S.CITTERIO L.MOSCA L.PIROLA
ORIENTARSI NEL MONDO
CORSO DI GEOGRAFIA
IL MONDO E I CONTINENTI
• Nuove metodologie didattiche
•Apprendimento per competenze
•Educazione civica e ambientale
•Esame di Stato
S. CITTERIO
L.
L.
• Nuove metodologie didattiche
•Apprendimento per competenze
•Educazione civica e ambientale
•Esame di Stato
L.
L.
IL MONDO E I CONTINENTI
Redazione: Luca Brecciaroli, Silvia Civerchia, Emanuele Palazzi
Revisione testi: Eleonora Dottori
Consulenza didattica: Stefano Schirru
Realizzazione pagine Agenda 2030 – Gli interventi dell’uomo: Tommaso Martino
Realizzazione pagine CLIL: Elena Assirelli, Alessandra Vetri
Realizzazione compiti di realtà finali: Emanuela Caruso
Realizzazione sezione Esame di Stato: Barbara Giuliodoro
Progetto grafico e copertina: Alessandra Coppola
Impaginazione: Alessandra Coppola, Barbara Bonci
Illustrazioni: Claudia Ciuffetti
Cartografia: LS International Cartography
Referenze fotografiche: Fotolia, iStockphoto, Shutterstock, 123rf, Depositphotos, archivio fotografico Gruppo Ed. Raffaello
Coordinamento libro digitale: Paolo Giuliani
Ufficio multimediale: Enrico Campodonico, Paolo Giuliani, Claudio Marchegiani, Luca Pirani
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Stampa: Gruppo Editoriale Raffaello
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Ristampa:
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L’astronauta Luca Parmitano, tra il 2019 e il 2020, ha vissuto alcuni mesi in una stazione spaziale... chissà a che distanza si trovava dalla Terra? Le foto che ha scattato in quel periodo mi hanno fatto venire voglia di esplorare il nostro pianeta.
Lo scoprirai a pagina 10
Come mai si verificano le eruzioni vulcaniche?
E da dove proviene il materiale che fuoriesce dai vulcani?
Lo scoprirai a pagina 13
La Monument Valley è il simbolo dell’Ovest americano. Cosa avrà scavato i profondi canyon e modellato le rocce?
Lo scoprirai a pagina 27
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La Terra
La Terra ha 4 miliardi e mezzo di anni. Essa costituisce un minuscolo punto dell’Universo, l’immenso spazio stellare che la maggior parte degli scienziati considera finito e in continua espansione.
L’origine dell’Universo sarebbe avvenuta 15 miliardi di anni fa in seguito a un’enorme esplosione, il cosiddetto Big Bang , da cui sarebbero scaturite tutta l’energia e la materia esistenti, che avrebbero poi formato i vari tipi di atomi.
L’aggregazione degli atomi ha dato in seguito vita alle stelle e ai pianeti . Grandi raggruppamenti di stelle formano le galassie , come la Via Lattea , in cui si trova il nostro pianeta e anche il Sole , una stella di medie dimensioni costituita essenzialmente da idrogeno ed elio.
L’aspetto della Luna vista dalla Terra cambia di settimana in settimana per via del fenomeno delle fasi lunari che si alternano nel corso di un mese. Le principali fasi lunari sono quattro: Luna nuova, primo quarto, Luna piena e ultimo quarto.
Tra il 1930 e il 2006 il Sistema Solare ha avuto un pianeta in più: Plutone è stato considerato il nono pianeta fino a quando l’Unione Astronomica Internazionale lo ha declassificato a pianeta nano. Questo poiché gli scienziati hanno osservato che Plutone è più piccolo della Luna e fa parte di un sistema di piccoli pianeti di dimensioni uguali.
Attorno al Sole orbitano numerosi corpi celesti (pianeti, asteroidi, satelliti, comete ecc.) che formano il Sistema Solare
Gli otto pianeti del Sistema Solare, par tendo dal più vicino al Sole, sono Mercu rio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno.
Possono essere suddivisi in due gruppi:
• pianeti interni o rocciosi, i primi quattro, caratterizzati da una massa piccola, una composizione rocciosa, atmosfere sottili e pochi satelliti;
• pianeti esterni o giganti, gli altri quattro, caratterizzati da un volume molto più grande e una massa rarefatta.
Tra i due gruppi di pianeti, in particolare tra Marte e Giove, si estende la fascia degli asteroidi, costituita da una miriade di blocchi di roccia dalla forma e dalle dimensioni irregolari.
Mercurio ∆ il pianeta pi◊ vicino al Sole e non ha atmosfera.
Venere ∆ caldissimo e ha un’atmosfera carica di anidride carbonica.
La Terra ha un’atmosfera ricca di ossigeno e acqua allo stato liquido.
Marte ha una debole atmosfera priva di ossigeno.
Giove, il pi◊ grande dei pianeti, e 63 satelliti.
Urano ∆ un pianeta freddo e gassoso, ha 29 satelliti e un sistema di anelli.
Nettuno ∆ un pianeta freddissimo con un’atmosfera ricca di metano e 13 satelliti.
Alcuni pianeti del Sistema Solare, come Giove e Saturno, hanno numerosi satelliti naturali; la Terra ne ha soltanto uno, la Luna, caratterizzata dalla totale assenza di atmosfera e da una massa ottanta volte più piccola di quella della Terra.
che orbita attorno a un pianeta.
Marte è il pianeta più esplorato dall’uomo, infatti è stato meta di 41 missioni dal 1960 al 2018. L’ultima in ordine di tempo è InSight, finanziata dalla NASA (l’ente spaziale degli Stati Uniti). La missione ha permesso il 26 maggio 2018 di far atterrare su Marte una sonda dotata di trapano e sismografo per poter studiare la composizione della roccia del «pianeta rosso».
La Luna orbita attorno alla Terra a una distanza di 384 400 km e i due corpi celesti esercitano tra di loro una reciproca attrazione gravitazionale. L’attrazione che la Luna esercita sulla Terra dà luogo al fenomeno delle maree, ovvero al sollevamento periodico (in media ogni 6 ore) delle grandi masse d’acqua del nostro pianeta. Un altro aspetto interessante della Luna è che impiega esattamente lo stesso tempo a ruotare su sé stessa e a ruotare attorno alla Terra: detto in termini scientifici, il periodo di rotazione equivale al periodo di rivoluzione e dura all’incirca 27 giorni e 7 ore. La conseguenza di questa equivalenza è che la Luna ruota attorno alla Terra mostrando sempre la stessa faccia.
Lavora sul testo
1. Come ha avuto origine l’Universo?
2. Completa la tabella con le informazioni corrette.
Pianeti interni
Pianeti esterni
Competenze digitali
3. Scrivi un breve testo al computer per spiegare come la Terra e la Luna si influenzano a vicenda.
La Terra non è immobile ma compie due importanti movimenti: quello di rotazione attorno al proprio asse e quello di rivoluzione intorno al Sole.
La Terra compie in 24 ore una rotazione attorno al proprio asse, da ovest verso est; l’asse terrestre è una linea immaginaria che congiunge il Polo Nord e il Polo Sud. La conseguenza più importante di questo movimento è l’alternarsi del dì (giorno) e della notte. Poiché la Terra è un geoide di forma quasi sferica, i raggi solari ne illuminano solo una metà per volta, mentre l’altra resta al buio.
La Terra descrive anche un’orbita attorno al Sole mantenendo una velocità media di circa 30 km/s (ovvero 108 000 km/h); tale movimento si chiama rivoluzione. La rivoluzione completa della Terra intorno al Sole si compie in un anno solare, per la precisione in 365 giorni e 6 ore. Nel suo percorso la distanza dal Sole cambia: il punto in cui la Terra è più vicina al Sole si chiama perielio (147 100 000 km) e la Terra si trova in questa posizione verso il 3 gennaio; invece, verso il 4 luglio il nostro pianeta raggiunge l’afelio (152 100 000 km), cioè il punto di maggiore distanza dal Sole.
L’inclinazione di 23° 27’ dell’asse terrestre rispetto al piano dell’orbita di rivoluzione determina sia l’alternarsi delle stagioni, che sono i quattro periodi in cui si divide l’anno solare, sia il fatto che in un dato luogo del pianeta il giorno non dura mai quanto la notte (tranne durante gli equinozi) e varia mano a mano che ci si sposta dall’Equatore verso i Poli.
Solstizio d’estate 20-21 giugno
Equinozio d’autunno 22-23 settembre
L’alternarsi del giorno e della notte durante il movimento di rotazione della Terra. La linea immaginaria che separa la zona illuminata dal Sole da quella buia si chiama circolo di illuminazione
Geoide
Superficie ideale matematica della Terra, perpendicolare in ogni punto alla forza di gravità.
Equinozio di primavera 20-21 marzo
d’inverno 21-22 dicembre
L’inclinazione dei raggi solari rispetto alla superficie terrestre durante i solstizi e gli equinozi.
Solstizio d’estate
Solstizio d’estate
Tro
Solstizio d’inverno at TropicodelCancro TropicodelCapricorno
Tro o
Inverno
Inverno Cancro
Estate
Equinozio d’autunno
Solstizio d’estate
Solstizio d’inverno o
Estate
Estate
Inverno
Durante l’anno, nel corso della sua orbita attorno al Sole, la Terra occupa quattro posizioni particolari:
Inverno Inverno
Autunno
Inverno
Estate
Raggi solari
Raggi solari
Raggi solari
• solstizio d’estate (20 o 21 giugno), quando nell’Emisfero boreale inizia l’estate, mentre in quello australe comincia l’inverno. I raggi del Sole giungono perpendicolari sul Tropico del Cancro, determinando il maggior numero di ore di luce, mentre sul Tropico del Capricorno sono molto obliqui, determinando il minor numero di ore di luce;
Primavera
Estate
Tropico del Cancro
Equatore
Solstizio d’inverno t T delCanc TropicodelCap
• solstizio d’inverno (21 o 22 dicembre), quando i raggi del Sole giungono perpendicolari sul Tropico del Capricorno, riscaldando l’Emisfero boreale con la minima intensità e per la durata minore di tutto l’anno. Nell’Emisfero boreale è l’inizio dell’inverno, mentre nell’Emisfero australe inizia l’estate;
Inverno Canc o no
Tropico del Capricorno
Raggi solari
Raggi solari
Raggi solari
Estate Raggi solari
• equinozio di primavera (20-21 marzo), quando nell’Emisfero boreale comincia la primavera mentre in quello australe comincia l’autunno;
Equinozio d’autunno
Equinozio di primavera
Equinozio d’autunno
Solstizio d’inverno
T pico del Can
Tropico del Cancro
Autunno
Autunno
Primavera
Inverno
Primavera
Primavera
Autunno
Tr Canc Trop Cap Estate
Equinozio d’autunno
Tropico del Cancro
Equatore
Autunno
Autunno
Primavera
Tropico del Capricorno
Equinozio di primavera
Equinozio di primavera
Tropico del Cancro
Raggi solari
Raggi solari
Raggi solari
Raggi solari
• equinozio d’autunno (22-23 settembre), quando nell’Emisfero boreale comincia l’autunno mentre in quello australe comincia la primavera. Il giorno degli equinozi i raggi del Sole giungono perpendicolari sulla linea dell’Equatore e diventano più obliqui mano a mano che si procede verso i Poli, sia nell’Emisfero boreale sia in quello australe. Il circolo di illuminazione passa esattamente per i Poli: per questo su tutto il pianeta le ore di luce durano esattamente quanto quelle di buio.
Primavera
Primavera
Autunno
Tra anno solare e anno civile, cioè quello definito dal calendario, c’è una differenza: quello solare è più lungo di circa 6 ore all’anno. Per colmare questa differenza, che porterebbe a uno spostamento delle stagioni nell’arco del tempo (per esempio l’equinozio di primavera passerebbe dal 21 marzo ad aprile, poi in maggio, in giugno e così via), si è definito che, ogni quattro anni , vi è un anno civile di 366 giorni, chiamato anno bisestile, in cui febbraio ha 29 giorni anziché 28.
Tropico del Cancro
Equatore
Tropico del Capricorno
Equinozio di primavera
Tropico del Cancro
Raggi solari
Raggi solari
Raggi solari
Lavora sul testo
1. Che cosa indica il perielio?
2. Che cosa si vuole indicare, invece, con afelio?
L’alternarsi delle stagioni nel corso dell’anno solare.
Primavera
3. Che cosa indicano l’equinozio di primavera e l’equinozio d’autunno?
La Terra è composta dalla crosta terrestre all’esterno, dal mantello e da un nucleo centrale, a sua volta suddivisibile in nucleo esterno e interno.
Il nostro pianeta ha una struttura a sfere concentriche, composte da diverso materiale.
• La crosta terrestre è lo strato più esterno: comprende i continenti e i fondali oceanici e ha uno spessore che va da un minimo di 5 km a un massimo di 70-80 km. È formata da rocce leggere, soprattutto silicio e alluminio.
• Il mantello, situato sotto la crosta, è spesso circa 2 900 km ed è composto da rocce più pesanti, fuse da un calore che supera i 1 000 °C; prevalgono minerali di silicio e magnesio. La parte più solida del mantello e la crosta terrestre costituiscono la litosfera, ovvero lo strato roccioso del pianeta.
• Il nucleo è la parte più interna della Terra e si estende con uno spessore di circa 3 000 km fino al centro del pianeta. È costituito in gran parte da nichel e ferro ed è suddiviso in nucleo esterno (zona allo stato liquido) e in nucleo interno (zona allo stato solido).
L’atmosfera è lo strato di gas che avvolge la Terra e che non si disperde grazie alla forza di gravità L’atmosfera rende possibile la vita perché protegge la superficie terrestre dall’ambiente inospitale dello spazio, bloccando buona parte delle radiazioni solari e regolando le temperature sulla superficie. Ciò avviene anche grazie al fenomeno dell’effetto serra, attraverso il quale alcune molecole presenti nell’atmosfera riescono a trattenere e a riflettere verso il suolo il calore emesso dalla superficie.
