Venne quindi proclamato re il cugino di Carlo, Luigi Filippo d’Orléans, chiamato «re borghese», che concesse una Costituzione e il diritto di voto a tutti coloro che avevano un reddito elevato, cioè alla borghesia ricca. Sull’esempio della Francia anche il Belgio si ribellò. Approfittando del principio del non intervento proclamato da Francia e Regno Unito, che impedirono ad Austria e Russia di sostenere l’Olanda di Guglielmo I, nel 1831 il Belgio divenne uno Stato monarchico indipendente dai Paesi Bassi. Un esito altrettanto felice ebbero altre insurrezioni in Germania, dove alcuni Stati ottennero Costituzioni.

Particolare di un famoso dipinto di ugène elacroi ispirato ai moti parigini del e intitolato La libertà che guida il popolo. La li ert è sim oleggiata dalla donna con il erretto frigio che innal a la andiera. uesta figura femminile è chiamata Marianne ed è anche il sim olo della epu lica francese.

Ciro Menotti guida i moti italiani Nel gennaio del 1831 il ricco commerciante Ciro Menotti (1798-1831) organizzò dei moti liberali, prima nel Granducato di Modena, poi a Bologna, poi di nuovo a Modena e nello Stato della Chiesa. Quelle sommosse furono di breve durata ed ebbero un esito sfortunato. Il mancato appoggio francese e un’organizzazione lacunosa dell’attività cospirativa facilitarono l’opera di repressione messa in atto dalle truppe austriache, che trovarono un alleato nel papa Gregorio XVI, tenace oppositore delle idee liberali. Ciro Menotti fu condannato a morte.

itratto di iuseppe

a ini.

Giuseppe Mazzini crea la Giovine Italia In quello stesso periodo, un patriota genovese affiliato alla Carboneria, Giuseppe Mazzini (1805-1872), cominciò a proporre il superamento delle società segrete e a promuovere una discussione pubblica sulla stampa e tramite la diffusione di opuscoli e giornali. Secondo Mazzini solo con il coinvolgimento di tutto il popolo era possibile realizzare una vera rivoluzione in grado di condurre all’unità italiana e alla repubblica. Nel 1831 diede così vita a un nuovo movimento, la Giovine Italia, che raccolse molte adesioni e promosse tentativi rivoluzionari, come quello del 1844 in Calabria dei veneziani fratelli Bandiera, che però fallì. Lezione 32 ( Dalla Restaurazione all’idea di nazione

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LEZIONE LEZIONE

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Gioberti promuove una confederazione guidata dal papa

an art n e ol var in cuador si incontrarono nel per discutere sulle possi ili forme di governo nel Sud America indipendente ma non trovarono una linea comune: ol var auspicava la forma ione di varie repu liche an art n di monarchie.

Altra figura di spicco del patriottismo italiano fu quella del sacerdote Vincenzo Gioberti (1801-1852). Il suo programma prevedeva la formazione in Italia di una confederazione di Stati indipendenti, guidata dal papa e indipendente dalle potenze straniere. Gioberti apparteneva a quella corrente dei liberali moderati che in Italia stava guadagnando un consenso crescente.

6 La liberazione dell’America latina Le colonie portoghesi e spagnole diventano indipendenti

COMPRENDO IL TESTO Quale grande Paese dell’America latina era una colonia portoghese? ........................................................................

Mentre in Italia i patrioti cercavano di liberarsi dal giogo austriaco e l’Europa era agitata da moti rivoluzionari, anche i popoli dell’America latina si sollevarono e lottarono per conquistare l’indipendenza dalla Spagna e dal Portogallo. Tra il 1810 e il 1825, tutti i Paesi dell’America Latina, con il sostegno degli Stati Uniti, ottennero l’indipendenza. I più attivi nelle lotte indipendentiste erano i creoli, com’erano chiamati i discendenti dei colonizzatori bianchi europei, cresciuti nelle colonie. La liberazione dei territori sottomessi alla Spagna arrivò solo dopo lunghi scontri condotti dai generali Simón Bolívar al Nord e José de San Martín al Sud, al quale si unirono creoli, meticci e indios, anche se in realtà solamente i primi arrivarono al potere. Nacquero così nuovi Stati indipendenti dalla Spagna: Argentina, Bolivia (che deve il suo nome proprio a Simón Bolívar), Cile, Perù e tutti gli altri Stati che oggi conosciamo. Al contrario in Brasile, nel 1822, la monarchia costituzionale si insediò pacificamente e la corona fu affidata al figlio del re del Portogallo. In Messico la lotta per l’indipendenza, iniziata dagli indios nel 1810, fu lunga e passò anche attraverso una guerra civile tra indios e creoli. Soltanto nel 1821 le due parti si unirono per l’obiettivo comune, un Messico indipendente dalla Spagna. Inizialmente il Paese fu governato dall’imperatore Augustin de Iturbide, ma nel 1823 divenne una repubblica per intervento di una fazione liberale.

Il presidente statunitense Monroe ammonisce l’Europa A sostenere l’indipendenza dei Paesi dell’America latina furono il Regno Unito e soprattutto gli Stati Uniti. Il loro presidente, James Monroe (1758-1831), in un discorso al Congresso (il Parlamento degli Stati Uniti) affermò che sia il Nord sia il Sud America non avrebbero più tollerato la colonizzazione europea; gli Stati Uniti riconoscevano le repubbliche del Sud come Stati liberi e, se gli europei le avessero oppresse, avrebbero considerato ciò «una manifestazione di ostilità nei confronti degli Stati Uniti». In sostanza essi dichiaravano di voler mantenere relazioni cordiali con i Paesi europei: non avrebbero interferito nelle questioni del Vecchio continente, ma chiedevano in cambio la stessa cosa, e che i Paesi sudamericani fossero lasciati liberi di amministrarsi autonomamente. Il principio così enunciato passò alla storia come «dottrina Monroe».

itratto di ames

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Unità 9 ( L’età delle nazioni

onroe.


LAVORO SULLA CARTA La liberazione dell’America latina La carta mostra gli Stati dell’America latina indicando l’anno in cui ciascuno ha ottenuto l’indipendenza dalle potenze europee di cui era colonia. Come si può vedere il processo di liberazione fu avviato e realizzato, nella maggioranza dei casi, nella prima metà del XIX secolo. Rispondi alle domande. 1. Quali Stati dell’America latina ottennero l’indipendenza prima del 1820? ............................................................................................................................ ............................................................................................................................

2. Nel 1824 i territori a Sud del Messico si resero indipendenti dalla Spagna costituendo la Repubblica federale delle province unite dell’America centrale, che nel 1839 si sciolse per dare vita a Stati autonomi. Quali sono? ............................................................................................................................ ............................................................................................................................

3. Sulla carta puoi notare due Paesi appartenenti ad altri Stati. Quali sono? A quali Stati appartengono? ............................................................................................................................ ............................................................................................................................

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. Principio di legittimità – Nazionalisti – Restaurazione – Società segrete – Principio di intervento Liberali moderati ................................................

...............................................................

Oppositori

Congresso di Vienna

................................................

........................................

Principio di equilibrio ...............................................................

2. Completa il brano scegliendo l’alternativa corretta fra le due proposte I moti degli anni Venti scoppiano dapprima in Spagna/Francia, poi si estendono al Ducato di Mantova/Regno delle due Sicilie e al Milanese/Piemonte. I greci conquistano l’indipendenza dall’Egitto/Impero turco. Negli anni Trenta il popolo berlinese/parigino insorge contro Carlo X, al posto del quale sale al trono Luigi Filippo d’Orléans. Il Belgio conquista l’indipendenza dai Paesi Bassi. In Italia, i moti esplodono a Modena, Bologna e si estendono al Regno di Sardegna/allo Stato della Chiesa, ma gli insorti sono sconfitti dall’Austria.

Lezione 32 ( Dalla Restaurazione all’idea di nazione

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Pa AT ss LA at NT o E & ST Pr OR es IA en te

Gli accordi internazionali PASSATO: XIX SECOLO

Nel XIX secolo la guerra era considerata uno strumento lecito e razionale per risolvere le controversie fra gli Stati. Alla fine delle ostilità, gli Stati si riunivano per stabilire le nuove condizioni geopolitiche scaturite dal conflitto: perdite e annessioni territoriali, insediamento di nuovi governi, indennità di guerra ecc. È quello che successe, ad esempio, con il congresso di Vienna, tenutosi nella capitale imperiale austriaca tra la fine del 1814 e l’inizio del 1815, dove le potenze che avevano sconfitto Napoleone riportarono il profilo dell’Europa alla realtà precedente all’irruzione del generale còrso.

1

I partecipanti al congresso di Vienna Al congresso parteciparono delegazioni degli imperi d’Austria, Prussia, Russia e del Regno Unito (potenze vincitrici) e numerosi regni europei che avevano subìto la dominazione napoleonica (Svezia, Spagna, Portogallo, regni tedeschi, Regno di Sardegna, Stato della Chiesa, Regno di Napoli). La Francia, nonostante la sconfitta, partecipò ai lavori del congresso riuscendo a orientarne le scelte e facendosi accettare nella comunità internazionale.

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Unità 9 ( L’età delle nazioni

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Princìpi ispiratori del congresso

• Principio di equilibrio: nessun Paese europeo avrebbe più dovuto/potuto esercitare un’egemonia assoluta come quella che la Francia napoleonica aveva cercato di imporre.

• Principio di legittimità: i sovrani spodestati da Napoleone dovevano tornare sui loro troni.


PRESENTE: XXI SECOLO

Oggi l’Organizzazione delle nazioni unite (ONU), creata nel 1945 al termine della Seconda guerra mondiale per volontà delle nazioni che avevano sconfitto il nazifascismo (USA, URSS, Regno Unito e Francia), è l’istituzione ufficiale nella quale i rappresentanti delle nazioni possono incontrarsi periodicamente per garantire il più possibile la pace o per trovare soluzioni a situazione di crisi e di conflitto. Nella sua carta costitutiva, infatti, l’ONU ha come obiettivi il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Nello specifico, il Consiglio di sicurezza si occupa di gestire e risolvere le situazioni di tensione più gravi o di aperto conflitto fra popoli e nazioni.

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Il Consiglio di sicurezza dell’ONU È composto da 15 membri: 5 membri permanenti (USA, Cina, Regno Unito, Francia, Russia) e 10 a rotazione, eletti dall’Assemblea generale ogni 2 anni fra le nazioni impegnate in operazioni di mantenimento della pace (peacekeeping).

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I compiti del Consiglio

• Risolvere pacificamente le controversie fra le nazioni (potere conciliativo).

• Esercitare il potere coercitivo, sia con misure economiche sia militari, contro gli Stati aggressori in caso di accertata minaccia alla pace, di violazione degli accordi, di aggressione.

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Gli strumenti Le United peacekeeping forces («caschi blu») sono forze militari internazionali che agiscono su mandato dell’ONU per mantenere o ristabilire la pace o per contenere le situazioni di guerra.

Unità 9 ( L’età delle nazioni

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LEZIONE

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Il 1848 in Europa

1 Una nuova stagione rivoluzionaria

oti di erlino nel mar o . are che proprio in uell occasione sia stata adottata per la prima volta la andiera a strisce nero rosso e oro che contraddistingue oggi la ermania.

La crisi economica colpisce l’Europa

LAVORO SULLA LINGUA Quale delle seguenti definizioni chiarisce il significato di «primavera dei popoli»? a Clima di gioia che caratterizza la vita di un popolo. b Periodo in cui ha inizio una fase della vita di uno Stato o di una nazione caratterizzato da speranza e gran fervore. c Periodo in cui la vita di uno Stato o di una nazione è guidata da uomini molto giovani.

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Unità 9 ( L’età delle nazioni

Nel 1848 il continente europeo fu scosso da una serie di nuove insurrezioni, riassunte dagli storici nell’espressione «primavera dei popoli», che in alcuni Stati portarono all’affermazione di regimi costituzionali, anche se per lo più di beve durata. Fra le cause più profonde che provocarono questo sconvolgimento politico, vi era l’annosa questione della generale insofferenza dei popoli nei confronti dei governi assolutistici. Un tema, questo, che era già emerso nei moti del 1820 e del 1831. Nell’immediato, tuttavia, ad accendere le polveri della rivoluzione fu una grave crisi economica. Nel biennio 1845-1846, le cattive condizioni meteorologiche colpirono i raccolti che furono molto scarsi. I prezzi dei prodotti alimentari, disponibili sul mercato in misura molto minore che nel passato, aumentarono a dismisura. Per milioni di persone si profilò l’incubo della fame e diventò una scelta obbligata, di sopravvivenza, ridurre anche tutti gli altri consumi. La crisi si rifletté a catena sull’industria e sul commercio: le merci rimanevano invendute nei magazzini e le fabbriche erano costrette a chiudere per la mancanza di domanda e a licenziare migliaia di lavoratori.


La Francia proclama la Seconda repubblica Ancora una volta il cuore della rivoluzione fu la Francia, dove pure era in vigore una Costituzione e il re Luigi Filippo, a differenza della maggior parte degli altri sovrani europei, governava con il consenso della borghesia. Il problema era però che alla piccola e media borghesia e ai ceti popolari non era concesso di prendere parte alle elezioni, perché il suffragio restava molto ristretto. Non avere il diritto di voto, voleva dire non avere rappresentanza in Parlamento e non avere potere politico. La crisi economica che si fece sentire anche in Francia, spinse gli esclusi a richiedere l’allargamento del suffragio, in maniera tale che in Parlamento venissero rappresentati anche i loro interessi. Il 22 febbraio 1848 venne organizzata una manifestazione delle opposizioni, che però il governo vietò, dando anche ordini di sparare sulla folla. Di fronte a tale atto, il popolo parigino si ribellò: le strade della capitale si riempirono di barricate erette dagli insorti e divennero teatro di combattimenti. Dopo tre giornate di duri scontri, Luigi Filippo fu costretto ad abdicare e partire per l’esilio. Il governo provvisorio repubblicano, formato da rappresentanti della borghesia e delle classi popolari, proclamò la Seconda repubblica e istituì il suffragio universale maschile. Tra i membri più illustri e importanti del governo c’erano Lamartine (moderato), Ledru-Rollin (democratico) e Blanc (socialista).

I moderati adottano provvedimenti importanti Per dare delle risposte alle masse lavoratrici, protagoniste indiscusse della rivoluzione, il governo provvisorio, insieme all’adozione del suffragio universale esteso a tutti i maschi di età superiore ai 21 anni, adottò alcuni importanti provvedimenti: • il lavoro fu proclamato un diritto per tutti; • si aprirono fabbriche di Stato (i cosiddetti ateliers nationaux) per fronteggiare la disoccupazione; • la giornata lavorativa venne fissata a un massimo di dieci ore. Le iniziative adottate tuttavia scontentarono la borghesia moderata. Il finanziamento degli ateliers nationaux, infatti, venne realizzato imponendo forti tasse ai ceti più ricchi; al tempo stesso la riduzione della giornata lavorativa e il diritto al lavoro apparivano in contrasto con gli interessi di imprenditori e proprietari. Per queste ragioni l’alleanza fra la borghesia e i ceti popolari che aveva cambiato la scena politica francese entrò in crisi.

COMPRENDO IL TESTO Dopo l’abdicazione di Luigi Filippo e la sua partenza per l’esilio, quali furono i primi due provvedimenti adottati dal governo provvisorio repubblicano? ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

Il dipinto documenta il tentativo dell’esercito di reprimere le sommosse parigine del al ponte dell rcivescovado.

COMPRENDO IL TESTO A quale scopo furono aperti gli ateliers nationaux? ........................................................................ ........................................................................

Lezione 33 ( Il 1848 in Europa

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LEZIONE LEZIONE

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Finisce l’alleanza tra borghesia e proletariato

arlo Luigi apoleone onaparte giura fedelt alla repu lica il dicem re .

Alle elezioni di aprile, indette dal governo provvisorio per dare vita a un’Assemblea costituente che redigesse una nuova Costituzione, vinsero le forze moderate e conservatrici, anche se di sentimenti repubblicani. Solo a Parigi, infatti, dove forte era la presenza operaia, democratici e socialisti ottennero più voti. Nel resto del Paese, grazie anche a un’abile propaganda che sfruttò il timore dei contadini nei confronti di una nuova rivoluzione, i moderati ebbero la meglio. Nelle settimane successive gli ateliers nationaux, con la scusa che non erano comunque riusciti ad assorbire completamente la disoccupazione, vennero chiusi e le proteste operaie furono represse. Borghesia e proletariato, alleati per abbattere la monarchia, erano diventate le principali forze antagoniste della società francese.

Carlo Luigi Napoleone diventa presidente della Repubblica francese Il 10 dicembre 1848 le elezioni per il presidente della Repubblica videro trionfare con un largo margine Carlo Luigi Napoleone Bonaparte (1808-1873), figlio di Luigi, fratello maggiore di Napoleone. Forte dei nuovi poteri che gli affidava la recente Costituzione e di ripetute vittorie elettorali, Luigi Napoleone negli anni che seguirono instaurò un regime sempre più autoritario.

LAVORO SULLA FONTE L’appello ai parigini di Auguste Blanqui nel 1848 Il rivoluzionario socialista Auguste Blanqui (1805-1881) lancia un appello ai parigini che andranno a votare per il presidente della Repubblica affinché vengano rispettati i diritti dei lavoratori, molti dei quali abbandonano la città o perché senza lavoro, a causa della chiusura delle fabbriche di Stato, o perché costretti dalle autorità. Con il pretesto dell’ordine pubblico ogni giorno la capitale viene sempre più svuotata dalla classe lavoratrice. Un errore fatale! Un errore mortale! […] La città sopravvive solo grazie ai lavoratori: senza di loro non vi sono consumi, e quindi non si concludono affari! Tutti i negozianti andrebbero in rovina e il commercio e l’industria li seguirebbero nell’abisso […]. Mercanti, signori, non assecondate questi progetti malvagi, lasciate dietro di voi il terrore e la paura. Che cosa vi chiede la gente? Solo di vivere felicemente delle loro fatiche […]. Siate giusti! La gente ha sofferto troppo a lungo! Non vogliono più patire le dure condizioni che sono imposte loro dall’attività di coloro che hanno molto denaro. Chiedono condizioni più eque, e questa domanda è rigettata con molta violenza, con furia… ma non si arrendono! Vanno avanti, scrollandosi la polvere dei piedi. Ma, poiché non hanno possessi che li leghino alla città, se ne stanno già andando. E senza nessuno Parigi comincerà ad agonizzare.

Rispondi alle domande. 1. Perché l’autore giudica un errore l’allontanamento forzato o spontaneo dei lavoratori dalla capitale? .............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

2. Che cosa chiedono i lavoratori allo Stato? .............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

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Unità 9 ( L’età delle nazioni


2 Le rivolte nell’Europa centrale I popoli dell’Impero austriaco si ribellano Com’era già accaduto con le insurrezioni dei decenni precedenti, anche la rivoluzione parigina del 1848 ispirò rivolte popolari, che si registrarono in diverse regioni dell’Impero austriaco. In marzo, a Vienna, il popolo riuscì a ottenere le dimissioni del cancelliere von Metternich, uno dei massimi artefici dell’Europa legittimista, mentre l’imperatore Ferdinando abdicò a favore del nipote Francesco Giuseppe (1830-1916), che avrebbe retto le sorti dell’impero quasi fino ai suoi ultimi giorni. Nei territori dell’impero insorsero anche tutti quei popoli che volevano fosse riconosciuta la loro indipendenza. In Ungheria, la rivoluzione scoppiata in marzo ebbe inizialmente successo e crebbe sino a diventare una vera e propria guerra di secessione contro l’Austria. Tuttavia, indebolita dai contrasti tra le varie nazionalità presenti sul territorio, fu domata nel 1849 dall’esercito, rimasto fedele al nuovo imperatore, che poté contare anche sull’aiuto dei russi. Sorte non migliore ebbero le rivolte scoppiate, sempre in quel mese, a Milano e a Venezia (vedi Unità 10) e, in aprile, a Praga.

Legittimista Agli inizi del XIX secolo erano così definiti gli aderenti a quella corrente di pensiero, il legittimismo, che rivendicava la necessità di un ritorno all’assolutismo.

ella attaglia di apolna nell illustra ione tra il e il fe raio l esercito austriaco sconfisse i patrioti ungheresi.

Ritratto di ederico uglielmo I .

Scoppia la rivoluzione a Berlino In Germania i primi fermenti insurrezionali si fecero sentire già all’inizio dell’anno, ma il 18 marzo a Berlino scoppiò una rivoluzione che costrinse il re di Prussia, Federico Guglielmo IV (1795-1861), a concedere una Costituzione liberale e a trasformare la dieta (assemblea) prussiana in un’Assemblea costituente. Secondo i programmi dei patrioti tedeschi tuttavia la rivoluzione avrebbe dovuto risolvere anche il problema dell’unificazione dei numerosi Stati in cui era diviso il territorio tedesco. Infatti, pur esistendo già una Confederazione germanica presieduta dall’imperatore austriaco, gli Stati che la componevano erano politicamente autonomi. Lezione 33 ( Il 1848 in Europa

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LEZIONE LEZIONE

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Il re di Prussia rifiuta la corona di Germania

COMPRENDO IL TESTO Indica quale Stato avrebbe dovuto guidare: • la «grande Germania»: ............................... ; • la «piccola Germania»: ..................................

Per questo motivo il 18 maggio a Francoforte cominciarono i lavori di un’Assemblea costituente, il cui compito era quello di preparare l’unificazione della Germania. Divisa tra chi voleva una «grande Germania», cioè uno Stato federale guidato dall’Austria, e chi pensava a una «piccola Germania», senza l’Austria e guidata dalla Prussia, l’assemblea faticava a trovare una sintesi. Dopo un anno di dibattiti e discussioni, alla fine vinse la soluzione «piccolotedesca». Il re di Prussia, Federico Guglielmo IV, contrario per principio all’attribuzione di potere da parte di un’assemblea popolare e ancora convinto delle prerogative della monarchia assoluta, rifiutò la corona di Germania che gli era stata offerta, sciolse l’Assemblea e revocò la Costituzione concessa.

Ha inizio l’«età della borghesia» LAVORO SULLA LINGUA Individua nel testo un verbo usato con il significato estensivo di «nominare, chiamare». Qual è invece il suo significato proprio? ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

Il dipinto Patrioti al tiro a segno, da alcuni attri uito al pittore toscano Raffaello Sernesi, rappresenta gli svaghi della classe orghese italiana, protagonista delle lotte per l indipenden a na ionale.

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Unità 9 ( L’età delle nazioni

Facendo un bilancio delle rivolte del 1848, non ci sono dubbi che a uscire vincenti siano state le monarchie assolute e sconfitte siano state invece le insurrezioni liberali e nazionali guidate dalla borghesia. Il successo delle monarchie assolute fu però apparente e di breve durata. Nel giro di circa vent’anni, infatti, la borghesia riuscirà finalmente a conquistare il potere, o comunque a partecipare al potere, in quasi tutti i Paesi d’Europa e far valere i princìpi del liberalismo e del liberismo. A conferma del nuovo ruolo di protagonista assunto dalla borghesia, gli storici hanno battezzato il periodo che va dal 1848 fino allo scoppio della Prima guerra mondiale (1914) come l’«età della borghesia».


LAVORO SULLA CARTA I moti rivoluzionari del 1848 in Europa Il 1848 vide esplodere in più parti d’Europa le sommosse popolari contro i governi o l’oppressione di dominatori stranieri. Sulla carta puoi visualizzare le zone più interessate dai moti. Rispondi alle domande. 1. Quali Paesi europei nel 1848 non furono interessati da episodi insurrezionali? ....................................................................................................................... ....................................................................................................................... .......................................................................................................................

2. In quali città italiane si verificarono i principali moti rivoluzionari? ....................................................................................................................... ....................................................................................................................... .......................................................................................................................

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. austriaco – tedeschi – crisi economica – assolutistici Francia ..............................................................

Insofferenza popolare verso i governi

Moti del 1848

Impero ..............................................................

..............................................................

Stati .............................................................. 2. Segna con una X le affermazioni corrette. a La crisi economica alla base delle rivolte del 1848 coinvolse solo il settore agricolo. b Il governo provvisorio che proclamò in Francia la Seconda repubblica era formato solo da rappresentanti della borghesia. c Gli ateliers nationaux erano fabbriche dello Stato francese. d In Ungheria la rivoluzione fu indebolita dai contrasti tra le varie nazionalità. e Le rivolte degli Stati tedeschi avevano come obiettivo l’ottenimento di una Costituzione e l’unificazione nazionale.

Lezione 33 ( Il 1848 in Europa

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LEZIONE

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Regno Unito, Francia e Germania dopo il 1848

1 L’epoca vittoriana nel Regno Unito La regina Vittoria guida un Paese prospero e pacificato

COMPRENDO IL TESTO Completa la frase scegliendo due fra le quattro risposte. I governi inglesi reagirono alla crisi economica: a diminuendo le imposte. b imponendo dei dazi. c abolendo i dazi. d aumentando le imposte.

La regina ittoria.

Paese geograficamente staccato dal continente europeo, il Regno Unito visse nella seconda metà dell’Ottocento un periodo di grande prosperità. I fattori principali su cui poté contare la nazione al di là della Manica furono tre: • un collaudato sistema industriale che raggiunse il culmine dello sviluppo; • una grande flotta navale che le permetteva di dominare i mari di quasi l’intero pianeta, confermandola in quella posizione di «regina dei mari» che l’aveva già distinta nel secolo precedente; • un impero coloniale vastissimo, che si estendeva praticamente a ogni latitudine del pianeta, garantendo la fornitura di materie prime e offrendo al tempo stesso mercati di sbocco per le sue merci. Le rivoluzioni del 1848 non ebbero nessuna influenza immediata sulla vita politica e sociale del Regno Unito. Dentro i suoi confini non ci furono movimenti insurrezionali sia perché la borghesia si era affermata come gruppo sociale dominante fin dalla «gloriosa rivoluzione» del 1689, sia perchè i governi inglesi reagirono alla crisi economica che colpì l’Europa concedendo numerose riforme, tra cui la diminuzione delle imposte e l’abolizione dei dazi d’importazione sul grano, che ottenne l’effetto di far scendere il prezzo del pane. Simbolo riconosciuto della ricchezza e della solidità dell’impero britannico fu la regina Vittoria (1819-1901). Salita al trono in maniera del tutto imprevista nel 1837, a soli diciannove anni, essendo rimasta l’unica erede della famiglia, vi rimase per tutta la parte restante del XIX secolo, fino al 1901. Aiutata inizialmente dai consigli preziosi del Primo ministro lord Melbourne, riuscì a condizionare a tal punto l’epoca nella quale visse e governò, che oggi ci si riferisce a quel periodo con l’espressione «epoca vittoriana».

Liberali e conservatori si alternano al governo Dalla seconda metà dell’Ottocento alla guida dei governi inglesi si verificò l’alternanza costante tra conservatori e liberali. I primi erano capeggiati da Benjamin Disraeli (1804-1881), i secondi da William Gladstone (1809-1898). Collocati su tante questioni dalla stessa parte e con posizioni sostanzialmente identiche, liberali e conservatori si dividevano sui temi sociali. I liberali mostravano una maggiore sensibilità alle condizioni di vita dei meno abbienti ed erano favorevoli a estendere il diritto di voto a un maggior numero di cittadini. Il sistema politico del Regno Unito, capace di valorizzare l’alternanza delle forze al governo, permise al Paese di sviluppare la propria economia in una condizione di pace sociale, a dispetto delle palesi disuguaglianze tra le classi.

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Unità 9 ( L’età delle nazioni


2 La Francia di Napoleone III Carlo Luigi Napoleone Bonaparte ricorre ai plebisciti In Francia nel 1848 Carlo Luigi Napoleone Bonaparte aveva ottenuto una maggioranza schiacciante alle elezioni presidenziali (vedi Lezione 33) proponendosi come fautore dell’ordine alla borghesia e ai contadini, e come alfiere della democrazia agli operai. Quanto poco a cuore gli stesse la democrazia lo si scoprì quando cercò di modificare la legge che gli impediva di essere eletto per un secondo mandato. Irritato dalle difficoltà incontrate, ridusse i poteri del Parlamento e nel 1851, dopo averlo sciolto con un colpo di Stato, indisse un plebiscito che gli conferì il potere assoluto per dieci anni. Nel dicembre 1852, sempre con un plebiscito, si fece proclamare imperatore con il nome di Napoleone III (Napoleone II era il figlio di Bonaparte e di Maria Luisa d’Asburgo, morto giovanissimo senza avere mai regnato): nasceva così il Secondo impero, «secondo» dopo quello napoleonico. Il nuovo imperatore prese una serie di decisioni di tipo autoritario (per esempio abolì la libertà di stampa e di associazione), ma mantenne una parvenza di democrazia, continuando a consultare il popolo ricorrendo allo strumento dei plebisciti per le decisioni più importanti.

LAVORO SULLA LINGUA Trascrivi tutti i verbi al modo gerundio presenti nel testo. ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

Plebiscito Consultazione del popolo che viene chiamato a esprimersi direttamente, a favore o contro, su questioni specifiche e di grande importanza riguardanti lo Stato.

COMPRENDO IL TESTO Quali libertà abolì Napoleone III, una volta diventato imperatore? ........................................................................ ........................................................................

L imperatore apoleone III a sinistra, e la moglie, la spagnola ugenia de onti o a destra.

Lezione 34 ( Regno Unito, Francia e Germania dopo il 1848

327


LEZIONE LEZIONE

1 34

L’economia francese si espande Sotto Napoleone III la Francia conobbe un grande sviluppo economico. Il Paese si industrializzò, l’agricoltura fu modernizzata, venne avviato un vasto programma di opere pubbliche e fu costruito un esteso sistema di ferrovie che, insieme alla creazione di moderni istituti di credito, favorì la crescita dei commerci. Napoleone III sottoscrisse anche una serie di trattati commerciali che stimolarono la crescita dell’industria francese e ne accrebbero la competitività sui mercati internazionali.

