Cleopatra - La Regina delle regine

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Imprese eroiche, vita quotidiana e curiosità di uomini e donne che hanno lasciato una traccia significativa nella storia.

Claudio Elliott

Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE,­ GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d).

Cleopatra 69 a .C. – 30 a .C.

Dall’infanzia, prima felice poi tormentata, alla salita al trono a soli 18 anni, ai trionfi in Egitto, nella lussureggiante cornice del fiume Nilo, il racconto ripercorre la gloria e lo splendore, ma anche le fragilità, la sconfitta e la morte di questa donna straordinaria.

cleopatra

Cleopatra, faraone d’Egitto dal 51 al 30 a.C., fu la donna più potente dell’antichità; era intelligente, astuta e molto colta. Riuscì a far innamorare di sé Giulio Cesare e Marco Antonio, dando sicurezza e stabilità al suo regno.

Claudio Elliott insegna in una scuola media di Potenza. è un affermato scrittore per bambini e ragazzi.

E 7,50

Raffaello Editrice

Il libro è dotato di approfondimenti online su www.raffaellodigitale.it

Claudio Elliott

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La Regina delle regine



IL MULINO A VENTO Per volare con la fantasia

Collana di narrativa storica per ragazzi


Editor: Paola Valente Redazione: Emanuele Ramini Ufficio stampa: Salvatore Passaretta Team grafico: Letizia Favillo 1a Edizione 2012 Ristampa 7 6 5 4 3 2 1

2019 2018 2017 2016 2015 2014 2013

Tutti i diritti sono riservati © 2012 Raffaello Libri Srl Via dell’Industria, 21 60037 - Monte San Vito (AN) www.raffaelloeditrice.it www.grupporaffaello.it e-mail: info@ilmulinoavento.it http://www.ilmulinoavento.it Printed in Italy

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Claudio Elliott

CLEOPATRA

La Regina delle regine Al tempo degli Egizi

Illustrazioni di

Mauro Marchesi



Il suonatore di flauto Alessandria d’Egitto, 59 a.C.

Alla piccola principessa Cleopatra piaceva ascoltare

il suono del flauto. Era solita sedersi con le compagne nel cortile della reggia e osservare il padre che faceva uscire quelle note così melodiose dallo strumento. Seguiva incantata le dita che andavano su e giù, le labbra che soffiavano leggere e quei suoni che balzavano fuori quasi per magia. Le sembrava un miracolo che una persona potesse creare musica con una semplice canna di legno. Suo padre, il faraone Tolomeo XII, comandava su vaste terre al di qua e al di là del Nilo ma trovava sempre il tempo per organizzare feste, durante le quali si esibiva con il suo strumento. E quando la figlia Cleopatra gli chiedeva di suonare a palazzo, lui le faceva un sorriso e una carezza, prendeva il flauto e iniziava uno spettacolo solo per lei e per le sue amiche.

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La prima volta che Cleopatra aveva ascoltato quella musica divina aveva otto anni. Era andata a svegliare il padre, come faceva spesso, percorrendo i lunghi corridoi della reggia. Aveva guardato ammirata le scene di caccia e di guerra dipinte alle pareti e si era lasciata incantare dalle imponenti statue degli dei egizi piÚ importanti: Iside, Osiride, Horus, Anubi e Seth, il dio del caos. Appena giunta vicino alla camera, si era fermata: un suono lungo e prolungato, e poi uno sottile, e poi altre note che si inseguivano come uccellini in volo sembravano provenire da lÏ dentro. Era entrata in punta di piedi e si era nascosta. Il padre era al centro della stanza e le volgeva la schiena. Era vestito con un semplice gonnellino e una tunica corta. Di certo il popolo dentro la storia... non lo avrebbe mai immaginato in quell’aspetNelle cerimonie pubbliche il fato casalingo, senza sfarzo raone aveva il viso truccato ed era vestito in modo molto regale. e senza lusso, senza trucLe sue vesti erano ricche e sontuose, e il corpo era abbellito da co e senza parrucca. Il bracciali, anelli, orecchini e una popolo era abituato a vecorona. In genere, almeno nei mesi invernali, copriva il capo con dere il faraone in tutt’aluna parrucca profumata. tra veste.