L’idrosfera è l’insieme di tutte le acque presenti sulla Terra, non solo allo stato liquido (oceani, mari, fiumi, laghi), ma anche solido (ghiacci) e gassoso (vapore acqueo). Più del 70% della parte esterna del nostro pianeta è costituito da acqua.
Tutte le forme di vita e gli ambienti naturali presenti sulla Terra costituiscono, invece, la biosfera La fascia del pianeta in cui le condizioni ambientali permettono lo sviluppo della vita (che si pensa sia nata sulla Terra almeno 3,5 miliardi di anni fa) include la litosfera, l’idrosfera e i primi strati dell’atmosfera, fino a un’altitudine di circa 10 km.
di gravità
Il grafico illustra la composizione percentuale dell’atmosfera terrestre
Oltre ad azoto, ossigeno, argon, vi sono gas come il vapore acqueo, il biossido di carbonio, il neon, l’elio, il metano, l’idrogeno, il kripton, lo xeno e l’ozono. Il vapore acqueo si trova quasi esclusivamente nella troposfera; l’ozono è presente nella stratosfera; l’elio e l’idrogeno sono in massima parte nella termosfera e nell’esosfera.
21%
Esosfera 2000 km
Termosfera 500 km
Mesosfera 80 km
Stratosfera 50 km
Strato di ozono
Troposfera 15 km
Se si osserva la Terra dallo spazio risulta prevalente il colore blu, perché circa i tre quarti della sua superficie sono occupati dalle acque, in particolare quelle salate di oceani e mari.
L’atmosfera è formata da vari strati: la troposfera, la stratosfera, la mesosfera, la termosfera e l’esosfera. Nella stratosfera, a un’altitudine di circa 25 km, si trova uno strato di ozono (ozonosfera) che protegge le forme di vita dai raggi ultravioletti del Sole. Le stazioni spaziali, che si trovano nella termosfera oltre i 300 km di altitudine, ospitano un equipaggio in orbita per lunghi periodi, con scopi di ricerca scientifica.
Lavora sul testo
1. Quali sono gli elementi che compongono i diversi strati della Terra?
2. Quali sono i vari strati che costituiscono l’atmosfera terrestre?
3. Che cos’è l’idrosfera?
4. Che cos’è la biosfera?
Attorno al nostro pianeta, a un’altezza di circa 400 km dalla superficie terrestre, orbita la Stazione Spaziale Internazionale, nota anche con il nome di ISS (acronimo dell’inglese International Space Station), che al momento rappresenta la più grande struttura costruita dall’uomo nello spazio. Già, perché la Stazione Spaziale Internazionale è stata assemblata nello spazio come se fosse un gigantesco puzzle… A oggi, infatti, non esistono razzi in grado di trasportare fuori dall’atmosfera terrestre una struttura delle dimensioni dell’ISS, il cui peso supera i 400 megagrammi. Per questo motivo, tra il 1998 e il 2011, i diversi pezzi (un centinaio circa) che costituiscono l’ISS sono stati trasportati nello spazio da ben 41 viaggi spaziali!
Come indicato dall’aggettivo internazionale presente nel nome della stazione, l’ISS è il frutto della collaborazione di 5 Agenzie spaziali (la statunitense NASA, l’europea ESA, la giapponese JAXA, la canadese CSA-ASC e la russa RKA) e di ben 15 Paesi: Stati Uniti, Russia, Canada, Giappone, Regno Unito, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, Svezia, Svizzera.
Umberto Guidoni, astrofisico e astronauta italiano e primo europeo a entrare nella Stazione Spaziale Internazionale, ha descritto l’ISS come «una grande
farfalla dal corpo argentato e dalle ali dorate»: essa è infatti formata da tre grandi moduli che costituiscono un ampio laboratorio in cui possono vivere e lavorare 13 persone (in generale però l’equipaggio è formato da 6 persone).
I moduli sono sormontati da una struttura dotata di diversi pannelli solari, che servono a fornire energia elettrica alla stazione, e da alcune piattaforme esterne che servono agli astronauti per compiere esperimenti e lavori di manutenzione.
Il suo obiettivo, come è stato definito dalla NASA, è quello di sviluppare e testare tecnologie per l’esplorazione spaziale, acquisire esperienze operative per voli spaziali di lunga durata, nonché servire come un laboratorio di ricerca: gli equipaggi conducono esperimenti di biologia, chimica, medicina, fisiologia, fisica e compiono osservazioni astronomiche e meteorologiche.
La Stazione Spaziale Internazionale viaggia a una velocità media di 27 600 km/h e compie più di 15 orbite attorno alla Terra ogni giorno. Se viaggiasse a una velocità superiore, si staccherebbe definitivamente dall’atmosfera e si perderebbe nello spazio; se invece la sua velocità fosse inferiore, essa verrebbe attratta dalla forza di gravità terrestre e si schianterebbe al suolo.
Dimensioni: 100 metri in lunghezza e 80 in larghezza. Peso: circa 400 megagrammi.
L’ISS è grande all’incirca come un campo da calcio e pesa due volte tanto una nave da crociera di grandi dimensioni.
Computer di bordo presenti sulla Stazione Spaziale Internazionale: 52
Estensione totale dei pannelli solari: 72,8 metri
Numero di «passeggiate spaziali» necessarie per assemblare i pezzi della Stazione Spaziale Internazionale: 160
APPRENDIMENTO COOPERATIVO
Da alcuni anni a questa parte si è tornato a parlare della possibilità di organizzare spedizioni spaziali non solo per riportare l’uomo sulla Luna, ma anche per tentare di raggiungere Marte. Oltre alla NASA e alle principali agenzie spaziali, anche alcuni privati cittadini come il miliardario Elon Musk stanno lavorando a progetti per organizzare viaggi spaziali in grado di raggiungere il pianeta rosso. Condividete su Classroom le infomazioni che riuscite a trovare in internet su questi progetti, tentando di definire obiettivi, problemi e difficoltà di una missione spaziale su Marte. Terminata la ricerca, in classe discutete dell’argomento, quindi, tutti assieme, realizzate un PowerPoint o un breve video per spiegare quando e come l’uomo potrà raggiungere Marte.
La Terra è in continua mutazione: la sua trasformazione geologica è iniziata milioni di anni fa e ancora oggi è in atto in modo a volte lento, a volte improvviso e veloce.
200 milioni di anni fa
180 milioni di anni fa
milioni di anni
Per spiegare i cambiamenti della superficie della Terra, il meteorologo tedesco Alfred Wegener introdusse nel 1912 la teoria della deriva dei continenti, secondo la quale la crosta terrestre era composta da diverse placche, o zolle, di varie dimensioni, che galleggiavano su uno strato di materiale parzialmente fuso (magma). Le placche, originariamente unite in un corpo unico, si sarebbero distaccate, andando lentamente alla deriva e causando la formazione delle attuali masse continentali. Il movimento delle placche, infatti, è all’origine del processo di orogenesi, cioè della formazione delle montagne, e della creazione di faglie, cioè di spaccature della superficie della Terra.
La teoria di Wegener non dava però una spiegazione convincente della causa del movimento dei continenti. A partire dal 1960, alcuni scienziati scoprirono l’esistenza sul fondo degli oceani di lunghissime fratture, dette dorsali oceaniche, che coincidono con i confini dei continenti. I bordi di queste fratture oceaniche, infatti, si allontanano di qualche centimetro ogni anno, e da esse fuoriesce lava sottomarina, che si solidifica al contatto con l’acqua e forma nuovo fondale marino. La fuoriuscita del magma crea continuamente nuova crosta oceanica, dando vita al fenomeno conosciuto come espansione del fondo marino La scoperta dell’espansione dei fondi oceanici fornì la spiegazione della teoria di Wegener: i continenti si spostano insieme alle placche del fondo marino in espansione a cui sono agganciati. Ai bordi dell’Oceano Pacifico, i fondali marini in espansione vengono a scontrarsi con le placche continentali, che si piegano così verso il basso e slittano al di sotto dei continenti.
Secondo Wegener, 200 milioni di anni fa vi era un unico blocco continentale, la Pangea, circondato da un unico oceano, la Panthalassa (1). Poi la Pangea si suddivise in due grandi continenti, a nord la Laurasia e a sud la Gondwana (2). Tra le due Americhe e l’Africa iniziò ad aprirsi l’Atlantico settentrionale e una grande isola, l’India, si staccò dall’Antartide (3). Si aprì in seguito anche l’Atlantico meridionale, Africa e America del Sud si allontanarono lentamente e l’India continuò il suo moto verso nord-est (4). Le masse continentali assunsero infine gli attuali profili (5).
Placca delle Cocos
Placca nordamericana
Placca di Nazca
Placca caraibica
Placca sudamericana
Placca del
Placca euroasiatica
Placca araba
Placca arabica
Placca africana
La maggior parte dei vulcani attivi è dislocata lungo le linee di frattura delle zolle terrestri. Ne è prova la cosiddetta cintura di fuoco, ossia la linea di vulcani che circonda tutto l’Oceano Pacifico. Negli ultimi due secoli vi sono state molte eruzioni rovinose, come quella del vulcano Krakatoa (nel 1883), che distrusse l’isola indonesiana di Rakata. Le eruzioni vulcaniche sono spesso accompagnate dai terremoti, che possono avere luogo anche senza eruzione, perché la lava si muove attraverso le rocce, le spacca e produce un sommovimento del suolo. Se un terremoto è localizzato sui fondali marini, il movimento della Terra scuote la massa d’acqua marina, dando origine a un maremoto o tsunami, un’onda gigantesca che investe le coste adiacenti al sisma.
Placca indoaustraliana
confini delle placche
movimento delle zolle
archi vulcanici e vulcani attivi aree sismiche
Placca delle Filippine
Placca del
Arco di isole vulcaniche
Sprofondamento
L’orogenesi indica il processo di formazione delle catene montuose, che avviene in milioni di anni e la cui causa principale è il movimento costante delle placche. Quando due zolle si incontrano e una scorre sotto l’altra (processo di subduzione), crea un abisso profondo, formando una fossa oceanica. Quando le zolle si allontanano, invece, si forma una dorsale oceanica.
Circa l’80% dei terremoti che avvengono sulla Terra si verificano lungo la cintura di fuoco dell’Oceano Pacifico. Uno dei più recenti e disastrosi, l’11 marzo 2011, provocò uno tsunami con onde alte oltre dieci metri che devastò la costa nord-est del Giappone, in particolare la città di Sendai. La catastrofe causò oltre 19 000 vittime e provocò un disastro ambientale poiché danneggiò la centrale energetica nucleare di Fukushima.
Lavora sul testo
1. Quando e da chi venne elaborata la teoria della deriva dei continenti?
2. Che cosa spiega la teoria della tettonica a placche?
3. Perché la scoperta delle dorsali oceaniche ha confermato la teoria di Wegener?
Lavora sull’immagine
4. In seguito a quali movimenti si creano le dorsali e le fosse oceaniche?
I continenti sono masse di terre emerse continue, non interrotte dal mare. Sono circondati dagli oceani
La suddivisione in continenti delle terre emerse dipende dalla classificazione adottata dai geografi. Secondo alcuni, i continenti del pianeta sono 7, secondo altri 6, 5 o addirittura 4
Se si decide di adottare una convenzione che distingue come continenti indipendenti due masse di terra fisicamente congiunte (come Europa e Asia), l’unione di queste masse viene chiamata supercontinente. In questo senso vengono in genere indicati come supercontinenti l’Eurasia e le Americhe. Tra i diversi modelli di suddivisione delle terre emerse, i più comuni sono:
• 7 continenti: Africa, America meridionale, America settentrionale, Antartide, Asia, Europa, Oceania;
• 6 continenti: Africa, Americhe, Antartide, Asia, Europa, Oceania, oppure Africa, America meridionale, America settentrionale, Antartide, Eurasia, Oceania;
• 5 continenti: Africa, Americhe, Europa, Asia, Oceania, oppure Africa, Americhe, Antartide, Eurasia, Oceania;
• 4 continenti: Americhe, Antartide, Eurafrasia (Eurasia e Africa), Oceania.
In questo corso seguiremo il primo dei due modelli a 6 continenti, ovvero: Europa, Asia, Africa, Americhe, Oceania, Antartide
Il continente più vasto del mondo è l’Asia (45 088 618 km2), che occupa circa un terzo delle terre emerse.
Il continente con una superficie emersa meno estesa è l’Oceania (8 526 270 km2). Tuttavia la vastità dell’area dell’Oceania si amplia notevolmente se si considera la superficie dell’Oceano Pacifico: infatti il continente comprende l’Australia, la Nuova Zelanda ma anche 11 Stati e 17 territori dipendenti da Paesi di altri continenti costituiti da arcipelaghi e piccole isole.
La Russia (17 125 300 km2) è il Paese più vasto del mondo. Supera quasi del doppio il Canada (9 897 170 km²) e la Cina (9 572 900 km²).
L’isola più grande del mondo è la Groenlandia (2 166 086 km2): è situata geograficamente nel continente americano, tra Islanda e Canada, ma appartiene alla Danimarca. È coperta dalla più vasta calotta glaciale dell’Emisfero boreale.
Lavora sul testo
1. Quanti sono i continenti? Esiste una sola classificazione? Descrivi i diversi criteri adottati.
2. Qual è il continente più esteso? E quello meno esteso?
Lavora sulla carta
3. Individua i continenti ed elencali dal più esteso al più piccolo.
La superficie del pianeta è per circa tre quarti coperta d’acqua o di ghiaccio. La distribuzione degli oceani sulla Terra è diversificata: circa l’80% dell’Emisfero australe è coperto da mari, mentre solo il 60% di quello boreale è sommerso.