Parigi si fa bella COMPRENDO IL TESTO Che cosa poterono vedere i visitatori dell’Esposizione di Parigi del 1855? ........................................................................ ........................................................................

Dopo la metà del secolo Parigi divenne una città importantissima, al centro delle mode e della vita culturale d’Europa. Nel 1855, per decreto imperiale e sull’esempio della Grande Esposizione di Londra del 1851, organizzò la sua prima esposizione dei prodotti dell’industria. La città fu completamente rimessa a nuovo e un urbanista, il barone George Eugène Haussmann (1809-1891), fu incaricato di ripensarne la pianta, per darle l’aspetto di una capitale grandiosa. Egli fece realizzare un sistema di ampi viali che partivano a raggiera da una piazza, i boulevards, destinando vaste aree alla realizzazione di parchi e giardini.

Camille Pissarro, L’avenue de l’Opera, soleil, matinee d’hiver en 1898 a Paris . Gli ampi viali conferivano un aspetto moderno alla citt inoltre il tracciato rettilineo delle strade avre e facilitato i movimenti delle for e di poli ia in caso di tumulti.

Napoleone III commette degli errori in politica estera Alcuni errori di politica estera macchiarono la carriera di statista di Napoleone III. Nel 1861 egli si lanciò in una fallimentare guerra di conquista in Messico, che si concluse con l’annuncio del ritiro delle truppe francesi nel 1866. Cercò inoltre di favorire l’indipendenza italiana (vedi Unità 10) per limitare il potere dell’Austria, ma sottovalutò l’importanza che stava assumendo la Prussia.

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Unità 9 ( L’età delle nazioni


3 La Prussia: una grande potenza continentale

Otto von Bismarck diventa cancelliere A partire dal 1848, grazie a un’economia in crescita e un’industria sviluppata, la Prussia acquisì un ruolo sempre più importante tra gli Stati tedeschi. Altri punti di forza della Prussia erano le sue istituzioni estremamente stabili, che si reggevano sulla solida alleanza tra monarchia e grande aristocrazia terriera (gli Junker), e l’esercito potente, nelle cui fila vigeva una disciplina leggendaria. Protagonista della vita politica prussiana negli anni Sessanta fu Otto von Bismarck (1815-1898), divenuto cancelliere (Primo ministro) nel 1862. Il progetto di Bismarck, uomo dotato di grande abilità diplomatica, era formare una grande Germania, riunendo sotto l’autorità della Prussia tutti gli Stati tedeschi, distinti dall’Austria e dall’Ungheria. Con il sostegno del nuovo sovrano Guglielmo I Hohenzollern (1861-1888), Bismarck condusse la Prussia sulla via che portava all’unificazione tedesca.

Nasce la Confederazione tedesca del Nord

Otto von ismarc .

La fanteria prussiana attacca gli austriaci nella attaglia di ado a.

Nel 1864 Bismarck strinse un’alleanza militare con l’Austria per strappare alla Danimarca i ducati abitati da popolazioni tedesche e danesi dello Schleswig e dello Holstein, e amministrarli insieme. Dopo la rapida vittoria della guerra, però, la Prussia invase lo Holstein, che secondo gli accordi doveva spettare agli austriaci. In vista dell’imminente guerra con l’Austria, che ebbe inizio il 14 giugno 1866, Bismarck si era assicurato la neutralità di Napoleone III. A distanza di poche settimane, il 3 luglio, nella battaglia di Sadowa (nell’attuale Repubblica Ceca) i prussiani ottennero una vittoria decisiva che pose fine alle ostilità. Alla vittoria della Prussia contribuì anche il Regno d’Italia, suo alleato, che pur registrando gravi sconfitte costrinse gli austriaci a impegnarsi su due fronti (vedi Unità 10, Lezione 38). La Prussia poté annettersi alcuni territori e diede vita alla Confederazione tedesca del Nord.

La Francia viene sconfitta dalla Prussia La politica di Bismarck e l’espansione territoriale della Prussia erano motivi di forte preoccupazione per la Francia, che in quegli anni ai suoi confini aveva già visto l’Italia raggiungere finalmente l’unità. La presenza di un altro grande Stato rischiava di comprometterne la stabilità. Questo rischio era molto concreto secondo Napoleone III, ben consapevole delle mire prussiane sulle ricche regioni dell’Alsazia e della Lorena, che facevano parte della Francia, ma erano abitate anche da popolazioni di lingua tedesca.

COMPRENDO IL TESTO Perché Napoleone III temeva l’espansione della Prussia? ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

Lezione 34 ( Regno Unito, Francia e Germania dopo il 1848

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LEZIONE LEZIONE

1 34 Egemonia Il termine indica la superiorità politica ed economica di uno Stato su altri. Si può parlare anche di egemonia culturale, intellettuale, commerciale ecc.

Bismarck, dal canto suo, era convinto che il processo di unificazione si sarebbe potuto concludere solo muovendo guerra alla Francia e affermare così la propria egemonia in Europa. Nel 1870 il conflitto ebbe inizio: l’esercito prussiano, più preparato e meglio organizzato di quello francese e capace di sfruttare pienamente i nuovi mezzi di comunicazione per lo spostamento delle truppe, riportò una netta vittoria a Sedan (2 settembre), dove lo stesso Napoleone III fu fatto prigioniero. La sconfitta della Francia spalancò le porte alla nascita dell’Impero tedesco: nel gennaio 1871 Guglielmo I fu proclamato imperatore di Germania.

apoleone III sconfitto a edan il settem re .

Parigi è in subbuglio COMPRENDO IL TESTO Quanti erano, a tuo parere, gli insorti, detti anche «comunardi»? a Più di 40 000. b Meno di 40 000. c Tutti i cittadini di Parigi.

Parigi reagì alla sconfitta di Sedan proclamando la repubblica e formando un governo di «difesa nazionale» che cercò di organizzare la protezione della capitale. Sottoposta ai bombardamenti prussiani, la città resistette per mesi ma, il 28 gennaio 1871, capitolò e la Francia fu costretta a chiedere l’armistizio. Le condizioni della resa furono durissime: Bismarck impose la cessione dell’Alsazia e della Lorena e la presenza stabile di truppe tedesche sul territorio francese. I cittadini di Parigi, coloro che erano su posizioni politiche più radicali, tra cui i socialisti e gli anarchici, si ribellarono contro il governo e proclamarono la nascita della Comune. Il governo rivoluzionario, ritenuto il primo governo socialista della storia, durò da metà marzo circa a fine maggio 1871. L’Assemblea nazionale, che alla proclamazione della Comune si era rifugiata a Versailles, inviò infatti truppe a Parigi. Dopo una «settimana di sangue» i militari stroncarono la rivolta. La repressione degli insorti proseguì anche dopo il ristabilimento dell’ordine, nelle aule dei tribunali, con la celebrazione di oltre 40 000 processi.

na arricata durante la omune di arigi.

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Unità 9 ( L’età delle nazioni


LAVORO SULLA FONTE La Costituzione dell’Impero tedesco L’obiettivo del cancelliere Otto von Bismarck era di costruire un sistema politico autoritario, in cui il Parlamento aveva poteri limitati e vi erano una forte organizzazione statale e un governo nominato direttamente dal sovrano. Questa struttura è riscontrabile nella Costituzione dell’Impero tedesco del 1871, di cui riportiamo alcuni articoli. Il re di Prussia, il re di Baviera, il re del Wurtemberg […] hanno contratto una confederazione perpetua per la protezione del territorio federale […] tale confederazione prende nome d’impero tedesco; essa è retta dalla costituzione seguente: Art. 2. L’impero esercita il potere legislativo nel territorio federale, secondo la misura indicata nella presente costituzione. In tale misura, le leggi dell’impero prevalgono sulle leggi di ogni Stato. Art. 11. La presidenza della confederazione appartiene al re di Prussia, che porta il titolo di imperatore tedesco. L’imperatore rappresenta l’impero nelle relazioni internazionali, dichiara guerra, e fa la pace in nome dell’impero, conclude alleanze e le altre convenzioni con gli Stati stranieri, accredita e riceve inviati diplomatici. […] Art. 12. L’imperatore convoca, apre, proroga e scioglie il consiglio federale e il Reichstag1. Art. 18. L’imperatore nomina i funzionari dell’impero e fa loro prestare giuramento intero; egli li revoca se vi è occasione. 1. Reichstag: le due Camere in cui si divide il Parlamento tedesco.

Rispondi alle domande. 1. Quali sono i poteri dell’imperatore tedesco secondo la Costituzione del 1871? ........................................................................................................................ ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

2. Ti sembra che il Parlamento dell’impero potesse esercitare un grande potere?

.............................................................................................................

.............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. Francia – liberali – impero – politica estera – industrializzazione – sviluppo – terriera – sistema economico – conservatori Regno Unito • Alternanza al potere di .............................................................. e .............................................................. • Sviluppo del .......................................................

Francia • Nascita dell’....................................................

Prussia

• Grande ..............................................................

• Alleanza tra monarchi e aristocrazia ......................................................

• Errori in ..............................................................

• Rapida .............................................................. • Guerra con la ...........................................................

Individuo i nessi di causa-effetto 2. Collega le informazioni nella colonna di sinistra a quelle nella colonna di destra. 1. Scoppia una grande crisi economica nel 1848…

a. …stringe un’alleanza militare con l’Austria e poi invade l’Holstein.

2. Luigi Bonaparte si fa proclamare imperatore…

b. …la Prussia può annettersi dei territori e dare vita alla Confederazione tedesca del Nord.

3. Bismarck aspira a creare una grande Germania…

c. …il Regno Unito concede numerose riforme, come l’abolizione dei dazi di importazione del grano.

4. I prussiani vincono a Sadowa…

d. …nasce il Secondo impero.

Lezione 34 ( Regno Unito, Francia e Germania dopo il 1848

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

La Comune di Parigi Dopo la vittoria di Sedan nel settembre 1870, la Prussia impose alla Francia condizioni di pace estremamente gravose. In questo contesto, in una Parigi quasi ridotta alla fame, prese corpo un’insurrezione popolare che diede vita a un governo ispirato ai principi del socialismo.

LO SCOPPIO DELL’INSURREZIONE

Per un lungo, terribile inverno Parigi aveva resistito all’assedio dell’esercito prussiano. Infine, il 28 gennaio 1871, il governo provvisorio aveva firmato un armistizio. Le condizioni di pace imposte dai prussiani erano pesantissime e tra i parigini si diffuse una violenta rabbia contro il governo, accusato di aver capitolato di fronte al nemico e sospettato di voler restaurare la monarchia. L’insurrezione popolare scoppiò il 18 marzo. Mentre il governo provvisorio si trasferiva a Versailles, a Parigi nasceva un

I comunardi ruciano la ghigliottina sim olo del

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Unità 9 ( L’età delle nazioni

errore giaco ino.

governo popolare, la cosiddetta Comune di Parigi. Si trattava del primo governo rivoluzionario chiaramente ispirato ai valori e ai principi del socialismo. Il governo, composto perlopiù da proletari e piccolo-borghesi, prese immediatamente una serie di provvedimenti dal chiaro contenuto sociale: molte fabbriche furono sottratte al controllo privato; fu abolito l’esercito come istituzione permanente; venne soppressa l’istruzione religiosa e vennero confiscati i beni della Chiesa. n manifesto del cele ra la svolta politica e sociale della omune.


2

LA PAROLA AGLI INSORTI

Con queste parole gli insorti chiamavano alle armi il popolo parigino il 22 marzo, a difesa della Comune: «Cittadini, basta con il militarismo! Basta con gli stati maggiori e i loro galloni e tutte le loro cuciture dorate! Si faccia posto al popolo, ai combattenti, alle braccia nude! L’ora della guerra rivoluzionaria è suonata. […] Alle armi! Cittadini, alle armi! Si tratta, lo sapete bene, di vincere o di cadere nelle mani spietate dei reazionari e dei clericali di Versailles, di quei miserabili che, per partito preso, hanno consegnato la Francia ai prussiani. […] Se volete che il sangue generoso che è stato versato come l’acqua da sei settimane non sia infecondo; se volete vivere liberi in una Francia libera ed egualitaria; se volete risparmiare ai vostri figli i vostri dolori e le vostre miserie, vi leverete come un sol uomo e davanti alla vostra formidabile resistenza, il nemico che si lusinga di rimettervi al gioco, pagherà l’onta degli inutili crimini di cui si sta macchiando da due mesi. […] La Comune conta su di voi, contate sulla Comune!».

3

arricata con cannoni dei comunardi per le vie di arigi.

LA FINE DEL SOGNO RIVOLUZIONARIO

Il 21 maggio iniziò l’assedio da parte delle truppe dei «versigliesi», cioè del governo che si era rifugiato a Versailles, che porrà fine ai progetti egualitari della Comune. L’esercito francese stroncò l’esperienza della Comune di Parigi con una durissima repressione (furono fucilate senza processo oltre 20 000 persone) e riportò al potere il governo legittimo. Il 28 maggio, quando i comunardi furono stroncati dai proiettili incendiari, il comandante dell’esercito Mac Mahon dichiarò: «Parigi è stata liberata! La battaglia è finita oggi; l’ordine, il lavoro, la sicurezza stanno per essere restaurati». La fucila ione dei comunardi in un incisione del .

Unità 9 ( L’età delle nazioni

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LEZIONE

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Stati Uniti e Giappone nel XIX secolo

1 Gli Stati Uniti: una nuova potenza Una nuova, grande nazione si presenta al mondo COMPRENDO IL TESTO Sottolinea nel testo i fattori che crearono il mito degli Stati Uniti come terra dalle infinite opportunità.

Meccanizzare Innovare un’attività introducendo l’uso delle macchine in sostituzione del lavoro manuale o di animali.

Autoctono Aggettivo riferito a persona o popolazione che è nata nel luogo in cui risiede.

Pellerossa Nome dato dagli europei alle tribù indigene dell’America settentrionale che usavano tingersi il viso con ocra rossa. In seguito il termine entrò in uso per indicare tutti gli indiani delle praterie.

I pionieri cioè i contadini e gli allevatori immigrati in cerca di terra, o gli avventurieri a caccia dell’oro, intraprendevano il viaggio verso il lontano Ovest con carri trainati da cavalli, che trasportavano intere famiglie e i loro pochi averi. L immagine delle lunghe carovane è il sim olo della con uista del est .

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Unità 9 ( L’età delle nazioni

Mente l’Europa nel XIX secolo era segnata da continui rivolgimenti politici, sulla scena mondiale si affacciava un nuovo protagonista, gli Stati Uniti. Geograficamente, gli Stati Uniti occupavano un territorio vastissimo e ricco di risorse naturali, ma poco abitato. Basti pensare che ancora all’inizio del secolo, sulla costa orientale del Paese vivevano non più di cinque milioni di abitanti, dediti prevalentemente all’agricoltura, che era in gran parte meccanizzata. Le grandi praterie che si estendevano a perdita d’occhio verso il leggendario Far West (il «lontano Occidente») erano una riserva in gran parte inesplorata, in grado di soddisfare ogni esigenza materiale di terra, acqua, animali e materie prime. Il territorio, inoltre, era poco sfruttato dai popoli autoctoni, i cosiddetti «indiani» o «pellerossa», che vivevano perlopiù di caccia e pesca. L’abbondanza delle risorse creò quindi il mito degli Stati Uniti come terra dalle infinite opportunità. A questo contribuì anche la scoperta (a metà secolo) di giacimenti d’oro in California, che aveva attirato nella giovane nazione milioni di persone soprattutto dai Paesi più poveri d’Europa, pronte a impegnarsi nella «caccia all’oro». Gli Stati Uniti divennero terra d’immigrazione e la popolazione aumentò considerevolmente. L’industria nel frattempo si sviluppava molto rapidamente, soprattutto negli Stati del Nord.


DENTRO LA STORIA Contro le macchine: Scacciare gli indiani il luddismo per conquistare il West Tribù nomadi Al loro arrivo nel Nord America gli europei scoprirono che le terre erano abitate da popolazioni organizzate in tribù diverScala lingua, WH14599 religione, tradizioni e forme di governo. Nella se per maggioranza dei casi si trattava di popoli nomadi, che vivevano in accampamenti di tende, seguendo le migrazioni degli animali che cacciavano. La maggior fonte di sostentamento era costituita dai bisonti che pascolavano nelle estese praterie.

La caccia al isonte nelle praterie del

est.

I primi europei e i nativi d’America L’agricoltura era poco praticata dagli indigeni e i coloni del Nord America, tra XVI e XVII secolo, riuscirono spesso a insediarsi sui loro territori acquistandone i terreni. È il caso per esempio dell’origine dello Stato della Pennsylvania: nel 1681 il britannico William Penn aveva acquistato terre dai pellerossa e fondato una colonia retta da un governo democratico in cui venivano rispettate le differenze religiose e culturali. La corsa all’Ovest All’indomani dell’indipendenza degli Stati Uniti, la crescita economica del Paese e il suo modello politico attirarono folle di immigrati, soprattutto tedeschi, russi e irlandesi. L’aumento demografico fece crescere anche la richiesta di nuove terre da occupare, lavorare e in cui fondare nuove città. I territori verso l’oceano Pacifico erano ancora in gran parte inesplorati: terra vergine da dissodare e coltivare sottraendola anche al pascolo dei bisonti. Questo «bisogno» degli europei provocò inevitabilmente l’ostilità dei nativi americani che vedevano usurpate le loro terre e sconvolto l’ecosistema su cui si reggeva la loro vita. I pellerossa tentarono inizialmente di impedire gli stanziamenti dei «visi pallidi» assaltando le carovane, ma a difesa dei coloni bianchi intervenne presto l’esercito trasformando gli scontri in vere e proprie guerre. Gli indiani erano svantaggiati dal punto di vista dei mezzi e degli armamenti; inoltre furono anche penalizzati dal contatto con gli uomini bianchi, non possedendo anticorpi per combattere le nuove malattie portate dagli europei. Mentre i pionieri occupavano via via tutto il territorio, fondando nuovi Stati da aggiungere alla federazione, nella seconda metà del secolo gli indiani, già decimati dalle malattie e dagli scontri armati, furono annientati. I pochi superstiti furono relegati in riserve destinate loro dallo Stato. Far sopravvivere antiche culture In questi ultimi anni tra i discendenti di quei superstiti si è avvertito sempre più un rinnovato bisogno di recuperare e divulgare la cultura e la filosofia di vita appartenuta a quegli antichi popoli.

Il

giugno le tri La ota he enne e rapaho si unirono in attaglia contro l esercito comandato dal generale uster e riuscirono a sconfiggerlo. u per l ultima vittoria dei pellerossa.

Un discendente dei nativi americani veste gli a iti tradi ionali del suo popolo.

Lezione 35 ( Stati Uniti e Giappone nel XIX secolo

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LEZIONE LEZIONE

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Nord e Sud propongono modelli economici e sociali diversi onne operaie in una fa rica degli Stati del Nord prima dello scoppio della guerra civile.

Gli Stati Uniti nacquero come una federazione di Stati fra loro molto diversi, per ragioni sociali, economiche e culturali. Lo sviluppo economico provocò una grave crisi interna che finì per contrapporre gli Stati del Nord a quelli del Sud. Il Sud, che deteneva il controllo politico della federazione, guardava con apprensione il crescente flusso migratorio verso il Nord. Raddoppiare la propria popolazione, come aveva fatto il Nord nei confronti del Sud, significava aumentare il numero di propri rappresentanti all’interno delle assemblee legislative. I contrasti maggiori restavano comunque quelli di tipo economico. Gli Stati del Nord si industrializzarono molto in fretta e cominciarono a richiedere al governo leggi protezionistiche. Spingevano per l’imposizione di dazi e tasse sulle merci straniere, in modo che all’interno del Paese i prodotti americani fossero i più convenienti. L’economia degli Stati del Sud era invece basata sull’agricoltura e sulle grandi piantagioni, soprattutto di cotone e tabacco. Esportando questi prodotti in Europa, gli Stati del Sud si opponevano alle tasse doganali sulle importazioni e sostenevano convintamente il libero scambio delle merci, perché temevano che gli Stati europei potessero rispondere tassando le loro esportazioni. Dal punto di vista politico al Nord prevalevano i democratici, mentre al Sud il partito più forte era quello dei conservatori. Le tensioni causate dal differente modello di sviluppo economico e sociale, nella seconda metà del XIX secolo esplosero scatenando una guerra civile.

Lincoln abolisce la schiavitù Schiavi in una piantagione del outh arolina nel .

COMPRENDO IL TESTO Quanti morti provocò la guerra civile americana tra i soldati dei due schieramenti? a 6 000 b 1 000 000 c 600 000

Secessione Riferito alla guerra civile degli Stati Uniti, il termine indica la separazione violenta di una parte del territorio di uno Stato dalla parte restante del medesimo Stato.

itratto di

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raham Lincoln.

Unità 9 ( L’età delle nazioni

A esasperare ulteriormente le divisioni già presenti tra il Sud e il Nord, nella seconda metà del secolo si aggiungeva il problema della schiavitù. Se le piantagioni del Sud impiegavano come manodopera quasi esclusivamente neri africani ridotti in schiavitù, le industrie del Nord utilizzavano lavoratori liberi e salariati. Per queste ragioni la schiavitù era largamente diffusa negli Stati meridionali, mentre la maggior parte degli Stati settentrionali l’aveva abolita. Anche al Nord, tuttavia, i neri vivevano separati dai bianchi e in condizioni di grande miseria. Quando nel 1860 Abraham Lincoln divenne presidente degli Stati Uniti, mise tra i punti del suo programma proprio l’abolizione della schiavitù. La sua elezione spinse gli Stati meridionali ad abbandonare la federazione e dare vita a una Confederazione degli Stati del Sud. Un anno dopo ebbe inizio la guerra di secessione: per quattro anni le forze sudiste, i confederati, e le forze nordiste, gli unionisti cau(da «Unione»), si fronteggiarono in scontri sanguinosi, cau sando la morte di almeno 600 000 soldati e di un numero ancora non definito di civili. Fu la guerra più sanguinosa nella storia degli Stati Uniti e si concluse nel 1865, con la vittoria dei nordisti. La Confederazione degli Stati del Sud fu sciolta e la schiavitù venne abolita in tutto il Paese. Lincoln pagò con la vita la sua battaglia: cinque giorni dopo la vittoria, il 14 aprile 1865, fu assassinato da un fanatico sudista.


LAVORO SULLA CARTA Gli Stati Uniti nel 1861 La carta evidenzia la divisione in atto negli Stati Uniti nel 1861: gli Stati dell’Unione appoggiavano l’abolizione della schiavitù promossa dal neo presidente Lincoln; gli Stati confederati avevano abbandonato la federazione perché ritenevano penalizzante per la loro economia il provvedimento. Rispondi alle domande. 1. Dove si trovano geograficamente gli Stati dell’Unione? .............................................................................................................................

2. Dove si trovano geograficamente gli Stati confederati? .............................................................................................................................

L’economia corre sui binari della ferrovia La vittoria del Nord nella guerra di secessione diede ovviamente un ulteriore impulso al suo modello di sviluppo. Nella seconda metà dell’Ottocento gli Stati Uniti conobbero una stagione di grandissima crescita economica, che li portò a contendere al Regno Unito il primato mondiale. La collaborazione delle due più importanti compagnie ferroviarie statunitensi, la Union Pacific e la Central Pacific, nate a metà dell’Ottocento, consentì la costruzione di una ferrovia transcontinentale che nel 1869 giunse a collegare Boston a San Francisco, attraversando l’intero Paese, da est a ovest. Questa linea ferroviaria, destinata a crescere e ramificarsi, diede una spinta poderosa all’industrializzazione, fungendo da stimolo a un processo di crescita di tutti i settori produttivi che ne furono coinvolti direttamente (l’estrattivo, il meccanico e il siderurgico) o indirettamente (per esempio quello edilizio). L’estensione della rete ferroviaria, naturalmente, ebbe effetti positivi anche sul commercio.

LAVORO SULLA LINGUA Individua nel testo e trascrivi: • un aggettivo di grado superlativo assoluto: ....................................................................

• un aggettivo di grado superlativo relativo: ....................................................................

Costruzione di una ferrovia nei territori dell’Ovest degli Stati Uniti d merica nel I secolo.

Lezione 35 ( Stati Uniti e Giappone nel XIX secolo

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LEZIONE LEZIONE

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2 Il Giappone dalla tradizione feudale alla modernità

Lo shogunato entra in crisi LAVORO SULLA LINGUA Individua nel testo i verbi declinati nei seguenti tempi: • imperfetto (nella forma attiva): ...................................................................... ...................................................................... ......................................................................

• imperfetto (nella forma passiva): ...................................................................... ......................................................................

• passato remoto: ...................................................................... ......................................................................

A una latitudine opposta del pianeta, a metà dell’Ottocento, emerse un altro nuovo protagonista della scena mondiale: il Giappone. Paese ancora feudale e totalmente isolato dal mondo, da due secoli era governato dagli shogun Tokugawa (vedi Unità 5, Lezione 19) che detenevano ormai il potere di fatto, mentre il ruolo dell’imperatore era molto indebolito, se non meramente simbolico. Nelle campagne, invece, esercitavano un’autorità pressoché assoluta i daimyo, ricchissimi proprietari terrieri che sfruttavano il lavoro servile. L’isolamento mantenuto per più di due secoli dallo shogunato dei Tokugawa fu messo in crisi da un intervento statunitense. Nel luglio 1853, il comandante Matthew Perry entrò con le sue navi mercantili nel porto di Tokyo: in Giappone era concesso attraccare soltanto ai mercanti olandesi e soltanto a Nagasaki. Egli costrinse il capo militare giapponese a sottoscrivere l’accordo che prevedeva la riapertura di tutti i porti giapponesi al commercio con gli occidentali. Da quel momento il potere degli shogun si dimostrò più debole e permise alle forze imperiali di prendere il sopravvento.

L’imperatore riprende il controllo

L illustra ione giapponese di met I secolo mostra le navi statunitensi del comandante err dette navi nere al loro ingresso nel porto.

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Unità 9 ( L’età delle nazioni

L’anno 1868 rappresenta un passaggio fondamentale nella storia giapponese: l’imperatore Mutsuhito riuscì a sconfiggere i Tokugawa e a restaurare la propria autorità. I grandi proprietari terrieri persero molta della loro influenza politica, l’epoca feudale giunse al termine ed ebbe inizio la modernizzazione accelerata.

L’imperatore del iappone utsuhito.


Il Giappone si modernizza rispettando la tradizione A partire dal 1868 l’imperatore Mutsuhito avviò dunque un programma di rapida modernizzazione dello Stato e dell’economia. La prima cosa che fece fu inviare in Occidente giovani a studiare nelle università e funzionari e tecnici cui affidò il compito di osservare e studiare i metodi di gestione dell’economia e dello Stato, così come venivano applicati nelle più importanti società capitalistiche. Grazie a questa spinta innovativa, nell’ultimo decennio dell’Ottocento cominciò il vero e proprio decollo industriale del Paese. Bisognoso di materie prime per l’industria e di risorse alimentari per la popolazione in aumento, il Giappone si dedicò a un’attività espansionistica facendo guerra prima alla Cina (1894-1895), cui tolse Formosa (oggi Taiwan), e poi alla Russia (1904-1905), con cui si divise l’influenza sulla Manciuria. L’industrializzazione, tuttavia, assunse caratteristiche molto diverse da quella occidentale. Il Giappone riuscì a far convivere passato e presente, assimilando le innovazioni e le conquiste materiali dell’Occidente, senza tradire le sue tradizioni culturali. L’industrializzazione non cancellò gli antichi costumi, né scatenò rivoluzioni culturali o religiose. Se in Occidente la rivoluzione industriale aveva distrutto il vecchio regime, in Giappone continuarono a esistere rapporti basati sulla gerarchia, la disciplina, l’ordine e l’onore.

COMPRENDO IL TESTO In Occidente la rivoluzione industriale aveva distrutto il vecchio regime. È accaduto lo stesso in Giappone? ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. restaurazione – tradizione – Nord – Sud – Stati del Nord – feudatari – economica Stati Uniti

Giappone

Differenze economiche e sociali tra gli Stati del ....................................................... e quelli del .......................................................

Il potere è esercitato dalla famiglia di .............................................................. Tokugawa

..............................................................

Guerra di secessione, vinta dagli .......................................................

Enorme crescita ......................................................

dell’autorità imperiale

Decollo economico, con sopravvivenza della ..............................................................

Mi oriento nel tempo 2. Completa la linea del tempo con le informazioni mancanti.

.................

Lincoln presidente degli Stati Uniti

........................... Guerra di secessione americana

.................

Ripristino dell’autorità imperiale in Giappone

Lezione 35 ( Stati Uniti e Giappone nel XIX secolo

339


P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Nazione Il concetto di nazione è difficile da definire. Generalmente, si parla di nazione in riferimento a un’ampia comunità di persone unita da comuni origini, dal fatto di parlare una stessa lingua, di avere la stessa storia, le stesse tradizioni (cultura, religione ecc.). Spesso si commette l’errore di associare le nazioni agli Stati, come se fosse logico e naturale che ogni nazione dia vita a uno Stato e ogni Stato si riconosca in una nazione. Ma non è così.

XIX SECOLO: STATO E NAZIONE

NAZIONI E NAZIONALISMI TRA XX E XXI SECOLO

Il «risveglio» delle nazionalità

Dalla nazione al nazionalismo

L’Ottocento è stato definito da alcuni storici il secolo del «risveglio delle nazionalità». Prima esistevano grandi imperi, come quello austriaco, russo od ottomano, all’interno dei quali convivevano, in modo più o meno pacifico o apertamente conflittuale, tanti popoli, tante nazioni diverse. Oppure, esistevano realtà come la Penisola italiana o il mondo germanico nelle quali popoli appartenenti pressappoco alla medesima comunità nazionale (gli «italiani», i «tedeschi») vivevano in Stati diversi.

Nella seconda metà del XIX secolo l’idea di nazione assunse nuovi significati: l’identità nazionale finì per esaltare lo spirito di competizione fra gli Stati e per convincere i cittadini di un certo Paese di essere superiori e migliori degli altri. Nacque così il nazionalismo, cioè la violenta rivendicazione della propria supremazia su altre nazioni.