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Quel giorno la piccola Cleopatra si era fermata, quasi ipnotizzata, a osservare suo padre che suonava in modo celestiale musiche di sua invenzione e ne era rimasta colpita a tal punto che si era commossa.

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Un giorno, però, il flauto non suonò più: il padre Tolomeo fu cacciato dal trono e fu costretto a fuggire all’estero. Cleopatra andò con lui. Alcuni cortigiani, qualche amico nobile e le tante persone che componevano la servitù accompagnarono la famiglia reale in esilio, sistemandosi su cavalli e cammelli. Durante il lungo ed estenuante viaggio, Cleopatra si accorse che il padre era sempre più triste e umiliato. Avrebbe voluto consolarlo ma non sapeva cosa dirgli. Finalmente un giorno si fece coraggio. – Padre, perché fuggiamo? Chi ci ha fatto del male? – gli chiese. Il faraone osservò con dolcezza quella bella bambina di undici anni, che forse un giorno sarebbe salita al trono e le accarezzò il viso. – Mia cara figlia, mi chiamano Aulete, cioè “il pifferaio”, e questo non è un complimento – le rispose. – Perché no? – I sudditi dicono che preferisco le feste e i concerti al loro benessere.

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La principessa osservò la testa calva del padre, il trucco poco curato, le vesti umili: era un re in esilio e non aveva più niente di regale. Provò a risollevargli il morale. – Ma… ti sbagli. I tuoi cittadini ti adorano. – Oh, no. I cittadini sono come canne al vento, si piegano al primo soffio. Se qualcuno dice loro che il faraone è bravo e attento al benessere di tutti, essi ci credono e lo adorano, ma se dicono al popolo che il faraone è un buono a nulla, ci credono lo stesso, cambiano parere. Specialmente se sono i sacerdoti ad affermarlo... E ora l’Egitto è senza governo. Erano sotto il sole del deserto, non c’era una nuvola in cielo, il caldo prendeva la gola. Cleopatra aveva sete. Dopo giornate e giornate passate sul dorso del cammello aveva dolori dappertutto, ma era felice perché stava parlando col padre di cose importanti. – Cosa possiamo fare, allora? – gli chiese. – Beh – disse Tolomeo, sorridendo, – la prima cosa da fare in questo momento è cercare un posto dove riposare, bere e mangiare. – E fare pipì – concluse lei. Il padre le carezzò la testa, sentendo sotto le dita i suoi capelli morbidi come seta.

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La carovana entrò a Tiro e si avvicinò alla zona del mercato, chiassosa e profumata di frutta e spezie. Ampie stuoie erano stese sopra le bancarelle per creare ombra e refrigerio. Giunti presso alcune fontane, il faraone ordinò a tutti di scendere dagli animali per abbeverarsi. Ogni componente del gruppo si buttò sull’acqua, gli animali lottavano con gli uomini per averne poche gocce. Tolomeo aspettava che ognuno si dissetasse. Osservò quei pochi sudditi fedeli e i familiari, tra cui spiccava per eleganza Cleopatra, tutta vestita di bianco. Guardandola, il faraone si scosse dai suoi pensieri e si rese conto che sua figlia era stata l’unica che non si era avventata sull’acqua con avidità ma la raccoglieva nel palmo della mano e da lì beveva con eleganza e portamento non comuni per una bambina della sua età. Aveva uno stile tutto speciale, uno stile da regina! Come tutti si furono abbeverati, Tolomeo si alzò, accarezzò la bisaccia e sentì sotto le sue dita la forma del flauto. Questo gesto gli diede un po’ di conforto.

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L’esilio a tiro

Il faraone fuggiasco e sua figlia furono ospitati da al-

cuni amici in una stupenda villa sulla collina, da dove si godeva la vista del mare con le sue bianche barche che galleggiavano leggere sull’acqua. Per giorni la piccola Cleopatra provò finalmente una sensazione di pace e serenità. Era vero, non era ad Alessandria, non era nella sua reggia, ma da quando si svegliava in un letto e non più in una tenda e si sedeva su divani soffici e non più tra le gobbe puzzolenti di un cammello, ne era sollevata. Forse anche in esilio si poteva stare bene. I comodi divani, le ampie sale con i marmi lucenti, l’aria fresca che circolava nei saloni le davano una sensazione di benessere. Alle sue narici arrivarono gli odori invitanti della cucina e la cosa la consolò. Era da tanto tempo che non mangiava decentemente.