Secondo gli studiosi gli oceani si sarebbero formati circa 4,5 miliardi di anni fa, quando una grande quantità di vapore acqueo, presente nella densa atmosfera primordiale, si condensò a causa di un abbassamento della temperatura superficiale del pianeta e caddero le prime piogge. Da allora l’acqua piovana cominciò ad accumularsi e a mantenersi stabilmente nelle ampie aree della superficie terrestre che presentavano avvallamenti e depressioni.
Il 97% dell’acqua terrestre è salata: si ha quindi solo un 3% di acqua dolce. I ghiacci delle calotte polari costituiscono la maggiore riserva d’acqua dolce del pianeta.
L’insieme delle acque salate della Terra è suddiviso in numerosi mari e cinque oceani:
• il Pacifico è il più esteso (168 723 000 km2);
• l’Atlantico (85 133 000 km2);
• l’Indiano (70 560 000 km2);
• l’Antartico (21 960 000 km2);
• il Mar Glaciale Artico è il più piccolo (15 558 000 km2). Gli oceani sono profondi in media circa 3 300 m. Il punto più profondo del pianeta è la Fossa delle Marianne, nell’Oceano Pacifico a est delle Filippine, dove si scende fino a –10 898 m. L’Oceano Atlantico raggiunge la massima profondità di –8 605 m nella Fossa di Puerto Rico. Il punto più basso dell’Oceano Indiano è la Fossa di Giava, che raggiunge –7 450 m.
ESERCIZI
Lavora sul testo
1. Come si sono formati gli oceani? A quale periodo risale tale fenomeno? Lavora sulla carta
2. Localizza sulla carta i cinque oceani del pianeta.
L’ESPLORAZIONE DEGLI OCEANI
Fino alla fine del XIX secolo le conoscenze sugli oceani erano molto limitate: si pensava che le profondità oceaniche fossero prive di vita, che il fondo del mare fosse piatto e che avesse la stessa età dei continenti. Poco dopo il 1870, la motonave Challenger salpò dall’Inghilterra e girò il mondo per misurare la profondità degli oceani Atlantico, Pacifico, Indiano e Artico. Per la prima volta, gli scienziati ebbero una sia pur approssimativa idea dei contorni dei fondali oceanici, poterono osservare esemplari di piante e animali e rilevare le differenze di temperatura e di salinità. Le fredde e scure acque e l’elevata pressione non consentirono tuttavia di scoprire i segreti degli abissi più profondi. Nel 1960 J. Piccard e D. Walsh pilotarono il batiscafo T rieste fino al punto più profondo della crosta terrestre, a 11 km sotto il livello del mare, nella Fossa delle Marianne. Oggi gli scienziati hanno superato molte delle sfide delle profondità del mare grazie all’uso di sofisticati strumenti. In particolare l’ecoscandaglio fornisce informazioni sulla profondità, sulla temperatura dell’acqua, sulla presenza di fauna e sul tipo di fondale. Questo strumento invia un’onda sonora verso il fondale: quando l’onda incontra il fondale o un pesce rimbalza e ritorna al trasmettitore. Il computer analizza quindi i dati raccolti per fornire una mappa del mondo sommerso.
La massa d’acqua degli oceani è in continuo movimento a causa delle correnti, veri e propri fiumi marini che spostano immense masse d’acqua. Le correnti superficiali, causate dall’azione del vento sulla superficie del mare, si combinano con quelle profonde che sono originate dalla rotazione della Terra.
Nell’Oceano Pacifico del nord, tra Stati Uniti e Hawaii, si estende un’isola composta da rifiuti e oggetti di plastica grande come la Penisola Iberica. Altre isole simili, di grandi dimensioni, si trovano sparse per gli oceani. Queste enormi chiazze di plastica che galleggiano sui nostri mari mostrano in maniera evidente uno dei problemi principali che la nostra società deve affrontare: l’inquinamento marino rappresenta infatti un pericolo non solo per animali e piante che vivono negli oceani, ma anche per l’uomo.
oceani,
Nel 1997, nel tratto dell’Oceano Pacifico compreso tra la California e le Isole Hawaii, è stata individuata una nuova «isola» fino ad allora sconosciuta ai geografi: non si trattava purtroppo di un lembo di terra sorto in mezzo all’oceano all’improvviso per cause geologiche, ma di un’ immensa discarica di plastica e rifiuti che, trasportati dalle correnti marine, hanno nel corso degli anni formato un’isola di plastica di dimensioni enormi che galleggia sul mare come un iceberg alla deriva. Da qui il nome inglese Great Pacific Garbage Patch, che alla lettera può essere tradotto con «grande chiazza di spazzatura del Pacifico».
Purtroppo la Great Pacific Garbage Patch non è l’unica chiazza di plastica di grandi dimensioni che fluttua nei nostri mari: gli studiosi hanno infatti individuato altre cinque «isole» di dimensioni più piccole, ma pur sempre importanti, sparse per gli oceani del pianeta. Ciò è dovuto al fatto che ogni anno nei nostri mari finiscono all’incirca 8 milioni di megagrammi di rifiuti, molti dei quali sono costituiti appunto dalla plastica, un materiale che, una volta in acqua, non si decompone ma si frammenta in pezzi sempre più piccoli e impiegando tempi molto lunghi.
FACCIAMO UN DIBATTITO
È possibile immaginare un mondo senza plastica? Al di là dei problemi tecnici, legati al modo di sostituire la plastica con altri materiali più sostenibili dal punto di vista ambientale, questa domanda ha aperto un dibattito tra chi sostiene che l’unica via per salvare l’ambiente è quella di studiare soluzioni per smettere completamente di usare la plastica, e chi invece è contrario a queste posizioni e giudica che la plastica debba continuare a essere usata, con le giuste attenzioni. Svolgete una ricerca e cercate di approfondire questo argomento, quindi organizzate una discussione in classe.
La mappa mostra la posizione della Great Pacific Garbage Patch e il livello di concentrazione dei rifiuti.
Il recupero della plastica è iniziato
Da alcuni anni a questa parte, scienziati, politici e attivisti si sono messi in moto per ridurre l’inquinamento di mari e oceani. Oltre a politiche mirate a limitare la quantità di rifiuti che ogni anno termina in acqua, sono così nati progetti che si occupano di recuperare la plastica presente nei mari e smaltirla. Nel giugno del 2020, per esempio, la missione scientifica Kaisei ha raccolto più di 100 megagrammi di rifiuti che compongono la Great Pacific Garbage Patch. Certo, si tratta di una porzione minuscola dell’enorme isola, ma è comunque un buon segnale. Se nei prossimi anni le due misure appena descritte (riduzione dell’inquinamento delle acque e smaltimento dei rifiuti presenti negli oceani) saranno ulteriormente potenziate, si riuscirà quantomeno a ridurre sensibilmente il problema delle plastiche negli oceani.
La grande quantità di plastica che si riversa ogni anno nei mari e negli oceani rappresenta un pericolo per la flora e la fauna marine. Secondo le stime riportate dal WWF, ogni anno un milione e mezzo di animali che vivono nei mari (pesci, tartarughe, ma anche uccelli) muoiono a causa della plastica, perché la mangiano o perché vi rimangono impigliati. Inoltre, i frammenti microscopici di plastica si confondono con il plancton, le microparticelle alla base della catena alimentare marina. In questo modo, di fatto, la plastica che finisce in mare ritorna sulle nostre tavole , presente nei pesci che si cibano di animali più piccoli che si nutrono di plancton. Da quanto appena detto, appare evidente che ridurre la quantità dei rifiuti che finiscono nei mari è una sfida centrale della nostra epoca. Proprio per questo motivo, l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile mira, con l’obiettivo 14, a salvaguardare la vita sott’acqua. Prendersi cura della salute degli oceani significa infatti non solo salvare piante e animali che vi vivono, ma anche migliorare la nostra qualità della vita.
Per ridurre la quantità di rifiuti di plastica che ogni anno finiscono in mare sono due le azioni che tutti noi possiamo fare: la prima è quella di riciclare attentamente gli oggetti di plastica che non usiamo più; ancora più importante, tuttavia, è limitarne l’uso allo stretto necessario.
La plastica è usata spesso per la conservazione dei cibi: con l’aiuto dell’insegnante, fate una ricerca su questo tema, concentrandovi in particolare sul tema delle plastiche monouso e cercando di individuare alcune strategie per conservare correttamente gli alimenti usando materiali e tecniche che non prevedano l’uso della plastica. Una volta terminata la ricerca, organizzate le informazioni raccolte in uno schema da mostrare ai vostri familiari per sensibilizzarli sulla questione.
Le terre emerse sono occupate dai continenti: in gran parte sono costituite dai rilievi di montagne e colline, per la restante parte dalle pianure. Sulle terre emerse sono inoltre presenti fiumi e laghi
La maggior parte delle terre emerse è costituita da montagne e colline. Le principali catene montuose si sono formate in seguito al sollevamento della crosta terrestre:
• l’Himalaya (con le vette più alte della Terra), il Karakorum, il Kunlun, il Tien Shan e il Caucaso in Asia;
• le Alpi e gli Urali (al confine con l’Asia) in Europa;
• le Montagne Rocciose in America del Nord;
• la Cordigliera delle Ande in America del Sud;
• l’Atlante in Africa, dove sono presenti molti altopiani.
Altopiano
Territorio pianeggiante situato a un’altezza di oltre 300 metri sul livello del mare.
Bacino idrografico
Detto anche bacino fluviale, indica l’area attraversata da un fiume principale e da tutti i suoi affluenti.
Circa un terzo delle terre emerse è costituito dalle pianure, che hanno in gran parte un’origine alluvionale, ovvero derivano dall’accumulo dei detriti depositati dai fiumi. Nell’America del Nord si estendono le Grandi Pianure, a est delle Montagne Rocciose, che comunicano con il Bassopiano del Mississippi. Nell’America del Sud, le pianure più estese sono l’Amazzonia e la regione a est delle Ande, la Pampa. In Europa e in Asia si estende un’immensa pianura che da ovest a est attraversa i due continenti e comprende il Bassopiano Germanico, il Bassopiano Sarmatico e il Bassopiano Siberiano.
I fiumi
I fiumi più importanti al mondo per lunghezza e per estensione del bacino idrografico sono il Rio delle Amazzoni, il Mississippi, il Congo e il Nilo, che si trovano rispettivamente nel continente americano e in quello africano. Tuttavia, il continente che ha il maggior numero di grandi fiumi è quello asiatico (Indo, Gange, Yangtze, Huang-He, Enisej, Lena, Amur, Ob).
Al confine tra il Tibet (Cina) e il Nepal, si trova il Monte Everest (8 848 m), il più alto del mondo. Fa parte della catena montuosa dell’Himalaya, che presenta numerose cime che superano i 7 000 m e sono in gran parte ricoperte da nevi perenni.
Con una superficie di 371 000 km2, il Mar Caspio è la più estesa massa di acqua chiusa del pianeta. Negli ultimi 20 anni il livello del Mar Caspio è sceso di circa un metro e mezzo per l’eccessiva evaporazione. La prima conseguenza è la riduzione della navigabilità, tanto che numerosi sono i «cimiteri» di navi abbandonate e inservibili.
Rilievi
Pianure
Fiumi
Laghi
I laghi
Regione americana dei Grandi Laghi
Lago Huron
Lago Michigan
I raggruppamenti maggiori di laghi si trovano in America settentrionale e nell’Africa centrale: in entrambi questi continenti esiste infatti una regione detta dei Grandi Laghi. La più grande massa d’acqua chiusa della Terra è il Mar Caspio, nel continente asiatico: la sua acqua è salata ma a discapito del nome è considerato un lago, in quanto non ha nessun collegamento con l’oceano. In Asia si trova anche il mare più salato: il Mar Morto.
La superficie del Mar Morto, un bacino lacustre al confine tra Giordania e Israele, si trova a 413 m sotto il livello del mare e la sua massima profondità raggiunge circa 800 m. A causa dell’elevata evaporazione dovuta al clima caldo e secco, la salinità del Mar Morto è elevatissima, quasi 10 volte quella dei mari. Per questa caratteristica non è possibile immergersi nelle sue acque, poiché i corpi galleggiano.
L’Africa orientale è solcata dalla Rift Valley , una profonda spaccatura lunga 5 000 km che è stata riempita dalle acque di numerosi laghi, lunghi e profondi come il Malawi, il Tanganica e l’Edoardo. Questa frattura, originata 6 milioni di anni fa dal movimento delle placche terrestri, è destinata ad allargarsi finché una zolla si staccherà dal continente africano.
Lavora sulla carta
1. Osserva la cartina e inserisci nella tabella le informazioni richieste.
Il clima è l’insieme delle condizioni atmosferiche che si succedono in una determinata regione della Terra durante un lungo periodo (20 o 30 anni).
Il clima determina il tipo di ambiente naturale presente nell’area, detto anche bioma.
Le condizioni atmosferiche del nostro pianeta sono determinate da fattori cosmici (i movimenti di rivoluzione e rotazione della Terra e la durata e l’incidenza dell’illuminazione solare) e da fattori geografici (la latitudine, l’altitudine e la vicinanza del mare).