La lotta contro lo sfruttamento straniero

Dopo la fine dell’URSS nel 1991 la questione delle nazionalità è tornata a infiammare l’Europa. Infatti, l’esistenza di un grande Stato multinazionale come l’Unione sovietica e il controllo che esso esercitava sugli Stati satelliti (i Paesi del cosiddetto «socialismo reale» dell’Europa orientale) aveva «congelato» le tensioni nazionali presenti in quella parte d’Europa, nella quale vivevano molti popoli diversi all’interno dei confini di vari Stati. La scomparsa del «gendarme» sovietico ha

Nel corso dell’Ottocento le nazionalità hanno cominciato a reclamare i propri diritti di libertà e indipendenza e hanno combattuto dure lotte per liberarsi dal controllo straniero. La Grecia, per esempio, era vissuta per secoli sotto il dominio ottomano: attraverso un’eroica guerra d’indipendenza (sostenuta da tanti liberali e democratici provenienti da tutta Europa), negli anni Venti dell’Ottocento si è costituita in Stato indipendente. Oppure, considerate l’esperienza italiana: dopo secoli di asservimento a grandi potenze straniere (Francia, Austria, Spagna), il Risorgimento portò finalmente alla nascita di uno Stato italiano, coronando il sogno di tanti patrioti.

340

Unità 9 ( L’età delle nazioni

Il nazionalismo torna a infiammare l’Europa di fine Novecento

andiere della lovacchia e della epu

lica eca.


fatto esplodere quelle tensioni. In Paesi come la Cecoslovacchia esse si sono risolte in modo pacifico con la nascita di due Stati diversi, la Repubblica Ceca (con capitale Praga) e la Slovacchia (con capitale Bratislava). Al contrario il nazionalismo russo si è manifestato sia nell’ostacolare l’indipendenza di Paesi come la Cecenia (guerre del 1991-1996 e 1999-2009) sia nell’appoggiare, anche militarmente, le spinte autonomistiche delle etnie russe presenti per esempio in Ucraina o in Georgia.

La guerra in Iugoslavia In Iugoslavia, invece, le tensioni sono sfociate in una lunga, dolorosissima guerra civile tra le nazionalità (serbi, sloveni, croati e bosniaci) che componevano la Federazione iugoslava. Nel 1991, infatti, quando i vari Paesi della Federazione iniziarono a dichiarare la propria indipendenza, è emerso il nazionalismo serbo. La Serbia era la nazione più grande e storicamente più potente della Penisola balcanica, era inoltre sede del governo centrale della Repubblica federale iugoslava. In nome di ciò si oppose quindi con fermezza all’indipendenza della Repubblica croata e della BosniaErzegovina, che ospitavano nel loro territorio consistenti minoranze serbe. Con la violenta guerra civile, che ha avuto fine soltanto nel 1995, l’Europa, cinquanta anni dopo i lager nazisti, è tornata a vivere l’incubo dei campi di concentramento, delle pulizie etniche (massacro o deportazione di intere comunità in base alla loro appartenenza etnica). La tensione nazionalista non sembra ancora essersi arrestata, se si considera che tuttora la Serbia non accetta la dichiarazione d’indipendenza del Kosovo (2008), regione serba in prevalenza albanese.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente. geopol itica a z n e d n e p i d in audeterminazione tradizi oni regionalizzazione sovranazionale

partico larismo

transnazionale

mia autono

a à etnic identit

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. Stato e nazione sono sinonimi? Argomentate la vostra risposta. 2. Quante minoranze nazionali sono presenti all’interno dei confini dello Stato italiano? Ne conoscete qualcuna? Fate una ricerca a riguardo.

Unità 9 ( L’età delle nazioni

341


SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 32 Dalla Restaurazione all’idea di nazione

A partire dal 1820 fino al 1831 in più parti d’Europa i «moti» insurrezionali minarono la Restaurazione. Molti Paesi europei lottavano per un governo costituzionale oppure per l’indipendenza. La Grecia (1829) e il Belgio (1831) conquistarono l’indipendenza; la Francia ottenne una Costituzione (1830). La repressione austriaca ebbe la meglio in Paesi come l’Italia. Mazzini fondò allora la «Giovine Italia» con l’obiettivo di coinvolgere maggiormente tutto il popolo nella lotta contro l’oppressore. Contemporaneamente nel Sud America le colonie portoghesi e spagnole conquistarono l’indipendenza. Lezione 33 Il 1848 in Europa Nel 1848 si riaccesero le rivolte. In Francia il re fu costretto ad abdicare: nacque la Seconda repubblica. In Austria l’imperatore Ferdinando abdicò a favore del nipote Francesco Giuseppe. Fallirono invece le lotte contro il dominio austriaco in Ungheria, a Milano, Venezia e Praga. In Germania il re di Prussia, Federico Guglielmo 4°, concesse una Costituzione liberale che fu però revocata nel giro di un anno. Gli insuccessi non fermarono però lo sviluppo e la forza della borghesia. Lezione 34 Regno Unito, Francia e Germania dopo il 1848 La seconda metà dell’Ottocento fu un periodo di sviluppo economico per il Regno Unito, sotto la regina Vittoria, e la Francia. In Francia nel 1848 Luigi Bonaparte divenne presidente della Repubblica e nel 1852 si fece proclamare imperatore con il nome di Napoleone 3°. Parigi divenne il centro della vita culturale europea. La Prussia, guidata dal cancelliere Bismarck, sconfisse Francia e Austria fino a realizzare l’unificazione della Germania, dando vita all’Impero tedesco (1871). Lezione 35 Stati Uniti e Giappone nel 19° secolo Nel 1860 negli Stati Uniti scoppiò la guerra civile tra gli Stati del Nord, industrializzati e democratici, e quelli del Sud, agricoli e conservatori, che si concluse nel 1865 con la vittoria dei nordisti «unionisti». La grande crescita economica rese gli Stati Uniti protagonisti sulla scena mondiale. In Giappone, sotto l’imperatore Mutsuhito, finì l’epoca feudale e iniziò un periodo di modernizzazione.

342

BES

Unità 9 ( L’età delle nazioni


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. Richiesta – Liberalismo – Re di Prussia – Liberismo – Austria – Stati stranieri

RESTAURAZIONE non considera Diffusione del

politico e del

economico

che spingono a

di Costituzioni

Indipendenza da

attraverso

MOTI 1820-1821 determinano Indipendenza in Grecia

MOTI 1830-1831 determinano Costituzione in Francia e in Germania

Indipendenza in Belgio

MOTI 1848 Seconda Repubblica in Francia

reprime insurrezioni in Ungheria, a Praga, nel Lombardo-Veneto

concede e poi revoca la Costituzione

Unità 9 ( L’età delle nazioni

343


VE RI FI CA

1. Completa la scheda relativa al congresso di Vienna. Inizio e fine

………...........………………………...........………………………...........……………………...........……………… ………...........………………………...........………………………...........……………………...........………………

Partecipanti

………...........………………………...........………………………...........……………………...........……………… ………...........………………………...........………………………...........……………………...........………………

Principi ispiratori

………...........………………………...........………………………...........……………………...........………………

Nome del periodo storico che si aprì dopo il congresso

………...........………………………...........………………………...........……………………...........………………

2. Completa la tabella relativa ai moti europei degli anni Venti dell’Ottocento. Dove

Quando

Obiettivi

Eventi

Esito

Spagna

………………...........……..

………………..........

Concessione della Costituzione

……………….....……………….......... ……………….....……………….......... ……………….....……………….......... ……………….....………………..........

Regno delle due Sicilie Regno di Sardegna

………………...........……..

Marzo 1821

………………..........

Liberazione dell’Italia dagli austriaci

Rivolta guidata da

……………….....………………..........

………………..........……………….........

……………….....………………..........

• Insurrezione

……………….....………………..........

• ……………….....………………..........

……………….....………………..........

……………….....……………….......... ……………….....………………..........

• Il reggente Carlo Alberto concede la Costituzione • Carlo Felice ……………......... ……………….....……………….......... ……………….....………………..........

3. Disponi in una relazione di causa-effetto i fenomeni storici elencati. L’esercizio è avviato. fallimento e chiusura delle fabbriche – aumento dei prezzi dei prodotti alimentari – diminuzione della produzione – merci invendute – riduzione dei consumi – raccolti scarsi Cattive condizioni meteorologiche

............................................................................................................................................................................

...................................................................................................................................................................................................................................................................... ..........................................................................................................................................................................................................................

disoccupazione

4. Metti in ordine cronologico gli avvenimenti elencati, relativi ai fatti del 1830 in Francia. a. Il governo provvisorio proclama la Repubblica e istituisce il suffragio universale maschile. b. Luigi Filippo abdica. c. Le forze moderate vincono le nuove elezioni. d. Luigi Napoleone Bonaparte è eletto presidente della Repubblica. e. La piccola e media borghesia organizza una manifestazione per chiedere l’allargamento del suffragio.

344

Unità 9 ( L’età delle nazioni


f. Il popolo insorge. g. Crisi dell’alleanza tra borghesia e lavoratori. h. Durante la manifestazione, che avviene senza il permesso del governo, si spara sulla folla. i. Il governo provvisorio prende importanti decisioni a favore dei lavoratori. 5. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. La prima rivolta fu quella spagnola del gennaio 1820.

V

F

b. Nel marzo del 1821 l’insurrezione in Calabria costrinse Vittorio Emanuele I ad abdicare.

V

F

c. Carlo Alberto concesse la Costituzione, che poi venne annullata da Carlo Felice.

V

F

d. In tutti gli Stati italiani i patrioti subirono una dura repressione.

V

F

e. L’insurrezione della Grecia non le permise di conquistare l’indipendenza dall’Impero ottomano.

V

F

f. In Francia i cittadini si ribellarono e costrinsero re Carlo X alla fuga; al trono salirà Luigi Filippo che concederà una Costituzione.

V

F

g. Secondo Giuseppe Mazzini, solo una vera rivoluzione di tutto il popolo poteva condurre all’unità d’Italia e alla repubblica.

V

F

6. Completa la tabella relativa al confronto tra gli Stati del Nord e quelli del Sud degli Stati Uniti d’America. Stati del Nord

Stati del Sud

……………….....……………….........…………..........

Massima libertà commerciale

Unione

……………….....………………....……………….....………….........

Contrari alla schiavitù

……………….....………………....……………….....………….........

7. Indica a quale dei tre periodi elencati si riferiscono le seguenti affermazioni relative alla storia del Giappone. Aspetti della storia del Giappone

Prima del 1868

1868

Dopo il 1890

a. Il Giappone era ancora un Paese feudale. b. I Tokugawa vennero scalzati e i grandi proprietari terrieri persero molta della loro influenza politica. c. Funzionari e tecnici vennero inviati in Occidente per osservare e studiare metodi di gestione dell’economia dello Stato. d. L’imperatore giapponese sconfisse i Tokugawa. e. Cominciò il vero e proprio decollo industriale giapponese. f. L’imperatore avviò un programma di rapida modernizzazione dello Stato e dell’economia. g. Nelle campagne i daimyo esercitavano un potere quasi assoluto. h. L’autorità dell’imperatore era messa in discussione dalle grandi famiglie feudali. i. L’industrializzazione avvenne senza cancellare la mentalità tradizionale.

Unità 9 ( L’età delle nazioni

345


VE RI FI CA

8. Scrivi la definizione corretta dei seguenti termini. a. Liberalismo: ................................................................................................................................................................................................................................. ................................................................................................................................................................................................................................................................

b. Liberismo:

.....................................................................................................................................................................................................................................

................................................................................................................................................................................................................................................................

c. Costituzione: ................................................................................................................................................................................................................................ ................................................................................................................................................................................................................................................................

9. Date le definizioni, scrivi il termine corrispondente. a. Società segreta con un progetto politico diverso da luogo a luogo, ma fondato su un obiettivo comune, ottenere una Costituzione: ........................................................................ b. Forma di governo in cui il potere del monarca è limitato dal Parlamento, che controlla l’operato del governo: ................................................................................................. c. Patrioti che organizzarono una congiura contro lo zar in Russia nel 1825: ........................................................................ d. Insieme degli individui che condividono lingua, cultura e soprattutto un passato e una storia comune: ........................................................................

e. Espressione che indica la «terra dei padri», cioè il territorio di una nazione: ........................................................................ f. Dottrina politica che individua la libertà e il riconoscimento di diritti che ancora oggi sono alla base delle moderne democrazie: ........................................................................ 10. Esegui sulla carta l’attività indicata. • Indica le maggiori città europee che furono interessate dai moti del 1848.

346

Unità 9 ( L’età delle nazioni


FACCIAMO STORIA INSIEME

La libertà individuale John Stuart Mill (1806-1873) fu uno dei più importanti pensatori liberali e scrisse nel 1858 il Saggio sulle libertà.

Ma vi è una sfera d’azione in cui la società, in quanto distinta dall’individuo, ha, tutt’al più, soltanto un interesse indiretto: essa comprende tutta quella parte della vita e del comportamento di un uomo che riguarda soltanto lui. […] Comprende, innanziRitratto di ohn tuart ill. tutto, la sfera della coscienza interiore ed esige libertà di coscienza nel senso più ampio, libertà di pensiero, sentimento assoluto, libertà di opinione in tutti campi […]. In secondo luogo, questo principio richiede la libertà di gusti e occupazioni, di modellare il piano della nostra vita secondo il nostro carattere, di agire come vogliamo, con tutte le possibili conseguenze, senza essere ostacolati dai nostri simili, purché le nostre azioni non li danneggino, anche se considerano il nostro comportamento stupido, nervoso o sbagliato. In terzo luogo, da questa libertà di ciascuno discende, entro gli stessi limiti, quella di associazione tra individui: la libertà di unirsi per qualunque scopo che non implichi altrui danno, a condizione che si tratti di adulti, non costretti con la forza o con l’inganno. Nessuna società in cui queste libertà non siano rispettate nel loro complesso è libera. […] Gli uomini traggono maggior vantaggio dal permettere a ciascuno di vivere come gli sembra meglio che dal costringerlo a vivere come sembra meglio agli altri. Tipo di documento: saggio Autore: John Stuart Mill Epoca: 1858

J. Stuart Mill, Saggio sulle libertà, Il Saggiatore, 1981

COMPRENDO IL TESTO A coppie rispondete alle domande dopo aver letto il testo, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. Che tipo di fonte è quella che hai appena letto? 2. Di che tipo è la prima sfera di libertà di cui parla l’autore? 3. Di che tipo è la seconda sfera di libertà di cui parla l’autore? 4. Qual è per Mill l’unico limite alla libertà individuale? 5. Qual è la terza sfera di libertà di cui parla Mill? 6. Che cosa rende una società libera? 7. Prova a dare una definizione del liberalismo sulla base delle parole di John Stuart Mill.

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Il liberalismo è l’ideologia della libertà individuale perché afferma che non può esservi una società libera e giusta che non si fondi sulla libertà di coscienza degli individui che la compongono. La libertà di coscienza consiste nel diritto di ognuno a formarsi e a mantenere le proprie convinzioni personali in modo autonomo da autorità esterne. La libertà di coscienza si articola nella libertà di pensiero e nella libertà di religione. L’art. 21 della Costituzione italiana afferma che «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». Che cosa significano queste parole? È un principio a vostro giudizio rispettato ovunque? Sapreste fare degli esempi?

Unità 9 ( L’età delle nazioni

347


UNITÀ

10

Il Risorgimento italiano In Italia i moti insurrezionali del 1848, guidati dai democratici, hanno come obiettivo la liberazione dalla dominazione austriaca e la conquista dell’unità nazionale. I moti falliscono e a partire dal 1850 la guida della lotta per l’indipendenza e l’unità passa nelle mani delle forze liberali e moderate e del Regno di Sardegna. Nel 1861 nasce il Regno d’Italia. l nuovo Stato deve affrontare numerosi problemi dovuti alla secolare divisione politica del aese e alle grandi differenze di sviluppo culturale, economico e sociale che vi sono tra regioni e regioni. Questa fase della storia italiana è stata chiamata Risorgimento per indicare che l’Italia «risorgeva», cioè si sollevava da una condizione di secolare decadenza e oppressione.

1849 Repubblica romana

1840

1858

1860

Guerra di Crimea

Accordo di Plombières

Spedizione dei Mille

1850

1860

1848-1849

1856

1859

Prima guerra d’indipendenza

Congresso di Parigi

Seconda guerra d’indipendenza

Che cosa sai già… v La Rivoluzione francese ha diffuso in Europa ideali di libertà, uguaglianza e indipendenza

nazionale. v La dominazione napoleonica ha inserito la Penisola italiana, arretrata e isolata, in un contesto europeo più ampio, educando nuove classi dirigenti ai principi e agli ideali della Rivoluzione francese. v La Restaurazione ha generato una situazione insostenibile per l’Italia, ricostruendo gli antichi regni e Stati e assicurando all’Impero austriaco il controllo della penisola. v Negli anni Venti e Trenta dell’Ottocento si moltiplicano i tentativi insurrezionali, ma vengono tutti repressi nel sangue.

348

1854-1855


Attraverso tre guerre d’indipendenza (1848, 1859, 1866), la spedizione dei Mille (1860) e la presa di Roma (1870) l’Italia diventa uno Stato unitario sotto la guida del Regno di Sardegna.

La spedizione dei Mille, guidata da Garibaldi, dalla Sicilia risale fino alla Campania conquistando il Meridione e permettendo la sua annessione al Regno d’Italia.

1865 Firenze è la nuova capitale del Regno d’Italia

1860

1870

1880

1861

1866

1870

Nasce il Regno d’Italia, con capitale Torino

Terza guerra d’indipendenza

Breccia di Roma è la porta Pia capitale d’Italia a Roma

1871

…e che cosa imparerai v Il 1848-1849 in Italia segna l’avvio delle guerre d’indipendenza: Milano,

Venezia e Roma sono protagoniste di tentativi insurrezionali guidati dai democratici. Alla fine, però, la «rivoluzione» italiana a guida democratica uscirà sconfitta. v Nel decennio 1850-1860 si afferma la linea diplomatica all’unificazione nazionale, guidata dal Regno di Sardegna e dal Primo ministro Cavour. v Nel 1859-1861, approfittando della crisi europea e grazie ad accordi diplomatici con la Francia, il Regno di Sardegna realizza l’unità italiana (ma senza Roma, parte dello Stato della Chiesa e il Veneto). L’unificazione definitiva avviene solo nel 1870.

349


LEZIONE

36

Il 1848 in Italia

1 Le rivolte negli Stati italiani Le riforme illudono i cittadini

Papa Pio IX.

Fra il 1846 e il 1848 i governi di numerosi Stati italiani del Nord e del Centro promossero importanti riforme, soprattutto economiche, che incontrarono il gradimento dei liberali moderati. Grande entusiasmo e speranze di rinnovamento suscitarono soprattutto le riforme attuate nello Stato della Chiesa dal nuovo pontefice Pio IX, eletto nel 1846. Pio IX, infatti: • attenuò la censura sulla stampa; • istituì la consulta di Stato, una specie di parlamento; • fece liberare molti prigionieri politici. Questa politica riformista suscitò grandi speranze in molti patrioti italiani, che sognavano l’unificazione del Paese e l’ingresso dell’Italia nel gruppo delle nazioni liberali europee, illudendoli che papa Pio IX fosse un papa di tendenze «liberali». Alcuni intellettuali, come per esempio Vincenzo Gioberti (vedi Unità 9, Lezione 32), autore di un libro intitolato Primato morale e civile degli italiani, speravano che il papa potesse guidare in prima persona il processo di unificazione degli Stati italiani.

Palermo e Venezia danno il via alla rivoluzione del 1848 COMPRENDO IL TESTO In che senso papa Pio IX fu creduto un papa «liberale»? a Professava idee liberali. b Voleva liberare l’Italia dalla dominazione austriaca. c Promosse una serie di riforme con contenuti liberali.

Nel 1848 l’ondata rivoluzionaria che infiammò gran parte dell’Europa (Francia, mondo germanico, Impero austriaco) giunse anche sulla Penisola italiana. Palermo fu l’epicentro della prima insurrezione: il 12 gennaio 1848 gli insorti democratici sconfissero le truppe borboniche e costituirono un governo provvisorio, il quale promulgò una Costituzione liberale (che però verrà soppressa quattro mesi più tardi).

Il 23 marzo 1848 è proclamata in piazza San Marco a Venezia la Repubblica veneta.

350

Unità 10 ( Il Risorgimento italiano


L’esempio palermitano si propagò ben presto a tutto il Mezzogiorno e da lì a molti altri Stati italiani. I governatori di Regno di Napoli, Granducato di Toscana, Regno di Sardegna e Stato della Chiesa, temendo che potessero scoppiare disordini incontrollabili, concessero una Carta costituzionale, nella speranza che tale conquista placasse gli animi dei liberali ed evitasse guai peggiori. La Costituzione concessa da Carlo Alberto (1798-1849) nel Regno di Sardegna fu detta Statuto albertino. Nonostante la concessione delle Costituzioni in vari Stati italiani, l’ondata rivoluzionaria non si fermò, anzi, si fece più impetuosa. Quando nei domini austriaci italiani del Veneto e della Lombardia giunse la notizia che a Vienna era scoppiata la rivoluzione, esplosero veri e propri moti rivoluzionari. Il 17 marzo a Venezia, una sommossa popolare liberò dal carcere i capi democratici Daniele Manin e Niccolò Tommaseo, dando vita a un governo provvisorio che proclamò la Repubblica veneta.

Carlo Alberto di Savoia, re di ardegna firma lo tatuto al ertino il 4 marzo 1848.

LAVORO SULLA FONTE Lo Statuto albertino La Carta costituzionale concessa da Carlo Alberto in seguito ai primi moti rivoluzionari del 1848 fu detta Statuto albertino. Lo Statuto albertino è ispirato a principi liberali moderati. Il potere esecutivo resta nelle mani del re ma le camere hanno, insieme al re, il potere di proporre le leggi; tutti i cittadini hanno gli stessi diritti. Art. 2 – Lo Stato è retto da un governo monarchico rappresentativo. Il trono è ereditario […]. Art. 3 – Il potere legislativo sarà collettivamente esercitato dal re e da due camere: il Senato e quella dei deputati. Art. 5 – Al re solo appartiene il potere esecutivo. Egli è il capo supremo dello Stato […]. Art. 10 – La proposizione delle leggi apparterrà al re e a ciascuna delle due camere. Art. 24 – Tutti i regnicoli (abitanti del regno) sono uguali dinanzi alla legge. Tutti godono egualmente di diritti civili e politici, e sono ammissibili alle cariche civili e militari, salve le eccezioni determinate dalle leggi. Art. 26 – La libertà individuale è garantita. Art. 28 – La stampa sarà libera, ma una legge ne reprime gli abusi. Art. 33 – Il Senato è composto di membri nominati dal re, in numero non limitato, aventi l’età di quarant’anni compiuti. Art. 39 – La camera elettiva è composta di deputati scelti dai collegi elettorali conformemente alla legge.

Prima pagina dello Statuto albertino.

Rispondi alle domande. 1. Lo Statuto albertino prevede che si eleggano rappresentanti? ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

2. Ti sembra una Costituzione sufficientemente democratica oppure eccessivamente limitata? Motiva la tua risposta. ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Lezione 36 ( Il 1848 in Italia

351


LEZIONE LEZIONE

1 36

Le Cinque giornate di Milano mettono in fuga gli austriaci

Baldassarre Verazzi, Combattimento a Palazzo Litta. Cinque giornate di Milano.

COMPRENDO IL TESTO Indica i motivi di malcontento dei milanesi nei confronti del governo austriaco, distinguendoli in: • motivi economici: ........................... ....................................................................

• motivi politici:

...................................

....................................................................

Subito dopo Venezia insorse Milano, una delle più ricche e importanti città dell’Impero austriaco. I milanesi già da tempo mostravano segni di crescente malessere e scontento nei confronti del governo austriaco: fra tutte le province imperiali, infatti, Milano pagava le tasse più alte e la crisi economica del biennio precedente (che aveva colpito in particolar modo l’agricoltura) aveva drasticamente peggiorato le condizioni di vita della popolazione. Inoltre le truppe austriache di stanza a Milano mostravano spesso un atteggiamento autoritario e provocatorio, che la popolazione faceva sempre più fatica a tollerare. Infine, la censura austriaca era sempre più pesante e non consentiva che le posizioni critiche nei confronti del governo di Vienna si manifestassero alla luce del giorno. La mattina del 18 marzo 1848 migliaia di persone si riversarono per le strade, concentrandosi sotto il Palazzo del Viceré. Bastò una scaramuccia tra un popolano e una guardia per far scoppiare la rivolta, che subito coinvolse l’intera città. Dopo cinque giorni di battaglia (le «Cinque giornate di Milano») e 2 000 caduti, Milano riuscì a cacciare dalla città le truppe comandate dal maresciallo Radetzky (1766-1858). Il militare austriaco si ritirò all’interno del cosiddetto quadrilatero, formato dalle fortezze di Mantova, Peschiera, Verona e Legnago, in attesa che la crisi si calmasse e preparandosi per fare ritorno.

2 La Prima guerra d’indipendenza Entrando in guerra contro l’Austria nel 1848, Carlo Alberto volle sottolineare il sentimento nazionale che lo spingeva a porsi alla guida dell’indipendenza, adottando il tricolore con lo scudo dei Savoia sovrapposto alla banda bianca. Il tricolore con bande verticali verde, bianco e rosso fu adottato formalmente dalla Repubblica cispadana a gennaio 1797.

352

La Prima guerra d’indipendenza è guidata dai democratici mazziniani L’Austria era un grande e potente impero ed era difficile immaginare che una popolazione male armata e poco organizzata potesse sconfiggerlo. A Milano erano quasi tutti convinti, sia i democratici mazziniani, sia i liberali più moderati, che servisse l’aiuto di una potenza esterna, che avesse a cuore i destini dell’Italia. Il candidato naturale a svolgere questo ruolo era il Piemonte di Carlo Alberto; solo con l’aiuto dell’esercito piemontese sarebbe stato possibile cacciare gli austriaci dall’Italia del Nord. Tra i patrioti milanesi, solo Carlo Cattaneo non nutriva simpatia per il Piemonte, che giudicava non abbastanza democratico ed economicamente meno sviluppato della Lombardia. Di fronte alla richiesta di aiuto rivolta dal Governo provvisorio lombardo (che si era costituito nei giorni infuocati dell’insurrezione), dopo qualche incertezza re Carlo Alberto decise di intervenire. Il 23 marzo il Regno di Sardegna dichiarò guerra all’Austria e le sue truppe varcarono il fiume Ticino, che segnava il confine tra Piemonte e Lombardia austriaca. La loro bandiera non era quella tradizionale del Regno di Sardegna, ma il tricolore (comparso per la prima volta all’epoca delle guerre napoleoniche in Italia, nel periodo 1796-1797), per significare che il Piemonte si metteva alla guida della lotta per l’unità d’Italia. Iniziava la Prima guerra d’indipendenza.

Unità 10 ( Il Risorgimento italiano


Altri Stati italiani inviarono le loro truppe a sostegno di quelle del Regno di Sardegna e da ogni parte della penisola giunsero centinaia di patrioti. Il papa Pio IX inizialmente aveva concesso il suo aiuto, circa un mese dopo ritirò le sue truppe, spiegando che lo Stato della Chiesa non poteva combattere contro un Paese cattolico come l’Austria. Dopo alcune vittorie, a Goito e a Peschiera, Carlo Alberto venne sconfitto a Custoza il 25 luglio 1848. Il mese seguente il maresciallo Radetzky rientrò a Milano con le sue truppe. Il maresciallo Radetzky con le sue truppe alle porte di Milano, pronto a reprimere la rivolta.

LAVORO SULLA FONTE L’esultanza per la fuga dello straniero Il dipinto di Carlo Stragliati (1869-1925) rappresenta, come dice il titolo, un Episodio delle Cinque giornate in piazza Sant’Alessandro, a Milano. Come sai, i tumulti popolari scoppiati a Milano tra il 18 e il 22 marzo 1848 misero in fuga gli austriaci. L’esultanza dei milanesi che traspare dal dipinto fu sicuramente vera, anche se Stragliati la dipinse anni dopo celebrando gli eventi che portarono alla Prima guerra d’indipendenza. L’artista scelse di «raccontare» l’episodio attraverso i gesti di due ragazze. Anche altri pittori risorgimentali elessero le donne a principale soggetto di alcune loro opere: puoi cercare per esempio i dipinti di Odoardo Borrani, Il 26 aprile 1859 e Cucitrici di camicie rosse. L’arte, insomma, ha testimoniato un aspetto del Risorgimento italiano che spesso non emerge nei libri di storia: mogli, madri, sorelle e fidanzate dei patrioti ebbero parte attiva nelle lotte per l’indipendenza. Rispondi alle domande. 1. Che cosa reggono le due ragazze alla finestra? .........................................................................................................................................................................................................................

2. I colori dell’abito della ragazza di spalle hanno un valore simbolico. Sai dire quale? ......................................................................................................................................................................................................................... .........................................................................................................................................................................................................................

Lezione 36 ( Il 1848 in Italia

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LEZIONE LEZIONE

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La Repubblica romana resiste per alcuni mesi

Goffredo Mameli.

COMPRENDO IL TESTO Perché papa Pio IX abbandonò Roma? a Perché scelse di abdicare. b Perché temeva gli eccessi radicali e democratici della rivoluzione. c Perché accolse la richiesta di Mazzini di abbandonare la città.