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– Sto proprio bene qui, tanto che potrei mettermi pure a studiare – disse al padre, che era andato a trovarla nella sua stanza. – Certo, mia principessa. Hai un bell’aspetto, ma questo deve essere accompagnato da un grande sapere. Leggi tanti libri, solo così sarai una regina perfetta e solo così sarai in grado di dominare il popolo. – Sì, è meglio dominare che essere dominati! – pronunciò di getto Cleopatra, fissando il padre. – Brava. E sappi che per dominare occorrono molti soldi. – Ma siamo fuggiaschi, abbiamo lasciato tutto in Egitto... Il padre le sorrise. – No, non è così. Mi sono portato dietro il tesoro reale: una nave intera piena di oro e pietre preziose è ancorata nel porto. – Quindi mia sodentro la storia... rella Berenice non ha molto e non andrà Berenice, la sorellastra di Cleolontano. patra, voleva diventare regina e aveva fatto di tutto per far allonTolomeo la fissò. tanare Tolomeo dall’Egitto. – No, non ha molti soldi – le rispose. – Quando rientreremo in Egitto, tu, come mia erede, sarai potente perché ricchissima.

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Lei lo abbracciò, ma non pianse: il suo cuore sì, ma gli occhi erano asciutti. – Adesso devo prepararmi – aggiunse Tolomeo. – Domattina mi recherò a Roma per parlare con alcuni nostri alleati che possono aiutarci a riprendere il trono. – E io che farò senza di te? – Mio tesoro, tu hai gli amici, gli insegnanti e la tua ancella personale. – Non mi daranno il tuo affetto, padre. – No, ma ti prepareranno per dominare e non per essere dominata! La mattina dopo, quando la giovane principessa vide la nave del padre che stava per partire, fu presa da un senso di angoscia e di paura. Cosa gli sarebbe successo? I romani si sarebbero rivelati fedeli come dicevano? E lei? Sarebbe un giorno diventata regina? Quei pensieri furono interrotti da una voce: era il maestro che la chiamava per la lezione di filosofia. Quel maestro le piaceva, parlava di cose importanti con accento greco, insegnava in modo strano, non stando fermo ma camminando lungo i corridoi e nei giardini.

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Le sue lezioni erano sempre divertenti: lui le arricchiva con racconti, leggende, episodi epici… A Cleopatra piaceva specialmente quando raccontava degli uomini e delle donne che avevano mostrato coraggio nei momenti dolorosi della vita, delle gesta memorabili di eroi e di eroine. Spesso immaginava che le storie si riferissero anche a lei, sola, in terra straniera, senza il trono e senza il padre. Quel giorno la principessa e il maestro si erano seduti in un ampio e ombreggiato patio, ricco di fiori e di piante, tra cui volavano uccelli dal canto melodioso. – Cosa sai di quello che sta succedendo in Egitto? – gli chiese Cleopatra. – So che Berenice, tua sorella, ha sposato il principe Archelao. – Mia sorella… è una sorellastra, tanto per cominciare! – Cosa da poco... – Ed è antipatica! Mi guarda sempre dall’alto in basso, mi considera un’estranea e non la figlia dello stesso padre. Lo ha sempre fatto! – Un giorno ci sarai tu su quel trono – la consolò il maestro. – Se non mi fa uccidere prima! – sospirò Cleopatra.

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Il maestro la fissò inorridito. – Ma che dici? Non lo farà mai! – Non conosci le donne, maestro – rispose la piccola principessa, parlando come un’adulta. – Sarà… comunque a Roma tuo padre troverà alleati e ti metterà sul trono appena maggiorenne. – Sì, ma dovrò aspettare ancora sette anni. – Sei, mia cara. Domani compi dodici anni.