Le differenze climatiche determinano tre grandi zone o fasce terrestri:
• la zona intertropicale o torrida, che si sviluppa intorno all’Equatore ed è compresa tra il Tropico del Cancro a nord e il Tropico del Capricorno a sud. In questa fascia si registrano le temperature più alte del pianeta, perché i raggi del Sole colpiscono il suolo quasi in modo perpendicolare;
• le zone temperate, che si dividono in boreale, nell’emisfero nord, tra il Tropico del Cancro e il Circolo polare artico, e australe, nell’emisfero sud, tra il Tropico del Capricorno e il Circolo polare antartico. La temperatura qui è più moderata perché i raggi del Sole sono obliqui rispetto al suolo a causa dell’inclinazione dell’asse terrestre;
• le due zone polari, che vanno rispettivamente dal Circolo polare artico al Polo Nord e dal Circolo polare antartico al Polo Sud. Queste terre registrano le temperature più basse del pianeta, perché in alcuni periodi dell’anno non sono illuminate dal Sole e, anche quando lo sono, i raggi solari non scaldano a sufficienza in quanto colpiscono obliquamente il suolo.
fascia torrida fasce temperate fasce polari
Biomi
area dei ghiacci tundra
taiga
foresta di latifoglie prateria e steppa
foresta pluviale giungla
macchia mediterranea
deserto
deserto freddo savana
Zona polare (artica)
Zona temperata (boreale)
Zona torrida (intertropicale)
Zona temperata (australe)
Zona polare (antartica)
Gli ambienti naturali
L’ambiente naturale è un sistema complesso di relazioni tra flora e fauna, ossia tra vita vegetale e vita animale. Numerosi sono i fattori che influenzano un ambiente, favorendone la vita oppure ostacolandola; tra questi il più determinante è il clima. In base alle zone climatiche possiamo distinguere diversi ambienti:
• ambienti della zona intertropicale (foresta pluviale, giungla, savana, deserto caldo);
• ambienti delle zone temperate (foresta di latifoglie, prateria, steppa, macchia mediterranea, deserto freddo);
• ambienti delle zone polari (taiga, tundra, ghiacci).
Gli ambienti naturali vengono propriamente definiti biomi, ossia il complesso degli ecosistemi di una particolare area geografica del pianeta, definiti in base al tipo di vegetazione dominante.
Lavora sulla carta
1. Osserva la carta e indica quali ambienti sono presenti nelle seguenti zone climatiche della Terra.
• Zona torrida:
• Zona temperata:
• Zona polare:
Il deserto caldo del Sahara (in Africa) è caratterizzato da un’escursione termica diurna molto forte: in estate si può passare da oltre 50 °C all’ombra durante il giorno a meno di 10 °C durante la notte.
Nella taiga dell’Alaska (America del Nord) l’escursione termica annua è molto alta: si va dai –50 °C in inverno ai +10 o +15 °C nelle brevi estati.
Nella fascia intertropicale o torrida, compresa fra il Tropico del Cancro e il Tropico del Capricorno, si estendono le regioni più calde del globo, tra le meno favorevoli all’insediamento umano. In quest’area si trovano ambienti con caratteristiche profondamente diverse, da quelli umidi a quelli più aridi
Nell’area dell’Equatore il riscaldamento della superficie terrestre è uniforme per tutto l’anno perciò esiste una sola stagione, caratterizzata da piogge abbondanti, da un’umidità elevatissima e da una temperatura costante intorno ai 30 °C. Si tratta di condizioni molto propizie alla vita vegetale, che hanno favorito lo sviluppo delle foreste pluviali o equatoriali, le più ricche di diversità vegetale della Terra. La foresta pluviale, infatti, è formata da centinaia di specie vegetali, sempreverdi, che crescono a un ritmo molto rapido e con una stratificazione verticale a fasce sovrapposte: esemplari isolati che raggiungono gli 80 m spuntano dalla volta della foresta; più sotto crescono alberi alti tra i 20 e i 40 m e, a un livello ancora inferiore, arbusti e un fitto sottobosco buio e umido di felci, cespugli, erbe e liane che si attorcigliano ai tronchi e ai rami degli alberi, rendendo la foresta quasi impenetrabile.
In un simile ambiente gli animali di grandi dimensioni non possono vivere perché non riuscirebbero a muoversi, ma la fauna di piccola taglia è molto varia e numerosissima. Dominano gli insetti di ogni specie, gli uccelli, le scimmie, i serpenti e i coccodrilli. Gli insediamenti umani sono limitati a poche tribù indigene che hanno mantenuto uno stile di vita molto primitivo. Questa coltre vegetale compatta copre i più vasti bacini idrografici del pianeta: il Rio delle Amazzoni e l’Orinoco in Sud America, il Congo, il Niger e lo Zambesi in Africa; in Asia la foresta pluviale ricopre gran parte delle isole dell’Indonesia.
Sempreverde
Detto di pianta che conserva le foglie tutto l’anno.
Strato emergente (alberi ad alto fusto)
Strato compatto
La foresta pluviale, così come la giungla, è spesso talmente ricca di piante da essere quasi inaccessibile
La caratteristica principale della foresta pluviale è la distribuzione di varie specie vegetali ad altezze differenti, secondo una stratificazione verticale
Nell’Asia meridionale e orientale spirano venti periodici chiamati monsoni. In estate, la stagione delle piogge, soffiano carichi di umidità dall’oceano verso terra, mentre in inverno spirano da terra verso l’oceano determinando un clima secco e arido. La vegetazione caratteristica di queste zone è la giungla dove, a differenza della foresta pluviale, abbondano le piante che perdono le foglie d’inverno mentre sono rare le piante sempreverdi. Numerose sono le piante di alto fusto, che danno legno pregiato, e il bambù.
Lavora sul testo
1. Quali sono le caratteristiche della foresta pluviale?
2. Quali tipi di fauna vivono nella foresta pluviale?
3. Da cosa è caratterizzata la giungla?
Lavora sulla carta
4. Individua in quali regioni sono localizzate le foreste pluviali.
Tra i suoi grandi alberi e la sua caratteristica umidità, nella giungla si trova la più ricca biodiversità di fauna e flora sul nostro pianeta.
Nella fascia intertropicale, oltre agli ambienti umidi della foresta pluviale e della giungla, si trovano anche ambienti aridi, caratterizzati dalla savana e dal deserto caldo.
Allontanandosi dall’Equatore verso i tropici, la foresta digrada nella savana. In questo ambiente si alternano due stagioni, una secca e una piovosa, che hanno una durata variabile: le piogge possono durare anche cinque mesi nelle zone vicine all’Equatore, ma si riducono progressivamente avvicinandosi ai tropici.
Gli ampi spazi della savana sono l’habitat naturale dei grandi animali. Le specie più numerose sono quelle degli erbivori: zebre, gazzelle, giraffe, elefanti; questi animali sono prede di carnivori quali leoni, leopardi e ghepardi e dei cosiddetti «spazzini delle praterie», le iene, gli sciacalli e gli avvoltoi, che ripuliscono il territorio dai resti degli animali cacciati. Il paesaggio della savana è molto diversificato. In prossimità della foresta pluviale crescono ancora molti alberi (acacie, palme, baobab), ma allontanandosi dall’Equatore la savana arborata sfuma progressivamente nella savana erbosa, con erbe che possono superare anche i due metri di altezza e dalle quali emergono isolati alberi. Al confine con le zone desertiche la vegetazione diventa rada e spinosa.
GLI AMBIENTI INTERTROPICALI ARIDI
In biologia, insieme di condizioni fisiche e chimiche che caratterizzano un ambiente rendendolo idoneo agli esseri viventi.
La giraffa è il più alto mammifero terrestre perché può superare i 5 metri di altezza. Questo animale ha sviluppato di generazione in generazione un collo sempre più lungo per riuscire a raggiungere le piante più alte e quindi sopravvivere.
Alla latitudine dei tropici l’umidità è completamente assente, il cielo è sempre sereno e i raggi del Sole giungono al suolo senza essere filtrati dalle nuvole. Il terreno si riscalda rapidamente, ma altrettanto rapidamente si raffredda al tramonto del Sole perché il calore, in assenza di banchi nuvolosi, si disperde: siamo nel deserto caldo. Qui l’escursione termica diurna è forte, mentre le differenze stagionali sono molto limitate. Nei deserti caldi la scarsità d’acqua condiziona lo sviluppo della vegetazione, costituita da rari arbusti che crescono lontani l’uno dall’altro, perché le radici si allungano in profondità e in larghezza per raggiungere gli strati più umidi. Il rivestimento di queste piante è duro e spinoso per resistere all’irraggiamento solare e limitare la perdita di acqua. Gli animali in grado di adattarsi alle condizioni del deserto non sono numerosi: piccoli mammiferi, uccelli, insetti e rettili; essi si riparano dal calore in tane sotterranee da cui escono di notte per andare alla ricerca di cibo e di acqua.
Il baobab è un albero che si trova in Africa e in Australia. Per resistere alla siccità riesce a immagazzinare grandi quantità d’acqua all’interno del tronco
La Monument Valley, negli Stati Uniti occidentali, rappresenta un paesaggio modellato dall’erosione del vento. Nelle regioni aride il vento solleva granuli di sabbia che colpiscono le formazioni rocciose, creando i «funghi del deserto»: montagne ripide e scarne che si stagliano nella pianura. I profondi canyon sono in realtà di origine fluviale.
Lavora sul testo
1. Quali animali vivono nella savana? Quali nel deserto caldo?
2. Quali caratteristiche hanno sviluppato le piante per adattarsi al clima desertico?
3. Perché l’escursione termica diurna è molto elevata nel deserto?
Lavora sulla carta
4. Individua in quali regioni sono localizzati la savana e i deserti caldi.
Gli ambienti temperati si estendono nell’Emisfero boreale e in quello australe. Essi costituiscono una vasta e variegata area che presenta alcuni aspetti comuni: quattro stagioni diverse tra loro, temperature moderate che garantiscono la crescita della vegetazione e precipitazioni distribuite durante tutto l’anno.
Negli ambienti temperati più ricchi di precipitazioni si estende la foresta di latifoglie (così detta perché caratterizzata da alberi con foglie larghe). Queste foreste sono molto diffuse in vaste aree d’Europa e dell’Asia, anche se la deforestazione le sta mettendo a rischio. Qui sono presenti sia piante caducifoglie (che perdono le foglie nelle stagioni fredde) sia sempreverdi (che mantengono le foglie tutto l’anno). Le piante più diffuse sono querce, faggi, pioppi, betulle, castagni; in montagna si trovano aghifoglie (cioè piante con foglie ad ago) come pini e abeti. In questo ambiente vivono mammiferi come orsi, lupi, cervi, daini, volpi e cinghiali.
Nelle regioni interne dei continenti, il clima è caratterizzato da scarsa piovosità e grandi escursioni termiche annuali che determinano estati calde e inverni freddi: è l’ambiente delle praterie e delle steppe.
Il nandù, molto diffuso in America meridionale (Brasile e Argentina), è un grande uccello non volatore simile allo struzzo. In genere vive in gruppi di 20 o 30 individui e percorre anche molti chilometri per procurarsi il cibo, costituito sia da vegetali (erba, semi, radici) sia da animali (insetti, piccoli uccelli, lucertole e serpenti).
La prateria è un’ampia area pianeggiante coperta principalmente da basse piante erbacee (graminacee e leguminose) e pochi alberi isolati. Si estende in particolare nella parte centro-settentrionale del continente americano.
La steppa, invece, è più arida, con una vegetazione costituita da erba e rari alberi. È presente soprattutto nel continente asiatico.
Nella prateria e nella steppa la fauna più diffusa è quella degli insetti che sono il nutrimento di vari uccelli e di altri insettivori come ricci, talpe, formichieri, rane e rospi, lucertole e ramarri. Sono diffusi anche lepri, cani delle praterie, uccelli non volatori (come il nandù) e rapaci.
La macchia mediterranea
Caratteristica delle regioni bagnate dal Mar Mediterraneo, di alcune zone della California, del Cile, del Sudafrica e dell’Australia, la macchia mediterranea ha una vegetazione formata da alberi sempreverdi (alloro, leccio, cipresso, quercia da sughero, pino marittimo), ma soprattutto da arbusti aromatici (ginestra, mirto, lavanda, rosmarino, oleandro). È costituita, inoltre, da olivi, viti, fichi, mandorli e agrumi. La fauna è ricca e varia: nei boschi vivono conigli selvatici, lepri, istrici, cinghiali, scoiattoli, caprioli; uccelli come la capinera, il merlo, il cardellino e il fringuello; numerosi insetti e anfibi.
Nelle zone interne dei continenti, dove piove raramente e vi è un’altissima escursione termica annua, si trovano anche deserti freddi come quello del Gobi, in Asia, e quello della Patagonia, nell’America meridionale.
Le specie animali che riescono a vivere in questi ambienti sono rettili, roditori e rari animali coperti da una folta pelliccia come il cammello battriano.
Lavora sul testo
1. Quali caratteristiche accomunano i climi temperati?
2. Qual è la differenza tra steppa e prateria?
3. Cosa caratterizza la macchia mediterranea?
Lavora sulla carta
4. Dove si trovano i principali deserti freddi?
Le zone temperate, grazie al clima favorevole, sono quelle dove si concentra la maggior parte della popolazione umana. Oggi le praterie sono intensamente coltivate dall’uomo e costituiscono tra le aree più produttive del pianeta.
Il deserto freddo del Gobi, nella regione asiatica della Mongolia, sorge a un’altitudine di 1 000 metri ed è ricoperto di sabbia, ghiaia e radi cespugli. In inverno la temperatura può scendere fino a –30 °C, mentre d’estate il termometro può registrare +40 °C.
L’ambiente polare è costituito principalmente dalle zone poste intorno ai due Poli: la regione artica e la regione antartica. È caratterizzato dalle aree dei ghiacci, dalla taiga e dalla tundra.
L’ambiente polare è presente per la maggior parte nelle aree del Polo Nord e del Polo Sud:
• la regione artica, nell’emisfero nord, è costituita in gran parte dal Mar Glaciale Artico, quasi sempre ghiacciato, e dalle aree più settentrionali di Europa, Asia e America;
• la regione antartica, nell’emisfero sud, è un vero e proprio continente interamente coperto da una calotta di ghiaccio. Il clima assolutamente inospitale di queste zone è dovuto all’inclinazione dell’asse terrestre, alla presenza dei ghiacci che non trattengono ma riflettono il calore solare, alla scarsa evaporazione dell’acqua causata dalle basse temperature e all’alta pressione che riduce la possibilità di precipitazioni. Tra i due emisferi esiste tuttavia una rilevante differenza: le temperature della zona artica sono superiori a quelle della zona antartica, perché vi arrivano le ultime propaggini della Corrente del Golfo.