Tra la fine del 1848 e l’inizio del 1849, anche a Firenze e a Roma scoppiarono moti rivoluzionari. A Firenze il granduca Leopoldo II fu costretto alla fuga e in città si formò un governo democratico. A Roma, Pio IX mostrò che la fama di papa «liberale» era eccessiva e frutto di un equivoco: egli, infatti, spaventato per la piega che stava prendendo la rivoluzione democratica romana, abbandonò la città per rifugiarsi a Gaeta, sotto la protezione del re di Napoli. A Roma fu eletta un’Assemblea costituente, che il 9 febbraio 1849 abolì il potere temporale del papa e proclamò la Repubblica. Il potere fu assunto da un triumvirato, composto da Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini. Il governo prese subito iniziative apertamente democratiche: istituì il suffragio universale e ridistribuì ai contadini poveri le terre espropriate al clero. Giuseppe Garibaldi (1807-1882), un rivoluzionario di origini liguri che aveva combattuto in America latina per la libertà e l’indipendenza dei popoli sudamericani dall’impero spagnolo, assunse il comando dell’esercito repubblicano, composto da volontari giunti da tutta Italia. Tra Ritratto dei tre politici che costituirono il di essi vi era il giovane poeta Goffretriumvirato a capo della Repubblica romana nel do Mameli (1827-1849) che scrisse le 1849: Giuseppe Mazzini al centro, Carlo Armellini parole dell’inno Fratelli d’Italia. a sinistra e urelio affi a destra.

3 La repressione Il movimento rivoluzionario viene soffocato Nei primi mesi del 1849 Carlo Alberto riprese la guerra con l’Austria, ma venne definitivamente sconfitto a Novara (23 marzo 1849). Egli abdicò allora a favore del figlio Vittorio Emanuele II (1820-1878). Dopo aver sconfitto il Piemonte, l’Austria poté riprendere il controllo dei suoi possedimenti e aiutare i sovrani degli Stati suoi alleati a fare altrettanto. A Brescia, un’insurrezione antiaustriaca fu domata dopo dieci giorni di eroica resistenza della cittadinanza insorta. A Firenze, i Lorena rovesciarono il governo democratico con l’appoggio degli austriaci. La Francia di Luigi Bonaparte (nipote di Napoleone) decise di intervenire in aiuto di Pio IX e inviò un corpo di spedizione. Roma fu posta sotto assedio; i patrioti si difesero accanitamente, ma non poterono impedire l’ingresso dei francesi in città, il 3 luglio 1849.

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Unità 10 ( Il Risorgimento italiano


Quello stesso giorno, con un gesto simbolico, l’Assemblea costituente approvò la Costituzione. Pio IX rientrò in città e restaurò il potere temporale del papato. Dopo l’esperienza della Repubblica romana, la Chiesa divenne uno dei maggiori avversari delle iniziative dei patrioti per l’unità nazionale. Solo Venezia resisteva. Assediata per terra e per mare dall’esercito austriaco, stremata dalla fame e colpita da un’epidemia di colera, la città fu costretta ad arrendersi il 24 agosto 1849.

I francesi presero d’assalto Roma nell’aprile 1849, ma in quell’occasione (nell’immagine) furono respinti. Solo successivamente, con un assedio di circa un mese, presero la città.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. Piemonte – Novara – Costituzioni – Custoza – indipendenza – Palermo – Repubblica – Venezia Insurrezione a ............................................: governo provvisorio e Costituzione

Concessione di ............................................ in Toscana, Piemonte e Stato della Chiesa

Insurrezione in Austria

Rivolta di Venezia, di Milano e richiesta di aiuto al ............................................ contro l’Austria

............................................ romana e cacciata del Granduca dalla Toscana

Ripresa della guerra e sconfitta definitiva del Piemonte a

Prima guerra d’............................................

Sconfitta di e rientro degli austriaci a Milano ............................................

............................................

Resa di Roma e di ............................................ 2. Indica se le affermazioni sono vere o false. a. Carlo Alberto concede lo Statuto albertino nel 1848.

V

F

b. A Venezia nel 1848 viene proclamata la Repubblica veneta.

V

F

c. A Milano nel marzo 1848 il maresciallo Radetzky soffoca la rivolta popolare.

V

F

d. Nel 1848 l’Austria dichiara guerra al Regno di Sardegna.

V

F

e. Nel 1849 a Roma viene proclamata la Repubblica.

V

F

f. La Repubblica romana ridistribuisce ai contadini poveri le terre espropriate al clero.

V

F

g. Carlo Alberto sconfigge gli austriaci a Novara nel marzo 1849.

V

F

h. I francesi aiutano papa Pio IX a riottenere il controllo del territorio dello Stato della Chiesa.

V

F

Lezione 36 ( Il 1848 in Italia

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LEZIONE

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Il cammino verso l’unità

1 La strategia di un ministro piemontese

COMPRENDO IL TESTO Scrivi una frase che colleghi con una relazione di causa-effetto i seguenti concetti: a. fallimento della strategia rivoluzionaria democratica; b. fiducia nell’iniziativa politicodiplomatica del Regno di Sardegna. ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

La popolazione campana, che Pisacane intendeva coinvolgere nella lotta antiborbonica, fu sobillata dai nobili e reagì brutalmente contro i rivoltosi, ritenuti dei briganti.

Si riprende il cammino verso l’unità nazionale Il bilancio dei moti insurrezionali del 18481849 fu largamente fallimentare: le rivoluzioni erano state sconfitte. Negli anni Cinquanta altri tentativi dei democratici, come per esempio quello di un gruppo di mazziniani a Belfiore, presso Mantova, nel 1852, e del socialista Carlo Pisacane (1818-1857) nel Regno delle due Sicilie nel 1857, fallirono tragicamente. La via rivoluzionaria e insurrezionale propugnata dai democratici sembrava inefficace. Nei dieci anni successivi alla Prima guerra d’indipendenza, quindi, tutte le speranze dei patrioti si concentrarono sul Regno di Sardegna, il cui sovrano, Vittorio Emanuele II, aveva mantenuto sia lo Statuto albertino sia il tricolore come bandiera del regno. Proprio in questo decennio si crearono le condizioni favorevoli perché il Regno guidasse con successo il movimento per l’unità nazionale.

Cavour guida il Piemonte verso lo sviluppo economico e sociale Nel 1852 Camillo Benso, conte di Cavour, divenne Presidente del Consiglio e ministro delle Finanze del Regno di Sardegna. Cavour era un possidente terriero, esperto di agricoltura e sostenitore del liberismo economico. Sotto la sua guida, il Piemonte divenne una delle regioni economicamente più sviluppate della penisola: • migliorò le tecniche agricole; • fece costruire ferrovie e strade; • favorì lo sviluppo del commercio estero, specialmente con il Regno Unito; • promosse l’apertura di numerose banche che misero in circolazione denaro per nuovi investimenti. Inoltre, Cavour riorganizzò l’esercito e la burocrazia e riformò il fisco, in modo da garantire allo Stato le entrate necessarie per l’ammodernamento delle sue strutture.

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Unità 10 ( Il Risorgimento italiano


Cavour tesse una strategia politico-diplomatica

COMPRENDO IL TESTO

Dal punto di vista politico, Cavour non era certo un rivoluzionario: era un liberale moderato e pensava che l’Italia potesse e dovesse unificarsi non per via rivoluzionaria (come volevano i democratici), ma per via politica e diplomatica, sotto la guida di Vittorio Emanuele II, cioè della monarchia dei Savoia. Egli non aveva alcuna simpatia per i democratici e per i repubblicani come Garibaldi o Mazzini; era però disposto a sfruttare le loro iniziative per realizzare i propri scopi. Per questo motivo, Cavour promosse nel 1857 la fondazione della Società nazionale italiana, una organizzazione che si proponeva di realizzare l’unità nazionale sotto la guida di Vittorio Emanuele II. Vi aderivano anche repubblicani come Garibaldi che, preso atto che la strategia democratica e insurrezionale non portava da nessuna parte, sembrava disposto ad accordarsi con i Savoia pur di raggiungere l’obiettivo finale: l’unità d’Italia. Uno dei princìpi che guidava Cavour nella sua azione di governo era la separazione tra Chiesa cattolica e Stato. Il suo motto era: «libera Chiesa in libero Stato».

DENTRO LA STORIA Uno statista liberale

Inserisci le informazioni relative al profilo politico di Cavour. • Orientamento ideologico: ...................................................................

• Obiettivo politico: ...................................................................... ......................................................................

• Atteggiamento nei confronti di Mazzini e dei democratici: ...................................................................... ...................................................................... ......................................................................

Il conte Camillo Benso di Cavour.

La gioventù di un grande statista Cavour fu uno dei maggiori protagonisti del Risorgimento italiano e solo una morte prematura, avvenuta nel 1861, gli impedì di imprimere il suo marchio sulla vita sociale, economica e politica del neonato Regno d’Italia. Ma chi era quest’uomo? In che ambiente era vissuto e si era formato? Quali esperienze avevano forgiato il suo carattere? Una gioventù intensa e travagliata Camillo Benso conte di Cavour nacque il 10 agosto 1810 a Torino, che allora non era capitale del Regno dei Savoia ma, per effetto delle guerre napoleoniche, era il capoluogo di un dipartimento dell’Impero francese. Secondogenito del marchese Michele e della ginevrina Adele di Sellon, Camillo fu presto avviato alla carriera militare. Mentre era di stanza a Genova, iniziò a frequentare il salotto della nobildonna Anna Schiaffino Giustiniani, dove si avvicinò alle idee liberali. Nel 1831, però, Camillo venne bruscamente richiamato a Torino: era sospettato di simpatie per i liberali e venne quindi «confinato» nella guarnigione del castello di Bard, in Valle d’Aosta. Alla fine dell’anno, Cavour diede le dimissioni dall’esercito e tornò a Torino, dove il padre gli affidò la conduzione della tenuta di Grinzane.

In viaggio per l’Europa Tra il 1831 e il 1834 Cavour viaggiò incessantemente. Soggiornò a lungo in Inghilterra ed ebbe così l’occasione di conoscere in modo diretto e approfondito i metodi di gestione dell’economia moderna e i princìpi che reggevano il sistema politico liberale britannico, che egli considerava il più saggio e avanzato. In seguito, si recò in Francia e in Svizzera. Rientrato in Piemonte nel 1835, Cavour divenne un uomo d’affari importante, molto ricco e rispettato. Amministrò le sue terre secondo i princìpi più avanzati, introducendo nuove colture e nuovi metodi di gestione. Non smise però di viaggiare per conoscere le innovazioni che venivano via via introdotte nei grandi Stati europei sia dal punto di vista economico, sia da quello politico. Quando, nel decennio 1850-1861, Cavour assunse un ruolo centrale nelle vicende politiche nazionali, poté sfruttare questo straordinario bagaglio di conoscenze e di esperienze, che ne fecero uno statista e un uomo politico davvero «europeo».

Lezione 37 ( Il cammino verso l’unità

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LEZIONE LEZIONE

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Con queste parole voleva dire che la Chiesa non doveva influire sulla politica piemontese, mentre lo Stato non doveva interferire con le scelte spirituali della Chiesa. Inoltre, Cavour era favorevole alla fine del potere temporale del papa e, quindi, alla scomparsa o al ridimensionamento dello Stato pontificio. Questa posizione rappresentava un motivo di grande preoccupazione per i cattolici, in Piemonte, nel resto d’Italia e anche in Europa. Tra i cattolici e i sostenitori dell’unità nazionale si apriva un forte contrasto.

La guerra di Crimea inserisce il Piemonte nel gioco diplomatico europeo Un generale francese dà ordini ai suoi soldati nella guerra di Crimea (1853-1856).

Per realizzare l’unità nazionale, Cavour sapeva di aver bisogno dell’appoggio di potenti Stati stranieri. L’occasione per stabilire alleanze venne da una crisi internazionale, la guerra di Crimea, che vedeva su fronti opposti la Russia da una parte, la Francia e il Regno Unito dall’altra. Nel 1854 Cavour inviò truppe in Crimea per combattere al fianco di francesi e britannici e, al termine della guerra vittoriosa, poté sedere al Congresso di Parigi tra le potenze internazionali e far conoscere a tutta l’Europa le aspirazioni italiane all’indipendenza. Nel 1858 stipulò un patto segreto con la Francia di Napoleone III (accordi di Plombières). L’imperatore francese, infatti, voleva usare la pedina piemontese per indebolire l’Austria, che rappresentava una potenza concorrente. Il patto prevedeva che la Francia sarebbe scesa in guerra se il Piemonte fosse stato attaccato dall’Austria.

LAVORO SULLA FONTE Garibaldi o Cavour? In questo testo, Mazzini riflette sulle strategie di Garibaldi e Cavour per raggiungere l’unità d’Italia. Le strade che intendono percorrere sono diverse, ma il loro fine è lo stesso. Due uomini si contendono oggi i fatti d’Italia: Garibaldi e Cavour. La questione tra i due è questione su come possa raggiungersi un fine che i due dicono di avere comune: l’unità nazionale. Garibaldi segue la via dritta; Cavour l’obliqua. Il primo è istintivamente ispirato dalla logica della rivoluzione; il secondo adotta deliberatamente la tattica opportuna a conquistare riforme. […] Cavour non crede nel popolo, non ama il popolo. Nato di popolo, democratico per abitudini, educato dalla Giovine Italia, Garibaldi ama il popolo e crede in esso. È tempo che l’Italia s’annodi tutta intorno all’una o all’altra delle due bandiere. La prima porta scritto: Azione. La seconda: Diplomazia.

Rispondi alle domande. 1. Spiega con le tue parole la metafora delle due bandiere alla quale allude Mazzini.

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2. Secondo te, a chi è più favorevole Mazzini tra Garibaldi e Cavour?

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Unità 10 ( Il Risorgimento italiano

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2 La Seconda guerra d’indipendenza Le vittorie militari A questo punto non restava che provocare l’Austria, innescando una reazione a catena che avrebbe portato allo scoppio della guerra e alla discesa in campo della Francia a fianco del Piemonte. Nel 1859 Cavour concentrò truppe e volontari, al comando di Garibaldi, al confine con la Lombardia austriaca, come se stesse per scatenare un’offensiva militare. L’Austria cedette alla provocazione e attaccò per prima; i piemontesi, secondo gli accordi segreti di Plombières, ricevettero aiuto dai francesi: iniziava così la Seconda guerra d’indipendenza. Napoleone III in persona comandava l’esercito franco-piemontese che sconfisse gli austriaci a Palestro, Magenta, Solferino e San Martino. La Lombardia fu liberata in breve tempo. Nel frattempo, in Toscana e in Emilia scoppiarono rivolte che portarono all’istituzione di governi provvisori favorevoli all’unione con il Piemonte. La guerra in Italia stava però sfuggendo di mano ai suoi stessi protagonisti e i democratici tornavano a far sentire la propria voce.

LAVORO SULLA LINGUA Quale parola significa «atto finalizzato a causare una reazione immediata e violenta»? ........................................................................

Napoleone III guida le truppe francesi nella battaglia di Solferino, il 24 giugno 1859.

Lezione 37 ( Il cammino verso l’unità

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LEZIONE LEZIONE

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La Francia si tira indietro

Armistizio Accordo militare fra Stati belligeranti che prevede la sospensione temporanea o definitiva della guerra.

La situazione che si stava creando non piacque a molti: • non piacque a Prussia e Russia, che temevano un eccessivo rafforzamento della Francia e minacciarono di combattere a fianco dell’Austria; • non piacque nemmeno ai cattolici francesi e italiani, che non si fidavano di Cavour e temevano che il Piemonte potesse occupare lo Stato pontificio; • non piacque, infine, neppure ai liberali moderati che temevano un nuovo protagonismo di Mazzini e delle sue idee rivoluzionarie, democratiche e repubblicane. Per non inimicarsi l’opinione pubblica cattolica francese, Napoleone III firmò a Villafranca (estate 1859) un armistizio con l’Austria, che metteva termine alla guerra. Cavour non venne neppure informato delle trattative e considerò la scelta di Napoleone III alla stregua di un tradimento. In base a successivi accordi, il Piemonte cedeva alla Francia la Savoia e Nizza ma si annetteva Lombardia, Toscana ed Emilia. Nel 1860 le popolazioni di quelle regioni approvarono con dei plebisciti l’annessione al Regno di Sardegna. Il Veneto, che le truppe franco-piemontesi avrebbero potuto facilmente conquistare, restava nelle mani dell’Austria.

L’incontro tra l’imperatore di Francia Napoleone III e quello d’Austria Francesco Giuseppe a Villafranca.

LAVORO SULLA CARTA La Seconda guerra d’indipendenza Sulla carta sono indicati i luoghi teatro della Seconda guerra d’indipendenza e le conseguenze che la guerra ebbe sull’assetto geopolitico. Rispondi alle domande. 1. In quali regioni furono combattute le più importanti battaglie della Seconda guerra d’indipendenza? .......................................................................................................................................................................

2. Osserva la carta: hanno maggiore estensione i territori che il Regno di Sardegna cedette alla Francia o quelli acquisiti? .......................................................................................................................................................................

3. Quale parte d’Italia occupano i territori acquisiti da Vittorio Emanuele II? .......................................................................................................................................................................

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Unità 10 ( Il Risorgimento italiano


3 La spedizione dei «Mille» e la conquista del Sud

La ripresa democratica nel Mezzogiorno

COMPRENDO IL TESTO

Dopo la Seconda guerra d’indipendenza la geografia politica dell’Italia era cambiata e si era notevolmente semplificata. Restavano infatti tre soli Stati: • il Regno di Sardegna (esteso a Lombardia, Toscana ed Emilia); • lo Stato della Chiesa (Lazio, Umbria e Marche); • il Regno delle due Sicilie (dall’Abruzzo alla Sicilia), sotto la dinastia dei Borbone. Nel Mezzogiorno erano attivi i patrioti repubblicani mazziniani, tra i quali vi era il siciliano Francesco Crispi. Essi convinsero Garibaldi a guidare contro i Borbone una spedizione militare composta da volontari. Garibaldi accettò. Accettò anche di ricevere armi e finanziamenti da Vittorio Emanuele II e di combattere in suo nome. Il re di Sardegna, infatti, sia pure in modo non ufficiale, aveva fatto capire di essere favorevole alla spedizione, dalla quale si aspettava di estendere la propria egemonia sull’intera penisola, portando a compimento l’unità dell’Italia sotto la dinastia dei Savoia. Cavour, invece, era contrario, perché temeva che i repubblicani prendessero il potere nel Mezzogiorno e che gli Stati stranieri intervenissero a favore del re di Napoli. Tuttavia, comprese di dover assecondare la volontà del re, limitandosi a controllare le forze democratiche.

L’impresa dei «Mille» Il 5 maggio 1860 Garibaldi partì per la Sicilia dal porto di Quarto, vicino a Genova, insieme a un migliaio di uomini. Dopo una sosta a Talamone, nella Maremma toscana, per caricare armi ed equipaggiamento, l’11 maggio i «Mille», la cui uniforme era distinta da una camicia rossa, sbarcarono a Marsala, nella Sicilia occidentale. Alle popolazioni siciliane Garibaldi proclamò che avrebbe combattuto e vinto in nome di Vittorio Emanuele II, re d’Italia. Sostenuto da numerosi volontari, sconfisse i borbonici nella battaglia di Calatafimi. A fine maggio conquistò Palermo e il 20 luglio sconfisse di nuovo i borbonici a Milazzo (verso la punta nord-est della Sicilia). Tutta la Sicilia era nelle sue mani.

Perché Cavour era contrario alla spedizione militare contro i Borbone, guidata da Garibaldi? ......................................................................... ......................................................................... ......................................................................... ......................................................................... .........................................................................

Gerolamo Induno, autore di questo dipinto, partecipò all’impresa dei ille come pittore ufficiale. Questa tela rappresenta l’Imbarco dei Mille a Quarto. In primo piano vediamo le scialuppe che portano i volontari ari aldi e i suoi ufficiali sui piroscafi in parten a per la Sicilia.

COMPRENDO IL TESTO Con l’aiuto dell’atlante indica la Regione di appartenenza delle seguenti località toccate dal viaggio dei Mille. Quarto: ....................................................... Talamone: ................................................ Marsala: ....................................................

Lezione 37 ( Il cammino verso l’unità

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LEZIONE LEZIONE

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Speranze e delusioni In Sicilia anche la parte più povera della popolazione aveva appoggiato Garibaldi nella speranza di migliorare le sue condizioni di vita. Questi prese alcuni provvedimenti in favore dei ceti meno abbienti ma non distribuì le terre dei latifondi ai contadini poveri. Al contrario, intervenì per reprimere alcune sanguinose rivolte popolari, come quella di Bronte, che ispirò allo scrittore Giovanni Verga (1840-1922) la celebre novella Libertà. Nelle regioni meridionali cominciava a delinearsi una difficile situazione di crisi sociale che il governo piemontese avrebbe dovuto affrontare negli anni successivi.

DENTRO LA STORIA Contro le Bronte e la macchine: libertà il luddismo Promesse non mantenute Dopo la conquista di Palermo, mentre si avviava a conquistare tutta la Sicilia, Garibaldi emise un decreto in cui prometteva aiuti ai ceti meno abbienti e la divisione dei latiScala WH14599 fondi per distribuire le terre ai contadini, accendendo così in molti grandi speranze. La distribuzione non avvenne e le tensioni sociali esplosero dove la nobiltà latifondista era molto forte. La rivolta a Bronte Il 2 agosto 1860 scoppiò un’insurrezione a Bronte, una località sulle pendici dell’Etna. Il malcontento contro i «cappelli» (così venivano chiamati i signori, perché solo a loro era concesso indossare quel copricapo, mentre i popolani portavano il berretto o la coppola) sfociò nella violenza. Venne dato fuoco a palazzi e furono uccise 16 persone, tra cui il barone, il prete e il notaio. La repressione L’ordine fu ristabilito dalle truppe inviate da Garibaldi al comando di Nino Bixio, che intervenne processando frettolosamente 150 persone e condannando a morte, con esecuzione quasi immediata, 5 uomini. In seguito, il riesame storico della vicenda appurò che alcuni giustiziati erano stati estranei ai fatti di sangue.

Ritratto del generale genovese Nino Bixio (1821-1873).

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Unità 10 ( Il Risorgimento italiano

L’episodio, in letteratura... Lo scrittore siciliano Giovanni Verga (1840-1922) nel 1882 scrisse una novella ispirata a quei fatti intitolata Libertà. Con uno stile che non lascia trapelare il suo punto di vista, egli descrisse l’esplosione della rivolta: la folla si muoveva come «un mare in tempesta» gridando «Viva la libertà!», mentre dal campanile sventolava il tricolore, simbolo di un popolo, quello italiano, che stava cercando di svincolarsi dagli oppressori. La folla si scagliava con violenza contro quei «cappelli» che da anni, da secoli li opprimeva, e colpiva con ferocia riversando la rabbia su uomini, donne e bambini della classe padrona. Alla carneficina seguì una sorta di immobilità: gli uomini osservavano la distesa di terra e pensavano alla spartizione, guardando già al compagno di rivolta come a un nemico che avrebbe potuto accaparrarsi più campi: «Se non c’era più il perito per misurare la terra, e il notaio per metterla su carta, ognuno avrebbe fatto a riffa e a raffa!». Arrivarono poi le truppe di camicie rosse a riportare ordine nel paese con una giustizia sommaria: «[Il generale] ordinò che gliene fucilassero cinque o sei»; altri uomini furono portati nelle carceri della città e processati davanti a giudici… annoiati. ...e al cinema Quasi un secolo dopo la pubblicazione della novella, il regista ferrarese Florestano Vancini volle presentare al pubblico i fatti di Bronte, fino ad allora conosciuti soltanto nella versione letteraria. Con il supporto di lunghe ricerche di documenti e testimonianze storiche, realizzò quindi il film Bronte: cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato (1972). otogramma dal film di ancini Bronte: cronaca di un massacro…


Vittorio Emanuele II, re d’Italia Dalla Sicilia, Garibaldi e il suo esercito, sempre più numeroso per l’arrivo di altri volontari, passarono in Calabria e, dopo altre vittorie contro un esercito borbonico sempre meno disposto a combattere, nel settembre 1860 entrarono a Napoli. Il re Francesco II si rifugiò nella fortezza di Gaeta. Temendo che Garibaldi proclamasse la repubblica o attaccasse Roma, provocando l’intervento dei francesi, Cavour convinse Vittorio Emanuele II a intervenire. I piemontesi discesero la penisola occupando Umbria e Marche, che si erano ribellate al governo pontificio. Le truppe piemontesi, con alla testa il re, s’incontrarono con quelle garibaldine a Teano il 26 ottobre 1860. In questa storica occasione, Garibaldi consegnò al re di Sardegna i territori conquistati. Nelle Marche, in Umbria e in tutto il Regno delle due Sicilie si votò con plebisciti l’annessione al Piemonte; lo Stato della Chiesa venne ridotto al solo Lazio. Il 17 marzo 1861 l’Italia fu dichiarata unita e il Parlamento piemontese, divenuto nazionale, proclamò Vittorio Emanuele II re d’Italia. Cavour, che poteva considerarsi il maggiore artefice dell’unità, morì pochi mesi dopo, il 3 giugno.

Giuseppe Garibaldi incontra Vittorio Emanuele II a Teano.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati. Cavour – Garibaldi – Lombardia – Regno di Sardegna – mazziniani – Toscana – Francia – Savoia – Pisacane – Crimea Dopo il 1848 falliscono i moti .............................................................. e di ..............................................................

guida una spedizione di volontari contro il Regno delle due Sicilie; nasce il Regno d’Italia ..............................................................

I patrioti guardano al .............................................................. e ai ........................................... per l’unificazione nazionale Seconda guerra d’indipendenza: il Piemonte acquisisce la ............................................................. e, tramite plebisciti, la ......................................................, l’Emilia e la Romagna

Il piemontese ....................................................

lavora nella stessa direzione

Grazie all’aiuto fornito nella guerra di ........................................................, Cavour stringe alleanza con la .......................................... contro l’Austria

Individuo i nessi di causa-effetto 2. Collega le informazioni nella colonna di sinistra a quelle nella colonna di destra a. …scoppia la Seconda guerra d’indipendenza 1. Cavour introduce miglioramenti tecnici e la Francia combatte a fianco delle truppe nell’agricoltura e favorisce il commercio estero… piemontesi. 2. Cavour, per realizzare l’unità nazionale, ha bisogno dell’appoggio di potenti Stati stranieri… 3. Cavour stringe un’alleanza militare con la Francia… 4. Il Piemonte viene attaccato dall’Austria… 5. Prussia, Russia e i cattolici francesi e italiani sono preoccupati per la situazione geopolitica che si è creata dopo i successi delle forze franco-piemontesi contro l’Austria…

b. …la Francia sarebbe scesa in guerra se il Piemonte fosse stato attaccato dall’Austria. c. …il Piemonte diventa una delle regioni più sviluppate della penisola. d. …Napoleone III firma l’armistizio con l’Austria. e. …il Piemonte invia truppe al fianco di francesi e britannici nella guerra di Crimea.

Lezione 37 ( Il cammino verso l’unità

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù

Giuseppe Garibaldi Giuseppe Garibaldi è stato uno dei protagonisti più importanti del Risorgimento italiano. Le sue imprese militari in Europa e in America del Sud e la sua dedizione per la causa della libertà dei popoli oppressi lo resero famoso in Italia e nel mondo intero.

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UNA GIOVENTÙ AVVENTUROSA

Giuseppe Garibaldi, nato a Nizza (a quell’epoca città italiana) nel 1807, fu sicuramente un abile generale, capace di vincere numerose battaglie, ma divenne anche un mito popolare. Giuseppe mostrò fin da giovane di avere uno spirito ribelle e inquieto. Fu un cattivo scolaro (cosa di cui poi si pentì) e a 14 anni, dopo una avventurosa fuga da casa, convinse il padre a permettergli di arruolarsi come mozzo su una nave. Tra il 1824 e il 1832 fece diversi viaggi lungo le rotte da Nizza al mar Nero. Negli anni Trenta dell’Ottocento

si avvicinò alle idee mazziniane e si arruolò nella Marina sabauda per fare propaganda rivoluzionaria. Nel 1834 venne coinvolto in un tentativo d’insurrezione e fu condannato a morte. Si rifugiò allora in America latina e vi restò fino al 1848. In quel periodo il giovane marinaio si trasformò in un coraggioso capo militare. Garibaldi, infatti, partecipò alla guerra per l’indipendenza della Repubblica Riograndense dal Brasile e poi difese l’Uruguay dall’espansionismo dell’Argentina.

La battaglia di Sant’Antonio in Uruguay fu vinta dalla Legione italiana di Montevideo guidata da Giuseppe Garibaldi l’8 febbraio 1846.

364

Unità 10 ( Il Risorgimento italiano


2

GARIBALDI CONDOTTIERO

In America Giuseppe sposò una donna di nome Anita, che gli diede quattro figli e nel 1848 lo seguì in Italia, dove fece ritorno per partecipare alla difesa della Repubblica romana attaccata dai francesi. Sconfitto, ma non piegato, Garibaldi si sottrasse all’arresto con una ritirata in Romagna, ma Anita morì di malaria nei pressi di Ravenna. L’immagine di eroe di Garibaldi si consolidò con la Seconda guerra d’indipendenza (1859), nel corso della quale guidò al successo i Cacciatori delle Alpi, e con la vittoriosa spedizione dei «Mille» (1860). Invece tutti i suoi tentativi di conquistare Roma fallirono. Nella sfortunata Terza guerra d’indipendenza (1866) il Corpo volontari italiani comandato da Garibaldi riportò l’unica vittoria italiana contro gli austriaci, nella battaglia di Bezzecca.

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iuseppe ari aldi nella attaglia di alatafimi in icilia il

maggio

.

UN MITO POPOLARE

Dopo la guerra, Garibaldi si ritirò a vivere nell’isola di Caprera (Sardegna). Ormai era diventato un mito popolare. Gli erano state dedicate canzoni e poesie, il suo nome era inciso in targhe commemorative e il suo volto appariva in dipinti, stampe, giornali, persino sopra borsellini; le sue imprese in America e in Europa fecero sì che fosse soprannominato l’«eroe dei due mondi». Nel 1871 Garibaldi riprese ancora una volta le armi per la difesa della democrazia, guidando un corpo di volontari contro i prussiani nella disperata difesa della Repubblica francese, nata dopo la sconfitta di Napoleone III nella battaglia di Sedan. E ancora una volta fu vittorioso. Rientrò poi a Caprera, dove morì, circondato dall’affetto dei figli, il 2 giugno 1882. Immagine celebrativa di Garibaldi, nel tondo al centro, con la camicia rossa, il segno distintivo dei volontari che combatterono con lui per l’indipendenza.

