L'isola del labirinto

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L' ISOLA DE L LABIRINTO Michele Santuliana

Alla scoperta dell’ ANTICA CRETA e dei suoi segreti



Per volare con la fantasia

Collana di narrativa storica per ragazzi


Editor: Paola Valente Coordinamento redazione: Emanuele Ramini Approfondimenti e schede didattiche: Paola Valente Impaginazione: AtosCrea, Raffaella De Luca Progetto grafico copertina: Mauro Aquilanti Illustrazioni: Mauro Marchesi Ufficio stampa: Francesca Vici I Edizione 2019 Ristampa 6 5 4 3 2 1 0

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LA VITA AL TEMPO DELLA CIVILTÀ CRETESE Ecco un'immagine di creta del 1500 a.c. VUOI FARE UN TUFFO NELLA STORIA? LEGGI IL RACCONTO E INIZIA L'AVVENTURA!


Michele Santuliana

L ' ISOLA DE L LABIRINTO


Kiros scosse la testa. – Non mi fido, Elyros. Il vento è favorevole per ora, ma non senti che già comincia a cambiare direzione? Ci spinge sempre più al largo. E quelle nuvolacce nere, non le hai viste? Elyros alzò la testa e rimase a contemplare il cielo con aria assorta. Il timoniere continuò: – Dammi retta, comandante, torniamo indietro a forza di remi. Fermiamoci in una baia sicura e domani potremo riprendere la navigazione. A quelle parole il comandante Elyros si girò di scatto verso il timoniere, in volto un’espressione cupa. – Se potessi decidere, Kiros, seguirei il tuo consiglio. Ma ho ricevuto ordine di non ritardare di un solo giorno la consegna del nostro carico. Il grande Minosse in persona ha chiesto che il viaggio avvenisse nel più breve tempo possibile. Portiamo un tesoro prezioso e abbiamo già tardato troppo per i venti contrari che ci hanno spinti lungo la costa meridionale. Non possiamo fermarci: dobbiamo proseguire. Ci vorrà ancora una settimana per circumnavigare Creta. Kiros scosse di nuovo la testa e sospirò. Conosceva Elyros da almeno dieci anni, erano amici e avevano condiviso innumerevoli avventure in mare. Ora però non avrebbe

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voluto trovarsi nei suoi panni: essere costretto a prendere una decisione che metteva a rischio la nave con tutto l’equipaggio nonché il suo prezioso carico! Kiros ripensò alla moglie e ai figli che lo attendevano a casa e si chiese se li avrebbe rivisti. Era una domanda atroce, che ogni marinaio si poneva nei momenti più drammatici del proprio mestiere. E a poco giovava essere fedeli servitori del grande Minosse! Nessun mortale, nemmeno nella grande e potente Creta che molti popoli aveva sottomesso grazie al mare, poteva dirsi sicuro quando si avventurava tra le onde. Se l’arte della navigazione apparteneva agli uomini, i profondi segreti delle acque erano noti solo alla Grande Dea, l’unica a poterne disporre a suo piacimento, per far prosperare con la pesca o sommergere tra i flutti. “Proteggici tu, dea potente e misteriosa, che governi i nostri destini” pregò tra sé Kiros. Poi il pensiero si volse al viaggio che avevano intrapreso. Secondo un ordine emesso dal re Minosse, DENTRO LA STORIA... erano partiti alcune setIl gaulos era un tipo di nave cretese timane prima, nel pieno con lo scafo a forma di mezzaluna. Raggiungeva i 21 metri di lunghezdell’estate, a bordo di un za e comprendeva un equipaggio di gaulos dipinto di rosso, 30 rematori. diretti alla foce del Nilo.

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Seguendo le antiche rotte, sospinti da venti propizi, avevano attraversato in cinque giorni il tratto di mare che separava la loro isola dalla costa africana. Raggiunto il delta del Nilo, avevano incontrato i porti del faraone. Là avevano venduto la maggior parte del carico, costituito di pietre preziose lavorate secondo l’antica arte cretese. In cambio avevano ottenuto gioielli d’oro, zanne di elefanti, fogli di papiro e alcune misteriose ceste di vimini il cui contenuto era rimasto ignoto a tutto l’equipaggio, lui compreso. L’unico a conoscerne il contenuto era il comandante Elyros. “Si tratta senz’altro di animali” pensò Kiros fissando le assi del ponte sotto i suoi piedi. Il comandante aveva fatto riporre le ceste a poppa, nella parte più riparata della stiva, e se ne occupava personalmente, ma da esse giungevano spesso dei versi che non ricordava di aver mai sentito. Tornò a pensare al viaggio. Per il ritorno, i marinai avevano optato per una rotta più lunga ma più sicura: arrivati alla costa fenicia, l’avevano risalita toccando i porti di Byblos, Sidone e Tiro, città fiorenti che il faraone aveva sottomesso alla propria potenza. Infine, superata l’isola di Cipro, avevano fatto vela verso casa costeggiando la Panfilia e la Licia, toccando le isole di Scarpanto e Caso. Qui i venti, fino a quel momento favorevoli, avevano all’improvviso mutato

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direzione, impedendo al gaulos di navigare lungo la costa settentrionale e spingendolo a sud di Creta. Il comandante Elyros aveva stabilito di mantenere quella rotta: nel giro di una settimana al massimo le correnti avrebbero portato la nave a compiere un giro completo dell’isola e, di conseguenza, ad arrivare a destinazione, al porto di Cnosso. Un improvviso scossone del timone sottrasse Kiros ai propri pensieri. Si spaventò quando tornò a fissare la distesa scura che li circondava. Il mare si era ingrossato e ora onde sempre più possenti si scagliavano contro le assi dipinte di rosso dello scafo. – Ritirate la vela e l’albero, poi tutti ai remi! – gridò il comandante Elyros. Era, quello, un ordine noto ai marinai quando il mare si agitava. In un attimo sul ponte fu un brulicare di uomini che si affannavano attorno alle boline e alle scotte, le corde di fibre e cuoio che ancoravano la vela quadra e l’albero della nave. Guidati dai capisquadra, gli uomini si mossero all’unisono e in pochi minuti vela e albero scomparvero nel ventre della nave. Allora ciascun marinaio si portò ai remi mentre il vento fischiava e già cominciavano a cadere le prime pesanti gocce di pioggia dal cielo colore del piombo.

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