Sul continente antartico, soprattutto nelle zone centrali, soffiano quasi in continuazione i blizzard (fortissimi venti tempestosi di aria gelida), mentre le piogge e le precipitazioni nevose sono molto scarse.
In entrambi gli ambienti si alternano sei mesi di luce e sei mesi di buio.
La taiga, benché sia presente solo nell’emisfero nord della Terra, è la formazione vegetale più vasta e continua del mondo. È formata da foreste di conifere e aghifoglie, piante sempreverdi come abeti, pini, larici. Per questo è considerata uno dei «polmoni verdi» della Terra ma, come la foresta amazzonica, è sempre più a rischio di estinzione a causa del disboscamento operato dall’uomo.
Le calotte polari ricoprono estese superfici continentali o marine. Il loro spessore è di vari chilometri tanto che coprono interamente le forme sottostanti. L’aspetto delle calotte, pertanto, assume quello di un mare increspato da onde ghiacciate.
In Antartide si misurano i venti più possenti della Terra: essi sono originati dalle masse di aria fredda che si formano ad elevata altitudine sopra il Polo Sud e che poi scendono velocemente verso gli oceani dove staziona aria più calda. I venti catabatici (cioè che hanno direzione verso il basso) raggiungono 150 km/h, ma possono toccare anche i 300 km/h nei momenti di maggiore intensità, provocando continue tempeste. Solo pochi animali, come i pinguini, riescono a vivere in queste zone.
Nella tundra, soltanto nella breve stagione estiva il calore scioglie il ghiaccio che ricopre il suolo.
Procedendo verso nord le foreste della taiga divengono sempre più rade e le terre dell’Artide si coprono di muschi, licheni ed erbe che costituiscono l’ambiente della tundra. In alcune zone il terreno disgela solo nei brevi mesi estivi (luglio e agosto), ma rimane comunque ghiacciato negli strati non superficiali (permafrost).
Nella tundra pascolano molti erbivori: la renna, il caribù (una specie di renna selvatica), il lemming (un grosso roditore), vari animali da pelliccia e il bue muschiato in America. Tra i ghiacci compaiono gli orsi bianchi; nel mare si trovano foche e trichechi.
In Antartide, a causa del clima rigidissimo e della copertura di ghiaccio pressoché totale, vi è una rara vegetazione costituita da muschi e licheni. L’unica fauna esistente è quella marina, come varie specie di foche, balene e pinguini.
Lavora sul testo
1. Che cosa differenzia maggiormente l’Artide dall’Antartide?
2. Perché la taiga è considerata uno dei «polmoni verdi» della Terra?
3. Quali sono le specie animali che vivono negli ambienti polari?
Lavora sulla carta
4. Individua in quali aree sono localizzate la taiga e la tundra.
Lezione 1 Che cos’è il Sistema Solare?
L’Universo ebbe origine dal Big Bang: un’enorme esplosione avvenuta 15 miliardi di anni fa dalla quale si formarono le stelle e i pianeti.
Il Sistema Solare è un insieme di pianeti, stelle e altri corpi celesti. Gli otto pianeti del Sistema Solare si possono suddividere in pianeti interni o rocciosi (Mercurio, Venere, Terra, Marte) e pianeti esterni o giganti (Giove, Saturno, Urano e Nettuno).
La Luna è l’unico satellite che orbita intorno alla Terra.
Lezione 2 Quali sono i movimenti della Terra?
La Terra compie in 24 ore una rotazione attorno al proprio asse da ovest verso est, determinando l’alternarsi del giorno e della notte.
Essa descrive anche un’orbita intorno al Sole, chiamata rivoluzione, che compie in un anno solare, quindi in 365 giorni e 6 ore.
Lezione 3 Qual è la struttura della Terra?
La Terra è composta da:
• crosta terrestre, lo strato più esterno, che comprende i continenti e i fondali oceanici;
• mantello, situato sotto la crosta e formato da rocce pesanti;
• nucleo, la parte più interna, suddivisa in nucleo esterno e nucleo interno.
Lezione 4 Come cambia l’aspetto della Terra?
La tettonica a placche è il fenomeno che spiega il movimento dei continenti; essi si spostano insieme alle placche del fondo marino in espansione a cui sono agganciati.
Lezione 5 Quanti sono i continenti?
Esistono diversi modelli di suddivisione delle terre emerse. Qui seguiremo uno dei modelli a 6 continenti: Europa, Asia, Africa, Americhe, Oceania, Antartide.
Lezione 6 Quali sono gli oceani?
Gli oceani del pianeta sono: Pacifico, Atlantico, Indiano, Antartico, Mar Glaciale Artico.
Lezione 7 Quali sono le caratteristiche delle terre emerse?
La maggior parte delle terre emerse è costituita da montagne e colline, che si sono formate in seguito al sollevamento della crosta terrestre. Le pianure occupano un terzo delle terre emerse; la maggior parte di esse è di origine alluvionale. Sulle terre emerse sono presenti anche fiumi e laghi
Lezione 8 Quali sono i climi e gli ambienti naturali del pianeta?
Le differenze climatiche determinano tre grandi zone o fasce terrestri:
• zona intertropicale o torrida: compresa tra il Tropico del Cancro e il Tropico del Capricorno. Questa fascia possiede le temperature più alte del pianeta;
• zone temperate: si dividono in boreale (nell’emisfero nord) e australe (nell’emisfero sud).
Qui la temperatura è più moderata;
• zone polari: comprese tra il Circolo polare artico e il Polo Nord (a nord) e il Circolo polare antartico e il Polo Sud (a sud). Qui vi sono le temperature più basse del pianeta.
L’ambiente naturale, o bioma, è un sistema complesso di relazioni tra flora e fauna.
In base alle zone climatiche si distinguono diversi biomi o ambienti:
• intertropicali: umidi (foresta pluviale, giungla) e aridi (savana, deserto caldo);
• temperati: foreste di latifoglie, prateria, steppa, macchia mediterranea, deserto freddo;
• polari: taiga, tundra, ghiacci.
Lezione 9 Quali biomi caratterizzano gli ambienti intertropicali umidi?
Le foreste pluviali o equatoriali sono formate da centinaia di specie vegetali sempreverdi.
La giungla, dove sono rare le piante sempreverdi.
Lezione 10 Quali biomi caratterizzano gli ambienti intertropicali aridi?
La savana, dove si alternano due stagioni, una secca e una piovosa.
Il deserto caldo, caratterizzato da una forte escursione termica e dalla mancanza di acqua, che consente solo la crescita di rari arbusti.
Lezione 11 Quali biomi caratterizzano gli ambienti temperati?
La foresta di latifoglie ospita sia piante caducifoglie sia sempreverdi.
La prateria è un’ampia area pianeggiante coperta da basse piante erbacee e pochi alberi isolati. La steppa è più arida e con scarsa vegetazione.
La macchia mediterranea ha una vegetazione formata da alberi sempreverdi ma soprattutto da arbusti aromatici.
Il deserto freddo presenta un’altissima escursione termica annua.
Lezione 12 Quali biomi caratterizzano gli ambienti polari?
Le aree dei ghiacci sono presenti nelle aree del Polo Nord (regione artica) e del Polo Sud (regione antartica). La taiga è formata da foreste di conifere e aghifoglie.
La tundra copre di muschi, licheni ed erbe le terre dell’Artide.
è
Sistema Solare un pianeta del
ha ha compie
un satellite naturale
una rotazione (24 ore)
una rivoluzione (365 giorni e 6 ore)
è composta da
6 continenti
attorno attorno determinando determinando
al Sole la Luna al proprio asse
crosta terrestre
nucleo
formata da
5 oceani mantello
Europa Americhe Oceania Antartide Asia Africa
è suddivisa in che determinano
3 grandi zone climatiche
zone intertropicali
zone temperate zone polari
il giorno e la notte
le stagioni
placche in continuo movimento
Pacifico
Atlantico
Indiano
Antartico
Artico
ambienti diversi
intertropicali umidi
intertropicali aridi
temperati polari
1. Collega ogni pianeta alla sua o alle sue caratteristiche.
a. Ha una debole atmosfera priva di ossigeno
b. È chiamato «pianeta azzurro»
1. Mercurio
2. Venere
3. Terra
4. Marte
5. Giove
6. Saturno
7. Urano
8. Nettuno
c. Ha 63 satelliti
d. È chiamato «pianeta rosso»
e. Ha una superficie fluida
f. Ha un satellite: la Luna
g. Non ha atmosfera
h. La sua atmosfera è carica di anidride carbonica
i. È un gigante gassoso
j. È il più vicino al Sole
k. Raggiunge temperature elevatissime
l. Ha un’atmosfera ricca di metano
m. È un pianeta freddo e gassoso
n. È il più lontano dal Sole
o. È circondato da una fascia di anelli
2. Inserisci le didascalie corrette scegliendole dalle parole elencate.
mantello – nucleo interno – nucleo esterno – crosta terrestre
3. Colora la legenda, quindi individua sul planisfero le aree corrispondenti alle diverse zone climatiche della Terra. Scrivi anche i nomi degli oceani e dei continenti che ne fanno parte.
Zona polare
Zona temperata
Zona intertropicale
4. Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
1. Il clima è influenzato solo da fattori geografici come la latitudine, l’altitudine e la vicinanza al mare.
2. Ambiente naturale e clima sono sinonimi: le due parole si possono usare indifferentemente.
3. La foresta pluviale è formata da strati verticali dal suolo fino a circa 80 metri d’altezza.
4. I monsoni estivi sono venti periodici carichi di umidità e provocano intense piogge per tutta la stagione.
5. La giungla è formata da piante decidue, che perdono le foglie in inverno.
6. La savana è generalmente formata da foreste sempreverdi.
7. La macchia mediterranea è un ambiente presente solo sulle coste del Mar Mediterraneo.
8. I deserti freddi sono tipici delle regioni aride della zona temperata.
9. Gli ambienti polari interessano i due continenti che occupano i Poli Nord e Sud.
10. Il Polo Nord registra temperature più miti rispetto al Polo Sud per l’influenza della Corrente del Golfo.
5. Descrivi con parole tue i seguenti termini.
1. Moto di rotazione:
2. Moto di rivoluzione:
3. Perielio:
4. Solstizio d’estate:
5. Equinozio di primavera:
6. Mantello:
6. Attribuisci a ciascuna immagine la didascalia corretta e indica l’ambiente a cui ognuna si riferisce.
1. Questo grande mammifero si nutre esclusivamente di carne (foche, piccoli trichechi, pesci). Se si esclude il periodo dell’accoppiamento e dell’allevamento dei cuccioli, è un animale solitario che si muove con abilità su superfici scivolose, ma è anche un abile nuotatore.
2. Il ruminante è abituato a mangiare qualsiasi cosa (piante spinose e secche, cespugli verdi, ossa di altri animali) poiché l’ambiente in cui vive non offre grandi disponibilità di cibo. L’aspetto bizzarro è conseguenza della presenza di riserve di grasso sulla schiena che gli permettono di superare i periodi di scarsità di cibo.
3. Nella vegetazione lussureggiante questo primate trova abbondanza di cibo, infatti la sua dieta è prevalentemente erbivora, essendo costituita da bacche, radici, germogli, frutta, foglie e occasionalmente piccoli insetti.
4. L’enorme pachiderma può adattarsi a climi con elevate escursioni termiche grazie alle grandi orecchie che servono da regolatrici della temperatura corporea. Questa specie vive in branchi in zone in cui sono presenti fonti d’acqua per consentire agli animali di bagnarsi e coprirsi di fango per scacciare gli insetti e difendersi dal caldo. Ambiente:
Nel 2019 il movimento #fridaysforfuture, ispirato dalla giovane svedese Greta Thunberg, ha organiz zato delle manifestazioni in tutto il mondo per lan ciare l’allarme sui danni che l’inquinamento provoca sull’ambiente terrestre. Molti giovani hanno aderito alle manifestazioni, chiedendo ai governi di tutto il mondo di intervenire per fermare l’avvelenamento del pianeta. Ma in che modo è possibile che ciascu no di noi contribuisca alla salvezza del mondo con comportamenti più sostenibili e meno inquinanti?
Ti proponiamo di realizzare insieme ai tuoi compa gni un vademecum, cioè una guida da portare sem pre con te, con alcuni consigli per contribuire alla salute della Terra.
FASE 1
Documentazione
• Informatevi su quali comportamenti quotidiani siano ecosostenibili. Per facilitare il compito sono elencati, come esempi, alcuni settori verso cui poter indirizzare le ricerche:
- raccolta differenziata
- riduzione della plastica durante la spesa
- risparmio nell’uso dell’acqua e dell’energia elettrica
- mobilità non inquinante (riduzione dell’uso dell’automobile ecc.)
FASE 2
Organizzazione e svolgimento del compito
• Il vademecum deve essere una guida sintetica e facilmente consultabile, in forma di volantino o pieghevole: chi lo usa deve poter individuare velocemente le istruzioni da seguire. Organizza perciò le indicazioni e i consigli in modo ordinato, utilizzando tabelle o elenchi.
• Lavorando al computer, puoi usare delle immagini che richiamino velocemente la categoria del consiglio suggerito e una veste grafica facilmente leggibile e accattivante.
• Esponi in classe le tue scelte e presenta il tuo progetto di vademecum per salvare il pianeta.
• Confrontando il tuo lavoro con quello dei compagni, scegliete il progetto più efficace e proponete al preside o ai docenti di produrlo per diffonderlo alle classi della scuola.
Rifletti sul lavoro svolto e indica con una X il livello che ritieni di aver raggiunto.
Sono in grado di progettare e organizzare il mio lavoro.
So individuare i problemi e ragionare su come risolverli.
So lavorare in autonomia e capisco quando devo chiedere aiuto.
Ho contribuito attivamente al lavoro di gruppo relazionandomi con gli altri.
Sono in grado di utilizzare gli strumenti digitali.