Unità 10 ( Il Risorgimento italiano

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LEZIONE

38

L’Italia dopo l’unità

1 Un nuovo regno, molti problemi Il nuovo Stato deve affrontare gravi problemi

L’aula del primo Parlamento del Regno d’Italia, a Torino in Palazzo Carignano.

Destra storica Il termine «destra» deriva dal settore del Parlamento in cui sedevano gli esponenti di questo schieramento. L’aggettivo «storica» è usato per distinguere il raggruppamento dalle formazioni politiche del XX secolo.

L’Italia per secoli, dai tempi della fine dell’Impero romano d’Occidente, era stata politicamente divisa e sottoposta alla dominazione straniera. La sua unificazione nazionale, pertanto, rappresentò un evento storico eccezionale, che pochi, nel 1848, avrebbero ritenuto possibile. Anche se il Lazio e il Veneto ne rimanevano escluse, il nuovo Regno d’Italia era uno Stato esteso territorialmente (circa 250 000 chilometri quadrati) e popoloso, con oltre 25 milioni di abitanti. Un grande Stato unitario si affacciava alla ribalta, ben deciso a giocare un ruolo di primo piano negli equilibri geopolitici dell’Europa meridionale e del bacino mediterraneo. A partire dal 1861 e per i successivi quindici anni, il governo fu ininterrottamente nelle mani degli esponenti della cosiddetta Destra storica, cioè dei liberali monarchici e moderati che si richiamavano alla politica di Cavour, che era scomparso pochi mesi dopo l’unificazione nazionale. Essi avevano di fronte un compito difficilissimo: costruire il nuovo Stato e affrontare i suoi molti problemi. Come disse argutamente Massimo D’Azeglio, un importante ministro dell’epoca: «fatta l’Italia, ora bisogna fare gli italiani».

Il primo problema è garantire che le leggi siano uguali per tutto il Paese COMPRENDO IL TESTO Che cosa significa, secondo te, la frase pronunciata da Massimo D’Azeglio? a Bisogna aumentare il tasso di crescita demografico italiano, che è inferiore a quello delle nazioni più potenti. b Bisogna favorire la natalità delle famiglie più povere, che non sono in grado di sostenerne i costi. c Bisogna educare popoli diversi per lingua e tradizioni e costruire l’identità della nazione.

366

Il problema più urgente consisteva nel dare a tutto il Paese le stesse leggi e una organizzazione politica unitaria, dal momento che fino a quel momento le diverse «tessere» del mosaico italiano erano state governate e amministrate con legislazioni diverse. Il governo rifiutò l’idea di lasciare alle diverse regioni le proprie leggi ed estese a tutto il regno lo Statuto albertino e le leggi piemontesi. La lira piemontese divenne la moneta di tutta Italia. A tale riguardo, alcuni storici hanno parlato di «piemontesizzazione» del Regno d’Italia, più che di reale unione e fusione tra pezzi diversi. Il Regno d’Italia si diede una struttura dello Stato fortemente centralistica: per controllare strettamente il territorio, l’Italia fu divisa in 59 province, ciascuna delle quali era retta da un prefetto, che rappresentava il governo centrale. Anche i sindaci dei comuni non erano eletti, come avviene oggi, ma nominati dal governo. Nei primi anni del regno, la maggior parte delle province era governata da funzionari piemontesi che spesso le popolazioni sentivano come «stranieri».

Unità 10 ( Il Risorgimento italiano


L’Italia è un Paese caratterizzato da forti disuguaglianze politiche e culturali L’unità nazionale era stata realizzata in nome dell’indipendenza dalle potenze straniere e della libertà, cioè della piena espressione della volontà popolare. Tuttavia, lo Statuto albertino prevedeva che potessero votare solamente gli uomini adulti con un reddito e un livello d’istruzione elevati. Alle prime elezioni del Regno d’Italia parteciparono così circa 450 000 elettori, appena il 7% dell’intera popolazione italiana. Anche sul piano culturale l’Italia era un Paese segnato da molte e drammatiche disuguaglianze. Basti pensare che quasi l’80% dei cittadini era analfabeBambini a scuola in una illustrazione del 1891. ta (nelle regioni meridionali le percentuali erano ancora più alte) e pochissimi conoscevano l’italiano, cioè la lingua toscana elevata a idioma nazionale. Milioni di italiani, anche appartenenti ai ceti colti e istruiti, per comunicare usavano abitualmente il proprio dialetto, che spesso aveva la dignità di una vera e propria lingua, con una sua lunga storia e una tradizione letteraria. Per combattere l’analfabetismo, il governo introdusse l’istruzione obbligatoria per quattro anni (legge Casati). L’applicazione della legge Casati, però, non fu uniforme. Innanzitutto in molti luoghi mancavano gli edifici e gli arredi (banchi, sedie…) in cui fare scuola e i maestri non erano in numero sufficiente. La legge rima del ad ecce ione delle inoltre spesso non venne rispettata, in particolar modo nelle zone rurali, dove linee Roma-Civitavecchia e Napolii bambini (sia maschi sia femmine) costituivano forza lavoro indispensabile Salerno, la rete ferroviaria italiana collegava solo città del Nord. per molte famiglie: il tempo della scuola, per i genitori, era tempo sottratto all’aiuto che i figli potevano dare nei campi o in casa. LA RETE FERROVIARIA ITALIANA NEL 1886

L’Italia, nel complesso, è un Paese economicamente arretrato Molte zone del Paese, specialmente (ma non solo) quelle del Meridione, si trovavano in condizioni di estrema arretratezza economica ed erano completamente tagliate fuori dal circuito della produzione e degli scambi dell’Europa continentale più sviluppata. Per sviluppare il commercio e l’attività industriale occorreva innanzitutto connettere le varie regioni del Paese tra loro e, quindi, il Paese al resto d’Europa. Per questo, bisognava realizzare una rete moderna di strade e ferrovie. Il nuovo Stato investì enormi capitali nella costruzione delle vie di comunicazione e abolì le dogane tra gli ex regni italiani per creare un solo grande mercato nazionale. La creazione di un grande mercato nazionale unificato determinò un problema molto serio: le industrie del Nord, più moderne e con una produttività più alta, ne furono favorite e crebbero in modo significativo; molte industrie del Sud, più arretrate, non ressero la concorrenza interna e furono costrette a chiudere. Nel giro di alcuni anni, mentre il Nord diventava sempre più industriale, il Sud rimaneva una zona agricola e arretrata.

Lezione 38 ( L’Italia dopo l’unità

367


LEZIONE LEZIONE

1 38

Il nuovo Stato impone tasse molto alte Lo sviluppo delle infrastrutture Settore

1860

1880

Rete ferroviaria (km)

2 404

9 290

Strade nazionali (km)

22 580

35 500

Uffici postali

1 632

3 328

Linee telegrafiche

9 900

26 100

355

951

654 174

1 078 369

Uffici telegrafici Flotta mercantile (t)

La tabella mostra l’estensione delle infrastrutture nei primi anni del Regno d’Italia.

COMPRENDO IL TESTO Quali furono i motivi di malcontento di molti meridionali rispetto al nuovo Stato italiano? ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

Mafia e Camorra Organizzazioni criminali che esercitano il controllo su attività illecite. La Camorra nacque in Campania nel Seicento, gestendo contrabbando e gioco d’azzardo; la Mafia nacque in Sicilia nel XIX secolo e si procura guadagni illeciti soprattutto imponendo il pagamento di contributi forzosi alle imprese.

368

Il nuovo Stato aveva un elevato debito pubblico a causa delle spese sostenute per le guerre d’indipendenza, per la messa a punto e l’estensione a tutta Italia della macchina burocratica, per costruire strade, scuole, ferrovie. Per ripianare il debito i governi della Destra storica imposero ai cittadini tasse molto alte. Molto contrastata e odiata fu la tassa sulla macinazione del grano (detta tassa sul macinato), imposta nel 1868, perché fece aumentare il prezzo di pane e pasta, due generi di prima necessità che pesavano sui bilanci delle famiglie più povere. In diverse zone del Paese scoppiarono rivolte popolari che non produssero però cambiamenti. Nel 1876 il governo poté finalmente annunciare che il bilancio dello Stato era in pareggio, ma a prezzo della povertà di molti cittadini.

La questione meridionale L’unificazione dell’Italia non portò al Mezzogiorno i benefici sperati: • le tasse da pagare erano più alte di quelle versate ai Borboni; • le industrie meridionali non reggevano la concorrenza di quelle settentrionali; • i ragazzi dovevano svolgere cinque anni di leva militare obbligatoria e ciò toglieva alle famiglie contadine braccia preziose per il lavoro; • nessuno sembrava intenzionato a risolvere il problema più grave che affliggeva il Meridione, cioè quello della distribuzione della terra. Molti contadini del Sud, come abbiamo visto, avevano appoggiato Garibaldi e i piemontesi nella speranza che venisse realizzata una riforma agraria che finalmente distribuisse ai contadini poveri le terre dei latifondi, ma non accadde nulla di simile. Nei primi anni post-unitari non solo gli aristocratici, i grandi possessori di terre o il clero (da sempre favorevoli ai Borbone), ma anche milioni di contadini meridionali cominciarono a considerare i Savoia, e quindi lo Stato italiano, come degli estranei o degli usurpatori. Le conseguenze di questa profonda sfiducia furono gravi: si affermarono sempre più organizzazioni clandestine basate su legami famigliari e di clan. La Mafia in Sicilia e la Camorra nel Napoletano svilupparono nuovi contatti con i poteri locali, influenzando l’elezione dei candidati e controllando i flussi di denaro e gli investimenti.

Il brigantaggio Altro drammatico aspetto dovuto alle peggiorate condizioni economiche dell’Italia meridionale dopo l’unità, ed espressione dell’acceso malcontento popolare, fu il brigantaggio. Migliaia di contadini e di ex ufficiali borbonici costituirono bande armate, spesso agguerrite e numerose, che compivano ruberie, uccidevano, depredavano. Lo Stato rispose con la repressione: le truppe governative si scontrarono con i briganti in vere e proprie battaglie, che costarono la vita a ben 5 000 persone, a cui si devono sommare 7 000 tra condannati a morte o al carcere a vita.

Unità 10 ( Il Risorgimento italiano


LAVORO SULLA FONTE La questione meridionale Nelle sue Lettere meridionali, Pasquale Villari, storico e uomo politico campano, nel 1875 denunciò con forza la gravità dei problemi dell’Italia meridionale. Il brigantaggio è il male più grave che possiamo osservare nelle nostre campagne. Esso certamente, com’è ben noto, può dirsi la conseguenza di una questione agraria e sociale, che travaglia quasi tutte le province meridionali. La relazione scritta dall’Onorevole Massari dice: “le prime cause del brigantaggio sono la condizione sociale, lo stato economico del campagnuolo, che in quella provincia appunto dove il brigantaggio ha raggiunto proporzioni maggiori, è assai infelice… il contadino non ha nessun vincolo che lo stringa la terra” […] nelle carceri di Capitanata, e così altrove, quasi tutti briganti sono contadini proletari. […] Con meraviglia lo straniero osserva nelle province meridionali molte città popolose, in cui si trovano poche famiglie di ricchi proprietari, il più delle volte imparentati fra loro, in mezzo ad una moltitudine di proletari, che sono i contadini. Salvo qualche impiegato, altri ordini di cittadini non vi sono, la campagna deserta, i suoi lavoratori formano il popolo delle città. Non vi è industria, non vi è borghesia, non vi è pubblica opinione che freni i proprietari, che sono i padroni assoluti di quella moltitudine, la quale dipende da essa per la sua sussistenza, e se viene abbandonata, non ha modo alcuno di vivere. Se l’industria non apre una valvola di sicurezza, il contadino sarà ben presto condotto allo stato di servo della gleba, o anche peggio.

Rispondi alle domande. 1. Quali sono le cause individuate dall’onorevole Massari per spiegare la diffusione del brigantaggio? .............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

2. Quale situazione sociale, secondo Villari, si poteva osservare visitando le province del Meridione? ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

3. Quale soluzione viene prospettata per risolvere il problema della condizione servile dei contadini? .............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

DENTRO LA STORIA Brigantaggio o guerra civile? La «sfida» dei briganti La «questione meridionale» esplose subito dopo la conquista dell’unità nazionale. Garibaldi aveva distrutto lo Stato borbonico, senza però riuscire a dare alcuna risposta alle aspirazioni dei più poveri a migliori condizioni di vita. Il brigantaggio, che già infestava molte regioni del Sud Italia, si trasformò allora in un fenomeno sempre più diffuso e dirompente. Antica fedeltà alla corona del Regno delle due Sicilie, voglia di riforme e di avventura si fusero in una miscela esplosiva, che scatenò un’autentica guerra civile. Dopo l’entusiasmo dei primi tempi, i piemontesi iniziarono a essere visti come degli stranieri, dei nuovi invasori che imponevano le loro leggi e le loro tasse a popolazioni abituate a vivere in modo completamente diverso e a rapportarsi con il potere secondo antichi schemi rimasti quasi invariati dal Medioevo. In più luoghi, dunque, i briganti furono visti come «liberatori» dalla popolazione, e arrivarono a organizzarsi in formazioni

armate composte da parecchie centinaia di persone, appoggiate dai nostalgici del regime borbonico, sia con inviti all’«insorgenza», cioè la rivolta armata contro gli usurpatori, sia con invii di armi e denaro. La risposta dello Stato: terrore e repressione Lo Stato rispose inviando nel Sud oltre 100 000 soldati, i quali attuarono una dura repressione: solo nella seconda metà del 1861 i briganti fucilati furono 773 e quelli uccisi in combattimento 1093. Nel 1863, con la legge Pica (dal nome del deputato abruzzese Giuseppe Pica), il Parlamento approvò misure eccezionali come l’istituzione di tribunali militari e la fucilazione immediata dei «ribelli» che fossero stati arrestati con le armi in pugno. Dopo anni di lotte sanguinose, nel 1865 l’esercito, la polizia e i tribunali riuscirono finalmente a stroncare il fenomeno: le bande di briganti famosi, come Crocco, Schiavone e Sacchetiello, furono sgominate e disperse. Ma quel bagno di sangue, che non fu accompagnato da alcuna riforma sociale, avrebbe lasciato ferite profonde nei rapporti tra il Sud Italia e lo Stato.

Lezione 38 ( L’Italia dopo l’unità

369


LEZIONE LEZIONE

1 38

2 La Terza guerra d’indipendenza e la presa di Roma

La Terza guerra d’indipendenza

La battaglia di Custoza.

COMPRENDO IL TESTO Perché il governo italiano bloccò i tentativi di Garibaldi di impossessarsi di Roma? ........................................................................ ........................................................................

I bersaglieri entrano in Roma attraverso la breccia di porta Pia.

370

Alla completa unità nazionale mancavano il Veneto, che apparteneva all’Impero austriaco, e il Lazio, che costituiva, con Roma, lo Stato della Chiesa. Per annettere il Veneto, il giovane Regno d’Italia ebbe bisogno ancora una volta di un forte alleato straniero. Il Primo ministro prussiano Otto von Bismarck per realizzare l’unificazione di tutti gli Stati tedeschi doveva sconfiggere l’Austria (vedi Unità 9). Prussia e Italia, quindi, stipularono un’alleanza militare: in caso di guerra con l’Austria, l’Italia garantiva il proprio appoggio alla Prussia; in caso di vittoria, avrebbe ottenuto il Veneto. Quando nel 1866 scoppiò la guerra tra Austria e Prussia, gli italiani furono sconfitti per terra (a Custoza) e per mare (a Lissa). Solo Garibaldi riuscì a ottenere una vittoria a Bezzecca, in Trentino, con i suoi «Cacciatori delle Alpi». La vittoria prussiana nella battaglia di Sadowa consentì però all’Italia di ottenere il Veneto, escluse le città e i territori di Trento e di Trieste.

Roma diventa capitale d’Italia Rimaneva da risolvere la cosiddetta «questione romana»: lo Stato della Chiesa era sotto la tutela militare dell’esercito francese. Nel 1862 Garibaldi aveva cercato di forzare la mano, compiendo un tentativo d’impadronirsi della città, ma era stato fermato sull’Aspromonte, in Calabria, dall’esercito regolare italiano. Il governo temeva infatti che la Francia avrebbe reagito all’occupazione di Roma e intimò a Garibaldi di fermarsi. Nel 1865, per far credere ai francesi che l’Italia aveva rinunciato a Roma, la capitale del Regno fu trasferita da Torino a Firenze (il che provocò gravissimi disordini nella città sabauda). Nel 1867 Garibaldi tentò una seconda volta di prendere la città, ma fu fermato dalle truppe francesi a Mentana, nei pressi di Roma. Nel 1870, invece, la politica internazionale offrì all’Italia un’occasione per risolvere una volta per tutte la questione romana. Allo scoppio della guerra tra Francia e Prussia (vedi Unità 9, Lezione 34) la guarnigione francese che difendeva Roma venne richiamata precipitosamente in patria. Così, il 20 settembre 1870 l’esercito italiano, superata la resistenza delle truppe pontificie, riuscì a entrare in Roma e a occuparla, passando attraverso una breccia aperta a cannonate nelle mura di porta Pia. La città fu annessa al regno, di cui l’anno seguente divenne la nuova capitale.

Unità 10 ( Il Risorgimento italiano


I cattolici italiani sono ostili al Regno d’Italia

LAVORO SULLA LINGUA

L’occupazione armata di Roma e la fine del potere temporale dei papi suscitarono profonda impressione nell’opinione pubblica nazionale ed europea. I rapporti tra il nuovo Regno d’Italia e la Chiesa cattolica, già cattivi, peggiorarono sensibilmente. Il governo italiano cercò di rassicurare i cattolici votando una legge detta delle guarentigie («garanzie»), in base alla quale: • la persona del papa era dichiarata inviolabile; • si garantiva alla Chiesa di svolgere il suo apostolato in piena libertà; • si assegnava al pontefice una somma annua a titolo di risarcimento; • si concedeva alla Chiesa il potere politico su una piccola area di Roma, quella che ancora oggi corrisponde allo Stato della Città del Vaticano. Pio IX, insoddisfatto e offeso, si rinchiuse volontariamente in Vaticano, dichiarandosi ostaggio degli «usurpatori» piemontesi. Inoltre, emanò un documento, chiamato Non Expedit, «non conviene», con cui vietò ai cattolici di partecipare in qualsiasi modo alla vita politica del nuovo regno e scomunicò i governanti italiani. L’ostilità dei cattolici era un grave problema, che si aggiungeva ai molti che già affliggevano il Regno d’Italia.

Quale significato ha l’aggettivo «temporale», nell’espressione «potere temporale»? ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................ ........................................................................

Omaggio alla salma di Pio IX.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati.

meridionale – redistribuzione – lira – ferroviaria – culturale – analfabetismo – economia – militare I problemi dell’Italia unita

• Rilancio dell’.................................................... • Unificazione sociale e .................................................... degli italiani

Questione ....................................................: Mafia, Camorra, brigantaggio, mancata .................................................... delle terre ai contadini

• Realizzazione di una rete .................................................... • Estensione della .................................................... piemontese come moneta del Regno d’Italia

Occupazione .................................................... del Sud Italia

• Lotta all’....................................................

Mi oriento nel tempo 2. Completa la linea del tempo.

1861 .............................

storica al governo

.................

1866

.................

Firenze capitale

guerra d’indipendenza

Presa di Roma

.............................

1871 Roma capitale

1876 Fine governo .........................

storica

Lezione 38 ( L’Italia dopo l’unità

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R a NO ga I E zz LA e S & TO Ra R ga IA zz i

I giovani sulle barricate Il 1848 fu chiamato l’anno della «primavera dei popoli» non solo perché nuove nazioni lottarono per ottenere l’indipendenza, ma anche perché molti giovani (la «primavera») affrontarono coraggiosamente la morte in nome della libertà.

Le «Cinque giornate di Milano» Tra il 18 e il 22 marzo 1848 Milano, una delle città più importanti di tutto l’Impero austriaco, insorse contro la dominazione straniera. Dopo cinque giorni di durissimi combattimenti strada per strada, palazzo per palazzo, i milanesi costrinsero le truppe austriache a ritirarsi, e il tricolore sventolò sulle case e sui palazzi della città. Si trattò di un evento straordinario, di una vittoria inaspettata, resa possibile dalla partecipazione di gran parte della popolazione milanese alla rivolta contro gli austriaci. Sul campo rimasero circa 2 000 caduti, un numero notevole, considerato che allora Milano contava circa 120 000 abitanti. Analizzando il registro dei morti ci si accorge che molti dei caduti erano giovani o addirittura giovanissimi e non solo perché la repressione austriaca fu violentissima e colpì tutti senza distinzioni di sesso e di età, ma soprattutto perché i ragazzi milanesi diedero un contributo eccezionale alla lotta di liberazione. Famoso è il caso dei Martinitt, i piccoli orfani ospitati in un antico istituto caritatevole della città, i quali svolsero un ruolo importantissimo come staffette, incaricate di trasmettere i messaggi da una parte all’altra della città. La loro velocità, il loro coraggio e il fatto che gli austriaci non li considerassero potenziali pericoli, li trasformò in protagonisti dell’insurrezione.

372

Unità 10 ( Il Risorgimento italiano


Non solo a Milano… Anche altri episodi delle insurrezioni del 1848-1849 videro in prima fila gruppi di giovani. Il 29 maggio 1848, nel pieno della campagna militare di Carlo Alberto, il Corpo di spedizione toscano, tra le cui fila vi era una brigata formata da 450 volontari, tutti studenti delle università di Firenze e Pisa, e un folto gruppo di giovani provenienti dal Regno delle due Sicilie, venne attaccato a Curtatone e Montanara, due località alle porte di Mantova, dagli austriaci, che cercavano di aggirare l’esercito piemontese. I giovani volontari, male equipaggiati e armati, senza addestramento militare, riuscirono a resistere per un intero giorno alle truppe austriache. Molti giovani parteciparono poi alla difesa della Repubblica romana nel 1849; tra di essi, 400 volontari milanesi e lombardi guidati da Luciano Manara, che a Milano aveva partecipato alla conquista di porta Tosa (l’attuale porta Vittoria).

TEST INVALSI Barra con una x la risposta esatta. 1. Quale delle seguenti caratteristiche non appartenne ai Martinitt, Martinitt protagonisti dell’insurrezione?

2. Con quale delle seguenti espressioni potresti sostituire «strada per strada, palazzo per palazzo»?

A Erano veloci.

A A tappeto.

B Erano giovani.

B Alla cieca.

C Erano storpi.

C A naso.

D Erano insospettabili.

D A spanna.

Lezione 4 ( La Chiesa, un nuovoUnità protagonista 10 ( Il Risorgimento della storia europea italiano

373


P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Federalismo Lo Stato può avere molte forme: può essere uno Stato centralistico, nel quale il centro dello Stato (di solito la città capitale) esercita un controllo assoluto e diretto sulla periferia, oppure uno Stato federale, nel quale cioè i «pezzi» che compongono uno Stato mantengono la propria autonomia e si accordano per condividere alcune funzioni.

XIX SECOLO: IL FEDERALISMO SCONFITTO

FEDERALISMO E PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÀ

I patrioti italiani discutono sul futuro Stato italiano

La riforma del Titolo V della Costituzione

Nel 1848, quando ancora tuonavano i cannoni e il futuro dell’Italia era incerto, all’interno del governo provvisorio milanese, creato a seguito delle vittoriose «Cinque giornate» antiaustriache, si aprì il dibattito sul futuro dell’Italia nel caso in cui la rivoluzione avesse avuto la meglio. Molti confidavano nell’iniziativa piemontese e vedevano l’Italia del futuro con le stesse istituzioni e la stessa organizzazione dello Stato sabaudo. Altri, tra i quali si distinse il pensatore milanese Carlo Cattaneo, ritenevano che l’unico modo per tenere insieme i regni italiani, caratterizzati da diversi livelli di sviluppo socioeconomico e da storie differenti, fosse quello di dar vita a uno Stato federale, come era avvenuto negli Stati Uniti d’America. Solo un’unità basata sul riconoscimento e sul rispetto delle diversità e delle autonomie avrebbe consentito, secondo Cattaneo, di dare un futuro all’Italia.

La Repubblica italiana nata nel 1946, dopo la Seconda guerra mondiale, non accoglieva il modello dello Stato federale ma riconosceva ampia autonomia alle Regioni. La Costituzione democratica intendeva superare il modello dello Stato fascista centralistico e autoritario e quindi, pur ribadendo l’unità e indivisibilità della Repubblica, nell’articolo 5 affermava che la Repubblica «riconosce e promuove le autonomie locali». Il Titolo V della Costituzione (Ordinamento della Repubblica) prevedeva che lo Stato si decentrasse, cioè concedesse ai livelli via via inferiori (Regioni, Province, Comuni) alcune funzioni, ma senza che questi acquisissero un peso pari a quello dello Stato centrale. Nel tempo, lo Stato centrale si è dimostrato inefficiente e incapace di valorizzare i territori e i cittadini. Nel 2001, il Titolo V della Costituzione è stato riformato in senso «federalista», spostando i centri di spesa dai livelli più alti (Stato centrale) a quelli più vicini ai cittadini. Soprattutto alle Regioni è stata garantita autonomia finanziaria e organizzativa. La riforma indicava le competenze dello Stato, lasciando alle Regioni tutte le altre. In questo modo il decentramento era sostituito dalla sussidiarietà: lo Stato «sussidiario» deve essere di aiuto, di sussidio; lo Stato non concede più poteri a Regioni, Province e Comuni, ora sono questi che provvedono ai bisogni dei cittadini.

I Savoia e lo Stato centralista Il Risorgimento nazionale e la nascita del nuovo Stato italiano si compirono sotto l’iniziativa piemontese. Anche il democratico e rivoluzionario Garibaldi accettò di combattere per nome e per conto di Vittorio Emanuele II. Il risultato fu che, una volta conquistata l’unità politica, si procedette a una «piemontesizzazione» integrale della penisola da ogni punto di vista: amministrativo, legislativo, economico e politico.

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Unità 10 ( Il Risorgimento italiano


Altiero Spinelli.

La riforma del 2001, però, ha creato un sistema poco chiaro, nel quale non si capiva chi, tra Stato centrale e Regioni, dovesse occuparsi di molte materie. Si è dunque intervenuti per chiarire quali materie riguardino solo lo Stato (politica estera, difesa, sicurezza, immigrazione, norme generali sull’istruzione), quali le Regioni (per esempio la sanità), e quali siano in «concorrenza» tra Stato e Regione.

L’Unione europea è una federazione? Il pensiero europeista del XX secolo è stato fortemente influenzato dalla corrente federalista. Tra i padri dell’Unione europea attuale, per esempio, si annoverano Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, due intellettuali antifascisti italiani che dal confino dell’isoletta di Ventotene scrissero, con Eugenio Colorni, un Manifesto federalista per una nuova Europa, «libera e unita». In quel manifesto Spinelli e Rossi sostenevano che la mostruosa guerra che ancora si stava combattendo fosse il frutto avvelenato del nazionalismo, del conflitto tra gli interessi di potenza degli Stati nazionali, e che solo un’organizzazione federalista avrebbe garantito all’Europa pace, sviluppo e prosperità. Oggi l’Unione europea sembra essere in mezzo al bivio: nonostante gli auspici di Spinelli, Rossi e Colorni non è un vero e proprio Stato federale e conserva ancora molti tratti di una unione politica di Stati nazionali sovrani, ciascuno gelosamente custode dei propri interessi politici ed economici.

Ernesto Rossi.

Eugenio Colorni.

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente. divisione dei poteri le a r e d e Stato f e commonwealth erazion Confed sistema politico enti locali decentramento ae mo fi e e ai province omo n o t u a ente

RIFLETTIAMO INSIEME Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. In quali circostanze, secondo voi, per una nazione è preferibile il modello federale? 2. Pensando alla vostra scuola, quali vantaggi e quali svantaggi ci sarebbero se ogni classe, pur rispettando una linea comune, avesse ampia autonomia nell’organizzazione dell’orario e della didattica?

Unità 10 ( Il Risorgimento italiano

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SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 36 Il 1848 in Italia

BES

Tra il 1846 e il 1848 in diversi Stati italiani furono portate avanti delle riforme che lasciarono sperare in politiche più liberali. Nel 1848 l’Europa fu attraversata da un’ondata rivoluzionaria che raggiunse anche la Penisola italiana. Moti rivoluzionari scoppiarono a Palermo, Venezia, Milano, Firenze e Roma, e portarono all’instaurazione di governi democratici sia pure provvisori. Nel Regno di Sardegna, re Carlo Alberto concesse lo Statuto albertino. Nello stesso anno scoppiò la Prima guerra d’indipendenza tra Regno di Sardegna e Austria. Dopo la sconfitta di Carlo Alberto a Custoza e a Novara, l’Austria riprese il controllo dei suoi possedimenti e in Italia fu restaurata la situazione precedente. Lezione 37 Il cammino verso l’unità I patrioti italiani riposero le speranze di unità e indipendenza nel Regno di Sardegna guidato da Vittorio Emanuele 2° (dopo l’abdicazione di Carlo Alberto) e dal Primo ministro Cavour, abile uomo politico di orientamento liberale moderato e sostenitore della separazione tra Stato e Chiesa. Dopo aver attuato una serie di riforme economiche, in politica estera Cavour strinse un’alleanza con Napoleone 3° e diede inizio alla Seconda guerra d’indipendenza, che portò all’annessione al Regno di Sardegna di Lombardia, Toscana ed Emilia. Garibaldi guidò nel 1860 l’impresa dei Mille che portò all’annessione del Centro e del Sud al Regno di Sardegna. Nel 1861 fu proclamato il Regno d’Italia, dal quale erano ancora esclusi Veneto, Trentino e Lazio. Lezione 38 L’Italia dopo l’unità Il Regno d’Italia si trovò ad affrontare numerosi problemi dovendo dare al Paese un’organizzazione politica, economica e legislativa unitaria, eliminando le diseguaglianze tra le varie regioni, soprattutto nel Meridione. Dopo l’unificazione, a governare fu la Destra storica di stampo liberale, monarchico e moderato, che decise di estendere a tutto il regno lo Statuto albertino e la legislazione piemontese. Nel Meridione la mancata attuazione della promessa di redistribuzione delle terre e l’istituzione della leva obbligatoria crearono un forte malcontento e l’insorgere del brigantaggio. Nel 1866 si svolse la Terza guerra d’indipendenza che portò all’annessione del Veneto. Nel 1870 fu conquistata Roma. Papa Pio 9° scomunicò i governanti italiani e vietò ai cattolici di partecipare alla vita politica del regno.

