Luciano Marasca
Da un altro mondo
STORIA E STORIE
La storia raccontata da grandi storie per ragazzi
Luciano Marasca
STORIA E STORIE
Un racconto ai tempi di Cristoforo Colombo
Luciano Marasca
BN IS
9
do 0 on a 4m asc 96 r o 0 tr a al o M 72 un ian 8-4 a 8 D Luc 87
È nato a Filottrano, in provincia di Ancona. Dopo aver esercitato per alcuni anni la professione di sociologo a Roma, ha lavorato nella cooperazione internazionale per gli aiuti allo sviluppo in Ecuador, Argentina, Colombia e, recentemente, in Perù. Ha viaggiato a lungo in Brasile e in America centrale. Dal 1991 è insegnante di scuola primaria e segue con particolare interesse l’accoglienza e il successo scolastico dei bambini stranieri.
Ai primi di ottobre del 1492, sull’isola di Guanahani, nell’oceano Atlantico, il giovane Oxe e i membri della sua tribù vivono ancora una vita tranquilla. Immersi in una natura rigogliosa, le loro giornate sono scandite dalle attività abituali: la caccia, la pesca, i divertimenti. Ma alcuni segni inquietanti fanno presagire l’irrompere di una sconvolgente novità: l’arrivo di Cristoforo Colombo in America. È il primo e fugace incontro tra due civiltà lontane, visto dagli occhi colmi di stupore di un ragazzino indigeno. Tre anni dopo, il navigatore genovese farà ritorno sull’isola, ma gli uomini bianchi, da lui capitanati, non mostreranno verso la popolazione locale lo stesso atteggiamento amichevole dell’inizio.
Un racconto ai tempi di Cristoforo Colombo
Completano la lettura: Approfondimenti finali F ascicolo di comprensione del testo S chede interattive su www.raffaellodigitale.it
I S B N 978-88-472-2503-9
Online: approfondimenti e schede didattiche www.raffaellodigitale.it Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n°633, art. 2 lett. d).
Da un altro mondo
Guanahani, 1492.
€ 9,00
9
788847 225039
Collana di narrativa per ragazzi
Editor: Paola Valente Redazione: Emanuele Ramini Ufficio stampa: Salvatore Passaretta Team grafico: Claudio Ciarmatori Approfondimenti: Elena Frontaloni Schede didattiche: Elena Frontaloni
IIa Edizione 2016 Ristampa
7 6 5 4 3 2 1 0
2022 2021 2020 2019 2018 2017 2016
Tutti i diritti sono riservati © 2007
Raffaello Libri Srl Via dell’Industria, 21
60037 Monte San Vito (AN)
e–mail: info@ilmulinoavento.it http://www.grupporaffaello.it Printed in Italy
È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.
Luciano Marasca
Da un altro mondo
Capitolo
1
Oxe
Isola di Guanahani, ora San Salvador, nell’arcipelago delle Bahamas. Prima settimana di ottobre del 1492
Quella mattina mi svegliai più presto del solito.
Ero in preda a una strana eccitazione che non mi aveva quasi fatto dormire per tutta la notte. Scesi velocemente dall’amaca e attraversai di corsa il villaggio. Mi accorsi che era praticamente deserto: c’erano solamente alcune madri con i loro bambini piccoli e pochi anziani che sonnecchiavano ancora, sdraiati sulle stuoie, vicino alla porta o all’interno delle loro capanne. Era stata una notte afosa e la giornata, benché il sole si fosse levato da poco, si preannunciava caldissima. Non spirava un alito di vento. La gente non aveva fatto altro che cercare refrigerio per tutta la notte. – Come si fa a dormire con questo caldo? – sentii borbottare la vecchia Alisha, che abitava al bordo del villaggio, mentre conversava con Zeon, la vedova del capo, deceduto qualche mese prima. – Sono anni che non ricordo un caldo così – confermava questa, di rimando. Tutte e due erano sedute davanti all’uscio della capanna di Alisha, sgranocchiando pannocchie di mais arrostite. 5
Capitolo 1
Ad un tratto mi videro passare. – Dove corri di così prima mattina, Terribile Iguana? – mi gridò Zeon. – Il caldo non ha fatto dormire neanche te, eh? – gridò a sua volta Alisha. – Non possono essere state le pene d’amore. Sei ancora giovane per questo! Ridacchiarono entrambe. Fui tentato di ignorarle, non tanto per la battuta quanto per l’appellativo, Terribile Iguana, con cui gli anziani amavano chiamarmi al villaggio e che francamente ho sempre detestato. “Il mio nome è Oxe, figlio di Mouchi e Canvine, e Oxe vorrei che tutti mi chiamassero, senz’altri fronzoli o soprannomi” pensai di ribattere. Comunque, per rispetto dell’età delle due, rallentai il passo e risposi educatamente: – Vado in spiaggia a vedere se oggi c’è qualche novità. – Vai, vai, figliolo, ma novità non ne troverai né oggi né domani, come non ci sono state nei giorni scorsi – mi rispose Zeon. Allungai di nuovo il passo, mentre le due anziane continuavano a borbottare tra loro. – È il caldo, ti dico, che non fa dormire la gente. E mette strane idee in testa – diceva una. – E come no, è solo quello il motivo delle chiacchiere che ci sono – ribadiva l’altra. Dopo pochi istanti ero in spiaggia. Gruppi di persone si erano già radunati, più insonni di me, sulla riva del mare, che si presentava piatto come una tavola. La maggior parte di loro scrutava l’orizzonte, in piedi o seduta. Alcuni chiacchieravano o scherzavano, i bambini si rincorrevano sulla spiaggia e tra gli alberi. Praticamente tutta la gente del villaggio era lì. 6