Oggi si discute molto sul fatto che la popolazione mondiale stia invecchiando Ma accade in tutte le aree del mondo oppure ci sono differenze?
Lo scoprirai a pagina 42
Gli Stati Uniti, fin dalla loro origine e in particolare nel XIX e XX secolo, hanno rappresentato per molti migranti europei la «terra promessa», un luogo ricco di opportunità. Oggi le cose stanno ancora così? Cosa spinge le persone a migrare?
Lo scoprirai a pagina 49
A Milano, il quartiere Isola si chiama così perché era delimitato dai canali e dalla ferrovia. Ora i canali sono stati interrati e non si vedono più, però guardando in alto svetta il Bosco verticale, un progetto che si sta diffondendo nel mondo. «Città-foresta» di piccole o medie dimensioni stanno nascendo in Asia e in America latina. Saranno queste le verdi città intelligenti del futuro?
Lo scoprirai a pagina 46
DIDATTICA DIGITALE INTEGRATA
Attività da svolgere in modalità asincrona e sincrona
Esplora i contenuti digitali dell’Unità
FLIPPED CLASSROOM
Guarda il video e raccogli le informazioni chiave Un mondo da abitare
Il pianeta non è popolato in maniera uniforme: a spazi disabitati si alternano aree densamente abitate.
Oggi nel mondo vivono oltre 7 miliardi e 500 milioni di persone, un numero che diviso per l’estensione delle terre emerse determina una densità media di popolazione di circa 51 ab./km2. La popolazione però non risulta distribuita in modo uniforme, poiché le diverse condizioni climatiche e ambientali hanno favorito o ostacolato l’insediamento umano in determinate regioni del pianeta.
Basti pensare che più dell’80% della Terra è costituito da spazi disabitati o scarsamente popolati (deserti, foreste, catene montuose), dove la vita umana è estremamente difficoltosa a causa delle temperature molto rigide o torride, della scarsità d’acqua, dell’aridità o della pendenza dei suoli. Solo il 15% circa della superficie terrestre è occupato da pianure, grandi valli fluviali e fasce costiere che, fin dall’antichità, hanno richiamato gli uomini per la fertilità dei terreni, la salubrità del clima e la facilità delle comunicazioni.
Altri fattori che hanno influenzato e tuttora determinano il popolamento sono la presenza di risorse naturali, il grado di sviluppo economico e gli eventi politici (migrazioni, colonizzazioni, guerre ecc.).
A partire dalla metà del XX secolo, in tutti i continenti le città sono diventate i principali poli di attrazione per le popolazioni. Tokyo, capitale del Giappone, è la metropoli più grande al mondo: nel suo agglomerato urbano si contano oltre 37 milioni di abitanti.
La maggior parte del pianeta è disabitato o scarsamente popolato. In molte aree la popolazione vive talvolta in maniera nomade, come per esempio in alcune regioni della Mongolia, spostandosi in base al clima o alle risorse che il territorio può offrire.
POPOLAZIONE (ab./km2 )
oltre 200 abitanti da 50 a 200 da 10 a 50 da 1 a 10 aree disabitate
Da questa foto satellitare notturna risulta evidente che le regioni più popolose del mondo si trovano in Asia orientale, India, Europa e nel nord-est degli Stati Uniti d’America. Alte concentrazioni di popolazione risultano anche nell’arcipelago indonesiano, nel sudest del Brasile e sulla costa del Golfo di Guinea.
Lavora sul testo
1. Elenca i più importanti fattori che hanno condizionato positivamente o negativamente la nascita e lo sviluppo di un insediamento umano.
Lavora sulla carta
2. Individua sulla carta le aree maggiormente popolate al mondo.
3. Esiste una relazione tra la densità di popolazione e le aree climatiche che hai studiato? Spiegala utilizzando la carta.
La popolazione mondiale è in continua crescita, anche se la crescita non è uniforme in tutte le aree del pianeta. Inoltre si sta assistendo a un progressivo invecchiamento della popolazione.
La popolazione mondiale è in continuo aumento: secondo stime dell’ONU raggiungerà gli 8 miliardi nel 2023 e i 10 miliardi nel 2056. Ci sono però enormi differenze tra le varie regioni del pianeta:
• nei Paesi più sviluppati (Europa, Nord America, Giappone, Australia) si assiste a un netto calo delle nascite a causa dei cambiamenti socio-culturali legati allo sviluppo economico, come il lavoro delle donne, l’aumento del grado di istruzione, l’aumento del numero di chi vive da solo e delle coppie senza figli; di conseguenza alcuni Paesi registrano un incremento naturale negativo che, senza il contributo degli immigrati stranieri, sarebbe ancora più pesante;
• nei Paesi in via di sviluppo, invece, il tasso di natalità è ancora oggi molto alto, ma occorre fare delle distinzioni. Mentre in molti Paesi asiatici il tasso di crescita della popolazione si sta riducendo in seguito allo sviluppo economico e al miglioramento delle condizioni di vita, in Africa la popolazione è destinata ad aumentare rapidamente nei prossimi decenni, nonostante l’alto tasso di mortalità dovuto a malattie e denutrizione.
In Giappone quasi il 30% della popolazione (11% degli uomini e 18% delle donne) ha più di 75 anni. L’isola di Okinawa, nel sud, detiene un record per il numero di centenari presenti.
L’Africa è il continente più giovane e quello che più continuerà a incrementare l’aumento di popolazione del pianeta, nonostante gravi emergenze sanitarie che si diffondono, in particolare nell’Africa subsahariana.
Incremento naturale
Saldo fra i nati e i morti in un anno (valore percentuale su 1 000 abitanti). Il saldo ha un valore positivo quando il totale dei nati supera quello dei morti; ha valore negativo quando il totale dei nati è in numero inferiore ai morti.
Tasso di fecondità
Numero medio dei figli partoriti da ogni donna in età feconda (15-49 anni) in un certo anno. L’indice minimo per assicurare il ricambio generazionale è pari a 2,1 figli per donna in età feconda.
Nel 2020 la popolazione mondiale cresce a un ritmo dell’1,09% annuo, con un aumento medio di 83 milioni di abitanti l’anno. Nel 2023 l’incremento sarà dell’1% e nel 2052 sarà inferiore allo 0,5%. Dunque, nel XXI secolo la popolazione mondiale continuerà a crescere, ma a un ritmo inferiore rispetto al secolo scorso, quando si è passati da 1 miliardo e 650 milioni di abitanti del 1900 a oltre 5 miliardi del 2000
superiore a 20 da 11 a 20 da 0 a 10 inferiore a 0 dato non disponibile
In questo secolo la popolazione mondiale invecchierà con un ritmo molto più elevato rispetto alla crescita, tanto che nel 2050 le persone anziane saranno circa 2,4 miliardi, oltre il 20% della popolazione mondiale prevista. L’invecchiamento interesserà tutti i Paesi, ma con diverse percentuali tra i Paesi più sviluppati e i Paesi emergenti e in via di sviluppo. Come si può osservare nella tabella, tale differenza è riscontrabile sia nell’età media (la più bassa si registra in Africa, 19 anni, e la più alta in Europa, 42 anni), sia nel tasso di fecondità, (1,6 in Europa e 4,7 in Africa).
In questa prospettiva si modificherà sensibilmente anche il rapporto tra popolazione attiva (persone tra i 15 e i 64 anni) e popolazione inattiva (persone sotto i 15 anni e oltre i 64): a metà del secolo si avranno infatti solo quattro lavoratori per ciascun pensionato.
Il mutamento demografico, che sta capovolgendo il rapporto tra i giovani e gli anziani, è dovuto all’accresciuta speranza di vita e alla riduzione del tasso di fecondità.
Le malattie si differenziano in base allo sviluppo economico e sociale. Nei Paesi ricchi sono diffuse le malattie legate alla sovralimentazione e alla vita sedentaria (diabete), al consumo di alcool, di sostanze stupefacenti o di tabacco, all’inquinamento (patologie cardiovascolari); nei Paesi poveri, invece, prevalgono le malattie causate da carenze alimentari (rachitismo) e quelle infettive (malaria, tubercolosi, colera), determinate dalla mancanza d’acqua potabile e da cattive condizioni igieniche.
Lavora sul testo
1. Quali sono le differenze nell’aumento della popolazione tra Paesi più e meno sviluppati?
2. Cosa sta accadendo alla popolazione mondiale?
3. Quali malattie sono più diffuse nei Paesi ricchi? Quali nei Paesi in via di sviluppo?
Lavora sulla carta
4. In quali continenti si registra un alto incremento naturale?
La maggior parte della popolazione nel mondo vive nelle aree urbane, in città che stanno diventando sempre più vaste, trasformandosi in metropoli e megalopoli.
Oggi il 55% della popolazione mondiale vive nelle città, un dato destinato a crescere: secondo alcune stime dell’ONU, infatti, la popolazione urbana oltrepasserà il 60% nel 2035 e si avvicinerà al 65% nel 2050
Il fenomeno dell’urbanizzazione è sorto in Europa, ma oggi le città più popolose si trovano in Asia, Africa e Americhe. L’urbanizzazione fino a ora ha avuto ritmi differenti nelle diverse aree del pianeta: si sono registrati tassi di crescita urbana elevati nelle regioni in via di sviluppo e, invece, tassi di crescita più contenuti nei Paesi più ricchi.
Anche tra i Paesi in via di sviluppo ci sono tuttavia differenze significative:
• i Paesi dell’America latina e dei Caraibi, già fortemente urbanizzati, registreranno entro il 2030 una percentuale di cittadini pari a quella del Nord America (circa 85%);
• l’Africa e l’Asia, continenti in cui attualmente la popolazione rurale è più numerosa che altrove, avranno un’intensa e rapida urbanizzazione tanto che nel 2030 si stima che più della metà degli africani e degli asiatici vivranno in città. India, Cina e Nigeria guidano questa tendenza.
MEGALOPOLI, METROPOLI E AREE METROPOLITANE
Los Angeles
Meg. californiana
megalopoli aree metropolitane metropoli con pi◊ di 10 milioni di abitanti
Meg. dei Grandi Laghi
New York
Meg. atlantica
Cittæ del Messico
Meg. messicana
Meg. europea
Tasso di crescita urbana
Percentuale di nuovi abitanti in città rispetto all’anno precedente. Metropoli
Città con più di 1 milione di abitanti, spesso nodo di comunicazioni internazionali.
Entro il 2030 la popolazione urbana sarà di circa 5 miliardi di persone, mentre quella rurale si assesterà intorno ai 3,5 miliardi. Per il 2050 si prevedono oltre 6,3 miliardi di abitanti nelle città e circa 3,4 miliardi nelle campagne.
Meg. del Tokaido
Il Cairo
Lagos
Rio de Janeiro
San Paolo
Meg. brasiliana
La crescita vertiginosa della città ha portato alla diffusione delle megalopoli, enormi aree urbanizzate comprendenti diverse metropoli, che hanno formato un ambiente umano continuo e hanno concentrato servizi, attività produttive, capitali, beni.
La megalopoli si affermerà come modello abitativo sostenibile se riuscirà a utilizzare tecnologia, innovazione e connettività per migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti. Tuttavia, al momento, la crescita delle megalopoli ha creato, soprattutto in America latina e in Africa, povertà e degrado sociale. Sono infatti aumentati gli slum, aree urbane periferiche e degradate, prive delle infrastrutture e dei servizi di prima necessità. Attualmente circa un terzo della popolazione urbana mondiale vive negli slum.
Nei prossimi anni i tre quarti dei nuovi cittadini abiteranno in agglomerati di piccole o medie dimensioni . Si tratta di una tendenza già in atto in Cina, dove sono le piccole città ad assorbire la maggioranza della manodopera rurale che abbandona le campagne, e in America latina, dove si registra un’esplosione di città tra 100 000 e 500 000 abitanti. Le «città foresta», centri urbani con molta attenzione alle aree verdi, sono una soluzione abitativa che si sta diffondendo sia in Cina, sia in Messico, in zone molto inquinate.
Lagos, in Nigeria, è una metropoli che sta registrando una crescita vertiginosa. Purtroppo gran parte dei nuovi quartieri sono slum, dove le abitazioni sono per lo più provvisorie e prive di acqua e di servizi igienici.
Tokaido, in Giappone, è la megalopoli più popolata al mondo, con oltre 37 000 000 di abitanti. Si estende per circa 300 chilometri e comprende la capitale Tokyo (9 300 000 ab., 13 800 000 nell’agglomerato urbano) e altre importanti città come Yokohama (3 700 000 ab.), Nagoya (2 300 000 ab.), Kyoto, l’antica capitale (1 400 000 ab.), Osaka (2 700 000 ab.), Kobe (1 500 000 ab.). Cresciuta con un ritmo rapidissimo, questa megalopoli comprende vaste aree residenziali, complessi industriali d’avanguardia, un’infinità di strutture produttive sviluppate soprattutto intorno al mondo della finanza, dell’università e della ricerca avanzata.
LE MEGALOPOLI PIÙ POPOLOSE AL MONDO MEGALOPOLI
Lavora sul testo
1. Che cosa si intende con urbanizzazione?
2. Quale percentuale della popolazione mondiale oggi vive in città? Quale vi vivrà nel 2050?
3. Qual è oggi la metropoli più popolosa al mondo?
Lavora sulla carta
4. In quali aree sono presenti le maggiori megalopoli?
Nel 2014 a Milano è stato inaugurato il bosco verticale, un innovativo complesso architettonico realizzato dall’architetto Stefano Boeri e costituito da due edifici alti 80 e 112 metri che ha fatto molto parlare di sé a causa del fatto che le pareti dei due palazzi sono interamente ricoperte da piante e creano così un vero e proprio bosco che però non si espande in orizzontale, ma in verticale (da cui il nome).