376

Unità 10 ( Il Risorgimento italiano


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. Nazionale – Brigantaggio – Roma – Debito – Indipendenza – Meridionale – Mille – Piemontese – 1848 – Dominazione Maggiore insofferenza verso la straniera

Moti del

Aspirazione all’unità

Guerre di

Spedizione dei

UNITÀ D’ITALIA sotto Regno dei Savoia

gestisce

Organizzazione dello Stato

affronta

Unificazione nazionale

Questione pubblico

con

con

Estensione del modello

Aumento delle tasse

con

con

Repressione del

Conquista del Veneto e di

Unità 10 ( Il Risorgimento italiano

377


VE RI FI CA

1. Inserisci sulla linea del tempo, in ordine cronologico, le lettere corrispondenti ai seguenti avvenimenti, indicando la data. a. Prima guerra d’indipendenza b. Seconda guerra d’indipendenza c. Moti a Palermo, Venezia e Milano d. Guerra di Crimea a fianco dei francesi e. Proclamazione del Regno d’Italia f. Spedizione dei Mille g. Terza guerra d’indipendenza

1845

1848

1854

1859

1860

1861

1866

1870

2. Date le definizioni, scrivi il termine corrispondente. a. Guerra sociale e politica da parte di bande di ex ufficiali insieme a contadini nell’Italia meridionale: ........................................................................

b. Guerre combattute per liberare l’Italia dallo straniero e realizzare l’unità nazionale: ........................................................................

c. Accordo militare fra nazioni in guerra che prevede la sospensione temporanea o definitiva del conflitto: ........................................................................

d. Voto popolare che esprime un parere sul tema proposto: ........................................................................ e. Ordinamento dello Stato con a capo un re: ........................................................................ 3. Indica se le affermazioni sono vere o false.

378

a. Molti patrioti italiani riponevano nel Regno di Sardegna le speranze di un’Italia libera e unita.

V

F

b. Nel 1852 Camillo Benso, conte di Cavour, divenne presidente del Consiglio e ministro delle Finanze del Regno di Sardegna.

V

F

c. Cavour realizzò varie riforme e rilanciò l’economia facendo del Piemonte una regione con una economia prospera.

V

F

d. In politica estera Cavour cercò l’alleanza con l’Austria.

V

F

e. Cavour, essendo monarchico, non aveva alcuna simpatia per i repubblicani come Garibaldi e Mazzini.

V

F

f. Nel 1854 Cavour inviò truppe in Crimea al fianco di Francia e Regno Unito contro la Russia.

V

F

g. Dopo la guerra di Crimea Cavour strinse un’alleanza militare con il Regno Unito.

V

F

h. Nel 1859 scoppiò la Seconda guerra d’indipendenza.

V

F

i. La Francia di Napoleone III inviò un esercito in aiuto dei piemontesi contro gli austriaci.

V

F

l. Nel 1859 Napoleone III firmò un armistizio con la Russia che metteva fine alla guerra, scatenando il malcontento dei patrioti italiani.

V

F

Unità 10 ( Il Risorgimento italiano


4. Indica per ciascun personaggio il ruolo che ha avuto nel Risorgimento italiano. a. Giuseppe Mazzini:

...................................................................................................................................................................................................................................

.................................................................................................................................................................................................................................................................................

b. Giuseppe Garibaldi: c. Carlo Alberto:

................................................................................................................................................................................................................................

..............................................................................................................................................................................................................................................

d. Camillo Benso conte di Cavour:

....................................................................................................................................................................................................

.................................................................................................................................................................................................................................................................................

e. Napoleone III:

.............................................................................................................................................................................................................................................

.................................................................................................................................................................................................................................................................................

f. Vittorio Emanuele II:

..............................................................................................................................................................................................................................

5. Completa la tabella relativa ai moti del 1848 (l’esercizio è avviato). Data

Città

Esito immediato

Esito alla fine del 1849

12 gennaio 1848

…….....………..

Governo provvisorio, Costituzione

……………….....………..……………….....………………....

……………….....………………....

Venezia

……………….....………..……………….....………………....

Sconfitta e ritorno degli austriaci

……………….....………………....

Milano

……………….....………..……………….....………………....

……………….....………..……………….....………………....

Fine 1848

Firenze

……………….....………..……………….....………………....

……………….....………..……………….....………………....

9 febbraio 1949

…….....………..

Governo democratico, triumvirato

……………….....………..……………….....………………....

6. Rispondi alle domande scegliendo la risposta corretta. 1. Perché in molti Stati italiani nel 1848 scoppiarono moti rivoluzionari? a Per imitare i maggiori Stati europei. b Perché le società segrete avevano agito con grande efficacia nella preparazione dell’insurrezione nazionale. c Perché la dominazione dei monarchi assoluti o delle potenze straniere alimentava il malcontento della

popolazione, già prostrata dalla crisi economica. 2. Chi era Cavour prima di intraprendere la carriera politica? a Un professore. b Un proprietario terriero. c Un avvocato.

3. Perché Napoleone III firmò il trattato di Villafranca con l’Austria, tradendo le aspettative dei patrioti italiani? a Perché non voleva mettersi contro l’opinione pubblica cattolica francese. b Perché temeva il rafforzamento del Piemonte. c Perché simpatizzava con la casa regnante austriaca.

Unità 10 ( Il Risorgimento italiano

379


VE RI FI CA

7. Completa lo schema sul programma politico di Cavour. Miglioramenti nell’agricoltura; In politica interna ed …….........………..

costruzione di …….........……….. e …….........………..;

riorganizzazione

dell’…….........………................ e della burocrazia; riforma del …….........………..

Interventi e riforme strutturali

Partecipazione alla guerra di In politica …….........………..

…….........………..;

alleanza militare

con la …….........………..

8. Esegui sulla carta le attività indicate. • Segna con delle frecce il percorso della spedizione dei Mille. • Colora gli Stati che composero il Regno d’Italia nel 1861.

380

Unità 10 ( Il Risorgimento italiano


FACCIAMO STORIA INSIEME

Quando l’arte racconta la storia Domenico Induno (1815-1878), insieme a suo fratello Gerolamo (1825-1890), è stato un grande pittore che ha vissuto in prima persona, e ha rappresentato, eventi del Risorgimento. In questo quadro mostra la reazione del popolo milanese all’arrivo del bollettino che informa sulla firma del trattato di Villafranca, con cui Napoleone III abbandona il suo alleato piemontese e cessa i combattimenti contro l’Austria.

Tipo di documento: quadro Autore: Domenico Induno Epoca: 1861-1862

COMPRENDO LA FONTE A coppie rispondete alle domande dopo aver analizzato la fonte, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. A sinistra della scena un signore sventola un foglio (il bollettino). Chi è, secondo te? Un popolano, un contadino o un soldato? 2. Quale ti sembra essere l’atteggiamento prevalente tra le persone attorno a quel personaggio? 3. Al centro del quadro è ritratta la figura di un uomo con in braccio una bimba. Che sentimento esprime il suo volto? Tristezza, sdegno o gioia? 4. Osservando l’abbigliamento, sai dire a quale ceto sociale appartiene quest’uomo? 5. Rappresentando la situazione, a quali elementi l’artista ha dato rilievo per esprimere il sentimento rispetto al «tradimento» di Napoleone III alla causa nazionale italiana?

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Nel corso della storia l’arte ha spesso celebrato i potenti o gli eroi e le loro gesta, ma ha anche denunciato violazioni dei diritti umani, violenze o atti di arbitrio. Il pittore Jacques-Louis David, per esempio, ha esaltato la figura di Napoleone Bonaparte ritraendolo in molti quadri e rappresentandolo come grande condottiero. Anche nel Novecento l’arte ha spesso «veicolato» messaggi politici, sia di esaltazione degli Stati totalitari, sia di denuncia dei loro crimini. Cercate in internet il quadro di Picasso Guernica. Descrivetelo e indicate se si tratta di un quadro celebrativo o di denuncia, motivando la vostra risposta.

Unità 10 ( Il Risorgimento italiano

381


UNITÀ

11

Le trasformazioni sociali ed economiche Tra fine Ottocento e inizio Novecento il mondo occidentale conosce trasformazioni pro profondissime in campo politico ed economico, dalle quali scaturisce una società nuova: la società di massa massa. Milioni di uomini e donne, operai, contadini, impiegati, artigiani, diventano protagonisti della società e della vita politica reclamando i loro diritti a lungo negati, affermando i loro bisogni materiali fino a quel momento n non soddisfatti. Sul piano politico, l’l’estensione del suffragio allarga la partecipazione politica della popolazione, la maggior parte delle quale trova rappresentanza nei partiti di massa (socialisti e cattolici) e nei sindacati. Le donne si mettono in movimento e cominciano a rivendicare i propri diritti civili e politici. Anche l’industria risponde a questa nuova realtà sociale: grazie alle innovazioni tecnologiche e alla nuova organizzazione del lavoro, inizia una produzione su vasta scala di beni di consumo, destinati a un numero sempre maggiore di consumatori.

1832

1870

Legislazione sull’orario massimo di lavoro giornaliero

1820

1840

1860

1824

1848

Nascita delle Trade Unions inglesi

Pubblicazione del Manifesto del Partito comunista

Che cosa sai già… v Le rivoluzioni politiche della fine del XVIII secolo pongono all’ordine del

giorno i temi della libertà e dell’uguaglianza fra gli esseri umani. v Le lotte sociali e politiche del 1848 fanno emergere, dopo una prima fase di alleanza, l’antagonismo tra la classe borghese e la classe operaia. v La rivoluzione industriale e la sua diffusione mondiale cambiano il volto dell’economia e delle società dei Paesi coinvolti.

382

Seconda rivoluzione industriale Allargamento del suffragio in Italia

1870-1900 Istituzione della scuola elementare obbligatoria gratuita in tutta Europa


Il suffragio universale maschile fu una trasformazione determinante nella vita dei Paesi europei tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, poiché allargò alle masse la partecipazione alla vita politica.

1875 Fondazione del Partito socialdemocratico tedesco

1896

1906

Inizio della ripresa economica, fine della grande depressione

Nasce in Inghilterra il Partito laburista

1880

1911 Taylor propone l’organizzazione scientifica del lavoro

1900

1920

1873

1892

1903

Crisi di sovrapproduzione e inizio della grande depressione

Si costituisce il Partito socialista in Italia

Lotte delle donne inglesi per l’ottenimento del diritto di voto

…e che cosa imparerai v La seconda rivoluzione industriale coinvolge molti Paesi europei, Stati Uniti e

Giappone e si basa sui settori dell’industria pesante: siderurgia e chimica. v Esplode la questione sociale perché le condizioni di vita delle masse lavoratrici sono dure. Sindacati e partiti danno voce e rappresentanza ai lavoratori. v Con la seconda rivoluzione industriale si afferma la società di massa: si basa sulla partecipazione di molte persone alla vita politica (allargamento del suffragio) ed economica (accesso a consumi un tempo riservati alle élites).

383


LEZIONE

39

Temi e problemi dell’Europa industriale

1 Industrializzazione e società COMPRENDO IL TESTO Spiega il nesso di causa-effetto tra industrializzazione e crescita della popolazione nelle città britanniche. ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ……………………………………………………… ………………………………………………………

Ai margini della campagna, in un Paese che tra Settecento e Ottocento era ancora prevalentemente agricolo, si concentravano le nuove fabbriche con le alte ciminiere.

384

La rivoluzione industriale trasforma il volto della società Il Regno Unito era stato la patria della rivoluzione industriale. A partire dalla metà del Settecento, la crescente richiesta di vari beni aveva stimolato la costruzione di strumenti per produrre di più e più velocemente. La produttività aumentò considerevolmente e venne gestita dagli imprenditori, perlopiù tessili, in edifici appositamente costruiti: le fabbriche. Le fabbriche sorgevano nelle vicinanze delle città. Nacquero quindi dal nulla immensi e fatiscenti quartieri operai per ospitare i lavoratori dell’industria che provenivano dalle campagne. La popolazione delle città britanniche crebbe enormemente. Nei primi decenni dell’Ottocento si era inoltre passati dalla fase industriale fondata sul settore tessile all’industria meccanica (locomotiva a vapore e ferrovie) che utilizzava le risorse minerarie del Paese: ferro e carbone. Il processo d’industrializzazione si era esteso ad alcune regioni dell’Europa continentale, ma il Regno Unito rimaneva la prima potenza industriale del mondo.

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche


L’industrializzazione cambia la società L’industrializzazione cambiò profondamente la società: le macchine, le fabbriche, i quartieri operai mutarono radicalmente il modo di vivere, la mentalità e i rapporti tra le singole persone e tra le classi sociali. La tecnologia mostrava la sua incredibile potenza, sia positiva sia negativa: • da un lato, le innovazioni tecnologiche apparivano come uno straordinario progresso perché permettevano una grande accelerazione della produzione e, quindi, una disponibilità di merci in quantità e qualità fino ad allora inimmaginabili, migliorando di conseguenza la vita di chi poteva permettersi quei beni; • dall’altro, per milioni di uomini e di donne le innovazioni tecnologiche costituivano una minaccia; le macchine, infatti, si sostituivano all’uomo e «rubavano» lavoro.

LAVORO SULLA LINGUA Sottolinea le congiunzioni correlative presenti nel testo.

I lavoratori vivono in condizioni durissime Le condizioni di vita e di lavoro degli operai delle industrie erano molto dure: le fabbriche erano ambienti spesso poco sicuri e malsani, dove centinaia e centinaia di operai lavoravano fino a 12 o 14 ore al giorno. I salari erano molto bassi, anche al di sotto della soglia di sussistenza; il posto di lavoro non era garantito a molti uomini: per azionare le macchine non servivano conoscenze particolari e spesso i padroni preferivano agli operai specializzati donne e bambini, che potevano pagare di meno. Mancava ogni tipo di assistenza: in caso di infortunio, di malattia o di invalidità, gli operai perdevano il lavoro. Infine, i quartieri costruiti intorno alle fabbriche erano quasi sempre costituiti da abitazioni piccole, prive di servizi igienici, di acqua corrente e di riscaldamento e ammassate una all’altra. Nel 1872 il litografo Gustave Doré (1832-1883) realizzò una serie di incisioni con immagini di Londra. Della città rappresentò gli effetti dell’industrializzazione e del massiccio inurbamento dalle campagne: la promiscuità in cui viveva il proletariato, la povertà, la solitudine, l’infanzia abbandonata. L’immagine ritrae un quartiere operaio, con le abitazioni piccole e ammassate, nel centro di Londra.

Lezione 39 ( Temi e problemi dell’Europa industriale

385


LEZIONE LEZIONE

1 39

2 Gli operai si organizzano Gli operai cominciano a protestare LAVORO SULLA LINGUA

Individua il verbo, nella forma all’infinito, che descrive l’azione compiuta dai lavoratori per affermare i propri diritti. ……………………………...................................

Nei primi anni dell’Ottocento, molti operai, considerando le macchine la causa principale dei bassi salari e della disoccupazione, iniziarono a protestare distruggendo macchinari e impianti o accanendosi anche con la violenza contro gli industriali: era il fenomeno del luddismo (vedi Dentro la storia di Unità 6) Il luddismo rappresentava una forma di protesta disperata e violenta, ma anche inefficace; le autorità, infatti, reprimevano con relativa facilità le rivolte operaie, e con uguale violenza: nel 1812 contro i luddisti fu introdotta addirittura la pena di morte. Molto più efficace si rivelò un altro strumento di lotta: lo sciopero. Scioperare significa astenersi volontariamente dal lavoro. Scioperando, gli operai certamente perdevano parte del loro salario, ma al tempo stesso, grazie a questo sacrificio (soprattutto se compiuto da molti di loro), danneggiavano gli industriali perché fermavano la produzione.

Nascono le prime organizzazioni operaie La cavalleria attacca la folla di manifestanti a St. Peter’s Field, a Manchester, il 16 agosto 1819.

386

Lottare per i propri diritti all’inizio dell’Ottocento era molto difficile: lo sciopero era un reato e quando i lavoratori si astenevano dal lavoro intervenivano le forze dell’ordine, arrestando gli organizzatori. Con il tempo, gli operai cercarono di organizzarsi tra di loro in modo da sostenere con maggior forza ed efficacia i propri diritti. Soprattutto nel Regno Unito nacquero e si diffusero organizzazioni operaie. Le prime furono società di mutuo (cioè reciproco) soccorso. Chi si iscriveva a queste società versava un contributo volontario che costituiva un fondo in denaro; grazie ad esso era possibile aiutare le famiglie di chi aveva perso il lavoro o i lavoratori in sciopero, che così potevano continuare a lottare senza cedere al ricatto del bisogno. All’inizio dell’Ottocento, il Parlamento britannico aveva emanato le Combination Acts, leggi che vietavano le associazioni operaie, considerandole un gravissimo fattore di disordine sociale. Non erano mancati inoltre episodi in cui manifestazioni operaie erano state represse con la violenza, causando tra i lavoratori morti e feriti: il 16 agosto 1819, per esempio, a Manchester l’esercito sparò su una folla di 80 000 persone riunite per chiedere una riforma del sistema elettorale, uccidendone 11 e ferendone alcune centinaia. La località di Manchester in cui avvennero quei fatti si chiama St. Peter’s Field. In quell’occasione fu coniata l’espressione «massacro di Peterloo», con riferimento alla battaglia di Waterloo e alla furia con cui i soldati (molti dei quali avevano combattuto pochi anni prima contro Napoleone) avevano caricato la folla.

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche


Si afferma il movimento operaio britannico

COMPRENDO IL TESTO

Nel 1824, tuttavia, alle classi lavoratrici inglesi fu finalmente riconosciuto il diritto di associazione. Nacquero così le Trade Unions, le prime organizzazioni sindacali. Lo sciopero, però, veniva ancora considerato come un delitto contro la proprietà e una violazione dell’ordine pubblico e per questo veniva punito severamente. I primi sindacati riunivano operai qualificati particolarmente abili nel loro lavoro (come certi tessili, i tipografi ecc.) e artigiani. Il sindacalismo moderno nacque innanzitutto tra questi operai specializzati. La grande massa degli operai fu coinvolta nel movimento operaio organizzato solo quando già si era sviluppata l’attività di questi operai. Gli obiettivi del primo sindacalismo riguardavano le condizioni, i tempi e la remunerazione del lavoro. Le categorie professionali più forti si adoperavano per ottenere aumenti salariali, per ridurre la giornata lavorativa e per il riconoscimento del diritto all’esistenza. Nella seconda metà dell’Ottocento, sulla scia dell’esperienza inglese delle Trade Unions, il sindacalismo europeo perse sempre di più il carattere elitario e professionale per diventare un grande movimento operaio, in cui si riconoscevano tutti i salariati.

Lo sciopero era uno strumento di lotta delle Trade Unions fin dalle origini? Perché? ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

Manifestazione sindacale delle Trade Unions nel 1877.

Gli operai lottano anche per conquistare i diritti civili Nel Regno Unito gli operai non lottarono solo per migliorare le proprie condizioni di lavoro, ma anche per cambiare la legge elettorale che li escludeva dalla partecipazione alla vita politica: agli inizi dell’Ottocento, infatti, solo il 3% della popolazione inglese godeva del diritto di voto. Nel 1832 il diritto di voto fu esteso a una più ampia fascia di popolazione e l’anno seguente una legge fissò l’orario di lavoro giornaliero a un massimo di 8 ore per i bambini tra i nove e i dodici anni, e a un massimo di 10 ore per i ragazzi dai tredici ai diciotto. Il Parlamento britannico interveniva per migliorare la vita di milioni di persone, con l’obiettivo di porre un freno alle manifestazioni operaie che agitavano la vita politica del Paese. Tra gli anni Trenta e il 1848, con il progredire dell’industrializzazione le agitazioni operaie si diffusero anche in Francia e negli Stati tedeschi.

Gruppo di minatori francesi: molti sono ragazzini.

Lezione 39 ( Temi e problemi dell’Europa industriale

387


LEZIONE LEZIONE

1 39

3 Questione sociale e socialismo Nasce il socialismo I problemi socioeconomici, politici, sanitari, urbanistici ecc. legati alla condizione degli operai e delle loro famiglie nella società industriale furono chiamati «questione sociale». Ai problemi sollevati dalla questione sociale cercarono di rispondere sia esponenti illuminati della borghesia industriale, che ritenevano immorale che milioni di persone vivessero in condizioni subumane, sia pensatori politici che ritenevano si dovesse costruire una società nuova, basata sulla cooperazione e sulla solidarietà, e sull’abolizione della disuguaglianza economica. Questi pensatori furono i pionieri del pensiero socialista. Uno dei più importanti fu il francese Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865). Egli pensava che la proprietà privata, cioè il fatto che un imprenditore fosse proprietario della fabbrica o dell’azienda agricola in cui lavoravano operai o contadini, fosse un «furto». Le idee di Proudhon a questo proposito ebbero una grande diffusione e influenzarono molte organizzazioni operaie dell’epoca.

Marx ed Engels propongono un socialismo «scientifico»

Comunismo Dottrina politica, economica e sociale che sostiene un sistema sociale basato sulla proprietà e sulla gestione comune dei beni e dei mezzi di produzione. Questo termine indica anche il regime di governo che si propone di applicare tale dottrina.

Proletariato Il termine è usato con il significato attribuitogli da Marx: classe sociale formata da chi possiede solo la propria forza lavoro. In origine indicava chi non possedeva nulla ad eccezione, come dice il nome, della propria prole (i figli).

Karl Marx (1818-1883), studioso di filosofia all’Università di Berlino e di Jena, e Friedrich Engels (1820-1895), figlio di un grande industriale tessile tedesco, criticarono duramente le teorie di Proudhon e degli altri pensatori: la solidarietà e l’armonia tra gli uomini non erano progetti concreti, ma aspirazioni astratte e non realizzabili, cioè utopie. Solo un’indagine approfondita e scientifica della società industriale avrebbe potuto guidare i lavoratori nella lotta per una società migliore e più giusta: al socialismo utopistico di Proudhon bisognava opporre il socialismo scientifico, definito anche comunismo. Nel Manifesto del Partito comunista (1848) Marx ed Engels sostennero che il motore della storia era la lotta tra le classi, cioè il conflitto tra le classi che detengono il potere politico ed economico e le classi lavoratrici che combattono per non essere sfruttate. Come in passato c’era stata la contrapposizione fra liberi e schiavi, tra patrizi e plebei, tra baroni e servi della gleba, nella società industriale questa lotta vedeva ora contrapposti la borghesia e il proletariato. Secondo l’analisi di Marx, la società capitalista sarebbe crollata sotto il peso delle sue contraddizioni e i proletari sarebbero stati protagonisti di una rivoluzione che avrebbe costruito una società comunista, nella quale i mezzi di produzione (macchine, fabbriche…) sarebbero stati collettivi e non ci sarebbe più stato nessuno sfruttamento dei lavoratori.

Karl Marx, a destra, e Friedrich Engels, in piedi a sinistra.

388

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche


DENTRO LA STORIA Il socialismo: tra utopia e realtà Pensatori e industriali proposero delle soluzioni ai problemi legati alle condizioni di vita dei lavoratori. In molti casi, si trattò di proposte utopistiche, nel senso che avevano poche possibilità di tradursi in realtà. Robert Owen Secondo Owen, un imprenditore e sindacalista gallese, le fabbriche e le aziende agricole dovevano essere organizzate in villaggi cooperativi, che riunivano gli operai e i contadini che vi lavoravano. Egli tentò di realizzare il suo progetto nella comunità di New Harmony, negli Stati Uniti, ma senza successo. Charles Fourier Il filosofo francese Fourier propose la fondazione di falansteri, cioè di comunità in cui i lavoratori provvedevano a produrre

e consumare i beni di cui avevamo bisogno, in un clima di armonia e di solidarietà, senza con ciò eliminare né la proprietà privata, né le naturali diseguaglianze tra gli esseri umani. Louis Blanc Lo storico e politico francese Blanc considerava la concorrenza che si creava nelle fabbriche come il peggiore dei mali. Per evitarla, lo Stato doveva istituire degli atelier socieaux, cioè fabbriche sociali nelle quali gli operai cooperavano fra di loro. Louis Blanc fece un tentativo in Francia durante i moti del 1848 ma l’esperimento non durò a lungo. Ritratto di Louis Blanc.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente i termini elencati.

sciopero – scientifico – sociale – produttività – dure – industrializzazione – luddismo Diffusione e crescita dell’...................................................

condizioni di vita e di lavoro degli operai

...................................................

• Proteste violente (...................................................) • ................................................... • Nascita di organizzazioni operaie

• Aumento della ................................................... • Grande disponibilità di merci

Questione ............................................., riflessioni sui problemi della società industriale

• Socialismo utopistico • Socialismo ...................................................

2. Indica quali tra le seguenti affermazioni sono corrette. a La diffusione dell’industrializzazione diminuì il numero di operai salariati. b Le condizioni di lavoro nelle fabbriche furono alla base delle proteste operaie. c Le società di mutuo soccorso furono le prime organizzazioni che gli operai inglesi si diedero per condurre le lotte contro i padroni. d Le Trade Unions furono una forma di associazionismo operaio finalizzato all’organizzazione delle lotte in difesa dei lavoratori. e La nascita del pensiero socialista è precedente alla diffusione dell’industrializzazione.

Lezione 39 ( Temi e problemi dell’Europa industriale

389


LEZIONE

40

Una nuova stagione dell’industrializzazione

1 La seconda rivoluzione industriale Si ampliano le aree industrializzate e cambiano le produzioni

LAVORO SULLA LINGUA Quale espressione formata da un sostantivo femminile e un aggettivo corrisponde alla definizione: «profonde trasformazioni economiche e sociali derivate dal rapido sviluppo dell’industria»? ……………………………...................................

Se il Regno Unito era stato il pioniere della rivoluzione industriale, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento il processo d’industrializzazione aveva ormai coinvolto molti Paesi, sia europei sia extra-europei: Belgio, Paesi Bassi, Francia, Germania e, seppure con un minore livello di sviluppo, anche Austria, Svizzera, Italia settentrionale e alcune regioni della Russia; al di fuori del continente europeo erano potenze industriali gli Stati Uniti e il Giappone. Tra il 1870 e il 1914 (inizio della Prima guerra mondiale) l’industrializzazione entrò in una nuova fase, chiamata seconda rivoluzione industriale. A differenza della prima, incentrata sulle fabbriche tessili (cotonifici e lanifici), quest’ultima fu caratterizzata dalla centralità dell’industria siderurgica e chimica. L’iniziativa di piccoli e geniali imprenditori che investivano modesti capitali iniziali, com’era accaduto spesso durante la prima rivoluzione industriale, non era ora più sufficiente: il processo di industrializzazione aveva i suoi punti di forza nella lavorazione del ferro e dell’acciaio (la cosiddetta industria «pesante», che richiedeva enormi capitali.

LAVORO SULLA CARTA L’industrializzazione nei diversi Paesi europei a fine XIX secolo La carta mostra come alla fine dell’Ottocento il processo di industrializzazione si sia notevolmente allargato nel continente europeo. Se agli inizi del secolo l’unico Paese toccato dal fenomeno era il Regno Unito, alle soglie del Novecento, seppure con livelli di sviluppo molto diversi, buona parte dei Paesi europei erano Paesi industriali. Rispondi alla domanda. • Quali sono le aree europee che a fine Ottocento non avevano ancora avviato il processo di industrializzazione? ……………………….……………………………………………………….…………………………

390

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche


Servivano inoltre grandi stabilimenti, un’efficiente macchina amministrativa, la capacità di mantenere buoni rapporti con le banche e con lo Stato per procacciarsi capitali da investire, e nuove occasioni di sviluppo. Insomma, servivano grandi e grandissime aziende. La siderurgia (lavorazione dei minerali di ferro) lavorava a pieno ritmo per la produzione di ghisa (una particolare lega di ferro e carbonio) e soprattutto di acciaio, materiali con i quali venivano realizzati grandi macchinari industriali, locomotive, rotaie, navi e imponenti opere urbanistiche (ponti, palazzi ecc.). I settori di punta dell’industria chimica furono la produzione di concimi (il cui impiego aumentò la produttività agricola), di coloranti sintetici, grazie ai quali l’industria tessile ebbe un nuovo sviluppo, di medicinali e di materie plastiche.

COMPRENDO IL TESTO Quali applicazioni aveva la produzione dell’industria siderurgica sviluppatasi alla fine del XIX secolo? a Rotaie. b Macchinari industriali. c Astronavi. d Computer. e Locomotive. f Ponti.

La Tour Eiffel di Parigi, qui in fase di costruzione, è alta ben 300 metri e fu realizzata tra il 1888 e il 1889. L’ingegnere Gustave Eiffel con quest’opera, che presentò all’Esposizione universale del 1889, voleva dimostrare le potenzialità dei nuovi metalli nell’edilizia. Interno di un’acciaieria di Copenhagen (in Danimarca) nella seconda metà dell’Ottocento, con operai al lavoro.