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il ritorno ad alessandria Tre anni dopo

Tolomeo ritornò dopo tre anni di incontri politici,

ambascerie, umilianti rifiuti e altrettanto esaltanti promesse d’aiuto. Cleopatra aveva quasi quindici anni e per andargli incontro si preparò con cura. Fece un lungo bagno in essenze odorose e oli vegetali, profumò le ascelle con farina d’avena e polvere d’incenso, poi, aiutata dalla sua ancella, si truccò il viso. Gli occhi allungati verso l’esterno le imprimevano un’espressione veramente regale. Infilò poi la parrucca, lunghissima, con ciocche ondulate e bicolori, mentre le fu profumato il corpo con una crema aromatizzata. Durante la vestizione, l’ancella le sussurrò: – Sei la più bella tra le belle, mia principessa. Tuo padre sarà orgoglioso di te. Ti ha lasciato bambina e ti ritrova donna.

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Le unghie delle mani e dei piedi le furono decorate di rosso acceso, le mani adornate con anelli e le braccia con braccialetti. Indossò infine un abito a tubo, lungo fino alla caviglia, retto da due spalline. Appena fu pronta, si guardò un po’ imbarazzata nel grande disco d’argento che fungeva da specchio come in attesa di conferma. Sorrise. Indossò quindi i sandali infradito, si mise una cavigliera e fu condotta al cospetto del padre. Aveva aspettato per anni quel momento e adesso sentiva il cuore in tumulto: la gioia di rivederlo, il desiderio di riascoltare il suono del flauto… – Sei stupenda, figlia mia! Semplicemente stupenda! – disse Tolomeo con voce commossa, abbracciandola. A lei invece il padre parve invecchiato. Lesse nei suoi occhi un velo di stanchezza e di delusione, ma cercò comunque di nascondere le sue emozioni. – Allora, padre, quando rientriamo ad Alessandria? – Presto. E ci torneremo a testa alta. – Che vuol dire presto? – Non appena avremo eliminato tutti quelli che ci hanno tradito!

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– E chi ci aiuterà? – I romani. – I romani… Fin da quando ero bambina parli di questi romani come se fossero degli dei o dei semidei. Saranno loro a comandare, allora? – No, sarò io a farlo. Ma grazie ai romani. Cleopatra si rese conto che Tolomeo mostrava una fiducia incondizionata verso quel popolo, una fiducia forse esagerata. Lei invece aveva dei dubbi che non volle rivelargli. – Allora, padre, tutto si risolverà! – gli disse fiduciosa. – Certo. Ehi, ma fatti guardare ancora: sei proprio bellissima, sei una vera principessa!

Dopo poche settimane cominciarono i preparativi per il ritorno del faraone e del suo seguito ad Alessandria. Cleopatra, in un andirivieni incessante tra le stanze del palazzo, seguiva tutto con attenzione: badava che si riempissero con criterio le sacche con i vestiti, si prendeva cura che i gioielli fossero ben nascosti nei bauletti di pelle, ordinava alle ancelle cosa gettare via e cosa invece portare ad Alessandria, dove sistemare sandali e

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scarpe di cuoio, come stipare i vasi dei profumi e degli incensi. Era eccitata: tornava finalmente in patria, tornava al trono che l’aspettava. Il viaggio fu lungo e non senza pericoli. A capo delle truppe romane che li scortavano c’era un comandante dall’aspetto fiero e orgoglioso, con un corto gonnellino e un corpetto di cuoio. Alcune borchie sulle spalle indicavano il suo grado. Appena l’uomo vide tra i soldati la figura esile di quella ragazzina su un cammello che ruminava senza sosta, le si affiancò col suo cavallo. – E tu chi sei? – Cleopatra, la figlia del faraone. E tu? dentro la storia... – Il comandante Marco Antonio era nipote di Giudella cavalleria romalio Cesare e suo luogotenente. Divenne in seguito un importanna, Marco Antonio. te uomo politico romano. Domani ci sarà battaglia, è meglio che ti rifugi nelle retrovie. – Battaglia? Perché? – Credevi di rimpatriare senza colpo ferire? A Pelusio ci aspettano i tuoi nemici, con a capo Archelao.

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