Nel realizzare il suo progetto, Boeri ha unito due necessità che caratterizzano l’epoca in cui viviamo: da un lato, riprogettare gli edifici delle nostre città, rendendoli non solo belli e comodi da abitare, ma anche ecosostenibili; dall’altro, trovare il modo di aumentare gli spazi verdi (parchi, viali) all’interno dei centri urbani. Come è noto, infatti, le piante, oltre a produrre l’ossigeno, sono in grado di assorbire parte delle sostanze inquinanti (anidride carbonica, polveri sottili) che proprio nelle città sono presenti in concentrazioni molto alte. La realizzazione di molte aree verdi nei centri urbani e nelle aree metropolitane consente di ridurre drasticamente l’inquinamento atmosferico, migliorando sensibilmente la vita delle persone (perché rende l’aria più respirabile) e riducendo l’inquinamento ambientale.
Appena inaugurato, il bosco verticale è diventato immediatamente un modello di riferimento studiato e replicato da altri architetti e urbanisti. Nel giro di pochi anni, edifici simili sono stati realizzati in diverse città del mondo (a Utrecht, Losanna, Bruxelles, Chicago, Nanchino solo per citare alcuni casi) e palazzi simili sono in progettazione in altre città. L’obiettivo dei prossimi anni, tuttavia, non è solo realizzare nuovi boschi verticali in giro per il mondo, ma ideare e creare dei veri e propri quartieri verdi Il bosco verticale di Milano, infatti, indica la strada da seguire per aumentare sensibilmente le zone verdi all’interno delle città senza dover espandere le aree urbane sul territorio. Per questi motivi, il progetto di Boeri consente di immaginare come sarà la città del futuro: un luogo formato da tanti palazzi che rappresentano altrettanti piccoli boschi in grado di assorbire l’inquinamento prodotto in città e di migliorare la qualità di vita delle persone che vi abitano.
I due palazzi del bosco verticale ospitano all’incirca 11 000 piante e 5 000 arbusti. Non mancano alberi, che, grazie alla realizzazione di balconi sfalsati, possono raggiungere anche i 10 metri di altezza.
In totale, nelle due torri sono presenti 480 alberi di grandi dimensioni e 250 di dimensioni più piccole.
È stato calcolato che la vegetazione che ricopre il bosco verticale equivale a una foresta di circa 1 ettaro ed è in grado di assorbire oltre 30 tonnellate di anidride carbonica e polveri sottili all’anno.
Grattacieli con bosco verticale a Kuala Lumpur, in Indonesia.
Negli anni successivi alla realizzazione del bosco verticale di Milano, Stefano Boeri ha lanciato un progetto in cui invitava architetti, urbanisti, ma anche botanici, agronomi, studiosi del paesaggio e tutte le persone che lavorano nel mondo immobiliare a riflettere assieme per capire come sviluppare e migliorare il modello del bosco verticale. Il piano lanciato da Boeri, chiamato Urban Forestry, mira dunque a «forestizzare» le città, vale a dire non più creare singoli palazzi ricoperti di vegetazione, ma trasformare intere città in foreste. Lo stesso Boeri, nel 2015, ha presentato un progetto per realizzare a Liuzhou, in Cina, la prima città-foresta.
Cercate maggiori informazioni in internet sul progetto Urban Forestry e su quello delle città-foresta: oltre ad approfondirne i dettagli, provate a vedere quali città hanno raccolto l’invito di Boeri e quali progetti si stanno mettendo in atto. Una volta terminata la ricerca, tutti assieme realizzate un cartellone che riassuma i risultati del vostro lavoro.
Negli ultimi decenni si sono intensificati in modo massiccio i flussi migratori internazionali tra le diverse regioni del mondo, tanto che attualmente molti milioni di persone risiedono in un Paese diverso da quello di nascita.
Le migrazioni internazionali sono riconducibili a motivi economici o politici: da un lato la ricerca di lavoro e di condizioni di vita migliori o il ricongiungimento familiare; dall’altro la fuga da calamità naturali, persecuzioni politiche, conflitti militari o scontri etnici.
Nell’ultimo decennio le migrazioni sembrano lentamente rallentare, in parte per la crisi economica che rende meno attrattivi alcuni Paesi del Nord del mondo, in parte per le misure di contenimento delle migrazioni adottate da qualche Stato; infine, incide anche la crescita economica di alcuni fra i Paesi di provenienza degli immigrati.
Nel 2019, secondo stime dell’ONU, nel mondo si contavano oltre 79 milioni di profughi, tra i quali il 40% di minorenni. Circa l’1% della popolazione mondiale è costretto a fuggire dal proprio Paese d’origine e a richiedere asilo politico o protezione umanitaria per ottenere lo status di rifugiato nel Paese che lo ospita.
L’85% dei migranti trova rifugio in un Paese limitrofo a quello di partenza: dunque, le persone che arrivano in Europa e negli Stati Uniti sono una esigua minoranza rispetto ai milioni di persone che si spostano nei Paesi vicini.
Tra i Paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati vi sono: la Turchia, che svolge una funzione di contenimento alla frontiera dell’Europa; Colombia, Pakistan e Uganda, che accolgono in giganteschi campi profughi chi fugge dai burrascosi Paesi confinanti (Venezuela, Afghanistan, Sudan del Sud); la Germania, Paese europeo meta di molti profughi in cerca di lavoro e rifugio. RIFUGIATI
Il 68% dei rifugiati proviene da cinque Paesi: Siria, Venezuela, Afghanistan, Sudan del Sud, Myanmar. In gran parte dei casi si tratta di persone che fuggono da guerre, o da persecuzioni (Myanmar), o da una grave crisi politica ed economica (Venezuela).
Molte persone, per sfuggire alle difficili condizioni di vita nei propri Paesi, sono costrette a fuggire affidandosi a criminali privi di scrupoli. Essi intraprendono viaggi pericolosi in condizioni disumane, attraversando il deserto con mezzi di fortuna per poi imbarcarsi in barche non adatte al viaggio in mare. Molti di essi, purtroppo, trovano la morte durante il viaggio.
Ancora oggi gli immigrati, pur avendo talvolta un livello di istruzione medio-alto, trovano lavoro spesso senza regolare contratto, come braccianti agricoli stagionali, manovali, operai generici, domestici, badanti. Gli immigrati concorrono con il loro lavoro allo sviluppo economico del Paese in cui vivono; inoltre, con le rimesse, ovvero le somme di denaro che inviano ai loro familiari, contribuiscono in modo significativo al PIL dei loro Paesi d’origine.
principali aree di immigrazione principali aree di emigrazione movimenti di migranti qualificati movimenti di migranti non qualificati
PAESI D’IMMIGRAZIONE
Gli Stati Uniti sono il Paese che, nel corso degli anni, ha ospitato il maggior numero di stranieri: al 2020 ne conta quasi 43 milioni; seguono Germania (12 milioni), Russia (11 milioni) e Regno Unito (9 milioni). Un dato interessante registrano anche Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, rispettivamente con oltre 12 e 8 milioni di residenti nati all’estero. Si tratta di lavoratori stranieri con famiglie che provengono soprattutto dai Paesi islamici.
Lavora sul testo
1. Quali cause spingono gli emigranti a lasciare le loro terre?
2. Quali conseguenze producono le migrazioni a livello mondiale?
3. Dove si dirige la maggior parte dei migranti? Competenze digitali
4. Cerca in internet immagini di migranti sia attuali sia del passato. Scegline due che ti sembrano più significative e scrivi una didascalia per ciascuna: metti in evidenza chi sono le persone rappresentate, dove e in quale periodo si trovano.
Sconfiggere la povertà, abbattere le disuguaglianze economiche, sociali e di genere, garantire a tutti la possibilità di accedere alle risorse, il diritto alla salute e all’istruzione, offrire a tutti l’opportunità di avere un lavoro dignitoso, di migliorare la propria condizione economica e ridurre l’impatto dell’azione umana sull’ambiente sono obiettivi ambiziosi, che possono essere realizzati solo se governi, settore privato e società civile riusciranno ad adottare una visione comune e si impegneranno a collaborare tra loro a livello globale, regionale, nazionale e locale.
Rafforzare i mezzi di attivazione
L’ultimo obiettivo dell’Agenda 2030, il numero 17, costituisce in realtà il presupposto per la realizzazione degli altri 16 traguardi stabiliti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. Esso prescrive infatti l’assoluta necessità di rafforzare e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile per incentivare e attrarre investimenti a lungo termine in settori chiave come la produzione di energia sostenibile, la realizzazione di infrastrutture, l’implementazione dei trasporti e la messa a punto di tecnologie di informazione e comunicazione.
Affinché gli investimenti possano essere efficaci, è importante stabilire a livello globale una direzione chiara, mettendo a punto regolamenti e sistemi di revisione e monitoraggio e rafforzando i meccanismi di controllo nazionali.
Per realizzare uno sviluppo che sia davvero sostenibile è fondamentale la collaborazione a livello internazionale e il rafforzamento del partenariato tra gli Stati.
Gli interventi devono riguardare l’ambito della finanza, della tecnologia (ampliando a livello globale l’accesso alle scoperte scientifiche e condividendo le conoscenze), della capacità di sviluppo e del commercio.
Le parole d’ordine sono quindi cooperazione, collaborazione, visione comune e condivisione di obiettivi dalla cui realizzazione dipende il futuro del nostro pianeta e dell’umanità.
Partenariato
È un «patto» tra parti diverse per la realizzazione di interventi finalizzati allo sviluppo economico, del territorio e all’integrazione sociale.
Questa partnership deve coinvolgere anche i Paesi più poveri. Ma in quale modo gli Stati più avanzati devono intervenire a favore dello sviluppo di quelli più deboli? Fornendo loro solo le tecnologie e le conoscenze necessarie allo sviluppo economico, oppure associando anche interventi di sostegno finanziario? Dividetevi in due gruppi, ciascuno dei quali reperirà materiali sulle due posizioni sopra esposte: avviate quindi il dibattito in classe.
Il debito dei Paesi più poveri è stato rinviato!
La pandemia di COVID -19 esplosa nei primi mesi del 2020 ha messo in seria difficoltà i sistemi sanitari e le economie di tutti i Paesi del mondo, ma i suoi effetti potrebbero essere potenzialmente catastrofici per gli Stati più poveri. Per questo motivo il G20, il gruppo che riunisce le maggiori potenze industriali del mondo, ha stabilito di sospendere il debito di circa 70 Paesi più poveri. Un ottimo esempio di cooperazione internazionale andata a buon fine.
FAI GOAL ANCHE TU!
«Partenariato» non è solo un modo di agire, ma un modo di pensare che può essere applicato anche nella nostra quotidianità. Nell’ambito scolastico, per esempio, si potrebbero coinvolgere insegnanti, studenti e anche genitori, nella creazione di un blog della scuola nel quale affrontare problemi e tematiche che riguardano l’intera comunità scolastica. Sarebbe un modo per imparare a cooperare per raggiungere obiettivi comuni.
Ti vengono in mentre altre azioni quotidiane che possano aiutare a sviluppare il nostro spirito di collaborazione?
Nel mondo alcune lingue sono in crescita, come l’inglese, divenuta lingua internazionale nell’ambito della scienza, del commercio, della diplomazia, della cultura e di internet, mentre altre sono in via d’estinzione, a causa del loro progressivo abbandono o della scomparsa di alcune civiltà.
Nel mondo si parlano circa 7 000 lingue: alcune di esse hanno pochissimi parlanti, altre sono parlate da miliardi di persone, come per esempio il mandarino in Cina.
Le lingue diffuse sul nostro pianeta possono essere raggruppate in cinque grandi famiglie linguistiche sulla base di caratteristiche comuni nel lessico e nella struttura grammaticale.
• La famiglia indoeuropea, parlata dal 95% degli europei, comprende le lingue neolatine, slave e germaniche, oltre a quelle indoiraniche e indoarie, quali il sanscrito, l’hindi e il persiano. Diffuse nel mondo con il colonialismo, soprattutto inglese, spagnolo, francese e portoghese, esse derivano da una lingua parlata circa 6 000 anni fa nelle steppe russe.
• La famiglia uralo-altaica è diffusa nell’Asia settentrionale e centrale fra popoli tradizionalmente dediti alla pastorizia. Tra le lingue uraliche alcune, come il finlandese, l’estone e l’ungherese, sono diventate lingue nazionali, mentre altre sono scomparse nel corso del XX secolo, sopraffatte dal russo. Le lingue altaiche (turco, mongolo) presentano somiglianze che alcuni linguisti fanno derivare dallo scambio fra popoli tradizionalmente nomadi.
• La famiglia sino-tibetana è meno estesa territorialmente, ma comprende lingue parlate da un gran numero di persone, come il mandarino diffuso in Cina.
• La famiglia camito-semitica (o afroasiatica) è rappresentata dalla lingua araba, che si è diffusa mediante la conquista islamica nell’Africa mediterranea e sahariana.
• La famiglia bantu-sudanese, diffusa nell’Africa subsahariana, raggruppa più di 1400 lingue; comprende anche lo swahili, usato nell’Africa orientale come lingua franca, cioè lingua straniera con cui possono comunicare persone di diversa lingua madre.
La Giornata Internazionale della Lingua Madre , proclamata dalla Conferenza Generale dell’UNESCO nel 1999, viene celebrata il 21 febbraio di ogni anno per promuovere la diversità linguistica e culturale e l’educazione al multilinguismo.
L’evento vuole anche ricordare gli studenti bengalesi dell’Università di Dhaka che, il 21 febbraio 1952, furono uccisi dalle forze di polizia del Pakistan (che allora comprendeva anche il Bangladesh) mentre protestavano per il riconoscimento del bengalese come lingua ufficiale.