Lezione 40 ( Una nuova stagione dell’industrializzazione

391


LEZIONE

40 DENTRO LA STORIA Scoperte e invenzioni a cavallo di due secoli Gli anni della seconda rivoluzione industriale coincisero, non a caso, con un periodo di numerose e straordinarie invenzioni e scoperte, soprattutto scientifiche, che cambiarono notevolmente lo stile di vita delle persone. Nella tabella ne trovi solo alcune, ma forse ti stupirà scoprire che tanti oggetti per noi oggi così comuni, sono nati tanto tempo fa.

La prima automobile costruita da Daimler.

COMPRENDO IL TESTO Come veniva usato il petrolio? Escludi la risposta non corretta. a Per illuminazione e riscaldamento. b Per far funzionare i telai. c Come combustibile per le automobili.

Anno

Scoperta / Invenzione

Autore

1859

Frigorifero

Carrè

1871

Telefono

Meucci

1874

Macchina da scrivere

C.L. Sholes

1878

Lampadina

Edison

1879

Locomotiva elettrica

Siemens

1882

Bacillo della tubercolosi

Koch

1884

Bacillo della difterite

Koch

1884

Motore a benzina

Daimler/Forrest

1885

Automobile

Daimler/Benz

1892

Motore diesel

Diesel

1895

Raggi X

Röntgen

1895

Cinematografo

Lumière

1897

Telegrafo senza fili

Marconi

1900

Dirigibile

Zeppelin

1903

Aeroplano

Wright

Siderurgia e chimica utilizzano nuove risorse energetiche Il carbone era la principale fonte di energia, ma negli anni della seconda rivoluzione industriale si cominciò a utilizzare il petrolio. Le prime trivellazioni erano state effettuate in Pennsylvania, negli Stati Uniti, già nel 1859 e intorno al 1870 era stato realizzato il primo impianto di raffinazione. Inizialmente il petrolio era usato solo per l’illuminazione e il riscaldamento, ma agli inizi del Novecento, con lo sviluppo dell’industria automobilistica, sarà molto richiesto per ricavarne benzina. Si cominciò a utilizzare anche l’energia elettrica di origine idrica. Sorsero le prime centrali idroelettriche e con il tempo le tecniche garantirono il suo trasporto in luoghi sempre più lontani dai centri di produzione, permettendo anche ai Paesi poveri di carbone, ma ricchi di corsi d’acqua, di avviare uno sviluppo industriale. L’elettricità venne utilizzata anche nei mezzi di trasporto: comparvero, infatti, i primi treni alimentati elettricamente anziché a carbone. Incisione che raffigura le prime trivelle per l’estrazione del petrolio.

392

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche


2 La crisi economica 1873-1896: una grave crisi investe l’industria Fra il 1848 e il 1873 l’economia mondiale si era sviluppata rapidamente, ma nel 1873 entrò in una crisi profonda, destinata a durare fino al 1896. Si trattò di una crisi «di crescita» dovuta alla sovrapproduzione, cioè all’incapacità del mercato di assorbire l’offerta di beni prodotti dall’industria. Le fabbriche moderne, infatti, erano sempre più numerose, più efficienti e più produttive; i beni da esse prodotti, tuttavia, erano troppi rispetto a quelli richiesti dal mercato. Quando l’offerta di beni superò la domanda, le merci cominciarono ad accumularsi nei magazzini e rimasero invendute. La prima drammatica conseguenza fu la vertiginosa diminuzione dei prezzi. I margini di guadagno degli imprenditori cominciarono a ridursi e molte piccole aziende cominciarono a licenziare gli operai o addirittura cessarono l’attività. Tutto ciò non fece che peggiorare la crisi perché i lavoratori rimasti senza lavoro non potevano più permettersi di spendere e, dunque, aumentava la quantità di merci invendute, si abbassavano sempre più i guadagni degli industriali e la disoccupazione cresceva. Una tragica spirale che sembrava impossibile da spezzare.

COMPRENDO IL TESTO Quale effetto ebbe sui prezzi delle merci la sovrapproduzione? ……………………………................................... ……………………………...................................

Anche l’agricoltura entra in crisi Anche l’agricoltura europea fu colpita dalla crisi. I piccoli produttori europei, infatti, furono danneggiati dalla concorrenza di Paesi come Stati Uniti e Russia. Quei Paesi riuscivano a produrre enormi quantità di grano e pertanto potevano venderlo sui mercati mondiali (favoriti anche, dopo la metà dell’Ottocento, dallo sviluppo dei trasporti) a prezzi molto bassi. Ciò portò alla rovina milioni di coltivatori. La cospicua produzione agricola negli Stati Uniti fu enormemente favorita anche dalla meccanizzazione degli attrezzi. L’illustrazione presenta la prima mietitrice meccanica brevettata da Cyrus McCormick nel 1834.

Lezione 40 ( Una nuova stagione dell’industrializzazione

393


LEZIONE

40

3 L’emigrazione

Emigranti italiani in attesa di imbarcarsi per l’America, nel 1896.

Gli europei diventano emigranti La crisi economica spinse molti europei a emigrare, cioè ad abbandonare la propria terra in cerca di fortuna in altri Paesi, anche molto lontani: • parte di essi si spostò all’interno dell’Europa, dalle aree più povere colpite dalla crisi (come l’Italia meridionale, il Veneto o la Penisola balcanica) verso Paesi economicamente sviluppati come la Francia o il Regno Unito; si trattava spesso di spostamenti stagionali, cioè di migrazioni limitate a certi periodi dell’anno, al termine dei quali i lavoratori rientravano nei loro Paesi. • più di venti milioni di europei, invece, lasciarono il continente: la maggior parte si diresse verso le Americhe (soprattutto Stati Uniti, Canada, Argentina, Brasile) e abbandonò quasi sempre in modo definitivo la terra d’origine. Erano prevalentemente italiani, polacchi, russi, e irlandesi; per lo più si trattava di contadini o di manovali destinati ai lavori più umili, più pericolosi e meno retribuiti. Il fenomeno dell’emigrazione non si fermò con il superamento della crisi: nel primo decennio del Novecento, infatti, furono ancora più di undici milioni gli emigranti europei.

LAVORO SULLA FONTE La testimonianza degli emigranti italiani Pino Bertani, esponente politico italiano della seconda metà dell’Ottocento, salì un giorno sulla nave «Navarre» in rotta per l’America del Sud, allo scopo di raccogliere notizie sugli emigranti italiani. Ecco ciò che vide e ciò che udì dalla viva voce di quegli uomini. Brigate di giovani campagnoli dalla faccia sorridente, famiglie intere d’operai vestiti con decenza, giacche di velluto e corsetti di fustagno di tela, una Babilonia di dialetti più disparati, ecco ciò che vedemmo, che sentimmo in tutta quella folla calma e serena. Ma interroghiamo qualcuno. Un uomo dell’apparente età di cinquant’anni, di Cosenza, ci dice che accompagna la moglie e cinque figli […] per mantenerli tutti, e che il suo mestiere è di calzolaio. – Dove andate? – In America. – Ma, precisamente, in quale paese? – Non so, ci rispose, sono condotto. […] Ci appressiamo a un bel giovane che ha delle velleità d’eleganza e uno sguardo sinistro. – Di dove siete, dove siete diretto? – Di Rionero1. Sopraggiunge un suo compagno interessato dalle notizie che cerchiamo: fa parte di un gruppo di otto giovani della 1. Rionero: cittadina della Basilicata.

Basilicata, diretti a Rio de Janeiro2. – Quanto avete pagato per il passaggio? – 235 lire per ciascuno. – Pel solo viaggio in vapore? – Sì. – E gli avete già sborsati? – Sicuro. – Che mestiere fate? – Io il contadino. Fra molti sono pure due sarti ed altri operai. – In Basilicata quant’è il vostro guadagno giornaliero? – Una lira. – In America sperate di andare a stare meglio? – O meglio… o peggio… – Buona fortuna, giovanotto. Riduzione e adattamento da De Bernardi, Guarracino, Tempi dell’Europa, tempi del mondo, volume 2, Bruno Mondadori

2. Rio de Janeiro: città del Brasile.

Rispondi alle domande. 1. Il primo emigrante non sa dov’è diretto e dice «sono condotto». Che cosa significa tale espressione? ..............................................................................................................................................................................................................................................................................................................

2. Per quanti giorni doveva lavorare un contadino per pagare il prezzo del biglietto?

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Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche

......................................................................................................


4 Le reazioni alla crisi economica Lo Stato interviene a protezione dell’industria Per contrastare la crisi economica, i governi degli Stati industrializzati decisero di sostenere la loro industria e agricoltura attraverso due misure di politica economica: • adottarono una politica protezionistica finalizzata a «proteggere» i beni prodotti dalle industrie nazionali, mettendole al riparo dalla concorrenza straniera: si stabilì per legge che le merci importate dovessero pagare alti dazi doganali; in tal modo il prezzo dei beni prodotti all’estero diventava maggiore di quello dei beni prodotti all’interno del Paese. Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta dell’Ottocento quasi tutti i Paesi industrializzati (eccetto il Regno Unito) adottarono tali misure; • fecero grandi investimenti per la realizzazione d’infrastrutture necessarie allo sviluppo economico (porti, palazzi, ferrovie): attraverso gli investimenti pubblici, gli Stati alimentavano l’attività di settori importanti come il meccanico e il siderurgico.

COMPRENDO IL TESTO Quale fenomeno economico le politiche protezionistiche intendono ridurre o annullare? a Esportazioni. b Accordi commerciali. c Importazioni.

Anche nel neonato Regno d’Italia i primi governi incentivarono lo sviluppo delle infrastrutture favorendo in questo modo l’industria meccanica e siderurgica. La foto mostra la stazione di Porta Nuova a Torino, realizzata nel 1861 utilizzando ferro, acciaio, ghisa per le tettoie e la copertura centrale.

Anche le industrie si difendono dalla crisi Abbiamo detto che la seconda rivoluzione industriale fu caratterizzata da una dimensione maggiore dell’iniziativa economica: gli stabilimenti erano più grandi, gli operai di più, i capitali necessari più sostanziosi, i mercati più vasti. Per affrontare una sfida che aveva ormai assunto dimensioni mondiali, in ogni Paese gli industriali si organizzarono in modo diverso rispetto al passato: superarono il tradizionale individualismo e diedero vita a trust o a cartelli, cioè ad associazioni d’imprese finalizzate a sostenere la concorrenza internazionale. I trust erano vere e proprie fusioni d’imprese che si occupavano di attività diverse, ma complementari: da quelle che lavoravano le materie prime, fino a quelle che producevano il prodotto finito. Si parlava invece di cartello quando più imprese dello stesso settore (per esempio il settore automobilistico) si accordavano tra loro, stabilendo insieme quanti beni produrre e a quali prezzi venderli.

COMPRENDO IL TESTO Sottolinea nel testo la definizione di trust e la definizione di cartello.

Lezione 40 ( Una nuova stagione dell’industrializzazione

395


LEZIONE

40

Monopoli e oligopoli limitano la concorrenza

Monopolio-Oligopolio Termini del linguaggio economico che derivano da due parole greche: monos, che significa «uno solo», e oligos, che significa «poco». Monopolio, quindi, significa dominio di una sola azienda sul mercato; oligopolio, invece, vuol dire che il mercato è dominato da poche grandi aziende.

Con i trust e i cartelli si costituirono dei monopoli o degli oligopoli: un settore del mercato, cioè, era dominato da una sola azienda o da un piccolo gruppo di aziende collegate fra loro. Negli USA, per esempio, il mercato del petrolio era interamente nelle mani della famiglia Rockefeller. La compagnia da essi fondata, la Standard Oil, oltre che della produzione si occupava anche del trasporto, della raffinazione e della commercializzazione. La sua nascita determinò il fallimento di molte piccole aziende che non potevano competere con la sua organizzazione e i suoi mezzi. La formazione di trust e di cartelli, in sostanza, rappresentava un forte limite alla libera concorrenza tra aziende (e quindi della «libertà» del mercato) e di ciò risentivano anche i consumatori. Per esempio, chi acquistava un’automobile non poteva più contare su una varietà di prezzi e di offerta poiché le varie imprese presenti sul mercato si erano «coalizzate», decidendo che cosa era più conveniente produrre e a quale prezzo. Le aziende più piccole, già in difficoltà per la crisi, non furono più in grado di competere di fronte a questi accordi tra grandi imprese.

La Standard Oil Company è simboleggiata, in questa vignetta, da un polipo che soffoca, con i suoi tentacoli, la politica statunitense.

5 L’organizzazione delle fabbriche Il lavoro viene organizzato in modo «scientifico» La crisi economica rese più dura e spietata la concorrenza tra i grandi gruppi industriali: bisognava produrre merci con costi più bassi e, per farlo, occorreva organizzare il lavoro in modo diverso, riducendo al minimo gli sprechi di tempo e di energia. L’organizzazione del lavoro, insomma, doveva essere scientifica, cioè ispirarsi a criteri quasi matematici. Negli Stati Uniti, ormai avviati a diventare la più grande potenza industriale del pianeta, l’organizzazione scientifica del lavoro diede i suoi più importanti risultati.

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Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche


Nel 1911 l’ingegnere statunitense F.W. Taylor elaborò un sistema secondo il quale a ogni singolo lavoratore doveva essere assegnato un solo compito, che doveva svolgere con estrema precisione e senza sprechi di tempo. Una nuova figura, l’organizzatore della produzione, aveva il compito di suddividere l’intera lavorazione di un prodotto in tante parti; quindi, affidava ogni parte a un operaio, che doveva eseguirla nel tempo prestabilito. Perché ciò fosse possibile, fu studiata una soluzione tecnica: la catena di montaggio. Si trattava di un nastro trasportatore sul quale venivano collocati i pezzi da assemblare; lungo il nastro si disponevano gli operai e ogni volta che il pezzo raggiungeva la loro posizione, essi dovevano compiere l’operazione che era stata loro assegnata. La catena di montaggio permetteva di produrre in grande serie, cioè di sfornare migliaia di pezzi tutti uguali con un altissimo risparmio sui costi. I beni prodotti potevano essere venduti a un prezzo molto più basso e, quindi, potevano essere acquistati da milioni di consumatori.

COMPRENDO IL TESTO Completa la tabella sul sistema produttivo proposto dall’ingegner Taylor. Definizione

Organizzazione .................................................................

Innovazione tecnica .................................................................

Obiettivo ................................................................. ................................................................. .................................................................

Operai addetti a una macchina per la verniciatura di binari ferroviari, in uno stabilimento francese di fine Ottocento.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente le epressioni elencate. Attenzione: non tutte sono da utilizzare.

siderurgica – agricoltura – tessile – petrolio – seconda rivoluzione industriale – chimica – prezzi – prima rivoluzione industriale Nuove risorse energetiche: elettricità e ................................................... Emigrazione

Sviluppo dell’industria e chimica

.................................................................................................

...................................................

Licenziamenti nelle industrie; crisi dell’..................................................

Sovrapproduzione e crollo dei ...................................................

Prodotti agricoli a basso costo

2. Rispondi alle domande scegliendo la risposta corretta. 1. Quali erano nella seconda metà dell’Ottocento i Paesi industrializzati in Europa e nel mondo? a Regno Unito, Paesi Bassi, Belgio, Germania, Francia, Giappone, Stati Uniti. b Regno Unito, Francia, Germania, Impero austriaco, Russia, Cina.

2. Quali furono gli aspetti di novità della seconda rivoluzione industriale rispetto alla prima industrializzazione? a La centralità del settore tessile. b L’importanza di nuovi settori come la siderurgia e la chimica.

Lezione 40 ( Una nuova stagione dell’industrializzazione

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V Pe ED r s ER ap E L er A S ne TO di RI pi A ù 1

Dal ferro all’acciaio Nella storia della siderurgia ottocentesca un punto di svolta si ebbe fra il 1850 e il 1860, quando si cominciarono ad applicare i princìpi scientifici ricavati dagli studi di chimica alle tecniche di fusione del ferro e s’iniziò a produrre su larga scala l’acciaio.

DUE INVENZIONI GENIALI

Le due innovazioni che parallelamente, sia pure con metodi diversi, consentirono per la prima volta la produzione a basso costo dell’acciaio furono: • il convertitore Bessemer, inventato dall’inglese Henry Bessemer nel 1856, un forno che permetteva, grazie a un sistema di getti d’aria, di ottenere acciaio dalla ghisa liquida in un’unica fase di lavorazione; • il forno Martin-Siemens, messo a punto nel 1864, permetteva di ridurre i consumi di combustibile di oltre il 70%. Fino ad allora l’acciaio era stato usato poco proprio a causa del costo elevato di produzione. Grazie alle nuove tecniche fu possibile costruire, soprattutto in Germania, impianti più grandi, che richiedevano sì enormi investimenti iniziali ma che riuscivano a contenere i costi di produzione grazie alla loro efficienza.

Un convertitore Bessemer.

I forni Martin-Siemens hanno avuto maggiore diffusione nelle acciaierie del Nord Europa: l’illustrazione rappresenta l’interno di un’acciaieria con questa tipologia di forno a Berlino.

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Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche


2

LO SVILUPPO INDUSTRIALE NELLA RUHR

Nei giganteschi impianti tedeschi, che sfruttavano i giacimenti carboniferi della Ruhr, importante regione industriale della Germania occidentale, operavano scienziati, ingegneri e manodopera qualificata. Queste nuove «squadre», composte da lavoratori molto diversi, ciascuno con la propria specializzazione, ottennero risultati eccezionali: • aumentarono l’efficienza produttiva; • ridussero gli sprechi; • furono in grado di riutilizzare i sottoprodotti e gli scarti della lavorazione; • gestirono in modo razionale l’insieme della produzione, sia a livello tecnico sia amministrativo.

3

Le acciaierie Krupp a Essen (nella Ruhr), nel 1900. L’imprenditore Alfred Krupp (1812-1887) investì nelle nuove tecnologie e nell’acquisto di miniere sia in Germania sia in Francia. Nell’arco di cinquant’anni circa l’azienda divenne la più grande industria al mondo, convertendo la sua produzione dalle locomotive e dal materiale rotabile, alle armi. Krupp è ricordato anche per aver investito nell’edilizia per i suoi lavoratori (si vedono nell’immagine le case accanto alla fabbrica) e per aver avviato a loro favore anche un programma di assistenza sanitaria e pensionistico.

L’ACCIAIO SOSTITUISCE IL FERRO

Grazie alle sue migliori caratteristiche d’elasticità, plasticità e durezza l’acciaio prese il posto del ferro in quasi tutte le applicazioni più importanti (edilizia, ferrovie, navi, meccanica di precisione...). Nella seconda metà dell’Ottocento, dunque, si aprì una nuova fase della rivoluzione industriale, che prese il nome appunto di «età dell’acciaio». Grazie all’acciaio fu possibile costruire i motori a combustione interna (motore a benzina e motore Diesel) che avevano bisogno di valvole e pistoni capaci di resistere a grandi temperature e pressioni. L’acciaio divenne anche una risorsa strategica importante per gli Stati: la potenza militare, infatti, dipendeva dalla possibilità di costruire fucili e cannoni che richiedevano leghe d’acciaio di alta qualità. Inoltre la disponibilità d’acciaio permise la creazione di grandi flotte da guerra, basate su navi corazzate dotate di cannoni potenti.

L’illustrazione mostra l’imperatore Napoleone III in visita all’Esposizione internazionale di Parigi, nel 1867, davanti ai cannoni Krupp.

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche

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LEZIONE

41

La società di massa

1 Le trasformazioni sociali Nasce la società di massa

LAVORO SULLA LINGUA Per descrivere la crisi economica di fine XIX secolo è stata usata una metafora. Quale? ……………………………................................... ……………………………...................................

Negli stessi decenni in cui l’Europa e gli Stati Uniti si dibattevano nella crisi economica, passata alla storia come «grande depressione», nel mondo occidentale si affermò un nuovo modello di società: la società di massa. Con questa espressione non ci riferiamo a un aspetto puramente quantitativo (le masse esistevano anche in passato), ma all’affermazione di un nuovo stile di vita che vedeva protagonisti milioni di uomini e donne che fino ad allora erano vissuti ai margini della società borghese e che ora, invece, cominciavano a parteciparvi in modo attivo: • godevano di una parte dei beni da essa prodotti perché venivano immesse sul mercato merci a basso costo, che quindi erano in grado di acquistare con i loro salari o stipendi; • usufruivano di servizi (per esempio la scuola) che un tempo erano destinati a una ristretta minoranza sociale. Non si trattava solo di un allargamento della società dei consumi a ceti che ne erano rimasti esclusi; godere dei frutti della società di massa dava a milioni di persone consapevolezza della propria dignità e dei propri diritti di cittadini e di lavoratori.

Aumenta il numero dei consumatori Negli Stati Uniti, l’industriale automobilistico Henry Ford (1863-1947) fu il primo a mettere in pratica nelle sue aziende l’organizzazione scientifica del lavoro ideata da Taylor. La catena di montaggio, però, era utile e van vantaggiosa solo nel caso in cui si fosse riusciti ad allargare il mercato. Se, infatti, si continuavano a produrre solo automobili eleganti e co costosissime, solo i ricchi avrebbero potuto comprarle e le auto fab fabbricate sarebbero rimaste invendute nei magazzini. Bisognava, invece, fare in modo che aumentasse il numero dei compratori, offrendo sul mercato macchine meno costose, alla portata dei portafogli di molte più persone. Ford allora cominciò a produr produrre macchine utilitarie, cioè a basso prezzo: la prima fu la celebre «modello T» del 1908. Ora bisognava trovare i clienti. A differenza della maggior parte dei suoi colleghi industriali, Ford aumentò i acquiren salari agli operai perché voleva trasformarli in possibili acquirenti delle automobili che essi stessi producevano. L’operazione ebbe uno straordinario successo: tra il 1908 e il 1927 Ford vendette negli Stati Uniti quasi 15 milioni di «modello T». Henry Ford (1863-1947), costruttore automobilistico americano fotografato con una delle sue automobili «modello T».

400

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche


2 I nuovi stili di vita Viene introdotto il trasporto pubblico Il processo d’industrializzazione avvenuto nella seconda metà dell’Ottocento aveva cambiato il volto delle città occidentali, che si erano molto ingrandite, aumentando notevolmente la loro popolazione. Mentre in passato quasi tutte le città avevano dimensioni sufficientemente modeste per essere percorse a piedi o in carrozza, ora invece le distanze erano aumentate. Questo fatto diede impulso sia alla realizzazione di una rete di strade e ferrovie che garantivano i collegamenti fra i vari centri urbani, sia alla nascita di un sistema di trasporto pubblico all’interno delle città. Comparvero così i primi tram, inizialmente trainati da cavalli e poi mossi dall’energia elettrica. A Londra, nel 1854 venne accolto il progetto di costruzione di una linea metropolitana ferroviaria sotterranea, che sarà poi realizzata negli anni successivi. Altre città, tra cui Parigi, Berlino, Budapest e New York, seguirono l’esempio di Londra e realizzarono linee metropolitane.

Compaiono i primi grandi magazzini

Un «autobus» inglese a vapore per il collegamento tra Londra e Birmingham nel 1833.

COMPRENDO IL TESTO

La crescita delle città industriali comportò lo sviluppo dei luoghi destinati al commercio, come i negozi e i mercati. Nella seconda metà del XIX secolo fecero la loro comparsa anche i grandi magazzini, cioè grandi edifici che ospitavano un’ampia varietà di merci. In Europa, i primi grandi magazzini sorsero a Parigi, ma si diffusero presto in tutte le principali città del continente. Proprio come accade ai nostri giorni, essi si caratterizzarono subito per la vasta offerta di merci e per i prezzi più bassi rispetto a quelli praticati nei negozi. Comparvero anche i primi manifesti pubblicitari allo scopo di far conoscere a un numero sempre più vasto di persone i nuovi luoghi commerciali e la varietà dei prodotti.

La società di massa creò nuove figure di consumatori. Attraverso quale mezzo i nuovi consumatori venivano informati delle opportunità di acquisto? ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

I magazzini Printemps a Parigi, affacciati sul boulevard Haussmann, sempre molto affollato.

Illustrazione pubblicitaria dei biscotti LefèvreUtile, dipinta da Alphonse Mucha nel 1896.

Lezione 41 ( La società di massa

401


LEZIONE

41

Nasce il «tempo libero» COMPRENDO IL TESTO

Completa la tabella relativa alle nuove opportunità di svago dei cittadini-consumatori della società di massa. Sport ................................................................. ................................................................. ................................................................. .................................................................

Lettura ................................................................. .................................................................

Spettacolo .................................................................

Con l’espressione «tempo libero» ci si riferisce in genere al tempo sottratto agli obblighi del lavoro, che ciascuno può dedicare al riposo o allo svago. In questo senso, per gli aristocratici e le classi agiate il tempo libero era sempre esistito. Verso la fine dell’Ottocento si determinò una grande novità: il tempo libero divenne un bene accessibile a un numero crescente di cittadini. La riduzione e liManifesto che pubblicizza la prima pellicola cinematografica dei fratelli Lumière mitazione dell’orario di lavoro e la difL’innaffiatore innaffiato. fusione dei trasporti pubblici permisero di «ritagliare» più tempo alla soddisfazione dei propri bisogni e desideri. E così molti passeggiavano in città, tra negozi e grandi magazzini pieni di merci, o si appassionavano a eventi sportivi quali gare automobilistiche e ciclistiche (il primo Giro d’Italia fu organizzato nel 1909), partite di calcio (in Europa) o di baseball (negli Stati Uniti). Si diffuse la lettura di giornali e libri d’evasione (come i «romanzi d’appendice», pubblicati a puntate nell’ultima pagina dei giornali). Una grande attrazione era costituita dal cinematografo: nato nel 1895 a opera dei fratelli Lumière, riscosse subito un grande successo di pubblico e oltre a essere fonte di divertimento costituì un potente mezzo di informazione e documentazione dei più importanti avvenimenti dell’epoca.

DENTRO LA STORIA Tutti in vacanza! Oggi nei Paesi occidentali il turismo è un fenomeno di massa, ma l’industria del turismo ha mosso i suoi primi, timidi passi a cavallo tra il XIX e il XX secolo, quando alle vacanze per soli ricchi si è affiancato un turismo indirizzato alla media borghesia. Dal turismo esclusivo... Verso la fine dell’Ottocento piccoli gruppi di persone, appartenenti a varie nazionalità ma tutte molto ricche, passavano i mesi primaverili ed estivi dell’anno spostandosi tra stazioni termali, casinò e alberghi eleganti. Località europee come Vichy (in Francia), Marienbad (allora nell’Impero austro-ungarico), San Pellegrino o Agnano erano le tappe obbligate di una specie di «circuito» turistico del lusso. Questi ricchi vacanzieri (aristocratici, banchieri, industriali, diplomatici…) cercavano ristoro, benessere fisico e, naturalmente, una certa mondanità esclusiva (assicurata dagli alti prezzi praticati da alberghi e stazioni termali).

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Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche

...al caso di Milano Marittima All’inizio del Novecento il progressivo aumento dei redditi e la riduzione del tempo del lavoro fecero sì che sempre più persone potessero permettersi di «regalarsi» una vacanza fuori città. Si svilupparono insediamenti turistici indirizzati alla nuova clientela. È il caso di Milano Marittima, sulla riviera romagnola. Negli ultimi venti anni dell’Ottocento erano iniziati i lavori di bonifica del territorio a nord della piccola comunità di pescatori di Cervia. La costruzione della ferrovia (prima la tratta Ravenna-Cervia nel 1884, poi la Ferrara-Ravenna-Rimini nel 1889) sostenne lo sviluppo di questo distretto al punto che, nel 1907, gli industriali milanesi della famiglia Maffei si accordarono con il Comune di Cervia per smaltire relitti marini in cambio dell’impegno di costruire villini, parchi e giardini, che avrebbero creato una moderna città delle vacanze per la media borghesia lombarda. La nuova zona balneare, nata nel giugno 1911, venne battezzata Milano Marittima per sottolineare il legame con gli imprenditori milanesi. Anche questi villeggianti borghesi erano, però, dei privilegiati: la maggior parte della popolazione passava le ferie nella propria abitazione, permettendosi al massimo qualche gita «fuori porta» della durata di un giorno.


3 La scuola come diritto

per tutte le classi sociali

L’istruzione di base per tutti diventa un diritto In Europa, fino alla seconda metà dell’Ottocento, il numero delle persone analfabete, cioè che non erano in grado né di leggere, né di scrivere era altissimo. L’analfabetismo, però, era compatibile con le società di Antico regime, dove la maggioranza della popolazione si occupava di agricoltura, ma non più con la moderna società industriale, dov’era molto cresciuto il grado di complessità dei lavori, anche di quelli svolti in fabbrica. I governi di molti Stati europei si resero conto che per favorire lo sviluppo economico della nazione dovevano finalmente impegnarsi in una seria politica per l’istruzione di base. Fu quel che avvenne. In quasi tutti i Paesi europei, tra il 1870 e il 1900 vennero approvate leggi che istituivano la scuola elementare obbligatoria e gratuita: in Belgio nel 1878, in Francia nel 1878 e 1895, in Italia nel 1887. Saper leggere e scrivere non fu più, dunque, un privilegio riservato a una ristretta fascia sociale, ma divenne un diritto di tutti i cittadini.

Analfabetismo in Europa (1850) Nazione

% di analfabeti

Inghilterra e Galles

30-33

Impero austriaco

40-45

Francia

40-45

Belgio

45-50

Italia

75-80

Spagna Impero russo

75 90-95

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente le espressioni elencate. Attenzione: non tutte sono da utilizzare. consumi – pubblico – magazzini – massa – tempo libero – stile – cinematografo – diritti – d’evasione Nuovo .................................. di vita

SOCIETÀ DI ..............................................

Nasce il

............................................. :

sport,

giornali e libri ................................................. , ...................................................................................

Allargamento di ........................................... e di .............................................. per milioni di cittadini

Nasce il trasporto

Si sviluppano i grandi

..............................................

.....................................................

2. Rispondi alle domande scegliendo la risposta corretta. 1. Che cosa mise in pratica Henry Ford nelle sue fabbriche automobilistiche? a I principi del socialismo scientifico. b L’organizzazione scientifica del lavoro ideata da F.W. Taylor.