Oxe
Per il momento io non avevo nessuna voglia di giocare. Ancora mi covava dentro quella strana agitazione che da qualche giorno accomunava un po’ tutti noi del villaggio della Spiaggia di Sale. Scorsi mio padre tra la folla, mi avvicinai e gli toccai leggermente la mano, salutandolo. – Buongiorno, padre – gli dissi – Buongiorno, figliolo – rispose lui, accennando un sorriso. Poi mi cinse affettuosamente le spalle con un braccio. Mi voltai, cercando con lo sguardo mia madre che era seduta all’ombra di una palma e allattava Zeon, la mia sorellina più piccola, che si chiamava come la vedova del capo. “Ha quasi due anni, già cammina, parla, corre e ruzzola… e ancora poppa dal seno della mamma come fosse un bambino appena nato!” pensai un po’ infastidito. Immerso in questi pensieri, guardavo la gente che scrutava l’orizzonte e sinceramente non capivo cosa stesse aspettando. Mi sorpresi a sbadigliare. Garbatamente mi svincolai dall’abbraccio di mio padre e mi decisi a raggiungere gli altri ragazzi della mia età, che ora stavano facendo una gara di capriole tra i ciuffi d’erba e le piccole dune di sabbia. Mi cimentai anch’io in una capovolta, quando un coro di voci maschili richiamò la nostra attenzione. – Là, là! Sono là!!! – gridavano tutti, segnalando con le braccia protese verso l’estremità di un’insenatura. Vedemmo sbucare due canoe che procedevano nella nostra direzione. Le riconobbi: erano di un paio di giovani del nostro villaggio. Navigavano però troppo lentamente per giustificare l’ansia con cui le attendeva la gente sulla spiaggia e troppo velocemente per essere reduci da una fruttuosa partita di pesca. Non sembrava proprio che avessero pesce a bordo. 7
Capitolo 1
I giovani ai remi fecero da lontano alcuni cenni che volevano dire “nessuna novità”, e tra i commenti e gli sguardi dei presenti sulla spiaggia lessi un misto di disappunto e di sollievo. – A fare il bagno, gente! – squillò allora la voce di Arzacay, il nuovo capo eletto dopo la morte del marito di Zeon. Fu proprio lui a tuffarsi per primo in mare, e tutti lo seguirono nel rituale delle abluzioni1 mattutine. Noi ragazzini ci tuffammo per ultimi, e in breve fu un tripudio di risate e di scherzi con l’acqua. Anche mia madre fece il bagno, con in braccio la piccola che, appena addormentatasi dopo la poppata, ora piangeva per gli schizzi che le giungevano in faccia.
8
1–Abluzioni: Lavaggio del corpo.
Capitolo
2
La prima battuta di caccia
N
ei giorni seguenti l’inquietudine che regnava sul villaggio crebbe in maniera impercettibile ma costante. Era chiaro che si attendeva qualcuno, o qualcosa, che doveva arrivare dal mare. Ma chi? O che cosa? A noi ragazzini gli adulti non dicevano nulla e questo, oltre che indispettirci, non faceva che aumentare la nostra curiosità. Venne il giorno in cui dovevo accompagnare mio padre a caccia di uccelli nella boscaglia. Ero felice ed emozionato perché per la prima volta in vita mia avrei finalmente tirato con l’arco a una preda vivente. Mi resi maggiormente conto che si trattava di un’occasione importante quando vidi mio padre, uscito di casa con il necessario per la caccia, dirigersi verso la capanna di Mariondu, il sacerdote. Capii che stavamo andando a chiedere la benedizione per la nostra impresa: sentii un brivido corrermi lungo la schiena. Mariondu era sull’uscio della sua capanna, in attesa. Mio padre lo salutò ed estrasse dalla bisaccia una manciata di pesce secco, che gli consegnò. Il sacerdote ringraziò per il regalo e diede inizio alla cerimonia. Tutto sommato fu una cosa abbastanza semplice: Mariondu strappò un ciuffo di fili d’erba dal terreno e me li fece tenere in mano, poi mi chiese cosa avessi sognato la notte 9
Capitolo 2
precedente. Mi ascoltò in silenzio, mostrando la sua attenzione con brevi oscillazioni del capo. Mentre parlavo, alcuni ragazzini della mia età, già svegli a quell’ora perché evidentemente avevano saputo della mia partita di caccia, si avvicinarono pieni di curiosità, ma si mantennero comunque a rispettosa distanza da noi. Non saprei dire se mi sentii più orgoglioso o più imbarazzato in quel momento. A sua volta il sacerdote prese a parlare in fretta e a voce bassa, al punto che non riuscii a capire tutte le sue parole. Però sentii che si rivolgeva alla maggiore delle nostre divinità in questo modo: O Serankua, dio primigenio, reggitore dell’universo, signore dei nove mondi, assisti questo giovane dal cuore puro e dallo sguardo sincero per dargli occhio e mano sicuri in questo suo grande passo nella vita. Porta tu ai guardiani dei boschi e allo spirito degli animali che noi veneriamo la nostra voce per chiedere umilmente permesso… Così dicendo si alzò, entrò nella sua capanna e ne uscì con una lunga piuma di pappagallo in mano, che prese a carezzare mentre continuava a parlare: … per chiedere umilmente permesso affinché nessuna creatura se ne abbia a male se la sua vita oggi sarà interrotta, poiché di questo noi tutti, 10