Diversi sono i progetti nel mondo per preservare le lingue in via di estinzione. Per esempio, i Maori della Nuova Zelanda hanno creato degli asili dove i bambini passano il giorno con adulti e anziani che parlano correntemente la lingua locale.
indoeuropee uralo-altaiche sino-tibetane camito-semitiche bantu-sudanesi coreano e giapponese dravidiche austronesiane amerindie caucasiche papuane e australiane austroasiatiche eschimo-aleutine
Nell’area della foresta amazzonica sono ancora presenti molti nativi che vivono in piccole e isolate tribù. Si stima che nella regione amazzonica siano parlate oltre 330 lingue, alcune delle quali solo da poche decine di persone.
Lavora sul testo
1. Quali sono le famiglie linguistiche più diffuse al mondo?
2. Quali sono le due famiglie linguistiche più diffuse in Africa?
Lavora sulla carta
3. Osserva la carta e individua qual è la famiglia linguistica diffusa in tutti i continenti. Spiega questo fenomeno facendo riferimento alle tue conoscenze storiche.
Competenze digitali
4. Svolgi alcune ricerche in internet e indica in quale o quali Paesi ti trovi se senti parlare le seguenti lingue.
Mandarino:
Hindi:
Persiano:
Portoghese:
Spagnolo:
Estone:
Arabo:
Swahili:
Accanto alla lingua, un elemento di forte distinzione culturale è la religione, ossia l’insieme di credenze e di riti attraverso i quali individui e comunità esprimono il rapporto con la divinità.
Le religioni possono essere sostanzialmente di tre tipi:
• monoteiste, se riconoscono un’unica divinità (ebraismo, cristianesimo, islamismo);
• politeiste, se ammettono l’esistenza di più divinità (induismo, buddismo, scintoismo);
• animiste, se riconoscono negli elementi della natura la presenza di spiriti buoni o cattivi.
• L’ebraismo, nato in Palestina nel II millennio a.C., è la più antica religione monoteista ed è professata dal popolo ebraico, che ha la sua sede nello Stato d’Israele ma ha comunità sparse in tutto il mondo. Durante la Seconda guerra mondiale, le comunità ebraiche insediate in Europa furono decimate dalla politica di sterminio praticata dal regime nazista.
• Il cristianesimo, fondato da Gesù di Nazareth, un ebreo proclamato il Cristo, si è diviso nel corso dei secoli in tre confessioni principali: la cattolica, l’ortodossa e la protestante. È la religione più diffusa in Europa, nell’Asia russa, in America, in Australia e in Sudafrica. Nel XX secolo si è sviluppato l’ecumenismo, un movimento nato per ristabilire l’unità dei cristiani attraverso il dialogo tra le confessioni.
• L’islamismo, originato dalle predicazioni di Maometto in Arabia nel VII secolo d.C., si è poi diffuso in Africa del Nord, in Medio Oriente, nella valle dell’Indo e in Indonesia. Differenziato nei due gruppi degli sciiti e dei sunniti, è attualmente la seconda religione al mondo per numero di seguaci.
• L’induismo ha origine in India intorno al III millennio a.C. ed è dominato da tre principali divinità: Brahma, Shiva e Vishnu.
• Il buddismo, che deve il nome a Buddha, vissuto tra il VI e il V secolo a.C., è diffuso in tutta l’Asia orientale e meridionale; è un insegnamento morale che non esclude la fede in altre religioni.
• Lo scintoismo è la primitiva religione giapponese, basata sul culto delle divinità della natura, degli antenati e dell’imperatore, considerato incarnazione di Dio.
Ecumenismo
Movimento tendente all’unione di tutte le Chiese cristiane e, in senso più ampio, alla ricerca di un punto d’incontro fra le grandi religioni monoteiste.
L’induismo prevede una divisione della società in caste che formano una rigida gerarchia, a partire da quella più alta dei brahmani, i sacerdoti, a quella inferiore dei paria, gli «intoccabili», così detti perché considerati «impuri». Benché questa divisione sia stata ufficialmente abolita, costituisce ancora un freno allo sviluppo sociale ed economico del Paese.
Lo scintoismo è stato in grado di plasmare un rigido codice di comportamento negli individui. In Giappone, soprattutto sul posto di lavoro, ciascuno dà il massimo delle proprie energie in onore degli antenati, dell’imperatore e dell’intero Paese e rispetta profondamente l’autorità preposta.
Negli ultimi decenni hanno avuto una particolare rilevanza due fenomeni che riguardano l’approccio degli uomini alle religioni. Il primo è l’integralismo, cioè la tendenza della religione a influenzare o condizionare la vita politica e civile attraverso dettami e regole. L’integralismo può essere una forte presa di posizione nei confronti di temi scientifici, filosofici ed etici, come avviene per esempio per l’integralismo cattolico sulle questioni di inizio e fine vita, ma può sfociare in pratiche violente e brutali, come nel caso delle mutilazioni genitali per l’integralismo islamico. Il secondo fenomeno riguarda invece la continua diminuzione della pratica religiosa: molti individui non si riconoscono in nessuna religione, professandosi agnostici oppure atei Esigui gruppi etnici che vivono nelle zone marginali dei continenti (a nord del Canada e della Siberia o nella Terra del Fuoco) e nelle aree meno colonizzate (deserto australiano, foresta amazzonica, Africa centrale ecc.), continuano a praticare culti animisti, dalle origini molto antiche e ricchi di rituali.
Lavora sul testo
1. In cosa differiscono le religioni monoteiste da quelle politeiste?
2. Quali sono le religioni più diffuse al mondo?
Lavora sulla carta
3. Osserva la carta e individua in quali aree sono ancora diffusi i culti animisti. Perché si mantengono in quelle regioni?
Agnostico
ISLAMISMO
ALTRE sciiti sunniti
buddismo e confucianesimo scintoismo induismo ebraismo animismo
Persona che ritiene inconoscibile tutto ciò che non può essere sottoposto a una verifica razionale e, di conseguenza, si astiene dall’esprimere un giudizio in proposito.
Ateo
Persona che, non riconoscendo l’esistenza di una divinità superiore, non crede in nessun dio.
Nel mondo islamico si è diffuso, dagli ultimi decenni del XX secolo, un movimento che, richiamandosi ai «fondamenti» della dottrina, ovvero all’interpretazione letterale del Corano, nega ogni possibilità di dialogo con le altre fedi: per questo è chiamato fondamentalismo
La nascita del fondamentalismo islamico si fa risalire al 1979, quando l’ayatollah Khomeini (esponente degli sciiti, gruppo minoritario dell’Islam) cacciò lo scià di Persia e proclamò in Iran la Repubblica islamica, una forma di governo nella quale le autorità religiose partecipano alle istituzioni dello Stato, di fatto controllandolo. Di conseguenza, la società ha acquisito una forte impronta islamica, regolando i comportamenti delle persone. Le donne, per esempio, sono sottoposte a discriminazioni e a restrizioni delle libertà personali e costrette a vivere un rapporto di subordinazione rispetto all’uomo.
Lezione 13 Quanti sono gli abitanti della Terra?
Oggi nel mondo vivono oltre 7 miliardi e 500 milioni di persone, con una densità media di circa 51 abitanti per chilometro quadrato.
La popolazione mondiale non è distribuita in modo uniforme perché le diverse condizioni climatiche e ambientali hanno favorito o ostacolato l’insediamento umano in alcune aree del pianeta.
Lezione 14 Come cambia la popolazione mondiale?
La popolazione del mondo è in continuo aumento, ma a un ritmo inferiore rispetto al secolo scorso.
La diffusione delle malattie e delle epidemie si differenzia a seconda dello sviluppo economico e sociale:
• nei Paesi ricchi vi sono malattie legate alla sovralimentazione e alla vita sedentaria (diabete), all’inquinamento, al consumo di alcool o tabacco (patologie cardiovascolari, tumori);
• nei Paesi poveri sono diffuse malattie per carenze alimentari e malattie infettive (AIDS, malaria).
Lezione 15 Quante persone vivono nelle città?
Nel 2020 il 55% della popolazione vive nelle città; oltrepasserà il 60% nel 2035 e si avvicinerà al 65% nel 2050.
Le megalopoli sono immense aree urbanizzate nate dall’unione di diverse metropoli confinanti.
Lezione 16 Che cosa sono le migrazioni?
Le migrazioni internazionali sono spostamenti di persone tra diversi Paesi del mondo. Le cause delle migrazioni internazionali sono soprattutto economiche (la ricerca di lavoro e di condizioni di vita migliori o il ricongiungimento familiare) o politiche (fuga da calamità naturali, conflitti, persecuzioni politiche o scontri etnici).
I profughi sono persone costrette a fuggire dal proprio Paese con la speranza di ottenere lo status di rifugiato nel Paese ospitante.
Lezione 17 Quali lingue si parlano nel mondo?
Sulla Terra si parlano circa 7 000 lingue, che possono essere raggruppate in cinque grandi famiglie.
• Famiglia indoeuropea: comprende le lingue neolatine (tra cui italiano, francese, spagnolo, portoghese, rumeno), slave (tra cui russo e polacco), germaniche (tra cui inglese, la lingua più diffusa al mondo, e tedesco), indoiraniche e indoarie (per esempio hindi e persiano).
• Famiglia uralo-altaica: è diffusa nell’Asia settentrionale e centrale e in alcuni Paesi europei (finlandese, estone, ungherese).
• Famiglia sino-tibetana: comprende il mandarino, lingua parlata dai cinesi.
• Famiglia camito-semitica: è rappresentata dalla lingua araba, diffusa nell’Africa mediterranea e sahariana.
• Famiglia bantu-sudanese: diffusa nell’Africa subsahariana, raggruppa più di 1 400 lingue, incluso lo swahili, usato come lingua franca.
Lezione 18 Quanti tipi di religioni esistono al mondo?
Le religioni possono essere di tre tipi:
• monoteiste: riconoscono una sola divinità (ebraismo, cristianesimo, islamismo). Cristianesimo e islamismo sono le più diffuse al mondo;
• politeiste: ammettono l’esistenza di più divinità (induismo, buddismo, scintoismo);
• animiste: riconoscono nella natura la presenza di spiriti buoni o cattivi; oggi sono praticate solo nelle aree meno abitate del pianeta.
è di circa
si concentra in
7,5 miliardi di persone
alcune aree del pianeta
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ma ci sono differenze
vive in gran parte
si sposta con
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migliaia di lingue
animiste
condizioni climatiche
presenza di risorse naturali
sviluppo economico eventi politici
nei Paesi più sviluppati si ha
nei Paesi in via di sviluppo si hanno
invecchiando grazie a
natalità e mortalità alte un calo delle nascite
di piccole o medie dimensioni
metropoli che diventano
5 grandi famiglie divise in diverse religioni divise in
monoteiste
politeiste
induismo scintoismo buddismo
l’aumento della speranza di vita megalopoli
indoeuropea
uralo-altaica
sino-tibetana
camito-semitica
bantu-sudanese ebraismo cristianesimo islamismo
1. Indica con una crocetta la risposta esatta.
1. La popolazione mondiale attualmente è pari a:
A un miliardo di persone.
B 6 miliardi e 700 milioni di persone.
C oltre 7 miliardi e 500 milioni di persone.
2. La popolazione mondiale non è distribuita in modo uniforme soprattutto a causa:
A delle condizioni climatiche e ambientali.
B delle condizioni atmosferiche.
C di fattori di lavoro ed economici.
3. L’ attuale tendenza demografica mondiale si caratterizza per:
A una crescita sostanzialmente equilibrata.
B un tasso di crescita in continuo aumento.
C un leggero calo della popolazione mondiale.
4. Attualmente la popolazione mondiale aumenta ogni anno di circa:
A il 10%.
B l’1%.
C lo 0,1%.
5. Nei Paesi più sviluppati del mondo le nascite sono:
A decisamente in aumento.
B in netto calo.
C in equilibrio.
6. Si stima che nel 2050 le persone anziane arriveranno a:
A costituire il 50% della popolazione.
B rappresentare oltre il 50% della popolazione.
C rappresentare oltre il 21% della popolazione.
7. Fra i principali cambiamenti demografici vi è:
A l’innalzamento della speranza di vita.
B il sostanziale equilibrio.
C l’abbassamento dell’età media.
8. L’attuale cambiamento demografico condurrà:
A all’aumento della popolazione attiva, in particolare nelle regioni meno sviluppate del pianeta.
B all’aumento degli anziani, per la riduzione del tasso di fecondità e l’innalzamento della longevità.
C a un rapporto equilibrato fra giovani e anziani.
2. Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
1. Non vi sono città europee fra le prime dieci metropoli mondiali.
2. La città più popolosa del pianeta è Tokyo.
3. La maggior parte delle megalopoli del pianeta si trova nell’Emisfero australe.
4. Una delle più popolose città africane è Delhi.
5. Con il termine slum ci si riferisce alle aree urbane periferiche e degradate.
6. Soprattutto in America latina e in Cina si stanno sviluppando città tra i 100 000 e i 500 000 abitanti.
3. Completa la tabella sulle lingue nel mondo inserendo i seguenti termini.
camito-semitica – Europa – Cina – uralo-altaica – Africa subsahariana – bantu-sudanese – sino-tibetana – Asia settentrionale e centrale
Famiglie linguistiche
Famiglia indoeuropea
Famiglia
Famiglia
Area di diffusione
Famiglia Africa mediterranea e sahariana
Famiglia
4. Completa il seguente testo sottolineando l’opzione corretta.
Una religione che riconosce negli elementi naturali la presenza di spiriti buoni e cattivi si dice politeista/ animista. L’animismo viene praticato nelle zone marginali/centrali dei continenti, dove in passato non giunsero i colonizzatori. Un movimento religioso che si richiama ai principi basilari della dottrina si definisce monoteismo/ fondamentalismo L’ecumenismo/Il monoteismo intende ristabilire l’unità dei musulmani/cristiani attraverso il dialogo/la competizione tra le confessioni.
5. Osserva le immagini e attribuisci a ciascuna il titolo esatto. Descrivile poi in un breve testo.
Invecchiamento della popolazione
6. Colora sul planisfero le aree più densamente abitate del pianeta e indica un paio di metropoli per ciascun continente.
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