2. Quale importante conquista si ebbe nell’istruzione di base? a Nelle fabbriche si istituirono dei collegi per gli operai. b La scuola elementare divenne obbligatoria e gratuita.

Lezione 41 ( La società di massa

403


Pa AT ss LA at NT o E & ST Pr OR es IA en te

La geografia delle migrazioni PASSATO: XIX-XX SECOLO

Nella seconda metà del XIX secolo l’industrializzazione di molti Paesi europei travolse definitivamente le basi della società contadina tradizionale: milioni di lavoratori agricoli si trasferirono in città e trovarono lavoro nelle fabbriche. L’industria, però, non poteva dare lavoro a tutti e, soprattutto, era soggetta a crisi ricorrenti, in occasione delle quali molti operai perdevano il lavoro e rimanevano disoccupati. Questi fenomeni determinarono, a partire dagli anni Ottanta del XIX secolo, una massiccia migrazione europea, proveniente soprattutto dai Paesi dell’Europa meridionale, verso tre mete: • l’America del Nord (Stati Uniti e Canada); • l’America del Sud (in particolare Brasile e Argentina); • l’Australia.

1

L’emigrazione italiana

• Tra il 1861 e il 1900 quasi 19 milioni di italiani hanno lasciato il Paese e sono emigrati all’estero.

• Tra il 1955 e il 1971 circa 9 milioni di italiani sono stati protagonisti di un’emigrazione interna, soprattutto dalle Regioni economicamente arretrate del Mezzogiorno verso le Regioni industriali del Nord (Lombardia, Piemonte, Liguria).

404

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche

2

L’emigrazione europea

• Tra il 1815 (fine delle guerre napoleoniche) e il 1860 circa 5 milioni di europei (specialmente tedeschi, russi, polacchi) emigrarono verso gli Stati Uniti.

• Tra il 1890 e il 1914 gli Stati Uniti accolsero circa 15 milioni di immigrati, provenienti soprattutto dai Paesi dell’Europa mediterranea (per la maggior parte dall’Italia) e balcanica.


PRESENTE: XXI SECOLO

Tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo, soprattutto dopo la fine del bipolarismo dominato dal confronto/scontro tra USA e URSS, i flussi migratori hanno ripreso vigore. Questa volta, però, l’Europa da continente «esportatore» di emigranti si è trasformata in continente «importatore» di immigrati. L’aumento della ricchezza dei Paesi europei, infatti, ha fatto sì che milioni di migranti, provenienti soprattutto dall’Asia e dall’Africa, si siano riversati nei Paesi che offrivano maggiori opportunità (soprattutto nelle ex potenze coloniali come il Regno Unito e la Francia e nella grande potenza economica della Germania). Anche l’Italia è diventata un Paese importatore di manodopera straniera.

3

L’Italia e l’emigrazione

• Nel 2018 i cittadini stranieri residenti in Italia erano oltre 5 milioni.

• Oggi nel mondo vivono circa 80 milioni di oriundi italiani, cioè di persone con origini italiane.

• Tra il 2008 e il 2018 l’emigrazione italiana verso l’estero è aumentata del 50%. Nel 2017 sono espatriati circa 300 000 italiani.

4

Un mondo di migranti

• All’inizio del XXI secolo i migranti erano circa 175 milioni; oggi toccano quota 244 milioni, il 41% in più rispetto al 2000.

• Alcuni Paesi forniscono un contributo enorme al fenomeno migratorio: nel 2015, 16 milioni di indiani, 12 milioni di messicani, 11 milioni di russi e 10 milioni di cinesi sono emigrati dai loro Paesi di origine.

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche

405


LEZIONE

42

Gli sviluppi politici della società di massa

1 La partecipazione alla vita politica COMPRENDO IL TESTO Completa la scheda specificando i requisiti richiesti per il diritto di voto. Requisito di genere .................................................................

Requisito anagrafico ................................................................. .................................................................

Requisito economico ................................................................. .................................................................

Requisito culturale ................................................................. .................................................................

nella società di massa

Viene allargato il diritto di voto Nell’Ottocento, nella maggior parte delle nazioni occidentali solo una minoranza della popolazione era in possesso dei diritti politici, poteva cioè esercitare il diritto di voto. Per votare, infatti, servivano tre requisiti, uno di genere e anagrafico, l’altro economico, l’altro culturale: • bisognava essere uomini e avere raggiunto la maggiore età; • occorreva disporre di una certa ricchezza; • era necessario sapere leggere e scrivere. La percentuale di popolazione che poteva esprimersi sulla politica del proprio Paese e partecipare attivamente alla vita parlamentare era dunque molto bassa: in Francia e in Germania, per esempio, votava poco più del 20% della popolazione; in Italia, anche a causa dell’alto tasso di analfabetismo, la percentuale nel corso dell’Ottocento non superò mai il 7%. Verso la fine del XIX secolo, e soprattutto nei primi due decenni del Novecento, le cose cambiarono e si ebbe un progressivo allargamento del suffragio, fin quasi a raggiungere il suffragio universale. Attenzione, però: l’allargamento del suffragio riguardò solo gli uomini; nella quasi totalità dei Paesi le donne, che rappresentavano metà (o più) della popolazione, continuarono a essere prive di tale diritto.

Il dipinto di Alfred Bramtot, Il suffragio universale, rappresenta un seggio elettorale nella città francese di Lilas. L’abbigliamento delle persone dimostra la partecipazione al voto di classi sociali diverse.

Il suffragio universale maschile Stato

Anno

Francia

1848

Impero tedesco

1871

Spagna

1890

Paesi scandinavi

1890-1917

Impero austro-ungarico

1907

Italia

1912

Regno Unito

1918

Paesi Bassi

1919

406

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche


Le donne lottano per conquistare i diritti politici Alla fine del XIX secolo negli Stati Uniti e in Europa nacquero i primi movimenti di donne che rivendicavano il diritto di voto. Negli Stati Uniti già nel 1869 gli Stati del Wyoming e dello Utah lo concessero; nel 1920 questa conquista venne estesa a tutta la nazione. Nel Regno Unito la battaglia fu molto dura. Nel 1903 nacque l’Unione sociale e politica delle donne, un’organizzazione che lottava per conquistare il suffragio; le donne che vi aderirono vennero chiamate, con tono di scherno, «suffragette» e dovettero superare l’ostilità di molti cittadini di sesso maschile e delle istituzioni. Solo nel 1918 le donne britanniche ottennero il diritto di voto. In quegli stessi anni, anche il Parlamento italiano stava elaborando una legge per riconoscere alle donne pieni diritti politici, ma la crisi sociale e politica che colpì il Paese nel primo dopoguerra bloccò il progetto. In Italia le donne avrebbero votato la prima volta solo nel 1946.

Manifesto che pubblicizza il diritto di voto alle donne.

Arresto di suffragette durante una manifestazione a Londra, nel 1914.

2 Le forme di organizzazione della politica

I partiti diventano di massa L’allargamento del suffragio cambiò completamente il sistema politico europeo, a cominciare dai partiti, cioè dalle strutture che organizzavano il consenso degli elettori. Quando i regimi politici si fondavano sul suffragio ristretto, i partiti non servivano; erano sufficienti piccoli gruppi di persone che si attivavano durante le campagne elettorali per conquistare i voti necessari a sedere in Parlamento. Quando il diritto di voto fu esteso, le cose cambiarono: • servivano persone che si dedicassero stabilmente all’educazione politica di migliaia d’individui; • bisognava stampare i materiali di propaganda; • erano necessarie delle sedi dove riunirsi. Serviva, insomma, uno strumento nuovo ed efficace: tale strumento fu il partito di massa. Le caratteristiche del partito di massa erano le seguenti: • essere un’organizzazione stabile; • avere funzionari stipendiati; • essere presente su tutto il territorio nazionale con sedi e sezioni; • possedere un programma politico.

LAVORO SULLA LINGUA Individua i quattro sostantivi che caratterizzano il partito di massa. ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………................................... ……………………………...................................

Lezione 42 ( Gli sviluppi politici della società di massa

407


LEZIONE

42

Il socialismo e il cattolicesimo ispirano i primi partiti di massa

Ideologia Insieme delle convinzioni e dei valori che vengono impiegati nella lotta politica per influire sul comportamento delle masse, per indirizzarle e ottenerne il consenso.

I primi partiti di massa nacquero in seno al movimento operaio e socialista e al mondo cattolico. Sia i socialisti sia i cattolici, infatti, si rivolgevano ai lavoratori che erano sempre rimasti esclusi dalla vita politica e che ora avevano bisogno di una guida. In entrambi i casi, l’azione politica quotidiana era ispirata da valori e idee-guida, cioè da un’ideologia di riferimento: il socialismo nel caso del movimento operaio e il cattolicesimo sociale nel caso del mondo cattolico. Il primo grande partito di massa della storia fu il Partito socialdemocratico tedesco (Spd), che nacque in Germania nel 1875 e in breve tempo conquistò milioni di iscritti e diede vita a un’ampia rete Manifesto del VII congresso del Partito di iniziative sociali e culturali (scuole di socialista italiano, a Imola, nel 1902. formazione politica, associazioni sportive e ricreative, circoli culturali ecc.). In Italia nacque nel 1892 il Partito socialista; nel Regno Unito nel 1906 venne fondato il Partito laburista.

Si sviluppano anche le organizzazioni sindacali La società di massa contribuì anche alla crescita delle organizzazioni sindacali. I sindacati, diversamente dai partiti, non si proponevano di conquistare il potere politico e di esercitarlo attraverso il governo; il loro scopo era piuttosto la difesa degli interessi dei lavoratori di fronte agli industriali e ai proprietari terrieri.

LAVORO SULLA FONTE Gli effetti della giornata lavorativa di otto ore Nel 1890, anno in cui per la prima volta venne celebrata la festa del 1° maggio, il Partito operaio italiano illustrava così i vantaggi della riduzione dell’orario di lavoro. Compagni e compagne! […] Colla giornata di otto ore di lavoro aumenterà il bisogno di lavoratori e molti, che oggi sono condannati alla disoccupazione, troveranno il desiderato lavoro. Colla giornata di otto ore di lavoro, aumentati i lavoratori, sarà aumentato il numero dei consumatori. Consumo aumentato vuol dire aumentata la domanda dei prodotti e conseguentemente aumentata la richiesta di operai che lavorano e producono. Colla giornata di otto ore di lavoro, aumentata la richiesta di operai, i salari aumenteranno essi pure.

Rispondi alla domanda. • Il testo descrive gli effetti positivi innescati a catena dalla riduzione dell’orario lavorativo: sottolineali e prova a raffigurarli sul quaderno sotto forma di schema.

408

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche


Alla fine dell’Ottocento, il compito dei sindacati era molto difficile perché gran parte dei diritti che oggi consideriamo fondamentali non era riconosciuta: occorreva lottare per ridurre l’orario di lavoro a otto ore, per il diritto all’assistenza sanitaria e alla pensione, per la tutela dai rischi di malattie e di infortuni. Per far ciò i sindacati ricorsero all’arma dello sciopero. In Italia la prima organizzazione sindacale fu la Confederazione generale del lavoro (Cgdl), costituita a Milano nel 1906 (dal 1944 sarà chiamata Cgil, Confederazione generale italiana del lavoro).

Fondazione della Confederazione generale del lavoro il 1° ottobre 1906, durante il congresso che ebbe luogo nella sala del teatro del Popolo a Milano.

La diffusione delle idee tra i lavoratori Le organizzazioni operaie, come i sindacati, le società di mutuo soccorso, i circoli e le associazioni nate per dare al proletariato un’istruzione divennero i luoghi privilegiati in cui operai e operaie s’incontravano per scambiarsi opinioni, discutere di politica e di questioni lavorative. Rispetto alla borghesia gli operai avevano in generale un livello d’istruzione molto più basso; tuttavia si formò progressivamente un’opinione pubblica della classe operaia, che divenne, in questo periodo, un importante elemento di pressione politica.

SVILUPPO LE COMPETENZE Rielaboro le informazioni 1. Completa la mappa concettuale inserendo correttamente le espressioni elencate. Attenzione: non tutte sono da utilizzare. vita politica – sindacali – diritto – diritti dei lavoratori – orario di lavoro – donne – diritto alla pensione – espansione coloniale – socialista – cattolica – femminile – liberale – operai – maschile Lotta delle donne per il .................................................... di voto

Suffragio universale ....................................................

Maggior partecipazione dei cittadini alla

Nascita dei partiti di massa di ispirazione

..........................................................

............................................................

e ....................................................... Sviluppo delle organizzazioni ............................................................. 2. Segna con una x le affermazioni corrette. a L’analfabetismo precludeva il diritto di voto. b Il diritto di voto precludeva l’analfabetismo. c Il suffragio universale favorì la nascita della società di massa. d Il suffragio universale favorì la formazione dei partiti di massa. e I sindacati lottarono per gli interessi dei lavoratori nonostante gli scioperi. f I sindacati lottarono per gli interessi dei lavoratori ricorrendo all’arma dello sciopero.

Lezione 42 ( Gli sviluppi politici della società di massa

409


P CI AR TT OL AD E IN DE AN LLA ZA

Partiti Fin dai tempi dell’antica Roma si parla di partiti (il partito degli ottimati contrapposto al partito dei populares), ma è solo con l’avvento della società di massa che si affermano compiutamente i partiti moderni, cioè organizzazioni strutturate e stabili che rappresentano gli interessi dei cittadini. I partiti, oggi, sono considerati le basi su cui si reggono i sistemi democratici.

XIX SECOLO: I PARTITI DEI NOTABILI

I partiti prima dell’avvento della società di massa

In questo senso, i clubs della Rivoluzione francese furono il primo tentativo di mettere in comunicazione i rappresentanti del popolo (i deputati) con il soggetto che intendevano rappresentare (il popolo).

I progenitori dei partiti moderni furono i clubs (i giacobini, i girondini ecc.) che animarono la Rivoluzione francese dell’estate del 1789. In quei giorni infuocati, la capitale francese era percorsa da gruppi di deputati dell’Assemblea nazionale che si riconoscevano negli stessi ideali e nelle stesse proposte politiche e che cercavano sedi stabili in cui confrontarsi e in cui elaborare la propria strategia politica. Queste prime e rudimentali formazioni politiche non solo dovevano assicurare il dibattito interno al gruppo dei deputati, ma dovevano anche confrontarsi con le forze sociali che agivano fuori dall’Assemblea nazionale: i sansculottes, gli operai e i contadini, le donne ecc.

In Italia i primi partiti erano associazioni di notabili

L’incisione rappresenta una riunione al club dei giacobini. L’oratore è Maximilien Robespierre.

I rappresentanti dell’estrema sinistra alla Camera dei deputati, dopo le dimissioni del governo Crispi, il 5 marzo 1896.

410

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche

Nei primi cinquant’anni di vita politica del Regno d’Italia (1860-1910) non si formarono veri e propri partiti. Destra e Sinistra storica non erano partiti strutturati e organizzati con programmi e ideologie alternative, ma gruppi di deputati di orientamento liberale che si differenziavano su singole questioni, ma che condividevano la medesima tavola di valori. Fino alla conquista del suffragio universale (1912), i deputati che venivano eletti nel Parlamento italiano non esprimevano ideologie radicalmente alternative, che militavano in organizzazioni politiche diverse; erano piuttosto notabili di provincia che esprimevano gli interessi dell’élite sociale dei rispettivi distretti elettorali.


La crisi dei partiti

PARTITI E RAPPRESENTANZA

I partiti e la Costituzione La Repubblica italiana nata dalla Resistenza al nazifascismo è stata chiamata «repubblica dei partiti» proprio per sottolineare il ruolo fondamentale svolto dai partiti nella costruzione della democrazia dopo vent’anni di dittatura fascista. La stessa carta costituzionale riconosce esplicitamente l’importanza dei partiti nell’articolo 49, che recita: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale. I partiti, dunque, sono considerati uno strumento attraverso il quale i cittadini possono esercitare concretamente la sovranità popolare. In questo senso, i partiti sono considerati dei formidabili «organizzatori» di consenso e di partecipazione.

RIFLETTIAMO INSIEME

CAMPO SEMANTICO I termini elencati qui sotto costituiscono una parte del campo semantico legato all’argomento di questo approfondimento. A coppie o piccoli gruppi leggete queste parole, ricercate nel dizionario quelle che non conoscete e arricchite l’elenco con altri termini che vi vengono in mente. finanziamento

zione associa lotta

consenso

destra

comizi

ione opposiz

centro

sinistra

torale na elet campag

Fino agli anni Settanta-Ottanta del Novecento i cittadini italiani hanno dimostrato una grande fiducia nei partiti, sia iscrivendosi a milioni nelle loro organizzazioni e partecipando attivamente alla loro vita interna, sia votando in massa alle elezioni politiche (l’Italia è stata a lungo uno dei Paesi con il più alto tasso di partecipazione elettorale). Oggi le cose sono molto cambiate: all’inizio degli anni Novanta del Novecento, infatti, l’inchiesta «Mani pulite» della magistratura di Milano ha svelato il meccanismo di finanziamento dei partiti, basato su una vasta corruzione e un rapporto illecito tra politica ed economia. La corruzione del sistema dei partiti ha screditato gran parte della classe politica, facendo aumentare la disaffezione degli elettori. Dagli anni Novanta a oggi, ogni elezione ha visto diminuire il numero degli italiani che hanno scelto di esercitare il proprio diritto di voto.

gia ideolo tesseramento

Utilizzate le seguenti domande per condurre una discussione in classe e confrontare le vostre idee. 1. Il suffragio universale è senza dubbio una delle più grandi conquiste a favore della democrazia. Secondo voi, per esercitare questo diritto, servono solo requisiti anagrafici o ci si dovrebbe preparare con scrupolo? 2. Cosa dovrebbe fare un buon cittadino per esercitare il diritto di voto con piena consapevolezza? 3. A vostro parere, il voto è un solo un diritto o anche un dovere? Argomentate la vostra risposta.

propaganda

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche

411


SI M NTE AP S PA I E

DIDATTICA INCLUSIVA

Lezione 39 Temi e problemi dell’Europa industriale

BES

L’industrializzazione, iniziata nel Regno Unito nella seconda metà del Settecento, introdusse profondi cambiamenti nella società. Alla disponibilità di una quantità prima sconosciuta di merci si contrapponevano le durissime condizioni di lavoro e di vita degli operai salariati e delle loro famiglie. Dopo una prima fase di protesta violenta (luddismo) gli operai diedero vita ad associazioni per lottare contro lo sfruttamento. Intanto si sviluppava una riflessione sulla società industrializzata: alle teorie dei pensatori socialisti utopisti si contrapponeva il socialismo scientifico di Marx ed Engels. Lezione 40 Una nuova stagione dell’industrializzazione Tra il 1870 e il 1914 il processo di industrializzazione si estese a molti Stati europei, agli Stati Uniti e al Giappone. Questa fase (seconda rivoluzione industriale) fu caratterizzata dallo sviluppo dell’industria siderurgica e chimica. Dopo il 1873 l’economia mondiale fu colpita da una crisi di sovrapproduzione che spinse oltre 20 milioni di europei a emigrare. Gli Stati industrializzati imposero dazi doganali sui beni prodotti all’estero per proteggere le industrie nazionali. Gli industriali si allearono tra loro, con trust o cartelli, per limitare la concorrenza. Si cercò anche di organizzare il lavoro per produrre di più riducendo i costi, per esempio con la catena di montaggio. Lezione 41 La società di massa Nel mondo occidentale milioni di uomini e donne, grazie all’aumento dei salari e all’abbassamento dei costi di molte merci, cominciarono a godere di una parte dei beni prodotti: nasce la società di massa. Molti Stati europei si impegnarono in una seria politica per l’istruzione di base, introducendo, tra il 1870 e il 1900, la scuola elementare obbligatoria e gratuita. Lezione 42 Gli sviluppi politici della società di massa La popolazione maschile ottenne un progressivo allargamento del diritto di voto (suffragio). L’aumento degli elettori portò alla nascita dei partiti di massa. Crebbero anche le organizzazioni sindacali a difesa dei lavoratori.

412

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche


A A

DIDATTICA INCLUSIVA

BES

Completa la mappa dell’Unità inserendo le parole mancanti. Popolazione – Emigrazione – Nuovi settori produttivi – Sovrapproduzione – Trust – Nuove classi sociali – Sindacati • Nuove tecnologie • Nuove fonti energetiche •

RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Crescita della

SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

causa Questione sociale

affrontata da

SOCIETÀ DI MASSA

• Associazioni operaie •

caratterizzata da

• Socialismo

Prodotti agricoli a basso costo

Allargamento dei consumi a

Crisi economica causa

Protezionismo e cartelli

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche

413


VE RI FI CA

1. Completa il testo inserendo corretamente i termini elencati. Attenzione: non tutti sono da utilizzare.

scelta – dure – invalidità – semplici – 12 – salubri – salari – tutela – servizi – disoccupazione – quartieri – abitazioni – 14 – appartamenti – malsane Per molto tempo gli operai nelle industrie subirono condizioni di lavoro molto …………………………………………………. Le fabbriche erano poco sicure e ………………………………………………… e gli operai lavoravano fino a …………………………… o …………………………… ore al giorno. I ………………………………………… erano molto bassi e i lavoratori non avevano nessuna ………………………………………… in caso di …………………………………………, di malattia o di …………………………………………………. I ………………………………………………… che ospitavano i lavoratori e le loro famiglie erano quasi sempre costituiti da ………………………………………… piccole, prive di ………………………………………… igienici e ammassate l’una sull’altra. 2. Completa lo schema inserendo le parole o le espressioni opportune. Produzione di ………………………………………… e ………………………………………… Siderurgica Realizza ……………………………………………………………………………………………………

Sviluppo dell’industria Chimica

Produzione di ………………………………………………, medicinali, materie ………………………………………………, coloranti sintetici

3. Collega ciascuna ipotesi formulata nella colonna di sinistra alla situazione di mercato corrispondente nella colonna di destra. 1. La domanda è uguale all’offerta.

a. Il mercato deve espandersi. I prezzi salgono perché le merci disponibili sono poche e la loro richiesta è alta.

2. La domanda è superiore all’offerta.

b. Il mercato è in equilibrio.

3. La domanda è inferiore all’offerta.

c. Il mercato è in crisi. I prezzi crollano perché le merci prodotte sono troppe e non vengono acquistate.

4. Colloca sulla linea del tempo la fase economica corrispondente a ciascuno dei tre decenni indicati. Attenzione: non tutte le fasi elencate vanno inserite. industrializzazione del resto d’Europa – ripresa economica – crisi di sovrapproduzione – seconda rivoluzione industriale – prima rivoluzione industriale – industrializzazione dell’Inghilterra

1850

414

1860

1870

1880

1890

1900

......................................................

......................................................

......................................................

......................................................

......................................................

......................................................

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche


5. Collega con una freccia i termini nella colonna di sinistra alle definizioni nella colonna di destra. 1. Protezionismo

a. Dominio di un settore del mercato da parte di una serie di aziende collegate tra loro.

2. Dazi doganali

b. Metodo di lavoro che consiste nella collocazione di un pezzo da lavorare su un nastro mobile, che scorre permettendo agli operai di compiere un’operazione assegnata in un dato tempo.

3. Trust 4. Cartello

c. Fusione di imprese di diverso tipo.

5. Monopolio

d. Accordi tra più imprese dello stesso settore per stabilire criteri di produzione e di vendita di un prodotto.

6. Oligopolio

e. Dominio di un settore del mercato da parte di una sola azienda.

7. Catena di montaggio

f. Politica economica finalizzata a proteggere i beni dell’industria nazionale rispetto alla concorrenza straniera. g. Produzione di migliaia di pezzi tutti uguali.

8. Produzione in serie

h. Tasse imposte sulle merci importate dall’estero.

6. Completa lo schema inserendo al posto dei puntini le possibilità che aveva una persona che viveva alla fine del XIX secolo. Istruzione

Tempo libero

Accesso alla scuola

Passeggiare, fare sport, assistere a eventi …………………………………………………

…………………………………………………………………

obbligatoria e gratuita

Possibilità

Modo di viaggiare

Potere d’acquisto

Auto propria, tram, treno,

Acquisto di merci di diverso tipo anche nei ………………………………………………

……………………………………………………, nave

7. Completa lo schema indicando le conseguenze dell’allargamento del suffragio alla fine dell’Ottocento. Allargamento del suffragio

………………………………………….

………………………………………….

………………………………………….

………………………………………….

………………………………………….

………………………………………….

………………………………………….

………………………………………….

………………………………………….

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche

415


VE RI FI CA

8. Esegui sulla carta le attività indicate.

• Indica con simboli diversi gli Stati in cui il suffragio universale maschile fu introdotto: – prima del 1890; – tra il 1890 e il 1917; – dopo il 1918.

9. Rispondi alle domande. a. Quale fu il primo partito di massa della storia?

...........................................................................................................................................

..............................................................................................................................................................................................................................................................

b. A quale fascia di popolazione si rivolgevano in particolare i partiti di massa?

..................................................................

..............................................................................................................................................................................................................................................................

c. Qual era lo scopo delle organizzazioni sindacali?

.......................................................................................................................................

..............................................................................................................................................................................................................................................................

d. Quali lotte furono condotte dai sindacati alla fine dell’Ottocento? ............................................................................................... ..............................................................................................................................................................................................................................................................

e. Quale strumento usarono nelle lotte sindacali? ........................................................................................................................................... ..............................................................................................................................................................................................................................................................

416

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche


FACCIAMO STORIA INSIEME

Quali requisiti per il diritto di voto? Lydia Becker (1827-1890), autrice di questo documento, è stata fra le più prestigiose militanti e dirigenti del movimento delle suffragette britanniche, segretaria della Società nazionale delle donne suffragette di Manchester.

La posizione politica delle donne non è mai stata completamente uguale a quella degli uomini. Ma nel passato non era così nettamente dominata come è avvenuto dopo che l’estensione generale del diritto di voto a metà della popolazione (quella maschile) ha posto l’altra metà in condizione relativamente peggiore. Oggi tutte le richieste di potere politico basato sul rango, la ricchezza, l’intelligenza, l’istruzione, stanno cadendo in discredito, e il solo requisito del sesso è considerato l’unico titolo per i diritti politici nella richiesta di suffragio universale maschile. Nessuna forma di governo, dunque, ignora i diritti politici delle donne in modo così assoluto come una moderna democrazia […]. Tipo di documento: testo scritto Autore: Lydia Becker Epoca: 1873

COMPRENDO IL TESTO A coppie rispondete alle domande dopo aver letto il testo, quindi confrontate le risposte con quelle dei vostri compagni. 1. A quale elemento Becker fa risalire il peggioramento relativo della discriminazione delle donne? Perché? 2. Quali altri elementi, al di là dell’identità di genere, stanno cadendo in discredito per l’ottenimento dei diritti politici? 3. Quale valutazione dà Becker della moderna democrazia rispetto alle rivendicazioni del movimento delle suffragette? 4. In che senso la conquista del suffragio universale maschile mette a nudo le contraddizioni della democrazia di fine Ottocento?

SVILUPPO LE COMPETENZE Utilizzate le seguenti proposte di lavoro per confrontare le vostre idee e opinioni. Il principio cardine della democrazia è la sovranità popolare, nel senso che in una democrazia effettiva il potere appartiene al popolo (come recita l’art. 1 della Costituzione italiana). Dai tempi dell’Atene di Pericle (V secolo a.C.) a oggi la democrazia ha assunto varie forme: oggi la forma prevalente è quella della «democrazia rappresentativa», secondo la quale i cittadini elettori (che rappresentano la sovranità popolare) eleggono dei loro rappresentanti in Parlamento. Un’altra forma di democrazia è la «democrazia diretta», in base alla quale il popolo esercita direttamente, senza deleghe, la propria sovranità: accadeva così ad Atene e accade ancora oggi in occasione dei referendum. Secondo voi, può chiamarsi democrazia una forma di governo che non riconosce alle donne la piena cittadinanza politica? Facendo una ricerca, scoprite in quali Paesi al mondo è ancora oggi limitato il diritto di voto alle donne. Cercate inoltre informazioni sui possibili motivi e discutetene in classe.

Unità 11 ( Le trasformazioni sociali ed economiche

417



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Piano dell’opera

Alla scoperta della storia L’età moderna Volume 1 + DVD

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Alla scoperta della storia

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Guida per il docente + DVD + CD Audio MP3

Cittadinanza e Costituzione

Codici per adozioni e pack vendita (modalità mista di tipo b - cartaceo e digitale) Volume 1 + Quaderno delle competenze 1 + Storia antica + Cittadinanza e Costituzione + DVD M.I.O. BOOK Volume 1 + Quaderno delle competenze 1 + Cittadinanza e Costituzione + DVD M.I.O. BOOK Volume 1 + Quaderno delle competenze 1 + DVD M.I.O. BOOK Volume 1 + Cittadinanza e Costituzione + DVD M.I.O. BOOK Volume 1 + DVD M.I.O. BOOK Volume 2 + Quaderno delle competenze 2 + DVD M.I.O. BOOK Volume 3 + Quaderno delle competenze 3 + DVD M.I.O. BOOK

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L’età moderna

ISBN 978-88-472-3305-8 ISBN 978-88-472-3306-5 ISBN 978-88-472-3307-2 ISBN 978-88-472-3308-9 ISBN 978-88-472-3291-4 ISBN 978-88-472-3309-6 ISBN 978-88-472-3310-2

Il corso è disponibile anche nella modalità di tipo c (solo digitale) su www.scuolabook.it

• Audiolibro integrale a cura di speaker professionisti • Alta leggibilità (formato ePub) con testo modificabile • Servizio di traduzione e dizionario di italiano integrato

Realtà Aumentata: inquadra la pagina con il tuo dispositivo e accedi ai contenuti digitali Prezzo di vendita al pubblico Volume 2 + DVD M.I.O. BOOK

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Didattica per competenze Attività linguistiche e grammaticali Atlante geostorico integrato Apprendimento cooperativo Competenze di cittadinanza

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